Caro papà..

di KleineJAlien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


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Caro papà..
come va? So che per te è strano sentirsi chiamare così, non ci sei abituato e facciamo parte di due vite completamente diverse.
Sicuramente con queste due righe sono già riuscita a scioccarti e avrai paura di andare avanti con la lettura.
Non so se lo sai ma ora ho nove anni e da poco dopo la mia nascita viviamo in un paesino dove nessuno conosce il mio vero cognome perché uso quello della mamma e nessuno riconosce lei.
Penserai sicuramente che sono troppo piccola, ma so cosa è successo tra te e Julia.
 So come vanno certe cose e poi la mamma mi ha voluto dire tutta la verità sin da quando ero molto piccola.
Sono stata concepita per errore quando tu e lei stavate insieme a diciassette anni.
In realtà non volevate diventare genitori così giovani, non ci stavate neanche pensando.
Era troppo presto e la tua carriera era in pieno decollo. La gravidanza avrebbe portato soltanto numerosi danni.
Inoltre entrambi sapevate che neanche i management sarebbero stati d’accordo sulla mia nascita e avrebbero fatto di tutto per allontanarvi contro la vostra volontà o anche peggio. Così faceste un patto.
Decideste di separarvi prima che la notizia della gravidanza venisse allo scoperto proprio perché per voi era fuori discussione l’idea di abortire o di rischiare comunque così tanto e ve ne sono molto grata.
So che tu eri molto dispiaciuto. Mamma me lo ha detto.
Lei non vorrebbe che te lo dicessi perciò spero proprio che lei non legga mai questa lettera.
Quando parla di quel periodo o comunque di te, sento che la voce non è più la stessa, non per rabbia ma per tristezza. Le manchi.
In questi nove anni probabilmente non ha mai smesso di amarti e l’ho capito da come si comporta.
Non mi ha mai lasciata sola per più di mezz’ora, se proprio doveva fare una commissione.
Non è mai uscita. Non l’ho mai vista con un altro ragazzo e credo che lo faccia per te.
I nonni invece non ti nominano mai.
Credo siano ancora un po’ arrabbiati con te per quello che è successo, infondo però, anche se non lo dicono, ti sono riconoscenti per l’aiuto che hai deciso di darci con i soldi che hai sempre versato per la mia crescita.
Per me è un piccolo segno che mi pensi.
Credo che mamma non si sia accorta che dal cassetto del suo comodino ho preso la foto di quando avevo circa due giorni ed ero tra le tue braccia.
È stata l’unica volta che ci siamo incontrati e porto la foto sempre con me.
Da un po’ di anni oltre alla scuola, frequento un corso di chitarra e secondo il professore sono tra le più brave e molto portata.
Tutto è iniziato quando a Natale ho ricevuto il microfono ed una chitarra giocattolo coordinata.
Mi sono legata moltissimo a quell’oggetto tanto che poi ho voluto imparare a suonarne una vera e mamma mi ha subito appoggiata.
È possibile che sia il tuo zampino anche qui?
Qualche anno fa mi hanno preso in giro dicendomi che le loro mamme pensavano che la mia fosse una poco di buono e tu invece un animale per averla lasciata quando era incinta.
I miei compagni dicevano cose davvero cattive, come ad esempio che ero brutta e tonta ed era per questo che non mi volevi.
All’inizio ci sono stata molto male perché ero molto piccola e credevo a tutto quello che loro mi dicevano, poi però ne ho parlato con mamma ed è quel giorno che mi ha raccontato per filo e per segno.
Sai, mi ripete sempre che ti somiglio moltissimo ed è anche per questo che sono bellissima e non potrò mai essere brutta o tonta perché tu non lo sei.
Dice che ho preso quasi tutto da te e mi fa piacere perché è come se lei avesse te al suo fianco. Come se fossi con noi.
Ho proprio i tuoi stessi occhi celesti e lunghi capelli biondi in parte presi anche da lei.
I ragazzi sanno essere solo molto cattivi e se la prendono con me perché sono molto timida.
A volte la mamma si arrabbia perché mangio davvero tanto (senza miracolosamente ingrassare a differenza di alcune mie compagne) e quando cerco poi di farmi perdonare, finisce che scoppio a ridere e contagio anche lei.
È anche grazie a lei se ora anche io ho la passione per la musica e per un gruppo in particolare.
Quel gruppo sono i One Direction e trovo che voi andiate davvero forti.
Quando ero molto più piccola, solo in pochi avrebbero scommesso che voi sareste durati così tanto, eppure eccovi qui.
Sono fiera di te e che tu sia mio padre, anche se non posso dirlo in giro.
Spesso mi chiedono dove sei e non potendo dire la verità a volte camuffo un po’ le cose, ma non mento mai.
Dico che sei una persona importante e che giri molto per il mondo per questo non vieni mai a casa.
Non è un problema per me dire così.
Sorrido ogni volta che mi chiedono di parlare di te.
La nostra vicina, una mia amica, è una vostra fan accanita.
Ha un anno in più di me e passa ore e ore con la vostra musica ad alto volume e quando ci vediamo non fa altro che parlare di voi.
Ti giuro a volte è anche imbarazzante. Penso tante volte a come reagirebbe se ti vedesse sul suo marciapiede.
Tu non lo sai, ma mentre starai leggendo questa lettera io sicuramente starò lasciando l’arena.
Come è già capitato altre volte, anche oggi ero tra il pubblico per vedere te e tutti gli altri ragazzi.
Ti ero molto vicina e tu naturalmente non mi hai mai riconosciuta.
Proverò con l’aiuto nella mamma a consegnare questa lettera a qualcuno dello staff sperando che possano aiutarmi e darla direttamente a te.
Non so se un giorno ci incontreremo.
Sappi che io ne sarei felicissima, ma non importa se non potrai subito accontentarmi. Aspetterò.

Ricordati che ti voglio bene.
Tua figlia,
Evenit Gray (Horan)

 
Erano in Irlanda, la patria di Niall e lui come sempre era felice di essere a casa.
Il giorno stesso del loro arrivo, nonostante avessero le prove, aveva voluto che tutti lo lasciassero da solo e per un paio d’ore era sparito senza che nessuno sapesse dove stesse andando.
Riuscì comunque a tornare puntuale per il concerto.
Anche dopo la sua scappatella, il sorriso era sempre ben stampato sul suo viso e perciò i ragazzi non riuscirono a intuire cosa avesse fatto in tutto quel tempo da solo.
L’unica cosa che forse parve un po’ strana fu il lungo tempo che passò al telefono in disparte con la madre.
Non sapevano che quello che si stavano dicendo riguardava quello che sarebbero venuti a conoscenza dopo lo spettacolo.
 
Finito il concerto erano tutti davvero sfiniti.
Le fan irlandesi erano una vera esplosione di energia, proprio come Niall, e conoscevano tutte le loro canzoni alla perfezione.
Si fecero sentire insomma.
Nonostante tutti gli anni passati continuavano ad avere il loro successo e le fan variavano di età.
Erano nello spogliatoio quando un omone alto della sicurezza, che aveva il compito di stare sotto il palco, entrò con qualcosa di cartaceo in mano.
-Niall c’è una lettera per te- disse con il suo tono imponente.
-Per me?- chiese il biondo stupito.
-Siamo a casa tua, qui sono pazzi di te- disse uno dei ragazzi.
-Credo che fosse una vostra piccola fan- disse l’uomo andandogli incontro -Ѐ firmata-
Il cantante prese la lettera e la rigirò tra le mani alla ricerca di qualche anticipo sulla busta.
Quando lo vide si pietrificò sul posto. Quel nome lo conosceva.
Velocemente senza pensarci un secondo di più, strappò il lato della busta estraendone dall’interno un foglio a righe di quaderno.
 
“Caro papà..”
 
-Ѐ ancora fuori?- chiese immediatamente all’uomo  -La bambina è ancora fuori?- ripeté con fretta per farsi capire.
-No è andata via con una ragazza. Con la sorella credo- rispose accigliato.
La speranza di poterla vedere scomparì subito. Un'ondata di delusione e tristezza lo travolsero.
Si lasciò cadere ancora più distrutto sul divanetto vicino all’appendi abiti e si coprì il viso con le mani.
-Tutto bene?- chiese Louis preoccupato come tutti gli altri nella stanza.
Scosse la testa però fece cenno loro di attendere. Voleva prima leggere la lettera.
Ogni parola faceva male, proprio perché lei non era arrabbiata, con lui, non gli portava rancore, anzi diceva che gli voleva bene.
Le lacrime scesero contro la sua volontà e quelle parole riuscirono anche a strappargli un sorriso amorevole.
Non c’era giorno in cui non la pensava o in cui pensava di volerla incontrare, ma non ne aveva la possibilità con i numerosi impegni dei One Direction.
Anche quella sera quando era uscito,il suo obbiettivo era scoprire qualcosa su di lei.
Sfortunatamente tutto gli sforzi furono inutili, non c’era più nessuno nella casa dove la ragazza abitava anni prima con la famiglia e non era riuscita nemmeno a rintracciarla in un altro modo.
Davanti allo sguardo preoccupato di tutti andò alla ricerca del suo cappotto prendendo da dentro la tasca interna il suo portafoglio.
Da dentro questo ne tolse fuori una foto piegata in due. Anche lui la possedeva.
Ricordava ancora i primi giorni dalla sua nascita quando la prese in braccio in ospedale.
Ci andò di nascosto da tutti perché amava Julia e voleva vederla. Non avrebbe mai voluta lasciarla. Ancora l’amava.
-Ragazzi vi devo delle spiegazioni- disse interrompendo il momento di imbarazzo che si era creato.
I quattro si strinsero intorno a lui curiosi. Chi con una sedia, chi appoggiato da qualche parte in piedi a pochi passi di distanza e chi sul divano con il biondo, lasciandoli lo spazio dovuto per stare tranquillo.
-Ho un segreto che vi ho tenuto nascosto per nove anni..- iniziò tremante.
-Cosa può esserci di così preoccupante che non ci hai potuto dire per nove anni?- disse Zayn ancora piuttosto pacato.
-Vi ricordate di Julia?- chiese loro. Era sicuro che se la ricordassero.
-Certo stavate così bene insieme- disse Harry.
-Non sappiamo come mai poi vi siete separati però- aggiunse Liam dispiaciuto al ricordo.
Era sparita di punto in bianco, ma Niall aveva fatto sembrare tutto così calmo che non ci pensarono a lungo.
-Ci siamo separati perché..- non riusciva ad andare avanti.
-Perché?- lo incitò Louis appoggiandogli una mano sulla spalla.
Niall incrociò il suo sguardo. Era giunto il momento di sputare fuori il rospo e i suoi migliori amici se lo meritavano in primis.
-..perché nove anni fa lei è rimasta incinta e io sono diventato padre- sputò velocemente stringendo gli occhi.
Zayn e Louis quasi si soffocarono con la loro stessa saliva, Harry gli aiutò a riprendersi e Liam fissava Niall a bocca aperta.
-Ragazzi ho una figlia- disse con voce strozzata sull'orlo di un nuovo pianto.
Voltò la foto ai ragazzi per mostrare loro che stava dicendo la verità.
Quello che videro fu proprio l'irlandese molto più piccolo con gli occhi lucidi, i capelli leggermente spettinati e il viso più arrossato del solito.
Sorrideva e aveva in braccio un piccolo fagotto addormentato.
 
Infondo alla busta trovò un altro foglietto che prima non aveva notato.
Nel piccolo rettangolino bianco, c’erano una numero di telefono e un e-mail.





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Capitolo 2
*** 2. ***


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Era da tre giorni che non riusciva a rintracciarla.
Non rispondeva ai messaggi, le chiamate andavano a vuoto e su tutti i profili internet non c’era traccia del suo passaggio da almeno una settimana.
Ritenevano importante sentire l’uno la voce dell’altra ed era piuttosto strano non averla sentita per così tanto tempo.
Per via del suo lavoro non poté neanche provare a cercarla, perché con il gruppo in quei giorni era in viaggio.
Non era mai stato molto bravo a nascondere i suoi sentimenti, eppure la preoccupazione e la paura non trasparirono in quei giorni.
Solo il quarto giorno, dopo l’ultimo impegno importante della band, riuscì ad avere il permesso di ripartire prima rispetto gli altri.
Niall non avvisò nessuno della sua partenza ma pronunciò qualcosa riguardo Julia solo all’ultima persona vista in albergo mentre usciva, ovvero Harry.
Il volo durando un paio d’ore l’avrebbe portato a destinazione poco dopo l’ora del pranzo.
In aereo non riuscì a rilassarsi nemmeno un secondo troppo preoccupato com'era.
Neanche la musica ad alto volume nelle auricolari lo distrasse dai suoi pensieri.
Julia e Niall iniziarono a frequentarsi poco tempo prima che il biondo iniziasse le selezioni per entrare ad x-factor.
Erano entrati subito in sintonia e lei lo aiutava anche con le prove ad ogni singola selezione.
La ragazza fu anche la prima persona che chiamò per essere consolato quando fu escluso al Bootcamp e per festeggiare quando fu riammesso con altri quattro ragazzi agli Home Visit.
Julia sapeva che ce l’avrebbe fatta in un modo o nell’altro. Si aspettava grandi successi da lui ed era pronta a sostenerlo in ogni modo.
Ora che la loro carriera ormai era in pieno decollo ed erano già conosciuti in parecchi stati, la loro relazione era ufficiale ma era spesso e volentieri messa in ombra da Liam e la ballerina Danielle, da Louis e  Eleaonr e persino dal Larry che aveva più importanza.
Ciò comunque li permetteva di girare tranquillamente senza essere sempre perseguitati dai paparazzi e di avere una propria vita privata. Ciò fu molto utile anche per il futuro.
Quando finalmente atterrò l’ansia era alle stelle ma nella sua mente passò anche il pensiero positivo che se fosse successo qualcosa alla sua fidanzata, lui sarebbe stata una delle prime persone che avrebbero avvisato, quindi non doveva essere grave.
Con uno zaino con all’interno l’indispensabile preso direttamente dalla sua valigia lasciata in albergo, suonò il campanello dell’abitazione a due piani.
La porta non tardo ad aprirsi.
Davanti a lui si presentò un alto uomo brizzolato dall’aria autoritaria.
-Salve signor Gray, Julia è in casa? Non risponde a nessuna delle mie chiamate- cercò di accennare un sorriso.
L’uomo di fronte a lui però rimase glaciale per parecchi secondi prima di spostarsi di fianco senza parlare, per farlo entrare.
Il padre di Julia non si era mai sbilanciato tanto con lui ma in quel momento si sentì persino indesiderato in quella casa.
Poco dopo nel salone arrivò anche la madre con una pentola e un telo per asciugarla nell’altra mano.
Anche lei che solitamente lo avrebbe già abbracciato, che lo trattava come un figlio, era stranamente rigida.
Non se la sentì di darle del tu –Salve signora Gray-
-Niall- ricambiò atona.
Il cantante era sul punto di spiegare esattamente il motivo per cui si era presentato così senza preavviso e chiedere informazioni su Julia, quando un rumore agghiacciante provenne dal piano superiore, seguito da un urlo –Mamma!-
Niall riconobbe subito quella voce deformata dalla preoccupazione.
La signora Gray immediatamente scattò in direzione delle scale ma il ragazzo la bloccò.
-Vi prego lasciate che salga io-
I due coniugi si guardarono dubbiosi e poi annuirono.
Niall fece allora i gradini di corsa e si diresse direttamente in bagno, da dove provenivano i rumori.
Lì trovò Julia inginocchiata di fronte al wc con una mano a reggere la fronte.
I capelli le ricadevano scomposti in avanti non permettendogli di vederla bene in viso.
Appena un altro conato colpì la ragazza, Niall si precipitò al suo fianco, raccolse tutti i suoi capelli in una mano in modo che non si sporcassero, mentre con l’altra prese ad accarezzarle la schiena.
-Butta fuori tutto, vedrai che poi starai meglio-
Julia continuò a vomitare mentre sulle sue guance scorrevano mille lacrime.
Odiava stare così male. Odiava farsi vedere in queste condizioni. Soprattutto da lui.
Passata momentaneamente quella fitta si pulì frettolosamente con un fazzoletto e si butto a capofitto tra le braccia del ragazzo
-Oh Niall mi dispiace-
-Julia non hai niente di cui dispiacerti. Ora ci sono io e mi prenderò cura di te-
La ragazza singhiozzante lasciò che Niall la trasportasse in braccio sul suo letto e che la stendesse tenendola vicino a se.
-Sono così sollevato che non ti sia successo niente di grave. Ho pensato di tutto in questi giorni quando non hai risposto a nessuna delle chiamate-
In realtà lui non sapeva che qualcosa era successo. Che non aveva risposto alle chiamate perché stava cercando di proteggerlo.
Le scuse da parte della ragazza non smettevano e Niall non comprendeva tutta quell’ansia.
-Julia tranquilla non sono arrabbiato- le accarezzo i capelli –Riposa un po’, devi guarire-
-No Niall non puoi capire –disse lei allontanandosi da lui –Io non posso guarire. Non si guarisce da questo!-
-C..come? Cosa intendi?-
Cosa aveva di così serio da non poter guarire?
Esitò un attimo prima di alzarsi dal letto e dirigersi verso il comodino per prendere un foglio piegato in due dal cassetto.
Esitò anche a tornare indietro e a passare quel foglio al biondo.
Il cantante lesse e rilesse il foglio più volte.
Non era sicuro che la diagnosi che stesse leggendo fosse realmente collegata al nome intero di Julia stampato con tanto di data di nascita sulla parte alta del documento.
-Tu..tu sei incinta?-
La ragazza annuì lentamente torturandosi le mani -Niall mi dispiace io non..-
-O Dio Julia mi hai fatto spaventare. Per un attimo ho pensato avessi qualche malattia seria, qualche malattia rara della quale non vi è cura- le prese la mano.
-Non sei arrabbiato? Deluso?-
-Tu stai bene è quello che importa. Anzi hai in grembo un’altra vita. È una responsabilità seria ma ce la faremo-
Per un attimo Julia si sentì meglio e sorrise persino.
-Niall ragiona..- tornò triste –Non era previsto, siamo troppo giovani e ti rovinerò la carriera-
-Non dire così..- iniziò a capire.
-Pensa al management- gli suggerì.
Il biondo abbassò lo sguardo sul materasso, sospirando –Il management ti farebbe abortire-
-Addirittura abortire?!- esclamò Julia scioccata. Il suo istinto materno era già visibilmente forte.
-Neanche per idea io non voglio abortire. Non lo farò mai!- diede di matto andando avanti e indietro per la stanza.
Niall le andò subito incontro fermandola tra le sue braccia –Tu non abortirai! Non voglio neanche io che tu lo faccia-
-Cosa possiamo fare allora?-
In quel momento realizzarono entrambi cosa era meglio fare.
Bastò un’occhiata per comprendere che avrebbero dovuto rinunciare a molte cose e soffrire per riuscire a donare una vita.
Parlarono sinceramente esponendo ognuno le proprie paure e i propri desideri.
Alla fine arrivarono alla conclusione che qualsiasi sarebbe stata la loro decisione, si sarebbero comunque ritrovati separati.
Perciò se lo avessero fatto di loro spontanea volontà, sarebbe stato meno doloroso per entrambi e per il bambino che in futuro avrebbe potuto avere l’occasione di vedere il padre.
Secondo il loro patto nessuno oltre loro e i genitori di Julia, doveva sapere che la ragazza era rimasta incinta e quindi avrebbero dovuto tenere nascosta la loro relazione, sempre se sarebbe durata.
Niall non voleva completamente lasciare Julia con la responsabilità di un figlio sulle spalle e già il fatto che lui non potesse avvicinarsi era troppo, così promise che avrebbe fatto di tutto per mantenere il figlio, o la figlia, mandando puntualmente dei soldi, che sicuramente non gli sarebbero mai mancati.
Non volevano separarsi, ma se tutti si dimenticavano di Julia e del loro rapporto, era meglio.
Durante la cena i genitori della ragazza erano stati molto rigidi con lui però avevano ascoltato ed erano stati d’accordo con il loro piano.
Forse fu così facile perché erano ancora piuttosto arrabbiati con lui e non lo volevano vicino alla figlia e al bambino.
Nonostante ciò non volevano ammettere che in Niall videro il pentimento per la poca attenzione avuta, la paura e l’apprensione nei confronti di Julia, così li lasciarono dormire insieme.
-Non avrei mai pensato che sarei diventato padre così presto. La vedevo come una cosa troppo futura per preoccuparmene-
-Neanche io pensavo di diventare madre a diciassette anni-
L’unico rumore della casa era il rumore del televisore al piano di sotto.
-Voglio esserci alla nascita di mio figlio- disse sicuro di se voltandosi di fianco sul materasso.
-O figlia- lo corresse.
-Ti prego Julia mi perderò ogni singolo giorno di gravidanza e probabilmente anche tutti gli altri. Non ci sarò nei momenti più importanti della sua crescita come quando metterà su il primo dentino, quando imparerà a camminare, quando entrerà a scuole e quale sarà la sua prima parola? Papà? Non avrà nessuno da chiamare così..-
-Sai che purtroppo sarà così- lo interrupe.
Il biondo era sull’orlo delle lacrime e lei lo stesso.
-Per questo non posso mancare al parto. Non posso mancare anche quel giorno-
Julia lo guardò dritto negli occhi. Quegli occhi tremendamente chiari e lucidi.
-Ok parlerò con i miei e vedrai che riuscirò a convincerli-
-Oh grazie grazie grazie- la baciò.
-Corri comunque il rischio di non poterci essere per via del tuo lavoro- disse tristemente.
Lei in primis voleva che lui ci fosse in un evento così importante. Voleva che ci fosse per sostenerla e per vedere il frutto della loro unione.
-Niente e nessuno mi fermerà quando arriverà il momento. Io ci sarò e ti stringerò la mano-
Julia sorrise appena e gli restituì un bacio a fior di labbra, accoccolandosi in seguito al suo petto.
Niall sapeva benissimo che quello che aveva detto non era vero, era servito solo per sollevare lui e la ragazza.
Avendo deciso di tenere tutto nascosto sia al management che ai genitori del cantante, sarebbe stato ancora più difficile se non impossibile partire improvvisamente per raggiungere Julia in ospedale senza nessuna spiegazione valida.
Poteva solamente sperare in un paio di giornate libere.
Quella notte, l’ultima notte che passarono insieme, la trascorsero in caldi abbracci e profondi baci finché non si addormentarono con le labbra rosse e gonfie.
L’indomani mattina fu il momento definitivo dell’addio.
La prossima volta che si sarebbero visti, sarebbe stato il giorno del parto se tutto fosse andato bene
Le lacrime furono inevitabili da nessuna delle due parti.
Prima di andarsene Niall aveva chiesto scusa ai signori Gray e un bisbigliato ‘Ti amo’ soffocato a Julia.
Non si videro più e le chiamate divennero meno frequenti rispetto prima
Le giornate di Niall divennero più lunghe ed estremamente più pesanti.
I ragazzi chiesero subito come mai era dovuto partire prima senza neanche avvisarli o salutarli e riuscì, da perfetto attore, a depistarli.
Fu molto bravo nelle settimane a venire quello che in realtà provava dentro.
La loro decisione era stata estrema ma la migliore.
Lei le mancava terribilmente e se forse fossero stati attenti lui avrebbe continuato a vederla.
Ora però non poteva più fare niente e sentiva già la mancanza del bambino che Julia portava in grembo.
La cosa che gli faceva più male era il pensiero che lei potesse passare nove mesi con i continui malumori e dolori del parto, che la gente la giudicasse per la sua età e che lui non potesse essere al suo fianco per consolarla e aiutarla ad andare avanti pendendosi la sua responsabilità.
Vedeva la cosa poco bilanciata.
L’errore l’avevano commesso in due eppure era Julia a soffrire di più e ad avere il peso di tutta la gravidanza.
Lui aveva il lavoro che amava, le fan e gli amici.
Con un po’ più di impegno riuscì a mentire anche alla madre e presto lei si dimenticò di Julia, proprio come tutti gli altri.
 
 
 

Ecco come promesso un piccolo continuo.
Se state leggendo questo, grazie mille perché avete continuato a leggere.
Non sono molto convinta di questo capitolo ma ormai è andata ed anche l’altro è quasi pronto.
Al prossimo :*

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Capitolo 3
*** 3. ***


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Il primo tour del gruppo in realtà è iniziato il 18 Dicembre 2011 ma per lo svolgimento della storia immaginate sia iniziato un paio di mesi prima.
 
 
2011
Nove mesi dopo il loro ultimo incontro, alla fine di un concerto i ragazzi si ritirarono nel proprio camerino distrutti.
Le persone in quella città erano veramente carine, rispettose ed avevano reso quel concerto uno dei migliori in assoluto.
Le fan avevano dimostrato di conoscere alla perfezione le loro canzoni, qualche volta riuscendo a superare le loro stesse voci.
Purtroppo però l’organizzazione non permise un meet con il gruppo per alcune fan fortunate.
Da una parte per i cantanti era meglio, perché erano davvero sfiniti dopo i concerti, però provavano un po’ di dispiacere per le loro seguaci.
Niall seduto sul divanetto vicino alla porta fissava gli amici intenti a rilassarsi come meglio preferivano.
Zayn era al telefono con la madre, Liam stava armeggiando con il suo telefonino, sicuramente stava commentando la serata su twitter, Harry scolava la terza bottiglietta d’acqua di fila e Louis cercava qualcosa nelle tasche del suo giubbotto appeso all’appendiabiti.
-Louluu..- era così che lo chiamavano quando avevano bisogno di qualcosa -..mi passeresti il mio telefono per favore? È nella tasca destra della mia felpa-
Il moro prima lo guardò male, poi però lo prese e per caso buttò un’occhiata allo schermo illuminato.
Spalancò subito gli occhi scioccato.
-Che c’è?- chiese Niall avendo notato la su espressione.
-Niall hai venticinque chiamate e dieci messaggi!-
-Dammi qui!-
Quando aprì il registro, tutte le chiamate e i messaggi erano a nome di Julia.
Nell’ultimo periodo non si era più sentiti ma tutte quelle chiamate perse da parte sua non erano sicuramente il desiderio di volerlo sentire.
Ormai era arrivato il momento.
Richiamò subito mettendosi in un angolo della stanza per cercare di non farsi sentire dagli altri.
Dopo parecchi squilli, sentì la voce della madre.
-Niall?-
-Si scusi avevamo un concerto, ho appena visto le chiamate e..-
-Niall non c’è tempo! A Julia si sono rotte le acque quasi tre ore fa e le contrazioni stanno diventando sempre più frequenti e forti. Devi venire subito qua!-
Il biondo fu preso alla sprovvista. Non riusciva a credere che in quel momento la ragazza, o la ex, era su un lettino d’ospedale in procinto dal partorire.
-Niall ci sei?- chiese la donna allarmata non sentendo più neanche il respiro attraverso la chiamata.
-Ehm.. prendo il primo aereo e sono lì-
-Ti prego fai il più in fretta possibile. Julia sta resistendo per te-
Anche quella volta, il cantante riuscì a svignarsela con solo una felpa, il cellulare e il portafoglio con se.
Il destino volle che per i due giorni consecutivi i One Direction non avessero concerti o interviste.
Erano molte le paure che gli impedirono di mangiare durante il viaggio nonostante non avesse cenato quella sera.
Sapeva che molti padri novelli spesso si sentivano male e temeva che sarebbe successo anche a lui.
Avrebbe retto l’emozione?
Era maschio o femmina? Julia glielo aveva mantenuto nascosto.
Ma soprattutto ce l’avrebbe fatta ad arrivare in tempo?
Non si guardò neanche intorno quando arrivò davanti all’enorme edificio a bordo di un taxi.
Non guardo nemmeno un singolo particolare come quando si fa quando uno ha tempo da perdere o cerca di perderlo perché non vuole affrontare una certa visita.
Si catapultò dentro, fece decine e decine di scale e chiese informazioni più volte anche dopo essersi fermato al centro di accoglienza.
Quell’ospedale era talmente tanto grande che aveva paura di perdersi.
Pensò di aver interpretato male le indicazioni dell’ultima infermiera quando in fondo al corridoio riconobbe subito i genitori di Julia.
Il padre era visibilmente un fascio di nervi, mentre camminava avanti ed indietro davanti le sedie in ferro, più della madre che nel frattempo parlava con un’altra infermiera lì di fronte.
-Finalmente!- lo riprese l’uomo con uno sguardo di fuoco.
-Mi dispiace ho fatto il prima possibile-
Stava per controbattere ancora ma la moglie si mise in mezzo –Non è il momento tesoro. Ora Niall infila questo..- disse facendogli segno di indossare un camice verdognolo tra le mani dell’altra signora -..e vai da Julia. Ha bisogno di te, stalle vicino- lo abbracciò.
Quel gesto lo spiazzò completamente ma non ebbe il tempo di pensarci più di tanto perché la stessa donna che lo aiutò con il camice e una cuffietta delle stesse tonalità lo tirò dentro una stanza.
La sala era davvero enorme e divisa da più separé tutti degli stessi colori classici di un ospedale.
C’era un forte odore di medicinali e di disinfettante, e c’era troppo caldo.
Forse lui provava ancora più caldo a causa della corsa che lo aveva portato fino a lì, ma ancora prima che potesse dire una di queste cose a voce alta la vide.
Lì stesa su un enorme letto, il pancione in bella vista, strumenti, teli e macchinari di ogni tipo sparsi un po’ ovunque.
I medici lo accolsero con il nomignolo di papà dicendogli che erano felici finalmente di vederlo perché così Julia si sarebbe lasciata andare.
E avevano ragione.
Neanche il tempo di salutarla con un bacio sulla fronte sudata che Julia prese la sua mano ed iniziò subito a stringerla con più forza di quanta Niall era convinto potesse possedere.
Inizialmente furono solamente alcuni gemiti di dolore e le indicazioni dei medici a riempire la stanza.
Poi giunto l’ordine di spingere, divennero urla.
Urla strazianti e differenti.
Avrebbe tanto voluto provare lui il dolore che in quel momento stava provando lei.
Le sue unghie strette intorno alla sua mano, le sue urla e le sue preghiere  in quel momento non bastavano per farlo sentire meglio.
Voleva poter provare lui il dolore che Julia in quel momento stava provando per ricompensare la sua assenza in quei mesi.
Per non esserci stato quando lei aveva la nausea, le fitte più forti o tutte le visite di routine a cui un padre dovrebbe partecipare.
Trattene le lacrime che prepotenti volevano uscire, ma l’unica cosa che poteva fare era essere forte.
Provò a cantargli una delle loro canzoni più dolci sperando di tranquillizzarla ma ciò portò solamente ad un insulto che fece ridere tutti i dottori nella sala.
Furono minuti lunghissimi durante i quali cercava di incitare Julia a seguire la giusta respirazione, più per lui stesso che per lei, che stava andando alla grande.
La sua fronte era completamente imperlata mentre la ragazza aveva i capelli completamente attaccati al viso contorto dallo sforzo e dal dolore.
Tutti i rumori intorno a lui, dalle urla di Julia al bip delle macchine cessarono, anche la presa sul suo braccio o le unghia incastrate nel suo palmo erano sparite finché pochi secondi dopo che uno strillo acuto riempì la sala.
-Vuole tagliare lei il cordone ombelicale - chiese il dottore mostrandogli le forbici.
Niall era troppo impegnato a guardare quel piccolo esserino che si dimenava e piangere tra le braccia dell’infermiera.
-Niall vai!- lo riprese Julia con un sorriso. Stava già meglio, splendeva e i suoi occhi brillavano.
Fece come gli venne detto e dopo aver tagliato quel lungo lembo di pelle, il piccolo venne portato via e pulito.
Il ragazzo sotto shock si avvicinò a Julia che in quel momento si ricomponeva e stendeva meglio.
-Sei stato bravo-
-Tu sei stata brava- la corresse.
La ragazza sorrise e buttò uno sguardo oltre le spalle del biondo alla ricerca di un fagotto. Era riuscito a vederlo solo di sfuggita prima che lo allontanassero.
Poco dopo un’infermiera richiamò Niall e li pose il piccolo tra le braccia.
-Mi hanno detto che non sai il sesso-
Lui annuì solamente. Non l’aveva notato neanche prima.
-Bhe complimenti è una splendida femminuccia-
Il suo cuore scoppiò di gioia e con l’aiuto della signora riuscì a capire come prendere sua figlia.
Ci sono padri che desiderano un maschio al quale trasmettere le proprie passioni e le proprie conoscente, mentre altri vogliono una femmina da veder crescere e proteggere.
Niall era felice di sua figlia e avrebbe voluto tenerla di più tra le sue braccia e passare anche le notti insonni a cullarla ma il tempo per loro stava finendo e Julia era disposta a farglielo godere tutto.
-Pensavo come nome ad Evenit..- buttò lì la ragazza vedendo lo sguardo stralunato di Niall.
-È perfetto- sussurrò.
Se fosse stato possibile l’avrebbe consumata con i suoi sguardi.
Il naso, la bocca, gli occhi chiari, quell’accenno quasi invisibile di capelli, la piccola boccuccia, era tutto irresistibile.
-È uguale a te-
-Ancora non si vede-
-Fidati degli occhi di una mamma. Evenit crescerà identica a te-
Furono lasciati ancora del tempo insieme prima di permettere ai genitori della ragazza di vedere la piccola.
-Sei bellissima- disse Niall vedendo Julia allattando per la prima volta Evenit.
-Scherzi? Non dire balle-
-Ti amo-
-Anche io o sai. Ti amerò sempre-
Niall sorrise felice ma in cuor suo sapeva che con il passare del tempo avrebbe trovato un uomo che si sarebbe preso cura di lei ed Evenit e lui non sarebbe più servito.
Non gliene faceva una colpa,  avrebbe fatto bene.
 
 
 
                                                                                                         
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Capitolo 4
*** 4. ***


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2020
Una settimana prima di quel concerto, in previsione proprio del loro viaggio in Irlanda, Niall aveva confessato alla madre di avere una figlia.
Dieci anni dopo aveva sentito il bisogno di avere il sostegno della madre. In quel momento più di prima.
Maura inizialmente pensava la stesse prendendo in giro burlone come era il figlio, poi però capito che non scherzava, non la prese nel migliore dei modi.
Il biondo fu costretto a chiedere aiuto a suo fratello Greg che si precipitò subito a casa della madre per assisterla visto che stava avendo dei mancamenti alla notizia.
Nonostante ciò essendo sua madre alla fine, lo aiutò a ricercare Julia il giorno del concerto, ma non trovarono niente.
Niall non trovò niente, ma fortunatamente furono le ricerche ad arrivare dritto a lui con quella lettera scritta direttamente da sua figlia.
Inizialmente il biondo si concentrò sull’indirizzo e-mail trovato all’interno della busta, ma dopo tre giorni non ricevendo nessuna risposta si decise ad utilizzare il numero di telefono.
Un altro testo scritto sarebbe stato rischioso, perciò preferì chiamare direttamente.
Diversamente da come si aspettava non passò molto tempo prima che dall’altro capo del telefono qualcuno parlò.
-Parlo con Julia?-
Nessuno rispose. Forse aveva sbagliato digitando il numero o c’era un errore nel foglietto.
Ma no, la persona dall’altra parte non aveva chiuso. Sentiva il suo respiro. Era per forza lei.
-Julia ci sei?-
-N..Niall?-
-È bello sentire la tua voce-
-È bello sentire anche la tua credimi- sussurrò lei come se fosse senza voce.
-Ho trovato il foglietto con il numero..-
-Foglietto con il numero?- chiese confusa.
-Si quello nella lettera-
-Oh- esclamò Julia –È stata Evenit-
-Mi stai dicendo che tu non ne sapevi nulla?-
-Si è occupata lei di tutto. Non so neanche una parola di quello che ha scritto e non credevo nemmeno che tu l’avresti ricevuta-
-E invece..-
-Perché hai chiamato?-
Niall prese un respiro profondo cercando un modo giusto per dirlo, ma non esisteva –Julia voglio vederla-
Una lunga pausa scandì il tempo fino alla risposta.
-Ok-
 
Il bar dove Julia aveva prefissato il loro incontro era sicuramente un locale nuovo dato che Niall non si ricordava assolutamente di averlo mai visto quando prima abitava a Mullingar.
Anche vero che erano passati quasi dieci anni dall’ultima volta che era rimasto in quella città per più di due settimane consecutive.
Dall’esterno il tocco irlandese era già ben visibile e lo stesso fu ancora più accentuato all’interno.
Il tutto aveva l’aria di un tranquillo pub da film con jubox all’angolo.
Il balcone in legno percorreva tutto il lato destro del locale e fu guardando proprio lungo il ripiano che si accorse di lei.
Le mani gli sudavano un po’ e nonostante non sapesse cosa dire appena l’avesse avuta davanti, non si fermò e andò dritto da lei.
Si sentì esattamente come un bambino delle elementari quando con due dita picchiettò sulla spalla della bionda per farla girare.
Non era cambiata di una sola virgola. Era certamente cresciuta ma i suoi occhi, i suoi lunghi capelli chiari e il fisico erano sempre splendenti ed esattamente gli stessi di dieci anni prima.
Sembrava che il tempo non l’avesse neanche sfiorata.
Quando lo vide un enorme sorriso si espanse sul suo viso e si gettò, senza riflettere, tra le sue braccia.
-Sono felice di vederti. Non sei cambiata niente sei sempre bellissima- le parole uscirono da sole.
-Non sei cambiato neanche tu- gli passò una mano tra i capelli spettinandoglieli appena facendolo sorridere.
C’era un po’ di imbarazzo tra i due nonostante quello che avevano passato e nonostante la felicità di essersi rivisti.
Non sapendo bene come iniziare un discorso Niall chiese a Julia come stesse ma lei non rispose proprio nel modo in cui si aspettava.
-Evenit ha messo su il primo dentino a sei mesi, ha iniziato a camminare esattamente il giorno del suo primo compleanno e poi non è stata più ferma. Il suo primo giorno di scuola non ha voluto neanche che l’accompagnassi alla classe insieme agli altri genitori, sembrava fosse già all’università con il suo zainetto verde, e poi la prima parola che ha detto, non so come possa essere successo,  è stata papà-
Il flusso delle parole fu veloce e regolare.
Il biondo aprì la bocca per dire qualcosa ma il suo cuore accelerato non gli permetteva di formulare qualcosa di senso compiuto.
-Anzi non ha imparato altre parole per mesi. Qualsiasi persona volesse chiamare, per lei era papà, me compresa- aggiunse con un lieve sorriso sempre la ragazza.
-Non ci credo..- balbettò lui.
-Forse era destino-
Niall sorrise. Il destino..
-Volete ordinare qualcosa?- si avvicinò a loro  il cameriere avendoli notati li ad aspettare da parecchio tempo.
-Due the al limone- rispose Julia sicura –Tu?- si rivolse a Niall.
-Per adesso un bel bicchiere d’acqua-
Julia rise.
Il bicchiere del ragazzo arrivò subito e venne svuotato con la stessa velocità. Per il resto dovettero aspettare.
Dalla lettera il cantante sapeva che Julia non aveva mai neanche provato ad avere una relazione ma aveva bisogno di sentirselo dire da lei, voleva sapere il motivo.
-C’è qualcuno con voi? Il tuo compagno..?- azzardò.
-Non c’è nessuno. Non c’è proprio neanche un compagno-
-Come mai? Una ragazza come te..-
-Sono stata chiara il giorno che Evenit è nata..- lo interruppe abbassando la testa a disagio.
 
*Flashback*
-Ti amo-
-Anche io lo sai. Ti amerò sempre-
 
-Non riesco a credere che..-
-E già- alzò le spalle.
Per tutto quel tempo, nonostante i loro contatti si fossero ridotti solamente a un conto in banca e neanche a un numero telefonico, Julia non aveva mai smesso di provare qualcosa per lui.
Avrebbe dovuto provare almeno un po’ di odio nei suoi confronti per averla lasciata sola per nove anni.
Anche Niall però doveva ammetterlo. Non aveva mai smesso di pensare a lei ma le parole gli morivano sulla lingua quando provava a dirlo a voce alta.
Fu un movimento allora a mostrare i suoi pensieri. Un gesto spontaneo e fulmineo che fece ritrovare il viso di Julia tra le mani del cantante e le loro labbra incatenate.
Un’azione istintiva che non credeva sarebbe stato in grado di rifare.
Quando si staccarono la ragazza arrossì vistosamente. Si sentivano entrambi degli adolescenti alla loro prima uscita.
Si fissarono per qualche istante negli occhi.
Un’orda di paparazzi in cerca di scoop, fan accanite o una bomba proprio sopra il locale in quel momento non li avrebbe distratti.
Poi Julia tese la mano in avanti e Niall accolse l’invito stringendola -Vieni ti porto da lei-
Fecero cenno al cameriere di portare i bicchieri al tavolo numero tredici e si allontanarono.
-È piuttosto timida ti avviso. Ho sempre avuto ragione, ha preso molto da te-
Non sapeva esattamente quale fosse il tavolo nel quale avevano preso posto, per cui ad ogni passo si guardava intorno alla ricerca di una testa bionda o qualcosa che potesse rivelarsi famigliare.
Solo arrivati però la vide. Julia era stata molto furba a prendere il tavolo più appartato del locale.
Lei, Evenit era seduta vicino al muro e stava giocando con il cellulare.
Dalla sua posizione riusciva a vedere solamente la sua corporatura asciutta e la lunga cascata di capelli biondi.
Julia non attese neanche un secondo quando arrivarono e prese posto di fronte a lei.
Niall invece rimase in piedi in stato confusionale ed eccitato.
-Guarda mamma ho battuto il tuo record- disse la bambina voltando l’apparecchio nella loro direzione.
Con gran parte della sua attenzione rivolto al gioco con cui stava avendo a che fare, la bambina aveva notato con la coda dell’occhio solamente un’ombra avvicinarsi ma pensava fosse solamente sua madre con le ordinazioni.
La sua espressione quando si voltò mostrò tutte le sue emozioni insieme. I loro occhi si erano incatenati.
Padre e figlia si erano di nuovo incontrati.
-Papà..- il suo tono era un misto tra l’esclamazione e la richiesta di conferma.
La sua voce era proprio come quella della madre ma con un tocco melodioso di Niall.
Il cantante riuscì a pronunciare le prime due lettere del nome della bambina prima che lei gli si gettasse tra le braccia stringendolo.
Entrambi si ritrovarono in pochi secondi a singhiozzare uno sulle spalle dell’altra.
Più i loro corpi entravano in contatto e più desideravano sentirsi vicini.
-I love you daddy- disse la bambina con la testa incastrata nell’incavo del collo del ragazzo.
-I love you more little princess- sussurrò lui tra i suoi capelli.
Prima di arrivare lì non avrebbe mai immaginato che avrebbe pianto avendola tra le sue braccia.
Sapeva di essere una persona molto sensibile delle volte ma non così emotiva.
Invece poter stringere la propria figlia, quella che prima era un fagotto tra le sue mani, era senza dubbio la cosa migliore che gli fosse capitata.
Meglio persino del debutto dei One Direction al Madison Square Garden.
Julia stette tutto il tempo in silenzio nel suo angolino lasciando che padre e figlia parlassero tra loro ed entrassero in confidenza, nonostante in realtà sembrava si conoscessero da sempre con la differenza di avere molte cose da raccontarsi.
Si intrometteva giusto ogni tanto,
Era bello vederli insieme. Erano due gocce d’acqua e solo il pensiero che il lavoro del ragazzo li avesse tenuti lontani così tanto le faceva inumidire gli occhi.
Lo stesso sorriso, stesso taglio degli occhi ancora lucidi, e viso arrossato.
Perfetti.
-Papà hai intenzione di lasciare me e la mamma di nuovo?- esordì Evenit quando la situazione si rilassò.
Niall si aspettava quella domanda. Ci aveva pensato ma non aveva trovato la risposta.
Il biondo si voltò a guardare Julia senza aprir bocca.
Non aveva trovato nessuna risposta prima però di incontrare Evenit e aver guardato gli occhi della ragazza al suo fianco.
-No non ho intenzione di lasciarvi. Non voglio perdervi di nuovo per nessuna ragione al mondo-
Niall e Julia vennero chiusi in un unico abbraccio dalla più piccola e dopo un primo momento di sorpresa ricambiarono.
-Ci sono i ragazzi e la nonna che vi aspettano. Che ne dite?-
 

Grazie a mia sorella che mi ha aiutato con questo capitolo. Fine.

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