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Alice si
stava avviando verso la scuola, come
sempre immersa nei suoi pensieri. I
lunghi capelli castani le cadevano sulle spalle
e, mentre giocherellava con una ciocca, ripensò a casa sua.
All’Italia, ai suoi
amici, a Luca… Ogni
giorno si ritrovava a fare i conti con la
decisione dei suoi genitori di trasferirsi a Londra. Certo, la
città era
stupenda, però non le bastava. A
Bologna aveva lasciato tutto ciò che le era più
caro e la sua vita era stata completamente stravolta. L’
unica cosa positiva era il fatto che si era
trasferita insieme a loro anche la famiglia di Valentina, la sua
migliore
amica. “Hey
Aly!!! Sei pronta per la verifica di storia?”
le gridò l’ amica, correndole incontro
“certo che no!” rispose lei quasi
stupita di quella domanda, dopo averle schioccato un sonoro bacio sulla
guancia. Rimasero per due secondi in silenzio a guardarsi, poi
scoppiarono a
ridere ed attraversarono i corridoi della scuola tenendosi sottobraccio. Al
suono della campanella Alice si sistemò
comodamente sulla sua sedia e cominciò a studiare storia,
tentando
disperatamente di prepararsi per la verifica che si sarebbe trovata
davanti le
due ore seguenti. Le
cinque ore di scuola trascorsero velocemente,
tra risate, bigliettini, suggerimenti e scopiazzate dai
libri… “e così un’altra
mattinata è andata… ed io sono sempre qui senza
di te!” pensò Aly mentre
camminava sola per le strade del centro, diretta alla fermata
dell’autobus. Si
infilò l’ipod nelle orecchie e fece partire la
prima traccia di “still not
getting any”, il secondo album del suo gruppo preferito: i
Simple Plan.
Canticchiando sottovoce “shut up” salì
sul bus e si sedette affianco a un
ragazzo, senza nemmeno guardarlo in viso… tanto non le
importava di nessuna
persona di sesso opposto al suo, aveva litigato con l’amore,
con la sua vita,
con l’adolescenza, ed era stanca di soffrire a causa dei
ragazzi. “scusa…
stai cantando *shut up*, vero?” le chiese
il suo vicino. “sì,
la conosci?” rispose, guardandolo finalmente
negli occhi. Rimase
immobile a fissarlo. Era allibita. Si
sgranò gli occhi più e più volte, poi
si mise in piedi, si sbottonò la giacca e
mostrò la maglietta dei Simple Plan al ragazzo, che
scoppiò in una fragorosa
risata. Alice era immobile di fianco a lui e sottovoce
cominciò a sillabare il
suo nome “Da-vid De-sro-sie-rs”. Il
bus era ormai giunto al capolinea e Alice non
si era ancora ripresa… giaceva incredula di fianco a David,
che la osservava
divertito “senti… pensi di scendere o preferisci
rimanere sull’autobus ancora
per molto?” le chiese, ottenendo come risposta un frenetico
sì. Scesero insieme
e lei gli diede le spalle e cominciò a camminare sempre
più velocemente verso
casa sua… si sentì afferrare per il polso, si
voltò e se lo ritrovò nuovamente
davanti. “Alice,
giusto? L’ho letto sullo zaino… sai per
caso come posso arrivare al negozio di dischi “Private
collection”? Mi hanno
detto che è qua in zona”. La ragazza
farfugliò qualcosa di incomprensibile, a
causa dell’emozione, e poi si offrì di
accompagnarlo. Lungo
la strada chiacchierarono un po’: Aly ebbe
l’occasione di chiedere tutto quello che voleva al bassista
della sua band
preferita, e lui sembrava divertito e interessato al tempo stesso. “Eccoci,
il negozio è questo” “Grazie
per avermi accompagnato, mi sarei
sicuramente perso senza il tuo aiuto” “Ma
figurati! È stato veramente… stupendo!
Sì, è
stato un piacere. Dovrei ringraziarti io, per il tempo che mi hai
concesso” “Allora
guarda, dato che ti ho concesso un po’ del
mio tempo, tu potresti concedermene un po’ del tuo. Domani io
e i ragazzi
passeremo tutta la giornata in sala d’incisione, stiamo
provando dei nuovi
pezzi. Se sei libera potresti raggiungerci!” “…
sul serio?” “certo!
A me farebbe piacere e per gli altri non
sarà un problema. Puoi portare un’amica se
vuoi”. Alice
non se lo fece ripetere due volte, così si
accordarono circa i dettagli, ed infine si salutarono. Mentre
tornava a casa ripensava a tutto quello che
era successo negli ultimi quaranta minuti… non le sembrava
vero, non ci poteva
ancora credere. Aveva
incontrato David Desrosiers su un autobus
(ma non girano solo su tour bus, limousine e taxi le persone di una
certa
popolarità?), lo aveva accompagnato fino ad un negozio di
dischi ed era stata
addirittura invitata in sala d’incisione. Avrebbe
conosciuto Pierre, Jeff, Seb e Chuck. Forse, in fondo, Alice
già sapeva che quell’
incontro avrebbe cambiato tutta la sua vita.
Capitolo 2 *** Una giornata in sala d' incisione ***
WhenI’mWithYou
“Muoviti Vale, la
macchina è già qui sotto che ci
aspetta!” gridò Alice tutta eccitata rivolta
all’amica, e nel giro di pochi
minuti si ritrovarono all’interno di un’enorme
limousine.
“Hey Aly, guarda qua… è pieno di cd,
dvd, e…
cibo!” ma Alice era troppo agitata per essere in grado di
comprendere ciò che
l’amica le stava dicendo… i suoi pensieri la
stavano totalmente prendendo “tra
poco arriveremo in sala d’incisione… David ha
detto che mi aspetta lì davanti…
oddio, e quando arrivo che gli dico? Poi… o cacchio! Ci
sarà anche Pierre!
Pierre… la sua voce, il suo sorriso… me lo sono
sognata per intere notti e tra
qualche minuto me lo ritroverò davanti! Mamma
mia… cosa devo dirgli?”. Cadde
dalla sua nuvoletta grazie ad urlo di Valentina, che aveva appena
avvistato il
bel bassista.
La limousine si fermò e David aprì la portiera,
da
vero gentiluomo… le due ragazze scesero e, dopo le
presentazioni, vennero
accompagnate in un’enorme salone, pieno di foto di cantanti e
gruppi famosi. “vi
devo fare aspettare, perché Chuck come al solito
è in ritardo!” disse Dave
sorridendo, e intanto, lo raggiunse Pierre, che con aria interrogativa
iniziò a
chiedergli chi erano, cosa ci facevano lì, dove le aveva
incontrate e perché
non lo aveva avvertito… dopo tutti gli eventuali chiarimenti
gliele presentò e
mentre il cantante stringeva la mano di Alice pronunciando il classico
“piacere” i loro sguardi si
incrociarono… uno sguardo intenso, pieno di
emozione… che stranamente sembrava provenire da entrambe le
parti!
Seb si schiarì la voce, come per farsi notare, e
disse che, ora che il batterista era arrivato, potevano cominciare a
suonare.
[In
sala d' incisione]
Ogni componente della band si
posizionò al proprio
posto e cominciarono a suonare una canzone dopo
l’altra… David si voltava
spesso verso le due adolescenti che ricambiavano i suoi sorrisi
diventando ogni
volta sempre più rosse per l’imbarazzo. Pierre si
voltò solamente una volta, a
fissare Alice, che distolse subito lo sguardo, imbarazzata
più che mai.
Dopo qualche ora decisero di uscire dallo studio
per prendersi una pausa e fumarsi una sigaretta. Si diressero tutti
fuori
tranne David e Alice, che si sedettero su un divanetto e cominciarono a
parlare
di tutto e di più… lei gli raccontò di
come le famiglie di lei e Valentina
avevano deciso di trasferirsi a Londra abbandonando l’Italia,
mentre lui la
ascoltava e le poneva domande sulla sua vita. Ad Alice piaceva questo
“essere
messa in primo piano”… stavano parlando solamente
di lei, eppure la rock-star
lì era lui!
Era la seconda volta che trascorreva del tempo da
sola con Dave, ma l’imbarazzo e la vergogna erano
già passati. Si trovava
veramente molto bene con lui, si sentiva libera di parlare di tutto e
la
divertiva vederlo così interessato.
“Ma adesso raccontami qualcosa tu. Di te, della
band, della tua vita… qualcosa che non si legge sui
giornali”.
Dave si stupì un po’ di quella domanda e rimase
qualche secondo in silenzio a pensare.
“Bhè… nessuno sa che abbiamo intenzione
di
trasferirci qua a Londra. Traslocheremo tra qualche settimana e
rimarremo per
un paio di mesi, o forse di più”
“Veramente??” chiede Alice stupita e contenta al
tempo stesso
“Sì. I nostri produttori preferiscono che ci
allontaniamo un po’ dall’America e dalle grandi
feste per dedicarci di più al
nostro nuovo album. Ovviamente non sanno che abbiamo intenzione di
organizzare
un casino di party anche qua!”.
Proprio sulle sue ultime parole si sentì la porta
sbattere e rientrarono tutti i ragazzi, compresa Valentina che
guardò l’amica
con sospetto e curiosità.
I Simple Plan ripresero a suonare, mentre le due
ragazze cominciarono a chiacchierare.
“Allora Aly, che ti ha detto David? Certo che è
proprio figo…”
“Eh sì… comunque niente, abbiamo
parlato un po’. E
voi fuori?”
“Noi?? Quei ragazzi sono dei pazzi furiosi!! Hanno
cominciato a correre, picchiarsi, ridere e scherzare. Mi sono divertita
troppo!
Poi Seb a un certo punto ha buttato per terra anche me! Comunque
secondo me gli
stiamo simpatiche, ci inviteranno di nuovo, vedrai!”
“Speriamo! Con David mi sono trovata troppo bene…
e pensare che il mio “preferito” è
sempre stato Pierre. Sembra così
diverso…”
“è vero. È così…
serio!”
Erano così immerse nella conversazione che non si
erano accorte che il gruppo aveva smesso di suonare e si stata
avvicinando a
loro… “allora, di cosa parlate? Vi siete
già innamorate di noi?” urlò Jeff
andandogli incontro.
La giornata si era ormai conclusa, il sole stava
tramontando e le due ragazze dovevano tornare a casa.
Pierre si offrì di accompagnarle a casa, così
entrarono nella limousine che le aveva portate lì e si
avviarono verso casa.
Durante il tragitto
chiacchierarono del più e del
meno e, una volta arrivati sotto casa di Alice, il cantante chiese se
una di
loro gli poteva lasciare il numero, così le avrebbe
ricontattate per invitarle
a trascorrere un’altra giornata con loro. Valentina diede una
gomitata alla sua compagna e
le chiese sottovoce cosa stava aspettando, così si convinse
e gli lasciò il
numero. Una volte scese dalla
limousine cominciarono ad
urlare, saltare e fare le sceme… era stata una giornata
indimenticabile!
Era un sogno che diventava realtà, e Alice aveva
già cominciato a guardare il cellulare sperando di vedere un
numero sconosciuto
apparire sul display.
Ciao Vale,
come vanno le cose lì in Italia? Salutami tutti,
mi raccomando!
Le lezioni sono finite oggi, i prof si sono
raccomandati di mandarti tutti i compiti, te li allego alla mail.
Devo raccontarti tutte le novità!
Ieri mi ha mandato un messaggio David! Sì Vale,
proprio Dave dei Simple Plan! Te lo ricopio pari pari…
“Ciao Aly!
Scusami se in queste ultime due
settimane non mi sono fatto sentire, ma siamo tornati in Canada per
prendere le
nostre cose e portarle negli appartamenti che abbiamo affittato qui a
Londra.
Ti va di vederci? Chiama anche Vale!”
Ero talmente emozionata che ho scritto e
cancellato un sacco di volte il testo del messaggio prima di
inviarglielo! Non
trovavo proprio le parole. Alla fine ho optato per un semplice,
banalissimo e
stupido “Ok. Quando?”.
Ti giuro, avrei voluto sprofondare per la
vergogna… lui mi chiede di vederci e io che gli rispondo Ok.
Ok. Ok. Ma si può
essere più stupide?
Comunque ho aspettato per ore una risposta che
sembrava non arrivare mai, poi finalmente il cellulare ha iniziato a
squillare.
Era lui.
“Pronto?”
“Ciao!
Allora Ok”
“Eh
già, ok”
Stava
ridendo… la sua voce al telefono era così
bella. Distante, ma bella.
“allora
pensavo che se non hai altri impegni
potrei passarvi a prendere io tra mezz’ora”
“va
bene, solo che Vale è a Bologna. Non so… vuoi
aspettare che torni o usciamo lo stesso?”
“potresti
venire a vedere il nostro appartamento!
Dai, facciamo così.”
Ero troppo eccitata, è
stata la mezz’ora più lunga
della mia vita!
L’ho aspettato sotto casa e quando è arrivato si
è… sentito! Aveva la musica a palla e i
finestrini abbassati, tipo tamarro! E
indovina che cd stava ascoltando? “enema of the state”!
Cioè, era… perfetto.
Cavolo Vale, la mia vita si è trasformata in un
film, in una storia… mi sembra quasi di essere in una
fanfiction!
Dopo qualche curva e un numero infinito di risate
siamo arrivati al loro “appartamento”, che si
è poi rivelato una villa con
piscina e giardini immenso. Appena entrati mi ha offerto da bere, poi
mi ha
mostrato le varie stanze e, infine, mi ha fatta accomodare sul divano.
Abbiamo
parlato un casino Vale.
Ed è stato stupendo, perché non mi sentivo in
imbarazzo… l’hai conosciuto anche tu, Dave ha la
particolare capacità di farti
sentire sempre e comunque a tuo agio.
Mi stava raccontando di quello che faceva prima di
diventare famoso, quando hanno fatto irruzione nella camera gli altri 4
ragazzi. Si aspettavano di trovarmi lì, perché mi
hanno subito salutata.
Pierre mi è sembrato ancora più freddo e
distaccato della volta scorsa.
O forse sono solo io che mi faccio di queste
paranoie assurde.
Fatto sta che non mi ha quasi rivolto la parola.
Mi ha solamente chiesto come mai tu non c’eri e
perché non ero venuta anch’io
in Italia.
Dovevi vedere com’era carino ieri con quella sciarpona
marrone attorno al collo!
Comunque, stavo dicendo… siamo rimasti tutti
insieme lì in salotto a ridere e scherzare, poi, verso ora
di cena mi hanno
riaccompagnata a casa. Veramente mi hanno accompagnata solo Seb e
David, su una
vecchia automobile, piccola e bruttina! E io che credevo girassero solo
in
limousine!
Una volta tornata in casa sono subito andata in
camera e mia madre mi ha ovviamente seguita facendomi il terzo grado,
come
sempre. “dove
sei andata?” “cos’hai fatto?”,
domande seguite dalla solita
ramanzina “pensa meno a divertirti e di più a
studiare!!!”. Ormai ciò che dice
mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro.
Deve sempre criticare ogni cosa che faccio o che
dico! Un giorno me ne andrò di qua…
Vale io te lo giuro, alla prima opportunità che ho
me ne vado.
Mi hanno già portata via dalla mia città, dai
miei
amici… da lui, Luca. Mi hanno praticamente privato di tutto
ciò che più contava
per me ed ora vogliono anche che io rimanga in casa tutto il giorno!
Hanno
proprio capito male…
Ora ti saluto, dai.
Mi raccomando, fatti sentire, e dimmi cosa si
prova a trascorrere il Natale di nuovo A CASA dopo un anno e mezzo
passato qua.
Ti voglio bene. Tantissimo.
Alice aveva appena
spedito la mail che aveva
scritto a Valentina, quando sentì il suo telefono squillare
“is everybody
going crazy? Is anybody gonna save me?”. Aveva
messo quella
suoneria molto tempo prima di incontrarli… aveva sempre
avuto una passione
sfrenata per i Simple Plan, ed ora le sembrava di vivere in un sogno.
“pronto?”
“Ciao, sono Pierre!”
“Pierre?”
“Pierre. Quello dei Simple Plan. Il cantante. Hai
presente?”
“Ma veramente?”
“no per finta! Certo che sono veramente Pierre! Me
l’hai dato tu il tuo numero, ricordi?”
“No, cioè sì,
cioè… insomma… CIAO! Come
va?”
“Bene, ma volevo chiederti… hai già
fatto tutte le
spese di Natale?”
“No, devo comprare gli ultimi regali…”
“perfetto allora! Ti va di venire con me in giro
per negozi? Sai… devo comprare anche io alcuni regali, ma
faccio veramente
schifo a sceglierli, magari un tocco femminile mi sarebbe
utile.”
“Certo! Quando?”
“passo a prenderti ora se vuoi!”
“Ok, perfetto, a dopo allora.”
“A dopo.”
Alice riattaccò e, in preda
all’agitazione corse a
casa e cominciò a prepararsi per quell’uscita
così importante per lei… un’
uscita sperata, sognata, desiderata… inaspettata!
Fece giusto in tempo ad infilarsi le sue Vans che
suonarono al campanello. “scendo subito!”
“perché dovresti scendere? Aprimi.”
gracchiò
sua madre con voce roca.
“Oh no! E ora che le racconto a
questa?” Alice
cominciò ad escogitare un piano, una via di fuga, una
qualsiasi scusa per non
dover rivelare a sua madre dove andava e soprattutto con chi,
perché sapeva che
non l’avrebbe mai lasciata uscire. E che non le avrebbe
creduto, soprattutto.
Proprio in quell’istante però il citofono
suonò
nuovamente “chi è?”
“Pierre!” “Oddio, scusami, aspetta un
secondo. Arrivo prima
che posso.”. Sua madre intanto entrò dalla porta e
cominciò subito a porle
infinite domande… “chi aspetti?”
“dove vai?” “perché non me
l’hai detto?” sua
figlia cominciò a dirle doveva uscire con un’
amica. Bugia.
Che dovevano andare
a comprare alcuni regali per dei loro amici. Mezza bugia.
Sua madre era troppo
in gamba per bersela e proibì ad Alice di uscire: se voleva
uscire doveva dirle
la verità e farle vedere chi era questo ragazzo.
Alice corse in camera da letto e si ritrovò
nuovamente a dover evadere da casa sua, calandosi giù per la
grondaia. Quando
era ancora a Bologna lo faceva sempre… mentre si calava
giù ripensò all’ultima
volta che era uscita di nascosto… era notte, notte fonda.
Luca l’aspettava lì
sotto, sarebbe stata la loro notte, trascorsa su una collinetta in
campagna, al
chiarore della luna… di quella luna complice delle loro
risate, delle loro
dolci parole sussurrate all’orecchio, dei loro
baci… intensi, appassionati,
pieni d’amore e, al contempo, di tristezza.
“Noto con piacere che sei un’abile
scalatrice!” le
disse Pierre appena lei toccò terra.
Alice non rispose. Guardò in alto, verso la
finestra di camera sua, poi udì un urlo di sua
madre… l’aveva già scoperta! Era
sempre così… non faceva in tempo ad allontanarsi
che la sgamavano! Pierre la
stava osservando con fare interrogativo, lei lo guardò, lo
spintonò e cominciò
a correre verso quel catorcio di macchina che l’avregbe
portata in giro, la
stessa con la quale Seb e Dave l’avevano riaccompagnata a
casa.
“bene, ora che siamo saliti da più di 10 minuti
potremmo anche rompere il silenzio e tu potresti spiegarmi
ciò che è appena
successo. No?” chiese lui, e le sorrise.
Alice ricambiò il sorriso ed arrossì lievemente,
poi cominciò
a raccontare…
Il sole stava
tramontando, mentre Pierre e Alice
camminavano uno affianco all’altro all’interno di
un enorme centro commerciale.
Lui aveva comprato solo un cappellino per il suo
cuginetto, mentre lei era piena di borse colme di pacchetti regalo.
Avevano girato in lungo e in largo, entrando
dentro ogni negozio e divertendosi a provare abiti che sapevano non
avrebbero
mai comprato. Alice si era provata un abito lungo, scollato il giusto e
corto
quanto basta per farla sembrare una Dea. Le dava quell’aria
da ragazza più
grande, più seria, più elegante…
“WOW”
disse Pierre sospirando appena la vide
uscire dal camerino. Lei si guardò allo specchio e poi
scoppiò in una fragorosa
risata… decisamente poco fine, decisamente “alla Aly”.
“Hey Pierre guardami…
non sembro una scema conciata in questo modo?” chiese
continuando a ridere “No,
sembri… sei… magnifica.” Lei si
voltò e rimase stupita. Era riuscita a non
sentirsi in imbarazzo per tutto il giorno, ma ora…
“Oddio scusami, non volevo
metterti in imbarazzo! Ma sai che… ora che sei diventata
tutta rossa fai
proprio ridere!?” e scoppiò in una risata,
“sei proprio un cretino!” ribatté
lei fingendo di essersela presa, “oh, ma guardala! Un
così bel vestito per una
ragazza così poco aggraziata!” e continuarono
tutto il pomeriggio a
punzecchiarsi, prendersi in giro, ma anche a scambiarsi teneri sguardi.
Era ora di cena e Pierre le propose di andare al
McDonald’s… una proposta che venne accettata con
entusiasmo! Alice adorava i
fast-food!
Dopo aver mangiato ed essersi tirati addosso delle
patatine fritte lui toccò la nota dolente
“posso riportarti a casa, o tua madre ti
disintegra?”
“Ho paura che di lì non uscirò
viva!” disse lei
scherzando, ma con un filo di tristezza…
“Bhè, ma guarda che se mi dici così a
casa non ti
ci riporto mica! Poi chi mi aiuta a comprare i regali per i
compleanni?”
Alice lo guardò e per un attimo la sfiorò
l’idea
di chiedergli se poteva passare la notte da lui e dagli altri, ma poi
ci
ripensò, credendo di essere troppo invadente.
Mentre tornavano a casa la radio mandò in onda
la
canzone “here withouth you” dei 3 doors
down… Alice si affrettò a spegnerla e
si incupì.
“Hey, tutto bene?” chiese il cantante, senza
capire, anche se intuiva che fosse per via di un ragazzo…
“sì, solo… che quella canzone mi
ricorda certi
momenti a cui non voglio pensare ora. Ma va tutto bene”
“Ok… senti, pensi di poterti calare giù
dalla
grondaia anche domani sera verso le 6.30? perché facciamo un
party a casa
nostra… per inaugurarla, ogni scusa è buona per
dare una festa secondo Jeff!”
Prima che lei potesse rispondere l’auto si fermò
davanti al portone di casa sua. Si guardarono negli occhi, lei gli
diede un
bacio sulla guancia e poi rispose “certo! Ma non suonare al
citofono, fammi uno
squillo quando arrivi. E salutami Dave.” Poi scese
dall’auto e Pierre la
osservò svanire dietro allo scuro vetro di
quell’enorme portone.
“Mamma sono tornata! Te l’ho detto che dovevo fare
delle spese importanti!” sua madre le corse incontro, con gli
occhi gonfi e le
tirò uno schiaffo. Poi un altro. E un altro ancora.
“Devi solo azzardarti ad uscire di nuovo di
nascosto che io…”
“che tu cosa?” intervenne Alice “mi hai
già tolto
tutto quello che avevo e ora non posso nemmeno rifarmi una vita
qua!?” gli occhi
le si riempirono di lacrime.
La madre guardò le borse che teneva in mano, poi
cominciò ad urlare “vuoi ricominciare come a
Bologna!? Cos’è? Vuoi cominciare
di nuovo ad uscire con un mascalzone, ad andare male a scuola, a
lasciarti
distrarre dai ragazzi???” “non parlare mai
più di Luca in quel modo! Non gli
hai mai dato nessuna opportunità, non lo conosci nemmeno! Ma
non lo vedi? Stavo
cominciando ad essere felice di nuovo e tu e papà me lo
impedite!”
La madre fece un’espressione scioccata “ma noi ci
preoccupiamo per te! Vogliamo solo il meglio per la nostra bambina! E
abbiamo
deciso che non uscirai più da questa porta finché
non lo decideremo noi!” “A
volte mi domando se mi capite , O se fingete appena di
preoccuparvi” concluse
Alice, poi scoppiò in lacrime e si buttò sul
letto a piangere.
Sotto casa sua, sotto la sua
finestra, c’era
ancora un ragazzo, seduto sul cofano della propria macchina, che aveva
sentito
tutto…
Erano quasi
le 6 e Alice era
ancora indecisa su cosa indossare. Tra mezz’ora Pierre
sarebbe stato lì sotto e
lei non aveva la più pallida idea di come si dovesse
vestire. Così, senza
nemmeno pensarci prese il cellulare e telefonò a Pierre.
“Ciao Pierre, volevo chiederti
una cosa…” “Dimmi,
stavo giusto cercando le chiavi della macchina per venirti a
prendere!” “Ehm…
non so come mi devo vestire! Formale o informale?” “Come
vuoi! Non farti di questi problemi!” “Ma
come non farti di questi
problemi? Ci sarete tutti voi e i vostri amici e io non mi dovrei
preoccupare?
Dai, aiutami. Non so proprio dove sbattere la testa! Fosse per me
verrei con
jeans e t-shirt.” “Aspetta,
ho un’idea! Mettiti i jeans e la prima maglietta che ti
capita sotto mano, arriverò un po’ più
tardi però…” “No
aspetta Pierre, ma cosa…”
non fece in tempo a finire di formulare la domanda che il ragazzo aveva
già
riattaccato.
Ad un’oretta di distanza da
quella telefonata arrivò il tanto atteso squillo sul
telefonino, aprì la
finestra e si calò giù.
“Hey, non te l’ha mai detto
nessuno che non si sbatte il telefono in faccia alle persone?”
“Dovevo correre, o questo bel
vestito te lo saresti solo sognato!” le disse lui porgendole
il vestito nero
che si era provata il giorno prima al centro commerciale.
“Alice lo prese, lo guardò e
poi saltò addosso al cantante e cominciò a
pronunciare una serie di ‘grazie’”.
Salirono in macchina e si
diressero verso casa dei ragazzi.
“anche ora se vuoi!” “secondo
te io sono così scema da cambiarmi davanti a te?” “e
perché no?” “sei
un vero cretino!” disse
lei dandogli un pugno sul braccio, poi entrambi scoppiarono a ridere. Una
volta arrivati Pierre uscì dall’auto e
aspettò che la ragazza
finisse di cambiarsi, poi entrarono insieme. Alice
notò con stupore che l’appartamento era stato
completamente
stravolto: birra ovunque, casse attaccate ad ogni parete, luci, enormi
lampadari in ogni angolo… rimase veramente a bocca aperta!
Soprattutto quando
passò di fianco a lei Joel Madden assieme alla sua ragazza,
Nicole Richie. Pierre le
chiese se voleva da
bere, ma prima che lei potesse rispondere David arrivò con 3
bicchieri di coca
e rum. “Spero
tu non sia astemia!” le disse mentre le porgeva in bicchiere “No,
ma ci vuole poco per farmi partire!” rispose Aly ridendo e
portandosi la bevanda alla bocca. I
ragazzi cominciarono a chiacchierare con qualche persona famosa,
ovviamente erano tutti loro amici! Alice si sentiva fuori luogo,
così cominciò
a girare per l’appartamento tutta sola, incrociando visi
noti, di persone viste
in tv, poi si sedette su un divano e si bevette “alla
goccia” l’ultimo sorso di
coca e rum che le era rimasto nel bicchiere. Intravide Pierre camminare
in
mezzo ad alcune persone, così fece per raggiungerlo, ma
proprio mentre era ad
un passo da lui, notò che stava parlando con una ragazza.
Con una bellissima
ragazza, alta e mora, intrappolata in una cortissima mini gonna semi
trasparente, che lasciava vedere più del dovuto.
Dov’è che l’aveva già vista?
Probabilmente sulla copertina di qualche rivista di moda. Indietreggiò,
prima che lui potesse vederla, e andò a sedersi sul
divano, affianco a Chuck, ma solo dopo aver preso un altro bicchiere.
Stavolta
non era rhum e coca, era qualcosa di più forte, ma non si
era interessata al
contenuto. “Hey
Chuck! Come va? Bella
festa!” disse con un tono più allegro del solito “grazie
Aly, ma non è che hai esagerato un po’ con
l’alcool?” “Io?
Scherzi? Anzi, ora vado a prendere un altro bicchiere di quel coso
giallino, era proprio buono!” “Ehm…
quel coso giallino si chiama Gin Lemon, e comunque non mi sembra
il caso” “Ma
dai! Sono solo un po’ allegra che male potrà mai
farmi un altro
bicchiere?” e detto questo si alzò e si diresse
verso il tavolo dei drink. Un’ora
dopo Alice
barcollava tra
la folla e rideva, rideva, rideva… finchè non
cadde tra le braccia di David. “Dave!
Ciaoooo! Quante luci, mi ricordano quella volta che ero ancora a
Bologna e…” “Cazzo
Aly, ma quanto hai bevuto? Puzzi come
un’alcolizzato!” “Io?
Solo qualche bicchiere,
non ti preoccupare, sto benissimo” e non appena concluse la
frase lo prese per
mano e lo condusse fuori, sulla terrazza.
Alice la teneva stretta, quella
mano. La stringeva, come per paura che lui mollasse la presa.
“guarda che non vado mica da
nessuna parte” gli disse lui.
La ragazza lo guardò negli
occhi e gli sorrise “così ne sono sicura
però”. Pierre
da lontano li osservava, poi si diresse verso di loro. Aly e Dave
nello stesso momento
si stavano avvicinando sempre di più… erano
così vicini che le labbra potevano
sfiorarsi, ma Pierre li interruppe bruscamente.
“me la cedi per qualche
minuto?” chiese
“cos’è? La tua bella mora ti ha
scaricato per qualche altra rock star?” urlò lei
“ma cosa stai dicendo? Quale
mora?”
“Mi inviti ad una festa e poi mi
lasci da sola tutta la serata per farti una modella!” e dopo
aver pronunciato
queste parole gli vomitò addosso gran parte di quello che
aveva bevuto…
Alice
aprì gli occhi e la prima persona che vide
fu Seb.
“Ma dove sono?” disse debolmente e cercò
di
mettersi a sedere “sei a casa nostra… eri proprio
ubriaca persa!” rispose
ridendo e posandole una mano sulla fronte per sentire la temperatura.
“ma cos’è successo? E poi che ore sono?
Perché sono qua?”
“ma non ti ricordi nulla? Dimmi quello che ti
ricordi…”
”Bhè… ero alla vostra festa…
forse ho bevuto un po’ troppo! L’unica cosa che mi
ricordo è quel cretino di Pierre che ci provava con una stra
figa!”
Seb scoppiò a ridere e le sistemò i capelli, poi
con un tono dolce e fraterno
le disse “Aly, guarda che a Pierre non interessa quella
ragazza… hanno lavorato
insieme qualche anno fa. Sono buoni amici, ecco tutto. Fareste meglio a
chiarirvi voi due… e soprattutto tu dovresti chiedergli
scusa!”
“scusa? E per cosa?”
“Da dove vuoi che cominci? Da quando gli hai
urlato in faccia che è un bastardo o da quando gli hai
vomitato sui pantaloni?”
rispose Seb ridendo, poi le porse un accappatoio e le indicò
la porta del bagno
“ora fatti una doccia, poi raggiungici in salotto che ne
riparliamo tutti
insieme, per farci quattro risate!”. Alice era appena uscita dalla doccia, quando si
ricordò che i suoi jeans li aveva lasciati nella macchina
dei ragazzi. Si avviò
verso il salotto, per chiedere a uno di loro se poteva andare a
prenderglieli,
ma nel corridoio incontrò David. Appena la vide le
andò incontro ridacchiando
“ma guarda un po’ chi si è
ripresa!” “dai non fare lo stupido che sto morendo
di freddo e ho lasciato i miei jeans nella vostra auto. Me li andresti
a
prendere? Ti preeeeeeego Dave.” Disse implorando.
Il ragazzo si bloccò a guardarla, poi sorrise e disse
“ho un’idea migliore!
Vieni con me!” la portò in camera sua e le porse
un paio di pantaloni, una
maglietta ed una felpona “mettiti la mia roba. È
pulita e sicuramente tiene più
caldo!” poi uscì dalla stanza passandole affianco,
e scompigliandole i capelli
ancora bagnati, con una mano.
Prima di sparire dietro l’angolo si voltò e le
chiese
se si ricordasse qualcosa di quella notte “poco…
ho dei vaghi ricordi qua e là”
rispose lei
“e in qualcuno di quei ricordi ci sono anche io, per
caso?”
“No. Perché, è successo
qualcosa?”
Dave si incupì di colpo “no, nulla di importante
evidentemente.”
Dopo
essersi vestita, asciugata e pettinata
raggiunse gli altri in salotto, che la accolsero con innumerevolibattutine e risate.
“Comunque, a parte gli scherzi, scusate del
disturbo, del casino che ho fatto, di tutto insomma! E grazie per
esservi presi
cura di me stanotte. Vi devo davvero tantissimo. Anche per avermi
tenuta qua!”
“Secondo te ti avrei riportata a casa in quelle
condizioni?” le chiese Pierre.
Lei non rispose. Era la prima volta, dopo ieri
sera che si parlavano. Era imbarazzata e si sentiva una
stupida… non sapeva
cosa dire, né cosa fare… Jeff lo capì
subito e ruppe il ghiaccio! “Aly dimmi
una cosa… oggi non avevi scuola vero? Perché sono
già le nove e mezza!” “no, la
scuola la riprendo fra due settimane… ma in ogni caso quella
è la cosa meno
preoccupante… ciò che mi terrorizza è
la reazione di mia madre. Mi starà già
dando per dispersa! Mi prestate il telefono che chiamo a
casa?” Pierre glielo
porse, poi aggiunse “se ci sono dei problemi dimmelo, che se
vuoi a tua madre
le parlo io…” “grazie Pierre, ma sarebbe
solo peggio.” Poi si allontanò con il
telefono in mano e compose il numero di casa sua… si fece
coraggio e attaccò la
cornetta del telefono all’ orecchio.
“Pronto?” rispose una donna dall’altra
parte
“Mamma, sono io…”
“Alice! Sapevo che avresti chiamato!”
urlò incazzatissima
“lasciami spiegare, ero a una festa e…”
“una festa!? Non me ne frega niente di dove sei
stata, di dove sei ora e di quello che stai facendo!!! Voglio solo che
torni a
casa! E non aspettarti il benvenuto!!! Anzi, tutt’altro!
Sempre attorno ai
ragazzi e alle feste, pensi solo a divertirti! E noi non ci pensi? Noi
ci
stiamo male per te!”
“lo so, e mi dispiace di essere scappata così
ieri, ma anche io ho una vita e voglio viverla, non stare chiusa in
casa tutto
il giorno per farvi contenti! Ho 18 anni mamma, non ne ho 2!”
“Torna a casa Alice.” E lo disse con un tono freddo
e distaccato.
Alice
appoggiò il telefono sul comodino, si buttò
sul letto e scoppiò in lacrime. Piangeva, piangeva
tantissimo. Stringeva forte
a sé il cuscino e lo impregnava, senza volerlo, delle sue
lacrime. Non sapeva
nemmeno di chi fosse quella stanza, quel letto, quel
cuscino… sapeva solamente
che non poteva farsi vedere dai ragazzi in questo stato, non voleva che
si
preoccupassero per lei e soprattutto non voleva causargli altri guai.
Dopo qualche minuto udì il cigolio della porta,
non si voltò, rimase ferma in quella posizione, mentre le
lacrime continuavano
a rigarle il volto.
Il ragazzo si sdraiò affianco a lei e la strinse
forte.
Pierre.
Sentiva il suo odore, le sue mani calde e
confortanti su di lei, i loro corpi uno attaccato
all’altro… mollò il cuscino,
si voltò e lo abbracciò a sua volta, poi
ricominciò a singhiozzare.
Rimasero così, abbracciati e in silenzio, per
circa mezz’ora. Alice sarebbe potuta rimane così
ancora per molto altro tempo,
ma Pierre la guardò e le disse di andarsi a lavare la
faccia, che era venuto il
momento di parlare sul da farsi… prima di lasciarla andare
le diede un bacio
sulla guancia. Lei lo guardò poi si ricordò delle
parole di Seb “Fareste meglio a
chiarirvi una volta per
tutte voi due…” così disse
“Pierre… scusami. Scusa per quello che ti ho
detto. Non lo pensavo veramente. È che ti ho visto con
quella e… e mi ha dato
fastidio. Perché quella lì è tutto il
contrario di me, è alta, bella, magra…
è
una modella! E poi ho visto il modo in cui ti guardava, come ti
toccava… scusa.
Sono stata una stupida. È che non sopportavo
l’idea di vederti fare lo scemo
con un’altra davanti a me”. Lui le diede un altro
bacio sulla guancia e rispose
“guarda che va tutto bene, non hai bisogno di scusarti. Ora
vai a lavarti la
faccia che hai due occhi che sembrano spiritati!” si misero a
ridere e lei si
allontanò. Si lavò la faccia e andò in salotto,
dove trovò
tutti e cinque i ragazzi seduti sul divano, si aggiunse e si
sistemò tra Chuck
e Jeff, poi chiese cosa stava succedendo… David le fece una
domanda che provocò
un grande stupore da parte di tutti “ti va di rimanere qua
finchè non ricominci
la scuola?”
Tutti
strabuzzarono gli occhi… “cosa ha appena
detto David? Ha invitato Alice a stare da noi per due settimane?
Ragazzi, ho
sentito bene?” domandò uno del gruppo.
David li guardò, poi si avvicinò alla diciottenne
e disse in tono deciso “sentite lo so che prima di chiederlo
davanti a lei
dovevo consultarvi, perché la casa è di tutti, ma
lei ormai fa parte della
nostra vita e io non la abbandono proprio quando si trova in
difficoltà! Non ho
intenzione di farlo! La camera degli ospiti c’è e
poi non si stabilisce mica
qua per sempre! Si tratta solo di due settimane, anche per vedere se si
calmano
le acque in casa sua. Vi prego ragazzi, datele la
possibilità di rimanere con
noi”.
Gli altri quattro ragazzi si guardarono poi
annuirono in silenzio, ma sorridendo. Alice si buttò addosso
a David e cominciò
a ringraziarlo. Era veramente contenta.
Alice
era sotto il portone di casa sua, doveva
salire per prendere la sua roba e dire ai suoi genitori che sarebbe
andata dai
Simple Plan per un po’.
Probabilmente sua madre non le avrebbe creduto,
era per questo che con lei c’erano David e Pierre.
Aveva deciso che non le importava nulla di ciò che
avrebbero detto i suoi, voleva solo andare via da quella casa per
qualche
settimana… così, tra le urla della madre, gli
schiaffi del padre, e gli sguardi
sofferenti e sbalorditi dei due ragazzi radunò velocemente
tutta la sua roba ed
uscì.
La guancia le bruciava tremendamente e su di essa
portava ancora i segni delle dita del padre… David
notò che la ragazza se la
toccava di continuo e disse “Lo so cosa si prova…
anche mio padre me le suonava
di santa ragione quando era necessario! So che fa più male
dentro che fuori… so
come ci si sente… se hai bisogno io ci sono!” poi
le spettinò i capelli e salì
in macchina, seguito da lei e dall’amico. Una volta tornati a casa trovarono Jeff che
liberava la stanza degli ospiti e Chuck e Seb che preparavano la
cena… “Cosa
state facendo??? Voi che lavorate??? Che cucinate??? Oddio vi
è scoppiata la
testa per caso!?” Cominciò a prenderli in giro
Pierre “No idiota, è che non
vogliamo che la nostra nuova coinquilina scappi vedendo che siamo 5
ragazzi che
vivono nel caos più totale e che non si preparano nemmeno da
mangiare!” Alice
era troppo contenta: stavano facendo tutto questo per lei! Non le
sembrava
vero… “allora, posso vedere quella che
sarà la mia stanza per 15 giorni?”
chiese sorridendo… Dave per tutta risposta le
saltò addosso buttandola per
terra e cominciò a tirarle i cuscini che Jeff aveva appena
finito di sistemare.
Tutti gli altri ragazzi ridevano, tranne Pierre,
che andò in camera sua e ci rimase fino ad ora di
cena…
La
pasta era già nel piatto e Dave e Pierre non
erano ancora seduti a tavola… Alice si alzò da
tavola e si diresse verso le
loro stanze per chiamarli, ma prima di bussare alla porta qualcosa la
bloccò.
Erano delle urla.
Stavano litigando?
Si avvicinò un altro po’ alla porta e i due
ragazzi presero a gridare così forte che era quasi
impossibile non sentirli…
“Pierre ma sei scemo!? Stavamo scherzando! Stavamo facendo la
lotta con i
cuscini! E poi se anche mi dovesse piacere, che male
c’è?”
“LE DEVI STARE LONTANO, CAPITO???”
“Hey Bouvier ma sei impazzito?!? Che cazzo ti
prende oggi? Viviamo sotto lo stesso tetto come faccio a starle
lontano? e poi
di che hai paura? È una mia amica e le voglio bene, tutti
qua dentro gliene
vogliamo!”
“Sì MA TU SEI DIVERSO! COS’è
LEI PER TE? UN’ALTRA
RAGAZZA CON CUI GIOCHERAI PER UN PO’ DI TEMPO? SARESTI CAPACE
DI USARLA E DI
SPEZZARLE IL CUORE perché A TE DEI SENTIMENTI DELLE PERSONE
NON TE NE FREGA
NIENTE!” Dave rimase in silenzio per qualche secondo, poi
disse con un filo di
voce “No… lei è diversa e lo sai. Per
questo mi dici di starle lontano”.
Si voltò e quando aprì la porta si
trovò davanti
Alice. “Spostati”
disse David ad Alice, in tono freddo e distaccato.
La
ragazza gli stava davanti, immobile… non parlava, lo fissava
dritto negli occhi
incapace di formulare una qualsiasi frase. Pierre da dietro osservava
la
scena...
“Ti ho
detto di spostarti, devo passare!” ribadì Dave, e
stavolta la diciottenne si
spostò sul lato destro del corridoio, permettendogli di
andare via. Lo osservò
attraversare tutto il corridoio fino alla sua camera, poi il suo
sguardo passò
sul cantante, che però le chiuse la porta in faccia.
“Hey
posso entrare?”
Era Chuck
che bussava alla porta di Alice… non aveva cenato quella
sera e subito dopo il
litigio tra i due ragazzi era andata nella sua nuova camera. Le
finestre erano
chiuse, lei era stesa sul letto con l’iPod nelle orecchie e
fissava il
soffitto…
Chuck
entrò senza aspettare la risposta della ragazza e si sedette
sul letto accanto
a lei… “cosa ascolti?”
domandò rubandole un auricolare “i Blink
182… sai è
strano, solitamente ascolto le vostre canzoni quando sono
giù, ma mi rendo
conto che ora è completamente cambiata ogni cosa. Fino a
qualche settimana fa
eravate il mio sogno… poi ho incontrato Dave sul bus, e
avete stravolto la mia
vita. In meglio, ovvio… Mi chiedo solo se io per voi non sia
un peso. Da quando
mi avete incontrata vi ho causato solo un sacco di problemi! Prima alla
festa,
ora voi che mi ospitate, Pierre e Dave che litigano a causa
mia… mi dispiace un
casino. Forse è meglio che io me ne torni a
casa…”.
Chuck
rimase per un po’ in silenzio… poi sorridendo
rispose “Siamo tutti felici che
tu sia qui! E per David e Bouvier non ti preoccupare, sistemeranno!
Vedrai che
domani mattina gli sarà già passata, loro sono
fatti così…!”.
L’italiana
non potè fare a meno di abbracciare il ragazzo,
ringraziandolo. Poi si alzò dal
letto e guardò l’orologio: mezzanotte e un quarto.
“cosa
c’è? Vuoi dormire?” chiese Chuck notando
che osservava l’ora “no, anzi! Stavo
pensando che potremmo fare qualcosa tutti insieme… un film?
Vi va?” i suoi
occhi brillavano ed era tutta agitata… le era tornato il
sorriso sulle labbra
ed era impossibile dirle di no!
“Certo!
Vuoi che ti accompagni al video noleggio o chiedo a Seb se ti da uno
strappo
lui?” Alice esitò un attimo, poi parlò
“Ehm… ecco, veramente io avevo
intenzione di chiedere a Dave se veniva con me a scegliere il
film… sai, giusto
per fargli capire che io non ce l’ho con lui e per vedere se
gli è passato lo
scazzo. Tu e Seb però potreste andare a comprare le pizze e
i pop-corn
intanto!”. Il batterista le fece l’occhiolino e la
trascino fuori dalla camera,
verso quella di David.
Entrò
senza bussare.
Il
ragazzo era seduto sul letto che suonava la chitarra… appena
la vide appoggiò
lo strumento per terra e le chiese di sedersi, poi cominciò
a parlare
velocemente, in modo agitato e confuso “sai…
cioè… non volevo trattarti così
prima… Pierre… Noi… Ecco
veramente…” lo interruppe “Vieni con me
a noleggiare
un film? Però lo scelgo io perché non voglio che
mi rifili qualche schifezza
horror, chiaro?”.
Lui la
guardò e poi scoppiò a ridere “saranno
belle quelle commediole da quattro soldi
che piacciono a te!” spintonandosi scesero in giardino,
diretti verso l’auto.
Dalla
finestra Pierre li guardava, mentre la rabbia e la gelosia gli
invadevano il
corpo… Alice notò la luce accesa nella stanza del
cantante, e vide la tenda
muoversi non appena lei alzò la testa… prese un
sassolino e lo tirò alla
finestra di Pierre, che la aprì immediatamente mettendo
fuori la testa “Che
cazzo volete ora!?” Dave li osservava senza capire che
intenzioni avesse la
sedicenne “Hey Pierre! Io e David andiamo a noleggiare un
dvd, quando torno
voglio trovarti sul divano col telecomando in mano pronto a scattare,
chiaro!?”
dopo qualche secondo di silenzio urlò “va bene!
Controlla che quel bacato
mentale di Dave non prenda uno dei soliti horror senza un filo logico e
tra
l’altro orrendi!”.
I due
salirono in macchina ridendo e si allontanarono.
Il cellulare
cominciò a squillare. “Pronto?”
“Ciao…
parlo con Valentina?”
“Sì, sono
io. Ma chi parla?”
“Ecco…
sono David, dei Simple Plan. Avrei bisogno di un favore.”
“Merda! Puoi
chiedermi tutti i favori che vuoi figone di un bassista!”
“Ehm...
fra tre giorni sarà il compleanno di Alice,
diventerà maggiorenne… pensavo di
regalarle qualcosa di speciale, qualcosa che…”
“Cazzo
che figata! Tutte le fortune capitano sempre a lei.”
“sì,
comunque stavo dicendo che…”
“fai
proprio bene, sai? Non pensavo che fossi veramente così
carino come dice Aly. Cioè…
ti immaginavo molto più macho, molto più virile.
Non che così non vada bene,
eh, intendiamoci! Bhè e quale sarebbe questa
sorpresa?”
“Sorpresa.
Non te lo dirò mai. Aly mi ha detto che le sveli semore ogni
cosa, quindi
dovrai aspettare anche tu il 29 dicembre.”
“Che
palle! Allora perché accidenti mi hai chiamata?”
“mi
spieghi perché in ogni frase devo mettere sempre una
parolaccia?”
“perché mischia
sto parlando con una fottutissima rock star! Voi non parlate
così. Poi magari
tra una parola e l’altra sputate pure! Adesso lo faccio eh,
aspet…”
“Ma no! Non
tutte le rock star parlano come degli scaricatori di porto. Quindi puoi
anche
smetterla di usare la parola ‘cazzo’ o
‘merda’ dopo ogni virgola. Potremmo tornare
al regalo adesso?”
“Si scusa.
Spara”
“Come ti
ho già spiegato prima, non posso rivelarti qual è
il regalo che voglio fare ad
Alice, però posso dirti quello che sto organizzando insieme
agli altri ragazzi.
Stiamo preparando una mega festa nella nostra villa. Abbiamo anche
comprato un
telone con riscaldamento sopra la piscina, in modo che possa essere
agibile per
quella notte. Abbiamo intenzione di montare un palco in giardino, dove
si
esibiranno dei gruppi e dei cantanti, poi ci saranno ovviamente un
casino di
persone famose. Abbiamo invitato tutta la vostra classe e anche gli
altri
vostri amici, come i compagni del corso di giornalismo di Aly. Ci
sei?”
“ …”
“pronto?”
“P-Pronto…
è una cosa stupenda. Da giù di testa! Una festa
da fare invidia a Paris Hilton!”
“Abbiamo
spedito un invito anche a lei, visto che ad Alice, inspiegabilmente,
piace. Comunque…
qui entri in gioco tu. Devi fare due cose. La prima è
questa: abbiamo comprato
cinque biglietti aerei Bologna – Londra, uno è per
te, gli altri quattro devi
darli a quatto amici di Alice. Le farebbe veramente piacere un casino
averti
qua, e avere altri suoi amici che non vede da più di un
anno.”
“Che
figataaaa!”
“Abbiamo
anche prenotato un Hotel a 4 stelle per i quattro che verranno con te.
Tu puoi
stare da noi, oppure se preferisci puoi tornare a casa tua. Una volta
arrivati
in aeroporto troverete una limousine ad aspettarvi. Vi
condurrà direttamente
qua. Potete vestirvi come preferite, formali o informali. Ad Aly non
importano
queste cose, ma tu lo sai meglio di me.”
“Cavolo
Dave, se questo è il regalo da parte del gruppo,
chissà il tuo quanto sarà
bello!”
“Non lo
immagini nemmeno Vale, fidati! Adesso comunque, passiamo alla seconda
cosa, che
è anche quella fondamentale… devi chiedere a
qualche vostro amico o amica di
qua se domani la può portare in giro. Da qualsiasi parte, ma
lontano da questa
casa. Dobbiamo montare tutto e come sai lei adesso vive qua. Ci serve
che
qualcuno la venga a prendere domani mattina e se la tenga fino a quando
io non
la chiamerò per dirle di correre subito a casa. Mi
inventerò qualcosa…”
“secondo
me basta che la chiami tu e lei corre… quella ragazza
stravede per te, Dave.”
“Come no…
allora, hai capito cosa devi fare?”
“perché ‘come
no’?”
“Nulla,
non importa… siamo d’accordo allora?”
“voglio
sapere cos’è successo”
“quanto
rompi. Adesso capisco perché andate così
d’accordo voi due!”
“Daaai”
“Ti ha
raccontato della festa a casa nostra, immagino… quella dove
ha vomitato addosso
a Pierre.”
“Certo!”
“Ma
suppongo che non ti abbia raccontato che… bhè
ecco… prima che Pierre arrivasse
ad interromperci noi… noi stavamo per baciarci”
“COOOSA? Perché
cavolo non me l’ha detto? Quella deficiente!”
“non
dirle che te l’ho detto. Perché lei non se lo
ricorda. Si ricorda solo di
Pierre. Penso proprio che straveda più per lui che per
me”
“Naaaa. Non
se lo ricorda perché ha bevuto come una spugna, non per
colpa tua. Penso che
dovresti dirglielo. Dille quello che stata per succedere.”
“Non ho
intenzione di farlo. Dai, ci sentiamo. Così mi dici s sei
riuscita a fare
tutto. Ciao Vale.”
“Ok. Secondo
me fai male, comunque. Ciao figone di un bassista.”
David
appoggiò il telefono e andò in salotto.
Osservò attentamente
la scena che gli si presentò davanti, aveva il cuore che
stava andando in
pezzi.
Alice dormiva
sul divano, appoggiata alla spalla di Pierre.
Il bassista
provò una fitta allo stomaco, una morsa di gelosia. Ma
passò in fretta, perché l’amico
aprì gli occhi e si ritrovarono a fissarsi.
Bouvier
era il suo migliore amico, fin dai tempi del liceo.
Non poteva
odiarlo, ne per questo, ne per nessun altro stupido motivo.
La furiosa
lite del giorno precedente si era risolta così, con uno
sguardo. Tutto il
rancore e la rabbia si erano dissolti in un sorriso.
“Desrosiers,
ma che ore sono?”
“le 10 di
mattina… è ora della… SVEGLIAAAAAA”
Alice
sobbalzò, così come Pierre e gli altri ragazzi
che stavano dormendo sugli altri
divani.
“David
Desrosiers io ti odio con tutta me stessa!” gridò
la ragazza, e iniziò a
rincorrerlo per la casa.
Cominciava
così un nuovo giorno in
casa dei Simple Plan.
Una
vistosa limousine si fermò davanti alla villa dei Simple
Plan.
“Vale…
sei sicura che le farà piacere vedermi?”
“Ovvio.
Ma quanto sei scemo!”
I quattro
ragazzi mostrarono l’invito ai buttafuori ed entrarono
nell’enorme villa.
Valentina
era agitata e nervosa. Alice era la sua migliore amica, le voleva un
gran bene
e voleva più di ogni altra cosa vederla felice. La sua
agitazione era dovuta
proprio a questo: la felicità dell’amica.
Non era
sicura che una delle persone che aveva portato da Bologna, avrebbe
contribuito
a rendere felice Aly. Ma ormai erano
lì.
“Ragazzi,
voi godetevi la festa, io vado a cercare David per dirgli che siamo
arrivati”
disse Vale agli amici, e subito dopo sparì dietro
l’angolo.
Nel mezzo
del giardino c’era un palco e tutt’attorno la gente
ballava, rideva, beveva…
era la festa più bella che avesse mai visto.
In mezzo
a tutta quelle gente scorse Seb, e gli corse incontro.
“Seb!
Seb!”
“Ciao! Tu
devi essere Vale, giusto? L’amica di Alice… ci
siamo conosciuti in sala
d’incisione.”
“Sì sono
io! Stavo cercando Dave per dirgli che siamo arrivati, sai dove lo
posso
trovare?”
“Sì… ma
si sta occupando di una cosa importante. Comunque non ti preoccupare,
telefono
io ad Aly.”
Alice
scese dal taxi e corse verso l’entrata della villa, dove
Patrick, l’amico
storico dei Simple Plan, la stava aspettando.
“Pat ma è
successo qualcosa? Seb mi ha telefonato dicendo che dovevo subito
correre a
casa, che era importante”
“Sì,
seguimi” il
ragazzo mise un braccio attorno alle spalle della festeggiata e la
portò fuori,
in giardino.
Alice
rimase a bocca aperta. Era stupefatta, non sapeva cosa dire, ne cosa
pensare.
Capì che
era una festa per i suoi diciotto anni solo quando un enorme fascio di
luce si
fermò su di lei. Vide un sacco di persone attorno a
sé, e tutte la applaudivano
e le facevano gli auguri.
E poi chi
diavolo erano quelli? I Sum 41?
Non fece
in tempo a riprendersi, che il fascio di luce si spostò ed
illumino il palco.
Sopra c’erano cinque ragazzi. I cinque ragazzi che le avevano
cambiato la vita.
I Simple Plan.
Cominciarono
a suonare “Happy Birthday”
ed un coro
di voci si alzò.
Alice
aveva le lacrime agli occhi. Erano veramente la cosa migliore che le
potesse
capitare.
Non
appena scesero dal palco, si fece strada tra la folla e li
abbracciò tutti, uno
per uno.
Era
ancora lì che li ringraziava, quando Jeff la interruppe
“Le sorprese non
sono mica finite! Più tardi suoneranno i Good
Charlotte, i Sum 41 e un
sacco di altra gente!”.
Dave le
si avvicinò, la prese per mano e se la tirò
dietro fino al salotto di casa
“Hanno detto che le sorprese non sono ancora finite, ed
è vero. Vorrei darti il
mio regalo”
“Dave, ma
non dovevi. Già questo è il regalo più
bello che abbia mai ricevuto!”
“Solo
perché non hai ancora visto il mio!”
“sei
sempre il solito megalomane!”
“se non
ti va bene posso anche darlo a qualcun’altro!”
“no, no!
Dov’è? Cos’è?”
“Chi è,
vorrai dire!”
Alice non
fece in tempo a rispondere che il ragazzo la prese per le spalle e la
fece
voltare.
Erano lì
davanti a lei.
I suoi
miti.
Erano lì,
tutti e tre.
“Oh mio
Dio!”
David
cominciò a ridere “guarda che ho fatto i salti
mortali per averli qui, vedi di
dire qualcosa almeno”
Alice rimaneva
immobile, davanti a quei tre ragazzi. Davanti ai
Blink 182.
Tre persone
che non avrebbe mai pensato di incontrare.
Tre persone
che l’avevano aiutata, pur senza saperlo, a superare momenti
difficili.
Tre persone
che l’avevano accompagnata nelle giornate di sole.
Il gruppo
che aveva scritto la colonna sonora della sua vita (o almeno dei suoi
primi
diciotto anni).
Dopo essersi
ripresa dallo shock iniziale riuscì a parlare, lì
salutò, li ringraziò per
essere venuti e li ebbe tutti per se per una mezz’oretta.
Salirono sul
palco anche loro, e cantarono una canzone. Alice li aveva convinti, ma
solamente una, dopodichè se ne sarebbero andati.
“All the small things”, la sua preferita.
Alice e
Dave salirono sul palco con loro. Cantarono insieme, saltando e
ballando.
Poi, le ultime
due frasi…
Keep
your head still, I'll be your thrill,
the night will go on, my little windmill.
I’ll be your Thrill.
Sarò
il tuo brivido.
Intonarono quelle parole guardandosi negli occhi.
“Sarò il tuo brivido a quanto pare,
David” esordì
la ragazza.
La canzone era finita, il gruppo abbandonò il
palco, dopo aver fatto nuovamente gli auguri alla festeggiata.
Il bassista e la ragazza li accompagnarono all’uscita,
dove rimasero finalmente soli.
“Dave… grazie. Grazie, sul serio. Questa serata
non
la scorderò mai. Non poteri mai dimenticarmi di tutto quello
che avete fatto
voi cinque per me, ma soprattutto di quello che stai facendo tu.
Grazie. Grazie
per avermi parlato quel giorno sull’autobus, grazie per
avermi chiesto di stare
con voi, grazie per i Blink, grazie per tutto. Grazie…
veramente. Non so cos’altro
dire. Sono senza parole. Mi chiedo solamente cosa farei senza di voi,
senza… senza di te.”
Il ragazzo non rispose.
Fece una cosa che avrebbe dovuto fare molto tempo
prima.
Una cosa che sorprese totalmente la neo
diciottenne.
La prese per i fianchi e la baciò.
Un bacio dolce, lento, desiderato.
Alice non esitò e contraccambiò subito. Lo
abbracciò a sua volta e lo baciò.
Un bacio, poi un secondo, un altro ed un altro ancora.
Poi un urlo.
Era Chuck “ERA ORAAA. Su, su un applauso. È
doveroso
a questo punto!”.
I due si staccarono l’uno dall’altra e si
ritrovarono davanti il resto dei Simple Plan.
Alice cercò subito Pierre… si guardarono, ma il
cantante distolse quasi subito lo sguardo. Poi si voltò e se
ne andò.
Ma quello non era l’unico problema…
c’era anche
Vale lì in mezzo. Aveva assistito a tutta la scena, e
accanto a lei c’era… “Luca”.
Alice rimase allibita.
Possibile
che quella serata così speciale si stesse trasformando in un
incubo?
Possibile
che tutta la felicità di qualche secondo prima stesse
sfumando in qualcos’altro?
“Luca cosa ci fai qua? Cioè… come…
quando…” Alice non riusciva a trovare le parole.
Aveva diciotto anni e la sua festa era stupenda, piena di attori e cantanti famosi.
Abitava con i simple plan e aveva appena baciato il loro
bassista.
I Blink 182 avevano cantato per lei la sua canzone
preferita.
Alice però aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Davanti a lei c’era un ragazzo abbastanza alto, biondo e con
due enormi occhi color nocciola: Luca.
La ragazza non era capace di mettere in
fila le parole, così rimase semplicemente in silenzio, con la mano
intrecciata con quella di David e gli occhi tristi.
Dopo qualche istante (che sembrò non terminare mai),
Valentina prese la parola e disse che evidentemente era meglio lasciare la
festeggiata da sola con Luca, che non rivedeva da quasi un anno. Tutti i
ragazzi rimasti lì intorno cominciarono ad allontanarsi, tranne David, che
continuò a stringerle la mano, come se l’invito non fosse stato rivolto anche a
lui.
“Potresti lasciarmi da solo con Aly,
per favore? Dovremmo chiarire alcune cose”, disse
l’italiano in un inglese un po’ impacciato.
Alice sfilò la sua mano da quella del bassista e si
allontanò leggermente da lui.
David rimase di sasso. Cosa stava
succedendo? Ci aveva messo un’eternità per organizzare tutto, voleva che ogni
cosa fosse perfetta ed ora che finalmente Alice poteva essere tutta per sé
stava per sparire con un ragazzo mai visto prima.
“Aly cosa stai facendo?”
“Dave devo parlargli. Abbiamo una
questione in sospeso e devo assolutamente risolverla. Ti spiegherò
tutto più tardi, te lo prometto”
“maAly
questa è la nostra serata”
“Dave… ti prego, cerca di capire”
“Resta con me questa sera, gli parlerai domani”
“non posso, è troppo importante”
David era furioso. La serata era rovinata, completamente.
Il suo migliore amico era sicuramente arrabbiato con lui e
la ragazza che era alla base di tutto stava andando via con Luca, il suo ex
fidanzato.
***
Una volta che furono lontani dalla musica e dalla confusione
della festa Alice e Luca si sedettero sull’erba.
Il primo a parlare fu lui.
“Quindi stai con lui adesso”
“no non è così come sembra, questa
era la prima volta che noi…”
“questa è una pazzia!”
“senti… noi ci siamo lasciati, non
stiamo più insieme da quasi un anno ormai. Non penso di doverti dare
spiegazioni”
“però me le stai dando”
“si ma solo perché…”
“perché ti senti ancora legata a me, di la
verità. Sai che quello che c’è stato tra noi è troppo importante e vedermi lì
tra la folla mentre infilavi la lingua in gola a una
rock star ti ha messa in imbarazzo. Dillo che ci tieni ancora a me, su, lo
sappiamo entrambi”
“…”
“appunto. Ti vergogni persino ad ammetterlo”
“no, non è quello.”
“e sentiamo, quale altro motivo
potrebbe esserci allora? Perché sei venuta a parlare con me
da sola e hai lasciato là David?”
“Luca noi dobbiamo smetterla con questa storia. Continuiamo
a comportarci come se stessimo ancora insieme, ma non
è così. Sei stato il mio primo ragazzo e ti ho amato, ti ho amato veramente. Il
primo amore è quello più importante ed è proprio per questo che mi sono sentita
in imbarazzo quando ti ho visto. È vero, quando sono arrivata qua mi sentivo ancora indissolubilmente legata a te, ma ora le cose
sono cambiate. Per tanto tempo ho desiderato tagliare quel filo che ci lega e
finalmente ci stavo riuscendo. Da quando vivo con i simple plan
le cose sono molto cambiate e anche io mi sento diversa. Forse in meglio, forse
in peggio, so solamente che sono cambiata, sono cresciuta, e ora mi sento
pronta a tagliare quel filo, ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto”
“mi stai prendendo in giro? Pensi che per cancellare quello
che abbiamo vissuto insieme basti dirselo in faccia?”
“hey io non voglio
cancellare la nostra storia, voglio superarla, andare oltre. Noi non
abbiamo un futuro insieme e, per quanto mi dispiaccia
ammetterlo, lo sai anche tu”
“ma questo non significa che tra noi debba
finire tutto così. DaiAly
non fare la stupida, noi siamo uniti lo sai, c’è qualcosa di speciale che ci
lega, non puoi…”
“cosa non posso? Non posso rifarmi
una vita? Per me è stata dura trasferirmi e lasciare tutto, è stato
difficilissimo staccarmi da te. Noi abbiamo condiviso dei momenti speciali e
magici, ma non puoi pensare che questo basti a tenerci
insieme. Abitiamo lontanissimi, non ci siamo visti per
anno!”
“…”
“vedi, lo sai anche tu”
“è solo che non voglio dimenticarti”
“non devi farlo, come non lo farò neanch’io.
Però dobbiamo andare avanti, crescere. Se rimaniamo
così legati l’uno all’altra non ci riusciremo mai”
“hai ragione… e lo sapevo ancora
prima che me lo dicessi. Vederti con lui mi ha fatto male e volevo
riaverti per me, anche solo per una sera”
“… non posso”
“lo so”.
I due ragazzi conclusero il
discorso così, senza aggiungere altro. Non era necessario, si conoscevano
troppo bene ed entrambi sapevano che quella sarebbe
stata l’ultima volta che si sarebbero visti.
***
Pierre camminava fra la gente
senza guardare in faccia nessuno, finchè
non si scontrò con qualcuno.
Era David.
“cosa vuoi Desrosiers?”
“lo sai che ci tengo a lei”
Il cantante annuì e guardò finalmente l’amico negli occhi,
poi gli sorrise.
“vedi di trattarla bene allora, mi
raccomando! Io mi sono arreso il giorno della nostra litigata, quando vi
ho visti andare via in macchina insieme. Si vede che ci tiene molto anche lei,
quindi siamo a posto così”.
Dopo aver pronunciato le ultime parole Pierre
fece ancora un altro sorriso e puntò il dito dietro le spalle del ragazzo:
indicava Alice, che stava andando verso di loro.
Una volta raggiunti i ragazzi
guardò David e gli sorrise, per fargli capire che andava tutto bene e gli
strinse forte la mano.
“scusami Pierre, ma è arrivata
l’ora che ringrazi Dave per tutto quello che ha fatto
per me!”
Alloooora! Questo commento è necessario perchè devo umilmente
chiedere scusa per l’enorme ritardo con il quale pubblico il decimo capitolo di
questa fic. Prometto che a breve sarà conclusa.
E siamo così giunti al termine di questa fanfiction.
Un grande GRAZIE va a tutti quelli che hanno letto,
commentato e aggiunto questa fic ai preferiti.
Lascio il finale un po’ aperto, in modo da poterla
continuare, forse, un giorno. Ho preso questa decisione perché “when I’m with
you” è la prima ff che ho scritto e, anche se non è un capolavoro, ci sono molto
affezionata.
Buona lettura, spero che continuerete a seguirmi e a
leggere le mie altre fanfiction.
I hope you like it!
9
mesi dopo.
La
luce penetrava appena da una finestra semi aperta, e illuminava il viso di Alice
proprio all’altezza degli occhi.
“Buongiorno amore” disse la ragazza sbadigliando e sdraiandosi su di un lato, in
modo da ritrovarsi faccia a faccia con David.
“Buongiorno anche a te… ma che ore sono?”
“le 6.30… è prestissimo, ma oggi è il grande giorno!”
“già…”
“Alice ma questa è la
stanza di Chuck!”
“E allora? Daaai è la
più vicina, perché attraversare tuuuuutto il corridoio per arrivare alla tua
quando questa è così vicina, comoda e vuota?”
Alice aveva appena
trascinato David in casa. La sua festa di compleanno era appena finita, anche se
in giardino le persone continuavano a parlare e a ballare, e lei era al settimo
cielo.
Aveva baciato David!
Erano secoli che aspettava quel momento, e finalmente era arrivato.
Come se non bastasse
aveva appena parlato con Luca, sì il suo Luca. Poteva ufficialmente dire che non
era più suo, aveva tagliato i ponti. Sapeva che non lo avrebbe più rivisto e
finalmente stava bene. Non era più angosciata dal solo pensiero di incontrarlo
di nuovo, non si sentiva più in colpa per quello che provava per David, non era
più legata a lui. Era libera.
O almeno… era libera di
stare con Dave.
“Non sai quanto ho
aspettato e desiderato che questo momento arrivasse…” le sussurrò il ragazzo in
un orecchio. Lei arrossì violentemente e sperò che lui non se ne fosse accorto,
poi iniziò a baciarlo.
Un
velo di tristezza segnò lo sguardo dei due giovani innamorati che rimasero in
silenzio l’uno accanto all’altra, finchè non sentirono bussare alla porta.
“chi è?”
“sono io, ragazzi siete pronti? Dobbiamo partire!”
Era Seb che, come previsto, era corso ad accertarsi che tutto fosse pronto,
Alice e Dave compresi.
Così anche quel giorno era arrivato.
Alice aveva sperato di non doversi mai separare da David, dal suo amato David,
ma purtroppo non tutti i sogni si avverano.
Non ci credeva, sarebbe partito per 6 mesi: Tour mondiale.
Certo, per alcune date sarebbe stata presente anche lei, ma non poteva seguirlo
in capo al mondo, aveva la sua vita da portare avanti e di certo non poteva
farlo viaggiando intorno al globo con il suo ragazzo e la sua band.
Alzandosi dal letto ripensò alla mattina dopo la prima notte insieme.
“Buongiorno”
La ragazza aprì gli
occhi per sprofondare in quelli di David.
“Hey… buongiorno anche
a te bassista”
Il silenzio calò su di
loro. Nessuno disse nulla per qualche minuto, finchè la porta della stanza non
si aprì di colpo, per sbattere violentemente contro il muro.
I due sobbalzarono, ma
non appena videro Chuck che si reggeva alla maniglia della porta come se non
riuscisse a stare in piedi capirono che dovevano andarsene.
“Hai bevuto un po’ ieri
sera? Te l’avevo detto di andarci piano con la Vodka bello mio” disse ridendo
l’italiana, per poi allontanarsi insieme a David.
Le loro stanze erano
una di fronte all’altra, ognuno fece per entrare nella sua, ma entrambi
speravano in un invito dell’altro.
Nulla.
Il silenzio era totale
e l’imbarazzo quasi palpabile.
Così Alice entrò nella
propria stanza e si distese sul letto con un’espressione decisamente triste.
La prima cosa che le
venne in mente di fare fu quella di alzarsi e andare da lui, al diavolo
l’imbarazzo! Tanto ormai quello che doveva succedere era successo e David era
stato molto chiaro: lo desiderava da molto tempo.
E così fece.
Si alzò e si diresse
davanti alla stanza del bassista, che aprì la porta proprio nel momento in cui
lei stava per bussare.
“Che tempismo! Stavo
giusto venendo a riprenderti. Sei mia adesso, e non c’è più bisogno di una tua
stanza, perché questa è la nostra stanza da ora in poi”
Una tremenda nostalgia assalì Alice, che ormai era pronta per andare in sala con
gli altri a fare colazione.
Stavano per partire.
Sei mesi, sei lunghi, interminabili mesi.
Valentina si sarebbe trasferita momentaneamente da lei, per far sembrare meno
vuota quell’ enorme casa… ma avrebbe funzionato?
Vivere con i simple plan era stata un’esperienza stupenda, le aveva cambiato la
vita.
Era servito per migliorare il rapporto con i suoi genitori, all’inizio non si
parlavano, ma dopo qualche mese le cose migliorarono. Spesso venivano a trovarla
e, strano ma vero, adoravano il suo ragazzo.
“Buongiorno ragazzi. Allora, siete eccitati? Oggi partite!”
Pierre la osservò, e capì subito che stava malissimo, era distrutta.
Non solo sarebbe stata allontanata da David, ma anche da loro, da quella che da
un anno era la sua famiglia, il suo unico punto di riferimento, i suoi migliori
amici.
“Pierre che hai? Non guardami così, io sto bene, davvero, giuro!” e si stampò un
sorriso ipocrita in viso.
“Pierre mi dispiace se
ci sei rimasto male, ma ecco, vedi… non posso farci niente. Se potessi scegliere
vorrei tanto che lui non fosse il tuo migliore amico, ma non posso. Questo
privilegio non mi è concesso. Sono innamorata e non so come, quando o perché sia
nata questa sensazione, però è reale. È talmente reale che voi ragazzi l’avete
capito subito. Ecco, io volevo solo assicurarmi che tu stessi bene… e dirti che
non avrei mai voluto farti soffrire”
Il ragazzo era in piedi
di fronte a lei, immobile e con lo sguardo fisso nel suo.
Non si rivolgevano la
parola da più di una settimana, per lui era stata dura vedere David e Alice
insieme, e la cosa peggiore era vederli felici. Erano felici. Sarebbe dovuto
esserci lui al posto dell’amico. Non era giusto che finisse così.
“Senti, ora come ora
non mi va proprio di parlarti. Con David ho chiarito, ma questo non vuol dire
che mi sia passata. Mi piaci. Mi piaci molto. Ma hai scelto lui e meritate di
avere la vostra chance. Però non puoi chiedermi di fare finta di nulla e venire
a fare colazione con voi due che vi baciate di continuo. Non puoi chiedermi di
fare finta che nulla sia accaduto, non puoi chiedermi di cancellare i miei
sentimenti. Ma questo passerà, devi solo lasciarmi il tempo.”
E
il tempo era passato anche per Pierre.
Ora stava bene, era riuscito a superare la cosa, anche se infondo, il sentimento
per Alice era ancora là dentro, da qualche parte.
David arrivò a tavola per ultimo. Era triste, ma agitato.
Non voleva lasciare lì la sua piccola Aly, ma lei aveva rifiutato la proposta di
seguirli.
“Devo crescere, non
posso sempre contare su di voi.”
“Ma dai vieni con noi!
Hai tutto il tempo che vuoi per crescere, perché devi farlo stando lontana da
me?”
“perché finchè ci
sarete voi, avrò sempre qualcuno che mi aiuta, che mi solleva quando cado, che
mi sprona ad andare avanti. Bhè… ho bisogno di sapere che me la caverò quando tu
non ci sarai più. Se un giorno ci lasceremo come farò? Ho bisogno di sapere che
posso contare su me stessa”
Alice, la sua Alice.
La
capiva, e rispettava la sua decisione.
Avevano già deciso tutto, si sarebbero visti una volta al mese, tranne che a
settembre, perché sarebbero stati in Asia ed era quasi impossibile ritagliare un
momento per dedicarsi ad altro.
Ma
David aveva già in programma di fare una sorpresa alla sua ragazza. Ad ottobre
sarebbe volato da lei senza dirle nulla. Tutto era già programmato, era anche
già d’accordo con Valentina.
***
Fra mille pensieri e ricordi il momento tanto atteso era giunto.
Il
jet doveva partire e Alice aveva già salutato tutti, ora toccava a lui.
Ma
quanto era dura separarsi da David?
Si
stava maledicendo con tutte le sue forze per aver rifiutato la proposta di
andare con lui. Ma sapeva che era stata la scelta migliore.
“Mi raccomando non…”
“lo so. Tranquilla piccola, davvero. Mi mancherai talmente tanto che occuperai
solo tu i miei pensieri, giuro”
“ma smettila buffone! Lo so che le guarderai tutte e farai mille foto con mille
altre ragazze… ma poi ti fermerai lì, perché penserai alla tua dolce e tenera
ragazza incazzata nera che ti aspetta a casa solo per ficcarti il tuo bel basso
nel…”
“Ok ho capito ho capito!!”
E
poi la baciò.
“Ti amo”
“Ti amo anch’io David Desrosiers”
Qualche minuto dopo Alice era in aeroporto affacciata ad una finestra che
osservava l’aereo dei simple plan volare lontano.