La parete dei Lecca-Lecca

di marta_cr_cullen92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** regalo di compleanno ***
Capitolo 2: *** Tempo ***
Capitolo 3: *** Coraggio ***
Capitolo 4: *** Scarafaggio ***
Capitolo 5: *** Pancia e gelosie ***



Capitolo 1
*** regalo di compleanno ***


Era il primo dicembre, il giorno del suo 17esimo compleanno, e come sempre espresse l’unico desiderio nel quale valeva la pena di credere; quando dal niente cadde qualcosa e atterrò sul mio tappeto con un tonfo sordo: era una vecchia chiave, molto arrugginita e pesante.
< Strano > disse < Deve sicuramente aprire un portone molto antico >.

Daphne Reynolds Dashwood era una ragazza slanciata, aveva un visino sottile e il naso alla francesina e i suoi capelli rossi e dritti cadevano su luccicanti occhi castani.

Da un nastro rosso legato al collo ciondolavano due lettere di legno intrecciate: “DL”, “L” indicava Libbye, la madre morta dodici anni fa. Ai lobi delle orecchie vi erano due orecchini a forma d’anello: al destro Daphne aveva appeso un piccolo Scarabeo d’oro in segno di porta fortuna.

La chiave stava lì, sul pavimento della sua camera; Daphne la raccolse e, senza sapere il perché, la infilò nella serratura della sua porta chiusa, la girò due volte in senso orario e due volte in senso antiorario, aprì la porta e…..

Quella non era di certo la sua camera: l’armadio, il letto e il PC a cui era tanto affezionata erano spariti; al loro posto c’era un luogo pieno di dolci e leccornie, cestini in vimini che traboccavano di cioccolatini, ordinati Lecca-Lecca erano appoggiati contro la parete, alla loro destra e a sinistra pendevano due lunghe corde di zucchero filato rosa che terminavano con due enormi fiocchi bianchi. Tutto riluceva e luccicava come uno specchio e gli unici suoni provenivano da un ragazzo, che sedeva su di un muretto di glassa rossa, dandole le spalle.

Egli era parecchio lontano ma Daphne non resistette alla tentazione, gli si avvicinò e gli sorrise,

< Chi sei ? Cosa vuoi da me ? Come ci sei arrivata fin qui ? Cosa… Ma tu sei reale o sei un angelo che finalmente è venuto ad annunciarmi che sono morto, almeno le mie sofferenze avrebbero una fine. Allora! Chi sei ? > le disse il ragazzo

< Calmati, non sei morto, io sono Daphne Reynolds Dashwood… >.

Daphne lo calmò e gli raccontò della chiave.

< Ma adesso parlami di te, io mi sono presentata e ho risposto alle tue domande, ora tocca a te!>

< Piacere Daphne, io mi chiamo Ian Wallace, ho 17 anni come te, ma io sono stato portato qua qualche anno fa da mia madre che stava per morire e non voleva lasciarmi da solo senza un soldo.> Daphne ascoltò molto attentamente la sua storia, ma qualcosa non la convinceva.

< Se tua madre stava per morire, tuo padre non poteva tenerti? Mio padre dice sempre che mia madre prima di morire gli aveva fatto giurare che mi avrebbe tenuta, curata e protetta fino al giorno in cui mi fossi sposata e anche dopo. Mia madre è morta quando avevo cinque anni, tu ti ricordi di tua madre?>.

A Daphne questo ragazzo faceva uno strano effetto, con lui si sentiva libera di dire tutto come se si conoscessero da sempre.

< Io sono orfano adesso che mia madre è morta, mio padre non l’ho mai conosciuto e lei mi aveva detto che era morto poco prima della mia nascita. Cambiando discorso, sei appena arrivata in questo posto? Io lo conosco come le mie tasche, se vuoi ti porto un po’ in giro e ti faccio vedere dove vivo.>.

Il tempo con lui passava velocemente e senza rendersene conto arrivò sera e tutto intorno a loro si dipinse di blu.

Daphne guardò l’orologio < Le 11:30 !!! Devo tornare subito a casa, ti verrò a trovare qualche volta, ma… dov’è l’uscita? >

< Che bravo, non l’avevo capito! Adesso che mi hai illuminata sono a posto!!! > lo interruppe Daphne, < stavo dicendo “Si entra dall’entrata e si esce dall’uscita”, ma qui non c’è nessun’uscita, quindi mi sa proprio che passerai qui la notte e molto altro tempo ancora. >.

Daphne era molto preoccupata per un motivo ben preciso: avere 17 anni e avere anche paura del buio non era da far saper in giro.

La casa di Ian era molto accogliente e comoda, aveva quattro stanze spaziose disposte su due piani -pianoterra e primo piano- e un meraviglioso giardino di panna montata.

< Per te! > disse Ian indicando una bellissima camera da letto, < Io dormirò sul divano. >.

Daphne, un po’ vergognandosi, gli chiese, < Ti andrebbe di dormire sul pavimento della camera? >

< Perché ? Non avrai mica paura dei fantasmi che ci abitano sotto; vero?!?! > disse Ian scherzando, < Ian, non prendermi in giro! Io non ho paura dei fantasmi, ma di qualcos’altro. Allora, dove dormi? > Daphne, con le dita incrociate, pregava che scegliesse l’opzione consigliatagli, ma Ian la sorprese…

< Mi dispiace ma… ehm… russo! > nel momento in cui disse quella parola una smorfia gli comparve sul volto e lo tradì.

< Russi ?! Chi se ne frega! Io ho paura del buio > confessò Daphne tutto d’un fiato.

< Hai 17 anni Daphne, non sei un pò grande per queste cose? Ehm… vabè…Però russo! >

Daphne lo abbracciò, poi lo guardò e lo ringraziò.

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Capitolo 2
*** Tempo ***


La notte passò veloce e se Ian russava Daphne non lo scoprì.

Quando si svegliò vicino a lei c’era un vassoio con una margherita, una brioche e una tazza di te ancora fumante,

< Ian, Ian, IAN, IAN !!!!!!!!!!!!! > cercò di chiamare Ian con quanto fiato aveva in gola, ma non le rispose nessuno. Finì la colazione e uscì in cortile, il sole splendeva alto e un insistente fischio la attirò dietro la casa…

< Ma cosa stai facendo Ian, ti ho chiamato, ma non hai risposto, cosa …. Perché mi copri gli occhi ? > < Fidati e vedrai > , dopo averla bendata, Ian la prese per mano e la portò davanti a quella che sembrava un’enorme pezza sulla parete in corrispondenza del corridoio del primo piano.

Levò la fascia dagli occhi di Daphne, ella li aprì e…

< Cosa diavolo hai fatto questa mattina !!! >

< Ho costruito la tua camera da letto !!! Spero ti piaccia. >

Daphne corse in casa, il primo piano non era come l’aveva visto la sera prima ma, salendo le scale, il corridoio si divideva: da una parte c’era la stanza di Ian dall’altra la nuova camera di Daphne.

Ella non stava più in sé dalla gioia, corse incontro a Ian.

< Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me, se c’è qualcosa che posso fare per renderti felice dimmelo in modo che io possa rendere felice te come tu hai reso me. Grazie > Daphne era davvero felice come non lo era da tantissimo tempo. Guardò Ian, anche lui era parecchio felice.

< Daphne, non so com’era la tua vita fuori di qui, ma un modo per rendermi felice ci sarebbe… chiudi gli occhi… > .

In quel momento Ian baciò Daphne, la quale contraccambiò. Non si sa per quanto tempo siano rimasti lì così , ma una cosa è certa il tempo passò in fretta, perché arrivò sera e tutto si dipinse nuovamente di blu.

Passarono i giorni quando Ian chiese a Daphne se potevano parlare di una cosa importante

< Scusami Daphne... io... ti ho mentito... > Daphne aveva gli occhi spalancati < ...da questo posto c’è un’uscita, si trova dietro la parete dei Lecca-Lecca. Non te l’ho detto perché te ne saresti andata come hanno fatto tutti. >

Daphne sconcertata chiese < Quali tutti, ci sono copie della mia chiave? >

< Se te ne fossi andata io non sarei riuscito a baciarti, sarei rimasto qui da solo, un’altra volta. Ora se te ne vuoi andare ti accompagno all’uscita. > .

Daphne non riuscì a credere alle proprie orecchie, non riuscì neanche a chiedere a Ian perché non se ne fosse andato, ma fece una scelta.

< Ian, mi accompagneresti a casa mia, prendo le mie cose e torniamo qua. Sei d’accordo? >

Ian era senza fiato, < Non te ne vuoi andare?!?! > , non capiva come mai Daphne avesse scelto di restare con lui, ma non glielo chiese.

Daphne lo prese per mano e uscirono da quel luogo incantato. L’uscita era incorniciata di cannella, biscotti allo zenzero e la porta era di liquirizia: una vera delizia.

Sapeva che suo padre non sarebbe stato d’accordo della sua scelta ma, dopo aver preso la sua roba, gli scrisse un biglietto e vicino appoggiò la chiave fatata, prese lo zaino ed insieme a Ian tornarono a casa.

Le settimane scorrevano felici e senza troppi problemi.

Una mattina, svegliandosi, Ian vide che la stanza di Daphne era vuota, ella non era né in cucina né in giardino, disperato andò fuori nel mondo vero -non fatto di dolci- a cercarla. Erano trascorsi quasi tre anni da quando Ian era arrivato là e il mondo vero non gli piaceva per niente, ma doveva trovare Daphne.

Restò fuori tutta la mattina ma, non trovandola, tornò a casa. Nell’entrare trovò Daphne in lacrime, la quale vedendolo gli corse incontro un po’ arrabbiata e un po’ preoccupata.

< Ian, ero preoccupata, dov’eri? Sono andata a trovare mio padre e quando sono rientrata non c’eri più > disse Daphne,

< Mi sono svegliato e non ti ho trovata, così sono andato fuori a cercarti ma mi sono perso perché non riconosco più le strade, stare qui mi ha fatto dimenticare com’è là fuori: è per questo che non sono più uscito. > .

I due ragazzi parlarono dell’accaduto e il discorso finì su un tasto fragile: tornare fuori o restare dentro ?

< Daphne, io non posso tornare là fuori, non ho nessuno e non ho neanche 5 $ in tasca, non riuscirei a vivere >

< Là fuori ci sono molti mestieri che potresti fare, mi hai costruito una camera, potresti fare il muratore o studiare per fare il geometra o l’ingegnere! >

< Sì, ti ho costruito una camera, ma con la panna montata, i biscotti di riso soffiato e una montagna di cioccolatini !!! Non so fare niente là fuori !!! >

< Si, hai ragione, sei un incapace, mi merito di più !!! >

< Ah è così ?!?! Dove lo trovi uno sconosciuto che dorme sul pavimento tutta la notte perché hai paura del buio ??? O uno che ti costruisce una stanza, al primo piano, da solo, in un paio d’ore ??? Eh, allora, non mi rispondi !!!!!!!!!!!! >

< Ok... Ok... era solo una provocazione!!! Ho capito, sei il migliore, ti amo… e potresti dire lo stesso di me o sbaglio?!?! Dove la trovi una “sconosciuta” che ti convince a dormire sul pavimento tutta la notte??? O una che sopporta il tuo russare da trattore ??? >

< Io non russo !!!!!! Era solo una scusa per non dormire per terra! In ogni caso là fuori non potremmo neanche vivere come facciamo qua, abbiamo solo 18 anni, non siamo neanche maggiorenni! >

< Beh, mi dispiace, ma ti devo dare torto, fuori gli anni passano molto più in fretta che qui; quando sono andata a trovare mio padre, il giorno del mio compleanno, lui mi ha detto che erano passati DUE anni e non uno come pensiamo noi, quindi noi là fuori non abbiamo 18 anni ma 19… >

La faccia di Ian diventò candida candida, a Daphne prese un colpo < Ian, stai bene??? >

< No, per niente! Se qua passa un anno ma fuori ne sono passati due, questo significa che quando ci siamo conosciuti non erano due anni da quando mia madre è morta ma quattro ??? Oh.Mio.Dio. ...mi ...sento un... tantino.. > .

La faccia di Ian era davvero bianca.

< Ian, tesoro, ti accompagno a letto; dai vieni > Daphne accompagnò Ian nella sua stanza e gli preparò una tazza di tè. Ian le chiese di non lasciarlo da solo quella notte.

Daphne si addormentò cullata dal battito del cuore di Ian che rimase sveglio tutta la notte.

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Capitolo 3
*** Coraggio ***


La mattina dopo Ian si vestì di tutto punto, portò la colazione a Daphne, che ancora dormiva, prese la corda di zucchero filato rosa, tirò forte e quella lo tirò su per la parete dei Lecca-Lecca fin dall’altra parte.

Era davanti all’uscita, spinse forte la porta di liquirizia e uscì.

Quella era davvero una mattinata orribile, il cielo plumbeo mollava abbondanti secchiate d’acqua gelida a chiunque si avventurasse sotto, il vento soffiava forte e Ian pensava alla morbida e calda panna montata dove la sua bella principessa riposava felice.

Il padre di Daphne, Harry Dashwood, era un vecchio generale di marina, la sua casa era piena zeppa di medaglie al valore, di articoli di giornale ritagliati con cura e di una molteplice sfilza di fotografie. Una di queste la teneva particolarmente con cura: era una vecchia foto che ritraeva un gruppo di ragazzi e ragazze e un cerchio rosso faceva risaltare la faccia lentigginosa di una ragazza, il cui viso sottile era nascosto da una folta massa di capelli rosso vivo che parevano infiammati: era Libbye Reynolds, sua moglie, nonché la madre di Daphne.

Egli, ogni tre mesi, andava a trovare la figlia là dentro; Ian non gli andava molto a genio ma era contento perchè non aveva mai visto sua figlia così felice di stare con un ragazzo.

Il signor Dashwood era a casa quella mattina, stava leggendo “Washington Post” quando suonò il campanello.

< Chi è ? > , < Sono Ian, Ian Wallace, signore > Ian era un po’ teso, il signor Dashwood gli metteva sempre un po’ di soggezione ma, con gentilezza, lo fece accomodare.

< Dimmi Ian, qual buon vento ti porta qua fuori ? > disse il signor Dashwood,

< Io sono venuto a chiederle signore, se posso sposare vostra figlia, Daphne Reynolds Dashwood, signore > il cuore di Ian batteva forte, sperava talmente tanto che il signor Dashwood acconsentisse; lui era davvero innamorato di Daphne, lei lo faceva sentire un uomo come non si era mai sentito.

Ian lo guardò negli occhi, molto diversi da quelli di Daphne; lui aveva occhi marrone molto scuri e profondi.

Daphne assomigliava molto a suo padre tranne che per due cose, gli occhi e i capelli che lei aveva lisci e rossi come la madre, mentre suo padre ricci e neri, anche se ormai era calvo.

Il signor Dashwood pensava e ripensava, Ian fremeva ad ogni suo sussulto.

Era parecchio che erano lì, “Il mio amore si sarà già svegliato” pensò Ian, “Daphne avrà già letto il mio biglietto”.

Il padre di Daphne si alzò, andò in camera e prese una strana scatola: era bianca, alta circa 15cm e larga 80. Egli la diede a Ian e gli disse < Se accetta dille che questo era il vestito di sua madre. Se rifiuta riportamela. > Ian pesnò tutto sommato che si era preoccupato inutilmente poi prese la chiave e tornò a casa.

Daphne era in giardino che cantava, “Ha proprio una splendida voce la mia principessa”, pensò Ian; Daphne gli sorrise e lui, avvicinandosi, contraccambiò.

Si diedero un bacio, si guardarono negli occhi e, porgendole la scatola, Ian le disse < Daphne Reynolds Dashwood, vuoi passare il resto della tua vita con me? > . Senza parole Daphne andò in cucina e si sedette. Non sapeva né cosa dire né cosa fare, ma notò la scatola.

< Cosa c’è in quella scatola? >

< Questa scatola me l’ha consegnata tuo padre stamattina: è il vestito di tua madre. >

Daphne alzò lo sguardo e incrociò quello di Ian, la cui mano le sfiorò il viso.

Non parlarono per tutta la giornata: Ian preoccupato e nervoso; Daphne pensierosa.

La mattina dopo Ian scese in cucina e preparò la colazione; Daphne si era alzata presto, prese Ian per mano, lo baciò e gli disse

< Scegli una data, > Ian contento come non mai la baciò e la strinse forte forte in un abbraccio da mozzare il fiato e da spezzare le costole < Il giorno del tuo compleanno andrà benissimo! > .

Arrivò l’ultimo giorno di novembre e Daphne era molto agitata, erano passati quattro mesi da quando Ian le aveva chiesto di sposarla. Le settimane erano passate velocemente, con qualche divergenza che si era però risolta.

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Capitolo 4
*** Scarafaggio ***


Sua zia Carolina era arrivata dalla Francia, lo zio Carlo dall’Italia: erano arrivati tutti in anticipo ma…

< Ma Ian, non c’è nessuno dei tuoi amici ? > chiese Daphne

< Sono passati troppi anni da quando non vedo i miei amici, i miei genitori non ci sono e quindi ho solo te che vali più di tutto il resto > rispose Ian.

La giornata finì e né Ian né Daphne chiusero occhio quella notte, lui la trovò in cucina seduta sul mobile alle tre del mattino, che mangia latte e cereali. Si guardarono negli occhi, si scambiarono un sorriso, sedettero vicino e finirono i loro cereali. Arrivò mattina.

Daphne era in camera, le sue amiche erano tutte intorno a lei e commentavano lo splendido vestito che ella indossava: senza spallini, con un corpetto blu notte annodato dietro, splendidamente ricamata era la gonna bianca, lunga fino ai piedi i quali calzavano un paio di splendidi stivaletti corti e con il tacco, il mantello di pizzo bianco con il cappuccio arrivava a terra: era magnifica. La Chiesa era stata decorata con lunghi nastri e perle, fiori bianchi e profumate rose rosse, Ian portava uno smoking nero con la camicia bianca senza cravatta, molto teso e impacciato, aspettava Daphne accanto all’altare.

Il signor Dashwood, che portava la divisa militare, prese la figlia a braccetto, le porte si aprirono e gli invitati si alzarono.

Ian guardava quella stupenda creatura avanzare nel suo lungo abito bianco e a malapena si ricordava di respirare... Ma, sul punto della fatidica frase “E chi vuole impedire questo matrimonio parli ora o taccia per sempre” successe una cosa che nessuno si aspettava: le porte sì aprirono…

< Io non posso lasciarti commettere lo sbaglio più grosso della tua vita. E lui non ti può rendere felice come lo farei io !!! > gridò un ragazzo con profondi occhi blu e corti capelli neri, molto più alto di Ian e molto più robusto. Egli si avvicinò a Daphne e di conseguenza a Ian che lo guardò come se fosse un enorme scarafaggio che doveva essere annientato al più presto.

Ian non respirava e il suo cuore si era fermato, Daphne sconvolta ripensò all'ultima volta che aveva visto quegli occhi di ghiaccio andare via ma non fù lei a parlare per prima.

< Daniel, cosa vuoi ? Hai distrutto il cuore di mia figlia sei anni fa, non hai ancora recato abbastanza danni ?!?! > gridò il signor Dashwood,

< Cosa diavolo ci fai qui? Nessuno ti ha invitato e se non sbaglio mi hai lasciato tu sei anni fa per andare in Cina con la tua bella allenatrice e la squadra di sommozzatori!!! > disse Daphne sconcertata..

Il signor Dashwood allora prese Daniel per un braccio e lo trascinò fuori della chiesa appena in tempo perché Ian stava già stringendo un pugno talmente forte che le nocche sembravano tagliare la pelle. Daphne prese la mano di Ian stretta nel pugno, la accarezzò, e gli disse < Ian Wallace io non ti ho detto che ti volevo sposare per poi lasciarti all’altare, ma per fare sì che questo momento duri tutta la vita che voglio passare accanto a te > .

Senza dire un’altra parola Ian la baciò, si scambiarono gli anelli e il matrimonio si concluse.

Tutti a tavola! Il pranzo era squisito; il padre di Daphne fece i complimenti a Ian per la splendida festa e come tutti gli invitati gli fece gli auguri. Quando il pranzo finì Ian e Daphne si alzarono e chiesero un minuto di silenzio

< Grazie a tutti per essere venuti, domani sera io e la mia sposa partiremo per l’Australia, L’Argentina e l’Equador; ovviamente non staremo in tutti gli stati contemporaneamente, ci fermeremo 8 giorni circa in ognuno... ma quello che mi preme più dire è questo: quel giorno, due occhi marroni incrociarono i miei e io capii che avrei fatto qualsiasi cosa pur di non vederli mai spegnersi, pur di non vederli mai allontanarsi dai miei ma la felicità è come una farfalla. Amore mio se mai ti stringerò troppo forte a me non sarà per odio ma per troppo amore - la guardò profondamente negli occhi – accetta i miei difetti e io farò di te la regina della mia casa. > disse Ian.

Daphne era commossa nel profondo e con le prime lacrime che nascevano lo baciò e gli invitati brindarono felici agli sposi novelli.

Quando gli invitati andarono via anche i due andarono a casa ma prima di entrare dalla porta Ian prese in braccio Daphne com’è tradizione, la portò nella loro nuova camera e l’appoggiò sul letto: erano stanchi morti. La prima cosa che Daphne fece fu quella di togliersi gli stivaletti: tutto quello stare in piedi ai vari tavoli l’aveva distrutta; Ian aveva stretto talmente tante mani e conosciuto una miriade di persone che era frastornato.

Entrambi dormirono profondamente e la mattina successiva, dopo un’abbondante colazione, cominciarono a fare le valigie.

L’aereo partì la sera stessa in perfetto orario.

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Capitolo 5
*** Pancia e gelosie ***


L’Australia era stupenda, l’Argentina fantastica, l’Equador bellissimo, ma qualcosa aveva alterato l’umore della giovane coppia.

Durante gli ultimi giorni in Equador, Daphne aveva scoperto di essere rimasta incinta e Ian, parecchio eccitato all’idea di diventare padre, continuava a stressarla dicendole di “non fare questo perché è faticoso”, “non fare quello perché è pericoloso per il bambino”, “non magiare quello”, “non correre”, “non saltare”, “aspetta che ti aiuto”, “quello lo porto io”.

Arrivati a casa Daphne prese la scusa di andare a casa di suo padre per non sentire più la sua voce che le proibiva di fare qualsiasi cosa..

< Tesoro, è normale che lui sia così stressante e apprensivo. Porta pazienza e stagli vicino: per quanto non sia facile neanche per voi donne, per loro è più difficile. Tu sei madre della creatura che è dentro di te, ma lui sta diventando padre di qualcosa che non sa bene neanche lui che cos’è; lui non lo percepisce come te che ti accorgi se si muove o se è agitato o se sta dormendo o semplicemente se è felice. Lui non lo sa e anche io stetti con il fiato sul collo a tua madre per qualche mese poi mi disse quello che ti ho appena detto e mi calmai... un po'... ok non molto... ok per niente!! Ma lo fa solo perché ama te e il mio fantastico nipotino > la rassicurò il padre.

Ella tornò a casa e Ian le corse in contro, la baciò, le baciò la pancia, la prese in braccio e portandola in casa le chiese < Amore della mia vita, quando sapremo se è un bimbo o una bimba? Hai già pensato al nome? > Daphne, pensando alle parole del padre, gli rispose < Tra qualche giorno andremo a fare l’ecografia e sapremo il sesso e il nome vorrei che se fosse una bimba, portasse quello di tua madre e se fosse un bimbo portasse quello di mio padre. Ti va? >

< Perfetto! Però adesso ti metti sul divano e ti riposi, ok? >

< Vado a riposarmi solo se mi fai le coccole!!! > lo ricattò Daphne con il sorriso sulle labbra e Ian la accontentò.

I mesi divennero due, poi tre e la bimba dei due cominciava a farsi vedere. Ian cominciò a parlare alla pancia di Daphne e la sera le cantava la ninna nanna.

< Sai che sto diventando gelosa? >

< E di chi? Scusa, sai che per me esisti solo tu >

< Come di chi! Continui a baciarla tutte le volte che ti capita!!! >

< Mi stai prendendo in giro, vero? >

< No! Ma come? Non ti sei accorto? >

< Amore mi stai spaventando..di cosa parli?! >

< Ian... > sapevo che quando lo chiamavo per nome con serietà gli facevo un po' paura perchè temeva di aver fatto qualcosa di sbagliato

< Sei cotto marcio di questa qua! >

< Amore dimmi che scherzi.. ti prego.. sai che sei l'unica donna al mondo, che non esiste mio amore per un'altra! >

< No, è vero quello che ho detto: non fai altro che baciare la mia pancia e non baci più me… divento gelosa io!!! >

< Ooh... la mia donna... Daphne ascolta: la nostra bambina sarà la più bella principessa del mondo, ma ricorda che non sarà mai la regina > bacio < bella come te > bacio < la MIA Regina. E poi non ti devi preoccupare perché quando questo fagottino uscirà da qui ti darò talmente tanti baci che non dormirai la notte: fidati! >

< Dici sul serio che mi bacerai ancora o che mi bacerai talmente tanto da non farmi dormire la notte? >

< Ah, puoi anche non crederci ma mi manchi parecchio sai... > dicendo queste parole Ian si avvicinò al viso della moglie, sfiorandosi i nasi e cominciarono a baciarsi con molta enfasi, dopo qualche minuto Ian si staccò e cominciò a baciarle la pancia con una tenerezza incredibile, come se volesse davvero che quei baci arrivassero alla piccola.

Daphne gli accarezzava i capelli e solo dopo qualche minuto si accorse che Ian dormiva sulla grabde pancia, così prese la coperta sì coprì, coprì Ian e si addormentò.

Entrambi furono svegliati da un calcione che la piccola assestò proprio dove era appoggiato Ian che si prese uno spavento.

I mesi passarono ancora e ad agosto si aggiunse settembre e il 12 arrivò Libbye.

ECCOCI ARRIVATI ALLE FINE DELLA MIA PRIMA FF...

COME AVETE LETTO NON è MOLTO MA SPERO CHE L'ABBIATE TROVATA CARINA....

GRAZIE E... ALLA PROSSIMA ^^

Marta

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