Si torna a combattere, ma sarà tutto come prima? di Crystal eye (/viewuser.php?uid=130782)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Un ospite inaspettato ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il messaggio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Le Guardiane ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Chiacchiere e.... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - ...Scoperte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Primo attacco ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Sogni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Conoscersi ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Al Grande Tempio ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il compleanno ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Il ritorno di Atena ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Confronti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Preparativi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Chiarimenti ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - La Festa ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Scontro ad Asgard ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
NOTE
DELL’AUTRICE: allora,
scusate per il titolo penoso ma non sapevo che mettere..... mi
piacerebbe tanto
sapere cosa ne pensate dell’inizio, spero vi piaccia!!!
Bacioni
a chi legge
Crystal
eye
Prologo
La
grotta del sigillo era
ancora leggermente illuminata dal cosmo della guardiana che
l’aveva imposto.
Era servito per secoli a proteggere il sigillo e, anche se ormai la sua
padrona
se era andata da molto tempo, continuava a evitare che si spezzasse.
Su-lee
guardava con
malinconia il lucente cosmo argentato che si affievoliva sempre di
più, mentre
la potenza di ciò che il sigillo nascondeva si accresceva a
vista d’occhio.
Sospirando, si allontanò dal sigillo, uscendo dalla piccola
camera che lo
conteneva. Si fermò sull’ingresso, notando con la
coda dell’occhio un’ombra,
che sembrava premere sulla barriera cosmica, creandovi una spaccatura
leggera,
che si tramutò in un attimo in una ragnatela disegnata sulla
barriera e sul
sigillo stesso. Su-lee, si girò, riavvicinandosi alla
barriera, quasi
spaventata dallo scricchiolio sinistro che aveva sentito e che
diventava più
forte e stridulo ogni secondo che passava. Questo, infatti,
aumentò fino ad
infrangere completamente la barriera, sotto gli occhi attoniti della
giovane.
L’esplosione provocata dallo spezzarsi del sigillo
scaraventò la ragazza contro
la parete, lasciandola a terra semisvenuta.
In
altre parti del mondo,
tre giovani donne alzarono gli occhi al cielo, in direzione del sigillo
spezzato e sussurrarono: “È cominciato!”
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Un ospite inaspettato ***
NOTE
DELL’AUTRICE: ciao a
tutti, cari lettori e lettrici!!!! Ecco qui il primo capitolo della mia
storia... mi scuso in anticipo se ci sono degli errori, ma non sto
molto
bene.... quindi siate clementi....
Buona
lettura,
Crystal
Capitolo
1
Dohko
di Libra stava
inginocchiato davanti alla cascata del Drago, in meditazione, quando la
distratta percezione di un cosmo familiare e uno schiocco davanti a lui
lo
costrinse a rompere la concentrazione. Spalancò gli occhi
dalla sorpresa,
lanciandosi per prendere la giovane donna cinese che stava per cadere
dentro
l’acqua.
Erano
quasi due secoli
che non la vedeva, Su-lee.
“Su-lee!
Su-lee,
svegliati! Su...” la chiamò, recandosi in fretta
verso la casa dove viveva con
il suo allievo, Sirio, e la sua figlia adottiva, Fiore di Luna.
“Fiore
di Luna, presto!
Portami delle erbe medicinali e delle bende!” le
gridò appena fu dentro,
adagiando Su-lee sul suo letto e aprendole delicatamente la tunica
sulla pancia
per esaminare la ferita sull’addome, che sembrava essere la
più grave.
“Ecco
qui, maestro! Ma
a cosa.... oddio! Cosa è successo? Qualcuno vi ha
attaccato?” domandò la
giovane dai lunghi capelli neri raccolti in una treccia, mentre si
precipitava
ad aiutare il cavaliere a spogliare la donna e medicarne le ferite.
Poi,
notando che il ragazzo non aveva del tutto aperto la tunica, si
offrì di
medicarla lei, assicurando che se si fosse svegliata
l’avrebbe chiamato subito.
Dohko arrossì come non faceva da quando era realmente un
ventenne, ma accettò,
andando ad aspettare nel salone di fianco alla sua stanza.
Rimasta
sola, Fiore di
luna si fermò un secondo a osservare la giovane donna che
sembrava causare un
così grande turbamento nel maestro. Era una giovane cinese,
sui vent’anni,
forse anche leggermente di meno, il viso ovale incorniciato da
lunghissimi
capelli neri come la notte senza stelle, legati in una treccia morbida,
che si
stava sciogliendo, rendendoli leggermente ondulati. Era alta, con il
fisico
minuto e dalle forme delicate, coperto da una tunica rosa chiaro e
azzurro con
pantaloni dello stesso colore. Sarebbe potuta passare per una modella,
se non
fosse stato per i vestiti tutti pieni di strappi e la fascia rossa che
stringeva il seno strappata e imbrattata di sangue, per via della
ferita che
aveva sulla pancia.
Innanzi
tutto, Fiore di
luna le tolse gli stivaletti bassi, posandoli a fianco del letto, prima
di
finire di toglierle la tunica e i pantaloni, prendendo una pezza e
l’acqua lì
vicino per pulire ogni più piccolo taglio, per evitare che
facesse infezione. Finito,
passò a bendare le ferite più gravi e incerottare
quelle più leggere. La ferita
all’addome, la più grave, perdeva ancora un
po’ di sangue; la ripulì con
attenzione, cospargendola di crema di erbe medicamentose, prima di
fasciarla
stretta, pregando che smettesse di sanguinare. Dopo di che le
andò a prendere
un suo vestito, per poterla ricoprire, le sistemò le coperte
e si recò
nell’altra stanza, dove Dohko stava spiegando ad un Sirio
leggermente
preoccupato cosa era successo, per lo meno quello che sapeva.
“Non
so cosa sia
successo, è comparsa già svenuta. Ma... era
così tanto tempo che non la
vedevo... mi preoccupa che mi abbia cercato!” diceva, con
espressione
corrucciata e lo sguardo terribilmente serio non si staccava dal
piccolo fuoco
nel camino, nel saloncino della casa.
“Non
dovrebbe neanche
essere viva.” Sussurrò con la testa bassa per non
farsi sentire, né vedere.
Fiore
di Luna
tossicchiò, palesando così la sua presenza e
attirando l’attenzione dei due
uomini che la guardarono con occhi carichi di domande e aspettativa e
speranza,
specialmente il cavaliere d’oro.
“Ora
dovrebbe stare
bene, sta riposando e le ferite hanno smesso di sanguinare!”
disse con un
sorriso dolce, facendo sorridere anche gli altri, che si
tranquillizzarono
riguardo alle condizioni della giovane ospite.
“Maestro?
Posso
chiedere chi è e come l’avete
conosciuta?” domandò la ragazza sedendosi accanto
a Sirio, che le mise un braccio intorno alle spalle.
Dohko
la guardò
intensamente, prima di sospirare profondamente e annuire, anche se gli
costava
molto riportare a galla quei ricordi. Soprattutto ora che lei era tanto
vicina,
dopo aver passato anni con la convinzione di averla persa per sempre,
ricordare
faceva male e gli scaldava il cuore ad un tempo.
“Durante
il mio
addestramento a cavaliere di bronzo, incontrai una fanciulla, che come
me si
trovava lì in addestramento. In un primo momento pensai che
dovesse diventare
una sacerdotessa guerriero, tuttavia, al contrario loro non portava una
maschera a nascondere il suo viso e, con esso, la sua
femminilità. Comunque
dopo quella volta ci incontrammo ancora, molto spesso, e alla fine
diventammo amici.
Trascorrevamo insieme ogni momento libero dall’addestramento.
Finché un giorno
non mi presentai al nostro appuntamento ferito. Lei mi
guardò preoccupata per
un attimo ed io cercai di far finta che non mi facesse male niente, per
non
farla preoccupare troppo, scatenando il suo lato materno.”
Ridacchiò al ricordo
di come lo aveva ripreso perché faceva finta di niente.
“Si arrabbiò
terribilmente e appena notò la mia smorfia di dolore mi
portò lontano da occhi
indiscreti e mi curò. Non ho ancora capito come fece
esattamente, semplicemente
impose le mani e, espandendo appena il suo cosmo, guarì ogni
piccolo graffio o
ferita avessi. Dopo di che, mi fece giurare che non avrei detto a
nessuno
quello aveva fatto, perché poteva finire nei
guai.” I due ragazzi davanti a lui
si strinsero in un breve abbraccio, provocando nell’uomo un
sorriso nostalgico
al pensiero che, una volta, anche lui era stato così
innamorato e felice, come
loro due. “Ci innamorammo, ma alcuni anni dopo, fummo
costretti a separarci, perché
io, diventato cavaliere d’oro, dovevo combattere contro Ade,
insieme ai miei
compagni.” Finì di raccontare, con una smorfia che
doveva essere un sorriso,
per cercare di consolare Fiore di Luna che lo guardava con occhi
incredibilmente tristi, la sua piccola bambina.
Poi
però gli venne in
mente una cosa, una persona, che lo aveva guardato in quello stesso
modo, di
cui parlò ad alta voce senza rendersene conto.
“Se
non ricordo male,
però lei aveva una sorella... mi chiedo dove sia, visto
che....”
“Maestro?
Ma di cosa
sta parlando?” domandò la ragazza, che aveva
capito poco o niente di quel che
aveva borbottato.
“Eh?
Dicevo che da quel
momento non l’ho più rivista, né ho
saputo qualcosa di lei.” Fece tenendo lo
sguardo basso, sentendosi colpevole, quasi sincero, visto che si
riteneva
responsabile per quello che era successo.
“Non
è stata colpa
vostra. Non potevate sapere cosa sarebbe accaduto.” Disse
Sirio, poggiandogli
una mano sul braccio.
“Avevo
giurato di
proteggerla! E, invece... invece...” sbottò Dohko,
allontanandolo, con la voce
spezzata da lacrime trattenute, sorprendo i due giovani, che lo avevano
visto
sempre così forte e imperturbabile, quasi sempre.
Gli
dispiaceva
essersela presa con il Dragone, quindi si scusò e si diresse
verso la sua
camera.
“Maestro!
Aspettate!”
lo fermò il giovane, “Non ci avete detto il suo
nome.” Disse con un piccolo
sorriso, con cui gli disse che non se l’era presa.
Il
cavaliere di Libra
rise tristemente prima di rispondere con un tono pieno di affetto e
malinconia.
“Su-lee. Il suo nome è Su-lee.” Poi
uscì definitivamente dalla stanza.
Entrò
nella sua camera
con la speranza che fosse sveglia. Tuttavia, la
trovò ancora addormentata, in preda ad un
incubo, per questo le si avvicinò, posandole delicatamente
una mano sulla
fronte madida di sudore, come quando stavano insieme. Questo
sembrò avere un
effetto calmante immediato.
“Doh...ko....”
sussurrò
nel sonno, con voce roca e flebile.
L’uomo
sorrise nel sentire
che riconosceva il suo tocco nonostante i tanti anni trascorsi
dall’ultima
volta che si erano visti. Era rimasta sempre la stessa,
l’unico particolare un
po’ differente erano i capelli, ora molto più
lunghi, come quelli di sua
sorella, ma a parte quello sembrava essere la stessa Su di cui si era
perdutamente innamorato.
“Mhnmmm....”
gemette,
tornando cosciente e iniziando a sentire il dolore delle ferite. Il suo
dolce
viso, rilassato fino a qualche secondo prima, si contorse in una
smorfia di
dolore, precedendo l’aprirsi dei suoi occhi nero/blu con uno
sfarfallio di
palpebre.
Impiegò
qualche attimo
per metterlo a fuoco, ma, appena ci riuscì, sorrise radiosa.
“Dohko!”
gridò felice,
provando a lanciarglisi al collo come faceva sempre, ma una fitta
all’addome la
riportò brutalmente alla realtà, ricordandole che
era ferita e che era andata
da lui per un motivo ben preciso.
Lui
le si sedette a
fianco, aiutandola a mettersi seduta e mettendole dei cuscini dietro la
schiena.
“Sono
molto contento
che ti sia svegliata! Quando sei apparsa , ferita e priva di sensi....
ho
temuto che il mio cuore si fermasse!” le disse con un sorriso
splendido e uno
sguardo preoccupato. Su-lee gli rivolse un’occhiata
dispiaciuta, poi distolse
lo sguardo, sospirando, maledicendo il Destino che l’aveva
voluta quello che era
e aveva fatto in modo di farla incontrare e innamorare di un cavaliere.
“Mi
dispiace, non
sarebbe dovuta andare così...” si
scusò, riferendosi a ciò che era accaduto
anni e anni prima. “Ma ora ho bisogno del tuo aiuto, tuo e
degli altri
cavalieri di Atena... tutte noi ne abbiamo bisogno!” gli
comunicò.
Dohko
spalancò gli
occhi, sorpreso. Non capiva quale motivo potesse spingerla a chiedere
aiuto,
per conto di tutte poi! Erano Guardiane! Erano più forti dei
cavalieri d’oro,
come potevano avere bisogno del loro aiuto.
La
sua faccia doveva
essere stata molto eloquente perché lei rise tristemente.
“Lo
so, sembra assurdo,
ma è la verità! Purtroppo noi Guardiane, da sole,
non ce la possiamo fare, non
questa volta. Presto scoppierà una nuova guerra e noi non
siamo abbastanza
forti per combattere contro questo nemico.” Spiegò
rattristata, sia perché le
dispiaceva distruggere la vita pacifica che i cavalieri si erano creati
in quei
tre anni, sia perché il fatto che le Guardiane fossero
più deboli di quanto non
fossero mai state le ricordava che una sua compagna e amica era morta e
che
presto altri sette giovani sarebbero stati catapultati in quel mondo,
fatto di
guerre e sangue e morte, senza possibilità di tirarsi
indietro.
Rimasero
in silenzio,
pensando e riflettendo su ciò che si erano detti, o meglio,
ciò che lei aveva
detto.
“È
ora che cavalieri e
Guardiani tornino a combattere insieme!” esclamò
lei con uno sguardo deciso.
Il
cavaliere la guardò
intensamente, prima di annuire e dirle di riposare e recuperare le
forze.
Poi
tornò nel salone,
dove Sirio e Fiore di Luna si scambiavano un dolce bacio. Si staccarono
appena
si accorsero della sua presenza, arrossendo fino alla punta dei
capelli,
imbarazzati, e la ragazza andò di corsa in cucina a
preparare la cena.
Dohko
fece segno a
Sirio di seguirlo di fuori, con un accenno di sorriso sulle labbra.
“È
successo qualcosa?”
domandò il ragazzo preoccupato dallo sguardo ormai troppo
serio di quello che,
nonostante il suo addestramento fosse finito, considerava suo maestro.
“Su-lee
è venuta a
chiedere l’aiuto dei cavalieri di Atena, per conto delle
Guardiane.” Rispose
greve, lasciando Dragone un po’ confuso, non aveva idea di
chi fossero queste
Guardiane.
“Temo
di non capire
bene... dovremmo tornare a combattere?” chiese un
po’ incerto su quale fosse la
risposta che voleva sentire.
L’altro
annuì con cenno
secco del capo.
“Devi
sapere che,
durante la precedente Guerra Sacra, ci fu un altro scontro, avvenuto
quasi in
contemporanea, contro nemici che non siamo mai riusciti a identificare.
Quella
guerra venne combattuta dalle Guardiane degli Elementi. A quei tempi,
Guardiani
e Cavalieri vivevano insieme, collaborando gli uni con gli altri. E,
anche se
raramente, i Guardiani aiutavano i cavalieri a mantenere la pace.
Più forti
degli stessi cavalieri d’oro, le Guardiane di allora furono
costrette a
combattere da sole contro quei nemici sconosciuti e per miracolo
riuscirono a
sventare la catastrofe. Tuttavia, i legami sentimentali creatisi tra un
cavaliere
e una guardiana, portarono quest’ultima alla morte,
perché pur di curare il suo
amore, consumò un grande quantitativo di energia e, per
sigillare il nemico, si
ritrovò prosciugata di ogni forza. Da allora né
io, né altri cavalieri abbiamo
più avuto notizie di quelle giovani donne dai poteri
inimmaginabili.” Gli
spiegò Dohko, provando a chiarire la situazione nella mente
del suo allievo.
“Il fatto che adesso stiano chiedendo aiuto può
significare solo che qualcuno
di incredibilmente potente e pericoloso sta per fare la sua entrata in
scena...” ragionò.
“Allora
dovremmo
avvisare gli altri.... meglio essere preparati ad ogni
evenienza!” esclamò
Sirio deciso, ma anche rattristato, aveva sperato che, dopo
ciò che era
accaduto contro Ade, avrebbero potuto vivere una vita normale.
Il
cavaliere della
bilancia gli posò una mano sulla spalla, per cercare di
fargli forza, di cui
lui stesso aveva bisogno.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Il messaggio ***
NOTE
DELL’AUTRICE: salve a tutti!!!! Ecco il secondo capitolo,
spero che vi
piaccia.... vi avverto che la storia non è ancora entrata
nel vivo... stiamo
solo preparando il terreno per quello che deve avvenire!!!
Buona
lettura!!!
Crystal
Capitolo
2
NUOVA
LUXOR
Andromeda
Andromeda
dormiva quando ricevette il messaggio di Dohko, che lo portò
a svegliarsi di
soprassalto, come se fosse uscito da un
brutto sogno. Dopo la guerra contro Ade aveva avuto tanti
di quegli
incubi con il Dio come protagonista. Ogni volta riviveva i momenti in
cui,
sotto il controllo del Dio dei morti, aveva attaccato suo fratello....
stentava
anche a crederci, neanche quando si erano incontrati, durante la Guerra
Galattica aveva voluto attaccarlo!
Ogni
notte
gli sembrava di ritornare prigioniero nel suo stesso corpo, impotente
davanti
alla forza di Ade, che lo costringeva a fare del male a chi amava.
Ultimamente,
sognava spesso Crystal e un’altra ragazza, bionda e con gli
occhi azzurri, che
non aveva mai visto prima, che ridevano con lui al Grande Tempio e
all’improvviso il Dio riprendeva il controllo del suo corpo,
come di un
manichino, e lo costringeva ad attaccare i suoi amici.
Quel
messaggio era arrivato proprio nel momento in cui Ade riusciva a
sopraffarlo e
lo aveva strappato a forza dal suo incubo. L’aveva scioccato
sapere che stavano
per tornare a combattere. Non sapeva quale potesse essere il nuovo
nemico, ma
sinceramente sperava di non dover ingaggiare battaglia con nessuno, di
poter
risolvere la cosa in modo pacifico, anche se, con tutta
probabilità, le sue
speranze erano vane.
Si
guardò intorno nella stanza, trovandola claustrofobica nel
buoi della notte,
perciò nonostante l’ora tarda, decise di preparare
tutto quello che poteva
servire e uscì per prendere una boccata d’aria e
schiarirsi le idee in attesa
che arrivasse l’alba e, con essa, la possibilità
di parlare con Pegasus e Lady
Isabel.
Mentre
passeggiava nel parco, sotto la tenue luce della luna crescente, si
perse in
pensieri concentrati sul sogno, nella prima parte, dove lui, Crystal e
quella
ragazza sconosciuta ridevano e scherzavano.
Non
riusciva a capire perchè gli creasse quella sensazione di
calore al petto, nel
cuore.
Pegasus
La
voce
del cavaliere di Libra aveva portato il giovane Pegasus a uscire dallo
stato di
dormiveglia in cui era caduto.
Non
gli
sembrava vero che presto sarebbero dovuti tornare a combattere, dopo
tre anni
di meritata pace.
Dopo
la
guerra contro Ade, il dio degli inferi, in cui lui e gli altri
cavalieri
avevano rischiato di morire e dove per poco non avevano perso anche
Atena, Lady
Isabel, aveva creduto, sperato, che fosse finita, definitivamente.
L’ormai
diciannovenne cavaliere di Pegasus si alzò dal letto nel suo
appartamento alla
darsena, massaggiando distrattamente la spalla, in corrispondenza della
cicatrice
lasciata dalla spada del signore dei morti, che ogni tanto mandava
fitte
dolorose lungo tutto il braccio e iniziò a prepararsi per la
partenza.
Di
sicuro il messaggio di Libra era stato ricevuto anche da Andromeda,
quindi si
sarebbero incontrati da Milady appena avesse fatto giorno.
Si
affacciò alla finestra, osservando distrattamente il cielo
mentre ricordava le
battaglie affrontate gli anni passati. Ripensò a coloro che
avevano perso e ai
legami che si erano creati e consolidati nel corso delle lotte.
Solo
quando vide il Sole illuminare il mare di fronte a lui si riscosse,
preparandosi e lasciando i ricordi tornassero nel passato a cui
appartenevano.
Lady
Isabel
Il
messaggio di Dohko non la sorprese, aveva percepito che qualcosa non
andava,
anche se non era riuscita a capire cosa fosse esattamente,
né tantomeno, da
dove provenisse la minaccia. Aspettava in piedi davanti alla finestra
del
salotto della villa di Thule l’arrivo dei due cavalieri
residenti a Nuova
Luxor, certa che le avrebbero chiesto spiegazioni. Spiegazioni che lei
non
aveva. L’unica cosa certa al momento, era che stava per
cominciare una nuova
guerra, contro un nemico di cui non sapevano assolutamente nulla, non
ancora,
per lo meno.
In
quel
momento arrivarono i due ragazzi, che vennero scortati dentro
dall’onnipresente
Milock, che si lamentava per il comportamento irriverente di Pegasus,
mentre
Andromeda sorrideva, leggermente in disparte.
Anche
Lady Isabel sorrise a quella scena, che si era ripetuta varie volte in
quei tre
anni, poi tornò seria, consapevole che quella non era
un’occasione felice per
stare insieme.
“Milock!
Smettila, ora! Sappiamo tutti che Pegasus non cambierà
mai!” disse un po’
scherzosa, ponendo fine alla ramanzina. Il clima si fece subito teso, i
sorrisi
sul volto di Andromeda e Pegasus svanirono, lasciando il posto ad
un’espressione seria.
“Milady,
avete ricevuto anche voi il messaggio da Libra?”
domandò con voce tesa il
cavaliere di Andromeda.
“Si!
Purtroppo si! E so che vorreste sapere qualcosa di più, ma
tutto ciò che so dirvi
è che, nonostante siamo vicini all’inizio di una
nuova guerra, non è ancora il
momento!” rispose, anticipando le loro domande.
“Non
hai idea di chi possa essere il nostro nemico, questa volta?”
chiese Pegasus,
un po’ deluso, aveva davvero sperato di avere qualche
informazione in più.
“No,
mi
dispiace. Tutto quello che so è che il nostro nemico,
chiunque sia, è ancora
bloccato da qualche potere a me sconosciuto.” Disse.
“Non
ci
resta che recarci al Grande Tempio per scoprirlo, allora!”
esclamò il giovane
castano con tono deciso, stringendo i pugni per la frustrazione.
INDIA/JAMIR
Shaka/Mur
In
due
diversi luoghi della Terra, due giovani uomini venivano contattati
telepaticamente da un loro amico. Il cavaliere di Ariete, Mur, e il
cavaliere
di Virgo, Shaka, ascoltarono con attenzione quello che il compagno
aveva da
dire.
Entrambi
avevano avvertito che qualcosa non andava, ma non avevano potuto
scoprire molto
di più e poi, temevano che, parlandone agli amici, avrebbero
dato troppa
importanza a delle semplici sensazioni, magari errate, creando
scompiglio per
niente. Ma, a quanto pareva, non si erano sbagliati.
Si
recarono
immediatamente al Grande Tempio e, cercando di colmare
l’attesa, provarono a
scoprire qualcosa di più con le loro capacità.
BRASILE
Aldebaran
Era
riuscito,
dopo tanto tempo, a tornare nella sua città, in Brasile, e
ci aveva vissuto
tranquillamente, fino a che, quel messaggio, non confermò il
presentimento che
lo impensieriva da giorni.
Così
si
preparò a tornare in battaglia, a proteggere la Dea Atena e
l’umanità intera
dalle forze oscure.
GRECIA
Kanon
Dalla
fine
della guerra contro Ade, nonostante fosse stato accettato dai cavalieri
suoi
compagni, non se l’era sentita di rimanere con loro, in fondo
non si sentiva
pienamente parte del gruppo, anche se non aveva più problemi
con nessuno di
loro.
Rimase,
tuttavia, vicino al Grande Tempio, nel caso fosse accaduto qualcosa di
imprevisto.
Quando
ricevette
il messaggio di Libra, quasi iniziava a pensare si essere stato troppo
paranoico, ma sembrava che invece il mondo non riuscisse a stare al
sicuro per
più di una manciata di anni.
Si
recò
al Grande Tempio, quasi più curioso che preoccupato, anche
se c’era qualcosa
che gli faceva contorcere le viscere, senza che ne potesse capire il
perchè.
Ioria/Milo
I
cavalieri
della quinta e ottava casa avevano deciso di rimanere a custodia del
Grande
Tempio, nonostante il divieto categorico della dea Atena, che voleva
vivessero
una vita normale, almeno un po’. Tuttavia, i due non si erano
fatti convincere
ed erano rimasti, anche se capitavano spesso occasioni in cui uscivano
senza
pensare ai loro ruoli di cavalieri dello zodiaco.
Però
se
non avessero ricevuto quel messaggio dal loro compagno e amico, Dohko,
sarebbero stati costretti loro a richiamare tutti a causa del terribile
terremoto che si era abbattuto sul tempio e aveva fatto quasi crollare
le
dodici case.
Queste,
protette dal cosmo di Atena, resistettero, purtroppo non fu lo stesso
per l’arena,
le cui tribune e colonne formarono un cumulo di macerie in pochi
minuti.
La
causa
apparentemente sembrava essere stata la breve esplosione di un cosmo
oscuro,
molto lontano, che fece spaventare i due cavalieri, che pensarono a
cosa
avrebbe potuto fare, chiunque possedesse un cosmo simile, se avesse
deciso di
attaccarli.
Dopo
quel
terremoto rimasero vigili, fino all’arrivo dei loro compagni,
un po’ sconvolti
dal ritrovarsi l’arena in rovina.
ISOLA
DEL RIPOSO
Phoenix
L’isola
del riposo. Il suo rifugio, ormai, e anche se il desiderio di rimanere
con
Andromeda era sempre grandissimo, non riusciva a restare tra i suoi
migliori
amici.
Si
era
sentito sempre in qualche modo indegno della loro amicizia e anche dopo
tutto
quello che aveva fatto, tutti i pericoli che aveva affrontato al loro
fianco,
non si sentiva davvero parte del gruppo, sempre per quel piccolo
periodo in cui
era stato dalla
parte delle forze
oscure.
Infatti,
dopo alcuni mesi trascorsi con il suo fratellino, aveva deciso di
allontanarsi,
ma facendo in modo che Andromeda sapesse sempre dove si trovava. E ogni
tanto
tornava, dopo che tutti lo pregavano di farlo. Perfino Crystal. Il che
lo
sorprendeva ogni volta che sentiva la sua voce al telefono. Lo lasciava
senza
parole il fatto che lo volesse alle feste e festeggiamenti vari,
persino al suo
compleanno, o anche solo per stare di nuovo tutti insieme, dopo il loro
inizio
non proprio amichevole.
Lo
rendeva
incredibilmente felice il fatto che lo volessero tutti per festeggiare
insieme,
anche se non sempre riusciva a dimostrarlo.
Sperava
che, con il tempo, questo suo senso di inadeguatezza sarebbe passato,
ma quella
nuova minaccia difficilmente l’avrebbe permesso.
O
almeno
così pensava prima di incontrare l’unica donna
sulla faccia della Terra in
grado di guadagnarsi il suo rispetto senza bisogno di essere una dea.
Anche se,
con i suoi lunghi e ricci capelli rossi, l’altezza e il corpo
agile e formoso e
aggraziato, poteva sembrarlo.
Lo
andò
a prendere, dicendogli... gridandogli che se non si fosse mosso da solo
l’avrebbe
trascinato lei, anche per le orecchie se necessario.
Phoenix
l’aveva bellamente ignorata. Aveva intenzione di intervenire
solo al momento in
cui avrebbero avuto bisogno di lui.
“Come
desideri!” esclamò questa, stringendo gli occhi
verde chiaro in due fessure.
Si
avvicinò
senza far rumore e lo immobilizzò con il pensiero, mentre lo
prendeva per la
collottola come fosse un cucciolo e il cavaliere della fenice
cercò di
liberarsi.
“L’hai
voluto
tu, Araba Fenice.” Disse lei con tono condiscendente, come se
stesse parlando
ad un bambino, “Io ero disposta a farti camminare sulle tue
gambe!” aggiunse.
“Ma
si
può almeno sapere chi diavolo sei?” le
domandò il cavaliere, rivolgendole
parole civili, anche se incavolato, smettendo di ribellarsi.
“Mi
chiamo Jasmine, ti basti sapere questo!” rispose fredda come
i ghiacci di
Crystal.
Phoenix
scosse la testa a quel paragone, perchè in quei giorni gli
veniva sempre in
mente il cavaliere del cigno?
SIBERIA
Crystal
Nel
silenzio delle lande ghiacciate della Siberia, un giovane biondo
vestito solo
con una canottiera blu, pantaloni neri, con degli scaldamuscoli ai
polpacci
arancioni e delle fasce blu ai polsi era inginocchiato sulla neve, con
le mani
giunte mentre salutava sua madre, sepolta nel profondo oceano, e il suo
maestro,
chiuso dentro una lastra di ghiaccio.
Si
stava
preparando a tornare al Grande Tempio.
Dopo
tre anni passati lontano da quel luogo e dalle battaglie, era quasi
strano
tornaci.
Sospirò
pesantemente, cercando di buttare fuori, assieme all’aria,
anche la brutta
sensazione che lo attanagliava, come di vuoto e nostalgia, ma non
sapeva a cosa
attribuirla. Come se gli mancasse qualcosa, ed era da un bel
po’ che l’aveva
notata, ma non ci aveva mai fatto caso così tanto. Tuttavia,
da quando era
scoppiata la guerra contro Ade, si era accorto di come si fosse
accresciuta e
di come sembrasse dividersi. Aveva avuto davvero paura di perdere i
suoi amici
e quando si era ritrovato da solo con Sirio, negli Inferi, aveva
seriamente
temuto che non avrebbe più rivisto Pegasus e Andromeda.
Il dolce e ingenuo
Andromeda... arrossì di
botto, quando si rese conto di cosa aveva pensato, ma, in fondo, non se
la sentiva
di ritrattare. C’era sempre stato un rapporto speciale tra
lui e il più
piccolo tra loro. Sembravano legati da
qualcosa che andava più.... No! Non doveva pensare scemenze,
anche se il solo
pensare al cavaliere di Andromeda gli aveva fatto dimenticare
l’inquietudine
che gli faceva pensare che gli mancasse qualcosa, o forse.... qualcuno.
NOTE
DELL’AUTRICE: Allora due piccoli appuntini...
1)
le
età sono frutto di un mio piccolo ragionamento, anche se
Kurumada in realtà fa
succedere ogni cosa in meno di un anno... io penso che questi poveracci
abbiano
bisogno di un po’ più di riposo, quindi ho
dilatato un pochino i tempi.
2)
Per
quanto riguarda i nomi invece, sono sempre stata abituata ai nomi della
traduzione italiana, ma penso che alcuni di loro siano assolutamente
assurdi,
quindi terrò i nomi originali per alcuni e per altri
userò quelli italiani.
Detto
questo grazie per chi ha letto e se magari lasciaste un commento mi
farebbe
molto piacere sapere cosa ne pensate!!!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Le Guardiane ***
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi al terzo capitolo,
ringrazio tantissimo la mia adorata Dro che mi recensisce tutti i
capitoli e
che mi sostiene sempre!!! Ti voglio bene tesoro!!! Poi ringrazio anche Olivier_hiwatari,
valepassion95
che hanno messo la storia tra le seguite. Grazie
tante anche a chi legge solamente.
Buona
lettura,
Crystal
Capitolo
3
I
cavalieri erano arrivati tutti, mancava solo
Phoenix all’appello, ma nessuno si aspettava seriamente di
vederlo apparire.
Per questo, i quattro cavalieri di bronzo - anche se era ormai
un’eresia
continuare a chiamarli così, visto che avevano raggiunto
l’ottavo senso e avevano
sconfitto degli dei con le loro sole forze, Hypnos e Thanatos, e il
signore
dell’aldilà, risvegliando le loro armature divine
- domandarono che cosa stava
succedendo, vedendo soprattutto le facce scure e un po’
abbattute dei cavalieri
d’oro che sapevano qualcosa e quella cupa e pensierosa di
Dohko, che era
l’unico a sapere veramente qualcosa.
“Cosa
sta accadendo?” gli chiese Andromeda, dopo un
lungo momento di silenzio.
“Pazientate
ancora un po’, non ci sono ancora
tutti.” Disse solo, continuando a osservare per terra, come
se sperasse di
trovare delle risposte nel terreno.
Tutti
gli altri si guardarono, forse speravano di
trovare qualcun altro che ne sapesse un pochino di più,
incontrando sguardi
perplessi come i loro.
Chi
stavano aspettando? Phoenix? Era improbabile
che arrivasse, lo sapevano, ma allora, chi?
La
risposta a questa domanda arrivò sotto forma di
piccola tromba d’aria, da cui uscì una giovane
donna cinese, vestita con una
specie di armatura.
I
cavalieri si misero in posizione di difesa, non sapendo
se la guerriera davanti a loro fosse amica o nemica.
“Su-lee.”
La salutò Dohko, shoccando tutti.
“La
conosci?” gli domandò Ioria, sorpreso e
sospettoso.
“Certo
che mi conosce! Siamo amici di vecchia data!
E poi, sono stata io a chiedere questo incontro! Dovevo assolutamente
parlarvi!” rispose la giovane al posto del cavaliere,
attirando di nuovo
l’attenzione di tutti.
“Ci
si può fidare?” chiese Mur, quietamente, al
cavaliere della settima casa, il quale annuì.
Uno
ad uno, abbassarono la guardia, anche se non si
perdevano un movimento della donna.
L’armatura
che indossava attirò la loro attenzione
per un momento, visto che sembrava circondata da una perenne brezza,
che faceva
muovere leggermente i capelli, il mantello e il vestito. A dire il
vero, molti
di loro si resero conto che, se la sconosciuta avesse davvero voluto
attaccarli, non si sarebbe presentata con quella protezione che
sembrava più un
ornamento che una vera difesa.
I
copri spalle davano la sensazione di servire solo
da spalline del vestito bianco di fine seta che le arrivava a
metà coscia, così
come il pettorale, i due bracciali erano l’unica parte, con
gli schinieri, a
sembrare veramente utili come protezione. Il capo era ornato da un
diadema che
teneva i lunghi capelli lontano dal viso leggermente ovale, dai tratti
delicati, dominato dai due onici che aveva al posto degli occhi, che
contrastavano incredibilmente con l’incarnato pallido. Alta e
magra, dalle
movenze aggraziate, sembrava più una creatura eterea che una
donna mortale.
Ad
un certo punto si girò verso un colonnato alla
sua sinistra, in ombra rispetto al resto della stanza, .
“Avanti,
Anna, non abbiamo tempo per gli scherzi!”
disse seria.
Dall’ombra
uscì una donna vestita con un
mantello... d’acqua? Che copriva un vestito blu scuro, con la
gonna lunga
spaccata sul fianco destro, che mostrava lo stivale
dell’armatura blu/azzurro
alto fino a sopra il ginocchio, con un leggero tacco sotto. Sopra, solo
un top
con le maniche lunghe, che coprivano i bracciali e i guanti. Una
maschera le
copriva metà del volto, lasciando scoperti solo gli occhi
blu scuro, che
contrastavano con l’azzurro quasi bianco della maschera, e la
bocca rossa. Un
diadema che rimandava alle onde del mare, le si intrecciava ai morbidi
capelli
castani, leggermente mossi.
“Su,
Annie, non te la prendere! Capita anche ai
migliori di farsi beccare!” esclamò sarcastica una
voce femminile, “Su” salutò.
“Francesca!”
fecero sorprese le due.
“Quanto
tempo, eh?” chiese retoricamente, entrando
nella casa con un forte rumore di tacchi.
Le
lunghe gambe lasciate scoperte dal vestitino
rosso cupo risultavano incredibilmente chilometriche grazie ai tacchi
degli
stivaletti dell’armatura, sempre rossi, ma con una fantasia
infuocata. Il
pettorale e il mantello, indossato come un peplo erano
l’unica cosa che la
copriva sopra, visto che il vestito si spaccava sulla pancia,
lasciandola
scoperta, come la schiena, riunendosi in corrispondenza delle spalle.
L’unica
scoperta dal mantello, era coperta dal copri spalle, che ricordava una
fiamma.
I
lunghi capelli castano biondi erano lasciati
liberi di ricadere selvaggiamente sui fianchi, mentre il diadema
scarlatto si
allungava dietro la testa, divenendo una specie di collana a girocollo.
L’oscillare
sinuoso dei fianchi lasciò qualche
secondo tutti inebetiti, facendogli ricevere uno sguardo arrabbiato da
Lady
Isabel, ma si riscossero subito per via delle imprecazioni di una
persona che
conoscevano bene.
“Lasciami,
ho detto! So camminare! Avanti, siamo
arrivati! Mi vuoi lasciare, maledizione!” poi dei passi
leggeri preannunciarono
l’arrivo degli ultimi tanto attesi ritardatari.
“Jasmine,
non ti pare di esagerare?” domandò
incerta Su-lee, indicando Phoenix seduto per terra, con le braccia e le
gambe
incrociate e la faccia scura, che borbottava incessantemente.
“Ora
che ci siamo tutte possiamo anche spiegare il
motivo per cui vi abbiamo chiesto di venire qui!”
esclamò invece la rossa,
scostandosi i lunghi capelli ricci dal viso con un gesto stizzito ed
elegante.
Nel farlo, spostò anche il mantello verde scuro che la
copriva, lasciando
vedere il vestito che indossava, verde chiaro con sotto semplici scarpe
con il
tacco marroncino chiaro e una cintura di fiori in vita.
L’unica cosa che
sembrava appartenere ad un armatura era il diadema ornato di foglie che
le dava
l’aspetto di una principessa della foresta o qualcosa del
genere.
A
quelle parole tutti si misero in ascolto, anche
Phoenix, che nel frattempo si era alzato e appoggiato ad una colonna
vicino ad
Andromeda e Crystal.
Su-lee
si scambiò uno sguardo con le altre
guardiane prima di iniziare a spiegare.
“Credo
che alcuni di voi si siano accorti che
qualcosa non va! Che c’è una forza che si sta
risvegliando e che appartiene
alle forze oscure!” esordì, quasi tutti i
cavalieri annuirono. “Bene! Questa
forza proviene da due tra i più pericolosi nemici che
abbiamo mai affrontato,
che si stanno risvegliando dal sonno magico in cui li avevamo mandati.
Sono
delle divinità, divinità indiane. Il distruttore
e la sua consorte, che con il
loro esercito di demoni e cavalieri hanno quasi conquistato il mondo,
circa
duecentocinquanta anni fa!” disse, lasciando tutti a bocca
aperta, tranne Dohko
che aveva vissuto quel periodo, ma che non era a conoscenza dei
dettagli e
Sirio, che era stato informato di una piccola parte della storia dal
suo
maestro.
“Stiamo
parlando di Shiva e Kalì, è esatto?”
domandò Shaka, conoscendo già la risposta.
Le
guardiane annuirono.
“Ma...
la guerra sacra contro.... A...Ade....”
sussurrò sconcertato Andromeda.
“Sì,
è avvenuta nello stesso periodo, anzi è finita
prima quella che quella che stavamo combattendo noi
guardiane.” Gli rispose
Francesca, con un sguardo leggermente triste.
“Oh,
avanti! Finitela! Tutto ciò che dovete sapere
è che noi guardiane abbiamo bisogno dell’aiuto di
voi cavalieri per ritrovare i
nostri discendenti!” disse Anna, secca.
“Smettila!
Hanno il diritto di sapere qualcosa di
più!” la rimbeccò Su-lee.
“Scusate,
ma chi sono le guardiane? Non ne abbiamo
mai incontrate, né ne abbiamo mai sentito
parlare...” chiese Crystal, che non
aveva mai sentito niente su di loro, come gli altri.
“Finalmente
qualcuno che pone le domande giuste!”
disse Jasmine. “Tecnicamente è sbagliato chiamarci
Guardiane, perché non
è qualcosa che solo le donne possono diventare, ma anche gli
uomini. Perciò i
guardiani sono persone che posseggono la naturale predisposizione e
capacità di
controllare gli elementi, i quattro principali: acqua, aria, fuoco e
terra...”
iniziò a spiegare, indicando ognuna delle ragazze mentre
nominava gli elementi,
in ordine: Anna, Su-lee, Francesca e se stessa. “... il
quinto elemento,
l’energia, e, anche se nascono di rado persone
così forti da poterli
controllare, la luce e le tenebre.” Al sentire
l’ultimo elemento tutti storsero
il naso, o fecero una smorfia scettica. Non credevano molto probabile
che le
tenebre potessero essere un qualcosa di buono.
Su-lee
li riprese con un’occhiata severa.
“Non
vi soffermare alle apparenze! La notte è
scura, ma non vuol dire che sia cattiva!” disse la guardiana
del fuoco.
“Ma
è illuminata dalle stelle!” obbiettò
Pegasus.
“Che
a loro volta sono oscurate dalla Luna!” lo
zittì Anna indifferente.
Il
cavaliere avrebbe continuato anche a ribattere
se Milo non avesse riportato il discorso sul perché erano
tutti lì.
“Avete
detto che dobbiamo aiutarci a trovare i
vostri discendenti. Dobbiamo farvi trovare i vostri figli, o
nipoti?” domandò,
cercando di capire.
“No,
sono coloro che posseggono le capacità
necessarie a governare gli elementi senza lasciarsi controllare da
essi. Può
capitare siano nostri parenti, ma non è
obbligatorio.” Rispose Su-lee.
“Una
domanda, ma perché non sappiamo niente di voi?
Dell’esistenza delle Guardiane o Guardiani, come vi pare.
Perchè nessuno di
noi, a parte Dohko, sapeva nulla?” sbottò Ioria.
Le
ragazze si guardarono un secondo, ma prima che
potessero rispondere, Dohko lo fece al posto loro.
“Devi
sapere, Ioria, che una volta Guardiani e
cavalieri vivevano insieme, ma dopo la morte di una Guardiana per
salvare il
cavaliere di cui era innamorata, si è deciso di tenere
lontani i cavalieri e le
Guardiane per evitare che una cosa del genere accadesse nuovamente.
Perciò
furono tolte tutte le informazioni che la riguardavano e fu chiesto, a
me e a
Shion, unici cavalieri sopravvissuti allo scontro con il dio dei morti,
di
giurare che non avremmo più parlato di loro, nè
avremmo provato a cercarle. Per
questo, anche voi, cavalieri d’oro del Grande Tempio, non ne
eravate a
conoscenza.”
“Quindi
dobbiamo aiutarvi, come facciamo?” chiese
pratico Dragone dopo qualche minuto, passato in assoluto silenzio a
riflettere
su ciò che era stato detto.
“Ma
come potremmo trovare i vostri discendenti?”
chiese Mur.
“Potete
utilizzare questi.” Disse Francesca,
sollevando una mano dove teneva una quindicina di ciondoli con pietre
preziose.
Le consegnò a tutti, ma quando si avvicinò ad
Andromeda, Phoenix e Crystal
quelli che aveva ancora in mano si illuminarono, lasciando tutti
basiti, le
Guardiane in primis.
“Questo
è impossibile!” sussurrò una di loro.
I
tre cavalieri osservarono a occhi sgranati e con
il cuore in tumulto i ciondoli luminosi.
Jasmine
si riscosse a prese in mano la situazione.
“Bene,
allora dovremmo poi verificare se voi siete
o meno dei Guardiani. Intanto, gli altri comincino a cercare nel
Mediterraneo
se trovate uno o più degli altri nostri discendenti. Noi ci
divideremo per
capire chi di voi è uno dei Guardiani, o altrimenti,
perché i ciondoli si sono
illuminati.” Organizzò la Guardiana della terra,
avvicinandosi ai cavalieri,
prima di dire. “Su, se non ti dispiace vorrei che tu
rimanessi con Andromeda,
qui al Grande Tempio. Francesca, tu e Phoenix scegliete un posto dove
verificare le sue capacità, e Anna, tu va con
Crystal.”
Loro
annuirono, mentre i ragazzi si scambiavano uno
sguardo un po’ preoccupato. Non sapevano cosa aspettarsi
dalla “verifica”, ma
sembrava che loro avessero già capito qualcosa.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Chiacchiere e.... ***
NOTE
DELL’AUTRICE: salve a tuttiiii, cari lettori!!!! Si comincia
a entrare nel vivo
della storia.... ringrazio la mia cara Dro, a cui è dedicata
la storia e che mi
recensisce tutti i capitoli. Tesori ti adoro!!!
Vi
lascio
al capitolo!
Buona
lettura,
Crystal
Capitolo
4
Andromeda
stava cercando di concentrarsi per far emergere il suo potere di
Guardiano, ma
non ci riusciva proprio nel modo giusto.
Ogni
volta che raggiungeva lo stato di trance necessaria a far emergere i
suoi
poteri, l’energia dell’aria intorno a lui, il
fruscio del vento, la brezza
marina... il suo stesso respiro rendevano tutto vano, deconcentrandolo.
L’unica
cosa per cui, in parte, si rallegrava, anche se si sentiva un
po’ egoista per
questo, era che anche Phoenix e Crystal stavano avendo i suoi stessi
problemi,
anche se con elementi diversi.
Secondo
la Guardiana dell’aria era perchè erano cavalieri,
abituati al cosmo più che ad
altre energie ancora più potenti, ma più subdole,
più nascoste e difficili da
trovare e gestire.
Gli
altri cavalieri, intanto, cercavano a turno gli altri discendenti, con
scarsi
risultati.
Jasmine
era sparita dopo la prima riunione tutti insieme e ancora non era
tornata, ed
era già passato quasi un mese, ma a quanto pareva fosse
normale che lei stesse
via per giorni, mesi anche, senza dare notizie di sé.
Presto
sarebbe arrivato Gennaio e, con esso, il compleanno di Crystal.
La
sera, una volta che tutti i cavalieri mandati alla ricerca dei
discendenti
facevano ritorno, si riunivano tutti insieme in una delle case, o alla
tredicesima direttamente, e parlavano.
I
cinque ragazzi, una sera si ritrovarono nella quinta casa del leone a
commentare, insieme ai cavalieri d’oro, ad esclusione di
Dohko, proprio della
sua “relazione” con Su-lee. Si erano accorti tutti
che c’era qualcosa tra i
due, ma non sapevano esattamente cosa, visto che erano bravi a non
farsi
scoprire da nessuno.
“Io
dico che quei due stavano insieme!” esclamò Ioria.
Altri
annuirono, poi si girarono verso Dragone con sguardo birichino.
“Tu
lo sai di certo! Vero Sirio?” domandò il piccolo
Kiki, ormai tredicenne.
“Ma...
Kiki, che domande fai? Non sei un po’ piccolo per queste
cose?” chiese a sua
volta, cercando di sviare il discorso, con le guance leggermente
arrossate,
scatenando le risa di tutti.
“Oh,
cavaliere! Non sai che non si risponde ad una domanda con
un’altra domanda?”
ironizzò Pegasus, scatenando altre risate.
Andromeda
lanciò uno sguardo compassionevole e divertito al Dragone,
poi i suoi occhi
verde acqua si spostarono sul cavaliere del cigno e rimase abbagliato.
Nonostante
la stanchezza evidente sul suo viso dovuta agli allenamenti che era
costretto a
seguire in quanto futuro Guardiano e alle ricerche in cui aiutavano gli
amici,
sembrava un angelo mentre rideva spensierato, con un sorriso
così luminoso che
gli dava la sensazione di poter vivere senza il Sole, servendosi solo
della
luce che veniva irradiata da quel sorriso.
Il
giovane cavaliere si riscoprì a desiderare che il suo
splendido sorriso fosse
dedicato solo e soltanto a lui. Arrossì fino alla punta dei
capelli verdi e
attese che le risate si spengessero, prima di alzarsi.
Nessuno
si accorse un’altra persona stava guardando un po’
troppo intensamente il
biondo.
“Scusate,
ragazzi, ma sono molto stanco, io vado a dormire, o domani potrei
addormentarmi, mentre Su-lee prova ad insegnarmi qualcosa!”
esclamò, con un
sorriso luminoso, facendo ridere ancora i cavalieri, soprattutto
Pegasus, che
venne ripreso da Ioria.
“Io
non riderei troppo, se fossi in te! Tu dormivi veramente alle lezioni
teoriche
di Castalia!” disse ridendo.
L’interessato
mise su il broncio, facendo ridere di nuovo tutti, che oramai stavano
quasi
sdraiati a terra tenendosi la pancia per il troppo ridere, come
Aldebaran.
Ancora
ridendo, anche Crystal e Phoenix si alzarono, dando la buonanotte.
“Comunque,
Andromeda ha ragione. Quella cosa della concentrazione è
estenuante! Almeno per
noi, sarà meglio andare a dormire.” Fece il cigno,
posando una mano sulla
spalla del giovane.
Phoenix
andò avanti, precedendo i due, mentre quelli parlottavano
degli allenamenti per
tirare fuori i poteri dei Guardiani.
“Secondo
me si sono sbagliate! Insomma, sono passate due settimane, quasi, e
ancora
nessuno dei tre ha ottenuto risultati!” disse Crystal, una
volta lontano,
arrabbiato per i ripetuti insuccessi, stringendo il pugno.
Andromeda,
praticamente dimentico dei pensieri di poco prima, gli prese il pugno
serrato
tra le mani, facendolo distendere delicatamente.
“Non
è colpa tua se non riesci. Da quello che dice Su-lee, il
motivo per cui facciamo
tanta fatica è che il nostro cosmo non è abituato
a ciò che i nostri poteri
percepiscono, perciò ci destabilizza e ci impedisce di....
Cosa c’è? È tutto
ok?” domandò incerto, con le guance che
ricominciavano ad andare a fuoco sotto
quello sguardo intenso e penetrante che sembrava volergli passare
attraverso.
“Ehi, è... è tutto a posto?”
sussurrò imbarazzato, spostando gli occhi a
guardare ovunque tranne che lui, mentre un leggero sorriso, che faceva
brillare
gli occhi azzurro ghiaccio, si apriva sul viso dell’altro,
prima teso e
arrabbiato.
“Si,
tutto ok, solo... grazie!” rispose il biondo, sorridendo
più apertamente alla
vista dei suoi grandi occhi verdi che si allargavano dalla sorpresa,
mentre non
era molto sicuro di sapere per cosa l’avesse ringraziato
esattamente,
carezzandogli dolcemente una guancia.
Sentiva,
da quando l’aveva rincontrato, un forte calore
all’altezza del petto, che lo
faceva stare bene e aveva un po’ riempito il vuoto che
sentiva dentro.
Andromeda
rimase sotto shock quando Crystal lo ringraziò e, quando gli
accarezzò la
guancia, arrossì furiosamente e pregò Atena
perchè l’altro non se ne
accorgesse, mentre abbassava lo sguardo, in imbarazzo, ma anche
lusingato,
nonostante non avesse ben compreso per cosa lo stava ringraziando, si
sentì
scaldare il cuore dalla piacevole sensazione. La sua guancia rossa
bruciava
dove il signore dei ghiacci aveva posato le dita e sembrava che quel
tocco si
fosse marchiato a fuoco sotto la pelle.
I
loro sguardi finalmente si incrociarono, dopo che il più
giovane aveva fatto di
tutto per non incontrare i due diamanti che erano gli occhi del biondo.
Per
un minuto, forse per un’ora o
un’eternità intera, non aveva realmente
importanza, i due si guardarono, perdendosi in pensieri tipo
“Come sono belli
ed espressivi i suoi occhi!” o
“Com’è bello!” e anche
“Chissà che sensazione
proverei se....”
BOOOOOMMM!!!!
Un
boato li distolse dalle loro riflessioni perse
nell’ammirazione reciproca,
facendoli correre nella direzione da cui proveniva, la prima casa,
sulle scale
forse.
Anche
gli altri, sentendo
quella specie
di esplosione, corsero a vedere cosa era successo e rimasero shoccati,
vedendo
che era semplicemente Francesca che, incavolata nera, aveva evocato
delle
fiamme tutto intorno a lei, mentre riprendeva Jasmine per aver lasciato
il Grande
Tempio senza avvertire e lei la guardava annoiata, in attesa che
finisse di
sfogarsi.
“Non
puoi prendere e andare via per settimane o mesi! Non siamo in tempo di
pace,
dove eravamo praticamente libere di fare quello che ci pareva! Ora che
i
sigilli si stanno spezzando, dobbiamo essere più prudenti
che mai! Perchè devi
fare sempre di testa tua? Non puoi pensare un po’ anche a
noi, ogni tanto?
Invece di fare i tuoi comodi?” gridava la Guardiana del
fuoco, in realtà
preoccupata per l’amica, che non dava mai notizie quando
faceva quei suoi
viaggi alla scoperta di chissà quale informazione.
Gli
occhi verde chiaro della Guardiana della terra si staccarono dal
pavimento,
guardando la compagna in cerca di segnali che le dicessero se doveva
riprendere
la sua filippica.
Non
trovandoli, domandò, per sicurezza.“Hai
finito?” con un tono annoiato e freddo,
che fece imbronciare l’altra, mentre annuiva a malincuore.
“Bene.
Perchè forse ho scoperto qualcosa di veramente
importante!” disse, quasi
emozionata, che per i suoi standard voleva dire che non stava
assolutamente
scherzando, quello che era venuta a sapere, qualsiasi cosa fosse, era davvero molto importante.
Ora
erano tutti curiosi di conoscere quale fosse la novità che
aveva scoperto, solo
che lei sembrava poco intenzionata a parlare.
“Allora?
Qual è l’informazione importante di cui sei venuta
in possesso?” chiese Su-lee,
arrivata poco prima con Dohko.
“Credo
di sapere chi è uno dei nuovi Guardiani!”
esclamò, sorprendendo quasi tutti i
presenti, che tutto si aspettavano tranne che una rivelazione simile.
“E...?”
le fece Anna.
“
“E”
cosa?” le domandò Jasmine.
“Chi è?
Chi è il nuovo Guardiano?” si
intromise Phoenix seccato.
“Non
so chi sia tra voi, se è questo che vuoi sapere,
Phoenix!” gli rispose, “Però,
ho scoperto che Crystal.... Ah!” disse accasciandosi a terra,
con una mano sul
cuore, come se le dolesse.
“Stai
bene?” si informarono delle sue condizioni le altre tre.
“Sì,
si, sto bene! Uno dei miei sigilli e stato rotto.”
Spiegò.
“Scusi,
stava dicendo?” intervenne il cavaliere del cigno, un
po’ preoccupato.
“Che
tu hai...”
NOTE
DELL’AUTRICE: piccolo sondaggio, secondo voi chi dei tre
diventerà Guardiano???
Andromeda, Phoenix o Crystal??? E cosa può essere
l’informazione segreta
scoperta da Jasmine???
Dro
tu non rispondere che sai già tutto!!!!
Bacioni,
al prossimo capitolo
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - ...Scoperte ***
NOTE
DELL’AUTRICE: salve a tutti, ecco qui il quinto capitolo!!!
Vorrei ringraziare
le quattro persone che hanno messo la storia tra le seguite, davvero
grazie!!! E
anche tutti coloro che leggono solamente, ma sopratutto, voglio
ringraziare la
mia adorata Dro, che non solo mi ha dato l’ispirazione
necessaria a scrivere questa
storia, ma mi recensisce tutti i capitoli!!!! GRAZIE TESORO!!!
Mi
farebbe
piacere comunque avere i vostri pareri sulla storia....
Vi
lascio
al capitolo
Buona
lettura
Crystal
Capitolo
5
“Che
tu hai... tu hai una sorella, una sorella gemella!” disse
Jasmine con voce
spezzata dal dolore, che le continuava a sconquassare il petto, in
reazione
della rottura del sigillo.
“Eh?”
domandò Crystal sconvolto, spalancando gli occhi.
Come
lui, anche gli altri erano shoccati e si chiedevano chi e dove potesse
essere
la sorella del giovane biondo.
Approfittando
del momento di silenzio dovuto allo shock, Jasmine si riprese dal
dolore e si
rialzò con l’aiuto di Su-lee.
“Sai
se è viva? E dove si trova?” chiese Scorpio.
“Mhm?
Non esattamente. So per certo che è viva. Ma non saprei
proprio dire dove sia.”
Rispose, rammaricata; non era molto quello che sapeva, purtroppo.
“Da quando
abbiamo dovuto sigillare i vecchi nemici, i nostri poteri si sono
notevolmente
ridotti, possiamo percepire i nostri discendenti, ma non capire dove
sono
esattamente. È come se avvertissimo il riverbero dei loro
poteri attraverso la
Terra stessa e, se una volta distinguere l’energia del
pianeta da quello delle
persone era quasi automatico, ora è difficile e pericoloso,
perchè ci dobbiamo
concentrare molto e consumiamo in fretta le nostre forze, talvolta
rischiamo di
non riemergere dalla trance...” aggiunse, cercando di
spiegare per quale motivo
le sue informazioni non potevano essere più precise.
“È
per questo che abbiamo bisogno del vostro aiuto, cavalieri!”
disse Francesca,
consapevole che quella sola spiegazione non sarebbe bastata, non del
tutto.
“Fin
dalla nascita del ruolo delle Guardiane, queste hanno sempre
collaborato con i
cavalieri. Per questo motivo, rintracciavano semplicemente coloro che
sarebbero
stati i genitori, o addirittura i nonni, dei loro
discendenti.” Aggiunse Anna.
“Quindi
voi li dovreste conoscere già i vostri discendenti,
perchè avete bisogno del
nostro aiuto?” chiese a quel punto Aldebaran del Toro.
“Perchè
erano i cavalieri che ci aiutavano a tenerli d’occhio, quando
noi non
potevamo.” Rispose Su-lee pacata.
“Per
questo noi dobbiamo aiutarvi a rintracciarli? Perchè era
compito dei cavalieri
tenere d’occhio i vostri discendenti?”
sbottò Ioria, irritato.
“Con
questo non vogliamo assolutamente dire che la colpa è
vostra, cavaliere di Leo.
Il distaccamento dei due gruppi ha portato con sè molte
conseguenze, questa è
una di quelle.” Lo placò Jasmine con poche parole,
gentili anche se fredde.
“Aspettate
un secondo. Ora come rintracciamo la sorella di Crystal?”
intervenne Andromeda,
guardando dispiaciuto l’amico ancora sconvolto.
Questi
gli lanciò un’occhiata riconoscente, accennando un
sorriso.
Crystal
sospirò, il suo cuore batteva incredibilmente veloce, non
sapeva cosa fare,
come comportarsi, non aveva mai pensato che quella sensazione di vuoto
che
aveva dentro potesse essere collegata ad una sorella! Gemella per di
più!
Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma le parole non uscivano.
Fortunatamente Andromeda chiese al posto suo qualche chiarimento.
“Non
so dove possa essere ora, ma se è lei la Guardiana come
credo, allora i ciondoli
che vi abbiamo dato la troveranno.” Disse con sicurezza la
Guardiana della
terra. “Da ciò che c’era scritto sui
documenti che ho trovato, è stata adottata
da una famiglia italiana e adesso dovrebbe vivere lì,
purtroppo non ho avuto
modo di sapere se si sono trasferiti o altro. Non è
permesso!” aggiunse gelida
come suo solito e un po’ stizzita alla fine.
“Quindi
vive in Italia, o almeno ci ha vissuto?” domandò
Pegasus per sicurezza.
“Si,
esatto!” disse Anna, scocciata.
“Anna!”
la riprese la cinesina. “Abbiamo un lavoro da fare mi
sembra!” esclamò
lanciandole un’occhiata di rimprovero.
Si
riscossero tutti e cominciarono ad allontanarsi lentamente,
finchè Jasmine non
gridò “Questo è tutto quello che
saprete, per stasera, filate a letto!”.
Allora
scapparono tutti nelle stanze, a parte Andromeda e Crystal, che si
portarono lo
stesso lontano dalle Guardiane, per lasciarle confabulare in pace.
“Ti
devo ringraziare di nuovo!” esordì Crystal, dopo
il lungo silenzio che li aveva
accompagnati fino alle rovine dell’arena.
“No,
n...non devi!” mormorò imbarazzato
l’altro. “In fondo non ho fatto nulla di
così speciale.” Aggiunse sempre sussurrando,
guadagnandosi un bellissimo
sorriso accompagnato da uno sguardo carico di affetto, dolcezza e...
cos’era
quella piccola luce che faceva brillare quegli occhi normalmente di
ghiaccio?
Sgranò
gli occhi verdi, arrossendo di nuovo come una ragazzina. Fortunatamente
per lui
le rovine dell’arena non erano illuminate che dalla luce
delle stelle e della
piccola falce di luna, quindi era difficile distinguere i colori.
Il
giovane cavaliere si girò per evitare quegli occhi
così incredibilmente
penetranti, che anche così, gli sembravano capaci di
perforargli la schiena,
ma, in questo modo, non si accorse dell’avvicinarsi
dell’altro, che si era
portato a pochi centimetri da lui.
“Andromeda...”
lo chiamò con voce calda il biondo, parlando praticamente
nel suo orecchio.
Quella
voce così vicina, il fiato caldo sul suo collo e sul suo
padiglione auricolare,
lo fecero rabbrividire e sussultare. La consapevolezza che Crystal gli
si era
avvicinato tanto lo portò a rigirasi verso di lui,
trovandolo ancora più vicino
di quanto pensasse.
I
loro respiri si incrociarono, i loro sguardi, uno perso
nell’altro, si fecero
più intensi. Gli occhi verdi di Andromeda si abbassarono per
cercare di evitare
quelli dell’altro, non riuscendo a sopportarne la
profondità che lo voleva
risucchiare in un mare congelato, si leccò appena le labbra
secche attirando in
basso anche gli occhi del cigno, verso di esse.
Crystal
desiderò baciarle, quelle labbra appena rosate.
Deglutì provando a distogliere
lo sguardo da quella fonte di tentazione.
Non
sapeva cosa ci fosse di sbagliato in lui, perchè non
riuscisse a fare a meno di
pensare a quelle labbra, a quegli occhi, a quel cuore, sempre puro e
pronto a
donare amore, a quel giovane che era ormai diventato come un fratello,
o forse,
qualcosa in più.
Non
si era accorto che, mentre pensava, si era avvicinato sempre di
più al suo
viso, finchè la voce incerta di quel ragazzo cui tanto
pensava non lo riscosse.
“Crystal....
io....” disse piano, imbarazzato oltre ogni limite, con il
cuore che sembrava
stesse per scoppiare tanto batteva forte, temeva che lo sentisse e
pensasse
male.
Anche
se aveva ormai compreso di considerare il cavaliere del cigno
più di un amico,
non voleva rovinare il loro rapporto lasciandogli capire quello che
provava,
non voleva ne rimanesse disgustato o shoccato.
Cercò
di tirarsi indietro, ma quello lo afferrò per i polsi,
spingendolo dolcemente
verso una colonna ancora in piedi. Lo guardava con uno sguardo
così pieno di
desiderio che per un attimo sperò che l’altro
provasse quello che provava lui,
ma si diede subito dell’idiota, il suo amico era innamorato
di Flare di Asgard,
di certo non di lui, la reincarnazione del dio dei morti.
Provò
con più forza ad allontanare il biondo da sé,
cercando di liberare i polsi
dalla sua stretta ferma ma delicata.
Mentre
si divincolava, Crystal ne approfittò per annullare la
distanza tra le loro
labbra, baciandolo e ponendo fine ad ogni protesta, essendo
l’altro troppo
shoccato per fare qualsiasi cosa.
Il
bacio era famelico, sembrava che il biondino volesse divorarlo dalla
bocca, ma
il giovane Andromeda non rispose immediatamente, troppo sconvolto da
quello che
stava succedendo.
Crystal
si era preso il suo primo bacio! E senza il suo consenso!
Mentre
pensava di cercare di staccarsi da quel bacio sentì qualcuno
che lo chiamava.
“Andromeda...
Andromeda...”gridava una voce in lontananza, ma lui era
diviso in due, da una
parte voleva scappare dalle braccia di quell’uomo che non
riconosceva come il
suo amico, dall’altra desiderava solo che, qualunque cosa
fosse quello che
stava vivendo, se un sogno o un incantesimo, durasse per sempre, per
poter
continuare a sentire la voce del biondo che, arrochita dal desiderio
gli diceva
quanto aveva desiderato baciarlo e quanto lo voleva, senza
però parlare di
amore. Tuttavia, era così bello stare rinchiuso in
quell’abbraccio, stava così
bene.
“Andromeda!”
chiamò ancora la voce, preoccupata. “Avanti,
svegliati! Andromeda!” diceva, la
persona misteriosa, che lo stava portando via dal suo sogno, ma era
tanto
bello, così tanto che la sola idea di andarsene gli faceva
quasi ribrezzo,
voleva restare con il ragazzo, l’uomo che amava!
“Andromeda!”
strillò angosciata la voce, che lo strappò dal
sogno perchè aveva riconosciuto
il suo possessore.
Aprì
gli occhi a fatica, accorgendosi di essere tra le braccia
dell’altro, mentre
questi lo guardava preoccupato.
“Stai
bene?” gli domandò dolcemente.
Il
giovane annuì, mentre il mondo riprendeva forma davanti ai
suoi occhi, la poca
luminosità però gli rendeva difficile vedere
quello che aveva intorno.
“Sicuro?”
chiese ancora Crystal, “Mi hai fatto prendere un
colpo!” aggiunse, sul suo
volto ancora un cipiglio preoccupato.
il
giovane dagli occhi verdi gli sorrise, per rassicurarlo.
Sortì l’effetto
sperato, perchè il viso dell’altro si distese.
“Mi
aiuti ad alzarmi?” gli domandò, cercando di
tirarsi su con scarso successo,
visto che le sue gambe non volevano saperne di reggere il suo peso e la
testa
gli girava ancora come se fosse stato su una trottola.
“Certo!”
rispose, porgendogli una mano e passando l’altra dietro la
sua schiena,
facendolo appoggiare su di sè.
Le
Guardiane scelsero proprio quel momento per arrivare, avendo percepito
un
cambiamento nell’aria.
“Andromeda!”
chiamò Su-lee, correndo loro incontro.
“È tutto a posto? Stai bene? Cosa ti è
successo?” domandò a raffica.
“Ecco
io...” provò a rispondere il giovane, ma non
sapeva cosa dire. “Io... credo...
credo di essere svenuto...” disse, incerto, guardando Crystal
in cerca d’aiuto.
“È
vero,
stavamo camminando, quando, all’improvviso, è
caduto. Fortunatamente me ne sono
accorto in tempo e l’ho preso al volo.”
Spiegò. “Poi ho provato a svegliarlo,
ma, per un secondo è stato circondato dal suo cosmo, ma era
come... diverso. Dopo
di che, sono riuscito a svegliarlo.” Finì il
biondo.
Le
donne si guardarono e la Guardiana dell’aria
sgranò gli occhi.
“Non
può essere! Ma forse.... si, può darsi che...
Andromeda, potresti togliere la
maglia, per favore?” ragionò ad alta voce, mentre
cercava di mettere ordine tra
i suoi pensieri.
“Ok...
ma cosa...?” tentò di scoprire, ma si
zittì quando lei gli scoccò un’occhiata
che non ammetteva repliche.
Crystal
lo aiutò gentilmente.
Quando
fu a petto nudo, Su-lee gli si avvicinò, esaminandolo e
facendolo diventare
rosso come un peperone, finchè, con
un’esclamazione vittoriosa, non trovò
quello che cercava.
Una
specie
di tatuaggio si era “creato” appena sotto le
scapole, al centro esatto della
schiena. Era una nuvola che sembrava in movimento, incatenata e allo
stesso
tempo unita a delle catene, che entravano e uscivano dal grigio cupo
della
nuvoletta.
“Questo
è il segno che aspettavamo! Lui è uno dei nuovi
Guardiani, a quanto pare.” Disse
Francesca, un po’ annoiata e indifferente.
“Cosa?!?”
gridò quasi l’interessato.
“Ma come fate a dirlo?” domandò, invece,
Crystal, sorpreso quanto l’amico, ma
comunque curioso, anche se dalla sua espressione non si sarebbe detto.
“Non
lo senti?” chiese Anna di rimando, sempre fredda.
“Il suo cosmo è cambiato, lo
hai detto anche tu, poco fa.” Aggiunse, seccata
dall’espressione confusa del
giovane.
“Significa
che il suo cosmo si è equilibrato con i suoi poteri di
Guardiano, quello è un
marchio che lo designa come tale. Lo portiamo tutti!” gli
venne in aiuto
Jasmine, scoprendosi la spalla destra, permettendo ai ragazzi di
vedere, sul
davanti, il fiore decorato da piante, trapassato da una spada lunga e
fine.
Il
tatuaggio,
o marchio, era di un verde brillante, mentre il fiore era rosso come il
sangue,
non molto grande, anzi quasi invisibile se non ci si faceva caso.
Anche
le altre, a quel punto, mostrarono i loro.
Anna
aveva una goccia dentro un fiocco di neve, che nascondeva una specie di
croce
formata con una freccia spezzata. Il tutto era bianco e blu, con la
punta della
freccia che dava la sensazione di indicare il cuore. Era sotto
l’orecchio
sinistro.
Francesca,
dietro la spalla destra, aveva una fiamma rosso cupo e nera, che
poggiava su un
cuore incenerito trafitto da vari pugnali, con una goccia rossa che
scendeva
verso la scapola.
Su-lee
aveva, invece, sulla parte bassa della schiena, dei petali trasportati
dal
vento, con delle linee a dare una forma concreta all’aria,
con un ventaglio da
cui partiva una frusta che tagliava dei petali.
I
due
ragazzi le guardarono con gli occhi di fuori.
“Questi
sono i simboli che portano tutti i Guardiani fin dalla nascita, solo
che rimane
nascosto. Si manifesta solo quando i poteri si sviluppano. E come avete
visto
sono colorati e spesso chiari, questo perchè sono una parte
del Guardiano o
Guardiana che lo porta, lo rappresenta.” Spiegò
Jasmine, ricoprendo il marchio.
“Adesso andate a riposare, è meglio. Domani, se
avrete bisogno di qualche
chiarimento, noi saremmo disponibili per spiegarvi.”
I
due
si ritirarono e Crystal accompagnò Andromeda fino alla porta
della stanza che
divideva con il fratello.
Non
si
accorsero di una persona che, arrabbiata, se ne andò dopo
che il biondo si era
ritirato.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Primo attacco ***
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi con il sesto capitolo!!!!
Grandi rivelazioni nello scorso, vero??? Naaa, scommetto che voi
sapevate già
tutto..... comunque grazie alle sei gentilissime persone che hanno
messo la
storia tra le seguite, e grazie alla mia grandissima amica averyn che
mi ha
recensito tutti i capitoli, TI VOGLIO TANTO BENE!!!
Bacioni
a tutti
Se
vi va lasciate un commentino
Buona
lettura
Crystal
Capitolo
6
Il
cavaliere del cigno fu spedito, dopo l’ennesimo
fallimento, a cercare di trovare i futuri Guardiani.
Sbuffando,
si allontanò dal Grande Tempio per
cercare ad Atene, se magari trovava qualcosa.
In
quei giorni si era accresciuta incredibilmente
la sensazione di vuoto che provava, solo che ora che era a conoscenza
di avere
una sorella gemella, sapeva a cosa era dovuta, solo che
l’esserne informato non
lo faceva stare meglio.
Trovò
anche Phoenix che cercava in città, visto che
si era scoperto che era Andromeda il Guardiano e due fratelli non
potevano
essere entrambi Guardiani, anche se potevano avere una forte
affinità con gli
elementi comunque, anzi, era molto probabile fosse così.
Infatti,
nel caso del cavaliere della Regina Nera,
era accaduto proprio questo, Andromeda era il nuovo Guardiano
dell’Aria e lui
possedeva una forte affinità con il fuoco, dovuta anche al
fatto che era
cavaliere della Fenice e condivideva con l’uccello di fuoco
l’anima immortale.
“È
tutto a posto?” domandò il biondo, notando
l’espressione cupa dell’altro, più scuro
del solito.
“No,
non esattamente.” Rispose senza guardarlo,
dopo un lungo momento di silenzio, in cui il cigno si era convinto che
non
avrebbe ricevuto risposta al quesito, accendendo la sua
curiosità, ma anche la
sua sorpresa, visto che non era tipo da lasciarsi andare a confidenze
di alcun
genere con qualcuno che non fosse suo fratello.
“Cosa
è successo? Se vuoi parlare...” disse
Crystal, lasciando la frase a metà, anche se si era compreso
il finale “io ci
sono”.
Phoenix
lo guardò, per la prima volta da quando si
erano incontrati, dritto negli occhi, con un’espressione
così intensa che
Crystal non volle approfondire la ricerca di un significato da
attribuirle.
Non
sapeva perché, ma lo stare sotto quello
sguardo, solitamente freddo o indifferente, lo faceva quasi tremare,
come se
potesse leggergli dentro e, in teoria, con il Fantasma Diabolico,
poteva
davvero farlo.
Si
diede dell’idiota, per essersi offerto di
ascoltare, probabilmente l’altro l’avrebbe mandato
al diavolo. Invece, contro
ogni sua più rosea aspettativa, questi si mise a parlare,
tranquillamente.
“Ho
notato che tu e Andromeda avete legato
molto...” buttò lì con tono fintamente
indifferente, anche se la risposta aveva
grande importanza per lui.
Il
biondo arrossì leggermente, passandosi una mano
tra i capelli, scompigliandoli.
“Beh,
si siamo molto amici. A volte, tuo fratello è
in grado di capirmi come nessun altro!” disse, con tono basso
e caldo, che fece
stringere un pugno a Phoenix, per la gelosia.
Non
sapeva perché, né quando, né come
fosse nata
quella specie di sentimento verso il biondo, ma, da un po’ si
era scoperto a
volere le sue attenzioni, a desiderare che quel tono fosse rivolto a
lui, che
l’espressione appena persa comparisse quando pensava a lui,
invece, era tutto
per suo fratello.
Il
giovane si accorse della rabbia repressa a
fatica dal cavaliere della Fenice e gli prese una mano, per aiutarlo a
trattenersi, solo che non si aspettava l’
“aggressione” che seguì. Era pronto a
difendersi da pugni e grida rabbiose, ma quando lo spinse contro un
muro e lo
bloccò con il suo corpo, prendendogli i polsi e fermandoli
sopra la sua testa.
“Phoenix!
Fermati, lasciami andare!” quasi gridò
Crystal, con gli occhi sgranati, cercando di divincolarsi con scarso
successo.
L’altro era più forte di lui se si considerava
solo la forza bruta.
Purtroppo
si trovavano in un vicolo e nessuno
l’avrebbe sentito, anche se avesse gridato.
“Phoenix!
Ti ho detto di lasciarmi andare!” esclamò
con decisione, ma anche una punta di paura nella voce.
Gli
occhi blu scuro dell’uomo che aveva davanti
sembravano quelli di un pazzo che non ha nulla da perdere, talmente
pieni di
emozioni che lo disorientavano.
“Altrimenti?
Che fai? Chiami mio fratello per farti
aiutare?” fece crudelmente ironico.
Quelle
parole lo spaventarono più di tutto il
resto.
Il
Phoenix che avevano imparato a conoscere amava
suo fratello, Andromeda, non avrebbe mai detto una cosa simile,
tuttavia, non
ebbe il tempo di pensare o dire altro, che quello cercò di
baciarlo.
Evitò
le sue labbra girando il viso, scatenando
l’ira dell’altro, che, però, lo
lasciò andare, indietreggiando di scatto,
respirando affannosamente, come se avesse corso per ore.
“Phoenix?”
domandò piano il cigno, questa volta
preoccupato. “Stai... bene?” aggiunse,
avvicinandosi al cavaliere dell’uccello
di fuoco, che sembrava non riuscire a respirare.
La
mancanza di ossigeno lo fece crollare a terra,
accompagnato dalle braccia dell’amico.
“Mi
dispiace... anf... anf... non so cosa...anf...
cosa mi sia... anf... anf... preso... anf...” si
scusò, senza fiato e con
parole soffocate.
“Non
ti preoccupare! Non è accaduto nulla.” Lo
rassicurò. “Adesso cerca di
riprenderti.” Aggiunse, guardandolo preoccupato,
mentre il suo viso prendeva una malsana sfumatura bluastra.
“Dannazione,
non posso restare qui, devo andare a
cercare aiuto.” Ragionò.
Ormai
Phoenix aveva perso conoscenza e nonostante
tutto il suo respiro non si regolarizzava.
“Ehi!
È tutto a posto?” domandò una voce
femminile,
proveniente dall’inizio del vicolo.
Il
biondo alzò lo sguardo verso quella giovane
donna che si era avvicinata, per verificare le condizioni del suo amico.
“No,
non so come aiutarlo.” Rispose, guardandola e
specchiandosi in due occhi azzurro ghiaccio identici ai suoi.
“Forse
lo so io come fare, ma tu... tu devi
promettere che non dirai nulla a nessuno!” gli disse,
scrutandolo intensamente,
in attesa di una risposta, che arrivò sotto forma di cenno
di assenso.
Dopo
di che, lei si inginocchiò dietro il cavaliere
della Fenice, facendogli posare la testa sulle sue ginocchia e,
mettendogli una
mano sulla fronte, chiuse gli occhi, lasciando fuoriuscire una grande
energia e
solo allora Crystal si accorse che il ciondolo che portava al polso si
era
illuminato.
Aveva
davanti una delle nuove Guardiane!
E,
a giudicare da come le si era illuminata la mano
di una luce bianca, ma calda, carezzevole, sapeva già
utilizzare i suoi poteri
e cosa stava facendo.
Inoltre,
la somiglianza che sembrava esserci tra di
loro lo lasciò di stucco, lei poteva essere...
Si
distolse dai suoi pensieri quando vide uno
spaventoso fumo nero uscire dalla bocca del suo amico per andare a
riaddensarsi
in una figura gemente a terra, poco lontano da loro.
Lo
sconosciuto si rivelò essere un uomo alto, con i
capelli lunghi e neri come la notte senza stelle, con due occhi
completamente
neri all’infuori delle pupille, che erano rosse come il
sangue.
La
ragazza misteriosa stava ancora con gli occhi
chiusi, ma un raggio di luce bianca partì dalla sua mano in
direzione
dell’uomo. Il quale ringhiò, mostrando una
chiostra di denti affilati, con due
canini lunghi fino ad arrivare quasi al labbro inferiore. Il viso
distorto
dall’allungamento dei denti, si modificò
leggermente, da umano divenne più
simile a quello di un animale, sulle mani comparvero degli artigli
lunghi e
scuri.
La
trasformazione fece partire altri tre raggi di
luce, mentre il biondo vedeva Phoenix riprendere lentamente coscienza e
un
colorito normale.
Improvvisamente,
un rumore così forte da diventare
solo un ronzio fastidiosissimo, gli fece sentire i timpani
così compressi da
temere che scoppiassero, mentre gli occhi lacrimavano per la luce dei
raggi che
la giovane continuava a mandare senza mancare mai il bersaglio.
“Mhm...”
gemette Phoenix, risvegliandosi e
ritrovandosi sulle gambe di qualcuno, che teneva posata dolcemente una
mano
fresca sulla sua fronte.
Lì
per lì, vista la frescura piacevole portata da
quella mano, aveva pensato fosse Crystal, anche perché,
davanti si suoi occhi
ancora un po’ appannati si erano stagliati dei biondi capelli
e una specie di
fari azzurro ghiaccio, ma appena era riuscito a schiarirsi la mente, si
accorse
che la mano era troppo piccola e morbida, per essere quella del
cavaliere. Si
domandava, per cui, chi potesse essere la ragazza, perché di
questo si
trattava, che si stava prendendo cura di lui.
Intanto,
il nemico, dopo aver visto fallire il suo
attacco aveva provato a rispondere ai fasci di luce, con saette oscure,
ma
queste venivano deviate o fermate da una cupoletta comparsa sui tre
giovani.
Un
altro ringhio proruppe dalla gola del nemico,
che si dovette ritirare non appena avvertì
l’avvicinarsi di altre energie
potenti.
“Questa
volta siete stati fortunati, ma tornerò e
allora vi distruggerò con le mie stesse mani.”
Minacciò, andandosene.
“Phoenix!”
chiamò Crystal preoccupato. “Stai bene?”
gli domandò, aiutandolo ad alzarsi, sorretto anche dalla
Guardiana sconosciuta.
“Grazie,
se non fosse stato per te, non avrei
saputo come aiutarlo!” le disse il biondo, ricevendo uno
sguardo strano dalla
giovane.
“Quindi
devo ringraziare te, se sono ancora vivo?”
chiese il cavaliere della Fenice, guardandola.
La
ragazza gli sorrise, ravvivandosi i lunghi
capelli biondi, leggermente mossi, arrossendo appena sulle gote.
Il
giovane moro guardò i due ragazzi biondi davanti
a lui, notando una volta di più l’incredibile
somiglianza tra i due.
“Kaey!
Kaey!” gridò una voce femminile poco
lontano, attirando l’attenzione della ragazza.
“Scusate,
devo andare!” disse, allontanandosi.
“Aspetta! Come ti chiami?” le domandò
Crystal, prima che girasse l’angolo.
“Kaeyla!”
rispose con un sorriso. “Non
preoccuparti, ti troverò io, fratello!” disse,
sparendo nella via.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - Sogni ***
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi qui con il settimo capitolo, scusate se
vi ho fatto
aspettare tanto, ma da questo chappy in poi le pubblicazioni saranno a
cadenza
settimanale, perchè sta per cominciare la scuola....
purtroppo..... allora
ringrazio le sei persone che mi hanno messo tra le seguite e le mie due
tesore,
averyn e Dro, che mi recensiscono sempre e ascoltano pazientemente i
miei
scleri... GRAZIE!!!!
Buona
lettura e se volete lasciare un commentino, sappiate che sono sempre
bene
accetti.
Crystal
Legenda:
sogno; storia.
Capitolo
7
I
due cavalieri ritornarono al Grande Tempio sconvolti e pensierosi. A
coloro che
chiedevano cosa fosse successo dicevano semplicemente
“Abbiamo trovato la
sorella di Crystal/mia sorella ed è lei una delle nuove
Guardiane”.
Il
cavaliere del cigno, inoltre, cominciò a rimanere solo,
fuori, in città,
giornate intere, nella speranza che sua sorella decidesse di farsi
vedere, di
poterle parlare, di capire come mai lei sembrava a conoscenza di tutto
e perchè
non si era fidata di lui, comportandosi come se fosse solo una ragazza
normale,
con poteri anormali.
Cercò
di tenersi in contatto con gli amici, ma faticava a stare in compagnia,
quindi
si isolò, uscendo anche, talvolta, di notte e facendo
preoccupare tutti,
soprattutto Milo e Andromeda.
Poi,
il venti di gennaio, tre giorni prima del suo, del loro, compleanno, la
incontrò, ma non come si era aspettato, anzi...
Pov
Kaeyla
Correvo
in un bosco scuro,
senza sapere dove stavo andando esattamente. Correvo, correvo il
più veloce
possibile, per evitare in ogni modo che qualunque cosa mi stesse
inseguendo mi
raggiungesse.
Vidi
davanti a me una porta
scura e minacciosa, ma mai quanto quello da cui scappavo.
Entrai.
Quello
che mi trovai davanti
mi fece accapponare la pelle. Non avevo mai visto un luogo
più tetro e dall’atmosfera
più pesante, l’oscurità era ovunque,
anche nell’aria che respiravo. Sembrava entrarmi
dentro, come se fosse solida.
L’Inferno,
a confronto,
sembrava una casa di bambole.
Mi
guardai attorno, cercando
di capire se il mio cervello non avesse confuso le informazioni.
Una
grande sala nera e rosso
cupo, scavata nella roccia, con drappeggi dello stesso rosso scuro del
muro, che
coprivano due porte ai lati della camera.
Un
trono di pietra si
stagliava minaccioso al centro, semi addossato al muro tra le due
porte:
sedutovi sopra, un’ombra scura con gli occhi simili a fiamme,
uno azzurro
ghiaccio e uno rosso e bruciante come il fuoco.
Ascoltava
il rapporto di una
persona inginocchiata a terra, mentre delle volute di fumo nero si
avvicinavano
a quel corpo, avviluppandolo con i loro tentacoli incorporei.
“Quello
che stai cercando di
dire è che hai fallito, Bhrama!”
esclamò l’ombra, stringendo gli occhi in due
fessure infuocate.
“Si,
mio signore!” rispose
mesto, anche se non era una domanda, con la testa china. “Ma
vi assicuro che
non fallirò ancora! La prossima volta che
affronterò i Guardiani, vi porterò la
testa della detentrice della Luce!” aggiunse, facendo
scoppiare a ridere il suo
signore in una risata sinistra, che mi mise i brividi e che si
interruppe
bruscamente.
“No!
Voglio che me li porti
vivi. Tutti!” ordinò. “Ora va, mio
Generale, prepara i soldati ad una nuova
offensiva, perchè, entro un anno, io e la mia dolce consorte
saremo liberi! E
allora, distruggeremo chiunque oserà mettersi tra noi e la
nostra vittoria!”
disse, scoppiando di nuovo a ridere in un modo che mi fece accapponare
la
pelle.
Cercai
di uscire dalla
grotta senza che mi vedesse, ma quando rialzai lo sguardo sul trono,
non c’era
più nessuno.
VAI
VIA DI QUI!
Gridò
una voce nella mia
testa, mentre io cercavo di aprire la porta, in preda al panico.
“La
giovane Guardiana della
Luce! Che sorpresa! Te ne vai già? E senza
salutare?” disse una voce dietro il
mio orecchio, mentre un pugnale o una spada mi trapassava il costato,
mozzandomi il respiro.
Quel
dolore mi aiutò a uscire dal sogno/visione, mentre gridavo
per il dolore della
ferita e il bruciore del pugnale, che però impediva
l’uscita di troppo sangue.
“Tesoro,
cosa succede? Perchè quelle... oh Dei
misericordiosi!” disse mia nonna,
correndo a vedere come stavo, appena si accorse della lama che
penetrava le mie
carni.
“Resta
ferma il più possibile e non estrarre il pugnale per nessuna
ragione!” mi
ordinò, uscendo di corsa dalla camera per andare a prendere
tutto il necessario
per fasciare la ferita.
Cinque
minuti dopo, era seduta sul letto, accanto a me, a disinfettare la
ferita e a
chiedermi della visione.
Le
raccontai il sogno, poi lei si informò su cosa volessi fare
a quel punto.
“Intanto,
devo parlare con Crystal, devo avvertirlo di ciò che ho
visto. Poi....”
riflettei ad alta voce, alzandomi a sedere, o almeno, quella era la mia
intenzione, del tutto dimentica della profonda ferita che mi aveva
inferto l’ombra
nel mio sogno. “Ahi! Cavoli... che male...!” scossi
la testa, tornando sdraiata
con una mano posata sulla ferita fasciata. “Però
devo rintracciare le altre
Guardiane....” mormorai, un po’ preoccupata.
Mia
nonna mi guardò intensamente.
“Vuoi
che chiami Selenia? Così ti aiuta a farle venire
qui?” mi propose. Io risposi
solo con un cenno del capo.
L’aiuto
di Selenia mi avrebbe fatto comodo.
“Nonna!”
la fermai prima che uscisse, “Grazie!” le dissi con
un sorrisone, appena si
girò.
Lei,
sorridendo a sua volta ritornò indietro per darmi una
carezza sulla testa, che
mi scompigliò i lunghi capelli biondi.
Sospirando,
mi rilassai sul letto, cercando di non pensare a nulla, nella speranza
di non
sognare più.
Ero
in una stanza piccola,
illuminata a mala pena dalla luce della Luna.
Un
ragazzo biondo dormiva un
sonno agitato da incubi e troppi pensieri. Le occhiaie scure che aveva
sotto
gli occhi erano indicazioni chiare di quanto poco dormisse la notte.
Poi,
dalla porta, uno
spiraglio di luce preannunciò l’entrata di
un’altro giovane. Questi si avvicinò
a mio fratello, con uno sguardo addolorato e triste, talmente intenso e
struggente nella sua tristezza da essere quasi troppo intimo da
guardare.
“Crystal...”
sussurrò,
sedendosi a terra di fianco al letto. “Perchè?
Perchè non ci dici cosa ti turba
così? Perchè non ti confidi? Neanche con me?
Perchè? Perchè ti isoli così? Non vedi
come ti fai del male, dannazione? Smetti di farti del male!”
domandò, sapendo
di non poter ricevere risposte.
Vidi
le sue spalle alzarsi
ad intermittenza e mi ci volle qualche secondo per capire che stava
piangendo
silenziosamente, senza singhiozzi.
“Io
ti amo, dannazione! Perchè
devi tenerti tutto dentro? Perchè non ti apri con me, come
hai fatto in questi
tre anni? Voglio aiutarti, non posso sopportare di vederti triste e
perso come
in questi ultimi giorni... ti prego.... ti prego, reagisci, amore
mio....
reagisci... ti prego....”continuò a sussurrare,
con tono dolorosamente
spezzato, mentre calde lacrime cadevano dai suoi occhi.
Mio
fratello cominciò a
lamentarsi, segno che si stava svegliando, quindi il giovane che era
entrato
nella stanza si asciugò gli occhi e uscì,
fermandosi sulla porta per osservarlo
ancora qualche istante, permettendomi di vedere la sua pelle
bianchissima, gli
occhi verdi, grandi e leggermente arrossati e i capelli dello stesso
colore. Dopo
di che, chiuse la porta, lasciando la camera di nuovo nel buio.
Crystal
si svegliò in quel
momento, aprendo stancamente gli occhi azzurro ghiaccio, puntandoli
nella mia
direzione.
Rimasi
sorpresa, anche se
sapevo che non poteva vedermi. Tuttavia, avevo bisogno che almeno mi
sentisse.
Mi
avvicinai lentamente, con
la sensazione che lui, in realtà, riuscisse a vedermi, solo
non capendo come
fosse possibile che mi trovassi nella sua camera.
Poggiai
una mano sulla sua
fronte, facendogli chiudere gli occhi e parlando direttamente con la
sua mente.
“Crystal...
fratello....
puoi sentirmi?” gli chiesi.
“Si,
ti sento... sorellina
mia.” Mi rispose, esitando un poco prima di chiamarmi
così, riempiendo i miei
occhi di lacrime di gioia.
“Ho
bisogno di parlarti!”
esclamai, “Vieni all’Hotel della Luna, ti
aspetterò lì, domattina.” Gli dissi,
vedendolo
e sentendolo, più che altro, annuire sotto la mia mano.
Sorrisi.
“Allora a domani,
fratello mio!” lo salutai, allontanandomi e spezzando il
contatto, ma lui
riuscì, non avevo idea del come, a prendere il mio polso,
dicendo. “Non
svanirai nel nulla dopo, vero?”
“No,
dopo probabilmente,
vivremo insieme, con i tuoi amici e alcuni dei miei!” risposi
felice.
Rassicurato,
mi lasciò
andare e io mi ritrovai improvvisamente in una stanza simile a quella
di mio
fratello, ma illuminata da una candela.
Sul
letto, dormiva il
ragazzo che avevo liberato dalla possessione del demone o quel che era.
Sembrava
stesse facendo un
brutto sogno, era tutto sudato e si agitava quasi convulsamente, come a
voler
sfuggire a qualcosa.
“Esmeralda...
No! No, no....
Esmeralda....” mormorava nel sonno.
Stavo
per andarmene,
consapevole solo di una sensazione di stritolamento allo stomaco, che
mi faceva
stare male e di stretto al cuore che mi sorprese.
“Kaeyla!
No, non andartene! No...!
Non farle del male! Kaeyla!” disse a voce più
alta, shoccandomi, perchè potevo
accettare che mio fratello mi vedesse, ma non qualcun altro. E poi,
fino ad un
secondo prima chiamava “Esmeralda” e ora voleva me?
Pensai arrabbiata.
Girandomi,
decisa a
dirgliene quattro, mi bloccai, ora più sconvolta che
alterata. Lui piangeva! Piangeva,
sussurrando il mio nome!
Non
potevo crederci, però quelle
lacrime mi facevano male.
Mi
sentivo anche io sul
punto di piangere, ma, scuotendo la testa nel tentativo di scacciare
ogni
brutto pensiero e deglutendo per scacciare il magone che mi serrava la
gola, mi
avvicinai a lui, sedendomi sul letto e, appoggiandomi al suo braccio,
posai un
delicato bacio sulla sua fronte, tranquillizzandolo.
Di
sfuggita vidi un mantello
svolazzare oltre la porta socchiusa, poi mi svegliai, mentre lui
sussurrava
ancora “Kaeyla...”
Mi
risvegliai all’alba, con Selenia, la mia maestra, che mi
guardava con un
sorrisino malizioso.
Spalancai
gli occhi, arrossendo e capendo il perchè di quello sguardo.
“Non
è assolutamente come
pensi tu!” le
dissi, facendo allargare il suo sorriso.
“Oh,
piccola! Non riesci ancora a
capire il
tuo cuore, eh?” mi chiese lei, scuotendo la lunga chioma
d’ebano. “In ogni
caso, ho contattato le nostre amiche e stanno arrivando, questa sera,
Lucy e
Luane saranno qui, mentre Sophia e Grimilde non arriveranno prima di
domani.” Mi
comunicò più seria. “Tua nonna mi ha
raccontato la visione, ne hai avuta un’altra?”
indagò la giovane donna orientale.
Io
scossi la testa, sapevo che aveva visto almeno la fine del mio sogno,
ma, a
parte quello, non avevo visto altro.
Sorrise
e annuì, prima di alzarsi.
“Verrò
anche io, quando dovrai recarti al Grande Tempio!”
esclamò con sicurezza.
Non
ebbi tempo per dire nulla, perchè se ne andò,
dicendomi di riposare, che mi
avrebbe svegliato lei, quando il mio gemello fosse arrivato.
Così,
mi lasciai cadere di nuovo tra le bracci di Morfeo, questa volta senza
che il
dio dei sogni mi facesse avere altre visioni.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Conoscersi ***
NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi qui con l’ottavo capitolo,
vogliate scusarmi per il
terribile ritardo, ma sono partita improvvisamente e non avevo
internet...
comunque eccovi il capitolo...
Buona
lettura
Bacioni
Crystal
Capitolo
8
Le
tende lasciate aperte facevano entrare tanto di quel Sole alle 9.00 del
mattino
da svegliarmi.
Proprio
in quel momento, Selenia entrò nella stanza, per avvertirmi
che Crystal era
arrivato davanti all’hotel dove avrebbero alloggiato le mie
amiche.
Mi
alzai lentamente, consapevole della ferita al fianco, questa volta, poi
iniziai
a preoccuparmi di quello che dovevo dire a mio fratello, oltre alla
visione,
avrebbe, di sicuro, voluto sapere come mai, se sapevo della sua
esistenza, non
lo avevo mai cercato e come facevo a saper usare quei poteri che gli
avevo
mostrato salvando il suo amico Phoenix.
Per
rilassarmi un po’ e non pensare, accesi lo stereo e
partì “Incomplete” dei
Backstreet Boys. Mi poggiai per terra, contro il muro con le cuffie
nelle
orecchie, mentre lasciavo che le parole mi entrassero dentro, cercando
di
dimenticare per tre minuti quello che avevo da fare entro poco.
Mia
nonna mi venne a chiamare, nel momento in cui la canzone aveva
riportato a
galla ricordi che era meglio restassero nascosti. Subito dopo,
“Innocence” di
Avril Lavigne ne trascinò fuori altri che avrei solo voluto
cancellare del
tutto dalla mia memoria, ma che ora, con quei
sentimenti che sembravo provare per l’amico di
mio fratello e, se il mio
istinto diceva il giusto, fratello del ragazzo dagli occhi verdi.
Scossi
la testa, tenendola tra le braccia, tirando le gambe al petto per
difendermi
dal mondo e i sentimenti.
Mia
nonna mi posò una mano sulla spalla, facendomi sussultare,
infatti, il mio capo
scattò in alto per controllare l’intruso.
La
guardai con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, che i ricordi
avevano
spinto fuori a forza.
“Oh,
piccola! Va tutto bene! È tutto passato!” disse,
abbracciandomi stretta. “Ora
devi smetterla di pensarci, non tutti sono come lui... non è
detto che accadrà
di nuovo qualcosa del genere... devi andare avanti! E, adesso,
c’è qualcuno che
ti aspetta e non vuole ferirti!” aggiunse, tranquillizzandomi
un poco.
Non
mi dovevo lasciar abbattere. Dovevo tenere duro ancora per un
po’, poi avrei potuto
cercare protezione tra le braccia di mio fratello.
Mi
alzai, togliendo le cuffie e passando la mano sugli occhi per asciugare
le
lacrime. Mi vestii velocemente con una mini di jeans e una maglietta
blu scuro,
legando mentre scendevo in bagno i capelli in una treccia morbida, mi
lavai il
viso, cancellando le tracce lasciate dalle lacrime, poi andai nella
cucina,
dove mi aspettavano le due donne.
“È
tutto a posto, ora?” mi chiese Selenia, guardandomi
intensamente. Io annuii,
facendo un bel respiro profondo. Ero pronta ad affrontare le domande di
mio
fratello!
Mangiai
un toast velocemente e uscii, trovandolo seduto sul muretto del piccolo
molo
davanti all’ Hotel della Luna.
Appena
mi vide, scattò in piedi, avvicinandosi.
Vedendolo
un po’ indeciso sul da farsi, gli saltai al collo,
abbracciandolo per
salutarlo, stringendolo forte.
Riconobbi
con me stessa che non era molto da me esternare in quel modo i miei
sentimenti,
ma sentii anche che era la cosa giusta da fare.
“Ciao
sorellina.” Mi disse tra i capelli, stringendomi forte come
se non volesse
lasciarmi più andare via. Respirai profondamente
l’odore della sua pelle,
chiudendo gli occhi, per imprimerlo bene nella mia mente.
Ci
staccammo, dopo qualche istante, e ci dirigemmo verso la spiaggia,
andandoci a
sedere vicino alla riva.
“Allora,
so che probabilmente avrai un sacco di domande da farmi, ma prima devi
assolutamente ascoltare una cosa, che forse risponderà a
molti quesiti e ne
creerà degli altri.” Dissi, ammirando il mare e i
gabbiani che lo sorvolavano.
Lui
mi guardò, sapevo che mi stava guardando, lo sentivo,
avvertivo i suoi occhi
perforarmi la pelle, in attesa che continuassi.
“Per
prima cosa, io sono una veggente. Posso vedere il futuro, ma anche il
passato e
il presente, soprattutto di persone che mi sono legate. In questo modo,
ho
scoperto la tua esistenza. Ti vedevo ogni notte nei miei sogni, da che
ho
memoria. Poi, tra quelli, avevo anche visioni su guerre e persone che
non
conoscevo. A 8 anni ho chiesto a mia madre, mia madre adottiva,
perchè non
avessi i suoi occhi verdi o quelli scuri di mio padre. Quel giorno mi
spiegò
che non ero figlia loro, ma che mi amavano come se lo fossi. Dopo
quella
rivelazione, ho cominciato a stare ancora di più con mia
nonna, la quale già
era a conoscenza dei miei sogni. Quando scoprì che sapevo,
chiese a mia madre
di potermi portare qualche giorno a casa sua, alla fine rimasi da lei
quasi un
anno!” spiegai, cercando di essere chiara mentre lui mi
ascoltava attentamente.
“In quel periodo, ha chiamato una sua amica,
perchè mi aiutasse a controllare i
miei poteri di Guardiana, manifestatisi in quei giorni. Lei mi ha anche
aiutato
con le mie visioni e ora posso controllarle, per la maggior
parte.” Continuai.
“Tua
nonna ha fatto delle ricerche su di me?” chiese, abbastanza
sicuro sulla
risposta. Io annuii.
“Lei,
come ti ho detto, sapeva dei miei sogni. Dopo i primi quattro anni in
cui le ho
raccontato di un bimbo con i miei stessi occhi, lei ha cercato
informazioni e
mi ha raccontato tutto circa sette anni fa.” Gli risposi.
“Quando
è stata annunciata la guerra galattica?”
“Si,
sono venuta ad assistere, mia nonna aveva preso una casa.”
Feci ridendo.
“Ma
perchè non me lo hai detto allora? Eravamo vicini, potevamo
stare insieme...”
mi disse a metà tra il confuso e l’arrabbiato.
Aspettavo
quella domanda dall’inizio della conversazione e ancora non
sapevo esattamente
come rispondere.
Aprii
la bocca per provare a dir qualcosa, ma la richiusi subito dopo, non
essendo
molto sicura di cosa dire. Poi...
“Io
sentivo che non era il tempo. Non mi avresti creduto o sarei stata
fonte di
distrazione.” Sul suo viso si formò
un’espressione sorpresa, dopo,
definitivamente confusa.
“Sai,
non so se arrabbiarmi o no su questo, visto che anch’io
riconosco che non ero
molto maturo, a quel tempo.” Ammise infine, facendomi
sorridere.
“In
ogni caso, dopo non ti ho più lasciato solo! Ero sempre con
te, anche se tu non
lo sapevi.” Lo informai, con un piccolo sorriso.
Lui
mi sorrise a sua volta.
Parlammo
per un po’ del più e del meno, dopo di che, io
tornai seria.
“C’è
una cosa che ti devo dire!” esordii, lui notando il sguardo
serio annuì con la
faccia più scura. “Ho fatto un sogno. Un sogno che
riguarda l’uomo che abbiamo
battuto quando ci siamo incontrati, credo stesse facendo rapporto al
suo
padrone, ma non ho potuto vederlo...” gli raccontai il sogno
e la sua dolorante
conclusione e poi gli parlai delle mie amiche, Guardiane anche loro,
che
stavano arrivando e che avrebbero aiutato nella ricerca degli ultimi
due
Guardiani.
Ricevetti
un’occhiata strana, una volta finito, lui sembrava basito e
sconvolto al tempo
stesso. Mi scappò un sorriso, pensando a quante emozioni
erano passate sul suo
viso da quando ci eravamo incontrati, ormai quattro ore prima.
“Senti,
hai fame?” chiesi, cambiando improvvisamente discorso. Prima
che potesse
rispondere, il suo stomaco brontolò, imbarazzandolo.
Annuì, guardandomi da
sotto la frangia, scompigliandosi i capelli biondi, a testa bassa, per
scacciare il rossore che aveva sul viso.
“Allora
vieni, mia nonna di solito cucina per un esercito!” gli
proposi, alzandomi e
cercando di togliere la sabbia dai vestiti.
Lui
mi imitò, prima di dirigerci verso casa mia.
“Ciao,
nonna! Sono tornata!” salutai, entrando. Lei venne a vedere e
vedendo Crystal
con me, sorrise.
“Buongiorno,
signora, io sono Crystal, il...” si presentò.
“Fratello
della mia piccola Kaey!” finì per lui, chiamandomi
con il soprannome che mi avevano
dato le gemelle quando eravamo piccole.
Mia
nonna lo guardò minacciosa per un paio di secondi, poi
sorrise e lo abbracciò,
dicendo “Ho un altro nipote!” shoccandolo e
facendomi ridere.
Dopo
di che ci spinse in cucina, dove mangiammo, parlando un po’
di tutto.
Sembravamo
una famiglia!
Finchè
io non chiesi dove fosse la mia maestra, che rientrò in quel
momento,
accompagnata da un uomo che, lì per lì, non
riconobbi. Mio fratello, invece,
sì.
“Sion...”
sussurrò con voce semi strozzata, poi osservò
meglio Selenia e i suoi occhi si
spalancarono ancora di più, “Sirio...”
mormorò, con voce a malapena
percettibile.
I
due si accorsero della presenza mia e di Crystal solo allora, la mia
maestra
sgranò gli occhi di sorpresa, timore, preoccupazione e...
nostalgia? Mentre
l’uomo parve rendersi conto solo in quel momento che il
cavaliere del Dragone,
addestrato dal suo migliore amico, assomigliava davvero alla sua amata.
Si
girò verso di lei e di nuovo verso di noi e si sedette.
Lei
lo imitò, accomodandosi di fronte a me.
“Sion,
Grande Sacerdote... cosa? Come è possibile?”
domandò il cavaliere del cigno
spaesato, che non sapeva cosa pensare, aveva visto il suo maestro
morire,
divenire polvere, tra le sue braccia e ora...
I
due si guardarono, poi io mi ricordai una cosa che mi aveva detto la
mia
insegnante.
“L’hanno
riportata qui le Guardiane, vero? E con lei tutti gli altri cavalieri
d’oro!”
dissi, ricevendo solo un assenso in risposta.
“Si
può spiegare un pochino meglio? Che vuol dire
“riportato qui”?” chiese mio
fratello.
“È
un potere proprio delle Guardiane, loro possono richiamare
un’anima e, se il
corpo a cui apparteneva è, in qualche modo, danneggiato,
tramite un antico
rituale, ricreare anche quello. È un potere quasi divino,
che però consuma
molte energie.” Spiegò Sion, intromettendosi.
“Esattamente.
Le Guardiane conoscono, anche se oramai servirà a poco la
loro conoscenza, il
nemico che state per affrontare e sanno che ci sarà bisogno
di tutto l’aiuto
possibile, se vogliamo avere una speranza di vittoria!”
aggiunse Selenia.
“Quindi
sono ritornati tutti?” domandai, precedendo Crystal.
“Si,
sono tutti vivi e stanno bene, ma non li troverai al Grande Tempio,
cavaliere,
prima le Guardiane vi dovranno spiegare molte cose e io e le quattro
nuove
Guardiane verremo domani perchè le ragazze imparino come si
deve a usare le
loro capacità e poteri.” Disse la donna, spezzando
l’entusiasmo del biondo.
“Invece,
l’altra, piccola questione, Sele?” interruppe Sion,
cambiando discorso, “Che
significa? Perchè assomigli tanto al cavaliere del
Drago?” chiese.
Gli
occhi turchesi di lei si spalancarono, mentre cercava una spiegazione,
o
meglio, un modo per dirlo senza che qualcuno si sentisse male, ma alla
fine
optò per una frase semplice e diretta.
“È
mio figlio!” se non fossimo stati seduti, tutti a parte
nonna, saremmo crollati
a terra per la sorpresa.
“C-cosa?
Tuo... tuo figlio? E... e chi è... chi è il
padre?” i informò ancora uno
shoccato Grande Sacerdote, non molto sicuro di voler sapere la risposta.
“Tu!”
rispose, tranquilla. L’altro la guardò con gli
occhi fuori dalle orbite.
“Hai
capito bene! Sirio il Dragone è nostro figlio!”
ribadì il concetto.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 - Al Grande Tempio ***
NOTE DELL’AUTRICE: allora eccomi qui con il nono capitolo…. Vi chiedo umilmente scusa per l’abnorme ritardo, cercherò di essere più puntuale… vi avverto fin da ora che i capitoli arriveranno uno al mese, al massimo due…
Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensiscono!!! Come sempre è dedicato alla mia cara Dro.
Bacioni e buona lettura
Crystal
Capitolo 9
Quella sera, dopo che Crystal era tornato al Grande Tempio, molto più calmo e rilassato, per quanto potesse esserlo dopo tutte quelle rivelazioni, arrivarono le gemelle Lucy e Luane, che erano state chiamate la sera prima da Selenia.
Questa spiegò loro, infatti, che il momento in cui avrebbero dovuto ricoprire il ruolo di Guardiane era arrivato e che il giorno dopo sarebbero andate a conoscere le vecchie Guardiane e i cavalieri. Lucy sorrise raggiante e Luane, che non era una Guardiana, ma possedeva una forte affinità con l’aria, elemento opposto alla sorella, che era Guardiana della Terra.
Le gemelle erano di origini germano/spagnole, infatti, erano tutte e due con la pelle olivastra, gli occhi albini, di un azzurro così chiaro da sembrare trasparente e i capelli biondo platino.
Le uguaglianze tra le due finivano lì.
Lucy, nonostante il carattere solare, tendeva ad essere più riservata e, ovviamente, aveva più tatto della sorella, che era più espansiva, anche se in modo un po’ sarcastico.
Lu difficilmente parlava con chi non conosceva, preferiva capire bene prima con chi aveva a che fare, anche se le ci volevano pochi minuti. Era una che preferiva evitare le battaglie, soprattutto quando le considerava inutili, costringendo a volte la sorella a intervenire per evitare che qualcuno le facesse del male.
Luane, al contrario, era il tipo senza peli sulla lingua, qualunque cosa avesse da dire lo diceva senza problemi e i quasi quindici anni di arti marziali le davano la possibilità di difendersi da coloro che pensavano bene di risponderle con la violenza.
Insieme, quando si battevano, però erano inarrestabili, chiunque cercasse di sfidarle finiva al tappeto, spiazzato dalla loro coordinazione, velocità e agilità.
“Allora, com’è il fratellino di persona?” domandò maliziosa Luane.
Io la guardai con gli occhi fuori dalle orbite.
“Il sole di Miami ti ha dato alla testa!” le risposi, ridacchiando.
“Oh, no! Sono i bei ragazzi di Miami che le hanno dato alla testa!” la prese in giro Lucy.
Lei strinse gli occhi, poi sorrise birichina.
“A me hanno fatto perdere la testa? E che vogliamo dire del “bellissimo e bravissimo” cameriere del ristorante dell’hotel, che ti ha anche lasciato il suo numero?” ribatté.
Io ridacchiai mentre Lucy arrossiva. Quanto mi erano mancate!
“Wow, perchè quando io non ci sono incontrate tutti questi bei ragazzi?” chiesi, fintamente indispettita.
“Perchè quando ci sei rimangono troppo spaventati dalla tua bellezza che non si avvicinano!” rispose ovvia Luane, con l’aria di essere tremendamente seria.
Io feci finta di crederci.
“Comunque, ripeto, il fratellino gemello è fico come nei sogni?” richiese Luane, tornando all’inizio della conversazione.
“Si è fico, anzi, anche di più...” risposi strascicando apposta le parole. “Ma non osare provarci!” le dissi seria, dopo.
Lei sgranò appena gli occhi per il mio tono freddo e duro, poi tornò alla sua maschera un po’ maliziosa, un po’ sarcastica.
Lucy spezzò la tensione chiedendo quando sarebbero arrivate Sophia e Ilde (Grimilde).
“Domani mattina, prima non riuscivano.”
“Selenia ci ha detto che dopo andremo al Grande Tempio, tu ci sei stata?” si informarono le gemelle.
“No, solo nei sogni. Anche se devo ammettere che ho paura di incontrare tante persone importanti per mio fratello... temo che se loro non mi accetteranno lui...” dissi.
“Non ti voglia più bene?” completò Lucy, dolcemente.
“Beh, è impossibile! Ti adoreranno, già per il fatto che sei sorella gemella sia perchè tu non sei un tipo che si può odiare!” mi smentì Luane.
“Ma...” provai a ribattere.
“Niente “ma”, non c’è nulla da dire! Ti adoreranno e anche a noi, quasi tutti almeno. Tuttavia, cos’è questa storia che i cavalieri d’oro che dovevano essere morti sono tornati?” mi zittì, aprendo un’altra questione.
“Non so come sia successo, so solo che è così. Però loro non lo sanno ancora, quindi, non dite nulla, a meno che non sia Sele che ve lo dice.” Consigliai.
Loro annuirono, poi andammo a dormire, il giorno dopo sarebbe stato anche più pesante.
Mi trovavo di nuovo nella stanza del giovane uomo che avevo salvato, Phoenix.
Questa volta non dormiva e c’era un uomo a parlare con lui. Un bell’uomo biondo, che parlava rivolto al giovane seduto davanti a lui, ma teneva gli occhi chiusi.
Lì per lì, mi domandai se non fosse cieco, poi lui avvertì la mia presenza e, oltre a mio fratello e agli altri Guardiani, solo due cavalieri d’oro potevano vedermi, il cavaliere dell’ariete e il cavaliere della vergine. Selenia mi aveva detto che il cavaliere di Virgo era anche guardiano dei sei mondi di Ade.
“Shaka?” chiamò Phoenix, sorpreso, quando l’altro aprì gli occhi, puntandoli nella mia direzione.
Io ricambiai lo sguardo, tenendo la testa alta.
Lui distolse gli occhi blu scuro, guardando altrove e rassicurando l’altro, il quale però chiese se aveva percepito tracce del cosmo dei loro nemici, ma il biondo scosse la testa, lanciandomi un’ultima occhiata di sfuggita.
Gli sorrisi e lo ringraziai con un cenno del capo. Dopo di che, provocando a concentrarmi, mi allontanai dalla stanza, finendo in un bosco immenso e poi in un inferno, o meglio, all’Inferno, circondata da anime dannate...
Mi svegliai di soprassalto la mattina dopo, non molto riposata.
Rimasi distesa, fino alle nove e mezza circa, quando udii le voci concitate delle mie amiche. Infine mi alzai lentamente, mi preparai, vestendomi con dei pantaloncini di jeans e una maglietta a fascia turchese, con una rosa blu tra i capelli.
In cucina, stavano discutendo su quello che era successo e le mie visioni e anche la nuova parentela di Selenia.
La giornata era appena all’inizio e io avevo già mal di testa. In più il sogno di quella notte mi aveva rivelato cose incredibili, a quanto pare, Luane e Lucy avevano ragione, avrei avuto l’appoggio di almeno un cavaliere d’oro. Mi sedetti al tavolo, mentre Ilde e Selenia, le due litiganti, si zittirono e con loro tutto il gruppo, dando un po’ di sollievo al mio mal di testa. Sospirai, portando le mani a massaggiare le tempie, che pulsavano dolorosamente.
“Stai bene, cara?” mi domandò mia nonna, vedendomi pallida e con le occhiaie. Annui delicatamente, con la testa che doleva incredibilmente ad ogni minimo movimento.
“Tra poche ore dovremmo recarci al Grande Tempio...” mi informò la mia insegnante.
Io la guardai con occhi vacui, che la spaventarono. Mi toccò la fronte per capire se avevo la febbre, ma io mi scansai bruscamente, mantenendo l’equilibrio per miracolo.
Poi avvertì che le avrei aspettate vicino all’hotel.
Grimilde, chiamata da tutti Ilde perchè il suo nome le faceva letteralmente ribrezzo, mi seguì dopo qualche secondo, volendomi parlare del “piccolo segreto” di Selenia e sapere qualcosa in più sul mio caro fratellino.
“Ehi! Tutto a posto? Non hai una bella cera!” disse, sedendosi accanto a me.
-Ho scoperto che consumo molte energie quando devo tenere testa a qualcuno, se mi trovo in un sogno!- pensai, lasciando che potesse sentire, pur tenendo i ricordi ben nascosti.
“Stai bene? Comunque sei migliorata!” richiese, sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
-Sì!- pensai solo.
“E il “piccolo segreto”...?” domandò, cercando di capire cosa esattamente sapevo.
-So del figlio di Selenia e mio fratello- mi concentrai un secondo per farglielo vedere- lo conosce. È un cavaliere, come suo padre!-
Lei annuì seria poi mi abbracciò, parlando direttamente nella mia testa.
-Sono felice che tu l’abbia finalmente trovato! E domani potrete addirittura festeggiare insieme il vostro ventesimo compleanno!-
“Ragazze!” ci chiamò Lucy, poco lontana.
Ilde si staccò dall’abbraccio, alzandosi e risistemando i pantaloncini di jeans, ravvivandosi poi i corti capelli scuri, lisci come spaghetti.
Sophia, avvicinandosi a me ammiccante, mi piazzò in testa un cappello di paglia con un nastrino blu/nero per “evitare cadute dovute al troppo sole”.
In un primo momento ebbi la tentazione di tirarglielo, ma, saggiamente, decisi di tenerlo.
Impiegammo un paio di ore per arrivare al Grande Tempio, passando per una strada interminabile sotto al Sole, tanto che, nonostante il cappello, la testa mi faceva ancora più male di prima e aveva cominciato a girare.
Poco prima della scalinata per la prima casa, Sion, il Grande Sacerdote di Atene si aggiunse al gruppo.
Crystal ci aspettava e stava correndo verso la prima casa, visto che lo avevo avvertito, ma sembrava che qualcuno lo seguisse.
Arrivato davanti alla scalinata, io gli corsi incontro, lasciando cadere il cappello e avvertendo qualcuno poco dietro di lui che emanava un cosmo familiare.
Lo abbracciai e lui mi prese praticamente in braccio, salutandomi davanti ad uno shoccato cavaliere d’ariete, che si accorse solo in quel momento delle persone con me.
“Grazie di essere venuta, sorellina!” mi salutò mio fratello, continuando ad abbracciarmi, sconvolgendo tutti quelli che lo avevano sentito.
“Non potevo mancare, ora che ti ho incontrato, non ti lascerò più solo! Sei la mia famiglia!” gli risposi, con le lacrime agli occhi.
“Ehm Ehm, mi dispiace interrompere, ma ci stanno guardando tutti male!” ci richiamò Luane, infastidita dagli sguardi sospettosi dei cavalieri d’oro e non.
“Mur! Dove diavolo è Crystal? Stava uscendo di nuo... oh! Sei qui...” si bloccò Milo, guardando prima il giovane biondo e poi la ragazza(io), sempre bionda, a cui era ancora abbracciato. “Lei è...” sussurrò.
“Si, lei è Kaeyla, mia sorella gemella!” disse, sciogliendo l’abbraccio, ma restando al mio fianco.
Mi guardarono tutti per un bel po’, o almeno così mi sembrò, senza dire nulla, come cercando le somiglianze tra me e lui. Finché il ragazzo dagli occhi verdi mi si avvicinò, presentandosi.
“Andromeda, piacere!” mi disse con un sorriso, tendendomi la mano.
“Kaeyla, piacere mio!” risposi stringendogli la mano, vedendo di sfuggita un ciondolo a forma di pentacolo con scritto “Yours ever” sul suo cuore.
“Piacere di conoscerti, finalmente, Kaeyla, ma loro chi so...” iniziò il cavaliere di ariete. Sion lo bloccò, togliendosi il cappuccio che lo copriva, facendo prendere un colpo a tutti coloro che stavano lì a guardare.
“Maestro...” disse Mur.
“Sion...” fece Dohko.
“Grande Sacerdote!” esclamarono tutti gli altri.
“Credo che sia meglio continuare questa conversazione in un posto più privato.” Suggerì.
Il cavaliere della prima casa fece strada fino alle sue stanza private.
Si accomodarono tutti come meglio potevano nel piccolo salotto, appena decorato con alcune colonne a cui si appoggiarono la maggio parte dei cavalieri. Altri si sistemarono sul piccolo divanetto e sulle sedie che portò il custode del primo tempio.
“Come è possibile, Sion? Ti ho visto scomparire tra le mie braccia!” affermò Libra.
Il Grande Sacerdote guardò le Guardiane, appena entrate, prima di rispondere.
“Le Guardiane, prima di venire da voi, hanno eseguito un rituale con cui mi hanno riportato indietro, nel mondo dei vivi.” Disse.
“E gli altri? Aphrodite, Saga, Camus...” chiese Andromeda speranzoso.
“Posso solo dirvi che, come me, sono stati riportati al rituale, ma non si sono ancora svegliati.” I visi illuminati e pieni di speranza dei cinque giovani cavalieri, ma anche quelli, leggermente più impassibili dagli altri, si rallegrarono.
A quel punto, l’altra figura ancora incappucciata si tolse il mantello.
“Selenia!” esclamarono cinque persone nella stanza, confondendo quasi tutti gli altri che si domandavano come facevano a conoscersi.
“Selenia!” disse Su-lee, abbracciandola, spiegando un po’ di cose.
Quando si staccavano, tutti notarono una strana ad inquietante somiglianza tra le donne e Sirio del Dragone, ma solo Pegasus ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.
“Ehi Dragone! Hai visto quanto ti assomiglia la sorella di Su-lee? Potrebbe sembrare tua madre!” fece, scherzoso, gelando quattro persone nella stanza, mentre chi sapeva attendeva in silenzio l’arrivo della bomba, come me, Crystal e le mie amiche; gli altri, invece, risero bloccandosi nel momento in cui Su-lee scoppiò.
“È vero? Sele dimmi la verità! Avevi detto che lo avevi perso! Hai mentito?” gridò arrabbiato.
Selenia abbassò lo sguardo.
“Non ti ho mentito! Mio figlio mi è stato portato via dai Manipolatori... non sapevo che fosse vivo, fin quando non ho conosciuto Luce.” Disse, rialzandolo per guardare me.
Il cavaliere del drago aveva gli occhi sbarrati, come gli altri, guardò me come gli altri e poi Crystal al mio fianco, tutto sommato tranquillo.
“Tu sapevi tutto? Perchè non me lo hai detto?” lo aggredì quasi, lasciandolo sconvolto.
“No... io... io non sapevo...” cercò di dire mio fratello, shoccato dalla rabbia dell’amico.
“Non sembri molto sorpreso!” disse ancora l’altro, alzandosi in piedi, ignorando i tentativi della ragazza di calmarlo. Anche Crystal stava per alzarsi, ma io lo fermai, facendolo al posto suo.
“Non è colpa sua! Ho chiesto io a mio fratello di non dire nulla a nessuno, perchè non era compito suo dirti che i tuoi genitori sono entrambi vivi! Quindi non puoi prendertela con qualcuno, fallo con me!” lo ripresi, facendo sbollire la sua rabbia, sostituita da un leggero timore, per via della pericolosa luminosità dei miei occhi, indietreggiando fino al muro.
“Sirio!” lo chiamò Sion “Mi dispiace, per tutto! Ma io ero stato informato che mio figlio non c’era più!” disse rammaricato, stringendo la mano della sua amata.
Selenia poi si alzò.
“Non hai idea di quanto ho desiderato venirti a prendere per portarti via, per proteggerti da tutto questo, ma...” si avvicinò leggermente, guardando me.
Io incassai la testa nelle spalle, desiderando svanire, prima di rendermi conto di aver fatto un madornale errore a lasciarmi prendere dalla rabbia, perchè, oltre alle energie spese la notte con Shaka, quello scoppio di potere mi fece esplodere la testa, permettendo ad una visione di sopraffarmi, improvvisamente e da sveglia.
Mi sentii cadere tra le braccia di qualcuno, mentre davanti ai miei occhi aperti passavano immagini sconnesse.
La statua di Atena e lo scettro di Nike.
Le colonne dei sette mari e il tridente di Nettuno.
L’Elisio e la spada di Ade.
“...yla! Rispondi!”
“Stai bene?”
“Ma cosa è successo”
Dicevano tante voci facendomi scoppiare le testa ancora di più.
“Basta! Allontanatevi e fate silenzio! Rimanete qui!” disse una voce calma, ma anche appena minacciosa, poco lontano da me, mentre chiunque mi avesse salvato dal pavimento si alzava con me in braccio. “Phoenix, vieni con me!” aggiunse la voce, mentre una stretta rassicurante mi suggeriva di lasciarmi andare all’oblio, ma... Phoenix... quel nome... Lui!
Aprii gli occhi, che non ricordavo di aver chiuso, e lo guardai, trovandolo a osservarmi preoccupato con quegli occhi scuri che sembravano capaci di entrarmi dentro.
“Riposa.” Sussurrò e la mia mente stremata si lasciò cadere nell’oblio tra quelle braccia, al sicuro.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 - Il compleanno ***
NOTE
DELL’ AUTRICE: salve
a tutti!!! Eccomi con
il decimo capitolo... dedicato alla mia dolcissima Dro, che oggi compie
gli
anni... AUGURI!!! Non mi dilungo troppo, solo grazie a chi recensisce,
legge,
mette la storia tra seguite/preferite/ricordate.
Buona
lettura
Bacioni
Crystal
Capitolo
10
Quando
mi svegliai, lui era lì con me.
“Sei
sveglia, finalmente!” esclamò con un leggero
sorriso.
Io
ricambiai, sentendo che la testa aveva smesso di pulsare.
“Dove
sono?” chiesi, non riconoscendo la camera dove mi trovavo.
“Sei
nella stanza di Shaka. Quando sei svenuta, mi ha ordinato di portarti
qui.”
Rispose lui, un po’ divertito. “Non capisco
perchè, ma a quanto pare sei
entrata nell’incredibilmente ristretto numero di persone che
gli stanno
veramente a cuore.” Aggiunse, con un pizzico di sorpresa
nella voce.
Feci
forza sulle braccia per alzarmi a sedere, senza riuscire,
perchè, nonostante la
testa avesse smesso di torturarmi, avevo ancora addosso
un’incredibile
debolezza fisica.
Phoenix
si alzò dalla sedia dove si trovava e mi venne ad aiutare,
posizionando un paio
di cuscini dietro le mie spalle per tenermi seduta senza sforzare i
muscoli,
che rispondevano a fatica.
“Mi
sento come se mi fosse passato sopra un camion... Cosa è
successo esattamente?”
chiesi, non molto certa di ricordare correttamente la sera prima...
“Aspetta
quanto tempo sono stata incosciente?” lo bloccai prima che
rispondesse al
quesito precedente.
“Sei
rimasta incosciente per tutta la notte e una parte della giornata... ah
giusto!
Auguri!” mi rispose. “Sei ancora in tempo per la
festa di questa sera!”
aggiunse, scoppiando a ridere quando spalancai gli occhi inorridita.
“Oh,
no!” gemetti, coprendomi il viso con le mani.
“Tutto
ok?” mi domandò preoccupato.
“Le
mie amiche non hanno detto nulla? Non hanno parlato di vestiti da
mettermi, o
cose del genere?” chiesi, sempre nascosta dietro le mani,
aprendo le dita quel
tanto che bastava per vederlo annuire, un po’ confuso, e
farmi gemere di nuovo
sconsolata.
Lui
mi si avvicinò, bloccandosi improvvisamente dopo avermi
afferrato una mano,
fissandomi come se non mi vedesse realmente.
Allungai
l’altra mano verso di lui, per risvegliarlo dalla trance in
cui sembrava
caduto, ma prima che potessi farlo mi prese il braccio, guardandomi con
uno
sguardo shoccato, prima di sussurrare.
“Avevi
la mano luminosa...” io la guardai e sentii un leggero
bruciore lungo la spina
dorsale.
Mi
scusai, abbassando gli occhi mortificata, e scese un silenzio
incredibilmente
imbarazzante.
L’entrata
di Shaka, mio fratello e Andromeda lo spezzò, dando a
Phoenix la possibilità di
andarsene, lasciandomi con gli altri, mentre dentro di me si faceva
strada un
terribile dubbio. Avrei dovuto parlare con Ilde, più tardi.
“È
tutto a posto, sorellina?” mi chiese preoccupato mio
fratello. Io annuii, rassicurandolo
con un sorriso che non raggiunse gli occhi, puntati ancora sulla porta.
“Auguri!”
mi disse Andromeda, distraendomi con il suo tono gioviale.
“Come?”
domandai confusa.
“È
il nostro compleanno, il 23! Non te lo ricordi?” mi fece
Crystal.
“Oh!
Si... si! Scusatemi, è che ho la testa un po’ tra
le nuvole.” Spiegai,
ricevendo uno sguardo eloquente da Shaka, che si fece appena scappare
un
sorriso, mascherato immediatamente.
“Se
ce la fai, potresti venire di sopra a mangiare con noi.” mi
invitò.
Io,
un po’ preoccupata, guardai i due ragazzi davanti a me, che
sorrisero
incoraggianti e speranzosi che accettassi.
“Ok,
penso di potercela fare.” Dissi, scostando le coperte e
provando a posare le
gambe a terra.
Riuscii
ad alzarmi per puro miracolo e camminai lentamente in avanti, verso la
porta.
Arrivai oltre la soglia prima di crollare tra le braccia di Sirio, che
mi
strinse, prendendomi in braccio.
“Scusa
io...” dissi ma lui mi interruppe.
“No,
sono io che ti devo delle scuse... non avrei dovuto arrabbiarmi con tuo
fratello, o con te, non avete colpa delle decisioni di mia
madre...” fece,
dispiaciuto.
Non
sapendo cosa dirgli e imbarazzata dalla situazione, cercai di
allontanarmi.
“Ora
puoi lasciarmi!” esclamai, spostandomi dal suo petto e lui mi
guardò stranito,
mentre arrivavano mio fratello, Andromeda e Shaka, con Phoenix che
fulminava
Dragone da poco lontano.
Mi
rimise a terra, mentre le mie gambe tremavano pericolosamente. Il
cavaliere
della Fenice, per evitare che mi riprendesse Sirio, mi si
avvicinò e mi passò
un braccio intorno alla vita, guadagnandosi un’occhiataccia
dal mio gemello,
che venne bloccato dal fratellino dell’altro.
“Posso
camminare da sola!” feci, indispettita. “Non sono
un’inferma! Lasciami! Ce la
faccio anche da sola, ho detto!” mi lamentai, mentre lui mi
continuava a
tenere, salendo le scale fino alla tredicesima casa.
Le
mie proteste iniziarono, dopo un po’, a far ridere coloro che
erano con noi e
accorrere gli altri che, dopo l’attimo iniziale di
sbalordimento, scoppiavano a
ridere a loro volta, seguendoci per vedere gli sviluppi della scenetta
che
avevamo inconsapevolmente messo su.
Avrei
ucciso Phoenix prima di arrivare di sopra, o lui mi avrebbe
scaraventato da
qualche parte, possibilmente giù da un burrone?
Salire
le scale fu una vera impresa. Tra i miei improperi e le risate degli
altri, ma
alla fine giungemmo nelle stanze del Grande Sacerdote, dove era stata
preparata
una tavola completamente imbandita di ogni leccornia culinaria
esistente.
Phoenix
mi sorresse fino ad un divanetto morbido dove mi buttò di
peso. Mi risollevai
leggermente per poterlo guardare male, poi venni rapita dalle gemelle,
che
blateravano su quale vestito, tra quelli che avevano portato da Miami e
quelli
che erano riuscite a comprare in una boutique in città, mi
sarebbe stato
meglio.
Mi
presi la testa tra le mani, pregando silenziosamente tutti gli dei
dell’Olimpo
che mi lasciassero in pace, o che scegliessero in fretta il vestito, in
modo
che la tortura finisse presto.
Luane
mi prese per mano e mi trascinò a sedere su un letto,
dicendomi di rilassarmi.
“E
come diavolo faccio a tranquillizzarmi? Me lo spiegate? Con voi due che
mi
torturate con vestiti, trucco e parrucco?” sbottai con loro,
con i nervi a fior
di pelle.
Lucy
mi guardò con gli occhioni spalancati, abbassandoli, con
espressione da
cucciolo bastonato, sul vestito dorato che teneva in mano, arrossendo
come una
bambina.
Sospirai.
“Dai,
su. Dammi una mano a indossarlo, che da sola non posso farcela... e
non lo metterei...!”
dissi, con un piccolo sorriso accennato.
Vidi
il viso della giovane Guardiana della terra illuminarsi di
felicità, mentre mi
si avvicinava di fretta per evitare che cambiassi idea. Mi
aiutò a indossarlo,
sistemandolo e legando la fascia sul seno che si incrociava dietro il
collo, lasciando
scoperte le spalle. Il vestito era corto abbastanza da mostrare quasi
tutte le
gambe, slanciate dal tacco delle scarpe che mi avevano costretto a
mettere.
Luane
mi tenne in piedi, mentre cercavo di stabilizzare il mio già
precario
equilibrio, non aiutava il fatto che l’abito stile impero mi
stringeva talmente
tanto sul seno da impedirmi quasi di respirare.
“Ragazze,
vi prego, posso togliere queste scarpe e mettere delle
ballerine?” domandai,
facendo qualche passo, timorosa.
Lucy
mi guardò dubbiosa.
“Non
saprei... ti stanno così bene... e poi, non sono alte!
Tienile, ce la puoi
fare!” fece, sbattendo gli occhi azzurro chiaro.
Io
sbuffai, cedendo.
“Ok,
ok. Va bene, avete vinto! Ma se cado la colpa è
vostra!” ribattei alzando le
mani in segno di resa.
Lo
sguardo malizioso che entrambe mi lanciarono però mi
terrorizzò più di quanto
non facesse la loro fissazione per la moda e per l’usarmi
come barbie.
“Andiamo,
adesso! Abbiamo impiegato più tempo del previsto a
prepararla!” esordì Luane,
tenendomi per un braccio e cominciando a spingermi verso la sala
principale,
dove si trovavano tutti gli altri. Davanti alla porta, un brutto
presentimento
mi spinse a tirare indietro la gemella che la stava aprendo.
“Aspetta!”dissi,
afferrandola per il braccio.
Dove
si trovava la sua testa si frantumò un piatto pieno di
qualcosa che doveva
essere parte del banchetto.
“Ma
che diavolo...?” chiese la ragazza, iniziando ad arrabbiarsi.
Lucy
scosse la testa, sospirando sconsolata.
Ci
scambiammo un sguardo d’intesa prima di dire insieme.
“Sophia!”
Riprovammo
ad aprire la porta, questa volta preparate, infatti Luane mise intorno
a tutte
e tre una barriera d’aria.
La
sala era uno scenario anche peggiore di quello che credevamo.
Sophia
e Ilde si picchiavano, o ci provavano, mentre i cavalieri
d’oro litigavano
anche loro, chi per dar ragione a una delle due, chi per cercare di
fermare gli
altri.
In
un angolo della sala, appoggiati al muro, i cinque cavalieri di bronzo,
quattro! Seiya aveva ceduto ad una
delle
provocazioni delle Guardiane “vecchie” e ora si era
unito alla mischia, cui si
aggiunse, poco dopo, anche Sirio e tutte le Guardiane, comprese le
gemelle.
Io
mi avvicinai ai tre ragazzi ancora appoggiati al muro, con le facce
scure, chi
un po’ preoccupato, chi divertito, chi annoiato. Presi
Andromeda per mano,
sotto gli sguardi assottigliati dei nostri fratelli.
Lo
trascinai quasi al centro della stanza, tenendogli la mano e
appoggiandomi a
lui, visto che le gambe iniziavano a dare segni di cedimento.
Respirando
profondamente, per schiarirmi la mente e la vista, ordinai perentoria,
abbassando le palpebre anche io.
“Ora,
chiudi gli occhi e bloccali!”
Per
una manciata di secondi rimasi in attesa, aspettando che i rumori
finissero,
poi riaprii gli occhi alzando contemporaneamente un sopracciglio,
specchiandomi
in due grandi occhi verdi, confusi.
“Avanti!
Dobbiamo fermarli e io non ho le forze sufficienti per fare una cosa
del
genere!” lo incitai, con tono forse un po’ aspro, e
una punta di stanchezza
nella voce.
“Io...
non so controllare ancora i...” fece incerto, guardandomi con
quegli occhioni
di giada che imploravano un aiuto, di qualsiasi tipo, e mi scrutavano
con
preoccupazione.
“Fidati
di me! Puoi farcela!” dissi utilizzando un tono
più dolce, quasi materno,
carezzandogli delicatamente una guancia. Lui annuì, ancora
dubbioso.
“Ok...
d’accordo, cosa devo fare, esattamente?”
“Nulla,
solo... chiudi gli occhi e libera la mente... ti guiderò...
io...” spiegai un
po’ affaticata.
Lui,
leggermente preoccupato, mi strinse la mano, per darsi coraggio e fece
come gli
avevo detto. Avvertii subito il potere di cui era in possesso e non mi
sorprendevo non riuscisse ad usarlo.
Chiusi
gli occhi anche io, concentrandomi sulla fonte del suo potere, del suo
cosmo.
Vi attinsi per creare una barriera d’aria abbastanza forte da
trattenere tutti
i litiganti.
Questi
si bloccarono, trattenuti dall’aria che si addensava attorno
ai loro corpi. Poi
si ritrovarono attaccati al muro, abbastanza lontani gli uni dagli
altri per
evitare che si facessero male.
Il
giovane aprì gli occhi, guardandosi intorno shoccato,
spostandoci mentre tutti
erano ancora troppo sorpresi per capire cosa fosse successo.
“Mur!”
gridò qualcuno.
“Liberaci!”
urlò una delle Guardiane.
“NON
SONO STATO IO!” si giustificò
l’interpellato.
“Sono
bloccato come voi!” rispose.
“Kiki!”
gridò Sirio, cercando il bambino con lo sguardo.
“Cosa
succede?” domandò questi con fare innocente.
“Lasciaci
andare, subito!” lo sgridò il fratello.
“Ma
non sono stato io...” rispose, sbattendo le palpebre
angelicamente.
“Dove
diavolo è il Grande Sacerdote?” gridò
uno dei cavalieri d’oro.
La
risposta arrivò sotto forma di crollo delle tende, strappate
da Sion in
persona. Si rialzò dal groviglio formato dalla stoffa e si
trovò a doversi
tamponare la bocca sanguinante. Sputò del sangue e dalla
porta nascosta dalle
tende arrivò Dohko, con il pugno ancora alzato.
Tutti
guardarono la scena shoccati, completamente dimentichi della loro
condizione di
immobilità.
Sion
si alzò guardandolo male, cercando di asciugarsi il sangue
che colava ancora
dal labbro spaccato e probabilmente da qualche taglio che si era
provocato
cadendo.
“Avresti
dovuto capirlo! Se non quando è diventato cavaliere, almeno
quando lo hai visto
durante la guerra contro Ade!” disse Dohko, scatenando una
serie di
esclamazioni sorprese.
Sion
gli lanciò uno sguardo omicida, pulendosi ancora la linfa
che gli sporcava il
mento.
“Se
per questo, tu che ne sei stato il maestro! Il maestro! Avresti dovuto
capire
da quando è arrivato da te! Ai cinque picchi!”
gridò all’altro. Questi incassò
il colpo, abbassando il braccio e guardandolo con occhi lucidi.
“Non
prendertela con me se non me ne sono accorto! Quando neanche
tu...”continuò con
tono sempre più fievole.
Anche
gli altri ignorarono, o provarono ad ignorare, la discussione; una
delle
Guardiane disse.
“Ehi! Chiunque sia a tenerci bloccati, è pregato
di lasciarci liberi, ora!”
Andromeda
mi guardò e io annuii, lasciando la sua mano.
Purtroppo
la sua capacità di controllo era ancora molto scarsa e tutti
caddero a terra
come pere cotte, facendo scoppiare a ridere i nostri fratelli, che
attirarono l’attenzione.
“Si,
si, bravi! Ridete pure!” disse Kanon, con sguardo assassino,
che portò i due a
ridere ancora più forte.
“Ok,
adesso basta... cercate di ricomporvi!” feci io, cercando di
essere seria,
anche se era difficile non ridere davanti alle scenette comiche che
stavano
mettendo su inconsapevolmente i cavalieri.
Milo,
cercando di aiutare Lucy, e Aioria, cercando di aiutare Luane, erano
scivolati
sui resti della cena spiaccicati sul pavimento ed erano finiti di nuovo
con il
sedere a terra, con in braccio le ragazze.
Gli
altri stavano cercando di non cadere, ma, mentre Shaka era riuscito ad
arrivare
fino a Phoenix e Crystal e li aveva fatti zittire con uno scappellotto,
quasi
tutti gli altri mantenevano l’equilibrio per puro miracolo
sul marmo scivoloso.
Quando
riuscirono ad alzarsi tutti, finalmente, Luane si diresse a passo di
carica
verso le due che avevano dato inizio alla baraonda.
“Si
può sapere cosa vi è preso?”
gridò quasi isterica.
“Stai
calma, non sono mica sorda, sai?” le rispose Ilde, mentre
Sophia sbuffava,
sistemandosi i capelli marrone topo.
“E
allora? Si può sapere?” continuò.
“Parlane
con lei.” Ribattè stizzita Ilde, allontanandosi
dalla sala, seguita dopo poco
da Kanon.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 - Il ritorno di Atena ***
NOTE
DELL’AUTRICE: salve a tutti!!! Innanzi tutto scusate del
ritardo astronomico,
ma... ok lasciamo perdere... vi lascio al capitolo, come sempre
dedicato a
DRO!!! Ringrazio le 9 carissime persone che mi seguono e le 2 che
preferiscono
questa storia... GRAZIE!!! In più ringrazio la mia Dro
perchè mi recensisce
sempre... ti voglio tanto bene!!!
Ok
la finisco con i vaneggiamenti...
Un
bacione e buona lettura!!!
Cry
Capitolo
11
Pochi
giorni dopo, nessuno aveva ancora capito cosa fosse successo, o meglio,
chi
avesse bloccato tutti.
Su-lee
aveva ipotizzato si trattasse di Andromeda, ma i disastrosi risultati
del
ragazzo la spinsero a ritrattare la sua idea.
“Concentrati,
libera la mente, lascia i pensieri liberi di vagare, non farti
distrarre!” gli
diceva la Guardiana dell’aria sconsolata, mentre tutti i
futuri Guardiani si
allenavano a usare i poteri.
Molti
avevano difficoltà a trovare la giusta concentrazione, ma,
nel momento in cui
le Guardiane decisero di dividerli in gruppi che avrebbero avuto
l’aiuto di
alcuni cavalieri, mentre si allenavano cercando di imparare a usare i
loro
poteri senza avere la necessità di concentrarsi e
richiamarli, perdendo secondi
preziosi.
Uno
di questi era formato da me, Andromeda, Ilde e Luane e quasi tutti
eravamo in
grado di controllare alla perfezione i nostri poteri. Ogni giorno
venivano da
noi mio fratello, Milo e Kanon che ci dovevano aiutare ma da quello che
avevo
capito la loro presenza, o almeno di uno di loro, dava più
fastidio e
distrazione che vero aiuto.
Per
questo motivo, Ilde approfittò di una giornata in cui il
biondino non c’era e
gli altri erano lontano lontani per andare dall’unico
Guardiano a fargli una
ramanzina con i fiocchi.
Io
e Luane trattenemmo a stento le risate, quando la vedemmo dirigersi a
passo di
marcia verso di lui. La gemella si allontanò, consapevole di
quanto fosse
pericolosa la nostra amica quando perdeva le staffe e ora era molto
incavolata.
Io
mi avvicinai, pur rimanendo a distanza di sicurezza. Non volevo che se
la
prendesse anche con me, ma non potevo lasciare che facesse del male,
fisico o
psicologico, al giovane innamorato di mio fratello.
“Ok,
allora, qui dobbiamo chiarire un concetto!”
esordì, distraendolo dal suo
esercizio, “Tu!” continuò puntandogli
contro un dito, ricevendo uno sguardo
confuso dagli occhioni verdi, così grandi da ricordare
l’espressione del gatto
con gli stivali. “Non fare quella faccia! Devi smetterla! Non
ne posso più di
sentire i tuoi stupidi vaneggiamenti nei confronti del biondino
fratello di
quest’altra! Se ne sei innamorato, diglielo e
basta!” finì, esasperata dalla
faccia sempre più sconvolta del ragazzo, che non sapeva se
essere imbarazzato per
essersi fatto beccare a pensare a Crystal o se arrabbiarsi che aveva
dello la
mora.
“Stai
calma! Non è colpa sua!” lo difesi, a mio rischio
e pericolo, non sapevo cosa
pensava Andromeda di mio fratello somigliava anche solo vagamente a
quello che
avevo per sbaglio ascoltato dopo aver incontrato il cavaliere del cigno.
Ilde
sentì i miei pensieri e annuì.
“Oh,
sì, posso dire che tutto, o quasi, quello che pensa in ogni
momento della
giornata e della notte e...” mi confermò, venendo
bloccata da Andromeda che la
zittì posandole una mano sulla bocca così che non
potesse proseguire..
“Basta!
Non c’è bisogno di proseguire!” disse
completamente rosso in viso, con gli
occhi bassi, non volevo che io sapessi!
Mi
avvicinai a lui, con sguardo serio, cercando di non scoppiargli a
ridere in
faccia. Mi misi davanti a dove era seduto. Avvicinai i nostri visi,
prendendolo
per il mento con una mano gli dissi. “Io so già
tutto!” i suoi occhi giada si
sgranarono per la sorpresa e l’orrore, perché se
non aveva i poteri di Ilde,
sentivo i suoi pensieri come se fossero miei.
Temeva
che gli avrei detto di non avvicinarsi a mio fratello; che lui era
troppo per
la nullità, per di più reincarnazione di Ade, che
era lui.
Che
mi sarei arrabbiata.
Respirava
affannosamente, spaventato, preoccupato.
“Ti
prego... io...” sussurrò con voce disperata e
importante, guardandomi con due
pozzi verde scuro resi lucidi da uno strato di lacrime.
Sorrisi
dolcemente, rompendo la maschera che avevo creato, per capire se era
sincero, e
come si sarebbe comportato.
Una
lacrima cadde, rotolando fino alla mia mano, che ne asciugò
la scia.
“Puoi
stare tranquillo. Io sono felice di quello che provi per mio fratello,
so che
lui sarà felice con te. Ma lui ancora non ha
capito.” Dissi a bassa voce,
guardandolo dritto negli occhi. Dovevo assicurarmi che capisse bene
quello che
avevo detto.
In
un primo momento il suo sguardo rimase vacuo e lucido, poi si
aprì in un
sorriso bellissimo, che fece brillare i suoi incredibili occhi come se
avessero
le stelle al loro interno.
Ilde
scoppiò a ridere, sentendo i pensieri di entrambi, sedendosi
a terra.
Anche
noi ridemmo con lei, finché lei non si bloccò di
botto, alzandosi in piedi con
uno scatto e guardando male la prima casa.
Notandolo,
anche noi ci fermammo ad osservare le sue reazioni.
“Si
può sapere cosa ti ha fatto la casa di Ariete?” le
chiese il cavaliere.
Lei
sbuffò, passandosi una mano tra il caschetto a
scompigliarlo, cercando di
scacciare il nervosismo.
“È
tornata!” disse annoiata e imbronciata.
Io
risi di nuovo, mentre Andromeda la guardava confuso, fin quando Kiki
venne a
dirci che Lady Isabel e gli altri cavalieri di bronzo erano tornati con
delle
informazioni.
Sospirai,
prima di avviarmi con i due a salutare la dea Atena, che non avevo
ancora avuto
il piacere di incontrare, non di persona.
Non
sapevo esattamente cosa pensare di lei, insomma, avevo visto, tramite
mio
fratello, qualcosa di lei, del suo comportamento, ma non mai
conosciuta, non
ero sicura di poter dire che, per essere la dea della guerra e della
sapienza,
non aveva dimostrato granché di possedere queste doti. Tutto
quello che sapevo
di lei, mi portava a essere molto diffidente nei suoi confronti.
Ilde,
al contrario mio, la odiava, punto! Non c’era altro da dire.
Secondo
lei era stupida, infantile e senza cervello, anche se non potevamo
essere certe
che fosse così, diciamo che poteva rivelarsi più
interessante di quel che
pensava.
Sentendo
i miei pensieri, mi lanciò un’occhiataccia e mi
prese per mano mentre
scendevamo le scale dell’undicesima casa, dove rischiai di
cadere per lo shock
di ciò che la mia amica aveva appena fatto.
“Ma
ti sei impazzita? Potevo farmi male!” le gridai, guardandola
con occhi
infuocati.
“Dovevi
capire che tipo di persona è veramente
quell’Isabel!” esclamò lei a sua
discolpa.
Sospirai,
attirando l’attenzione di Andromeda che, più
avanti di noi, procedeva a passo
spedito.
Rallentò
per permetterci di raggiungerlo.
“È
tutto a posto?” domandò quando gli fummo vicine.
“Diciamo
di si, anche se...” iniziai, cercando di essere il
più delicata possibile, era
pur sempre la sua dea, quella di cui stavamo parlando, non volevo che
si arrabbiasse.
La
Guardiana del Fuoco non sembrava del mio stesso parere.
“Io non voglio vedere quella ragazza che voi cavalieri vi
ostinate a chiamare
Atena, è un insulto alla dea!” rispose, infatti.
Il
giovane ci guardò attentamente, poi osservò me,
chiedendomi silenziosamente se
faceva sul serio.
Io,
per tutta risposta, annuii solamente, non potendo negare che la pensavo
in modo
simile.
“Non
preoccuparti, si comporterà bene!” assicurai,
minacciandola mentalmente.
-Si,
sì, ho capito! Niente battute, niente sbuffi, niente...
posso almeno respirare
o devo evitare di fare anche quello?- mi prese in giro sarcastica.
-Io
preferirei smettessi di fare anche quello! Potresti sentirti male a
respirare
la sua stessa aria!- la scimmiottai.
S’imbronciò,
gonfiando le guance come una bambina e facendo ridere Andromeda che ci
guardava.
I
cavalieri ci videro arrivare ridendo come matti, mentre io dicevo a
Ilde che le
dovevo parlare di una questione molto importante.
Lady
Isabel ci salutò cordiale, ma quando ci disse quali erano le
informazioni che
avevano trovato, mi sentii cadere le braccia.
“Ci
sono stati attacchi da parte di strani animali negli ultimi mesi, in
tutto il mondo
ci sono state persone ricoverate in ospedale per gravi lesioni e
perdite
ingenti di sangue. Tutto questo non ha fatto troppo scalpore,
perché gli
attacchi sono avvenuti in posti troppo lontani tra loro e mai
più di quattro o
cinque persone sono state attaccate.” Iniziò a
spiegare.
Phoenix
intervenne.
“Forse è il cavaliere che mi ha posseduto, quello
che sta cercando di seminare
il caos... ricordo chiaramente il desiderio di ferire, di vedere
scorrere il
sangue delle mie... sue
vittime...”
“Può
darsi che ricordi la sensazione, ma non hai mai ferito
nessuno!” disse il
fratellino, convinto.
“Non
puoi saperlo per certo! Potrei anche non ricordarlo!” lo
contraddisse.
Io
scambiai uno sguardo con la mia maestra.
“Credo
di sapere di chi si tratta.” Feci, attirando
l’attenzione di tutti. “È una
specie di vampiro, appartenente alla tradizione indiana. Il suo nome
è...”
“Brahmaparush.”
Finì Shaka al posto mio.
“Perciò
ci serve un paletto per ucciderlo?” domandò Seiya,
facendo ridere tutti,
allentando la tensione.
“Si,
certo, così ti elimina senza neanche bisogno di fare alcuno
sforzo. Gli basterà
ritirarti indietro il paletto.” Ribatté caustica
Sophia, guadagnandosi una
sfilza di occhiatacce da parte di tutti.
Lady
Isabel, non vista, mi guardò male.
Ilde
le lanciò un’occhiataccia di odio puro.
“E
allora cosa dovremmo fare?” chiese Aioria, cercando di
capirci qualcosa.
“In
questo momento, l’unica cosa che possiamo fare è
trovare gli ultimi due
Guardiani e un modo di sconfiggere i due dei nostri nemici.”
Sospirò Jasmine.
“Ma
non possiamo fare qualcosa, tipo evitare che si risveglino? O che si
riescano a
liberare?” si lamentò Jabu, un po’
petulante e preoccupato.
Sirio,
accanto a lui posò una mano su una spalla, tirandolo su di
morale.
Tutti
attesero quasi con il fiato sospeso, ma le Guardiane anziane non
risposero. Non
a parole. Con lo sguardo basso, malinconico, comunicarono tutto il loro
rammarico che si trovavano a dover sopportare.
“Quindi
non c’è modo in cui possiamo fare qualcosa?
Dobbiamo stare qui a guardare
mentre quelli fanno i loro comodi e uccidono le persone?”
chiese Milo, con
Aioria che ringhiava in sottofondo.
Noi
Guardiani ci guardammo ed io notai distrattamente un’immagine
sul muro che mi
lasciò sconvolta e accese una lampadina nella mia testa.
Un
uomo con un’armatura nera che impugnava una spada, che avevo
già visto, anche
se non lì, infatti, quando mi distrassi per un secondo,
richiamata da qualcuno,
sul muro non c’era più nulla, tuttavia...
Ricordai
la visione e mi portai la mano alla testa che mi rifaceva di nuovo un
male
cane, anche se iniziavo ad abituarmi.
Avevo
un’idea, che però dovevo sistemare, prima di
informare gli altri e per farlo
avrei avuto bisogno della collaborazione di un paio di persone.
Guardai
Ilde, consapevole che aveva letti i miei pensieri e alzò gli
occhi al cielo,
dato che una delle persone necessarie al mio piano era Isabel.
Il
nostro piccolo scambio non passò inosservato. Andromeda,
Kiki e Hyoga videro i
nostri sguardi e corrugarono la fronte, appuntandosi mentalmente di
chiedere
chiarimenti.
In
ogni caso, le Guardiane diedero a noi novizi un giorno di riposo ed io
ne
approfittai per parlare da sola con la mia migliore amica e chiarire
quel
dubbio che dal mio compleanno mi rodeva l’anima.
“Ilde,
senti...” le dissi.
“Non
so risponderti...” mi rispose, senza permettermi di finire.
“Hai creato una
barriera intorno a lui, non riesco a esaminare i suoi pensieri. Solo
qualcuno
sporadico o molto, ma molto intenso.”
Continuò
con gli occhi castano/dorati sgranati.
“Oh,
no! No, no, no, no... ne sei assolutamente certa?” le
domandai, sapendo che era
inutile, non mi avrebbe mentito su una cosa del genere.
Il
mio respiro sembrava bloccato in gola da un mattone, come se ci fosse
qualcosa
che impediva all’aria di circolare.
La
guardai annuire con gli occhi che si riempivano di lacrime, per il
senso di
colpa che mi stava soffocando.
“No!
Non posso... credere... non posso credere di averlo fatto davvero...
dannazione!”
-Hai
appena confermato il mio dubbio!- pensai, crollando a terra,
schiacciata dal
peso che mi opprimeva il petto.
“Stai
tranquilla, sono sicura che capirà... lo hai fatto solo per
salvarlo...” mi
disse, stringendomi, mentre le lacrime cadevano dai miei occhi.
“Ma...”
cercai di dire tra i singhiozzi. “Lui non... sigh...
io...”
“Shhh...
va tutto bene!!! Ora non preoccuparti!” mi
rassicurò, con voce dolce, materna.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 - Confronti ***
NOTE
DELL’AUTRICE: Salveee!!! Eccomi tornata
finalmente con un nuovo capitolo!!! Scusate ma gli esami non mi hanno
permesso
di scrivere nulla… perciò…
Buona
lettura
Cry
Capitolo
12
Mi
sentivo male per ciò che era successo con
Phoenix.
Non
potevo credere di avere fatto una cosa del
genere.
Sapevo
che c’era la possibilità che accadesse se
avessi fatto una cosa come quella, ma non potevo credere che fosse
davvero
accaduto!
Dovevo
fare qualcosa, parlargli, dirglielo, ma se
l’avessi fatto... lui... oddio!
Basta!
Dovevo
parlargli, punto!
Ma
prima dovevo organizzare la mia idea per far
passare dalla nostra parte Nettuno e poi avrei dovuto...
Sospirai,
era inutile continuare a pensarci
ininterrottamente, non sarebbe cambiato nulla, ma dovevo fare in modo
di far
progredire la mia idea e parlare con Atena.
Andai
da lei, alla Tredicesima casa, ma era
occupata a parlare con Sion e Dohko di quello che era successo mentre
lei non
c’era, perciò rimasi bloccata, insicura se entrare
e affrontare o no la dea
“pubblicamente”. Non mi sentivo molto sicura ad
entrare da lei davanti a dei
testimoni, visto che da quel che mi aveva detto Ilde, non le stavo
molto
simpatica e non volevo affrontarla in un momento in cui non si sarebbe
potuta
comportare come desiderava.
Attesi
che la aggiornassero, poi entrai facendola
sobbalzare.
“Buongiorno!”
la salutai con un sorriso.
“Ah,
sei tu! Cosa vuoi? Non vedi che ho da fare?”
rispose, guardandomi male.
Io
le lanciai un’occhiata scettica, enfatizzandola
alzando il sopracciglio e facendo finta di credere di capire cosa
potesse
occuparla tanto.
“A
me non sembra che abbiate così tanto da fare,
visto che i vostri cavalieri se ne sono andati e le vostre strategie di
battaglia sembrano ideate da dei bambini...” le dissi,
ragionando ad alta voce.
Assottigliando
gli occhi blu scuro, mi guardò male,
con l’intento di spaventarmi, guadagnandosi di nuovo,
un’occhiata scettica, che
probabilmente iniziava a darle fastidio, perché dopo un
ultimo tentativo di
fulminarmi con lo sguardo, disse.
“Cosa
vuoi? Si può sapere? Io non ho nulla di cui
parlare con te!”
“Io
credo proprio che abbiamo molto da dirci!”
ribattei convinta.
Lei
mi guardò scandalizzata come se avessi detto
chissà quale eresie.
“Non
faccia quella faccia! Mi serve il suo aiuto,
ma se non vuole mi dovrò rivolgere ai suoi
cavalieri...” feci, con calma, sicura
di quel che dicevo.
Il
suo viso si contorse in una smorfia di rabbia,
mentre stringeva le mani; quella che impugnava lo scettro divenne
bianca tanto
forte era la stretta con cui lo teneva.
“Loro
sono i miei cavalieri! Come hai detto tu! Non
ti aiuteranno senza il mio permesso!” gridò.
“Lei
crede? Sono la sorella gemella di uno di loro,
ormai la migliore amica di un altro… è davvero
convinta che se gli chiederò di
aiutarmi non lo faranno solo perché lei
ha detto che non lo devono fare?” le feci notare con tono
ovvio.
A
quelle parole lei scoppiò, come immaginavo
avrebbe fatto.
“Tu
non sei Nessuno! Chi ti dà il diritto di venire
qui a dirmi cosa devo o non devo fare, eh? Nessuno! Non puoi
costringermi e i
miei cavalieri seguiranno me, la loro Dea, non una bambina che si
spaccia per
Guardiana!” urlò piena di rabbia, con il viso
rosso e gli occhi che
lampeggiavano di furia.
Il
suo cosmo si innalzò intorno a lei, spandendosi
verso di me, portandomi a creare una barriera intorno a me, pronta a
difendermi, se necessario.
“Sei
una Dea! Lo hai detto tu proprio ora! Ma non
ti comporti come se lo fossi! Sei la Dea Atena, la dea della Guerra e
della
Giustizia! Comportati come tale!” le dissi, o meglio, la
sgridai.
Lei
mi guardò rabbiosa in risposta.
“No
hai nessun diritto di giudicare il mio
operato!” ribadì.
Io
sospirai per calmarmi ed evitare di risponderle
a tono come avrei voluto fare.
“Io
non ho diritto? TU hai fatto combattere MIO
FRATELLO contro nemici di cui NON sapevi NULLA e per poco lui non
è MORTO! E
ora mi dici che non ho diritto di giudicarti? Li hai portati tutti a
combattere
contro nemici più forti di loro, tanto da costringerli ad
aumentare il loro
cosmo, a diventare più forti, per potersi salvare la vita e
salvare soprattutto
la TUA. Tutto per salvare TE! Te che potevi combattere insieme a loro,
che hai
le capacità di combattere, di vincere contro gli dei con cui
si sono scontrati!
Potevi evitare tante morti inutili!” le gridai contro con le
lacrime agli
occhi, facendola arretrare colpita dalle emozioni a malapena trattenute
nelle
mie parole.
La
dea era consapevole di aver commesso molti
errori, ma non lo avrebbe di certo ammesso con me!
Mi
guardò sprezzante prima di dire con fare
altezzoso.
“Ti aiuterò, ma sono assolutamente convinta che il
tuo piano si rivelerà
inutile!”
Sospirai,
l’avevo convinta, ma il mio autocontrollo
era andato.
Uscii
a testa bassa, finendo contro i due cavalieri
d’oro che parlavano con Atena poco prima.
Loro
mi guardarono, preoccupati dalle mie lacrime.
Mi
asciugai gli occhi per non farli agitare, ma era
troppo tardi.
“Ehi!
Non ti devi angosciare! Noi stiamo con te!”
mi disse Dohko, mentre Sion mi abbracciava.
Tra
le sue braccia, io non riuscii più a
trattenermi.
Non
dissero più niente, mi rimasero vicini, mi
consolarono con la loro presenza accanto a me.
Almeno
finché non arrivò Milo, che, vedendomi
così
disperata, rimase stupito.
Guardò
gli altri due in cerca di una risposta
riguardo le mie lacrime.
Staccai
il viso dal petto di Sion, per guardare il
cavaliere dello scorpione, che aprì le braccia, invitandomi
a sfogarmi.
Io
mi lanciai tra le sue braccia, lasciandomi
consolare per alcuni minuti, mentre lui chiedeva delucidazioni ai due
colleghi
con lo sguardo.
Mi
tenne stretta, cercando di trasmettermi calore e
conforto, senza chiedermi nulla.
Mi
riasciugai le lacrime qualche minuto dopo,
avvertendo l’avvicinarsi di mioo fratello e altri cavalieri.
“Stai
bene?” mi chiese.
“Si,
credo… ma non posso…” mi si
spezzò la voce,
impedendomi di continuare.
“Ci
pensiamo noi a dire loro quello che serve!”
fece Sion.
“Non
ti preoccupare! Vai a risposare piuttosto.” Aggiunse
Dohko.
Gli
sorrisi e annuii leggermente.
“Potreste
dire a… a Phoenix che lo aspetto? Gli devo
parlare.” Domandai, con un filo di voce.
Mi
diressi fino alla mia stanza e attesi. Girai per
la camera, camminando senza sosta, nella speranza che il tempo passasse
più in
fretta, in ansia per quello che dovevo dire.
Non
sapevo quanto tempo fosse trascorso, quando lui
bussò alla mia porta, sapevo solo che ero saltata
perché mi ero distratta.
Dovevano
averlo informato del mio piano, almeno di
quello che sapevano loro e Ilde, che in realtà era a
conoscenza di tutto quello
che avevo in mente di fare, anche se ero riuscita a nasconderle una
parte della
mia idea.
Sospirai,
aprendo la porta e preparandomi all’esplosione
che sarebbe presto arrivata, una volta che avesse saputo quello che
avevo
fatto.
Non
sapevo come dirglielo senza mettere a nudo
quello che avevo dentro, non potevo parlare di alcune cose, dovevo
assolutamente fare qualcosa.
Ma
cosa? Non sapevo.
Avrei
potuto non dire nulla, ma… lui doveva saperlo
perché poteva succedere qualcosa se lui non avesse saputo il
motivo per cui
poteva vedere cose che non gli appartenevano.
Avrei
dovuto fare più attenzione…
“Ehi!
Mi hai fatto venire qui per parlare. Cosa dovevi
dirmi?” la sua voce interruppe il flusso dei miei
confusionari pensieri.
Lo
guardai, lì appoggiato contro lo stipite della
porta con le braccia incrociate, nella sua solita posa da duro. Non
avevo la
più pallida idea di come dirgli quello che doveva per forza
sapere, perciò
optai per la pura e semplice verità, esponendo il mio cuore
e la mia mente.
“Si,
ecco… devi sapere che, quando ti ho salvato
dalla possessione del vampiro io ho… ho fatto una
cosa…” mormorai, senza
riuscire a sostenere il suo sguardo.
Però
avvertii i suoi occhi che iniziavano ad ardere
di ira repressa.
“Nel
connettermi alla tua anima, ho creato una
connessione tra noi due… che probabilmente ti
permetterà di vedere delle cose
che in realtà provengono da me… potresti
ricordare cose che non hai vissuto o
avere visioni mentre le ho io…” spiegai.
Lui
si staccò dal muro e mi prese per le braccia.
“Che
vuol dire? Che per salvarmi da una possessione
me ne hai imposta un’altra?” volle sapere,
scuotendomi le spalle con veemenza.
“Non
è esattamente così…” cercai
di dire, ma lui
non mi lasciò finire.
Mi
spinse contro il muro, imprigionandomi.
“Che
vuol dire che “non è esattamente
così”? E com’è
allora? Che puoi entrare nella mia testa una volta ogni tanto a tuo
piacimento
e io mi devo subire tutte le volte una revisione mentale? O che devo
stare
attento se no rischio di entrare e uscire dalla tua mente!
Perché l’hai fatto?”
si arrabbiò, facendomi sbattere contro il muro ad ogni
frase, provocandomi un
forte dolore alla schiena anche se non lo stava facendo con tutta la
sua forza.
“No!
Non è così! Era l’unico modo per
salvarti, in
quel momento!” feci io, cercando di farmi capire.
Tuttavia
ero consapevole che una spiegazione non
sarebbe bastata, probabilmente ormai mi odiava e mi avrebbe odiata
sempre di
più ad ogni mio ricordo che sarebbe apparso nella sua mente.
“Potevi
lasciarmi morire, allora!” sputò rabbioso,
schiacciandomi contro la parete un’ultima volta e
andandosene, sbattendo la
porta.
Io
mi lasciai scivolare lentamente a terra,
completamente svuotata dai due confronti che avevo dovuto sostenere.
Non
avevo neanche più lacrime da piangere.
E
per quale motivo avrei dovuto farlo, Phoenix
aveva ragione ad odiarmi, ma io sapevo, dentro di me, che se avessi
potuto
tornare indietro, non l’avrei mai lasciato morire.
Anche
se era la cosa più egoista che potessi
pensare in quel momento, avvertire al limite della mia coscienza, il
calore
bruciante del cosmo del cavaliere della Fenice mi fece sentire al
sicuro.
Anche
se lui mi odiava.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 - Preparativi ***
NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tuttiiiiiiii!!!!! Allora, dopo circa un anno e mezzo di
assenza, eccomi qui!!! Tornata con un nuovo capitolo della storia!!!
Spero tanto vi piaccia!!!! Lo dedico a Dro, che mi ha incoraggiata
(stalkerata) per aiutarmi a scrivere questo capitolo e ringrazio in
anticipo tutti coloro che leggerenno!!!
Un Bacione
Cry
Buona lettura
Capitolo 13
Nei giorni seguenti
alla discussione, io e Phoenix non ci parlammo, anzi, lui fece di tutto
per cercare di evitarmi, mentre gli altri provavano a chiederci cosa
fosse successo, per quale motivo non ci parlassimo più.
Io cercai di
spiegare che non volevo parlarne e solo mio fratello, insieme ad
Andromeda, riuscì a farmi dire qualcosa di più.
“È successa una cosa,
quando l'ho salvato dalla possessione del vampiro, Brahmaparush. Una
cosa che ci ha legato in modi estremamente intimi e abbastanza
invasivi. È stata colpa mia e ora, visto che non
c'è modo di tornare indietro, lui mi odia. Fine del
discorso.” Mormorai senza guardarli negli occhi, sentendo i
miei diventare lucidi.
Mi ero ripromessa
che non avrei pianto, ma quella distanza da parte di Phoenix faceva
male, soprattutto dal momento che lo sentivo più vicino di
quanto fosse in realtà, con quella connessione tra i nostri
pensieri e sentimenti più forti.
Crystal mi
abbracciò.
“Non è stata colpa
tua. Gli hai salvato la vita e presto capirà anche lui e ti
perdonerà e andrà tutto bene!” Mi
sussurrò, passandomi una mano tra i capelli.
Anche Andromeda mi
si avvicinò e mi carezzò dolcemente la schiena
per tranquillizzarmi, mentre si scambiava uno sguardo preoccupato con
mio fratello.
Sapevo che avrei
dovuto dire loro qualcosa riguardo allo smettere di preoccuparsi o cose
simili, ma mi faceva piacere poter ricevere abbracci di conforto dal
mio gemello.
Dopo qualche minuto
mi allontanai da loro, prendendo coraggio; era arrivato il momento che
il mio piano di creare un'alleanza più duratura con un
vecchio nemico fosse spiegato nel dettaglio, visto che i cavalieri
sapevano solo della mia richiesta a Lady Isabel di organizzare un
ricevimento con annesso invito a Nettuno, ma c'erano dettagli che
andavano svelati.
Ci riunimmo tutti
nella Tredicesima casa, nella sala principale, dove era stato portato
un tavolo sufficientemente grande da ospitarci tutti. Dohko e Sion si
misero accanto a me, per dimostrare il loro sostegno al mio piano e gli
altri mi guardarono intensamente, chi con curiosità, chi
senza una particolare espressione.
“Vi ho fatto venire qui
perché è arrivato il momento di spiegarvi per
intero e nel dettaglio il piano di cui vi hanno già parlato.
Per poter battere il nostro nemico, ho visto che abbiamo bisogno di
un’alleanza con il dio Nettuno.” Cominciai a
parlare una volta certa di avere l'attenzione di tutti. Sapevo che
qualcuno avrebbe potuto essere contrario alla seconda parte del piano,
così presi un bel respiro prima di continuare.
“Per poterci parlare in una situazione a noi favorevole e
tuttavia neutrale, ho chiesto a Lady Isabel di organizzare un
ricevimento, una piccola raccolta fondi per beneficienza, dove
sarà invitato e durante il quale cercheremo di raggiungere
un accordo. Tuttavia, credo che il vederci tutti presenti possa
rappresentare un problema. Potrebbe pensare che vogliamo ingannarlo, o
attaccarlo. Perciò.... Ho pensato che alcuni di noi
dovrebbero andare sotto copertura.... In maniera tale da non sembrare
pronti all’attacco, ma comunque tutti insieme per poter
fronteggiare un nemico in caso di necessità.”
Spiegai, prima di rivolgermi direttamente a Kanon. “Vorrei
anche chiederti di parlare con lui, prima del ricevimento, per
informarlo su ciò che sappiamo sui nostri nemici.”
“Ma dare informazioni al dio dei
mari potrebbe essere controproducente per noi!”
Esordì Pegasus, trovando appoggio in altri cavalieri.
“Me ne rendo perfettamente conto
e non rischierei se non fossi certa che lui accetterà la
nostra alleanza, ma per poterlo fare, ha bisogno di una prova di
fiducia, o forse di stupidità....” Risposi.
“Se gli dimostriamo che siamo disposti a fare un piccolo
sacrificio, lui sarà più propenso ad aiutarci e
poi, ricordate che sono cose che saprebbe comunque una volta qui e
anche allora chi ci darebbe l'assoluta certezza che non cambierebbe
idea, decidendo di informare il nostro nemico o cercare un'alleanza con
lui portandogli le informazioni che abbiamo su di lui e ciò
che lui stesso ha appreso su di voi? Penso sia necessario correre ora
un piccolo rischio e avere poi la certezza che non ci
tradirà.” Finii.
“Per quanto può
sembrare pericoloso, abbiamo già affrontato Nettuno e lo
abbiamo sconfitto, se fosse necessario saremmo in grado di batterlo
anche questa volta.” Aggiunse mio fratello.
“Crystal ha ragione, se qualcosa
dovesse andare storto, saremmo tutti presenti per intervenire e
sistemare la situazione.” Rincarò Milo.
Selenia si
alzò dalla sua sedia acconto a Sion e aggiunse.
“Tutte le guardiane
combatteranno con voi; inoltre, dovete considerare che gli dei della
distruzione non sono mai soliti fare eccezioni o stringere alleanze.
Nemmeno con altri dei.”
Prima che qualcuno
potesse dire qualcosa, Ilde si alzò e venne verso di me,
dicendomi.
-Devi dirgli ancora
qualcosa, mi pare! Mi dispiacerà non esserci, mi sarebbe
piaciuto tantissimo vedere le loro facce!- poi scoppiò a
ridere, mentre usciva dalla sala.
“Come mai se ne va?”
Domandò Kanon, con tono falsamente disinteressato.
“Infatti, dove sta
andando?” Chiese Ioria, un po' stranito dalla risata.
“Sta andando a prendere una
persona che testerà la seconda parte del mio piano per il
ricevimento. Come vi ho detto credo che alcuni di noi dovrebbero andare
sotto copertura, per evitare che Nettuno si insospettisca troppo e
anche per cogliere di sorpresa eventuali nemici. Perciò, con
Luane e Lucy, abbiamo pensato che se ci presentassimo tutti a coppie
daremmo meno nell'occhio e la presenza di più donne farebbe
sembrare quasi normale il fatto che non rimaniamo mai soli.”
Spiegai, senza riuscire a dire quello che avevo in mente per esattezza.
Luane intervenne.
“Quello che Kaey vuole dire è che tra voi sono
stati scelti quattro che verranno vestiti, truccati e pettinati per
assomigliare a delle belle donzelle!”
Quella
frase lasciò tutti senza parole per alcuni attimi. Poi
esplosero le
proteste.
“Che
cosa vuol dire “vestiti, truccati e pettinati per
assomigliare a
delle belle donzelle”?”
“Che cosa? Io mi rifiuto!”
“Volete
travestirci?”
“Ma
cosa diavolo vi viene in mente?”
“Io
non intendo sottostare ad una cosa simile!”
“No!
Assolutamente no!”
“Beh,
speriamo che almeno sappiate quello che state facendo, non vorrei mai
rischiare di apparire brutta...”
“APHRODITE!”
“Ma
cosa dici? Non...”
“Adesso
basta!” dissi, sbattendo le mani sul tavolo lasciando uscire
un po'
di energia che attirò la loro completa attenzione.
“Non sapete
ancora chi è stato scelto, la decisione di accettare o meno
spetterà
solo a coloro che chiameremo. Gli altri dovranno solo essere dei
bravi cavalieri, o fidanzati, se volete, gelosi delle loro dame e che
non le lasciano mai,
e sottolineo mai, da sole. Se restassimo tutti insieme Nettuno
potrebbe pensare che vogliamo combatterlo o chissà cosa.
Avvicinarlo
per cercare un'alleanza non sarebbe facile se andiamo tutti insieme
come un esercito. Perciò ora calmatevi e fateci
finire!” li
sgridai.
Attesi
che si calmassero a sufficienza per poter finire e cominciare a
mettere in pratica la prima parte del mio piano: capire se era
fattibile travestirli.
“Bene,
ora vorrei chiedere ad Aphrodite, Shaka, Mur e Andromeda di seguire
Lucy e Luane nella sala accanto, se decidono di accettare.”
finii,
guardandoli uno ad uno e sorridendo incoraggiante ai nominati che si
alzarono subito, chi con un sorriso malizioso, chi impassibile, chi
con le gote rosse.
“Non
ci credo!” mormorò Death Mask, con un sorriso
sarcastico stampato
in viso.
“Già!”
ribatterono Milo e Ioria, ma con un misto di incredulità e
curiosità.
Dopo
pochi minuti Lucy rientrò nella sala, facendomi cenno di
andare con
lei e chiedendo a Su-lee e Selenia di trovare degli altri vestiti.
“Queste
sono le misure, quelli che abbiamo non vanno bene.”
Io
ridacchiai alla vista delle facce sconvolte dei cavalieri quando si
mise ad elencare dettagli e accessori e colori e mi diressi veloce
nella saletta adibita a centro estetico.
Luane
si stava occupando di farli lavare e preparare per la parte
strettamente estetica, come avevamo concordato.
Aphrodite
si stava godendo il bagno caldo con petali di rosa che era stato
preparato, pieno di schiuma e Shaka stava semisdraiato su uno dei
lettini da estetista che avevamo fatto portare e teneva gli occhi
azzurri aperti per controllare ogni singola mossa di Luane. Mur se ne
stava appoggiato su una sedia e Andromeda si tormentava le mani per
il nervoso.
“Ehi!
Ha già cominciato con le torture?” domandai
scherzosa, volendo
spezzare la tensione che si stava accumulando.
Risero
tutti quando Luane mi fece la linguaccia, guardandomi storto.
Il
più giovane tra i cavalieri venne vicino a me mormorando che
era
stato affidato alle mie cure.
Io
sorrisi, annuendo.
Lo
portai verso un angolo della sala dove erano state sistemate delle
stampelliere stracolme di abiti di diverse taglie e colori, cercando
qualcosa che gli stesse bene.
Trascorsi
le successive due ore a far provare ad Andromeda decine di vestiti di
ogni genere e gli legavo o scioglievo i capelli per capire con cosa
stesse meglio.
Alla
fine optai per fargli indossare un vestito verde scuro più
stretto
in vita, per simulare un punto vita più femminile e lungo
fino a
poco sopra al ginocchio, che faceva risaltare i suoi occhi, con sotto
delle ballerine con un leggero tacco.
Gli
legai i capelli sul lato sinistro del capo, raccogliendoli con un
fermaglio e sistemai l'altra parte perché cadessero
elegantemente e
delicatamente sulla spalla.
Poi
lo truccai appena con colori pastello.
Finito
di preparare lui andai ad aiutare le altre che si occupavano di
preparare gli altri tre candidati per essere pronti all'arrivo di mia
nonna che Ilde era andata a prendere per verificare che i
travestimenti funzionassero.
Capii
che mia nonna era arrivata quando sentii la sua voce lamentarsi con
Ilde e ringraziare qualcuno.
“Oddio!
Come potevi pensare che una povera vecchia come me potesse riuscire a
far tutto quello strada, eh ragazza? Meno male che abbiamo incontrato
questo bel giovane che ci ha accompagnato e ha avuto la gentilezza di
accompagnarci fin quassù! Davvero un gesto da
cavaliere!” molti
scoppiarono a ridere a quelle parole, mentre Kanon, l'interessato
“bel giovane”, arrossiva d'imbarazzo,
massaggiandosi la testa
mormorando che non aveva fatto nulla di così speciale.
“Bene,
ora. Dove sono i miei nipoti?” domandò,
guardandosi intorno.
Crystal
le si avvicinò sorridente per salutarlo e io uscii dalla
sola,
facendo segno ai ragazzi dietro di me di aspettare.
La
nonna abbracciò me e Crystal e salutò con calore
Selenia e Su-lee
e, visto che finalmente aveva conosciuto Sirio, abbracciò
anche lui,
facendolo arrossire.
Io
e Crystal ridacchiammo senza farci vedere e io mi avvicinai al
Dragone.
“Non
imbarazzarti, considera Selenia una sorella e ti voleva bene ancora
prima di conoscerti, da quando Selenia le aveva detto di avere un
figlio.” gli dissi, dandogli un piccolo abbraccio.
Lui
ricambiò l'abbraccio con un piccolo sorriso.
Dopo
di che ritornai ad occuparmi del motivo per cui mia nonna era stata
fatta venire al Grande Tempio.
“Allora
nonna, cosa sai del motivo per cui Ilde ti ha portata qui?”
le
chiesi.
“Quella
scriteriata della tua amica ha solo detto che dovevo venire qui, mai
che dia una spiegazione quella ragazza! Ha solo detto che sei tu la
donna delle spiegazioni.” rispose, lanciando un'occhiata a
Ilde.
“Tipico
di Ilde! Ok, allora sei qui per conoscere delle persone e vorrei
avere il tuo parere su di loro.” le spiegai.
“Oh,
capisco! Vuoi il mio super intuito, non è
così?” chiese facendomi
l'occhiolino. “Chi devi
“conoscere”?” domandò poi
allusiva,
facendomi diventare bordò.
“Nonna!
Assolutamente nessuno! Non intendevo in quel
senso! Devi solo... oh! Andiamo forza, che te le faccio
conoscere.”
sbottai.
La
portai nella stanza affianco, dove le ragazze attendevano impazienti
il giudizio finale.
Si
girarono tutti e quattro verso la porta appena varcammo la soglia.
“Nonna,
loro sono Shaka, Mur, Aphrodite e Andromeda.” li presentai,
mentre
loro si avvicinavano per salutarla.
“Oh
ma che belle che siete, ragazze mie! Davvero splendide. Anche se
forse, cara, il tuo trucco è un po' eccessivo, hai
già un così bel
viso!” le salutò e commentò il trucco
di Aphrodite, senza aver
ancora compreso nulla, apparentemente.
Lui
per tutta risposta arrossì e si attorcigliò una
ciocca di ricci
capelli biondi attorno al dito, abbassando lo sguardo.
Era
vestito con un elegante tubino nero, Luane gli aveva fatto indossare
un corsetto e portava le scarpe con i tacchi, ma il trucco forse era
davvero troppo.
Luane
gli aveva contornato gli occhi di nero, che faceva risaltare
l'azzurro chiaro dei suoi occhi, ma appesantiva troppo e il rossetto
rosso cupo non aiutava.
Appena
mia nonna spostò la sua attenzione su Mur e Shaka
guardò malissimo
la biondina che gli rispose con una linguaccia, facendomi ridere.
Fortunatamente mia nonna non mi sentì, o fece finta di non
sentirmi.
Shaka
riscosse molti complimenti, ma era abbastanza prevedibile. Lucy gli
aveva acconciato leggermente i capelli, tirandoli indietro per
lasciare libero il volto e gli aveva truccato gli occhi con delle
calde tonalità sul marrone e oro e gli aveva fatto indossare
un
vestito lungo verde senza maniche, lungo fino ai piedi, con uno
spacco fin sopra il ginocchio destro, quasi a metà coscia,
con delle
decoltè dal tacco medio color oro.
Mur
si era ritrovato ad indossare un abito in stile orientale viola molto
scuro, con un trucco delicato e i capelli legati in una morbida
treccia lasciato dietro la schiena e ai piedi delle semplici
ballerine nere, con un piccolissimo tacco.
Crystal
entrò proprio nel momento in cui la nonna stava facendo
complimenti
ad Andromeda.
Lei
gli si avvicinò.
“Sai,
la giovane Andromeda è così carina, sareste
adorabili insieme!”
gli disse con gli occhi quasi a cuoricino, mentre mio fratello
annuiva senza averla veramente sentita, imbambolato com'era a
guardare il ragazzo di cui era innamorato.
Andromeda
invece sentì chiaramente il commento della nonna e
arrossì
furiosamente, abbassando lo sguardo per non vedere mio fratello e
strusciando i piedi a terra.
Io,
per distrarre l'attenzione dei pochi presenti dai due, chiamai il
resto dei cavalieri, rimasti fuori dopo le minacce dei quattro dentro
e soprattutto di Luane che aveva detto con un sorriso che li avrebbe
usati tutti come cavie se avessero disobbedito.
Rimasero
tutti a bocca aperte e Death Mask lanciò un fischio di
approvazione.
“Complimenti
ragazze,
siete davvero splendide!” disse.
Mia
nonna scoppiò a ridere mentre Aphrodite, Shaka e Mur lo
guardavano
malissimo.
“Fossi
in te, ragazzo, io non prenderei in giro i tuoi amici. Hanno avuto un
grande coraggio a fidarsi di Luane e Lucy per questo piccolo
travestimento. Inoltre sono così carini che in un contesto
più
affollato nessuno si accorgerà di nulla.” fece,
riprendendo
Cancer, che tossicchiò guardando in alto.
“Comunque, Luane, cara,
la prossima volta usa un trucco meno pesante su di lui, ha
già un
viso molto piacevole.” aggiunse, dando consigli di make-up
alla mia
amica, pur sapendo che molto probabilmente lo sapeva già.
“Ok,
allora siete liberi di cambiarvi e struccarvi, ragazzi.”
dissi,
invitandoli ad andare alle tolette dove avrebbero potuto togliere il
trucco e disfare le acconciature, intanto Dohko e Sion ne
approfittarono per cominciare a preparare piani per la sicurezza del
ricevimento.
Prima
che Andromeda potesse andare a struccarsi, mio fratello lo
fermò
prendendolo per un braccio e conducendolo in una saletta per parlare
da soli. Sorrisi e sospirai, sperando che si decidesse a farsi avanti
e che il giovane cavaliere non lo rifiutasse, o meglio, che non gli
dicesse di no perché convinto di non meritarlo.
Mi
sedetti al tavolo ad ascoltare gli altri che organizzavano tutto il
necessario per la festa e mi lasciai cullare da quelle voci, mentre
la mia mente vagava.
°°°
Pov
Crystal
Ero
entrato nella sala prima che fosse dato il via libera, ma dovevo
assolutamente vederlo e non riuscivo più ad aspettare.
Non
mi ero neanche accorto degli altri. Nel momento in cui avevo posato
gli occhi su di lui, mi si era mozzato il respiro e mia nonna mi
aveva detto quella frase... aveva ravvivato una fiamma di speranza
che ardeva da così tanto, ma che cercavo di soffocare il
più
possibile e il fatto che mia nonna acquisita mi dicesse che eravamo
una coppia perfetta...
L'avevo
trattenuto in un lampo di follia d'amore, nonostante mi fossi accorto
che non mi voleva assolutamente guardare negli occhi e le sue gote
erano ancora di un rosso intenso, come se la frase l'avesse
imbarazzato oltremodo.
Dovevo
assolutamente parlargli prima che lui decidesse di non farlo
più o
che capisse da solo che lo amavo e mi abbandonasse.
“Andromeda,
senti riguardo quello che ha detto la nonna...” cominciai,
prendendo coraggio.
“No,
tranquillo! Non fa niente! L'avrà detto per dire... non ha
importanza...” mi bloccò, continuando a tenere la
testa bassa e
stringendo gli occhi, come per trattenere le lacrime. “Ora...
ora
devo andare a cambiarmi, scusami!” mi disse poi.
“No!”
lo fermai nuovamente, afferrandolo per le spalle e spingendolo contro
la parete più vicina per evitargli ogni via di fuga.
Il
mio gesto lo sorprese tanto da fargli spalancare gli occhi e
guardarmi.
Lo
stupore ben evidente nel suo sguardo e il suo viso, shoccato e ancora
rosso d'imbarazzo mi fecero battere forte il cuore.
“A
me importa, perché vorrei che fosse vero...”
dissi, guardando i
suoi occhi verdi, poi attesi una risposta che non sembrava avere, le
sue labbra si aprivano nel tentativo di dire qualcosa, ma si
richiudevano poco dopo, senza che alcun suono le avesse lasciate.
“Mi
piacerebbe davvero, davvero tanto stare con te, ma mi rendo conto che
forse c'è già qualcuno nel tuo cuore e non voglio
farti pesare
quello che provo, io volevo solo...” continuai, venendo
interrotto
di nuovo.
“No!
Adesso per favore smettila e lasciami andare! Lo dici solo
perché
ora ti sembro una ragazza, non ti interesso davvero. Per favore, ora
lasciami andare! Non...” ribatté Andromeda,
cominciando a
ribellarsi, con gli occhi lucidi.
Io
non riuscivo a credere a quello che aveva detto. Se mi fosse piaciuto
solo perché era vestito da donna non avrei mai avuto motivo
di
guardare quegli occhi e sentire il cuore battere velocissimo.
“Ti
sbagli! Tu mi piaci esattamente come sei. Non perché sei
vestito da
donna! Amo il tuo sorriso, quando guardi qualcuno cui vuoi bene, amo
il modo in cui riesci sempre a farmi vedere il lato bello in questa
vita di battaglie che abbiamo vissuto, amo il calore che insinui tra
il ghiacciaio che ho costruito nel mio cuore, amo come ti si
illuminano gli occhi quando uno degli esercizi di Su-lee ti riesce
alla perfezione e amo il fatto di poterti stare vicino e ora non
riesco più ad accontentarmi di esserti solo
amico!” esclamai con
foga, non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi spalancati dallo
shock.
Quando
smisi di parlare le lacrime che li avevano resi lucidi cominciarono a
cadere silenziosamente mentre lui non faceva altro che guardarmi,
immobile con un espressione che non riuscivo ad identificare.
Rimanemmo
fermi per diversi minuti, ma lui sembrava troppo stupito per poter
dire qualcosa perciò presi un respiro profondo.
“Ok,
è evidente che ti ho shoccato e mi scuso per questo... non
avrei
dovuto dirti nulla, dimentica tutto, mi dispia...” mi scusai,
allontanandomi un poco da lui, quel tanto da dargli la
possibilità
di scappare.
Invece
mi lanciò le braccia al collo e incollò le sue
labbra alle mie,
zittendomi e lasciandomi sconvolto a mia volta.
Ricambiai
quel dolce contatto, stringendolo a me e tirandolo più
vicino
possibile, pregando di non stare sognando.
Approfondii
il bacio, esplorando la sua dolce bocca, dapprima dolcemente,
assaporando il suo sapore, avvertendo miriadi di scosse lungo la
schiena dirette al basso ventre. Le sue mani che mi stringevano le
spalle, graffiandomi leggermente con le unghie, mi stavano facendo
impazzire.
Lo
spinsi nuovamente contro il muro, senza allontanarmi neanche per un
secondo dalla sua bocca succosa e al sapore di fragola per via del
lucidalabbra. Resi il bacio ancora più passionale,
assaporando la
sua bocca, carezzando la sua schiena, inarcata verso di me, per
azzerare il più possibile la distanza tra di noi.
Poi
sentimmo delle grida.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 - Chiarimenti ***
NOTE DELL'AUTRICE:
Buongiorno a tutti, cari lettori!!! Ecco qui un altro capitolo!!!!
Spero tanto vi piaccia!!!! Voglio ringraziare Jinny82 e Dro per aver
recensito lo scorso capitolo!!!
Un bacione a tutti
Buona lettura
Cry
Capitolo
14
Pov
Kaeyla
“No!
Assolutamente no! Potete scordarvi che io faccia una cosa del
genere!” stava urlando Phoenix, riferendosi al fatto che
Shaka
aveva deciso che sarebbe stato il mio cavaliere al ricevimento,
ovvero non avrebbe dovuto lasciarmi sola neanche un momento.
“Phoenix,
non era una proposta la mia, non ti puoi rifiutare, abbiamo tutti
qualcuno a cui coprire le spalle e con lei non possiamo mandare suo
fratello, lo capirebbero tutti e potrebbero distoglierla dal suo
compito. Non avremo altre occasioni per risolvere la questione di
Nettuno. Quindi, o te lo fai andare bene, oppure quella è la
porta
cavaliere! I tuoi sentimenti personali non contano, non in questa
missione.” lo sgridò il cavaliere della Vergine.
“Sei un
cavaliere di Atena, comportati come tale!” rincarò
dopo una breve
pausa.
“E
va bene! Ma questo non vuol dire che devo farmela piacere!”
accettò
l'araba fenice, sentendosi messo al muro, poi andò via
infuriato.
Ero
triste, perché anche se mi aveva detto chiaro e tondo che
era
arrabbiato con me, mi faceva male sentir dire con tanta forza che non
voleva starmi accanto, anche se potevo capirne il motivo.
Poco
dopo vidi arrivare trafelato mio fratello, probabilmente aveva
sentito Phoenix gridare ed era corso a vedere cosa era successo.
“Ehi!
Cosa è accaduto? Ho sentito Phoenix urlare, poco
fa...” mi chiese.
Io
feci un piccolo sorriso mesto.
“Shaka
gli ha comunicato che al ricevimento dovremmo stare insieme e lui non
l'ha presa molto bene... ora se ne è andato...
starà digerendo
l'ordine e sbollendo la rabbia, credo...” risposi atona.
Scossi
appena la testa per scacciare i brutti pensieri e mi sporsi verso di
lui per parlare nel suo orecchio.
“Comunque
sono felice che con Andromeda è andata bene!”
dissi, prima di
prendere un fazzoletto e porgerglielo. “Sarà
meglio che ti togli
il lucidalabbra dalla bocca se non vuoi che se ne accorgano
tutti.”
aggiunsi con un sorriso malizioso.
Lui
arrossì clamorosamente e si pulì le labbra,
cercando di non dare
nell'occhio.
Poco
dopo Kanon si alzò per fare una telefonata e Ilde mi
guardò
intensamente.
-Sta
chiamando il Generale, vuole proporgli un incontro. Per portarlo
dalla nostra parte e cercare di farsi perdonare per il suo passato-
mi informò.
-Non
preoccuparti! Sono certa che andrà bene! Deve solo avere il
coraggio
di affrontare il suo passato come Generale del Mare.-le risposi. -E'
forte! Ce la farà!-
-So
che è forte! Ma... e se non volesse parlargli? O non
accettasse le
sue scuse? Non voglio vederlo star male-.
Stavo
per rispondere, quando Crystal attirò la mia attenzione.
La
riunione era finita senza che me ne accorgessi.
Lo
ringraziai con un sorriso e mi avvicinai alla mia amica.
Lei
si diresse verso le scale che portavano verso le case e cominciammo
lentamente a scendere per poter parlare senza attirare troppo
l'attenzione.
“Sappiamo
entrambe che potrebbe andare male, hai visto le visioni che ho avuto
a riguardo e sappiamo che Sirya potrebbe decidere di non perdonarlo
per ciò che ha fatto, ma sappiamo anche entrambe che Kanon
non è la
stessa persona di qualche anno fa. Devi solo avere fiducia che
saprà
farglielo capire.” cercai di tranquillizzarla.
Lei
annuì, sapendo che avevo ragione, ma comunque preoccupata
per lui.
Si erano avvicinati parecchio da quando stavamo al Grande Tempio e
ora provavano forti sentimenti l'un per l'altra e questo la
destabilizzava. Non era molto abituata a tenere a qualcuno che non
fossero le sue amiche.
Ero
consapevole che quello che voleva da me era qualcosa di un po'
più
concreto, avvero che provassi ad avere una visione e le dicessi con
assoluta certezza cosa sarebbe accaduto, ma non potevo farlo; sia
perché doveva imparare a fidarsi di Kanon senza l'ausilio
della
preveggenza, sia perché usare troppo spesso quel tipo di
potere
poteva far sì che il legame tra me e Phoenix gli mostrasse
le mie
visioni o alcuni dei miei ricordi, più di quanto non
accadesse già
e non volevo dargli altri motivi per odiarmi.
“Vuoi
che rimango con te finché non torna?” le chiesi,
vedendola tesa e
nervosa come non l'avevo mai vista prima.
Lei
sospirò profondamente e scosse la testa.
“Probabilmente
finirei per angosciarti per sapere cosa sta accadendo e ti chiederei
di dare una sbirciatina nel futuro per avere una risposta e non
voglio rischiare di discutere con te per questo, se posso
evitarlo.”
mi spiegò.
Io
la abbracciai stretta e annuii.
“Beh,
comunque ricorda che se vuoi compagnia io sono di sopra!” le
dissi,
prima di risalire le scale molto lentamente, diretta alla mia stanza
per riposare un po'.
°°°
Alcune
ore più tardi, mi svegliai per delle grida fuori dalla mia
camera:
qualcuno stava litigando, ma non riuscii a capire subito chi fosse,
anche se ero certa che ci fossero almeno tre persone, se non di
più,
al di là della mia porta.
“No!
Maledizione! Ti sto dicendo che accetta l'alleanza e tutto il piano
di Kaeyla, ma non si fida di me! Hai capito ora? È
più chiaro o
devo ripeterlo ancora?” stava gridando un uomo, probabilmente
Kanon, se il mio cervello ancora ancorato alle immagini del mio sogno
non sbagliava.
“Ho
capito, fratello! Non devi stare per forza così sulla
difensiva.
Voglio solo farti capire che il fatto che Sirya ora non si fidi di te
è normale, dato il tuo passato, lui...”
“Ecco!
Pensi anche tu che non sia cambiato! Anche tu, mio fratello gemello,
mi vedi ancora come il ragazzo ambizioso e pronto a fare qualsiasi
cosa per arrivare ai suoi obbiettivi che ero. Come può
qualcuno
fidarsi di me se addirittura mio fratello non mi crede
cambiato?”
ribatté Kanon, interrompendo Saga.
“Kanon,
aspetta! Io non credo fosse questo che Saga voleva dire. Noi siamo a
conoscenza del tuo passato, ma lo accettiamo come parte di te; di
ciò
che sei ora. Non sei lo stesso uomo che ha maledetto Saga e ingannato
il dio Nettuno e i suoi Generali, ora sei diverso e devi dare il
tempo a Sirya di vederlo con i suoi occhi!” intervenne una
voce
femminile, Ilde, riconobbi.
“Si,
certo... sarà come dici tu...” fece dubbioso il
cavaliere,
svuotato dell'energia di pochi istanti prima.
Io
uscii in quel momento dalla mia stanza, ancora frastornata e
osservavo i miei amici che cercavano di tirare su il morale a Kanon.
Ilde
lo stava abbracciando e lui per qualche istante non fece nulla, poi
si rilassò e ricambiò la stretta, posando la
testa contro la sua.
Io
e Saga li guardammo un secondo, poi feci cenno al cavaliere dei
Gemelli di allontanarci e lasciarli da soli.
“Sembra
essere andata bene...” mormorai.
“Sì
e andrà anche meglio appena se ne renderà conto.
Insomma già il
fatto che abbia accettato di allearsi con noi quando la proposta
gliel'ha fatta lui... anche se non lo vuole ancora accettare, il
Generale del mare ha avvertito il cambiamento di Kanon.”
disse lui.
Io
risi, concorde.
“Ti
ringrazio per avergli dato questa possibilità. Senza di te
probabilmente Lady Isabel avrebbe voluto parlarci di persona o
avrebbe mandato qualcuno che con il Generale della sirena era
più in
buoni rapporti. Invece tu...” mormorò.
“Non
ho fatto nulla di così speciale. Solo, osservando le
battaglie di
mio fratello, un pochino ho imparato a conoscervi tutti e il tempo
trascorso qui ha confermato alcune delle mie ipotesi. Mi sono
limitata a seguire il mio istinto. Tutto qui” risposi,
arrossendo
leggermente, cercando di sminuire i meriti che mi voleva attribuire.
“Beh,
allora grazie per seguire il tuo istinto!”
ribatté, sorridendo.
Lo
guardai per un secondo, poi scossi la testa e annuii, accettando i
ringraziamenti senza dire nulla.
“Ah,
prima che mi scordi, dovresti parlargli!” mi disse Saga.
“Con
Kanon?” chiesi confusa, non capendo per quale motivo avrei
dovuto
parlare con suo fratello dato che aveva già qualcuno che gli
impediva di finire nell'autocommiserazione totale.
“No,
non con Kanon. Con Phoenix! Mi hanno detto che da un po' non vi
parlate più. Precisamente dal nostro ritorno e credo che sia
una
reazione difensiva di Phoenix. Ha bisogno di qualcuno che lo faccia
uscire dal suo isolamento.” si spiegò, ma io
cominciai a scuotere
la testa ancora prima che finisse di parlare.
“No,
no! È colpa mia se non parliamo più! È
per una cosa che ho fatto
io e lui si è giustamente arrabbiato e se ora non vuole
più
parlarmi non gliene posso fare una colpa.” negai.
“Lui non ha
bisogno di me...”
“Ti
sbagli e lo sai. Se si è arrabbiato tanto da non volerti
più
parlare un motivo ci sarà. Non pensi che se non provasse
qualcosa di
più forte della semplice simpatia non avrebbe neanche avuto
bisogno
di arrabbiarsi?” mi domandò, facendomi stringere
il cuore; era
qualcosa che mi chiedevo spesso, ogni singolo giorno e sapevo che
forse mi considerava un'amica stretta; gli avevo salvato la vita,
ma... sentirmelo dire qualcuno che conoscevo da poco più di
qualche
giorno mi destabilizzava, anche se, allo stesso tempo, una vocina mi
diceva che lui non sapeva tutto.
Non
riuscivo a trovare qualcosa da dirgli che potesse anche suonare
sincero o vero, perciò lui si congedò,
lasciandomi a pensare alle
sue parole che avevano riattizzato la scintilla di speranza che
Phoenix tornasse a parlarmi e magari avremmo potuto avvicinarci di
più...
Scossi
la testa per mandare via quei pensieri assurdi, sapendo che, anche se
ci avessi parlato lui non avrebbe voluto passare con me più
tempo
del necessario, vista l'idea che ormai aveva di me.
°°°
Il
giorno prima del ricevimento, Sirya venne al Grande Tempio, per
parlare con tutti e Kanon si scusò nuovamente, davanti a
tutti, per
il suo passato e il Generale del Mare accettò di buon grado
le sue
scuse, vedendo delle differenze, seppur minime, dalla persona che
aveva conosciuto quando vestiva l'armatura di scaglie d'oro del
Dragone del Mare.
Dopo
un po', Saga lo portò in un angolo lontano da orecchie
indiscrete,
per poter parlare con lui in privato, senza accorgersi che ero
abbastanza vicina da poterli sentire.
“Lo
so che non siamo amici e molto probabilmente non ho il diritto di
chiederti nulla, ma volevo domandarti se pensi sia possibile
suggerire a Nettuno di ridare a mio fratello l'armatura da Generale
del Mare. So che non è giusto chiedertelo...”
Sirya
sorrise.
“Hai
ragione. Non è giusto che tu me lo chieda, ma ho potuto
constatare
di persona il suo cambiamento.” lo interruppe. “So
già che farò
qualcosa se lo riterrò opportuno. Il mio signore Nettuno
avrà
bisogno dei suoi Generali, in fondo, se combatteremo insieme.”
Il
cavaliere dei gemelli lo guardò sorpreso, visto come avevo
cominciato era convinto che avrebbe categoricamente detto di no,
invece...
“Grazie!”
gli sorrise.
“Non
lo faccio per te...” ribatté Sirya, arrossendo
leggermente.
“Ehi!
Presto! Venite qui!” gridò in quel momento Lucy
correndo verso la
prima casa con gran fretta.
Confusi
e preoccupati ci fiondammo tutti dietro di lei per capire cosa era
successo.
Kiki
era di sotto che si muoveva come impazzito, raccontando qualcosa a
Mur riguardante la sua visita ad Asgard.
“...
e c'era un sacco di fumo nero che usciva dalla stanza, come se fosse
scoppiato un incendio, siamo entrati per controllare, ma non ci
vedeva nulla e poi Ilda è uscita dal fumo ed è
caduta a terra.
Credevamo l'avesse colpito qualcuno, ma non aveva ferite e nella
stanza non c'era nessuno a parte noi. Abbiamo cercato di svegliarla,
ma è come se fosse in una sorta di coma.” stavo
dicendo.
“Ora
calmati, ragazzo! Cosa avete visto di preciso?”
domandò Jasmine,
arrivato insieme alle altre Guardiane.
“Beh,
solo il fumo nero e l'abbiamo sentita gridare. Pensavamo fosse stata
aggredita e siamo accorsi.” rispose il più giovane
tra loro.
“Siamo
chi? Chi c'era con te?” chiese ancora.
“Io
e i due sopravvissuti cavalieri di Asgard, Alcor e Mizard.”
disse.
“E
hai detto che dopo che ha perso i sensi non si è
più svegliata?”
ragionò con tono interrogativo.
“Esatto!
Dobbiamo fare qualcosa! Asgard senza Ilda
crollerà!” si agitò
nuovamente.
“Adesso
sta calmo! Se è ciò che penso ce ne occuperemo,
ma prima dobbiamo
assicurarci l'alleanza con Nettuno, poi ci sposteremo ad
Asgard.”
disse perentoria, costringendo Kiki a calmarsi.
“Non
possiamo andare tutti ad Asgard, se gli uomini del nostro nemico si
stanno muovendo, dobbiamo stare attenti a non farci cogliere di
sorpresa.” intervenne Francesca.
“Infatti!
È meglio che vada io con pochi altri, Sophia e Kaeyla,
magari. Se
c'è il vampiro dietro questo attacco la Luce sarà
l'unica che
riuscirà a fermare il suo effetto.”
concordò Anne.
“Se
dovete andare ad Asgard sarà meglio che con voi ci sia
qualcuno che
sanno essere un amico o potrebbero attaccarvi.”
suggerì Sion.
“Crystal
può venire con noi, no?” parlò Sophia.
Io
sapevo che l'aveva detto per me, per non farmi allontanare da mio
fratello, ma... non si accorse neanche delle occhiatacce che le
mandarono in diversi, tra cui anche il mio suddetto fratello, che
annuì comunque, prima di guardare intensamente Andromeda.
Jasmine
osservò con un sorrisetto divertito quello scambio di
sguardi prima
di dire.
“Bene,
allora è deciso. Prepareremo tutto ciò che serve
per la partenza e
voi quattro, Anne, Sophia, Crystal e Kaeyla, partirete la mattina
dopo il ricevimento, cioè dopodomani. Adesso andate e
cominciate a
sistemare ciò che vi può servire e poi fate
quello che volete.”
ci cacciò tutti dopo aver riassunto ciò che
dovevamo fare.
Mentre
ci allontanavamo, vidi Crystal cercare di parlare con Andromeda che
aveva la faccia triste, imbronciata e arrabbiata insieme. Scossi la
testa, sapendo per quale motivo il giovane guardiano aveva
quell'espressione. Ad Asgard, Crystal avrebbe rivisto una vecchia
fiamma, chi gli dava la certezza che incontrandola non sarebbe
tornato da lei o che non si sarebbe comunque reso conto di aver fatto
uno sbaglio a dichiararsi ad un ragazzo, a lui?
Mio
fratello provò per diversi minuti a parlare con Andromeda,
per
cercare di rassicurarlo, ma quest'ultimo non volle ascoltare nemmeno
una parola, non voleva sentire niente e quando gli occhi gli si
riempirono di lacrime Crystal decise di lasciar stare, con
espressione abbattuta, mormorandogli un'ultima cosa all'orecchio
prima di andarsene.
A
quel punto mi avvicinai ad Andromeda e gli passai un braccio intorno
alle spalle, per portarlo in un angolo più riservato per
potergli
parlare.
“Ehi!
Va tutto bene?” domandai cauta, dandogli lo spunto per
sfogarsi, se
avesse voluto.
“No,
non va bene...” mi rispose con un filo di voce, mentre
cercava le
parole giuste e il coraggio per esprimerle ad alta voce. “Tu
sai
che ad Asgard c'è Flare, giusto? Io non ho nulla contro di
lei,
ma.... ma Crystal aveva una... una cotta per lei, un po' di tempo
fa... temo solo che... temo che...” si bloccò, la
voce svanita
prima che riuscisse a dire cosa lo spaventasse.
“Temi
che torni a provare qualcosa per lei vedendola e tu sarai dimenticato
in un angolo...” conclusi per lui, che strinse gli occhi per
trattenere le lacrime che ancora premevano per uscire e
annuì una
sola volta.
“Non
accadrà!” lo rassicurai, prendendogli una mano.
“Cosa ti ha
detto?” chiesi.
“Ha
detto che non mi lascerà mai e che se qualcuno
verrà lasciato,
quello sarà lui, al massimo, ma non è vero. Io
non potrei mai
farlo, lo amo troppo per poter anche solo pensare di lasciarlo. E ha
aggiunto che lui e Flare hanno chiarito tutto, non c'è
assolutamente
niente tra di loro.” fece lui.
“Non
devi preoccuparti allora. Comunque, lo terrò d'occhio io ad
Asgard,
anche se sono più che sicura che ti ami veramente e non ti
lascerebbe mai per una vecchia fiamma.” lo tranquillizzai.
“E
ricordati che se ti fa soffrire poi lo sistemo io!” aggiunsi
ridacchiando e facendolo sorridere.
“Ora
andiamo, Lucy e Luane vogliono vedere qualche altro vestito per
domani sera. Sarà meglio andare a vedere cosa stanno
combinando.”
dissi poi, avviandomi verso la stanza delle gemelle.
Provammo
diversi vestiti e costringemmo Shaka, Aphrodite e Mur a provarne
altri anche loro e a testare diverse acconciature, per decidere con
quale stessero meglio.
“Sapete,
devo dire che sono gelosa...” esordì Luane mentre
intrecciava i
biondi capelli di Shaka in una treccia morbida. “Insomma, il
vestito che sta indossando Aphrodite è difficile da portare!
La
minima imperfezione e sembri una prostituta d'alto borgo, invece
lui.... ma guardatelo! Che cavolo, sembra una bellissima
donna!” si
lamentò indicando il cavaliere dei pesci che indossava un
audace
vestitino nero fino a meno di metà coscia con un velo nero
fumé
sopra, orlato di pizzo sempre nero, che lasciava scoperte le spalle e
mostrava leggermente il “seno” e faceva sembrare le
gambe
chilometriche. Il risultato complessivo era molto sensuale e non
volgare.
Scoppiammo
tutti a ridere rendendoci conto che davvero era stupendo come donna.
“Beh,
cara, cosa ci vuoi fare! C'è chi si può
permettere certi vestiti e
chi no!” rispose lui, usando un tono civettuolo e
carezzevole, che
ci fece ridere ancora di più.
Continuammo
fino a sera, approfittando della pausa che ci era stata concessa
dall'addestramento, poi preparammo quello che sarebbe servito il
giorno successivo e ci dirigemmo ognuno nella propria stanza a
riposare.
°°°
Giorno
dopo mi svegliai di soprassalto dopo aver avuto una visione in sogno.
Ero
in un luogo freddo, oscuro, pieno di umidità, forse una
segreta o un
sotterraneo.
Sentivo
il freddo fin dentro le ossa, insieme ad una sensazione opprimente di
paura e angoscia che non comprendevo. Volevo muovermi, ma ero
bloccata e più provavo ad aprire gli occhi o a fare
qualsiasi altro
movimento sentivo un dolore pungente percorrermi tutto il corpo.
Poi
all'improvviso una voce mi spaventò.
“Combatti
ancora, Regina di Asgard?” mi domandò con scherno,
sapendo che non
potevo rispondere. “Il tuo regno presto cadrà! E
senza le
preghiere della Celebrante i ghiacciai cominceranno a sciogliersi e
le acque getteranno il mondo nel caos. E allora i miei Signori
potranno regnare sul mondo intero, schiavizzando voi sciocchi umani
per il resto dell'eternità!” aggiunse, ridendo con
sadica gioia,
facendomi gemere disperatamente.
E
tutto scomparve nel momento in cui uscii dalla visione con ancora in
testa quella risata, sentendola risuonare nelle orecchie come se
fossi ancora lì, davanti a lui.
Riuscivo
ancora a percepire il freddo e il dolore pungente che provava Ilda di
Polaris, Regina di Asgard e Celebrante di Odino.
Dovevo
avvertire gli altri di ciò che avevo visto e dato il piano
che
volevano attuare i nostri nemici l'aiuto di Nettuno sarebbe stato
determinante.
Controllai
l'orologio che avevo nella stanza e mi accorsi che non era neanche
l'alba, perciò mi presi un po' di tempo per schiarirmi la
mente e
far sparire quel freddo che continuava ad attanagliarmi. Mi feci un
bagno caldo, durante il quale mi lasciai andare completamente,
permisi alla mia mente di vagare, di andare liberamente ovunque
volesse e i miei pensieri si soffermarono su Phoenix e sul fatto che
entro qualche ora sarebbe stato costretto a starmi vicino e
proteggermi.
Sorrisi,
senza accorgermene, prima che qualcos'altro si stampasse a fuoco
nella mia mente. Un ricordo, ma non mio, era del cavaliere della
fenice.
Stavo
combattendo contro Andromeda ancora posseduto da Ade e sapevo che non
sarei mai riuscita a fargli del male, non al mio fratellino.
Cercai
di distaccarmi da ciò che vedevo, per non farmi coinvolgere
come se
fossero miei ricordi ma non era semplice.
Rividi
il momento in cui avevo scagliato le ali della fenice, ma mi ero
fermata prima di colpirlo e mi ero ferita alla mano. No, non io,
Phoenix.
Vedere
Andromeda nei panni di Ade mi fece pensare alla seconda parte della
visione del mio compleanno.
La
spada nera... la spada di Ade.....
Avrei
dovuto parlare anche di questo, molto presto.
Sospirai
forte poco prima di immergermi completamente nella vasca.
Un
forte bussare mi fece uscire di scatto, buttando l'acqua un po'
dappertutto, mentre Andromeda mi diceva che la colazione era pronta e
che Lucy e Luane volevano cominciare a prepararsi subito dopo.
Gli
assicurai che sarei andata e di aspettarmi a colazione.
Mangiai
poco e niente, ancora con la mente intenta a pensare alle visioni e
al ricordo di quella mattina.
“Kaey?”
mi richiamò Sophia ad un certo punto, riportandomi alla
realtà.
Mi
resi conto che tutti mi stavano fissando preoccupati.
“Cosa?
Che succede?” domandai confusa.
“Kaeyla,
tesoro, va tutto bene? Hai la testa completamente da un'altra parte
questa mattina.” mi chiese Selenia, con tono preoccupato.
“Si
certo, io...” risposi, prendendo un respiro profondo.
“Io ho
avuto una visione, questa notte.” dissi.
“Una
visione? Riguardo a questa sera?” volle sapere, mentre tutti
ascoltavano con il fiato sospeso.
“Non
proprio, ma è collegata. Riguardava Ilda di Polaris, il
vampiro la
tiene imprigionata in una specie di dimensione onirica, credo, per
questo non si sveglia. Le ha detto che vogliono allagare la Terra, in
questo modo saremmo distratti dall'ascesa dei loro Signori, e per
farlo vogliono sfruttare innanzitutto lo scioglimento dei ghiacci,
come aveva fatto anche Nettuno.” raccontai.
“Bene,
allora ci occuperemo con Nettuno anche di questo, se riusciamo a
farci aiutare da lui sarà più facile controllare
il movimento delle
acque e impedire lo scioglimento dei ghiacci. Poi, come avevamo
già
deciso ieri, Kaeyla, Sophia e Crystal, insieme ad Anne si recheranno
ad Asgard per svegliare la Celebrante di Odino.” prese in
mano la
situazione Jasmine.
Io
annuii, riuscendo a mantenere un'espressione tranquilla, anche se
dentro di me stavo tremando all'idea di dover affrontare quel gelo di
nuovo. Avrei solo voluto nascondermi dentro il Grande Tempio e non
uscire mai più, ma sapevo bene di non potermi permettere
quel lusso.
Vedendo
che tutti erano più silenziosi e tesi, le Guardiane ci
spedirono a
prepararci per la sera e coloro che non avevano bisogno di grandi
trattamenti vennero mandati a fare qualcosa che li tenne occupati,
come Kanon, che andò insieme a Sirya a parlare con Nettuno
in
anteprima, come avevamo deciso.
In
questo modo, quasi nessuno, nemmeno io, che in ogni caso sentivo
salire la tensione e l'adrenalina per il fatto di dover parlare con
un dio e convincerlo a diventare nostro alleato più si
avvicinava
l'ora d'inizio della festa, non avevo la possibilità di
concentrarmi
su quello che sarebbe potuto accadere il giorno seguente.
°°°
Circa
mezz'ora prima dell'inizio, tutte noi fanciulle eravamo pronte e mia
nonna era nuovamente complimentata con me, Lucy e Luane per lo
splendido lavoro fatto sui quattro cavalieri mascherati.
Rimasero
a bocca aperta anche gli altri quando ci videro tutte insieme.
“Wow!
Se non sapessi che quattro di voi non sono davvero
delle ragazze, ci farei un pensierino sul provarci con
tutte!”
esclamò Death Mask, guadagnandosi una scappellotto da un
Aphrodite
vestito con l'elegante tubino nero di cui si era lamentata Luane e i
capelli semi raccolti in uno chignon volutamente morbido e
disordinato, che lasciava che morbidi boccoli biondi sfuggissero per
toccare le spalle scoperte e il trucco leggero e sui toni dell'oro
faceva risaltare i suoi occhi e le labbra colorate di rosso cupo.
Ridacchiammo
tutti nel vederli litigare come una coppietta, con Aphrodite che lo
rimbeccava con frasi tipo “Non osare guardare altre
ragazze!” o
“Se ti vedo provarci o anche solo posare lo sguardo su
qualcun'altra te la faccio pagare!”, parlando in falsetto.
Alcune
coppie cominciarono ad avviarsi e le ragazze si lamentarono dei
tacchi troppo alti ai piedi.
Crystal
si accostò velocemente ad Andromeda che aveva qualche
difficoltà a
stare in equilibrio sulle decolté nere tacco dieci che aveva
ai
piedi. Passandogli un braccio attorno alla vita, gli mormorò
all'orecchio.
“Stai
benissimo, ma non vedo l'ora di riaverti senza trucchi...”
con una
voce bassa e roca, che fece arrossire furiosamente il giovane, ancora
un po' insicuro sul loro rapporto. Doveva ancora abituarsi all'idea
che Crystal lo ricambiava pienamente e desiderava stare con solo lui.
Io
mi avvicinai silenziosamente a loro due prima che uscissero,
abbracciando Andromeda.
“Il
vestito ti sta benissimo!” gli dissi con una punta d'orgoglio
nella
voce, dato che ero riuscita a convincere Luane a fargli indossare un
abito argenteo, stretto in vita, lungo dietro e più corto
sul
davanti.
L'avevo
di nuovo truccato con colori leggeri, cercando di far risaltare i
suoi occhi con un po' di grigio chiaro sfumato e un rossetto rosato
sulle labbra.
Mi
sorrise, con le guance ancora in fiamme, imbarazzato sia dal
complimento sia dal braccio che Crystal teneva ancora intorno alla
sua vita.
“Grazie!”
rispose, poi notò qualcosa nei miei occhi che gli fece
aggrottare le
sopracciglia.
Si
guardò intorno per qualche attimo.
“Dovresti
parlargli, prima di andare.” sussurrò, indicando
con lo sguardo
suo fratello.
Io
girai la testa per poterlo guardare. Era stupendo nel suo smoking
nero. Stava parlando con Shaka e stavano sorridendo entrambi.
L'abito
lilla stile impero che il cavaliere della Vergine indossava lo faceva
sembrare una principessa, gli stava davvero bene; inoltre era l'unico
ad avere avuto la fortuna di indossare scarpe aperte con un modesto
tacco cinque.
Phoenix
gli porse un braccio con fare scherzoso, prima di girare con lo
sguardo nella nostra direzione e cambiare completamente espressione,
diventando serio e con gli occhi brucianti di qualcosa che non
riuscii a definire.
I
nostri occhi si incrociarono per un istante, ma io abbassai subito i
miei, tornando ad osservare dell'altra parte della sala. Non mi
accorsi quindi, che Phoenix aveva salutato Shaka e stava venendo
verso di me.
“Noi
ci avviamo, intanto!” fece Crystal, notando il movimento
della
fenice.
“Si,
ci vediamo al ricevimento!” esclamò Andromeda con
un piccolo
sorriso.
Dopo
di che mi lasciarono sola. Con Phoenix alle spalle.
“Dovremmo
parlare, prima di avviarci anche noi...” disse alle mie
spalle.
Io
sobbalzai, sorpresa di trovarmelo così vicino.
Mi
girai lentamente a guardarlo, grazie ai tacchi ero alta quasi quanto
lui e potevo osservarlo dritto negli occhi senza dover alzare troppo
la testa.
Il
mio cuore batteva all'impazzata, quasi volesse uscire dal mio petto.
Volevo parlare con lui, chiarire, ma allo stesso tempo non volevo,
non volevo sentire ancora le sue parole crude, anche se sincere.
Chiusi
gli occhi, respirando profondamente per farmi coraggio.
“Si...
dobbiamo...” mormorai, riaprendo gli occhi per guardarlo.
“Io
voglio solo dire un'ultima volta che mi dispiace per ciò che
è
successo. Io davvero non volevo che accadesse qualcosa del genere, se
ci fosse stato un altro modo...” continuai con voce spezzata.
Lui
mi fissò con un'intensità che mi fece tremare e
svanire la voce e
rimase in silenzio diversi minuti, in cui temetti che sarebbe esploso
nuovamente.
“Lo
so.... ora lo so!” disse, sorprendendomi. “Mi ci
è voluto un po'
per capirlo, ma adesso so che è così. E mi
dispiace molto essere
esploso a quel modo. Non avrei dovuto dirti quelle cose...”
aggiunse.
Poi
distolse gli occhi blu scuro.
“Mi
hai salvato la vita e hai dovuto pagare un prezzo alto per poterlo
fare. Insomma, avevi già le visioni, ora ti toccano anche i
miei
ricordi...” fece un po' scherzoso.
“Phoenix...
ti ringrazio per le scuse. Ma non devi sentirti in dovere di farmele
perché Shaka ti ha convinto che è la cosa giusta.
Non sono
arrabbiata con te. Voglio che continui a dirmi cosa pensi veramente,
anche se si tratta di cose non proprio lusinghiere...” cercai
di
interromperlo.
“Shaka
ha provato a farmi cambiare idea... ma ha fallito, come tutti gli
altri. Jasmine dice che non volevo ascoltarli perché
cercavano
convincermi che ho bisogno di te e tu di me. Hanno provato a farti
apparire più fragile, più debole, di come ti vedo
io da quando ti
ho conosciuta. E credo che da una parte avesse ragione.”
ricominciò, guardandomi con un calore negli occhi che mi
fece
arrossire. “L'unica persona che mi ha fatto capire che
sbagliavo...
sei tu...” finì.
“Cosa?
Io?” chiesi sorpresa, non troppo sicura di avere compreso
cosa
significava quello che aveva detto.
“Si...
tu. Questa mattina, poco prima di colazione ho visto dei ricordi, che
non mi appartenevano. Mi hanno aiutato a capire molte cose su di te,
Kaeyla della Luce.” ripeté lui “Ero
convinto di essere l'unico
ad aver avuto brutte esperienze... forse hanno ragione gli
altri...”.
Io
lo guardai con gli occhi pieni di lacrime, senza sapere cosa dire.
“Non
piangere o rovinerai il tuo bel trucco.” sussurrò,
asciugandomi
una lacrima.
“Sembri
davvero emanare luce, vestita così.” aggiunse.
Io
risi, tra le scie delle lacrime cadute.
“Ora
brilli come le stelle! Dovresti sempre ridere, ti rende
splendida!”
disse.
“Ok,
adesso basta con i complimenti!” lo ripresi, con le guance in
fiamme.
“Ahah!
Dovremmo andare o cominceranno senza di noi!”
esclamò Phoenix.
Mentre
ci incamminavamo provai a fargli una domanda di cui temevo la
risposta.
“Phoenix,
cos'è che hai visto esattamente?”
Mi
guardò intensamente, ma non rispose, facendomi preoccupare.
Poi, una
volta arrivati a destinazione, sembrò aver deciso cosa dire.
“Qualcosa
che ti ha fatto cambiare molto profondamente...”
mormorò lui, poco
prima di entrare nella sala dove si teneva il ricevimento.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 - La Festa ***
NOTE
DELL’AUTRICE: Buongiorno a
tutti, cari lettori!!! Voglio scusarmi con voi per la lunghissima
attesa… ma
purtroppo lo scorso anno ho avuto un lutto in famiglia proprio mentre
scrivevo
questo capitolo e scriverlo non è stato facile…
Spero
comunque che vi piaccia!!!
Ringrazio
già ora tutti coloro
che leggeranno, recensiranno, metteranno la storia tra
preferiti/seguiti/ricordati
e chi l’ha già fatto!!!
Un
bacione e buona lettura
Cry
Capitolo
15
Ero
preoccupata per quello che
poteva aver visto Phoenix, non potevo fare altro che sperare che non
avesse
visto proprio quella cosa... avevo
i
brividi al solo pensiero, ma non avevo tempo per rimuginarci su o per
cercare
di estorcergli una risposta più esauriente.
Era
arrivato il momento di
convincere Nettuno a darci una mano e diventare nostro alleato.
Presi
un respiro profondo,
improvvisamente estremamente nervosa.
“Non
preoccuparti, sarai
perfetta!” mi sussurrò all’orecchio
Phoenix, passandomi delicatamente un
braccio intorno alla vita e conducendomi nella grande sala preparata
per
l’evento.
Estremamente
spaziosa, era stato
lasciato libero il centro, per permettere a qualche coppia di ballare,
mentre altre
chiacchieravano, bevevano e mangiavano.
Notai
molte delle coppie cercare
di integrarsi: Aphrodite e Death Mask ballavano al centro della pista,
attirando molti sguardi di ammirazione e invidia; Shaka, Saga, Mur e
Aldebaran
stavano intrattenendo una conversazione con altre coppie, tenendo allo
stesso
tempo d’occhio tutta la sala in cerca di Nettuno o una
minaccia di altro tipo.
Guardandosi
intorno, Shaka ci
notò e sorrise nella nostra direzione, sollevando
leggermente il bicchiere di
champagne, facendo un brindisi verso di noi.
Gli
sorridemmo di rimando e
Phoenix chinò appena il capo come saluto.
“Allora,
che ne dici di
mischiarci a tutti questi figli di papà?” mi
domandò, guardando verso di me con
un sorrisetto ironico.
“Andiamo!”
risposi io,
appoggiandomi al braccio che aveva teso verso di me.
Poi,
insieme, ci immergemmo nella
folla.
Scambiammo
qualche parola con
diverse persone, che ci fermarono commentando il mio vestito o la mia
“bellezza” o il fatto che eravamo una bella coppia.
Riuscii a giostrarmi molto
bene in quegli scambi, sorridendo e annuendo o rispondendo agli altri
invitati;
ero più brava di Phoenix ad intrattenere conversazioni,
riuscivo ad essere più
spigliata, più aperta e disponibile e attirai molte
attenzioni da parte dei
giovani di buona famiglia e complimenti da parte di molti invitati.
Molti mi
chiesero di ballare.
“Buonasera,
splendore! Posso
chiederti di concedermi l’onore di questo ballo?”
domandò l’ennesimo, lanciando
un’occhiata sprezzante a Phoenix, che perse la pazienza.
“La
signorina è con me! Perciò
sei pregato di allontanarti da lei!” disse con tono
così basso da farlo
sembrare un ringhio.
Era
leggermente più alto del
giovane damerino che mi aveva invitato a ballare e molto più
muscoloso, perciò,
per evitare che la situazione degenerasse troppo, mi avvicinai di
più a Phoenix
e gli presi il braccio.
“Tesoro,
perché non mi accompagni
in balcone? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria.
Ci scusi.” Dissi, salutando
con un cenno del capo il damerino, che aveva in viso
un’espressione oltraggiata
per essere stato rifiutato.
“Cerca
di mantenere la calma!”
dissi al cavaliere della fenice, appena fummo certi di essere fuori
portata
d’orecchio. “Ricorda l’obiettivo di tutta
questa messinscena!” aggiunsi,
guardandolo negli occhi.
“Scusa…”
rispose di malavoglia,
distogliendo lo sguardo, impedendomi di incrociare i suoi occhi. Poi mi
diede
le spalle, così da nascondermi completamente quello che
pensava o provava. “È
difficile rimanere calmi quando quasi tutti i ricconi là
dentro ti guardano
come se volessero mangiarti!” esclamò a bassa voce.
Aveva
detto quelle parole con un
tono strano, che non avevo capito, dovendo basarmi solo sulla sua voce.
Scossi
la testa.
Non
potevo perdere tempo a pensare
a questo ora, dovevo pensare a restare concentrata e pronta a parlare
con
Nettuno.
Tornammo
dentro la sala e cercai
di interagire con la folla, venendo coinvolta, ad un certo punto, in
una
discussione con altre giovani donne, che mi portò ad
allontanarmi un po’ da
Phoenix, seppur consapevole che il suo sguardo non mi lasciava mai.
Commentai
insieme a quelle
ragazze quale fosse il vestito più bello, quale acconciatura
fosse fatta
meglio, o semplicemente come stessero alle persone che li portavano. Ci
furono
alcuni commenti anche su qualcuno dei cavalieri e io feci un piccolo
sorriso
nel sentire che erano pieni d’ammirazione e
d’invidia.
“Avete
visto quella là? Che
ballava in mezzo alla pista, neanche fosse stata la reginetta della
festa!
Quanto mi sta antipatica! Anche se il suo vestito era stupendo! E la
cosa
peggiore è che le stava anche benissimo!” disse
una, sussurrando come se stesse
raccontando un segreto di stato e stringendo un piccolo ventaglio tra
le mani
talmente forte che sembrava volesse romperlo o forse avrebbe preferito
avere il
collo di Aphrodite tra le mani, pensai, cercando di mascherare la mia
espressione divertita.
“Hai
ragione! Ma non è l’unica!
Ho visto una coppietta ballare più in disparte ed erano
troppo carini insieme!
E lei era così adorabile, dolce e timida!” fece
un’altra in risposta, in tono
un po’ meno maligno, anche se leggermente inasprito
dall’invidia.
“Si,
certo. Dolce, timida,
adorabile… a me è sembrata parecchio giovane!
Chissà che lui non possa
preferire qualcuna più matura…”
commentò acida e speranzosa una mora con un
lungo vestito rosso cupo, guardando avidamente mio fratello e
mangiandoselo con
gli occhi.
Alzai
gli occhi al cielo,
mordendomi la lingua per non attirare troppa attenzione discutendo nel
bel
mezzo della festa.
“Non
credo potresti piacergli tu,
comunque, mi sono sembrati molto presi l’uno
dall’altra. Mettiti il cuore in
pace!” ribatté la prima che aveva parlato, di
nuovo in un sussurro, scrutando
la coppia in questione con occhio critico e sognante.
A
quelle parole, sorrisi senza
potermelo impedire, convogliando l’attenzione di tutto il
gruppetto.
“Come
mai sorridi? Sai qualcosa
che non sappiamo?” mi domandò diretta una di loro,
guardandomi in un modo che,
secondo lei, doveva
essere minaccioso e
indagatore.
“Oh?
Nulla… solo, la coppietta di
cui state parlando sono mio fratello e la sua ragazza.”
Spiegai, con
un’espressione innocente stampata in viso. Loro, per tutta
risposta, mi
osservarono con gli occhi di fuori, non credendo alle mie parole, ma
non potendo
negare le somiglianze tra me e il giovane biondo di cui parlavano.
“Anche
tu e il tuo accompagnatore
siete una coppia? Siete così carini insieme!”
mormorò la giovane più timida del
piccolo gruppo, con le guance rosse d’imbarazzo, senza
malizia o invidia nella
voce.
“Già!
Fate coppia fissa? Lui è
molto carino!” rincarò la prima che aveva parlato,
guardando esplicitamente
Phoenix, che guardava nella nostra direzione, o meglio, che guardava
me, da
poco lontano, appoggiato ad una delle colonne nella parte
più esterna della
sala.
Mi
girai anche io nella sua
direzione, arrossendo sotto lo sguardo intenso di quegli occhi blu.
Vidi
due ragazzi dirigersi verso
di lui e dirgli qualcosa, che non riuscii a capire, ma che lo fece
irrigidire e
rispondere con i denti stretti.
°°°
Pov
Phoenix
Quando
ci avevano informato
sull’organizzazione della serata, non avevo capito che
sarebbe stato così
difficile sopportarla.
Avevo
provato a chiarire con
Kaeyla, ma scusarmi non era qualcosa in cui ero molto bravo e non avevo
avuto neanche
tanto tempo per provarci, prima dell’inizio della serata,
perciò continuavo a
non sapere come comportarmi con lei.
Avevo
paura di allontanarla, di
nuovo.
Mi
ero messo un po’ in disparte,
appoggiato ad una colonna, nel momento in cui lei aveva cominciato una
frivola
discussione sugli invitati e i loro vestiti con un gruppetto di giovani
ragazze.
Vestita
come loro, truccata, con
i capelli in parte raccolti in uno chignon morbido, mentre rideva e
commentava
gli abiti o la bravura nel
ballo di
diverse coppie, sembrava una di loro. E questo me la faceva vedere
lontana anni
luce.
Invece
di avvicinarmi a lei, mi
sentivo sempre più distante.
Ogni
volta che notavo un suo
sorriso, che vedevo o sentivo qualcuno degli invitati commentare la sua
bellezza o esprimere apprezzamenti non sempre cavallereschi, mi sentivo
digrignare i denti e stringere i pugni, affondati nelle tasche dei
pantaloni
eleganti che ero stato costretto ad indossare, per trattenere
l’impulso di
rovinare i loro maledetti sorrisi affabili, manipolatori, lascivi.
“Certo
che non sarebbe male farsi
una di quelle ragazze lì…” disse un
ragazzo, poco lontano da dove mi trovavo
io, rivolgendosi ai suoi amici i quali concordarono e scoppiarono a
ridere,
parlando di Kaeyla e il gruppetto con cui conversava.
“Come
se tu ci potessi riuscire!”
lo schernì uno di loro, ancora ridendo.
“Certo
che potrei! Anzi, sono più
che sicuro di poter invitare a ballare e poi ad uscire una qualsiasi di
loro!” ribatté,
gonfiando il petto, il primo che aveva parlato.
Io
li guardai, staccando per un
istante gli occhi da Kaeyla, sentendo già la mancanza della
sua luce.
Ignorai
quella sensazione e
studiai i ragazzi, chiaramente di famiglie facoltose, con un grande
desiderio
di spezzare la monotonia delle loro vite con qualche stupidaggine.
Tornai
a guardare la guardiana
della luce, avvertendo il cuore perdere un battito nel vedere il suo
sorriso.
Poi,
senza preavviso, guardò
verso di me e arrossì, proprio mentre uno dei figli di
papà diceva.
“Bene,
allora! Visto che sei così
bravo, prova a conquistare la bionda con il vestito argento e portatela
a
casa!”
Inarcai
un sopracciglio, sentendo
la scommessa.
Lo
sfidato si fece avanti, ma io
lo fermai prima che potesse arrivare troppo vicino a lei.
“La
giovane su cui state
scommettendo è già impegnata! Fossi in te
lascerei perdere!” ringhiai a denti
stretti, con voce abbastanza alta da farmi sentire, senza neanche
spostare lo
sguardo verso di lui.
Lo
sentii avvicinarsi a me e
mettermi una mano sulla spalla.
“E
sentiamo, saresti tu quello
con cui è impegnata?” mi rivolse un sorriso di
scherno. “Ma fammi il piacere!
Può avere molto di più di un poveraccio come
te!”
Guardai
la sua mano, ancora
poggiata sulla mia spalla, con aria omicida, che gli fece fare un passo
indietro.
“Dici
che merita di meglio.
Questo è vero. Ma di sicuro il meglio per lei non sei
tu!” risposi con voce
gelida. “E ora…” cominciai, prima di
sentire un cosmo famigliare avvicinarsi a
me.
“Phoenix,
forse dovresti andare
dalla mia sorellina, prima che qualcuno te la porti via.”
Disse scherzosamente
Crystal, avvicinandosi con mio fratello al braccio.
Annuii
nella loro direzione e lasciai
lì l’allocco che pensava di poter conquistare
Kaeyla, senza più prestargli
attenzione, e mi avvicinai a lei.
°°°
Pov
Kaeyla
Mi
ero completamente estraniata
dalla conversazione in corso su di me e Phoenix mentre lo osservavo
comportarsi
come se fosse davvero un fidanzato geloso. Se la situazione o il tempo
fossero
stati diversi, non mi sarei sorpresa di vederlo sfidare a duello il
tizio che
mi si voleva avvicinare e che non sembrava molto intelligente o anche
solo
minimante interessante, come era per me il cavaliere della fenice.
Mi
aveva dato le spalle, per
poterlo affrontare guardandolo negli occhi e io avevo trattenuto il
fiato,
preoccupata che potesse fare qualcosa a quel poveretto e che potesse
mettersi
nei guai.
Stavo
per avvicinarmi, senza
vedere che mio fratello e Andromeda avevano avuto la mia stessa idea,
non che avessi
davvero la possibilità di metterla in pratica.
Un
uomo, infatti, mi fermò,
afferrandomi un braccio con una presa salda, ma non troppo stretta.
Colta
di sorpresa, cercai
d’istinto di scostarmi, voltando il capo per vedere chi mi
aveva bloccato in
faccia.
Mi
tranquillizzai nel riconoscere
Kanon e allo stesso tempo mi tesi come una corda di violino, sapendo
che se lui
era lì, doveva esserci anche Nettuno.
Non
ebbi il tempo di realizzare
completamente il pensiero, che sentii un calore familiare avvolgermi e
un
braccio circondarmi la vita.
Sorrisi
grata in direzione di
Phoenix, felice di poter sentire di nuovo il suo appoggio.
In
quel momento sentivo di poter
fare qualunque cosa.
“Sarà
meglio trovare Nettuno e
porre fine a questa faccenda!” mormorò al mio
orecchio e io annuii concorde.
Era arrivato il momento di concludere la serata.
“Kanon,
puoi avvisare tutti gli
altri che Nettuno è arrivato e di tenersi pronti per ogni
evenienza?” chiesi al
cavaliere, forse nuovamente Generale dei Mari.
“Certo!”
rispose, facendo per
allontanarsi, poi aggiunse, “Lui dovrebbe essere vicino alla
pista da ballo,
assieme a Siria!”
Io
gli sorrisi e presi un respiro
profondo.
Phoenix
mi portò alla pista da
ballo e mi chiese di ballare, con mia grande sorpresa.
“Non
avevo idea che sapessi
ballare!” sussurrai al suo orecchio.
Lui
mi guardò con leggero
imbarazzo, prima di distogliere lo sguardo e ignorare le mie parole.
Ballammo
per qualche minuto, poi
un giovane uomo molto elegante picchiettò leggermente la
spalla dell’araba
fenice, che si fermò e lo osservò attentamente.
“Posso
rubarti la dama per questo
ballo, cavaliere di Atena?” domandò con una strana
inflessione.
“Certamente
Nettuno.” Rispose a
denti stretti, posando la mia mano destra nella sua.
Lo
squadrai attentamente,
cercando di capire come fosse meglio comportarmi con lui, che mi
dedicò un
sorriso smagliante.
Gli
sorrisi di rimando, dato che
non volevo dargli l’impressione di avere paura di lui. Dovevo
tirare fuori
tutte le mie capacità di persuasione.
Cominciammo
a ballare e per un
po’ ci studiammo semplicemente a vicenda, prima che lui
decidesse di rompere il
silenzio.
“Ho
sentito che sei una Guardiana
della luce e anche la sorella di uno dei cavalieri di
Atena…” disse in tono
discorsivo.
“Già,
sono la guardiana della
luce e gemella di un cavaliere di Atena, ma sono anche cose che non sa
e
potrebbero sorprenderla.” Ribattei, sforzandomi per mettere
la calma. “Comunque
non siamo qui per parlare di me.” Aggiunsi, guardandolo
dritto negli occhi.
La
mia audacia sembrò
sorprenderlo piacevolmente, perché sorrise di nuovo.
“Questo
è vero, in parte!” mi
concesse. “Il mio ex generale traditore mi ha informato che
avete intenzione di
combattere contro Shiva e la sua consorte, Kalì. Intenzione
nobile, ma poco
saggia.” Riprese.
“Può
darsi, ma se li lasciamo
agire come desiderano, permettendo che si liberino, chi
garantirà che il genere
umano sia salvo? Comprendo che abbia ben poca importanza per lei, che
è dio dei
mari, ma arriverà presto il momento in cui loro decideranno
di attaccarla e
sarà da solo, con il suo unico generale rimastole, contro
due divinità molto
potenti e il loro esercito.” Risposi con voce ferma.
Lui
mi guardò con un sopracciglio
inarcato.
“Pensi
che mi debbano fare paura?
Che non sia in grado di affrontarli?” domandò
incuriosito.
La
canzone finì e io smisi di
ballare, facendogli cenno di seguirmi fuori nel balcone, per poter
parlare in
tutta tranquillità.
Phoenix,
fino ad allora rimasto
in disparte, ci seguì, tornando vicino a me e lo stesso
fecero Kanon e Siria,
che però rimasero un po’ a distanza.
“Vede,
io non penso che non sia in grado
di
affrontarli. Da solo potrebbe anche avere successo, ma perderebbe tutto
quello
che possiede. Non potrebbe avere più il suo regno, o il suo
popolo, o i suoi
Generali. Shiva e Kalì non lo permetterebbero. E sarebbe
costretto ad
inchinarsi a loro, sempre che non voglia combatterli ogni volta che
loro
decideranno che deve sottomettersi ai loro voleri.” Dissi.
Il
suo sguardo si incupì sempre
di più mentre parlavo, fino a diventare quasi impossibile da
sostenere. Il mio
cavaliere se ne accorse e mi strinse tra le braccia, facendolo passare
per un
gesto casuale, dandomi la forza e il coraggio per continuare a parlare.
“Io
so che insieme, come alleati, saremo
in grado di batterli, forse
per sempre, questa volta! E le posso assicurare che, anche se
rifiuterà, il suo
Generale dell’Atlantico del Sud ha già deciso che
combatterà al nostro fianco,
così come i cavalieri di Asgard. Perciò ora le
propongo un accordo: lei
combatte con noi, contro Shiva e Kalì, e le Guardiane si
impegneranno per
riportare in vita i suoi Generali!” proposi, con il cuore che
batteva così
veloce e forte che temevo potesse sentirlo.
Il
viso del dio rimase
impassibile e il suo sguardo sembrava quasi sfidarmi ad osare di
più.
“I
Generali si possono
sostituire. Cosa hanno davvero da offrire, le Guardiane?”
chiese. Siria,
sentendo quelle parole si tese leggermente, perfettamente consapevole
di aver
rischiato grosso nell’accettare di combattere con noi, senza
il consenso del
suo signore, che avrebbe potuto vederlo come un tradimento.
“Che
belle parole, dette da un dio!
E poi ci si chiede perché tu e i tuoi Generali siete stati
battuti da dei
ragazzini! Ma non te ne accorgi neanche, vero?” ironizzai ad
alta voce,
passando dal lei al tu, stupendolo con la mia schiettezza.
“Vedi?” domandai,
indicando Siria, ancora visibilmente preoccupato dalla piega che stava
prendendo la discussione. “È spaventato da te,
perché, nonostante ti sia
rimasto fedele anche dopo la sconfitta, nonostante ti sia rimasto
accanto in
questi anni, proteggendo il tuo corpo umano, è
“sostituibile”, come hai appena
detto.” Continuai, tenendo gli occhi fissi nei suoi.
“Ma ti sbagli, perché
potrai trovare un altro che abbia le sue capacità, o che ti
sia fedele come
lui, ma non sarà mai la stessa cosa, non sarà mai
come lui. Perché una persona
non è sostituibile. E
vale per lui,
come per ogni cavaliere di Atena o di Asgard o chiunque altro! Nessuno
di noi è
sostituibile!” mi infervorai, indicando con un cenno tutti i
cavalieri,
radunati vicino alla finestra per controllare la situazione.
“Potranno avere allievi,
trasmettere le loro conoscenze e colpi segreti, lasciare le loro
armature a
qualcun altro, ma non saranno mai
sostituibili. Non avranno mai delle brutte
copie, né loro lo saranno mai di altri.
Mai!” mi bloccai, per prendere
fiato e calmarmi, mentre Nettuno sembrava stupito dalle mie parole e
rimase in
silenzio, come per riflettere su ciò che avevo detto, ma la
mia pazienza e
calma erano finite.
Quella
trattativa doveva finire,
e doveva farlo subito.
“La
vita dei tuoi Generali non è
abbastanza? Allora lascia che ti dica questo. Noi vinceremo questa
guerra, con
o senza di te, ma ricorda che, anche se noi ti ignoreremo, lo stesso
non
faranno i nostri nemici. Anche adesso loro ci stanno spiando, cercando
di
scoprire i nostri segreti, i nostri piani. Sanno che ci siamo
incontrati e
sanno che, anche se solo per un secondo, tu hai pensato di accettare
questa
alleanza. E puoi star certo che non ti daranno tregua per questo. Ora,
dato che
ti ho rivelato anche troppo, non intendo continuare questa
conversazione. Spero
prenderai la decisione giusta per tutti. Buona serata!”
dissi, con voce piena
di gelida determinazione, prima di dargli le spalle e allontanarmi dal
dio dei
mari, con Phoenix sempre accanto.
Ero
quasi rientrata nella sala,
quando Nettuno parlò.
“Sai,
quando ti ho visto, ho
pensato che Atena volesse muovermi a pietà per farmi
accettare questa alleanza,
per questo voleva parlassi con te e non con lei. Così
delicata, eterea, quasi
angelica. Non sembravi affatto una guerriera. Invece, ti sei rivelata
molto più
di un bel faccino, Guardiana della Luce! Inizio a chiedermi quanto di
questa
sera sia stata opera tua e quanto Atena rientri in questa
organizzazione.”
Disse, perforandomi la schiena con i suoi occhi. “Riportami i
miei Generali,
Guardiana, e avrai la tua alleanza!” affermò.
Gli
diedi le spalle,
ascoltandolo, mentre i cavalieri gli lanciavano sguardi sospettosi,
speranzosi
e indagatori. Quando concluse, mi girai lentamente, sorridendogli.
“Avrai
i tuoi Generali, Nettuno,
ma ricorda, se ci tradirai, lo saprò!” lo
rassicurai, tornando dentro, seguita
da tutti i cavalieri.
Mio
fratello e Andromeda mi
raggiunsero subito, ansiosi di sapere com’era andata.
“Allora?
Ce l’hai fatta o…?”
domandò Crystal, guardandomi dritto negli occhi.
Io
gli sorrisi in risposta,
ancora incredula di aver davvero avuto successo. “Ha
accettato! Ora devo solo
parlare con le Guardiane e l’alleanza sarà
sancita!” dissi.
E
le guardiane si avvicinarono,
come se le avessi evocate.
“Devo
dedurre dal tuo sorriso che
hai avuto successo?” domandò Jasmine, scrutandomi
con i suoi occhi verdi.
“Si,
ma manca prima una cosa.
Accetterà l’alleanza solo quando i suoi Generali
saranno di nuovo al suo
fianco.” Risposi.
“Bene.
mentre voi sarete ad
Asgard, ci occuperemo di questa faccenda. Ora scusatemi, devo scambiare
due
parole con lui.” Disse, sorridendoci e allontanandosi verso
il dio del mare.
“Sei
stata bravissima, bambina!”
mi disse Selenia, abbracciandomi. “Ora, se volete, potete
anche tornare al
Grande Tempio e riposare. Domani dovrete alzarvi molto
presto!” aggiunse,
notando gli sguardi stanchi che avevamo io e Phoenix.
Le
sorrisi grata e il mio
cavaliere mi porse il braccio per uscire e tornare a casa. Crystal e
Andromeda
ci seguirono, insieme alle altre giovani coppie, mentre i cavalieri
d’oro
sarebbero rimasti ancora un po’, per tenere sotto controllo
la situazione e
mandare via le persone invitate.
Appena
fuori dalla sala, Phoenix
si fermò, costringendomi a fare lo stesso.
Lo
guardai confusa e lui
semplicemente mi abbracciò stretta.
“Sei
stata eccezionale questa
sera. Qualunque potere tu possegga, ricorda che la malvagità
non ti appartiene.
Tu sei fatta di luce.” Mi disse dritto
all’orecchio, facendomi piangere per la
gioia e allo stesso tempo preoccupare, perché, se mi diceva
quelle parole,
aveva visto qualcosa che avrei preferito non vedesse nessuno.
“Cosa…
cosa hai visto?” domandai,
con la voce che si spezzava per il magone che avevo in gola.
“Non
ha importanza cosa, devi
solo ricordare che tu non potrai mai essere malvagia!” mi
rispose, lasciandomi
andare dopo avermi stretto un’ultima volta.
Poi
impedì agli altri di
avvicinarsi finché non arrivammo al Grande Tempio, dandomi
il tempo di
recuperare un po’ di autocontrollo e scatenando un
po’ di proteste e prese in
giro rivolte a lui e al suo comportamento da “fidanzato
geloso e possessivo”.
Gli
sorrisi grata, stringendomi
al suo braccio.
Appena
mi lasciò andare, gli
altri mi abbracciarono e si congratularono con me per aver avuto
successo,
facendomi arrossire.
“Sei
stata bravissima!” mi disse
Sirio, abbracciandomi.
Lo
stesso fecero tutti gli altri,
portando le mie guance a diventare rosse come pomodori maturi.
“Dai,
ora arrossisci? Hai appena
sfidato un Dio!” esordì Death Mask con voce
pesantemente divertita dal mio
imbarazzo.
“E
hai anche ballato con lui!”
rincarò la dose Aphrodite, ancora avvolto nel vestito, ma
senza le scarpe ai
piedi.
In
risposta arrossii ancora di
più e feci la linguaccia in direzione di entrambi,
scatenando le risate di
tutti i presenti.
Sophia,
non appena riuscì a
riprendere fiato, salutò tutti e disse che andava a dormire,
dato che era molto
stanca e il giorno successivo quelli di noi che sarebbero partiti per
Asgard avrebbero
dovuto alzarsi presto.
Andromeda
colse quell’occasione
per defilarsi ed evitare di parlare con Crystal, non volendo discutere
ancora
di quel viaggio, anche se mio fratello, testardo quanto me, non
l’avrebbe
lasciato andare così facilmente.
Sorrisi
nel vederli allontanarsi
insieme; speravo davvero tanto che si dessero una
possibilità di stare insieme.
“Soph
ha ragione, è meglio che
anche io vada a dormire o domani non sarò mai in grado di
alzarmi!” esclamai,
salutando tutti.
Si
complimentarono di nuovo con
me e potei finalmente ritirarmi.
Ero
quasi alla mia stanza quando
sentii provenire delle voci dalla camera di Crystal, doveva aver
convinto il
giovane cavaliere a parlargli o almeno a starlo ad ascoltare.
“Basta!
Per favore, basta!
Smettila di farmi promesse! Domani e per chissà quanti altri
giorni sarai con
lei, non puoi sapere cosa accadrà! Torna a cercarmi, se
quando tornerete qui,
sarai ancora convinto di ciò che dici. Ora, per favore,
lasciami andare.” Disse
Andromeda con voce esasperata e sull’orlo delle lacrime.
“No!
Aspet...” fece poco dopo,
lasciando sfumare la voce in un gemito.
Sorrisi
di nuovo tra me e me e
scossi la testa, per poi proseguire verso la mia camera e crollare
addormentata
subito dopo aver posato la testa sul cuscino.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 - Scontro ad Asgard ***
Capitolo
16
Eravamo
tutti pronti a partire,
l’unico a mancare ancora all’appello era mio
fratello, ma sia Anne che Jasmine
sembravano sentirsi estremamente magnanime in quel momento,
poiché non si
scomposero minimamente quando Sophia chiese se qualcuno di noi doveva
andarlo a
chiamare.
Quando
arrivò, una decina di
minuti dopo, con il viso impassibile, le due Guardiane a malapena lo
degnarono
di uno sguardo, troppo occupate a parlare a bassa voce tra loro.
“Bene!
Ora che ci siamo tutti
possiamo partire!” esclamò Jasmine
all’improvviso, interrompendo il discorso
con le altre Guardiane, sorprendendo tutti.
“Credevo
dovessero partire solo
loro…” disse Pegasus, indicando il punto dove ci
trovavamo io, Crystal, Sophia
e Anne.
“Infatti,
ma per avere l’alleanza
definitiva con Nettuno è necessario che qualcuno, in questo
caso io, si occupi
della clausola che lui ha posto! E uno dei modi più diretti
è partire da
Asgard. Viaggeremo insieme fino a destinazione, poi ci
divideremo.” Rispose lei
in tono sbrigativo, guadagnandosi sguardi di disapprovazione da parte
di tutte
le sue compagne.
“Smettete
di guardarmi così! Lo
sapete bene che spostarci tutte insieme è più
pericoloso! E, per di più
inutile, ora come ora.” le riprese, alzando gli occhi al
cielo.
Prima
che qualcuna delle altre
potesse dire qualcosa, si mise in cammino, facendo cenno a noi di
muoverci.
Io
e Phoenix sapevamo quale era
la clausola che Nettuno aveva posto e probabilmente era stato riferito
che agli
altri, tuttavia non capivo perché le guardiane sembravano
così contrariate dal
fatto che Jasmine se ne occupasse da sola.
Anne,
come leggendo i miei
pensieri, mi si avvicinò.
“Il
problema non è semplicemente
riportarli in vita. Su-lee ha fatto lo stesso con i Cavalieri
d’oro, ma lei
aveva un legame diretto con uno di loro, che l’ha collegata a
tutti gli altri.
In questo modo li ha potuti richiamare con più
facilità. Quello che Jasmine si
appresta a fare è molto più pericoloso,
perché con i Generali del Mare non ha
mai avuto contatti e anche se Siria sarà con lei, i legami
tra loro sono labili
e indefiniti e non sono molto sicura che sarà
d’aiuto.” Mi sussurrò, fissando
la schiena della rossa.
Sgranai
gli occhi nel comprendere
ciò che stava dicendo.
“Pensi
che da sola possa
farcela?” domandai con preoccupazione.
“È
forte, molto più di quanto
lascia trasparire, ma anche lei ha dei limiti e non sono certa che
riuscirà a
non superarli.” Mormorò, stringendo le labbra in
una linea stretta.
Spostai
lo sguardo da lei a
Jasmine un paio di volte, chiedendomi perché, se era
così tanto pericoloso, non
seguiva la Guardiana della Terra nel regno di Nettuno per aiutarla,
invece di
venire con noi ad Asgard.
Scossi
la testa, cominciando a
correre verso Asgard alla velocità della luce.
La
sensazione che provai fu quasi
quella di entrare in un portale in Grecia, per uscirne nelle lande
gelide e
deserte del regno di Ilda di Polaris.
Davanti
alle porte del palazzo
della Celebrante di Odino e Regina di Asgard ci aspettavano i due
cavalieri
della Tigre del Nord e Flare, sorella di Ilda e vecchia fiamma di mio
fratello.
Ci
accolsero con gioia mista a
preoccupazione, invitandoci subito ad entrare per riscaldarci e
prepararci ad
aiutare la loro signora a tornare al suo posto.
Mio
fratello si occupò di fare le
presentazioni, prima che Jasmine si allontanasse verso
l’ingresso al regno di
Nettuno.
“Flare,
Mizar, Alcor, loro sono
la Guardiana della Terra, Jasmine,” disse, indicando la
rossa, che chinò il
capo in segno di rispetto, ricevendo un inchino dai due cavalieri e un
cenno
del capo dalla reggente di Asgard. “La Guardiana
dell’acqua e la sua erede,
Anne e Sophia;” continuò Crystal, spostando il
braccio verso le due, che
salutarono i tre, poi mi venne vicino e mi mise un braccio attorno alle
spalle.
“Lei, invece, è mia sorella gemella, Kaeyla,
Guardiana della Luce!” esclamò.
Flare,
che si era irrigidita
vedendolo abbracciarmi, si rilassò un poco e mi sorrise,
Alcor e Mizar invece
mi salutarono con un piccolo inchino, che io ricambiai.
Crystal
era felice di rivedere i
due cavalieri, come loro lo erano di rivedere lui, anche se in
circostanze
funeste; chiesero anche notizie degli altri cavalieri suoi compagni.
Flare,
al contrario, rimase per
qualche istante in disparte, ansiosa e gioiosa nel vedere il cavaliere
del
cigno, volendo parlargli, ma timorosa di ricevere un rifiuto.
Ci
accomodammo in un salotto, per
parlare di Ilda e capire come potevo aiutarla a risvegliarsi.
Lasciando
che mio fratello
parlasse un po’ con i due cavalieri di Asgard, mi avvicinai a
Flare.
“Flare?
Scusami, volevo sapere se
potevi darmi qualche informazione in più rispetto a Ilda e a
come sia caduta in
questo sonno incantato.” Le chiesi, volendo fare chiarezza
sulla situazione,
prima di intervenire e rischiare di rimanerne coinvolta pure io.
“Certo!”
esclamò, tenendo le mani
giunte sollevate davanti al petto. “Beh… ecco, in
realtà, non è accaduto nulla
di eclatante o di strano, prima che ci accorgessimo che nessuno
riusciva a
svegliarla. Non abbiamo pensato subito ad un incantesimo,
ma…” disse, facendo
una piccola pausa per ricordare meglio cosa era accaduto.
“Ilda ha detto,
qualche tempo fa, che avvertiva un’energia negativa, non
sapeva da dove
provenisse, ma la sentiva diventare sempre più forte. La sua
intenzione, se non
mi sbaglio, proprio il giorno in cui è stata maledetta, era
di contattare Lady
Isabel e avvertirla e domandarle se ne sapeva qualcosa…
sperava potesse
aiutarci a risolvere questa faccenda.” Rispose alla fine,
abbassando lo
sguardo, preoccupata per la sorte di sua sorella, per poi rialzarlo su
mio
fratello, con gli occhi che sembravano illuminarsi e riempirsi di
speranza.
“Ma
scusami, se voleva contattare
Atena, perché avete aspettato un intero giorno prima di
chiamarci?” domandai
ancora, confusa.
“Beh…
mia sorella ha lamentato
per diversi giorni di avere forti mal di testa e di non sentirsi troppo
bene,
tanto che spesso è uscita solo per pregare Odino.
È stato quando non è uscita
dalla sua camera neanche per quello che ci siamo preoccupati
seriamente… è già
accaduto una volta che mia sorella abbia smesso di svolgere il suo
ruolo di
celebrante ed era perché un dio malvagio aveva piegato la
sua volontà.” Mi
disse, riabbassando gli occhi, come se non riuscisse a sostenere il mio
sguardo
troppo a lungo.
La
lasciai stare,
accomodandomi su una poltrona e lasciandomi trasportare dai miei
pensieri. Mi
serviva un po’ di tempo per capire quello che Flare mi aveva
detto. A quanto
sembrava, Ilda aveva resistito per un bel po’ a chiunque le
avesse fatto
quell’incantesimo, perciò era possibile che ora
che lei sembrava farsi più
debole questo qualcuno avrebbe potuto non aspettarsi un contrattacco
esterno.
Ripensai
alla visione di lei che
aveva avuto il giorno precedente e a quanto mi aveva lasciata
scombussolata.
Dovevo riuscire ad evitare di finire colpita anche io da quel mostro.
Avvertii
del movimento vicino a
me e ritornai alla realtà, aprendo gli occhi che non mi ero
accorta di avere
chiuso, per guardarmi interno: Jasmine era in piedi davanti alla porta
e
parlava con Alcor, o forse era Mizar?, e gli stava chiedendo se la
poteva
accompagnare in un punto preciso della foresta, dove si sarebbe dovuta
incontrare con Siria.
Mi
alzai e la guardai negli occhi
versi, lei ricambiò lo sguardo per alcuni secondi.
Restammo
in silenzio, comunicando
senza parole, anche se io ne avrei avute tante da dire.
L’unica
cosa che feci fu chinare
il capo con aria solenne, promettendole che avrei fatto attenzione
anche io,
come lei, a non superare i miei limiti.
Poco
dopo, anche Anne e Sophia si
allontanarono, la prima doveva prendere il posto di Ilda come
Celebrante e
pregare Odino affinché i ghiacci di Asgard non si
sciogliessero e la seconda
per cercare di proteggerla da eventuali attacchi.
Sapevo
che Nettuno, dal suo regno
sottomarino, avrebbe fatto in modo di rallentare lo scioglimento dei
ghiacci e
darci, in questo modo, quanto più tempo possibile per
aiutare la regina di
Asgard, tuttavia era necessario che cominciassi con il mio contro
incantesimo.
Mi
alzai anche io, seguita da
tutti gli altri e chiesi di essere accompagnata da Ilda.
Più
mi avvicinavo alla stanza
della regina e più sentivo un freddo gelido penetrarmi
dentro, cercando di
avvolgermi in un torpore fisico e mentale.
Mi
stupii di questa sensazione,
perché, nonostante il rigido clima di Asgard, il palazzo era
abbastanza caldo.
Flare
ci guidò dentro una stanza
elegantemente arredata, con un grande letto a baldacchino con pesanti
tende
grigio azzurro e una pelliccia come coperta che troneggiava
nell’angolo più
illuminato.
Un
tavolino da caffè con attorno
un paio di poltrone e un divanetto, rivestiti di pelliccia, morbida e
calda, e
un grande comò addossato al muro accanto ad uno specchio a
figura intera era
tutto ciò che si vedeva dagli appartamenti di Ilda di
Polaris, che in quel
momento si trovava distesa al centro del letto con
un’espressione sofferente.
La
osservai per qualche istante,
lasciandomi circondare dal gelo che proveniva da lei, accompagnata
dall’eco di
un’energia estremamente familiare, ma che non riuscivo ad
identificare ancora.
“Potreste
lasciarmi sola con mio
fratello e Ilda?” domandai alle persone presenti, che anche
se non stavano
causando una vera e propria interferenza, mi distraevano o avrebbero
potuto
farlo se avessero pensato che qualcosa fosse andato storto nel rituale.
Flare
strinse le labbra e i
pugni, preparandosi a protestare, venendo fermata dai due cavalieri,
che la
accompagnarono fuori, facendomi un cenno e chiedendomi con lo sguardo
di salvare
la loro regina e fare in modo che non le venisse fatto del male.
Ricambiai
gli sguardi per qualche
attimo, poi li ignorai, preparandomi ad affrontare qualunque nemico si
nascondesse nel mondo onirico di Ilda.
Mi
sedetti accanto al letto,
prendendole una mano gelida e chiusi gli occhi, concentrandomi ed
escludendo
tutto ciò che avevo attorno.
Immediatamente
mi sommerse il freddo
polare che emanava da lei; vi resistetti, spingendo il mio potere verso
l’interno,
seguendo l’eco di quell’energia oscura e, dopo
pochi istanti, mi ritrovai ad essere
trascinata verso il cuore dell’incantesimo, dove nella mia
visione avevo visto
trovarsi Ilda.
Cercai
di oppormi a quelle
sferzate di energia che mi spingevano in trappola, provando ad
incantarmi come
avevano fatto con la regina di Asgard, tuttavia, anche se i miei poteri
di luce
erano, tecnicamente, più potenti di quell’incanto,
non riuscivo a far svanire
la sensazione di gelo che mi attanagliava, intorpidendomi i sensi.
Andai,
istintivamente, alla ricerca
del fuoco che bruciava ai limiti della mia anima, lì dove si
trovava il legame
con il cavaliere della fenice e mi aggrappai con tutte le forze a quel
calore,
perché mi aiutasse a combattere il freddo e salvare me e
Ilda dal Vampiro,
generale di Shiva e Kalì.
°°°
Pov
Phoenix
Phoenix
avvertì all’improvviso
una presenza nella mente, come se qualcuno bussasse alle porte della
sua anima
ed era qualcuno che conosceva bene.
Lasciò
perdere tutto quello che
stava facendo e si concentrò consapevolmente sul legame che
aveva con Kaeyla,
nel tentativo di raggiungerla e aiutarla; qualunque cosa le stesse
succedendo,
non l’avrebbe cercato tramite quella connessione se non fosse
stato importante.
Non era sicuro di cosa stesse facendo, dato che quando si era ritrovato
nella
sua mente la prima volta non era stato volontario, né
cosciente, perciò non
sapeva cosa fare esattamente per aprire la sua mente e raggiungerla.
Si
mise a seguire la luce che
riusciva a sentir pulsare ai limiti della coscienza, cercando di
entrarvi in
contatto.
Capì
di esserci riuscito quando,
improvvisamente, sentì diffondersi dentro di lui un freddo
innaturale, che
riuscì a tenere a bada espandendo il suo cosmo infuocato,
sforzandosi di
riscaldare anche Kaey, che poteva vedere perfettamente.
“Kaeyla!”
la chiamò, cercando di
approfondire il contatto tra loro due.
“Phoenix?”
domandò la sua voce,
leggermente stordita e piena di sollievo. “Phoenix,
io…” provò ad aggiungere, fermandosi
improvvisamente.
Il
cavaliere della fenice avvertì
distintamente qualcosa cambiare.
Una
terza energia si stava
inserendo nel loro legame e ed era un’energia potente,
antica, oscura, che
lo fece tremare
internamente, preda
della stessa paura provata quando aveva visto il suo fratellino
posseduto da
Ade.
Non
sapeva cosa stava facendo
quell’entità a Kaey, ma, pur sentendo ancora forte
e chiara la sua presenza
nella sua mente, avvertiva anche di non poterci più parlare,
di non poterla
raggiungere e non si accorse del capannello di persone che si era
formato
attorno a lui, attirato dal suo cosmo che bruciava e si espandeva come
fosse in
un combattimento.
°°°
Pov
Kaeyla
Quando
Phoenix mi aveva avvolta
nel suo cosmo, scacciando il gelo che mi ingabbiava i sensi, mi riempii
di
gioia e sollievo, nonostante provassi ancora un po’ di
stordimento.
Avevo
approfittato della
liberazione da quel freddo per salvare Ilda.
Riuscii
ad individuare delle
catene di pura oscurità che si avvolgevano attorno al corpo
onirico della
regina di Asgard.
Mi
avvicinai e cominciai a
scioglierle con le mani ricoperte di energia di luce, che si
districavano con
apparente facilità quelle costrizioni.
Mi
resi conto che in realtà mi
stavo stancando più di quanto fosse sicuro solo quando
avvertii qualcuno
insinuarsi nella connessione tra me e Phoenix, permettendo al gelo del
vampiro
di tornare ad avvolgermi tra le sue spire, anche se con molta meno
forza ed
effetto di prima.
Potevo
ancora sentire forte e
chiara e sicura la presenza del cavaliere, ma non ero in grado di
contattarlo.
Ebbi
paura, perché non mi ero
assolutamente resa conto che, tramite Ilda, Shiva e Kalì
sarebbero stati in
grado di attraversare le mie barriere e accedere alla mia mente e,
tramite
essa, a Phoenix.
Avrei
dovuto essere più cauta,
evitare che lui rimanesse coinvolto e invece…
“Bene,
bene, giovane Guardiana. Vedo
che hai finalmente compreso perché ho voluto che uno dei
miei generali perdesse
parte del suo tempo con la sciocca e debole serva di Odino? Non siete
ancora riusciti
a trovare i due Guardiani mancanti. Ora, tu mi mostrerai dove trovarli,
cosicché il mio generale di Ravanna e i suoi fedeli soldati
li possano
eliminare!” disse Shiva, dritto nella mia mente,
spaventandomi ancora di più.
Se
fosse riuscito nel suo intento
sarebbero stati guai e non ero sicura di poter avvisare Phoenix o
qualcun altro
prima che fosse troppo tardi.
Non
ebbi comunque il tempo di
pensare a come evitare che riuscisse nel suo scopo che mi ritrovai con
una mano
sconosciuta stretta attorno alla gola e un occhio semi chiuso posto al
centro
di un viso in ombra con vicino un crescente di luna, poi sentii di
nuovo la
voce nella mia testa.
“Avanti,
giovane Guardiana! Mostrami!”
ordinò.
Poi
fu come se qualcosa
martellasse a forza nella mia testa diverse immagini.
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
NOTE
DELL'AUTRICE: Salve!!!! Ecco qui il 17 capitolo!!!
Capitolo
17
Poi
fu come se qualcosa
martellasse a forza nella mia testa diverse immagini.
Era
molto peggio delle normali
visioni che avevo, e mi accorsi che Phoenix non era più
rilegato ad essere una
presenza ai margini della mia coscienza, ma era come se fossero fusi
insieme,
tanto che, aprendo per un istante gli occhi, che non mi ero accorta di
avere
chiuso, vidi davanti a me le colonne della sesta casa.
Ritornai
il secondo dopo alla
realtà, avevo ancora una mano fatta di pura ombra al collo,
ma davanti ai miei
occhi vedevo la spiaggia dove io e Crystal avevamo parlato la prima
volta, con
il mare che bagnava la sabbia in un moto tranquillo e regolare, poi
l’immagine
si allargò, mostrando due ragazzi, vestiti con pantaloncini
e canottiera, di
spalle rispetto al mare, da dove sembrava partire la mia visuale; uno
dei due è
molto pallido, nonostante sia al sole, con molti tatuaggi sulla pelle
visibile,
di diverse forme, tutti neri, che sembravano macchie scure e lividi
sulla sua
pelle, e per me risulta avere qualcosa di molto familiare, come se ci
fossimo
già incontrati.
Phoenix,
nella mia mente, ebbe un
moto di fastidio di cui non compresi appieno la ragione,
perché, ora che avevo
visualizzato il mio obiettivo, il futuro cominciava a delinearsi
davanti a me.
I
due ragazzi, il moro con gli
occhi neri e i tatuaggi e l’altro con i capelli rosso fuoco e
gli occhi che
sembravano dorati ridevano e scherzavano, ma sarebbero stati attaccati
entro
pochi minuti dai rakshasa e dal loro generale, Yaksha di Ravanna.
Li
vidi venire feriti e torturati
e uccisi e sperai che Phoenix riuscisse ad avvisare gli altri per
intervenire prima
che la visione si realizzasse.
Purtroppo,
Shiva si accorse di
quei pensieri e mi attaccò con delle scosse di pura energia
oscura, che mi fecero
gridare in agonia, mentre sentivo nelle orecchie una sorta di eco, come
se
qualcuno gridasse con me, poi avvertii un po’ di sollievo
dalla stretta di
quell’oscurità che formava il corpo del
distruttore.
“Credi
davvero che il tuo
amichetto o chiunque altro possa fermarci?” mi
domandò, stringendo ancora di
più la presa sul mio collo. “Ora che sappiamo chi
sono i due Guardiani rimasti,
nessuno potrà impedirci di tornare!”
esclamò, scoppiando in una risata sinistra
prima di svanire, lasciando dietro di sé una scia oscura che
mi impediva di
fare qualsiasi cosa che non fosse combatterla.
-Phoenix!
Avvisa gli altri!
Presto! Phoenix! Vai!- gli gridai mentalmente.
Lui
comparve davanti a me,
confuso e preoccupato, la tensione evidente nella postura rigida.
-Non
riesco! Non sono in grado di
uscire da qui! Non so come devo fare e non posso lasciarti qui da
sola!- mi
disse, cercando di avvicinarsi, solo per rimanere bloccato da una
barriera,
probabilmente lasciata da Shiva. Ma non avevo il tempo di pensare anche
a
quello, dovevamo avvisare gli altri prima che fosse troppo tardi
perciò
dovevamo sbrigarci.
-Ti
fidi di me?- gli chiesi,
guardandolo dritto negli occhi, per qualche istante incurante degli
attacchi di
melma oscura che potevano colpirmi.
Phoenix
ricambiò il mio sguardo
con espressione mortalmente seria e annuì. Gli sorrisi,
schivando per un pelo
una lancia di pura energia oscura, che, anche se non poteva ferirmi
fisicamente, avrebbe comunque potuto rallentarmi di molto e lasciarmi
senza
forze. Chiusi gli occhi, decidendo di usare un potere che avrei
preferito non
avere e sentii distintamente l’energia che emanavo cambiare.
Le mie mani, fino
a quel momento coperte da una debole luce, furono circondati da lampi
di
energia oscura, potente quasi quanto quella proveniente da Shiva.
Il
cavaliere della fenice guardò
affascinato quell’energia, ma non commentò,
né sembrò troppo sorpreso da essa.
Feci crepitare le folgori contro la barriera che mi bloccava, facendola
tremolare, poi mi concentrai per creare una sfera dove racchiusi tutta
l’energia possibile e disperdere quella che Shiva aveva
lasciato dietro di sé
per farci perdere tempo prezioso.
I
muscoli di tutto il corpo
cominciarono a dolermi, ricordandomi che, anche se lo potevo usare
senza troppe
difficoltà, quel potere non mi apparteneva.
Resistetti
il più possibile,
accumulando e concentrando l’oscurità in un
piccolo spazio, per poi rilasciarla
tutta insieme in un’esplosione che distrusse la mia gabbia e
la barriera che
bloccava Phoenix lontano da me.
Appena
avvertii le barriere
cedere, gli gridai.
-Torna
indietro, subito! Dì agli
altri che gli ultimi due Guardiani sono alla spiaggia e stanno per
subire un
attacco! Fa presto!-
Lui
annuì, prima di svanire,
fissandomi dritto negli occhi fino all’ultimo istante, con
uno sguardo talmente
intenso che mi fece tremare.
°°°
Pov
Phoenix
Aprì
gli occhi e si rese conto di
essere nella camera di Shaka, vagamente consapevole di essersi
concentrato su
Kaeyla mentre era vicino alla sesta casa prima, quanto tempo prima? Non
aveva
un secondo da perdere in futili pensieri.
Cercò
di alzarsi, senza
risultato, le membra pesanti come macigni. Prima che potesse avere la
possibilità di riprovare o di cominciare a gridare nella
speranza che qualcuno
lo sentisse e accorresse, vide l’aureola bionda dei capelli
di Shaka, che
annunciava l’arrivo del cavaliere della vergine.
“Oh!
Finalmente ti sei svegliato!
Erano tutti preoccupati per te, sai?” disse Shaka,
guardandolo. “Come è andato
l’incontro mentale con la Guardiana della Luce?”
domandò poi, stupendo Phoenix.
“Come…?
No, non importa, dobbiamo
andare subito alla spiaggia, gli ultimi due Guardiani sono in pericolo!
Stanno per
essere attaccati da uno dei generali di Shiva! Dobbiamo fare in
fretta!”
rispose, riprovando ad alzarsi mentre parlava, venendo subito aiutato
dal
cavaliere d’oro.
Questi
lo aiutò ad alzarsi,
contattando telepaticamente i cavalieri e le Guardiane dicendogli di
accorrere
in armatura alla prima casa.
Arrivati
lì, Andromeda abbracciò
stretto il fratello, sorreggendolo al posto di Shaka e Phoenix
rispiegò
velocemente che dovevano dirigersi alla spiaggia, accanto
all’hotel dove aveva
alloggiato Kaeyla assieme alle gemelle e salvare i due Guardiani,
quello del
fuoco e quello dell’ombra.
Tutti
si precipitarono alla
spiaggia e Phoenix e Andromeda si avvicinarono ai due che aveva visto
nella
visione di Kaey.
Il
giovane con i capelli rossi li
guardò con curiosità, mentre l’altro
gli lanciò un’occhiataccia per nulla
amichevole.
“Scusate,
io sono Andromeda,
mentre lui è mio fratello, Phoenix, vorremmo parlarvi di una
cosa molto
importante… ed è necessario che veniate con
noi…. In fretta…” disse Andromeda,
allungando una mano per presentarsi e guardandosi attorno un paio di
volte con
aria preoccupata.
“Io
sono James e lui è Ian. Mi dispiace,
ma, qualunque cosa sia, non siamo interessati.” Rispose il
rosso, stringendo la
mano del cavaliere e facendo per alzarsi dal muretto dove stava seduto
con il
suo amico.
Phoenix
intervenne prima che
completasse il movimento.
“Sappiamo
che siete in grado di
fare cose incredibili, che nessun altro può fare e lo sa
anche qualcuno che
vuole togliervi di mezzo!” esclamò, facendo
spalancare gli occhi ai due
ragazzi, prima che Ian si chiudesse in un’espressione cupa e
arrabbiata.
“Si
può sapere chi sei tu? Eh? Fatti
gli affari tuoi! Per quanto ne sappiamo chi ci vuole togliere di mezzo
potreste
essere voi! Ora sparite se non volete fare una brutta fine!”
rispose, con gli
occhi neri che pulsavano di energia repressa a stento mentre li sfidava.
Nessuno
fece però in tempo a dire
altro, perché decine e decine di creature mostruose, alcune
dal colore
giallastro, con denti granitici, capelli arruffati, grandi ventri e
lunghe
unghie velenose, altre giganti, nere come la fuliggine, con due grosse
zanne
nella parte superiore della bocca sporgenti verso il basso e unghie
affilate
come artigli comparvero attorno a loro, circondandoli.
I
cavalieri e le guardiane si
disposero a cerchio attorno ai due Guardiani, che osservavano con
orrore quelle
creature che li stavano lentamente accerchiando, per poter arrivare a
loro.
Phoenix
si mise in posizione di
difesa, pronto a respingere qualunque attacco fosse partito da quegli
esseri,
ma sapeva anche che , considerato il loro numero, dovevano trovare il
modo di
arrivare al Grande Tempio il prima possibile, perché, anche
volendo, non
avrebbero potuto reggere troppo a lungo contro tutti quei mostri.
Sopra
di loro comparve un altro
essere, dalle fattezze antropomorfe, vestito con un’armatura
verde cupo fatta
da scaglie che copriva quelle che sembravano dieci teste e decine di
braccia
che fuoriuscivano dal corpo snello e longilineo, coperto interamente
dall’armatura
e avente in ogni mano un’arma diversa. Questi disse qualcosa
in una lingua che
nessuno di loro comprese e i mostri si avventarono tutti insieme su di
loro,
con artigli e zanne e strani colpi d’energia.
“Dobbiamo
portare i ragazzi
lontano da qui il prima possibile!” esclamò
Selenia, creando barriere d’energia,
che rallentavano il maggior numero di mostri possibile, mentre
Francesca le
dava manforte e dava loro fuoco o li faceva a pezzi con lame infuocate.
Su-lee,
creando vortici d’aria
tanto forti e sferzanti da ferire profondamente pelle, carne e muscoli,
si
avvicinò a Phoenix e Andromeda, rimasti, insieme a Ilde e a
Lucy a difendere i
due dai nemici che oltrepassavano la guardia dei cavalieri
d’oro per dire loro
di portarli via.
Andromeda
all’inizio tentennò,
preoccupato di non potercela fare, ma poi sia Su-lee che Ilde lo
scossero.
La
Guardiana dell’energia in
particolare lo riprese pesantemente, rischiando anche di essere
affettata da
uno dei mostri.
Intanto
i ringhi e i suoni
stridenti emessi dai rakshasa si unirono alle grida di dolore dei
cavalieri che
venivano feriti.
Il
cavaliere di Atena e Guardiano
dell’Aria annuì e si portò accanto ai
due, ancora impietriti dall’orrore e
dalla paura. Lo guardarono con gli occhi spalancati e sussultarono
quando li
afferrò per gli avambracci e lasciò la sua
energia libera di avvolgerli e
condurli al Grande Tempio, dove sarebbero stati al sicuro.
Phoenix
nello stesso istante
venne raggiunto da una mano artigliata al fianco destro, che gli
aprì la carne
come fosse burro e lo lanciò a diversi metri di distanza,
lasciandolo senza neanche
la forza di tentare di fermare l’emorragia o fare qualsiasi
cosa che non fosse
cercare di respirare e lasciarsi avvolgere
dall’oscurità.
°°°
Pov
Kaeyla
Non
sapeva se ce l’avesse fatta,
ma era riuscito ad andare, perciò sperava fosse anche
riuscito ad avvisare gli
altri dell’attacco imminente. Cercai anche io di tornare
indietro, ma mi trovai
bloccata dal vampiro, che voleva farmi perdere tempo per evitare che
potessi
interferire con il piano del suo signore, convinto che solo io
conoscessi il
piano del suo padrone.
Gli
sorrisi quando lui cercò di
trattenermi con un blocco di ghiaccio nero, che io feci sciogliere
senza troppe
difficoltà.
“Se
pensi davvero di potermi
trattenere senza l’appoggio del tuo padrone sei davvero un
illuso!” dissi,
chiudendo gli occhi e ritornando nel mio corpo in un lampo di luce,
trovandomi
sdraiata su di un letto, con mio fratello accanto a me che mi guardava
con
preoccupazione.
Gli
sorrisi debolmente, mentre
sentivo il mio corpo fiacco e privo di energia.
Provai
a chiedere di Ilda e
informazioni su cosa era accaduto a Phoenix e gli altri, ma la voce si
rifiutò
di uscire e i miei occhi si richiusero contro la mia
volontà, riportandomi tra
le braccia di Morfeo, cullata dalla mano di mio fratello che mi
accarezzava
dolcemente i capelli.
Mi
risvegliai qualche ora dopo in
preda al panico, senza riuscire a percepire più il calore
dell’energia di Phoenix.
Crystal,
ancora accanto a me, mi
afferrò per le braccia e mi abbracciò stretta,
mormorandomi rassicurazioni,
mentre io sussurravo qualcosa, anche se nemmeno io ero sicura di cosa.
Nella
mia mente continuai a
chiamare il cavaliere della fenice per ore, finché Sophia
non entrò nella
stanza, informandoci che i due Guardiani erano al sicuro e che tra i
cavalieri
c’erano stati dei feriti, ma tutti si sarebbero rimessi e
sarebbero stati bene.
Quelle
parole mi fecero
preoccupare un poco, poi risentii nuovamente il leggero pulsare
dell’energia
infuocata di Phoenix e mi tranquillizzai.
“Ilda?”
chiesi, incapace di
organizzare una domanda più articolata.
Mio
fratello mi rispose
continuando ad abbracciarmi.
“Sta
bene! Si è svegliata diversi
minuti prima di te. Adesso si sta riprendendo dagli effetti di quella
maledizione.”
Io
sorrisi, rilassandomi
completamente.
“Adesso
riposa anche tu. Presto dovremmo
ripartire!” mi disse, sciogliendo l’abbraccio e
dandomi un bacio sulla fronte.
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