When i'm with you*

di SBush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Private Collection ***
Capitolo 2: *** Una giornata in sala d' incisione ***
Capitolo 3: *** Cara Vale ***
Capitolo 4: *** One Day ***
Capitolo 5: *** Drunk Girl ***
Capitolo 6: *** Convivenza ***
Capitolo 7: *** Un Inizio Difficile ***
Capitolo 8: *** Festa a sorpresa ***
Capitolo 9: *** All the small things ***
Capitolo 10: *** So what? ***
Capitolo 11: *** So long goodbye ***



Capitolo 1
*** Private Collection ***


Alice si stava avviando verso la scuola, come sempre immersa nei suoi pensieri.
I lunghi capelli castani le cadevano sulle spalle e, mentre giocherellava con una ciocca, ripensò a casa sua. All’Italia, ai suoi amici, a Luca…
Ogni giorno si ritrovava a fare i conti con la decisione dei suoi genitori di trasferirsi a Londra. Certo, la città era stupenda, però non le bastava.
A Bologna aveva lasciato tutto ciò che le era più caro e la sua vita era stata completamente stravolta.
L’ unica cosa positiva era il fatto che si era trasferita insieme a loro anche la famiglia di Valentina, la sua migliore amica.
“Hey Aly!!! Sei pronta per la verifica di storia?” le gridò l’ amica, correndole incontro “certo che no!” rispose lei quasi stupita di quella domanda, dopo averle schioccato un sonoro bacio sulla guancia. Rimasero per due secondi in silenzio a guardarsi, poi scoppiarono a ridere ed attraversarono i corridoi della scuola tenendosi sottobraccio.
Al suono della campanella Alice si sistemò comodamente sulla sua sedia e cominciò a studiare storia, tentando disperatamente di prepararsi per la verifica che si sarebbe trovata davanti le due ore seguenti.
Le cinque ore di scuola trascorsero velocemente, tra risate, bigliettini, suggerimenti e scopiazzate dai libri… “e così un’altra mattinata è andata… ed io sono sempre qui senza di te!” pensò Aly mentre camminava sola per le strade del centro, diretta alla fermata dell’autobus. Si infilò l’ipod nelle orecchie e fece partire la prima traccia di “still not getting any”, il secondo album del suo gruppo preferito: i Simple Plan. Canticchiando sottovoce “shut up” salì sul bus e si sedette affianco a un ragazzo, senza nemmeno guardarlo in viso… tanto non le importava di nessuna persona di sesso opposto al suo, aveva litigato con l’amore, con la sua vita, con l’adolescenza, ed era stanca di soffrire a causa dei ragazzi.
“scusa… stai cantando *shut up*, vero?” le chiese il suo vicino.
“sì, la conosci?” rispose, guardandolo finalmente negli occhi.
Rimase immobile a fissarlo. Era allibita. Si sgranò gli occhi più e più volte, poi si mise in piedi, si sbottonò la giacca e mostrò la maglietta dei Simple Plan al ragazzo, che scoppiò in una fragorosa risata. Alice era immobile di fianco a lui e sottovoce cominciò a sillabare il suo nome “Da-vid De-sro-sie-rs”.
Il bus era ormai giunto al capolinea e Alice non si era ancora ripresa… giaceva incredula di fianco a David, che la osservava divertito “senti… pensi di scendere o preferisci rimanere sull’autobus ancora per molto?” le chiese, ottenendo come risposta un frenetico sì. Scesero insieme e lei gli diede le spalle e cominciò a camminare sempre più velocemente verso casa sua… si sentì afferrare per il polso, si voltò e se lo ritrovò nuovamente davanti.
“Alice, giusto? L’ho letto sullo zaino… sai per caso come posso arrivare al negozio di dischi “Private collection”? Mi hanno detto che è qua in zona”. La ragazza farfugliò qualcosa di incomprensibile, a causa dell’emozione, e poi si offrì di accompagnarlo.
Lungo la strada chiacchierarono un po’: Aly ebbe l’occasione di chiedere tutto quello che voleva al bassista della sua band preferita, e lui sembrava divertito e interessato al tempo stesso.
“Eccoci, il negozio è questo”
“Grazie per avermi accompagnato, mi sarei sicuramente perso senza il tuo aiuto”
“Ma figurati! È stato veramente… stupendo! Sì, è stato un piacere. Dovrei ringraziarti io, per il tempo che mi hai concesso”
“Allora guarda, dato che ti ho concesso un po’ del mio tempo, tu potresti concedermene un po’ del tuo. Domani io e i ragazzi passeremo tutta la giornata in sala d’incisione, stiamo provando dei nuovi pezzi. Se sei libera potresti raggiungerci!”
“… sul serio?”
“certo! A me farebbe piacere e per gli altri non sarà un problema. Puoi portare un’amica se vuoi”.
Alice non se lo fece ripetere due volte, così si accordarono circa i dettagli, ed infine si salutarono.
Mentre tornava a casa ripensava a tutto quello che era successo negli ultimi quaranta minuti… non le sembrava vero, non ci poteva ancora credere.
Aveva incontrato David Desrosiers su un autobus (ma non girano solo su tour bus, limousine e taxi le persone di una certa popolarità?), lo aveva accompagnato fino ad un negozio di dischi ed era stata addirittura invitata in sala d’incisione.
Avrebbe conosciuto Pierre, Jeff, Seb e Chuck.
Forse, in fondo, Alice già sapeva che quell’ incontro avrebbe cambiato tutta la sua vita.

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Capitolo 2
*** Una giornata in sala d' incisione ***


When I’m With You

“Muoviti Vale, la macchina è già qui sotto che ci aspetta!” gridò Alice tutta eccitata rivolta all’amica, e nel giro di pochi minuti si ritrovarono all’interno di un’enorme limousine.
“Hey Aly, guarda qua… è pieno di cd, dvd, e… cibo!” ma Alice era troppo agitata per essere in grado di comprendere ciò che l’amica le stava dicendo… i suoi pensieri la stavano totalmente prendendo “tra poco arriveremo in sala d’incisione… David ha detto che mi aspetta lì davanti… oddio, e quando arrivo che gli dico? Poi… o cacchio! Ci sarà anche Pierre! Pierre… la sua voce, il suo sorriso… me lo sono sognata per intere notti e tra qualche minuto me lo ritroverò davanti! Mamma mia… cosa devo dirgli?”. Cadde dalla sua nuvoletta grazie ad urlo di Valentina, che aveva appena avvistato il bel bassista.
La limousine si fermò e David aprì la portiera, da vero gentiluomo… le due ragazze scesero e, dopo le presentazioni, vennero accompagnate in un’enorme salone, pieno di foto di cantanti e gruppi famosi. “vi devo fare aspettare, perché Chuck come al solito è in ritardo!” disse Dave sorridendo, e intanto, lo raggiunse Pierre, che con aria interrogativa iniziò a chiedergli chi erano, cosa ci facevano lì, dove le aveva incontrate e perché non lo aveva avvertito… dopo tutti gli eventuali chiarimenti gliele presentò e mentre il cantante stringeva la mano di Alice pronunciando il classico “piacere” i loro sguardi si incrociarono… uno sguardo intenso, pieno di emozione… che stranamente sembrava provenire da entrambe le parti!
Seb si schiarì la voce, come per farsi notare, e disse che, ora che il batterista era arrivato, potevano cominciare a suonare.

[In sala d'  incisione]

Ogni componente della band si posizionò al proprio posto e cominciarono a suonare una canzone dopo l’altra… David si voltava spesso verso le due adolescenti che ricambiavano i suoi sorrisi diventando ogni volta sempre più rosse per l’imbarazzo. Pierre si voltò solamente una volta, a fissare Alice, che distolse subito lo sguardo, imbarazzata più che mai.
Dopo qualche ora decisero di uscire dallo studio per prendersi una pausa e fumarsi una sigaretta. Si diressero tutti fuori tranne David e Alice, che si sedettero su un divanetto e cominciarono a parlare di tutto e di più… lei gli raccontò di come le famiglie di lei e Valentina avevano deciso di trasferirsi a Londra abbandonando l’Italia, mentre lui la ascoltava e le poneva domande sulla sua vita. Ad Alice piaceva questo “essere messa in primo piano”… stavano parlando solamente di lei, eppure la rock-star lì era lui!
Era la seconda volta che trascorreva del tempo da sola con Dave, ma l’imbarazzo e la vergogna erano già passati. Si trovava veramente molto bene con lui, si sentiva libera di parlare di tutto e la divertiva vederlo così interessato.
“Ma adesso raccontami qualcosa tu. Di te, della band, della tua vita… qualcosa che non si legge sui giornali”.
Dave si stupì un po’ di quella domanda e rimase qualche secondo in silenzio a pensare.
“Bhè… nessuno sa che abbiamo intenzione di trasferirci qua a Londra. Traslocheremo tra qualche settimana e rimarremo per un paio di mesi, o forse di più”
“Veramente??” chiede Alice stupita e contenta al tempo stesso
“Sì. I nostri produttori preferiscono che ci allontaniamo un po’ dall’America e dalle grandi feste per dedicarci di più al nostro nuovo album. Ovviamente non sanno che abbiamo intenzione di organizzare un casino di party anche qua!”.
Proprio sulle sue ultime parole si sentì la porta sbattere e rientrarono tutti i ragazzi, compresa Valentina che guardò l’amica con sospetto e curiosità.
I Simple Plan ripresero a suonare, mentre le due ragazze cominciarono a chiacchierare.
“Allora Aly, che ti ha detto David? Certo che è proprio figo…”
“Eh sì… comunque niente, abbiamo parlato un po’. E voi fuori?”
“Noi?? Quei ragazzi sono dei pazzi furiosi!! Hanno cominciato a correre, picchiarsi, ridere e scherzare. Mi sono divertita troppo! Poi Seb a un certo punto ha buttato per terra anche me! Comunque secondo me gli stiamo simpatiche, ci inviteranno di nuovo, vedrai!”
“Speriamo! Con David mi sono trovata troppo bene… e pensare che il mio “preferito” è sempre stato Pierre. Sembra così diverso…”
“è vero. È così… serio!”
Erano così immerse nella conversazione che non si erano accorte che il gruppo aveva smesso di suonare e si stata avvicinando a loro… “allora, di cosa parlate? Vi siete già innamorate di noi?” urlò Jeff andandogli incontro.
La giornata si era ormai conclusa, il sole stava tramontando e le due ragazze dovevano tornare a casa.
Pierre si offrì di accompagnarle a casa, così entrarono nella limousine che le aveva portate lì e si avviarono verso casa.

Durante il tragitto chiacchierarono del più e del meno e, una volta arrivati sotto casa di Alice, il cantante chiese se una di loro gli poteva lasciare il numero, così le avrebbe ricontattate per invitarle a trascorrere un’altra giornata con loro.
Valentina diede una gomitata alla sua compagna e le chiese sottovoce cosa stava aspettando, così si convinse e gli lasciò il numero.
Una volte scese dalla limousine cominciarono ad urlare, saltare e fare le sceme… era stata una giornata indimenticabile!
Era un sogno che diventava realtà, e Alice aveva già cominciato a guardare il cellulare sperando di vedere un numero sconosciuto apparire sul display.

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Capitolo 3
*** Cara Vale ***


Londra. 20-12-07

Ciao Vale,
come vanno le cose lì in Italia? Salutami tutti, mi raccomando!
Le lezioni sono finite oggi, i prof si sono raccomandati di mandarti tutti i compiti, te li allego alla mail.
Devo raccontarti tutte le novità!
Ieri mi ha mandato un messaggio David! Sì Vale, proprio Dave dei Simple Plan! Te lo ricopio pari pari…
Ciao Aly! Scusami se in queste ultime due settimane non mi sono fatto sentire, ma siamo tornati in Canada per prendere le nostre cose e portarle negli appartamenti che abbiamo affittato qui a Londra. Ti va di vederci? Chiama anche Vale!
Ero talmente emozionata che ho scritto e cancellato un sacco di volte il testo del messaggio prima di inviarglielo! Non trovavo proprio le parole. Alla fine ho optato per un semplice, banalissimo e stupido “Ok. Quando?”.
Ti giuro, avrei voluto sprofondare per la vergogna… lui mi chiede di vederci e io che gli rispondo Ok. Ok. Ok. Ma si può essere più stupide?
Comunque ho aspettato per ore una risposta che sembrava non arrivare mai, poi finalmente il cellulare ha iniziato a squillare. Era lui.

“Pronto?”

“Ciao! Allora Ok”

“Eh già, ok”

Stava ridendo… la sua voce al telefono era così bella. Distante, ma bella.

“allora pensavo che se non hai altri impegni potrei passarvi a prendere io tra mezz’ora”

“va bene, solo che Vale è a Bologna. Non so… vuoi aspettare che torni o usciamo lo stesso?”

“potresti venire a vedere il nostro appartamento! Dai, facciamo così.”

Ero troppo eccitata, è stata la mezz’ora più lunga della mia vita!
L’ho aspettato sotto casa e quando è arrivato si è… sentito! Aveva la musica a palla e i finestrini abbassati, tipo tamarro! E indovina che cd stava ascoltando? “enema of the state”! Cioè, era… perfetto.
Cavolo Vale, la mia vita si è trasformata in un film, in una storia… mi sembra quasi di essere in una fanfiction!
Dopo qualche curva e un numero infinito di risate siamo arrivati al loro “appartamento”, che si è poi rivelato una villa con piscina e giardini immenso. Appena entrati mi ha offerto da bere, poi mi ha mostrato le varie stanze e, infine, mi ha fatta accomodare sul divano. Abbiamo parlato un casino Vale.
Ed è stato stupendo, perché non mi sentivo in imbarazzo… l’hai conosciuto anche tu, Dave ha la particolare capacità di farti sentire sempre e comunque a tuo agio.
Mi stava raccontando di quello che faceva prima di diventare famoso, quando hanno fatto irruzione nella camera gli altri 4 ragazzi. Si aspettavano di trovarmi lì, perché mi hanno subito salutata.
Pierre mi è sembrato ancora più freddo e distaccato della volta scorsa.
O forse sono solo io che mi faccio di queste paranoie assurde.
Fatto sta che non mi ha quasi rivolto la parola. Mi ha solamente chiesto come mai tu non c’eri e perché non ero venuta anch’io in Italia.
Dovevi vedere com’era carino ieri con quella sciarpona marrone attorno al collo!
Comunque, stavo dicendo… siamo rimasti tutti insieme lì in salotto a ridere e scherzare, poi, verso ora di cena mi hanno riaccompagnata a casa. Veramente mi hanno accompagnata solo Seb e David, su una vecchia automobile, piccola e bruttina! E io che credevo girassero solo in limousine!
Una volta tornata in casa sono subito andata in camera e mia madre mi ha ovviamente seguita facendomi il terzo grado, come sempre. “dove sei andata?” “cos’hai fatto?”, domande seguite dalla solita ramanzina “pensa meno a divertirti e di più a studiare!!!”. Ormai ciò che dice mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro.
Deve sempre criticare ogni cosa che faccio o che dico! Un giorno me ne andrò di qua…
Vale io te lo giuro, alla prima opportunità che ho me ne vado.
Mi hanno già portata via dalla mia città, dai miei amici… da lui, Luca. Mi hanno praticamente privato di tutto ciò che più contava per me ed ora vogliono anche che io rimanga in casa tutto il giorno! Hanno proprio capito male…
Ora ti saluto, dai.
Mi raccomando, fatti sentire, e dimmi cosa si prova a trascorrere il Natale di nuovo A CASA dopo un anno e mezzo passato qua.
Ti voglio bene. Tantissimo.

Aly.

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Capitolo 4
*** One Day ***


Alice aveva appena spedito la mail che aveva scritto a Valentina, quando sentì il suo telefono squillare “is everybody going crazy? Is anybody gonna save me?”. Aveva messo quella suoneria molto tempo prima di incontrarli… aveva sempre avuto una passione sfrenata per i Simple Plan, ed ora le sembrava di vivere in un sogno.
“pronto?”
“Ciao, sono Pierre!”

“Pierre?”
“Pierre. Quello dei Simple Plan. Il cantante. Hai presente?”
“Ma veramente?”
“no per finta! Certo che sono veramente Pierre! Me l’hai dato tu il tuo numero, ricordi?”
“No, cioè sì, cioè… insomma… CIAO! Come va?”
“Bene, ma volevo chiederti… hai già fatto tutte le spese di Natale?”
“No, devo comprare gli ultimi regali…”
“perfetto allora! Ti va di venire con me in giro per negozi? Sai… devo comprare anche io alcuni regali, ma faccio veramente schifo a sceglierli, magari un tocco femminile mi sarebbe utile.”
“Certo! Quando?”
“passo a prenderti ora se vuoi!”
“Ok, perfetto, a dopo allora.”
“A dopo.”

Alice riattaccò e, in preda all’agitazione corse a casa e cominciò a prepararsi per quell’uscita così importante per lei… un’ uscita sperata, sognata, desiderata… inaspettata!
Fece giusto in tempo ad infilarsi le sue Vans che suonarono al campanello. “scendo subito!” “perché dovresti scendere? Aprimi.” gracchiò sua madre con voce roca.

“Oh no! E ora che le racconto a questa?” Alice cominciò ad escogitare un piano, una via di fuga, una qualsiasi scusa per non dover rivelare a sua madre dove andava e soprattutto con chi, perché sapeva che non l’avrebbe mai lasciata uscire. E che non le avrebbe creduto, soprattutto.
Proprio in quell’istante però il citofono suonò nuovamente “chi è?” “Pierre!” “Oddio, scusami, aspetta un secondo. Arrivo prima che posso.”. Sua madre intanto entrò dalla porta e cominciò subito a porle infinite domande… “chi aspetti?” “dove vai?” “perché non me l’hai detto?” sua figlia cominciò a dirle doveva uscire con un’ amica. Bugia. Che dovevano andare a comprare alcuni regali per dei loro amici. Mezza bugia. Sua madre era troppo in gamba per bersela e proibì ad Alice di uscire: se voleva uscire doveva dirle la verità e farle vedere chi era questo ragazzo.
Alice corse in camera da letto e si ritrovò nuovamente a dover evadere da casa sua, calandosi giù per la grondaia. Quando era ancora a Bologna lo faceva sempre… mentre si calava giù ripensò all’ultima volta che era uscita di nascosto… era notte, notte fonda. Luca l’aspettava lì sotto, sarebbe stata la loro notte, trascorsa su una collinetta in campagna, al chiarore della luna… di quella luna complice delle loro risate, delle loro dolci parole sussurrate all’orecchio, dei loro baci… intensi, appassionati, pieni d’amore e, al contempo, di tristezza.
“Noto con piacere che sei un’abile scalatrice!” le disse Pierre appena lei toccò terra.
Alice non rispose. Guardò in alto, verso la finestra di camera sua, poi udì un urlo di sua madre… l’aveva già scoperta! Era sempre così… non faceva in tempo ad allontanarsi che la sgamavano! Pierre la stava osservando con fare interrogativo, lei lo guardò, lo spintonò e cominciò a correre verso quel catorcio di macchina che l’avregbe portata in giro, la stessa con la quale Seb e Dave l’avevano riaccompagnata a casa.
“bene, ora che siamo saliti da più di 10 minuti potremmo anche rompere il silenzio e tu potresti spiegarmi ciò che è appena successo. No?” chiese lui, e le sorrise.
Alice ricambiò il sorriso ed arrossì lievemente, poi cominciò a raccontare

Il sole stava tramontando, mentre Pierre e Alice camminavano uno affianco all’altro all’interno di un enorme centro commerciale.
Lui aveva comprato solo un cappellino per il suo cuginetto, mentre lei era piena di borse colme di pacchetti regalo.
Avevano girato in lungo e in largo, entrando dentro ogni negozio e divertendosi a provare abiti che sapevano non avrebbero mai comprato. Alice si era provata un abito lungo, scollato il giusto e corto quanto basta per farla sembrare una Dea. Le dava quell’aria da ragazza più grande, più seria, più elegante… “WOW” disse Pierre sospirando appena la vide uscire dal camerino. Lei si guardò allo specchio e poi scoppiò in una fragorosa risata… decisamente poco fine, decisamente “alla Aly”. “Hey Pierre guardami… non sembro una scema conciata in questo modo?” chiese continuando a ridere “No, sembri… sei… magnifica.” Lei si voltò e rimase stupita. Era riuscita a non sentirsi in imbarazzo per tutto il giorno, ma ora… “Oddio scusami, non volevo metterti in imbarazzo! Ma sai che… ora che sei diventata tutta rossa fai proprio ridere!?” e scoppiò in una risata, “sei proprio un cretino!” ribatté lei fingendo di essersela presa, “oh, ma guardala! Un così bel vestito per una ragazza così poco aggraziata!” e continuarono tutto il pomeriggio a punzecchiarsi, prendersi in giro, ma anche a scambiarsi teneri sguardi.
Era ora di cena e Pierre le propose di andare al McDonald’s… una proposta che venne accettata con entusiasmo! Alice adorava i fast-food!
Dopo aver mangiato ed essersi tirati addosso delle patatine fritte lui toccò la nota dolente
“posso riportarti a casa, o tua madre ti disintegra?”
“Ho paura che di lì non uscirò viva!” disse lei scherzando, ma con un filo di tristezza…
“Bhè, ma guarda che se mi dici così a casa non ti ci riporto mica! Poi chi mi aiuta a comprare i regali per i compleanni?”
Alice lo guardò e per un attimo la sfiorò l’idea di chiedergli se poteva passare la notte da lui e dagli altri, ma poi ci ripensò, credendo di essere troppo invadente.

Mentre tornavano a casa la radio mandò in onda la canzone “here withouth you” dei 3 doors down… Alice si affrettò a spegnerla e si incupì.
“Hey, tutto bene?” chiese il cantante, senza capire, anche se intuiva che fosse per via di un ragazzo…
“sì, solo… che quella canzone mi ricorda certi momenti a cui non voglio pensare ora. Ma va tutto bene”
“Ok… senti, pensi di poterti calare giù dalla grondaia anche domani sera verso le 6.30? perché facciamo un party a casa nostra… per inaugurarla, ogni scusa è buona per dare una festa secondo Jeff!”
Prima che lei potesse rispondere l’auto si fermò davanti al portone di casa sua. Si guardarono negli occhi, lei gli diede un bacio sulla guancia e poi rispose “certo! Ma non suonare al citofono, fammi uno squillo quando arrivi. E salutami Dave.” Poi scese dall’auto e Pierre la osservò svanire dietro allo scuro vetro di quell’enorme portone.
“Mamma sono tornata! Te l’ho detto che dovevo fare delle spese importanti!” sua madre le corse incontro, con gli occhi gonfi e le tirò uno schiaffo. Poi un altro. E un altro ancora.
“Devi solo azzardarti ad uscire di nuovo di nascosto che io…”
“che tu cosa?” intervenne Alice “mi hai già tolto tutto quello che avevo e ora non posso nemmeno rifarmi una vita qua!?” gli occhi le si riempirono di lacrime.
La madre guardò le borse che teneva in mano, poi cominciò ad urlare “vuoi ricominciare come a Bologna!? Cos’è? Vuoi cominciare di nuovo ad uscire con un mascalzone, ad andare male a scuola, a lasciarti distrarre dai ragazzi???” “non parlare mai più di Luca in quel modo! Non gli hai mai dato nessuna opportunità, non lo conosci nemmeno! Ma non lo vedi? Stavo cominciando ad essere felice di nuovo e tu e papà me lo impedite!”
La madre fece un’espressione scioccata “ma noi ci preoccupiamo per te! Vogliamo solo il meglio per la nostra bambina! E abbiamo deciso che non uscirai più da questa porta finché non lo decideremo noi!”

“A volte mi domando se mi capite , O se fingete appena di preoccuparvi” concluse Alice, poi scoppiò in lacrime e si buttò sul letto a piangere.

Sotto casa sua, sotto la sua finestra, c’era ancora un ragazzo, seduto sul cofano della propria macchina, che aveva sentito tutto…

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* le parole messe in grassetto sono prese dal testo della canzone “one day”, dei simple plan, ovviamente!

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Capitolo 5
*** Drunk Girl ***


Erano quasi le 6 e Alice era ancora indecisa su cosa indossare. Tra mezz’ora Pierre sarebbe stato lì sotto e lei non aveva la più pallida idea di come si dovesse vestire. Così, senza nemmeno pensarci prese il cellulare e telefonò a Pierre.
“Ciao Pierre, volevo chiederti una cosa…”

“Dimmi, stavo giusto cercando le chiavi della macchina per venirti a prendere!”
“Ehm… non so come mi devo vestire! Formale o informale?”
“Come vuoi! Non farti di questi problemi!”

“Ma come non farti di questi problemi? Ci sarete tutti voi e i vostri amici e io non mi dovrei preoccupare? Dai, aiutami. Non so proprio dove sbattere la testa! Fosse per me verrei con jeans e t-shirt.”

“Aspetta, ho un’idea! Mettiti i jeans e la prima maglietta che ti capita sotto mano, arriverò un po’ più tardi però…”

“No aspetta Pierre, ma cosa…” non fece in tempo a finire di formulare la domanda che il ragazzo aveva già riattaccato.
Ad un’oretta di distanza da quella telefonata arrivò il tanto atteso squillo sul telefonino, aprì la finestra e si calò giù.
“Hey, non te l’ha mai detto nessuno che non si sbatte il telefono in faccia alle persone?”
“Dovevo correre, o questo bel vestito te lo saresti solo sognato!” le disse lui porgendole il vestito nero che si era provata il giorno prima al centro commerciale.
“Alice lo prese, lo guardò e poi saltò addosso al cantante e cominciò a pronunciare una serie di ‘grazie’”.
Salirono in macchina e si diressero verso casa dei ragazzi.
“anche ora se vuoi!”

“secondo te io sono così scema da cambiarmi davanti a te?”
“e perché no?”

“sei un vero cretino!” disse lei dandogli un pugno sul braccio, poi entrambi scoppiarono a ridere.
Una volta arrivati Pierre uscì dall’auto e aspettò che la ragazza finisse di cambiarsi, poi entrarono insieme.
Alice notò con stupore che l’appartamento era stato completamente stravolto: birra ovunque, casse attaccate ad ogni parete, luci, enormi lampadari in ogni angolo… rimase veramente a bocca aperta! Soprattutto quando passò di fianco a lei Joel Madden assieme alla sua ragazza, Nicole Richie.

Pierre le chiese se voleva da bere, ma prima che lei potesse rispondere David arrivò con 3 bicchieri di coca e rum.
“Spero tu non sia astemia!” le disse mentre le porgeva in bicchiere
“No, ma ci vuole poco per farmi partire!” rispose Aly ridendo e portandosi la bevanda alla bocca.
I ragazzi cominciarono a chiacchierare con qualche persona famosa, ovviamente erano tutti loro amici! Alice si sentiva fuori luogo, così cominciò a girare per l’appartamento tutta sola, incrociando visi noti, di persone viste in tv, poi si sedette su un divano e si bevette “alla goccia” l’ultimo sorso di coca e rum che le era rimasto nel bicchiere. Intravide Pierre camminare in mezzo ad alcune persone, così fece per raggiungerlo, ma proprio mentre era ad un passo da lui, notò che stava parlando con una ragazza. Con una bellissima ragazza, alta e mora, intrappolata in una cortissima mini gonna semi trasparente, che lasciava vedere più del dovuto. Dov’è che l’aveva già vista? Probabilmente sulla copertina di qualche rivista di moda.
Indietreggiò, prima che lui potesse vederla, e andò a sedersi sul divano, affianco a Chuck, ma solo dopo aver preso un altro bicchiere. Stavolta non era rhum e coca, era qualcosa di più forte, ma non si era interessata al contenuto.

“Hey Chuck! Come va? Bella festa!” disse con un tono più allegro del solito
“grazie Aly, ma non è che hai esagerato un po’ con l’alcool?”
“Io? Scherzi? Anzi, ora vado a prendere un altro bicchiere di quel coso giallino, era proprio buono!”
“Ehm… quel coso giallino si chiama Gin Lemon, e comunque non mi sembra il caso”
“Ma dai! Sono solo un po’ allegra che male potrà mai farmi un altro bicchiere?” e detto questo si alzò e si diresse verso il tavolo dei drink.
Un’ora  dopo Alice barcollava tra la folla e rideva, rideva, rideva… finchè non cadde tra le braccia di David.
“Dave! Ciaoooo! Quante luci, mi ricordano quella volta che ero ancora a Bologna e…”
“Cazzo Aly, ma quanto hai bevuto? Puzzi come un’alcolizzato!”

“Io? Solo qualche bicchiere, non ti preoccupare, sto benissimo” e non appena concluse la frase lo prese per mano e lo condusse fuori, sulla terrazza.
Alice la teneva stretta, quella mano. La stringeva, come per paura che lui mollasse la presa.
“guarda che non vado mica da nessuna parte” gli disse lui.
La ragazza lo guardò negli occhi e gli sorrise “così ne sono sicura però”.

Pierre da lontano li osservava, poi si diresse verso di loro.

Aly e Dave nello stesso momento si stavano avvicinando sempre di più… erano così vicini che le labbra potevano sfiorarsi, ma Pierre li interruppe bruscamente.
“me la cedi per qualche minuto?”  chiese
“cos’è? La tua bella mora ti ha scaricato per qualche altra rock star?” urlò lei
“ma cosa stai dicendo? Quale mora?”
“Mi inviti ad una festa e poi mi lasci da sola tutta la serata per farti una modella!” e dopo aver pronunciato queste parole gli vomitò addosso gran parte di quello che aveva bevuto…

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Capitolo 6
*** Convivenza ***


Alice aprì gli occhi e la prima persona che vide fu Seb.
“Ma dove sono?” disse debolmente e cercò di mettersi a sedere “sei a casa nostra… eri proprio ubriaca persa!” rispose ridendo e posandole una mano sulla fronte per sentire la temperatura.
“ma cos’è successo? E poi che ore sono? Perché sono qua?”
“ma non ti ricordi nulla? Dimmi quello che ti ricordi…”
”Bhè… ero alla vostra festa… forse ho bevuto un po’ troppo! L’unica cosa che mi ricordo è quel cretino di Pierre che ci provava con una stra figa!”
Seb scoppiò a ridere e le sistemò i capelli, poi con un tono dolce e fraterno le disse “Aly, guarda che a Pierre non interessa quella ragazza… hanno lavorato insieme qualche anno fa. Sono buoni amici, ecco tutto. Fareste meglio a chiarirvi voi due… e soprattutto tu dovresti chiedergli scusa!”
“scusa? E per cosa?”
“Da dove vuoi che cominci? Da quando gli hai urlato in faccia che è un bastardo o da quando gli hai vomitato sui pantaloni?” rispose Seb ridendo, poi le porse un accappatoio e le indicò la porta del bagno “ora fatti una doccia, poi raggiungici in salotto che ne riparliamo tutti insieme, per farci quattro risate!”.
Alice era appena uscita dalla doccia, quando si ricordò che i suoi jeans li aveva lasciati nella macchina dei ragazzi. Si avviò verso il salotto, per chiedere a uno di loro se poteva andare a prenderglieli, ma nel corridoio incontrò David. Appena la vide le andò incontro ridacchiando “ma guarda un po’ chi si è ripresa!” “dai non fare lo stupido che sto morendo di freddo e ho lasciato i miei jeans nella vostra auto. Me li andresti a prendere? Ti preeeeeeego Dave.” Disse implorando.
Il ragazzo si bloccò a guardarla, poi sorrise e disse “ho un’idea migliore! Vieni con me!” la portò in camera sua e le porse un paio di pantaloni, una maglietta ed una felpona “mettiti la mia roba. È pulita e sicuramente tiene più caldo!” poi uscì dalla stanza passandole affianco, e scompigliandole i capelli ancora bagnati, con una mano.
Prima di sparire dietro l’angolo si voltò e le chiese se si ricordasse qualcosa di quella notte “poco… ho dei vaghi ricordi qua e là” rispose lei
“e in qualcuno di quei ricordi ci sono anche io, per caso?”
“No. Perché, è successo qualcosa?”
Dave si incupì di colpo “no, nulla di importante evidentemente.”

Dopo essersi vestita, asciugata e pettinata raggiunse gli altri in salotto, che la accolsero con innumerevoli  battutine e risate.
“Comunque, a parte gli scherzi, scusate del disturbo, del casino che ho fatto, di tutto insomma! E grazie per esservi presi cura di me stanotte. Vi devo davvero tantissimo. Anche per avermi tenuta qua!”
“Secondo te ti avrei riportata a casa in quelle condizioni?” le chiese Pierre.
Lei non rispose. Era la prima volta, dopo ieri sera che si parlavano. Era imbarazzata e si sentiva una stupida… non sapeva cosa dire, né cosa fare… Jeff lo capì subito e ruppe il ghiaccio! “Aly dimmi una cosa… oggi non avevi scuola vero? Perché sono già le nove e mezza!” “no, la scuola la riprendo fra due settimane… ma in ogni caso quella è la cosa meno preoccupante… ciò che mi terrorizza è la reazione di mia madre. Mi starà già dando per dispersa! Mi prestate il telefono che chiamo a casa?” Pierre glielo porse, poi aggiunse “se ci sono dei problemi dimmelo, che se vuoi a tua madre le parlo io…” “grazie Pierre, ma sarebbe solo peggio.” Poi si allontanò con il telefono in mano e compose il numero di casa sua… si fece coraggio e attaccò la cornetta del telefono all’ orecchio.
“Pronto?” rispose una donna dall’altra parte
“Mamma, sono io…”
“Alice! Sapevo che avresti chiamato!” urlò incazzatissima
“lasciami spiegare, ero a una festa e…”
“una festa!? Non me ne frega niente di dove sei stata, di dove sei ora e di quello che stai facendo!!! Voglio solo che torni a casa! E non aspettarti il benvenuto!!! Anzi, tutt’altro! Sempre attorno ai ragazzi e alle feste, pensi solo a divertirti! E noi non ci pensi? Noi ci stiamo male per te!”
“lo so, e mi dispiace di essere scappata così ieri, ma anche io ho una vita e voglio viverla, non stare chiusa in casa tutto il giorno per farvi contenti! Ho 18 anni mamma, non ne ho 2!”
“Torna a casa Alice.” E lo disse con un tono freddo e distaccato.

 Alice appoggiò il telefono sul comodino, si buttò sul letto e scoppiò in lacrime. Piangeva, piangeva tantissimo. Stringeva forte a sé il cuscino e lo impregnava, senza volerlo, delle sue lacrime. Non sapeva nemmeno di chi fosse quella stanza, quel letto, quel cuscino… sapeva solamente che non poteva farsi vedere dai ragazzi in questo stato, non voleva che si preoccupassero per lei e soprattutto non voleva causargli altri guai.
Dopo qualche minuto udì il cigolio della porta, non si voltò, rimase ferma in quella posizione, mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto.
Il ragazzo si sdraiò affianco a lei e la strinse forte.
Pierre.
Sentiva il suo odore, le sue mani calde e confortanti su di lei, i loro corpi uno attaccato all’altro… mollò il cuscino, si voltò e lo abbracciò a sua volta, poi ricominciò a singhiozzare.
Rimasero così, abbracciati e in silenzio, per circa mezz’ora. Alice sarebbe potuta rimane così ancora per molto altro tempo, ma Pierre la guardò e le disse di andarsi a lavare la faccia, che era venuto il momento di parlare sul da farsi… prima di lasciarla andare le diede un bacio sulla guancia. Lei lo guardò poi si ricordò delle parole di Seb “Fareste meglio a chiarirvi una volta per tutte voi due…” così disse “Pierre… scusami. Scusa per quello che ti ho detto. Non lo pensavo veramente. È che ti ho visto con quella e… e mi ha dato fastidio. Perché quella lì è tutto il contrario di me, è alta, bella, magra… è una modella! E poi ho visto il modo in cui ti guardava, come ti toccava… scusa. Sono stata una stupida. È che non sopportavo l’idea di vederti fare lo scemo con un’altra davanti a me”. Lui le diede un altro bacio sulla guancia e rispose “guarda che va tutto bene, non hai bisogno di scusarti. Ora vai a lavarti la faccia che hai due occhi che sembrano spiritati!” si misero a ridere e lei si allontanò.
Si lavò la faccia e andò in salotto, dove trovò tutti e cinque i ragazzi seduti sul divano, si aggiunse e si sistemò tra Chuck e Jeff, poi chiese cosa stava succedendo… David le fece una domanda che provocò un grande stupore da parte di tutti “ti va di rimanere qua finchè non ricominci la scuola?”

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Capitolo 7
*** Un Inizio Difficile ***


Tutti strabuzzarono gli occhi… “cosa ha appena detto David? Ha invitato Alice a stare da noi per due settimane? Ragazzi, ho sentito bene?” domandò uno del gruppo.
David li guardò, poi si avvicinò alla diciottenne e disse in tono deciso “sentite lo so che prima di chiederlo davanti a lei dovevo consultarvi, perché la casa è di tutti, ma lei ormai fa parte della nostra vita e io non la abbandono proprio quando si trova in difficoltà! Non ho intenzione di farlo! La camera degli ospiti c’è e poi non si stabilisce mica qua per sempre! Si tratta solo di due settimane, anche per vedere se si calmano le acque in casa sua. Vi prego ragazzi, datele la possibilità di rimanere con noi”.
Gli altri quattro ragazzi si guardarono poi annuirono in silenzio, ma sorridendo. Alice si buttò addosso a David e cominciò a ringraziarlo. Era veramente contenta.

Alice era sotto il portone di casa sua, doveva salire per prendere la sua roba e dire ai suoi genitori che sarebbe andata dai Simple Plan per un po’.
Probabilmente sua madre non le avrebbe creduto, era per questo che con lei c’erano David e Pierre.
Aveva deciso che non le importava nulla di ciò che avrebbero detto i suoi, voleva solo andare via da quella casa per qualche settimana… così, tra le urla della madre, gli schiaffi del padre, e gli sguardi sofferenti e sbalorditi dei due ragazzi radunò velocemente tutta la sua roba ed uscì.
La guancia le bruciava tremendamente e su di essa portava ancora i segni delle dita del padre… David notò che la ragazza se la toccava di continuo e disse “Lo so cosa si prova… anche mio padre me le suonava di santa ragione quando era necessario! So che fa più male dentro che fuori… so come ci si sente… se hai bisogno io ci sono!” poi le spettinò i capelli e salì in macchina, seguito da lei e dall’amico.
Una volta tornati a casa trovarono Jeff che liberava la stanza degli ospiti e Chuck e Seb che preparavano la cena… “Cosa state facendo??? Voi che lavorate??? Che cucinate??? Oddio vi è scoppiata la testa per caso!?” Cominciò a prenderli in giro Pierre “No idiota, è che non vogliamo che la nostra nuova coinquilina scappi vedendo che siamo 5 ragazzi che vivono nel caos più totale e che non si preparano nemmeno da mangiare!” Alice era troppo contenta: stavano facendo tutto questo per lei! Non le sembrava vero… “allora, posso vedere quella che sarà la mia stanza per 15 giorni?” chiese sorridendo… Dave per tutta risposta le saltò addosso buttandola per terra e cominciò a tirarle i cuscini che Jeff aveva appena finito di sistemare.
Tutti gli altri ragazzi ridevano, tranne Pierre, che andò in camera sua e ci rimase fino ad ora di cena…

La pasta era già nel piatto e Dave e Pierre non erano ancora seduti a tavola… Alice si alzò da tavola e si diresse verso le loro stanze per chiamarli, ma prima di bussare alla porta qualcosa la bloccò. Erano delle urla.
Stavano litigando?
Si avvicinò un altro po’ alla porta e i due ragazzi presero a gridare così forte che era quasi impossibile non sentirli… “Pierre ma sei scemo!? Stavamo scherzando! Stavamo facendo la lotta con i cuscini! E poi se anche mi dovesse piacere, che male c’è?”
“LE DEVI STARE LONTANO, CAPITO???”
“Hey Bouvier ma sei impazzito?!? Che cazzo ti prende oggi? Viviamo sotto lo stesso tetto come faccio a starle lontano? e poi di che hai paura? È una mia amica e le voglio bene, tutti qua dentro gliene vogliamo!”
“Sì MA TU SEI DIVERSO! COS’è LEI PER TE? UN’ALTRA RAGAZZA CON CUI GIOCHERAI PER UN PO’ DI TEMPO? SARESTI CAPACE DI USARLA E DI SPEZZARLE IL CUORE perché A TE DEI SENTIMENTI DELLE PERSONE NON TE NE FREGA NIENTE!” Dave rimase in silenzio per qualche secondo, poi disse con un filo di voce “No… lei è diversa e lo sai. Per questo mi dici di starle lontano”.
Si voltò e quando aprì la porta si trovò davanti Alice.
“Spostati” disse David ad Alice, in tono freddo e distaccato.
La ragazza gli stava davanti, immobile… non parlava, lo fissava dritto negli occhi incapace di formulare una qualsiasi frase. Pierre da dietro osservava la scena...
“Ti ho detto di spostarti, devo passare!” ribadì Dave, e stavolta la diciottenne si spostò sul lato destro del corridoio, permettendogli di andare via. Lo osservò attraversare tutto il corridoio fino alla sua camera, poi il suo sguardo passò sul cantante, che però le chiuse la porta in faccia. 

“Hey posso entrare?”
Era Chuck che bussava alla porta di Alice… non aveva cenato quella sera e subito dopo il litigio tra i due ragazzi era andata nella sua nuova camera. Le finestre erano chiuse, lei era stesa sul letto con l’iPod nelle orecchie e fissava il soffitto…
Chuck entrò senza aspettare la risposta della ragazza e si sedette sul letto accanto a lei… “cosa ascolti?” domandò rubandole un auricolare “i Blink 182… sai è strano, solitamente ascolto le vostre canzoni quando sono giù, ma mi rendo conto che ora è completamente cambiata ogni cosa. Fino a qualche settimana fa eravate il mio sogno… poi ho incontrato Dave sul bus, e avete stravolto la mia vita. In meglio, ovvio… Mi chiedo solo se io per voi non sia un peso. Da quando mi avete incontrata vi ho causato solo un sacco di problemi! Prima alla festa, ora voi che mi ospitate, Pierre e Dave che litigano a causa mia… mi dispiace un casino. Forse è meglio che io me ne torni a casa…”.
Chuck rimase per un po’ in silenzio… poi sorridendo rispose “Siamo tutti felici che tu sia qui! E per David e Bouvier non ti preoccupare, sistemeranno! Vedrai che domani mattina gli sarà già passata, loro sono fatti così…!”.
L’italiana non potè fare a meno di abbracciare il ragazzo, ringraziandolo. Poi si alzò dal letto e guardò l’orologio: mezzanotte e un quarto.
“cosa c’è? Vuoi dormire?” chiese Chuck notando che osservava l’ora “no, anzi! Stavo pensando che potremmo fare qualcosa tutti insieme… un film? Vi va?” i suoi occhi brillavano ed era tutta agitata… le era tornato il sorriso sulle labbra ed era impossibile dirle di no!
“Certo! Vuoi che ti accompagni al video noleggio o chiedo a Seb se ti da uno strappo lui?” Alice esitò un attimo, poi parlò “Ehm… ecco, veramente io avevo intenzione di chiedere a Dave se veniva con me a scegliere il film… sai, giusto per fargli capire che io non ce l’ho con lui e per vedere se gli è passato lo scazzo. Tu e Seb però potreste andare a comprare le pizze e i pop-corn intanto!”. Il batterista le fece l’occhiolino e la trascino fuori dalla camera, verso quella di David.

Entrò senza bussare.
Il ragazzo era seduto sul letto che suonava la chitarra… appena la vide appoggiò lo strumento per terra e le chiese di sedersi, poi cominciò a parlare velocemente, in modo agitato e confuso “sai… cioè… non volevo trattarti così prima… Pierre… Noi… Ecco veramente…” lo interruppe “Vieni con me a noleggiare un film? Però lo scelgo io perché non voglio che mi rifili qualche schifezza horror, chiaro?”.
Lui la guardò e poi scoppiò a ridere “saranno belle quelle commediole da quattro soldi che piacciono a te!” spintonandosi scesero in giardino, diretti verso l’auto.

Dalla finestra Pierre li guardava, mentre la rabbia e la gelosia gli invadevano il corpo… Alice notò la luce accesa nella stanza del cantante, e vide la tenda muoversi non appena lei alzò la testa… prese un sassolino e lo tirò alla finestra di Pierre, che la aprì immediatamente mettendo fuori la testa “Che cazzo volete ora!?” Dave li osservava senza capire che intenzioni avesse la sedicenne “Hey Pierre! Io e David andiamo a noleggiare un dvd, quando torno voglio trovarti sul divano col telecomando in mano pronto a scattare, chiaro!?” dopo qualche secondo di silenzio urlò “va bene! Controlla che quel bacato mentale di Dave non prenda uno dei soliti horror senza un filo logico e tra l’altro orrendi!”.
I due salirono in macchina ridendo e si allontanarono
.

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Capitolo 8
*** Festa a sorpresa ***


Il cellulare cominciò a squillare.
“Pronto?”
“Ciao… parlo con Valentina?”
“Sì, sono io. Ma chi parla?”
“Ecco… sono David, dei Simple Plan. Avrei bisogno di un favore.”
“Merda! Puoi chiedermi tutti i favori che vuoi figone di un bassista!”
“Ehm... fra tre giorni sarà il compleanno di Alice, diventerà maggiorenne… pensavo di regalarle qualcosa di speciale, qualcosa che…”
“Cazzo che figata! Tutte le fortune capitano sempre a lei.”
“sì, comunque stavo dicendo che…”
“fai proprio bene, sai? Non pensavo che fossi veramente così carino come dice Aly. Cioè… ti immaginavo molto più macho, molto più virile. Non che così non vada bene, eh, intendiamoci! Bhè e quale sarebbe questa sorpresa?”
“Sorpresa. Non te lo dirò mai. Aly mi ha detto che le sveli semore ogni cosa, quindi dovrai aspettare anche tu il 29 dicembre.”
“Che palle! Allora perché accidenti mi hai chiamata?”
“mi spieghi perché in ogni frase devo mettere sempre una parolaccia?”
“perché mischia sto parlando con una fottutissima rock star! Voi non parlate così. Poi magari tra una parola e l’altra sputate pure! Adesso lo faccio eh, aspet…”
“Ma no! Non tutte le rock star parlano come degli scaricatori di porto. Quindi puoi anche smetterla di usare la parola ‘cazzo’ o ‘merda’ dopo ogni virgola. Potremmo tornare al regalo adesso?”
“Si scusa. Spara”
“Come ti ho già spiegato prima, non posso rivelarti qual è il regalo che voglio fare ad Alice, però posso dirti quello che sto organizzando insieme agli altri ragazzi. Stiamo preparando una mega festa nella nostra villa. Abbiamo anche comprato un telone con riscaldamento sopra la piscina, in modo che possa essere agibile per quella notte. Abbiamo intenzione di montare un palco in giardino, dove si esibiranno dei gruppi e dei cantanti, poi ci saranno ovviamente un casino di persone famose. Abbiamo invitato tutta la vostra classe e anche gli altri vostri amici, come i compagni del corso di giornalismo di Aly. Ci sei?”
“ …”
“pronto?”
“P-Pronto… è una cosa stupenda. Da giù di testa! Una festa da fare invidia a Paris Hilton!”
“Abbiamo spedito un invito anche a lei, visto che ad Alice, inspiegabilmente, piace. Comunque… qui entri in gioco tu. Devi fare due cose. La prima è questa: abbiamo comprato cinque biglietti aerei Bologna – Londra, uno è per te, gli altri quattro devi darli a quatto amici di Alice. Le farebbe veramente piacere un casino averti qua, e avere altri suoi amici che non vede da più di un anno.”
“Che figataaaa!”
“Abbiamo anche prenotato un Hotel a 4 stelle per i quattro che verranno con te. Tu puoi stare da noi, oppure se preferisci puoi tornare a casa tua. Una volta arrivati in aeroporto troverete una limousine ad aspettarvi. Vi condurrà direttamente qua. Potete vestirvi come preferite, formali o informali. Ad Aly non importano queste cose, ma tu lo sai meglio di me.”
“Cavolo Dave, se questo è il regalo da parte del gruppo, chissà il tuo quanto sarà bello!”
“Non lo immagini nemmeno Vale, fidati! Adesso comunque, passiamo alla seconda cosa, che è anche quella fondamentale… devi chiedere a qualche vostro amico o amica di qua se domani la può portare in giro. Da qualsiasi parte, ma lontano da questa casa. Dobbiamo montare tutto e come sai lei adesso vive qua. Ci serve che qualcuno la venga a prendere domani mattina e se la tenga fino a quando io non la chiamerò per dirle di correre subito a casa. Mi inventerò qualcosa…”
“secondo me basta che la chiami tu e lei corre… quella ragazza stravede per te, Dave.”
“Come no… allora, hai capito cosa devi fare?”
“perché ‘come no’?”
“Nulla, non importa… siamo d’accordo allora?”
“voglio sapere cos’è successo”
“quanto rompi. Adesso capisco perché andate così d’accordo voi due!”
“Daaai”
“Ti ha raccontato della festa a casa nostra, immagino… quella dove ha vomitato addosso a Pierre.”
“Certo!”
“Ma suppongo che non ti abbia raccontato che… bhè ecco… prima che Pierre arrivasse ad interromperci noi… noi stavamo per baciarci”
“COOOSA? Perché cavolo non me l’ha detto? Quella deficiente!”
“non dirle che te l’ho detto. Perché lei non se lo ricorda. Si ricorda solo di Pierre. Penso proprio che straveda più per lui che per me”
“Naaaa. Non se lo ricorda perché ha bevuto come una spugna, non per colpa tua. Penso che dovresti dirglielo. Dille quello che stata per succedere.”
“Non ho intenzione di farlo. Dai, ci sentiamo. Così mi dici s sei riuscita a fare tutto. Ciao Vale.”
“Ok. Secondo me fai male, comunque. Ciao figone di un bassista.”

David appoggiò il telefono e andò in salotto.
Osservò attentamente la scena che gli si presentò davanti, aveva il cuore che stava andando in pezzi.
Alice dormiva sul divano, appoggiata alla spalla di Pierre.
Il bassista provò una fitta allo stomaco, una morsa di gelosia. Ma passò in fretta, perché l’amico aprì gli occhi e si ritrovarono a fissarsi.
Bouvier era il suo migliore amico, fin dai tempi del liceo.
Non poteva odiarlo, ne per questo, ne per nessun altro stupido motivo.
La furiosa lite del giorno precedente si era risolta così, con uno sguardo. Tutto il rancore e la rabbia si erano dissolti in un sorriso.

“Desrosiers, ma che ore sono?”
“le 10 di mattina… è ora della… SVEGLIAAAAAA
Alice sobbalzò, così come Pierre e gli altri ragazzi che stavano dormendo sugli altri divani.
“David Desrosiers io ti odio con tutta me stessa!” gridò la ragazza, e iniziò a rincorrerlo per la casa.


Cominciava così un nuovo giorno in casa dei Simple Plan.

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Capitolo 9
*** All the small things ***


Una vistosa limousine si fermò davanti alla villa dei Simple Plan.
“Vale… sei sicura che le farà piacere vedermi?”
“Ovvio. Ma quanto sei scemo!”
I quattro ragazzi mostrarono l’invito ai buttafuori ed entrarono nell’enorme villa.
Valentina era agitata e nervosa. Alice era la sua migliore amica, le voleva un gran bene e voleva più di ogni altra cosa vederla felice. La sua agitazione era dovuta proprio a questo: la felicità dell’amica.
Non era sicura che una delle persone che aveva portato da Bologna, avrebbe contribuito a rendere felice Aly. Ma ormai erano lì.
“Ragazzi, voi godetevi la festa, io vado a cercare David per dirgli che siamo arrivati” disse Vale agli amici, e subito dopo sparì dietro l’angolo.
Nel mezzo del giardino c’era un palco e tutt’attorno la gente ballava, rideva, beveva… era la festa più bella che avesse mai visto.
In mezzo a tutta quelle gente scorse Seb, e gli corse incontro.
“Seb! Seb!”
“Ciao! Tu devi essere Vale, giusto? L’amica di Alice… ci siamo conosciuti in sala d’incisione.”
“Sì sono io! Stavo cercando Dave per dirgli che siamo arrivati, sai dove lo posso trovare?”
“Sì… ma si sta occupando di una cosa importante. Comunque non ti preoccupare, telefono io ad Aly.”
 

Alice scese dal taxi e corse verso l’entrata della villa, dove Patrick, l’amico storico dei Simple Plan, la stava aspettando.
“Pat ma è successo qualcosa? Seb mi ha telefonato dicendo che dovevo subito correre a casa, che era importante”
“Sì, seguimi” il ragazzo mise un braccio attorno alle spalle della festeggiata e la portò fuori, in giardino.
Alice rimase a bocca aperta. Era stupefatta, non sapeva cosa dire, ne cosa pensare.
Capì che era una festa per i suoi diciotto anni solo quando un enorme fascio di luce si fermò su di lei. Vide un sacco di persone attorno a sé, e tutte la applaudivano e le facevano gli auguri.
E poi chi diavolo erano quelli? I Sum 41?
Non fece in tempo a riprendersi, che il fascio di luce si spostò ed illumino il palco. Sopra c’erano cinque ragazzi. I cinque ragazzi che le avevano cambiato la vita. I Simple Plan.
Cominciarono a suonare “Happy Birthday” ed un coro di voci si alzò.
Alice aveva le lacrime agli occhi. Erano veramente la cosa migliore che le potesse capitare.
Non appena scesero dal palco, si fece strada tra la folla e li abbracciò tutti, uno per uno.
Era ancora lì che li ringraziava, quando Jeff la interruppe “Le sorprese non sono mica finite! Più tardi suoneranno i Good Charlotte, i Sum 41 e un sacco di altra gente!”.
Dave le si avvicinò, la prese per mano e se la tirò dietro fino al salotto di casa “Hanno detto che le sorprese non sono ancora finite, ed è vero. Vorrei darti il mio regalo”
“Dave, ma non dovevi. Già questo è il regalo più bello che abbia mai ricevuto!”
“Solo perché non hai ancora visto il mio!”
“sei sempre il solito megalomane!”
“se non ti va bene posso anche darlo a qualcun’altro!”
“no, no! Dov’è? Cos’è?”
“Chi è, vorrai dire!”
Alice non fece in tempo a rispondere che il ragazzo la prese per le spalle e la fece voltare.
Erano lì davanti a lei.
I suoi miti.
Erano lì, tutti e tre.
“Oh mio Dio!”
David cominciò a ridere “guarda che ho fatto i salti mortali per averli qui, vedi di dire qualcosa almeno”
Alice rimaneva immobile, davanti a quei tre ragazzi.

Davanti ai Blink 182.
Tre persone che non avrebbe mai pensato di incontrare.
Tre persone che l’avevano aiutata, pur senza saperlo, a superare momenti difficili.
Tre persone che l’avevano accompagnata nelle giornate di sole.
Il gruppo che aveva scritto la colonna sonora della sua vita (o almeno dei suoi primi diciotto anni).
Dopo essersi ripresa dallo shock iniziale riuscì a parlare, lì salutò, li ringraziò per essere venuti e li ebbe tutti per se per una mezz’oretta.
Salirono sul palco anche loro, e cantarono una canzone. Alice li aveva convinti, ma solamente una, dopodichè se ne sarebbero andati.
“All the small things”, la sua preferita.
Alice e Dave salirono sul palco con loro. Cantarono insieme, saltando e ballando.
Poi, le ultime due frasi…

Keep your head still, I'll be your thrill,
the night will go on, my little windmill.

 
I’ll be your Thrill
. Sarò il tuo brivido.
Intonarono quelle parole guardandosi negli occhi.
“Sarò il tuo brivido a quanto pare, David” esordì la ragazza.
La canzone era finita, il gruppo abbandonò il palco, dopo aver fatto nuovamente gli auguri alla festeggiata.
Il bassista e la ragazza li accompagnarono all’uscita, dove rimasero finalmente soli.
“Dave… grazie. Grazie, sul serio. Questa serata non la scorderò mai. Non poteri mai dimenticarmi di tutto quello che avete fatto voi cinque per me, ma soprattutto di quello che stai facendo tu. Grazie. Grazie per avermi parlato quel giorno sull’autobus, grazie per avermi chiesto di stare con voi, grazie per i Blink, grazie per tutto. Grazie… veramente. Non so cos’altro dire. Sono senza parole. Mi chiedo solamente cosa farei senza di voi, senza… senza di te.”
Il ragazzo non rispose.
Fece una cosa che avrebbe dovuto fare molto tempo prima.
Una cosa che sorprese totalmente la neo diciottenne.
La prese per i fianchi e la baciò.
Un bacio dolce, lento, desiderato.
Alice non esitò e contraccambiò subito. Lo abbracciò a sua volta e lo baciò.
Un bacio, poi un secondo, un altro ed un altro ancora.
Poi un urlo.
Era Chuck “ERA ORAAA. Su, su un applauso. È doveroso a questo punto!”.
I due si staccarono l’uno dall’altra e si ritrovarono davanti il resto dei Simple Plan.
Alice cercò subito Pierre… si guardarono, ma il cantante distolse quasi subito lo sguardo. Poi si voltò e se ne andò.
Ma quello non era l’unico problema… c’era anche Vale lì in mezzo. Aveva assistito a tutta la scena, e accanto a lei c’era… “Luca”.
Alice rimase allibita.

Possibile che quella serata così speciale si stesse trasformando in un incubo?
Possibile che tutta la felicità di qualche secondo prima stesse sfumando in qualcos’altro?

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Capitolo 10
*** So what? ***


“Luca cosa ci fai qua

“Luca cosa ci fai qua? Cioè… come… quando…” Alice non riusciva a trovare le parole.

Aveva diciotto anni e la sua festa era stupenda, piena di attori e cantanti famosi.

Abitava con i simple plan e aveva appena baciato il loro bassista.

I Blink 182 avevano cantato per lei la sua canzone preferita.

Alice però aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Davanti a lei c’era un ragazzo abbastanza alto, biondo e con due enormi occhi color nocciola: Luca.

La ragazza non era capace di mettere in fila le parole, così rimase semplicemente in silenzio, con la mano intrecciata con quella di David e gli occhi tristi.

Dopo qualche istante (che sembrò non terminare mai), Valentina prese la parola e disse che evidentemente era meglio lasciare la festeggiata da sola con Luca, che non rivedeva da quasi un anno. Tutti i ragazzi rimasti lì intorno cominciarono ad allontanarsi, tranne David, che continuò a stringerle la mano, come se l’invito non fosse stato rivolto anche a lui.

“Potresti lasciarmi da solo con Aly, per favore? Dovremmo chiarire alcune cose”, disse l’italiano in un inglese un po’ impacciato.

Alice sfilò la sua mano da quella del bassista e si allontanò leggermente da lui.

David rimase di sasso. Cosa stava succedendo? Ci aveva messo un’eternità per organizzare tutto, voleva che ogni cosa fosse perfetta ed ora che finalmente Alice poteva essere tutta per sé stava per sparire con un ragazzo mai visto prima.

Aly cosa stai facendo?”

Dave devo parlargli. Abbiamo una questione in sospeso e devo assolutamente risolverla. Ti spiegherò tutto più tardi, te lo prometto

ma Aly questa è la nostra serata”

Dave… ti prego, cerca di capire”

“Resta con me questa sera, gli parlerai domani”

“non posso, è troppo importante”

David era furioso. La serata era rovinata, completamente.

Il suo migliore amico era sicuramente arrabbiato con lui e la ragazza che era alla base di tutto stava andando via con Luca, il suo ex fidanzato.

 

***

 

Una volta che furono lontani dalla musica e dalla confusione della festa Alice e Luca si sedettero sull’erba.

Il primo a parlare fu lui.

Quindi stai con lui adesso”

no non è così come sembra, questa era la prima volta che noi…”

“questa è una pazzia!”

senti… noi ci siamo lasciati, non stiamo più insieme da quasi un anno ormai. Non penso di doverti dare spiegazioni”

però me le stai dando”

si ma solo perché…”

“perché ti senti ancora legata a me, di la verità. Sai che quello che c’è stato tra noi è troppo importante e vedermi lì tra la folla mentre infilavi la lingua in gola a una rock star ti ha messa in imbarazzo. Dillo che ci tieni ancora a me, su, lo sappiamo entrambi”

“…”

“appunto. Ti vergogni persino ad ammetterlo”

“no, non è quello.”

e sentiamo, quale altro motivo potrebbe esserci allora? Perché sei venuta a parlare con me da sola e hai lasciato là David?”

“Luca noi dobbiamo smetterla con questa storia. Continuiamo a comportarci come se stessimo ancora insieme, ma non è così. Sei stato il mio primo ragazzo e ti ho amato, ti ho amato veramente. Il primo amore è quello più importante ed è proprio per questo che mi sono sentita in imbarazzo quando ti ho visto. È vero, quando sono arrivata qua mi sentivo ancora indissolubilmente legata a te, ma ora le cose sono cambiate. Per tanto tempo ho desiderato tagliare quel filo che ci lega e finalmente ci stavo riuscendo. Da quando vivo con i simple plan le cose sono molto cambiate e anche io mi sento diversa. Forse in meglio, forse in peggio, so solamente che sono cambiata, sono cresciuta, e ora mi sento pronta a tagliare quel filo, ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto”

“mi stai prendendo in giro? Pensi che per cancellare quello che abbiamo vissuto insieme basti dirselo in faccia?”

hey io non voglio cancellare la nostra storia, voglio superarla, andare oltre. Noi non abbiamo un futuro insieme e, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, lo sai anche tu”

“ma questo non significa che tra noi debba finire tutto così. Dai Aly non fare la stupida, noi siamo uniti lo sai, c’è qualcosa di speciale che ci lega, non puoi…”

cosa non posso? Non posso rifarmi una vita? Per me è stata dura trasferirmi e lasciare tutto, è stato difficilissimo staccarmi da te. Noi abbiamo condiviso dei momenti speciali e magici, ma non puoi pensare che questo basti a tenerci insieme. Abitiamo lontanissimi, non ci siamo visti per anno!”

“…”

“vedi, lo sai anche tu”

“è solo che non voglio dimenticarti”

“non devi farlo, come non lo farò neanch’io. Però dobbiamo andare avanti, crescere. Se rimaniamo così legati l’uno all’altra non ci riusciremo mai”

“hai ragione… e lo sapevo ancora prima che me lo dicessi. Vederti con lui mi ha fatto male e volevo riaverti per me, anche solo per una sera”

“… non posso”

“lo so”.

I due ragazzi conclusero il discorso così, senza aggiungere altro. Non era necessario, si conoscevano troppo bene ed entrambi sapevano che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti.

 

***

 

Pierre camminava fra la gente senza guardare in faccia nessuno, finchè non si scontrò con qualcuno.

Era David.

cosa vuoi Desrosiers?”

“lo sai che ci tengo a lei”

Il cantante annuì e guardò finalmente l’amico negli occhi, poi gli sorrise.

vedi di trattarla bene allora, mi raccomando! Io mi sono arreso il giorno della nostra litigata, quando vi ho visti andare via in macchina insieme. Si vede che ci tiene molto anche lei, quindi siamo a posto così”.

Dopo aver pronunciato le ultime parole Pierre fece ancora un altro sorriso e puntò il dito dietro le spalle del ragazzo: indicava Alice, che stava andando verso di loro.

Una volta raggiunti i ragazzi guardò David e gli sorrise, per fargli capire che andava tutto bene e gli strinse forte la mano.

“scusami Pierre, ma è arrivata l’ora che ringrazi Dave per tutto quello che ha fatto per me!”

 

 

Alloooora! Questo commento è necessario perchè devo umilmente chiedere scusa per l’enorme ritardo con il quale pubblico il decimo capitolo di questa fic. Prometto che a breve sarà conclusa.

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Capitolo 11
*** So long goodbye ***


Nuova pagina 1

E siamo così giunti al termine di questa fanfiction.

Un grande GRAZIE va a tutti quelli che hanno letto, commentato e aggiunto questa fic ai preferiti.

Lascio il finale un po’ aperto, in modo da poterla continuare, forse, un giorno. Ho preso questa decisione perché “when I’m with you” è la prima ff che ho scritto e, anche se non è un capolavoro, ci sono molto affezionata.

Buona lettura, spero che continuerete a seguirmi e a leggere le mie altre fanfiction.

I hope you like it!

 

 

9 mesi dopo.

 

La luce penetrava appena da una finestra semi aperta, e illuminava il viso di Alice proprio all’altezza degli occhi.

“Buongiorno amore” disse la ragazza sbadigliando e sdraiandosi su di un lato, in modo da ritrovarsi faccia a faccia con David.

“Buongiorno anche a te… ma che ore sono?”

“le 6.30… è prestissimo, ma oggi è il grande giorno!”

“già…”

 

 

“Alice ma questa è la stanza di Chuck!”

“E allora? Daaai è la più vicina, perché attraversare tuuuuutto il corridoio per arrivare alla tua quando questa è così vicina, comoda e vuota?”

Alice aveva appena trascinato David in casa. La sua festa di compleanno era appena finita, anche se in giardino le persone continuavano a parlare e a ballare, e lei era al settimo cielo.

Aveva baciato David! Erano secoli che aspettava quel momento, e finalmente era arrivato.

Come se non bastasse aveva appena parlato con Luca, sì il suo Luca. Poteva ufficialmente dire che non era più suo, aveva tagliato i ponti. Sapeva che non lo avrebbe più rivisto e finalmente stava bene. Non era più angosciata dal solo pensiero di incontrarlo di nuovo, non si sentiva più in colpa per quello che provava per David, non era più legata a lui. Era libera.

O almeno… era libera di stare con Dave.

“Non sai quanto ho aspettato e desiderato che questo momento arrivasse…” le sussurrò il ragazzo in un orecchio. Lei arrossì violentemente e sperò che lui non se ne fosse accorto, poi iniziò a baciarlo.

 

 

Un velo di tristezza segnò lo sguardo dei due giovani innamorati che rimasero in silenzio l’uno accanto all’altra, finchè non sentirono bussare alla porta.

“chi è?”

“sono io, ragazzi siete pronti? Dobbiamo partire!”

Era Seb che, come previsto, era corso ad accertarsi che tutto fosse pronto, Alice e Dave compresi.

Così anche quel giorno era arrivato.

Alice aveva sperato di non doversi mai separare da David, dal suo amato David, ma purtroppo non tutti i sogni si avverano.

Non ci credeva, sarebbe partito per 6 mesi: Tour mondiale.

Certo, per alcune date sarebbe stata presente anche lei, ma non poteva seguirlo in capo al mondo, aveva la sua vita da portare avanti e di certo non poteva farlo viaggiando intorno al globo con il suo ragazzo e la sua band.

Alzandosi dal letto ripensò alla mattina dopo la prima notte insieme.

 

 

“Buongiorno”

La ragazza aprì gli occhi per sprofondare in quelli di David.

“Hey… buongiorno anche a te bassista”

Il silenzio calò su di loro. Nessuno disse nulla per qualche minuto, finchè la porta della stanza non si aprì di colpo, per sbattere violentemente contro il muro.

I due sobbalzarono, ma non appena videro Chuck che si reggeva alla maniglia della porta come se non riuscisse a stare in piedi capirono che dovevano andarsene.

“Hai bevuto un po’ ieri sera? Te l’avevo detto di andarci piano con la Vodka bello mio” disse ridendo l’italiana, per poi allontanarsi insieme a David.

Le loro stanze erano una di fronte all’altra, ognuno fece per entrare nella sua, ma entrambi speravano in un invito dell’altro.

Nulla.

Il silenzio era totale e l’imbarazzo quasi palpabile.

Così Alice entrò nella propria stanza e si distese sul letto con un’espressione decisamente triste.

La prima cosa che le venne in mente di fare fu quella di alzarsi e andare da lui, al diavolo l’imbarazzo! Tanto ormai quello che doveva succedere era successo e David era stato molto chiaro: lo desiderava da molto tempo.

E così fece.

Si alzò e si diresse davanti alla stanza del bassista, che aprì la porta proprio nel momento in cui lei stava per bussare.

“Che tempismo! Stavo giusto venendo a riprenderti. Sei mia adesso, e non c’è più bisogno di una tua stanza, perché questa è la nostra stanza da ora in poi”

 

 

Una tremenda nostalgia assalì Alice, che ormai era pronta per andare in sala con gli altri a fare colazione.

Stavano per partire.

Sei mesi, sei lunghi, interminabili mesi.

Valentina si sarebbe trasferita momentaneamente da lei, per far sembrare meno vuota quell’ enorme casa… ma avrebbe funzionato?

Vivere con i simple plan era stata un’esperienza stupenda, le aveva cambiato la vita.

Era servito per migliorare il rapporto con i suoi genitori, all’inizio non si parlavano, ma dopo qualche mese le cose migliorarono. Spesso venivano a trovarla e, strano ma vero, adoravano il suo ragazzo.

“Buongiorno ragazzi. Allora, siete eccitati? Oggi partite!”

Pierre la osservò, e capì subito che stava malissimo, era distrutta.

Non solo sarebbe stata allontanata da David, ma anche da loro, da quella che da un anno era la sua famiglia, il suo unico punto di riferimento, i suoi migliori amici.

“Pierre che hai? Non guardami così, io sto bene, davvero, giuro!” e si stampò un sorriso ipocrita in viso.

 

 

“Pierre mi dispiace se ci sei rimasto male, ma ecco, vedi… non posso farci niente. Se potessi scegliere vorrei tanto che lui non fosse il tuo migliore amico, ma non posso. Questo privilegio non mi è concesso. Sono innamorata e non so come, quando o perché sia nata questa sensazione, però è reale. È talmente reale che voi ragazzi l’avete capito subito. Ecco, io volevo solo assicurarmi che tu stessi bene… e dirti che non avrei mai voluto farti soffrire”

Il ragazzo era in piedi di fronte a lei, immobile e con lo sguardo fisso nel suo.

Non si rivolgevano la parola da più di una settimana, per lui era stata dura vedere David e Alice insieme, e la cosa peggiore era vederli felici. Erano felici. Sarebbe dovuto esserci lui al posto dell’amico. Non era giusto che finisse così.

“Senti, ora come ora non mi va proprio di parlarti. Con David ho chiarito, ma questo non vuol dire che mi sia passata. Mi piaci. Mi piaci molto. Ma hai scelto lui e meritate di avere la vostra chance. Però non puoi chiedermi di fare finta di nulla e venire a fare colazione con voi due che vi baciate di continuo. Non puoi chiedermi di fare finta che nulla sia accaduto, non puoi chiedermi di cancellare i miei sentimenti. Ma questo passerà, devi solo lasciarmi il tempo.”

 

 

E il tempo era passato anche per Pierre.

Ora stava bene, era riuscito a superare la cosa, anche se infondo, il sentimento per Alice era ancora là dentro, da qualche parte.

David arrivò a tavola per ultimo. Era triste, ma agitato.

Non voleva lasciare lì la sua piccola Aly, ma lei aveva rifiutato la proposta di seguirli.

 

 

“Devo crescere, non posso sempre contare su di voi.”

“Ma dai vieni con noi! Hai tutto il tempo che vuoi per crescere, perché devi farlo stando lontana da me?”

“perché finchè ci sarete voi, avrò sempre qualcuno che mi aiuta, che mi solleva quando cado, che mi sprona ad andare avanti. Bhè… ho bisogno di sapere che me la caverò quando tu non ci sarai più. Se un giorno ci lasceremo come farò? Ho bisogno di sapere che posso contare su me stessa”

 

 

Alice, la sua Alice.

La capiva, e rispettava la sua decisione.

Avevano già deciso tutto, si sarebbero visti una volta al mese, tranne che a settembre, perché sarebbero stati in Asia ed era quasi impossibile ritagliare un momento per dedicarsi ad altro.

Ma David aveva già in programma di fare una sorpresa alla sua ragazza. Ad ottobre sarebbe volato da lei senza dirle nulla. Tutto era già programmato, era anche già d’accordo con Valentina.

 

***

Fra  mille pensieri e ricordi il momento tanto atteso era giunto.

Il jet doveva partire e Alice aveva già salutato tutti, ora toccava a lui.

Ma quanto era dura separarsi da David?

Si stava maledicendo con tutte le sue forze per aver rifiutato la proposta di andare con lui. Ma sapeva che era stata la scelta migliore.

“Mi raccomando non…”

“lo so. Tranquilla piccola, davvero. Mi mancherai talmente tanto che occuperai solo tu i miei pensieri, giuro”

“ma smettila buffone! Lo so che le guarderai tutte e farai mille foto con mille altre ragazze… ma poi ti fermerai lì, perché penserai alla tua dolce e tenera ragazza incazzata nera che ti aspetta a casa solo per ficcarti il tuo bel basso nel…”

“Ok ho capito ho capito!!”

E poi la baciò.

“Ti amo”

“Ti amo anch’io David Desrosiers”

 

Qualche minuto dopo Alice era in aeroporto affacciata ad una finestra che osservava l’aereo dei simple plan volare lontano.

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