“See with your heart, not with your eyes”

di Distance_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Una forte risata rompe il silenzio come se un bicchiere di cristallo cadesse a terra, frantumandosi. La causa? Il nerd ha appena ricevuto un bombardamento di palline di carta imbevute di saliva da parte della classe; io ho solo riso stavolta. Il professor Wright richiama noi alunni sbattendo più volte il registro su quel dannato tavolo chiamato cattedra. Tutti si ricompongono, il silenzio continua a riempire la calda aula. Il sole fuori splende e non mi va giù il fatto che potrei stare al parco a divertirmi invece di far sudare le mie chiappe su questa sedia. La divisa da cheerleader si è appiccicata alla pelle bagnata del mio corpo, a causa del sudore.
 
Prof: Willams!
 
Giro la testa verso la lavagna e noto che il professore si rivolge a me, Chiara Williams. Accenno un sorriso per scusarmi e l’uomo di mezza età si gira verso la lavagna finendo ciò che stava facendo precedentemente. Fisso intensamente l’orologio, quelle lancette dovrebbero andare più velocemente per i miei gusti. ‘Tic, tac, tic, tac’, quasi mi stufa sentire quel ticchettio entrarmi nel cervello. Tra circa sei minuti non lo sentirò più, dato che dovremmo tornare a casa. Alzo gli occhi al cielo facendoli roteare, in segno di assoluta noia. Perché una povera sedicenne come me deve subirsi sei ore di scuola più le attività extrascolastiche? Perché in fondo è questo che sono, una normale sedicenne, seconda cheerleader della scuola e ragazza del capitano della squadra di football, James Blue. La campanella suona, così mi alzo frettolosamente e vado al banco di James, tenendo lo zaino con una spalla sola. Il biondo mi guarda con quegli occhi blu oltremare e prendendomi per i fianchi inizia a baciarmi, facendo giocare le nostre lingue. Apro gli occhi, sentendomi osservata e noto il nerd riccioluto fissare la scena. Cosa vorrà? Se magari si vestisse un po’ meglio e studiasse di meno sarebbe forte, o almeno, potrebbe esserlo. Infastidita dalle sue occhiate, mi stacco dalle labbra di James e mi dirigo a passo svelto verso Harry, il nerd. Lo guardo attentamente inarcando le sopracciglia.
 
Io: allora, cos’hai da guardare?
Harry: nulla.
Io: bene.
 
Dopo aver fatto un sorriso confuso, Harry si alza e la sua altezza rispetto alla mia stupisce tutti. Il mio viso arriva all’altezza del suo petto, il suo profumo invade le mie narici e senza accorgermene chiudo gli occhi cullata da quell’odore a dir poco magnifico. Mi riprendo solo dopo che il riccio fa una risatina profonda alla vista della mia reazione. Mi ricompongo e poi scendo in palestra per gli allenamenti con le altre. Poso il borsone a terra e iniziamo subito a provare la piramide, dato che dovremmo farla questa sera alla partita contro i Red Dragons. Luana, la cheerleader principale inizia a contare per darci il tempo e noi altre, cerchiamo di formare una piramide. Salgo all’ultimo posto, alzo le braccia, ma Sarah che è sotto di me cede e quindi crolliamo. Da li sopra cado, potrei spaccarmi qualcosa; chiudo gli occhi impaurita e dopo qualche attimo sento un atterraggio morbido. Apro gli occhi con timore e noto due diamanti davanti a me: sono gli occhi di Harry. Non li avevo mai visti da vicino, così vicino da riuscire a vedere il mio riflesso in mezzo a quel verde splendente.
 
Harry: tutto bene?
 
Mi rassicura sfoggiando uno dei suoi sorrisi, mai visti prima a causa delle nostre prese in giro e gli attacchi con le palline di carta imbevute di saliva. Forse sotto sotto, in fondo, molto in fondo, non è male. Mi rialza in piedi davanti a se e per ringraziarlo ricambio il sorriso e faccio spallucce, imbarazzata dal momento, non sapendo cosa altro fare.
 
Io: grazie Styles.
 
Fa un movimento con la testa per farmi capire che è tutto apposto. Continuiamo a provare la nostra coreografia e il riccio ci guarda seduto sugli spalti della palestra. Dopo una mezz’oretta abbondante mi giro e noto che Harry è sempre li, in quella posizione, ma stavolta sorride quando si accorge che lo stavo guardando. Ricambio il sorriso un po’ imbarazzata e poi torno a fare l’esercizio. Giro di nuovo lo sguardo verso di Harry quando Luana mi fa cenno di girarmi. James lascia la palla e corre sugli spalti infuriato verso il ricciolino. James è un tipo tosto, palestrato, che ottiene ciò che vuole e al primo ostacolo distrugge tutto.
 
Luana: fermalo, ti prego. Harry potrà farsi male.
Io: lo so.
 
Rimanendo paralizzata, non risolverò tutto questo. Corro verso di James cercando di fermarlo, ma lui è già a pochi metri da Harry, il quale non si è mosso di un millimetro. Questa cosa fa imbestialire James molto di più di quello che è già, per cui aumenta la velocità e anche la forza, dato che le sue dita sembrano staccarsi per la forza che sta mettendo in quel dannato pugno. E’ a pochi centimetri, io non riesco a raggiungerlo, così nel momento in cui James alza il braccio per sferrargli un pugno, urlo.
 
Io: James, no! Fermo!
 
Tutta la palestra si gira e dato che sanno cosa sta per accadere, si girano tutti dalla parte opposta. Io mi accascio a terra mettendo le mani sugli occhi per coprirli. Ho paura ad aprirli, potrei vedere del sangue e Harry a terra, ferito gravemente. Un grande silenzio regna. Sbircio attraverso le dita e vedo che Harry ha bloccato il pugno di James stando seduto, tendendo il braccio. Uno strillo di dolore fuoriesce dalla bocca di James, che poco dopo cade a terra e si sfrega il polso dolorante. Ho visto tutta la scena, solo io. Apro la bocca scandalizzata e prima che gli altri si girino per vedere cosa è successo, Harry mi fa segno di tacere e poi si avvicina all’orecchio di James per dirlo anche a lui, sicuramente. Harry si alza come se non fosse successo niente ed esce di fuori. Prendo la mia borsa e cerco di seguirlo, ma Luana mi ferma.
 
Luana: dove stai andando?
Io: devo studiare per domani, abbiamo il compito.
Luana: certo.
Io: poi ti chiamo!
 
Esco dalla palestra a passo svelto e appena esco dalla porta una voce mi fa fermare.
Harry: hey.
 
Mi giro sospirando; almeno non devo farmi un’altra corsa. Mi avvicino a lui sistemandomi la coda oramai disfatta. Ride per poi tornare serio, o almeno, così sembrerebbe.
Harry: che ci fai qui?
Io: dovevo andare…A casa a studiare.
Harry: va bene, ciao.
Io: no, fermo.
Harry: che c’è?
Io: sono qui per te.
Harry: per me?
Io: no, in senso, per avere delle spiegazioni.
 
Ride divertito, evidentemente per la mia espressione imbarazzata, seria e dispiaciuta. Alzo le sopracciglia in attesa di risposta e dopo aver scosso i suoi capelli con un movimento dannatamente sexy, mi guarda per poi iniziare a parlare. Lo fisso; fisso i suoi occhi, il suo modo di scuotere i capelli, le sue labbra… Non l’avevo mai notato prima d’ora.
Harry: ci sei?
Io: uhm, si si.
 
Mi ero incantata a vedere i suoi capelli scuotersi a causa del vento, oppure a fissare i suoi occhi verdi, o non so. Non aveva tanto l’aspetto da nerd in questo momento.
Harry: devo andare, ci vediamo.
 
Dopo averlo salutato con la mano, mi dirigo a passo svelto verso casa mia. Arrivata davanti la porta, noto un bigliettino da parte dei miei genitori. ‘Hey Chiara, staremo fuori per due settimane. Casa è libera, cerca di non rompere niente e di fare meno feste possibili, grazie. Le chiavi sono al solito posto…Riordina qualche volta. Mamma e papà xx’ Ancora con questa storia, ‘papà’. Lui non è mio padre e non lo sarà mai, mi dispiace dirlo. Lui e la mamma si conoscono da poco e tra di loro è già scattata la scintilla; ma no, non sarà mai mio padre, anche perché se dovesse essere come lui non sarebbe una buona cosa. Mi sveglio da questi pensieri che vagano per la mia testa quando sento una voce femminile chiamare il mio nome. Giro lo sguardo verso destra e noto una bellissima ragazza, alta, sorridente, con i capelli lunghi fino alla spalla che mi saluta sorridente scuotendo la mano in alto. Luana è la mia migliore amica da quando sono venuta a vivere qua, all’età di otto anni. Prima, infatti, vivevo in Italia e lo si nota dal mio nome. I miei genitori sono sempre fuori casa a causa dei loro lavori molto impegnativi che li obbligano a spostarsi per il mondo. Mia madre è infatti una stilista e mio padre architetto. Si, sono una riccona, ma non viziata, i miei soldi li sto mettendo da parte per il college e per i viaggi che vorrei fare in futuro. I miei pensieri vengono interrotti da un frastuono: il clacson dell’auto di mia sorella Monica.
Monica: hey nanetta, che fai fuori casa come una demente?
Io: nanetta?! Stavo leggendo il bigliettino che ci hanno lasciato mamma e papà.
Monica: che dice?
Io: sole per due settimane.
Monica: feste, feste e feste!
Io: studio, studio e studio casomai! Siamo quasi alla fine, il minimo che tu possa fare è studiare o verrai bocciata, di nuovo.
Monica: sta zitta! Ci vediamo poi.
 
Cosa ho fatto per meritarmi una sorella come lei? Certo, è più grande, è bellissima, ha due occhi verdi che fanno invidia al mondo e un sorriso magnifico. Dicono tutti che siamo molto simili, ma a me non sembra proprio; abbiamo due caratteri completamente differenti e questo, per me, è un bene. O almeno credo. In alcuni momenti siamo identiche, quasi a far paura. Oltre a lei, avevo anche un fratello maggiore; era un angelo, il bene che ci volevamo tra fratelli era indescrivibile. Stavamo sempre insieme, fin quando, quella notte del 31 gennaio di due anni fa tutto cambiò.
-31 gennaio, due anni fa-
“Dai mamma, ho sedici anni, non sono più un bambino!”
“Oh andiamo, mi sto solo preoccupando per te! Divertitevi tu e Brit!”
“Tesoro, ricorda le precauzioni!” Papà, sempre il solito.
“Papà!” Si vede dal suo bel faccino che George, mio fratello, è imbarazzato. Dopo una piccola risatina, prende il suo giacchetto e viene a baciarmi la guancia. “Mi raccomando, se un ragazzo cerca di baciarti a mezzanotte, chiamami, chiaro cupcake?” Sempre il solito.
“Starò a casa con mamma e papà, l’unico ragazzo che potrà baciarmi sarà l’orsetto di peluche.” La sua risata mi contagia, così lo accompagno alla porta ridendo. Mi stampa un ultimo bacio sulle labbra accompagnato da un “ti amo cupcake”.
Mezzanotte passa, l’una, le due, le tre, le sei del mattino. Non è più tornato, non ho più sentito la sua voce, i suoi baci e il suo meraviglioso modo di suonare la batteria. Un incessante battere alla porta mi fa scattare per aprirla; due carabinieri, un telefono e una collana con su scritto ‘Monica&Chiara”. E quella notizia, quella notizia inaspettata che ha cambiato la vita della famiglia Williams. Lui non avrebbe più suonato la batteria, o almeno, non qui tra noi. Era un angelo oramai, il più bello di tutti.
-fine flashback-






Look at me!
Eccomi qui ^-^ E’ una nuova storia (ma va?!) che ho scritto perché non posso continuare l’altra per il semplice motivo che non sono a casa mia, dove ho salvato tutti i capitoli seguenti. Beh, spero vi piaccia, presto posterò il secondo capitolo che è già in fase di scrittura c: se volete seguirmi su twitter sono @myidols6.



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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Mi risveglio da quei forti ricordi a causa di mille goccioline che si scontrano sul mio corpo. Una luce blu accecante seguita da un grande frastuono mi fanno scappare dentro casa chiudendomi la porta alle spalle frettolosamente. Salgo le scale e lasciando disordinatamente il mio zaino a terra, apro l’armadio togliendomi la divisa da cheerleader. Successivamente mi sdraio sul mio amato letto e accendendo la televisione cado in un pisolino.
 
HARRY’S POV.
Il silenzio che riempiva lo spazio del cortile di scuola viene interrotto dalla banda di James e gli altri giocatori, che farfugliando qualcosa si avvicinano a me con aria di pura sfida.
James: hey, stronzetto.
Il suo tono aggressivo mi fa saltare i nervi; e lo stronzetto sa benissimo che potrei metterlo KO avendogli dato una dimostrazione durante il suo allenamento.
James:non provare a parlare di nuovo con la mia ragazza.
Mark: andiamo amico, non vedi che vuole provarci con lei?
Una stupida risata rimbomba nell’aria. E’ ovvio che vorrei provarci con lei, è davvero meravigliosa, ma le ragazze come lei, quelle popolari e snob, non guardano ragazzi come me, nerd sfigati.
James: dai stronzetto, se hai le palle facciamo una scommessa.
Harry: quale scommessa?
James:devi invitare Luana al ballo di primavera.
 
E’ ovvio che non accetterà. Lei è la capo cheerleader e di sicuro avrà ricevuto milioni di inviti. Vorrei poter non fare questa stronzata, ma se mi tiro indietro sembrò uno sfigato completo.
Harry: ci sto.
Stringo la sua mano fradicia di sudore più che posso; il palestrato lascia la presa scuotendo la sua mano dolorante. Poi mi fa cenno di guardare alle mie spalle: Luana.
James: va da lei, stronzetto.
Mi avvicino alla bella ragazza in divisa e balbettando, faccio uscire un semplice “Ciao”. Lei ricambia il saluto accompagnandolo con un sorriso meraviglioso.
Harry: mi chiedevo se ti andrebbe di venire al ballo di primavera con me.
Luana:Ehm… Mi dispiace Harry, ma ho già ricevuto un invito da una persona speciale.
 
La sua faccia sembra dispiaciuta. Era ovvio che sarebbe andata con il suo ragazzo, Zayn. La rassicuro mostrando un sorriso e facendole capire che non mi sono rattristato. Torno indietro verso quella banda di finti palestrati e racconto loro ciò che ci siamo detti. Come volevasi dimostrare, scoppiano in una risata facendo girare tutte le cheerleader. Tutte tranne lei, Chiara.
Harry: e se invece lo chiedessi alla tua ragazza?
Interrompo i fastidiosi ghigni con questa folle uscita. Vedo il sangue ribollire nelle vene di James infuriato, che viene calmato dal tocco di Zayn, un altro palestrato.
Zayn: ma si, tanto ti rifiuterà anche lei.
Ridono. Giro la testa verso destra e noto Chiara che parla con le altre. Mi avvicino a lei e sorridendo la faccio girare verso di me.
 
CHIARA’S POV.
Harry cattura la mia attenzione quando, dopo essersi schiarito la voce, pronuncia il mio nome con un pizzico di imbarazzo. Sospendo la mia chiacchierata con le altre cheerleaders e girandomi verso di lui per sentire cos’ha da dire, noto le sue guance leggermente arrossate. Cerca di dire qualcosa, lo si capisce dal fatto che sta cercando di trovare le parole giuste da dirmi.
Chiara:Harry, devi per caso dirmi qualcosa?
Harry:Ehm, no, cioè… Vorresti venire al ballo di primavera insieme a me?
 
Questa proprio non me la aspettavo. Non vorrei apparire “cattiva” dicendogli di no, ma di sicuro andrò al ballo insieme a James. O forse no. Noto il capitano ridere insieme ai suoi compagni di squadra evidentemente per il suo solito giochetto. Devono sempre sfottere le persone non popolari come loro, facendogli perdere scommesse per metterli a disagio. Ma stavolta non ci riuscirà.
Chiara:certo che si Harry, mi piacerebbe.
 
Vedo nei suoi occhi verde smeraldo una lucentezza incredibile che passa poi anche al suo sorriso. Sorrido anche io insieme a lui, lasciandogli poi un dolce abbraccio affettivo interrotto da James. Come al solito, tende a fare lo sbruffone mettendo in ridicolo i meno popolari come Harry, ma stavolta ha perso. E poi, ride bene chi ride ultimo.
James:hey stronzetto, sta alla larga dalla mia ragazza.
Chiara:la tua ragazza è stanca di te e di tutte le scommesse che vorresti vincere. Mi dispiace, al ballo andrò con Harry e tu stavolta hai perso i tuoi stupidi giochetti. Ciao James.
 
Detto questo, saluto le altre e dopo aver raccolto il mio zaino da terra, mi incammino verso casa per potermi togliere, di nuovo, la divisa da cheerleader. Apro la porta di legno bianca per poi urlare “Sono a casa!”. Come alsolito non c’è ne Monica, ne i miei genitori. Salgo le scale dirigendomi verso la mia amata cameretta e quando apro la porta, due urli riempiono la stanza.
Chiara:signore santissimo, Monica?!
Monica:che colpo! Stavo prendendo un paio di calzini dal tuo cassetto, dato che i miei sono tutti sporchi.
Chiara:fai pure.
Monica:sei troppo gentile. Che ti succede? E poi hai una faccia…
 
Vero. Purtroppo sono quel tipo di ragazza che odia discutere con il proprio ragazzo. James si è comportato male ed io, ora, mi sono pentita di avergli detto quelle cose. Anche se vuole essere superiore, io lo amo. E’ il mio ragazzo da tanto tempo, prima era il mio migliore amico, ma nell’ultimo periodo è cambiato moltissimo, soltanto per il semplice fatto che è diventato capo della squadra di basket.
Monica:capito. Che ne dici se andiamo al parco a fare due tiri?
Chiara:mi cambio.
Mi avvicino all’armadio tappezzato di foto e aprendolo, prendo la mia divisa. Ma stavolta non da cheerleader, ma da calcio. Di colore verde smeraldo con dietro la scritta ‘Williams’ e il numero ‘6’ in bianco. Prendo poi un paio di calzini lunghi e i miei scarpini dello stesso colore della divisa, con l’aggiunta di una sfumatura in bianco sulla punta. Scendiamo entrambe le scale e prima di uscire, mia sorella va nello sgabuzzino per prendere il pallone. Usciamo sbattendo la porta alle nostre spalle e prendendo ognuna il proprio skate ci avviamo al parco vicino casa. Arrivate li, posiamo gli skate vicino ad un albero ed iniziamo a fare dei semplici passaggi. Senza accorgermene, smette di passarmi la palla e viene vicino a me.
Monica:devi lasciarlo perdere. Sai benissimo che James sonounpalestratomontato non fa per te! Non è che dovete stare per forza insieme solo perché tu sei una cheerleader e lui il capitano della squadra di basket. Non è come nei film, l’amore non si basa sulle “classi sociali”.
Chiara:hai ragione. Certo, prima eravamo come le solite coppiette, ma ora sembriamo solo amici, come una volta. E lui è cambiato tanto, troppo.
Monica:ecco. Lascialo, tanto sai quanti ragazzi ti verranno dietro? Tantissimo sicuramente, sei uguale a me.
 
Fa una smorfia. Doveva per forza esserci la battutina, altrimenti sarebbe stato molto strano sentirla parlare di me dolcemente. Ma in fin dei conti ha ragione e tutto quello che ha detto è giustissimo.
Monica:guarda quello che ti sta guardando ad esempio. E’ un po’…sfigato ma non è male.
Mi giro nella direzione indicata dal dito di mia sorella e guardando meglio noto che è Harry. Appena vede che lo saluto con la mano sorridente, arrossisce ricambiando.
Chiara:si chiama Harry, viene nella mia stessa classe ed è il mio accompagnatore per il ballo di primavera. Torno subito.
Mi avvicino ad Harry sorridendogli, procurandogli un lieve rossore su entrambe le guance, ricoprendo anche le adorabili fossette. Mi squadra da capo a piedi un po’ sorpreso; non si incontra tutti i giorni una ragazza cheerleader che appare snob, in divisa da calcio.
Harry:c-ciao.
Chiara:ciao!
Gli sorrido, ancora.
Harry:sono sorpreso. Insomma, sei sempre così femminile e posata e adesso ti trovo in versione calciatrice!
Chiara:non sempre le persone sono come appaiono.
Harry:vero. Beh, allora, hai già il vestito per il ballo?
Chiara: no, manca ancora molto!
Harry:è tra una settimana.
 
La sconvolgente notizia mi fa risvegliare da tutti i pensieri che nel frattempo mi frullavano per la testa. E’ vero, tra una settimana ci sarà il ballo di primavera ed io non ho ancora un vestito da indossare. Ho già un’idea di come lo vorrei, ma purtroppo non ho il tocco magico di poter ottenere ciò che voglio e come voglio semplicemente schioccando le dita. E se non troverò l’abito dei miei sogni sarò costretta ad arrangiarmi, magari, con uno che nemmeno mi piace, ma che sarò costretta ad indossare a causa della mia sbadataggine. Di sicuro tutti i vestiti più belli saranno stati acquistati dalle ragazze della mia scuola e di tutte le altre scuole della mia zona che faranno il ballo di primavera.
Chiara: l’avevo completamente dimenticato. E se non riuscissi a trovare il vestito che sogno?
Harry: non c’è problema. Magari prima fai un giro per i negozi e se in caso non lo trovi mi invii un messaggio dicendomelo. Mia madre fa la sarta, potrebbe fartelo lei!
Chiara:mio Dio, grazie, grazie, grazie! Ho già visto molte vetrine e molti negozi e non mi sembra di aver visto il vestito che sogno.
 
Beh, ovviamente non ho nemmeno guardato le vetrine dei negozi. Perché sprecare energie andando in giro per Los Angeles in cerca di un vestito quando posso averlo senza fare mille giri?
Harry: beh, allora quando vuoi puoi passare a casa mia. Sai dove abito?
Chiara: in realtà no.
Harry: nella villa vicino casa di Luana.
Chiara:perfetto allora.
Saluto il ricciolino dagli occhi verdi lasciandogli un dolce bacio sulla fossetta destra per poi tornare da mia sorella che nel frattempo ha visto tutta la scena con grande attenzione, capendo anche ciò che ci siamo detti leggendo il labiale. Dopo aver raccolto la palla da terra e essere salite sui nostri skate, sfrecciamo a casa per cenare.
 
-mattina seguente-
Il continuo suonare del campanello sveglia prima mia sorella, poi me. Mi alzo dal letto assonnata, portandomi una mano agli occhi strofinandoli. Scendo le scale stile Samara e noto che mia sorella sta parlando con il suo bellissimo ragazzo. Mi chiedo come faccia a sopportarla e come ha fatto nei 3 anni passati. Insomma, sono molto diversi tra loro poi. Lei è popolare, molto e lui è un semplicissimo ragazzo, non molto conosciuto, bello da morire, simpatico e molto geloso e protettivo nei confronti di Monica. All’inizio pensavo che stesse con lui solo per avere qualcuno accanto, ma poi mi sono ricreduta. Si amano davvero, sono perfetti anche se diversi e a loro non interessa minimamente di essere popolari o meno. E’ vero, l’amore non si basa sulle classi sociali, ma su quanto amore si è disposti a dare e ricevere da una persona.





Heey!
Scusate il ritardo):
Ho avuto tanti problemi, un periodo da schifo. Ma vabbè!
Come vi sembra? Lasciate una recensione <3
Se volete seguirmi su twitter, come ho già detto, sono @myidols6
Grazie per aver letto, al prossimo capitolo (?) lol.

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Scendo tutte le scale e prima che riesco a raggiungere la cucina, il bel ragazzo castano mi saluta mandandomi un bacio con la mano. Ricambio e poi vado in cucina, versandomi del latte nella tazza e successivamente dei cereali. Stranamente, noto dallo specchio del microonde, la mia coda non è poi tanto male, anche dopo averci dormito.
Monica:Chiara, ti sta squillando il telefono!
Urla lei sporgendosi dalla porta della cucina. Lascio il cucchiaino in modo brusco, facendo rimbombare il rumore che provoca sbattendo contro la tazza, per correre di sopra a rispondere.
Chiara:pronto, chi è?!
X: sono Harry!
Chiara: oh, buongiorno Harry! Scusami ma non ho il tuo numero segnato.
Harry: tranquilla. Devo chiederti un favore. Che poi non è un favore, è una cosa per te.
Chiara: certo, dimmi tutto.
Harry: i miei tra qualche giorno partono, se vuoi il vestito dei tuoi sogni ti conviene venire adesso a prendere le misure e a descriverlo.
Chiara:mi vesto e arrivo!
Harry:perfetto, a dopo.
Chiara: a dopo.
 
Attacco la telefonata. E’ la prima volta che vado a casa di un nerd, non so come vestirmi o come comportarmi. Apro l’armadio alla ricerca di qualcosa, prendendo poi dei semplici pantaloncini bianchi a vita alta, una maglietta nera dei Ramones e le converse dello stesso colore. Dopo aver indossato il tutto lego i miei capelli in una disordinata ma carina cipolla e, prendendo la borsa, esco di casa salutando i due ancora alla porta che parlano. A passo svelto mi dirigo verso casa di Harry, che dovrebbe essere vicino a quella di Luana. Vado alla ricerca della villetta, avvicinandomi a tutte le costruzioni leggendo il campanello. “Styles”, eccola qui. Molto carina, bianca, con una staccionata anch’essa bianca divisa dal portone principale da un vialetto di piccole pietre contornate da un enorme prato verde. Suono il campanello e prima che la porta si apra, aggiusto la maglietta. Una bella signora mora con due occhi stupendi ed un sorriso abbagliante apre.
Sig.ra: tu devi essere Chiara, giusto?
Chiara: si, sono io. –le sorrido-
Sig.ra: oh piacere, io sono la madre di Harry, Anne.
Chiara:  piacere mio, signora Anne!
Anne: prego, entra.
 
Entro nella bella casa e noto che dentro è ancora più carina. E’ molto moderna, proprio come piace a me. Il ricciolino scende la grande scalinata sorridendo, per poi salutarmi con un lieve bacio sulla guancia. La signora Anne dice di seguirla, così, dopo aver percorso un lungo corridoio e sceso le scale, arriviamo in quello che dovrebbe essere il suo “ufficio” di sartoria. Mi fa mettere in piedi su una pedana circolare ed inizia poi a prendere le misure.
Anne: allora Chiara, come vorresti che fosse questo vestito?
Chiara: lo vorrei semplice, senza spalline, stretto fino alla vita e successivamente largo e un po’ ampio, di tulle.
Anne: ah perfetto! Sarà semplice farlo. Per il colore?
Chiara:a me piacerebbe tanto celeste, ma anche rosa chiaro non sarebbe male. Scelga lei.
Anne:perfetto. Sei in buone mani!
 
So perfettamente di essere in buone mani. La signora Anne ha un negozio di vestiti non molto lontano da qui. Ogni volta che passo li davanti mi fermo ad osservare i meravigliosi abiti disegnati e cuciti da lei, illuminati da dei piccoli faretti all’interno del negozio. Harry mi fa segno di seguirlo, così risaliamo le scale e successivamente percorriamo tutta la grande scalinata centrale fino ad arrivare in camera di Harry. E’ grande, con delle pareti bianche che illuminano la stanza moderna e piena di foto. Alla fine, non è poi tanto sfigato. Per avere una casa così grande e moderna servono molti soldi ed evidentemente, lui li ha. Noto che mentre mi guardo intorno osservando le varie foto, il ragazzo dagli occhi color smeraldo mi fissa sorridente, sfoggiando le sue bellissime fossette.
Harry: sei davvero carina oggi. Non ti avevo mai vista senza divisa da cheerleader o da calciatrice.
Chiara: oh grazie! Beh si hai ragione, perché non esci mai con noi di sera o dopo aver finito i compiti, quindi è impossibile che tu mi veda vestita normale.
Harry: non esco perché nessuno mi invita.
 
Noto dal suo gesto di abbassare il capo la grande tristezza che prova. E’ vero, non è molto carino sapere che i ragazzi della tua scuola escono tra di loro mentre tu sei da solo in casa, senza compagnia. Purtroppo Harry è il bersaglio di molti, solo perché indossa gli occhiali da vista ed ha ottimi voti a scuola. O forse anche perché non è segnato in nessun club scolastico. Ma in fin dei conti, gli amici sono le persone con cui stai bene, non importa se siano popolari o meno.
Chiara: m-mi dispiace tanto Harry.
Il ricciolino tira su col naso, sicuramente per trattenere le lacrime. Mi avvicino a lui che è seduto sul letto, piegandomi sulle gambe e facendogli alzare il volto con un dito, facendo incrociare i suoi bellissimi occhi lucidi con i miei. Gli sfilo accuratamente gli occhiali e con il dito asciugo la lacrima che sta rigando il suo viso.
Chiara: Harry dai, non fare così.
Harry:come faccio? Non è tanto bello sapere che i tuoi amici di scuola escono senza invitarti. Non è bello nemmeno essere chiamato nerd o sfigato. Se tu non avessi scoperto che il mio invito al ballo era una scommessa da parte del tuo ragazzo, di sicuro mi avresti rifiutato! A nessuno interessa di me, infatti non riesco ancora a capire cosa tu ci faccia ancora qui.
 
Brividi. Il povero ragazzo ha ragione e in questo momento mi sto pentendo di tutte le volte che ho deriso di lui o di quando l’ho chiamato nerd o sfigato. Le parole appena pronunciate da Harry mi hanno colpita dritta al cuore, provocandomi un gran senso di colpa. Una lacrima scende anche dal mio occhio, fermandosi sul mio sorriso rassicurante.
Chiara: lo so Harry. E ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho ferito con le parole. Hai ragione, non avrei accettato il tuo invito, e me ne sto rendendo conto ora che avrei di sicuro sbagliato. Credimi, a qualcuno gli interessa di te, ad esempio a me. Sono qui perché voglio rimanere a farti compagnia, perché sei mio amico, perché ti voglio bene.
 
D’impulso il ragazzo davanti ai miei occhi mi stringe in un abbraccio forte ma dolce. Ricambio, chiudendo gli occhi, mettendoci tutto l’amore possibile del mondo. Si stacca guardandomi il viso, asciugandomi le lacrime che nel frattempo si sono rincorse arrivando a quello che dovrebbe essere il traguardo, ma che in realtà sono le mie labbra. E’ un bellissimo ragazzo e senza occhiali sembra un’altra persona. Magari se cambiasse il suo look sarebbe ancora più carino, ma ognuno è bello a modo suo.
Harry: grazie per le belle parole.
Chiara: sono venute dal cuore.
Il suo bel volto si avvicina sempre più al mio, tanto che riesco a sentire il suo caldo respiro sulle mie labbra. Le sue labbra stanno per sfiorare le mie, ma il gesto viene bloccato dal bussare della porta. Harry si alza e va ad aprire, trovandosi davanti la signora Anne che mi invita a restare a pranzo. Dopo aver ricevuto il consenso da mia sorella, accetto l’invito e tutti e tre scendiamo al piano di sotto, in cucina. Harry si siede sullo sgabello, mentre io aiuto la bella donna a preparare il pranzo. Mentre lei cuoce i cordon bleu, io preparo le fragole, condendole con zucchero e un po’ di succo di limone. Appena il pranzo è pronto, portiamo il tutto in soggiorno, per poi sederci ed iniziare a mangiare. Parliamo del più e del meno, rimanendo a tavola per un’oretta circa. Dopo di che, Anne prende la sua borsa e dopo averci salutato esce di casa per recarsi al lavoro, lasciando così me ed Harry da soli.
Harry: che ti va di fare?
Chiara: uhm..Non saprei, scegli tu.
Il ricciolino alza lo sguardo al cielo per pensare qualche secondo, dopodiché la sua lampadina si accende e inizia a parlare.
Harry: per ora rimaniamo qui a casa a parlare, più tardi ti porto in un posto che mi piace tanto.
Chiara: perfetto!
 
Iniziamo a parlare di un po’ tutto, della nostra infanzia e della nostra famiglia, di ciò che ci piace fare e di ciò che invece non ci piace fare. Insomma, tra chiacchiere, risate e scherzi il tempo vola e così il sole inizia a tramontare, lasciando un dolce e fresco venticello. Senza dire niente, Harry mi prende per mano e di corsa usciamo di casa, fermandoci al suo garage per prendere due dei suoi skate.
Chiara: Harry dove andiamo?
Harry: lo vedrai, tu seguimi! Sai andare sullo skate vero?
Chiara: certo!
Il suo skate è abbastanza diverso dal mio; è più grande e molto più veloce, per cui quando si accorge che sto per cadere mi prende per mano e andiamo verso il luogo a me sconosciuto tenendoci l’un l’altro. C’è una piccola foresta. Prendiamo in mano gli skate e, sempre tenendoci per mano, attraversiamo le piante fino ad arrivare ad una spiaggia deserta, ma meravigliosa. L’acqua è cristallina, pulitissima e con il tramonto è ancora più bello. Harry mi fa segno di seguirlo e così faccio come dice. Sulla riva c’è il tronco di un albero e così andiamo a sederci proprio li, togliendoci prima le scarpe per non bagnarle.
Harry:allora? ti piace?
Chiara: non ho parole. E’ davvero bellissimo!
Harry: è il “mio” posto. Non viene mai nessuno, ci vengo solo io per sfogarmi o per pensare.
Chiara: pensare? Credo sia il posto adatto.
Harry:si lo è. Mi ispira tantissimo, poi.
Chiara: in che senso ti ispira?
Harry: in senso musicale. Mi aiuta a trovare l’ispirazione per comporre, sia con la chitarra che con la voce.
 
Non sapevo che Harry suonasse la chitarra e cantasse. Senza pensarci due volte, gli chiedo se può farmi sentire qualche composizione. Senza rispondere, si alza e va verso una piccola casetta di legno e dopo averla aperta e aver preso la sua chitarra, esce e viene a sedersi di nuovo accanto a me.
Harry: ho composto solo la musica, le parole le invento al momento.
Inizia a pizzicare le corde della sua bellissima chitarra acustica facendone uscire una melodia bellissima. Prima che inizi a cantare pensa alle parole che potrebbero star bene con la musica, prendendo ispirazione dalle onde che si infrangono sulla spiaggia, accompagnandolo musicalmente grazie al dolce suono che producono.
Harry: Don’t let me, don’t let me, don’t let me go, ‘cause i’m tired of feeling alone.
“Non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi andare, perchè sono stanco di sentirmi solo”
Chiara: Non ti lascio solo, sta tranquillo.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


La sincera frase fuoriuscita dalla mia bocca e prodotta dal mio cuore fa nascere un dolce e bellissimo sorriso sul volto di Harry che, a notarlo meglio, ha dei lineamenti davvero belli. Osservo con attenzione le sue labbra curvate che mostrano i suoi denti drittissimi, evidentemente così perfetti grazie ad un apparecchio; passo poi alle sue adorabili fossette e infine ai suoi meravigliosi, magnifici e speciali occhi color verde smeraldo brillante. E che dire dei suoi capelli? Ricci, tirati di lato grazie alla lacca, morbidi e tutti al proprio posto.
Harry: a te piace cantare?
Chiara: si, amo cantare e credo di cavarmela.
Harry: mi fai sentire?
Chiara: va bene. Ti faccio il pezzo che hai cantato due secondi fa, ma devi farlo nella mia tonalità.
 
Sorride annuendo. Inizia a cercare la tonalità adatta alla mia voce e dopo averla trovata fa una piccola introduzione di chitarra e successivamente mi fa cenno di iniziare a cantare. La tonalità non è altissima, ma alta, perfetta per me, così ripeto le parole che il ricciolino ha pronunciato poco prima. Il ragazzo sorpreso, posa a sua bellissima chitarra accanto a lui e prima di riaprire bocca continua a sorridere squadrandomi da capo a piedi. Magari starà pensando a qualcosa da dirmi o magari a qualche altra frase da aggiungere alla canzone.
Chiara: Harry, allora?
Harry: amo la tua voce. Non pensavo sapessi anche cantare, insomma, in genere le ragazze come te sanno solo parlare di trucchi o vestiti.
 
Davvero? E’ questo che la gente pensa di me? Pensa davvero che io sia una troietta snob che pensa al rosa o ai vestiti? Non è come nei soliti film americani, diavolo. Essere cheerleader non significa dominare la scuola e pensare ai vestiti, ai trucchi, alle scarpe o cose varie, o almeno non nel mio caso. Non voglio essere riconosciuta come la snob strariccona, voglio essere riconosciuta semplicemente come Chiara Williams e non credo che sia tanto complicato. I miei pomeriggi li passo al parco, a leggere, a giocare a pallone o a prendere un gelato con Luana, non a fare shopping sfrenato 24 ore su 24.
Harry: hey scusami, s-scusami davvero, non volevo offenderti, anzi… Volevo solo dirti che per me sei diversa dalle altre, sei migliore, non sei come gli altri pensano.
Chiara: lo stai dicendo per sparare qualche cazzata o…?
Harry: no, davvero. Bisogna conoscere le persone per giudicarle ed io ti ho conosciuta e posso confermarti che sei completamente diversa da come mi aspettavo.
 
E’ vero, bisogna conoscere le persone prima di giudicarle. Ad esempio, Harry non è il povero sfigato senza vita sociale. E’ un bravo ragazzo, pieno di qualità e di talento e iniziando a conoscerlo ho capito molte cose che non mi aspettavo da lui, come che avesse una splendida voce, un talento enorme nel suonare la chitarra, una casa strabiliante e una madre molto dolce.
Chiara: ti aspettavi una stupida troietta snob? –dico ridendo-
Harry: in realtà si, ma ho capito che sei completamente l’opposto.
Chiara: sai Harry, mi piace molto la tua sincerità.
Harry: a me piace il tuo modo di parlare, insomma, sei così dolce con tutti!
Chiara: faccio del mio meglio.
 
Le nostre risate vengono interrotte dalla suoneria del mio cellulare. Controllo lo schermo e il nome “Monica” lampeggia in segno di chiamata. Mi scuso con Harry e, scendendo dal tronco poggiato sulla sabbia, vado a bagnarmi i piedi mentre accetto la chiamata.
Chiara: che vuoi?
Monica: stasera non ci sto, vai a dormire da Luana.
Chiara: non posso mica fare come mi pare e piombare a casa sua! E poi ha un impegno oggi.
Monica: non posso portarti con me.
Chiara: ma infatti non ci voglio venire con te!
Monica: allora arrangiati! Non posso lasciarti a dormire a casa da sola. Un momento, ma dove stai?
Chiara: sto con un mio amico. Vedrò che posso fare, ti faccio sapere, ciao vipera!
Monica: tzè, io vipera? Cerca di non dormire fuori casa, ciao mosca.
Chiara: mosca?
Monica: si, piccola e fastidiosa.
 
Chiude la chiamata. L’amore fraterno non è per noi. Diciamo che ci odiamo a vicenda, ma in fatto di amore o di amicizia ci aiutiamo sempre. Poi è una cosa normalissima litigare tra fratelli, giusto? Lei sta sempre con il suo ragazzo e io sto sempre o con Luana o con James, quindi non abbiamo modo di scambiarci coccole. Anche se cerca di liberarsi di me, come in questo caso che mi ha praticamente abbandonata fuori casa, le voglio bene, un pochino. Finite le riflessioni sul nostro amore fraterno torno a sedermi vicino ad Harry spiegandogli la situazione e senza pensarci due volte mi invita a cenare da lui ed io, non avendo un posto in cui mangiare a causa di mia sorella, accetto l’invito molto volentieri. Il sole oramai quasi completamente sparito, da il posto alla luna che in fatto di luce è molto più debole della palla di fuoco. Così, rimettendo a posto la chitarra e riprendendo gli skate, torniamo a casa del ricciolino.
Harry: vuoi fare una doccia?
Chiara: magari!
Harry: perfetto. Sali le scale, il bagno è la terza porta a destra. Gli asciugamani sono vicino la doccia. Io sono nell’altro bagno, è di fronte alla mia camera, se ti serve qualcosa bussa.
Chiara: va benissimo. Se mi serve qualcosa e vengo a chiamarti ma non mi senti a causa dell’acqua?
Harry: entra.
 
Annuisco e successivamente salgo le scale ed entro in bagno. Chiudo la porta a chiave e dopo aver aperto la doccia e regolato l’acqua in modo che sia leggermente calda, inizio a spogliarmi. Dopo di che entro in doccia e un grande calore inizia a rilassarmi e a farmi pensare ad Harry. La mia testa cerca sempre lui, come se fosse un enorme labirinto con mille entrate ed una sola uscita: Harry. Magari penso a lui perché è gentile e oggi ho passato una bella giornata con lui o magari perché sarà il mio accompagnatore del ballo. Non ci sono altre soluzioni, a meno che non mi interessi a lui. Cosa poco probabile, dato che ancora mi piace James, ma poco. Chiudo l’acqua della doccia e strizzo i miei capelli, dopodiché esco e mi avvolgo in un delicatissimo e morbido asciugamano che copre gran parte del mio corpo. Assorbo le goccioline fino a che divento asciutta, dopodiché pettino i miei capelli. Problema: i vestiti. Esco con l’asciugamano avvolto e mi dirigo verso l’altro bagno per chiedere dei vestiti in prestito ad Harry. Busso più volte gridando il suo nome, ma come avevo immaginato, il rumore dell’acqua vietava l’accesso alla mia voce. Decisa, apro la porta e mi ritrovo il ragazzo dagli occhi stupefacenti davanti ai miei occhi, con un asciugamano avvolto al bacino e mille goccioline che scivolano lungo i suoi capelli e il suo fisico ben scolpito. Chi poteva immaginarselo che Harry Styles avesse una tartaruga?
Harry: ti serve qualcosa?
Chiara: in realtà si. Non ho dei vestiti puliti, ne tantomeno della biancheria!
Harry: ci penso io, vieni.
 
Usciamo dal bagno e percorriamo il lungo corridoio, fino ad arrivare in una stanza che ancora non ho visto. Harry apre la porta e una magnifica visione si impossessa dei miei occhi, meravigliati dallo splendore di quella camera. E’ la camera dei miei sogni, proprio come la vorrei io, con una parete vetrata e un divanetto, la parete dipinta a mo’  di galassia, un letto matrimoniale e tante altre cose.
Harry: hai risolto quella storia o sarai costretta a dormire con me?
Chiara: sono costretta a dormire con te. –dico ridendo-
Harry: oh, io sto parlando seriamente. Se non hai un posto in cui dormire puoi rimanere qui, dormirai in questa stanza, è di mia sorella ma ora è in Spagna per studio.
Chiara: davvero? No dai, do solo impiccio; e poi che penseranno i tuoi genitori?
Harry: non dai impiccio e poi non diranno niente! Mio padre è felice di trovare una bella ragazza come te in casa e la mamma pensa lo stesso. Poi non stiamo facendo niente di male!
Chiara: hai ragione. Beh grazie allora!
 
Gli stampo un dolce bacio di ringraziamento sulla guancia che subito dopo fa spazio alla sua amabile fossetta. Dopo avermi detto che potrò usare i vestiti della sorella, esce dalla stanza e si dirige verso la sua camera per vestirsi, invitandomi però, prima di entrare, a mettermi il pigiama. Chiudo la stanza a chiave e mi avvicino al comodino vicino il letto, aprendo poi uno dei cassetti e prendendo un paio di mutande e un reggiseno. Sua sorella ha sicuramente la corporatura uguale alla mia, dato che il suo intimo mi entra a pennello. Infilo poi il pigiama: maglietta stile basket, azzurra, con il numero 6 color bianco e un pantaloncino dello stesso colore della maglietta. Infine indosso un paio di calzini lunghi fin sotto il ginocchio ed esco dalla camera, dirigendomi in bagno per asciugare i miei lunghi capelli.
***
Finalmente, dopo un bel po’ di tempo, i miei capelli sono asciutti, per cui li lego in una coda alta mentre scendo la grande scalinata centrale. Arrivo in cucina e con grande sorpresa vedo Harry ai fornelli, intento a cucinare una buonissima piadina.
Chiara: woho, Harry passione cucina!
Harry: spiritosa! Piuttosto siediti qui sopra e impara a cucinarla anche tu.
 
HARRY’S POV.
Mi stacco dai fornelli per prendere la bellissima ragazza in braccio per poi posarla delicatamente sul bancone qui vicino. E’ leggerissima, proprio come pensavo, ma d’altronde potevo immaginarlo già vedendo il suo fisico mozzafiato.
Harry: allora, il nerd ti ha sorpreso oggi vero?
Chiara: non mi piace quando ti chiami così e si, ricciolino, mi hai sorpreso oggi.
Harry: le sorprese non sono finite, bionda.
Chiara: che vorresti dire, fossetta?
E’ il tuo momento Harry, è il momento giusto. Avanti Styles, fa la tua mossa, non tirarti indietro. Non ci sono ostacoli, nessuno può impedire niente. I suoi occhi sono sui tuoi, il suo sorriso incontra il tuo, la sua perfezione ti fa andare in tilt. Andiamo Harold, vorresti continuare a parlare da solo per il resto della vita o vorresti baciarla? Si amico, baciarla, assaporare le sue labbra, bellissime e perfette labbra. Farle capire che la ami, che vorresti fosse tua.
Senza pensarci due volte, mi avvicino al suo volto prendendolo delicatamente tra le mani. Un ultimo sorriso, poi mi avvicino sempre più fino a vedere il mio riflesso nei suoi splendidi occhi e fino a sentire il suo respiro caldo sulle labbra. Due centimetri, poi uno, poi pochissimi millimetri e poi si, le nostre labbra si sfiorano.
 

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


Drin, drin.”
Fottuto bastardo. Di una giornata intera, 24 ore, proprio ora doveva squillare questo dannatissimo telefono? Mi stacco delicatamente dalla vicinanza alle bellissime labbra di Chiara, notando il suo imbarazzo grazie alle sue rosse guance. Sfilo il mio Iphone nero dalla tasca posteriore dei pantaloni e leggendo il nome “Mamma” sullo schermo, accetto la chiamata.
Harry: dimmi.
Anne: come mai quel tono?
Harry: niente.
Anne: faccio finta di crederti. Comunque, volevo avvisarti di non preparare la cena ne per me, ne per tuo padre, andiamo a mangiare un pezzo di pizza qui vicino. Non ti dispiace rimanere da solo ancora un po’, vero?
Harry: no mamma, sono in..Ehm..Dolce compagnia.
Anne: Chiara?
Harry: si. Ah, un’altra cosa. Rimane a dormire qui stanotte, nella stanza di Gemma!
Anne: va bene. Beh, allora io e tuo padre andremo anche a fare una passeggiata e andremo a mangiarci un gelato, così avrete più tempo. Ciao!
Harry: grazie! Ciao.
 
Riaggancio la chiamata, posando poi il cellulare vicino alla bellissima ragazza bionda dinanzi ai miei occhi. Come può esistere ragazza così perfetta? E, domanda più importante, come fa ad essere mia amica? Anzi, più di un’amica, dato che qualche secondo fa le nostre labbra stavano per incontrarsi. Di sicuro sarà stata presa dal momento, di sicuro non gli interesso, ma stava per baciarmi solo per non respingermi.
 
CHIARA’S POV.
Ogni volta che cerchiamo di baciarci veniamo interrotti di Anne. Povera donna, cosa può saperne lei? Ma in fin dei conti, è meglio che ci ha interrotti, o avrei solo illuso Harry. Si, illuso, perché ancora provo qualcosa per James e mi sembra una cosa più che naturale, dato che lo conosco da molto tempo ed è stato il mio primo vero amore. E come tutti sanno, il primo amore non si dimenticherà mai. E a proposito di lui, stavolta è il mio cellulare a richiamare l’attenzione di entrambi, mettendo in rilievo il nome ‘James’. Mi scuso con Harry, dopodiché scendo dal tavolo e mi avvicino alla grande finestra della cucina, accettando la chiamata. James con tono calmo e dolce mi chiede di uscire per chiarire la situazione, così dopo avergli detto che sto a casa di Harry, mi chiede di uscire fuori per vederlo. Spiego la telefonata al ricciolino e successivamente esco dal portone ritrovandomi James davanti agli occhi.
James: hey bellezza.
Chiara: ciao James.
James: sei ancora arrabbiata?
Chiara: si.
James: Senti, io-io. Mi dispiace davvero tanto, lo sai che odio litigare con te. Mi perdoni? Questa è l’ultima volta, promesso.
 
No Chiara, no. Ha sbagliato alla grande stavolta, non puoi perdonarlo! Non puoi ricadere nella sua trappola, non ancora.
Chiara: va bene.
Oh andiamo, quale concetto di “NON PERDONARLO” non hai capito? Peggio per te, cuore, ti stai facendo del male da solo. Io sono la mente e fidati di me quando cerco di evitare che tu ricada nella stessa trappola di sempre!
James si avvicina sempre più fino a far combaciare le nostre labbra in un dolce e delicato bacio. Dopo averlo salutato, torno dentro e senza dire nulla raggiungo Harry a tavola per mangiare. E’ davvero un bravo cuoco devo dire, anche se ha solo cucinato una semplicissima piadina. Nessuno dei due fa uscire alcuna parola, tra noi c’è solo un silenzio imbarazzante e se nessuno dei due spiccica parola il più presto possibile non saprei cosa fare.
Harry: che voleva?
Chiara: no, niente…
Harry: Chiara voglio la verità!
 
Non so perché, ma mi sento in colpa. E mi sento anche come se volessi deluderlo. Ma io voglio solo seguire il cuore, voglio solo tornare a stare con James!
Chiara: sono tornata con James.
 
HARRY’S POV.
Ciao cuore come va? Male di nuovo eh? Ma dai, in fin dei conti dovevamo aspettarcelo entrambi, come ho potuto pensare a loro due insieme? Avanti, sanno tutti che non avrebbe funzionato. Lui è un povero nerd e lei è una cheerleader, sinonimo di classe sociale diversa! Ora sei proprio nella merda caro cuore, dovrò passare di nuovo gran parte del tempo a curare le tue ferite, non è vero?
Mi alzo di scatto facendo rimbombare il rumore dello spostare della sedia. Non me lo sarei mai aspettato da lei, pensavo fosse diversa dalle altre! Pensavo che almeno lei non mi avrebbe preso in giro. Insomma, stava per baciarmi, cosa potevo pensare? Di piacergli ovviamente! Ma io non piaccio a nessuno. Un povero nerd non piace a nessuno.
Chiara: Harry io-
Harry: tu un cazzo! Hai fatto l’errore più grande della tua vita, sappilo.
Chiara: si lo so ma io lo amo ancora!
 
Arrenditi Harold, non sarà mai tua. Impossessato dalla rabbia e dalla tristezza esco di fuori seguito a ruota da Chiara che cerca di darmi spiegazioni.
Harry: come ho potuto solo pensarlo?
Chiara: cosa?
Harry: di piacerti! Io sarei disposto a darti tutto anche se non ho niente, io provo qualcosa di indescrivibile per te.
 
Merda Harry chiudi quella boccaccia.
Chiara: ma io non ti amo.
Harry: si che mi ami.
Chiara: no, non riesco a vedere noi due.
Harry: è questo il punto. Devi vedere col cuore, non con gli occhi.
 
Iniziano a scivolare delle lacrime sul suo volto. Farla piangere era l’ultimo dei miei pensieri eppure ci sono riuscito. Complimenti a te, Styles. Si asciuga le lacrime ed inizia a riprendere tutte le sue cose: libri, giacchetto e cose varie.
Harry: hey, ferma, dove stai andando?
Chiara: via.
Harry: ma aspetta, io-
Chiara: tu niente. Non è colpa tua. Mi dispiace Harry, devo andare. E’ stato solo un errore.
Harry: cosa è stato un errore?
Chiara: conoscerti così tanto, troppo. Mi dispiace, davvero. Sei una persona eccezionale ma…..Fa finta di non conoscermi, okay?
 
Dolore. Un pugnale invisibile attraversa il mio petto, toccando il cuore. Sangue invisibile dappertutto. Metto una mano sul petto dolorante.
Harry: far finta di non conoscere la persona che si ama non è proprio facile.
Chiara: non è un mio problema. Ci si vede, Styles.
 
La bionda si allontana, apre la porta ed infine esce in giardino. Piove, diluvia. Non è acqua, sono le mie lacrime.
Harry: ci si vede? Sai che c’è? Vai al diavolo stronza! Allora è vero quello che si dice su di te!
Urlo, urlo e ancora urlo. Rabbia, dolore, frustrazione…L’amore è davvero così difficile? Chiara si volta infuriata e inizia ad urlare, lasciando che le sue lacrime si mischino con la pioggia che le sfiora il volto e i capelli.
Chiara: e cosa si direbbe di me, Styles? Eh?
Harry: si dice che sei una stronza puttana! Vattene!
 
CHIARA’S POV.
Anche lui. Ora anche lui lo dice, lo pensa. Perché sono così idiota da parlare senza prima riflettere? Corro via, verso casa. Busso, ma non c’è nessuno. I libri iniziano a pesare. Mi dirigo così a casa di Luana, di corsa, bagnata e con i libri in mano. Ora si aggiunge anche il freddo. Busso, ma anche qui non risponde nessuno. Decido quindi di andare nella vecchia casetta…Si, proprio li. Entro di corsa e inizio ad accendere tutte le candele per far luce. Dopodichè tolgo le converse fradice e cammino sul parquet. Essendo al centro di una piccola foresta, questa casetta è molto fredda, così accendo il fuoco.
X: hey!
Panico, paura, colpo al cuore. Mi giro di scatto verso la voce, urlando. Un ragazzo, bello come il sole, ricciolino, alla moda.
Chiara: chi sei? Che ci fai qui?
X: hey hey, calma, non sono un maniaco. Mi chiamo George.
Chiara: George…
 
Proprio come…Beh si, mio fratello.
George: Si….CHIARA?!
Di colpo dice il mio nome, sorpreso e avvicinandosi di più a me. Come fa a sapere il mio nome? E l’esistenza di questa casa? Tutto questo mi spaventa.
Chiara: si. Cosa vuoi da me? Come fai a conoscermi? Mi fai paura.
George: non devi avere paura io sono….Un nuovo allievo della tua scuola. Vivo qui. Non pensavo fosse abitata questa casa, sono circa due anni che vivo qui. So il tuo nome perché sei molto popolare a scuola e inoltre sulla parete di quella stanza c’è scritto “Chiara”.
Chiara: vivi qui? Quanti anni hai? Come hai fatto a trovare questa casa? Qual è la tua storia?!
George: hey hey, piano. Ho diciotto anni. L’ho trovata per caso, correvo per ripararmi dalla pioggia. La mia storia? Non la ricordo. Probabilmente avevo una famiglia. Ricordo solo poche cose.
Chiara: cos’hai vicino all’occhio? E sulla mano?
 
Deve avere una brutta storia da raccontare questo ragazzo.
George: io…Chiara devo raccontarti una storia. Siediti.
Così faccio.
George: io avevo una famiglia. Due sorelle e due genitori. La notte di un Capodanno, di due anni fa precisamente, andai a festeggiare con la mia ex ragazza. Andava tutto bene, fino a quando litigammo. Lei mi cacciò di casa spingendomi fuori dal suo giardino, proprio allo scroccare della mezzanotte. Mi spinse un po’ troppo in là e in quel momento partì un fuoco d’artificio che mi sfiorò la mano bruciandola. Nel frattempo arrivò una macchina e anche un ragazzo, che tentò di salvarmi la vita. Io però riuscii ad alzarmi prima dell’arrivo della macchina, mi tagliai il sopracciglio a causa di un qualcosa nello sportello. Il ragazzo alla guida era ubriaco. Il ragazzo che aveva tentato di salvarmi la vita era finito sotto la macchina, non sembrava nemmeno più lui. Così io scappai, tutti pensavano che il ragazzo morto fossi io e che quel ragazzo era solo scomparso. Io non ho mai avuto il coraggio di confessare il tutto o di tornare a casa da te…Cupcake.
 
Cupcake? Ho sentito bene? Sento il sangue scorrere troppo velocemente, oppure troppo lentamente, non saprei in realtà, sono troppo sconvolta. E’ lui, mio fratello! Sangue del mio sangue. E tornando al sangue, credo che il mio abbia smesso di scorrermi nelle vene. Agitazione, ansia, non so nemmeno io cosa stia accadendo. So solo che vedo doppio, triplo, quadruplo…Luci colorate, sfondo nero e sento la sua voce farsi sempre più lontana.
 

Look at me!
Scusate per l'assenza, ho avuto molti imprevisti. Aggiornerò presto, promesso!

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