The first quarter quell

di hemmoshug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La mietitura (Parte 1) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Le strade sono vuote. Sono tutti a casa a guardare il programma obbligatorio davanti allo schermo luminoso della televisione. Anche qui nell'Istituto siamo tutti ammassati davanti al televisore malconcio, seduti sul pavimento polveroso. Siamo così tanti che quasi non ci stiamo, ma le educatrici, a suon di schiaffoni, costringono alcuni bambini a stringersi ancora di più, nonostante lo spazio sia poco. Io stessa ho due bambini sulle gambe, ma non raggiungerebbero i 30 chili bagnati fradici, e perciò sono molto leggeri. Siamo tutti cosi magri all'istituto. Finalmente accendono la televisione, e l'inno comincia a suonare. Osservo il presidente Finkley che sale sul palco, seguito da un ragazzo sui 10 anni vestito di bianco, che porta una scatola di legno. L'inno termina e il presidente comincia a parlare, raccontando dei Giorni Bui, dai quali nacquero gli Hunger Games. Smetto di ascoltare il lungo e tedioso discorso del presidente e mi limito ad osservare la sua faccia. Chissà come ha fatto a salire al potere, è così... orripilante. Con quella pelle verde pallido, e i tatuaggi sotto gli occhi, sembra un alieno malaticcio.

“ Sono onorato di presentare la prima Edizione della memoria, istituita per ravviare il ricordo di coloro che sono rimasti uccisi a causa della ribellione dei distretti.” Dice, con il suo tono strascicato e l'accento capitolino. Fa una pausa, dove i tamburi rullano, per creare suspance.  Il ragazzino vestito di bianco apre la scatola,  dove si intravedono file ordinate di buste leggermente ingiallite. Il presidente prende una busta, sulla quale c'è il numero 25 scritto in rosso. Fa passare le dita sotto la linguetta ed estrae un piccolo quadrato dello stesso colore della busta.

“Nel venticinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che i loro figli muoiono perché loro hanno dato inizio alle violenze, a ogni distretto sarà imposto di svolgere un elezione e votare per i tributi che lo rappresenteranno.”

Il mio corpo si irrigidisce, mentre l'inno segnala la conclusione del programma. Perché io so già chi sceglieranno tutti. Chi non ha nessuno. Chi non ha nulla da perdere.

Due ragazzi dell'Istituto andranno all'Arena. E io potrei essere uno di loro. 


HOOOOOOOOOOOOLLLLLAAAAAAAAAAAA
ok, basta. Questa è la mia prima storia, e non sono nemmeno sicura che qualcuno la leggerà,  ma sono dettagli.
Ovviamente questo è il prologo e perciò è corto, ma non preoccupatevi,  perchè i prossimi capitoli saranno più lunghini.
Avrei bisogno di un consiglio, ovviamente se qualcuno legge questa storia, cosa non del tutto probabile. Comunque, i tributi li descrivo tutti e ventiquattro brevemente ( abilità, distretto di provenienza, ecc..) o ne descrivo solo alcuni? 

Grazie per aver letto e magari lasciate qualche recensione, anche piccolissima.
ciao, e ancora grazie per aver solo letto :)

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Capitolo 2
*** La mietitura (Parte 1) ***


La mattina della mietitura è decisamente afosa. Non entra nemmeno un filo d'aria dalle finestre, inutilmente spalancate. Nelle case dei più ricchi probabilmente ci sarà qualche strano macchinario che rende l'aria più fresca. Ma qui nella “Falegnameria”, dove le persone muoiono di fame, nessuno se lo può permettere.
 La  “Falegnameria”è la zona più povera nel Distretto 7, dove abitano le persone che non si possono permettere una casa migliore delle baracche che ci sono qui. Solitamente sono abitate dai semplici operai, i cosiddetti taglialegna, e ovviamente gli orfani o i bambini con una famiglia che non li può più mantenere.
 L'Istituto è un grande edificio bianco, vecchissimo. D'inverno il vento gelido entra attraverso i muri. Non c'è mai abbastanza da mangiare, abbastanza spazio, abbastanza coperte. Viviamo di stenti.
Mio padre è morto mentre lavorava nei boschi. Un albero gli è crollato addosso, uccidendolo all'istante. Mia madre è impazzita. Continuava a comportarsi normalmente, e parlava con la sedia come se ci fosse mio padre, come se fosse ancora con noi. Dopo aver consumato la piccola somma di denaro che ci aveva dato il sindaco, passai due settimane a mangiare corteccia dei pini che circondano il distretto.
Un giorno mia madre urlò contro un Pacificatore, dicendo che lo Stato aveva trattenuto lo stipendio di suo marito. La riportai frettolosamente a casa, sperando che la guardia chiudesse un occhio. Ma tre giorni dopo, il sindaco si presentò alla nostra porta, scortato da due Pacificatori.  Mi portarono all'Istituto. Non seppi più niente riguardo a mia madre. All'epoca avevo 10 anni. Ora, sei anni dopo, passo ancora notti insonni a pensare se è viva, a sperare che mi venga a prendere.
Mi accorgo di essere rimasta dieci minuti buoni a fissare la finestre. Scuoto la testa, come per scacciare un fastidioso pensiero, e mi alzo. Do un veloce sguardo allo specchio , sistemandomi la gonna. Una sedicenne lentigginosa ricambia il mio sguardo truce. Infondo non sono completamente da buttare via. I capelli sono perennemente disordinati, ma ormai ci ho fatto l'abitudine; il naso è un po' a patata, ma gli occhi mi piacciono. Grandi e verdi, come il bosco che circonda il distretto. Come quelli di mio padre.
Raggiungo la stanza dei piccoli. Devo accompagnare 5 dodicenni alla mietitura in piazza, come mi è stato ordinato da una delle tante educatrici. Non che mi importi molto quello che dicono, ma hanno lo schiaffo facile. Le bambine  sono già pronte nei cosiddetti “abiti da mietitura”. Magari un tempo erano eleganti, ma sono stati passati a così tanti bambini che ora sono buoni solo per farci un straccio. Tremano tutte cinque. Oh, certo è il loro primo anno. Noto una bimba particolarmente piccola, che indossa un mio vecchio abito. Mi chino davanti a lei, per far si che i nostri occhi siano alla stessa altezza.
“ Come ti chiami?” Le chiedo, nel tono più dolce che riesco a tirare fuori.
“R-roseline” Dice titubante.
Le sorrido e mi tiro su. È ora di andare in piazza.

Arrivate nella piazza principale, già piena di persone, ci registriamo in silenzio. Conduco le bambine nella zona per le dodicenni e ,dopo un ultimo sorriso a Rosaline, mi dirigo verso l'area dei sedicenni. Il centro della città è abbastanza grande, ma alcuni ritardatari sono costretti a radunarsi nelle strade vicine, dove vedranno la mietitura attraverso dei mega schermi, posizionati li per l'occasione.  I cameraman appollaiati sui tetti per sistemare gli ultimi preparativi rendono tutto più inquietante.
Saluto un paio di ragazze che mi hanno notato, ma a parte loro non mi considera nessuno perché hanno tutti gli occhi puntati verso il palco che si trova davanti al palazzo della giustizia. Mi metto di fianco a Brittany, una mia amica, e rivolgo anch'io l'attenzione al palchetto davanti a me. È identico a quello degli anni scorsi  con il microfono posizionato al centro e le sedie sulle quali ci sono i mentori di quest'anno, il sindaco Huntiless e Kendal Heagle, la giovane accompagnatrice del distretto 7 proveniente da Capitol City,  che ha sempre con un sorriso stiracchiato sulle labbra viola e i capelli arancioni sparati in testa, come degli aculei, i quali stonano con la pelle bianchissima e il completo sgargiante.  L'unica e schiacciante differenza è la mancanza delle bocce di vetro ai lati del palco, dove di solito ci sono i bigliettini con i nomi dei ragazzi del distretto. Quest'anno ci sono solo due buste, che si trovano tra le mani pallide di Kendal.
Alle due il sindaco si alza e comincia il solito discorso, identico a quelli degli anni precedenti. Parla della storia di Panem, prima dei Giorni Bui e dell'indulgenza da parte di Capitol City, dopo la sconfitta dei distretti. Come ogni anno smetto di ascoltare dopo i primi minuti. Noto che Kendal, che si trova dietro il sindaco, ripete sotto voce il discorso, unendo le mani come se fosse una specie di preghiera.
Dopo aver finito di parlare, Huntiless legge la lista dei vincitori  di questo distretto, che abbiamo avuto negli ultimi venticinque anni. Noi, nel sette, abbiamo solo 3 vincitori ancora in vita. Il quarto si è suicidato tre anni fa. I mentori di quest'anno sono Madison Powers e Collin Henderson.
Il sindaco fa una breve pausa e presenta Kendal, che sembra una pazza psicopatica con quel suo sorriso e la sua allegria del tutto fuori luogo. Per non parlare del look.
“Felici Hunger Games!” dice spumeggiante “E possa la buona sorte essere sempre essere a vostro favore!” Si, come no, ora spiegatemi come la sorte possa essere a nostro favore se ci sbattono in una arena e ci costringono a ucciderci a vicenda. Mi chiedo cosa abbiano in testa i capitolini per pensare che gli Hunger Games siano divertenti. Cosa trovano di divertente nel vedere morire 23 bambini senza un preciso motivo. Chissà come è fatto il loro cervello, quali sono le loro maggiori preoccupazioni?
“E ora è il momento di vedere chi sono i fortunati vincitori delle elezioni per rappresentare il distretto sette alla Prima Edizione Della Memoria. Come sempre, prima le signore!” esordisce la capitolina, sempre sorridente.  Mi ritrovo a pregare, come ogni anno, di non essere scelta. Non io, ti prego, ti prego, ti prego. Mi si stringe lo stomaco. Vorrei scappare nei boschi, vorrei salire in cima a una delle tante montagne che circondano il distretto e rannicchiarmi li.
Dopo aver aperto la lettera, Kendal si schiarisce la voce e legge il nome del tributo di quest'anno a voce alta.   Apro gli occhi. Non mi ero nemmeno accorta di averli serrati. Mentre la mia vista si riabitua alla luce, la mia testa cerca di metabolizzare il nome del tributo di quest'anno.
Non sono io. Non è nessuna delle mie amiche.
È Rosaline.
La piccola Rosaline, di appena dodici anni, la bambina dell'istituto con un mio vecchio vestito, ancora troppo grande per lei.
Rosaline che è così piccola.
Rosaline, con i suoi occhioni da cerbiatta.
Rosaline, la bambina che non ha nemmeno uno straccio di possibilità di ritornare a casa.
 Avanza a passettini verso il palco e si posiziona alla sinistra di Kendal, la quale riprende a parlare,  ma io non sento nulla se non un confuso borbottio. Chissà perché sono così sconvolta. Ho conosciuto Rosaline solo stamattina.
Sento vagamente il nome del tributo maschio. Ryder Heason. Un altro ragazzo dell'istituto, un altro dodicenne. Un altra vita che sarà recisa a metà.
“Bene ragazzi, stringetevi la man-” La frase viene interrotta da un urlo.
“NOOOO!”




HOOOOOOOOOOOOLLLLLAAAAAAAAAAAA

Eccomi di nuovo qua, con il primo capitolo della storia.
Prima di tutto, mi voglio scusare per la lunghezza. Questa è la mia prima storia e perciò magari mi sbaglio, però mi sembra un po' cortino... In teoria il capitolo è più lungo, ma ho dovuto dividerlo a metà perchè se no diventava troppo... “sostanzioso”
Ah, vorrei anche ringraziare le 15 lettrici silenziose, ma soprattutto le due ragazze che mi hanno lasciato una recensione: Moony_98 e Neyther. Grazie di cuore.
Coooomunque, so che il capitolo assomiglia un po' all'inizio di Hunger Games ma vi assicuro che mano mano che si va avanti la storia è sempre più diversa.
Il nome della protagonista lo scoprirete nel prossimo aggiornamento. :)

Spero che vi sia piaciuto. Tra poco le cose cominceranno a essere più “movimentate”.
Perché stanno per iniziare i 25° HUNGER GAMES!!! (leggetelo con la voce di Caesar, fa molto più effetto (?))

Grazie per aver letto e magari potreste lasciare una minuscola recensioncina c:

P.s : probabilmente cambierò il titolo con qualcosa di più originale ;)

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