Anima Coeli

di Alexander Scarlet Carson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un angelo di Sole e di Luna - Prologo ***
Capitolo 2: *** Quando il cielo si tinge di rosso ***
Capitolo 3: *** Bagliori di rubini e sussurri d'albero ***



Capitolo 1
*** Un angelo di Sole e di Luna - Prologo ***


 

Una nuvola passò nel cielo oscuro come l'anima del Demonio. I dorati capelli ondeggiavano, rilucendo dei riflessi color Sole accanto a fulgidi bagliori opalescenti, argentei come una falce di Luna.
"È finalmente giunta l'ora. La grande macchina del Destino non si è ancora fermata. Anzi, in verità si è appena messa in moto. Chissà quando scoprirai le tue carte, Garland..."

 

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Innanzitutto, piccola presentazione dei personaggi. Da sinistra:

- Eiko Carol, sciamana di Madain Sari, marzo 1793, 6 anni.

- Freija Crescent, Draghiera di Burmesia, luglio 1778, 21 anni.

- Garnet Til Alexandros XVII, Principessa di Alexandria, gennaio 1784, 16 anni.

- Gidan Tribal, Jenoma di Tera, Settembre 1783, 16 anni.

- Adalberto Steiner, Comandante dei Cavalieri Plutò, marzo 1766, 33 anni.

- Vivi Orunitia, Mago Nero, luglio 1799, 6 mesi (apparente, 9 anni).


- Quina Quen, Qu della Palude, 1710, 89 anni.

- Amarant Coral, Uomo Salamandra, Novembre 1773, 26 anni.



 

 





"No no no e no!" la voce di Garnet risuonò per tutta la valle.
"Non ho NESSUNA intenzione di tornare in quel castello. Devo insistere, signor Gidan. Mia madre non è più la stessa, devo trovare il modo di salvarla."
"Ma ti ascolti quando parli?! Quella megera ha già tentato di ammazzarti, possibile che tu non capisca!" esclamò esasperato il giovane brigante.
"Come osi rivolgerti in questi termini a Sua Altezza la Regina, mascalzone! Dovrei arrestarti in situ, hic et nunc, ladruncolo!"
"Taci, cavaliere di latta!"
"ORA BAAAAAAASTA!".
Questa volta era proprio furiosa. Non avrebbe permesso loro di decidere per lei. Non più. Avrebbe preso in mano la propria vita una volta per tutte. Con o senza l'approvazione di messer Steiner."M-ma signorina, non p-pensi che s-sarebbe più prudente se lei t-tornasse da sua madre? Inoltre potrebbe convincerla m-molto più facilmente parlandole di p-persona!" suggerì Vivi, cercando di addolcire l'atmosfera. Ma la principessa era inamovibile.
"No, signor Vivi. Ormai mia madre è sorda alle mie parole. Se tornassi al castello adesso, mi farebbe rinchiudere quasi certamente. Dobbiamo bloccare i suoi piani e cercare di farla ragionare senza scendere a compromessi. Perfino Beatrix è cieca alla sua malvagità, non riesce a vederla. Eppure è lì, davanti agli occhi di tutti."
'Garnet...' pensava malinconicamente Gidan. 'Io capisco quello che vuoi dire. Ma sono preoccupato per te, come puoi non capire...?'
"Beh, non resta che accettare la scelta di Garnet. Non ce ne sono di storie, quando una donna decide, ha una determinazione dura come la roccia. Non è così Gidan-tesoro (<3)?"
La cristallina voce di Eiko rasserenò la discussione, facendo ridere Garnet e arrossire Gidan.
"Eh-ecco io... cioè..." balbettò confusamente Gidan.
"Sono d'accordo con la piccola. So bene quanto è pericolosa una donna armata della propria disperazione." intervenne Freija.
"Ma...! È una congiura!" mormorò sconsolato Gidan, accasciandosi a terra a gambe larghe.

Restò così, con lo sguardo fisso a terra per parecchi minuti. Garnet fece qualche passo verso Gidan, ma una bianca mano la fermò.
"Ahò, lascia der tempo a Gidan. Sò sicura che pijerà la scerta giusta."
La principessa fissò stupita il candido viso della anziana Qu. Nonostante parlasse quasi sempre di cibo e rane, a volte l'innocenza e la saggezza delle sue parole avevano la capacità di illuminare l'animo. Inoltre, gli occhi brillanti e la lunga lingua riuscivano sempre a far sorridere la principessa, sorriso sempre ricambiato dalla dolce apprendista cuoca. La cosa più strana era che raramente si sbagliava. Infatti, dopo un'altra manciata di minuti, Gidan si alzò, scuro in volto.
"Garnet."
Non c'era dubbio, né scherno nella sua voce.
"Va bene. Ho deciso che puoi venire con noi a Iifa. Se, dopo essere stati all'Albero e aver fermato Kuja, non riusciremo comunque a far desistere la Regina, tornerai dritta di filato al castello. Siamo intesi?"
Non una esitazione, non c'era spazio per le repliche nel suo tono di voce.
"Va bene. Ti dò la mia parola."
Ora che i due avevano finalmente trovato un accordo, Steiner e Eiko si guardarono e annuirono soddisfatti, mentre Freija sorrideva fra sè. Vivi si sistemò il cappello imbarazzato e si girò di spalle.
*TUNF SBRANG*
"Ma cosa...??!" esclamarono Gidan e la Draghiera assieme, sguainando l'uno le mortali daghe e l'altra la lucente lancia.
"Oi oi, che botta regà... nun c'è niente da magnà qui intorno! Ce stanno solo piante e erbacce... ma seranno commestibbili?" borbottò Quina.

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Capitolo 2
*** Quando il cielo si tinge di rosso ***


Il blu scuro si stemperava di azzurro verso l'orizzonte. I colori erano così vari che sembrava si fosse rovesciata nel cielo una tavolozza di umidi acquerelli appena bagnati dalla setola del pennello. Il giallo del Sole si tingeva di rosso, arancione e rosa, ed i colori scorrevano sulla rocciosa terra brulla della pianura appena oltre il passo che conduceva a Conde Petit. In quella stessa pianura in cui si stagliava l'imponente figura dell'albero di Iifa, con le sue robuste radici che sembravano affondare fino al cuore del pianeta.

 

 

 

 

Osservando questo spettacolo naturale, Garnet pensava a tutte le parole che erano state dette la sera precedente. Avevano ragione, a preoccuparsi per lei. In fondo, finora non se l'era mai cavata da sola, c'era sempre stato qualcuno che vegliava su di lei e aveva sempre frequentato il tranquillo e sereno ambiente della corte, avulso da pericoli e turbamenti. Beatrix, Steiner... loro sì che erano forti. Le loro spade sguainate l'avevano sempre protetta, la loro forza affascinata.
'Gidan... anche tu sei molto forte. Sei riuscito a superare le difese innalzate da mia madre, hai combattuto contro Steiner e perfino la Shogun Beatrix, la guerriera più potente del mondo, per rapirmi e portarmi con te. Devi essere proprio in pensiero per volermi riportare proprio dalla donna da cui hai giurato di proteggermi...'
Si sedette su una roccia che sporgeva lì appresso, e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dolcemente da quei delicati raggi, che cominciavano timidamente a librarsi nell'aria, mentre una leggera brezza mattutina leniva il caldo soffocante di quelle terre aride.
"Cosa ci fai già sveglia?"
La ruvida voce la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, sorpresa che ci fosse qualcuno già in piedi a quell'ora. Realizzò che si trattava di Amarant, che ora la stava guardando indifferente da sotto i suoi cespugliosi capelli rossi.
"Io... ecco... non riuscivo a dormire e quindi... osservavo l'alba. Mi ha sempre rilassato. Sai, quand'ero al Castello, l'alba era l'unico momento in cui potevo essere me stessa e lasciar vagare la mia mente fuori dai confini di quelle mura. Immaginavo terre, lande e villaggi, città popolose e foreste oscure che non avevo mai potuto esplorare. Siediti qui e guardala con me. Sono sicura che rasserenerà anche il tuo, di spirito."
Lui si girò di spalle, sprezzante come suo solito.
"Tsk, cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di simili consolazioni? La ricerca della serenità la lascio ai deboli."
Le gelide parole tagliarono l'aria e sembrarono uccidere i neonati raggi solari, facendo smettere quella piacevole sensazione di morbida e calda carezza sul viso grazioso della principessa.
"Come puoi parlare sempre in questo modo...? Come se esistesse un modo di comportarsi dei forti e uno dei deboli. È come se avessi paura..."
"IO NON HO PAURA! Capito? Non c'è niente che possa farmi paura. Se vi seguo è solo per estinguere il mio debito con quel moccioso." ringhiò la Salamandra.
'... paura che si capisca che hai anche tu delle debolezze e dei sentimenti, e che in fondo ami queste stesse albe, questi stessi tramonti che tutti noi ammiriamo rapiti, cullandovi dentro le sofferenze del nostro cuore.' concluse Garnet nel pensiero, fissando addolorata lo scontroso compagno.
"Comunque ero solo venuto a dirti che è meglio se ti corichi e provi a riposare. Sarà una dura giornata e non sappiamo neanche cosa ci attende. Meglio essere pronti a tutto. Ma fa' come vuoi, non sono affari miei.". E prese a camminare con il suo solito passo lento e pesante, dirigendosi al suo giaciglio. Garnet restò a guardarlo mentre si allontanava, intanto che l'eco delle sue parole smetteva di rimbombargli nella testa. Poi si alzò silenziosamente, e con il suo solito passo leggero cercò di raggiungere il suo pagliericcio.
'Grazie, Amarant...' fu l'ultimo pensiero della principessa, prima di riaddormentarsi sul morbido letto di foglie, accanto a Eiko e Freija, che fortunatamente parevano non essersi svegliate.


Il mattino seguente, quando si svegliò, trovò già tutti in piedi che si indaffaravano a finire di preparare la frugale colazione, prima di spegnere il fuoco e prepararsi alla partenza.
"Buongiorno, Altezza! Come vi sentite stamane?" la salutò gioviale e affabile il Comandante dei Plutò.
"Discretamente bene, Steiner. Ho avuto qualche difficoltà a dormire, ma si è poi tutto risolto, grazie!"
"Difficoltà a dormire, principessa? Se mi avessi svegliato ci avrei pensato io a farla dormire fra le mie braccia (<3)!" la stuzzicò provocante Gidan.
"Questo è intollerabile! Ma vi sembra il modo di parlare, ladruncolo da strapazzo?!?" si scandalizzò Steiner.
"E cambia le battute ogni tanto, Lancillotto dei miei stivali..." bofonchiò annoiato Gidan.
"Beh, SIGNOR Gidan, ho dormito BENISSIMO anche così, grazie!" aggiunse irritata Garnet, calcando l'accento su alcuni concetti chiave della sua frase.
"Ahem!"
Eiko si schiarì la voce con fare minaccioso. Gidan trasalì.
"Gidan, cosa stavi pensando di proporre alla signorina Garnet?" chiese, puntando i furiosi occhioni verdi proprio in quelli azzurri del brigante.
"I-io...? Ma niente, niente! Cosa vai a pensare..." balbettò imbarazzato.
"Sarà meglio" ribattè la bambina, voltandosi furiosa. Nonostante l'età, aveva un carattere piuttosto forte. Ed infatti...
'Che bel caratterino... sarà meglio starci attento a quella là!' pensò Gidan, sollevato di averla scampata per stavolta.
"E non pensare di averla scampata stavolta! Questa me la lego al dito!"
'Ecco! E ti pareva...'
Sbuffando, il giovane ladro si sedette per terra, estraendo le sue daghe e cominciando a lucidarle. Una mano gli si appoggiò con dolcezza alla spalla, una bella mano di donna, che sarebbe potuta risultare innocente e graziosa... non fosse stato per i lucidi artigli, affilati come rasoi.
"Che bel gruppo vivace. Se quel giorno all'osteria di Lindblum mi avessi detto che avevi intenzione di tirare in piedi una squadra del genere, non ti avrei creduto."
Gidan sollevò lo sguardo, incontrando i lucidi e fieri occhi di Freija, la Draghiera.
"Eh già... neanche io mi sarei creduto se lo avessi sentito. Meno che meno se lo avessi sentito detto da me!" ridacchiò il giovane, sornione. Anche la donna rise, una risata per la prima volta semplice, spontanea e priva di pensieri.
"Era tanto tempo che non ti sentivo ridere così... vedrai, in questo continuo viaggiare incontreremo di nuovo anche il tuo Flatrey. E quando accadrà, sarà meglio per lui che l'abbia recuperata la memoria, o sarà peggio per lui: se la vedrà direttamente con me" la rincuorò scherzosamente il giovane e biondo ragazzino, pieno di buoni propositi e della forza per portarli a termine. Ma il sorriso della fiera donna si spense.
"Già... Flatrey... chissà cosa mai gli sarà successo per scordarsi in quel modo di me... di noi..." mormorò.
'Dannazione a me! Starmi zitto io mai! Non perdo proprio occasione per tenermela cucita questa boccaccia.' si maledisse Gidan.
"Dai, torniamo dagli altri. È ora di partire." cambiò definitivamente discorso Freija, avviandosi verso gli altri. Gidan restò seduto ancora qualche minuto, finendo di affilare le daghe e di masticare insulti rivolti a se stesso, poi si alzò e rinfoderò le armi.
"Si, è giunto il momento della partenza.” esclamò per dare forza agli amici in trepidante attesa.

''È ora di fermare la Nebbia una volta per tutte. Prossima meta: l'Albero di Iifa!''



Note dell'Autore:
Eccomi qua, un altro pezzo aggiunto alla storia. Sperando di essere riuscito a rendere in maniera ottimale anche Gidan e gli altri, e sperando che qualcuno lasci una recensione (anche negativa va bene, piuttosto che l'indifferenza T.T), mi accingo a finire di scrivere il terzo capitolo, che pubblicherò penso a fine agosto di ritorno dalle vacanza insieme ad altre due storie di differente fattura e ambientazione! ;) au revoir, a bientot!

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Capitolo 3
*** Bagliori di rubini e sussurri d'albero ***


anima coeli iii riuscito

Riuscire ad entrare in quel gigantesco intrico di radici, sollevate a volte diverse decine di metri dal suolo, e che si gettavano così bruscamente verso il cuore di Gaya risultò piuttosto ostico. Superata una iniziale spianata di terra brulla e rocce inospitali, si trovarono di fronte ad una strettoia, le cui pareti erano di pura pietra e che culminava con l'inizio di una specie di sentiero. Ai lati di quell'esile viottolo, c'erano due colonnine di roccia, molto simili a delle stalagmiti. Di fronte ad esse, Eiko si bloccò.

"Ma cos...?!"

"Che c'è, mocciosetta? Hai paura ad andare avanti?" disse Gidan con tono di scherno. Mentre ridacchiava, la superò.
"NO! Non andare oltre! Ferm..."
*FLASH! Zwing!*
Raggi di luce scarlatta emersero con forza dallo spazio vuoto tra le due colonne, scagliando l'impudente malcapitato contro un costone di roccia e abbagliando gli spiazzati compagni.
"Ah... oh... ma porc... CHE DIAVOLO È STATO?!" ululò a metà tra il dolorante e il furibondo. Eiko intanto se la rideva di gusto.
"Se solo mi dessi retta, ogni tanto! Invece che non ascolti mai nessuno e fai sempre di testa tua! Zucca di legno..." lo rimproverò, con un vendicativo sorrisetto sulle labbra.
"Peste d'una mocciosa... beh, touché. O come diavolo si dice..." borbottò ancora irritato Gidan, ma arrendendosi all'evidenza.
"Zucca? Chi ha pallato de' zucca? Ce sta robba bona qui da 'ste parti? Eppure io continuo a vedè piettre e rocce... nun ce sta niente che somigli a zucche, a quer che vedo io! Fateme da' n'occhiatina, magari ce sta' qualche rana, hai visto mai..." esclamò Quina, ringarzullita all'idea. Saltò su e si mise a cercare in giro, dimenticandosi completamente dell'avvenimento appena accaduto. Dopo un generale e desolato scambio di sguardi, tutti tornarono a prestare attenzione alla piccola, che sembrava scocciata dall'interruzione (ma che, come tutti in fondo in fondo, si divertiva da morire vedendola indaffararsi e sentendola borbottare in quel suo strano accento).
"Ahem, stavo dicendo, prima che quello sciocco di una testa vuota si facesse catapultare..."
"Ma hai finito, piccola scocciatrice?" si lamentò Gidan.
"Ma Gidan, ti sembra il modo di parlare ad una bambina?!" intervenne Garnet, indignata.
"Ma? Ma...?! Garnet!" esclamò esasperato. 'Ormai è ufficiale! È una congiura ai miei danni!' pensò sconsolato Gidan.
"Giusto, giusto... grazie Garnet! Ora dicevo, non sentite anche voi una presenza strana? Una specie di sensazione?" chiese, ora seria la piccola sciamana.
Vivi e la principessa si avvicinarono. In fondo erano loro i più affini con la magia!
"Sì, sì! Sento qualcosa!" esclamò sorpresa, mentre il piccolo mago nero non percepiva niente.
"N-no, Eiko. Non s-sento proprio nulla."
"Vabbè, vabbè, fa niente! L'importante è che non sia solo io, o cominciavo a credere d'esser io quella pazza! Ora, il mio nonnino mi raccontò che una volta, in queste terre venne sigillato un potente Spirito d'Invocazione. Può essere che questo sia il suo sigillo!" spiegò la piccola bambina del Villaggio di Madain Sari.
"Proverò ad usare i poteri del mio corno per mettermi in comunicazione con lui e per scioglierlo dall'incantesimo. Cosa ne dici, Garnet?" concluse interrogativa. La ragazza non sapeva cosa risponderle.
"Tu hai molta più competenza di me circa i poteri di una sciamana. Se pensi che questo possa sciogliere il sigillo, procedi pure. Ci fidiamo dei tuoi poteri e del tuo sapere." ammise.
'Beh, facile a dirsi... io sono solo una bambina, spero di star facendo la cosa giusta! Oh, Mogu, aiutami tu!' pregò nella mente agitata la bambina, facendo mostra, per tutta risposta a questi pensieri, di un'espressione sicura e senza dubbi.









Bagliori dello stesso colore della volta precedente si manifestarono, stavolta mansueti e leggiadri, annunciando prima di un sonoro rumore, simile ad un cristallo infranto, la fine del sigillo su quelle terre. Nel cuore della luce scarlatta apparve una pietra, che si scoprì poi essere un Rubino. Avevano così ottenuto la prova tangibile di avere l'appoggio anche dello Spirito Carbuncle, divinità delle protezioni e delle barriere. Decisero quindi di proseguire. Se quell'Albero li stava sfidando, aveva trovato pane per i suoi (concedetemelo) denti. Dopo un'ardua arrampicata, finalmente si ritrovarono al suo interno. Strawber, mostri-albero dal potere incendiario, uomini e draghi in avanzato stato di decomposizione, ma che non accettavano l'idea di essere morti ed altre creature aberranti tentarono di arrestare il loro cammino. Invano. Giunsero presto al cuore dell'Albero di Iifa, dove trovarono un gigantesco spiazzo legnoso, con al centro un circolo ornato di simboli magici.
"Ma cosa diavolo è mai quello? Ormai dovremmo essere al centro del tronco, non può essere che una struttura enorme, articolata e potente come questa sia mantenuta da... un solo circolo magico! Per quanto potente possa essere chi l'ha tracciato!" esclamò Freija, inorridita al solo pensiero di un mago tanto potente.
*No... infatti non è così. Avvicinatevi, guardatelo più da vicino. Non abbiate paura. La verità, per quanto oscura e nebulosa, si dispiega sempre a coloro che hanno il coraggio di ricercarla.*
Il gelo si diffuse nel gruppo, e istintivamente tutti portarono le mani alle armi, sospettosi. Tutti, tranne Gidan.
'Quella voce... ha un non so che di familiare e... non sembra avere cattive intenzioni.'
"Chi sei? Fatti vedere. Cosa intendevi con quelle parole? Spiegati! Non abbiamo cattive intenzioni..." disse Gidan, conciliante. Ma la voce non parlò più.

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