I hate the way I love you.

di conteedilmare
(/viewuser.php?uid=232065)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I hate everyone. ***
Capitolo 2: *** Windsurf. ***
Capitolo 3: *** I Cuthbert. ***
Capitolo 4: *** "You were beautiful." ***
Capitolo 5: *** Happy birthday to Ally! ***
Capitolo 6: *** Our island. ***
Capitolo 7: *** The threat. ***
Capitolo 8: *** Kiss me like you wanna be loved. ***
Capitolo 9: *** Concert. ***
Capitolo 10: *** I only care about you. ***
Capitolo 11: *** Everything's gonna be alright. ***
Capitolo 12: *** What a mess! ***
Capitolo 13: *** Troubles. ***
Capitolo 14: *** I'm scared. ***
Capitolo 15: *** I need to come back to home. ***
Capitolo 16: *** Please, stay. ***
Capitolo 17: *** Yuor skin, your touch, the kiss, the rush. ***
Capitolo 18: *** Last kiss. ***
Capitolo 19: *** I love you. ***
Capitolo 20: *** Forever. ***



Capitolo 1
*** I hate everyone. ***




1. I hate everyone.




 

"Allyson, sbrigati!"

Sento la voce di mia madre richiamarmi per la terza volta, dal piano inferiore e capisco che fingere di non sentire non mi farà restare a casa o non mi aiuterà a sgattaiolare via da quella che mia madre chiama "vacanza".

Facile per lei, no?

Spedisce me e mio fratello Chris in quel paesino sperduto nei pressi di Liverpool da papà, soltanto perché vuole godersi l'estate con il suo "fidanzato".

È dal divorzio dei miei genitori che in casa nostra, non c'è più quell'equilibrio di sempre.

Papà se ne è tornato nel suo paese da ormai due anni e chiama me e Chris una volta a settimana ma nella maggior parte dei casi finisco per dire i soliti "ciao, tutto bene, buonanotte" e attaccare.

Mia madre, invece, finge di aver sempre del lavoro extra da fare con David, il suo collega, ma io e mio fratello ci siamo ormai fatti un'idea di cosa intenda per "lavoro".

Gli unici ad accorgersi della mia esistenza, oltre Chris, sono Bridget e Jaymi, nonchè i miei migliori amici e sottolineo, unici amici.

Siamo i soliti tre sfigatelli della scuola, soltanto perché la gente che mi circonda è troppo stupida per capire che fra un eterosessuale ed un omosessuale come Jaymi, non c'è nessuna differenza che meriti di essere vista come una critica.

Loro non sanno chi è realmente Jaymi e si aspettano che avere un migliore amico gay sia come in quelle commedie americane, dove lui ti accompagna a fare shopping, ti aiuta a truccarti e ti da consigli su come conquistare i ragazzi. No, non è assolutamente così.

Loro sono troppo superficiali per capire. Sono un ammasso di copie fatte con la fotocopiatrice, che si basano sull'apparire e sul gettare merda sulle persone che fino a cinque minuti prima, sono state loro amiche.

E come questi, ci sarebbero tantissimi altri motivi per i quali appaio come una sedicenne perennemente mestruata e acida.

Uno di questi, è il totale menefreghismo di mia madre verso quelli che dovrebbero essere i suoi figli, proprio come in questo momento che pur di stare con il suo "fidanzatino", sta per scaricare sua figlia lontana dai suoi amici per due mesi e mezzo.

"Arrivo." Mi alzo pigramente dal letto e dopo aver afferrato la valigia, scendo le scale senza dar importanza ai miei piedi che si posano con troppa fiacchezza sulle scale.

Mia madre è in giardino a riempire l'auto con le nostre cose, mente Chris mi aspetta sulla soglia della porta.

"Almeno fingilo un sorriso!" Mi rivolge la sua battuta ridendo e anche se gli lancio un'occhiataccia, in realtà lo ammiro perché riesce sempre ad essere solare.

"Avanti Ally, vi divertirete! C'è il mare!" Interviene mia madre, con aria entusiasta.

"Yuppi." Dico sarcastica ed impassibile, ma lei mi ignora e mi sfila la valigia dalle mani.

Poggio la testa sul bordo della porta, osservando il punto più lontano del giardino dal quale si avvicinano due sagome che riconoscerei fra mille.

"Siamo venuti a salutarti." Bridget mi strofina una mano sulla schiena, in segno di incoraggiamento e mi rivolge uno dei suoi sorrisi perfetti; i tipici sorrisi di una sedicenne graziosa.

"Mi mancherai, Bee." L'abbraccio, mentre la mia testa sprofonda fra la sua chioma bruna.

"E anche tu, Jaymi." Gli sorrido e mi lascio avvolgere dalle sue braccia, mentre il mio orecchio aderisce al suo petto, come al solito.

Mia madre saluta i due e dopo aver chiuso la porta di casa a chiave, entra in macchina pronta a partire.

Io e Chris la raggiungiamo dopo aver finito con i saluti e sento come se mi stessi perdendo, ad ogni passo in più.

"Non farti mangiare dai ragazzi di Liverpool, eh." Mi urla Jaymi.

"Tranquillo, mi aspetta un'eccitantissima estate alle prese con mio padre e le sue carte da burraco." Rispondo sarcasticamente ed entro in macchina, mentre vedo Bridget e Jaymi ridere per la mia battuta.

 

 

Sono chiusa in quest'auto da tre ore, tartassata dal caldo soffocante di fine giugno e le canzoni degli anni '70 di mia madre, nonostante io abbia il volume delle cuffie al massimo.

Ma quello della sua radio lo supera e sento un misto fra "Back for you" dei One Direction, provenire dalle mie cuffiette e una delle canzoni lagnose dei "suoi tempi", come li definisce lei.

Nella mia famiglia, non ho nemmeno la libertà di scegliere la musica da ascoltare in auto, perché mia madre odia i One Direction ed è stata così gentile da dirmi che avrebbe preferito cavarsi gli occhi invece di accompagnarmi al loro concerto del mese scorso, e come sempre sono stata la sfigata che è rimasta a casa perché non capisce quanto sia importante per me.

Quando finalmente scendo dall'auto e sento di essermi liberata del calore opprimete, eccolo che si ripresenta mentre mio padre mi soffoca con uno dei suoi abbracci.

Appena entro nella sua casa, mi volto verso mio fratello e senza aggiungere altro, corriamo verso il piano superiore per prendere la stanza migliore.

Sento mio padre ridacchiare mentre Chris mi supera, perciò decido di passare al piano B: la minaccia.

"Christopher Carter, se vuoi che non ti strizzi le palle, lasciami la stanza più grande." Dico, con un tono soffocato dal fiatone.

Arrivo all'ultimo scalino e mi ritrovo in un corridoio con tre porte ed un ulteriore scala all'estremità.

"Ti lascio questa, ma solo perché ci tengo ad avere la capacità di riprodurmi, in futuro." Chris ride ed esce dalla prima porta che mi affianca.

Ci entro incuriosita e mi sento rincuorata dalla grande finestra che si trova accanto alla scrivania.

La apro e resto a fissare la spiaggia che mi si presenta davanti.

Devo ammettere che è un paesaggio meraviglioso. Il mare sembra esitare nel voler bagnare quell'infinità di sabbia, mentre si ritira velocemente e ricomincia ad allargarsi verso la riva.

La spiaggia risplende sotto il sole cocente e ospita pochissime persone; è quasi del tutto vuota.

Per lo meno, avrò meno persone da odiare in questo posto isolato.

"Ragazzi, scendete!"

Lascio la borsa sul letto, afferrando solamente il cellulare e ripercorrendo le scale.

 

 

Se c'è una cosa certa, è che mio padre ama questo paesino sperduto.

E sapete perché lo so? È tutto il pomeriggio che ci porta in giro, come se potesse importarmi qualcosa dei suoi negozietti preferiti o le scorciatoie per arrivare prima nelle piazze.

Ma il momento tanto atteso, è finalmente arrivato: il ritorno.

Sta per riaprire il cancelletto di casa e quasi riesco a sentire il mio computer portatile urlarmi "prendimi, Allyson, prendimi!".

Ma ad un certo punto si volta verso me e Chris come se stesse per dire la cosa più eclatante di sempre.

"Ehi, non vi ho fatto vedere la spiaggia."

Dannazione!

"Oh, ma certo!" Fingo un sorriso e rivolgo un'occhiata disperata a mio fratello.

Aggiriamo la villa di mio padre dall'esterno, fin quando percepisco i primi granelli di sabbia e mi tolgo i sandali, legandoli al passante dei pantaloncini a jeans.

Attraversiamo la spiaggia, fino ad arrivare alla riva umida dove tre ragazzi ed una ragazza stanno giocando a palla. Devo ammettere che almeno questo, è un posto magnifico.

"Lì infondo c'è il porto, ogni tanto io ed io signor Shelley andiamo a pescare. Gran uomo il signor Shelley." Sorride compiaciuto, guardando verso l'orizzonte.

Fingo di ascoltarlo come ho fatto per queste ultime tre ore, mentre cerco di scansare il pallone di questi quattro tipini che affogherò nel mare, se non la smetteranno di farla rimbalzare nelle mie vicinanze e schizzarmi.

Quando mi volto per fulminarli con lo sguardo, sento un colpo alla testa e perdo l'equilibrio, finendo per cadere sulla riva della spiaggia e sporcarmi di acqua e sabbia.

"Ma vaffanculo!"

"Oddio, scusa, sei caduta?" Uno dei ragazzi si avvicina, porgendomi la mano ma non ho nessuna intenzione di afferrarla, dato che devo ancora rivolgergli uno sguardo.

"No sai, avevo solo voglia di vedere se l'acqua è davvero bagnata come dicono!" Rispondo sarcastica e finalmente riprendo l'equilibrio.

"Oh, George! Lui è il figlio del signor Shelley, di cui vi parlavo!" Esclama entusiasta mio padre.

Volto la mia testa verso il ragazzo e vedo una massa di capelli mossi e un paio di occhi color nocciola, salutare mio padre e rivolgersi a me e Chris.

"Io sono Geroge." Sorride, porgendomi la mano ancora sporca di sabbia. "Tu sei?"

"Qualcuno a cui non interessa il tuo nome." Rispondo e rivolgo un sorriso sarcastico, mentre cerco di scrollare via la sabbia dai pantaloncini.

"Si chiama Allyson, non farci caso. Io sono Chris." Interviene mio fratello e gli stringe la mano.

"Scusa, ancora, Allyson." Ripete, avvicinandosi e gesticolando con la mano che sorregge la palla sporca di sabbia bagnata.

"Senti, Coso, tieni quel pallone lontano da me." Concludo e mi allontano, con lo scopo di ritornare a casa e cambiarmi il prima possibile.

"Mi chiamo George!" Mi urla mentre attraverso la spiaggia, ma lo ignoro e proseguo per la mia strada.

 

 

Ehi Jaymi,

Mi avevi raccomandato di non lasciarmi mangiare dai ragazzi di Liverpool, ma ho rischiato di rovinare i pantaloncini di Bridget per uno squilibrato di cui non ricordo neanche il nome.

Mio padre ha portato me e Chris in giro per tutto il pomeriggio, parlando delle ultime cose di cui mi interessa in assoluto.

L'unica cosa positiva, è che ho una camera spaziosa e luminosa, che si affaccia su una spiaggia magnifica, di cui allegherò una foto alla fine di questa e-mail.

Salutami Bee e sappiate che vi vorrò bene anche quando sarò in carcere per aver ammazzato qualcuno qui.

Un abbraccio,

-La vostra Ally.

 

 

Buonanotte(?) gente :)
Non fate caso all'ora, ma non riesco a dormire ed ho pensato di scrivere per la prima volta qualcosa sugli Union J, in particolare George. Ma in seguito arriveranno anche Josh e JJ, mentre Jaymi è già comparso.
Morivo dalla voglia di pubblicarla e dure ragazze su twitter, mi hanno spinta a farlo ahahahahah.
Anche se "My Dilemma" non è completa, ho il tempo di gestirle entrambe.
Spero che vi piaccia.
Un bacio,
-Ems :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Windsurf. ***




2. Windsurf.




 

Ciò che amo di più dell'estate è il poter passare metà giornata a dormire e l'altra metà a fingere di non star dormendo e qual è il posto migliore per poter fare tutto questo, se non il paesino sperduto di tuo padre?

Nonostante il mio sonno pesante, un senso di prurito al livello del gomito mi sveglia leggermente, ma sono troppo pigra per sciogliere quella posizione e grattarmi.

Quando sembra placato, ecco che ricompare al livello della coscia questa volta, accompagnato da un ronzio fastidioso, che sento vicinissimo.

Zanzare. Le mie peggior nemiche, dopo gli esseri umani.

Sventolo freneticamente le mani, con l'intento di cacciar via l'insetto, ma quando il suono sembra essersi placato, ritorno nella posizione di prima ed eccolo che ricompare.

Succede la stessa cosa per altre tre volte, fin quando maledico tutto, mi alzo e mi chiudo in bagno per lavarmi ed infilare il costume.

La parte di spiaggia che riesco a vedere dalla mia finestra è poco ospitata ed il mare è un po' più agitato rispetto a ieri.

Scendo in cucina, ponendo svogliatamente una tazza di latte nel microonde e accendendo la televisione al primo canale che mi capita.

Afferro il pacco di biscotti che mio fratello ha lasciato sul tavolo e mi siedo, per far colazione in Santa pace senza zanzare molestatrici.

"Ally! Ally!"

Come non detto, prima le zanzare e poi il moscone: mio fratello.

Chris entra dalla porta principale in costume mezzo bagnato, sporcando il pavimento di sabbia.

"Vieni a vedere!" Mi incita, con la stessa aria entusiasta che gli ho visto quando a dieci anni, papà gli ha comprato la bicicletta, prima che io gli forassi le ruote.

"Credi che possa davvero esserci qualcosa di talmente importante a tal punto da staccarmi dai miei biscotti, di prima mattina?" Alzo un sopracciglio e ne addento uno.

"Prima mattina? Sono le undici! Sbrigati, ti aspetto." Prende posto al mio fianco e si appropria del telecomando, come al solito.

"Per me le undici sono prima mattina, ok? Ok. Avevo intenzione di non svegliarmi nemmeno per il pranzo, ma poi è arrivata una troia di zanzara." Mi lamento.

Lo sento ridacchiare e cambiare canale a suo piacimento.

"Tu lo sapevi che in questo posto facevano anche windsurf? George ha detto che sono un gruppo abbastanza numeroso e che fra mezz'ora cominciano l'allenamento." Ha ancora l'espressione entusiasta dipinta sul volto e so che non vede l'ora che io finisca la mia colazione, per accompagnarlo in spiaggia.

Perciò, lo accontento.

Prendo la mia borsa da mare, infilando iPod, un libro ed un telo da mare per poi uscire di casa, attraversare la veranda e ritrovarmi in spiaggia.

Chris non perde l'occasione per farsi un bagno, che non è il primo a giudicare dal suo costume.

Decido di stendermi sul mio telo con le cuffie e prendere un po' di sole, visto che la mia carnagione è facilmente confondibile con una mozzarella.

Mi rilasso.

Sento la pelle accaldarsi sotto il sole e un venticello fresco, scompigliarmi i capelli e dare un senso di sollievo al mio corpo ormai caldo.

Ma forse non è la giornata giusta per stare tranquilla.

Quando qualcuno mi sfila via una cuffia, riportandomi alla realtà, sollevo lo sguardo e socchiudo gli occhi per il sole e per focalizzare la sagoma accanto a me.

"Ehi Allyson!" Mr. Coso .
"Che c'è, Coso?" Chiedo, per arrivare dritta al punto e ritornare alle mie cuffie.

"Dobbiamo allenarci e ti devi spostare, per favore. Questa parte della spiaggia ci serve per trasportare le tavole." Mi spiega, sorridendo.

Lo squadro dalla testa ai piedi e mi alzo, sbuffando, mentre trascino il mio asciugamano più distante.

Mentre mi perdo nella vista del mare ed il cielo separati dall'orizzonte, vengo distratta da delle risatine e delle voci dietro di me e solo in quel momento noto un gruppo di ragazzi e ragazze, affiancati al muretto della spiaggia.

Fra questi, riconosco George e i suoi due amici di cui mi parlava Chris, dei quali non ricordo nemmeno i nomi ma sono convinta che comincino entrambi con la J.

Oltre a loro tre, ci sono altri quattro ragazzi e cinque ragazze, tutte quante con uno chignon ben fatto e soltanto quando li vedo trasportare le tavole da surf, ne capisco il motivo.

Dopo averle portate a riva, osservo George che senza difficoltà si mette in piedi sulla tavola e tenta di reggere la vela, muovendola avanti e dietro con le braccia dopo averla alzata. Si allontana sempre di più, fino a diventare un piccolo segno in quell'immenso azzurro.

Tutti gli altri fanno la stessa cosa, ma alcuni trovano difficoltà nel reggere la vela e noto come un uomo calvo e muscoloso stia cercando di aiutarli, evidentemente il loro allenatore.

Non capisco come facciano ad arrivare così lontano e devo ammettere che è uno sport affascinante e... sono bravi.

 

 

Dopo un'ora, la riva della spiaggia è occupata da tredici tavole e apparentemente, si stanno prendendo una pausa.

Vedo Chris, Mr. Coso ed una ragazza, avvicinarsi.

"Visto? Non è magnifico?" Mio fratello prende posto sul mio asciugamano e mi guarda, aspettando una risposta che gli dia soddisfazione.

"Già. Non ho mai visto nulla di simile, sembra difficile." Commento, rivolgendomi più a George che agli altri due.

Mi alzo per sgranchirmi le gambe e trattengo uno sbadiglio.

"Non è difficile, basta farci l'abitudine." Mi risponde George.

Ci avviciniamo tutti e quattro alla riva e lascio i miei piede a mollo nell'acqua salata.

"È fantastico, non so, mi incuriosisce." Sorrido e mi stupisco di me stessa.

"Vuoi provare?" Ricambia il sorriso, ma viene interrotto dalla ragazza che si intromette.

"George, smettila. Lo sai che non possiamo portare nessuno che non sia del corso, sulla tavola. Lei non è addestrata e non può. Le è bastata una pallonata di ieri per buttarla a terra, immagina cosa potrebbe succedere in acqua." Ridacchia, sull'ultima parte del suo intervento, con una punta di irritazione.

Poso una mano sul fianco e la squadro, sollevando il sopracciglio destro.

"Senti Cosa, non avrei accettato ancor prima di sentire la tua predica." Sbuffo, mentendo e me ne ritorno sul mio asciugamano, con la noia che prende il sopravvento su di me.

 

 

Sono le sei del pomeriggio ed io sono chiusa in camera mia, a scrivere un'e-mail per Bee, cercando di evitare di scendere e fare brutte visite e per "brutte visite" si intende l'amichetta di George che istiga i miei istinti aggressivi.
Ho quasi concluso la mia e-mail, quando sento qualcosa scontrarsi contro la mia finestra con poca forza e mi precipito ad aprirla, pronta a castrare il deficiente che si diverte a rischiare di rompere il vetro.

Quando noto George, mi sporgo un po' di più per farmi vedere e lo fulmino con lo sguardo.
"Coso, hai finito di cercare di abbattere la mia finestra?" Domando, con un tono di voce infastidito.
Lo vedo zittirmi e farmi segno di uscire.
Chiudo la finestra e passo un po' di tempo a spostare lo sguardo dal computer alla porta, dalla porta al computer, per decidere se continuare a scrivere a Bridget o raggiungere lo squilibrato che mi ha buttata, accidentalmente, a terra con un pallone.
Strano ma vero, scelgo la seconda.
"Che c'è?"
Apro la porta di casa e come immaginavo, me lo ritrovo davanti; troppo prevedibile.
"Vieni!" Afferra la mia mano, ma subito l'allontano per evitare quel contatto e continuo a seguirlo, disinvolta.
Raggiriamo la villetta e arriviamo in spiaggia, che a quest'ora è più deserta del solito ma non mi dispiace, meno gente c'è, meglio è per la mia sanità mentale.
Noto la tavola e la vela di George sulla riva e credo di aver capito le sue intenzioni.
"Se Cosa lo verrà a sapere, te lo rinfaccerà per il resto dei tuoi giorni." Sbuffo, a braccia conserte.
"Oh, andiamo!" Mi afferra il braccio e mi porta in acqua, mentre cerco di scrollarlo via.
Lo vedo rifare la stessa operazione di stamattina e mettersi in piedi sulla tavola, sotto il mio sguardo curioso.
"Siediti lì." Sorride, mentre mi indica un punto accanto ai suoi piedi.
"Se mi fai cadere, ti ammazzo. Questi pantaloncini sono della mia amica e se si bagn.."
"Ally, 'sta zitta e sali!" Ride.
In genere non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, forse perché non sono molto a contatto con la gente se non Jaymi e Bee, ma questa volta lo ascolto senza ribattere e prendo posto sulla tavola a braccia incrociate.
"Guai a te, ho paura delle altezze." Dico, mentre osservo la riva allontanarsi dal nostro campo visivo.
"Oh, al massimo anneghi, nulla di più." Gli tiro un pizzico sul piede e lo sento urlare un "ahi" e ridere.
Il mare è bellissimo e il modo in cui si unisce con l'azzurro del cielo, visto da qui, è ancora più affascinante.
Arrivati ad una certa distanza, lo vedo lasciare la vela e sedersi di fronte a me, con i piedi immersi nell'acqua.
"Se la prossima volta vieni con il costume, ti faccio guidare la vela." Si passa una mano fra i capelli e mi guarda con la solita aria solare.
"Sono una frana."
"Perché dici questo se non ci hai mai provato?"
"Perché sono una frana in tutto." Abbasso il capo, grattandomi la nuca con aria imbarazzata.
Cala il silenzio per qualche secondo, momento in cui spero che smetta di guardarmi o che cambi discorso.
"Cosa intendi con 'tutto'?"
"A partire dalle relazioni con gli altri essere umani di questo pianeta e a finire con ogni tipo di sport." Sorrido debolmente.
"Nah, sei solo un po' acida!" Ride.
"Gentile, Shelley." Lo schizzo leggermente, allungando la mano e facendola arrivare oltre la tavola.
Lo vedo bloccarsi di colpo e guardarmi come se fossi un'aliena.
D'istinto mi giro per vedere cosa ci sia dietro di me, ma dalla sua affermazione capisco.
"Non mi hai chiamato più Coso!" Esclama.
"Non farci l'abitudine."
  
 

Ehi Bee,
non ci crederai mai ma sulla nostra spiaggia, c'è un corso di windsurf e oggi il tipo che mi ha travolto con la palla, mi ha portata sulla sua tavola.
Non  farti strane idee ma, non so, mi sono divertita. E' stato... bello(?)
Forse perchè il mare era bello, ma i suoi amichetti non mi stanno molto a genio. E comincio a pensare che lui non deve essere molto diverso, sono i suoi amici, no?
Lo sappiamo entrambe che non fa bene, fidarsi subito della gente e  anche se sono lontana da voi da  due giorni, mi mancate tanto.
Se ci tenete alla mia sanità mentale, venite a trovarmi il prima possibile.
Un bacio,
-La tua Ally.




 

Buongiorno, belle :)
Ho appena sfornato il secondo capitolo e l'ho pubblicato, come avevo promesso.
Grazie mille per le recensioni, i preferiti ed i seguiti! 
Fra poco metterò il banner anche per questa Fanfiction!

Spero che vi piaccia :)
-Ems.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I Cuthbert. ***




3. I Cuthbert.





"Tesoro, come va? Vi state divertendo?" Dal telefono, la voce di mia madre risulta ancora più stridula del solito.

Sbuffo e sospiro prima di risponderle, osservando Chris che gesticola per suggerirmi di star calma.

"Mh, si. Chris si sta divertendo." Mi mordicchio il labbro inferire, nervosamente.

Sa benissimo che preferirei essere a casa con Jaymi e Bee, magari a guardare uno dei nostri film horror, nonostante le lamentele di Bridget che li detesta.

"Tu?" Insiste.

Fisso Chris che continua a gesticolare per raccomandarmi di non risponderle male e lo accontento.

"Tutto ok." Mento. "Chris vuole parlarti." Mento ancora e passo il telefono a mio fratello.

Non è che non ho voglia di parlare con lei, ma se mi chiedesse cosa ho fatto in questa settimana, le dovrei rispondere un chiaro e tondo "niente" e... Ok, in realtà sono ancora un po' arrabbiata con lei e non voglio parlarle.

La lascio al telefono con Chris e scendo al piano inferiore, dove mio padre è indaffarato ai fornelli e, a giudicare dalla sua goffaggine, credo che in genere mangi sempre pizza ordinata.

Lo osservo mentre cerca di coprire la pentola del sugo che bolle esageratamente, schizzandogli la maglia.

"Ci penso io." Ridacchio, facendolo sussultare.

Abbasso la fiamma del fornello, mentre ci aggiungo un pizzico di sale ed il sugo ritorna a bollire alla giusta intensità.

"La mamma non c'è quasi mai a casa ed io e Chris ci siamo adattati." Rispondo vittoriosa alla sua aria interrogativa.

"Potresti darmi una mano per stasera?" Mi sorride ma non so dove voglia andare a parare.
Percepisce la mia perplessità e rimanda la sua spiegazione a quando saremo a tavola con Chris, tutti insieme.
Come se fosse stato chiamato, quest'ultimo ci raggiunge e si siede quando lascio scolare la pasta e distribuisco i piatti in tavola.
"Dicevi, pà?" Lo incito a parlare.
"Ecco… Stasera abbiamo ospiti." Si gratta la nuca imbarazzato e lo capisco, perché lo faccio spesso anche io.
"Che genere di ospiti?" Interviene mio fratello.
"C'è questa mia amica che…"
Sollevo lo sguardo dal piatto e osservo mio padre che sembra essere terrorizzato dalla mia reazione.
"Finalmente!" Esulto e trattengo una risata per la sua espressione sorpresa. "Cominciavo a pensare che fossi diventato gay. Insomma, sono due anni che sei solo qui." Aggiungo e cala un silenzio che viene interrotto poco dopo, dalle loro risate alle quali si aggiunge anche la mia.
"Come si chiama? Di dov'è? Che lavoro fa? Parla." Lo incita Chris.
"Ok, ok, con calma. Allora.." Si aggiusta il colletto della maglia, schiarendosi la voce e lo vedo felice per aver ottenuto reazioni positive.
"Si chiama Marie, abita qui vicino e fa la guardia costiera sulla nostra spiaggia. Se ve lo state chiedendo, no, non stiamo insieme ma pensavo che oggi sia l'occasione giusta per dichiararmi." Dice tutto d'un fiato e ritorna al suo piatto.
"Fantastico!" Esulto ancora.
"Ah.." Risolleva lo sguardo su di noi, ingoiando ciò che sta mangiando. "Ha due figli della vostra età. Siate gentili con loro, stasera." Conclude.
"Lo faremo." Sorride Chris e mi lancia uno sguardo perché sa che la maggior parte degli adolescenti del pianeta non mi vanno a genio.
Ma non è detto che siano così male, no?

 


Mollo il computer quando sento una vibrazione sotto il sedere e capisco di aver "soffocato" il mio cellulare per tutto il pomeriggio.
Il numero che compare sul mio display non lo conosco, ma è probabile che Jaymi e Bee abbiano finito la loro ricarica e mi stiano chiamando da un altro telefono.

"Pronto?" Rispondo.
"Allyson?"
Sussulto e riconosco la voce di George.
"Come hai il mio numero, Coso?" Non posso farci nulla se il tono della mia voce è un misto fra l'aspro e l'annoiato; è il mio istinto.
"L'ho chiesto a tuo fratello."
"Oh."
"Stasera siete dei nostri? C'è una festa in spiaggia per i ragazzi del windsurf e magari voi.."
Lo fermo.
Per "ragazzi del windsurf" si intende i suoi amici presuntuosi che si comportano come se fossero i "padroni" della spiaggia e fra questi, Kate, ovvero Miss. Le-è-bastata-una pallonata-di-ieri-per-buttarla-a-terra,-immagina-cosa-potrebbe-succederle-in-acqua.

"Abbiamo ospiti, non possiamo." Colgo l'occasione al volo.
"Potreste venire con loro." Insiste.
"Ti faccio sapere." Riattacco e mi butto sul letto, dal quale sono costretta a rialzarmi quando sento il campanello suonare e capisco che i nostri ospiti sono arrivati.
Scendo le scale e li raggiungo in salotto, dove li osservo attentamente.
Marie è una normale donna sulla quarantina, con un mare di capelli tinti di rosso e un paio di occhi azzurri che somigliano alla marea della nostra spiaggia.
E' solare e gentile, proprio come la figlia che mi ricorda una bambola di porcellana.
Quest'ultima ha dei capelli biondi e perfettamente lisci, che fanno da cornice ad un viso sottile ed angelico, nel quale non passano inosservati gli stessi occhi di sua madre.
Insomma, è tutto l'opposto di me ed in questo momento m sento a disagio per i miei capelli disordinati, il mio trucco leggermente sbavato e le mie pantofole a forma di zampa di cane.
L'ultimo dei nostri ospiti, invece, è  diverso dal resto della sua famiglia; l'unica cosa che lo accomuna, sono gli occhi. Per il resto, ha i capelli un po' più scuri ed è anche più alto di Chris.
"Loro sono la famiglia Cuthbert. Marie, Josh e Frankie." Dice entusiasta mio padre, che dopo le presentazioni mi chiama in disparte con una scusa e mi chiede un po' di tempo per la sua proposta a Marie.
Mi tocca dover fare l'ultima cosa che ho voglia di fare in questo momento, pur di lasciarli soli.

 

 

"Ehi, avete presente il gruppo del Windsurf?" Chiedo, rivolgendomi a Frankie e Josh.

Li vedo annuire e continuo.

"Oggi danno una festa in spiaggia e potremmo andarci, se vi va." Pretendo almeno la candidatura per la categoria Best Actress dei Video Music Awards 2013.

I due accolgono con più che entusiasmo, la mia proposta; perché non sono così socievole e solare come i Cuthbert?

Io e Chris ci prepariamo velocemente e decido di infilare il costume sotto ad un pantaloncino ed una canotta.

Per il resto del breve tragitto, rimango a commentare con Frankie la passione che  abbiamo in comune, verso i libri di J.K. Rowling. Quando arriviamo, è impossibile non notare il grande falò sulla spiaggia, dove il gruppo del Windsurf si riunisce.

George si accorge della nostra presenza e si scosta per farmi sedere, mentre Kate arriccia il naso e cerco di ignorarla. La mia pelle viene a contatto con la sabbia fresca della sera e presento Frankie agli altri, quando si siede al mio fianco.

Chris, come mi aspettavo, ha già trascinato Josh da JJ, ovvero uno dei migliori amici di George, che ha legato da subito con mio fratello.
A quanto pare, sono l'unica asociale della situazione.

"Come hai cambiato idea?" Mi sorride George.

"Non per te" Ribatto, noncurante.

"So che infondo, mi vuoi bene." Mi da una gomitata, scrollandosi un po' di sabbia dalle ginocchia.

"Nel profondo degli abissi, anzi forse nemmeno lì!" Ridacchio, scherzando.

Lo sento unirsi alla mia risata, mentre tutti gli altri sono impegnati in conversazioni diverse.

"Attenta a come ti comporti, posso farti annegare in un nano secondo." Ribatte, con aria di sfida.

"A sette anni ho mandato in ospedale un bambino, perché gli ho dato un calcio nelle parti basse. Sicuro che sono io quella a dover preoccuparsi?" Sollevo un sopracciglio, mordicchiandomi un labbro per trattenere un'altra risata.

"Proviamo?" Propone, alzandosi.

E a quel punto sono costretta ad imitarlo e cominciare a correre, nonostante la sabbia mi rallenti. Quando sento il mio fiato affaticarsi e le gambe farsi pesanti, rallento e avverto le braccia di George cingermi i fianchi e prendermi in braccio, in modo da trovarmi a penzoloni sulla sua spalla.
Caccio un urlo, ridendo e schiaffeggiandogli la schiena, mentre vedo le impronte dei suoi piedi nudi farsi sempre più vicine alla riva, fin quando noto l'acqua del mare diventare più alta e ci finisco dentro così velocemente che per poco riesco a trattenere il fiato.
Quando la mia testa riemerge a galla, mi passo una mano sugli occhi per cercare di asciugarli e aprendoli, vedo George immerso nell'acqua fino alle ginocchia, mentre ride spudoratamente.
"Sei uno stronzo!" Rido anche io, mentre mi alzo completamente gocciolante e mi avvicino a lui. "Visto che hai detto che ti voglio bene infondo, non è che ora vorresti un abbraccio?"Continuo, marcando il tono della voce sulla parola "ora" con l'intento di bagnarlo.
"No, no." Risponde fra una risata e l'altra, allontanandosi.
Poso le mani sulla sua maglietta bianca, lasciando due impronte bagnate visibili fin quando lo spingo, facendogli perdere l'equilibrio.
"Mai mettersi contro di me!" Rido soddisfatta, quando la sua testa riemerge e mi guarda, sorridendo.

Distolgo lo sguardo, voltandomi verso l'enorme distesa di acqua scurissima, leggermente illuminata dalla luna splendente di questa serata. Rimango ad ammirare il paesaggio, fin quando George mi tira il braccio, trascinandomi di nuovo in acqua.

Dopo una settimana, soltanto ore che mi trovo di fronte al suo volto incorniciato dai capelli bagnati, mi accorgo di quanto sia bello il suo sorriso, ma respingo velocemente via quel pensiero, vergognandomi di me stessa.

"Non voglio nemmeno immaginare cosa ci sia sotto i nostri piedi. Non riesco a vedere niente." Rabbrividisco.
"Mh, sabbia?" Domanda, ironicamente.
"Intendo pesci, alghe e roba simile, deficiente. Mi fa schifo." Rispondo, schizzandogli leggermente il viso già bagnato.

"Non ci sono molte alghe qui." Mi fa un occhiolino e sento il suo ginocchio scontrarsi contro la mia gamba, in acqua.

Rimango ad osservarlo mentre si avvicina di più, fino a sentire il suo respiro. Sposto lo sguardo sulle sue labbra e vedendole così vicine, mi convinco che conosco George da una sola settimana e ho imparato che non bisogna fidarsi facilmente della gente. O almeno, io non ci riesco.

Mi scosto leggermente, lasciandogli un delicato bacio sulla guancia, prima che le sue labbra sfiorino le mie.


 

Bee, Jaymi,
Non ci crederete mai, ma oggi io e Chris abbiamo conosciuto colei che è diventata la nuova "fidanzata" di papà, Marie. Ci hanno presentato anche i suoi figli: Josh e Frankie.

Con Josh non ho avuto modo di parlare molto, mentre Frankie è dolce e simpatica, è una tipa a posto.
Sono appena tornata dalla festa in spiaggia dei ragazzi del Windsurf e ammetto di essermi divertita, con George.
Stiamo imparando a conoscerci . Ci sono anche alcuni ragazzi del Windsurf che sembrano simpatici, come JJ, Camila, Effy e Tom, ma la maggior parte rimane un ammasso di gente presuntuosa, come Kate. Che nervoso, quella ragazza!

Non so che mi succede, ma questo posto comincia a piacermi.
Tranquilli, non mi sono drogata ahahahah.

A presto!
-La vostra Ally.



Buonasera, gente :)
Ed ecco che con questo capitolo, entriamo un po' nel vivo della storia. Le persone che Ally ha nominato nell'e-mail per Bee e Jaymi, comparirano nei prossimi capitoli e avranno un ruolo importante anche Josh e Frankie.
Come avete visto, ho aggiunto il banner alla storia che non ho fatto io. Infatti devo ringraziare questa ragazza, per averlo fatto. E' davvero bravissima!
Grazie mille per le recensioni, i seguiti ed i preferiti. Spero che vi piaccia anche questo capitolo.
Alla prossima!
-Ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** "You were beautiful." ***




4.  "You were beautiful."




Apro il cassetto del comodino e tiro fuori uno dei miei costumi da bagno preferiti, bianco con i ricami rossi.

Sono le undici del mattino e, incredibile ma vero, sono già sveglia e mi sto preparando per scendere in spiaggia.

Io e Chris abbiamo deciso di pranzare insieme a Josh e Frankie, dato che mio padre e Marie saranno fuori tutto il giorno.

Oh, a proposito di questi ultimi! È servito a qualcosa lasciarli in disparte, Marie sembra aver accolto a braccia aperte mio padre e ne sono felice.

Dopo aver infilato il costume, mi sciolgo i capelli e annodo frettolosamente un pareo rosso al livello del bacino, mentre scendo le scale e raggiungo mio fratello, Frankie e Josh in salotto.

"Pronta!" Sorrido.

"Ally!" Mi saluta Josh, con la sua solita aria entusiasta. Pensandoci, è da quando l'ho conosciuto, ovvero cinque giorni, che non l'ho visto senza un sorriso dipinto sul volto.

Frankie osserva il mio pareo e arriccia il naso, senza distogliere lo sguardo.

"Frankie?" Le chiedo, con aria interrogativa.

"Non so, non ti dona molto." Commenta.

Rimango in silenzio perplessa. Apprezzo quando la gente è sincera, ma a volte Frankie mi lascia senza parole e non si rende conto di essere troppo pungente. Ma pensando al mio caratteraccio, mi rendo conto di non essere la persona adatta per giudicarla.

"Non è vero. Secondo me ti dona." Ribatte Josh, ma non gli do molta importanza.

Nonostante abbia scelto con cura il pareo, prima di uscire lo slego, lanciandolo sul divano e sopprimo quella vocina dentro di me che mi dice di non diventare vulnerabile per Frankie.

Arrivati in spiaggia, stendiamo gli asciugamani accanto a quelli di JJ ed Effy che sono impegnati a trasportare le loro tavole da surf fino a riva, dove tutti gli altri sono già pronti per cominciare i loro allenamenti.

Per ammazzare il tempo, io e Frankie ci stendiamo a prendere il sole fra una chiacchiera e l'altra.

 

 

"Hai un po' di musica da mettere, dal cellulare?" Le chiedo dopo mezz'ora, senza aprire gli occhi per evitare di essere accecata dal sole.

"Se metto i One Direction mi ammazzi?"

A quelle parole sussulto e d'istinto mi volto verso di lei, entusiasta.

Comincio con la mia infinita parlantina su quei cinque ragazzi, su quanto ami le loro voci e su quanto sia arrabbiata con mia madre per essersi rifiutata di accompagnarmi al loro concerto.

"Andrai a qualcuna delle date europee?" Mi chiede, con una mano sulla fronte per coprirsi dal sole.

"Vorrei andare alla tappa a Liverpool del 16 Luglio, ma mia madre ha detto un 'no' chiaro e tondo, ancora." Spiego.

Quando sento qualcosa di fresco, gocciolare sulla mia gamba sussulto e apro gli occhi, osservando George che scosta il mio piede e si siede sul mio asciugamano.

"Cosa c'è il 16 Luglio?" Si intromette.

Mi metto seduta sul telo a gambe incrociate, allontanando la mia gamba accaldata dal suo corpo gocciolante.

"Il concerto dei One Direction, a Liverpool." Rispondo indifferente.

"Oh, capisco. Mi hai riempito la testa di quei cinque per un pomeriggio intero, come dimenticarsi?" Aggiunge, roteando gli occhi verso il cielo.

"Perché non ci vai?" Chiede curioso e si stende sul mio asciugamano, scostandosi per farmi spazio.

Prendo posto accanto a lui e rido quando sento il suo corpo bagnato, sfiorare il mio, facendomi sussultare per il contatto con quelle gocce fredde.

"Perché mia madre non vuole accompagnarmi e non mi ci manda da sola, come se fossi una bambina irresponsabile di undici anni. Dimentica che fra tre giorni compio diciassette anni." Spiego, tutto d'un fiato.

Il discorso si sposta sul mio compleanno ormai vicinissimo e ribadisco che non farò nessun tipo di festeggiamento senza Bridget e Jaymi.

Smetto di parlare quando Kate ci raggiunge e con aria più cupa del solito, lancia la sua borsa sull'asciugamano di JJ e si stende senza salutarci.

"Come va la tua caviglia?" Le chiede George.

Solo in quel momento noto la fasciatura di Kate che parte dal tallone destro e finisce al livello del polpaccio; capisco perché non si è allenata come gli altri.

"Due mesi. Devo star ferma due mesi." Sussurra e cala un silenzio imbarazzante, nel quale George e JJ si osservano con aria sconvolta e preoccupata.

"Quindi.." Il moro tenta di aprire bocca ma viene zittito.

"Non posso partecipare alla gara ok? Mio padre non mi rivolgerà la parola per settimane e ci giocheremo il primo posto!" Esplode, aggredendo JJ che si pente di aver parlato.

Solo in quel momento penso a ciò che mi hanno raccontato delle gare annuali di windsurf e capisco la gravità dell'accaduto.

La loro squadra ha vinto il primo posto per tre anni di fila, ma con un atleta in meno, sarebbero in nove e per quanto mi è stato raccontato da George, il regolamento prevede minimo dieci atleti.

"Cosa c'entra suo padre?" Sussurro a JJ, per evitare di farmi sentire da Kate e farla scoppiare in una delle sue crisi isteriche.

"È il nostro allenatore." Mi risponde con il mio stesso tono e a quel punto capisco.

Di scatto, Geroge si volta verso di me e mi guarda per qualche secondo con l'aria di qualcuno che ha appena avuto l'idea del secolo.

"Kate, ti prometto che troverò un sostituto!" Esclama.

Oh, no, no, no. NO.

"Parlerò con tuo padre. Ally, in spiaggia alle quattro!" Si raccomanda e lo vedo allontanarsi velocemente, evidentemente diretto dal padre di Kate, senza darmi la possibilità di ribattere.

Io non rischierò le ossa del collo per lui e la sua squadra di Windsurf.

 

 

Ho lasciato Chris, Josh e Frankie alle loro partite di Just Dance e sto facendo ciò che ha detto George, anche se non so ancora perché gli do ascolto.

La prima cosa che noto in spiaggia è una tavola da windsurf, accompagnata dalla vela, sul bagno asciuga e George accanto a quest'ultima.

Mi piace il fatto che la spiaggia sia ancora meno popolata, di pomeriggio.

"Spero che tu non stia pensando di fare ciò che io penso che tu stia pensando di fare." Butto fuori il mio gioco di parole, facendolo sussultare dallo spavento.

"Puoi sostituire Kate." Aggiunge, piatto, come se stia cercando di incitarmi.

"Conosci già la risposta." Sbuffo, grattandomi la nuca come faccio ogni volta che sono imbarazzata.

"Ma la mia era un'affermazione, non una domanda." Conclude.

Sollevo un sopracciglio e lo squadro in silenzio per un po'.

"Oh andiamo, non so nemmeno salire sulla tavola!" Esclamo, gesticolando nervosamente.

"Sembra difficile ma non lo è. La gara è a fine Luglio, posso farti allenare per più di un mese." Mi scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con aria convincente e rimango ancora in silenzio a fissarlo, prima di scoppiare in una risata ironica.

"Ti prego Ally, fallo per me. Ti chiedo solo di provarci per ora, è davvero importante."

Perché sto provando tenerezza per George Shelley? Io non provo mai tenerezza per nessuno, se non il cane di Jaymi.

Perché sto prendendo in considerazione la sua proposta, per aiutarlo?

Un attimo… Perché ho accettato?

 

 

Devo ancora salire su quella maledetta tavola e già mi sono pentita della mia scelta, dato che sto cercando di infilarmi la tutina aderente che tutta la squadra usa per gli allenamenti.

"Questa servirà a non farti male." Mi spiega, tirando su la zip dietro la mia schiena.

"Per ora mi sta solamente facendo soffocare." Ribatto, nonostante lui stia ignorando i miei commenti idioti.

Quando trasporta la tavola in acqua, comincio a preoccuparmi sul serio e rimango immobile a fissare la superficie piana sulla quale dovrei salire.

"Qui il livello dell'acqua è basso e ti sarà più facile salire. Una volta salita, fai pressione sulle ginocchia e tira su la vela per metterti in equilibrio." Spiega, ma tutto è facile a dirsi, no?

Dopo un paio di tentativi riesco a mettermi in piedi sulla tavola e rimango immobile ad occhi chiusi, frignando come una bambina.

"Io non mi muovo!" Esclamo, tremando.

"'Devi stare calma. È tutta questione di equilibro. Piega le ginocchia e prendi la vela." Cerca di convincermi, con un tono tranquillo e mi sento come una di quelle donne che sta per partorire, alle quali i medici ripetono di mantenere la calma.

"No." Ribatto.

"Se cadi, ti prendo. Promesso. Sono qui." Ribadisce, posando una mano accanto al mio piede, sulla tavola.

Tiro un lungo sospiro e faccio ciò che mi ha detto, fin quando afferro la vela.

"Brava, Ally! Ora spingila verso di te." Consiglia.

Nonostante mi stia sforzando, risulta troppo pesante per le mie braccia.

"Spingi! Più forte!" Esclama.

"George, non sto partorendo!" Urlo e a quel punto perdo l'equilibrio, facendo ribaltare la tavola e cadendo in acqua.

Al terzo tentativo, riesco a mettere in equilibrio quella maledettissima vela e mi sento come se avessi appena preso una A+ in fisica.

"Bravissima! Questa parte ora è facile, devi solo muovere le braccia avanti e indietro per far muovere la tavola." Spiega ed esulto quando avanzo, mentre faccio ciò che mi ha detto.

Sento il mare scorrere sotto i miei piedi, il vento scompigliarmi i capelli e l'orizzonte farsi più vicino.

George mi segue con la sua vela ed esulta insieme a me, fin quando la mia tavola avanza troppo velocemente e l'ansia prende possesso del mio corpo.

"Come si ferma 'sto coso?" Chiedo, muovendo più veloce la vela.

"Ally, non così! No!" Urla.

La vela mi sfugge di mano a causa del vento, sento la tavola ribaltarsi, caccio un urlo ed eccomi di nuovo in acqua.

Ritorno a galla e appoggio le braccia sulla tavola, mente prendo fiato e osservo George tuffarsi dalla sua e raggiungermi.

"Una caduta da Oscar!" Commenta, ridendo.

"Oh, taci!" Mi lamento, trattenendo una risata.

Scompare sotto la superficie dell'acqua, mentre nuota a mo' di rana per raggiungermi ed una volta ritornato a galla, muove velocemente il capo, schizzandomi con i suoi stessi capelli, come se fosse un cane.

"Come prima volta è andata benissimo, ce la faremo!" Mi sorride, appoggiandosi anche lui alla tavola.

Restiamo in silenzio per qualche minuto, con la testa sulla vela ed il corpo a mollo nell'acqua fresca.

Sento la sua mano cercare la mia sott'acqua e quando le nostre dita si attorcigliano fra loro, mi sento inaspettatamente bene e sorrido senza volerlo.

"Ally?"

"Mh?"

"Su quella tavola eri bellissima."

 

Cara Bee,

Com'è stato il tuo primo giorno a Parigi?

Io ho passato quasi tutta la giornata in spiaggia con Josh, Frankie e gli altri, ma  durante il pomeriggio, beh, sono stata sola con George.

Storia lunga, ma non ho voglia di dormire, perciò te la racconto.

Kate ha un problema alla caviglia e non può allenarsi per la gara di Windsurf che si terrà fra un mese, dato che deve star ferma per due mesi. Senza di lei la squadra si trova in nove e di conseguenza, George mi ha praticamente obbligata ad allenarmi, con lui. Ti rendi conto? Io che faccio sport?

Ok, in realtà non mi ha "obbligata", non mi ha puntato nessun coltello alla gola, minacciandomi, però m dispiaceva per lui perché ci tiene molto.

Se te lo stai chiedendo, no, non mi sono drogata nemmeno oggi.

Non so cosa mia stia succedendo, so solo che durante l'allenamento di oggi mi sono sentita felice.

Ma, lasciamo perdere!

A presto!

Un bacio,
-La tua Ally.

 

Si, ho già aggiornato, prima del previsto :)
Credo che aggiornerò ogni giorno questa fanfiction, perchè mi diverto troppo a scriverla ahahahah.
Ho un vortice di idee in testa e non vedo l'ora di pubblicare i capitoli, ogni giorno!
Comunque, da qui, si fa evidente l'inizio del cambiamento di Allyson e in una parte di questo capitolo si nota di come stia diventando vulnerabile per Frankie, lasciandosi coinvolgere in ciò che dice, anche se in piccole cose.
Per la parte del concerto, invece, può sembrare inutile ma capirete e sto zitta, ok. ahahahah
Per l'ultima parte non c'è nulla da dire, i commenti spettano a voi.
Grazie per le recensioni, i seguiti e i preferiti!
Spero che vi piaccia, un bacio,
-Ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Happy birthday to Ally! ***




5. Happy birthday to Ally!





"Ha il solito sonno pesante."

"Ah, 'sta zitta e fatti più là. Ho già dovuto tenerti in braccio nel taxi, per colpa delle tue infinite valigie!"

"Ma nemmeno tu ci sei andato piano con le valigie, perciò taci."

"Uh, si sta svegliando!"

Sono completamente presa dal mio sonno, fin quando non sento qualcuno sedersi ai piedi del mio letto e dei bisbigli familiari, che bisticciano fra loro e...

"Jaymi! Bridget!" Urlo con tutto il fiato che ho in gola, sussultando e travolgendoli letteralmente con un abbraccio che li fa scontrare contro le sbarre del letto.

"Buon compleanno, Ally!" Urlano all'unisono, ridacchiando.

Mi scosto per mettermi seduta e lasciarli respirare un po', mentre non riesco a smettere di sorridere come un ebete.

"Che ci fate qui?"

"Credevi davvero che avremmo ignorato il tuo compleanno?" Mi chiede sarcastico Jaymi.

"È una cosa che organizziamo da una settimana, con Chris e tuo padre." Aggiunge Bee, scostandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio.

Ci alziamo dal letto e scendiamo in cucina dove, come sempre, non c'è nessuno perché papà è a lavoro e Chris già in spiaggia.

Guardo le lancette dell'orologio che segnano le dieci del mattino e non posso fare a meno di sorridere, pensando a tutte le volte che sono stata svegliata nella stessa maniera, a casa.

Mentre i due continuano a bisticciare, si siedono sul bancone della cucina e preparo una colazione per tre.

"Allora, signora, lei ci deve delle spiegazioni per le sue e-mail." Interviene Bee, mordicchiandosi l'unghia smaltata di rosso.

"Cognome, anni, età, interessi, numero di scarpe e codice fiscale di questo Gregory. Ok, no. Magari fermati agli interessi." Aggiunge Jaymi, scherzando.

"Gregory?" Rido. "Chi è?"

A quel punto, Bridget gli da una gomitata così forte che rischia di farlo cadere dallo sgabello.

"Deficiente, si chiama George, non Gregory!" Ribatte.

Mi siedo sullo sgabello di fronte a loro e scoppio in una fragorosa risata.

Ah, quanto mi sono mancati.

"Mh, allora. George Shelley, diciassette anni ed è totalmente ossessionato dal Windsurf." Spiego, mentre aspetto che il microonde sforni le tre tazze di latte.

"Curioso come sport, deve essere interessante." Commentano, ma ribatto dicendo che è uno sport bello per chi ci sa fare e non per chi deve provare un centinaio di volte prima di mettersi in piedi su una tavola.

A quel punto, comincio a raccontare di come ho passato queste due settimane, fermandomi solamente per addentare qualche biscotto o sorseggiare il latte.

Parlo di quanto siano fantastici Frankie, Josh, JJ o George e sua sorella Effy, mentre loro consumano la colazione in silenzio, interrompendolo solo per fare uno dei loro commenti stupidi.

"Buon compleanno, nana!" Quell'urlo mi fa sussultare e mi volto verso le mie spalle, ma mi basta scorgere le impronte di sabbia per capire che si tratta di Chris.

"Sono venuto a svegliarti perché non sopporto più George, ma vedo che la tua buona compagnia è già arrivata." Ride e si avvicina a Jaymi e Bee per salutarli.

"Che c'entra George?" Chiedo, finendo l'ultimo biscotto.

"È mezz'ora che non fa altro che chiedersi quando ti sveglierai, per farti gli auguri." Spiega con noncuranza, mentre comincia a commentare con Jaymi l'ultima partita di calcio della loro squadra preferita.

Abbasso il capo e sorrido, arrossendo leggermente, cosa che aumenta quando mi accorgo che Bridget mi ha notata.

Sgrana gli occhi, senza distogliere lo sguardo dal mio volto, mentre si porta una mano alla bocca e con l'altra punzecchia la spalla di Jaymi, che smette di parlare con mio fratello e la guarda.

"Jaymi, la fine del mondo è vicina. È arrossita!" Punta l'indice verso di me e a quel punto mi copro il volto con le mani, ridendo.

"Oh, mio, Dio. Te lo dicevo che le piaceva quel Gregory!" Esclama Jaymi, guardandomi con la stessa espressione di Bridget.

"George." Lo corregge.

"Non mi piace!" Ribatto mentre butto nel cestino il pacco vuoto dei biscotti e sparecchio la tavola.

"Invece si!" Insistono.

"Quando lo ammetterò a me stessa, lo dirò anche a voi." Rido.

"Ah! Lo stai ammettendo a te stessa proprio con questa tua affermazione!" Balza in piedi Bridget, schiacciando un cinque a Jaymi.

"Oh smettetela!" Urlo, con aria divertita e salgo le scale per andarmi a preparare.

 

Oggi, il mare è più calmo e piatto del solito ma nonostante sia l'ultima giornata di giugno, la spiaggia rimane poco affollata come sempre.

A giudicare dalle tavole sul bagno asciuga e dai costumi bagnati dei ragazzi, devono aver appena  finito gli allenamenti del giorno.

"Sono troppo curiosa di vedere questo George!" Sento commentare Bee, da dietro alle mie spalle.

Raggiungiamo gli altri che mi accolgono con gli auguri per il compleanno e credo di aver detto già cento volte "grazie" da quando mi sono svegliata.
Lancio uno sguardo verso il mare e vedo la vela blu di George in lontananza, perciò capisco che evidentemente non ha ancora finito il suo allenamento.

Mi sbottono i pantaloncini a Jeans, lasciandoli sulla mia borsa da mare e mi avvicino alla riva con JJ, Effy, Jaymi e Bee; rimaniamo a parlare con i piedi a mollo nell'acqua, mentre ne approfitto con le presentazioni.

"Loro sono JJ ed Effy!" Sorrido, rivolgendomi a Bee e Jaymi.
"Oh, pensavo che lui fosse il famoso George!" Commenta Bridget, mentre gli stringe la mano.
La fulmino con lo sguardo, tirandole un pizzicotto alla coscia senza farmene accorgere.
"Ehm, Effy è la sorella di George." Mi gratto nervosamente la nuca, abbassando lo sguardo.
Come si dice? Quando parli del diavolo, spuntano le corna, no?

Sento delle braccia bagnate cingermi i fianchi e tirarmi all'indietro, fino a far aderire la mia schiena ad un petto gocciolante.

Sussulto quando sento la mia pelle accaldata a contatto con quella fresca di George e mi volto quando posa il mento sulla mia spalla, sussurrandomi un "Buon compleanno!".
"Sei congelato!" Esclamo, cercando invano di liberarmi dalla sua presa.
"Sei tu quella troppo calda!" Ribatte e ride.

Fingo di non sentire le battutine che Bridget e Jaymi si stanno sussurrando e ne approfitto per presentarli a George.
"Loro sono la sorpresa per il mio compleanno!" Ridacchio mentre li indico.
"Immagino che sono i famosi Bridget e Jaymi." Commenta, stringendo una mano ad entrambi.

"Gregory! Abbiamo sentito parlare anche noi molto di te!" E di chi può essere questa affermazione se non di Jaymi?

"George." Lo correggo e vedo Bee soffocare una risata.

Inutile, ho gli amici più sorprendenti del pianeta.

 

 

Si sente che è un giorno diverso dagli altri, infatti, siamo molti in casa e Marie, Frankie e Josh hanno pranzato con me, mio padre, mio fratello e i miei due disagiati mentali.

Non so perché, ma tutti si comportano in modo strano e sento come se mi stessero nascondendo qualcosa.

Dopo pranzo, mi hanno lasciata sola con Josh, che ha ignorato tutte le domande che gli ho fatto per sapere dove fossero diretti gli altri, cambiando discorso.

Ho passato tutto il pomeriggio con lui, mentre il resto si è deciso a tornare solamente verso le otto, soffocando risatine a destra e a manca.

"Ho voglia di andare in spiaggia, stasera. Il mare è bellissimo qui." Mi propone Bridget, cercando di assumere un'aria disinvolta.
"Oh si!"
"Ottima idea!"

"Ci sto!"

Li squadro dalla testa ai piedi, riducendo gli occhi a due fessure.

"Ma ci siamo stati tutta la mattinata!" Mi lamento.

Come previsto, perdo ma sono giustificata perché cinque contro uno è sleale.

Mi infilo il costume sotto i pantaloncini e la canotta, prendendo un maglioncino al volo per ripararmi dal vento che si è alzato ed uscire.

Attraversiamo la veranda, raggiriamo il giardino dall'esterno come ormai faccio ogni giorno e finalmente mi ritrovo sulla spiaggia che è buia e silenziosa.

Appena mi volto verso lo stanzino di legno accanto al bar ancora aperto, dove sono chiuse le tavole da windsurf, vedo la porta spalancarsi e lasciar passare tutti, che per la seconda volta mi urlano il "Buon compleanno".

Con "tutti" si intende George, Effy, JJ, Tom e gli altri ragazzi del loro gruppo che non mi vanno a genio, senza Kate.

Mi hanno davvero organizzato una festa a sorpresa al bar della nostra spiaggia?

E' vero che avevo detto "niente festeggiamenti" ma è anche vero che avevo aggiunto alla fine della frase "senza Jaymi e Bee", ma in questo momento ci sono anche loro e mi sento… completa.

Sul mio volto si fa spazio un sorriso che non riesco a sciogliere, tant'è che cominciano a farmi male le mascelle.

Se questa mattina pensavo di aver ringraziato un centinaio di volte gli altri, in questo momento credo di essere arrivata ad un migliaio, ma ne vale la pena, no?

 

 

Quando dalle casse del bar sento le prime note di "Chasing Cars" sorrido involontariamente, mentre la metà dei ragazzi si alza in piedi per invitare a ballare gli altri.

Sento qualcuno sfiorarmi la spalla e mi sorprendo di me stessa quando voltandomi, mi accorgo che non mi dispiace il fatto che sia George.

"Me lo concede, signorina?" Sorride.

"Mh, ci devo pensare." Scherzo, ma mi alzo e afferro la mano che mi sta porgendo.

Racchiude il mio bacino fra le sue braccia e gli attorciglio il collo con le mie, ritrovandomi faccia a faccia con lui come la sera del falò.

"Come facevi a sapere che questa è una delle mie canzoni preferite?" Chiedo, posando la mia fronte sulla sua.

Non so cosa mi prende, so solo che sento i miei battiti accelerare senza il mio permesso ed è una sensazione nuova per me. Per un ragazzo non mi è mai capitata perché sono sempre stata annebbiata dal mio odio contro tutti, ma cosa c'è di diverso questa volta? Credo che la risposta abbia solo un nome, ovvero quello di colui che in questo momento, sto guardando.

"Bee e Jaymi mi hanno aiutato." Mi sorride.

Poso la mia testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e lo sento canticchiare al mio orecchio le parole della canzone.

"Vieni con me." Sussurra, afferrando un pacchetto che è sul tavolo del bar dall'inizio della serata.

Mi prende per mano, portandomi fuori dal bar, fino alla riva dove il mare continua a muoversi interrottamente e mi siedo accanto a lui sulla sabbia umida e fresca della sera.

"Volevo darti il mio regalo di compleanno." Sorride e scuoto la testa quando mi rivolge uno sguardo con quegli occhi scuri, illuminati dalla fioca luce della luna.

"Oh no, non dovevi!" Ribatto, ridendo.

Mi passa quel pacchetto blu che ha l'aria di essere una di quelle confezioni delle gioiellerie, che i ragazzi comprano spesso per far colpo sulle altre e sinceramente, devo ammettere che non mi piacciono quel genere di regali. Preferisco quelli fatti con il cuore.

"E' una collana."

"Perché me lo dici ancora prima di aprirlo?" Lo guardo stranita; mi sta confondendo sul serio.

"Uhm, apri."

Tolgo la carta blu dal cofanetto, per poi accartocciarla nelle mie stesse mani e passargliela. Non mi sbaglio mai, assomiglia troppo ad uno dei soliti regali.

Lo apro facendo attenzione, ma sul fondo non c'è una collana, un anello, un bracciale o roba del genere. Ci sono semplicemente due pezzi di carta, piegati in due.

Li prendo, posando il cofanetto sulla sabbia e aprendoli, sento come se il mio cuore stia per mancare di un battito.

 

One Direction.

Echo Arena - 16/07/2013

 

Caccio un urlo inumano e mi getto al collo di George, stringendolo talmente forte che sono sicura di non aver mai abbracciato qualcuno così in vita mia.

"Tu sei pazzo, perché l'hai fatto?!" Mi rigiro i biglietti fra le mani, incredula, con gli occhi che sembrano potermi schizzare via dalle orbite da un momento all'altro.

"Perché amo vederti felice."




Buooooongiorno, gente :D
Allora, oggi sono felicissima e ho più cose da dirvi!
Incominciamo con il capitolo.
Come avete visto, i "famosi" Bridget e Jaymi hanno raggiunto Ally per il compleanno e devo ammettere che mi sono divertita tantissimo a scrivere le loro parti, perchè boh, mi fanno ridere ahahahah.
Per quanto rigurarda il compleanno, è chiaro che stessero organizzando segretamente qualcosa e penso che il regalo di Goerge, fosse abbastanza scontanto, no?
Come al solito spero che vi piaccia anche questo capitolo :)
Passiamo avanti!
Ieri sera, me ne stavo tranquilla su efp perchè volevo leggere qualche fanfiction, perciò sono andata sulla sezione delle fanfiction più popolari degli union j per cercarne qualcuna.
In quella sezione ci sono le 20 fanfiction più lette/preferite e mentre scorrevo sotto, indovinate?
C'E' QUESTA FANFICTION!
Ho cominciato a sclerare ed ero tipo così  ahahahhahahahah
Ma devo tutto a voi, che la state leggendo, perciò grazie, grazie, grazie! Vi. amo. ok? ok.
Ah, dimenticavo di dirvi che in questo capitolo, ovviamente non c'è nessuna lettera a Jaymi o Bee perchè sono con Ally.
A domani :)
Un bacio,
-Ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Our island. ***


 



6. Our island.






Dalla sera del mio compleanno sono passati quattro giorni e ormai, per il windsurf, mi alleno con gli altri anche di mattina, oltre che il pomeriggio con George.

A proposito di lui, ieri pomeriggio in spiaggia abbiamo disegnato un calendario pieno di numeri fino al sedici luglio, che in questo momento giace sulla mia parete. Ogni volta che aggiungo una crocetta e vedo i numeri fino al sedici diminuire, sento come se qualcuno mi avesse fulminata con una spina elettrica e non nego di essermi chiusa in camera da sola ed aver urlato un paio di volte.

Disegno una croce sul quattro luglio e mentre sbadiglio, mi chiudo in bagno per calarmi sotto la doccia; stamattina salto gli allenamenti perché abbiamo avuto un invito per il pranzo da parte dei Cuthbert.

Una volta pronta, scendo per la colazione e trovo mio padre e mio fratello a tavola, con un mazzo di rose rosse al centro.

"Oh pà, sono per Marie?" Sorrido, rubando i miei biscotti preferiti a Chris.

Si guardando per qualche istante, ridendo e mi avvicinano le rose.

Lancio uno sguardo indagatore sui loro volti per poi spostare la mia attenzione sulle rose e afferrare il bigliettino giallo che si trova vicino.

Sulla prima facciata è inciso il mio nome completo, Allyson.

Sull'altra, c'è una frase scritta a mano.

Sei bella anche mentre cerchi di salire sulla tavola, senza buoni risultati.

"Ma che roba è?" Sgrano gli occhi, continuando ad osservare il bigliettino.

"Era fuori alla porta." Ridacchia Chris.

Rimango ferma a pensarci per qualche secondo, senza pronunciare parola.

Mi odio perché il primo volto che si impossessa della mia testa è George, ma no, non può essere lui, non è lui è basta.

George non mi chiama mai "Allyson", ma sempre e solo "Ally" e non è il genere di cose che farebbe. Ma è anche vero che è l'unico ad avermi vista cadere dalla tavola.

"Toglietele, mi mettono in soggezione." Non so per quale motivo, ma questa situazione non mi va a genio. È "misteriosa" ed io odio quando non riesco a mantenere sotto controllo ogni genere di situazione.

Nel caso in cui non sia George, farei bene a sentirmi in un certo senso spiata. Ma oltre lui, nessun altro mi viene in mente, perché è probabilmente l'unico a sopportarmi qui.

Quando mio padre si allontana dalla tavola, Chris si mette al mio fianco, chinandosi nella mia direzione.

"So che pensi sia George ma ultimamente ci diciamo tutto e me ne avrebbe parlato, ma non l'ha fatto.." Sussurra.

Lo guardo in silenzio senza ribattere mentre cerco di convincermi di ciò che dico.

"Non credo sia lui, infatti. Non avrebbe  motivi per farlo." Rispondo, ma ammetto che una parte di me non crede a ciò che ho appena detto, mente l'altra parte cerca di sopprimere i pensieri della sua "coinquilina", ovvero la me che ha parlato.

Si, mi contraddico da sola con queste stramaledettissime vocine della mia testa.

 

 

 

Marie è immersa in una conversazione con mio padre e Frankie da mezz'ora, per sottolineare il brillante profitto di sua figlia nell'ambito scolastico e fra l'altro, c'è da dire che più che una conversazione sembra un monologo.

Ne approfitto della loro poca attenzione per rovesciare il resto del mio purè di patate, nel piatto di Chris che è seduto accanto a me e sono così occupati in tutto quel dire, che non si accorgono di quanto io sia abile a nascondere il cellulare sotto il tavolo per usarlo anche durante i pranzi.

 

Come procede?

Gx

 

So cucinare meglio io. Il purè fa cagare anche i cadaveri.

 

In attesa della risposta, mi volto verso Marie, fingendo di star ascoltando quell'emozionante racconto di Frankie che fa notare al professore un errore nel testo di chimica.

"Solo i miei figli sono delle frane a scuola?" Ridacchia mio padre. "Ally riesce a prendere il massimo solamente in inglese, perché le piace scrivere."

I loro occhi si spostano su di me, che improvvisamente abbasso lo sguardo sul piatto di Chris, come se fosse la cosa più importante del mondo.

"Ti piace scrivere, cara?" Mi sorride Marie, con la sua solita aria gentile.

"Mh, già." Farfuglio.

"Ma non basta saper scrivere nella vita!" Ribatte Frankie, mentre fa roteare gli occhi verso il cielo.

Quanto non sopporto quella sua espressione; è come se tutto ciò che non fuoriesca dalla sua bocca, per lei faccia schifo.

Fingo di non averla sentita e ritorno al mio cellulare quando l'argomento si risposta su di lei.

 

Esattamente, come cagano i cadaveri?

Curioso e affascinante!

Gx

 

Soffoco una risata e sussulto quando noto che Josh si è accorto della mia espressione divertita e, soprattutto, del mio cellulare.

"So che a volte mia sorella può sembrare pignola o presuntuosa." Mi sussurra, dopo essersi assicurato che gli altri siano distratti.

Vorrei urlare un chiaro e tondo "si", ma per non essere scortese mi limito ad emettere un "mh" e fingermi indifferente.

Dopo aver finito quel pranzo che mi è sembrato infinito, aiuto a sparecchiare la tavola e filo nella stanza di Frankie, insieme a quest'ultima mentre Josh e mio fratello sono già inchiodati alla Play Station.

Mi siedo sul letto accanto a lei ed i miei pensieri rivolano a quel mazzo di rose che è ancora a casa; sento il bisogno di raccontarlo a qualcuno.

"Frankie?"

"Mh?"

"Stamattina mi è successa una cosa, diciamo insolita."

Solo a quel punto smette di passarsi lo smalto rosso sulle unghie e solleva lo sguardo, posandolo su di me.
"Cioè?" Ricomincia.

"C'era un mazzo di rose, fuori alla porta di casa. Per me."

A quel punto smette del tutto e balza in piedi.

"Oddio. Da chi?!" Quasi urla, sorpresa.

La zittisco per evitare orecchie indiscrete e prendo in mano la boccetta dello smalto che rischia di rovesciarsi completamente sulle sue stesse lenzuola.

"Non lo so. Non c'era scritto." Una persona normale si vanterebbe di questo o ci riderebbe sopra, ma non io.

"Strano." Rimane in silenzio per qualche secondo, soffiando sulle unghie per farle asciugare e per poi ricominciare a parlare. "Ti consiglio di non pensarci. Potrebbe anche essere uno scherzo."

Annuisco.

Perché non mi lascia mai il mio "momento di gloria"? E perché non ribatto, ma mi limito ad assecondarla?

 

 

Tornata a casa, corro in camera per infilarmi un costume al volo e raggiungo la spiaggia il più in fretta possibile, perché sono già in ritardo di mezz'ora.

Come previsto, George è seduto sul bagno asciuga assieme alla tavola, anche se stranamente, non vedo la mia tutina su quest'ultima.

"Scusa il ritardo, sono esausta!" Mi siedo al suo fianco con il respiro affaticato per la corsa.

"Tranquilla!" Mi sorride, lasciandomi un bacio sulla fronte come ormai, fa molto spesso. "Oggi non ci alleniamo."

"Cosa?" Chiedo, con le sopracciglia inarcate.

"Cosa vedi lì?" Fa un cenno con la testa verso l'orizzonte.

"Un mucchio di acqua?!" Rispondo, sarcasticamente.

"E?"

"E il cielo."

"E?"

"E i soliti isolotti che mi sembrano delle formiche, da questa distanza." Sollevo le spalle, perché sento che non ha senso ciò che ho detto.

"Esatto!"

A quanto pare per lui ha senso.

Gli rivolgo un'occhiata interrogativa, perché non capisco sul serio ciò che sta cercando di dirmi.

"Su quell'isolotto non ci va mai nessuno, a parte me a quanto pare. In realtà ci vado quando sono arrabbiato, triste o sento il bisogno di rilassarmi. È un po' il mio segreto. Andiamoci." Mi sorride, un sorriso che è già luminoso di suo, ma che sotto la luce del sole sembra il più splendente di tutti.

"Tu sei completamente fuori di testa. È oltre la boa rossa, sei matto!" Esclamo, sgranando gli occhi.

"Senza un po' di rischio nella vita, moriremo annoiati." Ribatte.

Sposto ripetutamente lo sguardo dal suo volto all'isolotto lontano da noi, valutando la sua proposta.

"E come ci arriviamo?" Chiedo.

"Con la vela!" Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma io spalanco gli occhi, come se avesse appena bestemmiato.

"Tu non sei pazzo, peggio!" Urlo.

"Ti faccio sedere sulla tavola, guido io la vela." Insiste e finisce per convincermi come ogni volta.

 

 

La prima parte del tragitto è stata divertente, specialmente perché non ho dovuto far altro che starmene seduta ai piedi di George e godermi il vento che mi scompigliava i capelli.

La seconda invece, l'ho passata un po' in ansia dopo aver superato la boa rossa infatti, in questo momento sono moralmente sollevata perché sto scendendo dalla tavola e sto aiutando George a trascinarla lungo il bagno asciuga dell'isolotto.

Mi guardo intorno e sorrido.

Somiglia moltissimo alla nostra spiaggia, ma dopo l'infinità di sabbia, al posto delle nostre ville si innalza una grande quantità di vegetazione del tutto naturale e selvaggia.

Un'altra differenza è che lungo la riva, ci sono grandi ammassi di scogli che insieme alla sabbia, arrivano anche ai due metri di altezza.

"Vieni!" Sorride e si avvia verso quelle rocce che sto osservando.

Mi aiuta a salire sugli scogli, facendo attenzione a non scivolare, fino ad arrivare al punto che, evidentemente, è io più alto dell'isolotto.

Mi volto verso il mare e assisto al paesaggio più spettacolare che abbia mai visto in vita mia.

Sono in cima a questa distesa infinita di azzurro.

"Urla, Ally." Mi incita George, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

"Come?"

"Ho detto di urlare! Liberati!" Esclama per poi emettere un urlo così forte che riecheggia nelle mie orecchie e fra tutto ciò che ci circonda.

"Tocca a te. Urla la prima cosa che ti viene in mente, una parola che ti piace!" Mentre parla, si sposta dietro di me e passa le sue braccia intorno al mio bacino.

Sposto la testa all'indietro, appoggiandola sul suo petto e poso le mie mani sue, che si trovano sulla mia pancia.

Guardo intensamente la distesa infinita di azzurro davanti a me e l'orizzonte che sembra sbiadirsi sempre di più. Stringo le mani di George e con tutto il fiato che ho in gola, urlo il suo nome.

Le nostre risate riecheggiano nell'aria, unendosi e c'è solo un aggettivo che descrive come mi sento in questo momento: libera.

Ridiamo fino alle lacrime, fino a farci mancare il respiro, fino a perdere la condizione del tempo che passa e sono sicura di non aver mai riso così in vita mia.

E' una risata sincera e pura.

Per la prima volta, credo a quello che dice sempre Bridget: la risata è l'effetto che manifesta il nostro corpo, perché non è in grado di contenere tutta la gioia.

Ci stendiamo lungo lo scoglio, uno accanto all'altro, ad osservare il cielo che via via diventa sempre più scuro. Per la prima volta, sono io a cercare le sue dita e stringerle fra le mie.

"Non era il tuo posto segreto, questo?"

"Ora è il nostro."

 

 

 

Cara Bee,

Per prima cosa, mi mancate.

Seconda, è stata una giornata a dir poco strepitosa!

Oggi non mi sono allenata perché George mi ha portato con la vela all'isolotto più vicino della nostra spiaggia.

Bridget, mi credi se ti dico che oggi ho capito cosa significa essere liberi?

Su quell'isolotto ho dato sfogo a tutta me stessa, abbiamo parlato per un pomeriggio intero e sono arrivata alla conclusione che è lui a farmi sentire libera. E' l'esatto contrario di quello che mi succede con Frankie.

Che mi sta succedendo?

Venite a trovarmi presto!

-La tua Ally.



 

Buongiorno, belle :)
Allora, non c'è molto da dire su questo capitolo, se non che per scrivere l'ultima parte stavo letteralmente morendo ahahahah
E' ritornata la solita lettera, dato che Bridget e Jaymi non ci sono più, ma per chi ha adorato le loro parti, posso dirvi che ritorneranno :)
Spero che vi piaccia il capitolo e grazie mille per le recensioni, preferiti, seguiti e ricordati.
Un bacio,
-Ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The threat. ***




8. The threat.







"Siete migliorati molto. Anche tu, Allyson. Sei pronta per la competizione di fine luglio, direi." Mi sento oltrepassare dallo sguardo severo del padre di Kate, ovvero il nostro allenatore.

È quasi mezzogiorno e ci troviamo tutti in riga sul bagno asciuga, per fare il punto della situazione degli allenamenti che per oggi, abbiamo finito.

"Questa mattina ho trovato lo stanzino delle tavole aperto e posso giurare di averlo chiuso io stesso, ieri pomeriggio." Cammina avanti e indietro fra noi, che non osiamo fiatare.

A quelle parole, vedo George trasalire e mandarmi un'occhiata fuggente. Ormai, quasi tutti i pomeriggi ci intrufoliamo là dentro per prendere una delle tavole e raggiungere il "nostro" isolotto ma facendo mente locale, penso che ieri siamo stati così presi dalle nostre labbra da esserci dimenticati di chiudere.

"Vi ricordo che è severamente vietato usare i nostri attrezzi al di fuori degli allenamenti o senza il mio consenso. Sia per la vostra sicurezza che per quella delle tavole." Ripete con il solito tono duro. "Non so chi sia stato ad usarla ieri, ma la cosa certa è che questa persona si trova fra voi, perché solamente voi dieci avete le copie delle chiavi dello stanzino."

Abbasso lo sguardo sulle dita dei miei stessi piedi, che giocherellano nervosamente con la sabbia.

Spero con tutta me stessa che la sua ramanzina finisca presto, dato che sento di non poter reggere al lungo il suo sguardo così duro.

"Sappiate che quando verrò a sapere del colpevole, prenderò provvedimenti sul suo conto. Detto questo, buon proseguimento."

Rimaniamo immobili, fin quando non lo vediamo allontanarsi verso il bar e scomparire dal nostro campo visivo.

Sospiro e mi volto verso George, che ha più o meno la mia stessa espressione.

"Ragazzi, chi è stato? " Fred Thompson, un ragazzo del nostro gruppo, ci osserva uno ad uno, quasi come se stesse per rimproverarci.

Tutti negano con un cenno del capo, tranne me, George ed Effy. Quest'ultima ci osserva con espressione indecifrabile, come se sapesse che io e George siamo i colpevoli.

"Allyson? George? Effy?" Jade Edwards, altra ragazza del nostro gruppo, si aggiunge a Fred, guardandoci con aria stranita.

"Cosa c'è? Io ero con voi ieri sera, lo sapete." Effy abassa il capo .

"Già, ma Ally e George no." Ribatte lui.

Lancio uno sguardo alla mia destra per incontrare quello di George e capire se sia il caso di parlare o negare tutto.

"Loro non c'entrano. Erano a fare una passeggiata in paese, ho visto mia madre accompagnare George." Interviene Effy.

Poso i miei occhi su di lei, che mente senza dar nessun segno sospettoso agli altri. Ci sta difendendo e fino a pochi istanti fa credevo che nessuno sapesse della storia dell'isolotto o del fatto che fossimo io e George i colpevoli.

"Si da il caso che qualcuno di voi mente!" Insiste Fred.

"Mh, come mai sembri così affannato a cercare il colpevole, Freddy? Non avrai per caso la cosa di paglia?" Effy riduce gli occhi a due fessure e gli cammina intorno, mentre parla.

Non posso far a meno di trattenere una risata e pensare che sia una delle ragazze più epiche di questo pianeta.

"Dimentichiamoci tutto e basta!" Esclama JJ, con voce esausta per poi allontanarsi verso gli asciugamani.

 

 

Mio padre ha accettato con piacere la mia proposta, ovvero quella di far pranzare George da noi e farlo dormire sul divano, dato che domani mattina ci sveglieremo presto per raggiungere il treno che ci porterà al concerto.

In più, standomene chiusa in camera con lui, evito il via vai che c'è in casa mia a causa dei Cuthbert che stanno trasportando le loro cose nelle stanze di fronte a quella mia e di Chris.

A dir poco rivoltante!

"Ah, si sta scaricando!" Mi lamento, alitando sopra il pennarello nero che ormai è diventato grigio.

Siamo entrambi seduti sul letto a colorare la scritta sul nostro cartellone per domani; mi piace il fatto che nonostante sia indifferente verso i One Direction, si stia facendo in quattro per accompagnarmi e preparare tutto.

"Finisco con questo." Commenta mentre sembra deciso a non staccare gli occhi dalla scritta che è quasi diventata tutta nera.

"Devi metterti qualcosa di particolare domani? Insomma, in genere si vedono ragazze completamente imbrattate di scritte anche in fronte." Continua, imitando la voce di una ragazza.

Scoppio a ridere insieme a lui, che riprende a colorare la scritta assieme al suo sorriso.

"Comunque no, non se ne parla!" Ribatto mentre mi mordicchio il labbro per evitare di ridere ancora.

"Posso provare a scriverti io qualcosa? Non ho mai scritto su delle persone, vieni qua!" Mi dice, ridacchiando e battendo le mani sulle sue cosce, come un bambino che ha appena visto il suo giocattolo preferito.

"Mi fa paura quello che potresti combinare." Mi alzo dal letto, per sedermi sulle sue gambe, improvvisando un'espressione spaventata.

Si avvicina al mio viso, ridacchiando, mentre sento il pennarello sfiorarmi la fronte. Il mio sguardo non può far a meno che cadere sulle sue labbra, che si trovano nelle vicinanze delle mie, dato che è impegnato a concentrarsi sulla mia fronte.

Gli stampo un bacio fuggente, per poi vederlo sorridere.

"Ho paura di guardarmi allo specchio. Ora tocca a me!" Gli strappo il pennarello dalle mani e mi volto verso di lui, ancora seduta sulle sue gambe.

È una delle rare volte in cui il mio corpo domina sul suo, perché i suoi dieci centimetri in più mi superano sempre.

Mi limito a disegnarli un cuore sulla punta del naso e ridermela da sola.

Corro davanti allo specchio per vedere cosa ha combinato sul mio volto, mentre lui fa la mia stessa cosa.

Quando osservo quella superficie che riflette la scritta "sono di George Shelley" sulla mia fronte, ci uniamo in un fragorosa risata, mentre incrociamo i nostri sguardi dallo specchio.

Mi volto e alzo il viso verso di lui, cingendogli il collo con le mie braccia, mentre lui fa la stessa cosa con il mio bacino.

"Non vale, la tua scritta è enorme!" Rido.

"Mh, sei bellissima anche così."

Sento di nuovo le sue labbra sulle mie, che si muovono insieme ormai sicure, come se fossero state create per impossessarsi a vicenda. Riconosco la sensazione di formicolio alla bocca dello stomaco mentre sento i suoi denti mordicchiare il mio labbro inferiore e la sua bocca allargarsi in un sorriso, sovrapposta alla mia.

"Dovremmo lavarci prima che non se ne venga più." Lo avviso, allontanando il mio volto dal suo per guardarlo.

Apro la porta della mia stanza, ridendo quando lo sento farmi un leggero solletico al livello dei fianchi.

Attraversiamo il corridoio e cerco di ignorare Frankie che trasporta una scatola nella "sua" stanza, ma quando noto Josh sono costretta a mollare la mano di George e chiudermi in bagno con lui.

"Mi dispiace per Josh, non è come sua sorella." Dico, tamponandogli il naso con la punta di un asciugamano che ho bagnato.

"Già. Però ormai dovrebbe rassegnarsi, tu non sei interessata a lui." Ribatte quando finisco di ripulirgli il naso. Mi sfila l'asciugamani dalle mani e lo bagna ancora un po' per fare la stessa cosa con la mia fronte.

"Chi ti dice che io non sia interessata a Josh?" Scherzo, per prenderlo in giro.

Si ferma e alza un sopracciglio, mentre posa l'asciugamano sul lavandino e borbotta un "d'accordo", ridendo.

Si volta dalla parte opposta, mettendosi a braccia conserte.

"Quanto sei scemo!" Rido anche io mentre poso le mani sulle sue spalle e mi sollevo in mezza punta per lasciargli un semplice bacio sulla guancia e uscire dal bagno.

 

 

Non ne posso più del continuo parlare di mio padre, che sta torturando George su quanto siano magnifici i rapporti fra lui e il signor Shelley.

Sono le dieci e mezzo di sera.  Josh è chiuso nella sua camera da ore, Frankie si impegna a mantenere il telefono perennemente occupato per parlare con Kate anche se non ricordo quando sono effettivamente diventate "amiche", mentre io, George e Chris siamo seduti sui divanetti del salotto, a sopportare le grinfie delle cento domande di Marie e mio padre.

Per fortuna, George ha la brillante idea di uscire per una passeggiata in spiaggia e lasciamo gli altri tre alle loro chiacchiere.

Arrivata in spiaggia, tolgo le converse portandole in mano, per sentire il diretto contatto fra i miei piedi e la sabbia fresca della sera.

La spiaggia è completamente deserta, il mare così scuro che riflette la luminosità della luna e si intravedono poche luci in lontananza, provenienti da qualche nave di passaggio o dal porto.

"Vieni!" Mi sussurra, afferrandomi la mano e trascinandomi verso lo stanzino delle nostre tavole da windsurf. Lo raggiungiamo e vedo George infilare la chiave, ma lo fermo.

"No! Se ci scoprissero, potremmo già considerarci morti!" Ribatto mentre gli afferro il polso, con il tentativo di allontanarlo.

"Oh avanti, non c'è nessuno!" Si lamenta.

Apre la porta e mi scosto leggermente di lato, per controllare se ci sia qualcuno.

Volto la testa verso la mia destra, dal lato del porto, ma non c'è anima viva. Rigirandomi a sinistra però, scorgo una sagoma sottile, avvicinarsi a grandi passi nella nostra direzione.

"Oh merda!" Sussurro, entrando velocemente nello stanzino e richiudendomi la porta alle spalle.

Sono stata così veloce che ho sbattuto contro la gamba di George, facendolo spaventare.

"Che ti prende, Ally?" Mi chiede mentre è intento ad appoggiare una tavola sulla parete.

"Zitto, c'è qualcuno!" Sussurro.

Mi siedo sulle ginocchia, posando lo sguardo sulla fessura della porta senza buoni risultati: non ci vedo nulla, perché abbiamo lasciato la chiave esternamente.

"Merda, la chiave è fuori!" Ribatte George.

Rimaniamo in silenzio per alcuni istanti, mentre sentiamo la voce di quel "qualcuno" sempre più vicino.

"Non è solo, sta parlando." Ipotizza.

"Impossibile, ho visto solo una… Frankie!" Sussurro, riconoscendo la sua voce.

"Te lo giuro, Kate. Ho visto che stavano attraversando il giardino, dalla mia finestra. Io te lo dicevo che erano loro con quella storia delle tavole. Tuo padre sarà furioso." La sento ridacchiare con gusto, al telefono.

Lancio uno sguardo a George, mentre roteo gli occhi al cielo per quel "mia finestra", quando in realtà non c'è nulla di veramente "suo" in casa, nulla.

"Non ci sono sulla spiaggia, ma nemmeno in acqua!" Continua e sento leggermente la voce metallica di Kate, dal telefono, senza riuscire a capire nemmeno una parola.

Tiro George per il bordo della maglietta e ci appiattiamo entrambi contro il muro, nel caso in cui aprisse la porta dello stanzino.

"Un attimo! C'è una chiave infilata nella toppa della stanza delle tavole!" Esclama, con la voce di qualcuno che ha appena fatto una scoperta eclatante.

Merda.

Anche se è inutile, mi appiattisco ancora di più contro il muro, fino a sentirmi soffocare ma la maniglia della porta si abbassa e decido che è ora di passare alle maniere forti.

Sfilo il cellulare di mano a Frankie, chiudendo la chiamata prima che possa incominciare ad urlare mentre George accende l'interruttore.

"Voi! Lo sapevo!" Esclama. "Dammi il mio telefono o lo dirò a tuo padre."

Riduco i miei occhi a due fessure, senza fermare il nostro contatto visivo.

"Tu non dirai un bel niente." Ribadisco.

Ride amaramente mentre scuote la testa e assume la sua solita aria da ragazza "perfettina", come quelle che si vedono nei film ambientati in epoche remote.

"Invece si! E verrete squalificati dalla gara, tutti e due." Ci indica, ripetutamente.

Tiro un profondo respiro, cercando di badare la voglia di mollarle un ceffone che le lasci il segno delle mie cinque dita per sempre.

"Frankie, devi stare zitta. Non devi dirlo a nessuno." Interviene George, con un tono lievemente alterato.

"Ad una condizione." Sorride sarcasticamente mentre si passa un dito sulle labbra, con aria pensierosa. "Allyson deve lasciare il suo posto per la gara a me."

Sgrano gli occhi, incredula. Lo ha detto davvero o me lo sono solo immaginata? Mi sento in una di quelle scene di crimine, dei film che vede mio padre la domenica mattina.

"No, lei si sta allenando da due settimane, ormai se la cava più che bene!" Insiste George.

"Non credo che parteciperete entrambi, allora." Ridacchia e sento quell'istinto del famoso ceffone, pulsarmi nelle vene di tutto il corpo.

"Da domani comincerai gli allenamenti." Mi arrendo.

"Ally.." Tenta di ribattere George, ma lo fermo.

"Se non le lascio il posto, verrai squalificato anche tu e senza di te, la squadra perderà." Riposo lo sguardo su Frankie, che sorride soddisfatta. "Riguardo te, tieni chiusa quella boccaccia."

 

 

 

 

Cara Bee,

Ho rischiato di commettere un omicidio, oggi. Frankie.

Ha scoperto che siamo io e George a prendere la tavola e ci ha minacciati, dicendo che se non le lascerò il posto per la gara, dirà tutto e questo vedrebbe sia me che George fuori dalla squadra.

Ho dovuto accettare, perché se lo squalificassero, sarebbe la fine per la competizione.

Ma ti rendi conto?

Ci convivo da un giorno e mezzo e ho già rischiato di mollarle un ceffone, cosa succederà fino a fine settimana?

Comunque, non mi lascerò rovinare questi giorni da lei, specialmente domani perché deve essere uno dei giorni più belli della mia vita.

Ma riesci ad immaginare me e George sotto quel palco?

Quasi non riesco nemmeno a scriverlo; non ci sto più nella pelle.

Ti faccio sapere domani!

Un bacio,

-La tua Ally.



 

Buongiorno, belle :)
Scusatemi se ieri sono scomparsa, ma vi avevo detto che sarei andata a mare e sono tornata tardi, perciò ho pensato che fosse inutile pubblicare verso le undici.
Dopo il mio ritardo di 24 ore, sono qui con il settimo capitolo ahahahah
Spero che vi piaccia e volevo ringraziarvi per le recensioni e i preferiti, soprattuto, perchè state facendo salire la fanfiction sempre di più nella classifica delle più popolari.
Grazie, davvero :)
Un bacio,
-ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Kiss me like you wanna be loved. ***


 



6. Kiss me like you wanna be loved.






Sul tavolino di cristallo del nostro salotto, ci sono quattro piccoli vasi con delle rose dentro e sapete perché? Sono quattro mattine consecutive che qualcuno ne lascia uno fuori alla mia porta.

Oggi, ho deciso di trovare una soluzione a questo "mistero" ed è proprio per questo motivo che sono sveglia alle otto di mattina e mi trovo affacciata al davanzale della finestra, mentre infilo la mano nel pacco dei miei famosi biscotti, con aria annoiata.

Non credo siano di George, quei fiori.

Ne ho parlato con lui e non aveva neanche un briciolo di espressione imbarazzata o impacciata, ma nonostante questo, non mi dispiacerebbe vederlo scavalcare il cancelletto del mio giardino e posare un mazzo di rose rosse ai piedi della mia porta.

Sto quasi per addormentarmi sul davanzale della finestra, quando vedo una sagoma fare ciò che ho immaginato, con in mano la stessa  quantità di rose rosse delle volte precedenti.

Ma no, non è George.

"Josh?" Sussurro a me stessa, mentre spalanco la bocca.

Il biscotto che un attimo fa stavo per mangiare, mi scivola dalle mani e d'istinto mi muovo di scatto per non lasciarlo cadere a terra, sbattendo contro il mobiletto che sostiene la televisione.

A quel rumore, Josh si volta verso la finestra che è ancora mezza aperta ed io mi abbasso il più in fretta possibile, sperando di essere passata inosservata.

Mi allontano verso le scale, gattonando come una disagiata mentale e me ne ritorno in camera, con la testa più confusa di prima.

Mi sento sul letto a pancia sotto, sprofondando il viso nel cuscino.

Fingerò di non essermi accorta di nulla, gli altri crederanno che io stia dormendo e quando mi alzerò, avrò il mio "mazzo giornaliero di rose" che finirà sul tavolino del salotto, assieme agli altri.

Per quanto io mi stia sforzando, non riesco a chiudere occhio e il cellulare che vibra, non aiuta perciò allungo la mano sul comodino, afferrandolo per visualizzare l'sms di Frankie.

 

Non immagini cosa ho appena scoperto. Vediamoci in spiaggia il prima possibile.

-F

 

Scendo fra mezz'ora!

 

 

Come promesso, dopo circa trenta minuti attraverso il mio giardino, accompagnata dalla netta sensazione di sapere ciò che Frankie vuole dirmi, ovvero di Josh.

In spiaggia, noto JJ ed Effy sui loro teli da mare, mentre gli altri sono evidentemente ancora a casa e come dar loro torto?!

Dopo una decina di minuti, Frankie ci raggiunge e mi trascina in una passeggiata lungo la riva della spiaggia.

"So cosa vuoi dirmi, me ne sono accorta stamattina." Le dico, prima di farla cominciare a parlare.

"Hai notato anche tu? Non è incredibile?" Mi guarda con l'espressione più sbigottita che io le abbia mai visto in faccia.

Abbasso il capo imbarazzata, infondo è una situazione delicata ed il fatto che io non veda Josh come qualcosa più di un amico, non aiuta.

"Lo so! Mi sento stupida, come ho fatto a non accorgermene prima? Ultimamente abbiamo passato più tempo insieme."  Calcio via un sassolino che intralcia la sabbia regolare.

"Già." Annuisce.

"Mi dispiace ma io non… Cioè andiamo, è tuo fratello!" Scrollo le braccia, con tono rassegnato.

Frankie smette di camminare e mi osserva con un'espressione interrogativa.

"Ma di che parli?" Esclama, ricominciando a passeggiare.

"Aspetta, tu di che parli?" Questa volta sono io a fermarmi, confusa.

Cala un silenzio per qualche secondo, mentre mi sento osservata dalla testa ai piedi.

"Del fatto che mia madre voglia farci trasferire a casa vostra, per non passare l'estate da soli, ovviamente!" Esclama.

Sgrano gli occhi, sperando con tutta me stessa di aver capito male.

"Oh, non lo sapevo." Abbasso il capo, cominciando a grattarmi la nuca come al solito.

"Hanno intenzione di dircelo stasera… tu di che parlavi?" Il suo tono curioso mi intimorisce ed il motivo non lo conosco nemmeno io, so solo che ha la capacità inumana di farmi sentire inferiore, sempre.

Sposto lo sguardo sulla sabbia che stiamo attraversando, mentre valuto la possibilità di dirle tutto o restare in silenzio, ma data la sua insistenza, scelgo la prima.

"Hai presente le rose di cui ti parlavo in questi giorni?"

Annuisce.

"Oggi ho visto tuo fratello che le lasciava dietro la porta di casa." Sussurro, come se avessi paura nel pronunciare quelle parole.

Cala il silenzio, mentre mi fissa come se potesse leggere ogni mio pensiero e giudicarlo a suo piacimento.

Con mia grande sorpresa, scoppia in una fragorosa risata e mi sento le guancie avvampare.

"Scusami Allyson, ma non ti credo!" Ridacchia ancora.

"Come, scusa?" Sgrano gli occhi, credendo di aver sentito male.

"Mio fratello me l'avrebbe detto e non credo che tu sia il suo tipo, cioè non penso che le piaccia una come te." Si spiega mentre sfoggia il suo solito sorrisetto, come se mi avesse appena fatto un complimento.

"Scusami?"

"Sei più, ecco… meno socievole! Non so definirti, sei diciamo diversa!" Dice, posandosi una mano sul mento con aria pensierosa.

"Sai qual è il problema? Proprio questo! Tu non puoi 'definirmi', tu non devi e basta." Ribatto con tono apparentemente calmo e mi volto dall'altra parte, per allontanarmi da lei, ignorando la sua voce che mi sta richiamando.

"Ally!"

Mentre attraverso la stradina per ritornare in villa, sento George e Josh salutarmi, ma non sono in vena di fermarmi e scherzare.

"Scusatemi."

Mi scosto e mi allontano a grandi passi verso casa, evitando altri spiacevoli incontri.

Attraverso il giardino e la veranda, esattamene come un'ora fa e rientro in casa, dove mio fratello e mio padre fanno ancora colazione.

"Ally! Saputo della decisione di papà e Marie?" Chiede Chris, con la sua solita aria entusiasta.

"Taci!" Urlo e mi chiudo in camera.

Forse non dovrei comportarmi così, ma la situazione di Frankie comincia a pesarmi e semplicemente, non sto bene quando c'è lei. Mi sento continuamente messa alla prova, come se dovessi dimostrare di essere "alla sua altezza" e l'idea di doverci convivere fino agli ultimi giorni di agosto, non mi entusiasma per niente.

 

 

Sono uscita dalla mia stanza solamente per pranzare, ma posso dire che il mio letto abbia assunto la forma del mio sedere a furia di starci sopra con il computer.

Verso le sette e mezza, ormai fuori si fa buio e sento delle voci familiari che mi spingono ad affacciarmi alla rampa delle scale.

Frankie, Josh, George e Chris, sono seduti sul salotto a discutere a bassa voce, tranne George che si limita ad ascoltare e restarsene in silenzio.

Non posso far a meno di pensare a quanto il suo viso mi sembri perfetto e rimango lì a guardarlo ed ascoltarli, come se non avessi nulla di meglio da fare. Ma forse è proprio così.

"Dato che oggi è mancata agli allenamenti, se vuoi posso sostituirla io. Posso provarci, non sono male con gli sport. Ally è negata." Lei, con il suo solito sorrisetto che le strapperei via, volentieri.

A quel punto George sembra appena uscito fuori dalla spirale dei suoi pensieri e si decide a spostare il suo sguardo su di lei.

"Senti Frankie, ti ringrazio ma stiamo benissimo così. Ally ora se la cava e abbiamo altre tre settimane di allenamento." Le risponde, giocherellando con i suoi stessi capelli.

"Ma potrei essere meglio io se ci provassi, no?" Insiste e a quel punto devo frenare i miei istinti di aggredirla e strapparle i capelli uno ad uno, magari con la mia pinzetta per sopracciglia.

Trattengo una risata per la scena che mi sto immaginando, ma non posso evitare di fare una smorfia mentre si siede al fianco di George, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Frankie, penso che Ally sia più adatta!" Ribatte lui.

"Scherzi vero? Ho visto tutte le vostre gare di Windsurf anche senza conoscervi, dato che è la nostra spiaggia! Lei non c'entra molto, è qui solo di passaggio." Gli rivolge il suo solito sorrisetto, facendo scivolare la mano dalla spalla al ginocchio di George.

Sento una stretta allo stomaco, mi da terribilmente fastidio.

"Frankie? Ti stai preparando a portarmi via anche il windsurf?" Le parole mi escono dalla bocca prima ancora che io me ne renda conto davvero. Tutti si voltano verso di me mentre scendo le scale per raggiungerli.

"Che intendi?" Solleva un sopracciglio.

"Che hai primeggiato in tutto fino ad ora, adesso mi sembra che tu voglia primeggiare anche su George, ma non te lo lascerò fare." Arrossisco per ciò che sto dicendo e cerco di evitare il suo sguardo, nonostante me lo senta addosso.

Frankie scoppia in una risata sarcastica e quando ha finito la sua sceneggiata, si alza dal divano.

"Allyson, non sei il centro del mondo! Hai già cercato di inventarti quella stupida storia delle rose di Josh, ora ti ci metti anche con George. Svegliati! I ragazzi preferiscono quelle come me a quelle come te e lo sto dicendo per farti capire che sei tu quella sbagliata. Non tenti nemmeno di farti piacere gli altri, parti di già con i tuoi pregiudizi." Nonostante stia parlando veloce, purtroppo afferro tutto ciò che mi sta dicendo e vedo il volto di Josh sbiancare.

"Io non ho inventato un bel niente! Dille la verità, Josh! Ammettilo!" Gli urlo, anche se non dovrei farlo.

Annuisce e Frankie lo squadra con gli occhi sgranati per qualche istante, mentre tiro un sospiro per calmarmi.

"Potrò anche essere antipatica, acida, aggressiva ma sei tu quella che dovrebbe scendere dal piedistallo. Non serve ripetermi che agli altri non piacciono le ragazze come me, d'accordo?" Rispondo, con un tono più calmo e mi volto per ritornarmene di nuovo in camera.

"E' questo il problema, Ally! Finirai per rimanere sola con i tuoi atteggiamenti. Quasi a nessuno piace stare con te proprio per questo." Sottolinea.

Non ribatto, perché una parte di me sa che ha ragione. Rimango in silenzio, per trattenere le lacrime che sento salire sempre di più. Non me ne è mai importato del giudizio della gente, non sono una che piange davanti agli altri o che ama fare sceneggiate ma credo che questa volta abbia colpito nel segno.

Raggiungo le scale, per risalirle con calma e spero che degli alieni facciano irruzione in casa mia e aspirino i Cuthbert nella loro navicella spaziale.

"Frankie! Tu non puoi dire tutto questo, perché tu non la conosci sul serio. Ally riserva il meglio di sé a pochi ed è una delle persone più sincere e fantastiche che io abbia mai visto in vita mia. Lei… se ci tiene ad una persona è in grado di farle dimenticare di tutti i suoi problemi, di farla sentire stranamente bene. E'… la persona migliore che io conosca."

Dopo le parole di George tutti si fermano, rimanendo in silenzio, tranne il mio cuore che batte così forte al punto tale di darmi l'impressione che stia per scoppiarmi in petto.

Gli sorrido leggermente, continuando a salire su per le scale e dopo essermi chiusa in camera, non mi sorprende sentirlo bussare.

Quando riapro la porta, rimaniamo a fissarci con espressione indifferente per qualche istante, fin quando sprofondo nelle sue braccia e scoppio in un pianto che in realtà è uno sfogo dell'accumulo di tutti questi giorni.

Lo sento stringermi più forte e accarezzarmi i capelli, mentre sono invasa dal suo profumo che è ancora impregnato nella sua maglietta grigia.
"Ti sembro una bambina, lo so." Rido, mentre mi asciugo le lacrime.

"Non lo sei, anzi, piangere è meglio che tenersi tutto dentro. Si ha bisogno di farlo a volte, lo sai?" Mi sorride.

Afferro la sua mano e ci sediamo entrambi sul mio letto, uno affianco all'altro.

"Sono qui per ascoltarti." Mi dice con il suo tono calmo, mentre sento il suo pollice strofinare sulle mie dita.

"E' Frankie il problema. Non fraintendermi, io le voglio bene ma non riesco ad essere tranquilla con lei. E so che tutto questo dispiacerà a mio padre, ma non voglio che succeda perché ho già causato parecchi problemi ai miei genitori dopo il loro divorzio a causa dei miei atteggiamenti. Ma con Frankie non resisto, ha un potere inumano di sminuirmi e farmi sentire una nullità, tutto ciò che dice riesce a farlo apparire giusto, mentre trasforma quello che fuoriesce dalla mia bocca in qualcosa senza valore. Questa cosa mi opprime, ma un po' di ragione ce l'ha! E' colpa mia e di queste barriere di 'odio' che mi costruisco verso tutti, sono io il problema."

Esplodo. Faccio uscire fuori tutto ciò che non ho mai avuto il coraggio di dire a nessuno e mi sento con un peso in meno sullo stomaco.

"Ally, tu non sei sbagliata. Sei semplicemente diversa da tutte quelle ragazze come Frankie ed è questo che ti rende fantastica! Tu sei una persona vera, sincera. Quando ci tieni agli altri riesci a farli sentire così bene ed io ne sono testimone. Ho passato settimane da favola. Con te." Il suo pollice scivola al livello del mio viso, dove mi asciuga le guancie ancora bagnate e mi scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Quando sento la sua mano dietro il mio collo, rabbrividisco e mi lascio indirizzare verso il suo volto.

Sento come se nei suoi occhi, riuscissi a leggere ogni suo minimo pensiero, mi ci perderei dentro.

Poso lo sguardo sulle sue labbra che si trovano a pochi centimetri dalle mie, fin quando chiudo gli occhi e avverto quel contatto, che scopro di desiderare ormai da tempo.

Sento il suo fiato accarezzarmi il collo, quando schiudo leggermente le labbra per permettere alla sua lingua di incontrare la mia.

Il bacio è lento e timido ma presto  si trasforma in uno più profondo e sicuro, anche mentre lascio la mia mano scivolare fra i suoi capelli e giocarci.

Per la seconda volta nella mia vita, sento quel senso di libertà che ho provato sull'isolotto, come se George Shelley appartenesse a me e come se fossimo una cosa sola.

Ma in realtà è così, è proprio George Shelley a farmi sentire libera di essere quello che sono.

 

 

 

Caro Jaymi,

È successo e ho scoperto che non aspettavo altro da giorni, incredibile, no?

Si, io e "Gregory" ci siamo… baciati.

So che stai ridendo in questo momento, perché lo sto facendo anche io, immaginandomi la tua faccia ma è successo e basta.

Ho avuto una notizia poco piacevole oggi, credo che Frankie passerà il resto dell'estate qui AHAHAHAHAH no.

Oh, a proposito di Josh! Indovina di chi erano le famose rose? Sue.

Non so come comportarmi, perché a scuola non si studiano materie su queste cose, invece di educazione fisica che non serve a nulla?

Per il resto, va tutto bene!

Fra pochissimi giorni io e George andiamo a Liverpool, per il concerto. Non riesco nemmeno ad immaginarlo, morirò ahahah.

Un bacio,

-La tua Ally.


 

Buongiorno gentaglia :)
So che aspettavate un capitolo del genere da un bel po' e finalmente è successo AHAHAHAHAH.
Avevo intenzione di aspettare ancora per fare tutto con calma, però ho pensato che poi la cosa sarebbe diventata noiosa, no?
Come al solito, spero che vi piaccia!
Grazie infinite per le recensioni, i preferiti, i ricordati e i seguiti :)
Volevo dirvi che domani mattina, non credo di riuscire a pubblicare il capitolo perchè devo andare a mare e forse lo pubblico di pomeriggio o di sera, farò il possibile!
A presto!
-Ems 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Concert. ***




9. Concert.








Appena il suono della sveglia arriva ai miei timpani, mi alzo senza pensarci due volte, correndo in bagno con i miei vestiti.

Oggi è il gran giorno e tutto deve essere perfetto.

Mi spazzolo i capelli, i denti, infilo jeans, converse, maglietta e corro al piano di sotto dove mio padre è impegnato nel zuccherarsi il caffè e George nell'allacciarsi le scarpe.

"Sei pronta, Allyson?" Chiede mio padre.

Lancio uno sguardo all'orologio che segna le sette e mezzo; fra esattamente un'ora partirà il nostro treno per Liverpool.

Mi butto sul divano di fronte a quello dove è seduto George, sprofondando la testa nel cuscino e facendo uscire con voce soffocata la mia risposta.

"Fisicamente si, psicologicamente no."

Sento George ridacchiare, mentre io cerco di pensare in modo ragionevole sulla situazione che sto per affrontare. Credo che non me ne renderò realmente conto, fin quando non sarò sotto quel palco.

Dopo una decina di minuti, che mi sembrano un'ora, finalmente entriamo in macchina con mio padre, che ci accompagna fino alla stazione del paesino.

"Mi raccomando, conto su di te, George." Mio padre abbassa il finestrino dell'auto, sorridendoci.

"Tranquillo, ci faremo investire dal treno!" Dico, sarcastica.

"Allyson!"

"Scherzo, scherzo." Ritorno seria e lo saluto definitivamente, fin quando non ci sediamo sulle panchine per aspettare il treno, che arriva alle otto e mezzo in punto.

Occupiamo uno scompartimento tutto nostro e prendiamo posto uno accanto all'altro, mentre io sono completamente presa dalla mia euforia e non riesco a smettere di parlare da mezz'ora.

"Calmati!" Ride, divertito.

"Ma ti rendi conto di dove stiamo andando? Non ci riesco, mi risulta impossibile smettere di parlare e…"

E ha trovato il modo per farmi tacere, tenendomi le labbra occupate come fa da più o meno una settimana.

 

 

La situazione fuori alla Echo Arena è davvero ingestibile.

Io e George siamo in coda da un'ora, fra ragazze che non smettono di urlare, cantare e spingersi a vicenda.

Ho pensato molte volte a come potesse essere il mio primo concerto, ma l'attesa non l'ho mai immaginata così. Ho sempre creduto che mi sarei comportata proprio come la maggior parte delle altre ragazze, ma mi ritrovo immobile, senza la capacità di ragionare o dire qualcosa di sensato e con un terribile senso di nausea.

"Hai mangiato qualcosa di sbagliato?" Mi chiede, coprendomi le spalle con un braccio.

Scuoto la testa, aspettando che una ragazza dietro di me smetta di urlare, per cominciare a parlare.

"No, mi capita ogni volta che sono agitata." Spiego.

"Sei agitata?"

"Direi più euforica? Emozionata?" Sorrido mentre poso la testa sulla sua spalla e lo guardo.

Fa scivolare la sua mano all'altezza del mio collo, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio per osservare meglio il mio viso sorridente.

"Quando entreremo, morirai." Ride.

"Sinceramente, non so garantirti una buona reazione quando sentirò le prime note di Up all night." Ribatto.

 

 

Ammetto che l'attesa è stata frustante sia psicologicamente che per il mio stomaco, ma in questo momento mi sento come se tutto mi fosse stato appena ripagato.

Mi trovo ad una ventina di metri da quel palco, a cantare ed urlare con George fino a perdere il fiato e a trasformare in realtà tutti i film mentali che per un anno e mezzo hanno continuato a girarmi in testa, per questo gran giorno.

Ma c'è una differenza, o meglio, una grandissima differenza.

Nei miei pensieri, nei miei film mentali e nei miei piani non esisteva George e in questo momento mi sento semplicemente completa, come se avessi tutto ciò di cui ho bisogno.

Lui e loro.

Le uniche due persone a mancare in questo momento, sono Bridget e Jaymi ma la cosa che mi rende felice è che loro sono ormai scontati nella mia vita, come qualcosa di obbligatorio o indispensabile.

Quando le luci si abbassano e sentiamo le prime notte di "Little things", tutti quanti ci sediamo e a parte i loro cinque volti, nient'altro è illuminato.

 

Your hand fits in mine 

like it's made just for me 

But bear this in mind 

it was meant to be.

 

La voce di Zayn riempie l'intera arena e poggio la testa sulla spalla di George che sta canticchiando e cercando la mia mano, per attorcigliare le sue dita alle mie.

Sento il battito cardiaco aumentare, quando migliaia di voci si uniscono alle altre cinque e la mia testa comincia a vagare senza un attimo di tregua.

Penso a tutto. Alla prima volta in cui ho ascoltato il loro primo singolo, quasi due anni fa, a come io sia cambiata e cresciuta "con" loro o a come mi abbiano indirettamente accompagnata fino a questo momento, sostenendomi anche durante questo mese e mezzo in cui sono cambiate tante cose. Ma solo in questo momento, mi rendo conto che nulla è cambiato, perché in realtà l'unica ad essere cambiata sono io e la causa di tutto questo è seduta al mio fianco proprio in questo momento.

La canzone mi ricorda particolarmente di una settimana fa, quando ero seduta in camera  con lo stereo acceso mentre scrivevo una delle mie e-mail a Bee e Jaymi, per raccontare di come mi abbia fatto sentire bene baciarlo per la prima volta.

 

 

You can't go to bed 

Without a cup of tea 

And maybe that's the reason 

that you talk in your sleep 

And all those conversations 

are the secrets that I keep 

Though it makes no sense to me.

 

 

"George?"

"Ally?"

"Grazie per essere qui con me." Sussurro.

Mi guarda per qualche istante, prima di cominciare a parlare.

"So che è il momento meno adatto ma volevo farti sapere che vorrei che diventassimo una… insomma, io e te ci siamo… cioè stiamo…" Balbetta, scuotendo il capo ripetutamente.

Sorrido nel vederlo impacciato per ciò che sta cercando di dirmi.

"Oh, ho ripetuto tante volte questo discorso e adesso sembro un disagiato mentale!" Esclama, affondando il viso nelle sue stesse mani.

Sollevo il capo dalla sua spalla e sorrido.

 

 

I won't let these little things 

slip out of my mouth 

but if it's true It's you, It's you 

They add up to, I'm in love with you 

And all these little things. 

 

 

"Se è quello che intendi, allora mi piacerebbe che diventassimo una… coppia?" Sorrido mentre gli afferro il polso per osservare il suo viso.

"E' esattamente questo che cercavo di dire." Gli si allarga un enorme sorriso sul volto e lo vedo posare una mano sulla mia guancia e appropriarsi delle mie labbra.

 

 

You'll never love yourself 

half as much as I love you 

You'll never treat yourself 

right darlin' but I want you to 

If I let you know I'm here for you 

Maybe you'll love yourself 

like I love you.

 

 

 

 

E' stata una giornata perfetta nel vero senso della parola.

Non riesco a togliermi questo sorrisetto da ebete dal volto, ripensando al concerto e al fatto che io e George siamo… una coppia?

E' ormai tardissimo ma non ho voglia di dormire, al contrario vorrei poter urlare in faccia a qualcuno tutto quello che è successo oggi.

A giudicare dalle luci spente, in casa stanno dormendo sicuramente tutti e per questo, infilo silenziosamente la chiave nella serratura, facendola scattare.

Mi richiudo la porta alle spalle e trascino me stessa, la mia borsa ed il mio sorrisetto da ebete fin sopra la mia camera.

Poso la borsa ai piedi del comodino mentre accendo il lume su di esso, per non fare troppa luce a quest'ora.

Sospiro ancora sorridendo e mi siedo distrattamente sul mio letto, slacciandomi le scarpe per poi stendermi, girata dal lato del comodino. Tiro ancora un altro sospiro, ma quando mi volto dall'altro lato, caccio un urlo che esce fuori strozzato a causa della voce che ho perso durante il concerto.

Davanti a me c'è una chioma bionda sparpagliata sul cuscino, che mi induce ad alzarmi di scatto e strappare via dal letto il lenzuolo.

"Bridget?" Sgrano gli occhi.

Vedo un'altra testa sbucare dai piedi del letto e sussulto una seconda volta, mentre Bee si stropiccia gli occhi.

"Jaymi?" Solo in quel momento mi rendo conto che quest'ultimo si trova nel sacco a pelo che conosco benissimo, dato che lo usiamo ogni volta che dormiamo tutti e tre insieme.

"Dammi il lenzuolo, di sera fa freddino qui, eh!" Ribatte Briget, con aria assonnata.

"Potrei sapere cosa ci fai nel mio letto? E tu, Jaymi, in un sacco a pelo sul pavimento della mia camera?" Rido, lanciando il lenzuolo a Bee che lo usa per coprirsi fino all'altezza della bocca.

Jaymi si alza mentre caccia un enorme sbadiglio e  mi sorride, con la faccia assonnata.

"Ally, resteremo qui per due settimane. I nostri genitori hanno parlato con tuo padre e ne era più che felice." Mi spiega, stendendosi al fianco di Bridget e poggiando la testa sulla sua pancia.

"Fantastico!" Esclamo, ma entrambi sono più addormentati che svegli, sul mio letto.

"Ragazzi?" Nessuna risposta. "Oh, andiamo, un abbraccio?" Nulla. "Se vi dicessi che io e George stiamo insieme?"

Vedo gli occhi di Bridget spalancarsi e mettersi seduta di scatto, facendo sobbalzare Jaymi che la imita poco dopo.

"Oh. Mio. Dio. Tu ci devi raccontare tutto. Adesso." Mi afferra il polso per costringermi a sedermi con loro.

Rido e prendo un grosso respiro per cominciare con il mio monologo.

"Il concerto è stato perfetto. Una delle esperienze più belle della mia vita e lui ad un tratto ha cominciato a balbettare, perché stava cercando di chiedermelo e ho fatto capire che per me va benissimo. Mi ha baciata e…" Sono consapevole di star raccontando tutto ancora con il mio sorriso da ebete, ma non posso farci nulla per cancellarlo dato che mi sento al culmine della felicità.

"Chi sei tu e che ne hai fatto della nostra Allyson Carter?" Bee si finge spaventata, ma dopo pochi istanti mi abbraccia, sussurrandomi di essere felice per me.

Mi stendo fra loro due e rimaniamo a pancia all'aria per ore, nonostante sia notte.

Do libero sfogo alla mia felicità e racconto più volte tutto quello che è successo nei minimi dettagli, mentre loro si ostinano a commentare con battutine insensate e ridere.

Continuo per quasi due ore, fin quando non ci addormentiamo così e rimango sotterrata da un braccio di Jaymi ed una gamba di Bee, ma sto benissimo.

Mi sento a casa.

 



Buongiorno, belle :)
Forse è un capitolo noioso, però è di passaggio e mi serviva! E' come una pausa da tutto il caoso con Frankie, Josh, gli allenamenti e il resto.
Ho voluto far tornare Bee e Jaymi perchè mi diverto, compatitemi ahahahah
Siccome fra mezz'ora parto (si, sono qui per voi hahahah) non so quando pubblicherò l'altro, perchè torno domenica sera ma farò di tutto per pubblicare domani e spero di riuscirci.
Un bacio,
-ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I only care about you. ***


 

 

 


10. I only care about you.






Avverto un leggero peso sulla pancia, quando apro lentamente gli occhi e noto il gomito di Jaymi sulle mie costole, mentre è completamente addormentato.

Mi avvicino fino ai piedi del letto per scendere, dato che sono stata circondata da lui e Bee tutta la notte; infatti la mia schiena ne risente.

Scendo le scale e mi avvio verso la cucina, dove mio fratello si sta per sedere su uno degli sgabelli e Frankie è intenta a cercare un modo per accendere i fornelli.

"Buongiorno!" Esclamo, dirigendomi verso la mensola che sorregge i piatti e le tazze.

"Sto preparando io la colazione, va' a sederti con Chris." Mi rivolge un sorriso, mentre tenta ancora di mettere in funzione il fornello.

Odio il fatto che finga di essere gentile, quando stiamo insieme agli altri.

"Di questo passo, mangeremo per cena. Io uso il microonde." Rispondo mentre afferro le tazze che usiamo io e Chris e verso il latte all'interno.

Cala il silenzio fin quando non le porto a tavola, assieme ai soliti biscotti. A quel punto, è mio fratello che decide di rompere il ghiaccio.

"Mh, che è successo ieri in spiaggia? Ho capito solo che il padre di Kate è arrabbiato con voi." Si rivolge verso di me, infilando una mano nel pacco di biscotti.

Lancio uno sguardo fuggente a Frankie, per esaminare il suo volto mentre sorseggio il latte, come se volessi nascondermi dietro la tazza.

"Qualcuno usa le tavole fuori allenamento e senza permesso." Spiego, velocemente.

Cerco di dire qualcosa che mi aiuti a cambiare discorso in modo da non farlo ricapitare più, ma il mio tentativo fallisce.

"Qualcuno a cui piacciono i guai." Sottolinea Frankie, mentre solleva leggermente un sopracciglio e mi guarda.

"O magari, qualcuno che ha semplicemente voglia di farsi i fatti propri, senza dover tener conto di gente che ficca il naso ovunque." Rispondo, fingendo di rivolgermi a Chris.

"Siete strane, oggi." Mio fratello sposta lo sguardo da me a Frankie, ripetutamente, con aria interrogativa.

"E' tutto ok." Abbasso il capo sulla tazza.

"Già, per me si prospetta una bella giornata! Sono eccitata per gli allenamenti!" Esclama Frankie, sorridendo e mi mordicchio il labbro per trattenere la voglia di urlarle in faccia.

"Allenamenti?" Insiste Chris.

"Tua sorella non ti ha detto che mi ha lasciato il posto per la gara di Windsurf?"

Se continua a sorridere così, sarò costretta a pestarla viva.

"Cosa? E perché mai?" Chris sembra più sorpreso e turbato di me.

"Ehm.." Tento di parlare, ma Frankie mi interrompe.

"Non se la sentiva molto. L'avevo detto che gli sport non fanno per lei!"

Riduco gli occhi a due fessure e la fisso, desiderando con tutta me stessa di poterle strappare via quel sorrisetto meschino.

"Ma gli allenamenti stavano andando più che bene e non puoi prendere un impegno e poi non portarlo a termine. Non saranno felici, quando lo sapranno." Ribatte Chris.

"Non ti ci mettere anche tu." Scuoto la testa nervosamente, mentre cerco di concludere la conversazione che sta prendendo una piega decisamente falsa.

"Ma avevi dato il tuo appoggio e non è bello tirarsi indietro a due settimane dalla gara!"

"Chris, papà e mamma non ti hanno insegnato a farti i fatti tuoi?" Ribatto.

"Ma sono tuo fratello!"

"Non ho voglia di parlarne." Concludo lì la faccenda, anche perché non saprei cosa dire, potrei chiedere a Frankie, dato che si diverte così tanto a mettermi nel caos totale.

Abbasso lo sguardo sulle mie unghie, fingendo che mi importi qualcosa in questo momento.

"E' lunatica." Sento Frankie sussurrare a Chris e a quel punto, tiro un lungo respiro per frenare la mia bocca e mi alzo senza finire la colazione.

"Ally, dove vai? Che ti prende?"Mi ferma, Chris.

"Già, che ti prende?" Lo appoggia Frankie, ironica, mentre ride.

Mi volto verso di lei, mentre la parte di me che la prenderebbe a ceffoni ha la meglio sulla parte di me che ripete di mantenere la calma.

"Puoi, per favore, andare al tuo allenamento e annegare?" Ribatto.

"Ahia, Allyson. Non ti conviene scherzare così con me." Lascia libero sfogo ad una risata amara.

"Infatti non scherzavo." Mi stringo le braccia al petto, mentre Chris ci guarda con aria sbalordita.

"Continui? Ripeto, non ti conviene."

"Non ho paura di te, Mrs. Perfezione." Ruoto gli occhi verso il cielo e solo in quel momento noto Josh in cima alle scale, che ci osserva con la stessa espressione di mio fratello.

"Davvero, Allyson? Lo sai che la sorte dell'intera squadra e del tuo fidanzatino dipende da me, vero?" Continua, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi nella mia direzione.

"Evapora, Frankie!" Rispondo e decido di allontanarmi il prima possibile da lei, perché mi sento come se avessi le mani legate e infatti, è così.

Risalgo le scale, sorpassando Josh che afferra il mio polso costringendomi a voltarmi.

"Ally? Che succede?"

"Smettetela di chiederlo tutti a me, ok? Chiedilo a tua sorella!" Scrollo il braccio per deviare la sua presa e ritorno finalmente in camera, accompagnata dai miei istinti aggressivi verso Frankie e dal mio senso di colpa verso Josh, per essere stata scorbutica con lui.

 

 

 

Sono così nervosa che non mi accorgo della piccola fossa che si sta creando fra la sabbia che sto torturando distrattamente, con i piedi. Sono seduta su un asciugamano con Bee e Jaymi, mentre osservo tutto il gruppo portare le tavole in acqua, compresi George e Frankie che si trovano ancora di fronte a noi.

"L'ho fatto per te George. Vedrai che la squadra andrà molto meglio, con me." Sento Frankie parlare a vanvera con George, mentre lui le rivolge un sorriso che descriverei solo con tre aggettivi: debole, falso e imbarazzato.

Ha un carattere troppo gentile per arrabbiarsi con gli altri, pensandoci non l'ho mai visto turbato o arrabbiato con qualcuno. Mi scappa un sorriso a quel pensiero e fingo di non aver notato le occhiate divertite di Bee e Jaymi.

"Come mai lei ha preso il tuo posto?" Mi chiede quest'ultimo. "Ammettilo che non vuoi sprecare nemmeno un secondo lontana dai noi, eh? Eh? Eh?" Mi da una gomitata.

Rido, sbattendo contro la spalla di Bee per l'urto e prendo un lungo sospiro, pronta a dir loro la verità.

"Allora.."

"Ally? Possiamo parlare?" Vengo interrotta ancor prima di cominciare la mia spiegazione e volto la testa, scorgendo Josh che si toglie le infradito, lasciandole accanto al nostro asciugamano.

"Certo." Rispondo. Mi alzo e lo seguo fino al bagno asciuga, dove nessuno può sentirci.

"Non so la verità che si nasconde dietro tutto questo e non ti sto chiedendo nemmeno di dirmela, ma so che mia sorella ha fatto qualcosa 'alla Frankie'. Ally, quando mio padre ci ha lasciati ho visto mia madre piangere una notte si ed una no e non è bello, vederla in quello stato. Da quando stiamo con voi, però, è come se avesse ricominciato a vivere. E' semplicemente felice. Non voglio che qualcosa fra te e Frankie, rovini questo equilibrio." Lo ascolto in silenzio, mentre gesticola e sembra così preso dal suo discorso. Ha l'aria di un bambino indifeso, ma la realtà è che probabilmente, è una delle persone più mature e premurose che conosca.

"Non ho intenzione di rovinare tutto questo, non è colpa mia. Tua sorella.." Tento di ribattere, ma vengo fermata.

"Ally, lo so. La conosco da diciassette anni e so che non te la prenderesti con lei, senza motivo dato che andavate d'accordo all'inizio. Ti sto solo chiedendo di chiudere un occhio, evitare altro caos in casa."

Prendo il fiato per ribattere, ma mi fermo e sospiro, guardando lo smalto sulle unghie dei miei piedi.

"Lo farò, Josh, non preoccuparti. Non so come tu faccia ad essere così gentile con me dopo che ti ho trattato male stamattina e… oh, non ti ho neanche ringraziato per le rose!" Sorrido, cercando di evitare il suo sguardo che mi farebbe probabilmente, avvampare le guancie.

"Ti prego, dimentica quella storia. E' così… patetica!" Si mette le mani fra i capelli mentre strizza gli occhi e ride.

"No, sei stato gentile!" Ribatto, ridendo insieme a lui.

Mi guarda come se si stesse chiedendo se penso davvero ciò che ho detto.

"Ma non c'entra. Di certo non vado a distribuire fiori per il vicinato! L'ho fatto solo perché… Mi piaci." Anche lui, abbassa lo sguardo sui miei piedi. "Carino il colore!" Commenta le mie unghie.

Rido, incapace di dire qualcosa di sensato. Come ci si comporta in queste situazioni? Cosa dovrei dire?

"Ah e dimentica anche quello che ti ho appena detto. Cioè, so che sei già impegnata." Continua, giocherellando nervosamente con le dita del piede nella sabbia.

"Mi dispiace, Josh." Mi mordicchio le labbra.

"Ricominciamo tutto da capo, d'accordo?" Sorride mentre mi porge la mano.

"D'accordo!" Ricambio la stessa espressione, afferrandola.

"Ehi, Allyson, non vorrai mica rubarti anche mio fratello?"

Riconosco la voce di Frankie e mi volto, notandola assieme a George mentre trascinano le tavole fuori dal mare.

Sgrano gli occhi per la sua affermazione.

"Oh andiamo, stavo scherzando!" Ride lei, ma la ignoro.

Mi avvio verso George e gli stampo un bacio veloce sulle labbra.

"Buongiorno anche a te." Mi sorride.

 

 

 

"E' ghiacciata!" Mi lamento, piegando le braccia sul mio petto per evitare che finiscano in acqua come le mie gambe.

"Dai!" Mi incita George, che ormai sta già nuotando per allontanarsi dalla riva.

Conto fino a tre e mi immergo anche io, raggiungendolo fin dove riesco a sfiorare la sabbia del fondo con le punte dei piedi, mentre lui lo tocca senza problemi.

Mi limito a muovere lentamente braccia e gambe, per rimanere a galla.

"Come sono andati gli allenamenti?" Gli chiedo.

"Mh, bene. E' stato tutto tranquillo e Frankie non faceva altro che parlare e starmi dietro con la tavola." Rotea gli occhi verso il cielo ed io rido. "Mi ha anche detto che dopo il concerto, hai passato tutta la serata in camera di Josh a raccontagli tutto." Conclude.

Lo guardo con un'espressione stranita per qualche istante.

"Io e Josh cosa?" Ripeto, anche se ho capito ciò che ha detto. "Ma non è vero, ero con Bee e Jaymi!" Ribatto.

"Boh, lei mi ha riferito questo e poi vi ho visti sulla spiaggia e…" Lo fermo.

"George? Sei… geloso?" Rido.

"No." Mi contraddice mentre trattiene il fiato per andare sott'acqua.

"Invece si." Ribatto con una risatina, quando riemerge.

"Dammi un buon motivo per non esserlo. Non ho dimenticato la storia delle rose e ormai vivete nella stessa casa." Si avvicina verso di me, che muovo ancora le braccia per mantenermi a galla.

"Vuoi un buon motivo?" Sorrido.

Sento le sue braccia avvolgermi all'altezza della pancia e gli cingo il bacino con le gambe, ritrovando per la seconda volta, il mio corpo che primeggia sul suo.

"Si." Risponde, stuzzicandomi il mento con dei piccoli baci morbidi e bagnati.

"Perché mi interessa solo di te. Ti basta?" Inclino la testa di lato, sorridendo.

"Mh, forse." Ricambia il sorriso e lascia una lunga scia di baci sul mio collo, che risale fino alle labbra, per poi appropriarsene.

Lascio scivolare le braccia intorno al suo collo, fino a giocherellare con l'attaccatura dei suoi capelli all'altezza della nuca.

Solo quando le nostre labbra smettono di interagire, ho la possibilità di pensare a ciò che mi ha appena detto, ovvero di Frankie.

Ho come l'impressione che lei e Kate stiano organizzando qualcosa e credo che questo sia solo l'inizio.





Buongiorno, belle :)
Scusate per la mia assenza di due giorni, ma non ho avuto la possibilità di aggiornare perchè ero in un campeggio sperduto ahahah
Adesso però, posso pubblicare ogni mattina come sempre :)
In questo capitolo non succede molto, perchè è un capitolo di passaggio e mi sto già organizzando per i prossimi. Però spero che vi piaccia!
Grazie mille per le recensioni, i seguiti, preferiti e ricordati :)
Un bacio,
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Everything's gonna be alright. ***


 


11. Everything's gonna be alright.






"Buongiorno!" JJ esce dallo stanzino delle tavole e si siede sull'asciugamano dove io e Bridget stiamo prendendo il sole. Tutti quanti hanno finito i loro allenamenti quotidiani, a parte George che è ancora un punto minuscolo sull'orizzonte.

"George?" Chiedo agli altri, mettendomi una mano sulla fronte per far ombra sui miei occhi.

JJ ed Effy si scambiano un'occhiata nervosa, come se si stessero incitando a parlare a vicenda.

"Penso che voglia allenarsi di più, oggi." Quest'ultima abbassa il capo, sul bordo dell'asciugamano sporco di sabbia.

"Di solito non lo fa." Dico mentre lancio uno sguardo verso la vela di George che sembra la cosa più lontana che io possa mai raggiungere.

Mi accorgo della presenza di Kate solo quando sento la sua voce e d'istinto poso lo sguardo su di lei, che si trova sotto un ombrellone accanto ai nostri asciugamani, ancora con la caviglia fasciata.

"In realtà, non lo fa da quando ci sei tu." Commenta, mordicchiandosi l'unghia dell'indice destro.

Scuoto la testa confusa e rimango in silenzio per qualche istante, mentre cerco di decifrare la sua affermazione sprezzante.

"Cosa?" La incito a spiegare.

"Da quando ci sei tu non si allena più come prima, forse perché preferisce stare con te invece di allenarsi. Sembra aver perso quello spirito di squadra che.." Kate comincia a parlare, ma viene interrotta da Effy che le afferra il polso, lanciandole uno sguardo atroce.

"Kate, dacci un taglio. Non è giornata." La zittisce quest'ultima, ma nessuno riesce a tenerle testa molto facilmente.

"Darci un taglio? Effy è tutta colpa sua e tu lo sai." Ribadisce.

Inarco le sopracciglia, mentre osservo la scena sbalordita e a giudicare da Bridget che solleva gli occhiali da sole per guardare meglio i volti delle due ragazze, direi che non sono l'unica ad essere confusa.

"No che non lo è! Era ora che si staccasse dal windsurf, la vita di George non può circolare solamente attorno ad una tavola." Ribatte Effy, con tono deciso come se volesse sottolineare che non è disposta a mettersi da parte per darle ragione.

"Avete intenzione di spiegarmi qualcosa o volete continuare a contraddirvi a vicenda?" Chiedo sarcasticamente, alzandomi dal telo per avvicinarmi a loro.

Effy inclina la testa verso un punto oltre la mia spalla e quando voltandomi, noto George e Frankie avvicinarsi, capisco che la conversazione è ufficialmente rimandata ad un altro momento. Non posso far a meno di odiare il modo in cui Frankie gli sta sempre intorno, specialmente nei momenti meno opportuni come questo.

"Buongiorno!" Gli sorrido, ma evito di salutarlo come ogni mattina perché mi sento più che osservata.

Per fortuna, ci pensa JJ a far evaporare via questa tensione e cambiare discorso.

"Stasera c'è la festa del paese. Che ne dite di andarci tutti insieme?"

La sua proposta viene accolta con un'ondata di entusiasmo, specialmente da parte di Bee e Jaymi che non hanno ancora avuto l'occasione di vedere il centro del paese.

"Ti va di fare un bagno?" Chiedo a George.

"Non posso, Ally. Sto solo prendendo una pausa, ma fra poco ritorno agli allenamenti." Abbassa lo sguardo e sono sicura che stia evitando il mio.

"Oh, okay." Rispondo mentre lo vedo allontanarsi verso la riva e sento Frankie ridacchiare divertita.

 

 

 

 

"Jaymi?" Lo chiamo, mentre infilo i calzini.

"Mh?"

"Converse blu o Converse bianche?" Chiedo, sollevando ripetutamente prima le blu e poi le bianche.

"Bianche!"

"Okay." Mi siedo per terra a gambe incrociate, mentre le allaccio con il solito gesto meccanico che faccio sempre.

Vengo interrotta dal cellulare che vibra sul comodino e mi catapulto a scorgere il mittente del mio messaggio, rimanendo delusa nel leggere il numero del Servizio Clienti che non perde l'occasione per sfracassarmi le palle che no ho, con una delle noiose offerte.

Sbuffo e lo rimetto al suo posto. In realtà speravo fosse George; non lo vedo da questa mattina e nonostante gli abbia lasciato diversi messaggi non ha risposto nemmeno ad uno. Oggi si sta comportando in modo strano.

"Vi aspetto giù." Mi rivolgo a Bee e Jaymi e riprendo il cellulare, mentre esco dalla stanza e faccio avanti e indietro nel corridoio digitando il numero di George.

Per l'ennesima volta scatta la segreteria telefonica e maledico quella voce metallica, mentre sbuffo e riattacco la telefonata.

"Tutto bene?"
Sussulto e volto la testa in direzione della voce, sospiro quando noto Josh appoggiato alla porta della sua camera.

"Si." Annuisco.

"Non si direbbe." Scioglie la sua posizione, avvicinandosi verso la mia direzione. "Se hai bisogno di parlarne… Sono muto come un pesce." Mi fa un occhiolino mentre sorride.

Sospiro e appoggio la schiena contro il muro del corridoio, a braccia conserte.

"E' una giornata no. Odio quando la gente si comporta in modo strano ed odio ancora di più il fatto che io non riesca a smettere di pensarci. Ma infondo, per me è normale odiare qualcosa." Mi stringo nelle spalle, abbassando lo sguardo verso il pavimento.

"George?"

"Sono così prevedibile?" Rido.

"E' l'unico di cui ti importerebbe qualcosa, fino a questo punto."

Ci penso su per qualche istante e arrivo alla conclusione che ha ragione; si, sono decisamente prevedibile.

"Magari è una giornata negativa anche per lui, passerà." Mi da una leggera pacca sulla spalla, sorridendo per poi scendere le scale e raggiungere il piano inferiore.

 

 

 

Io, Bridget, Jaymi, Josh e purtroppo Frankie, arriviamo fino all'angolo della strada dove ci aspettano gli altri per passeggiare fino al paese.

E' una di quelle comuni feste cittadine, dove si cammina fra le bancarelle e si sta insieme, perciò abbiamo deciso di approfittarne per far qualcosa di diverso dal solito.

"Hai dato il tuo cellulare in pasto ad uno squalo o era una balena?" Chiedo ironicamente a George, prima ancora di salutarlo.

Camminiamo uno affianco all'altro a qualche passo indietro, rispetto al resto del gruppo.

"Sono stato quasi tutto il pomeriggio ad allenarmi ed era anche scarico." Si giustifica.

Annuisco in silenzio mentre osservo le mie scarpe avanzare sull'asfalto, accanto alle sue.

"Che è successo? Ti sento strano, oggi." Dico dopo qualche secondo.

"Nulla."

"Non ti sei mai allenato così." Insisto.

"Forse dovrei ricominciare a farlo." Sussurra a testa bassa.

Poso lo sguardo su di lui che sembra non voler staccare gli occhi dall'asfalto, ma prima ancora che io possa aggiungere qualcosa, vengo interrotta da Effy.

"Posso rubartela un secondo?" Mi afferra il braccio, trascinandomi ancora più dietro di quanto lo siamo già, rispetto al gruppo.

E' ufficialmente una giornata strana; io ed Effy non siamo mai andate oltre conversazioni generiche e superficiali.

"Che sta succedendo? Non dirmi anche tu 'nulla' perché se ne sono accorti tutti." Chiedo, sperando che almeno lei sia chiara con me.

"Ieri sera, Kate ed i suoi genitori hanno cenato da noi, ma credo che non è stata una semplice cena fra amici, c'erano altri scopi. Suo padre ha parlato dell'andamento della squadra e ha puntualizzato che George è calato ultimamente." Dice tutto d'un fiato, come se stesse aspettando di dirmi tutto questo da un po'.

"Ma è l'elemento migliore!" Ribatto.

"Non come prima, Ally. George si è sempre distinto dal resto della squadra, ha sempre passato ore in più ad allenarsi e a far circolare la sua vita soltanto intorno al Windsurf fin quando…" Si blocca, volgendomi uno sguardo e mi da l'impressione che stia cercando parole migliori per continuare.

"Fin quando sono arrivata io." Concludo al suo posto.

"Per mio padre è stata una serata umiliante, dato che George è sempre stato il vanto di famiglia per il Windsurf e per tutte le gare vinte grazie a lui. Mio padre l'ha sempre spronato a dare di più anche perché prova una grande stima per il nostro allenatore e ieri si è sentito umiliato per tutto questo. Hanno avuto un litigio."

Annuisco e ritorno a fissare l'asfalto della strada.

"Che genere di litigio?" Chiedo.

"Mio padre è convinto che ultimamente George abbia la testa altrove e che abbia smesso di dedicarsi al Windsurf come prima. Kate gli ha raccontato di te ed è andato su tutte le furie. Vuoi farti rovinare la reputazione per una ragazza. Sciocchezze!" Imita la voce di suo padre, roteando gli occhi verso il cielo scuro della notte.

A quelle parole, sollevo lo sguardo su di lei come se stessi cercando conforto o comprensione.

"Io non intendevo combinare tutto questo, mi sento di aver stravolto la situazione." Scuoto la testa nervosamente, mentre comincio a camminare più lentamente a causa dei troppi pensieri che minacciano di farmi scoppiare la testa.

"Ally, tu non hai nessuna colpa. La vita di mio fratello aveva bisogno di una svolta, non poteva continuare a dedicarsi solamente ad una stupida tavola. Io lo vedo veramente felice in questo periodo, grazie a te." Mi stringe la mano e ho l'impressione che abbia avvertito il mio senso di turbamento totale.

"Grazie per avermi spiegato la situazione." Le sorrido e provo un inaspettato istinto di abbracciarla, cosa che non è nel mio genere.

"Figurati, Ally! Mio padre lo sta assillando da quando ha saputo che una ragazza è riuscita a prendere un posto più importante del Windsurf per George e ho pensato che potreste trovare una soluzione insieme."

"Io non so come ringraziarti, davvero."

 

 

 

"Continuerai ad ignorarmi per il resto della serata o magari hai intenzione di parlarne?" Mi avvicino a George, decisa a prendere in mano la situazione perché sono già stufa della sua indifferenza. "Effy mi ha raccontato tutto. Potremmo allontanarci per qualche minuto?"

Afferra la mia mano e ci dirigiamo verso la muraglia che si affaccia sul porto, di fronte alle bancarelle dalle quali gli altri sono distratti. Penso che il panorama sia la perfezione, il mare notturno lo rende perfetto.

"Mi dispiace. Mio padre non capisce, per lui esiste solo il Windsurf." Abbassa il capo, gesticolando nervosamente.

Mi siedo sul muretto, ritrovandomi ad un'altezza maggiore della sua per la seconda volta. Apro le ginocchia e afferro la sua mano, attirandolo verso di me e facendo aderire le mie gambe al suo bacino.

"E' tutto ok." Tento di rassicurarlo.

"No che non lo è. Sembra che a lui importi solo del fatto che io gli faccia fare una bella figura e come se non bastasse, mi ha rovinato la giornata e ti ho ignorata tutto il tempo." Abbassa il capo e provo un senso di tenerezza verso quell'espressione triste.

"Ehi." Poso una mano sul suo mento, sollevandolo per incontrare i suoi occhi. "Ho detto che è tutto ok. Tu continuerai gli allenamenti e dirai a tuo padre che hai smesso di vedermi. Risolveremo questa cosa… insieme." Lo rassicuro nel tentativo di spazzare via dal suo volto, quell'espressione tormentata.

"Non so esattamente come farei senza di te." Mi sorride, posando le mani sulle mie ginocchia fino a farle risalire verso i miei fianchi.

"Non lo so neanche io." Rido.

Avvolgo il suo volto fra le mie mani e lo avvicino al mio, posando la mia bocca sulla sua.

Le nostre labbra si uniscono e si muovono lentamente insieme, come se fossero state create solo per interagire insieme e non per altro.

Avverto un leggero colpetto alla bocca dello stomaco, come se qualcuno mi stesse facendo il solletico proprio in quel punto, ma credo sia solo l'effetto che mi provoca George.

Uno squillo del suo cellulare ci riporta alla realtà e assumo un'espressione stranita quando vedo che il mittente è Effy.

 

 

Papà nei paraggi, attenti!

 

 

 

Sussulto e allontano dalle mie gambe George, che intanto si sta guardando intorno con aria preoccupata. Ma forse fa bene ad essere nervoso, perché vedo le sagome del Signor Shelley e della Signora Shelley, camminare nella nostra direzione.








Buongiorno a tutte :)
Il capitolo non è tutto rose e fiori, ma ho pensato che era ora di far succedere qualcosa, altrimenti diventa un po' noioso, no?
Vi ho lasciate in un punto preoccupante, lo so ahahahahah
Non so se avete visto le foto dei ragazzi in questi ultimi giorni, in spiaggia o quelle di George e Josh a mare ma vabbè, io ho pensato subito alla fanfiction quando le ho viste e ridevo da sola ahahah
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia e grazie per le recensioni, i preferiti, ricordati e seguiti :)
Un bacio,
-ems.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** What a mess! ***




12. What a mess!











"Mamma? Papà? Che ci fate qui?" George si passa un mano nei capelli come gesto nervoso, mentre tenta di apparire calmo.

"Siamo venuti a fare una passeggiata qui in paese." Gli risponde sua madre e capisco da chi ha ereditato il sorriso perfetto e luminoso.

Anche se stanno cercando di comportarsi normalmente, la tensione la si legge nel modo in cui George e suo padre evitano di guardarsi.

"Allora, George, lei chi è?" Il Signor Shelley sposta lo sguardo su di me e sussulto; so dove vuole andare a parare. "Allyson, di cui mi parlava Kate?" Sento il mio battuto accelerare dall'agitazione, quando lo vedo posizionarsi a braccia conserte.

"No!" Si affretta a rispondere George e gli lancio un'occhiata interrogativa. "Lei è un'amica di Effy, è qui perché la stava cercando." Conclude.

Annuisco e fingo un sorriso.

"Noi siamo i suoi genitori." L'uomo mi porge la mano e a quel punto, capisco che sia arrivato il momento di presentarmi e dire un nome.

"Bridget." La prima persona che mi viene in mente è Bee, così afferro la sua mano mentre fingo ancora un sorriso.

"Effy non ci ha mai parlato di te, Bridget." La Signora Shelley mi sorride per la seconda volta, ignorando il mio tentativo di scampare ad ulteriori domande.

"Si sono conosciute da poco. È probabilmente per questo che non l'avete mai vista prima." Interviene George e mi sento un po' sollevata dal consapevolezza di non essere sola in questa situazione.

"Ehi! Ho trovato una maglietta che ti piacerà tantissimo, vieni! Mamma, papà." Effy arriva come se fosse la mia supereroina personale, afferrandomi il polso e fingendo di non aver notato i suoi genitori da subito.

"Effy, non ci avevi mai parlato di Bridget!" Mi chiedo come facciano le mascelle di sua madre a rimanere intatte, dovendo reggere quel sorriso permanente.

"Bridget?" Effy inarca le sopracciglia, stranita.

"Si, Ef! Bridget, la tua amica!" Vedo Geroge fare un cenno con il capo verso la mia direzione, mentre da una gomitata alla sorella.

"Oh, certo!" Esclama quest'ultima.

Nei dieci minuti successivi, nonostante mi sembrino infiniti, Effy riesce a far allontanare i suoi genitori dicendo di aver visto una bancarella di pezzi di ricambio per barche.

Quando mi assicuro che i due siano fuori dal nostro campo visivo, tiro un lungo respiro e mi appoggio al muretto, esausta.

"Ci è mancato poco!" Esclamo, passandomi una mano sulla fronte.

"Non erano qui per caso. Volevano controllare, lo so." Dice George più a se stesso che a noi, a testa bassa.

 

 

 

Quando si fa tardi e ritorniamo a casa, mi butto sul letto esausta seguita da Jaymi e Bridget; in questo momento ho solamente voglia di raccontare tutto a loro e liberarmi di questo peso che mi sento sullo stomaco.

Ci sediamo a gambe incrociate sul tappeto, come i vecchi tempi, con una confezione di caramelle al centro e tanta voglia di parlare fino allo sfinimento.

Afferro una caramella arancione e la caccio in bocca.

Rimango in silenzio per qualche istante prima di cominciare a raccontare a raffica gli avvenimenti delle ultime ore, mentre sono bloccata solo qualche volta per i loro commenti.

"Non c'è nulla da fare. Ha ragione Josh, passerà! Bisogna solo aspettare che finiscano gli allenamenti e la gara." Interviene Bridget, scegliendo il colore della caramella dal pacchetto.

"Già. Sapete, Josh è diverso da sua sorella. E' simpatico!" Esclama Jaymi mentre imita le stesse mosse di Bee.

"E gentile." Quest'ultima conclude la sua frase.

"E anche carino." Prosegue lui.

A quelle parole, io e Bridget facciamo due più due e posiamo sguardi indagatori sul volto di Jaymi che sposta ripetutamente gli occhi da me, a lei.

"Ti piace Josh." Bee inclina il capo, sollevando le sopracciglia verso di lui, che la zittisce.

"Ma è divertente e ultimamente stiamo passando del tempo insieme, come amici." Prosegue.

Ed ecco la conferma dell'affermazione di Bridget. Nella mia mente arrivano pensieri che mi ricordano delle rose e di quello che Josh mi ha detto in spiaggia. Spero che Jaymi abbia dimenticato i fiori, anche perché è storia vecchia.

Io e Bee ci lanciamo uno sguardo imbarazzato e so che stiamo pensando la stessa cosa.

Josh è etero.

Mi sembra inappropriato dirlo, ma non so come reggere la conversazione e mi lancio sull'alternativa più facile: scappare.

"Sapete, ho sonno. Sono stanchissima." Mi alzo da terra, strofinando una mano con l'altra per le caramelle e raggiungo il mio letto nonostante sappia che i troppi pensieri mi faranno restare sveglia a lungo.

 

 

 

 

La domenica mattina mi sveglio sempre controvoglia perché la spiaggia è più popolata rispetto agli altri giorni della settimana e la preferisco di gran lunga quasi isolata, dato che non c'è nulla di divertente nel vedere tuo padre in costume che ti osserva mentre sei con i tuoi amici.

Quando sollevo lo sguardo, noto i sacchi a pelo di Bee e Jaymi vuoti e guardando il display del cellulare capisco che sono già le undici.

Mi chiudo per una decina di minuti in bagno per poi uscire e raggiungere la cucina, dove fanno colazione Bridget, Jaymi, Chris, Josh e… George ed Effy?

Partono una serie di "buongiorno" mentre mi avvicino agli ultimi due, stropicciando gli occhi dal sonno.

"Che ci fai qui?"

"E' il tuo modo di darmi il buongiorno?" George ridacchia, mentre posa le mani sui miei fianchi e inclina leggermente la testa per unire le nostre labbra.

Arrossisco sentendomi lo sguardo di mio fratello addosso e mi siedo fra Bee ed Effy.

"Tuo padre e mio padre sono qua fuori, ad organizzare una gita in barca." Mi sussurra quest'ultima, il che mi fa sgranare gli occhi e posare lo sguardo sul volto preoccupato di George.

"Se mio padre si fa sfuggire il nome 'Allyson' potrebbero capire." Intervengo, lasciando sospeso a mezz'aria il biscotto che stavo per mangiare.

Mi alzo per raggiungere la finestra della cucina e spostando la tendina azzurra, li vedo seduti sulla veranda mentre chiacchierano allegramente. Mi riaffiora in mente l'affermazione di mio padre, di quando sono arrivata in questo posto con Chris.

"Lì infondo c'è il porto, ogni tanto io ed io signor Shelley andiamo a pescare. Grand'uomo il signor Shelley."

Inghiottisco un po' di saliva che mi è rimasta sospesa in gola e ritorno a tavola dagli altri, che mi osservano.

"Dobbiamo fare in modo che il Signor Shelley rimanga dell'idea che tu sia 'Bridget, l'amica di Effy'." Commenta Chris, divertito.

"E magari non farti vedere qui come 'Allyson, la figlia del Signor Carter e ragazza di suo figlio'." Conclude Jaymi, con la stessa espressione di Chris.

Li guardo entrambi per qualche secondo.

"Sono già strana di mio, ma questo sdoppiamento di identità mi farà impazzire ancora di più."

Ridiamo tutti insieme e mi tranquillizza il fatto che la situazione si possa ancora sdrammatizzare.

Ma appena mi sento un po' più sollevata moralmente, ecco che il destino mi ribadisce di non smettere di preoccuparmi quando sento la voce di mio padre e del Signor Shelley mentre aprono la porta di casa.

"Giù!" Sussurra Effy, dandomi una spinta che mi costringe a piegarmi e finire sotto il tavolo.

Mi ritrovo seduta fra i piedi di tutti gli alti, sotto il tavolo della cucina della villa di mio padre, con i piedi di Chris che rischiano di travolgermi e l'unica cosa che riesco a pensare è di essere finita in una serie tv.

"Buongiorno ragazzi!" Sento la voce di mio padre e avverto due paia di gambe avvicinarsi verso di noi.

"Ah, Gregory, lui è mio figlio Chris." Anche i piedi di mio fratello si allontanano da me assieme alla sedia e lo sento presentarsi. Ridacchio ricordandomi di quando Jaymi confondeva il nome di George con "Gregory", pensando  al fatto che suo padre si chiama così. Gli pizzico il piede per questo e mi arriva un cenno della mano da sotto il tavolo che mi fa capire che stiamo pensando la stessa cosa.

"Dov'è tua sorella?"

"Dorme ancora." Risponde pronto Chris, mentre io sussulto e comincio a preoccuparmi.

"Oh, lei dorme sempre." Replica mio padre, evidentemente rivolto al Signor Shelley. "E' sempre stata così A…"

"ADDORMENTATA! E' sempre stata così addormentata!" Interviene Effy, per salvare la situazione.

Sgrano gli occhi da sotto il tavolo, dove si è formata una cappa di calore e mi sento come se stessi soffocando.

"Papà, perché non siete in spiaggia?" Chiede George.

"E tu perché non sei agli allenamenti?" Ribatte.

Cala un silenzio imbarazzante nella cucina e riesco ad avvertire la tensione fin da sotto il tavolo!

"Oggi non ci sono, è domenica." Risponde, accavallando i piedi. Scommetterei qualsiasi cosa che proprio in questo momento si sta passando una mano nei capelli, con la sua aria preoccupata.

"Potresti allenarti lo stesso, per recuperare il tempo perso appresso a sciocchezze." Sottolinea con tono severo il Signor Shelley. Non penso che immagini neanche lontanamente che "sciocchezze" corrisponde al nome della figlia del suo vecchio amico, che lo affianca in questo momento.

"Non ti alleni più, George? Tutti conosciamo le tue doti." Ed ecco che ci si mette anche mio padre, con le sue domande a complicare la situazione, come se non bastasse avere una presunta Bridget/Allyson che sta soffocando sotto un tavolo.

"Si che mi alleno!"

"Ha dimezzato i suoi allenamenti per spendere quel tempo prezioso con una ragazza, non ti sembra ridicolo? Non l'ho mai vista qui, per giunta." Spiega il Signor Shelley a mio padre.

Sento il mio battito cardiaco accelerare dall'ansia, voglio che questa conversazione finisca il prima possibile ma sembra essere infinita.

"Papà! Mamma ti sta cercando, mi ha inviato un sms." Interviene Effy mentre sfila dalla tasca il suo cellulare.

"Oh, a dopo allora!" Esclama mentre mio padre lo accompagna alla porta.

Do un colpetto sulle gambe di Bridget, facendola spostare, per uscire e finalmente prendo aria.

"Per quanto tempo è lontano da qui?" Chiedo.

"Fin quando capirà che mia madre non l'ha mai cercato."

 

 

 

 

S.O.S. Vediamoci in spiaggia, ora.

-Ally

 

Seleziono il numero di George sulla mia rubrica e schiaccio il tasto "invio"; è urgente.

Sono le dieci di sera e dopo la fantastica avventura del tavolo mio padre è stato così entusiasta nel dire a me e Chris che ha organizzato la gita in barca per domani pomeriggio, che include il Signor Shelley, i suoi figli, mio padre e noi.

Attraverso il giardino e la veranda e quando avverto i primi granelli di sabbia, mi sfilo le converse e le allaccio al passante dei jeans.

Dopo una decina di minuti George mi raggiunge e mi siedo ai piedi dello stanzino delle tavole, facendo aderire la schiena alla porta rivolta verso il mare.

"Mio padre e tuo padre domani vanno in barca e vogliono anche Chris, Effy, te e me." Sospiro, esausta.

"Oh, merda. Chiederò ad Effy di farsi venire un'idea, è lei quella geniale." Sorride debolmente, sedendosi al mio fianco.

"Faremo una statua a tua sorella." Scherzo.

Solleva la mano alla ricerca della mia e quando la trova, la afferra e attorciglia le sue dita alle mie mentre io poso la testa sulla sua spalla.

"Mi dispiace." Sussurra.

"Non è colpa tua." Ribatto.

"Siamo stati così coinvolti in questo caos, che abbiamo passato meno tempo insieme."

Annuisco, osservando il mare scuro della sera che si muove lentamente con lo stesso ritmo della mano di George che mi accarezza i capelli.

"Non succederà più, promesso."





Buongiorno gente :)
Il titolo del capitolo la dice lunga, una vera e propria confusione!
Ma direi che è nulla in confronto al prossimo che sarà anche più lungo e ricco di caos totale ahahahah
Come sempre, vi ringrazio per le recensioni, i preferiti, ricordati e seguiti :)
Spero vi piaccia.
Un bacio,
-ems

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Troubles. ***




13.  Troubles









Lancio per terra una rivista di moda che Bridget mi ha lasciato in camera, convinta che scacci via la noia nonostante io me ne sia stancata già alla decima pagina.

Sbuffo e resto a fissare il soffitto pallido della mia stanza, che purtroppo mi farà compagnia fino a stasera dato che mio padre creda che io non mi senta abbastanza bene per accompagnarlo all'escursione in barca con la famiglia Shelley.

Guardo il display del mio cellulare che segna le dodici e non posso far a meno di immaginare il gruppo del Windsurf che riporta nello stanzino le tavole e Bee che fa commenti poco appropriati su come i muscoli di JJ diventino tesi nel sollevare la sua vela, ma se non lo facesse non sarebbe Bridget perciò è qualcosa che rientra nella nostra "normalità".

Passo un'ora inchiodata al computer, dal quale mi distacco solo per andare in bagno ed affacciarmi alle scale per vedere gli altri che pranzano insieme. Non posso neanche scendere, perché non ho esattamente l'aria di una ragazza che si sente male e mio padre capirebbe che la mia è solo una scusa.

Quando sento qualcuno bussare alla mia porta, sollevo il computer dalle cosce sudate a causa del calore proveniente da quest'ultimo e vado ad aprire.

"Ho pensato che avessi fame!" Josh mi sorride, sollevando una confezione di gelato alla vaniglia.

"E ovviamente non mi lascerai mangiare da sola. Entra!" Rido mentre chiudo la porta alle sue spalle e afferro il gelato.

Ci sediamo a gambe incrociate sul letto, uno di fronte all'altra e non mi sorprendo quando lo vedo tirare fuori due cucchiaini, come se avesse già programmato tutto.

"Allora, che hai intenzione di fare oggi?" Chiede, aprendo la confezione e posando il coperchio capovolto sul mio letto.

"Rimanere in queste quattro mura, fin quando verso le sei mio padre e il Signor Shelley accenderanno quel motore e si disperderanno nel bel mezzo del mare." Sorrido, sarcasticamente, ma lo faccio con sincerità quando vedo Josh ridere.

"Mh, elettrizzante!" Scherza.

Prendo la prima cucchiaiata di gelato e subito mi pento di averla messa tutta in bocca, quando sento il mio cervello congelarsi. Superato questo "trauma", poso lo sguardo sulla mano di Josh che sta prendendo altro gelato e noto un braccialetto fucsia fluorescente attorno al suo polso, che quasi mi acceca la vista.

"Dove l'hai preso?" Afferro il suo braccio, mentre passo un dito attorno al bracciale. "Adoro gli accessori fluorescenti!" Esclamo, continuando a guardarlo.

"L'ho comprato dalle bancarelle della festa dell'altro giorno. Se vuoi, puoi tenerlo tu." Mi sorride.

"Oh, no, tranquillo."

"Dai!" Insiste. Se lo slega velocemente, afferrando il mio polso che finisce sul suo ginocchio.

"Risalta l'abbronzatura." Ridacchia. Si piega leggermente verso la mia mano per allacciarlo e quando risolleva il capo all'altezza precedente, ritrovo il suo viso pericolosamente vicino al mio.

D'istinto arrossisco quando noto che non è intenzionato ad interrompere il nostro contatto visivo.

Rivolge lo sguardo alle mie labbra e lo sento più vicino, ma non posso farlo, l'unica immagine che si impossessa della mia mente in questo momento è il volto di George.

Josh lascia il mio polso per spostare la sua mano all'altezza della mio mento e avverto il suo dito passare sul mio labbro inferiore, per poi sfiorarmi il mento ed indirizzarlo delicatamente verso di lui.

Ho il fiato sospeso e i battiti che accelerano a causa dell'ansia provocata dal pensiero di ciò che potrebbe succedere nei prossimi minuti.

Afferro la sua mano che è ancora sul mio mento, fermandolo nonostante senta ancora il suo fiato accarezzarmi la pelle.

"Josh, io non…"

Sento la porta della mia camera aprirsi di scatto e qualcuno far irruzione all'interno.

"Ally, per caso hai visto il mio cellu…?"

Mi volto nella direzione da cui proviene la voce, allontanandomi da Josh ma faccio appena in tempo a scorgere Jaymi sulla soglia della porta che non finisce la sua domanda, perché si volta per andarsene via.

"Jaymi!" Esclamo.

Mi alzo velocemente dal letto, senza neanche infilare le ciabatte e filo giù per le scale, seguendolo.

"Non è come credi!" Insisto quando riesco a raggiungerlo in salotto e gli afferro il polso, ignorando gli occhi di tutti gli altri che ci stanno guardando.

"Non è come credi? E' stato così evidente! Se solo fossi entrato due secondi più tardi!" Urla, con l'aria più turbata che io gli abbia mai visto in volto in dieci anni di amicizia.

"Jaymi, lo stavo fermando, devi credermi! Sai che non bacerei mai Josh!" Insisto, ma sembra che le mie parole siano le ultime cose di cui gli importi in questo momento, come se non le sentisse.

"Dieci anni di amicizia per poi cosa? Questo!" La sua ultima affermazione prima di uscire di casa e sbattersi la porta alle spalle.

Sospiro esausta e mi copro il volto con le mani, come se stessi cercando di trattenere la mia testa dallo scoppiare.

"Allyson? Tu e Josh…?" Marie posa nel lavandino il piatto che stava lavando e mi si avvicina.

"Cosa è successo a Jaymi? E a te e Josh?" Insiste mio padre.

Sto per cacciare un urlo inumano, voglio essere lasciata in pace dal mondo intero, non voglio vedere nessuno in questo momento.

La situazione peggiora quando vedo Josh affacciarsi dalle scale e raggiungerci insieme a Frankie.

"Ally, è tutta colpa mia. Scusami se…" Interviene, ma viene fermato dalla sorella.

"A quanto pare ad Allyson piace combinarne una dopo l'altra, eh?" Ridacchia.

Sollevo il capo su tutti loro che mi stanno fissando, aspettandosi delle risposte ma l'unica cosa che sarei capace di fare in questo momento sarebbe prenderli a schiaffi tutti.

Do una leggera spinta a Josh e Frankie per passare e cammino a passo veloce verso le scale che percorro facendo troppo rumore, per poi chiudermi in camera sbattendo la porta, accompagnata dalla mia voglia di restarci dentro per sempre.

 

 

 

 

In spiaggia fra mezz'ora. :)

-George

 

 

E' probabilmente l'unica cosa che è riuscita a strapparmi via un sorriso, in questa giornata.

Scendo dal letto che mi sta sopportando da un pomeriggio intero ed infilo il costume per poi uscire senza farmi vedere nessuno, dato che sono la presunta malata.

Sono le sette di sera e come immaginavo, la spiaggia è completamente deserta, non c'è nemmeno George per ora.

Cammino verso l'interno, sospirando e cercando di sciogliere la tensione che si è accumulata in questi giorni, fin quando non sento qualcuno tirarmi il braccio verso la porta dello stanzino delle tavole.

Caccio un urlo d'istinto, ma George fa aderire la mia schiena alla porta e posa la mano sulla mia bocca.

"Sono solo io, scema!" Ridacchia, divertito.

"Mi hai fatto prendere un colpo!" Mi lamento.

Ma la mia aria leggermente turbata si cancella quando posa la sua fronte sulla mia e sento i suoi capelli accarezzarmi la pelle. Le sue mani scivolano lentamente verso i miei fianchi, fino a posarsi accanto ad essi sulla parete, imprigionandomi fra le sue braccia ed il muro dietro di me.

Mi lascia una scia di baci lungo la mandibola, il mento, fino ad arrivare alla mia bocca, dove mi mordicchia il labbro inferiore e ride. La sua lingua si fa spazio fra le mie labbra, per unirsi alla mia mentre le mie mani scivolano verso i suoi capelli.

"Resterei qui anche per ore, ma dobbiamo sbrigarci prima che arrivino mio padre e tuo padre con la barca." Mi dice, lasciandomi un ultimo bacio ed entrando nello stanzino.

"Aspetta, tu non ci vai?"

"Ho detto che avevo un impegno con JJ per definire alcune cose della gara. Anche tuo fratello e mia sorella hanno trovato delle scuse e comincio a pensare che si siano insospettiti. Ma in ogni caso, tuo padre ha deciso di portare Frankie e Josh, dato che voi non ci siete." Spiega mentre afferra la sua tavola e la posa sulla porta.

Al nome "Josh" sussulto, ripensando alla brutta situazione che ho lasciato sospesa a casa; dovrei raccontare tutto a George, perché zittire su questa faccenda sarebbe come mentirgli.

Mi limito ad annuire e abbassare lo sguardo.

"Ma noi due, ci prenderemo un po' di pace e abbiamo mezz'ora di tempo per raggiungere l'isolotto prima che arrivino loro con la barca. Lì nessuno può darci fastidio." Sorride.

Lo guardo con occhi sgranati, come se credessi di aver capito male.

"Tu sei fuori! Abbiamo rischiato troppo in questo ultimo periodo!" Ribatto.

Ma oggi sembra che nessuno abbia voglia di ascoltarmi, dato che esce dallo stanzino con la tavola in spalla mentre lo seguo.

"Sbrigati!" Ride.

 

Quando lasciamo la vela sul bagno asciuga dell'isolotto e im guardo intorno come se non fossi mai stata in questo posto, mi ricredo e contesto di essere felice di aver accettato.

Ci stendiamo uno accanto all'altro sulla sabbia calda, facendo sfiorare i nostri copri e le nostre mani che sono ormai abituate ad intrecciarsi fra loro.

Il sole è basso nel cielo, perché sta per calare e rende l'atmosfera che ci circonda più calda e piena di riflessi rossicci che fanno del paesaggio un capolavoro.

"Questo posto è magnifico. Non ho mai visto nulla di più bello." Sospiro, spostando la mia testa sul suo petto.

"Io si, invece."

"Cioè?" Rispondo mentre continuo ad ammirare il paesaggio.

"Allyson Carter." Lo sento ridere leggermente.

Mi volto, facendo aderire la mia pancia alla sabbia mentre George rimane steso nella stessa posizione. Gli sorrido, trovando il suo volto sotto il mio e i suoi capelli a contatto con la sabbia.

"Vale se dico che c'è qualcosa di più bello di Allyson Carter, ovvero tu?" Rido e mi abbasso nella sua direzione per appropriarmi delle sue labbra.

Riavverto la solita sensazione alla bocca dello stomaco, ma vengo distratta da un rumore che mi ricorda il rombo del motore di una barca.

Mi siedo e strizzo gli occhi accompagnata da George, per vedere oltre la luce del sole che sta ormai tramontando.

"Quella è la barca di mio padre!" Esclama, sgranando gli occhi.

"E viene verso di noi!" Aggiungo. Ci guardiamo preoccupati per qualche secondo mentre siamo alla ricerca di una soluzione.

La tela è ancora sul bagno asciuga e se ci scoprissero, non solo sapranno della faccenda Allyson/Bridget, ma potrebbero prendere provvedimenti su George a causa della tavola.

Gattoniamo per attraversare la spiaggia e nasconderci dietro delle piante selvagge, alte poco più di un metro, dato che se camminassimo ci vedrebbero.

"Sta' giù." Mi sussurra George, mentre ci sporgiamo leggermente per vederli sbarcare a riva e avvicinarsi alla tavola che è ancora poggiata sulla sabbia.

Vedo il Signor Shelley gesticolare nervosamente per poi inoltrarsi verso l'interno dell'isolotto nella nostra direzione, seguito da mio padre, Josh e Frankie.

"Quella tavola la usa sempre mio figlio!" Urla furioso. "Si è bevuto il cervello, non si è mai comportato così!" Continua, sbraitando.

"Sarà qui, lo troveremo." Mio padre invece, ha un tono più calmo ma penso che non sarebbe così se sapesse che non mi trovo sotto le coperte a sopportare un mal di pancia o mal di testa.

"Mi ha anche mentito, diceva di avere da fare con JJ per la competizione. Non credo che sia qui da solo." Continua, mentre si fa spazio fra le piante che precedono la spiaggia a tre metri da noi.

Sussulto preoccupata e vedo Josh piegarsi e raccogliere qualcosa di fluorescente da terra. Mi guardo il polso e noto di aver perso il braccialetto, evidentemente mentre gattonavo come un'idiota.

"Dove l'hai preso quello? Vuol dire che c'è realmente qualcuno, qui!" Interviene mio padre.

Perché deve sempre mettersi in mezzo agli affari degli altri, che riguardano indirettamente me e complicarmi la vita?

"No, è mio. Mi è appena caduto." Sorride debolmente Josh e quando mio padre si allontana, riprende a guardarsi intorno.

Mentre il Signor Shelley è distratto dalle sue stesse urla, mi sollevo leggermente per fare un cenno a Josh e immediatamente ritorno nascosta dietro il cespuglio.

"Ma che fai, sei pazza?" Mi sussurra George.

"Lui potrebbe allontanarli da qui!" Lo zittisco mentre ciò che stava per succedere in camera mi riaffiora in mente e mi sento in colpa per non avergli ancora raccontato nulla.

I passi del Signor Shelley e le sue urla arrabbiate, avanzano ancora verso di noi fin quando non lo sento esageratamente vicino.

Avverto la sua presenza dietro al nostro "nascondiglio" e vedo la sua mano infilarsi nel cespuglio, per farsi spazio mentre stringo il braccio di George dall'ansia e perdo ogni speranza di farla franca.






Buonasera, belle :)
Come vi dicevo, questo capitolo è più incasinato di quello precedente ahahahah diciamo che il titolo rende l'idea!
Come sempre, vi ringrazio per i seguiti, preferiti, ricordati, per le recensioni e un grazie anche ai lettori silenziosi ahahahah
Un bacio,
-ems :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** I'm scared. ***




14. I'm scared.


 


Avverto la sua presenza dietro al nostro "nascondiglio" e vedo la sua mano infilarsi nel cespuglio, per farsi spazio mentre stringo il braccio di George dall'ansia e perdo ogni speranza di farla franca.

"Papà!" Prima che il Signor Shelley possa affacciarsi per guardare dietro il cespuglio, George si alza in piedi salutandolo, mentre io rimango immobile a chiedermi quale problema mentale abbia.

"Tu! Mi spieghi cosa ci fai qui?" Continua furioso suo padre.

"Mi stavo allenando con JJ e lì c'è la tavola. Lui è ritornato indietro mentre io ho voluto proseguire fin qui e ho deciso di fare una piccola pausa." Sorride come un bambino innocente. "Non ti arrabbi se ho preso la tavola senza permesso, vero? Cercavo solo di allenarmi di più, per recuperare il tempo perso."

Roteo gli occhi verso il cielo a quelle parole, mentre cala un silenzio imbarazzante nel quale il Signor Shelley scruta confuso suo figlio.

"Oh, mh, certo. Non fa nulla, infondo ti stavi solo allenando. Però andiamocene prima che scoprano della tavola." Il suo tono di voce ritorna calmo come al solito e oddio, per quest'uomo esiste solamente il Windsurf!

George annuisce e mi lancia un'occhiata mentre continuo a stare in ginocchio e ascoltare la conversazione.

Possibile che devo essere sempre io a stare nascosta?

Gli altri si allontanano per ritornarsene di nuovo in barca, tranne George e Josh che si precipitano a chinarsi dietro il cespuglio.

"Che diavolo facciamo adesso? Sta diventando buio ed io non rimango qui da sola!" Mi lamento, con un tono di voce preoccupato.

George e Josh si guardano in silenzio per qualche secondo, con aria pensierosa mentre io lascio affondare il volto fra le mani; l'idea di rimanere qui tutta sola e per giunta al buio, mi terrorizza anche se sono certa che su questo isolotto non ci sia nessuno a parte noi.

"Noi andiamo e li allontaniamo dalla spiaggia, ti mando Effy con la sua tavola d'accordo?" Dice all'improvviso, come se avesse avuto un'idea istantanea.
Annuisco anche se tutto quello che vorrei fare in questo momento è allontanarmi il prima possibile da qui.

"Ally, tranquilla, faremo presto." George mi rassicura, posando una mano sul mio ginocchio come se avesse percepito la mia preoccupazione.

Annuisco un'altra volta, abbassando il capo che rialzo quando posa un dito sul mio mento, lasciandomi un dolce bacio anche se veloce, prima di allontanarsi assieme a Josh.

Quando lo vedo montare sulla vela e sento il rombo della barca del Signor Shelley farsi sempre più lieve fino a non sentirlo più, mi alzo e cammino fino al bagno asciuga dell'isolotto dove mi siedo nell'attesa che arrivi Effy.

Il sole è sparito del tutto ed il buio del cielo e del mare si fa sempre più scuro e sembra andare di pari passo alla mia ansia che cresce ogni minuto in più.
Gli unici rumori che riesco a percepire sono lo scivolare dell'acqua sulla sabbia e il fastidioso verso dei grilli che mi opprime le orecchie anche mentre tiro fuori dalla tasca il mio cellulare e sblocco il display per distrarmi.

Sono le nove e mezzo di sera ed io sono ancora qui, in quale malefica serie tv sono capitata questa volta?

Trovo una sfilza di messaggi di Bridget e qualche chiamata persa.

"Ehi Bee." Sospiro.
"Allyson! Dove sei finita? Sono ore che ti cerco, ti sembra normale scomparire così?" Percepisco il suo tono agitato anche attraverso il telefono e quando mi chiama 'Allyson' vuol dire che è realmente arrabbiata.

"Bee, ascoltami. Non è stata colpa mia, è una giornata di merda." Mi lamento.

"Si può sapere dove sei?" Continua.

Tiro un altro sospiro, osservando il cielo e il mare che ormai non si distinguono più dal colore e mi alzo in piedi camminando nervosamente avanti e dietro fra la sabbia.

"E' una lunga storia. Sono bloccata in uno degli isolotti della spiaggia, è tutto buio e ammetto di starmela facendo sotto. Questo ti basta?" Dico tutto d'un fiato.

Dall'altra parte della cornetta non sento nulla per qualche istante.

"Stai scherzando?" Insiste, preoccupata.

"Effy mi sta per venire a prendere con la vela. Ero qui con George ma poi sono arrivati mio padre e suo padre con la barca, perché hanno notato la tavola a riva e sono rimasta nascosta fin quando non se ne sono andati con George. Ti rendi conto? Rischio di diventare pazza, così! E come se non bastasse, Jaymi mi odia!" Parlo così velocemente che temo di non aver capito nemmeno io le mie stesse parole, ma Bridget ne è ormai abituata.

"Capisco." Sospira. "Jaymi si è arrabbiato anche con me."

"Perché mai?"

"Mi ha raccontato di quello che ha visto in camera tua e gli ho detto che sicuramente si sbaglia, perché tu non faresti mai una cosa del genere." Si ferma per qualche istante. "Ally, io sono sicura che lo stavi per fermare. Io ti credo." Il suo tono è ritornato normale e da qualche sfumatura direi anche dolce.

"Bee, grazie. Non sai quanto avevo bisogno di sentirmi dire queste parole. Ormai sono incasinata in tutto, basta pensare a dove mi tr…" Non riesco a finire la frase perché il mio cellulare si spegne: batteria a terra.

Sbuffo e lo ricaccio via  in tasca, guardandomi attorno con la sensazione di essere osservata fra tutto questo buio che mi sta opprimendo. Sarei capace di frignare come una bambina, in questo momento.

"Ally!" Mi volto di scatto verso un'ombra che proviene dalla riva e vedo Effy saltare giù dalla tavola.

Sussulto, correndo da lei e tiro un sospiro di sollievo.
"Oddio, Ef. Stavo morendo di paura. Non vedo quasi niente e ho il cellulare completamente scarico." Mi lamento.

"Tranquilla, non sei più sola." Mi sorride debolmente, strofinandomi una mano sulla spalla. "Però abbiamo un problema."
"Che genere di problema?" L'aiuto a tirare fuori dall'acqua la tavola e trasportarla fino al bagno asciuga.
"Quando ho cominciato a venire fin qui non era così buio, adesso non vedo quasi nulla."

Osservo in silenzio ciò che riesco a vedere del mare e il pensiero che guidare la vela a quest'ora sarebbe più rischioso di stare in questo posto, mi assale.

Panico.

"Mi stai dicendo che dobbiamo aspettare qui l'alba?" Sgrano gli occhi.

"Tu hai il coraggio di imbatterti nel buio totale con la vela?" Mi chiede.

"No." Scuoto la testa e faccio scivolare il viso fra le mani, con aria esausta.

Ci sediamo una affianco all'altra a fissare  l'acqua scura che si scaglia a riva, fra i nostri piedi. Non ho il coraggio di voltarmi, per paura di vedere qualcosa alle mie spalle comparire dal nulla.

Si, sono una caga sotto e lo ammetto.

"Perché sono qui?" Sussurro.

"Perché mio fratello non ha il coraggio di dire a mio padre che ha qualcosa di più importante di una tavola a cui pensare." Mi risponde ed è esattamente ciò che volevo sentirmi dire.

"E se tutto questo fosse sbagliato, Ef? Da quando stiamo insieme non fanno che capitarci catastrofi!" Esclamo, ritirando i piedi dall'acqua e stringendomi le gambe al petto. "Siamo stati minacciati da Frankie e mi son dovuta ritirare dalla gara. Tuo padre crede che io sia soltanto una tua amica conosciuta per caso e devo nascondermi, perché se sapesse che sono figlia del suo caro amico sarebbe la fine per George, dato che gli ha proibito di occuparsi di altro al di fuori del Windsurf. Frankie mi rende la vita impossibile in casa e come se tutto questo non bastasse, Josh ha tentato di baciarmi e prima che lo fermassi, Jaymi ci ha visti vicini ed ora mi odia perché si sente ferito da me, dato che so che gli piace Josh." Dico tutto d'un fiato, come se stessi sputando via queste parole dalla mia testa. "Ah e per completare il bel quadretto, mi sento in colpa perché non ho il coraggio di raccontare il motivo della lite con Jaymi a tuo fratello, nonostante io non abbia fatto niente."

Mi stendo esausta sulla sabbia, tirando un respiro profondo e socchiudendo gli occhi.
Non ricordo nemmeno come è cominciato tutto questo, come ci sono finita in questo girone infinito? Ricordo solamente di essere arrivata in questa spiaggia un mese e mezzo fa e di essere stata colpita da una palla che sembra aver stravolto la mia vita.

"Ally, io sono sicura solamente di una cosa: non ho mai visto mio fratello così tanto preso da una ragazza, davvero. Io e lui parliamo moltissimo, ci diciamo di tutto e ultimamente non fa che parlarmi di te. E quando lo fa, gli brillano gli occhi."

 

 

 

 

 

Un rombo di motore mi invade la mente accompagnato da una manciata di voci familiari, che riconoscerei fra mille.

Apro lentamente gli occhi e la prima cosa che noto è il volto di Effy accanto al mio, completamente addormentato e ricoperto da qualche granello di sabbia.
"Sono morte o cosa?" Sento la voce di Bridget che si avvicina a noi, a passi veloci.
Mi alzo velocemente e il primo istinto che sento è quello di abbracciarla e lo faccio.

"Ho avuto così tanta paura, Bee." La mia voce risuona soffocata, mentre continuo a stringerla.

"Calma, Ally. Siamo qui."

Quando mi sciolgo da quell'abbraccio, sposto lo sguardo sulla stessa barca che qualche ora fa ci ha fatti nascondere dietro il cespuglio ma questa volta, non c'è traccia di mio padre o del Signor Shelley.

Quando vedo George, Chris e Josh scendere e avvicinarsi nella nostra direzione tiro un lungo respiro di sollievo.

"Con la vela non potevamo muoverci per tutto questo buio." Interviene Effy, scrollandosi la sabbia di dosso.

"Si, l'avevo intuito. Per questo abbiamo preso la barca di mio padre, quando si sono allontanati dalla spiaggia." Mi spiega George.

Gli afferro il polso per leggere l'ora dal suo orologio e sgrano gli occhi, quando noto entrambe le lancette rivolte verso il numero dodici.

"Ally, mi dispiace. E' colpa mia se sei finita in questo casino." Mi dice, con un'espressione realmente dispiaciuta.

Come posso essere arrabbiata con un paio di occhi che mi sembrano i più sinceri che io abbia mai visto?

Mi limito a rimanere in silenzio e lasciarmi circondare dalle sue braccia, mentre poso la testa sul suo petto e mi perdo nel sentire il rumore del suo battito cardiaco.

Il breve viaggio sulla barca, è molto più sicuro e procede bene. A differenza della tavola, non siamo a diretto contatto con l'acqua scura e ci muoviamo più velocemente grazie al motore della barca.

Quando arriviamo alla riva della nostra spiaggia, tiro un sospiro di sollievo e scendo seguita da Effy e Bridget, mentre i ragazzi la trasportano per rimetterla a posto nel deposito, dietro il nostro stanzino delle tavole.

Una volta ritornati da noi, imbocchiamo la strada per ritornare a casa ma un dubbio mi assale all'improvviso.

"Se siamo tutti qui, chi è a casa a coprirmi, fingendo che io sia malata sotto le coperte?" Chiedo, fermandomi all'improvviso mentre inarcando le sopracciglia.

Cala il silenzio, nel quale tutti si guardano ammutoliti, ma una voce ci fa voltare.

"Infatti, Allyson, non c'è nessuno."
Frankie.

"Insomma, amate i guai eh? E tu? Tu come ci sei finito in questa storia?" Posa il gomito sulla spalla del fratello e lo guarda con aria divertita. "Hai preso il posto di Jaymi? Ci vedrei molto di più lui in questa situazione. Ah ma giusto, Jaymi vi odia tutti quanti." Ridacchia.

George le rivolge un'occhiata stranita, come se avesse detto la cosa più strana del mondo e solo in questo momento mi rendo conto di una cosa: è l'unico a non sapere niente di ciò che è successo con Jaymi e Josh e ho l'impressione che solo io, Effy e Bee sappiamo la vera versione dei fatti.

"Fran.." Tento di fermarla, ma è già partita in quarta come al solito.
"Oh, non ditemi che non avete detto nulla a George!" Esclama, mentre si avvicina a quest'ultimo. "Non sai che Jaymi ha litigato con Allyson perché l'ha vista mentre baciava mio fratello? Ops, l'ho detto."



Buon pomeriggio :)
Eccomi con il quattordicesimo capitolo, ieri non ho pubblicato perchè avant'ieri avevo messo il tredicesimo tardi quindi pensavo che quasi nessuno l'avesse letto.
Cooomunque, come vi avevo accennato, Frankie non è rimasta nell'ombra per molto, lei purtroppo c'è sempre ahahah.
Vi ringrazio per tutto come sempre e spero vi piaccia!
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** I need to come back to home. ***


 



15. I need to come back to home.








Con precisione, è una settimana che George non mi rivolge nemmeno una parola o uno sguardo, una settimana che continuiamo ad ignorarci ed una settimana in cui tutti gli altri ci guardano ammutoliti ed imbarazzati.

Lui è arrabbiato per l'equivoco del bacio mancato fra me e Josh, perché continua a credere alla teoria di Frankie, ma non è l'unico a sentirsi arrabbiato, anche io sono lo sono.

Si, sono arrabbiata con lui.

Dovrebbe avere fiducia nei miei confronti, dovrebbe credere a quello che gli dico, ma quando ho provato a spiegargli che ho bloccato Josh perché non avevo nessuna intenzione di baciarlo, si è voltato e senza aggiungere una parola è ritornato in quel fottutissimo stanzino delle tavole.

Comincio a pensare che sia tutto sbagliato. Stanno accadendo così tante cose che mi sembra come se ci sia qualcosa ad intralciare la nostra storia, qualcosa pronta a mandare tutto in frantumi.

E forse è così, dovrei lasciare perdere tutto quanto e pensare al fatto che fra un mese sarò di nuovo nella mia città e che tutto questo si trasformerà in ricordi. Ma non ci riesco. Qualcosa è cambiato, perché la me di un mese e mezzo fa avrebbe colto la prima occasione per mandarlo a farsi benedire, ma in questo momento l'unica cosa che voglio è che lui entri nella mia camera senza bussare e mi baci senza fermarsi.

Forse dovrei essere io ad andare da lui e tentare di spiegargli la verità per una seconda volta, ma l'ho già fatto e sono anche delusa perché mi aspettavo che capisse. Ma c'è una differenza: in genere sono arrabbiata e basta, ma questa volta mi sento arrabbiata e triste. Triste perché è come se ogni centimetro del mio corpo sentisse la sua mancanza, anche se lo vedo ogni giorno in spiaggia. Il problema è che mi manca il rapporto che c'era fra noi due, prima che arrivasse tutto questo caos.

Ma il problema più grosso sapete qual è? Sono troppo orgogliosa per mettere la mia rabbia e la mia tristezza da parte e andare da lui.

Scrollo la testa, come se questo gesto fosse in grado di scacciare via l'infinità di pensieri che circola nella mia mente mentre mi siedo a gambe incrociate sul letto e fisso il vuoto.

Tiro un lungo sospiro e mi precipito al piano inferiore, dove Chris, Josh, Bee e Jaymi sono a tavola per fare colazione.

Mi limito a fare un cenno con il capo, senza far uscire nessun suono dalla mia bocca quando mi siedo con loro, assieme alla mia tazza di latte.

"Quali sono i piani per oggi?" Chiede mio fratello, giocherellando con il cartone della confezione ormai vuota del latte.

Io rivolgo la mia totale attenzione verso la mia stessa tazza, perché in realtà non vedo nulla di più interessante in giro.

"Non lo so, perché domani c'è la gara di Windsurf e quindi gli altri si alleneranno tutto il giorno, sicuramente." Risponde Josh mentre esita sulla parola "Windsurf" come se tema che possa far ricordarmi di George, ma ormai è inutile perché è un chiodo fisso nella mia testa.

"Puoi dirlo forte! Oggi pomeriggio io e George non ci siamo." Frankie fa capolinea in cucina, dalle scale e si avvicina al tavolo. "Abbiamo organizzato un allenamento extra, da soli. Credo abbia deciso di lasciarsi le vecchie storie alle spalle." Mi sorride ironicamente.

Non sollevo lo sguardo dalla tazza nemmeno di un centimetro, anzi, la lascio sul tavolo e salto giù dallo sgabello, ritornandomene in camera sperando con tutta me stessa che da lì non riuscirò a sentire quella voce stridula e odiosa.

Mi chiudo a chiave in bagno per infilarmi sotto la doccia, dove ci resto più del previsto come se l'acqua fresca sia in grado di portarsi via ogni pensiero negativo, ma non è così. Quando esco, infatti, non mi sento meglio, ma esattamente come prima di entrarci.

Infilo il costume ed un paio di pantaloncini, lasciando che i capelli bagnati aderiscano alla mia schiena e solo quando esco e avverto lo sbalzo di temperatura fra bagno e corridoio, mi rendo conto di quanto tempo sono stata chiusa lì dentro.

Ritorno in camera e mi volto per chiudere la porta, ma sussulto appena sento una voce chiamarmi. Girandomi, noto Jaymi seduto sul mio letto ancora disfatto e mi rendo conto che dopo quasi una settimana, mi sta rivolgendo la parola.

"Jaymi?" Alzo un sopracciglio.

"Non ce la faccio più." Ha lo sguardo fisso sul parquet della mia stanza e sembra non aver alcuna intenzione di smuoverlo.

Mi siedo al suo fianco mentre lo osservo e aspetto che mi dica qualcosa in più.

"Odio il nostro ignorarci." Aggiunge.

Rimango in silenzio per qualche istante, possibile che stia parlando come se fosse colpa mia? Come se fossi io quella che lo ignora?

"Sei tu quello che fa l'indifferente nei miei confronti." Sottolineo.

Finalmente distoglie lo sguardo dal pavimento e mi guarda, come se non mi avesse mai visto in vita sua.

"Ho fatto una cosa di cui non ne vado fiero, Ally." Si copre il volto con le mani e la sua voce riecheggia soffocata, fra esse.

Sento una strana sensazione dentro che mi fa cominciare a credere di non voler realmente sapere di cosa si tratta, come se io abbia paura di affrontare la verità.

"Sono stato io a dire a Frankie di te e Josh, dandole la versione che credevo fosse vera fin quando non ho parlato con Bridget e sapevo che l'avrebbe detto a George." Dice, tutto d'un fiato.

Lo fisso impassibile per qualche minuto, nel quale mi rendo conto che avrei preferito non saperlo.

"Perché l'hai fatto?" Tento di reggere un tono calmo.

"Ero convinto che se fossi entrato qualche secondo più tardi, vi avrei visti incollati. Ero arrabbiato." Continua.

Mi allontano dal suo fianco, cominciando a camminare avanti e dietro per la camera. Neanche Jaymi si è fidato di me.

"Cos'avete tutti? Che vi succede? E' così difficile provare un po' di fiducia nei miei confronti? Siete le persone più importanti della mia vita e i nostri rapporti si sono sempre basati sulla fiducia reciproca!" Faccio uscire tutto fuori e sento il peso che ho sullo stomaco, allentarsi leggermente. Fa bene sfogarsi.

"Ti prego Jaymi, non aggiungere nient'altro. Ne riparleremo perché attualmente ho un blocco mentale." Sbuffo. Afferro la mia borsa da mare ed esco a passi veloci dalla mia stanza per poi attraversare le scale e andare in spiaggia dove riesco a starmene tranquilla per un po', mentre gli altri si allenano.

Passo tutto il tempo a cercare di non pensare a nulla che riguardi lontanamente George, ma i miei tentativi falliscono mezz'ora dopo, quando lo vedo ritirare la tavola fino al bagno asciuga come ogni mattina.

Mi lancia uno sguardo veloce, per poi passarmi accanto senza rivolgermi nemmeno un cenno con il capo o qualcosa di simile. Odio l'indifferenza, o peggio, la sua indifferenza.

Sotterro la rabbia e la tristezza nella sabbia e lo seguo fin dentro allo stanzino delle tavole, dove chiudo la porta, mettendomi davanti ad essa.

"Hai ancora intenzione di ignorarmi?" Chiedo con un tono decisamente ben poco calmo e mi rendo conto di non essere riuscita a sotterrare del tutto la rabbia.

Mi fissa intensamente e vengo sorpresa da me stessa, quando mi sento le guancie avvampare.

"Non sono io quello che ha baciato un'altra persona." Ribadisce, con un tono distaccato e duro che non gli ho mai sentito.

"Ma la smetti? Non l'ho baciato!" Ribatto ed improvvisamente sento un blocco. Non è questo che vorrei dirgli, vorrei spiegargli come mi sento ogni volta che mi ignora, ogni volta che penso al fatto che segua ciò che dice una come Frankie e non me, ma non ci riesco perché mi sento la voce spezzata.

"Chi mi dice che non l'hai baciato?" Insiste.

"Io ed è questo il punto. Sei patetico. Non ti fidi di me, preferisci fidarti di Frankie, la stessa persona che ci ha minacciati due settimane fa, proprio qui. Non provi nemmeno un briciolo di fiducia nei miei confronti? Tu non hai idea di quanto sia brutto sapere questo o di come io mi senta ogni volta che parli con tutti e non con me. Ogni volta che mi ignori e…" La voce risuona ancora più spezzata e sento il mento tremare.

Sono lacrime? In diciassette anni di vita non ho mai versato lacrime per un ragazzo e perché adesso sono qui, a tentare di frenarle mentre gli parlo? "… E mi sento una deficiente perché non riesco a non piangere. Ma non sono lacrime di tristezza, è solo un pianto di sfogo dopo tutto questo periodo. Ce l'ho solo con me stessa per aver tentato di uscire dalle mie mura di odio contro tutti. Hanno ragione quando dicono che se non ti affezioni alla gente non hai nulla da perdere o nulla per cui star male."

Lascio scivolare il pollice sotto le mie palpebre ed esco da quella stanza, lasciandolo lì immobile ed impassibile alle mie parole. Mi sento meglio per essere riuscita a dire tutto, ma peggio perché non sta nemmeno tentando di venirmi incontro o fermarmi.

Riafferro la borsa da mare con l'intento di ritornare in camera e isolarmi dal mondo intero fino a domani mattina, ma il "viaggio" di ritorno non va liscio, per niente.

Proprio quando credo che la giornata non possa andar peggio di così, mi imbatto con il Signor Shelley e mio padre, sulla veranda del giardino di casa.

"Allyson!" Mi sorride mio padre. "Lei è mia figlia!" Continua.

Merda.

"Sei tu Allyson?" Il Signor Shelley rimane a squadrarmi per qualche istante e tutto questo, non fa che ricordarmi l'espressione che suo figlio aveva qualche minuto fa. "Credevo fossi Bridget, l'amica di mia figlia."

Mio padre ci guarda confuso, ma come biasimarlo? Abbasso lo sguardo sulle mie stesse ciabatte da mare, grattandomi nervosamente la nuca.

"Senta, se vuole la verità, è che sono la causa per la quale suo figlio non si allena più come prima. Ma adesso non ha più da preoccuparsi di questo, perché evidentemente preferisce fidarsi di schifose, meschine, ricattatrici e viscide ragazze che catapultano in casa tua, stravolgendo tutto e complicandoti la vita fino a farti impazzire e desiderare di tornare a casa." In ogni parola che mi esce fuori, si percepisce tutta la mia rabbia e onestamente, credo di averli spaventati a giudicare dalle loro espressioni sbigottite, soprattutto nella fase del schifose, meschine, ricattatrici e viscide.

Li lascio lì, ammutoliti mentre salgo le scale di casa e maledico la mia capacità di pensare.

Appena fuori alla porta del bagno, mi imbatto in Jaymi che mi guarda stranito, mentre mi asciugo un'ultima lacrima.

"Ti prego, non dire niente e abbracciami." Sussurro.

Esaudisce il mio desiderio e sprofondo fra le sue braccia, che ammetto, mi sono mancate.

Possibile che George non si preoccupi minimamente di me? Ha cancellato tutto per un stupido pettegolezzo di Frankie? O magari, la realtà è che non gli importa poi così tanto ma infondo, a chi è mai importato così tanto di me?

Mi stendo sul letto e digito un messaggio che mi sembra il più sensato e giusto da mandare in questo momento.

Rimango un quarto d'ora a fissarlo, ma alla fine sospiro e premo il tasto "invio".


Mamma, vienimi a prendere entro domani sera.

Ho bisogno di tornare a casa.

-Ally.





Buongiorno :)
Allora, prima di tutto scusate se sto scrivendo capitoli deprimenti/incasinati ahahahah. Infatti, mentre scrivevo questo mi dispiaceva tanto per ciò che ho combinato e so che vi ho lascati spaventati per il messaggio ahahahah.
Ma tutto questo, mi serve per il prossimo capitolo perchè finalmente scrivero quello che ho in mente da quando è cominciata la fanfiction!
Però, a quanto pare, Ally vuole tornare a casa..
Passando ad altro, grazie di tutto come sempre!
A domani :)
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Please, stay. ***




 



16. Please, stay.






"Perché dovrei venirti a prendere?" La voce di mia madre dalla cornetta del telefono risuona un po' preoccupata.

"Ho solo cambiato idea." Rispondo secca.

Non sono mai stata la classica ragazza che tratta sua madre come un'amica, parlandole di tutto quello che le succede o chiedendole consigli, ma questa volta sento di doverle dare qualche spiegazione.

"Ally?"

"Mamma, ti racconterò di persona." Mi affaccio alla finestra che da sulla veranda, dalla quale scorgo mio padre e il Signor Shelley trasportare verso la spiaggia alcuni strumenti per i preparativi della gara che si terrà verso le cinque di pomeriggio.

"D'accordo. Sarò lì per le sette, così riusciamo a tornare a casa per le dieci." Mi risponde.

"Grazie."

"Ti voglio bene, tesoro. A stasera!"

Riattacco il telefono e lo lascio sul bancone della cucina, mentre mi appoggio leggermente ad uno degli sgabelli e tamburello le unghie sulla superficie piana, sbuffando. L'opzione di cominciare a preparare le valigie non mi va a genio, penso che potrei ficcare le mie robe alla rinfusa nei borsoni, mentre mamma vorrà sicuramente fermarsi a parlare con papà e Chris per un po'.

Mi alzo pigramente e afferro la borsa per raggiungere gli altri in spiaggia, che stanno aspettando di assistere alla gara che si terrà fra meno di un'ora. Lì, la situazione è molto diversa dal solito. Contrariamente agli altri giorni, la spiaggia è molto più affollata.

Sul bagno asciuga sono posizionate in fila più o meno una quarantina di tavole, il che mi fa capire che le squadre a fronteggiarsi saranno quattro, mentre nel solito posto in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo, c'è il gruppetto che ormai sono solita a frequentare.

Dall'altra parte della spiaggia, ci sono i ragazzi delle altre scuole con i loro allenatori, mentre alcuni uomini sono intenti a montare delle casse ed un microfono nella parte della spiaggia in cui non c'è pericolo di bagnarsi.

Fra questi, riconosco mio padre ed il Signor Shelley, il che mi spinge a chiedermi se quest'ultimo abbia accennato qualcosa a George, del nostro incontro di ieri sera.

Scuoto la testa ai miei stessi pensieri, mentre mi avvicino a Chris, Josh, Bee e Jaymi e lancio uno sguardo verso il resto del gruppo, posizionato nelle vicinanze delle loro tavole con la solita tutina grigia e aderente.  Solo in questo momento mi rendo conto di come anche il mare sia diverso dagli altri giorni: sono sempre stata abituata a vederlo calmo e piatto, ma oggi c'è un vento che si fa sentire abbastanza e che provoca onde alte e frastagliate, che si agitano fra loro per poi scontrarsi contro la riva fino a schizzare qualche goccia d'acqua sulle tavole.

"Non è pericoloso?" Interviene Bee, come se avesse appena fatto la mia stessa osservazione.

"Si. Tutte le volte che il mare è stato così agitato, abbiamo interrotto gli allenamenti." Le rispondo, con tono impassibile anche se nella mia mente stanno circolando i ricordi di tutte le volte in cui io e George abbiamo approfittato di queste situazioni, per starcene un po' da soli.

"Non credo che potrebbero mai annullare la gara. Andiamo, si allenano da due mesi per questo giorno!" Commenta mio fratello e non posso evitare di pensare che, al contrario di tutti gli altri, Frankie ha solo due settimane scarse di allenamento mentre io sono dovuta salire su quelle tavole per più di un mese, senza scopo, ormai.

"Andrà tutto bene." Josh ed il suo solito spirito positivo, che non comprenderò mai.

"Speriamo. O magari se proprio deve succedere qualcosa a qualcuno, spero che quel qualcuno sia Frankie." Le parole mi escono di bocca prima che io riesca a farle passare dalla parte ragionevole del mio cervello.

"Ally." Mi ammonisce mio fratello.

"Scusa, Josh." Roteo gli occhi verso il cielo nuvoloso, per poi ritornare a squadrare George che cammina nervoso fra le tavole. Vorrei andare da lui e sussurrargli che andrà tutto bene, ma semplicemente, non posso.

Vengo distratta dalla voce del padre di Kate che prova a parlare al microfono per verificare l'efficienza dell'audio. Vedo gli altri spostarsi verso la riva e sono costretta a seguirli, nonostante non mi vada a genio l'idea di essere nei paraggi di Frankie, dopo tutto quello che è successo.

"Pronta?" Josh posa una mano sulla spalla di sua sorella, mentre io abbasso il capo per fingermi indifferente agli sguardi di George.

"No." Risponde, con mia grande sorpresa, Frankie. "Questo mare agitato mi spaventa un bel po'."Ammette. Solo in questo momento si volta e accorgendosi della nostra presenza, caccia via l'espressione insicura che lascia il posto al solito sorrisetto falso.

Oh, quanto vorrei strapparglielo via.

 

 

 

 

"Pronti, partenza, via!"

Tutte le tavole si trovano a riva e gli altri si sono già posizionati in equilibrio per poi partire dopo un fischio, diretti all'ultima boa gialla che precede quella rossa. Nel mese di allenamento, ho avuto l'opportunità di capirci qualcosa in più su tutto  questo e mi affretto a spiegare agli altri come dovrebbero andare le cose.

Tutti quanti devono necessariamente compiere cinque giri fra la prima boa bianca e quella gialla, con uno solo scopo: arrivare per primi a riva dopo aver compiuto tutti i giri.

George, come c'è da immaginarsi, è in testa rispetto agli altri ed è già un minuscolo puntino nell'orizzonte seguito a ruota da JJ, Effy ed altri ragazzi delle squadre avversarie, che devo ammettere, sono ottime.

Tutto sembra filare liscio, ma non riesco a guardare perfettamente come stanno andando le cose a causa delle onde che sembrano non voler smettere di alzarsi. Riesco a notare uno dei puntini più distaccato dal resto, come se fosse finito fuori rotta o forse sono io che vedo da una prospettiva diversa.

"Allyson!"

Mi volto scorgendo il Signor Brown, l'allenatore nonché padre di Kate, e mi avvicino con aria stranita verso di lui, quando mi fa un cenno con la mano.

"Si?" Chiedo, perplessa.

"Qualcuno è fuori rotta e non sembra riuscire ad avvicinarsi a differenza del resto." Mi spiega, portandosi un binocolo di misura media agli occhi.

Nonostante non mi sia sbagliata, non so cosa rispondere.

Insomma, cosa dovrei dire? Qualcuno è fuori rotta e quindi? Io non sono quel 'qualcuno' e non me ne importa.

Cerco di auto-convincermi, senza buoni risultati.

"Si, l'avevo notato anche io." Rispondo secca.

Lo vedo allontanarsi verso lo stanzino delle tavole e lasciarmi sola con la mia espressione che è per metà annoiata e stranita. Dopo poco istanti, lo vedo ritornare nella mia direzione con una vela che trasporta fino a riva, per poi farmi un altro cenno per dirigermi verso di lui.

"Mettila. Dirò che abbiamo un'emergenza." Tira fuori una tutina grigia identica a quella degli altri, o meglio, la mia tutina grigia che riesco a riconoscere grazie alla targhetta con il mio nome.

"Lei sta scherzando!" Esclamo, osservando la tavola come se non l'avessi mai vista in vita mia.

"Allyson, raggiungi chiunque si trova in difficoltà e aiutalo a rimettersi in pista. Se non ci riesci, prendi il suo posto!" Mi afferra il braccio, lasciando scivolarci sopra la mia tuta.

"Ma.." Tento di ribattere.

"Allyson!" Insiste.

Sospiro e corro da Chris, Josh, Bee e Jaymi, ai piedi dei quali lascio scivolare la borsa e insieme ad essa, i miei stessi vestiti rimanendo in costume.

"Ally, stai bene?" Josh sgrana gli occhi mentre scruta il mio corpo da capo a piedi.

Lo ignoro e infilo la tuta a fatica, lottando contro l'umido sudaticcio delle mie stesse gambe che faticano a scivolare dentro. Quando ci riesco, sposto i capelli di lato e obbligo Bee ad allacciarmi la tuta dalle spalle.

"Ma che..?"

"Qualcuno si trova in difficoltà e tocca a me rimediare." Mi volto, camminando verso la tavola che mi aspetta sotto gli occhi di tutti. Sento il battito cardiaco arrivarmi alle stelle mentre riesco a salire al primo colpo e afferro la vela per metterla in equilibrio.

Non posso credere di star facendo davvero tutto questo, insomma, dopo aver interpretato per due volte la vagabonda che si nasconde sotto un tavolo o dietro ad un cespuglio per poi restarci fino a mezza notte, eccomi qui che vengo chiamata in causa come se fossi l'eroina della situazione. Ma questi non hanno capito un bel niente: io ho più paura di tutti loro messi assieme.

Non so perché, ma sento le mani tremarmi mentre piego le ginocchia e muovo le braccia avanti e dietro, con un ritmo regolare per far scivolare la tavola sull'acqua e dirigerla verso colui o colei che è finito o finita fuori pista.

Tiro un sospiro per cercare di calmarmi e, soprattutto, di evitare di rivolgere lo sguardo all'acqua che scorre velocemente sotto la mia tavola.  Trovo più difficoltà delle altre volte, perché ho il vento a sfavore che comincia a frenarmi, come se non bastassero le onde che si schiantano contro la tavola, rischiando di ribaltarmi.

Con il cuore in gola, arrivo a due metri di distanza del famoso "puntino fuori rotta" e noto una tavola completamente rovesciata al contrario e la sua vela sospesa a mezz'aria. Scorgo una testa sbucare dietro quest'ultima e sgrano gli occhi quando la riconosco.

"Frankie?" Esclamo.

"Che ci fai qui?!" Urla lei, in preda al panico.

"Sono venuta a salvarti il culo e non chiedermi nemmeno perché lo sto facendo." Le rispondo, mentre arrivo con la vela accanto a quella sua e mi siedo sulla tavola, per aiutare Frankie a girare nel modo corretto la sua. Sono costretta a fare tutto da sola, dato che il suo corpo è letteralmente immerso in acqua e dopo esserci riuscita, allungo la mano per aiutarla a risalire sulla sua tavola.

"Questo è quello che succede quando ci si comporta da prepotenti." Dico a tratti e con una voce soffocata, a causa dello sforzo che sto facendo per tirarla su.

Caccia un urlo quando riesce a restare seduta sulla superficie piana e mentre le lascio la mano, noto che sta tremando più di me. Non ho mai visto Frankie così vulnerabile.

"E' tutto ok." Le dico mentre mi rialzo in piedi con cautela, riacquistando l'equilibrio. La sto davvero consolando? Perché?

"Io non ce la faccio, ritorno a riva. Continua tu!" Aggiunge cacciando un altro urlo quando veniamo quasi travolte da un'altra ondata agitata.

Tiro un lungo sospiro e mi volto verso il resto dei partecipanti che continuano indisturbati la competizione. Dirigo la tavola verso la loro direzione, precisamente nella corsia di Frankie che si trova accanto a quella di George.

"Quanti giri dovrei fare ancora?" Le urlo.

"Un giro e mezzo!" Mi risponde.

Può sembrare meschino, ma il fatto che anche i partecipanti delle altre squadre sono rallentati dal vento e si imbattono in qualche difficoltà, mi rincuora.

Riesco a compiere un giro esatto in pochi minuti, ritrovandomi nello stesso punto in cui mi sono allontanata da Frankie, ma ad un certo punto tutto sembra rallentarsi e sento il panico prendere il sopravvento su ogni centimetro del mio corpo.

Nonostante si tratti solo di arrivare a riva e scendere dalla tavola, ogni mio muscolo si contrae quando mi volto ripetutamente a destra e sinistra, capendo che solamente George si trova di qualche metro in vantaggio rispetto alla mia vela e che quindi, la vittoria dipende anche da me.

"Ally, ce la puoi fare!" Mi urla e come non poter riconoscere la sua voce? Non mi sembra quasi vero che si sia accorto della mia presenza.

"Queste onde mi faranno capottare!" Urlo in preda al panico, mentre comincio a sentire la tavola scorrere in avanti e raggiungere George.

"Ce la facciamo. Insieme." Insiste, sorridendomi.

"Insieme." Ripeto.

Un'ondata di adrenalina attraversa tutto il mio copro, mentre nella mia testa si ripetono ininterrottamente queste sue ultime parole. Stringo la presa intorno alla vela e riprendo a muovere avanti e dietro le braccia, mentre piego le ginocchia e sento il vento scompigliarmi i capelli e venire in mio favore.

L'acqua scorre veloce sotto i miei piedi e sembra portarsi via con sé le mie paure, insicurezze e tutta quell'ansia, anche quando George mi incita per la seconda volta e sento il cuore fare un tuffo in petto.

Arrivata a riva, tutto si rallenta ancora di più, come se avessi appena perso la capacità di formulare un pensiero sensato. Vedo il Signor Brown, Kate, mio padre, il Signor Shelley, il resto del nostro gruppo che ho lasciato in spiaggia e tutti coloro che tifano per noi, sussultare ed urlare al nostro arrivo. Una folla di gente si precipita a correre verso di noi, mentre io scendo dalla tavola tremante e incredula di tutto quello che sta realmente succedendo.

"Ally, avete vinto!" Bee e Jaymi mi sfondano un orecchio con le loro urla, mentre tanta altra gente che non conosco si congratula con me e mio padre, che mi avvolge un asciugamano intorno alle spalle. Io non riesco a smettere di guardarmi intorno spaesata e rimanere muta come un pesce, fin quando tutti gli altri partecipanti ci raggiungono e vengo sommersa da un abbraccio di Effy.

La calca di gente si riunisce intorno alle casse e al Signor Brown che afferra il microfono per affrettarsi ad annunciare la vittoria della sua squadra e cominciare un lungo discorso di ringraziamenti verso tutti.

"Preparati anche tu qualcosa da dire." Ridacchia JJ al mio orecchio.

"Perché?" Chiedo mentre mi sfilo l'asciugamano di dosso.

"Perché ogni anno è così, vorranno ascoltare te e George che siete arrivati per primi." Mi sorride, strofinandomi una mano sulla spalla con aria soddisfatta.

Mentre fingo di ascoltare le parole infinite del Signor Brown, mi volto verso mio padre che sta animatamente parlando con Chris, il Signor Shelley ed una donna. Mi scosto leggermente per intravedere quest'ultima e quando la riconosco, le corro incontro, travolgendola letteralmente.

"Mamma!" Urlo.

"Tesoro!" Risponde con il mio stesso tono di voce, mentre mi stringe al suo petto.

Non è nel mio stile dirlo, ma mi è mancata.

Vengo sommersa da altri complimenti sull'andamento della gara e sento la mia testa minacciare di scoppiare, mentre ripeto infiniti "Grazie".

"E adesso, dopo questo lungo e noioso monologo, credo che sia il caso di passare la parola a George ad Allyson." Sento la voce distaccata del Signor Brown e mia madre spingermi verso la calca di gente che si sta scostando per farmi passare.

Ma cosa dovrei dire? Ehi, ciao, sono Allyson Carter e sono stata obbligata a parare il culo alla mia quasi-sorellastra che mi rende la vita impossibile e non so quale miracolo mi abbia fatta arrivare intatta su questa spiaggia? Decisamente no.

Vengo spinta fino alla parte centrale del cerchio umano che si è formato fra me e George, il quale ha appena lanciato per terra il suo asciugamano.

Imbarazzo al quadrato, direi.

"Comincia tu." Mi sussurra, sfiorandomi la mano per passarmi il microfono e sono sicura che si sia accorto di come io sia sussultata a quel tocco tanto desiderato e mancato.

Lo afferro e rimango impalata davanti a tutta questa gente che si aspetta che io dica qualcosa, nonostante non sappiano di quanto io sia più sconvolta di loro in questo momento.

"Ehm… Ciao?" Comincio, mentre sento le guancie avvampare e Jaymi e mio fratello ridacchiare per il mio imbarazzo. "Sono capitata per caso da queste parti, ecco perché non mi avete mai vista e…uhm… Sono entusiasta per la vittoria della mia squadra e…" Oddio quanto sono stupida, non credo che esistano parole più banali e scontate di queste. "…Vorrei ringraziare tutti infatti e…." Alzo le mani in segno di resa e sbuffo davanti a tutti. "Non sono brava con le parole, perciò lascio fare a lui!" Passo il microfono a George, sentendo le risate che si sono create attorno che riescono a coinvolgere anche me.

Faccio un passo indietro verso mia madre e lascio spazio a George che sicuramente dirà qualcosa di più sensato, rispetto al mio "discorso" che in realtà non merita neanche di essere chiamato discorso.

"Okay, allora. Prima di tutto vorrei ringraziare il Signor Brown, tutti coloro che si sono occupati per l'allestimento della competizione, voi che siete qui a supportarci e ovviamente, la mia squadra. Sono stati davvero d'aiuto in tutto, partendo con la gara e finendo con le questioni personali…" Mi lancia uno sguardo fuggente, per poi spostarlo verso la mia destra dove si trovano tutto il nostro gruppo.

"Ally, dobbiamo andare a casa o si farà troppo tardi." Mi sussurra mia madre.

Sento un nodo alla gola che non riesco a buttare giù, dovrei ascoltarla ma vorrei che George finisse il suo discorso.

"…Sono felice di aver portato a buon fine questa gara, perché mi è servita a dimostrare tante cose. Per prima cosa, a mio padre…" Il Signor Shelley sussulta al mio fianco e gli rivolge un sorriso, mentre io sono costretta a voltarmi verso mia madre che insiste e cominciare a camminare verso l'uscita della spiaggia. "… perché ammetto di essermi distaccato un po' da questo sport, ultimamente, ma non me ne pento…" Si sentono bisbigli sorpresi della gente che lo sta ascoltando. "…Non me ne pento perché grazie a questo distacco, ho avuto l'opportunità di stare con una persona che ormai è diventata fondamentale nella mia vita…"

Sento la sua voce provenire dalle mie spalle e smetto immediatamente di camminare dopo quelle parole, come se fossi appena attaccata da una paralisi.

"…E sono contento di aver condiviso con lei questa vittoria, perché è servito a dimostrarle che lei è capace di fare tutto e…" Mi giro e lo osservo in lontananza mentre cerca il mio sguardo fra la gente che lo circonda senza trovarlo. Mia madre mi tira per il polso, senza capire il mio strano comportamento ma io non riesco a muovermi o distogliere gli occhi da George. 

Vedo Effy sussurragli qualcosa nell'orecchio, che lo fa voltare di scatto verso la mia direzione e mollare il microfono che va a finire fra la sabbia.

"Ally, aspetta!" Urla, facendosi spazio fra la folla che lo guarda con aria sconvolta. Solo in quel momento mia madre lascia andare il mio polso e noto mio padre ed il Signor Shelley, parlottare a bassa voce sul comportamento del figlio di quest'ultimo.

Sposto lo sguardo verso George e mi sento il cuore in gola quando lo vedo correre verso di me, sotto gli sguardi di tutti.

"Ammetto di essere stato stupido, ti ho ignorata tutto il tempo per qualcosa di cui non hai nessuna colpa. Anzi, sono io l'unico ad aver colpe perché sono stato così annebbiato da tutto ciò che mi ha raccontato Frankie e… Ero geloso, così geloso da non crederti e…" Parla velocemente mentre mi afferra le mani e mi guarda negli occhi, che ancora una volta, mi sembrano i più sinceri che io abbia mai visto.

"Mi dispiace, Ally. Ti prego, resta." Conclude, quasi con un tono supplichevole.

Sposto lo sguardo sui suoi occhi e in quel preciso istante, tutto intorno svanisce come se mia madre non fosse proprio accanto a noi o come se lei non fosse mai stata raggiunta da mio padre ed il Signor Shelley che in questo momento ci stanno ascoltando.

Rimango a scrutare in silenzio i suoi occhi che brillano sotto il sole che sta per tramontare, per poi sorridergli dopo più di una settimana.

Lo vedo fare la stessa cosa, mentre inclina leggermente la testa di lato e mi circonda il bacino con le sue stesse braccia, avvicinando il suo volto al mio.

Contemporaneamente, faccio la stessa cosa per arrivare a sentire il sapore delle sue labbra e la sensazione che provo ogni volta che lascio scivolare le mie mani fra i suoi capelli.

Sento il mio cuore sussultare ancora una volta, mentre tutto intorno a noi non esiste più.

E pensandoci, se ci siamo solo noi, che importa di tutto il resto?






Buoooongioro, belle :)
Allora, si ammetto che il capitolo è un po' strano rispetto al solito ahahahah però è quello che aspettavo di scrivere da quando ho cominciato la fanfiction.
Per questo, spero davvero che vi piaccia!
Come sempre, vi ringrazio per le recensioni e tutto il resto.
A domani!
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Yuor skin, your touch, the kiss, the rush. ***


 


 

17. Yuor skin, your touch, the kiss, the rush.







Incredibile come stia volando via il tempo.

Mi sembra passato solamente pochissimo tempo dal giorno della competizione, eppure sono due settimane intere da quando ho fatto venire mia madre fin qui, per poi rimandarla indietro. Ma devo ammettere che le cose vanno molto meglio, a parte Frankie si intende. Il Signor Shelley si è dovuto rassegnare a me e George, i miei genitori sono al corrente di tutto, Bee e Jaymi sono dovuti ritornare a casa già da due settimane e sono esattamente quattordici giorni che vivo in una quiete assoluta e alquanto strana.

Oggi è il giorno di Ferragosto e abbiamo deciso di passare un po' di tempo in piscina, dato che la spiaggia sarà sicuramente più affollata.

"Ragazze, venite?" JJ ci sorride, lasciando le ciabatte vicino alle nostre sdraio ed indicando la piscina, nella quale si son già tuffati tutti tranne me ed Effy.

Annuisco e lo seguo, fin quando mi siedo sul bordo della piscina ed immergo le gambe nell'acqua ghiacciata. Decido di rimanere in questa postazione per un po', aspettando che il mio corpo prenda confidenza con questa nuova temperatura.

Sono così immersa nei miei pensieri che quasi non mi accorgo della testa di George che sbuca accanto a me.

"Beh? Non vieni?" Sorride.

"E' fredda!" Mi lamento mentre rivolgo un'espressione quasi disgustata all'acqua.

Lo sento appoggiare le sue mani bagnate sulle mie cosce. Sussulto per il contatto freddo e lo vedo ridere di buon gusto.

"Anzi, congelata!" Ribatto, schizzandogli leggermente la faccia.

Non ho il tempo necessario per accorgermi di quello che sta facendo, mentre mi afferra i polsi e mi tira nella sua direzione, facendomi cadere in acqua.

"Stronzo!" Protesto, ridendo una volta ritornata a galla.

Mi strofino gli occhi con le mani per riaprirli e mi scosto i capelli bagnati lungo la spalla destra, mentre sento le sue braccia stringermi i fianchi. In risposta, avvolgo il suo bacino con le gambe quando fa aderire la mia schiena a bordo piscina.

Gli scosto i capelli dal volto e comincio ad esplorare quegli occhi che ormai ho imparato a leggere.

In questi giorni, ho avuto più tempo per pensare al tempo passato assieme e per accorgermi di quanto ormai manchi poco alla fine. Ogni volta, questo pensiero riesce ad angosciarmi e sento che sia arrivato il momento di parlarne con lui.

"Ultimamente, pensavo che mancano solo quattordici giorni." Sussurro, abbassando il capo.

Lui rimane in silenzio per un po', per poi rivolgermi un'occhiata interrogativa che mi spinge a spiegarmi meglio.

"Intendo che fra due settimane io sarò a casa mia, a tre ore da qui." Aggiungo.

Una delle mani che ha ancora posate al livello del mio fianco, scivola fin sopra il mio orecchio per poi scostarmi una ciocca di capelli dietro esso.

"Ci ho pensato anche io." Risponde, anche lui con un tono di voce basso.

"Che succederà?" Chiedo. In realtà la risposta la conosco, ho solo bisogno di sentirmi dire le parole giuste in questo momento.

"Nessuno lo può sapere, ma devi promettermi che qualsiasi cosa accada, rimarremo in contatto e… insieme." Conclude.

"Promesso." Sorrido.

Faccio aderire le mie labbra alle sue, che sorridono ancora, per poi schiuderle e trasformare il tutto in un bacio più profondo e sentito. Provo una stretta alla bocca dello stomaco, quando penso che potrebbe essere uno degli ultimi. E' come se sentissi il bisogno di restare qui con lui per sempre, come se fosse qualcosa di indispensabile e forse, è proprio così.

Sposto le mie labbra sulla sua mandibola, fino a scendere lungo il suo corpo e lasciare una lunga scia di baci bagnati e goccioline fresche. Gli rivolgo un sorriso prima di affondare la testa nell'incavo del suo collo per rimanere ad assaporare il profumo della sua pelle bagnata.

"Che ne dici di sgattaiolare all'isolotto con una tenda da campeggio, stasera?" Mi sussurra, all'orecchio.

"Perché ci serve la tenda?" Chiedo, ridendo.

"Voglio che sia una notte speciale, una notte che ricorderemo entrambi." Mi sorride.

Sento le guancie avvampare, mentre i battiti cardiaci mi arrivano alle stelle come se avessero ricevuto una scossa elettrica.

 

 

 

"Sicuro che tuo padre non si arrabbierà per la barca?" Gli chiedo mentre lo aiuto a portarla sul bagno asciuga dell'isolotto.

"Nah. Ormai ci ha fatto l'abitudine." Ride.

Ringrazio il cielo che la tenda sia una della Quechua, ovvero una di quelle che si aprono istantaneamente, da sole.

Sotto una grande distesa di stelle, restiamo a parlare di tutto e mi rendo conto che è diventata la persona alla quale ho aperto ogni singolo lato della mia mente, senza accorgermene. Gli avvenimenti sono accaduti uno di seguito all'altro con un loro filo logico, del quale me ne rendo conto solo adesso.

Mi lascio trasportare fin dentro la tenda, cosciente di quel che sta per accadere. Ho il battito cardiaco alle stelle, non mi sono mai trovata in una situazione del genere ma credo che non ci sia persona migliore con la quale condividere qualcosa di così importante, se non George.

Ci ritroviamo in ginocchio, uno di fronte all'altra, mentre lascia scivolare le sue labbra lungo il mio collo, provocandomi un brivido che riesce ad attraversarmi tutto il corpo.

Sento le sue dita fresche, arrivare fino all'altezza del mio fianco per poi scivolare sotto la mia maglietta e sfilarla via. Lo guardo per qualche istante, per poi chiudere gli occhi e unirmi alle sue labbra, lasciando che il suo corpo aderisca al mio mentre mi stendo.

Schiudo le labbra in modo che le nostre lingue possano interagire e strofino i polpastrelli sull'attaccatura dei suoi capelli al collo, per poi far scivolare le mie mani fin sotto la sua maglietta e toglierla via.

Accarezzo i suoi addominali leggermente scolpiti, lasciandomi sfuggire un risolino quando sento i suoi denti serrarsi lievemente attorno al mio labbro inferiore. Sposto le mie mani verso il bottone dei suoi pantaloni, armeggiando con esso per slacciarlo e ancora prima di quanto avessi immaginato, sento le sue mani intrufolarsi sotto la mia schiena per slacciarmi il reggiseno.

Sussulto a quel gesto e allontano leggermente le mie labbra dalle sue, mentre il suo fiato mi scompiglia qualche ciocca di capelli che mi ricade sul viso.

"Ally? Ti senti sicura?" Sussurra. Non interrompe il nostro contatto visivo e sotto quel suo sguardo, come potrei mai non sentirmi sicura?

"Sono pronta." Rispondo, con lo stesso tono basso di voce. Passo l'indice sul suo labbro inferiore, sorridendogli prima di far scivolare la mia mano sulla sua nuca e dirigere il suo volto verso il mio. Mi approprio delle sue labbra, mentre le sue dita disegnano cerchi immaginari sul mio fianco per poi passare al livello degli slip e tirarmeli via.

Nel giro di pochi minuti, quella tenda diventa lo scenario dei nostri corpi accaldati che ormai si appartengono l'uno all'altro e dei nostri battiti accelerati, accompagnati dai respiri caldi che si uniscono, diventando un'unica cosa. Ed è forse per questo che mi sento completa?

Credo di aver appena scritto una pagina importante della mia vita, ma sento che a renderla importante sia il fatto che l'abbia scritta insieme a George.

 

 

 

Cara Bee,

Ho un problema, ovvero un sorriso permanente che non riesco a togliermi di dosso.

Dopo quasi tre mesi, è successo. Si, incredibile ma vero.

Ma non ho rimpianti o rimorsi, anzi, è stata l'esperienza più bella della mia vita e mi sento come se non sarei stata in grado di condividerla con altri, se non con George.

Mi sento in cima al mondo, Bee.

-La tua Ally.




 

Okay, allora, sappiate che ho avuto problemi esistenziali per pubblicare 'sta roba ahahahah
No vabbè, l'ho riletto tremila volte e per scrivere la parte finale ci ho messo un sacco di tempo!
Dovevo farlo per giustificare il rating arancione e scusatemi, ma è la prima volta che scrivo una cosa del genere, quindi non le so rendere completamente giustizia!
Spero che il capitolo vi piaccia e che io non abbia fatto schifo nel scrivere quella parte ahahah
Ah e volevo dirvi che manca davvero poco alla fine e non mi sembra vero. Cioè dovrebbero essere altri due capitoli più l'epilogo :)
A domani :)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Last kiss. ***




18. Last kiss.







Un sottile raggio solare penetra dall'angolo della mia finestra, accaldando il mio corpo che è tranquillamente addormentato sul letto. Apro lentamente gli occhi, che strofino con le mie stesse mani mentre sbadiglio silenziosamente e scivolo fuori dal letto.

Come al solito non trovo le ciabatte, perciò attraverso il corridoio a piedi nudi fino a scendere le scale ed entrare in cucina. E' la mia ultima domenica in questo posto e ho intenzione di godermela e passarla tranquillamente, come questo ultimo periodo.

Ma quando mi siedo sul bancone di fronte a mio padre, comincio ad avere un brutto presentimento. Sposto ripetutamente lo sguardo dal suo volto a quello di Chris e Josh che mi fissano impassibili, mentre Marie e Frankie sono indaffarate nel preparare la colazione.

"Avete intenzione di continuare a spaventarmi o parlare?" Chiedo sarcastica, senza smettere di guardarli uno ad uno.

Il silenzio comincia a preoccuparmi sul serio, infatti sussulto appena sento mio padre schiarirsi la voce.

"Ho ricevuto una telefonata." Si ferma, giocherellando con la tazzina da caffè.

"E?" Sollevo un sopracciglio e lo incito a parlare.

"Era David." Risponde secco.

Il silenzio precedente ritorna e a quel nome, sposto uno sguardo su mio fratello pensando a David ed i suoi figli che si stanno godendo la fine delle vacanze con mia madre.

"David David David o un altro David?" Chiedo, ancora più confusa di prima.

"David David David." Sento Chris sussurrare con il capo rivolto verso il basso.

Ammetto di non capirci assolutamente nulla di ciò che stanno cercando invano di dirmi. Cosa potrebbe mai volere il nuovo compagno di mia madre da suo marito, con il quale ha ormai divorziato da anni?

"Hanno fatto un incidente." Conclude.

Sento il mio cuore ribaltarsi in petto e sgrano gli occhi, osservando sbigottita mio padre.

"Cosa?" Quasi urlo.

"E' tutto okay, Ally." Sospira. "Tua mamma è attualmente ricoverata, ma dicono che non c'è nulla di così grave di cui preoccuparsi."

Tiro un sospiro di sollievo, ma non posso dire di essere completamente tranquilla. Voglio sapere cos'è successo esattamente.

"Ma io e Chris non possiamo rimanere qui, fingendo che non le sia successo nulla." Ribadisco. Incrocio lo sguardo di mio fratello ed  un altro presentimento terribile mi assale. D'istinto sposto lo sguardo sul calendario che si trova alle spalle di mio padre e conteggio i giorni fino al 31 Agosto. Mancano esattamente sette giorni.

"Infatti, stasera vi accompagnerò da lei." Mi risponde mio padre.

Lui e Chris si guardano per qualche istante e credo che ci sia dell'altro.

"Ally, abbiamo pensato che ormai le vacanze sono finite e sarebbe inutile raggiungere mamma e ritornare fra due giorni, per passare qui solo qualche altro giorno." Mi dice mio fratello,  mentre fa di tutto per evitare il mio sguardo come se avesse paura di vedere la mia reazione.

"Mi state praticamente dicendo che è il mio ultimo giorno qui?" Chiedo, pur conoscendo di già la risposta.

Annuiscono.

Il primo volto che appare nella mia mente è quello di George. Mi sento come se tutto il mondo mi fosse improvvisamente crollato addosso perché non sono mentalmente e fisicamente pronta a salutarlo per un inverno intero o forse, per sempre.

Una sensazione di vuoto si impossessa del mio stomaco e scuoto la testa, come se questo gesto possa essere in grado di scacciare via questi pensieri o magari farmi svegliare di colpo nella mia camera, come per terminare un terribile incubo. Ma no, è semplicemente la realtà.

"Credo che dovreste andare a sistemare le vostre cose." Mio padre si rivolge a me e Chris.

Rimango con un'espressione impassibile e mi sento incapace di dire o pensare qualcosa, come sotto uno stato di shock. Mi alzo lentamente, con lo sguardo ancora perso nel vuoto e sono così scossa che non reagisco nemmeno quando sento Frankie ridacchiare per la situazione.

Salgo le scale, seguita da Chris che al piano superiore mi ferma prima che io entri in camera mia.

"Ehi, Ally. So che non è facile lasciare qui George per te, però.."

Non gli lascio finire la frase perché mi volto sempre con la stessa espressione, entrando in camera e richiudendomi la porta alle spalle.

Non ho niente contro lui, ma semplicemente sento il bisogno di stare un po' da sola per rendermi realmente conto di quello che mi sta succedendo.

 

 

 

 

Non ho avuto il coraggio di rispondere ai messaggi di George. Non ho fatto altro che restare chiusa in camera fino all'ora di pranzo e preparare le valigie. Vedere tutte le mie cose impachettate mi fa già provare un costante senso di malinconia, nonostante io sia ancora qui.

Sposto lo sguardo sull'orologio e vedo le lancette segnare le sei di pomeriggio.

Il mio cuore sussulta improvvisamente e capisco che è arrivato il momento di caricare le mie cose in macchina e affrontare la realtà.

L'auto è già fuori al cancello del giardino, con il cofano pieno dei bagagli di Chris ai quali si stanno aggiungendo i miei mano a mano che mio padre li trasporta dentro.

Quando vedo l'ultima valigia scomparire dalla soglia della mia porta, tiro un lungo sospiro e scendo le scale lentamente come se avessi paura di farlo per l'ultima volta.

Arrivata in giardino, scorgo tutto il nostro gruppetto appoggiato al muretto di fronte che osserva la nostra macchina riempirsi sempre di più.

"Sono venuti per salutarci." Mi sussurra Chris. "Forza, andiamo!" Mi posa una mano sulla spalla, spingendomi verso di loro.

Ho il battito cardiaco alle stelle e non ho il coraggio di posare il mio sguardo su George.

Quando lo faccio, gli occhi luminosi sembrano scomparsi e scorgo lo sguardo più cupo che io gli abbia mai visto in volto.

Saluto tutti quanti con due piccoli baci sulla guancia, a parte Effy che la stritolo fra le mie braccia. Quando mi sciolgo da quell'abbraccio sposto lo sguardo sull'ultima persona che devo ancora salutare e sento gli occhi appesantirsi di lacrime.

Ci guardiamo per qualche istante, mentre il mio mento comincia a tremare e cerco invano di frenare quelle stupide lacrime che di certo non mi faranno restare qui e non risolveranno questa situazione.

"No, ti prego, Ally. Non piangere." Sussurra e vedo anche i suoi occhi diventare più lucidi del normale.

A quelle parole, ogni tentativo di trattenermi fallisce e finisco per bagnargli gran parte della maglietta quando mi racchiude in un abbraccio, facendomi sprofondare nel suo profumo che ha il potere di annebbiarmi la mente.

Stringo troppo forte le mie braccia intorno al suo collo e dopo un po' mi allontano leggermente, per permettergli di afferrare il mio volto fra le mani e asciugarmi le lacrime con il pollice.

"Farò di tutto per venire a trovarti, te lo prometto." Mi sussurra.

Avvicino le mie labbra alle sue e quando sento il suo fiato sul mio collo, sento di dovergli dire tante cose ma è da stamattina che dalla mia bocca non fuoriuscire una parola sensata.

Mi abbandono completamente al nostro ultimo bacio, alle sue labbra, alle sue braccia serrate attorno al mio bacino, al ritmo irregolare del suo respiro, al suo profumo.

Un'altra lacrima scorre lungo la mia guancia, bagnando anche la sua e solo quando si allontana leggermente dal mio volto, riapro gli occhi.

"Ho bisogno di dirti due parole prima che tu te ne vada." Non interrompe il nostro contatto visivo e sento il mio cuore fare due capriole consecutive in petto. "Ti amo."

Rimango paralizzata, completamente immobile e mi sento completamente distaccata dal resto del mondo, come se stessimo vivendo in un pianeta dove ci siamo solo io e lui. Quelle due parole rimbombano nella mia testa, perché sono le uniche che il mio cervello riesce a captare in questo momento ma nonostante ciò, la mia bocca non riesce ancora a muoversi ed emettere alcun suono.

Ma in questo momento, ho capito una cosa.

Mi sono innamorata del ragazzo che mi ha fatto cadere con una pallonata.

"Allyson, si sta facendo tardi!" La voce di mio padre mi riporta alla realtà e capisco che questi sono veramente gli ultimi attimi miei e di George. E riesco a sprecarli. A sprecarli totalmente perché la mia bocca sembra non riuscire a comportarsi come la sua, pronunciando le stesse parole. Sono due parole che fino a tre mesi fa, non sarei riuscita neanche a pensare ma adesso le sento. Si, le sento che rimbombano in ogni angolo della mia testa.

E' forse George che mi ha insegnato ad amare?

 

 

 

 

Sono in questo ospedale da un giorno ormai e mi ritrovo su una sedia della sala d'attesa, aspettando che finiscano la visita giornaliera di mia madre. Lei, a parte qualche lieve ferita alla gamba destra, sta bene ma la terranno sotto sorveglianza per alcuni giorni, per poi dimetterla.

Fisicamente sono qui, con Bridget e Jaymi che bisticciano per l'ultima barretta alla nocciola che c'è nel distributore automatico, ma mentalmente sono del tutto altrove.

Il mio chiodo fisso è George.

Penso a quanto l'ho disprezzato durante i primi giorni, alla prima volta che mi ha fatto salire sulla sua vela, a quando sull'isolotto ho urlato a pieni polmoni il suo nome, ai nostri momenti durante il concerto, a quello che è successo quella notte nella tenda e purtroppo anche a come io me ne sia andata, incapace di dirgli che ricambio gli stessi sentimento per lui, nonostante io sappia che sia così.

Improvvisamente, un senso di solitudine si impossessa del mio corpo.

Mi sento persa.

Ho bisogno di rimediare, ma credo che non ci sia nessun modo per farlo, ormai.




Salve plebee(?)
No ok allora, per prima cosa non fate caso all'orario perchè ho deciso di pubblicare adesso così domani mattina potete leggerlo, considerato che all'una partirò per un weekend fuori e mi sveglierò di sicuro verso le dodici, perciò.
Per quanto riguarda il capitolo, so che non c'è nulla di bello in questo, infatti mi sentivo triste mentre lo scrivevo perchè è tutto così deprimente e la consapevolezza che manca un solo capitolo più l'epilogo alla fine, mi rattrista un po' ahahahah
Forse ho anche esagerato un pochino perchè è troppo sdolcinato, non lo so, ma comunque doveva arrivare il momento in cui si sarebbero detti le due parole magiche(?) che poi in realtà le ha dette solo George ma ok ahahahahah
Vi ringrazio sempre per le recensioni, preferiti, ricordati e seguiti :)
Un bacio e alla prossima!
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** I love you. ***




19. I love you.






"Posso entrare, ora?" Mi rivolgo al dottore che ha appena finito di visitare mia madre e che in questo momento, sta uscendo dalla sua stanza dell'ospedale.

Appena mi annuisce, apro la porta dapprima socchiusa per poi richiudermela alle spalle e sedere ai piedi del letto di mia madre.

"Beh? Com'è andata?" Le chiedo impaziente di sapere.

Lei sospira e posa le mani sul letto per sollevarsi appena, con un sorriso stanco che non mi sarei aspettata.

"Bene. Dovrò tenere questo gesso per un po', ma fra due giorni torno a casa." Dice silenziosamente.

Tiro un respiro di sollievo mentre faccio attenzione a non sfiorarle la gamba ingessata, limitandomi ad osservarla incredula. Ma la mia mente non ha tregua e continua ad essere tormentata, dato che appena la mia preoccupazione per lei se ne va via, il mio cervello sembra concentrarsi soltanto intorno a George e ai chilometri che ci dividono.

"Non devi essere più spaventata per me, non è successo nulla di grave." Mi rassicura mentre sfiora la mia mano con il suo pollice.

Scuoto la testa e smetto di fissarle la gamba.

"Non è per te, davvero." Tento di mostrarle un sorriso, senza riuscire a farle credere che sia vero.

"Sei strana." Insiste mentre io mi limito a rimanere in silenzio, sperando soltanto che qualcuno interrompa questa conversazione. "Insomma, non è da te essere triste. Tu sei sempre la Ally arrabbiata, ma non triste."

"Non sono triste." Mento.

Lei mi sorride debolmente ancora una volta, inclinando il capo di lato come se stesse cercando di incrociare il mio sguardo che è rivolto verso il basso.

"Davvero? Perché sembri sul punto di piangere da quando sei tornata." Continua. "So che ho sbagliato a lasciare te e Chris da tuo padre per questi mesi, e so anche che non volevi andarci. E mi dispiace se hai passato una brutta estate ma ormai è fin…" La fermo prima che possa aggiungere altro, perché evidentemente non ha intuito nulla di giusto.

"No, mamma, ti sbagli. E' stata l'estate più bella in assoluto." Ribatto.

Cala un silenzio imbarazzante, nel quale io continuo a tenere la testa verso il basso perché odio farmi vedere in lacrime dagli altri, specialmente dai miei genitori.

"Allora cosa c'è che non va?" Insiste.

"Ti è mai capitato di non riuscire a dire ciò che provi, perché è qualcosa di nuovo? Qualcosa che non avresti mai pensato di poter provare?" Le chiedo, continuando a fissare le lenzuola candide che ricoprono la sua gamba.

Qualche mese fa non avrei mai avuto il coraggio di parlare così a mia madre; oddio, questa estate mi ha stravolta in tutti i sensi.

Sollevo il capo e le lancio finalmente uno sguardo, vedendola sorridere ancora.

"No."

Oh fantastico, questo si che mi fa sentire meglio.

"Però mi è capitato l'esatto contrario." Aggiunge.

La guardo con aria interrogativa, chiedendole indirettamente delle spiegazioni.

"Quando ho avuto il coraggio di dire a tuo padre  che lo amavo, lui è sparito. Per settimane. E' una brutta sensazione, sai? Credevo che lui non ricambiasse ciò che provavo io, mi sembrava che per lui fosse solo una cotta adolescenziale."

Non posso fare a meno di guardare le sue labbra che mi stanno raccontando una storia simile a quella mia, il che mi sorprende.

"Ma non era vero, mamma. Anche lui ti amava, altrimenti non vi sareste sposati, no?" Insito.

"Non lo metto in dubbio. Ma, a volte, si sente il bisogno di sentirsi dire determinate cose. Specialmente se sono cose che non ci sono mai state dette." Conclude lei.

Rimango a fissare il vuoto in silenzio, mentre la mia testa comincia a girare e girare senza sosta.

"Ally?"

"Si?"

"Corri da lui e diglielo prima che sia troppo tardi." Mi sorride.

 

 

 

 

 

"Idiota, muoviti!" Urlo a mio fratello che cammina come se stesse passeggiando fra i negozi di Piccadilly, quando in realtà bisognerebbe correre verso il treno che ci sta aspettando.

Lo vedo sbuffare e accelerare finalmente il passo, mentre io ho già consegnato i nostri biglietti e sono pronta ad entrare.

"Almeno adesso, posso sapere per quale motivo stiamo ritornando lì?" Mi chiede mentre prende posto al mio fianco.

"Ti prego, non fare domande." Lo ammonisco, appoggiando la testa sul finestrino e vedendo la stazione allontanarsi dal mio campo visivo.

Non riesco a cacciare via dalla mente le parole di mia madre e mi sto mentalmente preparando un discorso da dire a lui, il che mi fa accelerare i battiti cardiaci.

Quando noto mio fratello che si è addormentato, cerco di non far nessun rumore per non svegliarlo perché sarebbe l'unico modo per sfuggire al suo elenco infinito di domande. Dopo tre ore, circa, sono costretta a scuotergli il braccio e trascinarlo verso l'uscita della stazione.

Siamo a Liverpool.

 

 

 

 

 

"Tu sei completamente matta!" Ride Chris, mentre lo spingo giù dal taxi e corro verso la villetta di papà, che sicuramente è a casa dato che sono ormai le sette di sera.

"Muovi quel culo e basta, okay?" Riderei anche io, se solo non sentissi lo stomaco attorcigliarsi fra sé stesso, per l'ansia.

Scavalco il cancelletto basso del giardino per non perdere tempo ed io e Chris ci imbattiamo in nostro padre che è intento a curare l'erba e guardarci con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

"Tenete!"Lancio a Chris e mio padre la mia borsa, per poi slacciarmi le converse e lasciarle sul giardino, insieme ai calzini.

Mi volto, tirando un lungo respiro prima di cominciare a correre senza fermarmi verso la spiaggia. E' incredibile; non sono in questo posto da una sola settimana, ma mi sembra passato tanto tempo di già.

Quando mi affaccio al muretto della spiaggia, noto in lontananza Effy e gli altri ragazzi del windsurf che salgono per ritornare a casa, dato che il sole sta ormai calando del tutto. Mi sporgo ancora un po' e noto una figura seduta con le ginocchia racchiuse fra le sue stesse braccia, sulla sabbia vicina alla riva. Tiro un lungo sospiro e mentre ripeto mentalmente il mio discorso che sono pronta ad esporre, mi avvicino silenziosamente.

"E' stupido, ma avevo quasi paura di ritornare qui e non trovare più niente." Dico con un tono di voce calmo che lo fa sussultare e voltarsi, mentre prendo posto al suo fianco e continuo a fissare il mare che si muove ininterrottamente.

"Che ci fai qui?" Mi chiede, con la stessa espressione che aveva mio padre cinque minuti fa. Lo vedo avvicinarsi pericolosamente, ma lo fermo perché ho bisogno di parlare.

"Avevo lasciato qualcosa in sospeso." Sussurro, decisa a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

E' bellissimo.

Non bellissimo da fare sogni non adatti ai minori su di lui.

E' semplicemente bello.

Nello stesso istante in cui incontro i suoi occhi, mi dimentico totalmente del discorso a cui ho pensato troppo durante le ultime ore e capisco che finalmente, ci siamo solamente io e lui.

"C'è una cosa che non ti ho detto di me." Comincio, sussurrando.

Lui strizza leggermente l'occhio sinistro per guardarmi con aria stranita ed interrogativa. "Perché non ti ho ancora detto che ti amo, George."

Ed eccolo di nuovo lì, il suo sorriso sincero che ha la capacità di illuminargli il volto, che non è l'unica cosa ad accendersi, dato che il mio cuore sta galoppando ad una velocità incontrollabile. Non esito a mettermi in ginocchio e sporgermi verso lui, per circondargli il collo con le braccia e unire le sue labbra alle mie in un bacio che, negli ultimi tempi, ho desiderato così tanto da togliermi il fiato, perché mi è ormai indispensabile.

Quando sento le sue braccia stringersi intorno al mio bacino e i suoi capelli solleticarmi la fronte, capisco una cosa:

George ha cambiato la mia estate e la mia vita abituale, ma cosa fondamentale, è riuscito ad abbattere le mura di odio che mi sono sempre creata attorno, per farmi provare qualcosa di nuovo e che fino a qualche mese fa, credevo non esistesse: l'amore.

E quindi, a questo punto, se c'è una cosa che potrei odiare sarebbe soltanto il modo in cui lo amo.







Eccomi, gente.
Allora, davvero, non ho niente da dire perchè sono leggermente scossa ahahahah no, sul serio, non mi sembra possibile che questo sia l'ultimo capitolo.
Cioè mi sembra strano da dire, ma sono felice che mi abbiate seguita, perciò grazie!
Siccome manca ancora l'epilogo, tutto ciò che ho da dire per la fine di questa storia la dirò quando lo pubblicherò, perchè sarà davvero la parte conclusiva.
Quindi, a presto :)
-ems.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Forever. ***



 

Epilogue.
 

20. Forever.

 

Due mesi dopo.

 

 

Come al solito, do una spinta esagerata allo sportello che si chiude provocando un rumore notevole.

"Più forte la prossima volta, eh!" Si lamenta mio fratello dal finestrino, per poi riaccendere il motore dell'auto e ripartire.

Sbuffo rumorosamente mentre mi avvio quasi strisciando verso l'entrata della mia monotona e noiosa scuola per affrontare un altro monotono e noioso giorno, circondata da monotone e noiose persone.

Mi sembrano già passati mesi e mesi dall'inizio di quest'anno scolastico, ma in realtà siamo ancora ad Ottobre ed io già non ce la faccio più.

Attraverso il corridoio, sbadigliando rumorosamente e quando arrivo davanti al mio armadietto, temo di poter crollare in un sonno profonda da un momento all'altro. Lo apro per poi gettarci dentro la mia borsa, con poca eleganza.

"Felicità, portami via!"

Sposto il mio sguardo all'armadietto accanto e noto Bridget con la solita aria allegra, che digita la sua combinazione seguita da Jaymi.

"Ho sonno." Mi lamento, appoggiando la testa sul mio armadietto.

Non faccio in tempo ad aggiungere altro, perché il mio cellulare comincia a vibrare costringendomi a tirarlo fuori dalla tasca.

Nuovo messaggio.

 

Good morning, beautiful!

-G

 

Senza neanche accorgermene, sorrido.

"E' George!" Interviene Jaymi.

"Sicuro." Sento Bee ridere, mentre mi avvio verso il bagno delle ragazze per chiudermi dentro e digitare il suo numero sul mio display.

"Ehi, non sei a scuola?"

"Sono nel bagno della scuola." Lo correggo, mentre lo immagino sorridere dall'altra parte del telefono. "Sei agitato?"

"Mh, un pochino. Sono quasi arrivato." Risponde.

"Andrà bene. Anche mio fratello era spaventato durante il suo primo giorno di College." Sorrido, anche se so benissimo che non può vedermi.

"Lo spero, ti chiamo appena posso per raccontarti."

"Buona fortuna!"

Chiudo la telefonata giusto in tempo per sentire il suono della campanella, che mi costringe a ricacciare il telefono in tasca e dirigermi verso la mia aula di Scienze.

 

 

Dopo sei ore di tortura, posso affermare che lo squillo della campanella è il suono più bello che i miei timpani abbiano mai sentito in diciassette anni di vita.

Ritorno al mio armadietto per afferrare la borsa e avviarmi verso la porta principale, ma mi fermo per sfilare il cellulare dalla tasca dei jeans.

Leggo il suo nome sul display e mi affretto a rispondere, curiosa di sapere com'è andata.

"Com'è stato?" Quasi urlo, agitata.

Lo sento ridere dall'altra parte del telefono.

"George?"

Ancora nessuna parola.

"Dove sei?" Mi chiede e riesco a leggere una sfumatura di entusiasmo nella sua voce.

"Sto per uscire da scuola, ma che importanza ha?"

Mi sta confondendo.

"Appena esci, ne parliamo!" Insiste.

Rimango in silenzio e ferma per qualche istante, per poi cominciare a camminare verso l'uscita.

"Ma tranquillo, comincia a raccontare, ti ascolto." Continuo, ma sento che non ha intenzione di smettere di ridere.

"Ally?"

"Si?"

"Esci." Conclude.

Mi stringo la borsa in spalla e cammino fino alla porta principale, attraversando le scale che portano al parcheggio principale.

"Puoi smettere di farmi fare cose stupide e raccontare, per favore?" Spingo di più il cellulare verso l'orecchio, come se questo gesto potesse servirmi ad ascoltarlo meglio.

"Ma ehi, sei diventata più alta o ci vedo male?" Ride ancora e mi accorgo di aver sentito due volte la sua voce: una dal telefono e l'altra…

"George!" Urlo.

Lo vedo appoggiato ad un motorino grigio, con il solito sorriso smagliante ed i soliti occhi che guarderei senza sosta.

Sento il mio cuore fare una capriola e in quello stesso istante, il mio cellulare e la mia borsa finiscono a terra mentre corro verso di lui, fino a perdere il fiato.

Non gli do il tempo di dire nulla, perché mi aggrappo al suo collo, stringendolo per paura che il suo corpo possa scivolarmi improvvisamente dalle mani. Lascio affondare la mia testa nell'incavo del suo collo, assaporando il profumo che in questi due mesi ho potuto sentire soltanto attraverso una delle sue magliette, che giace ancora sotto il cuscino del mio letto.

"Cosa ci fai qui? Non eri al College?" Urlo sorpresa, stringendogli la mano.

"Uh, mi sono forse dimenticato di dirti che il mio College è qui a Londra?" Posa una mano sul mento mentre finge un'espressione pensierosa.

Questa volta, sento di aver mancato un battito e non riesco a smettere di rimanere paralizzata, mentre il mio cervello elabora ciò che mi sta dicendo.

"Stai scherzando?" Sussurro, ancora con gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta dalla sorpresa.

"No e chiudi quella bocca, potrebbe entrarti una mosca." Ride.

Lo guardo ancora in silenzio, incapace di dirgli qualcosa perché è come se tutto nella mia vita, sia andato improvvisamente al posto giusto.

Ed ora che ho la consapevolezza di poter contare della sua presenza, provo una nuova sensazione, decisamente bella direi.

Sono felice.

"Non ci riesco." Rido.

"So io come riuscirci."

Afferra il mio volto fra le sue mani e lo avvina al suo, per poi unire le mie labbra alle sue, che per tutto questo tempo hanno sentito il perenne bisogno di interagire fra loro.

"Questo significa che…" Tento di parlare.

"Che funzionerà per sempre?" Mi suggerisce, lasciando libero sfogo ad uno dei suoi sorrisi che mi tolgono il fiato.

"Per sempre." Sussurriamo, insieme.

 




Okay, allora, calma. 
Oggi scrivo di più qui sotto.
Mi sembra strano dire che è davvero finito tutto e sarà ancora più strano cliccare sul tasto "Completa?" prima di pubblicare, veramente.
Allora, prima di tutto, mi ricordo che questa fanfiction l'ho scritta alle quattro di notte e l'ho pubblicata quella notte stessa ed ero sicura che non sarei riuscita a concluderla, perchè per me va a finire così sempre. Infatti, è la prima fanfiction che riesco a concludere ed è anche stata la prima volta che ho scritto su George. 
Devo dire, di essere stata veramente fortunata, perchè non riesco ancora a credere che è arrivata al terzo posto nelle più popolari degli Union J, qui su efp.
Ma devo ringraziare solamente voi, davvero, non immaginate quanto amo leggere le vostre recensioni.
E un grazie enorme anche a chi ha aggiunto questa storia nelle preferite, seguite, ricordate e anche ai lettori silenziosi ahahahah.
Veramente, grazie.
Sarà strano scrivere su qualcos'altro perchè mi sono affezionata ai personaggi ahahahah, spero che vi sia piaciuta la storia e la conclusione :)
Oggi o domani, ne comincio una sui One Direction e per colore che me l'hanno chiesto, non so se questa storia avrà un seguito, potrei scriverlo più o meno a settembre, ma non ne sono sicura.
Ancora grazie mille e boh, alla prossima, sapete dove trovarmi!
-ems.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1944281