A.A.A.- Cercasi partner, disperatamente

di _Astrea7469_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo è una parola grossa... ***
Capitolo 2: *** Un bel po' di presentazioni ***
Capitolo 3: *** Amici e proposte ***
Capitolo 4: *** Discorsi inutili e improbabili ***
Capitolo 5: *** Decisioni ***
Capitolo 6: *** Discorsi tra sorelle e lingue sconosciute ***



Capitolo 1
*** Prologo è una parola grossa... ***


Se credete che esista qualcosa di peggiore di passare una domenica pomeriggio di fine Agosto su un libro di trigonometria, avete dei serissimi problemi mentali.

Ma, dopotutto, io non dovrei proprio parlare, giacché sono io quella a scervellarsi a suon di matematica, non voi.

E' verità universalmente riconosciuta che, quando un qualunque essere umano dotato di comprendonio tale da permettergli di esprimere in maniera coerente i propri pensieri, pensi ad un'adolescente in vacanza estiva, si figuri una di quelle scene molto da spot pubblicitario delle macchine fotografiche Nikon: un gruppo di affiatati ragazzi vestiti in maniera amabilmente casual che ride fino a farsi sanguinare le gengive mentre vanno in giro per le più belle capitali d'Europa, fanno bagni nelle fontane, si baciano e ballano in mezzo ad una piazza al ritmo della canzone pop del momento.

Qualcuno dovrebbe citare in giudizio gli ideatori di queste pubblicità per calunnia.

Io sono una comunissima adolescente americana media e non ho mai visto l'Europa più da vicino che con Google Map, la mia logora maglietta color pesca con tanto di macchia di gelato non è decisamente frutto di uno studiato lavoro costumistico e l'ultima volta che sono entrata saltellando e strepitando sulle note di Icona Pop dentro una fontana è stato, uhm, fatemici pensare...ah, sì, mai.

Ta-dan, addio preconcetti da teenagers surrogati tenuti in vita tramite l'immaginazione di Stephenie Meyer.

Per quanto, tuttavia, io sia una normale ragazza sotto un trilione di punti di vista, è dai tempi di Newton che un ragazzo non passava la sua estate a studiare di propria volontà.

La spiegazione al fatto per cui in un caldo pomeriggio estivo io stia rintanata in camera mia e stia trafficando con la calcolatrice, è semplice e concisa: punizione.

No, non una punizione da parte dei miei, non ho più tre anni e quel terrore referenziale che consentiva il mantenimento di questa triviale usanza arcaica tra genitori e figli, ma è per punizione divina.

Si dà il caso, cari miei, che la noia sia la costante imperante della mia vita. Non fraintendetemi, so anch'io divertirmi e, anche se tutti coloro che mi conoscono mi vedono come una cinica senza cuore, il mio atteggiamento critico è dettato solo dal mio spirito pseudo edonistico, non da qualche strana ambizione in stile Paris Hilton. Il vero punto, è che riuscire a trovare qualcosa di positivo ed appagante, che ti doni il sorriso giorno dopo giorno, incondizionatamente, in questo sputo di mondo, è facile tanto quanto combattere contro un alligatore con le mani legate dietro la schiena e le gambe ingessate.

Qui, nella meravigliosa Gloomfield nello stato dell'Indiana, parlare di divertimento da farti lacrimare gli occhi per la gioia coincide con il descrivere 10 ore di seduta non stop nei pressi del lago Greenwood, aspettando che almeno un topo-ragno abbocchi a uno dei viscidi vermi usati come esca.

L'altro giorno, mi sono ritrovata a parlare via Skype, alle tre del mattino, con una tizia inglese che non ricordo più come diamine ho fatto a conoscere. Be', in pratica lei, snobbissima ragazza dall'inguardabile dentatura di non ricordo quale pittoresca zona di Londra, mi ha rivelato di anelare gli States come se si trattasse della terra promessa per gli ebrei fuggiti dall'Egitto e che mi invidia per avere la fortuna di vivere in un così interessante stato.

Le ho riso in faccia.

Probabilmente il mio comportamento da villica yankee deve aver profondamente offeso Amelie (la londinese) che non ha esitato a scollegarsi, ma parlare di invidia per una che vive in Nulla-landia è esilarante quanto vedere una puntata di Scrubs!

Non lo nego, gli Stati Uniti d'America sono un posto molto allettante: un'aria da eterna potenza anche quando siamo con le pezze sui glutei, grandi City in cui vivere come pashà e morire come barboni, Liza Minelli che canta per le vie di Brodway, tutto molto invitante, non c'è che dire. Piccola postilla, però, che nessuno ricorda mai: gli USA non sono tutti L.A., New York, Seattle, Chicago o New England. Esistono anche delle piccole, anonime macchiette paesane che sembrano fossilizzate negli anni '50 come la mia città natale Gloomfield.

Qui non c'è veramente niente. Niente. Solo negozi anonimi in centro, villette a schiera tutte uguali in periferia, stalle e granai nella campagna, una scuola elementare che sembra progettata da Freddy Krueger in persona e un Municipio sormontato da una statua equestre di un qualche villico ex criminale inglese che deve aver ben deciso di edificare qui la sua cittadella dei sogni.

La natura, qui intorno, ha preservato un aspetto decisamente bucolico (se si esclude una discarica vicina che sembra un museo di scheletri d'auto, frigoriferi di 60 anni fa e vecchie TV probabilmente appartenute a Roosvelt in persona, data l'età), con le sue verdi colline, le libellule vicino agli stagni più in periferia, le lucciole di notte, zanzare grandi quanto cuccioli di gatto, ma i tempi in cui una ragazza poteva ragionare come Rossella O'Hara sono finiti da un bel pezzo e vedere arrivare qui nei paraggi un pizzico di civiltà del XXI secolo non sarebbe affatto male.

In città c'è solo un Internet-Cafè, con computer che risalgono al dopoguerra...della prima guerra mondiale, il teatro è stato adibito secoli fa a comunità per gli alcolisti anonimi e, quindi, se qualcuno dovesse ricevere una mazzata in fronte tanto forte da fargli desiderare di sapere che cosa sia successo ad Amleto dell'omonima opera di Shakespeare, dovrà recarsi nel teatro della scuola elementare e portarsi dietro la sedia da casa, visto che le poltrone sono scomparse nel lontano 1982. La biblioteca pubblica sembra più che altro un ritrovo per quarantenni sessualmente inquieti che cercano riferimenti sessuali nei libri di Jane Austen, ma che se la fanno sotto non appena si avvicinano per più di 45 metri ad una minorenne o ad una ragazza in generale. Il nostro museo è principalmente basato su quel perdigiorno del colonnello Gloomfield che ebbe lo spirito di fondare questo "magnifico" luogo e per tutto il resto della storia americana c'è un angolino molto in stile "Oggetti smarriti" che contiene cianfrusaglie degne del peggior negozio di souvenirs. Questo tanto per render l'idea del meraviglioso luogo in cui i miei hanno avuto l'ardire di mettermi al mondo.

Ogni giorno mi stupisco del fatto che nell'ospedale della città, non si utilizzino ancora i salassi.

A completare, poi, questo eterno stato di punizione cosmica che mi ritrovo a vivere, si va and aggiungere anche il fatto che tutti i miei amici sono fidanzati. E questo è un evento decisamente tremendo, la coltellata al cuore che segna inesorabilmente la mia prematura morte, il simbolo di come ogni male venga per nuocere, la concretizzazione della famosissima frase di Frankenstein Junior "Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere".

No, non è per invidia o quant'altro che dico tutto ciò, ma solo per oggettività: se i miei amici sono fidanzati, mi sembra ovvio che i loro partner vogliano passare molto tempo con loro e, nel caso in cui io riuscissi a vincere il mio orgoglio e supplicare in ginocchio uno dei miei amici di portarmi con loro durante una delle loro scampagnate da coppietta felice, finiremmo in una parodica rivisitazione di Dorothy e le Scarpette rosse, ossia come tre beoti che si tengono sottobraccio e vanno in giro saltellando. Decisamente non fa per me.

E allora preferisco starmene a casa...e sì, studiare matematica.

Un giorno, quando gli alieni conquisteranno il mondo e la salvezza del genere umano dipenderà dal risultato dalla formula di una conica traslata rispetto al piano, capirò di aver speso bene il mio tempo. Fino ad allora, mi maledirò apertamente.

-Delih, puoi andare da nonna, per cortesia?- Yeee, ecco un buon utilizzo del proprio tempo: indossare i panni di una Cappuccetto Rosso del 2000 e affogare i propri dispiaceri in una mega fetta di crostata mentre tua nonna ti descrive in ogni minimo dettaglio il matrimonio di una qualche sua amica morta agli inizi del secolo scorso. Che bello, sono tutta un fricciore.

-Ma', sto studiando!- urlo a mia madre, cercando di smuovere il suo istinto materno basato sul principio de "Lo studio al primo posto".

-E' estate, smettila di fare l'asociale e va' da nonna. Quella povera vecchia si sente così sola...- mi risponde mia madre, infierendo sulla mia presunta asocialità.

Pesco le scarpe da tennis da sotto il mio letto imprecando a bassa voce, senza far notare a mia madre che

1. non sarei decisamente meno asociale se iniziassi a passare tutti i pomeriggi con un'ultra ottantenne;

2. il fatto che mia nonna si senta sola dovrebbe riguardare innanzitutto lei, trattandosi di sua madre.

Scendo le scale con una postura che farebbe invidia ad un bradipo ed esco in giardino, ignorando del tutto mia madre. Già, sono veramente bravissima ad ignorare le persone, come se non esistessero, ma da queste parti l'egocentrismo si butta giù come acqua e nessuno capisce quando io lo sto ignorando.

Prendo la bicicletta e, con il sudore che mi bagna la faccia e mi appiccica addosso i vestiti, imbocco la strada verso la campagna.

Qui da me, il pomeriggio estivo è umido come all'Equatore e un semplice tragitto casa-cassetta della posta è in grado di far perdere tutti i liquidi presenti nel nostro corpo tramite sudorazione.

Una cosa veramente disgustosa e fastidiosa, ragion per cui pedalo con la velocità di un criceto in una ruota giocattolo per creare un po' di venticello che neutralizzi nella mia psiche la potenza dell'afa.

Probabilmente, in qualsiasi altra parte d'America, vedere una sedicenne con tanto di patente pedalare come una pazza su di una bici stinta, sarebbe un'immagine più unica che rara, ma i miei genitori si fidano delle mie capacità di guida tanto quanto si fiderebbero di lasciare casa libera ad una setta satanica (nonostante io abbia superato tutti gli esami a pieni voti), e così, il giorno in cui mi concederanno di possedere un auto, verranno inventate le scope volanti e tutte le macchine saranno date in pasto alle fiamme.

Dopo una faticaccia della Madonna, eccomi arrivata in quella che sembra la casetta della strega di Hansel e Gretel, alias la dimora di mia nonna Cherry.

Il nome di mia nonna è Cheryl, ma la sua vita sembra essere scandita a suon di marmellate, dolci e macedonie di ciliegie, alché il soprannome era inevitabile.

Butto la bici ai piedi di uno dei ciliegi che fanno ombra a casa di mia nonna ed entro, senza fare troppi complimenti.

-Ehy, nonna, mamma mi ha mandata qui- biascico, chiudendo la zanzariera alle mie spalle.

Mia nonna sbuca nell'ingresso, con il suo eterno chignon argenteo e l'abito blu a fiori bianchi con i bottoni sul davanti, sorridendomi.

Senza dire una parola, ma sorridendo come una vecchia pettegola, mi prende per un braccio e mi trascina strascicando i piedi fino in cucina, per poi mettermi di fronte pane, burro di noccioline e marmellata di ciliegie, come quando ero bambina e passavo a casa sua dopo la scuola.

In realtà, mia nonna mi piace. E' una donna intelligente che ha lavorato per più di 40 anni della sua vita come maestra elementare e che tutt'ora ricorda perfettamente Chaucer e dà ripetizioni a casa ad i ragazzi del liceo. Con me è sempre stata buona e la sua cucina è degna di una corte, ma, nonostante quando ero bambina la venerassi come una strega buona, quei 10 anni che sono sopraggiunti nel frattempo hanno reso molto meno allettante la prospettiva di girovagare per tutto il pomeriggio per quelle stanze di legno foderate con carta da parati a fiorellini.

-Allora, Delilah- mi chiede nonna sedendosi di fianco a me -Che fai di bello in questi giorni?-

Sì, mia nonna è probabilmente l'ultima persona al mondo che ancora mi chiama col mio nome intero. Il nome di un gatto, per di più.

Suppongo che quando mia mamma abbia scelto il mio nome, si fosse appena scolata un bel cicchetto di brandy. Non che il nome non mi piaccia, è carino, ma è il nome del gatto di Freddy Mercury, e per quanto sia fan dei Queen, un gatto non è una ragazza.

-Niente, non faccio proprio un bel niente. Mi alzo, mangio, guardo la TV, mangio ancora, TV, TV e ancora TV e poi a dormire. Credo che ci siano delle partite di battaglia navale più emozionanti della mia vita- rispondo, sporcandomi tutta di marmellata.

-Ti fa male vedere tutta quella TV, gliel'ho detto mille volte a tua madre: la TV appiattisce il cervello- si lamenta mia nonna.

-Oh, be', allora significa che entro le prossime 5 ore mi sarò trasformata in una perfetta americana media- ironizzo.

Purtroppo, mia nonna non conosce ironia quando si parla di TV. La sua è mummificata sotto uno spesso strato di cellophane ed è una convinta sostenitrice della lettura al posto di un rimbabimento di fronte figure in una scatola. Ha ragione, certo, chi può negarlo, ma spegnere la mente per un po' con programmi dalla dubbia qualità è una tentazione talmente potente da non poter essere ignorata con molta facilità.

Passo così il resto del mio pomeriggio: a rattoppare calzini destinati alle Dame di Carità, parlando di dove siamo arrivati con la mia classe in letteratura e commentando lo stato di salute dei fiori piantati sulla tomba del mio defunto nonno Vincent.

Alle 7 di sera torno a casa in sella alla mia fedele ed arruginita bici.

La sera è piacevole stare fuori, se non fosse per le lumache che assediano i giardini, ma il buio non mi piace e, per quanto la gente di qui sia sveglia come un grizzly in letargo, vagare da sola, quando è buio, per la periferia, mi dà disagio psicologico. Forse ho davvero visto troppe puntate di Cold Case e Criminal Minds.

Eppure, sento degli occhi puntati sulla mia schiena. E non chiedetemi che genere di sensazione sia, perchè non faccio in tempo a percepire tale stato che subito pedalo come un robot, arrivo a casa, butto la bici contro il garage facendo un chiasso tale da far tremare il silenzio che pregna l'aria e mi fiondo dentro casa, chiudendomi la porta alle spalle, col fiato mozzo.

-Delih, guarda chi c'è?- mi urla mia mamma.

Se non stessi rischiando una congestione polmonare, avrei paura di vedere seduta alla tavola della cena la mia professoressa di chimica (come è già precedentemente successo, causandomi un vero e proprio attacco cardiaco degno del peggior consumatore di pancetta dello stato dell'Indiana).

Ma la sorpresa che mi si para davanti, una volta giunta nel soggiorno è un'altra...ed ha solo 24 anni: mia sorella Lana, la perfezione fatta essere umano.

Per farla breve, mia sorella Lana è una 24enne che è riuscita a vincere una borsa di studio per la Boston University, ha degli invidiatissimi occhi grigi sormontati da ciglia nere come i suoi folti capelli scalati di media lunghezza, viene corteggiata da tutto e tutti a memoria d'uomo e tutti quanti la amano. A volte mi stupisco del fatto che nessuno dei suoi ammiratori abbia un altarino, nella sua stanza, con una foto di mia sorella al posto di quella di qualche santone Malesiano.

La perfezione cosmica in gonnela, quindi, ha deciso di farci un'improvvisata, così, giusto per ricordare al mondo lo stacco che passa tra lei ed il resto dei comuni mortali, fermandosi nella ormai da diverso tempo solo ed unicamente mia stanza. Gran fregatura.

L'ultima volta che ho controllato Madre Teresa di Calcutta non dormiva in un comodo letto con tutti i confort. Ma decisamente devo aver controllato male.

La mattina dopo, eccomi sveglia dalle 6 del mattino per quella stra-fottutissima sveglia di Lana che sembra un allarme uragano.

-Lana, puoi andare a vedere se è arrivata la posta?- cinguetta mia mamma, sfornando pancakes per l'occasionale ritorno della figliol prodiga.

-Certo, mamma- risponde Lana, lavandosi i denti -Delih, puoi andare a prendere la posta?-

No comment. Davvero un gran bel metodo per svolgere le proprie mansioni, sorella.

-Certo, Lana. Perchè non dovrei voler uscire in mezzo alla strada in pigiama e senza aver fatto colazione. Scusa, ma c'è anche da chiedere...- rispondo acida, ignorata bellamente dall'ex reginetta di bellezza del liceo che popola il bagno.

Esco a prendere la posta, assaporando il leggero freddo di prima mattina.

Bollette, bollette, pubblicità, bollette, pubblicità, buono sconto per cinque litri di pesticida per bruchi, bollette...e questa?

Una lettera a me? A me, che non ricevevo lettere neppure quando avevo un'amica di penna in Svezia? Apro la busta, basita, leggendo il criptico conenuto:

A.A.A. Cercasi partner, disperatamente

 

Ok...Che storia è mai questa?

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Capitolo 2
*** Un bel po' di presentazioni ***


A.A.A. Cercasi partner, disperatamente

Guardo bene il foglietto che ho in mano.

All'improvviso, i miei occhi si velano di lacrime e con il cuore che batte come un picchio in una betulla, corro a perdifiato dal mio bellissimo ed aitante principe azzurro, certamente il mittente di quel dolcissimo messaggio d'amore.

Ehm...ci...avete creduto?

Piccolo scherzetto: in realtà, fisso per due secondi al più quella letterina anonima, poi l'appallottolo e la butto in strada, in barba all'inquinamento globale.

Pff, certo che ne esistono di scemi in vena di scherzare all'alba, eh...

In ogni caso, comunque, non posso soffermarmi eccessivamente ad arrovellarmi la mente a suon di citazioni alla "Cercasi Susan, disperatamente", perché è mattina (anche se improponibilmente presto) e ciò vuol dire solo una cosa: famiglia riunita per la colazione.

Chiunque possieda una famiglia anche solo vagamente nella norma, saprà certamente che i pranzi in stile "famiglia della pubblicità dei cereali", nella vita vera, non si vedono neppure a Natale, ma la colazione, per forze di cose, è l'unico pasto in cui un po' tutti si trovano intorno allo stesso tavolo per mangiare.

Ovviamente, nessuno dei commensali è abbastanza sveglio e lucido per intavolare un discorso come si deve e che porti almeno il ricordo di qualche base grammaticale da prima elementare, ma comunque ci si ritrova intorno ad un tavolo.

A queso punto, quindi, è bene che descriva almeno per sommi capi i familiari che con me dividono questo sgorbio architettonico della periferia americana; iniziamo da mia madre, l'essere che in questo momento, con tanto di vestaglia color fragola, sta preparando pile e pile di pancakes panosi e ricchi di carboidrati: probabilmente, come tutti gli esseri noti come "mamma" ognidove, è un peculiare incrocio tra una cantante lirica per gli strilli continui e un generale dell'esercito per l'attitudine a dare ordini e chiunque sia in grado di respirare. Un tempo (e parlo di un tempo remoto, prima che venisse scoperta la concezione stessa di memoria), è stata giovane e, in quello stesso arciaico periodo, è stata Miss Gloomfield. Abbiamo tuttora casa tappezzata dalle foto che la ritraggono con tanto di abito pacchiano, coroncina stile Barbie e fascia da sindaco, che viene scarrozzata in auto come un'antenna attira fulmini.

Personalmente mi sono sempre vergognata come una ladra di avere una reginetta di bellezza in famiglia, vergogna aumentata esponenzialmente con la prosecuzione di quest'attività di famiglia tramite l'elezione per innumerevoli volte di fila di mia sorella Lana.

Passando oltre, ecco mio padre, il complesso di braccia e gambe attaccati ad un corpaccione colossale non propriamente adatto agli spostamenti (inutile dire che io, dall'alto del mio scarso 1,62 m non abbia preso da quel ramo della famiglia): mio padre è...be', è il tipico americano medio. E' incastrato in un lavoro da geometra che detesta dall'alba dei tempi, venera il football ed il baseball in maniera a dir poco profana (ha lottato con le unghie e con i denti per mettere nella camera da letto dei miei genitori una gigantografia autografata di qualche bietolone giocatore di football, di cui ancora stento a riconoscere la capacità di tenere in mano una penna), il divano si è praticamente modellato intorno al suo fondoschiena, quasi non lo riconosco quando (raramente) lo vedo in piedi, ed ha le stesse facoltà motorie di un frigo-bar.

Inutile dirvi, quindi, che metà dei pancakes è già sparito giù per la sua trachea.

Avendovi già descritto brevemente quel "raggio di sole" che è mia sorella maggiore Lana, passo allo spilungone in mutande che sta entrando or'ora in cucina: mio fratello minore (l'unico fratello più piccolo verso cui posso far valere la mia supremazia di sorella di tre anni più grande) Adam. Ha 14 anni e, come tutti gli adolescenti maschi americani (e temo non solo americani), è un emerito idiota.

Avete presente quei bimbi bellissimi che a 6 anni tornano da scuola saltellando, regalandoti le caramelle che hanno vinto alla gara di spelling e che ti dicono "Ti voglio tanto bene, sei la mia sorellina preferita"? Be', ecco come diventano una volta superata la pubertà: un insieme a dir poco degradante di postura da primate, magrezza indecente (a parte per le braccia, che il fratello-uomo delle caverne utilizza come dimostrazione del proprio status simbol di "coglione"), abbigliamento costituito da jeans a vita bassa fuori casa e boxer dentro, per la gioia di chi abita con lui e che, prima di entrare in bagno deve attuare una disinfestazione in piena regola, espressioni facciali e verbali che persino Fred Flinstone riterebbe abimonevolmente sconclusionate e quell'atteggiamento costante ed irritante da "guardami, sono figo e lo so bene. Ho gli occhi azzurri con lo sguado da pesce lesso, i capelli castano chiaro pettinati come altri 500 ragazzi della città e tu non vali niente vicino a me". In parole povere, è un idiota.

E con questo, abbiamo concluso il breve sipario sulla mia famiglia (in realtà ci sarebbe anche mio fratello maggiore Steve, ma lui è l'unico veramente in gamba della famiglia...motivo per cui, non ha esitato un istante a trasferirsi ad un college ad Indianapolis, una volta concluso il liceo). Il motivo per cui ci tenevo a descrivere le mirabolanti personalità che condividono il mio DNA è che possiate capire e, spero, assecondare il mio scarso interesse ad essere associata anche solo lontanamente a loro. Insomma, se si potesse scegliere, ognuno vorrebbe avere non dico genitori e fratelli tutti docenti di Cambridge, ma almeno nei limiti standard della cultura e della piacevolezza. Sinceramente mi sarei accontentata anche di una famiglia di alci, ma la mia sfiga pazzescamente inusuale mi ha affibbiata come ramo più giovane dell'albero genealogico di casa Thucker. Gran fregatura.

-Allora, Lana, per quanto tempo hai intenzione di deliziarci con la tua luminosa presenza?- faccio il verso a mia sorella, sedendomi ed iniziando a seppellire la colazione di sciroppo d'acero.

-Non saprei, Boston è veramente una dimensione eccitante, ma voi siete la mia famiglia e voglio passare più tempo con voi- risponde lei.

Ooh, ma che cosa dolce! ...No, dolce non è la parola adatta...Vomitevole! Ecco, vomitevole è la definizione che meglio si accorda alla sviolinata di Lana. Sicuramente aspetta che non ci sia più nessuno in casa per fregarsi tutti i soldi e vendere lo stereo, non ci sono altre spiegazioni.

Mentre mia mamma pende dalle labbra della sua perfettissima figlia maggiore, mio padre dorme da sveglio, emulato perfettamente dal minore dei suoi figli, io me ne salgo in bagno. L'unica e dico veramente unica cosa buona nell'avere di nuovo Miss Lana a casa è che, almeno, quando si entra in bagno dopo di lei, non si rischia di prendere l'ittero per biancheria sporca, magliette puzzolenti e tavolette alzate. Ah, mi mancava avere un altro essere in grado di fare pipì da seduto in famiglia!

Dopo essermi docciata, vestita, pettinata, frantumata un alluce contro la valigia semi vuota di Lana (ma porca puttana, svuotarla no?) e aver messo sotto chiave i miei vestiti migliori (se lei crede che solo perché è venuta ad allietarci la giornata io le presti i miei capi d'abbigliamento, deve aver rubato il cervello ad una di quelle oche bionde cheerlader), accendo il mio cellulare, pur sapendo bene che non vi troverò nulla, poiché...Oh porca miseria, un messaggio!

Cos'è oggi, la giornata de "Inviamo frasi a Delilah così da non farla sentire completamente al di fuori del mondo"? Non che mi dispiaccia, certo, ma se magari mi avessero riservato un minimo di attenzione anche nella restante parte delle vacanze non mi sarei mica lamentata, eh.

Apro il messaggio:

" Preparati, oggi alle 8 a.m. ci vediamo tutti alla piscina di Trecy.

Laura".

Wow. Non so se essere più sorpresa del fatto che i miei amici si siano ricordati di me o per il fatto che Laura si sia svegliata prima di mezzogiorno. Mmh, difficile scegliere, sono due gradi di stupore assolutamente analoghi.

Sinceramente l'idea non mi alletta tanto. Sarà che forse, a furia di sentirmi dare dell'asociale da mia madre devo essere davvero diventata tale, ma c'è un buon 99,9% di probabilità che io mi ritrovi a sudare sotto al sole come un tacchino nel giorno del ringraziamento mentre tutti i miei amici si slinguazzano l'un l'altro con i loro fidanzatini. E, sarò sempre io che sono strana, ma vedere delle lingue umidicce guizzare da una bocca ad un'altra non è esattamente un genere di attività che si può definire proficuo. E poi oggi avrei dovuto ripetere le matrici...

-Delih, tesoro caro, che ne dici di andare a fare un giro per la città con tua sorella Lana?- mi urla mia mamma. Oh, merda!

Sorvolando sul fatto che si fidano di più della guida di Lana che della mia, accetto immediatamente l'invito di Laura e la ringrazio profondamente dalle viscere della mia anima.

-Non posso, Ma', devo uscire con i miei amici- Muahahaha, come sono malvagia!

Mi infilo alla velocità della luce il mio solito bikini multicolor viola, verde e bianco da sotto gli abiti, ficco in borsa telefono, portafogli, abbronzante, telo e Ipod ed esco di casa, ciabattando con i miei sandali argentati fino alla bici.

La mattina l'aria è un tantinello meno afosa rispetto al pomeriggio, almeno fino alle 11. Da lì in poi, scende una calura degna del Sahara e ti accorgi che l'asfalto sta fondendo la plastica delle gomme delle auto e che gli insetti muoiono agonizzanti in cerca di un goccio di qualsiasi cosa contenga anche solo un ricordo dell'acqua.

Pedalando placidamente sulla mia bici sgangherata passo davanti al punto in cui giace il bigliettino trovato nella buca delle lettere questa mattina. Magari mi discpiace un po' di aver inquinato questo periferico angolo di omologazione con una cartaccia in strada...Naa, non è vero, non me ne frega niente.

Così si imparano a perpetuare questa concezione di ben educata perfezione protratta per secoli e secoli grazie alle didascaliche convinzioni provinciali dei coloni americani.

Per mia sfortuna, il cielo e le altre entità sovrumane che presiedono al controllo del destino, non devono aver apprezato questa mia considerazione e, così, senza una particolare spiegazione, mi ritrovo sballottata via dal sellino della bici, di faccia nel giardino di un'allegra quanto bifolca famigliola che ha avuto la geniale idea di irrorare il suo giardino proprio in quel momento.

Mentre sputo terriccio umido e mi scanso per evitare che gli innafiatoi automaici mi inzuppino ancora di più, noto con rassegnazione mista ad irritazione di essermi sbucciata un ginocchio, cosa che non mi capitava dalla terza elementare e, sinceramente, di cui non sentivo affatto la mancanza. Sopporto molto male il dolore e se da bambina puoi metterti a piangere e strepitare con molta naturalezza, una volta cresciuta perdi questo privilegio e, così, inculco tutta la mia voglia di frignare nel mio più che collaudato malumore.

Ecco, parte proprio alla grandissima la giornata, vero?

Dopo aver recuperato la bici ed averla malamente abbandonata sul ciglio della strada, per ripagarla del volo che mi ha fatto fare, busso a casa di Trecy. Pierce Trecy è un ragazzo del nostro anno ed è un inguaribile snob. Molti giustificano questo suo atteggiamento da puzza sotto il naso col fatto che sia gay (un giorno mi spiegheranno l'associazione mentale che nella loro testolina congiunge questi due aspetti), ma ciò non toglie che è la vera e propria Regina delle Nevi di turno e che se deve dire a qualcuno "Il tuo pullover sembra vomito rappreso" lo dirà, che si tratti di un uomo, di una donna, di un bambino o di un professore. Sarà per questo che, dopo aver aperto la porta ed avermi squadrata da capo a piedi con fare disgustato, sembra essere sul punto di dirmi "Mi dispiace, non siamo interessati" e richiudermi la porta in faccia.

-Oh, Thucker, ciao. Ti trovo...bagnata- mi dice e il suo "bagnata" suona decisamente come "un digustoso ammasso di putridume umido". Wow, parlare con lui è un vero toccasana per la mia già scarsa autostima.

-Ciao Trecy. Sì, io ti trovo molto asciutto, invece- gli rispondo, imponendo alla mia mascella di generare un sorriso. Missione fallita, soprattutto se si considera che Trecy ha lo stesso senso dell'umorismo di uno scoiattolo morto e non sembra aver capito che il mio era un saluto velatamente ironico.

-Ovviamente sono asciutto. Ok, entra...ma non calpestare troppo il pavimento, ok?-

-Certo, nessun problema, cercherò di levitare il più possibile- gli rispondo, alzando gli occhi al cielo.

Dopo aver attraversato la cucina ed essere arrivati nel giardino sul retro, un oggetto non ancora identificato mi butta le braccia al collo. Le ipotesi sono due: o il Grinch è uscito di casa fuori stagione oppure quell'ammasso di capelli crespi appartiene a colei che siamo soliti chiamare Laura.

-Sai che mi sei mancata tantissimo, vero?- mi dice quella zazzera di capelli indomabili che, sì, è Laura.

Laura Barrett è senza ogni margine di dubbio la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando avevamo 12 anni e siamo sempre state legate grazie al nostro carattere particolarmente reticente nei confronti degli atteggiamenti aperti, loquaci e solari e dalla comune passione per il rock. A questo punto, sembrerà legittimo domandarsi "Se siete così amiche, perchè tu hai passato 3/4 delle tue vacanze buttata sui libri di scuola?". Ecco toccato un punto dolente: nonostante io e lei siamo grandi amiche, non siamo quel genere di ragazze che fanno inieme le stesse identiche esperienze. Esempio eclatante è dato dal fatto che lei è fidanzata con un 34enne con tanto di moglie. All'inizio della sua relazione, non voleva dirmi il suo nome, ma dopo averle fatto vedere il film Insomnia, in cui per scoprire l'assassino di un'adolescente bisogna scoprire l'identità del suo fidanzato più grande, l'ho convinta a farmelo conoscere.

Lui si chiama Christopher Niels e, sinceramente, non mi sembra un assassino. A dire il vero, non mi sembra proprio niente, giacché ha il volto e la presenza più anonima di questo mondo, alla faccia di chi giudica me in questo modo. Il genere di uomo che dimentichi dopo 5 minuti, insomma. Ma Laura è completamente partita per questo tipo.

Ovviamente, lui non è di qui e per incontrarsi devono escogitare ogni sorta di soterfuggio da ragazzini in preda a tempeste ormonali (lui con la moglie, lei con la madre) e tutto ciò rende ancora più inspiegabile ai miei occhi la loro relazione. Laura non sarà la Venere Nera dell'Indiana, certo, ma è una bella ragazza, tutto sommato, e non è una di quelle che apre le gambe una volta sì e l'altra pure, mentre lui è un coso senza arte né parte a cui piace mettere le corna alla moglie, a quanto pare. Come si è certamente capito, non vedo di buon occhio questa "relazione al buio", motivo per cui, se fossi uscita con loro, avrei a.) certamente esasperato la mia amica, cercando di convincerla a lasciare quel puttaniere; b.) cavato un occhio al puttaniere stesso tramite un accendisigari.

Quindi questa è la prima volta che vedo la mia migliore amica da quasi...sì, 5 settimane. E in più la vedo senza occhiali da sole e sciarpa in testa per non farsi riconoscere mentre esce col suo "ragazzo", notevole miglioramento.

-Bah, non credo di esserti mancata così tanto, avevi altro per la testa, per sentire la mia mancanza- come ho già detto, sono veramente bravissima a fare la sostenuta, ma dev'esserci qualcosa nell'acqua di queste parti che rende impossibile agli abitanti afferrare pienamente il mio tono sostenuto.

Infatti Laura inizia a ridere.

-Sei peggio di una mocciosa, comunque...sai chi c'è, qui?- mi chiede ammiccante.

Sono fortemente tentata a risponderle "Il ritrovo annuale di cerebrolesi presenti nel giro di 600 Km?", ma preferisco trattenermi.

-No, chi?-

-Jules- e mi guarda.

Il motivo del suo sguardo simile a quello di Ciclope degli X-men che cerca di dar fuoco ad un auto in corsa è che lei crede che io e Jules siamo fidanzati.

Ora, niente di più falso. A parte il fatto che ci si definiva "fidanzati" solo durante la seconda guerra mondiale e solo se in punto di morte, ma, in verità, io e Jules non potrebbo neanche dire di stare insieme.

In pratica, lui è uno che l'anno scorso si è diplomato nella nostra scuola (quindi è di un paio d'anni più grande) e durante la festa di diploma, ci siamo baciati. Ammetto che non mi è dispiaciuto, ma è finito tutto lì. Niente messaggi coccolosi su Facebook, niente fiori e sviolinate varie, niente di niente e a me va più che bene così, dal momento che è un bel ragazzo, ma non è che io sia esattamente una ninfomane che se non ha un bel tipo sudaticcio avvinghiato alle proprie parti basse, vada in crisi, eh.

-Oh, interessantissmo, Laura, guarda come sono interessata! Non manifestavo una così profonda curiosità dal convegno sulle cellule staminali dell'anno scorso- le dico monocorde.

Le persone di qui saranno pure cieche e sorde nei confronti di atteggiamenti sostenuti, ma c'è ancora qualcuno che riesce a capire quando sto facendo pura ironia.

-Mamma, quanto sei senza cuore- mi dice Laura, ma, in perfetto stile col suo savoir-fair non mi lega un polso con la sua mano per sbattermi in faccia a quell'individuo di sesso maschile con gli occhi verdi ed un naso importante che risponde al nome di Jules, ma fa spallucce e si riaccomoda sul suo telo.

Dopotutto, è la mia migliore amica.

-Ehi, ma, piuttosto, che hai fatto al ginocchio?- mi chiede, dopo che mi sono accomodata e sistemata.

-Niente, mi sono quasi ammazzata cadendo dalla bici e finendo in braccio a degli idranti. Solite cose, insomma-

-Ah, certo. E sentiamo, qual è la scusa questa volta? Un cane ti ha attraversato la strada senza preavviso? O hai visto una nuvola che ti ricordava Wiston Churchill?-

Che fa, mi prende pure in giro? Ah, disgraziata...!

-Fa' poco la spiritosa, Miss Ironia, non fai ridere neppure il pubblico della serie TV "I Robinson". E, per tua informzione, niente di tutto ciò: ero assorta in un bilietto che avevo ricevuto stamattina e mi sono ritrovata faccia a terra-

-Be', fidati, il biglietto a cui pensavi non sarà mai strano quanto quello che ho ricevuto stamattina io-

Sì, certo, Laura ha ricevuto un biglietto più strano di "Cercasi partner, disperatamente"? Che diamine può essere, "Cercasi cavia di laboratorio per test nucleari altamente cancerogeni?"

-In pratica, c'era scritto "A.A.A. Cercasi partner, disperatamente" e non c'era il mittente-

Ok...l'avete sentito anche voi cosa ha detto, vero? Non sono io che, cadendo dalla bici, ho riportato qualche frattura cerebrale, vero?

-Cosa?-

-Ehi, Delih, che faccia...-

-No, cioè...Sei sicura che dica esattamente questo?-

-Certo che lo sono. Non avrò la memoria di un elefante, ma se non riuscissi a ricordare nemmeno tre parole, dovrebbero ricoverarmi. Ma perchè così stupita? Gelosa?-

Ah, non ve lo avevo detto? Laura è un'idiota.

-Sì, certo, anch'io vorrei tanto ricevere messaggi segreti da sconosciuti maniaci...che, peraltro, ho ricevuto!-

-Coosa?- Ecco, adesso è il suo di turno di fare una faccia da triglia a cui hanno appena predetto la morte in una zuppa di pesce di un ristorante sul lungomare.

-Non può essere! Io credevo che il messaggio provenisse da Chris!- Tipico.

-Evidentemente no...Ma lascia perdere, non prenderti tutta questa morte e passione per un foglietto, di sicuro sarà stato lo scherzo di qualche cretino che non sa proprio come buttare l'estate- le rispondo, strizzando gli occhi bruciati dal sole. Ecco cosa dovevo prendere: gli occhiali da sole! Pff, stupida Lana che mi costringe a scappare da lei più veloce di una gazzella di fronte al duetto bracconieri-giaguari.

-Sì, dev'essere come dici tu...- mi risponde Laura, prima di tranquillizzarsi...per poi rizzarsi a sedere -Chi è quello?-

Cerco di farmi ombra con una mano per cercare di dare un volto a ciò che ha ridestato l'interessa della mia amica, ma il sole continua ad accecarmi e non vedo niente all'infuori di un paio di boxer blu scuro.

Che Laura mi sia diventata una maniaca sessuale, in quelle 5 settimane di lontananza?

-Oddio, ti fissa...e viene verso di noi!- Io avevo già distolto quel poco del mio sguardo che si era concentrato su di lui, quando Laura mi fa sussultare come se avessi preso una scossa, per questa sua reazione.

Non faccio in tempo a sbraitare contro di lei, che mi ritrovo di fronte il tipo in costume blu, che mi fissa. Be', se non altro si è piazzato di fronte al sole, bravo ragazzo.

Lo sconosciuto in pantaloncini color notte, devo ammettere, non è malaccio: capelli sul biondo, bella pelle appena appena dorata, naso dritto, occhi scuri, un fisico niente male. Mi ricorda un po' James Dean, e questo è un gran complimento, se non fosse per quell'irritante sorrisetto molesto con cui mi sta fissando negli occhi.

Reprimo l'impulso di urlargli contro "Che hai da guardare, faccia di culo?!" e dico -Serve qualcosa? Credo che i bagni siano in fondo a destra-

Lui ridacchia. Dio, che nervoso, adesso lo annego, giuro! -No, non sto cercando i bagni. Cercavo te-

Ok, frena frena frena. Credo di essermi persa un passaggio: perché Mr. Sconosciuto Belloccio cerca Miss Sconosciuta che Tale resterà fino alla morte?

-Prego?- gli dico, concretizzando i miei dubbi.

-Sì, cercavo te...Delilah Thucker, giusto?- e non faccio in tempo a dirgli "Sì sono io" o "Sti cazzi, vai al diavolo!" che lui mi prende la mano destra e me la bacia.

A questo punto, la mia mascella tocca terra e i miei occhi sono spalancati come quelli di Bambi quando ha scoperto che la mamma era morta.

-Io sono Roger Prince- prosegue lo psicotico -Felicissimo di fare la tua conoscenza, finalmente.-

Ma finalmente cosa? Ma chi ti conosce!

-Ehm...Sì, suppongo sia anche piacere mio...Ehm...potresti andartene, ora?- se non avessi usato così tanti "ehm", forse, sarei stata più credibile, ma lo sguardo abbondantemente scandalizzato dovrebbe parlare già da sé.

-Certo, non voglio opprimerti e...OH!-

Oddio, che ha adesso da urlare?! Uno scarafaggio mi è finito tra le tette?

-Ma...tu sei ferita!- e si fionda a succhiare il sangue che mi esce dal ginocchio, come se fossi appena stata morsa da una vipera cambogiana.

Dopo aver superato il primo trauma, il secondo sopraggiunge: perchè uno sconosciuto sta slinguazzando sul mio ginocchio (che poi, fra l'altro, chi glielo dice a lui che io non ho, che so, l'AIDS, che si mette a succhiare il sangue così, alle persone)?

Se fino ad allora la situazione era strana ma sotto controllo, ora è diventata minuziosamente inquietante ed imprevedibile. E deduco che non lo sia solo per me, poiché Laura sembra sul punto di avere un ictus.

-Sì, ok, grazie mille Croce Rossina Linguacciuta, ma il mio ginocchio non ha bisogno di essere irrorata da altra saliva!-

-Ma la saliva è un disinfettante naturale- mi risponde lui, accarezzandomi amorevolmente il ginocchio.

Al che, perdo le pochissime staffe che avevo e gli tiro un calcio sul polso -Già, ma la sai una cosa? Credo esista più di un motivo e decisamente più che valido per cui hanno inventato secoli addietro disinfettanti al di fuori della saliva. Grazie dell'interessamento e addio!- e che tu possa bruciare all'inferno, razza di belloccio sadomaso!

A questo punto, qualsiasi essere con il cervello perfettamente funzionante, se ne sarebbe andato offeso e risentito, stando be attento a non urtare nuovamente questa ragazza per niente in vena di pazzie da pazzoide, ma questo psico-folle deve aver riportato traumi alla scatola cranica ben peggiori dei miei. Infatti mi fissa come se fossi un bel bignè alla crema, mi sorride amabile e mi dà un bacio sulla guancia -Tranquilla, me ne vado subito, Principessa. Ah, non puoi sapere quanto ero disperato alla prospettiva di vederti- e se ne va così come è venuto.

Sorvolando sul fatto che Laura sembra quasi essere più terrorizzata di me...Mi ha chiamata "Principessa"...PRINCIPESSA IO??

Oddio, che schifo! Quasi quasi preferivo continuare a farmi dare del girino appena partorito da Trecy, piuttosto che...aspetta, ma sono io o il perverito ha calcato eloquentemente la parola "disperato"?

E di nuovo mi torna in mente quel "Cercasi partner, disperatamente"di questa mattina.

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Capitolo 3
*** Amici e proposte ***


*La città di Bloomington esiste realmente. Si trova nello stato dell'Indiana, a poca distanza dal lago Greenwood, sulla quale si affaccia la cittadina di mia invenzione Gloomfield, dove sono ambientati i fatti narrati.

 

 

Allora, dove eravamo rimasti? Ah,sì, il pazzoide...Be', come già detto in precedenza, il caro Roger Prince, da me immediatamente denominato Roger- Stalker- Prince, sembrava proprio volermi far capire qualcosa, con quell'eloquente "disperato" messo in mezzo ad un periodo grammaticale in cui c'entrava tanto quanto un animalista nella Sagra Annuale dello sbudellamento di visoni per divertimento.

Mi volto verso Laura per esplicitarle le mie perplessità, ma subito ricordo un basilare dettaglio che troppo spesso dimentico quando sono in sua compagnia. Ossia che è un'idiota.

-Phuahahahaha! Brava ahahaha, ti sei beccata il maniaco ahahahah, e tu che dicevi che il mio Chris poteva essere pericoloso ahahahaha!-

-Innanzitutto- comincio piccata -Quella sottospecie di conquistatore da commedia d'amore di serie B sarà pericoloso quanto un moscerino in un bicchiere di limonata. Numero 2: per quel che mi riguarda Chris è pericoloso...pericolosamente stupido!-

Laura smette di ridere e si sdraia nuovamente sul telo sulla quale stava prendendo il sole, senza proferire altri commenti decisamente dispensabili su ciò che mi è toccato vivere.

Colpita ed affondata, insomma.

-A proposito- se ne esce fuori, questa volta -Per caso hai sentito Nathalie? Le ho inviato un messaggio ma non credo l'abbia letto...-

La Nathalie di cui sta parlando Laura, altri non è che un'altra nostra coetanea che siamo solite considerare come una delle nostre migliori amiche. Ovviamente tutto ciò gode di diverse ristrettezze e non perché apparteniamo a quello specifico ed elitario gruppo dei classici compagnoni che ti considerano i loro "best friend" dopo solo 25 secondi che vi conoscete e poi ciao, chi s'è visto, s'è visto e, magari, ti sparlano pure dietro le spalle. No, niente di tutto ciò.

Il punto è che Nathalie Torn è una persona un po'...particolare, ecco. Entrando nel dettaglio, ha paura di tutto e di tutti. E no, non è un modo di dire: da quando la conosco, ha sempre sostenuto di essere affetta da un buon 90% delle malattie di questo mondo, compresa la gravidanza nervosa e la sindrome di Stoccolma (pur non essendo mai stata rapita), ha coibendato di persona casa sua con polistirolo e carta anti-urti per evitare che i pomelli delle porte potessero esplodere e frantumarle il naso, ma continua a temere che da un momento all'altro un uragano o un terremoto o una specie di Godzilla alto 8 metri si possano abbattere su una qualsiasi abitazione in cui si trova e causarle un decesso per schiacciamento. Per non parlare, poi, della sua paura per i ladri, gli assassini, i violentatori (e come non pensare a quel postino disgraziato che, per farle firmare un pacco, venne scambiato per uno stupratore incallito e si beccò metà flacone di spray al peperoncino in faccia e l'altra metà nei pantaloni) o la sua irrazionale paura per le guerre nucleari. Continuo a sostenere che Nathalie soffra di una rara quanto tutto sommato lieve forma di ipocondria, basti pensare al fatto che, se dipendesse da lei, passerebbe il resto dei suoi giorni chiusa in un bunker anti-missili a mangiare fagioli in scatola e leggere vecchi numeri di Topolino.

-No, non sento Nathie da un po'...L'ultima volta che l'ho incontrata si stava preparando psicologicamente per prendere il treno ed arrivare fino a Bloomington* per il congresso annuale dei Rifugi anti-atomici Statali- rispondo a Laura, continuando a prendere il sole, nonostante la piscina di casa Trecy si stia riempiendo sempre più. La cosa bella di Nathalie, però, e che affronta tutto ciò in maniera molto "ottimistica": anziché piangersi addosso aspettando di morire per una delle sue malattie immaginarie, si arma di santa pazienza e prende tutte le precauzioni necessarie per far sì che neppure il ragazzo dei giornali possa relamente entrare in contatto con lei. Credo sia per questo che siamo amiche: alla fine noi tre abbiamo la stessa vita sociale di un pitone in letargo.

Ad un tratto, una specie di scricciolo dalle fattezze umane si fionda dalle parti mie e della mia migliore amica. T'oh guarda, parli del diavolo...

-Ehi, Nathie! Sei venuta, quindi!- sorrido a Nathalie che, svelta, infila un telo tra quello mio e di Laura e si sdraia.

-Sì, non potevo rifiutare, nel messaggio di Laura c'era scritto che a fine giornata si terrà un dibattito sull'auto difesa- spiega Nathie, rallentando un po'.

Laura, nel frattempo, si gratta il collo e fa uno sguardo vago.

Il massimo che ci si può aspettare da una festa in piscina come questa è una gara di "auto difesa" intesa come "scontro pazzo tra auto per giovani criminali in vena di suicidarsi", ma evito di dirlo a Nathie. E questo, alla fin fine è un male, perché, per cambiare argomento, Laura tira in ballo il messaggio "A.A.A. Cercasi partner, disperatamente".

-Non saprei cosa dirvi...- fa Nathie -Insomma, a parte che solo l'anno scorso ben 105 adolescenti sono state stuprate da sconosciuti...Ma non so se l'ho ricevuto o meno, ho preso l'abitudine di bruciare tutta la corrispondenza che non corrisponde a bollette o avvisi governativi-

-Sì, ma tanto non devi preoccuparti- intervengo io.

-Non sono preoccupata, è un incendio controllato, sai?-

-No, non intendevo quello, mi riferivo al messaggio: sarà certamente un idiota in vena di scherzi-

-Chi è l'idiota in vena di scherzi?- Ed ecco due nuovi figuri molto poco loschi. Il primo, quello che ha parlato e che ci sorride apertamente è Micheal Wellings: un po' sovrappeso, credo sia la persona con la risata più facile del mondo. Soffre un po' del complesso del Clown, se non fa ridere almeno una persona in tutta la giornata, cade in depressione e medita il suicidio.

Il secondo, invece, è Chad Murray: è il tipico nerd secchione (notare il fatto che tenga i suoi occhiali a fondi di bottiglia incollati ad un fumetto) ed è la causa principale per cui conosco in tal maniera il mondo Marvel. Stranamente, a differenza dei nerd di tutto il mondo, è un gran pezzo di figo, ma difficilmente qualcuno, nella vita di tutti i giorni, potrebbe accorgersene vedendo i suoi occhiali alla Woody Allen e la sua testa sempre incollata a della carta stampata.

-Niente, Mike, è solo che abbiamo ricevuto entrambe- indico me e Laura -un biglietto anonimo su cui c'era scritto "Cercasi partner, disperatamente"-

-Ooooh, avete uno spasimante-avete uno spasimante-avtete uno spasimante...- inizia a cantilenare Micheal.

-Mike, ma la vuoi smettere! Sono fidanzata!- fa risentita Laura.

-Già, e comunque è uno scherzo- aggiungo.

-Come fate ad esserne sicure?- ammicca Micheal.

-Infatti, è probabile che si tratti effettivamente di un violentatore sessuale in cerca di nuove vittime-

-...Non intendevo precisamente questo, Nathie, ma...se lo dici tu...Comunque, per me avete fatto colpo..-

-Sinceramente reputerei ciò improbabile -interviene per la prima volta Chad -Raccogliendo notizie in giro, praticamente tutte le ragazze ivi presenti hanno ricevuto tale missiva e difficilmente un solo uomo ben intenzionato contatterebbe cotante ragazze- e si tira gli occhiali alla base del naso.

Tralasciando il fatto che non riesco ad immaginare come abbia fatto un asociale come Chad, pari solo a me, Laura e Nathie, a farsi dire tutto ciò dallo snobbissimo pubblico femminile che popola questo angolo di mondo in questo stesso momento, la notizia che ci ha fornito, mi sciocca non poco.

-Come, tutte le ragazze hanno ricevuto questo biglietto? Ne sei sicuro, proprio tutte?-

-Oh oh, qualcuno è geloso!-

-Mike, ostruisciti la cavità orale prima che ti faccia ingoiare l'asfalto- Grazie Laura.

-Sì- mi risponde Chad, riportando lo sguardo sul suo fumetto -Ma nessuno ci ha fatto molto caso. In verità, tutte le ragazze sostengono che il mittente di tale messaggio sia riscontrabile nell'identità del loro fidanzato. E, analogamnte parlando, nessuno di loro ha smentito tal credenza-

-Perché no?- chiede Nathie, curiosa.

Anticipo Chad -Semplice, perché tutti loro sono dei bravi compagni come potrebbe esserlo un sedile reclinabile e per una volta che si trovano fra le mani ciò che le loro ragazze identificano come un gesto "romantico e premuroso" senza che loro abbiano dovuto faticare affatto, preferiscono crogiolarsi in queste velleità piuttosto che mettere ancora una volta in mostra il loro irrimediabile spirito privo di alcuna iniziativa che non concerni il sesso-

-Wow, mi sono sempre chiesto come tu e Chad facciate a parlare così. Insomma, l'asilo dove andavate doveva essere un ritrovo per giovani Shakespeare!- s'intromette Micheal.

Per la cronaca, sì, io e Chad ci conosciamo dall'asilo.

-Sì, Micheal, eravamo dei così profondi luminari della letteratura che davamo ripetizioni agli insegnati- rispondo, ruotando gli occhi verso l'alto. Micheal sembra comunque divertito dalla situazione e non stento a credere che avrebbe ribattuto molto volentieri se solo una concitata Nathie non avesse parlato.

-Ragazzi, questa storia è oscura! Un tipo invia lettere anonime a tutte queste minorenni e nessuno fa niente!-

-Che cosa dovrebbero fare? Non ha mica ucciso nessuno, magari era solo uno che aveva voglia di farsi due risate- le risponde Micheal.

-...oppure voleva salvare le chiappe ad i suoi amici bifolchi- continua Laura.

-Sì, ma non è questo il punto- insiste Nathie - Il punto è che non è né normale né giusto approfittarsi in questo modo della corrispondenza di delle ragazze!-

-Be', non hai tutti i torti...Insomma, se le altre sono abboccate all'amo, non mi va di farmi gabbare in questo modo- le dà man forte Laura ed io evito di menzionare il fatto che anche lei, prima che la mettessi a parte della mia esperienza analoga, stesse cadendo in trappola come una qualsiasi lepre selvatica durante la stagione di caccia.

-Appunto! Qualcuno dovrebbe scoprire quantomeno chi è questo individuo, così da starci alla larga-

-Secondo me hai ragione, Nathie. Per me qualcuno dovrebbe davvero scoprire chi è questo tipo...qualcuno tipo...Delih-

...Ma che diamine gli è preso a tutti, oggi? Perché sentono questo malsano bisogno di includermi in folli imprese come limonate bocca-ginocchio e "Indovina chi ha spedito una lettera"?

Per mia fortuna, non sono la sola ad avere dei forti dubbi su ciò che ha detto Laura: Nathie la guarda con tutta l'intenzioe di chiamare un ospedale, Mike se la ride (ohlalà, che novità) e Chad, che ha addirittura sollevato la testa dal suo fumetto, ha occhi e bocca spalancati, come se gli avessero appena detto che, in realtà, Brigitte Bardott è un uomo.

-Sii onesta, Laura, cos'hai assunto stamattina?-

-Sono sera, Delih, e secondo me tu te la caveresti. Insomma, con tutto il casino dell'anno scorso, hai tirato fuori delle doti investigative niente male...-

-Sì, ma l'anno scorso la situazione era completamente diversa da questa!- le rispondo. Ciò di cui Laura sta parlando si riferisce ad una serie di "rocambolesche avventure" che abbiamo avuto alla fine dello scorso anno scolastico. E' una storia un po' lunga, in effetti, un giorno forse ve ne parlerò.

-Per me le cose non sono poi così diverse. Tu hai naso, verresti a capo di questa storia in un batter d'occhio-

-Certo Law, a meno che non si tratti di un maniaco che la sevizia, l'uccide e sotterra la sua testa nel giardino di casa sua!-

-Eh quanta esagerazione, Nathie! Per 2 letterine...-

-Non mi sembra che siano proprio "due letterine" e poi cosa ne sappiamo noi? Il mondo è pieno di folli...-

-Già, ne abbiamo qui un perfetto esemplare in ottime condizioni-

-Ok, finitela, siete fastidiosi peggio di una puntura di zanzara- intervengo io a sedare la lite tra un ridanciano Mike e una stizzita Nathie -Innanzitutto, Laura, grazie per l'interessamento, se mai avrò bisogno di un manager saprò a chi rivolgermi. In secondo luogo, ho ragione di credere che l'artefice di tutto questo scombussolamento sia lo Stalker che ha marcato la parola "disperato" peggio di un barbone in fila per l'Esercito della Salvezza-

-Chi?- chiedono in coro i miei interlocutori.

-Il tipo con cui ho parlato prima, come si chiamava, Roger Prince-

-Aaah- afferra, finalmente, Laura -Intendi il tipo che ha leccato il tuo sangue e che ti ha chiamata "Principessa"?-

Rabbrividisco -Sì, precisamente-

-Lui ha fatto cosa?- E ancora una volta, mi ritrovo fissata da un Micheal che sta per logorasi il fegato a suon di risate, una Nathalie che teme per la sanità mentale non so bene se mia o del pazzoide e Chad, che ha tutta l'aria di essere prossimo a un encefalogramma completamente piatto.

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Capitolo 4
*** Discorsi inutili e improbabili ***


[Il capitolo è un po' più lungo, spero non risulti pesante e/o noioso]

 

Quando si dice "festa in piscina", sembra naturale figurarsi una specie di raduno trash di pseudo malavitosi californiani, rilucenti per le innumerevoli catene d'oro, e di porno dive amatoriali la cui massima ambizione è quella di diventare Conigliette Playboy.

Avrete certamente notato, quindi, che il tema portante di tali circostanze è l'ostentazione di maggior cattivo gusto e la vanagloriosa indole di mostrarsi migliori di altri.

Nel nostro piccolo, anche qui a Gloomfield abbiamo manifestazioni di tal fattura e una di queste è senz'alcun dubbio l'annuale festa in piscina a casa Trecy, nettamente meno sfarzosa ed illegale di quelle della Costa Ovest, ma ugualmente narcisistiche e di dubbia eleganza. Ne è un esempio lampante il fatto che, in questo momento, il suo giardino brulichi di semi nudi giocatori di football, di cheerlader con il bikini più trasparente che io abbia mai visto, o meglio, non visto e che le casse acustiche stiano sparando monotone canzoni pop di qualche maschione palestrato hollywoodiano che si spaccia per cantante ad un volume talmente alto che dubito esistano decibel in grado di registrarlo.

La domanda più ovvia da porgermi, in queste situazioni, è: che cosa diamine ci fa un gruppo formato da una rocker innamorata (Laura), una maniaca dell'igiene (Nathie), un clown senza arte né parte (Micheal), un nerd tutto fumetti e parole dotte (Chad) e una pignola col cuore di ghiaccio (io) in un posto del genere?

Domanda legittima, ma che lascia l'amaro in bocca a più di qualcuno.

La spiegazione è ben riscontrabile di fianco a quel gruppo di ridenti gallinacee, ossia in quell'ammasso di corpi bagnati che un tempo doveva essere una piscina; in modo particolare, per trovare una risposta a questo quesito primordiale, bisogna concentrarsi sul ragazzo dai capelli castani che, in questo momento, si sta issando sulle braccia al bordo piscina, nonché oggetto delle risa del già citato gruppo di ragazzine con gli ormoni a mille.

Tale ragazzo è alto, slanciato, con le spalle larghe e una muscolatura leggermente accennata.

Sempre tale ragazzo, mentre si ravvia un ciuffo castano e bagnato lontano dalla faccia e mentre il solito gruppo femminile si concentra ben bene sulle sue natiche, si avvicina all'angolino il più lontano possibile dalle casse della musica in cui mi sono solitariamente rintanata.

Ma sempre questo ragazzo, in verità, non è altri che Chad.

Sì, Chad Murray, il mio amico d'infanzia, nonché nerd della peggior specie (e mio migliore amico).

-Dove sono gli altri?- mi chiede mentre inforca gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e che gli coprono gli occhi azzurri.

-Micheal è in giro come giullare di corte, Nathie credo stia controllando il pH della piscina e Laura...be', se ben la conosco, con la musica che stanno passando si sarà già impiccata da qualche parte- elenco brevemente.

Si siede sull'erba di fianco a me -Conoscendoti, mi sorprende che tu stia qui e non abbia seguito Laura nel suo triste destino-

-Ci avevo pensato, ma poi chi avrebbe sparso perle di cinismo in giro per questo ritrovo di tamarri?- gli rispondo mentre veniamo pian piano attorniati da un gruppo di giovani donne con i bulbi oculari puntati sul torace immeritatamente ben fatto di Chad.

Il motivo per cui mi sto così dettagliatamente divulgando nella descrizione fisica del mio migliore amico è dato dal fatto che in lui è racchiusa la risposta alla vostra domanda iniziale.

Come avrete certamente intuito, Chad, pur essendo un nerd e, quindi, per definizione uno sfigato dall'abbigliamento improponibile, è un bel ragazzo (anche se è possibile notarlo solo quando non ha in dosso imbarazzanti T-shirt su cartoni animati) e molto ricercato. Ebbene, uno di quelli che gli fa il filo è niente popo di meno che Pierce Trecy, l'artefice di questo abominio musicale provinciale.

L'unico problema è che Chad è etero e Trecy no, ma ciò non sembra intimidire quest'ultimo che, ogni anno, si impegna sempre per coinvolgere Chad e noi amici di Chad nelle sue numerose feste kitch a cui il mio amico darebbe più che volentieri forfait, ma che, a causa della madre che lo vorrebbe meno isolato dal mondo degli esseri umani e Micheal che considera come un invito a nozze ogni evento pubblico, è costretto a frequentare. E noi come sua personale corte dei miracoli, certo.

Ed ecco risposto al "Perché vi trovate qui?". Lo so, non è una buona spiegazione, ma l'amicizia da tempo immemore non è mai pienamente razionale.

-Secondo te- esordisce Chad -Il mittente di quelle lettere è questo Prince?-

-E' un'ipotesi- dico vaga.

-Mh- fa lui -Dal colloquio che ha avuto con te, sembra essere completamente sparito-

Mi guardo intorno, in quella marea ambigua di corpi a distanza ravvicinata -E' vero, non lo si è più visto...Be', deve aver capito l'antifona quando gli ho tirato un calcio sull'omero-

-Sì, sei stata decisamente esplicita-

-Oppure c'è qualcosa sotto...-dico quasi più a me stessa.

Chad si gira a guardarmi -Tu non hai intenzione di metterti ad indagare su questo fenomeno, non è vero?-

-No...Be', non credo. E' più che altro semplice curiosità la mia, semplice curiosità generata da umana propensione alla conoscenza-

-L'umana propensione alla conscenza ha causato grandi passi per l'umanità e grandi dolori ed emarginazioni per coloro che la vivevano. Lascia perdere quello che vuole metterti in testa Laura, fare un passo più lungo della gamba è pericoloso persino per un gigante-

-Grazie per la velata considerazione che hai fatto sulle mie capacità intellettive, ma dubito che la mia testa sia una scatola vuota che si riempie di discorsi a caso pronunciati in un giardino di periferia- svio il discorso.

-Lo so bene ed è proprio per questo che penso che dovresti lasciar perdere tutto ciò-

La cosa inizia a sembrarmi strana -Se mi concedi una domanda, perché tanta morte e passione per una proposta detta quasi per caso? Cosa c'è che ti turba a tal punto da farmi la paternale su di un biglietto anonimo?-

Lui sorride vacuo -Mi era stata richiesta una concessione per una sola domanda, ma non credo di aver dato la mia disponibilità anche solo per quella-

E si allontana probabilmente in direzione della risata di Micheal, seguito quasi per inerzia dalle ragazzette con l'aria da fanatiche sessuali.

Molte volte Chad ha evitato di rispondere a domande che lo mettevano a disagio e/o in cattiva luce, ma ciò non rende meno fastidioso il suo comportamento.

Lui ti chiede una cosa, tu gli chiedi il perché e lui se ne scappa via a gambe levate come se gli avessi chiesto di donare in sacrificio agli dei il suo primogenito. Ciò che sta per dire va contro ogni fibra equalitaria del mio corpo, ma: eh, uomini!

Faccio per alzarmi e per assillare Chad in cerca di spiegazioni quantomeno logiche, quando qualcuno mi sfiora il braccio.

Essendo cresciuta con due fratelli e con una sorella simpatica quanto un incudine su di un alluce, la mia reazione è dettata da un inconscio spirito di sopravvivenza e prevenzione, non da un volevere vero e proprio o da un qualcosa di accuratamente calcolato. Quindi mi giro e mollo un ceffone in faccia a colui che mi ha sfiorato il braccio, che solo dopo scopro essere Jules Leeman, lo stesso ragazzo con la quale mi ero scambiata un bacio alla fine dello scorso anno scolastico e con cui non avevo più intrattenuto rapporti di alcun genere da allora.

Dovrei decidermi a moderare il mio subconscio -Oh, scusami- dico forse un po' troppo pacatamente; insomma, uno sguardo accorato e una mano sulla bocca avrebbero fatto molto più effetto di un misero sopracciglio alzato da parte della sottoscritta.

-No, no, non preoccuparti. Uff, hai una bella mano pesante, sai?- dice lui, ridacchiando.

-Già, è ciò che ha portato l'evoluzione del femminismo in occidente- ironizzo.

- Comunque mi fa piacere rivederti, mi avevano detto che eri qui, ma non ti avevo vista, fin'ora, dove ti eri andata a nascondere?-

-Bha, ho cercato il più a lungo possibile di celarmi sott'acqua, ma l'aria contenuta nei miei polmoni non sembrava voler collaborare e così eccomi qui-

-Ahahaha! Mi era mancata la tua ironia...Sei sempre stata qui, quest'estate?-

-No, ho trascorso un paio di settimane su ad Indianapolis da mio fratello maggiore Steve-

-Oh, wow. E ti è piaciuta, Indianapolis?-

-Poiché il confronto era con questo prefabbricato urbano congelato nell'immediato dopo-guerra, la risposta dovrebbe essere ovvia-

-Ahahaha- Ora ricordo perché io stessa non l'ho contattato durante queste vacanze: c'è qualcosa di immensamente irritante nel parlare con qualcuno che risponde ad ogni tua affermazione con una risata nasale che lascia ben'intendere quanto poco profonda possa essere la comprensione della critica di fondo che si cela nei tuoi discorsi.

-E dimmi- provo a riportare il discorso su terreni meno avvezzi ai sorrisi -Dov'è che frequenterai il college, quest'anno?-

-A Bloomington. Ho preferito così, almeno posso tornare qui ogni week-end -

-Non mi è ben chiaro il perché qualcuno dovrebbe voler tornare qui spontaneamente, ma contento tu...- e ovviamente lui si mette a ridere.

Ah, beata ignoranza, io gli dico che solo un povero derelitto potrebbe voler passare i fine settimana nella cittadina più noiosa e monotona d'America e lui se la ride, come un qualsiasi villico che non ha colto neppure il significato dei predicati verbali presenti nella frase. Poveri noi!

-Ho visto che prima eri con Chad- cambia discorso lui, questa volta. Suppongo abbia notato la mia espressione annoiata e abbia voluto deviare su argomenti più attinenti alla mia indole, ma non vorrei arrischiarmi in supposizioni, mi ritrovo pur sempre davanti uno dei pochi in grado di sbellicarsi con le tristi freddure di Micheal.

-Sì, come mio migliore amico è anche uno dei miei interlocutori di punta-

-Capisco...Ma dov'è la sua fidanzata?-

-Tra Chad e la ragazza con cui usciva si è stabilito reciprocamente un netto taglio di legami- riassumo brevemente ciò che prima Chad aveva detto a me e agli altri -Ma non credo che una divulgazione globale sia appropriata per argomenti così privati-

-Oh, sì, certo, era solo per informarmi. Hai da fare sabato?-

Fantastico! Jules-Risata Beota- Leeman è tornato all'attacco dopo il break estivo. Quale lieta novella!

-Sì, la mia vita comprende anche impegni- E mi guardo bene dal dirgli che questo impegno è il lavare la macchina di mio padre.

-Oh...- si avvicina- In ogni caso, mi piacerebbe vederci prima che io parta per il college...sai, per continuare quanto detto alla fine dello scorso anno...- fa per toccarmi i capelli e io mi siedo sull'erba, schivandolo e notando con un sorrisetto sulle labbra come stia facendo apparire il suo trasferimento al college una partenza per il Vietnam.

-Ho un telefono e una pagina facebook: se devi dirmi qualcosa puoi trovarmi lì- rispondo lapidaria.

Lui sembra intendere questo mio due di picche come un "Aspetto un tuo messagio per definire i termini della nostra presunta relazione"- Oh, fantastico, perfetto! Allora ti chiamo o ti contatto in altro modo, ok? Ciao!- e se ne va con passo baldanzoso.

Oh cielo, quanti cretini in un unico mondo!

Mi alzo e mi allontano anch'io in cerca di un volto amico con la quale scambiare parole differenti dai soliti convenevoli e mi imbatto di nuovo in Chad, seguita a ruota, un istante dopo, da Trecy.

-Ciao Chad, finalmente ci vediamo!- lo saluta Trecy con un sorriso da rivista patinata.

Chad stira un sorriso e fa -Sì, ciao Pierce. Purtroppo io e Delih stavamo per lasciare la festa, ma...- Trecy non gli dà il tempo materiale per continuare la frase che già lo ha afferrato per un braccio e, dopo aver lanciato uno sguardo a me del tipo "Sappiamo bene entrambi che la tua amicizia è qualcosa di dannoso e deviante per qualcuno che altrimenti sarebbe destinato a grandi traguardi", se lo trascina lontano con la scusa di presentargli qualcuno dei suoi amici scimmieschi.

Pur essendo animata dai più egoistici pensieri fomentati dal brutto ambiente che mi circondava, ragioni morali ricollegabili ai rapporti standard d'amicizia mi tengono ancora ancorata lì, indecisa sul rischiare un pestaggio per aver seguito Regina Trecy o continuare a starmene seduta in un angolo a farmi sanguinare le dita strappandomi pellicine, ma lo sguardo apatico e accondiscendente di Chad mi comunica la buona nuova di "Scappa finché puoi" e così raccatto la mia roba e me ne vado.

Mi dispiace non aver salutato Laura, Nathie e Mike, soprattutto perché le prime due erano ugualmente afflitte nel trovarsi in quel posto, ma preferisco andarmene ora che è appena tramontato il sole, piuttosto che dopo l'ubriacata serale di rito che si sarebbe svolta di lì a breve.

Salto in sella alla mia bici e con sempre meno fretta mi allontano dal chiasso assordante del giardino di casa Trecy.

Come sempre il caldo è stemperato, ma mi è impossibile, passando di fronte al punto in cui quella mattina ho fatto un volo in picchiata degno di nota, non notare l'assenza del pezzettino di carta sulla quale c'era scritto "A.A.A.-Cercasi partner, disperatamente".

Senza neanche accorgermene, pigio sui freni e mi guardo intorno.

-Ohi, Baby, hai perso il tuo fidanzato?- mi urla una voce maschile dall'accento del sud.

Volto la testa e, sotto il portico della casa di fronte, noto un uomo anziano seduto in poltrona con un grosso cappello bianco da cowboy sulla testa.

-Mi scusi?-chiedo, leggermente infastidita per quel "Baby".

-Ho chiesto chi poteva mai cercare una signorina della tua età guardando così bene l'asfalto.- urla più forte, come se l'ottuagenaria, tra noi due, fossi io -Lo stavi facendo anche stamattina, te lo sei guardato ben bene l'asfalto, oh sì!-

-Lei mi ha vista stamattina?-

-Certo!- e scoppia a ridere - Hai anche fatto un bel volo, oh sì che lo hai fatto! Un volo coi fiocchi davvero. A quest'età ho ancora una mira precisa come quella di un orso di montagna a caccia di salmoni-

-Non capisco cosa intende...-Inizio seriamente a pensare di essere inacappata in uno schizzofrenico.

Il vecchio, per tutta risposta, alza l'indice ed il pollice mostrandomi qualcosa stretto tra di loro: un sassolino -Dopo tutti questi anni, ho notato che persino a questa distanza riesco a colpire i raggi di una bicicletta-

Bene, diagnosi confermata, questo tipo è realmente schizzofrenico! -E' stato lei a farmi cadere lanciandomi un sasso? Ma è impazzito! Avrebbe potuto uccidermi!-

-Sei un'esagerata, Baby-

-Esagerata un corno! Basta anche un trauma lieve per atrofizzare il cervelletto e costringere una persona sulla sedia a rotelle per l'eternità!-

-Be', io non la farei così lunga! Ai miei tempi i ragazzi facevano fini peggiori, non poter usare più le gambe era una benedizione al confronto, oh sì!-

-Sì, grazie tante per aver rivangato i bei vecchi tempi, ma preferirei vivere nel XXI secolo con entrambe le mie gambe funzionanti senza che qualcuno mi spiaccichi al suolo per un capriccio!-

Il vecchio s'incupisce -Un capriccio dici, eh Baby? Questo è il Karma! Tu hai fatto del male all'asfalto ed il male ti si è ritorto contro-

-Ma che diavolo sta dicendo?!-

-Hai buttato una carta per terra, Baby, oh sì, io ti ho vista. Ma non sono arrabbiato con te, ora giustizia è stata fatta- e sputa alla sua sinistra come uno di quei caw-boy dei film western.

Sono abbastanza perplessa da ciò che ho appena sentito e sto per andarmene quando mi viene in mente una cosa -Lei vive qui da molto?- gli chiedo -Io vivo in quella casa gialla, ma non l'ho mai vista-

-Lo so, Baby, ma io ho visto te e tutti quelli del quartiere, oh sì. Esco poco però, questo è vero, le mie articolazioni si sono rammollite come il pane nel latte. Te lo davano da piccola il pane nel latte, Baby?-

Ignoro la sua domanda e vado dritta al punto -Visto che dice di essere onniscente, avrà certamente visto chi, stamattina, ha consegnato a tutte le ragazze della zona un biglietto anonimo-

-Certo che l'ho visto! Oh sì che l'ho visto! E' stata la postina-

Inizio a chiedermi se anch'io non abbia dei seri problemi psicologici per essere ancora qui ferma a parlare con un vecchio convinto che le poste possano consegnare lettere senza mittente.

Pedalo di nuovo e abbandono la bici di fronte al garage. Poi biascico un "buonanotte" all'indirizzo del vecchio prima di chiudermi la porta alle spalle, sopprimendo il saluto dell'uomo.

Alle 3,28 del mattino suona il telefono. Poiché Miss Lana è tornata a condividere la stanza con me, io sono relegata sulla brandina sotto alla finestra, mentre lei è comoda nel mio letto, di fianco al comodino col telefono.

-Pronto?- biascica con la bocca impastata dal sonno, mentre io cerco di fare violenza alla mia percezione della realtà per autoconvincermi di star ancora dormendo.

-Sì...Delih, è per te- fa Lana tirandomi un cuscino in testa, come se fosse colpa mia che qualche pazzoide mi chiami a quest'ora.

Predo il telefono tra il brontolare dimesso di mia sorella -Pronto?-

-Ehi, Delih, ma che fai dormi? Ahahah, la notte è giovane!- prorompe la voce squillante di Micheal, costringendomi ad allontanarmi dalla cornetta, assordata.

-Mike, ascoltami bene: tu hai bevuto. Ora va' a vomitare e mettiti a letto, invece di romprere le palle alla gente che dorme-

-Macché ubriaco! Vade retro, ahahaha! Sono perfettamente lucido e dovevo dirti una cosa-

-Bene, ma fa' in fretta, vorrei dormire un paio d'ore prima che sorga il sole-

-Ho pensato di dirti che anch'io e gli altri ragazzi abbiamo ricevuto quel messaggio anonimo...'A.A.A.-Cercasi partner, disperatamente'-

-Cosa?- in un attimo sono sveglia, cosa più che strana, visto che soliamente servono dosi industriali di caffeina per mettere in stand by le mie elucubrazioni oniriche.

-Sì, ce ne siamo accorti tutti quando siamo tornati a casa e volevo dirtelo. Suppongo ci sia arrivato mentre eravamo in piscina...-

-L'avete ricevuto di pomeriggio?- Non riesco a cogliere la risposta di Micheal perché soffocata dai colpi sul muro di mio padre e dal suo "DELIH, DI' A CHIUNQUE SIA DI FICCARSI A LETTO E SMETTERLA DI ROMPERE, CAZZO!".

Riattacco e mi sdraio con gli occhi spalancati e la mente lucida. Ho la situazione che questa situazione stia andando via via sempre più ingigantendosi senza che qualcuno di noi se ne stia realmente rendendo conto.

 

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Capitolo 5
*** Decisioni ***


*Trunk, in inglese, significa "tronco". Nella storia è utilizzato come termine di paragone data la massa muscolare di Stuart Deson.

 
 

Mi sveglio, la mattina dopo, ad un orario improponibile.

Cosa praticamente impossibile da verificarsi in presenza di un qualsiasi adolescente tipo in vacanza, ma la situazione che mi trovo a fronteggiare è di per sé più complessa di qualsiasi problema da teenagers si sia soliti immaginare.

Dirigendomi pian piano in cucina per non svegliare la malvagia strega dell'Ovest (mia sorella Lana) o quell'orso di mio fratello Adam, mi concedo il lusso di fare un vademecum di ciò che sta succedendo:

-ricevo una spiazzante lettera anonima che s'impone di essere un mezzo per consentire la creazione di coppie;

-vengo a sapere che anche tutte le altre ragazze della zona hanno avuto la suddetta corrispondenza;

-salta fuori un esaltato biondino sconosciuto che fa strane allusioni in merito all'anonima missiva, facendole apparire il più naturalmente possibili;

-anche la componente adolescenziale maschile ha ricevuto un messaggio anonimo uguale al mio;

-compare un altro sconosciuto esaltato che dice di vedere tutto, ma che, finora, ha solo tentato di ammazzarmi.

Bene. La situazione è limpida e cristallina come una fogna all'aperto.

Arrivo in cucina e trovo mia mamma intenta a leggere il giornale e mio padre intento a poltrire di fronte alla sua colazione: una tipica mattina qualunque, quindi.

-Ciao tesoro, vuoi che ti prepari la colazione?- mi sorride mia mamma.

-No, vedo di buttare giù una ciambella e del caffè prima che le loro maestà si sveglino- le rispondo, versandomi un tazza di caffè.

-Sei sempre così acida, potresti mostrare un po' più di entusiasmo per il ritorno di tua sorella!-

-Oh, certo, fammi racimulare tutto il mio entusiasmo per essere nuovamente costretta a condividere la stanza con Miss Perfezione e per doverla incrociare ad ogni angolo di via circondata dalla sua corte dei miracoli e poi potremmo dare un party-

-Visto? Sei acida! Vero, Hank?- mia mamma tira in ballo mio padre. Mossa arguta, se solo fosse stata attuata in un momento differente dalle prime luci dell'alba. Mio padre, infatti, ancora troppo intontito per riportare alla mente l'insegnamento base dei mariti "Non smentire mai tua moglie di fronte ai vostri figli", biascica dalle sue uova strapazzate -Joan, lasciale fare quello che le pare-

Vedo mia mamma mutare lo sguardo in un'occhiata assassina del tipo "Come osi, tu, vile marrano!", per poi ricomporsi -Il punto non è questo. Delih, poiché Lana è appena tornata dal college, questo pomeriggio la porterai un po' in giro per il centro, fine del discorso-

La mascella mi crolla nella tazza del caffè: come può un'affermazione del genere essere anche solo lontanamente conclusiva in merito ad un argomento di tal portata? In più, c'è qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che ha appena enunciato -Mamma, nel caso ti fosse passato di mente, Lana, negli ultimi anni, non è stata inviata come tributo agli dèi di qualche sperduta foresta latino-americana, ma è stata a Boston, capitale dello stato del Massachussets, posto sicuro, meraviglio e molto poco traumatico, ergo: non capisco da dove provenga tutto questo tuo accoramento per non far sembrare il ritorno a casa della Principessa Lana troppo traumatico. In secondo luogo, se ben ricordo (e sono più che convinta di ricordare bene), Lana ha delle amicizie anche qui, nel suo felice luogo natio, quindi non vedo perché debba essere io a scorrazzarla in giro e ad impersonare i panni del suo gingillo contro la noia- e con quest'ultima ovvia considerazione mi avvio verso il bagno del piano superiore, ignorando i rimproveri di mia madre, da sempre sostenitrice del principio secondo cui "le sorelle debbano sempre essere migliori amiche", un po' come lei e sua sorella, che da anni portano avanti dei rapporti fintamente amichevoli e trasudanti ipocrisia da ogni sguardo.

Ogni volta che mia mamma tira in ballo discorsi di questo tipo, sento andare in frantumi tutti i miei buoni propositi sulla non violenza verbale e fisica.

Il confine, infatti, che passa tra i pacifici rapporti fraterni e quelli amichevoli è ben chiaro e marcato. Le amicizie, infatti, hanno il grande pregio di essere dettate da una scelta di ambo le parti, mentre i fratelli e le sorelle ci vengono assegnati da forze primordiali a noi intangibili ed irremovibili, che impongono un legame tra due o più persone. Ma non è detto che questo legame debba per forza sfociare nella più illimitata confidenza e nei più idilliaci rapporti! I parenti vanno considerati come parenti e gli amici come amici, quindi, senza mischiare le carte in tavola e cercare di emulare alla meno peggio rapporti alla "Una mamma per amica" che tanto mi mandano in ebollizione i succhi gastrici.

Con un diavolo per capello, quindi, finisco di lavarmi, indosso i miei pantaloncini di jeans con la mia fidata T-shirt monocolore grigia ed esco di casa, evitando, così, il soave risveglio in stile Cenerentola di Lana.

Prima di uscire dal vialetto, però, passo dalla buca delle lettere.

E come pensavo, ecco che trovo indirizzata a mio fratello la famosa frase "A.A.A.-Cercasi partner, disperatamente", a supporto di quanto già Micheal mi aveva detto ieri sera.

Mentre reinfilo la corrispondenza di Adam nella buca delle lettere, ecco che il mio già esponente malumore ha un'impennata -Ehi, Thucker, aspetti che il fidanzatino ti scriva?-

Ecco, tanto per non far rimanere la giornata su livelli ancora vivibili di insopportabilità, che il mio vicino di casa, nonché coetaneo compagno di scuola e, soprattutto, beota a tempo perso dalle capacità intellettive di uno spremi agrumi, meglio noto come Stuart Deson, fa la sua entrata.

-No, Deson, sto aspettando che la denuncia di vigilanza restrittiva mossa da me a tuo carico venga abilitata come ingiunzione vera e propria- rispondo amabile, conscia del fatto che, con un margine di probabilità del 100%, Stuart non avrà capito neppure una vocale del mio discorso.

E infatti -Sì, sì, fa come vuoi, tanto sempre zitella rimani-

-Oh, grazie, ora che ho avuto l'entusiasmante occasione di vederti fare gli affari miei, ti pregherei di portare la tua allucinante argutezza in altri luoghi, magari in cui il colera non è ancora stato debellato-

-Zitella e acida...e parli pure un sacco. Ci credo che ti hanno buttata fuori da casa di Trecy, ieri, chi ti sopportava?-

-Di grazia, chi è che mette in giro queste cretinaggini? C'è una profonda differenza tra l'andarsene di propria volontà e l'essere sbattuti fuori, sai?-

-Ok, mi hanno riferito male, ma te ne sei andata comunque. Troppe persone per una che non vede mai esseri umani?-

Fingo di ponderare la questione -Già, forse hai ragione. Infatti adesso, non so perché, ecco che sto parlando con uno scimmione troppo cresciuto e dalle nulle capacità intellettive-

Non potendo sopportare ulteriormente la sua presenza, monto sulla bici e, ignorando le sue continue vessazioni in materia, inizio a pedalare via, lasciandomi dietro Stuart, Lana e un fugace movimento di tende proveniente da casa dello stramboide che mi ha parlato ieri sera.

*********

Se vi state domandando chi è Stuart Deson, perché diamine è così dannatamente idiota e roba del genere, provvedo subito a darvi delucidazioni in materia.

Stuart Deson altri non è che un gigantesco coglione. E qui la descrizione potrebbe dirsi soddisfaciente, ma, per non sembrare piena di preconcetti, vedo di proseguire: il mio "caro" compagno di classe Deson è il classico bullo iper palestrato della scuola, quello completamente incapace di comprendere il significato della frase più elementare e che fa sì che la sua vita ruoti intorno a decadenti stili di vita tamarri (saluto con pugno e spallata da macho, alcol, ragazze facili con gonne inguinali qua e là, scazzottate come se piovesse, eterna sigaretta da duro in una bocca capace solo di bestemmiare) e quell'animalesca lotta per la supremazia del territorio molto in stile "Io Tarzan, tu Jane".

Quindi, tornando al punto di partenza, Stuart Deson (meglio noto "nel giro" come Trunk* Deson) è a tutti gli effetti un coglione. Coglione che sembra considerare estremamente appagante prendermi per il culo per ogni idiozia presente a questo mondo, pur non avendo assolutamente le capacità argomentative per far sì che la presa per il culo risulti oggettiva.

Ah, quanta tristezza c'è nel mondo!

Con questo senso di superiorità misto a sconforto, muovo verso casa di Chad. Già, perché non ho di certo dimenticato il discorso in sospeso di ieri...e poi perché è l'unico che, all'alba, sia sveglio, probabilmente intento ad imparare a memoria qualche nuovo passaggio particolarmente illuminante di Silent Hill.

Arrivata a casa sua e abbandonata la bici sul suo vialetto, busso alla porta verde penicillina.

-Oh, ciao Delilah, già in piedi?- mi chiede apparentemente cortese la mamma di Chad. In realtà il suo discorso voleva essere qualcosa del tipo "Perché vieni a rompere a casa nostra sin da quest'ora?", ma faccio la finta tonta e scocco un amabile sorriso da ragazza piena di buone intenzioni -Salve Signora Murray, Chad è sveglio?-

-Sì, è nella sua stanza- e, dopo avermi lasciata entrare, rotea gli occhi verso l'alto, credendo di non essere osservata.

Il comportamento esasperato della madre di Chad è semplice e logico: da tutta una vita non fa che lagnarsi dlla scarsa vita sociale del figlio e, da altrettanto tempo, mi considera un'aggravante alla condizione del suo adorato unico pargolo, poiché esponenzialmente più restia ai rapporti "socialmente utili" rispetto al mio migliore amico. Un giorno o l'altro mi manderà apertamente a quel paese e mi denuncierà come istigatrice di comportamenti sconsigliabili nei confronti di suo figlio. In ogni caso, aspettando quel momento, mi dirigo in camera di Chad.

Busso e una voce scocciata mi risponde dall'interno -Mamma, hanno bussato al campanello, se vai ad aprire anziché importunare me farai cosa buona e giusta-

-Fantastico Chad, lo terrò a mente nel momento in cui io e tua madre inizieremo a condividere anima e corpo-

Chad mi apre e mi fa entrare -Non credevo fossi capace di svgliarti a quest'ora-

-Neanch'io- e mi butto di pancia sul suo letto mentre lui si risistema alla sua scrivania -Ma sono talmente piena di sorprese che la smetterei di creare preconcetti sulla mia persona, fossi in te-

-Come desidera. Piuttosto, qual buon vento?-

-Il vento delle risposte non concesse. La mia memoria a breve termine funziona ancora a meraviglia e ti ricordo che hai evitato di rispondere ai miei quesiti, ieri-

Chad fa una smorfia -Temo di aver dimenticato anche i quesiti, se è per questo-

-Benissimo, allora ti rinfresco la memoria: come mai così tanta preoccupazione per la proposta di Laura di vederci più chiaramente, in merito ai messaggi anonimi?-

-Non è vera e propria preoccupazione, solo una certa perplessità. Nonostante Nathie esageri sempre, il fatto che così tanti minorenni abbiano ricevuto un biglietto del genere non è qualcosa di "sano", non so se mi spiego. E ciò che è poco salubre sarebbe meglio metterlo in quarantena, non trovi?-

-Capisco ciò che stai dicendo, ma rinchiudere un soggetto infetto in un recinto di precauzioni e fingere che la restante parte dell'epidemia non esista e non si stia spargendo è un comportamento più che stupido ed inefficace. Se esiste una malattia deve pur esserci una cura!-

-Ma nessuno dice che debba essere tu a trovarla!-

-Nessuno dice neppure il contrario, se è per questo-

-Quindi mi stai dicendo che hai irremovibilmente deciso di far luce sulla questione?-

Mi mordo l'unghia del pollice sinistro -Non sto dicendo né sì né no, ma il tuo ragionamento è abbandantemente fallace, ecco tutto-

-D'accordo, come vuoi. Ma dimmi, cosa credi che ti porterà a prendere una decisione effettiva su come agire in proposito dei biglietti anonimi ricevuti?-

-Non lo so ancora. Ieri sera Micheal mi ha comunicato che non sono solo le ragazze ad aver ricevuto questo messaggio, ma anche voi uomini e oggi l'ho riscontrato anche con la posta di Adam-

-Non esagerei col dire uomini, chiamaci pure ragazzi- e Chad si reimmerge nel suo manga giapponese.

Sto per ribattere qualcosa quando una forte evidenza mi salta all'occhio -Hai ragione, siamo solo ragazzi!-

-Prego?-

-Dicevo, il messaggio di persone in cerca di partner è stato mandato solo a minorenni, basti pensare che nella mia famiglia, gli unici ad aver ottenuto questo messaggio siamo solo io e Adam, i più giovani-

-Neanche Lana è stata contattata?-

-No, e questo rende le cose ancora più strane. Voglio dire, tutti sono stati, sono e saranno sempre invaghiti di mia sorella, eppure, l'artefice di questo "gioco" non si è arrischiato a scriverle. Perchè?- mentre continuo a scervellarmi, Chad fa un sorrisetto e mi dice -Direi che hai fatto la tua scelta-

-Eh?-

-Mi sembra di capire che proverai ad "indagare" sulla questione-

-Pff, indagare, neppure fossi Scooby Doo! Voglio solo saperne di più!...Secondo te sto facendo male?-

-Non posso e non ho intenzione di giudicarti, ma per aver destato le tue attenzioni significa che è più profondo di quanto appaia al mio sguardo annoiato, quindi spero che tu possa tenermi presente come collaboratore, nel caso se ne richidesse l'intervento-

Sorrido a Chad -Ne avrò certamente bisogno. In fondo, sei tu il cervellone tra noi due, no?-

Anche Chad mi sorride, ma ho la più profonda certezza che la sua mente sia concentrata su qualche pleonastico nome per il nostro "duo".

Spero solo che sia diverso da "D&C-un caso per due" e altre tipiche cretinate da Chad.

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Capitolo 6
*** Discorsi tra sorelle e lingue sconosciute ***


Che collegamento può esserci tra l'aver appena concretizzato l'impulso intestino di veder chiaro in merito ad una serie di messaggi anonimi e l'arrancare svogliatamente in giro per un Mall? Nessun collegamento.

O, perlomeno, nella norma non sussite nessun file rouge a collegare questi due eventi. Nella realtà, però, o, perlomeno, nella realtà della sottoscritta Delilah Thucker, il collegamento è fornito dal fatto che la mia mente curiosa più di una scimmia, porta tragicamente con sé un patrimonio genetico e che, la sorte, ha voluto che io condividessi tale DNA con un individuo virtualmente perfetto e venerato più di un santone Malesiano, quale è mia sorella Lana, la pupilla dei nostri occhioni, insomma.

Ebbene sì, alla fine, Mater ha riportato la vittoria del pugno di ferro e io, da dignitosa perdente, ho scelto di provvedere al mio pegno piuttosto che buttarmi giù da una delle bianche scogliere di Dover.

-Spiegami ancora perché devo essere io a farti da valletta per il tuo tanto ispirato ritorno alle origini?-

-Ma perché siamo sorelle, ovvio!- e Lana, fornendomi un sorriso a 42 denti, crede di poter scappottare in questo modo una conversazione che necessita di risposte immediate e logiche.

-Pff, ti prego! Tanto valeva dirmi che sei qui con me perché hai testimoniato contro un padrino della mafia e fai parte del programma protezione testimoni! Voglio la verità e la voglio subito, a che gioco stai giocando, sorella?-

-Io? A nessun gioco!-

Credo che Lana non abbia ancora compreso lo scarso ascendente che le sue palesi balle hanno sul mio intelletto, ma il mio sguardo sembra descriverlo molto bene, a quanto sembra, visto che si toglie dalla faccia il suo falso sorrisone e ricomincia a parlare -Niente, la verità è che sono tornata e ho bisogno di tranquillità, tutto qui. Non riuscirei a reggere un'altra onta di felicitazioni per il mio ritorno-

-Oh, sì, certo, come no. Ora viene fuori che sei un animo timido e fragile. Strano che in tutti questi decenni spesi a fare da Reginetta di tutte le feste di tutte le ricorrenze di questo merdoso angolo di pianeta tu non lo abbia mai dimostrato. Molto, molto strano...-

-Non fare ironia con me, carina! Ti vanti tanto del tuo cervellino, ma non comprendi neppure le cose più semplici: non sto certamente dicendo che io sia venuta qui per sottrarmi dallo sguardo del mondo come una vecchia ballerina fuori forma, ho solo bisogno di una tranquillità differente da quella di Boston e difficilmente riuscirò a trovarla se tutti quelli che incontro non fanno altro che insistere per farmi fare un giro della città o farmi partecipare a qualche festa. E tutto ciò non accadrà certamente se una come te è in mia compagnia-

-Fammi capire bene, mi stai usando come repellente anti-ammiratori?-

-Oh, ma che brava, anche tu hai sviluppato la logica-

-Divertente. Comunque potrei potenzialmente offendermi per la considerazione che hai di me, ma non lo farò: preferisco essere ostracizzata dai giri cool e fashion della città piuttosto che diventare un'amabile battona facente parte di questi circoli-

-Potrei offendermi anch'io, sai? Ma non lo farò: a volte, avere sempre lo sguardo altrui puntato addosso, può diventare molto più scocciante di quanto non sembri- Istintivamente ripenso alla sera in cui Lana tornò dal college, quando percepii uno sguardo piantato sulla mia nuca nel tragitto di ritorno da casa. Reprimo un brivido e continuo -Anche i mostri hanno un cuore, dunque?-

-Non lo so, tu ce l'hai, Delih cara?-

Ah, l'amabile Lana. Indovinate un po'? Non mi era mancata per niente.

Continuiamo a trascinarci in giro per il Mall spilucchiando occhiate da vetrine qua e là e salutando conoscenti a ritmi più o meno regolari (cioè, Lana saluta i suoi conoscenti e io mi limito ad un cenno del capo più che altro per buona educazione, che per altro). Le uscite con mia sorella sono sempre state fonti di noia mista ad esasperazione, per la sottoscritta. Mi ricordano un po' la Legge di Murphy: se lei si diverte, io mi annoio, se lei si annoia, io finisco incastrata in qualche metal detector, se io mi diverto e lei si annoia, posso star certa che, da un momento all'altro, la situazione si ribalterà e io finirò col deprimermi in un angolino mentre lei, inspiegabilmente, si ritroverà circondata da qualche adulatore particolarmente piacente e particolarmente attratto da lei e il suo bel faccino.

Principio scientificamente dimosrato, badate bene.

Aspettando, quindi, il rituale momento in cui io finisca di testa in un cestino della spazzatura, decido di farlo un paio di domade che mi premerebbe porgerle da questa mattina -Lana, hai ricevuto posta, in questi giorni?-

-Perché me lo chiedi?-

-Tu rispondimi e basta, non è niente di grave, tranquilla, non voglio intraprendere la carriera da stalker-

-Peccato, ti vedrei bene in questi panni. Comunque no, non che mi ricordi, perché?-

-Oh, niente, stavo facendo un sondaggio per la scuola...Cose noiose, lascia stare. Ma...non hai visto alcuni movimenti di fronte casa, ieri o stamattina?-

-Se per sospetti intendi la signora Philling intenta a fare jogging col suo cagnetto di fronte casa nostra, sono ben felice di dirti di no.-

-No, non mi riferivo a quello...Per caso hai visto chi ha consegnato la posta, in questi giorni?-

-No, non ho visto quella mitologica figura sconosciuta che i più sono soliti chiamare "postino"- e si mette a ridere. La cosa che caratterizza realmente Lana è la sua predisposizione al comportarsi da stronza e il suo talento naturale all'essere stronza. Tutta una questione di stronzaggine, quindi.

-Sei divertente e spiritosa quanto una puzzola nel cassetto della biancheria intima. Per una benedettissima volta, puoi dirmi se hi visto qualcosa di anomalo in rapport con la posta?-

-Ehi, nervosetta, eh? Comunque no, Miss Argutezza, non c'è niente di strano in una semplice cassetta della posta, non che io ricordi, per lo meno...comunque, perché ti interessa così tanto? Cos'è, aspetti la lettera del tuo ragazzo?-

Fantastico, mia sorella fa le stesse considerazioni del mio vicino di casa cerebroleso.

Affascinante, non so se urlare "LO SAPEVO!" o scoppiare in lacrime.

Sto per prendere una decissione definita, passante per una risposta particolarmente piccata alla sua considerazione da bimba della scuola elementare che crede di dimostrare la propria intelligenza sbandierando i sentimenti altrui, quando le parole mi muoiono in bocca. O, per meglio dire, le parole vengono sommerse di saliva, nella mia bocca.

E' un attimo, un istante assolutamente fugevole in cui mi ritrovo con una lingua estranea che fa dei giri di corsa campestre nel mio apparato orale, mentre sommerge tutto con dosi spropositate di saliva umidiccia che mi provoca nausea e che non agevola di certo la condizione della mia povera lingua, talmente tanto spiaccicata contro il palato molle da rischiare di finire ingoiata pur di evitare un contatto con l'oggetto non identificato che mi sta facendo il controllo delle otturazioni. Lo so, sarebbe stato molto più poetico dire che un bacio mi ha colto completamente alla sprovvista, ma non credo che avrebbe impersonato al meglio il senso di quanto accaduto: un bacio, nel suo significato principe, è un qualcosa di non sempre positivo, ma di necessariamente voluto da ambo le parti interessate. In questo caso, invece, è chiaro che, oltre a risultarmi quantomeno disgustoso, tutto ciò non è chiaramente voluto dalla sottoscritta.

Il periodo di latenza della mia coscienza, dunque, dura all'incirca 5 secondi, il tempo di farmi un'idea della piovra che si struscia sulle mie gengive, prima di sdoganare il lato più repressivo di me e tirare un morso con i contro-cazzi alla lingua di Mr. Sbaciucchione. Sento il sapore metallico del suo sangue nella mia bocca (e, cazzo, spero vivamente che lui non sia affetto da nesuno virus legato al rapporto ematico) e, allontanandomi di scatto, oltre al prendere coscienza di come la mia unica sorella si sia rivelata utile in una situazione potenzialmente sfociabile in stupro tanto quanto uno zerbino di sughero, prendo atto anche del possessore della lingua che ho morso: Roger Prince, il ragazzo spostato che ho conosciuto il giorno prima...alle cui spalle, sulla testata di una panchina, campeggia la scritta in vernice spray rosso fuoco "CERCASI PARTNER DISPERATAMENTE! LO SAI CHE TI AMO, NO?"

 

 

 

*il Mall altri non è che il centro commerciale americano.

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