Teach me to love

di elelove98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Capitolo 1- ***
Capitolo 2: *** -Capitolo 2- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** -Capitolo 4- ***



Capitolo 1
*** -Capitolo 1- ***


                        Teach me to love

 

 

                                                                                                                                                                                    La vita non è aspettare che passi la tempesta,
                                                                                                                                                                                    ma imparare a ballare sotto la pioggia.

                                                                                                                                                                                    -(Gandhi)

 

 

                                                                                           -Capitolo 1-

 

Denise,ragazza diciottenne,se ne stava con la testa china sulla versione di greco, nutrendo la speranza che si traducesse da sola e ponesse così fine a quell'agonia chiamata compiti. Lei amava studiare,strano vista la sua giovane età,ma il greco proprio non le voleva entrare in testa,tanto che aveva un misero cinque:sua unica insufficienza fra tutte le materie.
Provò a concentrarsi di nuovo per tradurre la frase sulla quale era bloccata da una buona mezz'ora,ma alla fine si arrese.
L'avrebbe consegnata a metà e avrebbe preso l'ennesimo cinque.
Sbuffò e decise di chiedere aiuto a suo fratello maggiore,Richard.
Chi meglio di lui la poteva aiutare?
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso quella del fratello,ma non trovò nessuno,piuttosto sentì dei rumori provenire dal piano di sotto.
Scese in fretta le scale e arrivata in salone,si trovò davanti uno spettacolo raccapricciante: i suoi genitori che litigavano,dove sua madre teneva in mano un piatto di coccio prezioso e il padre un bicchiere di cristallo.
Si bloccarono quando videro la figura della loro figlia sulla soglia del salone e riposarono gli oggetti. Proprio come se nulla fosse successo.
-Hai già finito di studiare?-le chiese acido il padre.
-Chi ti ha dato il permesso di scendere?-continuò la madre.
Fece due o tre respiri per non urlare contro i genitori,poi guardò il padre.-Sì,ho già finito. Sono stata due ore e mezza a studiare.-e si rivolse alla
madre.-Sono scesa perché sto cercando Rick.-.

-Richard,non Rick. Ora torna in camera a studiare,forza.-le comandò sbrigativo il padre.
-No.-rispose lei con tranquillità.
-Come?-.
-No,non ci vado. Ho finito e non ne ho voglia.-.
-Vai nella tua stanza,ora!-tuonò il padre infuriato,facendo un passo in avanti verso di lei.
-Non eseguo gli ordini di nessuno. Non sono la tua schiava.-.
Il padre non ci vide più,che la prese e le diede due forti schiaffi su entrambe le guance, lasciando così il segno di cinque dita. Accecato dall'ira scaturita dalla disobbedienza della figlia e dall'alcool bevuto precedentemente,le iniziò a dare pugni sul petto e calci allo stomaco,mentre la madre se ne era andata chissà dove.
Denise,dal canto suo,non reagì vista la sua debolezza fisica e poi opporre resistenza,voleva dire più violenza. Si limitò a chiudere gli occhi e a stringere i denti ad ogni colpo sempre più forte.
Richard rientrò proprio in quel momento,chiudendosi la porta alle spalle.
-Sono a casa!-urlò,ma nessuno rispose. Di solito, sua sorella lo veniva a salutare o perlomeno gli rispondeva da qualche stanza della casa. Continuò ad aspettare,ma nessuno rispose.
Era successo qualcosa.
Passando per la cucina vide il padre intento a scolarsi una delle tante bottiglie di vino, mentre quando arrivò in salone,cacciò un urlo: sua sorella stava stesa sul tappeto con del sangue che le colava dal labbro inferiore e da un taglio sulla guancia sinistra.
-Rick..-riuscì a pronunciare flebilmente.
Lui la prese delicatamente in braccio e si diresse verso il bagno.-Sshh,non parlare. Sta tranquilla,ci sono io.-.
La fece sedere sul bordo della vasca e chiuse la porta a chiave in modo da non essere scoperti. Poi,si mise a disinfettare le ferite sul viso della sorella e metterle una crema per alleviare il dolore sulle parti colpite,dove si sarebbero sicuramente creati dei lividi ben visibili. Lei mugugnò di dolore perché le ferite bruciavano,eccome se bruciavano,ma le faceva più male il pensiero che i suoi genitori la odiassero.
Una volta finito,Rick riposò tutto nell'armadietto dei medicinali e poi rivolse il suo sguardo a Denise.
-Cosa è successo?-le chiese,accarezzandole una guancia.
-Ma niente! Io sono scesa per chiederti aiuto con greco e loro mi hanno chiesto se avevo finito di studiare e tutto il resto. Poi,papà mi chiede di tornare a studiare,ma io dico di no un paio di volte,poi lì mi ha iniziato a...-la voce le morì in gola,non volendo pronunciare quella parola.
Alla fine scoppiò a piangere e lui l'abbracciò,cercando di trasmetterle un po' di quella sicurezza che le era sempre mancata.
Era proprio difficile reggere una tale situazione che si ripeteva ogni giorno e cercare di andare avanti sorridendo.
Si staccò da lei,poggiando la fronte contro la sua.
-Ti prometto che troverò una soluzione. Non permetterò che ti faccia di nuovo del male.-.
-E come,Rick? Come? Sono due anni che questa situazione va avanti,se non di più. Arrivata a questo punto non credo che qualcosa possa cambiare.-ribatté rassegnata,lasciandosi andare un pesante sospiro carico di dolore e preoccupazione.
Il fratello abbassò lo sguardo,triste di non poter proteggere la sorella dalla follia o ubriacatura,che dir si voglia,del padre. In effetti,la loro era una pessima situazione. Il padre si ubriacava per motivi a loro sconosciuti e la madre aveva smesso di amarlo,stava fuori sempre più spesso e trascurava anche i suoi figli. Richard aveva capito fin da subito cosa sarebbe successo e aveva dovuto prendere in mano la sua vita,farcela da solo senza l'aiuto di nessuno. Doloroso da dire,ma era l'unica soluzione. L'unico problema era che in quella situazione c'era entrata una delle persone che amava di più al mondo: Denise. E questo doveva impedirlo, doveva proteggerla a tutti i costi. Ma come fare?
All'improvviso,alzò il capo sorridendo,colto da un'idea geniale quanto rischiosa e difficile da mettere in atto.
Denise lo guardò con i suoi grandi occhioni azzurri,lucidi e gonfi per il pianto,ora confusi.-Cosa c'è Rick? Io conosco quel sorriso,a cosa stai pensando?-lo scrutò in volto alla ricerca di una risposta chiara.
-Ti fidi di me?-chiese,evitando la sua domanda.
-Ovvio.-rispose lei subito,sicura.
-Bene,è questo l'importante. Io ho un'idea,ma prima devo fare un paio di cose. Ti spiego tutto dopo cena,ok?-.
-Ho altra scelta?-.
-No.-.
Sospirò,ma sorridendo. C'era ancora una speranza in tutta quella tristezza che aleggiava tranquilla nell'aria. Quando Richard non le voleva dire una cosa,la curiosità era tanta che si poteva anche arrabbiare,ma aveva imparato anche che al momento giusto l'avrebbe saputo.
-Non avevi un impegno oggi?-le chiese il fratello,distogliendola dai suoi pensieri.
-Davvero avevo da fare?-.
-Cretina! Alle quattro dovevi uscire con quel coso,Federico.-.
-Ah si,è vero! Filippo comunque, idiota.-.
-Come ti pare.-borbottò contrariato.
-Geloso?-chiese sorridendo.
-Sì,vedi di stare attenta e di tornare prima delle otto. Oh,e anche...-
-Di non parlare con gli sconosciuti e non andare troppo oltre con Filippo. Farti uno squillo quando arrivo e quando sto per tornare.-lo interruppe lei,roteando gli occhi ed elencando tutte le raccomandazioni che le diceva sempre quando doveva uscire. Specialmente con un ragazzo.
L'altro rise e,senza dire nulla,aprì la porta del bagno e andò a chiudersi nella sua camera.
Lei invece,una volta messe le scarpe,e presa la borsa,uscì per il suo appuntamento. Era in ritardo di ben dieci minuti e Filippo l'avrebbe considerata per sempre una ritardataria. Già Filippo,il suo bel ragazzo. Quando ci pensava,tutto il mondo si annullava e i problemi venivano per un momento messi da parte. Non sapeva se era vero amore quello che provava,ma era consapevole che sentiva qualcosa per lui che andava ben oltre la semplice amicizia.
Arrivò davanti al loro bar preferito,cercando una scusa plausibile,ma a quanto pare non serviva a nulla. Lui aveva trovato un altro modo per colmare il suo ritardo, baciandosi un'altra. Se ne stavano lì davanti a scambiarsi effusioni in pubblico, incuranti del fatto che lei li stesse guardando e che qualcosa dentro si era rotto in mille pezzi.
Le lacrime le scesero dagli occhi come un fiume in piena,bagnandole completamente le guance e facendole diventare più chiari i suoi occhi. Non si mosse di un passo,prese solo il suo cellulare e digitò un messaggio:
Vaffanculo,sei uno stronzo! Non cercarmi mai più.”,premette invio,indirizzato a Filippo che stava esattamente a dieci metri da lei.
Decise poi di chiamare Richard.
Neanche uno squillo che rispose.-Pronto Denny?-.
-Odio quel soprannome come odio lui!-sbraitò tra le lacrime,singhiozzando piano. Quel modo che aveva suo fratello di accorciarle il nome in realtà l'aveva sempre adorato,la faceva sentire più unita a lui,ma quando era giù di morale detestava chiunque la chiamasse così.
-No,Denise,cosa è successo? Dove sei? Perché piangi?-le domandò trafelato.
-Io...Filippo...bacio...bar..appuntamento.-aveva ancora quei due che si baciavano tranquilli davanti la sua vista e il suo cervello non riusciva a formulare alcuna frase di senso compiuto.
-Ok,ho capito. Arrivo subito.-riattaccò senza lasciarle neanche il tempo di dire qualcosa. Rimise il suo cellulare in tasca e si sedette su una panchina dietro di lei, attendendo impaziente l'arrivo del fratello che la portasse via da quel posto orribile.
Distolse anche lo sguardo da quella scena rivoltante e dolorosa,per portarlo davanti a sé.
Vide un ragazzo attraversare la strada,diretto verso di lei. Sfortunatamente, inciampò sullo scalino del marciapiede e la granita alla fragola che teneva in mano andò a finire dritta sulla maglietta bianca della povera ragazza.
Lei lanciò un urlo e si pulì quanto poté con un fazzoletto preso dalla borsa. Buttò il bicchiere della granita nel secchio e due fiamme le si accesero negli occhi,quando posò lo sguardo sul responsabile di tutto.
Lui si era rialzato e stava bellamente ridendo per l'espressione di fuoco di Denise.
-Ehm..E' stato solo un incidente. Su,non te la prendere tanto.-.
-Uno: come minimo merito delle scuse. Due: solo un pazzo prenderebbe una granita in inverno.-gli sbraitò in faccia,ancora con le lacrime che scendevano copiose lungo le sue guance.
Lui rise,ma quando vide che la ragazza piangeva divenne serio.-Perché piangi?-gli venne spontaneo chiedere.
-Non sono affari che ti riguardano.-rispose fredda.
-Hai ragione,scusa. Comunque,io sono Austin,piacere.-si presentò allungandole una mano,sorridendole appena.
-Denise.-ribatté lei,scrutandolo ancora irritata per la sua maglietta macchiata di rosso,senza stringergli la mano.
Lui la riabbassò dispiaciuto e dischiuse la bocca per dirle qualcosa,ma venne interrotto da un rumore.
Una BMV nera si fermò proprio al lato del marciapiede davanti a loro e suonò il clacson più volte. Era suo fratello.
-Beh,io ora devo andare.-prese la sua borsa e con un cenno della mano salutò il ragazzo appena conosciuto.
-Dove?-chiese lui.
-Affari miei.-aprì lo sportello della macchina e si concesse di guardarlo un'ultima volta. Indossava un cappello rosso dal quale uscivano ciuffi biondi dei suoi capelli e i suoi occhi verdi la fissavano dispiaciuti e curiosi allo stesso tempo. Sarebbe voluta rimanere a parlargli,ma infondo non sapeva niente di lui,lo conosceva appena.
Gli sorrise appena e poi entrò in macchina,allacciandosi la cintura,mentre la macchina partiva veloce.
-Dove stiamo andando?-chiese Denise.
-Verso una nuova vita.-lei roteò gli occhi,quando Richard faceva l'enigmatico, l'irritava parecchio.
-Forza parla invece di fare il misterioso. Scappiamo?-la buttò lì sullo scherzo.
-Esatto. Ti trasferisci da me fino alla fine del liceo,poi ce ne andiamo per sempre. Che te ne pare?-.
-Un'ottima idea.-sorrise a trentadue denti.
-Sicura?-.
-Ovvio! Qui non ho più nulla da perdere.-.
E così,convinti,si diressero nella loro nuova casa che il fratello aveva comprato qualche anno fa per cercare di dare finalmente una svolta positiva alla loro vita.

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Capitolo 2
*** -Capitolo 2- ***


                                                                                                                 -Capitolo 2-

Il resto del viaggio proseguì indisturbato e silenzioso.
Quel freddo giorno d'inverno,il cielo era coperto da grandi nubi scure che non promettevano nulla di buono e il vento soffiava forte su quei pochi abitanti che avevano il coraggio di uscire dalle loro case o semplicemente poveri malcapitati.
Denise guardava fuori dal finestrino le nubi scure,formando con la mente strane immagini, per distrarsi dal suo pensiero principale: il tradimento del suo ragazzo,anzi ex-ragazzo ormai. C'era rimasta davvero molto male quando aveva visto quei due tranquilli a baciarsi. Non le era mai capitato,non sapeva cosa si provava. Prima di incontrare lui,lei aveva lasciato il suo ragazzo perché era troppo geloso e possessivo nei suoi confronti. Non aveva sofferto molto, poiché era una delle classiche cotte adolescenziali. Però non sapeva come ci si sentiva quando si veniva traditi da una persona di cui si fidava e,sinceramente,avrebbe preferito non provarlo mai perché erano emozioni troppo intense e negative per lei.


Una miriade di ricordi la stavano travolgendo come un uragano,uno di questi fu proprio il giorno in cui conobbe Filippo.

Flash back...
In un solare giorno di primavera,dove il cielo era sereno e il sole risplendeva ovunque, Denise stava correndo con i libri in mano verso scuola,poiché era in ritardo. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso e ogni tanto si tirava su la sciarpa il più possibile,poiché le scendeva con la corsa e mostrava il livido viola fatto dal padre la sera prima.
La sera precedente era stata davvero d'inferno tra le grida dei suoi genitori e le botte del padre, di conseguenza la mattina dopo si era trovata con gli occhi gonfi e rossi dal pianto, il trucco colato,due occhiaie da far invidia a uno zombie e parecchio sonno da recuperare.
Una delle classiche mattine iniziate male.
Proprio a cento metri di distanza dal grande liceo,venne travolta da un ragazzo che correva dalla parte opposta. Lei cadde stesa a terra,il ragazzo sopra la sua schiena e i libri di lei volarono in alto per poi ricadere sulla testa del colpevole della sua caduta,facendolo urlare dal dolore.
La loro posizione non aveva nulla di malizioso,ma per i passanti sì:alcuni li guardavano e ridevano,sussurrando cose indecifrabili,altri spalancavano gli occhi e poi guardavano altrove,altri ancora se ne fregavano persi in chissà quali pensieri.
-Porca puttana che dolore!-esclamò dolorante Filippo,mentre si tirava su e raccoglieva i libri di quella ragazzina sconsiderata che aveva colpito perché correva. Ma non aveva proprio niente da fare la mattina presto che correre come una pazza? Per Dio,che tonta!
-Mamma mia che male..-mormorò Denise,alzandosi e massaggiandosi la nuca.
-Così la prossima volta impari a non venirmi addosso.-biascicò acido lui,ravvivandosi i capelli corti castani con la mano.
Lei spalancò gli occhi.-Questo è veramente il colmo! Sei stato tu a venirmi addosso!-.
-Certo,dite tutte così!-.
-Io non sono “tutte”.-sibilò,guardandolo male.-E ora ridammi i libri.-aggiunse seccata.
-E chi saresti,sentiamo?-le domandò,ghignando e evitando apposta la sua domanda.
-Affari miei. Dammi i miei libri ora,per favore.-cercò di essere gentile per fare prima.
-E no! Prima voglio sapere come ti chiami.-.
-Senti,sono in ritardo per una lezione importante,ecco perché correvo,e se ora non vado,non mi fanno entrare. Quindi,dammi quei benedetti libri,per favore.-.
-Va bene,ma a una condizione.-.
-Quale?-sospirò arresa. Quel ragazzo era più testardo di un mulo,quando si metteva in testa una cosa faceva anche i miracoli pur di ottenerla. Che scocciatore!
-Dopo la scuola,esci con me per prendere un caffè,così non penserai che sono uno che incolpa il primo che passa,eh? Che ne pensi?-quella ragazza gli interessava,l'incuriosiva il suo modo di nascondere se stessa e far credere agli altri di essere trasparente come l'acqua. Chissà perché faceva la misteriosa,così tanto da non volergli rivelare persino il suo nome.. Gli saliva dentro una curiosità tale che non poteva evitare di mostrare interesse nei confronti di quella ragazzina.
-Va bene,accetto. Basta che mi lasci stare per mezza giornata almeno.-disse lei,sbuffando e prendendo i libri che le stava porgendo,finalmente.
Gli sorrise riconoscente e se ne andò sotto il suo sguardo indagatore con un misto di curiosità.
Si rigirò un attimo verso di lui.-Oh,e ovviamente vedremo se usciremo..Io non esco con gli sconosciuti.-voleva precisarlo perché se il padre lo avesse saputo,l'avrebbe gonfiata di botte a dovere. Lui all'inizio spalancò gli occhi,anche scocciato,ma poi gli uscì un sorriso sghembo,segno che non si sarebbe arreso facilmente.
Infondo,quel ragazzo la intrigava non poco e sapere che c'era altro,oltre al lato scontroso che aveva mostrato subito con lei,le faceva salire una voglia di conoscerlo irrefrenabile. Ma doveva stare attenta,ragazzi come lui erano molto pericolosi,poteva farla soffrire e non ne voleva in più di dolore per quel periodo.

Come poteva sapere che da questa storia ne sarebbe poi uscita scottata?
Fine flash back...

 

Le lacrime le scivolarono fuori lungo le guance,bagnandole il viso e facendole ricordare quanto era stata ingenua quel giorno. Poteva benissimo strappargli i libri dalle mani e correre dentro la scuola,come se nulla fosse,no?
Purtroppo però il passato non si può cambiare e questo le aveva fatto imparare che doveva stare attenta a chi dava fiducia la prossima volta,a chi stava per affidare il cuore.
Lo squillo del suo cellulare la distolse dai suoi pensieri.
Lo prese e lesse l'ultima persona che avrebbe voluto sentire: Filippo.
-Chi è?-domandò Richard serio.
-Filippo.-.
-Non avrai intenzione di rispondere vero?-.
-Sì,risponderò per dirgli proprio che è finita. Forse non ha recepito il messaggio.-.
Detto questo,premette verde e portò l'apparecchio all'orecchio.
-Cosa vuoi?-chiese,cercando di mascherare la voce e farla sembrare il più naturale possibile.
-Come cosa voglio? Si può sapere che diavolo vuol dire il messaggio che mi hai mandato? E perché non sei davanti al bar?-.
-Vedo che capisci quello che ti pare,eh? E io che pensavo fossi molto sveglio! Mamma mia che tonta!-si batté una mano sulla fronte come se si fosse dimenticata qualcosa,facendo ridacchiare il fratello.
-Finiscila,per favore,e illumina anche me!-.
-Succede che io sono venuta all'appuntamento come stabilito,ma siccome ho notato che eri impegnato a pomiciare con un'altra,me ne sono andata.-.
Lo sentì deglutire e,immaginò,grattandosi la nuca.-Non so di cosa stai parlando.-.
-Oh,tranquillo mio caro,te lo dico subito. Sto parlando della frazione di secondo che è bastata alla tua lingua per entrare dentro la bocca di quell'altra e farmi capire che tutto quello che stavamo costruendo,tutto quello che avevo immaginato e persino creduto l'ho visto sfumarsi come polvere davanti ai miei occhi. Quindi,niente,tra noi è finita. Ciao.-riattaccò senza aspettare che dicesse qualcosa e si mise a piangere,singhiozzando forte e coprendosi il volto con le mani.
Richard si rattristò,vedendo la sorella ridotta in quello stato,e gli occhi gli si riempirono di lacrime prossime ad uscire,ma non doveva,non poteva perché sennò Denise sarebbe stata peggio. Voleva fare tanto qualcosa per aiutarla,ma sapeva benissimo che per dimenticare una persona il tempo e la distrazione erano l'unica medicina efficace. L'unica cosa che poteva fare era portarla via da quel luogo appena finito il liceo,così sarebbero stati veramente felici e lontani dal loro passato segnato ormai da ricordi che continuavano a fare male e ferite profonde che non ne volevano sapere di sparire definitivamente.

 

Una mezz'ora dopo arrivarono finalmente alla loro nuova casa e quando Richard spense la macchina parcheggiata,sorrise involontariamente felice.
Sua sorella dopo aver pianto per un bel po',si era addormentata e non aveva più fiatato. Infatti lì,lui aveva tirato un sospiro di sollievo perché almeno aveva smesso di pensare per un po'.
Si girò verso di lei e il suo volto si addolcì subito. Come aveva potuto quel cretino di Federico o chicchessia ferire e ingannare una ragazza bella e dolce come lei? Come?
Sapeva però che sarebbe finita tra loro,prima o poi. Quel ragazzo non gli era mai piaciuto perché sembrava il classico tipo da una botta e via,ma Denise aveva detto che non era come appariva e si era un po' fidato.
Mossa sbagliata.
Lei non aveva bisogno di uno come lui,era già troppo fragile con la situazione creatasi in casa. Perdere lui significava stare più male,dimenticarlo,ma questo l'avrebbe resa più debole.
E non poteva permetterlo. No,aveva già sofferto abbastanza!
Con quell'affermazione in testa la prese in braccio e si diresse verso la loro nuova casa. Aprì con un calcio il cancello e attraversò il giardino,per poi aprire la porta con una mano sola.
Salì le scale e si diresse verso quella che sarebbe stata la camera di sua sorella.
La adagiò sul letto,le tolse le scarpe e la coprì,lasciandola dormire tranquilla.
Prima di uscire la guardò ancora: sembrava così indifesa,così delicata che anche un minimo rumore avrebbe potuto spezzare quell'innocenza,ma lo avrebbe impedito.
Glielo aveva promesso: basta soffrire,ora si ricomincia da capo!
E lui aveva sempre mantenuto le promesse.







Angolo autrice:

Salve!
Innanzi tutto,grazie per essere arrivati fino a qui. Mi fa molto piacere!
Poi,ci tenevo a dire che questi primi due capitoli servono per far capire un po' la situazione di partenza della protagonista e il suo carattere,all'incirca.
So che non è granché come storia,ma io cercherò di fare del mio meglio affinchè possa piacervi.
Inoltre,se volete lasciare qualche recensione per dirmi cosa ne pensate o cosa c'è di sbagliato ne sarei molto felice,altrimenti mi sembra inutile che continui una storia se non è seguita da nessuno.^^
Ringrazio: 
minnie95  per aver recensito per prima in assoluto la storia e scusa se non ti ho risposto,ma non ho avuto molto tempo. -.-''
Beh,al prossimo capitolo,

elelove98.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


                                                                                            -Capitolo 3-

Il gelo invernale venne spazzato via dal calore della primavera,e ben presto anche dall'inizio delle giornate afose estive.
Denise aveva definitivamente finito il liceo,superato alla grande la maturità e ora era pronta per ricominciare.
In quei mesi si era presa del tempo per pensare a se stessa e cosa volesse farne del suo futuro,senza più confondere il suo cuore tra amore e inganno.
Si era concentrata sullo studio,usciva di rado con qualche amica che aveva avuto il coraggio e la voglia di continuare a starle vicino,aveva dimenticato Filippo. Tutto quel tempo l'aveva aiutata.
E c'era riuscita,se l'era levato dal cuore. Non sopportava più la sua insistente presenza nei suoi pensieri o la voglia matta di chiamarlo e sapere come stava senza di lei.
Aveva ragione suo fratello,era bastato lasciar passare del tempo per rimarginare ferite che credeva non si sarebbero mai chiuse.
Finalmente poteva ricominciare. Voleva buttarsi il passato alle spalle perché quello che era stato non si poteva cambiare,concentrarsi sullo studio e sul suo futuro.

 

In quel caldo e afoso giorno di fine agosto,per Denise ci sarebbe stata la svolta che aspettava da tempo.
Con le buste della spesa in mano,stava tornando a casa. Era passata anche in pizzeria per prendere la cena: due pizze margherita e la coca-cola erano la cena perfetta per festeggiare la promozione di suo fratello. Lavorava in un rinomato bar,famoso e conosciuto in tutto il paese e da cameriere era diventato un vero e proprio barista perché avevano riconosciuto le sue capacità di saper servire e soddisfare il cliente a dovere. Per molte persone era un lavoro come un altro,ma lui amava ciò che faceva e per ora gli andava bene così.
Arrivata a destinazione,scavalcò il cancello d'entrata che dava sul giardino come le piaceva fare ed entrò indisturbata,ma la cassetta della posta attirò la sua attenzione. Prese una busta bianca e,poggiando le buste a terra,se la rigirò tra le mani curiosa.
La curiosità aumentò quando capì che era indirizzata a lei,spalancando però gli occhi quando lesse il mittente:
Stanford University,California,USA.
Il cuore le iniziò a battere forte nel petto,ansiosa più che mai.
Entrò dentro casa e poggiò le buste della spesa sul tavolo,fregandosene del fatto che avrebbe dovuto sistemarle.
-RICHARD!-urlò in maniera disumana,presa dall'ansia e dal dover aspettare che suo fratello scendesse per leggere il contenuto di quella lettera. Prese a rigirarsela tra le mani con il nervoso a palla e l'ansia che faceva da padrona.
Ma quanto ci metteva a scendere quel fratello ingrato?
Lui scese di corsa le scale,arrivando in cucina.-Ma si può sapere che succede,che ti urli? Neanche Tarzan urla così forte.-.
-Ma quanto c'hai messo? Cos'è,eri caduto in bagno?-.
-Senti,sorella irritante,mi auguro per te che il motivo per il quale mi hai chiamato sia importante,altrimenti vedi che ti faccio.-tagliò corto lui,guardandola leggermente infastidito.
-Mmh,vediamo...Stanford University ti dice qualcosa?-.
Probabilmente la bocca di Richard aveva toccato terra,visto che quello che aveva appena nominato sua sorella era uno dei college più famosi e prestigiosi d'America. Insomma,una cosa da nulla.-Che hai detto?-.
-Fai poco il finto tonto,che hai capito benissimo.-.
Deglutì,cercando di realizzare la cosa. Tra un po' era più nervoso lui che lei.-E cosa dice la lettera?-.
-Oh beh,questo non lo so..-disse Denise,guardando la lettera tesa più che mai.
-Denny-la chiamò,lei alzò lo sguardo.-Apri quella busta,senza ricamarci sopra.-.
-E se mi hanno respinto? Non mi hanno accettato? Mi hanno scritto che sono un incapace? O che non ho alcuna possibilità di essere ammessa?-ribatté lei,sparandola una miriade di domande senza senso di fretta.
Suo fratello la guardò scioccato,letteralmente. Ma perché sua sorella doveva essere così ottusa? Spesso si chiedeva se qualche rotella nel suo cervello avesse smesso di funzionare o lo facesse proprio apposta ad essere così scema.-Dio mio,ma perché devi essere così negativa? Apri quella cazzo di lettera e facciamola finita!-esclamò irritato.
Lei lo guardò in cagnesco. Che fratello ingrato! Non riusciva proprio a capire come si sentiva in quel momento?-Ok,basta che la smetti di urlare.-si sedette su una sedia,tornando con lo sguardo alla lettera e pronta a qualsiasi cattiva notizia. La aprì di fretta e la lesse subito,prima che il coraggio le venisse meno.
L'urlo che lanciò in quel momento fu niente a quello che aveva fatto poco fa per richiamare il fratello. Zompò in piedi e iniziò a saltellare per la cucina come una completa pazza,ancora incredula di quello che aveva letto,sparando anche frasi senza senso.
Richard era ancora più scioccato di prima e si spalmò una mano sulla faccia,credendo che non fosse possibile nella maniera più assoluta che un essere umano fosse così stupido, augurandosi anche che quel momento umiliante finisse subito. Però sorrise anche,perché erano ormai anni che lei non sorrideva quasi mai,se non per quando,una volta,tornava da un appuntamento con quell'imbecille di Federico...Si chiamava così no?
-Allora canguro pazzo,calmati.-le disse a un certo punto.-Dalla tua reazione posso intendere che ti hanno ammmessa.-.
-SIIIIIIII!-fu la risposta demenziale che le uscì dalla bocca,ancora felicemente sconvolta.
-E quando parti?-Denise colse la nota di malinconia nella domanda fatta dal fratello. Era stata così presa dalla buona notizia,che non aveva messo in conto che proprio quest'ultima li avrebbe tenuti separati per un bel pezzo. Non avrebbero potuto più vivere insieme; scherzare,giocare, litigare,darsi la colpa a vicenda,assegnarsi gli incarichi giornalieri e litigare soprattutto per chi doveva lavare i piatti.
Tutto questo sarebbe scomparso.
-Senti Rick...se vuoi,io non parto. Mi iscrivo a un'università qualsiasi qui in città e rinuncio a quella americana.-propose lei,cercando di tirargli su il morale. Infondo,lei,oltre a suo fratello,non aveva nessuno. Per i suoi genitori neanche esisteva,la consideravano ancora un errore,gli amici si potevano contare sulle dita di una mano,i parenti erano anni che non la vedevano e probabilmente si erano anche scordati di lei.
Da piccola aveva avuto una migliore amica: era una dolcissima bambina americana e ci stava insieme tutti i giorni a giocare al parco,ma poi dovette tornare nel suo paesee non la vide mai più. Per lei,i rapporti si erano sempre distrutti con la distanza o con la mancanza di fiducia.
Era felice,ma aveva anche paura. Se lì non l'avessero accettata,cosa avrebbe fatto?
Forse era meglio ripensarci prima di fare avventurarsi in una cosa che non conosceva nemmeno,che era tutto un incognito.
-No,Denny,no. Non devi rinunciare a un'opportunità così prestigiosa solo per me o perché hai paura. E' arrivato il momento di crescere e il college non ti potrà fare altro che bene,intesi?-.
-Va bene,grazie Rick.-.
-Di nulla.-le sorrise,un sorriso tirato,lei lo sapeva bene.


Quella sera,dopo la grande notizia,i loro festeggiamenti raddoppiarono. Risero e scherzarono proprio come se nulla fosse successo e poi dopo cena si ingozzarono di gelato davanti alla televisione. Infine,andarono a dormire col sorriso sulle labbra,sicuri che una serata insieme così non l'avrebbero più vissuta per un po' di tempo.

 

 

Una settimana dopo Denise si trovava all'aereoporto,pronta per andare in America ed inseguire i suoi sogni. L'università era stata così generosa che,oltre ad averla ammessa,le avevano anche spedito nella lettera il biglietto aereo. Abbracciò per un'ultima volta il fratello, ancora triste di abbandonare lui e la sua città,ma lei doveva andare.
Chiamarono il suo volo e lei fu costretta ad andare,non girandosi a guardare dietro,altrimenti avrebbe pianto.
L'aereo decollò e lei si abbandonò sul suo comodo sedile,cercando di allontanare anche i suoi stupidi pensieri negativi. Era così insicura che qualunque cosa facesse,aveva paura di sbagliare,di fallire. Aveva paura che avrebbe dato una brutta impressione,se l'avessero vista così debole,l'avrebbero allontanata. Doveva farsi forza e stimolare un po' quell'autostima che camminava sempre sotto le sue scarpe!
La vibrazione del suo cellulare la riporto alla realtà. Era un messaggio di suo fratello:
Andrà tutto bene,vedrai. Non avere paura,io sono con te,Denny.
Buon viaggio,ti voglio bene.”
Un sorriso spontaneo le illuminò il viso,tanto che se qualcuno l'avesse vista,l'avrebbe presa per pazza,ma non le importava.
Il messaggio del fratello l'aveva magicamente tranquillizzata,di conseguenza lei si accocolò per bene al suo sedile,chiudendo gli occhi e dormendo finalmente bene come non faceva ormai da troppo tempo.
Ora il passato per lei era solo un brutto ricordo.





Angolo autrice (ritardataria):
Salve di nuovo tutti! (o quei pochi che seguono la storia -.-)
Mi dispiace davvero molto di essermi assentata per così tanto tempo e ripresentarmi ora,con questo misero capitolo,ma mi serve per dare un senso alla storia. Le vacanze purtroppo mi hanno portato tutto il tempo sia per aggiornare che per scrivere e quindi sono un po' indietro,ma mi rimetterò in pari. ^^''
Anyway,spero che il capitolo sia di vostro gradimento,anche se un tantino corto,e che mi lascerete qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate della storia.
Detto questo,mi dileguo.
Alla prossima,
Eleonora.

 

 

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Capitolo 4
*** -Capitolo 4- ***


                                                                                               -Capitolo 4-

Richard al ritorno cercò di non piangere e pensò positivo: ora sua sorella si poteva costruire felicemente il suo futuro e nulla del suo passato l'avrebbe più ferita poiché si trovava ormai moltissimi chilometri lontana. Gli stava bene così.
Quando parcheggiò la macchina ed entrò in casa,notò che fra gli incarichi del giorno c'era quello di andare a buttare la mondezza,ma spettava a sua sorella.
-Accidenti a te,Denny! Ti scordi sempre qualcosa.-per la casa rimbombò solo la sua voce,ma nessuno rispose a quel rimprovero. Beh,doveva abituarsi.
Sospirò sonoramente e prendendo il sacco della mondezza,si diresse al cassonetto davanti casa sua.
Arrivato,posò un piede sulla leva e lo aprì. Per fortuna quel giorno non era pieno.
-Dov'è quell'impiastro di tua sorella?-una voce glaciale,indifferente rese il tonfo del sacco della mondezza nel cassonetto più rumoroso del solito,poiché il silenzio che era calato era teso e pieno di cose che non avrebbero mai detto.
-Sparisci,tu non devi neanche sapere dove sta lei!-esclamò lui,lasciando bene intendere che con una sola domanda l'aveva già irritato.
-Girati quando ti parlo!-ordinò lui. Si sentiva sempre il re del mondo,quando sarebbe cambiato?
-Ho ventiquattro anni,non hai più alcuna autorità su di me,padre.-scandì quella parola infastidito,girandosi verso di lui e fissando quell'uomo che,ahimè,gli ricordava un sacco la sorella.-Ammesso che possa chiamarti così.-.
-Io ti ho fatto una domanda,dov'è lei?-.
-E io ti ripeto che non hai il diritto di saperlo. Non c'hai,anzi avete,cercato per quasi un anno intero e pretendi che te lo dica? Fai solo una cosa: sparisci per sempre e non fatti più vedere. La prossima volta potrei non essere così gentile con te.-entrò dentro il cancello di casa sua e lo chiuse bene,anche se poteva benissimo essere scavalcato. Lo lasciò lì come uno stoccafisso che lo fissava duro,arrabbiato,infastidito,quasi dispiaciuto...Quale di questi poteva essere quello più appropriato?
Si chiuse alle spalle la porta più attento del solito e sospirando,decise di mettersi ai fornelli. Avrebbe cenato,si sarebbe guardato la partita e sarebbe andato a dormire. Con il gelato,quello non poteva mancare di certo.
Quell'uomo doveva sparire per sempre anche dai suoi pensieri!

 

 

                                                                                                                                                ***

 

...Grazie per aver viaggiato con noi. Buona giornata!”
Denise si svegliò proprio quando vennero pronunciate quelle parole e infatti saltò come una molla sul sedile quando vide tutti i passeggeri alzarsi per uscire.
Uscita,migliaia di persone andavano e venivano da tutte le parti per prendere il volo,fare il biglietto e chi più ne ha più ne metta.
Sorrise al vedere per la prima volta l'America,era così emozionata per l'Università che non aveva pensato che avrebbe anche vissuto così nel suo paese preferito.
Una volta presa la sua valigia,che aveva solo il minimo indispensabile,chiamò un taxi e dicendogli di portarla all'Università,con un inglese un po' buffo,partì di nuovo.
Doveva mettersi in testa che se voleva farsi capire anche per la cosa più banale,doveva parlare solo inglese. Che pensiero idiota,quello lo sapevano tutti! Per fortuna al liceo,anche se faceva poche ore d'inglese,aveva avuto un'insegnante valida e quindi lo parlava più che bene. Calcolando anche che il pomeriggio si era divertita a vedere i film in inglese,poteva stare tranquilla!


Quando arrivò,pagò il taxista e sorridente entrò con il trolley dietro. L'ansia e la preoccupazione però erano sempre lì,che la mettevano sempre in guardia da tutto.
L'università di Stanford era un edificio grandissimo,enorme e sicuramente che non passava inosservato. Moltissimi giovani della sua età avrebbero fatto carte false per esserne ammessi e lei era stata così privilegiata che le era stato concesso senza richiedere test superflui. Certo,questo non voleva dire che tutto sarebbe stato facile. Anzi,lo studio e i compiti sarebbero stati all'ordine del giorno,ma lei non si sarebbe arresa. Aveva fatto tanti sacrifici per arrivare dove era ora: non poteva fallire!

Quando entrò,il suo viso andava a destra e a sinistra incuriosito da ogni minimo particolare. Era così affascinata e rapita da ciò che vedeva,che non si accorse che sbatté contro qualcuno. Si scusò mortificata,capendo che per fortuna aveva colpito uno studente. Se fosse stato un professore,si sarebbe sicuramente preoccupata per tutto il giorno.
Ma ora dove doveva andare? Certo,nella sua stanza,ma dove stavano i dormitori? Con chi l'avrebbe condivisa?
Poco più avanti vide un gruppo di tre ragazze che sembrava stessero parlando,o perlomeno cinguettando tra loro. Beh,se erano le uniche alle quali poteva chiedere informazioni,per ora se lo sarebbe fatto andare bene.

Si avvicinò e così sentì anche quello che si stavano dicendo.
-Ti giuro,ieri ho visto un vestito fantastico in centro! Domani me lo devo assolutamente andare a comprare!-esclamò una,che sembrava su di giri. Era un po' bassina,i capelli neri che erano stati legati con delle trecce e gli occhi si vedevano a malapena per il trucco pesante,ma erano neri anche quelli.
-Certo,potrebbe starti bene con la borsa che ti ho regalato! Però il mio sarà più fashion!-disse una ragazza castana,con delle ciglia da far spavento per quanto erano lunghe e truccate, e due occhi marroni sotto le lenti dei suoi occhiali. Aveva quell'aria da prima della classe,che però si vantava un sacco.
-Non illudetevi ragazze! Al ballo dovrete portarvi un paio di occhiali da sole per quanto vi accecherà il mio di vestito!-si vantò l'ultima di queste,più alta e con dei capelli biondi da far paura,con il classico fisico da modella e gli occhi verdi nascosti sotto l'eye-liner.
Ma a Denise quegli occhi erano familiari e si ricordava anche a quale persona del suo passato appartenevano.-Caroline?-mormorò lei incerta,cercando di farsi sentire fra tutti gli urletti e schiamazzi euforici che facevano quelle tre.
La bionda,chiamata in causa,si voltò verso quella ragazzina impicciona che aveva osato intromettersi nella sua conversazione. E poi come conosceva il suo nome?-Scusa,qualcuno ti ha invitato a partecipare?-le chiese acida.
Denise spalancò gli occhi: quella che aveva davanti non poteva essere di certo la bambina la quale una volta aveva la nomina di sua migliore amica. Era una bambina dolcissima e gentilissima,soprattutto con lei,che le aveva promesso che non sarebbe cambiata mai e invece era diventata una....gallina!
-Non ti ricordi di me?-provò a chiederle ancora.
-Perché dovrebbe conoscerti? Ma hai visto come ti vesti!?-squittì ridendo la ragazza bassina.
Denise si irritò non poco. Era appena arrivata e già la trattavano così? Poi,come si permetteva di insultare il suo abbigliamento!? Certo,indossava una maglietta a maniche corte bianca con qualche disegno stampato su,dei jeans e le sue immancabili converse: era pur sempre semplice,ma lei stava bene vestita così. Con una canotta e dei pantaloncini così corti che quasi quasi si vedevano le mutande,lei non si sarebbe sentita sicuramente a suo agio. Eppure quelle tre erano vestite così...e osavano pure insultarla!
Voleva tanto risponderle per le rime,ma non voleva rendersi antipatica già appena arrivata e si limitò a sorridere.-Scusate,è solo che Caroline l'ho conosciuta quando eravamo bambine.-.
-Davvero?-domandarono le due all'unisono,rivolgendo lo sguardo alla diretta interessata.
-Sì. Sì è così,ma sono tempi andati quelli ormai.-chiarì subito,non volendo sfigurarsi davanti le sue ''amiche''.-E adesso stammi bene a sentire tu!-disse indicando Denise.-Prova solo a rivolgermi ancora la parola o a mettermi i bastoni fra le ruote e la pagherai molto cara,sono stata chiara?-.
Denise,dal canto suo,non si stupì più di tanto di questo suo comportamento. Era passati tanti anni dall'ultima volta che si erano viste e quindi era cambiata,in peggio,ma non erano più affari suoi. Sapeva come gestire le persone come lei.
Infatti,sorrise ancora di più.-E' stato anche per me un piacere rivederti.-la salutò con la mano,raggiante e poi si diresse da altre persone per chiedere dove fosse la sua stanza.
Caroline la guardò andarsene in silenzio,alquanto scioccata dalla risposta ricevuta,ma subito dopo si infuriò. Nessuno si poteva permettere di andarsene come ne nulla fosse quando lei stava parlando!-Ma chi si crede di essere quella là!? Giuro che questa non la passerà liscia,me la pagherà!-le sue amiche annuirono,dandole ragione. Lei aveva sempre ragione.-Forza ragazze,andiamo!-esclamò avviandosi subito per il corridoio,seguita dalle altre due che correvano perché spesso non riuscivano proprio a starle dietro.

 

Qualcuno del personale della scuola disse a Denise,gentilmente,dove si trovava la sua stanza e con chi l'avrebbe condivisa. Si trattava di due ragazze,anche loro arrivate da poco e che probabilmente sarebbero state anche sue compagne di classe.
Arrivata davanti la porta di quella che doveva essere la sua stanza,sospirò per l'ennesima volta,con la paura di non essere accettata che le faceva da padrona.
Perché doveva sempre aver paura del confronto con le persone? Stare sempre in ansia per scoprire ciò che la gente pensava di lei: doveva darsi una calmata,infondo mica andava in guerra.

Fece un sorriso e sicura,aprì finalmente quella dannata porta. Si trovò davanti una stanza enorme,con le pareti che si adattavano benissimo ai mobili e al suo arredamento generale. C'erano tre letti,uno a destra,un altro a sinistra e un altro al centro sotto l'illuminazione della finestra;poi c'erano rispettivamente tre armadi per tutte e tre disposti il più vicino possibile ai loro letti; infine,nello spazio rimanente c'erano due scrivanie dove avrebbero potuto studiare, fare i compiti o anche solo leggere. Poi c'erano due porte collegate: una era il bagno,l'altra era un mini-salotto dove stavano semplicemente un divano e una TV,con una dispensa per mettere evidentemente scorte di cibo esterne.
I letti di destra e sinistra erano occupati dalle due ragazze che sarebbero state le sue compagne. Quando la videro,si alzarono e si diressero verso di lei,curiose di conoscerla.
Una era un po' più bassa di loro,con i capelli che le arrivavano un po' più sotto del collo, castani e ricci, due enormi occhi color nutella e un sorriso stampato in faccia che spruzzava allegria da tutti i pori.
L'altra invece era piuttosto alta,con i lunghi capelli castani raccolti in una coda,che le incorniciavano gli occhi verde chiaro e le sue labbra carnose stirate in un sorriso gentile,di benvenuto.
Vedendo che nessuna delle due era intenzionata a dire qualcosa,prese lei la parola.-Ehm..Ciao,io sono Denise,la vostra nuova compagna di stanza. Vengo dall'Italia e sono appena arrivata.-accennò anche lei un sorriso timido.
-Ciao piacere,io sono Sofia. Hai degli occhi così pucciosi! Diventeremo sicuramente grandi amiche!-esclamò la ragazza riccia,tutta euforica abbracciandola come se non la vedesse da tanto tempo.
-Grazie,anche tu hai degli occhi stupendi.-rispose lei,sbalordita da tanta espansività. Non aveva mai conosciuto una ragazza che l'abbracciasse anche se l'aveva vista da soli pochi minuti; in Italia aveva impiegato molto tempo per stringere qualche amicizia che durasse, anche se poi si era spezzata con la fine del liceo.
-Non ci far caso,qualunque cosa le piace,per lei è ''pucciosa''.-la schernì scherzosamente l'altra ragazza. Quest'ultima si staccò dall'abbraccio offesa e,facendo la linguaccia,le sorrise. Era una ragazza davvero simpatica quella Sofia!
-Comunque,io sono Jennifer. Piacere.-le disse,tendendole la mano.
-Denise.-sorrise lei,stringendogliela.

 

Poco dopo,lei si era già ambientata. Le due ragazze erano simpatiche,gentili e sempre disponibili a rispondere alle sue innumerevoli domande o semplicemente affermazioni. Aveva raccontato un po' loro da dove veniva e cosa aveva fatto,ma del suo passato aveva accennato vagamente qualcosa. Non voleva che cose ormai belle che sepolte le rovinassero la giornata e la sua permanenza al college.
Scoprì anche che entrambe venivano da qualche città periferica della California,ma che avevano sempre sognato di entrare nella Stanford University.
Denise decise anche di raccontare dell'episodio spiacevole avuto poco prima che arrivasse nella sua stanza,con tre ragazze alquanto antipatiche. Quando però disse che Caroline era la sua ex-migliore amica,la guardarono scioccate.-Sul serio quell'acidona era tua amica?!-esclamò Jennifer.
Denise annuì.-Sì,e non mi aspettavo che fosse diventata così. Certo,negli anni si cambia,ma lei è andata di bene in peggio proprio! Mi hanno anche insultata per come mi vesto!-.
-Oh,lasciala parlare! Pensa,cosa dovrei dire io? Una delle sue amichette,Mary o come cazzo si chiama,quella bassa,ho avuto la sfortuna di farci insieme le medie e ti assicuro che non è stato affatto piacevole. Visto che poi è fidanzata con il ragazzo che mi piace da sempre!-raccontò alquanto irritata Sofia,mentre gesticolava e spiegava su quante volte aveva immaginato di ammazzarla. Denise notò che la finezze in quella ragazza ce n'era ben poca, però la faceva ridere!
-E chi sarebbe questo ragazzo?-osò chiedere lei,curiosa.
-Oh,Luca. Uno del trio dei ragazzi più popolari e contesi della scuola.-spiegò fintamente interessata Jennifer.
-Ehi Jen,a me piace! E poi quell'oca sta con lui solo per la popolarità. Lei non prova neanche metà dei sentimenti che io provo per lui.-spiegò la riccia,ancora più irritata se possibile.
-E gli altri due chi sarebbero?-domandò Denise ancora curiosa. Chissà,avrebbe potuto far amicizia con loro e così far mettere insieme Luca con Sofia,no? Non le sembrava affatto una cattiva idea.
-Gli altri due si chiamano Christian,un figo assurdo palestrato che,si dice,ha l'inciucio con l'altra oca,amica di Caroline,Cassidy. Il leader di questo trio,così si nomina,si chiama Austin, un biondo molto misterioso e che preferisce starsene per conto suo,piuttosto che in mezzo alla folla. Piace a Caroline,quindi quello è campo minato.-spiegò tranquilla Jen,anche se Denise notò perfettamente che gli occhi le si erano illuminati quando aveva pronunciato il nome del primo ragazzo e che quindi,sicuramente,c'era qualcosa sotto.
Il nome Austin,lei lo aveva anche sentito da qualche parte,come se fosse un dejavù,ma non le veniva per niente in mente...Ma certo,quel ragazzo che aveva conosciuto il giorno della rottura con Filippo!
Ovviamente,non ci credeva neanche un po' che lo stesso ragazzo che aveva incontrato in Italia,fosse quello che aveva la nomina del più popolare proprio nel college dove lei andava. Sarebbe stata una coincidenza troppo assurda!
Decise di scacciare quel pensiero come se stesse scacciando una mosca invisibile e,siccome si erano fatte ormai le otto,decise di cenare con le sue nuove compagne,guardare la TV e poi andare a dormire per la prima volta in vita sua,contenta della giornata vissuta.

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