Nothing like us

di Sofiaa__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidente... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Fuori da casa mia ***
Capitolo 4: *** Questa volta è veramente finita ***
Capitolo 5: *** Jeremy.... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 (rifatto) ***
Capitolo 7: *** Jason Mccan ***
Capitolo 8: *** Ally ***
Capitolo 9: *** Vidi la disperazione nei suoi occhi ***
Capitolo 10: *** Sapevo solo che senza di lui nel cuore sentivo un vuoto incolmabile ***
Capitolo 11: *** Mamma ***
Capitolo 12: *** Crisi d'astinenza ***
Capitolo 13: *** Ospedale ***
Capitolo 14: *** Vita ***
Capitolo 15: *** Chaz e Ryan ***



Capitolo 1
*** Incidente... ***


Capitolo 1: incidente
 
Sento il mio corpo fermo sotto la pioggia.
Riesco ad intravedere l’ombra di un ragazzo.
Sento i suoi singhiozzi.
Non capisco cosa stia succedendo.
Poco dopo arriva un’ambulanza e mi carica su una barella.
Arriviamo in ospedale.
Poi buio.
Solo dopo qualche ora riesco ad intravedere una stanza tutta bianca.
Non ricordo niente.
Vedo un ragazzo davanti a me.
Ha gli occhi rossi e gonfi segno che ha pianto.
Non lo conosco.
Ha i capelli biondo cenere alzati con una cresta.
Degli occhi che fanno risaltare ancora di più la sua bellezza.
Sono color nocciola.
E’ troppo bello per essere reale.
“Ciao, ti sei svegliata finalmente io sono Justin”.
Mormora il ragazzo che fino ad un secondo fa stavo squadrando.
“C-che mi è successo”.
Riesco a dire con le poche forze che ho.
Il ragazzo prende un respiro e comincia a raccontarmi.
“Non ti ricordi vero? Beh vedi stavi attraversando correndo, quando mi sei spuntata davanti…Ho cercato di frenare ma era troppo tardi…In poche parole ti ho investita”.
Sembrava essere davvero dispiaciuto tanto che mentre parlava era uscito qualche singhiozzo dalla sua bocca.
Annuii di sfuggita.
“Perché hai pianto?…Insomma non ci conosciamo”.
Vidi una lacrima solcare il suo viso.
“Mio nonno è morto così, è stato investito…Io avevo paura per te anche se non ti conoscevo….”.
Eppure questo ragazzo sembrava averne passate di situazioni dolorose.
Lo si vedeva dai suoi occhi.
Era come un libro aperto.
“Io mi chiamo Allyson”
Decisi di presentarmi anche io.
Justin dovette uscire prima di poter parlare.
Entrarono dei medici.
Dovevano fare qualche controllo.
E così il buio si impossessò di nuovo di me.
Riaprii gli occhi sotto lo sguardo visibilmente preoccupato di mia madre.
Subito cominciò con una valanga di domande, ma io stavo bene.
Avevo un polso rotto.
Tutto qui.
Mi era andata bene.
Qualche ora più tardi mi fecero uscire dall’ospedale.
E decisi di andare a fare un giro.
Non sopportavo gli ospedali.
Decisi di andare al parco.
Vidi un profilo in lontananza.
Era Justin.
Se ne andava in giro per il parco da solo abbastanza sconsolato.
Decisi di raggiungerlo.
“Ehi”.
Lo salutai.
“Ciao Allyson”.
Mi rivolse un sorriso falso.
Stava male.
Era triste.
“Justin perché sei triste?”.
Lui sgranò gli occhi alla mia domanda.
Per poi rispondermi.
“Si nota davvero così tanto?”.
Annuii.
“Non è niente, non stare con me potresti rovinarti la reputazione”.
Cosa intendeva?
Rovinarmi la reputazione?!
Perché?!
In un attimo rispose a tutte le domande che mi stavo facendo.
“Sono il classico sfigato che viene preso in giro da tutti, non ti conviene farti vedere con me”.
A quelle parole rimasi pietrificata.
Si ne aveva passate di situazioni orribili e tante.
 
-Spazio autrice-
Ecco il primo capitolo :33 spero che vi piaccia e soprattutto che seguirete in tanti questa storia.
-Sofy

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2: Ti si legge negli occhi che hai sofferto....

“Sei tu quel ragazzo che Mattew e gli altri mi dicono di aver picchiato….”
Lui abbassa lo sguardo e annuisce tristemente.
Glielo rialzo.
“Perché non te ne vai ora che sai chi sono?”.
Lo guardai negli occhi.
“Sei meglio di loro..Non ho intenzione di abbandonarti ora siamo amici ok?”.
Vedo i suoi occhi brillare.
Gli sorrido e lo abbraccio.
Lui per un secondo esita.
Ma poi si lascia cullare dall’abbraccio.
“Vieni a casa mia?”.
Chiesi.
“Non vorrei disturbare..”.
Non ho mai conosciuto un ragazzo così.
“Scherzi?! Non disturbi! Poi mia madre non c’è, c’è solo quella rompipalle di mia sorella”.
Lui mi fa un sorriso enorme e ci incamminiamo verso casa mia.
Entriamo e troviamo mia sorella.
Squadra dalla testa ai piedi Justin per poi fare una faccia schifata.
Ed ora cosa vuole?!
“Allyson sei un disastro ora ti porti anche gli sfigati a casa”.
Mi rimprovera.
Mi giro verso Justin che ha abbassato lo sguardo.
Poi riporto lo sguardo su quella vipera di mia sorella.
“Mi tengo gli amici che voglio, non devono piacere a te ma a me”.
Ribatto aspramente.
Lei fa una faccia infastidita.
“Domani tutta la scuola lo saprà grazie a me e diventerai sfigata come lui se non se ne va ora”.
Stronza.
Justin mi guarda.
“Ally è meglio se vado”.
Mormora Justin quasi intimorito dalla quella strega.
Io lo blocco per un braccio.
Lui mi rivolge uno sguardo.
“Non andare che dica quello che vuole”.
Lui mi guarda tristemente.
“Non sai cosa significa è meglio che me ne vada”.
Libera il suo braccio dalla mia stretta ed esce dalla porta.
Poggio lo sguardo su mia sorella.
“Sei solo una stronza di merda”.
E dopo questo mi rifugio in camera mia.
Prendo il mio ipod.
Premo sul tasto play e la voce di Demi Lovato sovrasta i miei pensieri.
Sprofondo nel mondo dei sogni.
Faccio un sogno strano.
Vedo Justin con un coltello in mano.
Si sta per tagliare le vene.
Io corro ma più mi avvicino più si allontana.
Vedo il coltello affondare nella sua pelle.
Poi il suono  della sveglia mi riporta al mondo reale.
Mi preparo e mi dirigo verso scuola senza dare peso a mia sorella.
Oggi sono arrivata prima.
I corridoi sono deserti.
Decido di andare in aula di musica.
Da fuori sento cantare.
Apro piano la porta e vedo che quella voce angelica è quella di Justin.
 
If I could take away the pain and put a smile on your face
Baby I would, baby I would
If I could make a better way, so you could see a better day
Baby I would, baby I would, I would

Baby do it to the sky and lend you the keys,
Let you know that you’re always welcomed so that you never leave
Why you owe those fancy things that you only see on tv, yeah
Run away, to a hut away, we be living the american dream
And i, know it’s never gonna be that easy
But I know that he want us to try

If I could take away the pain and put a smile on your face
Baby I would, baby I would
If I could make a better way, so you could see a better day
Baby I would, baby I would, I would

Wo-oh, wo-oh, wo-oh baby I would
To the love forever why, so that it never runs dry
Anytime you ask me why i’m smiling, say that i’m satisfied
He got his flaws and so do i, past seven, and macy pride
And though I wanna make it right
I just cant read your mind

And i, know it’s never gonna be that easy
But I know that he want us to try
But I know that he want us to try

If I could take away the pain and put a smile on your face
Baby I would, baby I would
If I could make a better way, so you could see a better day
Baby I would, baby I would, I would

Wo-oh, wo-oh, wo-oh baby I would
Yeah it’s not about what I want
It’s all about what you need
I know that it hurt you, but that wasnt me
And I know, and I know sometimes it’s hard to see
That all we need to be

If I could take away the pain and put a smile on your face
Baby I would, baby I would
If I could make a better way, so you could see a better day
Baby I would, baby I would, I would

Wo-oh, wo-oh, wo-oh baby I would.
 
Finisce di cantare quella splendida canzone.
Io entro applaudendo.
Lui mi sorride.
“Hai una voce stupenda”.
Gli dico sorridendo.
Lui abbassa lo sguardo per un secondo e poi lo rialza.
“Il canto è la cosa che mi sta più a cuore”
Mi risponde.
“Justin che ti è successo? E’ dalla prima volta che ti ho incontrato che ho letto nei tuoi occhi del dolore”.
Lui sgrana gli occhi sorpreso.
“Sei la prima persona che capisce che dietro al mio sorriso si nasconde del dolore”.
Sussura come se avesse paura che lo prendessi in giro.
“Vuoi raccontarmi? Io ti ascolto”.
Lo vedo sorridere.
“Ci vediamo dopo scuola?”
Io annuisco di sfuggita per poi correre in classe.
Dopo otto ore di tortura finalmente esco da quell’edificio.
Mattew mi ha detto che hanno picchiato di nuovo Justin.
Quando se ne sono andati via tutti vedo Justin sbucare da un angolino.
Ha il labbro spaccato e sanguina ancora.
L’hanno picchiato poco fa.
“Justin che ti hanno fatto! Dai vieni con me a casa mia che ti medico, ora non c’è mia sorella”.
Annuisce.
Una volta arrivati a casa mia comincio a medicarlo.
Ha anche un occhio nero che prima non avevo notato.
“Raccontami tutto Justin”.
Lui prende un bel respiro e comincia.
“La mia vita ha sempre fatto schifo da quando sono nato……………”
 
-Spazio autrice-
La storia di Justin continua nella prossima puntata
Domani non so se riuscirò a caricare per via dei compiti.
-Sofy
 

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Capitolo 3
*** Fuori da casa mia ***


Capitolo 3: “Fuori da casa mia”
 
“La mia vita ha sempre fatto schifo da quando sono nato, mio padre mi ha sempre odiato….Non mi voleva ero ‘l’errore’ e quando l’ho scoperto ci stavo male….Ci stavo male e basta….Alle elementari e medie venivo preso in giro, ero povero e lo sono tutt’ora in molti mi sfottevano dicendo cose di mio padre…Io arrivavo a casa, mi buttavo sul letto e piangevo, non mi rimaneva più niente per vivere fin quando non conobbi Jasmine…Il mio primo amore, con lei avevo passato 2 anni favolosi fino a quando..”
Si ferma un secondo poi riprende a parlare.
“Fino all’incidente che la uccise..”
Vedevo qualche lacrima rigargli il viso mentre parlava.
A quelle parole rimasi pietrificata.
“Eravamo in motorino, fino a quando non mi scontrai contro una macchina….Mi sento in colpa è solo colpa mia…”
Povero.
E’ così dolce.
“E dopo la sua morte cosa avevo per vivere? Niente, ma feci una promessa: Non tentare il suicidio avevo deciso che avrei vissuto per me e Jasmine e per mia madre..La ammiro molto, mi ha cresciuto da sola e di certo non l’avrei mai lasciata sola.”
Ero pietrificata.
Avevo finito di medicarlo.
L’abbracciai.
Lui in lacrime ricambiò.
“Ci sono io con te ora”
Lui mi sorrise.
“A costo di perdere la popolarità”
Lui fece per parlare ma gli misi una mano sulla bocca.
Poco dopo entrò mia sorella con Mattew.
 
 
Non gli diedi alcun peso e continuai a parlare con Justin sperando che non si accorgesse di loro.
Ma le mie speranze furono vane quando Mattew aprì quella boccaccia.
“Che ci fa questo sfigato con Allyson?”.
A quel punto ero davvero incazzata.
“Sfigati sarete voi che ve la prendete con chi è più debole di voi!”.
Risposi quasi urlando.
“A quanto pare qualcuno perderà la popolarità”.
Mattew cercava di stuzzicarmi.
“Me ne fotto! Adesso io e Justin ce ne andiamo ciao!”.
Presi per mano Justin e me ne andai seguita da lui.
“Ally….”.
Mormorò Justin.
Io mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi.
Erano stupendi.
“Grazie”.
Mi disse dopo un secondo di silenzio.
“E di cosa?”.
Gli risposi dolcemente.
“Per avermi difeso”.
Non dissi nulla, lo abbracciai e basta.
Fu questione di un attimo.
Il nero si impossessò della mia vista.
Mi risvegliai in ospedale.
Mi dissero che avevo avuto un calo di zuccheri, niente di grave ma io cercavo Justin con lo sguardo.
Fino a quando non lo vidi.
Era bellissimo come sempre.
“Justin!”.
Urlai per poi vederlo alzare lo sguardo.
Aveva gli occhi innondati dalle lacrime.
Si avvicinò a me.
“Ally stai bene! Mi hai fatto prendere uno spavento!”.
Lo abbracciai.
“Scusa”
Mormorai tenendo lo sguardo basso.
Lui me lo alzò.
“Ehi non è colpa tua non devi scusarti di nulla ok?”.
Annuii.
Quel ragazzo era veramente d’oro.
Dopo circa un’ora uscimmo dall’ospedale.
Odiavo gli ospedali.
Vidi Justin andare avanti con uno sguardo assente.
“Justin?”.
Nessuna risposta.
“Justin?”.
Ripetei più forte.
Lui si girò.
“Ti vedo assente che succede?”
Lui mi sorrise per rassicurarmi.
“Non è niente tranquilla”.
Stava mentendo.
“Mh va bene, vieni a casa mia?”
Lui annuì per poi ritornare con lo sguardo perso.
Come se stesse male.
Arrivammo a casa.
“Justin sul serio dimmi che ti succede?”.
Lui mi guardò.
“Ally non ho niente”.
Feci un sorrisino.
Avevo un’idea geniale.
“Se non me lo dici con le buone me lo dirai con le cattive”.
Lo fissai divertita per poi cominciare a fargli il solletico.
Stava ridendo tantissimo mentre si agitava cercando di liberarsi da me.
Cadde una bustina dalla sua tasca mentre rideva.
La raccolsi sotto il suo sguardo confuso.
Poi si fece quasi terrorizzato.
Esaminai bene il contenuto della bustina.
Era droga.
Guardai Justin che aveva abbassato lo sguardo.
Si drogava.
Lo guardai con disprezzo per poi lanciargli la bustina.
“Fuori da casa mia”.
Pronunciai queste parole con freddezza.
Aveva gli occhi lucidi.
Se ne andò senza dire niente.
 
-Spazio autrice-
Ecco finalmente il terzo capitolo, scusate l’immenso ritardo ma ho avuto da fare con la scuola e ci ho messo qualche giorno a scriverlo :) voglio ringraziare per aver messo la storia tra le preferite e le seguite:
-rawwrefron
-thanks rauhl
spero di trovare qualche recensione sotto questo capitolo.
-Sofy

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Capitolo 4
*** Questa volta è veramente finita ***


Capitolo 4: “Questa volta è veramente finita”
 
Forse ero stata dura con lui.
Forse non avrei dovuto cacciarlo così.
Forse avrei dovuto parlarne con lui.
No Allyson hai fatto la cosa giusta.
Quel ragazzo si drogava.
 
Justin’s point of view
 
Mi aveva cacciato di casa.
Mi sentivo una merda.
L’unico modo per fuggire dalla sofferenza era la droga.
Riuscivo a stare bene almeno per un po’ di tempo.
Strinsi il polso per poi prendere la siringa.
Bucai la vena e subito dopo il piacere invase il mio corpo.
Mi sentivo bene.
Dopo un po’ la sensazione svanì e fece spazio al dolore che mi faceva la droga.
Mi accasciai a terra e lasciai il dolore impossessarsi di me.
Non potevo fare niente, se fossi andato in ospedale mi avrebbero sicuramente arrestato.
Ed avrei provocato del dolore a mia madre che era l’ultima cosa che volevo.
In questi momenti non mi importava di morire, avrei solo messo fine a tutta la mia sofferenza anche se avrei rotto la mia promessa.
Più tempo passava più stavo peggio, ero solo se fosse arrivato qualcuno non so cosa avrei fatto.
Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca.
Con molta fatica lo presi.
Per poi leggere il nome di Allyson.
Accettai la chiamata e con una voce roca e sofferente risposi.
“Pronto?”
“Justin? Che succede? Non dirmi che….”
Non continuò la frase, quasi avesse paura di pronunciare quelle parole.
“Si..”
“Dove sei?”
Mormorò la ragazza quasi intimorita.
“Al parco”
“Vengo a prenderti Justin”
“No Ally non fare cazzate potrei non controllarmi”
Un gemito di dolore uscì dalla mia bocca.
“Justin ascoltami hai bisogno di me arrivo il prima possibile”
Feci per ribattere ma aveva attaccato.
Più tempo passava peggio mi sentivo.
Questa volta probabilmente non ce l’avrei fatta.
La mia vista si offuscava.
Fin quando non vidi una figura in lontananza correre verso di me.
Subito dopo buio.
 
Allyson’s point of view
 
Vidi una figura stesa a terra, era Justin.
Mi avvicinai, aveva perso i sensi.
Dovevo fare qualcosa assolutamente, non potevo lasciarlo morire.
Era sofferente si vedeva dal suo viso.
Decisi di chiamare in aiuto Chaz, il mio migliore amico lui sapeva sempre cosa fare.
In men che non si dica si precipitò al parco con la sua Range Rover.
Senza fare domande mi aiutò a prendere Justin per poi metterlo in macchina e dirigerci a casa sua.
Chaz viveva da solo quindi non c’era alcun pericolo per Justin.
Arrivammo a casa  e lo posammo sul divano, una volta accesa la luce Chaz sbarrò gli occhi nel vedere il volto che si nascondeva sotto quel ciuffo.
“Vuoi salvare questo qui?!”
Io rimasi quasi scioccata dalle sue parole ed annuii lievemente.
“No mi dispiace Ally ma non lo merita”
“Cosa significa che non lo merita?! Ti prego aiutiamolo e poi mi spiegherai ciò che vuoi”
Urlai con gli occhi lucidi.
Chaz sospirò.
“Non possiamo fare niente dobbiamo solo aspettare che si svegli” Io mi rassegnai e seguii Chaz in cucina.
“Raccontami, perché non deve essere salvato?”
Chiesi guardandolo dritto negli occhi.
“Perché è un assassino”
Mormorò Chaz per poi prendere un respiro e continuare.
“Ha ucciso la sua ragazza, Jasmine”
Era quella morta nell’incidente.
Io mi alzai guardandolo con disprezzo, come poteva dare la colpa a Justin è stato un’incidente! Mi diressi in soggiorno per poi sedermi accanto a lui.
Fissavo i suoi lineamenti perfetti, avrei dovuto essere più comprensiva con lui.
Lo vidi muovere le labbra, era così carino.
Subito dopo aprì quegli occhi color nocciola e feci un sorriso enorme.
“Justin! Stai bene grazie al cielo!”
Lui mi fece un sorriso che subito ricambiai.
“Ally dove mi trovo?”
Prima che potessi rispondere vidi uscire Chaz.
“In casa mia Bieber”
Justin sgranò gli occhi.
“C-chaz?!”
Era abbastanza sorpreso, non sapevo cos’era successo tra loro due ma era qualcosa di grave a quanto pare.
“Bene Ally ora che si è svegliato riportalo a casa non voglio questo verme con me”
Justin abbassò lo sguardo per poi alzarsi, prendermi la mano ed uscire di casa.
Arrivammo al parco e salimmo sul motorino di Justin, io mi misi alla guida.
“Dove abiti Justin?”
Lui sgranò gli occhi.
“N-non possiamo andare a casa mia, c’è mia madre e non posso dirle che mi drogo…..”
Io sospirai.
“Justin ti prego lei capirà”
Lui abbassò lo sguardo.
“Ho paura di perdere anche lei….”
Gli rialzai lo sguardo.
“Justin non la perderai”
Lui si convinse, in men che non si dica arrivammo davanti ad una casa, era abbastanza piccola ma davvero bella.
 
Justin’s point of view
 
Eccoci davanti a casa mia, ho una paura tremenda ed è strano, non ho mai avuto paura di parlare con mia madre.
Entrammo, c’era lei seduta sul divano a guardare la tv.
“Justin tesoro, finalmente sei tornato e chi è la bellissima ragazza vicino a te?”
Avevo ancora la voce un po’ roca e stanca ma decisi di parlare comunque.
“Ciao mamma, lei è Allyson una mia amica”
Lei sorrise per poi aggrottare la fronte, aveva capito che c’era qualcosa che non andava dalla mia voce….
“Justin hai qualcosa? Non hai una bella voce”
Io mi irrigidii per poi sedermi accanto a lei, decisi di non parlare ma mi misi a sgarfare in tasca, stavo cercando la bustina.
La trovai per poi quasi tremando tirarla fuori e darla a mia mamma.
Lei all’inizio non capì ma poi sgranò gli occhi capendo cos’era.
“J-Justin ti prego dimmi che non hai mai usato questa”
Non riuscivo a parlare, ero troppo teso.
Mi limitai ad alzare le maniche della felpa per scoprire i mei polsi pieni di cicatrici fra quelle dei tagli ed i buchi fatti dalle siringhe.
Non riuscivo a decifrare il suo volto, sicuramente era delusa da me…..
Stavo trattenendo le lacrime come meglio potevo, era difficile aprirmi in questo modo con qualcuno, non l’avevo mai mostrato a nessuno.
Non ce la facevo più, questo silenzio mi rendeva nervoso il doppio di quanto già lo ero.
“Justin….”
Ecco ci siamo.
“Mi hai delusa, non pensavo che ti drogassi così per niente….”
Ecco….L’avevo delusa non riuscii a trattenere le lacrime, decisi di trattenere qualunque gemito.
Sapevo che l’avrei delusa così mi alzai e corsi fuori, corsi tantissimo fin quando non mi trovai di nuovo al parco…Quel luogo in cui mi ero distrutto la vita così presi fiato e continuai a correre, tanto chi potrebbe mai voler bene ad uno sporco drogato?
Ero fermo, senza fiato il mio telefono continuava a vibrare, decisi di vedere chi era e lessi il nome: Allyson decisi di non rispondere e di continuare la mia corsa senza meta.
Passavo in mezzo alla strada senza farmi problemi per le macchine che passavano, tanto se fossi morto non sarebbe importato a nessuno. Le lacrime continuavano a scendermi, Ally non si arrende continua a chiamarmi e decido di risponderle, prima che possa parlare sento la sua voce preoccupata.
“Justin? Justin dove sei? Ti prego dimmelo”
Cercai di soffocare i singhiozzi senza risultato.
“A-Ally non lo so ho corso senza meta…Ma non importa, a nessuno importa più di me”
“Ma cosa dici Justin? Tua madre è fuori di testa, sta piangendo tantissimo”
Mi scese l’ennesima lacrima.
“Passamela”
Ally non disse nulla e subito mi passò mia madre.
“Mamma lo so che ti ho deluso, ma ricordati che ti voglio bene….Non penso di tornare ho causato troppo problemi voglio solo che tu sappia che eri, sei e sarai una delle persone più importanti della mia vita ciao mamma, mi mancherai”.
Attaccai non volevo sentire la sua voce, ero un codardo.
Non sapevo affrontarla.
La mia corsa senza meta continuava, prima o poi sarei caduto a terra sfinito quindi decisi di sedermi a terra vicino ad un’ albero.
Mi mancherà mia madre ma non posso fare altro, nessuno si merita uno come me. Cercai in tasca la coca ma mi ricordai che era rimasta a casa con mia madre. Le lacrime ormai si erano veramente impossessate di me, non ce la facevo proprio più a deludere le persone che amo.
Ally mi mancherà e tanto, stava diventando anche lei TROPPO importante ma come sempre mando tutto a puttane.
 
 
-Spazio autrice-
Beh che dire sta succedendo veramente un casino, ditemi che ne pensate nelle recensioni accetto qualsiasi critica. Scusate se c’è qualche errore ma non ho avuto il tempo di rileggere.
-Sofy
 
 
 

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Capitolo 5
*** Jeremy.... ***


Capitolo 5: Jeremy…
 
Allyson’s point of view
 
“Pattie accelera potrebbe essere ovunque”
Lo stavamo cercando.
Non ce la facevo al pensiero che lui era da solo in giro.
Poteva davvero essere ovunque, mi aveva detto che era passato per il parco.
Avevo paura, non era in perfetta forma per colpa della coca.
“Allyson non so più dove andare, dove può essere andato?”
Mi chiese Pattie, era troppo preoccupata.
“Non lo so, secondo me è andato sempre dritto….Proviamoci almeno”.
Passarono circa 5 minuti per vederlo disteso per terra accanto ad un albero, era nel quartiere più malfamato di Stratford.
Scesi dall’auto e mi avvicinai a lui per poi svegliarlo dolcemente.
“Justin? Svegliati”
Lui subito aprì gli occhi, era così carino soprattutto quando dormiva.
“A-Ally che ci fai qui? Sono solo uno sporco drogato che delude la gente”
L’avevo davvero fatto sentire una merda con quelle parole ed in aggiunta quelle di sua madre, stava troppo male.
“Ti prego Justin alzati e sali in macchina tua madre è troppo preoccupata, non vuole perderti, anche se hai sbagliato ti vuole bene e questo non penso potrà mai cambiare”
Lui scosse la testa.
“Allyson ho causato fin troppi guai a tutti, vai via e non cercarmi più io me la caverò”.
Rispose Justin sicuro di se.
Mi rassegnai, non c’era modo di fargli cambiare idea.
“Almeno non stare nel quartiere più malfamato di Stratford”.
Lui annuì e dopo avermi stampato un bacio sulla guancia si mise a correre via.
Tornai in macchina.
“E Justin?”
Chiese Pattie.
“Non ha voluto venire, mi ha detto che è meglio così….”
Pattie si mise la testa fra le mani.
“Devo chiamare suo padre, Jeremy”
Io la guardai confusa.
“Ma Jeremy non odiava Justin?”
Lei annuì per poi riprendere a parlare.
“Si ma è l’unica speranza”.
Mi chiedevo cosa intendesse dicendo che era l’unica speranza, cosa poteva aiutare Justin i miei pensieri furono interrotti da Pattie.
“Ecco gli ho mandato un messaggio”  Le sorrisi e lei ricambiò per poi mettere in moto ed andare verso casa.
 
Jeremy’s point of view
 
Da: Madre della merda
Jeremy…ti sto scrivendo per chiederti aiuto, so che non te ne importerà ma te lo sto chiedendo con il cuore in mano, si tratta di Justin…beh ho scoperto che lui si droga ed ora è scappato e non ha intenzione di tornare per paura di deludermi ti prego aiutami.
 
Justin….Era lui mio figlio, l’errore non doveva nascere ed ora Pattie mi chiede aiuto, non lo so non voglio averci a che fare con Justin.
 
A: Madre della merda
Pattie io non voglio averci a che fare con lui e lo sai, non so come potrei aiutarti.
 
La risposta arrivò in men che non si dica
 
Da: Madre della merda
Ti prego aiutami non dovrà sapere necessariamente che sei tu basterà solo che tu lo convinca a tornare….ti prego, lui è tutto per me…..questo è il suo numero 5854798715 non perdere tempo a rispondere a me, se mi vuoi aiutare chiamalo ti prego…
 
Mi rassegnai, dopotutto era mio figlio e se non avesse saputo chi sono sarebbe tutto andato per il meglio.
 
Justin’s point of view
 
Ero di nuovo solo, mi avevano trovato così facilmente, forse dovevo andare con loro, mi mancano troppo.
Mi arrivò una chiamata.
Aveva il numero privato.
Decisi di rispondere.
Justin:Pronto?
Jeremy: Parlo con Justin Bieber?
Justin: Si…Ma chi è lei?
Jeremy: Non importa chi sono io, l’importante è che torni a casa da tua madre.
Justin: Non posso….L’ho delusa….
Jeremy: Si che puoi lei sta soffrendo ed anche tu, chiamala e dille che torni.
Feci per parlare ma quell’uomo chiuse la chiamata, avevo fatto una lunga corsa prima, ora sono di nuovo al parco seduto su una panchina, chi era quell’uomo? Quella voce non la conoscevo….E’ tutto così strano, perché mi ha chiamato per dirmi di tornare a casa? E come faceva ad avere il mio numero, decisi di richiamare con il numero privato, sentii di nuovo quella voce rispondere al telefono e pronunciare queste parole: Pronto? Sono Jeremy Jack Bieber chi parla?
A quelle parole rimasi immobile, era mio padre.
 
-Spazio autrice-
Ecco finalmente il quinto capitolo,  scusate il ritardo ma non avevo idee, beh spero che vi piaccia, il vostro parere conta molto per me quindi se vi va lasciatemi qualche recensione. Lo so che è corto, scusate.
-Sofy
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 (rifatto) ***


Capitolo 6: La mia lametta
 
Justin’s point of view
 
La voce continuava a parlare al telefono, a chiedere, io ero immobile….Mio padre, mi aveva chiamato, non ci credevo….Lui mi odiava e mi ha incitato a tornare a casa.
Ora non sarei di certo tornato.
Mio padre…Mi ha detto di tornare ma io non ho intenzione di ascoltarlo.
Ho causato fin troppo dolore.
Dopotutto cosa può fare di buono un “errore” mio padre forse aveva ragione.
Non sono il figlio che avrebbe voluto mia madre.
O forse lo ero fino a quando non ho preso in mano quella roba.
Cominciavo a sentirmi male.
Mi mancava la droga.
Ero senza da sole poche ore ma già mi mancava.
Subito dopo mi addormentai su quella panchina.
Mi svegliai, guardai il cellulare, erano le 7.30 probabilmente se qualcuno è passato qua avrà pensato che fossi ubriaco.
Stavo peggio di ieri sera, mi serviva una bustina e subito, non ce la facevo più.
Mi squilla il telefono, è di nuovo un numero privato.
J:“Pronto?”.
X: “Justin, ti avevo detto di andare a casa da tua madre!”..
J: “Ah ancora tu….”
X: “Senti ragazzo non ho tempo da perdere con te  o vai da tua madre o ci saranno conseguenze…”
In quel momento mi uscirono delle parole fredde, tenute dentro per davvero troppo tempo.
J: “Non ti è bastato avermi chiamato errore ed aver abbandonato me e la mamma? Jeremy o forse dovrei dire PAPÁ?
Oramai le lacrime rigavano il mio viso, le asciugai in fretta.
Je: “….Justin….”
J: “Perché cazzo mi hai chiamato?! Non ti è bastato avermi rovinato la vita quando te ne sei andato? Eh? Conseguenze ptf! Cosa vorresti fare uccidermi? Perché mi faresti un favore”.
Je: “Lo sapevo sei un inutile debole”.
J: “Rispondi alla mia domanda”.
Je: “Me l’ha chiesto tua madre…Io l’ho accontentata”.
J: “Bene ma non c’era bisogno”.
Attaccai, ormai le lacrime avevano bagnato il mio viso completamente.
Le asciugai, non devo piangere io sono forte.
Cercavo di convincermi.
Da oggi non avrei pianto.
Piangere è per i deboli ed io non lo sono.
Mi alzai dalla panchina ed iniziai una lunga camminata.
Avevo solo bisogno di distrarmi.
Ma questa volta non avevo la droga.
Come avrei fatto?
Mi venne in mente che con me avevo sempre la mia lametta.
Se non avevo la droga per fuggire avevo la mia lametta.
Misi le mani in tasca in cerca di quell’oggetto che avevo promesso di non toccare più.
La trovai, era da tanto che non la prendevo in mano.
Stavo quasi tremando, alzai il mio polso pieno di cicatrici sia di buchi che tagli procurati anni prima dalla lametta.
Mi sedetti a terra.
Presi la lametta e l’affondai nel polso stringendolo.
Il dolore mi invase.
Non ricordavo facesse così male.
Ma il dolore mi aiutava a fuggire, a non pensare a tutti i problemi.
La ferita decise di smettere di sanguinare.
Subito dopo mi procurai un altro taglio.
La serata finì con me che avevo ricominciato a tagliarmi.
E mi sentivo ancora peggio di prima.
Il mio polso dopo anni si ritingeva di rosso.
Nessuno sapeva che avevo ripreso a tagliarmi.
Nessuno ha mai saputo che mi tagliavo.
Tranne Allyson e mia madre.
L’hanno scoperto così, per la droga.
A me nessuno mi vuole.
Non ho nemmeno degli amici.
Chaz e Ryan mi credono un assassino.
Non ci credono che io e Jasmine abbiamo fatto un’incidente.
Pensavano che io avessi pianificato tutto.
Perché io ero vivo e non lei.
Quella notte dovevo essere io a morire.
Lei aveva ancora motivi per vivere.
Io no, non ne ho mai avuti.
Poi è arrivata lei e per un po’ la mia vita ha trovato un senso.
Poi è morta….
La mia vita è inutile.
Ammettiamolo mio padre ha ragione.
Sono debole, anche un perdente, uno che si abbatte così facilmente.
L’unica cosa che sapevo fare era scrivere.
Scrivere canzoni.
Incominciai ad intonare un pezzo di Down to earth.
I never thought that it be easy
Cause we both so distance now
And walls are closing in on us
And we’re wondering how
No one has a solid answer
But just walking in the dark
And you can see the look on my face
It just tells me apart
So we fight (so we fight)
Trought the hurt (trought the hurt)
And we cry (and cry and cry and cry)
And we live (and we live)
And we learn (and we learn)
And we try (and try and try and try)
So its up to you and its up to me
That we meet in the middle on our way back down to earth
Down to earth
Down to earth”

Non finii la canzone.
Era doloroso cantare questa.
Parlava di una situazione così difficile.
I miei genitori separati.
Una lacrima mi rigò il viso.
L’asciugai in fretta.
Non devo piangere.
Sono stanco, di tutto.
Cerco tanto di apparire forte ma..
Ma….Non lo sono affatto.
Mi faccio pena da solo.
Sono giovane eppure ne ho passate.
Cosa dovrei fare.
Mi rende solo triste il fatto di non sentirmi come gli altri.
Mi sento diverso.
E questo non mi piace.
Mi si piazza davanti un ragazzo sui 18 anni, comincia a parlarmi di qualcosa di strano.
Io lo ascolto e subito dopo lo seguo.
 
-Spazio autrice-
Ho cancellato i capitoli 6 e 7 perché facevano davvero schifo.
Leggete e spero che vi piaccia il nuovo capitolo 6, scusate se ci sono degli errori ma non ho tempo di ricontrollare.
-Sofy
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Jason Mccan ***


Capitolo 7: Jason Mccan
 
Justin’s point of view
 
Mi alzai ed iniziai a seguire quel ragazzo mai visto prima.
Si chiamava Jason, aveva 18 anni.
Ci avevo parlato e mi aveva convinto a seguirlo.
Dopotutto cosa avevo da perdere?
 
1 mese dopo
Allyson’s point of view
 
Non avevamo notizie di Justin da un mese…
Mancava a me, a Pattie, persino suo padre era venuto per accertarsi che fosse a casa.
Ma di lui non c’era traccia, da nessuna parte.
Certo, un sedicenne in giro da solo cosa può fare?
Di tutto mi risposi.
Accesi la tv e beccai il primo telegiornale, era da tempo che non guardavo telegiornali.
Lessi la notizia scritta in basso e rimasi a bocca aperta.
‘Jason Mccan il famoso gangster locale beccato insieme ad il suo nuovo “aiutante” Justin Bieber in uno scambio di sostanze stupefacenti’
Per poi vedere un’immagine di Justin insieme ad un ragazzo.
Lacrime, quello sentii.
Tutto divenne appannato e confuso.
Justin…Droga…Era ricaduto o forse non ne era mai uscito.
Cosa devo fare?
Solo una risposta ‘trovarlo’
Era l’unico modo di capire la situazione.
Presi in mano il telefono.
Cercai quel contatto che ormai non vedevo da un’anno.
Lo trovai e subito cliccai sul numero.
Iniziai a chiamare.
Uno squillo….due squilli…ti prego rispondi….tre squilli…..”Pronto?”
Sentii la sua voce.
“Justin? Sono Allyson”.
Grazie al cielo aveva risposto.
“Ally? Che c’è?”
Sosopirai.
“Justin…E’ un mese che non ci sentiamo…Ed oggi ho acceso la tv….C’era il telegiornale con notizie su di te ed un certo Jason Mccan..”
Lo sentii ridacchiare.
“Lo so, siamo sempre al telegiornale da un po’…Vabbè se era per questo tanto tutti sanno che io e lui ci droghiamo”.
Io feci un altro sospiro.
“La prendi così alla leggera? Justin….Non avevi promesso di non farlo più?”.
Mi immaginai quel ghigno dal suo viso che spariva.
“….Ally….Non è così semplice”.
Decisi di deviare l’argomento.
“Dove sei? Voglio vederti….Sai ho visto che hai lasciato la scuola…”
“Si, mi ero stufato di quella merda in cui ero preso di mira da tutti”.
Una lacrima mi scese.
“Justin….Cos’hai fatto?!”
Dalla sua voce lo sentii incupirsi.
“Almeno ora la gente che mi incontra mi riesce a portare rispetto, io mi sono conquistato un titolo in questa città”.
Abbassai lo sguardo.
“Justin, che titolo? Il titolo del gangster drogato? Non mi sembra un bel titolo…”.
Lo sentii sospirare per poi sentire la chiamata chiudersi.
Mi aveva chiuso il telefono in faccia.
Velocemente gli scrissi un messaggio
‘Incontriamoci al parco, ti aspetto la…Ora.’
Lui mi rispose con un semplice ‘ok’.
Arrivai al parco per poi vederlo.
Era passato solo un mese ma la sua bellezza era aumentata.
Gli arrivai d’avanti e senza dire una parola gli presi i polsi tra le mani.
Per poi girarli per vederli bene.
Come immaginavo erano solcati da tagli e buchi.
Dall’ultima volta erano aumentati.
Riuscii a dire solo 4 parole.
“Perché ti fai questo?”.
Mentre le lacrime si impossessavano dei miei occhi.
Lui non disse nulla, mi abbracciò.
Io ricambiai, senza esitazioni.
Mi era mancato.
Qualche minuto dopo riuscii finalmente a calmarmi.
Mi staccai da lui e piano piano mi incominciai ad asciugare le lacrime.
Lui in un sussurrò mi ribadì quello che sapevo già.
“Lo sai perché lo faccio”.
Solo queste parole mi disse.
Lo abbracciai capendo il motivo.
Ancora tra le sue braccia alzai lo sguardo ed incontrai i suoi occhi color cioccolato.
Mi ci ero persa.
Erano così belli, perfetti come lui.
 
-Spazio autrice-
E’ un po’ corta ma visto che vi avevo fatto aspettare così tanto ho deciso di pubblicarvela subito. :) come sempre scusate per gli errori ma non ho riletto, mi piacerebbe davvero tanto vedere qualche recensione anche per questo capitolo :) se volete chiedermi qualcosa mi trovate qua: http://ask.fm/SofyloveJB
Questa è Allyson:
http://25.media.tumblr.com/17831800b038c2e7fb7dc96bb4c28403/tumblr_mj9dyuLNvn1qhwv3wo1_250.gif
-Sofy
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Ally ***


Capitolo 8: Ally
 
Justin’s point of view
 
Mi staccai da Allyson, non so cos’era ma c’era un sentimento che mi legava a lei.
Non so cosa poteva essere.
So solo che quando non c’era mi mancava.
In questo mese mi è mancata davvero tanto.
Lei si preoccupa per me.
“Justin ti prego non farlo più”.
Sospirai per poi mettere la mano in tasca in cerca della lametta.
La portavo sempre con me.
La trovai e la tirai fuori dalla tasca.
La guardai bene, c’era tutto il mio sangue.
Ad Ally nel vederla scese una lacrima.
Poi la prese in mano.
“Justin ti prego, guarda i tuoi polsi e poi questa lametta lei è la causa di tutto, ti prego buttiamola via..”
Sospirai, era vero.
Ma come avrei fatto senza?
Così gliela presi di mano e la rimisi in tasca.
Lei abbassò lo sguardo scuotendo la testa.
Sono così stupido che mi faccio del male da solo pensai.
“Sono un coglione”.
Mormorai.
Allyson scosse la testa.
“Non lo sei”.
Disse guardandomi negli occhi.
“Cosa? Non lo sono? Mi faccio del male da solo, mi taglio, mi drogo…”.
Lei sospirò.
“Justin….Tutto ha un motivo e se ti droghi e ti tagli c’è di sicuro”.
Sussurrò Ally.
Decisi di stare zitto, cosa avrei dovuto fare dopotutto?
Di sicuro avremmo finito con una discussione.
Sentii il mio telefono squillare, era Mccan così risposi.
“Jason”.
“Justin, hai la roba?”.
Si riferiva alla droga..
“Ehm no, l’ho finita ieri sera”.
“Cazzo! Sto di un male, mi manca davvero”.
Decisi di andare a prendergliela.
“Vado a prendertela ok?”.
Lo sentii rispondere con un grugnito.
Buttai giù la chiamata.
Ally mi guardava confusa.
“Devo andare a prendere la roba, non so vuoi venire?”.
Lei sospirò per poi fare cenno di no con la testa.
“Va bene allora ci vediamo, ciao”.
L’abbracciai stretta, lei ricambiò il saluto per poi dirigersi verso casa.
Mi incamminai verso il mio “fornitore”.
Una volta tornato a casa diedi la droga ed una siringa a Jason per poi andare in camera mia.
Non riuscivo a togliermi lo sguardo deluso di Allyson dalla mente.
Ero sconfitto.
Ero debole.
Andai in bagno, tirai fuori la lametta e stringendo il polso incominciai ad incidere tagli sulla mia ormai fragile pelle.
Volevo morire.
Ero un fallimento, non c’era una persona che mi accettasse per come ero.
Ma se voglio apparire forte non devo mollare.
Lasciai andare il polso che ormai aveva smesso di sanguinare.
Un’altra volta il mio sangue aveva bagnato il pavimento.
Non me ne importava molto, così mi alzai da terra e mi diressi in camera mia.
Mi distesi sul letto e piano piano mi addormentai.
Fui svegliato dal mio telefono.
Risposi piuttosto assonnato.
Dopo aver sentito le sue parole mi alzai dal letto di scatto, per poi correre fuori.
 
-Spazio autrice-
Lo so che è corto ma non volevo farvi aspettare molto, non è un gran che ma ormai sapete che io mi ci impegno davvero in ogni puntata. Scusate per gli errori ma non ho riletto.
Per sapere quando aggiorno seguitemi su twitter: https://twitter.com/SofyEfp__

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Capitolo 9
*** Vidi la disperazione nei suoi occhi ***


Capitolo 9: Vidi la disperazione nei suoi occhi
 
Allyson’s point of view
 
Stavo tranquillamente passeggiando, davanti a me c’era una villetta mentre passavo, vidi un ragazzo correre nel giardino, era Justin, si stava dirigendo verso il motorino, urlai il suo nome.
“Justin!”.
Fortunatamente mi sentì per poi girarsi verso di me.
Mi avvicinai a lui e l’abbracciai, lui senza dire una parola mi fece salire sul motorino.
Il viaggio fu silenzioso, quasi imbarazzante.
Vidi la mia casa e lui si fermò.
“Allyson vai a casa devo occuparmi di una faccenda importante”.
Scossi la testa.
“No, dimmi almeno cosa devi fare”.
Lui fece un lungo sospiro.
“Ally senti prova a capirmi, è una situazione pericolosa e non voglio metterti in pericolo, perfavore fallo per me”.
“Prometti di tornare e venire subito da me? Non voglio che ti accada nulla ok?”.
Lui annuì ed io scesi per poi dirigermi verso casa.
 
Justin’s point of view
 
Sfrecciavo per le strade con il mio motorino.
Stavo andando dal fornitore.
Aveva preso Jason, il perché non lo so.
Ma lui era riuscito a chiamarmi per pochi secondi.
Arrivai a destinazione e scesi dal motorino.
Controllai di avere la pistola riposta nei jeans.
E così entrai nell’edificio, era vecchio e cadeva a pezzi.
Non trovai nessuno, solo un biglietto.
Diceva solo una cosa: Sbagliato!
Certo, avevo sbagliato posto ed ora dove cazzo può essere Jason?
Pensai bene.
E mi venne in mente un posto perfetto.
Conoscevo il mio fornitore e niente mi sfuggiva.
Salii sul motorino e sfrecciai verso la casetta in  cui andavo da piccolo in un posto ben isolato.
Arrivai e scesi dal motorino.
Entrai e subito sentii il freddo di una pistola puntata alla mia testa.
Girai gli occhi dal lato della persona che mi voleva uccidere.
Vidi chi non avrei mai immaginato.
Non era il fornitore.
Era Mccan.
Deglutii rumorosamente.
“Jason? Ma io e te non eravamo amici?”.
Lui rise in modo particolarmente rumoroso.
“Sogna Bieber, ti ho preso in giro e tu ci sei cascato”.
Le mie nocche divennero bianche.
Mi aveva preso in giro.
“Ti servivo solo a prendere la roba eh?”.
Lui rise nuovamente.
“Certo, se no io sarei andato in galera, cosa credi?”.
Mi aveva fregato.
Ed ora? Cosa avrei potuto fare?
“Ed ora? Se mi uccidi chi ti porterà la roba?”.
Fece un ghigno.
“Ho trovato qualcun altro, mica sono stupido Bieber”
Digrignai i denti.
Misi una mano dietro la schiena ed estrassi dai jeans la mia pistola.
Gliela puntai al petto, dove si trovava il cuore.
“Mccan puoi decidere o mi uccidi e muori anche tu o mi lasci andare”.
Lui aggrottò la fronte.
Lo stavo mettendo in difficoltà.
Dopo vari ripensamenti spostò la pistola dalla mia testa.
Ed un ghigno maligno comparve sul mio volto.
“Bravo”.
Uscii dalla casa.
Salii sul mio motorino e mi diressi a casa di Allyson.
Arrivai davanti, suonai e vidi sua sorella aprirmi.
“Oh ma tu chi sei? Ah si dimenticavo, Bieber ahah mi fai ridere sei tornato eh? Sei stato così trasgry a lasciare la scuola”.
Mi trattenni dalla voglia di buttarmi giù.
La scansai ed andai al piano di sopra.
Arrivai davanti alla sua stanza bussai ed aprii la porta.
Era distesa sul letto con le cuffiette.
Era davvero bellissima.
Alzò lo sguardo per poi vedermi e sorridermi.
“Ehi”.
“Stai bene grazie al cielo!”.
Sorrisi, lei era l’unica che si preoccupava così.
“Si, sto bene….Per ora….”.
Lei si alzò dal letto con la preoccupazione negli occhi.
“Lui…Ha cercato di uccidermi”.
Lei spalancò gli occhi.
“Lui chi? Justin chi?”.
Rimasi fermo immobile.
Poi presi un respiro.
“Mccan”.
 
Allyson’s point of view
Nel sentire quel nome mi bloccai.
Era quello che era stato con lui per tutto questo tempo.
“Justin ti prego che è successo?”
Dissi quasi in preda al panico.
“Sono entrato nel capanno, pensavo che l’avessero rapito, li ho sentito il freddo di una pistola appoggiata alla mia testa, poi ho preso la mia pistola e l’ho minacciato di ucciderlo se lui l’avesse fatto ed allora ha abbassato la pistola”.
Vedevo la disperazione, la confusione nei suoi occhi.
Non dissi nulla ma lo abbracciai, aveva bisogno di quello.
“Non mi spaventa la morte”.
Mormorò per poi continuare.
“Quello che mi spaventa è il modo in cui le persone ti dimenticano e ti sostituiscono. Senza pensarci, come se tu fossi un libro letto e poi buttato chissà dove”.
Quelle parole mi colpirono, di certo non stava bene, era sconvolto.
“Dammi la pistola, mettiti nel mio letto e fatti una dormita per isolarti dal mondo”.
Dissi dolcemente.
Lui fece come gli avevo chiesto, mi diede la pistola che riposi accuratamente in un cassetto mentre lui si toglieva le scarpe e si infilava nel mio letto.
Feci per uscire ma sentii una mano fermarmi.
“Resta con me, ti prego”.
Annuii e mi rannicchiai nel letto a contatto con il suo corpo.
Il mio stomaco si riempì di farfalle.
Probabilmente mi stavo innamorando.
Non so come, non so perché ma lui è tutto ciò di cui ho veramente bisogno.
 
-Spazio autrice-
Ci ho messo un sacco a scriverlo, spero che vi piaccia se volete sapere quando aggiorno su twitter sono: @SofyEfp__
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Sapevo solo che senza di lui nel cuore sentivo un vuoto incolmabile ***


Capitolo 10:  sapevo solo che senza di lui nel cuore sentivo un vuoto incolmabile.
 
 
Allyson’s point of view
 
Mi svegliai, guardai l’ora e notai che erano passate circa due ore da quando ci eravamo addormentati.
Justin stava ancora dormendo, ne aveva bisogno per riprendersi.
Cercai di divincolarmi dalle sue braccia cercando di non svegliarlo ma ottenendo uno scarso risultato.
Lo sentii mugugnare qualcosa per poi vedere i suoi occhi color caramello aprirsi.
“Allyson”.
Mi fece uno dei suoi migliori sorrisi e li mi sciolsi.
“Justin, va meglio ora?”.
Stupida! Che razza di domanda gli hai fatto? E’ ovvio che non va affatto meglio visto che fino a qualche ora fa rischiava la morte.
Mi schiaffeggiai mentalmente.
“Si dai abbastanza, cioè potrebbe andare meglio se non avessi rischiato la morte qualche ora fa”.
Disse con una punta di sarcasmo.
Si fermò un attimo, mi stava squadrando.
“Sai una cosa?”.
Gli diedi tutta la mia attenzione incuriosita da cosa avrebbe potuto dire.
“Sei davvero bellissima”.
A quelle parole le farfalle nello stomaco si fecero sentire, e le mie guance probabilmente divennero rosse.
“Non è vero”.
Mormorai.
Lui mi guardò di storto.
“So che tu lo negherai sempre ma sei bellissima e questo non cambia”.
Mi disse sorridendo.
Arrossii nuovamente per poi parlare.
“Non ti credo perché io sono il tipo di ragazza che non crede mai ai complimenti ma crede ad ogni insulto”.
Lui mi guardò forse capendo cosa intendevo.
“Non dovresti..”.
Sussurrò.
“Ci sono delle volte in cui mi sento così insicura, io non sono il tipo di ragazza che piace”.
Lui mi guardò con uno sguardo davvero dolce.
“Ehi sei bellissima e credimi, anche se tu non te ne accorgi la fuori è pieno di ragazzi che vorrebbero stare con te”.
Scossi la testa.
“Non ci credo, insomma io non sono come le altre, mi sento fottutamente diversa non sono quella che mette minigonne e scarpe col tacco, no sono quella che mette felpe larghe, leggins e scarpe da ginnastica”.
Abbassai lo sguardo ma lui me lo rialzò.
“Già, tu sei diversa dalle altre, sei molto meglio, di persone come loro ce ne sono così tante, invece tu sei..sei diversa ecco”.
Sorrisi ampiamente le sue parole erano state così dolci.
“Justin ma io non sono come sembro, io cerco di apparire forte ma in realtà mi sento così debole e fragile, mi sento così piccola di fronte al mondo io ci rimango male per ogni piccola cosa”.
Lui mi guardò capendo alla perfezione ogni mia parola.
“Piccola noi tutti portiamo una maschera, credimi io in quest’ultimo mese sono diventato davvero esperto di maschere”.
Aw mi aveva veramente chiamata piccola?
Ora posso anche morire in pace.
“Non voglio innamorarmi”.
Disse scuotendo la testa per poi continuare.
“Ho già causato troppi danni con Jasmine”.
Una piccola lacrima cadde sul suo visto che ormai aveva abbassato.
Glielo rialzai e gli asciugai la lacrima con il pollice.
“Ehi non devi incolparti”.
Gli dissi nel modo più dolce possibile.
Lui fingendo di non avermi sentita continuò.
“Ma è inevitabile”.
Lo guardai con uno sguardo confuso.
Non ebbi il tempo di parlare che sentii il suo respiro farsi più vicino.
Non volevo aspettare così mi avvicinai e premetti le mie labbra sulle sue.
Non fu un bacio di quelli che ti lasciano senza fiato.
A me bastava il suo sorriso per rimanere senza fiato.
Mi guardò con tristezza mormorando qualcosa che sembrava uno scusa per poi alzarsi, prendere la sua pistola ed andarsene.
Cosa avevo fatto?
Se ne era andato così senza darmi spiegazioni dopo avermi baciata.
Ora mi sentivo completamente vuota.
Senza di lui era come se tutto il mondo mi stesse crollando addosso.
Sapere che se ne era andato.
Non sapevo né dove né perché sapevo solo che senza di lui nel cuore sentivo un vuoto incolmabile.
 
-Spazio autrice-
Con la mia solita fortuna mi sono fatta male e rimarrò a casa per qualche giorno, quindi probabilmente avrò il tempo di scrivere il prossimo capitolo presto, in questo qua veramente ci ho messo il cuore, se vi va recensite è bello sentire la vostra opinione.
Se volete seguirmi su twitter sono @ImSofia__
-Sofy

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Capitolo 11
*** Mamma ***


Capitolo 11: Mamma
 
Justin’s point of view
 
Scappai da casa di Allyson.
Sono un codardo.
Una persona che ha paura di esprimere ciò che prova.
Non lo so.
Lei voleva quel bacio?
Io so solo che in quel momento mi sono sentito per un’attimo vivo.
E’ da tanto che mi sento morto.
E lei riesce a farmi sentire il ragazzo spensierato che ero una volta.
Mi completa.
Arrivai davanti a casa mia.
Suonai al campanello con impazienza.
Vidi una figura aprirmi la porta.
Era mia madre.
Forse era ancora delusa ma non potei fare a meno di abbracciarla.
Mi era mancata così tanto.
Lei ricambiò.
Sentii qualche singhiozzo provenire dalla sua bocca.
Mi staccai con gli occhi lucidi.
“Justin sei tornato!”.
Sorrisi a quelle parole.
“Si, e sono tornato per restare”.
Dissi con la voce un po’ smorzata dalle lacrime, erano lacrime di gioia.
Lei mi fece entrare.
Divenne improvvisamente seria.
Una volta seduti sul piccolo divano mi prese il polso, lo girò al contrario per poi esaminare i tagli.
Si vedeva bene che alcuni erano recenti.
Vidi una lacrima di tristezza solcare il suo viso.
I buchi ormai erano pochi.
“Tesoro….Non devi farti questo”.
Abbassai lo sguardo per nascondere le lacrime.
“Me lo merito, ho rovinato la vita a tutti, sono stato un errore, per colpa mia Jasmine è morta….”.
Lei prese il mio viso ormai pieno di lacrime tra le mani.
“Tu non te lo meriti tesoro mio, non sei stato un errore sei stato una cosa inaspettata, non mi hai rovinato la vita, l’hai completata, e se fossi veramente un errore devi sapere che sei l’errore più bello della mia vita, per quanto riguarda Jasmine mi dispiace molto e so quanto l’amavi ma non devi incolparti, lei non vuole che tu lo faccia”.
A quelle parole sorrisi.
“Se fossi un errore tuo padre non sarebbe venuto qua, a vedere se stavi bene”.
Mormorò ed un sorriso mi illuminò il viso.
“Papà? Sei seria?”.
Odiavo mio padre ma ero felice.
Per una volta tutto andava bene.
“Si tesoro mio”.
Mi disse sorridendo.
“Mh mamma?”.
Lei mi guardò con uno sguardo interrogativo.
“Sono uno stronzo”.
Lei spalancò gli occhi per poi accarezzarmi la guancia delicatamente.
“Tesoro mio perché dici questo?”.
Io scossi la testa.
“Oggi ho baciato Allyson….”.
Lei mi guardò confusa.
“E cosa c’è di sbagliato in questo?”.
Abbassai lo sguardo.
“Le ho chiesto scusa e me ne sono andato, l’ho lasciata sola”.
Lei aggrottò la fronte.
“E tu la ami?”.
Annuii, di quello ne ero certo.
“Justin, tesoro mio allora torna da lei e dille tutto ciò che provi”.
Scossi la testa.
“Non sono bravo ad esprimere ciò che provo”.
Lei mi guardò fiduciosa.
“Lo so, ma lascia parlare il cuore e tutto andrà per il verso giusto, lui sa sempre cosa dire in questi casi”.
Annuii, uscii dalla porta e mi diressi verso casa di Ally, suonai, sua sorella mi aprì e corsi su verso la sua camera
No, non ero bravo a parlare ma a cantare si.
Così piano piano aprii la porta ed iniziai una delle tante canzoni che avevo composto.
Ma questa era diversa, l’avevo composta per lei.
Ooh, Ooh.. 
Across the ocean, across the sea 
Startin' to forget the way you look at me now 
Over the mountains, across the sky 
Need to see your face and need to look in your eyes 
Through the storm and, through the clouds 
Bumps on the road and upside down now 
I know it's hard baby, to sleep at night 
Don't you worry 
Cause Everything's gonna be alright, ai-ai-ai-aight 
Be alright, ai-ai-ai-aight 
Through your sorrow, 
Through the fights 
Don't you worry, 

Cause everything's gonna Be Alright,ai-ai-ai-aight 
Be Alright,ai-ai-ai-aight.. 
All alone, in my room 
Waiting for your phone call to come soon 
And for you, oh, I would walk a thousand miles 
To be in your arms 
Holding my heart 
Oh I, Oh I... 
I Love You 
And Everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Threw the long nights 
And the bright lights 
Dont you worry 
Cause Everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight 
You know that I care for you 
I'll always be there for you 
Promise I will stay right here, yeah 
I know that you want me too 
Baby we can make it through, anything 
Cause everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Through the sorrow, through the fights 
Dont you worry 
Everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Through the sorrow, through the fights 
Don't you worry 
Everything's gonna Be Alright.”.

Cantai fino all’ultima nota con il cuore in mano cercando di trasmetterle tutto il mio amore.
Lei mi venne incontro, non feci altro che posare le labbra sulle sue e questa volta non sarei scappato, sarei restato.
 
-Spazio autrice-
Beh non posso di certo non dire che non mi sono impegnata tantissimo, vi prego recensite lo sapete che mi interessa la vostra opinione. xxx
 
  
   
 
 

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Capitolo 12
*** Crisi d'astinenza ***


Capitolo 12: Crisi d’astinenza
 
Justin’s point of view
Quella notte ero rimasto a dormire da Allyson.
Non lo so per lei sentivo qualcosa di veramente forte.
Sapevo solo che ora con lei era tutto più facile.
Mi sentivo leggero, nuovo.
Forse mi ero innamorato.
Dopo tanto tempo e tanta sofferenza c’ero riuscito.
Per una volta mi sentivo in pace con il mondo e con me stesso.
Ma questa splendida sensazione durò poco.
Una forte crisi d’astinenza stava prendendo il sopravvento.
Mi sentivo uno schifo.
Stavo malissimo, mi alzai dal letto piano piano cercando di non svegliare Allyson.
Scesi al piano di sotto per poi uscire di casa e prendere la macchina.
Arrivai a casa, salii velocemente in camera.
Aprii il mio cassetto chiuso a chiave ormai da anni.
Ma non ci trovai altro che vecchie carte e cose varie.
Dovevo aver portato via anche l’ultima dose che mi era rimasta.
Mi sedetti sul letto con la testa tra le mani cercando di fermare quell’agonia ma con scarsi risultati.
Vidi una figura arrivare verso la mia camera.
Era mamma, dopo avermi visto così mi corse incontro per poi stringermi.
“Justin? Justin che succede?”.
Mi disse con la preoccupazione che si poteva vedere benissimo attraverso gli occhi.
“Ne ho bisogno”.
Mormorai a fatica.
“Di cosa? Cosa Justin?”.
Sospirai.
“La roba”.
Presto la sua faccia si fece più seria di prima.
“No…Justin tu non hai bisogno di quella roba, ti fa male”.
Scossi la testa, ero disperato mi sentivo davvero male.
“Tesoro lo so che è dura ma ora mettiti nel letto e cerca di calmarti, io vado a farti un tè aspettami qua”.
Decisi di non ribattere e feci come mi aveva detto.
Appena lei uscì dalla stanza mi alzai, aprii un altro cassetto e presi in mano la lametta.
Andai nel bagno attaccato alla mia camera e senza esitare incisi un taglio sulla mia pelle.
Poi un altro e poi un altro ancora fino a quando non caddi a terra per il dolore.
Ma continuai, continuai ad incidere tagli sulla mia pelle.
Non ce la facevo.
Ero in crisi.
Forse non mi ero mai fatto così tanti tagli.
Strinsi il polso ma continuai.
Sentii il rumore di una cosa di vetro frantumarsi a terra ma non ci feci caso e continuai.
Ora c’era qualcuno che urlava il mio nome, forse era mamma.
“Justin!! Justin! Basta smettila non farlo più”.
Abbassai lo sguardo e notai tutto il sangue a terra.
Poi vidi una mano prendermi la lametta e metterla non so dove.
Vidi mia madre girarmi verso di lei mentre mi stringeva il polso per bloccare la fuoriuscita di sangue.
Aveva gli occhi innondati di lacrime.
Mi faceva male vederla così.
Mi accarezzava la testa mentre parlava.
“Tesoro mio, ora mi aspetti un secondo qua che vado a prendere una fascia va bene?”.
Annuii non sarei andato da nessuna parte, riuscivo a malapena a reggermi in piedi.
Aspettai li, seduto per terra guardando il mio polso ormai completamente rosso.
Vidi mia madre entrare in camera con una fascia, mi prese delicatamente il polso ed iniziò a disinfettarlo per poi girare intorno la fascia e chiuderla.
“Va tutto bene?”.
Annuii anche se non era vero.
Odio farla preoccupare.
“Da quanto lo fai?”.
Era ovvio, si riferiva ai tagli.
“Da quando avevo 10 anni…”.
Mormorai quasi sotto voce.
La vidi intristirsi dalla mia affermazione, avevo deciso di essere sincero.
Lo so che era questo ciò che voleva.
“Tesoro mio….”.
No, le avrei detto tutto ora.
“Per un periodo avevo smesso, quando stavo con Jasmine…..Ma poi….Lei è morta ed io ti ho detto della droga e tutto, la mattina dopo quel giorno ho ricominciato”.
Lei abbassò lo sguardo.
Poco dopo sentii il mio telefono squillare, mi alzai per prenderlo.
Era Allyson.
“Amore”.
Sorrisi, non volevo farla preoccupare.
“Ehi, dove sei? Sei andato via”.
Dovevo dirle la verità o tutto mi si sarebbe ritorto contro.
“Ora sono a casa, e scusa per prima ma….Beh…..Ero in crisi di astinenza, scusa se ti ho lasciata sola”.
La sentii quasi sussultare.
“Vengo la, aspettami ciao”.
“Ciao piccola”.
Mia madre alzò un sopracciglio.
“Era Allyson, viene qua”.
Lei annuì per poi sentire suonare il campanello ed andare ad aprire, le sentivo parlare al piano di sotto, probabilmente parlavano di me beh Ally doveva sapere.
La vidi entrare e fiondarsi tra le mie braccia per poi lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.
La strinsi forte a me.
Mi prese il polso guardando bene la fasciatura.
“Smettila di farti del male”.
Sussurrò.
“Me lo merito e basta”.
Sussurrai anche io, come aveva fatto lei.
“NO, Justin tu non te lo meriti non farlo più”.
Scossi la testa ed inaspettatamente lei si alzò per poi mettersi ad urlare .
“Non lo capisci vero?! Questo piano piano ti sta uccidendo, si ho paura che un giorno Pattie possa chiamarmi per dirmi che sei in ospedale lo capisci?!”.
Mi alzai con la poca forza che avevo in corpo e le presi il viso tra le mani.
“Piccola…”
Non riuscii più a pronunciare una parola e caddi a terra.
Sentivo Allyson urlare il mio nome poi non sentii più niente e vidi nero.
 
-Spazio autrice-
Ecco il capitolo, scusate per l’immenso ritardo ma in questi giorni sono molto impegnata con la scuola… Recensite e ditemi che ne pensate ;) (ovvio, solo se volete)
Ho fatto una foto per la ff ** link: https://twitter.com/ImSofia__/status/335368961929670656/photo/1/large

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Capitolo 13
*** Ospedale ***


Capitolo 13: Ospedale
 
Allyson’s point of view:
 
Stavo urlando a Justin, fin quando non lo vidi cadere a terra, iniziai ad urlare il suo nome, Pattie si fiondò nella stanza, vidi le lacrime innondare i suoi occhi e subito prese il telefono di Justin dal comodino, stava chiamando l’ospedale.
Lo avevamo preso insieme per poi metterlo in macchina e dirigerci verso l’ospedale, arrivammo poco dopo e subito uscirono degli infermieri con una barella, lo presero e fu li che non lo vidi più.
L’avevano portato nel pronto soccorso, ormai era mezz’ora che i medici erano in sala ed io non reggevo più tutto questo, avevo esaurito le lacrime, probabilmente avevo un aspetto orribile ma poco mi importava, ora mi importava solo di lui, lui era il mio mondo e non potevo permettermi di perderlo.
Uscì un medico ed arrivò da me e Pattie.
“Parenti del signor Bieber?”.
Pattie si alzò di scatto per poi seguire il medico, parlavano ed io aspettavo con impazienza Pattie per farmi dire che succedeva, poco dopo tornò da me ed iniziò a spiegarmi la situazione.
“Ally, Justin ha perso troppo sangue ed ora ne ha bisogno, io glielo donerei ma non ho il suo stesso gruppo sanguigno”.
Senza esitare le risposi.
“Che gruppo è Justin?”.
Chiesi.
“AB positivo”.
All’udire quelle parole dentro di me stavo esultando.
“Lo farò io, io sono AB positivo!”.
Pattie mi guardò con uno sguardo felice.
Andai verso il medico e subito dopo mi misero su una barella ed iniziarono ad estrarre il sangue necessario.
E’ una cosa bella avere la consapevolezza che la persona che ami ha un po’ del tuo sangue dentro di sé, è come se avesse una parte di te sempre con sé.
Finirono di prelevarmi il sangue e mi dissero di restare distesa sul lettino visto che ora ero molto debole.
In effetti era vero, mi addormentai oltre che debole ero pure stanca.
Mi svegliai dopo circa un’ora, entrò un’infermiera che mi invitò ad uscire e subito mi precipitai da Pattie, era sempre nello stesso punto ferma.
“Pattie! Come sta? Ti hanno detto qualcosa?”.
Lei con tristezza emise un sospiro.
Ok, ora si che ero nervosa.
“Mi hanno detto che….che le prossime ore saranno decisive per lui…..”
Nel sentire quelle parole persi un battito.
Non potevo perderlo, non ora che ci eravamo appena messi insieme lui è diventata la ragione del mio sorriso ed ora non può andarsene così.
Ormai è entrato nella mia vita, nel mio cuore in punta di piedi e non uscirà così facilmente.
E’ strano, è davvero strano amare così tanto una persona da star male.
Lui non sarà perfetto ma tutte le sue imperfezioni per me sono perfette.
Mi sedetti lasciando il mio corpo cadere sulla sedia.
“Possiamo almeno vederlo?”.
Chiesi a Pattie girandomi verso di lei ma scosse la testa e li sentii il mio cuore frantumarsi in mille pezzi.
Le lacrime erano già iniziate a scorrere sulle mie guance come dei fiumi interminabili.
Nella mia mente mi ripetevo che lui è forte e che ce l’avrebbe fatta.
Non mi lascerà sola, me l’aveva promesso ieri sera ed ora non può andarsene.
Ormai era sera e di lui nessuna notizia.
Si avvicinò un medico per spiegarci la situazione.
“Il ragazzo si è svegliato, è un miracolo pensavamo che non si sarebbe più svegliato e invece….Ora è molto debole e non può vedere nessuno…”.
A quelle parole mi tranquillizzai, Justin stava bene e questo contava.
Il mio telefono suonò, lessi il nome, era Chaz, risposi cercando di essere il più normale possibile.
“Hey Chaz!”.
“Hey bellissima!”
Rispose lui, adoravo quando mi chiamava così, era una cosa dolce.
“E’ da un po che non ci si vede, ti va se stasera usciamo?”.
Non potevo di certo dirgli di si…
“Non posso….Il mio ragazzo è in ospedale…”.
Risposi con tristezza.
“Allyson è fidanzata?! Ah beh! E chi è il fortunato?”
Sospirai.
“Non ti piacerà, è Justin….”
In quel momento potei immaginarlo spalacare gli occhi.
“Cosa?! Quell’assassino? Allyson, devi stargli alla larga!”
In quel momento sentii la rabbia farsi spazio dentro di me.
“Non puoi chiamarlo assassino! Lui è un bravissimo ragazzo, forse avrà anche lui i suoi problemi ma non ce alcun dubbio sul fatto che lui non è un assassino”.
Lo sentii ridacchiare.
“Vabbè, che ha fatto per essere in ospedale?”
Volevo farlo sentire in colpa quindi decisi di dirgli la verità, dopotutto se lo meritava.
“Beh sai, il caro ragazzo che tu ed i tuoi amici chiamate assassino si da il caso che ora sia in ospedale perché si tagliava le vene forse perché oltre ad aver perso una delle persone più importanti della sua vita aveva perso anche i suoi amici vero?”
Non mi rispose subito, sapevo che ora si sentiva in colpa ed era quello che volevo, se lo meritava.
C-cosa? Lui si tagliava? Ma da quando?”
Mi faceva male ripensarci ma dopotutto era la verità, la triste verità.
“Da quando aveva dieci anni, ora ne ha 16 allora è un mostro? Un ragazzo che sta soffrendo da quando era solo un bambino?”
Era sconvolto.
“No…..Anzi, verrò a trovarlo con Ryan se ti va bene…..”
Sorrisi a quell’affermazione, Justin ne aveva disperato bisogno.
“Certo! Senti, ora vado che sto aspettando che mi lascino entrare, ciao”
“Ciao bella, ti voglio bene!”
“Anche io!”
Staccai la chiamata e tornai da Pattie, era seduta con la tristezza negli occhi come prima.
“Hey Pattie, hai sentito? Sta bene!”
Esultai.
“Si, lo so…Ma ho paura, capisci quella sensazione che si ha quando si rischia di perdere quella persona che riesce a migliorarti la vita ogni giorno semplicemente sorridendo?”
Annuii, lo avevo sperimentato proprio con Justin ormai lui era diventato il mio mondo ed il fatto di far parte del suo mi rendeva felice.
Ormai era sera, ero ancora li con Pattie vicina, nessuna diceva una parola, ognuna era con i suoi pensieri che aspettava di poter vedere Justin.
Non la reggevo più questa situazione, stavo male, le lacrime continuavano a scendere ma poco mi importava, mi alzai in piedi.
“Io non ce la faccio più”.
Cominciai a correre in cerca di un medico.
Quando lo trovai mi misi ad implorarlo di dirmi che succedeva.
“La prego, mi dica che succede, io non reggo più questa situazione, perché non possiamo ancora vedere Justin?”
Piangevo a dirotto, non riuscivo a fermare le lacrime.
“Mi dispiace signorina ma queste non sono informazioni che la riguardano se non è una parente del signor Bieber”.
Mi si spezzò il cuore in mille pezzi, c’era qualcosa che non andava, lo sapevo.
“No, la prego me lo dica, io sono la sua ragazza…La prego”.
Ero spezzata in due, non penso di essere mai stata così male in vita mia.
Il dottore sospirò, mi portò in un’angolino.
“Signorina, ci sono delle complicazioni ora non posso dirle cosa ma il ragazzo potrebbe trovarsi in coma per uso di sostanze stupefacenti”.
Sentii come se tutto si fosse fermato, come poteva essere vero? No, era un’incubo non poteva essere così.
Decisi di andare al bar, mi sedetti ad un tavolo e mi feci dare un caffè, avrei voluto una vodka ma non potevo tirarmi indietro nell’alcool proprio quando Justin aveva più bisogno di me.
Il barista mi diede il caffè, lo bevvi, pagai e tornai in ospedale.
Avevo il trucco colato, la faccia stanca ma poco mi importava, ora l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era Justin e senza di lui mi sentivo persa.
Dopotutto lui è stato il mio pensiero fisso per tutti questi mesi.
Lo sapevo che quello gli faceva solamente del male, era ovvio ma lui era troppo distrutto per dare ascolto alle mie parole.
Avrei voluto solamente sentire la sua splendida voce tranquillizzarmi ma lui non era li, era chiuso in una camera d’ospedale mentre delle stupide macchine lo tenevano in vita, perché? Perché tutto questo deve capitare a me, ma soprattutto a lui, lui non merita del male, lui era una di quelle persone vere che non aveva paura ad esternare i suoi sentimenti.
Mi sentivo inesorabilmente sola, senza di lui niente aveva un senso.
Vidi il medico arrivare e spiegare anche a Pattie la situazione di Justin.
Andai a casa, io non avrei voluto ma mi avevano obbligata, quella notte non riuscivo ad addormentarmi, ero troppo preoccupata così mi alzai dal letto, mi vestii e mi diressi verso casa di Pattie, ormai avevo le chiavi visto che Pattie era in ospedale aprii e mi recai al piano di sopra, nella meravigliosa camera di Justin.
Mi rannicchiai nel letto insieme al suo profumo e mi addormentai subito, era come averlo vicino a me.
La mattina dopo mi alzai presto ed entrai in ospedale, dissi a Pattie di andare a casa per riposarsi e dopo un poco riuscii a convincerla, mi avviai verso la segreteria e chiesi se era possibile vederlo, mi dissero di si per poi condurmi nella sua stanza.
Entrai e lo vidi disteso su quel letto d’ospedale respirava, aveva un sacco di fili attaccati, mi avvicinai ed iniziai a parlarci.
“Amore mio….Scusami….Scusami se mi sono messa ad urlare con te, io non volevo, volevo solo farti capire la mia paura…..”.
Andai avanti, continuai a parlare per un po’ ma dopo un medico entrò invitandomi ad uscire.
Già mi mancava, ma non potevo farci molto…

-Spazio autrice-
Lo so, è davvero cortissimo ho visto che ora la storia ha in tutto 20 recensioni ** grazie siete stupendi! <3 Bene, ora non riuscirò ad aggiornare molto perché ho gli esami di terza media quindi sono un po’ impegnata, beh spero che questo capitolo vi piaccia, l’ho scritto con il cuore. Se vi va di seguirmi su twitter sono @ImSofia__ li pubblico anche delle frasi come anteprima :3

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Capitolo 14
*** Vita ***


Capitolo 14: Vita

 

Allyson’s point of view

 

Mi svegliai ormai come sempre nel cuore della notte, guardai l’ora, erano le 3.30 ormai ci avevo fatto l’abitudine.

Le ore passavano, le lancette dell’orologio andavano avanti ed io ero ancora li ferma nel letto che cercavo di prendere sonno.

Mi addormentai verso le 5.00 con la consapevolezza che tra poche ore sarei dovuta andare a scuola.

E la sveglia suonò, mi alzai a malavoglia per poi andare in bagno, vestirmi ed andare al piano di sotto.

Presi lo zaino, una mela ed uscii di casa, non salutai nessuno, non avevo voglia di vedere nessuno.

Ogni mattina mi alzavo con la consapevolezza che non l’avrei visto a scuola, mi mancava tutto di lui, i suoi baci, le sue carezze, i suoi occhi color nocciola, MI MANCAVA LUI.

Era un mese che se ne stava rinchiuso in ospedale, ogni giorno andavo da lui, i medici mi dicevano che andava tutto bene ma io stentavo a crederci.

Pattie era tutto il giorno in ospedale insieme a Jeremy, a quanto pare ha finalmente capito Justin e la sua situazione.

A scuola mi prendevano in giro, mi dicevano “Allora Jones dov’è il tuo ragazzo?.....Ah si dimenticavo è in coma AHAHAH” Io rispondevo, apparivo forte e sicura di me ma nel frattempo dentro stavo crollando.

Avevo inesorabilmente bisogno di lui.

Arrivai a scuola, buttai il torsolo della mela e mi avviai dentro.

Subito venni assalita da tutte le prese in giro, non ci diedi peso e continuai a camminare.

Allora, Jones il tuo ragazzo è già morto? Sai in questa scuola non sono graditi gli sfigati” A queste parole mi fermai, mi girai e vidi il ragazzo ridere con i suoi amici.

Andai verso di loro, presi per il colletto il ragazzo e lo avvicinai a me.

Porta rispetto che non sei nessuno brutta testa di cazzo”.

Sussurrai per poi mollargli uno schiaffo in pieno viso, in poco tempo la guancia gli diventò rossa ma non mi importava, se l’era meritato più di chiunque altro.

Me ne hanno dette di cose ma questa era la peggiore ed io non volevo di certo fargliela passare liscia.

Non parlavo con nessuno da tempo, mi sedevo al mio banco e lasciavo che le ore passassero, erano lunghe, così lunghe che avevo deciso di non andare a scuola tempo fa ma ovviamente mia madre me l’aveva impedito.

Volevo solo che quelle otto ore finissero in fretta per andare a trovare Justin.

Lui era tutto per me e non poterlo vedere mi stava uccidendo dentro.

Quelle otto ore mi erano sembrate le più lunghe di tutta la mia vita ma per fortuna erano finite!

Presi il motorino e mi diressi verso l'ospedale.

Arrivai, entrai e come sempre trovai Pattie, le dissi di andare a casa, sarebbe stata meglio per ora.

Entrai nella stanza e lo vidi, era uguale ogni giorno, tubi attaccati ovunque sul corpo fermo del mio ragazzo.

Lo amo.

Cominciai a parlargli e a raccontargli tutto quello che stava succedendo ma omettendo il mio stato d'animo.

Non volevo che sapesse che stavo così male.

Io ne ero sicura, lui sentiva quando gli parlavo e non volevo che si preoccupasse per me.

Amore, vedrai andrà tutto bene, tu ti sveglierai e saremo felici come prima TI AMO sei diventato in così poco tempo la persona più importante.”

Mi fermai sentendo la porta aprirsi piano piano, mi girai e vidi Ryan insieme a Chaz istintivamente mi abbracciarono ed io ricambiai.

Ehi, sono contenta che siete venuti, Justin ne sarà felice!”.

Dissi io per poi ricevere subito una risposta da Ryan

Ci siamo accorti solo ora di quanto aveva bisogno di noi, è vero ti accorgi di quanto tieni ad una persona quando rischi di perderla”.

Ed era proprio vero, prima che si trovasse qui non mi ero mai resa conto di quanto tengo a lui.

Sorrisi e gli invitai a parlargli.

Gli raccontarono della squadra di Hockey, di quella di Basket e poi della musica, lo sapevano, lui amava tantissimo la musica.

Allyson ora se non ti dispiace noi dobbiamo andare”.

Annuii e li vidi uscire dalla porta.

Ero sola, di nuovo sola con vicino la persona che mi aveva cambiato la vita.

Dopo avergli parlato per una buona mezzora mi venne in mente che gli avevo scritto una canzone, non ero mai stata una brava cantante ma quella canzone veniva dal cuore.

Iniziai ad intonare le prime parole.

Questa canzone parlava di tutto quello che amavo di lui e di quanto di mancava.

Siamo così vicini eppure così distanti ma la distanza non può separare due cuori che si amano davvero.

Entrò un medico nella stanza dicendomi che avevano deciso di staccare la spina che ormai non c'era più speranza.

No!”

Urlai con le lacrime che scendevano.

Lui è forte e ce la farà, lui è il mio ragazzo e senza di lui non riesco a stare”

Il nostro discorso durò una buona mezz'ora e alla fine mi disse che entro domani pomeriggio doveva essere sveglio se no era costretto a staccare la spina.

Uscii dall'ospedale pregando per Justin.

Mi infilai nel letto e cercai di dormire ma come al solito non ci riuscii.

Quella notte dormii due ore.

Non andai a scuola ma stetti tutto il tempo da Justin.

Il tempo passava ed io non potevo fare altro che pregare.

Mi sentivo inutile, impotente davanti a questa situazione.

Mi addormentai per poi svegliarmi alle quattro di pomeriggio.

Justin era ancora disteso nel letto.

E a momenti sarebbe arrivato il medico.

Arrivò, lanciò uno sguardo a Justin scuotendo la testa.

Le lacrime mi rigavano il viso.

Mentre accanto a me c'era Pattie che urlava.

Il medico si avvicinò al corpo inerme del mio ragazzo.

Poi si allontanò avviandosi verso la spina.

Urlai ma non lo bloccò e con un gesto mise fine alla vita del mio ragazzo.

 

-Spazio autrice-

Scusate, sono stata molto assente ma avevo gli esami, ora mi odierete per averlo fatto finire così ma la ff continua eh ;)

-Sofy

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Capitolo 15
*** Chaz e Ryan ***


Capitolo 15: Chaz e Ryan

 

Allyson's point of view

Le lacrime non si fermavano e sapevo che non si sarebbero fermate.

In un'istante vidi la mano del mio ragazzo muoversi e li tornò tutto ad avere un senso.

Mi avvicinai correndo urlando il suo nome.

Justin! Justin! Justin rispondimi ti prego!”.

Strinsi la sua mano e di risposta mi arrivò una stretta e li ricominciai a vivere, ero morta, si ero morta dentro per un secondo.

Lo sentii tossire e li realizzai che lui c'era e non era arrivato lassù.

Ripetei il suo nome più volte accarezzandogli la mano.

Tutti erano sbalorditi, dal dottore a Pattie.

Continuavo a ripetere il suo nome, lui aprì gli occhi e mi sorrise ma in poco tempo il sorriso svanì e pian piano gli si chiusero gli occhi, iniziai ad urlare il suo nome.

Il dottore corse, mi scansò ed urlò.

Lo stiamo perdendo veloci!”.

Corsero dei medici con un defibrillatore.

Sentivo le urla del dottore.

E li il mio cuore cadde senza possibilità di tirarsi su.

Poi non le sentii più perchè delle infermiere ci invitarono ad uscire.

Erano circa da 10 minuti li dentro fin quando non vidi uscire tutti per poi alzarmi e chiedere se ce l'aveva fatta.

Pattie era svenuta e ora si trovava in rianimazione.

Il medico mi rispose con una risposta secca e dura come un masso.

Non ce l'aveva fatta ed ora ero definitamente crollata.

Entrai ed incominciai ad accarezzare il corpo senza vita del mio ragazzo.

Sono una stupida.”.

Mormorai affranta.

No non lo sei”.

Mi rispose una voce roca che riconoscerei tra mille.

Mi girai verso l'amore della mia vita.

E vidi la luce.

Dopo essere caduta nel burrone stavo risalendo, lui era li che mi guardava con i suoi occhi color nocciola inconfondibili.

D'istinto lo baciai e lui fece lo stesso con me.

Dopo uscii subito urlando.

Si è svegliato! E' vivo!”.

Mentre delle lacrime di gioia solcavano il mio viso.

Arrivò il medico che sbalordito visitò Justin.

Ero rinata ed ora nessuno ci avrebbe separati.

Il dottore uscì lasciandomi entrare.

Senza di te non sarei qui ora”.

Mormorò Justin per poi contiunuare.

Hai impedito al medico di staccare la spina ieri”.

Sorrisi.

Ei amore, sei qui perchè sei forte, io non centro molto”.

Lui cercò di tirarsi su ma non ci riuscì e finì subito sul letto.

Amore,è meglio se non fai sforzi per ora...”.

Lui mi fece una faccia triste.

Sono inutile, mi sento inutile”.

Mi rattristò vederlo così, no, lui non era affatto inutile ed io lo sapevo.

No! Non sei inutile, amore devi accettarlo, sei vivo per miracolo e se tu non ci fossi non so davvero cosa farei”.

Lui mi sorrise, era un sorriso sincero che emanava amore.

Non ricevetti una risposta, restammo li a guardarci, io li accarezzavo il viso e lui mi sorrideva.

A un certo punto mi prese la mano e la fermò, allungò la sua verso di me, io mi abbassai e mi lasciai coccolare da lui.

Avevamo gli occhi lucidi e stanchi ma niente ci poteva fermare dal stare insieme a coccolarci.

Bussarono alla porta, mi fermai per poi parlare.

Avanti!”.

Vidi entrare Pattie che con le lacrime agli occhi si avvicinò a Justin.

Io uscii per lasciarli soli, era il loro momento insieme dopo un sacco di tempo.

Forse era questo il significato della parola amore? Restare accanto alla persona che ami sempre e comunque nonostante tutto quello che può succedere in una vita.

Mi squillò il cellulare, lessi il numero, era Ryan così risposi.

Eii” Sorrisi al pensiero di Justin nell'altra stanza.

Ei Ally, sono con Chaz come sta Justin?”.

Sorrisi, ero felice.

Bene! Ryan si è svegliato!”.

Dissi tra le lacrime di gioia che mi rigavano il viso.

Cosa?! Ma è una notizia stupenda! Arriviamo la, ciao!”.

Non mi diede il tempo di rispondere che riattaccò.

Risi, era proprio da lui.

Pattie uscì invitandomi ad entrare.

Entrai e lui era li, sorridente.

Amoree quanto vorrei darti un bacio ma il dottore ha detto che non posso”.

Dissi a Justin sorridendo.

Ma ti hanno mai detto che sei la dolcezza fatta a persona? Aw amore mio sei dolce”

Arrossii alle sue parole.

Lui mi tirò verso di lui e mi lasciò un bacio.

Sorrisi nel bacio, non ne potei fare a meno.

Ho una sorpresa per te”.

Dissi sorridendo ancora.

Justin mi fece una faccia curiosa per poi farmi una domanda.

Ah si? E cosa?”.

Non gli lasciai il tempo di finire che Chaz e Ryan spuntarono dalla porta.

Justin!”.

Esclamarono in coro.

Ryan? Chaz? Ma voi non mi odiate?”.

Chiese Justin visibilmente sorpreso.

Loro scossero la testa e Justin sorrise, ora aveva i suoi amici e la sua famiglia, mancava solo suo padre.

Restammo a parlarci poi piano piano si addormentò, era stupendo gli lasciai un bacio delicato sulla guancia per poi uscire.

 

-Spazio autrice-

Finee, è corto e ho postato tardi, lo so scusatemi :c

-Sofy

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