Si torna a combattere, ma sarà tutto come prima?

di Crystal eye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Un ospite inaspettato ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il messaggio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Le Guardiane ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Chiacchiere e.... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - ...Scoperte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Primo attacco ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Sogni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Conoscersi ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Al Grande Tempio ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il compleanno ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Il ritorno di Atena ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Confronti ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Preparativi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Chiarimenti ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - La Festa ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Scontro ad Asgard ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: allora, scusate per il titolo penoso ma non sapevo che mettere..... mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate dell’inizio, spero vi piaccia!!!
Bacioni a chi legge
Crystal eye
 
Prologo  
 
La grotta del sigillo era ancora leggermente illuminata dal cosmo della guardiana che l’aveva imposto. Era servito per secoli a proteggere il sigillo e, anche se ormai la sua padrona se era andata da molto tempo, continuava a evitare che si spezzasse.
Su-lee guardava con malinconia il lucente cosmo argentato che si affievoliva sempre di più, mentre la potenza di ciò che il sigillo nascondeva si accresceva a vista d’occhio. Sospirando, si allontanò dal sigillo, uscendo dalla piccola camera che lo conteneva. Si fermò sull’ingresso, notando con la coda dell’occhio un’ombra, che sembrava premere sulla barriera cosmica, creandovi una spaccatura leggera, che si tramutò in un attimo in una ragnatela disegnata sulla barriera e sul sigillo stesso. Su-lee, si girò, riavvicinandosi alla barriera, quasi spaventata dallo scricchiolio sinistro che aveva sentito e che diventava più forte e stridulo ogni secondo che passava. Questo, infatti, aumentò fino ad infrangere completamente la barriera, sotto gli occhi attoniti della giovane. L’esplosione provocata dallo spezzarsi del sigillo scaraventò la ragazza contro la parete, lasciandola a terra semisvenuta.
In altre parti del mondo, tre giovani donne alzarono gli occhi al cielo, in direzione del sigillo spezzato e sussurrarono: “È cominciato!”
 
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Un ospite inaspettato ***



 

NOTE DELL’AUTRICE: ciao a tutti, cari lettori e lettrici!!!! Ecco qui il primo capitolo della mia storia... mi scuso in anticipo se ci sono degli errori, ma non sto molto bene.... quindi siate clementi....

Buona lettura,

Crystal

 

Capitolo 1

 

Dohko di Libra stava inginocchiato davanti alla cascata del Drago, in meditazione, quando la distratta percezione di un cosmo familiare e uno schiocco davanti a lui lo costrinse a rompere la concentrazione. Spalancò gli occhi dalla sorpresa, lanciandosi per prendere la giovane donna cinese che stava per cadere dentro l’acqua.

Erano quasi due secoli che non la vedeva, Su-lee.

“Su-lee! Su-lee, svegliati! Su...” la chiamò, recandosi in fretta verso la casa dove viveva con il suo allievo, Sirio, e la sua figlia adottiva, Fiore di Luna.

“Fiore di Luna, presto! Portami delle erbe medicinali e delle bende!” le gridò appena fu dentro, adagiando Su-lee sul suo letto e aprendole delicatamente la tunica sulla pancia per esaminare la ferita sull’addome, che sembrava essere la più grave.

“Ecco qui, maestro! Ma a cosa.... oddio! Cosa è successo? Qualcuno vi ha attaccato?” domandò la giovane dai lunghi capelli neri raccolti in una treccia, mentre si precipitava ad aiutare il cavaliere a spogliare la donna e medicarne le ferite. Poi, notando che il ragazzo non aveva del tutto aperto la tunica, si offrì di medicarla lei, assicurando che se si fosse svegliata l’avrebbe chiamato subito. Dohko arrossì come non faceva da quando era realmente un ventenne, ma accettò, andando ad aspettare nel salone di fianco alla sua stanza.

Rimasta sola, Fiore di luna si fermò un secondo a osservare la giovane donna che sembrava causare un così grande turbamento nel maestro. Era una giovane cinese, sui vent’anni, forse anche leggermente di meno, il viso ovale incorniciato da lunghissimi capelli neri come la notte senza stelle, legati in una treccia morbida, che si stava sciogliendo, rendendoli leggermente ondulati. Era alta, con il fisico minuto e dalle forme delicate, coperto da una tunica rosa chiaro e azzurro con pantaloni dello stesso colore. Sarebbe potuta passare per una modella, se non fosse stato per i vestiti tutti pieni di strappi e la fascia rossa che stringeva il seno strappata e imbrattata di sangue, per via della ferita che aveva sulla pancia.

Innanzi tutto, Fiore di luna le tolse gli stivaletti bassi, posandoli a fianco del letto, prima di finire di toglierle la tunica e i pantaloni, prendendo una pezza e l’acqua lì vicino per pulire ogni più piccolo taglio, per evitare che facesse infezione. Finito, passò a bendare le ferite più gravi e incerottare quelle più leggere. La ferita all’addome, la più grave, perdeva ancora un po’ di sangue; la ripulì con attenzione, cospargendola di crema di erbe medicamentose, prima di fasciarla stretta, pregando che smettesse di sanguinare. Dopo di che le andò a prendere un suo vestito, per poterla ricoprire, le sistemò le coperte e si recò nell’altra stanza, dove Dohko stava spiegando ad un Sirio leggermente preoccupato cosa era successo, per lo meno quello che sapeva.

“Non so cosa sia successo, è comparsa già svenuta. Ma... era così tanto tempo che non la vedevo... mi preoccupa che mi abbia cercato!” diceva, con espressione corrucciata e lo sguardo terribilmente serio non si staccava dal piccolo fuoco nel camino, nel saloncino della casa.

“Non dovrebbe neanche essere viva.” Sussurrò con la testa bassa per non farsi sentire, né vedere.

Fiore di Luna tossicchiò, palesando così la sua presenza e attirando l’attenzione dei due uomini che la guardarono con occhi carichi di domande e aspettativa e speranza, specialmente il cavaliere d’oro.

“Ora dovrebbe stare bene, sta riposando e le ferite hanno smesso di sanguinare!” disse con un sorriso dolce, facendo sorridere anche gli altri, che si tranquillizzarono riguardo alle condizioni della giovane ospite.

“Maestro? Posso chiedere chi è e come l’avete conosciuta?” domandò la ragazza sedendosi accanto a Sirio, che le mise un braccio intorno alle spalle.

Dohko la guardò intensamente, prima di sospirare profondamente e annuire, anche se gli costava molto riportare a galla quei ricordi. Soprattutto ora che lei era tanto vicina, dopo aver passato anni con la convinzione di averla persa per sempre, ricordare faceva male e gli scaldava il cuore ad un tempo.

“Durante il mio addestramento a cavaliere di bronzo, incontrai una fanciulla, che come me si trovava lì in addestramento. In un primo momento pensai che dovesse diventare una sacerdotessa guerriero, tuttavia, al contrario loro non portava una maschera a nascondere il suo viso e, con esso, la sua femminilità. Comunque dopo quella volta ci incontrammo ancora, molto spesso, e alla fine diventammo amici. Trascorrevamo insieme ogni momento libero dall’addestramento. Finché un giorno non mi presentai al nostro appuntamento ferito. Lei mi guardò preoccupata per un attimo ed io cercai di far finta che non mi facesse male niente, per non farla preoccupare troppo, scatenando il suo lato materno.” Ridacchiò al ricordo di come lo aveva ripreso perché faceva finta di niente. “Si arrabbiò terribilmente e appena notò la mia smorfia di dolore mi portò lontano da occhi indiscreti e mi curò. Non ho ancora capito come fece esattamente, semplicemente impose le mani e, espandendo appena il suo cosmo, guarì ogni piccolo graffio o ferita avessi. Dopo di che, mi fece giurare che non avrei detto a nessuno quello aveva fatto, perché poteva finire nei guai.” I due ragazzi davanti a lui si strinsero in un breve abbraccio, provocando nell’uomo un sorriso nostalgico al pensiero che, una volta, anche lui era stato così innamorato e felice, come loro due. “Ci innamorammo, ma alcuni anni dopo, fummo costretti a separarci, perché io, diventato cavaliere d’oro, dovevo combattere contro Ade, insieme ai miei compagni.” Finì di raccontare, con una smorfia che doveva essere un sorriso, per cercare di consolare Fiore di Luna che lo guardava con occhi incredibilmente tristi, la sua piccola bambina.

Poi però gli venne in mente una cosa, una persona, che lo aveva guardato in quello stesso modo, di cui parlò ad alta voce senza rendersene conto.

“Se non ricordo male, però lei aveva una sorella... mi chiedo dove sia, visto che....”

“Maestro? Ma di cosa sta parlando?” domandò la ragazza, che aveva capito poco o niente di quel che aveva borbottato.

“Eh? Dicevo che da quel momento non l’ho più rivista, né ho saputo qualcosa di lei.” Fece tenendo lo sguardo basso, sentendosi colpevole, quasi sincero, visto che si riteneva responsabile per quello che era successo.

“Non è stata colpa vostra. Non potevate sapere cosa sarebbe accaduto.” Disse Sirio, poggiandogli una mano sul braccio.

“Avevo giurato di proteggerla! E, invece... invece...” sbottò Dohko, allontanandolo, con la voce spezzata da lacrime trattenute, sorprendo i due giovani, che lo avevano visto sempre così forte e imperturbabile, quasi sempre.

Gli dispiaceva essersela presa con il Dragone, quindi si scusò e si diresse verso la sua camera.

“Maestro! Aspettate!” lo fermò il giovane, “Non ci avete detto il suo nome.” Disse con un piccolo sorriso, con cui gli disse che non se l’era presa.

Il cavaliere di Libra rise tristemente prima di rispondere con un tono pieno di affetto e malinconia. “Su-lee. Il suo nome è Su-lee.” Poi uscì definitivamente dalla stanza.

Entrò nella sua camera con la speranza che fosse sveglia. Tuttavia,  la trovò ancora addormentata, in preda ad un incubo, per questo le si avvicinò, posandole delicatamente una mano sulla fronte madida di sudore, come quando stavano insieme. Questo sembrò avere un effetto calmante immediato.

“Doh...ko....” sussurrò nel sonno, con voce roca e flebile.

L’uomo sorrise nel sentire che riconosceva il suo tocco nonostante i tanti anni trascorsi dall’ultima volta che si erano visti. Era rimasta sempre la stessa, l’unico particolare un po’ differente erano i capelli, ora molto più lunghi, come quelli di sua sorella, ma a parte quello sembrava essere la stessa Su di cui si era perdutamente innamorato.

“Mhnmmm....” gemette, tornando cosciente e iniziando a sentire il dolore delle ferite. Il suo dolce viso, rilassato fino a qualche secondo prima, si contorse in una smorfia di dolore, precedendo l’aprirsi dei suoi occhi nero/blu con uno sfarfallio di palpebre.

Impiegò qualche attimo per metterlo a fuoco, ma, appena ci riuscì, sorrise radiosa.

“Dohko!” gridò felice, provando a lanciarglisi al collo come faceva sempre, ma una fitta all’addome la riportò brutalmente alla realtà, ricordandole che era ferita e che era andata da lui per un motivo ben preciso.

Lui le si sedette a fianco, aiutandola a mettersi seduta e mettendole dei cuscini dietro la schiena.

“Sono molto contento che ti sia svegliata! Quando sei apparsa , ferita e priva di sensi.... ho temuto che il mio cuore si fermasse!” le disse con un sorriso splendido e uno sguardo preoccupato. Su-lee gli rivolse un’occhiata dispiaciuta, poi distolse lo sguardo, sospirando, maledicendo il Destino che l’aveva voluta quello che era e aveva fatto in modo di farla incontrare e innamorare di un cavaliere.

“Mi dispiace, non sarebbe dovuta andare così...” si scusò, riferendosi a ciò che era accaduto anni e anni prima. “Ma ora ho bisogno del tuo aiuto, tuo e degli altri cavalieri di Atena... tutte noi ne abbiamo bisogno!” gli comunicò.

Dohko spalancò gli occhi, sorpreso. Non capiva quale motivo potesse spingerla a chiedere aiuto, per conto di tutte poi! Erano Guardiane! Erano più forti dei cavalieri d’oro, come potevano avere bisogno del loro aiuto.

La sua faccia doveva essere stata molto eloquente perché lei rise tristemente.

“Lo so, sembra assurdo, ma è la verità! Purtroppo noi Guardiane, da sole, non ce la possiamo fare, non questa volta. Presto scoppierà una nuova guerra e noi non siamo abbastanza forti per combattere contro questo nemico.” Spiegò rattristata, sia perché le dispiaceva distruggere la vita pacifica che i cavalieri si erano creati in quei tre anni, sia perché il fatto che le Guardiane fossero più deboli di quanto non fossero mai state le ricordava che una sua compagna e amica era morta e che presto altri sette giovani sarebbero stati catapultati in quel mondo, fatto di guerre e sangue e morte, senza possibilità di tirarsi indietro.

Rimasero in silenzio, pensando e riflettendo su ciò che si erano detti, o meglio, ciò che lei aveva detto.

“È ora che cavalieri e Guardiani tornino a combattere insieme!” esclamò lei con uno sguardo deciso.

Il cavaliere la guardò intensamente, prima di annuire e dirle di riposare e recuperare le forze.

Poi tornò nel salone, dove Sirio e Fiore di Luna si scambiavano un dolce bacio. Si staccarono appena si accorsero della sua presenza, arrossendo fino alla punta dei capelli, imbarazzati, e la ragazza andò di corsa in cucina a preparare la cena.

Dohko fece segno a Sirio di seguirlo di fuori, con un accenno di sorriso sulle labbra.

“È successo qualcosa?” domandò il ragazzo preoccupato dallo sguardo ormai troppo serio di quello che, nonostante il suo addestramento fosse finito, considerava suo maestro.

“Su-lee è venuta a chiedere l’aiuto dei cavalieri di Atena, per conto delle Guardiane.” Rispose greve, lasciando Dragone un po’ confuso, non aveva idea di chi fossero queste Guardiane.

“Temo di non capire bene... dovremmo tornare a combattere?” chiese un po’ incerto su quale fosse la risposta che voleva sentire.

L’altro annuì con cenno secco del capo.

“Devi sapere che, durante la precedente Guerra Sacra, ci fu un altro scontro, avvenuto quasi in contemporanea, contro nemici che non siamo mai riusciti a identificare. Quella guerra venne combattuta dalle Guardiane degli Elementi. A quei tempi, Guardiani e Cavalieri vivevano insieme, collaborando gli uni con gli altri. E, anche se raramente, i Guardiani aiutavano i cavalieri a mantenere la pace. Più forti degli stessi cavalieri d’oro, le Guardiane di allora furono costrette a combattere da sole contro quei nemici sconosciuti e per miracolo riuscirono a sventare la catastrofe. Tuttavia, i legami sentimentali creatisi tra un cavaliere e una guardiana, portarono quest’ultima alla morte, perché pur di curare il suo amore, consumò un grande quantitativo di energia e, per sigillare il nemico, si ritrovò prosciugata di ogni forza. Da allora né io, né altri cavalieri abbiamo più avuto notizie di quelle giovani donne dai poteri inimmaginabili.” Gli spiegò Dohko, provando a chiarire la situazione nella mente del suo allievo. “Il fatto che adesso stiano chiedendo aiuto può significare solo che qualcuno di incredibilmente potente e pericoloso sta per fare la sua entrata in scena...” ragionò.

“Allora dovremmo avvisare gli altri.... meglio essere preparati ad ogni evenienza!” esclamò Sirio deciso, ma anche rattristato, aveva sperato che, dopo ciò che era accaduto contro Ade, avrebbero potuto vivere una vita normale.

Il cavaliere della bilancia gli posò una mano sulla spalla, per cercare di fargli forza, di cui lui stesso aveva bisogno.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Il messaggio ***


NOTE DELL’AUTRICE: salve a tutti!!!! Ecco il secondo capitolo, spero che vi piaccia.... vi avverto che la storia non è ancora entrata nel vivo... stiamo solo preparando il terreno per quello che deve avvenire!!!

Buona lettura!!!

Crystal

 

 

Capitolo 2

 

NUOVA LUXOR

 

Andromeda

 

Andromeda dormiva quando ricevette il messaggio di Dohko, che lo portò a svegliarsi di soprassalto, come se fosse uscito da un  brutto sogno. Dopo la guerra contro Ade aveva avuto tanti di quegli incubi con il Dio come protagonista. Ogni volta riviveva i momenti in cui, sotto il controllo del Dio dei morti, aveva attaccato suo fratello.... stentava anche a crederci, neanche quando si erano incontrati, durante la Guerra Galattica aveva voluto attaccarlo!

Ogni notte gli sembrava di ritornare prigioniero nel suo stesso corpo, impotente davanti alla forza di Ade, che lo costringeva a fare del male a chi amava. Ultimamente, sognava spesso Crystal e un’altra ragazza, bionda e con gli occhi azzurri, che non aveva mai visto prima, che ridevano con lui al Grande Tempio e all’improvviso il Dio riprendeva il controllo del suo corpo, come di un manichino, e lo costringeva ad attaccare i suoi amici.

Quel messaggio era arrivato proprio nel momento in cui Ade riusciva a sopraffarlo e lo aveva strappato a forza dal suo incubo. L’aveva scioccato sapere che stavano per tornare a combattere. Non sapeva quale potesse essere il nuovo nemico, ma sinceramente sperava di non dover ingaggiare battaglia con nessuno, di poter risolvere la cosa in modo pacifico, anche se, con tutta probabilità, le sue speranze erano vane.

Si guardò intorno nella stanza, trovandola claustrofobica nel buoi della notte, perciò nonostante l’ora tarda, decise di preparare tutto quello che poteva servire e uscì per prendere una boccata d’aria e schiarirsi le idee in attesa che arrivasse l’alba e, con essa, la possibilità di parlare con Pegasus e Lady Isabel.

Mentre passeggiava nel parco, sotto la tenue luce della luna crescente, si perse in pensieri concentrati sul sogno, nella prima parte, dove lui, Crystal e quella ragazza sconosciuta ridevano e scherzavano.

Non riusciva a capire perchè gli creasse quella sensazione di calore al petto, nel cuore.

 

Pegasus

 

La voce del cavaliere di Libra aveva portato il giovane Pegasus a uscire dallo stato di dormiveglia in cui era caduto.

Non gli sembrava vero che presto sarebbero dovuti tornare a combattere, dopo tre anni di meritata pace.

Dopo la guerra contro Ade, il dio degli inferi, in cui lui e gli altri cavalieri avevano rischiato di morire e dove per poco non avevano perso anche Atena, Lady Isabel, aveva creduto, sperato, che fosse finita, definitivamente.

L’ormai diciannovenne cavaliere di Pegasus si alzò dal letto nel suo appartamento alla darsena, massaggiando distrattamente la spalla, in corrispondenza della cicatrice lasciata dalla spada del signore dei morti, che ogni tanto mandava fitte dolorose lungo tutto il braccio e iniziò a prepararsi per la partenza.

Di sicuro il messaggio di Libra era stato ricevuto anche da Andromeda, quindi si sarebbero incontrati da Milady appena avesse fatto giorno.

Si affacciò alla finestra, osservando distrattamente il cielo mentre ricordava le battaglie affrontate gli anni passati. Ripensò a coloro che avevano perso e ai legami che si erano creati e consolidati nel corso delle lotte.

Solo quando vide il Sole illuminare il mare di fronte a lui si riscosse, preparandosi e lasciando i ricordi tornassero nel passato a cui appartenevano.

 

Lady Isabel

 

Il messaggio di Dohko non la sorprese, aveva percepito che qualcosa non andava, anche se non era riuscita a capire cosa fosse esattamente, né tantomeno, da dove provenisse la minaccia. Aspettava in piedi davanti alla finestra del salotto della villa di Thule l’arrivo dei due cavalieri residenti a Nuova Luxor, certa che le avrebbero chiesto spiegazioni. Spiegazioni che lei non aveva. L’unica cosa certa al momento, era che stava per cominciare una nuova guerra, contro un nemico di cui non sapevano assolutamente nulla, non ancora, per lo meno.

In quel momento arrivarono i due ragazzi, che vennero scortati dentro dall’onnipresente Milock, che si lamentava per il comportamento irriverente di Pegasus, mentre Andromeda sorrideva, leggermente in disparte.

Anche Lady Isabel sorrise a quella scena, che si era ripetuta varie volte in quei tre anni, poi tornò seria, consapevole che quella non era un’occasione felice per stare insieme.

“Milock! Smettila, ora! Sappiamo tutti che Pegasus non cambierà mai!” disse un po’ scherzosa, ponendo fine alla ramanzina. Il clima si fece subito teso, i sorrisi sul volto di Andromeda e Pegasus svanirono, lasciando il posto ad un’espressione seria.

“Milady, avete ricevuto anche voi il messaggio da Libra?” domandò con voce tesa il cavaliere di Andromeda.

“Si! Purtroppo si! E so che vorreste sapere qualcosa di più, ma tutto ciò che so dirvi è che, nonostante siamo vicini all’inizio di una nuova guerra, non è ancora il momento!” rispose, anticipando le loro domande.

“Non hai idea di chi possa essere il nostro nemico, questa volta?” chiese Pegasus, un po’ deluso, aveva davvero sperato di avere qualche informazione in più.

“No, mi dispiace. Tutto quello che so è che il nostro nemico, chiunque sia, è ancora bloccato da qualche potere a me sconosciuto.” Disse.

“Non ci resta che recarci al Grande Tempio per scoprirlo, allora!” esclamò il giovane castano con tono deciso, stringendo i pugni per la frustrazione.

 

INDIA/JAMIR

 

Shaka/Mur

 

In due diversi luoghi della Terra, due giovani uomini venivano contattati telepaticamente da un loro amico. Il cavaliere di Ariete, Mur, e il cavaliere di Virgo, Shaka, ascoltarono con attenzione quello che il compagno aveva da dire.

Entrambi avevano avvertito che qualcosa non andava, ma non avevano potuto scoprire molto di più e poi, temevano che, parlandone agli amici, avrebbero dato troppa importanza a delle semplici sensazioni, magari errate, creando scompiglio per niente. Ma, a quanto pareva, non si erano sbagliati.

Si recarono immediatamente al Grande Tempio e, cercando di colmare l’attesa, provarono a scoprire qualcosa di più con le loro capacità.

 

BRASILE

 

Aldebaran

 

Era riuscito, dopo tanto tempo, a tornare nella sua città, in Brasile, e ci aveva vissuto tranquillamente, fino a che, quel messaggio, non confermò il presentimento che lo impensieriva da giorni.

Così si preparò a tornare in battaglia, a proteggere la Dea Atena e l’umanità intera dalle forze oscure.

 

GRECIA

 

Kanon

 

Dalla fine della guerra contro Ade, nonostante fosse stato accettato dai cavalieri suoi compagni, non se l’era sentita di rimanere con loro, in fondo non si sentiva pienamente parte del gruppo, anche se non aveva più problemi con nessuno di loro.

Rimase, tuttavia, vicino al Grande Tempio, nel caso fosse accaduto qualcosa di imprevisto.

Quando ricevette il messaggio di Libra, quasi iniziava a pensare si essere stato troppo paranoico, ma sembrava che invece il mondo non riuscisse a stare al sicuro per più di una manciata di anni.

Si recò al Grande Tempio, quasi più curioso che preoccupato, anche se c’era qualcosa che gli faceva contorcere le viscere, senza che ne potesse capire il perchè.

 

Ioria/Milo

 

I cavalieri della quinta e ottava casa avevano deciso di rimanere a custodia del Grande Tempio, nonostante il divieto categorico della dea Atena, che voleva vivessero una vita normale, almeno un po’. Tuttavia, i due non si erano fatti convincere ed erano rimasti, anche se capitavano spesso occasioni in cui uscivano senza pensare ai loro ruoli di cavalieri dello zodiaco.

Però se non avessero ricevuto quel messaggio dal loro compagno e amico, Dohko, sarebbero stati costretti loro a richiamare tutti a causa del terribile terremoto che si era abbattuto sul tempio e aveva fatto quasi crollare le dodici case.

Queste, protette dal cosmo di Atena, resistettero, purtroppo non fu lo stesso per l’arena, le cui tribune e colonne formarono un cumulo di macerie in pochi minuti.

La causa apparentemente sembrava essere stata la breve esplosione di un cosmo oscuro, molto lontano, che fece spaventare i due cavalieri, che pensarono a cosa avrebbe potuto fare, chiunque possedesse un cosmo simile, se avesse deciso di attaccarli.

Dopo quel terremoto rimasero vigili, fino all’arrivo dei loro compagni, un po’ sconvolti dal ritrovarsi l’arena in rovina.

 

ISOLA DEL RIPOSO

 

Phoenix

 

L’isola del riposo. Il suo rifugio, ormai, e anche se il desiderio di rimanere con Andromeda era sempre grandissimo, non riusciva a restare tra i suoi migliori amici.

Si era sentito sempre in qualche modo indegno della loro amicizia e anche dopo tutto quello che aveva fatto, tutti i pericoli che aveva affrontato al loro fianco, non si sentiva davvero parte del gruppo, sempre per quel piccolo periodo in cui era stato  dalla parte delle forze oscure.

Infatti, dopo alcuni mesi trascorsi con il suo fratellino, aveva deciso di allontanarsi, ma facendo in modo che Andromeda sapesse sempre dove si trovava. E ogni tanto tornava, dopo che tutti lo pregavano di farlo. Perfino Crystal. Il che lo sorprendeva ogni volta che sentiva la sua voce al telefono. Lo lasciava senza parole il fatto che lo volesse alle feste e festeggiamenti vari, persino al suo compleanno, o anche solo per stare di nuovo tutti insieme, dopo il loro inizio non proprio amichevole.

Lo rendeva incredibilmente felice il fatto che lo volessero tutti per festeggiare insieme, anche se non sempre riusciva a dimostrarlo.

Sperava che, con il tempo, questo suo senso di inadeguatezza sarebbe passato, ma quella nuova minaccia difficilmente l’avrebbe permesso.

O almeno così pensava prima di incontrare l’unica donna sulla faccia della Terra in grado di guadagnarsi il suo rispetto senza bisogno di essere una dea. Anche se, con i suoi lunghi e ricci capelli rossi, l’altezza e il corpo agile e formoso e aggraziato, poteva sembrarlo.

Lo andò a prendere, dicendogli... gridandogli che se non si fosse mosso da solo l’avrebbe trascinato lei, anche per le orecchie se necessario.

Phoenix l’aveva bellamente ignorata. Aveva intenzione di intervenire solo al momento in cui avrebbero avuto bisogno di lui.

“Come desideri!” esclamò questa, stringendo gli occhi verde chiaro in due fessure.

Si avvicinò senza far rumore e lo immobilizzò con il pensiero, mentre lo prendeva per la collottola come fosse un cucciolo e il cavaliere della fenice cercò di liberarsi.

“L’hai voluto tu, Araba Fenice.” Disse lei con tono condiscendente, come se stesse parlando ad un bambino, “Io ero disposta a farti camminare sulle tue gambe!” aggiunse.

“Ma si può almeno sapere chi diavolo sei?” le domandò il cavaliere, rivolgendole parole civili, anche se incavolato, smettendo di ribellarsi.

“Mi chiamo Jasmine, ti basti sapere questo!” rispose fredda come i ghiacci di Crystal.

Phoenix scosse la testa a quel paragone, perchè in quei giorni gli veniva sempre in mente il cavaliere del cigno?

 

SIBERIA

 

Crystal

 

Nel silenzio delle lande ghiacciate della Siberia, un giovane biondo vestito solo con una canottiera blu, pantaloni neri, con degli scaldamuscoli ai polpacci arancioni e delle fasce blu ai polsi era inginocchiato sulla neve, con le mani giunte mentre salutava sua madre, sepolta nel profondo oceano, e il suo maestro, chiuso dentro una lastra di ghiaccio.

Si stava preparando a tornare al Grande Tempio.

Dopo tre anni passati lontano da quel luogo e dalle battaglie, era quasi strano tornaci.

Sospirò pesantemente, cercando di buttare fuori, assieme all’aria, anche la brutta sensazione che lo attanagliava, come di vuoto e nostalgia, ma non sapeva a cosa attribuirla. Come se gli mancasse qualcosa, ed era da un bel po’ che l’aveva notata, ma non ci aveva mai fatto caso così tanto. Tuttavia, da quando era scoppiata la guerra contro Ade, si era accorto di come si fosse accresciuta e di come sembrasse dividersi. Aveva avuto davvero paura di perdere i suoi amici e quando si era ritrovato da solo con Sirio, negli Inferi, aveva seriamente temuto che non avrebbe più rivisto Pegasus e Andromeda.

 Il dolce e ingenuo Andromeda... arrossì di botto, quando si rese conto di cosa aveva pensato, ma, in fondo, non se la sentiva di ritrattare. C’era sempre stato un rapporto speciale tra lui e il  più piccolo tra loro. Sembravano legati da qualcosa che andava più.... No! Non doveva pensare scemenze, anche se il solo pensare al cavaliere di Andromeda gli aveva fatto dimenticare l’inquietudine che gli faceva pensare che gli mancasse qualcosa, o forse.... qualcuno.

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: Allora due piccoli appuntini...

1)  le età sono frutto di un mio piccolo ragionamento, anche se Kurumada in realtà fa succedere ogni cosa in meno di un anno... io penso che questi poveracci abbiano bisogno di un po’ più di riposo, quindi ho dilatato un pochino i tempi.

2)  Per quanto riguarda i nomi invece, sono sempre stata abituata ai nomi della traduzione italiana, ma penso che alcuni di loro siano assolutamente assurdi, quindi terrò i nomi originali per alcuni e per altri userò quelli italiani.

Detto questo grazie per chi ha letto e se magari lasciaste un commento mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Le Guardiane ***


 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: eccomi al terzo capitolo, ringrazio tantissimo la mia adorata Dro che mi recensisce tutti i capitoli e che mi sostiene sempre!!! Ti voglio bene tesoro!!! Poi ringrazio anche Olivier_hiwatari, valepassion95 che hanno messo la storia tra le seguite. Grazie tante anche a chi legge solamente.
Buona lettura,
Crystal
  
Capitolo 3
 
I cavalieri erano arrivati tutti, mancava solo Phoenix all’appello, ma nessuno si aspettava seriamente di vederlo apparire. Per questo, i quattro cavalieri di bronzo - anche se era ormai un’eresia continuare a chiamarli così, visto che avevano raggiunto l’ottavo senso e avevano sconfitto degli dei con le loro sole forze, Hypnos e Thanatos, e il signore dell’aldilà, risvegliando le loro armature divine - domandarono che cosa stava succedendo, vedendo soprattutto le facce scure e un po’ abbattute dei cavalieri d’oro che sapevano qualcosa e quella cupa e pensierosa di Dohko, che era l’unico a sapere veramente qualcosa.
“Cosa sta accadendo?” gli chiese Andromeda, dopo un lungo momento di silenzio.
“Pazientate ancora un po’, non ci sono ancora tutti.” Disse solo, continuando a osservare per terra, come se sperasse di trovare delle risposte nel terreno.
Tutti gli altri si guardarono, forse speravano di trovare qualcun altro che ne sapesse un pochino di più, incontrando sguardi perplessi come i loro.
Chi stavano aspettando? Phoenix? Era improbabile che arrivasse, lo sapevano, ma allora, chi?
La risposta a questa domanda arrivò sotto forma di piccola tromba d’aria, da cui uscì una giovane donna cinese, vestita con una specie di armatura.
I cavalieri si misero in posizione di difesa, non sapendo se la guerriera davanti a loro fosse amica o nemica.
“Su-lee.” La salutò Dohko, shoccando tutti.
“La conosci?” gli domandò Ioria, sorpreso e sospettoso.
“Certo che mi conosce! Siamo amici di vecchia data! E poi, sono stata io a chiedere questo incontro! Dovevo assolutamente parlarvi!” rispose la giovane al posto del cavaliere, attirando di nuovo l’attenzione di tutti.
“Ci si può fidare?” chiese Mur, quietamente, al cavaliere della settima casa, il quale annuì.
Uno ad uno, abbassarono la guardia, anche se non si perdevano un movimento della donna.
L’armatura che indossava attirò la loro attenzione per un momento, visto che sembrava circondata da una perenne brezza, che faceva muovere leggermente i capelli, il mantello e il vestito. A dire il vero, molti di loro si resero conto che, se la sconosciuta avesse davvero voluto attaccarli, non si sarebbe presentata con quella protezione che sembrava più un ornamento che una vera difesa.
I copri spalle davano la sensazione di servire solo da spalline del vestito bianco di fine seta che le arrivava a metà coscia, così come il pettorale, i due bracciali erano l’unica parte, con gli schinieri, a sembrare veramente utili come protezione. Il capo era ornato da un diadema che teneva i lunghi capelli lontano dal viso leggermente ovale, dai tratti delicati, dominato dai due onici che aveva al posto degli occhi, che contrastavano incredibilmente con l’incarnato pallido. Alta e magra, dalle movenze aggraziate, sembrava più una creatura eterea che una donna mortale.
Ad un certo punto si girò verso un colonnato alla sua sinistra, in ombra rispetto al resto della stanza, .
“Avanti, Anna, non abbiamo tempo per gli scherzi!” disse seria.
Dall’ombra uscì una donna vestita con un mantello... d’acqua? Che copriva un vestito blu scuro, con la gonna lunga spaccata sul fianco destro, che mostrava lo stivale dell’armatura blu/azzurro alto fino a sopra il ginocchio, con un leggero tacco sotto. Sopra, solo un top con le maniche lunghe, che coprivano i bracciali e i guanti. Una maschera le copriva metà del volto, lasciando scoperti solo gli occhi blu scuro, che contrastavano con l’azzurro quasi bianco della maschera, e la bocca rossa. Un diadema che rimandava alle onde del mare, le si intrecciava ai morbidi capelli castani, leggermente mossi.
“Su, Annie, non te la prendere! Capita anche ai migliori di farsi beccare!” esclamò sarcastica una voce femminile, “Su” salutò.
“Francesca!” fecero sorprese le due.
“Quanto tempo, eh?” chiese retoricamente, entrando nella casa con un forte rumore di tacchi.
Le lunghe gambe lasciate scoperte dal vestitino rosso cupo risultavano incredibilmente chilometriche grazie ai tacchi degli stivaletti dell’armatura, sempre rossi, ma con una fantasia infuocata. Il pettorale e il mantello, indossato come un peplo erano l’unica cosa che la copriva sopra, visto che il vestito si spaccava sulla pancia, lasciandola scoperta, come la schiena, riunendosi in corrispondenza delle spalle. L’unica scoperta dal mantello, era coperta dal copri spalle, che ricordava una fiamma.
I lunghi capelli castano biondi erano lasciati liberi di ricadere selvaggiamente sui fianchi, mentre il diadema scarlatto si allungava dietro la testa, divenendo una specie di collana a girocollo.
L’oscillare sinuoso dei fianchi lasciò qualche secondo tutti inebetiti, facendogli ricevere uno sguardo arrabbiato da Lady Isabel, ma si riscossero subito per via delle imprecazioni di una persona che conoscevano bene.
“Lasciami, ho detto! So camminare! Avanti, siamo arrivati! Mi vuoi lasciare, maledizione!” poi dei passi leggeri preannunciarono l’arrivo degli ultimi tanto attesi ritardatari.
“Jasmine, non ti pare di esagerare?” domandò incerta Su-lee, indicando Phoenix seduto per terra, con le braccia e le gambe incrociate e la faccia scura, che borbottava incessantemente.
“Ora che ci siamo tutte possiamo anche spiegare il motivo per cui vi abbiamo chiesto di venire qui!” esclamò invece la rossa, scostandosi i lunghi capelli ricci dal viso con un gesto stizzito ed elegante. Nel farlo, spostò anche il mantello verde scuro che la copriva, lasciando vedere il vestito che indossava, verde chiaro con sotto semplici scarpe con il tacco marroncino chiaro e una cintura di fiori in vita. L’unica cosa che sembrava appartenere ad un armatura era il diadema ornato di foglie che le dava l’aspetto di una principessa della foresta o qualcosa del genere.
A quelle parole tutti si misero in ascolto, anche Phoenix, che nel frattempo si era alzato e appoggiato ad una colonna vicino ad Andromeda e Crystal.
Su-lee si scambiò uno sguardo con le altre guardiane prima di iniziare a spiegare.
“Credo che alcuni di voi si siano accorti che qualcosa non va! Che c’è una forza che si sta risvegliando e che appartiene alle forze oscure!” esordì, quasi tutti i cavalieri annuirono. “Bene! Questa forza proviene da due tra i più pericolosi nemici che abbiamo mai affrontato, che si stanno risvegliando dal sonno magico in cui li avevamo mandati. Sono delle divinità, divinità indiane. Il distruttore e la sua consorte, che con il loro esercito di demoni e cavalieri hanno quasi conquistato il mondo, circa duecentocinquanta anni fa!” disse, lasciando tutti a bocca aperta, tranne Dohko che aveva vissuto quel periodo, ma che non era a conoscenza dei dettagli e Sirio, che era stato informato di una piccola parte della storia dal suo maestro.
“Stiamo parlando di Shiva e Kalì, è esatto?” domandò Shaka, conoscendo già la risposta.
Le guardiane annuirono.
“Ma... la guerra sacra contro.... A...Ade....” sussurrò sconcertato Andromeda.
“Sì, è avvenuta nello stesso periodo, anzi è finita prima quella che quella che stavamo combattendo noi guardiane.” Gli rispose Francesca, con un sguardo leggermente triste.
“Oh, avanti! Finitela! Tutto ciò che dovete sapere è che noi guardiane abbiamo bisogno dell’aiuto di voi cavalieri per ritrovare i nostri discendenti!” disse Anna, secca.
“Smettila! Hanno il diritto di sapere qualcosa di più!” la rimbeccò Su-lee.
“Scusate, ma chi sono le guardiane? Non ne abbiamo mai incontrate, né ne abbiamo mai sentito parlare...” chiese Crystal, che non aveva mai sentito niente su di loro, come gli altri.
“Finalmente qualcuno che pone le domande giuste!” disse Jasmine. “Tecnicamente è sbagliato chiamarci Guardiane, perché non è qualcosa che solo le donne possono diventare, ma anche gli uomini. Perciò i guardiani sono persone che posseggono la naturale predisposizione e capacità di controllare gli elementi, i quattro principali: acqua, aria, fuoco e terra...” iniziò a spiegare, indicando ognuna delle ragazze mentre nominava gli elementi, in ordine: Anna, Su-lee, Francesca e se stessa. “... il quinto elemento, l’energia, e, anche se nascono di rado persone così forti da poterli controllare, la luce e le tenebre.” Al sentire l’ultimo elemento tutti storsero il naso, o fecero una smorfia scettica. Non credevano molto probabile che le tenebre potessero essere un qualcosa di buono.
Su-lee li riprese con un’occhiata severa.
“Non vi soffermare alle apparenze! La notte è scura, ma non vuol dire che sia cattiva!” disse la guardiana del fuoco.
“Ma è illuminata dalle stelle!” obbiettò Pegasus.
“Che a loro volta sono oscurate dalla Luna!” lo zittì Anna indifferente.
Il cavaliere avrebbe continuato anche a ribattere se Milo non avesse riportato il discorso sul perché erano tutti lì.
“Avete detto che dobbiamo aiutarci a trovare i vostri discendenti. Dobbiamo farvi trovare i vostri figli, o nipoti?” domandò, cercando di capire.
“No, sono coloro che posseggono le capacità necessarie a governare gli elementi senza lasciarsi controllare da essi. Può capitare siano nostri parenti, ma non è obbligatorio.” Rispose Su-lee.
“Una domanda, ma perché non sappiamo niente di voi? Dell’esistenza delle Guardiane o Guardiani, come vi pare. Perchè nessuno di noi, a parte Dohko, sapeva nulla?” sbottò Ioria.
Le ragazze si guardarono un secondo, ma prima che potessero rispondere, Dohko lo fece al posto loro.
“Devi sapere, Ioria, che una volta Guardiani e cavalieri vivevano insieme, ma dopo la morte di una Guardiana per salvare il cavaliere di cui era innamorata, si è deciso di tenere lontani i cavalieri e le Guardiane per evitare che una cosa del genere accadesse nuovamente. Perciò furono tolte tutte le informazioni che la riguardavano e fu chiesto, a me e a Shion, unici cavalieri sopravvissuti allo scontro con il dio dei morti, di giurare che non avremmo più parlato di loro, nè avremmo provato a cercarle. Per questo, anche voi, cavalieri d’oro del Grande Tempio, non ne eravate a conoscenza.”
“Quindi dobbiamo aiutarvi, come facciamo?” chiese pratico Dragone dopo qualche minuto, passato in assoluto silenzio a riflettere su ciò che era stato detto.
“Ma come potremmo trovare i vostri discendenti?” chiese Mur.
“Potete utilizzare questi.” Disse Francesca, sollevando una mano dove teneva una quindicina di ciondoli con pietre preziose. Le consegnò a tutti, ma quando si avvicinò ad Andromeda, Phoenix e Crystal quelli che aveva ancora in mano si illuminarono, lasciando tutti basiti, le Guardiane in primis.
“Questo è impossibile!” sussurrò una di loro.
I tre cavalieri osservarono a occhi sgranati e con il cuore in tumulto i ciondoli luminosi.
Jasmine si riscosse a prese in mano la situazione.
“Bene, allora dovremmo poi verificare se voi siete o meno dei Guardiani. Intanto, gli altri comincino a cercare nel Mediterraneo se trovate uno o più degli altri nostri discendenti. Noi ci divideremo per capire chi di voi è uno dei Guardiani, o altrimenti, perché i ciondoli si sono illuminati.” Organizzò la Guardiana della terra, avvicinandosi ai cavalieri, prima di dire. “Su, se non ti dispiace vorrei che tu rimanessi con Andromeda, qui al Grande Tempio. Francesca, tu e Phoenix scegliete un posto dove verificare le sue capacità, e Anna, tu va con Crystal.”
Loro annuirono, mentre i ragazzi si scambiavano uno sguardo un po’ preoccupato. Non sapevano cosa aspettarsi dalla “verifica”, ma sembrava che loro avessero già capito qualcosa.
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Chiacchiere e.... ***


 

NOTE DELL’AUTRICE: salve a tuttiiii, cari lettori!!!! Si comincia a entrare nel vivo della storia.... ringrazio la mia cara Dro, a cui è dedicata la storia e che mi recensisce tutti i capitoli. Tesori ti adoro!!!

Vi lascio al capitolo!

Buona lettura,

Crystal

 

Capitolo 4

 

Andromeda stava cercando di concentrarsi per far emergere il suo potere di Guardiano, ma non ci riusciva proprio nel modo giusto.

Ogni volta che raggiungeva lo stato di trance necessaria a far emergere i suoi poteri, l’energia dell’aria intorno a lui, il fruscio del vento, la brezza marina... il suo stesso respiro rendevano tutto vano, deconcentrandolo.

L’unica cosa per cui, in parte, si rallegrava, anche se si sentiva un po’ egoista per questo, era che anche Phoenix e Crystal stavano avendo i suoi stessi problemi, anche se con elementi diversi.

Secondo la Guardiana dell’aria era perchè erano cavalieri, abituati al cosmo più che ad altre energie ancora più potenti, ma più subdole, più nascoste e difficili da trovare e gestire.

Gli altri cavalieri, intanto, cercavano a turno gli altri discendenti, con scarsi risultati.

Jasmine era sparita dopo la prima riunione tutti insieme e ancora non era tornata, ed era già passato quasi un mese, ma a quanto pareva fosse normale che lei stesse via per giorni, mesi anche, senza dare notizie di sé.

Presto sarebbe arrivato Gennaio e, con esso, il compleanno di Crystal.

La sera, una volta che tutti i cavalieri mandati alla ricerca dei discendenti facevano ritorno, si riunivano tutti insieme in una delle case, o alla tredicesima direttamente, e parlavano.

I cinque ragazzi, una sera si ritrovarono nella quinta casa del leone a commentare, insieme ai cavalieri d’oro, ad esclusione di Dohko, proprio della sua “relazione” con Su-lee. Si erano accorti tutti che c’era qualcosa tra i due, ma non sapevano esattamente cosa, visto che erano bravi a non farsi scoprire da nessuno.

“Io dico che quei due stavano insieme!” esclamò Ioria.

Altri annuirono, poi si girarono verso Dragone con sguardo birichino.

“Tu lo sai di certo! Vero Sirio?” domandò il piccolo Kiki, ormai tredicenne.

“Ma... Kiki, che domande fai? Non sei un po’ piccolo per queste cose?” chiese a sua volta, cercando di sviare il discorso, con le guance leggermente arrossate, scatenando le risa di tutti.

“Oh, cavaliere! Non sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?” ironizzò Pegasus, scatenando altre risate.

Andromeda lanciò uno sguardo compassionevole e divertito al Dragone, poi i suoi occhi verde acqua si spostarono sul cavaliere del cigno e rimase abbagliato.

Nonostante la stanchezza evidente sul suo viso dovuta agli allenamenti che era costretto a seguire in quanto futuro Guardiano e alle ricerche in cui aiutavano gli amici, sembrava un angelo mentre rideva spensierato, con un sorriso così luminoso che gli dava la sensazione di poter vivere senza il Sole, servendosi solo della luce che veniva irradiata da quel sorriso.

Il giovane cavaliere si riscoprì a desiderare che il suo splendido sorriso fosse dedicato solo e soltanto a lui. Arrossì fino alla punta dei capelli verdi e attese che le risate si spengessero, prima di alzarsi.

Nessuno si accorse un’altra persona stava guardando un po’ troppo intensamente il biondo.

“Scusate, ragazzi, ma sono molto stanco, io vado a dormire, o domani potrei addormentarmi, mentre Su-lee prova ad insegnarmi qualcosa!” esclamò, con un sorriso luminoso, facendo ridere ancora i cavalieri, soprattutto Pegasus, che venne ripreso da Ioria.

“Io non riderei troppo, se fossi in te! Tu dormivi veramente alle lezioni teoriche di Castalia!” disse ridendo.

L’interessato mise su il broncio, facendo ridere di nuovo tutti, che oramai stavano quasi sdraiati a terra tenendosi la pancia per il troppo ridere, come Aldebaran.

Ancora ridendo, anche Crystal e Phoenix si alzarono, dando la buonanotte.

“Comunque, Andromeda ha ragione. Quella cosa della concentrazione è estenuante! Almeno per noi, sarà meglio andare a dormire.” Fece il cigno, posando una mano sulla spalla del giovane.

Phoenix andò avanti, precedendo i due, mentre quelli parlottavano degli allenamenti per tirare fuori i poteri dei Guardiani.

“Secondo me si sono sbagliate! Insomma, sono passate due settimane, quasi, e ancora nessuno dei tre ha ottenuto risultati!” disse Crystal, una volta lontano, arrabbiato per i ripetuti insuccessi, stringendo il pugno.

Andromeda, praticamente dimentico dei pensieri di poco prima, gli prese il pugno serrato tra le mani, facendolo distendere delicatamente.

“Non è colpa tua se non riesci. Da quello che dice Su-lee, il motivo per cui facciamo tanta fatica è che il nostro cosmo non è abituato a ciò che i nostri poteri percepiscono, perciò ci destabilizza e ci impedisce di.... Cosa c’è? È tutto ok?” domandò incerto, con le guance che ricominciavano ad andare a fuoco sotto quello sguardo intenso e penetrante che sembrava volergli passare attraverso. “Ehi, è... è tutto a posto?” sussurrò imbarazzato, spostando gli occhi a guardare ovunque tranne che lui, mentre un leggero sorriso, che faceva brillare gli occhi azzurro ghiaccio, si apriva sul viso dell’altro, prima teso e arrabbiato.

“Si, tutto ok, solo... grazie!” rispose il biondo, sorridendo più apertamente alla vista dei suoi grandi occhi verdi che si allargavano dalla sorpresa, mentre non era molto sicuro di sapere per cosa l’avesse ringraziato esattamente, carezzandogli dolcemente una guancia.

Sentiva, da quando l’aveva rincontrato, un forte calore all’altezza del petto, che lo faceva stare bene e aveva un po’ riempito il vuoto che sentiva dentro.

Andromeda rimase sotto shock quando Crystal lo ringraziò e, quando gli accarezzò la guancia, arrossì furiosamente e pregò Atena perchè l’altro non se ne accorgesse, mentre abbassava lo sguardo, in imbarazzo, ma anche lusingato, nonostante non avesse ben compreso per cosa lo stava ringraziando, si sentì scaldare il cuore dalla piacevole sensazione. La sua guancia rossa bruciava dove il signore dei ghiacci aveva posato le dita e sembrava che quel tocco si fosse marchiato a fuoco sotto la pelle.

I loro sguardi finalmente si incrociarono, dopo che il più giovane aveva fatto di tutto per non incontrare i due diamanti che erano gli occhi del biondo.

Per un minuto, forse per un’ora o un’eternità intera, non aveva realmente importanza, i due si guardarono, perdendosi in pensieri tipo “Come sono belli ed espressivi i suoi occhi!” o “Com’è bello!” e anche “Chissà che sensazione proverei se....”

BOOOOOMMM!!!!

Un boato li distolse dalle loro riflessioni perse nell’ammirazione reciproca, facendoli correre nella direzione da cui proveniva, la prima casa, sulle scale forse.

Anche gli altri, sentendo         quella specie di esplosione, corsero a vedere cosa era successo e rimasero shoccati, vedendo che era semplicemente Francesca che, incavolata nera, aveva evocato delle fiamme tutto intorno a lei, mentre riprendeva Jasmine per aver lasciato il Grande Tempio senza avvertire e lei la guardava annoiata, in attesa che finisse di sfogarsi.

“Non puoi prendere e andare via per settimane o mesi! Non siamo in tempo di pace, dove eravamo praticamente libere di fare quello che ci pareva! Ora che i sigilli si stanno spezzando, dobbiamo essere più prudenti che mai! Perchè devi fare sempre di testa tua? Non puoi pensare un po’ anche a noi, ogni tanto? Invece di fare i tuoi comodi?” gridava la Guardiana del fuoco, in realtà preoccupata per l’amica, che non dava mai notizie quando faceva quei suoi viaggi alla scoperta di chissà quale informazione.

Gli occhi verde chiaro della Guardiana della terra si staccarono dal pavimento, guardando la compagna in cerca di segnali che le dicessero se doveva riprendere la sua filippica.

Non trovandoli, domandò, per sicurezza.“Hai finito?” con un tono annoiato e freddo, che fece imbronciare l’altra, mentre annuiva a malincuore.

“Bene. Perchè forse ho scoperto qualcosa di veramente importante!” disse, quasi emozionata, che per i suoi standard voleva dire che non stava assolutamente scherzando, quello che era venuta a sapere, qualsiasi cosa fosse, era davvero molto importante.

Ora erano tutti curiosi di conoscere quale fosse la novità che aveva scoperto, solo che lei sembrava poco intenzionata a parlare.

“Allora? Qual è l’informazione importante di cui sei venuta in possesso?” chiese Su-lee, arrivata poco prima con Dohko.

“Credo di sapere chi è uno dei nuovi Guardiani!” esclamò, sorprendendo quasi tutti i presenti, che tutto si aspettavano tranne che una rivelazione simile.

“E...?” le fece Anna.

“ “E” cosa?” le domandò Jasmine.

 “Chi è? Chi è il nuovo Guardiano?” si intromise Phoenix seccato.

“Non so chi sia tra voi, se è questo che vuoi sapere, Phoenix!” gli rispose, “Però, ho scoperto che Crystal.... Ah!” disse accasciandosi a terra, con una mano sul cuore, come se le dolesse.

“Stai bene?” si informarono delle sue condizioni le altre tre.

“Sì, si, sto bene! Uno dei miei sigilli e stato rotto.” Spiegò.

“Scusi, stava dicendo?” intervenne il cavaliere del cigno, un po’ preoccupato.

“Che tu hai...”

 

NOTE DELL’AUTRICE: piccolo sondaggio, secondo voi chi dei tre diventerà Guardiano??? Andromeda, Phoenix o Crystal??? E cosa può essere l’informazione segreta scoperta da Jasmine???

Dro tu non rispondere che sai già tutto!!!!

Bacioni, al prossimo capitolo

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - ...Scoperte ***


 

NOTE DELL’AUTRICE: salve a tutti, ecco qui il quinto capitolo!!! Vorrei ringraziare le quattro persone che hanno messo la storia tra le seguite, davvero grazie!!! E anche tutti coloro che leggono solamente, ma sopratutto, voglio ringraziare la mia adorata Dro, che non solo mi ha dato l’ispirazione necessaria a scrivere questa storia, ma mi recensisce tutti i capitoli!!!! GRAZIE TESORO!!!

Mi farebbe piacere comunque avere i vostri pareri sulla storia....

Vi lascio al capitolo

Buona lettura

Crystal

 

 

Capitolo 5

 

“Che tu hai... tu hai una sorella, una sorella gemella!” disse Jasmine con voce spezzata dal dolore, che le continuava a sconquassare il petto, in reazione della rottura del sigillo.

“Eh?” domandò Crystal sconvolto, spalancando gli occhi.

Come lui, anche gli altri erano shoccati e si chiedevano chi e dove potesse essere la sorella del giovane biondo.

Approfittando del momento di silenzio dovuto allo shock, Jasmine si riprese dal dolore e si rialzò con l’aiuto di Su-lee.

“Sai se è viva? E dove si trova?” chiese Scorpio.

“Mhm? Non esattamente. So per certo che è viva. Ma non saprei proprio dire dove sia.” Rispose, rammaricata; non era molto quello che sapeva, purtroppo. “Da quando abbiamo dovuto sigillare i vecchi nemici, i nostri poteri si sono notevolmente ridotti, possiamo percepire i nostri discendenti, ma non capire dove sono esattamente. È come se avvertissimo il riverbero dei loro poteri attraverso la Terra stessa e, se una volta distinguere l’energia del pianeta da quello delle persone era quasi automatico, ora è difficile e pericoloso, perchè ci dobbiamo concentrare molto e consumiamo in fretta le nostre forze, talvolta rischiamo di non riemergere dalla trance...” aggiunse, cercando di spiegare per quale motivo le sue informazioni non potevano essere più precise.

“È per questo che abbiamo bisogno del vostro aiuto, cavalieri!” disse Francesca, consapevole che quella sola spiegazione non sarebbe bastata, non del tutto.

“Fin dalla nascita del ruolo delle Guardiane, queste hanno sempre collaborato con i cavalieri. Per questo motivo, rintracciavano semplicemente coloro che sarebbero stati i genitori, o addirittura i nonni, dei loro discendenti.” Aggiunse Anna.

“Quindi voi li dovreste conoscere già i vostri discendenti, perchè avete bisogno del nostro aiuto?” chiese a quel punto Aldebaran del Toro.

“Perchè erano i cavalieri che ci aiutavano a tenerli d’occhio, quando noi non potevamo.” Rispose Su-lee pacata.

“Per questo noi dobbiamo aiutarvi a rintracciarli? Perchè era compito dei cavalieri tenere d’occhio i vostri discendenti?” sbottò Ioria, irritato.

“Con questo non vogliamo assolutamente dire che la colpa è vostra, cavaliere di Leo. Il distaccamento dei due gruppi ha portato con sè molte conseguenze, questa è una di quelle.” Lo placò Jasmine con poche parole, gentili anche se fredde.

“Aspettate un secondo. Ora come rintracciamo la sorella di Crystal?” intervenne Andromeda, guardando dispiaciuto l’amico ancora sconvolto.

Questi gli lanciò un’occhiata riconoscente, accennando un sorriso.

Crystal sospirò, il suo cuore batteva incredibilmente veloce, non sapeva cosa fare, come comportarsi, non aveva mai pensato che quella sensazione di vuoto che aveva dentro potesse essere collegata ad una sorella! Gemella per di più! Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma le parole non uscivano. Fortunatamente Andromeda chiese al posto suo qualche chiarimento.

“Non so dove possa essere ora, ma se è lei la Guardiana come credo, allora i ciondoli che vi abbiamo dato la troveranno.” Disse con sicurezza la Guardiana della terra. “Da ciò che c’era scritto sui documenti che ho trovato, è stata adottata da una famiglia italiana e adesso dovrebbe vivere lì, purtroppo non ho avuto modo di sapere se si sono trasferiti o altro. Non è permesso!” aggiunse gelida come suo solito e un po’ stizzita alla fine.

“Quindi vive in Italia, o almeno ci ha vissuto?” domandò Pegasus per sicurezza.

“Si, esatto!” disse Anna, scocciata.

“Anna!” la riprese la cinesina. “Abbiamo un lavoro da fare mi sembra!” esclamò lanciandole un’occhiata di rimprovero.

Si riscossero tutti e cominciarono ad allontanarsi lentamente, finchè Jasmine non gridò “Questo è tutto quello che saprete, per stasera, filate a letto!”.

Allora scapparono tutti nelle stanze, a parte Andromeda e Crystal, che si portarono lo stesso lontano dalle Guardiane, per lasciarle confabulare in pace.

“Ti devo ringraziare di nuovo!” esordì Crystal, dopo il lungo silenzio che li aveva accompagnati fino alle rovine dell’arena.

“No, n...non devi!” mormorò imbarazzato l’altro. “In fondo non ho fatto nulla di così speciale.” Aggiunse sempre sussurrando, guadagnandosi un bellissimo sorriso accompagnato da uno sguardo carico di affetto, dolcezza e... cos’era quella piccola luce che faceva brillare quegli occhi normalmente di ghiaccio?

Sgranò gli occhi verdi, arrossendo di nuovo come una ragazzina. Fortunatamente per lui le rovine dell’arena non erano illuminate che dalla luce delle stelle e della piccola falce di luna, quindi era difficile distinguere i colori.

Il giovane cavaliere si girò per evitare quegli occhi così incredibilmente penetranti, che anche così, gli sembravano capaci di perforargli la schiena, ma, in questo modo, non si accorse dell’avvicinarsi dell’altro, che si era portato a pochi centimetri da lui.

“Andromeda...” lo chiamò con voce calda il biondo, parlando praticamente nel suo orecchio.

Quella voce così vicina, il fiato caldo sul suo collo e sul suo padiglione auricolare, lo fecero rabbrividire e sussultare. La consapevolezza che Crystal gli si era avvicinato tanto lo portò a rigirasi verso di lui, trovandolo ancora più vicino di quanto pensasse.

I loro respiri si incrociarono, i loro sguardi, uno perso nell’altro, si fecero più intensi. Gli occhi verdi di Andromeda si abbassarono per cercare di evitare quelli dell’altro, non riuscendo a sopportarne la profondità che lo voleva risucchiare in un mare congelato, si leccò appena le labbra secche attirando in basso anche gli occhi del cigno, verso di esse.

Crystal desiderò baciarle, quelle labbra appena rosate. Deglutì provando a distogliere lo sguardo da quella fonte di tentazione.

Non sapeva cosa ci fosse di sbagliato in lui, perchè non riuscisse a fare a meno di pensare a quelle labbra, a quegli occhi, a quel cuore, sempre puro e pronto a donare amore, a quel giovane che era ormai diventato come un fratello, o forse, qualcosa in più.

Non si era accorto che, mentre pensava, si era avvicinato sempre di più al suo viso, finchè la voce incerta di quel ragazzo cui tanto pensava non lo riscosse.

“Crystal.... io....” disse piano, imbarazzato oltre ogni limite, con il cuore che sembrava stesse per scoppiare tanto batteva forte, temeva che lo sentisse e pensasse male.

Anche se aveva ormai compreso di considerare il cavaliere del cigno più di un amico, non voleva rovinare il loro rapporto lasciandogli capire quello che provava, non voleva ne rimanesse disgustato o shoccato.

Cercò di tirarsi indietro, ma quello lo afferrò per i polsi, spingendolo dolcemente verso una colonna ancora in piedi. Lo guardava con uno sguardo così pieno di desiderio che per un attimo sperò che l’altro provasse quello che provava lui, ma si diede subito dell’idiota, il suo amico era innamorato di Flare di Asgard, di certo non di lui, la reincarnazione del dio dei morti.

Provò con più forza ad allontanare il biondo da sé, cercando di liberare i polsi dalla sua stretta ferma ma delicata.

Mentre si divincolava, Crystal ne approfittò per annullare la distanza tra le loro labbra, baciandolo e ponendo fine ad ogni protesta, essendo l’altro troppo shoccato per fare qualsiasi cosa.

Il bacio era famelico, sembrava che il biondino volesse divorarlo dalla bocca, ma il giovane Andromeda non rispose immediatamente, troppo sconvolto da quello che stava succedendo.

Crystal si era preso il suo primo bacio! E senza il suo consenso!

Mentre pensava di cercare di staccarsi da quel bacio sentì qualcuno che lo chiamava.

“Andromeda... Andromeda...”gridava una voce in lontananza, ma lui era diviso in due, da una parte voleva scappare dalle braccia di quell’uomo che non riconosceva come il suo amico, dall’altra desiderava solo che, qualunque cosa fosse quello che stava vivendo, se un sogno o un incantesimo, durasse per sempre, per poter continuare a sentire la voce del biondo che, arrochita dal desiderio gli diceva quanto aveva desiderato baciarlo e quanto lo voleva, senza però parlare di amore. Tuttavia, era così bello stare rinchiuso in quell’abbraccio, stava così bene.

“Andromeda!” chiamò ancora la voce, preoccupata. “Avanti, svegliati! Andromeda!” diceva, la persona misteriosa, che lo stava portando via dal suo sogno, ma era tanto bello, così tanto che la sola idea di andarsene gli faceva quasi ribrezzo, voleva restare con il ragazzo, l’uomo che amava!

“Andromeda!” strillò angosciata la voce, che lo strappò dal sogno perchè aveva riconosciuto il suo possessore.

Aprì gli occhi a fatica, accorgendosi di essere tra le braccia dell’altro, mentre questi lo guardava preoccupato.

“Stai bene?” gli domandò dolcemente.

Il giovane annuì, mentre il mondo riprendeva forma davanti ai suoi occhi, la poca luminosità però gli rendeva difficile vedere quello che aveva intorno.

“Sicuro?” chiese ancora Crystal, “Mi hai fatto prendere un colpo!” aggiunse, sul suo volto ancora un cipiglio preoccupato.

il giovane dagli occhi verdi gli sorrise, per rassicurarlo. Sortì l’effetto sperato, perchè il viso dell’altro si distese.

“Mi aiuti ad alzarmi?” gli domandò, cercando di tirarsi su con scarso successo, visto che le sue gambe non volevano saperne di reggere il suo peso e la testa gli girava ancora come se fosse stato su una trottola.

“Certo!” rispose, porgendogli una mano e passando l’altra dietro la sua schiena, facendolo appoggiare su di sè.

Le Guardiane scelsero proprio quel momento per arrivare, avendo percepito un cambiamento nell’aria.

“Andromeda!” chiamò Su-lee, correndo loro incontro. “È tutto a posto? Stai bene? Cosa ti è successo?” domandò a raffica.

“Ecco io...” provò a rispondere il giovane, ma non sapeva cosa dire. “Io... credo... credo di essere svenuto...” disse, incerto, guardando Crystal in cerca d’aiuto.

“È vero, stavamo camminando, quando, all’improvviso, è caduto. Fortunatamente me ne sono accorto in tempo e l’ho preso al volo.” Spiegò. “Poi ho provato a svegliarlo, ma, per un secondo è stato circondato dal suo cosmo, ma era come... diverso. Dopo di che, sono riuscito a svegliarlo.” Finì il biondo.

Le donne si guardarono e la Guardiana dell’aria sgranò gli occhi.

“Non può essere! Ma forse.... si, può darsi che... Andromeda, potresti togliere la maglia, per favore?” ragionò ad alta voce, mentre cercava di mettere ordine tra i suoi pensieri.

“Ok... ma cosa...?” tentò di scoprire, ma si zittì quando lei gli scoccò un’occhiata che non ammetteva repliche.

Crystal lo aiutò gentilmente.

Quando fu a petto nudo, Su-lee gli si avvicinò, esaminandolo e facendolo diventare rosso come un peperone, finchè, con un’esclamazione vittoriosa, non trovò quello che cercava.

Una specie di tatuaggio si era “creato” appena sotto le scapole, al centro esatto della schiena. Era una nuvola che sembrava in movimento, incatenata e allo stesso tempo unita a delle catene, che entravano e uscivano dal grigio cupo della nuvoletta.

“Questo è il segno che aspettavamo! Lui è uno dei nuovi Guardiani, a quanto pare.” Disse Francesca, un po’ annoiata e indifferente.

“Cosa?!?” gridò quasi l’interessato.
“Ma come fate a dirlo?” domandò, invece, Crystal, sorpreso quanto l’amico, ma comunque curioso, anche se dalla sua espressione non si sarebbe detto.

“Non lo senti?” chiese Anna di rimando, sempre fredda. “Il suo cosmo è cambiato, lo hai detto anche tu, poco fa.” Aggiunse, seccata dall’espressione confusa del giovane.

“Significa che il suo cosmo si è equilibrato con i suoi poteri di Guardiano, quello è un marchio che lo designa come tale. Lo portiamo tutti!” gli venne in aiuto Jasmine, scoprendosi la spalla destra, permettendo ai ragazzi di vedere, sul davanti, il fiore decorato da piante, trapassato da una spada lunga e fine.

Il tatuaggio, o marchio, era di un verde brillante, mentre il fiore era rosso come il sangue, non molto grande, anzi quasi invisibile se non ci si faceva caso.

Anche le altre, a quel punto, mostrarono i loro.

Anna aveva una goccia dentro un fiocco di neve, che nascondeva una specie di croce formata con una freccia spezzata. Il tutto era bianco e blu, con la punta della freccia che dava la sensazione di indicare il cuore. Era sotto l’orecchio sinistro.

Francesca, dietro la spalla destra, aveva una fiamma rosso cupo e nera, che poggiava su un cuore incenerito trafitto da vari pugnali, con una goccia rossa che scendeva verso la scapola.

Su-lee aveva, invece, sulla parte bassa della schiena, dei petali trasportati dal vento, con delle linee a dare una forma concreta all’aria, con un ventaglio da cui partiva una frusta che tagliava dei petali.

I due ragazzi le guardarono con gli occhi di fuori.

“Questi sono i simboli che portano tutti i Guardiani fin dalla nascita, solo che rimane nascosto. Si manifesta solo quando i poteri si sviluppano. E come avete visto sono colorati e spesso chiari, questo perchè sono una parte del Guardiano o Guardiana che lo porta, lo rappresenta.” Spiegò Jasmine, ricoprendo il marchio. “Adesso andate a riposare, è meglio. Domani, se avrete bisogno di qualche chiarimento, noi saremmo disponibili per spiegarvi.”

I due si ritirarono e Crystal accompagnò Andromeda fino alla porta della stanza che divideva con il fratello.

Non si accorsero di una persona che, arrabbiata, se ne andò dopo che il biondo si era ritirato.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Primo attacco ***


 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE: eccomi con il sesto capitolo!!!! Grandi rivelazioni nello scorso, vero??? Naaa, scommetto che voi sapevate già tutto..... comunque grazie alle sei gentilissime persone che hanno messo la storia tra le seguite, e grazie alla mia grandissima amica averyn che mi ha recensito tutti i capitoli, TI VOGLIO TANTO BENE!!!

Bacioni a tutti

Se vi va lasciate un commentino

Buona lettura

Crystal

 

Capitolo 6

 

Il cavaliere del cigno fu spedito, dopo l’ennesimo fallimento, a cercare di trovare i futuri Guardiani.

Sbuffando, si allontanò dal Grande Tempio per cercare ad Atene, se magari trovava qualcosa.

In quei giorni si era accresciuta incredibilmente la sensazione di vuoto che provava, solo che ora che era a conoscenza di avere una sorella gemella, sapeva a cosa era dovuta, solo che l’esserne informato non lo faceva stare meglio.

Trovò anche Phoenix che cercava in città, visto che si era scoperto che era Andromeda il Guardiano e due fratelli non potevano essere entrambi Guardiani, anche se potevano avere una forte affinità con gli elementi comunque, anzi, era molto probabile fosse così.

Infatti, nel caso del cavaliere della Regina Nera, era accaduto proprio questo, Andromeda era il nuovo Guardiano dell’Aria e lui possedeva una forte affinità con il fuoco, dovuta anche al fatto che era cavaliere della Fenice e condivideva con l’uccello di fuoco l’anima immortale.

“È tutto a posto?” domandò il biondo, notando l’espressione cupa dell’altro, più scuro del solito.

“No, non esattamente.” Rispose senza guardarlo, dopo un lungo momento di silenzio, in cui il cigno si era convinto che non avrebbe ricevuto risposta al quesito, accendendo la sua curiosità, ma anche la sua sorpresa, visto che non era tipo da lasciarsi andare a confidenze di alcun genere con qualcuno che non fosse suo fratello.

“Cosa è successo? Se vuoi parlare...” disse Crystal, lasciando la frase a metà, anche se si era compreso il finale “io ci sono”.

Phoenix lo guardò, per la prima volta da quando si erano incontrati, dritto negli occhi, con un’espressione così intensa che Crystal non volle approfondire la ricerca di un significato da attribuirle.

Non sapeva perché, ma lo stare sotto quello sguardo, solitamente freddo o indifferente, lo faceva quasi tremare, come se potesse leggergli dentro e, in teoria, con il Fantasma Diabolico, poteva davvero farlo.

Si diede dell’idiota, per essersi offerto di ascoltare, probabilmente l’altro l’avrebbe mandato al diavolo. Invece, contro ogni sua più rosea aspettativa, questi si mise a parlare, tranquillamente.

“Ho notato che tu e Andromeda avete legato molto...” buttò lì con tono fintamente indifferente, anche se la risposta aveva grande importanza per lui.

Il biondo arrossì leggermente, passandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli.

“Beh, si siamo molto amici. A volte, tuo fratello è in grado di capirmi come nessun altro!” disse, con tono basso e caldo, che fece stringere un pugno a Phoenix, per la gelosia.

Non sapeva perché, né quando, né come fosse nata quella specie di sentimento verso il biondo, ma, da un po’ si era scoperto a volere le sue attenzioni, a desiderare che quel tono fosse rivolto a lui, che l’espressione appena persa comparisse quando pensava a lui, invece, era tutto per suo fratello.

Il giovane si accorse della rabbia repressa a fatica dal cavaliere della Fenice e gli prese una mano, per aiutarlo a trattenersi, solo che non si aspettava l’ “aggressione” che seguì. Era pronto a difendersi da pugni e grida rabbiose, ma quando lo spinse contro un muro e lo bloccò con il suo corpo, prendendogli i polsi e fermandoli sopra la sua testa.

“Phoenix! Fermati, lasciami andare!” quasi gridò Crystal, con gli occhi sgranati, cercando di divincolarsi con scarso successo. L’altro era più forte di lui se si considerava solo la forza bruta.

Purtroppo si trovavano in un vicolo e nessuno l’avrebbe sentito, anche se avesse gridato.

“Phoenix! Ti ho detto di lasciarmi andare!” esclamò con decisione, ma anche una punta di paura nella voce.

Gli occhi blu scuro dell’uomo che aveva davanti sembravano quelli di un pazzo che non ha nulla da perdere, talmente pieni di emozioni che lo disorientavano.

“Altrimenti? Che fai? Chiami mio fratello per farti aiutare?” fece crudelmente ironico.

Quelle parole lo spaventarono più di tutto il resto.

Il Phoenix che avevano imparato a conoscere amava suo fratello, Andromeda, non avrebbe mai detto una cosa simile, tuttavia, non ebbe il tempo di pensare o dire altro, che quello cercò di baciarlo.

Evitò le sue labbra girando il viso, scatenando l’ira dell’altro, che, però, lo lasciò andare, indietreggiando di scatto, respirando affannosamente, come se avesse corso per ore.

“Phoenix?” domandò piano il cigno, questa volta preoccupato. “Stai... bene?” aggiunse, avvicinandosi al cavaliere dell’uccello di fuoco, che sembrava non riuscire a respirare.

La mancanza di ossigeno lo fece crollare a terra, accompagnato dalle braccia dell’amico.

“Mi dispiace... anf... anf... non so cosa...anf... cosa mi sia... anf... anf... preso... anf...” si scusò, senza fiato e con parole soffocate.

“Non ti preoccupare! Non è accaduto nulla.” Lo rassicurò. “Adesso cerca di riprenderti.” Aggiunse, guardandolo preoccupato, mentre il suo viso prendeva una malsana sfumatura bluastra.

“Dannazione, non posso restare qui, devo andare a cercare aiuto.” Ragionò.

Ormai Phoenix aveva perso conoscenza e nonostante tutto il suo respiro non si regolarizzava.

“Ehi! È tutto a posto?” domandò una voce femminile, proveniente dall’inizio del vicolo.

Il biondo alzò lo sguardo verso quella giovane donna che si era avvicinata, per verificare le condizioni del suo amico.

“No, non so come aiutarlo.” Rispose, guardandola e specchiandosi in due occhi azzurro ghiaccio identici ai suoi.

“Forse lo so io come fare, ma tu... tu devi promettere che non dirai nulla a nessuno!” gli disse, scrutandolo intensamente, in attesa di una risposta, che arrivò sotto forma di cenno di assenso.

Dopo di che, lei si inginocchiò dietro il cavaliere della Fenice, facendogli posare la testa sulle sue ginocchia e, mettendogli una mano sulla fronte, chiuse gli occhi, lasciando fuoriuscire una grande energia e solo allora Crystal si accorse che il ciondolo che portava al polso si era illuminato.

Aveva davanti una delle nuove Guardiane!

E, a giudicare da come le si era illuminata la mano di una luce bianca, ma calda, carezzevole, sapeva già utilizzare i suoi poteri e cosa stava facendo.

Inoltre, la somiglianza che sembrava esserci tra di loro lo lasciò di stucco, lei poteva essere...

Si distolse dai suoi pensieri quando vide uno spaventoso fumo nero uscire dalla bocca del suo amico per andare a riaddensarsi in una figura gemente a terra, poco lontano da loro.

Lo sconosciuto si rivelò essere un uomo alto, con i capelli lunghi e neri come la notte senza stelle, con due occhi completamente neri all’infuori delle pupille, che erano rosse come il sangue.

La ragazza misteriosa stava ancora con gli occhi chiusi, ma un raggio di luce bianca partì dalla sua mano in direzione dell’uomo. Il quale ringhiò, mostrando una chiostra di denti affilati, con due canini lunghi fino ad arrivare quasi al labbro inferiore. Il viso distorto dall’allungamento dei denti, si modificò leggermente, da umano divenne più simile a quello di un animale, sulle mani comparvero degli artigli lunghi e scuri.

La trasformazione fece partire altri tre raggi di luce, mentre il biondo vedeva Phoenix riprendere lentamente coscienza e un colorito normale.

Improvvisamente, un rumore così forte da diventare solo un ronzio fastidiosissimo, gli fece sentire i timpani così compressi da temere che scoppiassero, mentre gli occhi lacrimavano per la luce dei raggi che la giovane continuava a mandare senza mancare mai il bersaglio.

“Mhm...” gemette Phoenix, risvegliandosi e ritrovandosi sulle gambe di qualcuno, che teneva posata dolcemente una mano fresca sulla sua fronte.

Lì per lì, vista la frescura piacevole portata da quella mano, aveva pensato fosse Crystal, anche perché, davanti si suoi occhi ancora un po’ appannati si erano stagliati dei biondi capelli e una specie di fari azzurro ghiaccio, ma appena era riuscito a schiarirsi la mente, si accorse che la mano era troppo piccola e morbida, per essere quella del cavaliere. Si domandava, per cui, chi potesse essere la ragazza, perché di questo si trattava, che si stava prendendo cura di lui.

Intanto, il nemico, dopo aver visto fallire il suo attacco aveva provato a rispondere ai fasci di luce, con saette oscure, ma queste venivano deviate o fermate da una cupoletta comparsa sui tre giovani.

Un altro ringhio proruppe dalla gola del nemico, che si dovette ritirare non appena avvertì l’avvicinarsi di altre energie potenti.

“Questa volta siete stati fortunati, ma tornerò e allora vi distruggerò con le mie stesse mani.” Minacciò, andandosene.

“Phoenix!” chiamò Crystal preoccupato. “Stai bene?” gli domandò, aiutandolo ad alzarsi, sorretto anche dalla Guardiana sconosciuta.

“Grazie, se non fosse stato per te, non avrei saputo come aiutarlo!” le disse il biondo, ricevendo uno sguardo strano dalla giovane.

“Quindi devo ringraziare te, se sono ancora vivo?” chiese il cavaliere della Fenice, guardandola.

La ragazza gli sorrise, ravvivandosi i lunghi capelli biondi, leggermente mossi, arrossendo appena sulle gote.

Il giovane moro guardò i due ragazzi biondi davanti a lui, notando una volta di più l’incredibile somiglianza tra i due.

“Kaey! Kaey!” gridò una voce femminile poco lontano, attirando l’attenzione della ragazza.

“Scusate, devo andare!” disse, allontanandosi.
“Aspetta! Come ti chiami?” le domandò Crystal, prima che girasse l’angolo.

“Kaeyla!” rispose con un sorriso. “Non preoccuparti, ti troverò io, fratello!” disse, sparendo nella via.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Sogni ***


 

NOTE DELL’AUTRICE: eccomi qui con il settimo capitolo, scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma da questo chappy in poi le pubblicazioni saranno a cadenza settimanale, perchè sta per cominciare la scuola.... purtroppo..... allora ringrazio le sei persone che mi hanno messo tra le seguite e le mie due tesore, averyn e Dro, che mi recensiscono sempre e ascoltano pazientemente i miei scleri... GRAZIE!!!!

Buona lettura e se volete lasciare un commentino, sappiate che sono sempre bene accetti.

Crystal

 

Legenda: sogno; storia.

 

Capitolo 7

 

I due cavalieri ritornarono al Grande Tempio sconvolti e pensierosi. A coloro che chiedevano cosa fosse successo dicevano semplicemente “Abbiamo trovato la sorella di Crystal/mia sorella ed è lei una delle nuove Guardiane”.

Il cavaliere del cigno, inoltre, cominciò a rimanere solo, fuori, in città, giornate intere, nella speranza che sua sorella decidesse di farsi vedere, di poterle parlare, di capire come mai lei sembrava a conoscenza di tutto e perchè non si era fidata di lui, comportandosi come se fosse solo una ragazza normale, con poteri anormali.

Cercò di tenersi in contatto con gli amici, ma faticava a stare in compagnia, quindi si isolò, uscendo anche, talvolta, di notte e facendo preoccupare tutti, soprattutto Milo e Andromeda.

Poi, il venti di gennaio, tre giorni prima del suo, del loro, compleanno, la incontrò, ma non come si era aspettato, anzi...

 

Pov Kaeyla

 

Correvo in un bosco scuro, senza sapere dove stavo andando esattamente. Correvo, correvo il più veloce possibile, per evitare in ogni modo che qualunque cosa mi stesse inseguendo mi raggiungesse.

Vidi davanti a me una porta scura e minacciosa, ma mai quanto quello da cui scappavo.

Entrai.

Quello che mi trovai davanti mi fece accapponare la pelle. Non avevo mai visto un luogo più tetro e dall’atmosfera più pesante, l’oscurità era ovunque, anche nell’aria che respiravo. Sembrava entrarmi dentro, come se fosse solida.

L’Inferno, a confronto, sembrava una casa di bambole.

Mi guardai attorno, cercando di capire se il mio cervello non avesse confuso le informazioni.

Una grande sala nera e rosso cupo, scavata nella roccia, con drappeggi dello stesso rosso scuro del muro, che coprivano due porte ai lati della camera.

Un trono di pietra si stagliava minaccioso al centro, semi addossato al muro tra le due porte: sedutovi sopra, un’ombra scura con gli occhi simili a fiamme, uno azzurro ghiaccio e uno rosso e bruciante come il fuoco.

Ascoltava il rapporto di una persona inginocchiata a terra, mentre delle volute di fumo nero si avvicinavano a quel corpo, avviluppandolo con i loro tentacoli incorporei.

“Quello che stai cercando di dire è che hai fallito, Bhrama!” esclamò l’ombra, stringendo gli occhi in due fessure infuocate.

“Si, mio signore!” rispose mesto, anche se non era una domanda, con la testa china. “Ma vi assicuro che non fallirò ancora! La prossima volta che affronterò i Guardiani, vi porterò la testa della detentrice della Luce!” aggiunse, facendo scoppiare a ridere il suo signore in una risata sinistra, che mi mise i brividi e che si interruppe bruscamente.

“No! Voglio che me li porti vivi. Tutti!” ordinò. “Ora va, mio Generale, prepara i soldati ad una nuova offensiva, perchè, entro un anno, io e la mia dolce consorte saremo liberi! E allora, distruggeremo chiunque oserà mettersi tra noi e la nostra vittoria!” disse, scoppiando di nuovo a ridere in un modo che mi fece accapponare la pelle.

Cercai di uscire dalla grotta senza che mi vedesse, ma quando rialzai lo sguardo sul trono, non c’era più nessuno.

VAI VIA DI QUI!

Gridò una voce nella mia testa, mentre io cercavo di aprire la porta, in preda al panico.

“La giovane Guardiana della Luce! Che sorpresa! Te ne vai già? E senza salutare?” disse una voce dietro il mio orecchio, mentre un pugnale o una spada mi trapassava il costato, mozzandomi il respiro.

 

Quel dolore mi aiutò a uscire dal sogno/visione, mentre gridavo per il dolore della ferita e il bruciore del pugnale, che però impediva l’uscita di troppo sangue.

“Tesoro, cosa succede? Perchè quelle... oh Dei misericordiosi!” disse mia nonna, correndo a vedere come stavo, appena si accorse della lama che penetrava le mie carni.

“Resta ferma il più possibile e non estrarre il pugnale per nessuna ragione!” mi ordinò, uscendo di corsa dalla camera per andare a prendere tutto il necessario per fasciare la ferita.

Cinque minuti dopo, era seduta sul letto, accanto a me, a disinfettare la ferita e a chiedermi della visione.

Le raccontai il sogno, poi lei si informò su cosa volessi fare a quel punto.

“Intanto, devo parlare con Crystal, devo avvertirlo di ciò che ho visto. Poi....” riflettei ad alta voce, alzandomi a sedere, o almeno, quella era la mia intenzione, del tutto dimentica della profonda ferita che mi aveva inferto l’ombra nel mio sogno. “Ahi! Cavoli... che male...!” scossi la testa, tornando sdraiata con una mano posata sulla ferita fasciata. “Però devo rintracciare le altre Guardiane....” mormorai, un po’ preoccupata.

Mia nonna mi guardò intensamente.

“Vuoi che chiami Selenia? Così ti aiuta a farle venire qui?” mi propose. Io risposi solo con un cenno del capo.

L’aiuto di Selenia mi avrebbe fatto comodo.

“Nonna!” la fermai prima che uscisse, “Grazie!” le dissi con un sorrisone, appena si girò.

Lei, sorridendo a sua volta ritornò indietro per darmi una carezza sulla testa, che mi scompigliò i lunghi capelli biondi.

Sospirando, mi rilassai sul letto, cercando di non pensare a nulla, nella speranza di non sognare più.

 

Ero in una stanza piccola, illuminata a mala pena dalla luce della Luna.

Un ragazzo biondo dormiva un sonno agitato da incubi e troppi pensieri. Le occhiaie scure che aveva sotto gli occhi erano indicazioni chiare di quanto poco dormisse la notte.

Poi, dalla porta, uno spiraglio di luce preannunciò l’entrata di un’altro giovane. Questi si avvicinò a mio fratello, con uno sguardo addolorato e triste, talmente intenso e struggente nella sua tristezza da essere quasi troppo intimo da guardare.

“Crystal...” sussurrò, sedendosi a terra di fianco al letto. “Perchè? Perchè non ci dici cosa ti turba così? Perchè non ti confidi? Neanche con me? Perchè? Perchè ti isoli così? Non vedi come ti fai del male, dannazione? Smetti di farti del male!” domandò, sapendo di non poter ricevere risposte.

Vidi le sue spalle alzarsi ad intermittenza e mi ci volle qualche secondo per capire che stava piangendo silenziosamente, senza singhiozzi.

“Io ti amo, dannazione! Perchè devi tenerti tutto dentro? Perchè non ti apri con me, come hai fatto in questi tre anni? Voglio aiutarti, non posso sopportare di vederti triste e perso come in questi ultimi giorni... ti prego.... ti prego, reagisci, amore mio.... reagisci... ti prego....”continuò a sussurrare, con tono dolorosamente spezzato, mentre calde lacrime cadevano dai suoi occhi.

Mio fratello cominciò a lamentarsi, segno che si stava svegliando, quindi il giovane che era entrato nella stanza si asciugò gli occhi e uscì, fermandosi sulla porta per osservarlo ancora qualche istante, permettendomi di vedere la sua pelle bianchissima, gli occhi verdi, grandi e leggermente arrossati e i capelli dello stesso colore. Dopo di che, chiuse la porta, lasciando la camera di nuovo nel buio.

Crystal si svegliò in quel momento, aprendo stancamente gli occhi azzurro ghiaccio, puntandoli nella mia direzione.

Rimasi sorpresa, anche se sapevo che non poteva vedermi. Tuttavia, avevo bisogno che almeno mi sentisse.

Mi avvicinai lentamente, con la sensazione che lui, in realtà, riuscisse a vedermi, solo non capendo come fosse possibile che mi trovassi nella sua camera.

Poggiai una mano sulla sua fronte, facendogli chiudere gli occhi e parlando direttamente con la sua mente.

“Crystal... fratello.... puoi sentirmi?” gli chiesi.

“Si, ti sento... sorellina mia.” Mi rispose, esitando un poco prima di chiamarmi così, riempiendo i miei occhi di lacrime di gioia.

“Ho bisogno di parlarti!” esclamai, “Vieni all’Hotel della Luna, ti aspetterò lì, domattina.” Gli dissi, vedendolo e sentendolo, più che altro, annuire sotto la mia mano.

Sorrisi. “Allora a domani, fratello mio!” lo salutai, allontanandomi e spezzando il contatto, ma lui riuscì, non avevo idea del come, a prendere il mio polso, dicendo. “Non svanirai nel nulla dopo, vero?”

“No, dopo probabilmente, vivremo insieme, con i tuoi amici e alcuni dei miei!” risposi felice.

Rassicurato, mi lasciò andare e io mi ritrovai improvvisamente in una stanza simile a quella di mio fratello, ma illuminata da una candela.

Sul letto, dormiva il ragazzo che avevo liberato dalla possessione del demone o quel che era.

Sembrava stesse facendo un brutto sogno, era tutto sudato e si agitava quasi convulsamente, come a voler sfuggire a qualcosa.

“Esmeralda... No! No, no.... Esmeralda....” mormorava nel sonno.

Stavo per andarmene, consapevole solo di una sensazione di stritolamento allo stomaco, che mi faceva stare male e di stretto al cuore che mi sorprese.

“Kaeyla! No, non andartene! No...! Non farle del male! Kaeyla!” disse a voce più alta, shoccandomi, perchè potevo accettare che mio fratello mi vedesse, ma non qualcun altro. E poi, fino ad un secondo prima chiamava “Esmeralda” e ora voleva me? Pensai arrabbiata.

Girandomi, decisa a dirgliene quattro, mi bloccai, ora più sconvolta che alterata. Lui piangeva! Piangeva, sussurrando il mio nome!

Non potevo crederci, però quelle lacrime mi facevano male.

Mi sentivo anche io sul punto di piangere, ma, scuotendo la testa nel tentativo di scacciare ogni brutto pensiero e deglutendo per scacciare il magone che mi serrava la gola, mi avvicinai a lui, sedendomi sul letto e, appoggiandomi al suo braccio, posai un delicato bacio sulla sua fronte, tranquillizzandolo.

Di sfuggita vidi un mantello svolazzare oltre la porta socchiusa, poi mi svegliai, mentre lui sussurrava ancora “Kaeyla...”

 

Mi risvegliai all’alba, con Selenia, la mia maestra, che mi guardava con un sorrisino malizioso.

Spalancai gli occhi, arrossendo e capendo il perchè di quello sguardo.

“Non è assolutamente come pensi tu!” le dissi, facendo allargare il suo sorriso.

“Oh, piccola! Non riesci ancora  a capire il tuo cuore, eh?” mi chiese lei, scuotendo la lunga chioma d’ebano. “In ogni caso, ho contattato le nostre amiche e stanno arrivando, questa sera, Lucy e Luane saranno qui, mentre Sophia e Grimilde non arriveranno prima di domani.” Mi comunicò più seria. “Tua nonna mi ha raccontato la visione, ne hai avuta un’altra?” indagò la giovane donna orientale.

Io scossi la testa, sapevo che aveva visto almeno la fine del mio sogno, ma, a parte quello, non avevo visto altro.

Sorrise e annuì, prima di alzarsi.

“Verrò anche io, quando dovrai recarti al Grande Tempio!” esclamò con sicurezza.

Non ebbi tempo per dire nulla, perchè se ne andò, dicendomi di riposare, che mi avrebbe svegliato lei, quando il mio gemello fosse arrivato.

Così, mi lasciai cadere di nuovo tra le bracci di Morfeo, questa volta senza che il dio dei sogni mi facesse avere altre visioni.


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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Conoscersi ***


 

NOTE DELL’AUTRICE: eccomi qui con l’ottavo capitolo, vogliate scusarmi per il terribile ritardo, ma sono partita improvvisamente e non avevo internet... comunque eccovi il capitolo...

Buona lettura

Bacioni

Crystal

 

 

 

Capitolo 8

 

Le tende lasciate aperte facevano entrare tanto di quel Sole alle 9.00 del mattino da svegliarmi.

Proprio in quel momento, Selenia entrò nella stanza, per avvertirmi che Crystal era arrivato davanti all’hotel dove avrebbero alloggiato le mie amiche.

Mi alzai lentamente, consapevole della ferita al fianco, questa volta, poi iniziai a preoccuparmi di quello che dovevo dire a mio fratello, oltre alla visione, avrebbe, di sicuro, voluto sapere come mai, se sapevo della sua esistenza, non lo avevo mai cercato e come facevo a saper usare quei poteri che gli avevo mostrato salvando il suo amico Phoenix.

Per rilassarmi un po’ e non pensare, accesi lo stereo e partì “Incomplete” dei Backstreet Boys. Mi poggiai per terra, contro il muro con le cuffie nelle orecchie, mentre lasciavo che le parole mi entrassero dentro, cercando di dimenticare per tre minuti quello che avevo da fare entro poco.

Mia nonna mi venne a chiamare, nel momento in cui la canzone aveva riportato a galla ricordi che era meglio restassero nascosti. Subito dopo, “Innocence” di Avril Lavigne ne trascinò fuori altri che avrei solo voluto cancellare del tutto dalla mia memoria, ma che ora, con quei  sentimenti che sembravo provare per l’amico di mio fratello e, se il mio istinto diceva il giusto, fratello del ragazzo dagli occhi verdi.

Scossi la testa, tenendola tra le braccia, tirando le gambe al petto per difendermi dal mondo e i sentimenti.

Mia nonna mi posò una mano sulla spalla, facendomi sussultare, infatti, il mio capo scattò in alto per controllare l’intruso.

La guardai con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, che i ricordi avevano spinto fuori a forza.

“Oh, piccola! Va tutto bene! È tutto passato!” disse, abbracciandomi stretta. “Ora devi smetterla di pensarci, non tutti sono come lui... non è detto che accadrà di nuovo qualcosa del genere... devi andare avanti! E, adesso, c’è qualcuno che ti aspetta e non vuole ferirti!” aggiunse, tranquillizzandomi un poco.

Non mi dovevo lasciar abbattere. Dovevo tenere duro ancora per un po’, poi avrei potuto cercare protezione tra le braccia di mio fratello.

Mi alzai, togliendo le cuffie e passando la mano sugli occhi per asciugare le lacrime. Mi vestii velocemente con una mini di jeans e una maglietta blu scuro, legando mentre scendevo in bagno i capelli in una treccia morbida, mi lavai il viso, cancellando le tracce lasciate dalle lacrime, poi andai nella cucina, dove mi aspettavano le due donne.

“È tutto a posto, ora?” mi chiese Selenia, guardandomi intensamente. Io annuii, facendo un bel respiro profondo. Ero pronta ad affrontare le domande di mio fratello!

Mangiai un toast velocemente e uscii, trovandolo seduto sul muretto del piccolo molo davanti all’ Hotel della Luna.

Appena mi vide, scattò in piedi, avvicinandosi.

Vedendolo un po’ indeciso sul da farsi, gli saltai al collo, abbracciandolo per salutarlo, stringendolo forte.

Riconobbi con me stessa che non era molto da me esternare in quel modo i miei sentimenti, ma sentii anche che era la cosa giusta da fare.

“Ciao sorellina.” Mi disse tra i capelli, stringendomi forte come se non volesse lasciarmi più andare via. Respirai profondamente l’odore della sua pelle, chiudendo gli occhi, per imprimerlo bene nella mia mente.

Ci staccammo, dopo qualche istante, e ci dirigemmo verso la spiaggia, andandoci a sedere vicino alla riva.

“Allora, so che probabilmente avrai un sacco di domande da farmi, ma prima devi assolutamente ascoltare una cosa, che forse risponderà a molti quesiti e ne creerà degli altri.” Dissi, ammirando il mare e i gabbiani che lo sorvolavano.

Lui mi guardò, sapevo che mi stava guardando, lo sentivo, avvertivo i suoi occhi perforarmi la pelle, in attesa che continuassi.

“Per prima cosa, io sono una veggente. Posso vedere il futuro, ma anche il passato e il presente, soprattutto di persone che mi sono legate. In questo modo, ho scoperto la tua esistenza. Ti vedevo ogni notte nei miei sogni, da che ho memoria. Poi, tra quelli, avevo anche visioni su guerre e persone che non conoscevo. A 8 anni ho chiesto a mia madre, mia madre adottiva, perchè non avessi i suoi occhi verdi o quelli scuri di mio padre. Quel giorno mi spiegò che non ero figlia loro, ma che mi amavano come se lo fossi. Dopo quella rivelazione, ho cominciato a stare ancora di più con mia nonna, la quale già era a conoscenza dei miei sogni. Quando scoprì che sapevo, chiese a mia madre di potermi portare qualche giorno a casa sua, alla fine rimasi da lei quasi un anno!” spiegai, cercando di essere chiara mentre lui mi ascoltava attentamente. “In quel periodo, ha chiamato una sua amica, perchè mi aiutasse a controllare i miei poteri di Guardiana, manifestatisi in quei giorni. Lei mi ha anche aiutato con le mie visioni e ora posso controllarle, per la maggior parte.” Continuai.

“Tua nonna ha fatto delle ricerche su di me?” chiese, abbastanza sicuro sulla risposta. Io annuii.

“Lei, come ti ho detto, sapeva dei miei sogni. Dopo i primi quattro anni in cui le ho raccontato di un bimbo con i miei stessi occhi, lei ha cercato informazioni e mi ha raccontato tutto circa sette anni fa.” Gli risposi.

“Quando è stata annunciata la guerra galattica?”

“Si, sono venuta ad assistere, mia nonna aveva preso una casa.” Feci ridendo.

“Ma perchè non me lo hai detto allora? Eravamo vicini, potevamo stare insieme...” mi disse a metà tra il confuso e l’arrabbiato.

Aspettavo quella domanda dall’inizio della conversazione e ancora non sapevo esattamente come rispondere.

Aprii la bocca per provare a dir qualcosa, ma la richiusi subito dopo, non essendo molto sicura di cosa dire. Poi...

“Io sentivo che non era il tempo. Non mi avresti creduto o sarei stata fonte di distrazione.” Sul suo viso si formò un’espressione sorpresa, dopo, definitivamente confusa.

“Sai, non so se arrabbiarmi o no su questo, visto che anch’io riconosco che non ero molto maturo, a quel tempo.” Ammise infine, facendomi sorridere.

“In ogni caso, dopo non ti ho più lasciato solo! Ero sempre con te, anche se tu non lo sapevi.” Lo informai, con un piccolo sorriso.

Lui mi sorrise a sua volta.

Parlammo per un po’ del più e del meno, dopo di che, io tornai seria.

“C’è una cosa che ti devo dire!” esordii, lui notando il sguardo serio annuì con la faccia più scura. “Ho fatto un sogno. Un sogno che riguarda l’uomo che abbiamo battuto quando ci siamo incontrati, credo stesse facendo rapporto al suo padrone, ma non ho potuto vederlo...” gli raccontai il sogno e la sua dolorante conclusione e poi gli parlai delle mie amiche, Guardiane anche loro, che stavano arrivando e che avrebbero aiutato nella ricerca degli ultimi due Guardiani.

Ricevetti un’occhiata strana, una volta finito, lui sembrava basito e sconvolto al tempo stesso. Mi scappò un sorriso, pensando a quante emozioni erano passate sul suo viso da quando ci eravamo incontrati, ormai quattro ore prima.

“Senti, hai fame?” chiesi, cambiando improvvisamente discorso. Prima che potesse rispondere, il suo stomaco brontolò, imbarazzandolo. Annuì, guardandomi da sotto la frangia, scompigliandosi i capelli biondi, a testa bassa, per scacciare il rossore che aveva sul viso.

“Allora vieni, mia nonna di solito cucina per un esercito!” gli proposi, alzandomi e cercando di togliere la sabbia dai vestiti.

Lui mi imitò, prima di dirigerci verso casa mia.

“Ciao, nonna! Sono tornata!” salutai, entrando. Lei venne a vedere e vedendo Crystal con me, sorrise.

“Buongiorno, signora, io sono Crystal, il...” si presentò.

“Fratello della mia piccola Kaey!” finì per lui, chiamandomi con il soprannome che mi avevano dato le gemelle quando eravamo piccole.

Mia nonna lo guardò minacciosa per un paio di secondi, poi sorrise e lo abbracciò, dicendo “Ho un altro nipote!” shoccandolo e facendomi ridere.

Dopo di che ci spinse in cucina, dove mangiammo, parlando un po’ di tutto.

Sembravamo una famiglia!

Finchè io non chiesi dove fosse la mia maestra, che rientrò in quel momento, accompagnata da un uomo che, lì per lì, non riconobbi. Mio fratello, invece, sì.

“Sion...” sussurrò con voce semi strozzata, poi osservò meglio Selenia e i suoi occhi si spalancarono ancora di più, “Sirio...” mormorò, con voce a malapena percettibile.

I due si accorsero della presenza mia e di Crystal solo allora, la mia maestra sgranò gli occhi di sorpresa, timore, preoccupazione e... nostalgia? Mentre l’uomo parve rendersi conto solo in quel momento che il cavaliere del Dragone, addestrato dal suo migliore amico, assomigliava davvero alla sua amata.

Si girò verso di lei e di nuovo verso di noi e si sedette.

Lei lo imitò, accomodandosi di fronte a me.

“Sion, Grande Sacerdote... cosa? Come è possibile?” domandò il cavaliere del cigno spaesato, che non sapeva cosa pensare, aveva visto il suo maestro morire, divenire polvere, tra le sue braccia e ora...

I due si guardarono, poi io mi ricordai una cosa che mi aveva detto la mia insegnante.

“L’hanno riportata qui le Guardiane, vero? E con lei tutti gli altri cavalieri d’oro!” dissi, ricevendo solo un assenso in risposta.

“Si può spiegare un pochino meglio? Che vuol dire “riportato qui”?” chiese mio fratello.

“È un potere proprio delle Guardiane, loro possono richiamare un’anima e, se il corpo a cui apparteneva è, in qualche modo, danneggiato, tramite un antico rituale, ricreare anche quello. È un potere quasi divino, che però consuma molte energie.” Spiegò Sion, intromettendosi.

“Esattamente. Le Guardiane conoscono, anche se oramai servirà a poco la loro conoscenza, il nemico che state per affrontare e sanno che ci sarà bisogno di tutto l’aiuto possibile, se vogliamo avere una speranza di vittoria!” aggiunse Selenia.

“Quindi sono ritornati tutti?” domandai, precedendo Crystal.

“Si, sono tutti vivi e stanno bene, ma non li troverai al Grande Tempio, cavaliere, prima le Guardiane vi dovranno spiegare molte cose e io e le quattro nuove Guardiane verremo domani perchè le ragazze imparino come si deve a usare le loro capacità e poteri.” Disse la donna, spezzando l’entusiasmo del biondo.

“Invece, l’altra, piccola questione, Sele?” interruppe Sion, cambiando discorso, “Che significa? Perchè assomigli tanto al cavaliere del Drago?” chiese.

Gli occhi turchesi di lei si spalancarono, mentre cercava una spiegazione, o meglio, un modo per dirlo senza che qualcuno si sentisse male, ma alla fine optò per una frase semplice e diretta.

“È mio figlio!” se non fossimo stati seduti, tutti a parte nonna, saremmo crollati a terra per la sorpresa.

“C-cosa? Tuo... tuo figlio? E... e chi è... chi è il padre?” i informò ancora uno shoccato Grande Sacerdote, non molto sicuro di voler sapere la risposta.

“Tu!” rispose, tranquilla. L’altro la guardò con gli occhi fuori dalle orbite.

“Hai capito bene! Sirio il Dragone è nostro figlio!” ribadì il concetto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Al Grande Tempio ***


 
NOTE DELL’AUTRICE: allora eccomi qui con il nono capitolo…. Vi chiedo umilmente scusa per l’abnorme ritardo, cercherò di essere più puntuale… vi avverto fin da ora che i capitoli arriveranno uno al mese, al massimo due…
Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensiscono!!! Come sempre è dedicato alla mia cara Dro.
Bacioni e buona lettura
Crystal
 
 
Capitolo 9
 
Quella sera, dopo che Crystal era tornato al Grande Tempio, molto più calmo e rilassato, per quanto potesse esserlo dopo tutte quelle rivelazioni, arrivarono le gemelle Lucy e Luane, che erano state chiamate la sera prima da Selenia.
Questa spiegò loro, infatti, che il momento in cui avrebbero dovuto ricoprire il ruolo di Guardiane era arrivato e che il giorno dopo sarebbero andate a conoscere le vecchie Guardiane e i cavalieri. Lucy sorrise raggiante e Luane, che non era una Guardiana, ma possedeva una forte affinità con l’aria, elemento opposto alla sorella, che era Guardiana della Terra.
Le gemelle erano di origini germano/spagnole, infatti, erano tutte e due con la pelle olivastra, gli occhi albini, di un azzurro così chiaro da sembrare trasparente e i capelli biondo platino.
Le uguaglianze tra le due finivano lì.
Lucy, nonostante il carattere solare, tendeva ad essere più riservata e, ovviamente, aveva più tatto della sorella, che era più espansiva, anche se in modo un po’ sarcastico.
Lu difficilmente parlava con chi non conosceva, preferiva capire bene prima con chi aveva a che fare, anche se le ci volevano pochi minuti. Era una che preferiva evitare le battaglie, soprattutto quando le considerava inutili, costringendo a volte la sorella a intervenire per evitare che qualcuno le facesse del male.
Luane, al contrario, era il tipo senza peli sulla lingua, qualunque cosa avesse da dire lo diceva senza problemi e i quasi quindici anni di arti marziali le davano la possibilità di difendersi da coloro che pensavano bene di risponderle con la violenza.
Insieme, quando si battevano, però erano inarrestabili, chiunque cercasse di sfidarle finiva al tappeto, spiazzato dalla loro coordinazione, velocità e agilità.
“Allora, com’è il fratellino di persona?” domandò maliziosa Luane.
Io la guardai con gli occhi fuori dalle orbite.
“Il sole di Miami ti ha dato alla testa!” le risposi, ridacchiando.
“Oh, no! Sono i bei ragazzi di Miami che le hanno dato alla testa!” la prese in giro Lucy.
Lei strinse gli occhi, poi sorrise birichina.
“A me hanno fatto perdere la testa? E che vogliamo dire del “bellissimo e bravissimo” cameriere del ristorante dell’hotel, che ti ha anche lasciato il suo numero?” ribatté.
Io ridacchiai mentre Lucy arrossiva. Quanto mi erano mancate!
“Wow, perchè quando io non ci sono incontrate tutti questi bei ragazzi?” chiesi, fintamente indispettita.
“Perchè quando ci sei rimangono troppo spaventati dalla tua bellezza che non si avvicinano!” rispose ovvia Luane, con l’aria di essere tremendamente seria.
Io feci finta di crederci.
“Comunque, ripeto, il fratellino gemello è fico come nei sogni?” richiese Luane, tornando all’inizio della conversazione.
“Si è fico, anzi, anche di più...” risposi strascicando apposta le parole. “Ma non osare provarci!” le dissi seria, dopo.
Lei sgranò appena gli occhi per il mio tono freddo e duro, poi tornò alla sua maschera un po’ maliziosa, un po’ sarcastica.
Lucy spezzò la tensione chiedendo quando sarebbero arrivate Sophia e Ilde (Grimilde).
“Domani mattina, prima non riuscivano.”
“Selenia ci ha detto che dopo andremo al Grande Tempio, tu ci sei stata?” si informarono le gemelle.
“No, solo nei sogni. Anche se devo ammettere che ho paura di incontrare tante persone importanti per mio fratello... temo che se loro non mi accetteranno lui...” dissi.
“Non ti voglia più bene?” completò Lucy, dolcemente.
“Beh, è impossibile! Ti adoreranno, già per il fatto che sei sorella gemella sia perchè tu non sei un tipo che si può odiare!” mi smentì Luane.
“Ma...” provai a ribattere.
“Niente “ma”, non c’è nulla da dire! Ti adoreranno e anche a noi, quasi tutti almeno. Tuttavia, cos’è questa storia che i cavalieri d’oro che dovevano essere morti sono tornati?” mi zittì, aprendo un’altra questione.
“Non so come sia successo, so solo che è così. Però loro non lo sanno ancora, quindi, non dite nulla, a meno che non sia Sele che ve lo dice.” Consigliai.
Loro annuirono, poi andammo a dormire, il giorno dopo sarebbe stato anche più pesante.
 
Mi trovavo di nuovo nella stanza del giovane uomo che avevo salvato, Phoenix.
Questa volta non dormiva e c’era un uomo a parlare con lui. Un bell’uomo biondo, che parlava rivolto al giovane seduto davanti a lui, ma teneva gli occhi chiusi.
Lì per lì, mi domandai se non fosse cieco, poi lui avvertì la mia presenza e, oltre a mio fratello e agli altri Guardiani, solo due cavalieri d’oro potevano vedermi, il cavaliere dell’ariete e il cavaliere della vergine. Selenia mi aveva detto che il cavaliere di Virgo era anche guardiano dei sei mondi di Ade.
“Shaka?” chiamò Phoenix, sorpreso, quando l’altro aprì gli occhi, puntandoli nella mia direzione.
Io ricambiai lo sguardo, tenendo la testa alta.
Lui distolse gli occhi blu scuro, guardando altrove e rassicurando l’altro, il quale però chiese se aveva percepito tracce del cosmo dei loro nemici, ma il biondo scosse la testa, lanciandomi un’ultima occhiata di sfuggita.
Gli sorrisi e lo ringraziai con un cenno del capo. Dopo di che, provocando a concentrarmi, mi allontanai dalla stanza, finendo in un bosco immenso e poi in un inferno, o meglio, all’Inferno, circondata da anime dannate...
 
Mi svegliai di soprassalto la mattina dopo, non molto riposata.
Rimasi distesa, fino alle nove e mezza circa, quando udii le voci concitate delle mie amiche. Infine mi alzai lentamente, mi preparai, vestendomi con dei pantaloncini di jeans e una maglietta a fascia turchese, con una rosa blu tra i capelli.
In cucina, stavano discutendo su quello che era successo e le mie visioni e anche la nuova parentela di Selenia.
La giornata era appena all’inizio e io avevo già mal di testa. In più il sogno di quella notte mi aveva rivelato cose incredibili, a quanto pare, Luane e Lucy avevano ragione, avrei avuto l’appoggio di almeno un cavaliere d’oro. Mi sedetti al tavolo, mentre Ilde e Selenia, le due litiganti, si zittirono e con loro tutto il gruppo, dando un po’ di sollievo al mio mal di testa. Sospirai, portando le mani a massaggiare le tempie, che pulsavano dolorosamente.
“Stai bene, cara?” mi domandò mia nonna, vedendomi pallida e con le occhiaie. Annui delicatamente, con la testa che doleva incredibilmente ad ogni minimo movimento.
“Tra poche ore dovremmo recarci al Grande Tempio...” mi informò la mia insegnante.
Io la guardai con occhi vacui, che la spaventarono. Mi toccò la fronte per capire se avevo la febbre, ma io mi scansai bruscamente, mantenendo l’equilibrio per miracolo.
Poi avvertì che le avrei aspettate vicino all’hotel.
Grimilde, chiamata da tutti Ilde perchè il suo nome le faceva letteralmente ribrezzo, mi seguì dopo qualche secondo, volendomi parlare del “piccolo segreto” di Selenia e sapere qualcosa in più sul mio caro fratellino.
“Ehi! Tutto a posto? Non hai una bella cera!” disse, sedendosi accanto a me.
-Ho scoperto che consumo molte energie quando devo tenere testa a qualcuno, se mi trovo in un sogno!- pensai, lasciando che potesse sentire, pur tenendo i ricordi ben nascosti.
“Stai bene? Comunque sei migliorata!” richiese, sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
-Sì!- pensai solo.
“E il “piccolo segreto”...?” domandò, cercando di capire cosa esattamente sapevo.
-So del figlio di Selenia e mio fratello- mi concentrai un secondo per farglielo vedere- lo conosce. È un cavaliere, come suo padre!-
Lei annuì seria poi mi abbracciò, parlando direttamente nella mia testa.
-Sono felice che tu l’abbia finalmente trovato! E domani potrete addirittura festeggiare insieme il vostro ventesimo compleanno!-
“Ragazze!” ci chiamò Lucy, poco lontana.
Ilde si staccò dall’abbraccio, alzandosi e risistemando i pantaloncini di jeans, ravvivandosi poi i corti capelli scuri, lisci come spaghetti.
Sophia, avvicinandosi a  me ammiccante, mi piazzò in testa un cappello di paglia con un nastrino blu/nero per “evitare cadute dovute al troppo sole”.
In un primo momento ebbi la tentazione di tirarglielo, ma, saggiamente, decisi di tenerlo.
Impiegammo un paio di ore per arrivare al Grande Tempio, passando per una strada interminabile sotto al Sole, tanto che, nonostante il cappello, la testa mi faceva ancora più male di prima e aveva cominciato a girare.
Poco prima della scalinata per la prima casa, Sion, il Grande Sacerdote di Atene si aggiunse al gruppo.
Crystal ci aspettava e stava correndo verso la prima casa, visto che lo avevo avvertito, ma sembrava che qualcuno lo seguisse.
Arrivato davanti alla scalinata, io gli corsi incontro, lasciando cadere il cappello e avvertendo qualcuno poco dietro di lui che emanava un cosmo familiare.
Lo abbracciai e lui mi prese praticamente in braccio, salutandomi davanti ad uno shoccato cavaliere d’ariete, che si accorse solo in quel momento delle persone con me.
“Grazie di essere venuta, sorellina!” mi salutò mio fratello, continuando ad abbracciarmi, sconvolgendo tutti quelli che lo avevano sentito.
“Non potevo mancare, ora che ti ho incontrato, non ti lascerò più solo! Sei la mia famiglia!” gli risposi, con le lacrime agli occhi.
“Ehm Ehm, mi dispiace interrompere, ma ci stanno guardando tutti male!” ci richiamò Luane, infastidita dagli sguardi sospettosi dei cavalieri d’oro e non.
“Mur! Dove diavolo è Crystal? Stava uscendo di nuo... oh! Sei qui...” si bloccò Milo, guardando prima il giovane biondo e poi la ragazza(io), sempre bionda, a cui era ancora abbracciato. “Lei è...” sussurrò.
“Si, lei è Kaeyla, mia sorella gemella!” disse, sciogliendo l’abbraccio, ma restando al mio fianco.
Mi guardarono tutti per un bel po’, o almeno così mi sembrò, senza dire nulla, come cercando le somiglianze tra me e lui. Finché il ragazzo dagli occhi verdi mi si avvicinò, presentandosi.
“Andromeda, piacere!” mi disse con un sorriso, tendendomi la mano.
“Kaeyla, piacere mio!” risposi stringendogli la mano, vedendo di sfuggita un ciondolo a forma di pentacolo con scritto “Yours ever” sul suo cuore.
“Piacere di conoscerti, finalmente, Kaeyla, ma loro chi so...” iniziò il cavaliere di ariete. Sion lo bloccò, togliendosi il cappuccio che lo copriva, facendo prendere un colpo a tutti coloro che stavano lì a guardare.
“Maestro...” disse Mur.
“Sion...” fece Dohko.
“Grande Sacerdote!” esclamarono tutti gli altri.
“Credo che sia meglio continuare questa conversazione in un posto più privato.” Suggerì.
Il cavaliere della prima casa fece strada fino alle sue stanza private.
Si accomodarono tutti come meglio potevano nel piccolo salotto, appena decorato con alcune colonne a cui si appoggiarono la maggio parte dei cavalieri. Altri si sistemarono sul piccolo divanetto e sulle sedie che portò il custode del primo tempio.
“Come è possibile, Sion? Ti ho visto scomparire tra le mie braccia!” affermò Libra.
Il Grande Sacerdote guardò le Guardiane, appena entrate, prima di rispondere.
“Le Guardiane, prima di venire da voi, hanno eseguito un rituale con cui mi hanno riportato indietro, nel mondo dei vivi.” Disse.
“E gli altri? Aphrodite, Saga, Camus...” chiese Andromeda speranzoso.
“Posso solo dirvi che, come me, sono stati riportati al rituale, ma non si sono ancora svegliati.” I visi illuminati e pieni di speranza dei cinque giovani cavalieri, ma anche quelli, leggermente più impassibili dagli altri, si rallegrarono.
A quel punto, l’altra figura ancora incappucciata si tolse il mantello.
“Selenia!” esclamarono cinque persone nella stanza, confondendo quasi tutti gli altri che si domandavano come facevano a conoscersi.
“Selenia!” disse Su-lee, abbracciandola, spiegando un po’ di cose.
Quando si staccavano, tutti notarono una strana ad inquietante somiglianza tra le donne e Sirio del Dragone, ma solo Pegasus ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.
“Ehi Dragone! Hai visto quanto ti assomiglia la sorella di Su-lee? Potrebbe sembrare tua madre!” fece, scherzoso, gelando quattro persone nella stanza, mentre chi sapeva attendeva in silenzio l’arrivo della bomba, come me, Crystal e le mie amiche; gli altri, invece, risero bloccandosi nel momento in cui Su-lee scoppiò.
“È vero? Sele dimmi la verità! Avevi detto che lo avevi perso! Hai mentito?” gridò arrabbiato.
Selenia abbassò lo sguardo.
“Non ti ho mentito! Mio figlio mi è stato portato via dai Manipolatori... non sapevo che fosse vivo, fin quando non ho conosciuto Luce.” Disse, rialzandolo per guardare me.
Il cavaliere del drago aveva gli occhi sbarrati, come gli altri, guardò me come gli altri e poi Crystal al mio fianco, tutto sommato tranquillo.
“Tu sapevi tutto? Perchè non me lo hai detto?” lo aggredì quasi, lasciandolo sconvolto.
“No... io... io non sapevo...” cercò di dire mio fratello, shoccato dalla rabbia dell’amico.
“Non sembri molto sorpreso!” disse ancora l’altro, alzandosi in piedi, ignorando i tentativi della ragazza di calmarlo. Anche Crystal stava per alzarsi, ma io lo fermai, facendolo al posto suo.
“Non è colpa sua! Ho chiesto io a mio fratello di non dire nulla a nessuno, perchè non era compito suo dirti che i tuoi genitori sono entrambi vivi! Quindi non puoi prendertela con qualcuno, fallo con me!” lo ripresi, facendo sbollire la sua rabbia, sostituita da un leggero timore, per via della pericolosa luminosità dei miei occhi, indietreggiando fino al muro.
“Sirio!” lo chiamò Sion “Mi dispiace, per tutto! Ma io ero stato informato che mio figlio non c’era più!” disse rammaricato, stringendo la mano della sua amata.
Selenia poi si alzò.
“Non hai idea di quanto ho desiderato venirti a prendere per portarti via, per proteggerti da tutto questo, ma...” si avvicinò leggermente, guardando me.
Io incassai la testa nelle spalle, desiderando svanire, prima di rendermi conto di aver fatto un madornale errore a lasciarmi prendere dalla rabbia, perchè, oltre alle energie spese la notte con Shaka, quello scoppio di potere mi fece esplodere la testa, permettendo ad una visione di sopraffarmi, improvvisamente e da sveglia.
Mi sentii cadere tra le braccia di qualcuno, mentre davanti ai miei occhi aperti passavano immagini sconnesse.
La statua di Atena e lo scettro di Nike.
Le colonne dei sette mari e il tridente di Nettuno.
L’Elisio e la spada di Ade.
“...yla! Rispondi!”
“Stai bene?”
“Ma cosa è successo”
Dicevano tante voci facendomi scoppiare le testa ancora di più.
“Basta! Allontanatevi e fate silenzio! Rimanete qui!” disse una voce calma, ma anche appena minacciosa, poco lontano da me, mentre chiunque mi avesse salvato dal pavimento si alzava con me in braccio. “Phoenix, vieni con me!” aggiunse la voce, mentre una stretta rassicurante mi suggeriva di lasciarmi andare all’oblio, ma... Phoenix... quel nome... Lui!
Aprii gli occhi, che non ricordavo di aver chiuso, e lo guardai, trovandolo a osservarmi preoccupato con quegli occhi scuri che sembravano capaci di entrarmi dentro.
“Riposa.” Sussurrò e la mia mente stremata si lasciò cadere nell’oblio tra quelle braccia, al sicuro.
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Il compleanno ***


NOTE DELL’ AUTRICE:  salve a tutti!!! Eccomi con il decimo capitolo... dedicato alla mia dolcissima Dro, che oggi compie gli anni... AUGURI!!! Non mi dilungo troppo, solo grazie a chi recensisce, legge, mette la storia tra seguite/preferite/ricordate.
Buona lettura
Bacioni
Crystal
 
 
 
Capitolo 10
 
 
Quando mi svegliai, lui era lì con me.
“Sei sveglia, finalmente!” esclamò con un leggero sorriso.
Io ricambiai, sentendo che la testa aveva smesso di pulsare.
“Dove sono?” chiesi, non riconoscendo la camera dove mi trovavo.
“Sei nella stanza di Shaka. Quando sei svenuta, mi ha ordinato di portarti qui.” Rispose lui, un po’ divertito. “Non capisco perchè, ma a quanto pare sei entrata nell’incredibilmente ristretto numero di persone che gli stanno veramente a cuore.” Aggiunse, con un pizzico di sorpresa nella voce.
Feci forza sulle braccia per alzarmi a sedere, senza riuscire, perchè, nonostante la testa avesse smesso di torturarmi, avevo ancora addosso un’incredibile debolezza fisica.
Phoenix si alzò dalla sedia dove si trovava e mi venne ad aiutare, posizionando un paio di cuscini dietro le mie spalle per tenermi seduta senza sforzare i muscoli, che rispondevano a fatica.
“Mi sento come se mi fosse passato sopra un camion... Cosa è successo esattamente?” chiesi, non molto certa di ricordare correttamente la sera prima... “Aspetta quanto tempo sono stata incosciente?” lo bloccai prima che rispondesse al quesito precedente.
“Sei rimasta incosciente per tutta la notte e una parte della giornata... ah giusto! Auguri!” mi rispose. “Sei ancora in tempo per la festa di questa sera!” aggiunse, scoppiando a ridere quando spalancai gli occhi inorridita.
“Oh, no!” gemetti, coprendomi il viso con le mani.
“Tutto ok?” mi domandò preoccupato.
“Le mie amiche non hanno detto nulla? Non hanno parlato di vestiti da mettermi, o cose del genere?” chiesi, sempre nascosta dietro le mani, aprendo le dita quel tanto che bastava per vederlo annuire, un po’ confuso, e farmi gemere di nuovo sconsolata.
Lui mi si avvicinò, bloccandosi improvvisamente dopo avermi afferrato una mano, fissandomi come se non mi vedesse realmente.
Allungai l’altra mano verso di lui, per risvegliarlo dalla trance in cui sembrava caduto, ma prima che potessi farlo mi prese il braccio, guardandomi con uno sguardo shoccato, prima di sussurrare.
“Avevi la mano luminosa...” io la guardai e sentii un leggero bruciore lungo la spina dorsale.
Mi scusai, abbassando gli occhi mortificata, e scese un silenzio incredibilmente imbarazzante.
L’entrata di Shaka, mio fratello e Andromeda lo spezzò, dando a Phoenix la possibilità di andarsene, lasciandomi con gli altri, mentre dentro di me si faceva strada un terribile dubbio. Avrei dovuto parlare con Ilde, più tardi.
“È tutto a posto, sorellina?” mi chiese preoccupato mio fratello. Io annuii, rassicurandolo con un sorriso che non raggiunse gli occhi, puntati ancora sulla porta.
“Auguri!” mi disse Andromeda, distraendomi con il suo tono gioviale.
“Come?” domandai confusa.
“È il nostro compleanno, il 23! Non te lo ricordi?” mi fece Crystal.
“Oh! Si... si! Scusatemi, è che ho la testa un po’ tra le nuvole.” Spiegai, ricevendo uno sguardo eloquente da Shaka, che si fece appena scappare un sorriso, mascherato immediatamente.
“Se ce la fai, potresti venire di sopra a mangiare con noi.” mi invitò.
Io, un po’ preoccupata, guardai i due ragazzi davanti a me, che sorrisero incoraggianti e speranzosi che accettassi.
“Ok, penso di potercela fare.” Dissi, scostando le coperte e provando a posare le gambe a terra.
Riuscii ad alzarmi per puro miracolo e camminai lentamente in avanti, verso la porta. Arrivai oltre la soglia prima di crollare tra le braccia di Sirio, che mi strinse, prendendomi in braccio.
“Scusa io...” dissi ma lui mi interruppe.
“No, sono io che ti devo delle scuse... non avrei dovuto arrabbiarmi con tuo fratello, o con te, non avete colpa delle decisioni di mia madre...” fece, dispiaciuto.
Non sapendo cosa dirgli e imbarazzata dalla situazione, cercai di allontanarmi.
“Ora puoi lasciarmi!” esclamai, spostandomi dal suo petto e lui mi guardò stranito, mentre arrivavano mio fratello, Andromeda e Shaka, con Phoenix che fulminava Dragone da poco lontano.
Mi rimise a terra, mentre le mie gambe tremavano pericolosamente. Il cavaliere della Fenice, per evitare che mi riprendesse Sirio, mi si avvicinò e mi passò un braccio intorno alla vita, guadagnandosi un’occhiataccia dal mio gemello, che venne bloccato dal fratellino dell’altro.
“Posso camminare da sola!” feci, indispettita. “Non sono un’inferma! Lasciami! Ce la faccio anche da sola, ho detto!” mi lamentai, mentre lui mi continuava a tenere, salendo le scale fino alla tredicesima casa.
Le mie proteste iniziarono, dopo un po’, a far ridere coloro che erano con noi e accorrere gli altri che, dopo l’attimo iniziale di sbalordimento, scoppiavano a ridere a loro volta, seguendoci per vedere gli sviluppi della scenetta che avevamo inconsapevolmente messo su.
Avrei ucciso Phoenix prima di arrivare di sopra, o lui mi avrebbe scaraventato da qualche parte, possibilmente giù da un burrone?
 
Salire le scale fu una vera impresa. Tra i miei improperi e le risate degli altri, ma alla fine giungemmo nelle stanze del Grande Sacerdote, dove era stata preparata una tavola completamente imbandita di ogni leccornia culinaria esistente.
Phoenix mi sorresse fino ad un divanetto morbido dove mi buttò di peso. Mi risollevai leggermente per poterlo guardare male, poi venni rapita dalle gemelle, che blateravano su quale vestito, tra quelli che avevano portato da Miami e quelli che erano riuscite a comprare in una boutique in città, mi sarebbe stato meglio.
Mi presi la testa tra le mani, pregando silenziosamente tutti gli dei dell’Olimpo che mi lasciassero in pace, o che scegliessero in fretta il vestito, in modo che la tortura finisse presto.
Luane mi prese per mano e mi trascinò a sedere su un letto, dicendomi di rilassarmi.
“E come diavolo faccio a tranquillizzarmi? Me lo spiegate? Con voi due che mi torturate con vestiti, trucco e parrucco?” sbottai con loro, con i nervi a fior di pelle.
Lucy mi guardò con gli occhioni spalancati, abbassandoli, con espressione da cucciolo bastonato, sul vestito dorato che teneva in mano, arrossendo come una bambina.
Sospirai.
“Dai, su. Dammi una mano a indossarlo, che da sola non posso farcela... e non lo metterei...!” dissi, con un piccolo sorriso accennato.
Vidi il viso della giovane Guardiana della terra illuminarsi di felicità, mentre mi si avvicinava di fretta per evitare che cambiassi idea. Mi aiutò a indossarlo, sistemandolo e legando la fascia sul seno che si incrociava dietro il collo, lasciando scoperte le spalle. Il vestito era corto abbastanza da mostrare quasi tutte le gambe, slanciate dal tacco delle scarpe che mi avevano costretto a mettere.
Luane mi tenne in piedi, mentre cercavo di stabilizzare il mio già precario equilibrio, non aiutava il fatto che l’abito stile impero mi stringeva talmente tanto sul seno da impedirmi quasi di respirare.
“Ragazze, vi prego, posso togliere queste scarpe e mettere delle ballerine?” domandai, facendo qualche passo, timorosa.
Lucy mi guardò dubbiosa.
“Non saprei... ti stanno così bene... e poi, non sono alte! Tienile, ce la puoi fare!” fece, sbattendo gli occhi azzurro chiaro.
Io sbuffai, cedendo.
“Ok, ok. Va bene, avete vinto! Ma se cado la colpa è vostra!” ribattei alzando le mani in segno di resa.
Lo sguardo malizioso che entrambe mi lanciarono però mi terrorizzò più di quanto non facesse la loro fissazione per la moda e per l’usarmi come barbie.
“Andiamo, adesso! Abbiamo impiegato più tempo del previsto a prepararla!” esordì Luane, tenendomi per un braccio e cominciando a spingermi verso la sala principale, dove si trovavano tutti gli altri. Davanti alla porta, un brutto presentimento mi spinse a tirare indietro la gemella che la stava aprendo.
“Aspetta!”dissi, afferrandola per il braccio.
Dove si trovava la sua testa si frantumò un piatto pieno di qualcosa che doveva essere parte del banchetto.
“Ma che diavolo...?” chiese la ragazza, iniziando ad arrabbiarsi.
Lucy scosse la testa, sospirando sconsolata.
Ci scambiammo un sguardo d’intesa prima di dire insieme.
“Sophia!”
Riprovammo ad aprire la porta, questa volta preparate, infatti Luane mise intorno a tutte e tre una barriera d’aria.
La sala era uno scenario anche peggiore di quello che credevamo.
Sophia e Ilde si picchiavano, o ci provavano, mentre i cavalieri d’oro litigavano anche loro, chi per dar ragione a una delle due, chi per cercare di fermare gli altri.
In un angolo della sala, appoggiati al muro, i cinque cavalieri di bronzo, quattro! Seiya aveva ceduto ad una delle provocazioni delle Guardiane “vecchie” e ora si era unito alla mischia, cui si aggiunse, poco dopo, anche Sirio e tutte le Guardiane, comprese le gemelle.
Io mi avvicinai ai tre ragazzi ancora appoggiati al muro, con le facce scure, chi un po’ preoccupato, chi divertito, chi annoiato. Presi Andromeda per mano, sotto gli sguardi assottigliati dei nostri fratelli.
Lo trascinai quasi al centro della stanza, tenendogli la mano e appoggiandomi a lui, visto che le gambe iniziavano a dare segni di cedimento.
Respirando profondamente, per schiarirmi la mente e la vista, ordinai perentoria, abbassando le palpebre anche io.
“Ora, chiudi gli occhi e bloccali!”
Per una manciata di secondi rimasi in attesa, aspettando che i rumori finissero, poi riaprii gli occhi alzando contemporaneamente un sopracciglio, specchiandomi in due grandi occhi verdi, confusi.
“Avanti! Dobbiamo fermarli e io non ho le forze sufficienti per fare una cosa del genere!” lo incitai, con tono forse un po’ aspro, e una punta di stanchezza nella voce.
“Io... non so controllare ancora i...” fece incerto, guardandomi con quegli occhioni di giada che imploravano un aiuto, di qualsiasi tipo, e mi scrutavano con preoccupazione.
“Fidati di me! Puoi farcela!” dissi utilizzando un tono più dolce, quasi materno, carezzandogli delicatamente una guancia. Lui annuì, ancora dubbioso.
“Ok... d’accordo, cosa devo fare, esattamente?”
“Nulla, solo... chiudi gli occhi e libera la mente... ti guiderò... io...” spiegai un po’ affaticata.
Lui, leggermente preoccupato, mi strinse la mano, per darsi coraggio e fece come gli avevo detto. Avvertii subito il potere di cui era in possesso e non mi sorprendevo non riuscisse ad usarlo.
Chiusi gli occhi anche io, concentrandomi sulla fonte del suo potere, del suo cosmo. Vi attinsi per creare una barriera d’aria abbastanza forte da trattenere tutti i litiganti.
Questi si bloccarono, trattenuti dall’aria che si addensava attorno ai loro corpi. Poi si ritrovarono attaccati al muro, abbastanza lontani gli uni dagli altri per evitare che si facessero male.
Il giovane aprì gli occhi, guardandosi intorno shoccato, spostandoci mentre tutti erano ancora troppo sorpresi per capire cosa fosse successo.
“Mur!” gridò qualcuno.
“Liberaci!” urlò una delle Guardiane.
“NON SONO STATO IO!” si giustificò l’interpellato.
“Sono bloccato come voi!” rispose.
“Kiki!” gridò Sirio, cercando il bambino con lo sguardo.
“Cosa succede?” domandò questi con fare innocente.
“Lasciaci andare, subito!” lo sgridò il fratello.
“Ma non sono stato io...” rispose, sbattendo le palpebre angelicamente.
“Dove diavolo è il Grande Sacerdote?” gridò uno dei cavalieri d’oro.
La risposta arrivò sotto forma di crollo delle tende, strappate da Sion in persona. Si rialzò dal groviglio formato dalla stoffa e si trovò a doversi tamponare la bocca sanguinante. Sputò del sangue e dalla porta nascosta dalle tende arrivò Dohko, con il pugno ancora alzato.
Tutti guardarono la scena shoccati, completamente dimentichi della loro condizione di immobilità.
Sion si alzò guardandolo male, cercando di asciugarsi il sangue che colava ancora dal labbro spaccato e probabilmente da qualche taglio che si era provocato cadendo.
“Avresti dovuto capirlo! Se non quando è diventato cavaliere, almeno quando lo hai visto durante la guerra contro Ade!” disse Dohko, scatenando una serie di esclamazioni sorprese.
Sion gli lanciò uno sguardo omicida, pulendosi ancora la linfa che gli sporcava il mento.
“Se per questo, tu che ne sei stato il maestro! Il maestro! Avresti dovuto capire da quando è arrivato da te! Ai cinque picchi!” gridò all’altro. Questi incassò il colpo, abbassando il braccio e guardandolo con occhi lucidi. “Non prendertela con me se non me ne sono accorto! Quando neanche tu...”continuò con tono sempre più fievole.
Anche gli altri ignorarono, o provarono ad ignorare, la discussione; una delle Guardiane disse.
“Ehi! Chiunque sia a tenerci bloccati, è pregato di lasciarci liberi, ora!”

Andromeda mi guardò e io annuii, lasciando la sua mano.
Purtroppo la sua capacità di controllo era ancora molto scarsa e tutti caddero a terra come pere cotte, facendo scoppiare a ridere i nostri fratelli, che attirarono l’attenzione.
“Si, si, bravi! Ridete pure!” disse Kanon, con sguardo assassino, che portò i due a ridere ancora più forte.
“Ok, adesso basta... cercate di ricomporvi!” feci io, cercando di essere seria, anche se era difficile non ridere davanti alle scenette comiche che stavano mettendo su inconsapevolmente i cavalieri.
Milo, cercando di aiutare Lucy, e Aioria, cercando di aiutare Luane, erano scivolati sui resti della cena spiaccicati sul pavimento ed erano finiti di nuovo con il sedere a terra, con in braccio le ragazze.
Gli altri stavano cercando di non cadere, ma, mentre Shaka era riuscito ad arrivare fino a Phoenix e Crystal e li aveva fatti zittire con uno scappellotto, quasi tutti gli altri mantenevano l’equilibrio per puro miracolo sul marmo scivoloso.
Quando riuscirono ad alzarsi tutti, finalmente, Luane si diresse a passo di carica verso le due che avevano dato inizio alla baraonda.
“Si può sapere cosa vi è preso?” gridò quasi isterica.
“Stai calma, non sono mica sorda, sai?” le rispose Ilde, mentre Sophia sbuffava, sistemandosi i capelli marrone topo.
“E allora? Si può sapere?” continuò.
“Parlane con lei.” Ribattè stizzita Ilde, allontanandosi dalla sala, seguita dopo poco da Kanon.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Il ritorno di Atena ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: salve a tutti!!! Innanzi tutto scusate del ritardo astronomico, ma... ok lasciamo perdere... vi lascio al capitolo, come sempre dedicato a DRO!!! Ringrazio le 9 carissime persone che mi seguono e le 2 che preferiscono questa storia... GRAZIE!!! In più ringrazio la mia Dro perchè mi recensisce sempre... ti voglio tanto bene!!!
Ok la finisco con i vaneggiamenti...
Un bacione e buona lettura!!!
Cry
 
Capitolo 11
 
Pochi giorni dopo, nessuno aveva ancora capito cosa fosse successo, o meglio, chi avesse bloccato tutti.
Su-lee aveva ipotizzato si trattasse di Andromeda, ma i disastrosi risultati del ragazzo la spinsero a ritrattare la sua idea.
“Concentrati, libera la mente, lascia i pensieri liberi di vagare, non farti distrarre!” gli diceva la Guardiana dell’aria sconsolata, mentre tutti i futuri Guardiani si allenavano a usare i poteri.
Molti avevano difficoltà a trovare la giusta concentrazione, ma, nel momento in cui le Guardiane decisero di dividerli in gruppi che avrebbero avuto l’aiuto di alcuni cavalieri, mentre si allenavano cercando di imparare a usare i loro poteri senza avere la necessità di concentrarsi e richiamarli, perdendo secondi preziosi.
Uno di questi era formato da me, Andromeda, Ilde e Luane e quasi tutti eravamo in grado di controllare alla perfezione i nostri poteri. Ogni giorno venivano da noi mio fratello, Milo e Kanon che ci dovevano aiutare ma da quello che avevo capito la loro presenza, o almeno di uno di loro, dava più fastidio e distrazione che vero aiuto.
Per questo motivo, Ilde approfittò di una giornata in cui il biondino non c’era e gli altri erano lontano lontani per andare dall’unico Guardiano a fargli una ramanzina con i fiocchi.
Io e Luane trattenemmo a stento le risate, quando la vedemmo dirigersi a passo di marcia verso di lui. La gemella si allontanò, consapevole di quanto fosse pericolosa la nostra amica quando perdeva le staffe e ora era molto incavolata.
Io mi avvicinai, pur rimanendo a distanza di sicurezza. Non volevo che se la prendesse anche con me, ma non potevo lasciare che facesse del male, fisico o psicologico, al giovane innamorato di mio fratello.
“Ok, allora, qui dobbiamo chiarire un concetto!” esordì, distraendolo dal suo esercizio, “Tu!” continuò puntandogli contro un dito, ricevendo uno sguardo confuso dagli occhioni verdi, così grandi da ricordare l’espressione del gatto con gli stivali. “Non fare quella faccia! Devi smetterla! Non ne posso più di sentire i tuoi stupidi vaneggiamenti nei confronti del biondino fratello di quest’altra! Se ne sei innamorato, diglielo e basta!” finì, esasperata dalla faccia sempre più sconvolta del ragazzo, che non sapeva se essere imbarazzato per essersi fatto beccare a pensare a Crystal o se arrabbiarsi che aveva dello la mora.
“Stai calma! Non è colpa sua!” lo difesi, a mio rischio e pericolo, non sapevo cosa pensava Andromeda di mio fratello somigliava anche solo vagamente a quello che avevo per sbaglio ascoltato dopo aver incontrato il cavaliere del cigno.
Ilde sentì i miei pensieri e annuì.
“Oh, sì, posso dire che tutto, o quasi, quello che pensa in ogni momento della giornata e della notte e...” mi confermò, venendo bloccata da Andromeda che la zittì posandole una mano sulla bocca così che non potesse proseguire..
“Basta! Non c’è bisogno di proseguire!” disse completamente rosso in viso, con gli occhi bassi, non volevo che io sapessi!
Mi avvicinai a lui, con sguardo serio, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia. Mi misi davanti a dove era seduto. Avvicinai i nostri visi, prendendolo per il mento con una mano gli dissi. “Io so già tutto!” i suoi occhi giada si sgranarono per la sorpresa e l’orrore, perché se non aveva i poteri di Ilde, sentivo i suoi pensieri come se fossero miei.
Temeva che gli avrei detto di non avvicinarsi a mio fratello; che lui era troppo per la nullità, per di più reincarnazione di Ade, che era lui.
Che mi sarei arrabbiata.
Respirava affannosamente, spaventato, preoccupato.
“Ti prego... io...” sussurrò con voce disperata e importante, guardandomi con due pozzi verde scuro resi lucidi da uno strato di lacrime.
Sorrisi dolcemente, rompendo la maschera che avevo creato, per capire se era sincero, e come si sarebbe comportato.
Una lacrima cadde, rotolando fino alla mia mano, che ne asciugò la scia.
“Puoi stare tranquillo. Io sono felice di quello che provi per mio fratello, so che lui sarà felice con te. Ma lui ancora non ha capito.” Dissi a bassa voce, guardandolo dritto negli occhi. Dovevo assicurarmi che capisse bene quello che avevo detto.
In un primo momento il suo sguardo rimase vacuo e lucido, poi si aprì in un sorriso bellissimo, che fece brillare i suoi incredibili occhi come se avessero le stelle al loro interno.
Ilde scoppiò a ridere, sentendo i pensieri di entrambi, sedendosi a terra.
Anche noi ridemmo con lei, finché lei non si bloccò di botto, alzandosi in piedi con uno scatto e guardando male la prima casa.
Notandolo, anche noi ci fermammo ad osservare le sue reazioni.
“Si può sapere cosa ti ha fatto la casa di Ariete?” le chiese il cavaliere.
Lei sbuffò, passandosi una mano tra il caschetto a scompigliarlo, cercando di scacciare il nervosismo.
“È tornata!” disse annoiata e imbronciata.
Io risi di nuovo, mentre Andromeda la guardava confuso, fin quando Kiki venne a dirci che Lady Isabel e gli altri cavalieri di bronzo erano tornati con delle informazioni.
Sospirai, prima di avviarmi con i due a salutare la dea Atena, che non avevo ancora avuto il piacere di incontrare, non di persona.
Non sapevo esattamente cosa pensare di lei, insomma, avevo visto, tramite mio fratello, qualcosa di lei, del suo comportamento, ma non mai conosciuta, non ero sicura di poter dire che, per essere la dea della guerra e della sapienza, non aveva dimostrato granché di possedere queste doti. Tutto quello che sapevo di lei, mi portava a essere molto diffidente nei suoi confronti.
Ilde, al contrario mio, la odiava, punto! Non c’era altro da dire.
Secondo lei era stupida, infantile e senza cervello, anche se non potevamo essere certe che fosse così, diciamo che poteva rivelarsi più interessante di quel che pensava.
Sentendo i miei pensieri, mi lanciò un’occhiataccia e mi prese per mano mentre scendevamo le scale dell’undicesima casa, dove rischiai di cadere per lo shock di ciò che la mia amica aveva appena fatto.
“Ma ti sei impazzita? Potevo farmi male!” le gridai, guardandola con occhi infuocati.
“Dovevi capire che tipo di persona è veramente quell’Isabel!” esclamò lei a sua discolpa.
Sospirai, attirando l’attenzione di Andromeda che, più avanti di noi, procedeva a passo spedito.
Rallentò per permetterci di raggiungerlo.
“È tutto a posto?” domandò quando gli fummo vicine.
“Diciamo di si, anche se...” iniziai, cercando di essere il più delicata possibile, era pur sempre la sua dea, quella di cui stavamo parlando, non volevo che si arrabbiasse.
La Guardiana del Fuoco non sembrava del mio stesso parere.
“Io non voglio vedere quella ragazza che voi cavalieri vi ostinate a chiamare Atena, è un insulto alla dea!” rispose, infatti.

Il giovane ci guardò attentamente, poi osservò me, chiedendomi silenziosamente se faceva sul serio.
Io, per tutta risposta, annuii solamente, non potendo negare che la pensavo in modo simile.
“Non preoccuparti, si comporterà bene!” assicurai, minacciandola mentalmente.
-Si, sì, ho capito! Niente battute, niente sbuffi, niente... posso almeno respirare o devo evitare di fare anche quello?- mi prese in giro sarcastica.
-Io preferirei smettessi di fare anche quello! Potresti sentirti male a respirare la sua stessa aria!- la scimmiottai.
S’imbronciò, gonfiando le guance come una bambina e facendo ridere Andromeda che ci guardava.
I cavalieri ci videro arrivare ridendo come matti, mentre io dicevo a Ilde che le dovevo parlare di una questione molto importante.
Lady Isabel ci salutò cordiale, ma quando ci disse quali erano le informazioni che avevano trovato, mi sentii cadere le braccia.
“Ci sono stati attacchi da parte di strani animali negli ultimi mesi, in tutto il mondo ci sono state persone ricoverate in ospedale per gravi lesioni e perdite ingenti di sangue. Tutto questo non ha fatto troppo scalpore, perché gli attacchi sono avvenuti in posti troppo lontani tra loro e mai più di quattro o cinque persone sono state attaccate.” Iniziò a spiegare.
Phoenix intervenne.
“Forse è il cavaliere che mi ha posseduto, quello che sta cercando di seminare il caos... ricordo chiaramente il desiderio di ferire, di vedere scorrere il sangue delle mie... sue vittime...”

“Può darsi che ricordi la sensazione, ma non hai mai ferito nessuno!” disse il fratellino, convinto.
“Non puoi saperlo per certo! Potrei anche non ricordarlo!” lo contraddisse.
Io scambiai uno sguardo con la mia maestra.
“Credo di sapere di chi si tratta.” Feci, attirando l’attenzione di tutti. “È una specie di vampiro, appartenente alla tradizione indiana. Il suo nome è...”
“Brahmaparush.” Finì Shaka al posto mio.
“Perciò ci serve un paletto per ucciderlo?” domandò Seiya, facendo ridere tutti, allentando la tensione.
“Si, certo, così ti elimina senza neanche bisogno di fare alcuno sforzo. Gli basterà ritirarti indietro il paletto.” Ribatté caustica Sophia, guadagnandosi una sfilza di occhiatacce da parte di tutti.
Lady Isabel, non vista, mi guardò male.
Ilde le lanciò un’occhiataccia di odio puro.
“E allora cosa dovremmo fare?” chiese Aioria, cercando di capirci qualcosa.
“In questo momento, l’unica cosa che possiamo fare è trovare gli ultimi due Guardiani e un modo di sconfiggere i due dei nostri nemici.” Sospirò Jasmine.
“Ma non possiamo fare qualcosa, tipo evitare che si risveglino? O che si riescano a liberare?” si lamentò Jabu, un po’ petulante e preoccupato.
Sirio, accanto a lui posò una mano su una spalla, tirandolo su di morale.
Tutti attesero quasi con il fiato sospeso, ma le Guardiane anziane non risposero. Non a parole. Con lo sguardo basso, malinconico, comunicarono tutto il loro rammarico che si trovavano a dover sopportare.
“Quindi non c’è modo in cui possiamo fare qualcosa? Dobbiamo stare qui a guardare mentre quelli fanno i loro comodi e uccidono le persone?” chiese Milo, con Aioria che ringhiava in sottofondo.
Noi Guardiani ci guardammo ed io notai distrattamente un’immagine sul muro che mi lasciò sconvolta e accese una lampadina nella mia testa.
Un uomo con un’armatura nera che impugnava una spada, che avevo già visto, anche se non lì, infatti, quando mi distrassi per un secondo, richiamata da qualcuno, sul muro non c’era più nulla, tuttavia...
Ricordai la visione e mi portai la mano alla testa che mi rifaceva di nuovo un male cane, anche se iniziavo ad abituarmi.
Avevo un’idea, che però dovevo sistemare, prima di informare gli altri e per farlo avrei avuto bisogno della collaborazione di un paio di persone.
Guardai Ilde, consapevole che aveva letti i miei pensieri e alzò gli occhi al cielo, dato che una delle persone necessarie al mio piano era Isabel.
Il nostro piccolo scambio non passò inosservato. Andromeda, Kiki e Hyoga videro i nostri sguardi e corrugarono la fronte, appuntandosi mentalmente di chiedere chiarimenti.
In ogni caso, le Guardiane diedero a noi novizi un giorno di riposo ed io ne approfittai per parlare da sola con la mia migliore amica e chiarire quel dubbio che dal mio compleanno mi rodeva l’anima.
“Ilde, senti...” le dissi.
“Non so risponderti...” mi rispose, senza permettermi di finire. “Hai creato una barriera intorno a lui, non riesco a esaminare i suoi pensieri. Solo qualcuno sporadico o molto, ma molto intenso.”  Continuò con gli occhi castano/dorati sgranati.
“Oh, no! No, no, no, no... ne sei assolutamente certa?” le domandai, sapendo che era inutile, non mi avrebbe mentito su una cosa del genere.
Il mio respiro sembrava bloccato in gola da un mattone, come se ci fosse qualcosa che impediva all’aria di circolare.
La guardai annuire con gli occhi che si riempivano di lacrime, per il senso di colpa che mi stava soffocando.
“No! Non posso... credere... non posso credere di averlo fatto davvero... dannazione!”
-Hai appena confermato il mio dubbio!- pensai, crollando a terra, schiacciata dal peso che mi opprimeva il petto.
“Stai tranquilla, sono sicura che capirà... lo hai fatto solo per salvarlo...” mi disse, stringendomi, mentre le lacrime cadevano dai miei occhi.
“Ma...” cercai di dire tra i singhiozzi. “Lui non... sigh... io...”
“Shhh... va tutto bene!!! Ora non preoccuparti!” mi rassicurò, con voce dolce, materna.
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Confronti ***


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: Salveee!!! Eccomi tornata finalmente con un nuovo capitolo!!! Scusate ma gli esami non mi hanno permesso di scrivere nulla… perciò…
Buona lettura
Cry
 
 
Capitolo 12
 
Mi sentivo male per ciò che era successo con Phoenix.
Non potevo credere di avere fatto una cosa del genere.
Sapevo che c’era la possibilità che accadesse se avessi fatto una cosa come quella, ma non potevo credere che fosse davvero accaduto!
Dovevo fare qualcosa, parlargli, dirglielo, ma se l’avessi fatto... lui... oddio!
Basta!
Dovevo parlargli, punto!
Ma prima dovevo organizzare la mia idea per far passare dalla nostra parte Nettuno e poi avrei dovuto...
Sospirai, era inutile continuare a pensarci ininterrottamente, non sarebbe cambiato nulla, ma dovevo fare in modo di far progredire la mia idea e parlare con Atena.
Andai da lei, alla Tredicesima casa, ma era occupata a parlare con Sion e Dohko di quello che era successo mentre lei non c’era, perciò rimasi bloccata, insicura se entrare e affrontare o no la dea “pubblicamente”. Non mi sentivo molto sicura ad entrare da lei davanti a dei testimoni, visto che da quel che mi aveva detto Ilde, non le stavo molto simpatica e non volevo affrontarla in un momento in cui non si sarebbe potuta comportare come desiderava.
Attesi che la aggiornassero, poi entrai facendola sobbalzare.
“Buongiorno!” la salutai con un sorriso.
“Ah, sei tu! Cosa vuoi? Non vedi che ho da fare?” rispose, guardandomi male.
Io le lanciai un’occhiata scettica, enfatizzandola alzando il sopracciglio e facendo finta di credere di capire cosa potesse occuparla tanto.
“A me non sembra che abbiate così tanto da fare, visto che i vostri cavalieri se ne sono andati e le vostre strategie di battaglia sembrano ideate da dei bambini...” le dissi, ragionando ad alta voce.
Assottigliando gli occhi blu scuro, mi guardò male, con l’intento di spaventarmi, guadagnandosi di nuovo, un’occhiata scettica, che probabilmente iniziava a darle fastidio, perché dopo un ultimo tentativo di fulminarmi con lo sguardo, disse.
“Cosa vuoi? Si può sapere? Io non ho nulla di cui parlare con te!”
“Io credo proprio che abbiamo molto da dirci!” ribattei convinta.
Lei mi guardò scandalizzata come se avessi detto chissà quale eresie.
“Non faccia quella faccia! Mi serve il suo aiuto, ma se non vuole mi dovrò rivolgere ai suoi cavalieri...” feci, con calma, sicura di quel che dicevo.
Il suo viso si contorse in una smorfia di rabbia, mentre stringeva le mani; quella che impugnava lo scettro divenne bianca tanto forte era la stretta con cui lo teneva.
“Loro sono i miei cavalieri! Come hai detto tu! Non ti aiuteranno senza il mio permesso!” gridò.
“Lei crede? Sono la sorella gemella di uno di loro, ormai la migliore amica di un altro… è davvero convinta che se gli chiederò di aiutarmi non lo faranno solo perché lei ha detto che non lo devono fare?” le feci notare con tono ovvio.
A quelle parole lei scoppiò, come immaginavo avrebbe fatto.
“Tu non sei Nessuno! Chi ti dà il diritto di venire qui a dirmi cosa devo o non devo fare, eh? Nessuno! Non puoi costringermi e i miei cavalieri seguiranno me, la loro Dea, non una bambina che si spaccia per Guardiana!” urlò piena di rabbia, con il viso rosso e gli occhi che lampeggiavano di furia.
Il suo cosmo si innalzò intorno a lei, spandendosi verso di me, portandomi a creare una barriera intorno a me, pronta a difendermi, se necessario.
“Sei una Dea! Lo hai detto tu proprio ora! Ma non ti comporti come se lo fossi! Sei la Dea Atena, la dea della Guerra e della Giustizia! Comportati come tale!” le dissi, o meglio, la sgridai.
Lei mi guardò rabbiosa in risposta.
“No hai nessun diritto di giudicare il mio operato!” ribadì.
Io sospirai per calmarmi ed evitare di risponderle a tono come avrei voluto fare.
“Io non ho diritto? TU hai fatto combattere MIO FRATELLO contro nemici di cui NON sapevi NULLA e per poco lui non è MORTO! E ora mi dici che non ho diritto di giudicarti? Li hai portati tutti a combattere contro nemici più forti di loro, tanto da costringerli ad aumentare il loro cosmo, a diventare più forti, per potersi salvare la vita e salvare soprattutto la TUA. Tutto per salvare TE! Te che potevi combattere insieme a loro, che hai le capacità di combattere, di vincere contro gli dei con cui si sono scontrati! Potevi evitare tante morti inutili!” le gridai contro con le lacrime agli occhi, facendola arretrare colpita dalle emozioni a malapena trattenute nelle mie parole.
La dea era consapevole di aver commesso molti errori, ma non lo avrebbe di certo ammesso con me!
Mi guardò sprezzante prima di dire con fare altezzoso.
“Ti aiuterò, ma sono assolutamente convinta che il tuo piano si rivelerà inutile!”

Sospirai, l’avevo convinta, ma il mio autocontrollo era andato.
Uscii a testa bassa, finendo contro i due cavalieri d’oro che parlavano con Atena poco prima.
Loro mi guardarono, preoccupati dalle mie lacrime.
Mi asciugai gli occhi per non farli agitare, ma era troppo tardi.
“Ehi! Non ti devi angosciare! Noi stiamo con te!” mi disse Dohko, mentre Sion mi abbracciava.
Tra le sue braccia, io non riuscii più a trattenermi.
Non dissero più niente, mi rimasero vicini, mi consolarono con la loro presenza accanto a me.
Almeno finché non arrivò Milo, che, vedendomi così disperata, rimase stupito.
Guardò gli altri due in cerca di una risposta riguardo le mie lacrime.
Staccai il viso dal petto di Sion, per guardare il cavaliere dello scorpione, che aprì le braccia, invitandomi a sfogarmi.
Io mi lanciai tra le sue braccia, lasciandomi consolare per alcuni minuti, mentre lui chiedeva delucidazioni ai due colleghi con lo sguardo.
Mi tenne stretta, cercando di trasmettermi calore e conforto, senza chiedermi nulla.
Mi riasciugai le lacrime qualche minuto dopo, avvertendo l’avvicinarsi di mioo fratello e altri cavalieri.
“Stai bene?” mi chiese.
“Si, credo… ma non posso…” mi si spezzò la voce, impedendomi di continuare.
“Ci pensiamo noi a dire loro quello che serve!” fece Sion.
“Non ti preoccupare! Vai a risposare piuttosto.” Aggiunse Dohko.
Gli sorrisi e annuii leggermente.
“Potreste dire a… a Phoenix che lo aspetto? Gli devo parlare.” Domandai, con un filo di voce.
Mi diressi fino alla mia stanza e attesi. Girai per la camera, camminando senza sosta, nella speranza che il tempo passasse più in fretta, in ansia per quello che dovevo dire.
Non sapevo quanto tempo fosse trascorso, quando lui bussò alla mia porta, sapevo solo che ero saltata perché mi ero distratta.
Dovevano averlo informato del mio piano, almeno di quello che sapevano loro e Ilde, che in realtà era a conoscenza di tutto quello che avevo in mente di fare, anche se ero riuscita a nasconderle una parte della mia idea.
Sospirai, aprendo la porta e preparandomi all’esplosione che sarebbe presto arrivata, una volta che avesse saputo quello che avevo fatto.
Non sapevo come dirglielo senza mettere a nudo quello che avevo dentro, non potevo parlare di alcune cose, dovevo assolutamente fare qualcosa.
Ma cosa? Non sapevo.
Avrei potuto non dire nulla, ma… lui doveva saperlo perché poteva succedere qualcosa se lui non avesse saputo il motivo per cui poteva vedere cose che non gli appartenevano.
Avrei dovuto fare più attenzione…
“Ehi! Mi hai fatto venire qui per parlare. Cosa dovevi dirmi?” la sua voce interruppe il flusso dei miei confusionari pensieri.
Lo guardai, lì appoggiato contro lo stipite della porta con le braccia incrociate, nella sua solita posa da duro. Non avevo la più pallida idea di come dirgli quello che doveva per forza sapere, perciò optai per la pura e semplice verità, esponendo il mio cuore e la mia mente.
“Si, ecco… devi sapere che, quando ti ho salvato dalla possessione del vampiro io ho… ho fatto una cosa…” mormorai, senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
Però avvertii i suoi occhi che iniziavano ad ardere di ira repressa.
“Nel connettermi alla tua anima, ho creato una connessione tra noi due… che probabilmente ti permetterà di vedere delle cose che in realtà provengono da me… potresti ricordare cose che non hai vissuto o avere visioni mentre le ho io…” spiegai.
Lui si staccò dal muro e mi prese per le braccia.
“Che vuol dire? Che per salvarmi da una possessione me ne hai imposta un’altra?” volle sapere, scuotendomi le spalle con veemenza.
“Non è esattamente così…” cercai di dire, ma lui non mi lasciò finire.
Mi spinse contro il muro, imprigionandomi.
“Che vuol dire che “non è esattamente così”? E com’è allora? Che puoi entrare nella mia testa una volta ogni tanto a tuo piacimento e io mi devo subire tutte le volte una revisione mentale? O che devo stare attento se no rischio di entrare e uscire dalla tua mente! Perché l’hai fatto?” si arrabbiò, facendomi sbattere contro il muro ad ogni frase, provocandomi un forte dolore alla schiena anche se non lo stava facendo con tutta la sua forza.
“No! Non è così! Era l’unico modo per salvarti, in quel momento!” feci io, cercando di farmi capire.
Tuttavia ero consapevole che una spiegazione non sarebbe bastata, probabilmente ormai mi odiava e mi avrebbe odiata sempre di più ad ogni mio ricordo che sarebbe apparso nella sua mente.
“Potevi lasciarmi morire, allora!” sputò rabbioso, schiacciandomi contro la parete un’ultima volta e andandosene, sbattendo la porta.
Io mi lasciai scivolare lentamente a terra, completamente svuotata dai due confronti che avevo dovuto sostenere.
Non avevo neanche più lacrime da piangere.
E per quale motivo avrei dovuto farlo, Phoenix aveva ragione ad odiarmi, ma io sapevo, dentro di me, che se avessi potuto tornare indietro, non l’avrei mai lasciato morire.
Anche se era la cosa più egoista che potessi pensare in quel momento, avvertire al limite della mia coscienza, il calore bruciante del cosmo del cavaliere della Fenice mi fece sentire al sicuro.
Anche se lui mi odiava.
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Preparativi ***


NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tuttiiiiiiii!!!!! Allora, dopo circa un anno e mezzo di assenza, eccomi qui!!! Tornata con un nuovo capitolo della storia!!! Spero tanto vi piaccia!!!! Lo dedico a Dro, che mi ha incoraggiata (stalkerata) per aiutarmi a scrivere questo capitolo e ringrazio in anticipo tutti coloro che leggerenno!!!
Un Bacione
Cry

Buona lettura


Capitolo 13


Nei giorni seguenti alla discussione, io e Phoenix non ci parlammo, anzi, lui fece di tutto per cercare di evitarmi, mentre gli altri provavano a chiederci cosa fosse successo, per quale motivo non ci parlassimo più.
Io cercai di spiegare che non volevo parlarne e solo mio fratello, insieme ad Andromeda, riuscì a farmi dire qualcosa di più.
È successa una cosa, quando l'ho salvato dalla possessione del vampiro, Brahmaparush. Una cosa che ci ha legato in modi estremamente intimi e abbastanza invasivi. È stata colpa mia e ora, visto che non c'è modo di tornare indietro, lui mi odia. Fine del discorso.” Mormorai senza guardarli negli occhi, sentendo i miei diventare lucidi.
Mi ero ripromessa che non avrei pianto, ma quella distanza da parte di Phoenix faceva male, soprattutto dal momento che lo sentivo più vicino di quanto fosse in realtà, con quella connessione tra i nostri pensieri e sentimenti più forti.
Crystal mi abbracciò.
Non è stata colpa tua. Gli hai salvato la vita e presto capirà anche lui e ti perdonerà e andrà tutto bene!” Mi sussurrò, passandomi una mano tra i capelli.
Anche Andromeda mi si avvicinò e mi carezzò dolcemente la schiena per tranquillizzarmi, mentre si scambiava uno sguardo preoccupato con mio fratello.
Sapevo che avrei dovuto dire loro qualcosa riguardo allo smettere di preoccuparsi o cose simili, ma mi faceva piacere poter ricevere abbracci di conforto dal mio gemello.
Dopo qualche minuto mi allontanai da loro, prendendo coraggio; era arrivato il momento che il mio piano di creare un'alleanza più duratura con un vecchio nemico fosse spiegato nel dettaglio, visto che i cavalieri sapevano solo della mia richiesta a Lady Isabel di organizzare un ricevimento con annesso invito a Nettuno, ma c'erano dettagli che andavano svelati.
Ci riunimmo tutti nella Tredicesima casa, nella sala principale, dove era stato portato un tavolo sufficientemente grande da ospitarci tutti. Dohko e Sion si misero accanto a me, per dimostrare il loro sostegno al mio piano e gli altri mi guardarono intensamente, chi con curiosità, chi senza una particolare espressione.
Vi ho fatto venire qui perché è arrivato il momento di spiegarvi per intero e nel dettaglio il piano di cui vi hanno già parlato. Per poter battere il nostro nemico, ho visto che abbiamo bisogno di un’alleanza con il dio Nettuno.” Cominciai a parlare una volta certa di avere l'attenzione di tutti. Sapevo che qualcuno avrebbe potuto essere contrario alla seconda parte del piano, così presi un bel respiro prima di continuare. “Per poterci parlare in una situazione a noi favorevole e tuttavia neutrale, ho chiesto a Lady Isabel di organizzare un ricevimento, una piccola raccolta fondi per beneficienza, dove sarà invitato e durante il quale cercheremo di raggiungere un accordo. Tuttavia, credo che il vederci tutti presenti possa rappresentare un problema. Potrebbe pensare che vogliamo ingannarlo, o attaccarlo. Perciò.... Ho pensato che alcuni di noi dovrebbero andare sotto copertura.... In maniera tale da non sembrare pronti all’attacco, ma comunque tutti insieme per poter fronteggiare un nemico in caso di necessità.” Spiegai, prima di rivolgermi direttamente a Kanon. “Vorrei anche chiederti di parlare con lui, prima del ricevimento, per informarlo su ciò che sappiamo sui nostri nemici.”
Ma dare informazioni al dio dei mari potrebbe essere controproducente per noi!” Esordì Pegasus, trovando appoggio in altri cavalieri.
Me ne rendo perfettamente conto e non rischierei se non fossi certa che lui accetterà la nostra alleanza, ma per poterlo fare, ha bisogno di una prova di fiducia, o forse di stupidità....” Risposi. “Se gli dimostriamo che siamo disposti a fare un piccolo sacrificio, lui sarà più propenso ad aiutarci e poi, ricordate che sono cose che saprebbe comunque una volta qui e anche allora chi ci darebbe l'assoluta certezza che non cambierebbe idea, decidendo di informare il nostro nemico o cercare un'alleanza con lui portandogli le informazioni che abbiamo su di lui e ciò che lui stesso ha appreso su di voi? Penso sia necessario correre ora un piccolo rischio e avere poi la certezza che non ci tradirà.” Finii.
Per quanto può sembrare pericoloso, abbiamo già affrontato Nettuno e lo abbiamo sconfitto, se fosse necessario saremmo in grado di batterlo anche questa volta.” Aggiunse mio fratello.
Crystal ha ragione, se qualcosa dovesse andare storto, saremmo tutti presenti per intervenire e sistemare la situazione.” Rincarò Milo.
Selenia si alzò dalla sua sedia acconto a Sion e aggiunse.
Tutte le guardiane combatteranno con voi; inoltre, dovete considerare che gli dei della distruzione non sono mai soliti fare eccezioni o stringere alleanze. Nemmeno con altri dei.”
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Ilde si alzò e venne verso di me, dicendomi.
-Devi dirgli ancora qualcosa, mi pare! Mi dispiacerà non esserci, mi sarebbe piaciuto tantissimo vedere le loro facce!- poi scoppiò a ridere, mentre usciva dalla sala.
Come mai se ne va?” Domandò Kanon, con tono falsamente disinteressato.
Infatti, dove sta andando?” Chiese Ioria, un po' stranito dalla risata.
Sta andando a prendere una persona che testerà la seconda parte del mio piano per il ricevimento. Come vi ho detto credo che alcuni di noi dovrebbero andare sotto copertura, per evitare che Nettuno si insospettisca troppo e anche per cogliere di sorpresa eventuali nemici. Perciò, con Luane e Lucy, abbiamo pensato che se ci presentassimo tutti a coppie daremmo meno nell'occhio e la presenza di più donne farebbe sembrare quasi normale il fatto che non rimaniamo mai soli.” Spiegai, senza riuscire a dire quello che avevo in mente per esattezza.
Luane intervenne. “Quello che Kaey vuole dire è che tra voi sono stati scelti quattro che verranno vestiti, truccati e pettinati per assomigliare a delle belle donzelle!”
Quella frase lasciò tutti senza parole per alcuni attimi. Poi esplosero le proteste.
Che cosa vuol dire “vestiti, truccati e pettinati per assomigliare a delle belle donzelle”?”
“Che cosa? Io mi rifiuto!”

Volete travestirci?”
Ma cosa diavolo vi viene in mente?”
Io non intendo sottostare ad una cosa simile!”
No! Assolutamente no!”
Beh, speriamo che almeno sappiate quello che state facendo, non vorrei mai rischiare di apparire brutta...”
APHRODITE!”
Ma cosa dici? Non...”
Adesso basta!” dissi, sbattendo le mani sul tavolo lasciando uscire un po' di energia che attirò la loro completa attenzione. “Non sapete ancora chi è stato scelto, la decisione di accettare o meno spetterà solo a coloro che chiameremo. Gli altri dovranno solo essere dei bravi cavalieri, o fidanzati, se volete, gelosi delle loro dame e che non le lasciano mai, e sottolineo mai, da sole. Se restassimo tutti insieme Nettuno potrebbe pensare che vogliamo combatterlo o chissà cosa. Avvicinarlo per cercare un'alleanza non sarebbe facile se andiamo tutti insieme come un esercito. Perciò ora calmatevi e fateci finire!” li sgridai.
Attesi che si calmassero a sufficienza per poter finire e cominciare a mettere in pratica la prima parte del mio piano: capire se era fattibile travestirli.
Bene, ora vorrei chiedere ad Aphrodite, Shaka, Mur e Andromeda di seguire Lucy e Luane nella sala accanto, se decidono di accettare.” finii, guardandoli uno ad uno e sorridendo incoraggiante ai nominati che si alzarono subito, chi con un sorriso malizioso, chi impassibile, chi con le gote rosse.
Non ci credo!” mormorò Death Mask, con un sorriso sarcastico stampato in viso.
Già!” ribatterono Milo e Ioria, ma con un misto di incredulità e curiosità.
Dopo pochi minuti Lucy rientrò nella sala, facendomi cenno di andare con lei e chiedendo a Su-lee e Selenia di trovare degli altri vestiti.
Queste sono le misure, quelli che abbiamo non vanno bene.”
Io ridacchiai alla vista delle facce sconvolte dei cavalieri quando si mise ad elencare dettagli e accessori e colori e mi diressi veloce nella saletta adibita a centro estetico.
Luane si stava occupando di farli lavare e preparare per la parte strettamente estetica, come avevamo concordato.
Aphrodite si stava godendo il bagno caldo con petali di rosa che era stato preparato, pieno di schiuma e Shaka stava semisdraiato su uno dei lettini da estetista che avevamo fatto portare e teneva gli occhi azzurri aperti per controllare ogni singola mossa di Luane. Mur se ne stava appoggiato su una sedia e Andromeda si tormentava le mani per il nervoso.
Ehi! Ha già cominciato con le torture?” domandai scherzosa, volendo spezzare la tensione che si stava accumulando.
Risero tutti quando Luane mi fece la linguaccia, guardandomi storto.
Il più giovane tra i cavalieri venne vicino a me mormorando che era stato affidato alle mie cure.
Io sorrisi, annuendo.
Lo portai verso un angolo della sala dove erano state sistemate delle stampelliere stracolme di abiti di diverse taglie e colori, cercando qualcosa che gli stesse bene.
Trascorsi le successive due ore a far provare ad Andromeda decine di vestiti di ogni genere e gli legavo o scioglievo i capelli per capire con cosa stesse meglio.
Alla fine optai per fargli indossare un vestito verde scuro più stretto in vita, per simulare un punto vita più femminile e lungo fino a poco sopra al ginocchio, che faceva risaltare i suoi occhi, con sotto delle ballerine con un leggero tacco.
Gli legai i capelli sul lato sinistro del capo, raccogliendoli con un fermaglio e sistemai l'altra parte perché cadessero elegantemente e delicatamente sulla spalla.
Poi lo truccai appena con colori pastello.
Finito di preparare lui andai ad aiutare le altre che si occupavano di preparare gli altri tre candidati per essere pronti all'arrivo di mia nonna che Ilde era andata a prendere per verificare che i travestimenti funzionassero.
Capii che mia nonna era arrivata quando sentii la sua voce lamentarsi con Ilde e ringraziare qualcuno.
Oddio! Come potevi pensare che una povera vecchia come me potesse riuscire a far tutto quello strada, eh ragazza? Meno male che abbiamo incontrato questo bel giovane che ci ha accompagnato e ha avuto la gentilezza di accompagnarci fin quassù! Davvero un gesto da cavaliere!” molti scoppiarono a ridere a quelle parole, mentre Kanon, l'interessato “bel giovane”, arrossiva d'imbarazzo, massaggiandosi la testa mormorando che non aveva fatto nulla di così speciale.
Bene, ora. Dove sono i miei nipoti?” domandò, guardandosi intorno.
Crystal le si avvicinò sorridente per salutarlo e io uscii dalla sola, facendo segno ai ragazzi dietro di me di aspettare.
La nonna abbracciò me e Crystal e salutò con calore Selenia e Su-lee e, visto che finalmente aveva conosciuto Sirio, abbracciò anche lui, facendolo arrossire.
Io e Crystal ridacchiammo senza farci vedere e io mi avvicinai al Dragone.
Non imbarazzarti, considera Selenia una sorella e ti voleva bene ancora prima di conoscerti, da quando Selenia le aveva detto di avere un figlio.” gli dissi, dandogli un piccolo abbraccio.
Lui ricambiò l'abbraccio con un piccolo sorriso.
Dopo di che ritornai ad occuparmi del motivo per cui mia nonna era stata fatta venire al Grande Tempio.
Allora nonna, cosa sai del motivo per cui Ilde ti ha portata qui?” le chiesi.
Quella scriteriata della tua amica ha solo detto che dovevo venire qui, mai che dia una spiegazione quella ragazza! Ha solo detto che sei tu la donna delle spiegazioni.” rispose, lanciando un'occhiata a Ilde.
Tipico di Ilde! Ok, allora sei qui per conoscere delle persone e vorrei avere il tuo parere su di loro.” le spiegai.
Oh, capisco! Vuoi il mio super intuito, non è così?” chiese facendomi l'occhiolino. “Chi devi “conoscere”?” domandò poi allusiva, facendomi diventare bordò.
Nonna! Assolutamente nessuno! Non intendevo in quel senso! Devi solo... oh! Andiamo forza, che te le faccio conoscere.” sbottai.
La portai nella stanza affianco, dove le ragazze attendevano impazienti il giudizio finale.
Si girarono tutti e quattro verso la porta appena varcammo la soglia.
Nonna, loro sono Shaka, Mur, Aphrodite e Andromeda.” li presentai, mentre loro si avvicinavano per salutarla.
Oh ma che belle che siete, ragazze mie! Davvero splendide. Anche se forse, cara, il tuo trucco è un po' eccessivo, hai già un così bel viso!” le salutò e commentò il trucco di Aphrodite, senza aver ancora compreso nulla, apparentemente.
Lui per tutta risposta arrossì e si attorcigliò una ciocca di ricci capelli biondi attorno al dito, abbassando lo sguardo.
Era vestito con un elegante tubino nero, Luane gli aveva fatto indossare un corsetto e portava le scarpe con i tacchi, ma il trucco forse era davvero troppo.
Luane gli aveva contornato gli occhi di nero, che faceva risaltare l'azzurro chiaro dei suoi occhi, ma appesantiva troppo e il rossetto rosso cupo non aiutava.
Appena mia nonna spostò la sua attenzione su Mur e Shaka guardò malissimo la biondina che gli rispose con una linguaccia, facendomi ridere. Fortunatamente mia nonna non mi sentì, o fece finta di non sentirmi.
Shaka riscosse molti complimenti, ma era abbastanza prevedibile. Lucy gli aveva acconciato leggermente i capelli, tirandoli indietro per lasciare libero il volto e gli aveva truccato gli occhi con delle calde tonalità sul marrone e oro e gli aveva fatto indossare un vestito lungo verde senza maniche, lungo fino ai piedi, con uno spacco fin sopra il ginocchio destro, quasi a metà coscia, con delle decoltè dal tacco medio color oro.
Mur si era ritrovato ad indossare un abito in stile orientale viola molto scuro, con un trucco delicato e i capelli legati in una morbida treccia lasciato dietro la schiena e ai piedi delle semplici ballerine nere, con un piccolissimo tacco.
Crystal entrò proprio nel momento in cui la nonna stava facendo complimenti ad Andromeda.
Lei gli si avvicinò.
Sai, la giovane Andromeda è così carina, sareste adorabili insieme!” gli disse con gli occhi quasi a cuoricino, mentre mio fratello annuiva senza averla veramente sentita, imbambolato com'era a guardare il ragazzo di cui era innamorato.
Andromeda invece sentì chiaramente il commento della nonna e arrossì furiosamente, abbassando lo sguardo per non vedere mio fratello e strusciando i piedi a terra.
Io, per distrarre l'attenzione dei pochi presenti dai due, chiamai il resto dei cavalieri, rimasti fuori dopo le minacce dei quattro dentro e soprattutto di Luane che aveva detto con un sorriso che li avrebbe usati tutti come cavie se avessero disobbedito.
Rimasero tutti a bocca aperte e Death Mask lanciò un fischio di approvazione.
Complimenti ragazze, siete davvero splendide!” disse.
Mia nonna scoppiò a ridere mentre Aphrodite, Shaka e Mur lo guardavano malissimo.
Fossi in te, ragazzo, io non prenderei in giro i tuoi amici. Hanno avuto un grande coraggio a fidarsi di Luane e Lucy per questo piccolo travestimento. Inoltre sono così carini che in un contesto più affollato nessuno si accorgerà di nulla.” fece, riprendendo Cancer, che tossicchiò guardando in alto. “Comunque, Luane, cara, la prossima volta usa un trucco meno pesante su di lui, ha già un viso molto piacevole.” aggiunse, dando consigli di make-up alla mia amica, pur sapendo che molto probabilmente lo sapeva già.
Ok, allora siete liberi di cambiarvi e struccarvi, ragazzi.” dissi, invitandoli ad andare alle tolette dove avrebbero potuto togliere il trucco e disfare le acconciature, intanto Dohko e Sion ne approfittarono per cominciare a preparare piani per la sicurezza del ricevimento.
Prima che Andromeda potesse andare a struccarsi, mio fratello lo fermò prendendolo per un braccio e conducendolo in una saletta per parlare da soli. Sorrisi e sospirai, sperando che si decidesse a farsi avanti e che il giovane cavaliere non lo rifiutasse, o meglio, che non gli dicesse di no perché convinto di non meritarlo.
Mi sedetti al tavolo ad ascoltare gli altri che organizzavano tutto il necessario per la festa e mi lasciai cullare da quelle voci, mentre la mia mente vagava.

°°°
Pov Crystal

Ero entrato nella sala prima che fosse dato il via libera, ma dovevo assolutamente vederlo e non riuscivo più ad aspettare.
Non mi ero neanche accorto degli altri. Nel momento in cui avevo posato gli occhi su di lui, mi si era mozzato il respiro e mia nonna mi aveva detto quella frase... aveva ravvivato una fiamma di speranza che ardeva da così tanto, ma che cercavo di soffocare il più possibile e il fatto che mia nonna acquisita mi dicesse che eravamo una coppia perfetta...
L'avevo trattenuto in un lampo di follia d'amore, nonostante mi fossi accorto che non mi voleva assolutamente guardare negli occhi e le sue gote erano ancora di un rosso intenso, come se la frase l'avesse imbarazzato oltremodo.
Dovevo assolutamente parlargli prima che lui decidesse di non farlo più o che capisse da solo che lo amavo e mi abbandonasse.
Andromeda, senti riguardo quello che ha detto la nonna...” cominciai, prendendo coraggio.
No, tranquillo! Non fa niente! L'avrà detto per dire... non ha importanza...” mi bloccò, continuando a tenere la testa bassa e stringendo gli occhi, come per trattenere le lacrime. “Ora... ora devo andare a cambiarmi, scusami!” mi disse poi.
No!” lo fermai nuovamente, afferrandolo per le spalle e spingendolo contro la parete più vicina per evitargli ogni via di fuga.
Il mio gesto lo sorprese tanto da fargli spalancare gli occhi e guardarmi.
Lo stupore ben evidente nel suo sguardo e il suo viso, shoccato e ancora rosso d'imbarazzo mi fecero battere forte il cuore.
A me importa, perché vorrei che fosse vero...” dissi, guardando i suoi occhi verdi, poi attesi una risposta che non sembrava avere, le sue labbra si aprivano nel tentativo di dire qualcosa, ma si richiudevano poco dopo, senza che alcun suono le avesse lasciate.
Mi piacerebbe davvero, davvero tanto stare con te, ma mi rendo conto che forse c'è già qualcuno nel tuo cuore e non voglio farti pesare quello che provo, io volevo solo...” continuai, venendo interrotto di nuovo.
No! Adesso per favore smettila e lasciami andare! Lo dici solo perché ora ti sembro una ragazza, non ti interesso davvero. Per favore, ora lasciami andare! Non...” ribatté Andromeda, cominciando a ribellarsi, con gli occhi lucidi.
Io non riuscivo a credere a quello che aveva detto. Se mi fosse piaciuto solo perché era vestito da donna non avrei mai avuto motivo di guardare quegli occhi e sentire il cuore battere velocissimo.
Ti sbagli! Tu mi piaci esattamente come sei. Non perché sei vestito da donna! Amo il tuo sorriso, quando guardi qualcuno cui vuoi bene, amo il modo in cui riesci sempre a farmi vedere il lato bello in questa vita di battaglie che abbiamo vissuto, amo il calore che insinui tra il ghiacciaio che ho costruito nel mio cuore, amo come ti si illuminano gli occhi quando uno degli esercizi di Su-lee ti riesce alla perfezione e amo il fatto di poterti stare vicino e ora non riesco più ad accontentarmi di esserti solo amico!” esclamai con foga, non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi spalancati dallo shock.
Quando smisi di parlare le lacrime che li avevano resi lucidi cominciarono a cadere silenziosamente mentre lui non faceva altro che guardarmi, immobile con un espressione che non riuscivo ad identificare.
Rimanemmo fermi per diversi minuti, ma lui sembrava troppo stupito per poter dire qualcosa perciò presi un respiro profondo.
Ok, è evidente che ti ho shoccato e mi scuso per questo... non avrei dovuto dirti nulla, dimentica tutto, mi dispia...” mi scusai, allontanandomi un poco da lui, quel tanto da dargli la possibilità di scappare.
Invece mi lanciò le braccia al collo e incollò le sue labbra alle mie, zittendomi e lasciandomi sconvolto a mia volta.
Ricambiai quel dolce contatto, stringendolo a me e tirandolo più vicino possibile, pregando di non stare sognando.
Approfondii il bacio, esplorando la sua dolce bocca, dapprima dolcemente, assaporando il suo sapore, avvertendo miriadi di scosse lungo la schiena dirette al basso ventre. Le sue mani che mi stringevano le spalle, graffiandomi leggermente con le unghie, mi stavano facendo impazzire.
Lo spinsi nuovamente contro il muro, senza allontanarmi neanche per un secondo dalla sua bocca succosa e al sapore di fragola per via del lucidalabbra. Resi il bacio ancora più passionale, assaporando la sua bocca, carezzando la sua schiena, inarcata verso di me, per azzerare il più possibile la distanza tra di noi.
Poi sentimmo delle grida.




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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Chiarimenti ***


NOTE DELL'AUTRICE: Buongiorno a tutti, cari lettori!!! Ecco qui un altro capitolo!!!! Spero tanto vi piaccia!!!! Voglio ringraziare Jinny82 e Dro per aver recensito lo scorso capitolo!!!
Un bacione a tutti
Buona lettura
Cry


Capitolo 14



Pov Kaeyla

No! Assolutamente no! Potete scordarvi che io faccia una cosa del genere!” stava urlando Phoenix, riferendosi al fatto che Shaka aveva deciso che sarebbe stato il mio cavaliere al ricevimento, ovvero non avrebbe dovuto lasciarmi sola neanche un momento.
Phoenix, non era una proposta la mia, non ti puoi rifiutare, abbiamo tutti qualcuno a cui coprire le spalle e con lei non possiamo mandare suo fratello, lo capirebbero tutti e potrebbero distoglierla dal suo compito. Non avremo altre occasioni per risolvere la questione di Nettuno. Quindi, o te lo fai andare bene, oppure quella è la porta cavaliere! I tuoi sentimenti personali non contano, non in questa missione.” lo sgridò il cavaliere della Vergine. “Sei un cavaliere di Atena, comportati come tale!” rincarò dopo una breve pausa.
E va bene! Ma questo non vuol dire che devo farmela piacere!” accettò l'araba fenice, sentendosi messo al muro, poi andò via infuriato.
Ero triste, perché anche se mi aveva detto chiaro e tondo che era arrabbiato con me, mi faceva male sentir dire con tanta forza che non voleva starmi accanto, anche se potevo capirne il motivo.
Poco dopo vidi arrivare trafelato mio fratello, probabilmente aveva sentito Phoenix gridare ed era corso a vedere cosa era successo.
Ehi! Cosa è accaduto? Ho sentito Phoenix urlare, poco fa...” mi chiese.
Io feci un piccolo sorriso mesto.
Shaka gli ha comunicato che al ricevimento dovremmo stare insieme e lui non l'ha presa molto bene... ora se ne è andato... starà digerendo l'ordine e sbollendo la rabbia, credo...” risposi atona.
Scossi appena la testa per scacciare i brutti pensieri e mi sporsi verso di lui per parlare nel suo orecchio.
Comunque sono felice che con Andromeda è andata bene!” dissi, prima di prendere un fazzoletto e porgerglielo. “Sarà meglio che ti togli il lucidalabbra dalla bocca se non vuoi che se ne accorgano tutti.” aggiunsi con un sorriso malizioso.
Lui arrossì clamorosamente e si pulì le labbra, cercando di non dare nell'occhio.
Poco dopo Kanon si alzò per fare una telefonata e Ilde mi guardò intensamente.
-Sta chiamando il Generale, vuole proporgli un incontro. Per portarlo dalla nostra parte e cercare di farsi perdonare per il suo passato- mi informò.
-Non preoccuparti! Sono certa che andrà bene! Deve solo avere il coraggio di affrontare il suo passato come Generale del Mare.-le risposi. -E' forte! Ce la farà!-
-So che è forte! Ma... e se non volesse parlargli? O non accettasse le sue scuse? Non voglio vederlo star male-.
Stavo per rispondere, quando Crystal attirò la mia attenzione.
La riunione era finita senza che me ne accorgessi.
Lo ringraziai con un sorriso e mi avvicinai alla mia amica.
Lei si diresse verso le scale che portavano verso le case e cominciammo lentamente a scendere per poter parlare senza attirare troppo l'attenzione.
Sappiamo entrambe che potrebbe andare male, hai visto le visioni che ho avuto a riguardo e sappiamo che Sirya potrebbe decidere di non perdonarlo per ciò che ha fatto, ma sappiamo anche entrambe che Kanon non è la stessa persona di qualche anno fa. Devi solo avere fiducia che saprà farglielo capire.” cercai di tranquillizzarla.
Lei annuì, sapendo che avevo ragione, ma comunque preoccupata per lui. Si erano avvicinati parecchio da quando stavamo al Grande Tempio e ora provavano forti sentimenti l'un per l'altra e questo la destabilizzava. Non era molto abituata a tenere a qualcuno che non fossero le sue amiche.
Ero consapevole che quello che voleva da me era qualcosa di un po' più concreto, avvero che provassi ad avere una visione e le dicessi con assoluta certezza cosa sarebbe accaduto, ma non potevo farlo; sia perché doveva imparare a fidarsi di Kanon senza l'ausilio della preveggenza, sia perché usare troppo spesso quel tipo di potere poteva far sì che il legame tra me e Phoenix gli mostrasse le mie visioni o alcuni dei miei ricordi, più di quanto non accadesse già e non volevo dargli altri motivi per odiarmi.
Vuoi che rimango con te finché non torna?” le chiesi, vedendola tesa e nervosa come non l'avevo mai vista prima.
Lei sospirò profondamente e scosse la testa.
Probabilmente finirei per angosciarti per sapere cosa sta accadendo e ti chiederei di dare una sbirciatina nel futuro per avere una risposta e non voglio rischiare di discutere con te per questo, se posso evitarlo.” mi spiegò.
Io la abbracciai stretta e annuii.
Beh, comunque ricorda che se vuoi compagnia io sono di sopra!” le dissi, prima di risalire le scale molto lentamente, diretta alla mia stanza per riposare un po'.

°°°


Alcune ore più tardi, mi svegliai per delle grida fuori dalla mia camera: qualcuno stava litigando, ma non riuscii a capire subito chi fosse, anche se ero certa che ci fossero almeno tre persone, se non di più, al di là della mia porta.
No! Maledizione! Ti sto dicendo che accetta l'alleanza e tutto il piano di Kaeyla, ma non si fida di me! Hai capito ora? È più chiaro o devo ripeterlo ancora?” stava gridando un uomo, probabilmente Kanon, se il mio cervello ancora ancorato alle immagini del mio sogno non sbagliava.
Ho capito, fratello! Non devi stare per forza così sulla difensiva. Voglio solo farti capire che il fatto che Sirya ora non si fidi di te è normale, dato il tuo passato, lui...”
Ecco! Pensi anche tu che non sia cambiato! Anche tu, mio fratello gemello, mi vedi ancora come il ragazzo ambizioso e pronto a fare qualsiasi cosa per arrivare ai suoi obbiettivi che ero. Come può qualcuno fidarsi di me se addirittura mio fratello non mi crede cambiato?” ribatté Kanon, interrompendo Saga.
Kanon, aspetta! Io non credo fosse questo che Saga voleva dire. Noi siamo a conoscenza del tuo passato, ma lo accettiamo come parte di te; di ciò che sei ora. Non sei lo stesso uomo che ha maledetto Saga e ingannato il dio Nettuno e i suoi Generali, ora sei diverso e devi dare il tempo a Sirya di vederlo con i suoi occhi!” intervenne una voce femminile, Ilde, riconobbi.
Si, certo... sarà come dici tu...” fece dubbioso il cavaliere, svuotato dell'energia di pochi istanti prima.
Io uscii in quel momento dalla mia stanza, ancora frastornata e osservavo i miei amici che cercavano di tirare su il morale a Kanon.
Ilde lo stava abbracciando e lui per qualche istante non fece nulla, poi si rilassò e ricambiò la stretta, posando la testa contro la sua.
Io e Saga li guardammo un secondo, poi feci cenno al cavaliere dei Gemelli di allontanarci e lasciarli da soli.
Sembra essere andata bene...” mormorai.
Sì e andrà anche meglio appena se ne renderà conto. Insomma già il fatto che abbia accettato di allearsi con noi quando la proposta gliel'ha fatta lui... anche se non lo vuole ancora accettare, il Generale del mare ha avvertito il cambiamento di Kanon.” disse lui.
Io risi, concorde.
Ti ringrazio per avergli dato questa possibilità. Senza di te probabilmente Lady Isabel avrebbe voluto parlarci di persona o avrebbe mandato qualcuno che con il Generale della sirena era più in buoni rapporti. Invece tu...” mormorò.
Non ho fatto nulla di così speciale. Solo, osservando le battaglie di mio fratello, un pochino ho imparato a conoscervi tutti e il tempo trascorso qui ha confermato alcune delle mie ipotesi. Mi sono limitata a seguire il mio istinto. Tutto qui” risposi, arrossendo leggermente, cercando di sminuire i meriti che mi voleva attribuire.
Beh, allora grazie per seguire il tuo istinto!” ribatté, sorridendo.
Lo guardai per un secondo, poi scossi la testa e annuii, accettando i ringraziamenti senza dire nulla.
Ah, prima che mi scordi, dovresti parlargli!” mi disse Saga.
Con Kanon?” chiesi confusa, non capendo per quale motivo avrei dovuto parlare con suo fratello dato che aveva già qualcuno che gli impediva di finire nell'autocommiserazione totale.
No, non con Kanon. Con Phoenix! Mi hanno detto che da un po' non vi parlate più. Precisamente dal nostro ritorno e credo che sia una reazione difensiva di Phoenix. Ha bisogno di qualcuno che lo faccia uscire dal suo isolamento.” si spiegò, ma io cominciai a scuotere la testa ancora prima che finisse di parlare.
No, no! È colpa mia se non parliamo più! È per una cosa che ho fatto io e lui si è giustamente arrabbiato e se ora non vuole più parlarmi non gliene posso fare una colpa.” negai. “Lui non ha bisogno di me...”
Ti sbagli e lo sai. Se si è arrabbiato tanto da non volerti più parlare un motivo ci sarà. Non pensi che se non provasse qualcosa di più forte della semplice simpatia non avrebbe neanche avuto bisogno di arrabbiarsi?” mi domandò, facendomi stringere il cuore; era qualcosa che mi chiedevo spesso, ogni singolo giorno e sapevo che forse mi considerava un'amica stretta; gli avevo salvato la vita, ma... sentirmelo dire qualcuno che conoscevo da poco più di qualche giorno mi destabilizzava, anche se, allo stesso tempo, una vocina mi diceva che lui non sapeva tutto.
Non riuscivo a trovare qualcosa da dirgli che potesse anche suonare sincero o vero, perciò lui si congedò, lasciandomi a pensare alle sue parole che avevano riattizzato la scintilla di speranza che Phoenix tornasse a parlarmi e magari avremmo potuto avvicinarci di più...
Scossi la testa per mandare via quei pensieri assurdi, sapendo che, anche se ci avessi parlato lui non avrebbe voluto passare con me più tempo del necessario, vista l'idea che ormai aveva di me.

°°°

Il giorno prima del ricevimento, Sirya venne al Grande Tempio, per parlare con tutti e Kanon si scusò nuovamente, davanti a tutti, per il suo passato e il Generale del Mare accettò di buon grado le sue scuse, vedendo delle differenze, seppur minime, dalla persona che aveva conosciuto quando vestiva l'armatura di scaglie d'oro del Dragone del Mare.
Dopo un po', Saga lo portò in un angolo lontano da orecchie indiscrete, per poter parlare con lui in privato, senza accorgersi che ero abbastanza vicina da poterli sentire.
Lo so che non siamo amici e molto probabilmente non ho il diritto di chiederti nulla, ma volevo domandarti se pensi sia possibile suggerire a Nettuno di ridare a mio fratello l'armatura da Generale del Mare. So che non è giusto chiedertelo...”
Sirya sorrise.
Hai ragione. Non è giusto che tu me lo chieda, ma ho potuto constatare di persona il suo cambiamento.” lo interruppe. “So già che farò qualcosa se lo riterrò opportuno. Il mio signore Nettuno avrà bisogno dei suoi Generali, in fondo, se combatteremo insieme.”
Il cavaliere dei gemelli lo guardò sorpreso, visto come avevo cominciato era convinto che avrebbe categoricamente detto di no, invece...

Grazie!” gli sorrise.
Non lo faccio per te...” ribatté Sirya, arrossendo leggermente.
Ehi! Presto! Venite qui!” gridò in quel momento Lucy correndo verso la prima casa con gran fretta.
Confusi e preoccupati ci fiondammo tutti dietro di lei per capire cosa era successo.
Kiki era di sotto che si muoveva come impazzito, raccontando qualcosa a Mur riguardante la sua visita ad Asgard.
... e c'era un sacco di fumo nero che usciva dalla stanza, come se fosse scoppiato un incendio, siamo entrati per controllare, ma non ci vedeva nulla e poi Ilda è uscita dal fumo ed è caduta a terra. Credevamo l'avesse colpito qualcuno, ma non aveva ferite e nella stanza non c'era nessuno a parte noi. Abbiamo cercato di svegliarla, ma è come se fosse in una sorta di coma.” stavo dicendo.
Ora calmati, ragazzo! Cosa avete visto di preciso?” domandò Jasmine, arrivato insieme alle altre Guardiane.
Beh, solo il fumo nero e l'abbiamo sentita gridare. Pensavamo fosse stata aggredita e siamo accorsi.” rispose il più giovane tra loro.
Siamo chi? Chi c'era con te?” chiese ancora.
Io e i due sopravvissuti cavalieri di Asgard, Alcor e Mizard.” disse.
E hai detto che dopo che ha perso i sensi non si è più svegliata?” ragionò con tono interrogativo.
Esatto! Dobbiamo fare qualcosa! Asgard senza Ilda crollerà!” si agitò nuovamente.
Adesso sta calmo! Se è ciò che penso ce ne occuperemo, ma prima dobbiamo assicurarci l'alleanza con Nettuno, poi ci sposteremo ad Asgard.” disse perentoria, costringendo Kiki a calmarsi.
Non possiamo andare tutti ad Asgard, se gli uomini del nostro nemico si stanno muovendo, dobbiamo stare attenti a non farci cogliere di sorpresa.” intervenne Francesca.
Infatti! È meglio che vada io con pochi altri, Sophia e Kaeyla, magari. Se c'è il vampiro dietro questo attacco la Luce sarà l'unica che riuscirà a fermare il suo effetto.” concordò Anne.
Se dovete andare ad Asgard sarà meglio che con voi ci sia qualcuno che sanno essere un amico o potrebbero attaccarvi.” suggerì Sion.
Crystal può venire con noi, no?” parlò Sophia.
Io sapevo che l'aveva detto per me, per non farmi allontanare da mio fratello, ma... non si accorse neanche delle occhiatacce che le mandarono in diversi, tra cui anche il mio suddetto fratello, che annuì comunque, prima di guardare intensamente Andromeda.
Jasmine osservò con un sorrisetto divertito quello scambio di sguardi prima di dire.
Bene, allora è deciso. Prepareremo tutto ciò che serve per la partenza e voi quattro, Anne, Sophia, Crystal e Kaeyla, partirete la mattina dopo il ricevimento, cioè dopodomani. Adesso andate e cominciate a sistemare ciò che vi può servire e poi fate quello che volete.” ci cacciò tutti dopo aver riassunto ciò che dovevamo fare.
Mentre ci allontanavamo, vidi Crystal cercare di parlare con Andromeda che aveva la faccia triste, imbronciata e arrabbiata insieme. Scossi la testa, sapendo per quale motivo il giovane guardiano aveva quell'espressione. Ad Asgard, Crystal avrebbe rivisto una vecchia fiamma, chi gli dava la certezza che incontrandola non sarebbe tornato da lei o che non si sarebbe comunque reso conto di aver fatto uno sbaglio a dichiararsi ad un ragazzo, a lui?
Mio fratello provò per diversi minuti a parlare con Andromeda, per cercare di rassicurarlo, ma quest'ultimo non volle ascoltare nemmeno una parola, non voleva sentire niente e quando gli occhi gli si riempirono di lacrime Crystal decise di lasciar stare, con espressione abbattuta, mormorandogli un'ultima cosa all'orecchio prima di andarsene.
A quel punto mi avvicinai ad Andromeda e gli passai un braccio intorno alle spalle, per portarlo in un angolo più riservato per potergli parlare.
Ehi! Va tutto bene?” domandai cauta, dandogli lo spunto per sfogarsi, se avesse voluto.
No, non va bene...” mi rispose con un filo di voce, mentre cercava le parole giuste e il coraggio per esprimerle ad alta voce. “Tu sai che ad Asgard c'è Flare, giusto? Io non ho nulla contro di lei, ma.... ma Crystal aveva una... una cotta per lei, un po' di tempo fa... temo solo che... temo che...” si bloccò, la voce svanita prima che riuscisse a dire cosa lo spaventasse.
Temi che torni a provare qualcosa per lei vedendola e tu sarai dimenticato in un angolo...” conclusi per lui, che strinse gli occhi per trattenere le lacrime che ancora premevano per uscire e annuì una sola volta.
Non accadrà!” lo rassicurai, prendendogli una mano. “Cosa ti ha detto?” chiesi.
Ha detto che non mi lascerà mai e che se qualcuno verrà lasciato, quello sarà lui, al massimo, ma non è vero. Io non potrei mai farlo, lo amo troppo per poter anche solo pensare di lasciarlo. E ha aggiunto che lui e Flare hanno chiarito tutto, non c'è assolutamente niente tra di loro.” fece lui.
Non devi preoccuparti allora. Comunque, lo terrò d'occhio io ad Asgard, anche se sono più che sicura che ti ami veramente e non ti lascerebbe mai per una vecchia fiamma.” lo tranquillizzai. “E ricordati che se ti fa soffrire poi lo sistemo io!” aggiunsi ridacchiando e facendolo sorridere.
Ora andiamo, Lucy e Luane vogliono vedere qualche altro vestito per domani sera. Sarà meglio andare a vedere cosa stanno combinando.” dissi poi, avviandomi verso la stanza delle gemelle.
Provammo diversi vestiti e costringemmo Shaka, Aphrodite e Mur a provarne altri anche loro e a testare diverse acconciature, per decidere con quale stessero meglio.
Sapete, devo dire che sono gelosa...” esordì Luane mentre intrecciava i biondi capelli di Shaka in una treccia morbida. “Insomma, il vestito che sta indossando Aphrodite è difficile da portare! La minima imperfezione e sembri una prostituta d'alto borgo, invece lui.... ma guardatelo! Che cavolo, sembra una bellissima donna!” si lamentò indicando il cavaliere dei pesci che indossava un audace vestitino nero fino a meno di metà coscia con un velo nero fumé sopra, orlato di pizzo sempre nero, che lasciava scoperte le spalle e mostrava leggermente il “seno” e faceva sembrare le gambe chilometriche. Il risultato complessivo era molto sensuale e non volgare.
Scoppiammo tutti a ridere rendendoci conto che davvero era stupendo come donna.
Beh, cara, cosa ci vuoi fare! C'è chi si può permettere certi vestiti e chi no!” rispose lui, usando un tono civettuolo e carezzevole, che ci fece ridere ancora di più.
Continuammo fino a sera, approfittando della pausa che ci era stata concessa dall'addestramento, poi preparammo quello che sarebbe servito il giorno successivo e ci dirigemmo ognuno nella propria stanza a riposare.

°°°

Giorno dopo mi svegliai di soprassalto dopo aver avuto una visione in sogno.
Ero in un luogo freddo, oscuro, pieno di umidità, forse una segreta o un sotterraneo.
Sentivo il freddo fin dentro le ossa, insieme ad una sensazione opprimente di paura e angoscia che non comprendevo. Volevo muovermi, ma ero bloccata e più provavo ad aprire gli occhi o a fare qualsiasi altro movimento sentivo un dolore pungente percorrermi tutto il corpo.
Poi all'improvviso una voce mi spaventò.
Combatti ancora, Regina di Asgard?” mi domandò con scherno, sapendo che non potevo rispondere. “Il tuo regno presto cadrà! E senza le preghiere della Celebrante i ghiacciai cominceranno a sciogliersi e le acque getteranno il mondo nel caos. E allora i miei Signori potranno regnare sul mondo intero, schiavizzando voi sciocchi umani per il resto dell'eternità!” aggiunse, ridendo con sadica gioia, facendomi gemere disperatamente.
E tutto scomparve nel momento in cui uscii dalla visione con ancora in testa quella risata, sentendola risuonare nelle orecchie come se fossi ancora lì, davanti a lui.
Riuscivo ancora a percepire il freddo e il dolore pungente che provava Ilda di Polaris, Regina di Asgard e Celebrante di Odino.
Dovevo avvertire gli altri di ciò che avevo visto e dato il piano che volevano attuare i nostri nemici l'aiuto di Nettuno sarebbe stato determinante.
Controllai l'orologio che avevo nella stanza e mi accorsi che non era neanche l'alba, perciò mi presi un po' di tempo per schiarirmi la mente e far sparire quel freddo che continuava ad attanagliarmi. Mi feci un bagno caldo, durante il quale mi lasciai andare completamente, permisi alla mia mente di vagare, di andare liberamente ovunque volesse e i miei pensieri si soffermarono su Phoenix e sul fatto che entro qualche ora sarebbe stato costretto a starmi vicino e proteggermi.
Sorrisi, senza accorgermene, prima che qualcos'altro si stampasse a fuoco nella mia mente. Un ricordo, ma non mio, era del cavaliere della fenice.
Stavo combattendo contro Andromeda ancora posseduto da Ade e sapevo che non sarei mai riuscita a fargli del male, non al mio fratellino.
Cercai di distaccarmi da ciò che vedevo, per non farmi coinvolgere come se fossero miei ricordi ma non era semplice.
Rividi il momento in cui avevo scagliato le ali della fenice, ma mi ero fermata prima di colpirlo e mi ero ferita alla mano. No, non io, Phoenix.
Vedere Andromeda nei panni di Ade mi fece pensare alla seconda parte della visione del mio compleanno.
La spada nera... la spada di Ade.....
Avrei dovuto parlare anche di questo, molto presto.
Sospirai forte poco prima di immergermi completamente nella vasca.
Un forte bussare mi fece uscire di scatto, buttando l'acqua un po' dappertutto, mentre Andromeda mi diceva che la colazione era pronta e che Lucy e Luane volevano cominciare a prepararsi subito dopo.
Gli assicurai che sarei andata e di aspettarmi a colazione.
Mangiai poco e niente, ancora con la mente intenta a pensare alle visioni e al ricordo di quella mattina.
Kaey?” mi richiamò Sophia ad un certo punto, riportandomi alla realtà.
Mi resi conto che tutti mi stavano fissando preoccupati.
Cosa? Che succede?” domandai confusa.
Kaeyla, tesoro, va tutto bene? Hai la testa completamente da un'altra parte questa mattina.” mi chiese Selenia, con tono preoccupato.
Si certo, io...” risposi, prendendo un respiro profondo. “Io ho avuto una visione, questa notte.” dissi.
Una visione? Riguardo a questa sera?” volle sapere, mentre tutti ascoltavano con il fiato sospeso.
Non proprio, ma è collegata. Riguardava Ilda di Polaris, il vampiro la tiene imprigionata in una specie di dimensione onirica, credo, per questo non si sveglia. Le ha detto che vogliono allagare la Terra, in questo modo saremmo distratti dall'ascesa dei loro Signori, e per farlo vogliono sfruttare innanzitutto lo scioglimento dei ghiacci, come aveva fatto anche Nettuno.” raccontai.
Bene, allora ci occuperemo con Nettuno anche di questo, se riusciamo a farci aiutare da lui sarà più facile controllare il movimento delle acque e impedire lo scioglimento dei ghiacci. Poi, come avevamo già deciso ieri, Kaeyla, Sophia e Crystal, insieme ad Anne si recheranno ad Asgard per svegliare la Celebrante di Odino.” prese in mano la situazione Jasmine.
Io annuii, riuscendo a mantenere un'espressione tranquilla, anche se dentro di me stavo tremando all'idea di dover affrontare quel gelo di nuovo. Avrei solo voluto nascondermi dentro il Grande Tempio e non uscire mai più, ma sapevo bene di non potermi permettere quel lusso.
Vedendo che tutti erano più silenziosi e tesi, le Guardiane ci spedirono a prepararci per la sera e coloro che non avevano bisogno di grandi trattamenti vennero mandati a fare qualcosa che li tenne occupati, come Kanon, che andò insieme a Sirya a parlare con Nettuno in anteprima, come avevamo deciso.
In questo modo, quasi nessuno, nemmeno io, che in ogni caso sentivo salire la tensione e l'adrenalina per il fatto di dover parlare con un dio e convincerlo a diventare nostro alleato più si avvicinava l'ora d'inizio della festa, non avevo la possibilità di concentrarmi su quello che sarebbe potuto accadere il giorno seguente.

°°°

Circa mezz'ora prima dell'inizio, tutte noi fanciulle eravamo pronte e mia nonna era nuovamente complimentata con me, Lucy e Luane per lo splendido lavoro fatto sui quattro cavalieri mascherati.
Rimasero a bocca aperta anche gli altri quando ci videro tutte insieme.
Wow! Se non sapessi che quattro di voi non sono davvero delle ragazze, ci farei un pensierino sul provarci con tutte!” esclamò Death Mask, guadagnandosi una scappellotto da un Aphrodite vestito con l'elegante tubino nero di cui si era lamentata Luane e i capelli semi raccolti in uno chignon volutamente morbido e disordinato, che lasciava che morbidi boccoli biondi sfuggissero per toccare le spalle scoperte e il trucco leggero e sui toni dell'oro faceva risaltare i suoi occhi e le labbra colorate di rosso cupo.
Ridacchiammo tutti nel vederli litigare come una coppietta, con Aphrodite che lo rimbeccava con frasi tipo “Non osare guardare altre ragazze!” o “Se ti vedo provarci o anche solo posare lo sguardo su qualcun'altra te la faccio pagare!”, parlando in falsetto.
Alcune coppie cominciarono ad avviarsi e le ragazze si lamentarono dei tacchi troppo alti ai piedi.
Crystal si accostò velocemente ad Andromeda che aveva qualche difficoltà a stare in equilibrio sulle decolté nere tacco dieci che aveva ai piedi. Passandogli un braccio attorno alla vita, gli mormorò all'orecchio.
Stai benissimo, ma non vedo l'ora di riaverti senza trucchi...” con una voce bassa e roca, che fece arrossire furiosamente il giovane, ancora un po' insicuro sul loro rapporto. Doveva ancora abituarsi all'idea che Crystal lo ricambiava pienamente e desiderava stare con solo lui.
Io mi avvicinai silenziosamente a loro due prima che uscissero, abbracciando Andromeda.
Il vestito ti sta benissimo!” gli dissi con una punta d'orgoglio nella voce, dato che ero riuscita a convincere Luane a fargli indossare un abito argenteo, stretto in vita, lungo dietro e più corto sul davanti.
L'avevo di nuovo truccato con colori leggeri, cercando di far risaltare i suoi occhi con un po' di grigio chiaro sfumato e un rossetto rosato sulle labbra.
Mi sorrise, con le guance ancora in fiamme, imbarazzato sia dal complimento sia dal braccio che Crystal teneva ancora intorno alla sua vita.
Grazie!” rispose, poi notò qualcosa nei miei occhi che gli fece aggrottare le sopracciglia.
Si guardò intorno per qualche attimo.
Dovresti parlargli, prima di andare.” sussurrò, indicando con lo sguardo suo fratello.
Io girai la testa per poterlo guardare. Era stupendo nel suo smoking nero. Stava parlando con Shaka e stavano sorridendo entrambi.
L'abito lilla stile impero che il cavaliere della Vergine indossava lo faceva sembrare una principessa, gli stava davvero bene; inoltre era l'unico ad avere avuto la fortuna di indossare scarpe aperte con un modesto tacco cinque.
Phoenix gli porse un braccio con fare scherzoso, prima di girare con lo sguardo nella nostra direzione e cambiare completamente espressione, diventando serio e con gli occhi brucianti di qualcosa che non riuscii a definire.
I nostri occhi si incrociarono per un istante, ma io abbassai subito i miei, tornando ad osservare dell'altra parte della sala. Non mi accorsi quindi, che Phoenix aveva salutato Shaka e stava venendo verso di me.
Noi ci avviamo, intanto!” fece Crystal, notando il movimento della fenice.
Si, ci vediamo al ricevimento!” esclamò Andromeda con un piccolo sorriso.
Dopo di che mi lasciarono sola. Con Phoenix alle spalle.
Dovremmo parlare, prima di avviarci anche noi...” disse alle mie spalle.
Io sobbalzai, sorpresa di trovarmelo così vicino.
Mi girai lentamente a guardarlo, grazie ai tacchi ero alta quasi quanto lui e potevo osservarlo dritto negli occhi senza dover alzare troppo la testa.
Il mio cuore batteva all'impazzata, quasi volesse uscire dal mio petto. Volevo parlare con lui, chiarire, ma allo stesso tempo non volevo, non volevo sentire ancora le sue parole crude, anche se sincere.
Chiusi gli occhi, respirando profondamente per farmi coraggio.
Si... dobbiamo...” mormorai, riaprendo gli occhi per guardarlo. “Io voglio solo dire un'ultima volta che mi dispiace per ciò che è successo. Io davvero non volevo che accadesse qualcosa del genere, se ci fosse stato un altro modo...” continuai con voce spezzata.
Lui mi fissò con un'intensità che mi fece tremare e svanire la voce e rimase in silenzio diversi minuti, in cui temetti che sarebbe esploso nuovamente.
Lo so.... ora lo so!” disse, sorprendendomi. “Mi ci è voluto un po' per capirlo, ma adesso so che è così. E mi dispiace molto essere esploso a quel modo. Non avrei dovuto dirti quelle cose...” aggiunse.
Poi distolse gli occhi blu scuro.
Mi hai salvato la vita e hai dovuto pagare un prezzo alto per poterlo fare. Insomma, avevi già le visioni, ora ti toccano anche i miei ricordi...” fece un po' scherzoso.
Phoenix... ti ringrazio per le scuse. Ma non devi sentirti in dovere di farmele perché Shaka ti ha convinto che è la cosa giusta. Non sono arrabbiata con te. Voglio che continui a dirmi cosa pensi veramente, anche se si tratta di cose non proprio lusinghiere...” cercai di interromperlo.
Shaka ha provato a farmi cambiare idea... ma ha fallito, come tutti gli altri. Jasmine dice che non volevo ascoltarli perché cercavano convincermi che ho bisogno di te e tu di me. Hanno provato a farti apparire più fragile, più debole, di come ti vedo io da quando ti ho conosciuta. E credo che da una parte avesse ragione.” ricominciò, guardandomi con un calore negli occhi che mi fece arrossire. “L'unica persona che mi ha fatto capire che sbagliavo... sei tu...” finì.
Cosa? Io?” chiesi sorpresa, non troppo sicura di avere compreso cosa significava quello che aveva detto.
Si... tu. Questa mattina, poco prima di colazione ho visto dei ricordi, che non mi appartenevano. Mi hanno aiutato a capire molte cose su di te, Kaeyla della Luce.” ripeté lui “Ero convinto di essere l'unico ad aver avuto brutte esperienze... forse hanno ragione gli altri...”.
Io lo guardai con gli occhi pieni di lacrime, senza sapere cosa dire.
Non piangere o rovinerai il tuo bel trucco.” sussurrò, asciugandomi una lacrima.
Sembri davvero emanare luce, vestita così.” aggiunse.
Io risi, tra le scie delle lacrime cadute.
Ora brilli come le stelle! Dovresti sempre ridere, ti rende splendida!” disse.
Ok, adesso basta con i complimenti!” lo ripresi, con le guance in fiamme.
Ahah! Dovremmo andare o cominceranno senza di noi!” esclamò Phoenix.
Mentre ci incamminavamo provai a fargli una domanda di cui temevo la risposta.
Phoenix, cos'è che hai visto esattamente?”
Mi guardò intensamente, ma non rispose, facendomi preoccupare. Poi, una volta arrivati a destinazione, sembrò aver deciso cosa dire.
Qualcosa che ti ha fatto cambiare molto profondamente...” mormorò lui, poco prima di entrare nella sala dove si teneva il ricevimento.



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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - La Festa ***


NOTE DELL’AUTRICE: Buongiorno a tutti, cari lettori!!! Voglio scusarmi con voi per la lunghissima attesa… ma purtroppo lo scorso anno ho avuto un lutto in famiglia proprio mentre scrivevo questo capitolo e scriverlo non è stato facile…
Spero comunque che vi piaccia!!!
Ringrazio già ora tutti coloro che leggeranno, recensiranno, metteranno la storia tra preferiti/seguiti/ricordati e chi l’ha già fatto!!!
Un bacione e buona lettura
Cry
 
Capitolo 15
 
Ero preoccupata per quello che poteva aver visto Phoenix, non potevo fare altro che sperare che non avesse visto proprio quella cosa... avevo i brividi al solo pensiero, ma non avevo tempo per rimuginarci su o per cercare di estorcergli una risposta più esauriente.
Era arrivato il momento di convincere Nettuno a darci una mano e diventare nostro alleato.
Presi un respiro profondo, improvvisamente estremamente nervosa.
“Non preoccuparti, sarai perfetta!” mi sussurrò all’orecchio Phoenix, passandomi delicatamente un braccio intorno alla vita e conducendomi nella grande sala preparata per l’evento.
Estremamente spaziosa, era stato lasciato libero il centro, per permettere a qualche coppia di ballare, mentre altre chiacchieravano, bevevano e mangiavano.
Notai molte delle coppie cercare di integrarsi: Aphrodite e Death Mask ballavano al centro della pista, attirando molti sguardi di ammirazione e invidia; Shaka, Saga, Mur e Aldebaran stavano intrattenendo una conversazione con altre coppie, tenendo allo stesso tempo d’occhio tutta la sala in cerca di Nettuno o una minaccia di altro tipo.
Guardandosi intorno, Shaka ci notò e sorrise nella nostra direzione, sollevando leggermente il bicchiere di champagne, facendo un brindisi verso di noi.
Gli sorridemmo di rimando e Phoenix chinò appena il capo come saluto.
“Allora, che ne dici di mischiarci a tutti questi figli di papà?” mi domandò, guardando verso di me con un sorrisetto ironico.
“Andiamo!” risposi io, appoggiandomi al braccio che aveva teso verso di me.
Poi, insieme, ci immergemmo nella folla.
Scambiammo qualche parola con diverse persone, che ci fermarono commentando il mio vestito o la mia “bellezza” o il fatto che eravamo una bella coppia. Riuscii a giostrarmi molto bene in quegli scambi, sorridendo e annuendo o rispondendo agli altri invitati; ero più brava di Phoenix ad intrattenere conversazioni, riuscivo ad essere più spigliata, più aperta e disponibile e attirai molte attenzioni da parte dei giovani di buona famiglia e complimenti da parte di molti invitati. Molti mi chiesero di ballare.
“Buonasera, splendore! Posso chiederti di concedermi l’onore di questo ballo?” domandò l’ennesimo, lanciando un’occhiata sprezzante a Phoenix, che perse la pazienza.
“La signorina è con me! Perciò sei pregato di allontanarti da lei!” disse con tono così basso da farlo sembrare un ringhio.
Era leggermente più alto del giovane damerino che mi aveva invitato a ballare e molto più muscoloso, perciò, per evitare che la situazione degenerasse troppo, mi avvicinai di più a Phoenix e gli presi il braccio.
“Tesoro, perché non mi accompagni in balcone? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Ci scusi.” Dissi, salutando con un cenno del capo il damerino, che aveva in viso un’espressione oltraggiata per essere stato rifiutato.
“Cerca di mantenere la calma!” dissi al cavaliere della fenice, appena fummo certi di essere fuori portata d’orecchio. “Ricorda l’obiettivo di tutta questa messinscena!” aggiunsi, guardandolo negli occhi.
“Scusa…” rispose di malavoglia, distogliendo lo sguardo, impedendomi di incrociare i suoi occhi. Poi mi diede le spalle, così da nascondermi completamente quello che pensava o provava. “È difficile rimanere calmi quando quasi tutti i ricconi là dentro ti guardano come se volessero mangiarti!” esclamò a bassa voce.
Aveva detto quelle parole con un tono strano, che non avevo capito, dovendo basarmi solo sulla sua voce.
Scossi la testa.
Non potevo perdere tempo a pensare a questo ora, dovevo pensare a restare concentrata e pronta a parlare con Nettuno.
Tornammo dentro la sala e cercai di interagire con la folla, venendo coinvolta, ad un certo punto, in una discussione con altre giovani donne, che mi portò ad allontanarmi un po’ da Phoenix, seppur consapevole che il suo sguardo non mi lasciava mai.
Commentai insieme a quelle ragazze quale fosse il vestito più bello, quale acconciatura fosse fatta meglio, o semplicemente come stessero alle persone che li portavano. Ci furono alcuni commenti anche su qualcuno dei cavalieri e io feci un piccolo sorriso nel sentire che erano pieni d’ammirazione e d’invidia.
“Avete visto quella là? Che ballava in mezzo alla pista, neanche fosse stata la reginetta della festa! Quanto mi sta antipatica! Anche se il suo vestito era stupendo! E la cosa peggiore è che le stava anche benissimo!” disse una, sussurrando come se stesse raccontando un segreto di stato e stringendo un piccolo ventaglio tra le mani talmente forte che sembrava volesse romperlo o forse avrebbe preferito avere il collo di Aphrodite tra le mani, pensai, cercando di mascherare la mia espressione divertita.
“Hai ragione! Ma non è l’unica! Ho visto una coppietta ballare più in disparte ed erano troppo carini insieme! E lei era così adorabile, dolce e timida!” fece un’altra in risposta, in tono un po’ meno maligno, anche se leggermente inasprito dall’invidia.
“Si, certo. Dolce, timida, adorabile… a me è sembrata parecchio giovane! Chissà che lui non possa preferire qualcuna più matura…” commentò acida e speranzosa una mora con un lungo vestito rosso cupo, guardando avidamente mio fratello e mangiandoselo con gli occhi.
Alzai gli occhi al cielo, mordendomi la lingua per non attirare troppa attenzione discutendo nel bel mezzo della festa.
“Non credo potresti piacergli tu, comunque, mi sono sembrati molto presi l’uno dall’altra. Mettiti il cuore in pace!” ribatté la prima che aveva parlato, di nuovo in un sussurro, scrutando la coppia in questione con occhio critico e sognante.
A quelle parole, sorrisi senza potermelo impedire, convogliando l’attenzione di tutto il gruppetto.
“Come mai sorridi? Sai qualcosa che non sappiamo?” mi domandò diretta una di loro, guardandomi in un modo che, secondo lei,  doveva essere minaccioso e indagatore.
“Oh? Nulla… solo, la coppietta di cui state parlando sono mio fratello e la sua ragazza.” Spiegai, con un’espressione innocente stampata in viso. Loro, per tutta risposta, mi osservarono con gli occhi di fuori, non credendo alle mie parole, ma non potendo negare le somiglianze tra me e il giovane biondo di cui parlavano.
“Anche tu e il tuo accompagnatore siete una coppia? Siete così carini insieme!” mormorò la giovane più timida del piccolo gruppo, con le guance rosse d’imbarazzo, senza malizia o invidia nella voce.
“Già! Fate coppia fissa? Lui è molto carino!” rincarò la prima che aveva parlato, guardando esplicitamente Phoenix, che guardava nella nostra direzione, o meglio, che guardava me, da poco lontano, appoggiato ad una delle colonne nella parte più esterna della sala.
Mi girai anche io nella sua direzione, arrossendo sotto lo sguardo intenso di quegli occhi blu.
Vidi due ragazzi dirigersi verso di lui e dirgli qualcosa, che non riuscii a capire, ma che lo fece irrigidire e rispondere con i denti stretti.
°°°
Pov Phoenix
 
Quando ci avevano informato sull’organizzazione della serata, non avevo capito che sarebbe stato così difficile sopportarla.
Avevo provato a chiarire con Kaeyla, ma scusarmi non era qualcosa in cui ero molto bravo e non avevo avuto neanche tanto tempo per provarci, prima dell’inizio della serata, perciò continuavo a non sapere come comportarmi con lei.
Avevo paura di allontanarla, di nuovo.
Mi ero messo un po’ in disparte, appoggiato ad una colonna, nel momento in cui lei aveva cominciato una frivola discussione sugli invitati e i loro vestiti con un gruppetto di giovani ragazze.
Vestita come loro, truccata, con i capelli in parte raccolti in uno chignon morbido, mentre rideva e commentava gli abiti o la bravura  nel ballo di diverse coppie, sembrava una di loro. E questo me la faceva vedere lontana anni luce.
Invece di avvicinarmi a lei, mi sentivo sempre più distante.
Ogni volta che notavo un suo sorriso, che vedevo o sentivo qualcuno degli invitati commentare la sua bellezza o esprimere apprezzamenti non sempre cavallereschi, mi sentivo digrignare i denti e stringere i pugni, affondati nelle tasche dei pantaloni eleganti che ero stato costretto ad indossare, per trattenere l’impulso di rovinare i loro maledetti sorrisi affabili, manipolatori, lascivi.
“Certo che non sarebbe male farsi una di quelle ragazze lì…” disse un ragazzo, poco lontano da dove mi trovavo io, rivolgendosi ai suoi amici i quali concordarono e scoppiarono a ridere, parlando di Kaeyla e il gruppetto con cui conversava.
“Come se tu ci potessi riuscire!” lo schernì uno di loro, ancora ridendo.
“Certo che potrei! Anzi, sono più che sicuro di poter invitare a ballare e poi ad uscire una qualsiasi di loro!” ribatté, gonfiando il petto, il primo che aveva parlato.
Io li guardai, staccando per un istante gli occhi da Kaeyla, sentendo già la mancanza della sua luce.
Ignorai quella sensazione e studiai i ragazzi, chiaramente di famiglie facoltose, con un grande desiderio di spezzare la monotonia delle loro vite con qualche stupidaggine.
Tornai a guardare la guardiana della luce, avvertendo il cuore perdere un battito nel vedere il suo sorriso.
Poi, senza preavviso, guardò verso di me e arrossì, proprio mentre uno dei figli di papà diceva.
“Bene, allora! Visto che sei così bravo, prova a conquistare la bionda con il vestito argento e portatela a casa!”
Inarcai un sopracciglio, sentendo la scommessa.
Lo sfidato si fece avanti, ma io lo fermai prima che potesse arrivare troppo vicino a lei.
“La giovane su cui state scommettendo è già impegnata! Fossi in te lascerei perdere!” ringhiai a denti stretti, con voce abbastanza alta da farmi sentire, senza neanche spostare lo sguardo verso di lui.
Lo sentii avvicinarsi a me e mettermi una mano sulla spalla.
“E sentiamo, saresti tu quello con cui è impegnata?” mi rivolse un sorriso di scherno. “Ma fammi il piacere! Può avere molto di più di un poveraccio come te!”
Guardai la sua mano, ancora poggiata sulla mia spalla, con aria omicida, che gli fece fare un passo indietro.
“Dici che merita di meglio. Questo è vero. Ma di sicuro il meglio per lei non sei tu!” risposi con voce gelida. “E ora…” cominciai, prima di sentire un cosmo famigliare avvicinarsi a me.
“Phoenix, forse dovresti andare dalla mia sorellina, prima che qualcuno te la porti via.” Disse scherzosamente Crystal, avvicinandosi con mio fratello al braccio.
Annuii nella loro direzione e lasciai lì l’allocco che pensava di poter conquistare Kaeyla, senza più prestargli attenzione, e mi avvicinai a lei.
°°°
Pov Kaeyla
 
Mi ero completamente estraniata dalla conversazione in corso su di me e Phoenix mentre lo osservavo comportarsi come se fosse davvero un fidanzato geloso. Se la situazione o il tempo fossero stati diversi, non mi sarei sorpresa di vederlo sfidare a duello il tizio che mi si voleva avvicinare e che non sembrava molto intelligente o anche solo minimante interessante, come era per me il cavaliere della fenice.
Mi aveva dato le spalle, per poterlo affrontare guardandolo negli occhi e io avevo trattenuto il fiato, preoccupata che potesse fare qualcosa a quel poveretto e che potesse mettersi nei guai.
Stavo per avvicinarmi, senza vedere che mio fratello e Andromeda avevano avuto la mia stessa idea, non che avessi davvero la possibilità di metterla in pratica.
Un uomo, infatti, mi fermò, afferrandomi un braccio con una presa salda, ma non troppo stretta.
Colta di sorpresa, cercai d’istinto di scostarmi, voltando il capo per vedere chi mi aveva bloccato in faccia.
Mi tranquillizzai nel riconoscere Kanon e allo stesso tempo mi tesi come una corda di violino, sapendo che se lui era lì, doveva esserci anche Nettuno.
Non ebbi il tempo di realizzare completamente il pensiero, che sentii un calore familiare avvolgermi e un braccio circondarmi la vita.
Sorrisi grata in direzione di Phoenix, felice di poter sentire di nuovo il suo appoggio.
In quel momento sentivo di poter fare qualunque cosa.
“Sarà meglio trovare Nettuno e porre fine a questa faccenda!” mormorò al mio orecchio e io annuii concorde. Era arrivato il momento di concludere la serata.
“Kanon, puoi avvisare tutti gli altri che Nettuno è arrivato e di tenersi pronti per ogni evenienza?” chiesi al cavaliere, forse nuovamente Generale dei Mari.
“Certo!” rispose, facendo per allontanarsi, poi aggiunse, “Lui dovrebbe essere vicino alla pista da ballo, assieme a Siria!”
Io gli sorrisi e presi un respiro profondo.
Phoenix mi portò alla pista da ballo e mi chiese di ballare, con mia grande sorpresa.
“Non avevo idea che sapessi ballare!” sussurrai al suo orecchio.
Lui mi guardò con leggero imbarazzo, prima di distogliere lo sguardo e ignorare le mie parole.
Ballammo per qualche minuto, poi un giovane uomo molto elegante picchiettò leggermente la spalla dell’araba fenice, che si fermò e lo osservò attentamente.
“Posso rubarti la dama per questo ballo, cavaliere di Atena?” domandò con una strana inflessione.
“Certamente Nettuno.” Rispose a denti stretti, posando la mia mano destra nella sua.
Lo squadrai attentamente, cercando di capire come fosse meglio comportarmi con lui, che mi dedicò un sorriso smagliante.
Gli sorrisi di rimando, dato che non volevo dargli l’impressione di avere paura di lui. Dovevo tirare fuori tutte le mie capacità di persuasione.
Cominciammo a ballare e per un po’ ci studiammo semplicemente a vicenda, prima che lui decidesse di rompere il silenzio.
“Ho sentito che sei una Guardiana della luce e anche la sorella di uno dei cavalieri di Atena…” disse in tono discorsivo.
“Già, sono la guardiana della luce e gemella di un cavaliere di Atena, ma sono anche cose che non sa e potrebbero sorprenderla.” Ribattei, sforzandomi per mettere la calma. “Comunque non siamo qui per parlare di me.” Aggiunsi, guardandolo dritto negli occhi.
La mia audacia sembrò sorprenderlo piacevolmente, perché sorrise di nuovo.
“Questo è vero, in parte!” mi concesse. “Il mio ex generale traditore mi ha informato che avete intenzione di combattere contro Shiva e la sua consorte, Kalì. Intenzione nobile, ma poco saggia.” Riprese.
“Può darsi, ma se li lasciamo agire come desiderano, permettendo che si liberino, chi garantirà che il genere umano sia salvo? Comprendo che abbia ben poca importanza per lei, che è dio dei mari, ma arriverà presto il momento in cui loro decideranno di attaccarla e sarà da solo, con il suo unico generale rimastole, contro due divinità molto potenti e il loro esercito.” Risposi con voce ferma.
Lui mi guardò con un sopracciglio inarcato.
“Pensi che mi debbano fare paura? Che non sia in grado di affrontarli?” domandò incuriosito.
La canzone finì e io smisi di ballare, facendogli cenno di seguirmi fuori nel balcone, per poter parlare in tutta tranquillità.
Phoenix, fino ad allora rimasto in disparte, ci seguì, tornando vicino a me e lo stesso fecero Kanon e Siria, che però rimasero un po’ a distanza.
“Vede, io non penso che non sia in grado di affrontarli. Da solo potrebbe anche avere successo, ma perderebbe tutto quello che possiede. Non potrebbe avere più il suo regno, o il suo popolo, o i suoi Generali. Shiva e Kalì non lo permetterebbero. E sarebbe costretto ad inchinarsi a loro, sempre che non voglia combatterli ogni volta che loro decideranno che deve sottomettersi ai loro voleri.” Dissi.
Il suo sguardo si incupì sempre di più mentre parlavo, fino a diventare quasi impossibile da sostenere. Il mio cavaliere se ne accorse e mi strinse tra le braccia, facendolo passare per un gesto casuale, dandomi la forza e il coraggio per continuare a parlare.
“Io so che insieme, come alleati, saremo in grado di batterli, forse per sempre, questa volta! E le posso assicurare che, anche se rifiuterà, il suo Generale dell’Atlantico del Sud ha già deciso che combatterà al nostro fianco, così come i cavalieri di Asgard. Perciò ora le propongo un accordo: lei combatte con noi, contro Shiva e Kalì, e le Guardiane si impegneranno per riportare in vita i suoi Generali!” proposi, con il cuore che batteva così veloce e forte che temevo potesse sentirlo.
Il viso del dio rimase impassibile e il suo sguardo sembrava quasi sfidarmi ad osare di più.
“I Generali si possono sostituire. Cosa hanno davvero da offrire, le Guardiane?” chiese. Siria, sentendo quelle parole si tese leggermente, perfettamente consapevole di aver rischiato grosso nell’accettare di combattere con noi, senza il consenso del suo signore, che avrebbe potuto vederlo come un tradimento.
“Che belle parole, dette da un dio! E poi ci si chiede perché tu e i tuoi Generali siete stati battuti da dei ragazzini! Ma non te ne accorgi neanche, vero?” ironizzai ad alta voce, passando dal lei al tu, stupendolo con la mia schiettezza. “Vedi?” domandai, indicando Siria, ancora visibilmente preoccupato dalla piega che stava prendendo la discussione. “È spaventato da te, perché, nonostante ti sia rimasto fedele anche dopo la sconfitta, nonostante ti sia rimasto accanto in questi anni, proteggendo il tuo corpo umano, è “sostituibile”, come hai appena detto.” Continuai, tenendo gli occhi fissi nei suoi. “Ma ti sbagli, perché potrai trovare un altro che abbia le sue capacità, o che ti sia fedele come lui, ma non sarà mai la stessa cosa, non sarà mai come lui. Perché una persona non è sostituibile. E vale per lui, come per ogni cavaliere di Atena o di Asgard o chiunque altro! Nessuno di noi è sostituibile!” mi infervorai, indicando con un cenno tutti i cavalieri, radunati vicino alla finestra per controllare la situazione. “Potranno avere allievi, trasmettere le loro conoscenze e colpi segreti, lasciare le loro armature a qualcun altro, ma non saranno mai sostituibili. Non avranno mai delle brutte copie, né loro lo saranno mai di altri. Mai!” mi bloccai, per prendere fiato e calmarmi, mentre Nettuno sembrava stupito dalle mie parole e rimase in silenzio, come per riflettere su ciò che avevo detto, ma la mia pazienza e calma erano finite.
Quella trattativa doveva finire, e doveva farlo subito.
“La vita dei tuoi Generali non è abbastanza? Allora lascia che ti dica questo. Noi vinceremo questa guerra, con o senza di te, ma ricorda che, anche se noi ti ignoreremo, lo stesso non faranno i nostri nemici. Anche adesso loro ci stanno spiando, cercando di scoprire i nostri segreti, i nostri piani. Sanno che ci siamo incontrati e sanno che, anche se solo per un secondo, tu hai pensato di accettare questa alleanza. E puoi star certo che non ti daranno tregua per questo. Ora, dato che ti ho rivelato anche troppo, non intendo continuare questa conversazione. Spero prenderai la decisione giusta per tutti. Buona serata!” dissi, con voce piena di gelida determinazione, prima di dargli le spalle e allontanarmi dal dio dei mari, con Phoenix sempre accanto.
Ero quasi rientrata nella sala, quando Nettuno parlò.
“Sai, quando ti ho visto, ho pensato che Atena volesse muovermi a pietà per farmi accettare questa alleanza, per questo voleva parlassi con te e non con lei. Così delicata, eterea, quasi angelica. Non sembravi affatto una guerriera. Invece, ti sei rivelata molto più di un bel faccino, Guardiana della Luce! Inizio a chiedermi quanto di questa sera sia stata opera tua e quanto Atena rientri in questa organizzazione.” Disse, perforandomi la schiena con i suoi occhi. “Riportami i miei Generali, Guardiana, e avrai la tua alleanza!” affermò.
Gli diedi le spalle, ascoltandolo, mentre i cavalieri gli lanciavano sguardi sospettosi, speranzosi e indagatori. Quando concluse, mi girai lentamente, sorridendogli.
“Avrai i tuoi Generali, Nettuno, ma ricorda, se ci tradirai, lo saprò!” lo rassicurai, tornando dentro, seguita da tutti i cavalieri.
Mio fratello e Andromeda mi raggiunsero subito, ansiosi di sapere com’era andata.
“Allora? Ce l’hai fatta o…?” domandò Crystal, guardandomi dritto negli occhi.
Io gli sorrisi in risposta, ancora incredula di aver davvero avuto successo. “Ha accettato! Ora devo solo parlare con le Guardiane e l’alleanza sarà sancita!” dissi.
E le guardiane si avvicinarono, come se le avessi evocate.
“Devo dedurre dal tuo sorriso che hai avuto successo?” domandò Jasmine, scrutandomi con i suoi occhi verdi.
“Si, ma manca prima una cosa. Accetterà l’alleanza solo quando i suoi Generali saranno di nuovo al suo fianco.” Risposi.
“Bene. mentre voi sarete ad Asgard, ci occuperemo di questa faccenda. Ora scusatemi, devo scambiare due parole con lui.” Disse, sorridendoci e allontanandosi verso il dio del mare.
“Sei stata bravissima, bambina!” mi disse Selenia, abbracciandomi. “Ora, se volete, potete anche tornare al Grande Tempio e riposare. Domani dovrete alzarvi molto presto!” aggiunse, notando gli sguardi stanchi che avevamo io e Phoenix.
Le sorrisi grata e il mio cavaliere mi porse il braccio per uscire e tornare a casa. Crystal e Andromeda ci seguirono, insieme alle altre giovani coppie, mentre i cavalieri d’oro sarebbero rimasti ancora un po’, per tenere sotto controllo la situazione e mandare via le persone invitate.
Appena fuori dalla sala, Phoenix si fermò, costringendomi a fare lo stesso.
Lo guardai confusa e lui semplicemente mi abbracciò stretta.
“Sei stata eccezionale questa sera. Qualunque potere tu possegga, ricorda che la malvagità non ti appartiene. Tu sei fatta di luce.” Mi disse dritto all’orecchio, facendomi piangere per la gioia e allo stesso tempo preoccupare, perché, se mi diceva quelle parole, aveva visto qualcosa che avrei preferito non vedesse nessuno.
“Cosa… cosa hai visto?” domandai, con la voce che si spezzava per il magone che avevo in gola.
“Non ha importanza cosa, devi solo ricordare che tu non potrai mai essere malvagia!” mi rispose, lasciandomi andare dopo avermi stretto un’ultima volta.
Poi impedì agli altri di avvicinarsi finché non arrivammo al Grande Tempio, dandomi il tempo di recuperare un po’ di autocontrollo e scatenando un po’ di proteste e prese in giro rivolte a lui e al suo comportamento da “fidanzato geloso e possessivo”.
Gli sorrisi grata, stringendomi al suo braccio.
Appena mi lasciò andare, gli altri mi abbracciarono e si congratularono con me per aver avuto successo, facendomi arrossire.
“Sei stata bravissima!” mi disse Sirio, abbracciandomi.
Lo stesso fecero tutti gli altri, portando le mie guance a diventare rosse come pomodori maturi.
“Dai, ora arrossisci? Hai appena sfidato un Dio!” esordì Death Mask con voce pesantemente divertita dal mio imbarazzo.
“E hai anche ballato con lui!” rincarò la dose Aphrodite, ancora avvolto nel vestito, ma senza le scarpe ai piedi.
In risposta arrossii ancora di più e feci la linguaccia in direzione di entrambi, scatenando le risate di tutti i presenti.
Sophia, non appena riuscì a riprendere fiato, salutò tutti e disse che andava a dormire, dato che era molto stanca e il giorno successivo quelli di noi che sarebbero partiti per Asgard avrebbero dovuto alzarsi presto.
Andromeda colse quell’occasione per defilarsi ed evitare di parlare con Crystal, non volendo discutere ancora di quel viaggio, anche se mio fratello, testardo quanto me, non l’avrebbe lasciato andare così facilmente.
Sorrisi nel vederli allontanarsi insieme; speravo davvero tanto che si dessero una possibilità di stare insieme.
“Soph ha ragione, è meglio che anche io vada a dormire o domani non sarò mai in grado di alzarmi!” esclamai, salutando tutti.
Si complimentarono di nuovo con me e potei finalmente ritirarmi.
Ero quasi alla mia stanza quando sentii provenire delle voci dalla camera di Crystal, doveva aver convinto il giovane cavaliere a parlargli o almeno a starlo ad ascoltare.
“Basta! Per favore, basta! Smettila di farmi promesse! Domani e per chissà quanti altri giorni sarai con lei, non puoi sapere cosa accadrà! Torna a cercarmi, se quando tornerete qui, sarai ancora convinto di ciò che dici. Ora, per favore, lasciami andare.” Disse Andromeda con voce esasperata e sull’orlo delle lacrime.
“No! Aspet...” fece poco dopo, lasciando sfumare la voce in un gemito.
Sorrisi di nuovo tra me e me e scossi la testa, per poi proseguire verso la mia camera e crollare addormentata subito dopo aver posato la testa sul cuscino.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Scontro ad Asgard ***


 
 
Capitolo 16
 
Eravamo tutti pronti a partire, l’unico a mancare ancora all’appello era mio fratello, ma sia Anne che Jasmine sembravano sentirsi estremamente magnanime in quel momento, poiché non si scomposero minimamente quando Sophia chiese se qualcuno di noi doveva andarlo a chiamare.
Quando arrivò, una decina di minuti dopo, con il viso impassibile, le due Guardiane a malapena lo degnarono di uno sguardo, troppo occupate a parlare a bassa voce tra loro.
“Bene! Ora che ci siamo tutti possiamo partire!” esclamò Jasmine all’improvviso, interrompendo il discorso con le altre Guardiane, sorprendendo tutti.
“Credevo dovessero partire solo loro…” disse Pegasus, indicando il punto dove ci trovavamo io, Crystal, Sophia e Anne.
“Infatti, ma per avere l’alleanza definitiva con Nettuno è necessario che qualcuno, in questo caso io, si occupi della clausola che lui ha posto! E uno dei modi più diretti è partire da Asgard. Viaggeremo insieme fino a destinazione, poi ci divideremo.” Rispose lei in tono sbrigativo, guadagnandosi sguardi di disapprovazione da parte di tutte le sue compagne.
“Smettete di guardarmi così! Lo sapete bene che spostarci tutte insieme è più pericoloso! E, per di più inutile, ora come ora.” le riprese, alzando gli occhi al cielo.
Prima che qualcuna delle altre potesse dire qualcosa, si mise in cammino, facendo cenno a noi di muoverci.
Io e Phoenix sapevamo quale era la clausola che Nettuno aveva posto e probabilmente era stato riferito che agli altri, tuttavia non capivo perché le guardiane sembravano così contrariate dal fatto che Jasmine se ne occupasse da sola.
Anne, come leggendo i miei pensieri, mi si avvicinò.
“Il problema non è semplicemente riportarli in vita. Su-lee ha fatto lo stesso con i Cavalieri d’oro, ma lei aveva un legame diretto con uno di loro, che l’ha collegata a tutti gli altri. In questo modo li ha potuti richiamare con più facilità. Quello che Jasmine si appresta a fare è molto più pericoloso, perché con i Generali del Mare non ha mai avuto contatti e anche se Siria sarà con lei, i legami tra loro sono labili e indefiniti e non sono molto sicura che sarà d’aiuto.” Mi sussurrò, fissando la schiena della rossa.
Sgranai gli occhi nel comprendere ciò che stava dicendo.
“Pensi che da sola possa farcela?” domandai con preoccupazione.
“È forte, molto più di quanto lascia trasparire, ma anche lei ha dei limiti e non sono certa che riuscirà a non superarli.” Mormorò, stringendo le labbra in una linea stretta.
Spostai lo sguardo da lei a Jasmine un paio di volte, chiedendomi perché, se era così tanto pericoloso, non seguiva la Guardiana della Terra nel regno di Nettuno per aiutarla, invece di venire con noi ad Asgard.
Scossi la testa, cominciando a correre verso Asgard alla velocità della luce.
La sensazione che provai fu quasi quella di entrare in un portale in Grecia, per uscirne nelle lande gelide e deserte del regno di Ilda di Polaris.
Davanti alle porte del palazzo della Celebrante di Odino e Regina di Asgard ci aspettavano i due cavalieri della Tigre del Nord e Flare, sorella di Ilda e vecchia fiamma di mio fratello.
Ci accolsero con gioia mista a preoccupazione, invitandoci subito ad entrare per riscaldarci e prepararci ad aiutare la loro signora a tornare al suo posto.
Mio fratello si occupò di fare le presentazioni, prima che Jasmine si allontanasse verso l’ingresso al regno di Nettuno.
“Flare, Mizar, Alcor, loro sono la Guardiana della Terra, Jasmine,” disse, indicando la rossa, che chinò il capo in segno di rispetto, ricevendo un inchino dai due cavalieri e un cenno del capo dalla reggente di Asgard. “La Guardiana dell’acqua e la sua erede, Anne e Sophia;” continuò Crystal, spostando il braccio verso le due, che salutarono i tre, poi mi venne vicino e mi mise un braccio attorno alle spalle. “Lei, invece, è mia sorella gemella, Kaeyla, Guardiana della Luce!” esclamò.
Flare, che si era irrigidita vedendolo abbracciarmi, si rilassò un poco e mi sorrise, Alcor e Mizar invece mi salutarono con un piccolo inchino, che io ricambiai.
Crystal era felice di rivedere i due cavalieri, come loro lo erano di rivedere lui, anche se in circostanze funeste; chiesero anche notizie degli altri cavalieri suoi compagni.
Flare, al contrario, rimase per qualche istante in disparte, ansiosa e gioiosa nel vedere il cavaliere del cigno, volendo parlargli, ma timorosa di ricevere un rifiuto.
Ci accomodammo in un salotto, per parlare di Ilda e capire come potevo aiutarla a risvegliarsi.
Lasciando che mio fratello parlasse un po’ con i due cavalieri di Asgard, mi avvicinai a Flare.
“Flare? Scusami, volevo sapere se potevi darmi qualche informazione in più rispetto a Ilda e a come sia caduta in questo sonno incantato.” Le chiesi, volendo fare chiarezza sulla situazione, prima di intervenire e rischiare di rimanerne coinvolta pure io.
“Certo!” esclamò, tenendo le mani giunte sollevate davanti al petto. “Beh… ecco, in realtà, non è accaduto nulla di eclatante o di strano, prima che ci accorgessimo che nessuno riusciva a svegliarla. Non abbiamo pensato subito ad un incantesimo, ma…” disse, facendo una piccola pausa per ricordare meglio cosa era accaduto. “Ilda ha detto, qualche tempo fa, che avvertiva un’energia negativa, non sapeva da dove provenisse, ma la sentiva diventare sempre più forte. La sua intenzione, se non mi sbaglio, proprio il giorno in cui è stata maledetta, era di contattare Lady Isabel e avvertirla e domandarle se ne sapeva qualcosa… sperava potesse aiutarci a risolvere questa faccenda.” Rispose alla fine, abbassando lo sguardo, preoccupata per la sorte di sua sorella, per poi rialzarlo su mio fratello, con gli occhi che sembravano illuminarsi e riempirsi di speranza.
“Ma scusami, se voleva contattare Atena, perché avete aspettato un intero giorno prima di chiamarci?” domandai ancora, confusa.
“Beh… mia sorella ha lamentato per diversi giorni di avere forti mal di testa e di non sentirsi troppo bene, tanto che spesso è uscita solo per pregare Odino. È stato quando non è uscita dalla sua camera neanche per quello che ci siamo preoccupati seriamente… è già accaduto una volta che mia sorella abbia smesso di svolgere il suo ruolo di celebrante ed era perché un dio malvagio aveva piegato la sua volontà.” Mi disse, riabbassando gli occhi, come se non riuscisse a sostenere il mio sguardo troppo a lungo.
La lasciai stare, accomodandomi su una poltrona e lasciandomi trasportare dai miei pensieri. Mi serviva un po’ di tempo per capire quello che Flare mi aveva detto. A quanto sembrava, Ilda aveva resistito per un bel po’ a chiunque le avesse fatto quell’incantesimo, perciò era possibile che ora che lei sembrava farsi più debole questo qualcuno avrebbe potuto non aspettarsi un contrattacco esterno.
Ripensai alla visione di lei che aveva avuto il giorno precedente e a quanto mi aveva lasciata scombussolata. Dovevo riuscire ad evitare di finire colpita anche io da quel mostro.
Avvertii del movimento vicino a me e ritornai alla realtà, aprendo gli occhi che non mi ero accorta di avere chiuso, per guardarmi interno: Jasmine era in piedi davanti alla porta e parlava con Alcor, o forse era Mizar?, e gli stava chiedendo se la poteva accompagnare in un punto preciso della foresta, dove si sarebbe dovuta incontrare con Siria.
Mi alzai e la guardai negli occhi versi, lei ricambiò lo sguardo per alcuni secondi.
Restammo in silenzio, comunicando senza parole, anche se io ne avrei avute tante da dire.
L’unica cosa che feci fu chinare il capo con aria solenne, promettendole che avrei fatto attenzione anche io, come lei, a non superare i miei limiti.
Poco dopo, anche Anne e Sophia si allontanarono, la prima doveva prendere il posto di Ilda come Celebrante e pregare Odino affinché i ghiacci di Asgard non si sciogliessero e la seconda per cercare di proteggerla da eventuali attacchi.
Sapevo che Nettuno, dal suo regno sottomarino, avrebbe fatto in modo di rallentare lo scioglimento dei ghiacci e darci, in questo modo, quanto più tempo possibile per aiutare la regina di Asgard, tuttavia era necessario che cominciassi con il mio contro incantesimo.
Mi alzai anche io, seguita da tutti gli altri e chiesi di essere accompagnata da Ilda.
Più mi avvicinavo alla stanza della regina e più sentivo un freddo gelido penetrarmi dentro, cercando di avvolgermi in un torpore fisico e mentale.
Mi stupii di questa sensazione, perché, nonostante il rigido clima di Asgard, il palazzo era abbastanza caldo.
Flare ci guidò dentro una stanza elegantemente arredata, con un grande letto a baldacchino con pesanti tende grigio azzurro e una pelliccia come coperta che troneggiava nell’angolo più illuminato.
Un tavolino da caffè con attorno un paio di poltrone e un divanetto, rivestiti di pelliccia, morbida e calda, e un grande comò addossato al muro accanto ad uno specchio a figura intera era tutto ciò che si vedeva dagli appartamenti di Ilda di Polaris, che in quel momento si trovava distesa al centro del letto con un’espressione sofferente.
La osservai per qualche istante, lasciandomi circondare dal gelo che proveniva da lei, accompagnata dall’eco di un’energia estremamente familiare, ma che non riuscivo ad identificare ancora.
“Potreste lasciarmi sola con mio fratello e Ilda?” domandai alle persone presenti, che anche se non stavano causando una vera e propria interferenza, mi distraevano o avrebbero potuto farlo se avessero pensato che qualcosa fosse andato storto nel rituale.
Flare strinse le labbra e i pugni, preparandosi a protestare, venendo fermata dai due cavalieri, che la accompagnarono fuori, facendomi un cenno e chiedendomi con lo sguardo di salvare la loro regina e fare in modo che non le venisse fatto del male.
Ricambiai gli sguardi per qualche attimo, poi li ignorai, preparandomi ad affrontare qualunque nemico si nascondesse nel mondo onirico di Ilda.
Mi sedetti accanto al letto, prendendole una mano gelida e chiusi gli occhi, concentrandomi ed escludendo tutto ciò che avevo attorno.
Immediatamente mi sommerse il freddo polare che emanava da lei; vi resistetti, spingendo il mio potere verso l’interno, seguendo l’eco di quell’energia oscura e, dopo pochi istanti, mi ritrovai ad essere trascinata verso il cuore dell’incantesimo, dove nella mia visione avevo visto trovarsi Ilda.
Cercai di oppormi a quelle sferzate di energia che mi spingevano in trappola, provando ad incantarmi come avevano fatto con la regina di Asgard, tuttavia, anche se i miei poteri di luce erano, tecnicamente, più potenti di quell’incanto, non riuscivo a far svanire la sensazione di gelo che mi attanagliava, intorpidendomi i sensi.
Andai, istintivamente, alla ricerca del fuoco che bruciava ai limiti della mia anima, lì dove si trovava il legame con il cavaliere della fenice e mi aggrappai con tutte le forze a quel calore, perché mi aiutasse a combattere il freddo e salvare me e Ilda dal Vampiro, generale di Shiva e Kalì.
°°°
Pov Phoenix
 
Phoenix avvertì all’improvviso una presenza nella mente, come se qualcuno bussasse alle porte della sua anima ed era qualcuno che conosceva bene.
Lasciò perdere tutto quello che stava facendo e si concentrò consapevolmente sul legame che aveva con Kaeyla, nel tentativo di raggiungerla e aiutarla; qualunque cosa le stesse succedendo, non l’avrebbe cercato tramite quella connessione se non fosse stato importante. Non era sicuro di cosa stesse facendo, dato che quando si era ritrovato nella sua mente la prima volta non era stato volontario, né cosciente, perciò non sapeva cosa fare esattamente per aprire la sua mente e raggiungerla.
Si mise a seguire la luce che riusciva a sentir pulsare ai limiti della coscienza, cercando di entrarvi in contatto.
Capì di esserci riuscito quando, improvvisamente, sentì diffondersi dentro di lui un freddo innaturale, che riuscì a tenere a bada espandendo il suo cosmo infuocato, sforzandosi di riscaldare anche Kaey, che poteva vedere perfettamente.
“Kaeyla!” la chiamò, cercando di approfondire il contatto tra loro due.
“Phoenix?” domandò la sua voce, leggermente stordita e piena di sollievo. “Phoenix, io…” provò ad aggiungere, fermandosi improvvisamente.
Il cavaliere della fenice avvertì distintamente qualcosa cambiare.
Una terza energia si stava inserendo nel loro legame e ed era un’energia potente, antica, oscura, che lo  fece tremare internamente, preda della stessa paura provata quando aveva visto il suo fratellino posseduto da Ade.
Non sapeva cosa stava facendo quell’entità a Kaey, ma, pur sentendo ancora forte e chiara la sua presenza nella sua mente, avvertiva anche di non poterci più parlare, di non poterla raggiungere e non si accorse del capannello di persone che si era formato attorno a lui, attirato dal suo cosmo che bruciava e si espandeva come fosse in un combattimento.
°°°
Pov Kaeyla
 
Quando Phoenix mi aveva avvolta nel suo cosmo, scacciando il gelo che mi ingabbiava i sensi, mi riempii di gioia e sollievo, nonostante provassi ancora un po’ di stordimento.
Avevo approfittato della liberazione da quel freddo per salvare Ilda.
Riuscii ad individuare delle catene di pura oscurità che si avvolgevano attorno al corpo onirico della regina di Asgard.
Mi avvicinai e cominciai a scioglierle con le mani ricoperte di energia di luce, che si districavano con apparente facilità quelle costrizioni.
Mi resi conto che in realtà mi stavo stancando più di quanto fosse sicuro solo quando avvertii qualcuno insinuarsi nella connessione tra me e Phoenix, permettendo al gelo del vampiro di tornare ad avvolgermi tra le sue spire, anche se con molta meno forza ed effetto di prima.
Potevo ancora sentire forte e chiara e sicura la presenza del cavaliere, ma non ero in grado di contattarlo.
Ebbi paura, perché non mi ero assolutamente resa conto che, tramite Ilda, Shiva e Kalì sarebbero stati in grado di attraversare le mie barriere e accedere alla mia mente e, tramite essa, a Phoenix.
Avrei dovuto essere più cauta, evitare che lui rimanesse coinvolto e invece…
“Bene, bene, giovane Guardiana. Vedo che hai finalmente compreso perché ho voluto che uno dei miei generali perdesse parte del suo tempo con la sciocca e debole serva di Odino? Non siete ancora riusciti a trovare i due Guardiani mancanti. Ora, tu mi mostrerai dove trovarli, cosicché il mio generale di Ravanna e i suoi fedeli soldati li possano eliminare!” disse Shiva, dritto nella mia mente, spaventandomi ancora di più.
Se fosse riuscito nel suo intento sarebbero stati guai e non ero sicura di poter avvisare Phoenix o qualcun altro prima che fosse troppo tardi.
Non ebbi comunque il tempo di pensare a come evitare che riuscisse nel suo scopo che mi ritrovai con una mano sconosciuta stretta attorno alla gola e un occhio semi chiuso posto al centro di un viso in ombra con vicino un crescente di luna, poi sentii di nuovo la voce nella mia testa.
“Avanti, giovane Guardiana! Mostrami!” ordinò.
Poi fu come se qualcosa martellasse a forza nella mia testa diverse immagini.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


 NOTE DELL'AUTRICE: Salve!!!! Ecco qui il 17 capitolo!!! 

Capitolo 17
 
Poi fu come se qualcosa martellasse a forza nella mia testa diverse immagini.
Era molto peggio delle normali visioni che avevo, e mi accorsi che Phoenix non era più rilegato ad essere una presenza ai margini della mia coscienza, ma era come se fossero fusi insieme, tanto che, aprendo per un istante gli occhi, che non mi ero accorta di avere chiuso, vidi davanti a me le colonne della sesta casa.
Ritornai il secondo dopo alla realtà, avevo ancora una mano fatta di pura ombra al collo, ma davanti ai miei occhi vedevo la spiaggia dove io e Crystal avevamo parlato la prima volta, con il mare che bagnava la sabbia in un moto tranquillo e regolare, poi l’immagine si allargò, mostrando due ragazzi, vestiti con pantaloncini e canottiera, di spalle rispetto al mare, da dove sembrava partire la mia visuale; uno dei due è molto pallido, nonostante sia al sole, con molti tatuaggi sulla pelle visibile, di diverse forme, tutti neri, che sembravano macchie scure e lividi sulla sua pelle, e per me risulta avere qualcosa di molto familiare, come se ci fossimo già incontrati.
Phoenix, nella mia mente, ebbe un moto di fastidio di cui non compresi appieno la ragione, perché, ora che avevo visualizzato il mio obiettivo, il futuro cominciava a delinearsi davanti a me.
I due ragazzi, il moro con gli occhi neri e i tatuaggi e l’altro con i capelli rosso fuoco e gli occhi che sembravano dorati ridevano e scherzavano, ma sarebbero stati attaccati entro pochi minuti dai rakshasa e dal loro generale, Yaksha di Ravanna.
Li vidi venire feriti e torturati e uccisi e sperai che Phoenix riuscisse ad avvisare gli altri per intervenire prima che la visione si realizzasse.
Purtroppo, Shiva si accorse di quei pensieri e mi attaccò con delle scosse di pura energia oscura, che mi fecero gridare in agonia, mentre sentivo nelle orecchie una sorta di eco, come se qualcuno gridasse con me, poi avvertii un po’ di sollievo dalla stretta di quell’oscurità che formava il corpo del distruttore.
“Credi davvero che il tuo amichetto o chiunque altro possa fermarci?” mi domandò, stringendo ancora di più la presa sul mio collo. “Ora che sappiamo chi sono i due Guardiani rimasti, nessuno potrà impedirci di tornare!” esclamò, scoppiando in una risata sinistra prima di svanire, lasciando dietro di sé una scia oscura che mi impediva di fare qualsiasi cosa che non fosse combatterla.
-Phoenix! Avvisa gli altri! Presto! Phoenix! Vai!- gli gridai mentalmente.
Lui comparve davanti a me, confuso e preoccupato, la tensione evidente nella postura rigida.
-Non riesco! Non sono in grado di uscire da qui! Non so come devo fare e non posso lasciarti qui da sola!- mi disse, cercando di avvicinarsi, solo per rimanere bloccato da una barriera, probabilmente lasciata da Shiva. Ma non avevo il tempo di pensare anche a quello, dovevamo avvisare gli altri prima che fosse troppo tardi perciò dovevamo sbrigarci.
-Ti fidi di me?- gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi, per qualche istante incurante degli attacchi di melma oscura che potevano colpirmi.
Phoenix ricambiò il mio sguardo con espressione mortalmente seria e annuì. Gli sorrisi, schivando per un pelo una lancia di pura energia oscura, che, anche se non poteva ferirmi fisicamente, avrebbe comunque potuto rallentarmi di molto e lasciarmi senza forze. Chiusi gli occhi, decidendo di usare un potere che avrei preferito non avere e sentii distintamente l’energia che emanavo cambiare. Le mie mani, fino a quel momento coperte da una debole luce, furono circondati da lampi di energia oscura, potente quasi quanto quella proveniente da Shiva.
Il cavaliere della fenice guardò affascinato quell’energia, ma non commentò, né sembrò troppo sorpreso da essa. Feci crepitare le folgori contro la barriera che mi bloccava, facendola tremolare, poi mi concentrai per creare una sfera dove racchiusi tutta l’energia possibile e disperdere quella che Shiva aveva lasciato dietro di sé per farci perdere tempo prezioso.
I muscoli di tutto il corpo cominciarono a dolermi, ricordandomi che, anche se lo potevo usare senza troppe difficoltà, quel potere non mi apparteneva.
Resistetti il più possibile, accumulando e concentrando l’oscurità in un piccolo spazio, per poi rilasciarla tutta insieme in un’esplosione che distrusse la mia gabbia e la barriera che bloccava Phoenix lontano da me.
Appena avvertii le barriere cedere, gli gridai.
-Torna indietro, subito! Dì agli altri che gli ultimi due Guardiani sono alla spiaggia e stanno per subire un attacco! Fa presto!-
Lui annuì, prima di svanire, fissandomi dritto negli occhi fino all’ultimo istante, con uno sguardo talmente intenso che mi fece tremare.
 
°°°
 
Pov Phoenix
 
Aprì gli occhi e si rese conto di essere nella camera di Shaka, vagamente consapevole di essersi concentrato su Kaeyla mentre era vicino alla sesta casa prima, quanto tempo prima? Non aveva un secondo da perdere in futili pensieri.
Cercò di alzarsi, senza risultato, le membra pesanti come macigni. Prima che potesse avere la possibilità di riprovare o di cominciare a gridare nella speranza che qualcuno lo sentisse e accorresse, vide l’aureola bionda dei capelli di Shaka, che annunciava l’arrivo del cavaliere della vergine.
“Oh! Finalmente ti sei svegliato! Erano tutti preoccupati per te, sai?” disse Shaka, guardandolo. “Come è andato l’incontro mentale con la Guardiana della Luce?” domandò poi, stupendo Phoenix.
“Come…? No, non importa, dobbiamo andare subito alla spiaggia, gli ultimi due Guardiani sono in pericolo! Stanno per essere attaccati da uno dei generali di Shiva! Dobbiamo fare in fretta!” rispose, riprovando ad alzarsi mentre parlava, venendo subito aiutato dal cavaliere d’oro.
Questi lo aiutò ad alzarsi, contattando telepaticamente i cavalieri e le Guardiane dicendogli di accorrere in armatura alla prima casa.
Arrivati lì, Andromeda abbracciò stretto il fratello, sorreggendolo al posto di Shaka e Phoenix rispiegò velocemente che dovevano dirigersi alla spiaggia, accanto all’hotel dove aveva alloggiato Kaeyla assieme alle gemelle e salvare i due Guardiani, quello del fuoco e quello dell’ombra.
Tutti si precipitarono alla spiaggia e Phoenix e Andromeda si avvicinarono ai due che aveva visto nella visione di Kaey.
Il giovane con i capelli rossi li guardò con curiosità, mentre l’altro gli lanciò un’occhiataccia per nulla amichevole.
“Scusate, io sono Andromeda, mentre lui è mio fratello, Phoenix, vorremmo parlarvi di una cosa molto importante… ed è necessario che veniate con noi…. In fretta…” disse Andromeda, allungando una mano per presentarsi e guardandosi attorno un paio di volte con aria preoccupata.
“Io sono James e lui è Ian. Mi dispiace, ma, qualunque cosa sia, non siamo interessati.” Rispose il rosso, stringendo la mano del cavaliere e facendo per alzarsi dal muretto dove stava seduto con il suo amico.
Phoenix intervenne prima che completasse il movimento.
“Sappiamo che siete in grado di fare cose incredibili, che nessun altro può fare e lo sa anche qualcuno che vuole togliervi di mezzo!” esclamò, facendo spalancare gli occhi ai due ragazzi, prima che Ian si chiudesse in un’espressione cupa e arrabbiata.
“Si può sapere chi sei tu? Eh? Fatti gli affari tuoi! Per quanto ne sappiamo chi ci vuole togliere di mezzo potreste essere voi! Ora sparite se non volete fare una brutta fine!” rispose, con gli occhi neri che pulsavano di energia repressa a stento mentre li sfidava.
Nessuno fece però in tempo a dire altro, perché decine e decine di creature mostruose, alcune dal colore giallastro, con denti granitici, capelli arruffati, grandi ventri e lunghe unghie velenose, altre giganti, nere come la fuliggine, con due grosse zanne nella parte superiore della bocca sporgenti verso il basso e unghie affilate come artigli comparvero attorno a loro, circondandoli.
I cavalieri e le guardiane si disposero a cerchio attorno ai due Guardiani, che osservavano con orrore quelle creature che li stavano lentamente accerchiando, per poter arrivare a loro.
Phoenix si mise in posizione di difesa, pronto a respingere qualunque attacco fosse partito da quegli esseri, ma sapeva anche che , considerato il loro numero, dovevano trovare il modo di arrivare al Grande Tempio il prima possibile, perché, anche volendo, non avrebbero potuto reggere troppo a lungo contro tutti quei mostri.
Sopra di loro comparve un altro essere, dalle fattezze antropomorfe, vestito con un’armatura verde cupo fatta da scaglie che copriva quelle che sembravano dieci teste e decine di braccia che fuoriuscivano dal corpo snello e longilineo, coperto interamente dall’armatura e avente in ogni mano un’arma diversa. Questi disse qualcosa in una lingua che nessuno di loro comprese e i mostri si avventarono tutti insieme su di loro, con artigli e zanne e strani colpi d’energia.
“Dobbiamo portare i ragazzi lontano da qui il prima possibile!” esclamò Selenia, creando barriere d’energia, che rallentavano il maggior numero di mostri possibile, mentre Francesca le dava manforte e dava loro fuoco o li faceva a pezzi con lame infuocate.
Su-lee, creando vortici d’aria tanto forti e sferzanti da ferire profondamente pelle, carne e muscoli, si avvicinò a Phoenix e Andromeda, rimasti, insieme a Ilde e a Lucy a difendere i due dai nemici che oltrepassavano la guardia dei cavalieri d’oro per dire loro di portarli via.
Andromeda all’inizio tentennò, preoccupato di non potercela fare, ma poi sia Su-lee che Ilde lo scossero.
La Guardiana dell’energia in particolare lo riprese pesantemente, rischiando anche di essere affettata da uno dei mostri.
Intanto i ringhi e i suoni stridenti emessi dai rakshasa si unirono alle grida di dolore dei cavalieri che venivano feriti.
Il cavaliere di Atena e Guardiano dell’Aria annuì e si portò accanto ai due, ancora impietriti dall’orrore e dalla paura. Lo guardarono con gli occhi spalancati e sussultarono quando li afferrò per gli avambracci e lasciò la sua energia libera di avvolgerli e condurli al Grande Tempio, dove sarebbero stati al sicuro.
Phoenix nello stesso istante venne raggiunto da una mano artigliata al fianco destro, che gli aprì la carne come fosse burro e lo lanciò a diversi metri di distanza, lasciandolo senza neanche la forza di tentare di fermare l’emorragia o fare qualsiasi cosa che non fosse cercare di respirare e lasciarsi avvolgere dall’oscurità.
 
°°°
 
Pov Kaeyla
 
Non sapeva se ce l’avesse fatta, ma era riuscito ad andare, perciò sperava fosse anche riuscito ad avvisare gli altri dell’attacco imminente. Cercai anche io di tornare indietro, ma mi trovai bloccata dal vampiro, che voleva farmi perdere tempo per evitare che potessi interferire con il piano del suo signore, convinto che solo io conoscessi il piano del suo padrone.
Gli sorrisi quando lui cercò di trattenermi con un blocco di ghiaccio nero, che io feci sciogliere senza troppe difficoltà.
“Se pensi davvero di potermi trattenere senza l’appoggio del tuo padrone sei davvero un illuso!” dissi, chiudendo gli occhi e ritornando nel mio corpo in un lampo di luce, trovandomi sdraiata su di un letto, con mio fratello accanto a me che mi guardava con preoccupazione.
Gli sorrisi debolmente, mentre sentivo il mio corpo fiacco e privo di energia.
Provai a chiedere di Ilda e informazioni su cosa era accaduto a Phoenix e gli altri, ma la voce si rifiutò di uscire e i miei occhi si richiusero contro la mia volontà, riportandomi tra le braccia di Morfeo, cullata dalla mano di mio fratello che mi accarezzava dolcemente i capelli.
Mi risvegliai qualche ora dopo in preda al panico, senza riuscire a percepire più il calore dell’energia di Phoenix.
Crystal, ancora accanto a me, mi afferrò per le braccia e mi abbracciò stretta, mormorandomi rassicurazioni, mentre io sussurravo qualcosa, anche se nemmeno io ero sicura di cosa.
Nella mia mente continuai a chiamare il cavaliere della fenice per ore, finché Sophia non entrò nella stanza, informandoci che i due Guardiani erano al sicuro e che tra i cavalieri c’erano stati dei feriti, ma tutti si sarebbero rimessi e sarebbero stati bene.
Quelle parole mi fecero preoccupare un poco, poi risentii nuovamente il leggero pulsare dell’energia infuocata di Phoenix e mi tranquillizzai.
“Ilda?” chiesi, incapace di organizzare una domanda più articolata.
Mio fratello mi rispose continuando ad abbracciarmi.
“Sta bene! Si è svegliata diversi minuti prima di te. Adesso si sta riprendendo dagli effetti di quella maledizione.”
Io sorrisi, rilassandomi completamente.
“Adesso riposa anche tu. Presto dovremmo ripartire!” mi disse, sciogliendo l’abbraccio e dandomi un bacio sulla fronte.
 
 
 
 

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