Amore violento

di The_Storm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Schivo un coltello e punto la pistola facendo immediatamente fuoco e uccidendo quel maledetto bastardo. Sento il suo complice che cerca di aggredirmi alle spalle, ma lo schivo e gli tiro una ginocchiata nello stomaco e lo colpisco con la mano dietro la nuca. L'uomo cade a terra e gli metto subito le manette. - ben fatto Vic, finalmente siamo riusciti a catturare questi maledetti assassini- dice Chuck dandomi una pacca sulla spalla destra. Gli sorrido strafottente - beh, sta volta c'ero io con voi, avevi dubbi?- dico pavoneggiandomi. Chuck ride sonoramente e fa alzare l'uomo che ho ammanettato, mentre altri uomini si occupano di quell'altro. So per certo che non è morto perché l'ho colpito alla coscia destra e, dalla distanza da cui ho sparato, il proiettile non deve essere penetrato molto nella pelle. Non mi permetterei mai di uccidere qualcuno, a meno che non sia assolutamente necessario. Che idiota, non mi sono presentata e scommetto che voi non ci state capendo niente. Mi chiamo Victoria Dowson e ho diciannove anni, quasi venti. Faccio parte dell'FBI da un paio di anni, cioè da quando ho finito il liceo. Mio padre è un pezzo grosso nell'FBI e mi ha addestrata lui stesso. So cosa state pensando:" è riuscita a entrarci solo grazie al suo paparino", ma vi posso assicurare che non è così. Mi alleno da quando avevo sei anni, ormai sono cintura nera in tutte le arti marziali e da dieci anni pratico la box. Mio padre tiene molto alla mia istruzione e mi ha chiaramente detto che se non fossi uscita dal liceo con un minimo di novanta, non mi avrebbe permesso di fare l'esame per entrare nell'FBI. Fortunatamente, ho una bellissima memoria fotografica e non ho mai avuto problemi con la scuola, quindi riuscii a prendere cento e lode. Ma l'esame di maturità non è niente in confronto a quello per entrare in questa dannata squadra. Mi hanno prima fatto combattere contro uno scimmia a grande il triplo di me e che mi ha quasi rotto un braccio, poi, mi hanno sottoposto ad un test di intelligenza e infine mi hanno sottoposto un caso da risolvere. Inutile dire che ho superato brillantemente tutte le prove. Sono una ragazza nella norma, che arrossisce quando le fanno un complimento, che ama leggere e ascoltare musica, ma quando si tratta di omicidi, rapine, furti e roba del genere, divento l'esatto opposto. È come se avessi un alter ego che esce fuori quando ne ho bisogno e questa cosa mi aiuta moltissimo. Nonostante il lavoro che faccio, sono di altezza normale e non sono né troppo grassa né troppo magra, normale direi. Ho i capelli biondi e gli occhi color ghiaccio con delle pagliuzze nere intorno all'iride. Ma ora torniamo alla storia. Come stavo dicendo, mentre alcuni agenti si occupano dei due criminali, io vado da mio padre per avere spiegazioni su chi siano. So che è strano arrestare delle persone e non avere neanche la più pallida idea di cosa abbiano fatto, ma ci è arrivata una segnalazione anonima all'improvviso e mi hanno avvisata all'ultimo minuto. - ehi papà, ma chi sono questi due tizi?- chiedo - fanno parte dei Titans- dice con la mascella contratta e lo sguardo indurito. La stessa reazione si scatena in me. Io e mio padre siamo sempre stati uguali. Abbiamo le stesse idee, gli stessi principi, gli stessi sogni, le stesse reazioni insomma, siamo una cosa sola e ci capiamo con un solo sguardo, il ché è una cosa molto utile quando si fa un lavoro come il nostro. Ormai siamo a casa già da un bel pezzo e stiamo cenando, ma a mio padre non è ancora passata la rabbia e neanche a me. Ma forse è meglio che vi spieghi. I Titans sono una delle tante bande che popolano New York, ma non è una banda qualunque. Loro sono i più spietati assassini di tutta New York. Non si fanno nessuno scrupolo a togliere di mezzo chi intralcia i loro piani e sono considerati la banda più forte della città. Quando le altre bande incontrano anche uno solo dei loro membri, lo trattano con il massimo rispetto, neanche fosse un re! Ma la cosa più incredibile e stomachevole è che la polizia non fa niente per mettergli i bastoni tra le ruote. Una volta, proprio quelli che dovrebbero dare sicurezza ai cittadini, hanno lasciato libero un componente di quella dannata banda. Appena l'ho saputo, mi è montata su la rabbia e mi sono fatta mezza New York di corsa per andare dal commissario a chiedere spiegazioni. Lui si è difeso dicendo che:" era inutile prendere un loro componente perché i Titans se la sarebbero presa con loro o peggio con i cittadini". Tutte balle. Ecco perché ho voluto unirmi all'FBI invece che alla polizia, perché quei vigliacchi fanno solo scena. Mi spiego meglio: se un poliziotto viene ferito mentre cerca di prendere un ladro da quattro soldi, tutti i giornali non parlano d'altro. Ogni giorno migliaia di agenti dell'FBI rischiano la vita e nessuno lo sa. È questa la differenza e io preferisco lavorare nell'ombra, piuttosto che essere al centro dell'attenzione di tutti. Io e mio padre siamo seduti a tavola e stiamo mangiando una pizza ordinata circa mezz'ora fa. Ora vi starete chiedendo:" e la madre dov'è? Perché non ha cucinato?" Beh, mia madre è stata uccisa tre anni fa da una di quelle fottute bande. Si sono vendicati perché abbiamo arrestato uno dei loro componenti. È anche per questo che mio padre era restio a farmi entrare nella squadra, ma ho cercato di rigirare la cosa in mio favore: se avessi saputo difendermi, sarebbe stato più facile sfuggire a quei bastardi. - Vic, è finito il latte e se domani lo vuoi bere a colazione, ti conviene andare a comprarlo- dice mio padre. Annuisco e butto il cartone della pizza. Prendo i soldi che mi porge mio padre ed esco. Il supermercato non è molto lontano da casa nostra, quindi decido di fare una passeggiata. Non mi sono mai pentita così tanto di una mia decisione in vita mia. Camminavo tranquilla mentre un po' di vento faceva volare i miei capelli biondi. Mentre stavo svoltando l'angolo che mi avrebbe portata al negozio, qualcuno mi mette un fazzoletto davanti alla bocca. Riconosco subito cosa sia e trattengo il fiato, fingendo di svenire. Appena la figura sconosciuta mi libera la bocca, mi stacco dalla sua presa e gli tiro un pugno sul naso che provoca uno scricchiolio. Immediatamente altri due uomini scendono dall'auto nera che non ho notato a causa dell'oscurità e cercano di colpirmi. Ne mando uno al tappeto e, mentre provo a fare lo stesso con l'altro, qualcosa mi colpisce la testa facendomi perdere i sensi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

La debole luce del sole mi fa aprire gli occhi. Provo a mettermi seduta, ma un dolore incredibile alla testa mi costringe a rimettermi sdraiata. Guardandomi intorno, mi accorgo che questa non è la mia camera da letto e che non sono sdraiata sul mio bellissimo materasso a due piazze, ma su un lurido pavimento e le mie mani sono legate così come anche i miei piedi. Forse è una delle simulazioni dell'FBI, ma scaccio subito l'idea: mi sarei immediatamente svegliata se avessi sentito anche solo uno scricchiolio sul pavimento. D'un tratto, mi ricordo di ieri sera, di quando stavo andando a comprare il latte e poi del rapimento. Maledizione, come diavolo ho fatto ad essere così distratta da non accorgermi di quello scimmione alle mie spalle? Cos'è? Sono diventata sorda? Per quanto la mia condizione me lo permetta, mi guardo intorno cercando qualsiasi cosa che possa aiutarmi ad uscire da questa situazione di merda, ma, oltre ad una scrivania con una sedia, non c'è niente. La finestra, ovviamente, è troppo in alto e, anche se riuscissi a raggiungerla, è troppo piccola perché io ci possa passare e in più ha anche le sbarre. Sbuffo e decido di arrendermi davanti all'evidenza: se resto rinchiusa qui, non potrò scappare in nessun modo. L'unica cosa che posso fare è osservare come si comportano questi tizi e cercare un modo per fregarli. Magari, potrei rompere un pezzo della finestra con cui tagliarmi le corde che mi legano, poi potrei urlare e qualcuno si precipiterà qui ad aprire per vedere cosa succede o per farmi stare zitta e, infine, lo manderei al tappeto con qualche pugno e un paio di calci e poi potrei scappare. Si, il piano non è male. Vorrei poterlo attuare subito, ma non posso perché devo sapere se c'è qualche altro scimmione che fa la guardia. Mentre penso a come posso fare per scoprire se ci sono altri coglioni di guardia, la porta si spalanca ed entra il tizio che mi ha messo il fazzoletto davanti alla bocca. Come faccio a saperlo? Semplice, ha un enorme cerotto sul naso. Trattengo a fatica un ghigno soddisfatto
- ti sei svegliata, finalmente. Su, alzati, il capo vuole vederti- dice con tono brusco. 
- e, di grazia, come cazzo faccio ad alzarmi e camminare se ho i piedi legati- rispondo acida. Lui si avvicina ed estrae un coltello dalla cintura, tagliandomi la corda. Mi alzo e lo seguo senza fare storie, potrebbe essere l'occasione per studiare quanti uomini ci sono e dove posso andare per incontrarne il meno possibile. Attraversiamo un lungo corridoio fino ad arrivare ad una porta in legno bianco. L'uomo bussa e si sente un "avanti". Rimango un po' sorpresa dalla voce: sembra giovane. Lo scimmione apre la porta e mi spinge con non molta delicatezza dentro. Gli lancio un'occhiataccia, ma lui fa finta di niente. Non mi ero sbagliata, dietro la scrivania c'è un ragazzo che non può avere più di ventidue anni. Appena ci bede, alza gli occhi dal foglio che è appoggiato sulla scrivania e ci guarda confuso. Devo ammettere che è un bel ragazzo: pelle chiara, occhi verdi e profondi, capelli neri fissati col gel in una cresta. Dalla maglietta a mezze maniche bianca che indossa, si può intravedere il fisico scolpito, ma non esagerato e braccia abbastanza muscolose e sembra anche alto, più di me sicuramente. So che può sembrare strano che io faccia commenti del genere, ma sonore sempre una ragazza di quasi venti anni, posso impedire che questo tipo di cose non mi impedisca di ragionare lucidamente, ma non posso imporre alla mia testa di non fare questo tipo di commenti. 
- la puttanella si è svegliata e te l'ho portata come mi avevi chiesto- dice. Ringhio per come mi ha chiamata. Ha esagerato. 
- ti fa tanto male il naso?- domando sta volta senza impedire alle mie labbra di allargarsi in un sorriso soddisfatto. Lo scimmione mi guarda storto, mentre il ragazzo seduto alla scrivania e una ragazza (che ho notato solo ora) ridacchiano. Le risate dei due, fanno incazzare ancora di più l'energumeno che mi tira un pugno nello stomaco. La ragazza smette di sorridere e mi guarda preoccupata. Mi piego leggermente in due, ma dura solo un attimo, poi mi rimetto diritta e, avendo le mani legate, gli tiro un calcio lì dove non batte il sole e lui si mette le mani sul suo...ehm...coso. 
- attento a quello che fai e a come parli, coglione- sputo con tono freddo e distaccato. Se credono di aver trovato una ragazza che piange per ogni cosa e si arrende al volere degli altri, beh, hanno decisamente sbagliato persona. Non sono e non sarò mai il tipo che si arrende senza combattere, preferisco morire piuttosto che subire in silenzio. Lo scimmione si rialza e sta per tirarmi un altro pugno, quando il ragazzo senza nome seduto alla scrivania interviene
- basta così, Jack- la sua voce è fredda, ma allo stesso tempo calda e profonda. Il tizio blocca la mano chiusa in un pugno a mezz'aria e si ricompone in fretta. Wow, deve farsi rispettare molto questo tizio se provoca questa reazione. Mi fa quasi paura. Quasi. 
- ragazzi, uscite. Devo parlare da solo con lei- dice e immediatamente i due ragazzi se ne vanno. 
- allora, come prima cosa, voglio chiarirti che questo non è un rapimento per ricevere dei soldi. C'è un motivo preciso se sei qui- inizia. 
- che sarebbe?- domando alzando un sopracciglio, scettica.
- voglio che ti unisca a noi. I Titans con te sarebbero decisamente migliori. È da un po' che ti osserviamo e, anche se hai solo diciannove anni, sei più in gamba di molti degli uomini migliori che ho. Allora, accetti con le buone, o devo passare alle maniere forti?- dice facendosi minaccioso sull'ultima frase. Non ci posso credere, i Titans? Proprio quelli che io odio di più? La banda più pericolosa di New York? Merda. 
- i tuoi complimenti mi disgustano e, anche se dovessi essere torturata e poi uccisa dolorosamente, non mi unirò mai a voi, cascasse il mondo non lo farò- dico con una determinazione che non ho mai avuto in vita mia. Tutto quello che ho detto rispecchia perfettamente quello che penso e giuro sulla mia stessa vita che non cambierò idea. Lo sguardo del ragazzo si indurisce e i suoi occhi mi provocano un brivido dietro la schiena, ma faccio finta di niente e sostengo il suo sguardo con la stessa ostilità. 
- bene, ma sappi che non ti conviene avermi come nemico, Victoria- dice. Io mi giro verso la porta pronta ad andarmene, ma la sua voce mi blocca
- Victoria, io ottengo sempre ciò che voglio- dice. Giro leggermente la testa verso di lui
- non sta volta. Puoi anche uccidermi, non mi importa, ma non entrerò mai in questa banda di pazzi- dico fredda come il ghiaccio. L'ultima cosa che vedo è il suo sguardo che mette i brividi, poi apro la porta ed esco. Una volta fuori da quella stanza, un solo pensiero mi attraversa la mente:" sono nella merda"
ANGOLO AUTRICE
Allora, ecco il secondo capitolo. Bene, innanzitutto, volevo scusarmi per non aver messo un angolo autrice nell'altro capitolo e per non aver utilizzato l'html, ma questo coso fa di testa sua quindi.... Ho visto che in molti hanno visualizzato la storia, ma quasi nessuno mi ha lasciato una recensione o ha messo la storia tra le seguite. Vorrei chiedervi di dirmi cosa c'è che non va. Comunque, ho scelto i due protagonisti: Victoria sarà interpretata da Indiana Evans, mentre il nostro bad boy sarà interpretato da Luke Mitchell. Non so se domani potrò aggiornare perchè devo andare in montagna e tornerò la sera, ma ci proverò lo stesso ;). Detto ciò, vi invito a lasciarmi un vostro commento. Alla prossimaaaaaa

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Appena mi chiudo la porta alle spalle, la ragazza che prima si trovava nella mia stessa stanza mi si avvicina. 
- allora? Com'è andata? Che ti ha detto? Ti ha fatto del male?- inizia a domandare a raffica
- ehi, calma. Una domanda per volta. Allora, è andata...normale, credo. Mi ha chiesto di unirmi a voi, ma ho rifiutato e no, non mi ha nemmeno sfiorata- rispondo alle sue domande. 
- capisco, ma ti consiglio di stare attenta: anche se questa volta non ti ha messo le mani addosso, non vuol dire che non lo farà in futuro. Lui è pericoloso, molto- mi dice con sguardo cupo. Non riesco a trattenermi e le scoppio a ridere in faccia
- scusa, non stavo ridendo di te. Il fatto è che io faccio parte dell'FBI e rischio la vita praticamente ogni giorno. E non credere che una volta dentro puoi rilassarti, perché non è così: devi allenarti duramente tutti i giorni per almeno due-tre ore e non sono esercizi facili come le flessioni. Lì anche durante un semplice allenamento rischi la vita. Per non parlare delle migliaia di persone che hai messo in prigione e che vorrebbero ucciderti. Insomma, ormai sono abituata ad essere in pericolo di vita. Ho scelto io questa strada e, quando l'ho fatto, ero consapevole dei rischi che avrei corso- spiego. 
- d'accordo, ma sta attenta comunque- dice. Annuisco per tranquillizzarla
- comunque, io sono Victoria, piacere- dico sorridendole. Lei ricambia il sorriso
- io sono Juliette, ma puoi chiamarmi July- risponde. 
- dai, vieni con me. Ti mostro la tua nuova stanza- continua entusiasta. Sinceramente, non credevo che avrei avuto una stanza diversa da quella in cui mi sono risvegliata. Forse, erano sicurissimi che avrei accettato di far parte di loro. Tzé, illusi. Decido di lasciare da parte tutti i perché e di seguire quella strana ragazza. Chissà che ci fa qui, non sembra affatto una cattiva ragazza, anzi... Più tardi glielo chiederò. Attraversiamo un lungo corridoio e poi lei si ferma davanti ad una porta in legno scuro. 
- questa è la tua nuova camera- dice entusiasta e apre la porta. Ha le pareti di un bellissimo verde acqua (il mio colore preferito), è molto spaziosa e luminosa. Sulla parete destra, ci sono due letti a due piazze e un enorme armadio, mentre su quella sinistra c'è una scrivania con un computer sopra e una sedia girevole. Non ci sono finestre, ma solo un enorme balcone da cui si ha una vista stupenda su tutta New York. In poche parole: è stupenda. 
- allora, ti piace? Questa sarà la nostra camera e spero non ti dispiacerà condividerla con me. Quel barbaro di mio fratello voleva farti rimanere in quella topaia schifosa, ma mi sono opposta con tutta me stessa, proponendo di farti rimanere qui- spiega July. Smetto di osservare la stanza e mi giro di scatto verso di lei, guardandola stupita. Davvero si è data tanto da fare per una sconosciuta? Nessuno ha mai fatto un gesto tanto gentile nei miei confronti e questo mi fa ripensare alla domanda di prima: cosa c'entra lei in tutto questo? Rielaboro la sua spiegazione nella testa e noto un particolare a cui non ho fatto caso. Ha parlato di suo fratello, ma chi è? Un terribile dubbio mi sta nascendo in testa. 
- aspetta un attimo, prima hai nominato tuo fratello. Chi è?- domando, ma non sono sicura di voler conoscere la risposta
- mio fratello è il ragazzo con cui hai parlato prima, quello che ti ha chiesto di unirti a noi- confessa abbassando la testa. Era proprio quello che temevo. Gliela rialzo mettendole la mano destra sotto il mento. 
- non mi odierai, vero?- dice quasi sull'orlo delle lacrime. Io corrugo le sopracciglia
- perché dovrei odiarti, scusa?- domando confusa
- perché mio fratello è il tizio che ti ha fatto rapire e rinchiudere qui e, probabilmente, anche quella che tu odi di più al mondo- spiega
- July, tu mi hai evitato di dormire in quell'orribile stanza offrendo di condividere la tua in cambio, ti sei preoccupata per me e stai cercando di essere il più simpatica e gentile possibile per rendermi le cose meno difficili. Ora, mi spieghi come posso avercela con te? Non è colpa tua se hai un fratello così e a me importa chi sei tu, non chi fa parte della tua famiglia o roba del genere- dico. Lei mi sorride e mi abbraccia. Ricambio immediatamente e le accarezzo i capelli. Mi chiedo come una ragazza così dolce e gentile possa avere lo stesso DNA di quell'odioso. Bah, i misteri della vita. Sono sicura che io e questa ragazza diventeremo ottime amiche e, chissà, forse potrà aiutarmi a fuggire. 
July va verso l'armadio e ci scava un po' dentro, poi mi fa vedere un pantaloncino di jeans e una maglietta a mezze maniche. 
- mi dispiace Vic, ma dovrai indossare i miei vestiti- mi spiega. È incredibile la gentilezza di questa ragazza. Giuro che, se troverò il modo di scappare, la porterò con me. Non può vivere ancora in mezzo a questa gente, sarebbe un suicidio per lei. 
- non preoccuparti, anzi, grazie. Avevo proprio bisogno di vestiti puliti- le sorrido e lei ricambia. Prendo il pantaloncino e la maglietta e mi chiudo in bagno. Ho proprio bisogno di una bella doccia fredda. Mi spoglio ed entrò nel box doccia. Apro l'acqua e me la lascio scivolare addosso, poi metto il bagnoschiuma e mi risciacquo. Inevitabilmente, i miei pensieri si soffermano su mio padre e sull'FBI. A quest'ora, sarà già sulle mie tracce, ma non credo che mi troveranno presto. 
Pov. July
Approfitto del fatto che Vic si stia lavando per andare a parlare con mio fratello. Busso leggermente e aspetto che mi dia il permesso per entrare e, appena questo arriva, entro e mi chiudo la porta alle spalle. Mio fratello sembra sorpreso di vedermi
- July, cosa ci fai qui? Dov'è la ragazza?- chiede
- Vic è in bagno, si sta lavando. Sono venuta per chiederti per quanto hai intenzione di trattenerla- rispondo e non sono mai stata così seria in vita mia. Quella ragazza mi sta simpatica, è riuscita a tenere testa sia a Jack che a mio fratello nonostante la situazione in cui si è trovata e questa non è cosa di poco conto. Inoltre, si è dimostrata gentile e non mi ha giudicata subito come fanno tutti. 
- che domande, la terremo qui finché non accetterà di entrare a far parte della nostra banda- dice ovvio. 
- ma lei non ha nessuna intenzione di entrarci, Jason. Ci ho parlato e mi ha detto esplicitamente che preferirebbe essere uccisa piuttosto che collaborare con noi- cerco di convincere mio fratello
- non m'importa, prima o poi cederà. E, se questo non dovesse succedere, allora la uccideremo. Ormai sa troppe cose e non può assolutamente uscire di qui. Perché non la avverti di cosa abbiamo fatto a tutti quelli che la conoscono? Forse il fatto di essere rimasta sola le farà cambiare idea- dice con un sorriso malvagio mio fratello. Ho le lacrime agli occhi e mi sento terribilmente in colpa. È in momenti come questi che odio mio fratello e la situazione in cui ci ha trascinati
- non posso, non ne sarei capace, lo sai- dico abbassando lo sguardo. Jason alza gli occhi al cielo e si alza dalla sedia girevole. 
- d'accordo, lo farò io allora, ma tu rimani con me- dice. Annuisco e lo seguo fino alla nostra stanza senza fiatare. Apro la porta e quello che vedo mi fa comparire un sorriso di tenerezza. Mi giro verso mio fratello bloccandogli la visuale
- ehm....forse è meglio se torniamo più tardi- dico nervosamente. Jason mi guarda accigliato e mi sposta per vedere cosa mi ha fatto cambiare idea
- ma che cazzo dici? Perché diavolo dovremmo..... Oh, ecco perché- il suo sguardo passa dal confuso al sorpreso. Vic è distesa sul suo letto e sta dormendo. 
- va bene, torneremo più tardi, ma dovrai farle la guardia finché non si sveglia. Potrebbe scappare da un momento all'altro- dice. Strano, di solito non si sarebbe fatto nessun problema a svegliarla nel modo più brusco possibile. 
- non posso, devo sistemare alcune cose e ho già perso molto tempo- dico. Lui sbuffa sonoramente.
- d'accordo, rimarrò io. Ma vedi di muoverti- risponde infastidito
- Jason, guardami negli occhi e promettimi che non le farai niente- dico seria. Lui fa un sorriso beffardo
- sei troppo buona, sorellina. Va bene, ti giuro che non le succederà niente- dice. Annuisco ed esco dalla stanza. Forse starete pensando che faccio male a fidarmi di lui e probabilmente avete anche ragione, ma, se c'è una cosa che mio fratello ha di buono, è il fatto di mantenere sempre la parola data, soprattutto se lo promette a me. 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Mi sento Dio ora che sono riuscita a mettere il nuovo capitolo, giuro. Alloooora, che ne dite di July? Non è dolcissima? È addirittura riuscita ad addolcire la nostra Vic, e non è cosa da poco. Con il poco tempo che mi rimane, vorrei ringraziare chi ha messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate e, in particolare, chi ha recensito questa storia. Spero che il capitolo vi piaccia. Me la lasciate una recensione? Grazie in anticipo. Ciaoooo

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 a me c'è solo buio, non vedo niente 
- c'è nessuno? Dove sono?- dico, ma non ricevo risposta. Inizio a camminare sperando di riuscire a vedere almeno una luce, ma mi sembra di non essermi spostata affatto. Dopo circa cinque minuti che cammino a vuoto, una luce fortissima mi acceca e sono costretta a chiudere gli occhi per qualche attimo. Quando la luce diventa più debole e i miei occhi si abituano, riesco a intravedere una figura, ma è come se fosse un'ombra. Da quello che riesco a vedere, deve essere una donna. La sconosciuta inizia a camminare verso di me e, a mano a mano che si avvicina, riesco a vedere più distintamente la figura. Capisco che è una ragazza di circa quarantacinque anni e mi sembra molto familiare, ma non riesco a intravedere il suo viso che è ancora nero. Quando finalmente anche la faccia perde quell'oscurità, spalanco gli occhi e il sangue mi si ghiaccia nelle vene, facendo paralizzare il mio corpo. La mia mascella è talmente spalancata, che mi stupisco che non abbia già toccato terra. 
- mamma? Sei davvero tu?- domando incredula. Lei mi sorride, rassicurandomi
- si, piccola mia, sono io- la sua voce è dolce ed esprime affetto
- ma com'è possibile?- ancora non riesco a credere a tutto questo
- stai sognando, Vic e ho fatto in modo di apparire nel tuo sogno- risponde
- perché?- chiedo ancora curiosa
- perché so quanto sei testarda. Ascoltami bene, Vic, anche dentro una pietra si può trovare un metallo prezioso- dice e io faccio una smorfia
- credevo avessi perso questa brutta abitudine di parlare in modo strano. Sai che odio quando le persone girano intorno al punto dell'argomento, quindi dimmi che diavolo significa quello che hai detto e facciamola finita- dico infastidita. Lei ridacchia
- non sei cambiata affatto, bambina mia, ma è molto meglio così. Ora devo andare, ricordati di quello che ti ho detto. Ciao Vic- e, detto ciò, inizia ad allontanarsi sempre di più. 
- aspetta mamma, che volevi dire con quella frase? Mamma! Mammaaaa- 
Mi sveglio di soprassalto, mettendomi seduta. Ho il fiatone e sono completamente sudata. 
 - tutto ok?- domanda qualcuno. Mi giro di scatto e mi ritrovo il viso del fratello di July a pochi centimetri di distanza. È incredibile come la sua voce e il suo sguardo risultino freddi e distaccati anche quando domanda una cosa del genere. Mi allontano immediatamente da lui e annuisco. 
- che ci fai qui?- domando
- July aveva da fare e io devo assicurarmi che tu non scappi- spiega. 
- capito- dico solamente 
- allora, ci hai ripensato?- domanda. Lo guardo confusa
- a cosa?- 
- alla proposta che ti ho fatto un paio di ore fa- dice. Il mio sguardo si indurisce
- mi pare di averti già dato la risposta. Non mi unirò mai a questa banda di ladri e assassini- affermo decisa. Lui sospira. 
- non siamo né ladri né tantomeno assassini- afferma. Lo guardo sconvolta
- stai scherzando, vero?- sbotto. Lui scuote la testa
- e allora cosa cazzo siete? Spiegamelo perché io non riesco proprio a trovare una definizione diversa- continuo acida
- tuo padre non ti ha detto niente, vero? Beh, avrei dovuto immaginarlo- sospira rassegnato e l'ultima frase sembra dirla più a se stesso che a me
- potresti spiegarti meglio?- dico spazientita. Odio quando qualcuno lascia un discorso a metà. Lui prende un grande sospiro
- come ti ho già detto, i Titans non sono ciò che credi. Noi in realtà facciamo parte della polizia di New York. Siamo una squadra speciale che è stata creata per scoprire i piani delle vere bande di criminali. Siamo in incognito- spiega. Io spalanco gli occhi. Inutile dire che sono sconvolta
- mi stai prendendo per il culo?- domando sospettosa. Lui scuote la testa
- no, non sto scherzando. Se vuoi, ti faccio vedere il distintivo- e, dicendo questo, mette una mano nella tasca destra dei suoi pantaloni e ne tira fuori quello che a prima vista sembra un libretto. Me lo porge e io lo esamino attentamente, cercando qualsiasi cosa che mi permetta di capire che è falso. Dopo un'attenta analisi, capisco che è assolutamente autentico. Glielo restituisco e lui lo rimette dove era.
- allora, hai cambiato idea? Vuoi unirti a noi, adesso?- domanda. Indurisco lo sguardo. Anche se mi ha dimostrato di non essere un criminale, non mi unirò mai a loro. Odio la polizia con tutta la mia anima e non potrei mai lasciare l'FBI per loro. 
- puoi levartelo dalla testa. Io faccio parte dell'FBI e così rimarrà- sbotto decisa. Lui fa un ghigno beffardo che mi fa salire ancora di più la rabbia. 
- c'è una cosa che dovrei dirti: abbiamo cancellato la memoria a tutti quelli che hanno parlato anche solo una volta con te. Neanche il tuo adorato papà sa chi sei- dice. Vedo assoluta sincerità nei suoi occhi e, qualche mese fa, ho sentito dire che la polizia ha inventato un oggetto che fa perdere la memoria. Inoltre, questo spiegherebbe perché mio padre non si sia ancora precipitato qui e il fatto che non mi hanno preso il cellulare: anche se avessi chiamato qualcuno, lo avrebbero preso solo come uno stupido scherzo telefonico e non mi avrebbero mai creduta. Luridi bastardi. Ma se credono che questo mi farà cambiare idea, beh, si sbagliano di grosso. 
- non importa, non mi unirò mai a voi- sputo incazzata nera. Lui mi guarda strabuzzando gli occhi
- ma ormai non hai più una casa, né una famiglia né un lavoro. Come farai?- domanda. Io sorrido strafottente.
- un paio di anni fa, mio padre mi comprò una casa tutta per me. È completamente mia e non devo pagare niente. Ho qualcosa da parte, quindi per un po' me la caverò. Per quanto riguarda il lavoro, invece, beh, rifarò l'esame per entrare nell'FBI. L'ho superato una volta e ci riuscirò di nuovo- spiego senza lasciar trasparire nessuna emozione. Il suo sguardo dice tutto: ha perso e ne è consapevole. 
- va bene- ammette - hai vinto. Domani mattina potrai tornare a casa tua. Adesso è quasi ora di cena- e, detto ciò, si alza ed esce dalla camera. Una July quasi sull'orlo delle lacrime entra al posto del fratello. 
- Ehi July, che succede?- dico allarmata
- perché non vuoi rimanere con noi? Cosa ti abbiamo fatto?- domanda. Io sospiro
- hai sentito tutto?- domando e lei annuisce
- non mi avete fatto niente, beh, tranne il fatto di avermi rapita e portata qui, ma non c'entra. Il fatto è che il mio posto è nell'FBI. E poi, ora mio padre potrò vederlo solo lì, no? È l'unica occasione che ho per stargli vicino- spiego ed è vero. Adesso potrò parlare con mio padre solo a lavoro e non potrò neanche più farlo come prima. Dovrò ricominciare tutto, ma stavolta sarò completamente sola. July annuisce e io tiro un sospiro di sollievo. Mi sono già affezionata a questa ragazza e mi sarebbe dispiaciuto se fosse stata arrabbiata con me. 
- glielo avevo detto a Jason di non cancellare la memoria a nessuno, ma lui, ovviamente, non mi ha minimamente ascoltata- sbotta arrabbiata. Io invece sono confusa
- chi è Jason?- domando inclinando la testa leggermente a destra
- mio fratello- dice ovvia. 
- dai, scendiamo. Ormai la cena sarà pronta- dice. Annuisco e scendiamo le scale fino ad arrivare a quella che deve essere la cucina. Ai fornelli c'è uno Jason concentrato a non far bruciare niente. 
La cena passa tranquilla e, finito di mangiare, io e July torniamo in camera, ci laviamo e ci mettiamo a letto
- buonanotte Vic- dice
- notte July- rispondo e poi cado in un sonno profondo
Un rumore improvviso mi fa svegliare di soprassalto. Mi metto seduta e vedo una scena che mi fa scoppiare a ridere. July si sta tenendo un piede mentre impreca sottovoce contro qualcosa, probabilmente il comodino contro cui è andata a sbattere. In quel momento, uno Jason con i capelli arruffati e gli occhi ancora socchiusi e pieni di sonno
- ma che cazzo è successo?- chiede con la voce ancora impastata dal sonno
- ho sbattuto il piede contro il comodino- risponde. È incredibile come sia carino anche da appena sveglio e sua sorella non è certo da meno, ma come diavolo fanno? Io devo avere un aspetto orribile e mi sorprende che a nessuno dei due sia ancora venuto un infarto nel guardarmi. Il fratello la guarda come se fosse un caso perso, ormai. 
- vado a vestirmi così ti accompagno, Victoria- dice e io annuisco. Lui se ne va chiudendo la porta. Prendo alcuni vestiti che July mi ha preparato e vado in bagno per lavarmi e vestirmi. 
Una volta pronta, scendo le scale e vedo Jason, già pronto per uscire, accanto alla porta. July mi abbraccia con forza e quasi mi soffoca. Ricambio l'abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia, la saluto ed esco di casa insieme a Jason. Lui cammina per un po' fino a fermarsi davanti ad una Ducati nera. Mi porge uno dei due  caschi che ha in mano e lo indosso. Saliamo sulla moto e, non avendo niente a cui aggrapparmi, cingo la sua vita con le braccia. 
- tieniti forte, piccola- dice. Non faccio in tempo a dirgli di non chiamarmi in quel modo che lui parte sgommando. Gli urlo l'indirizzo della mia casa e in una decina di minuti ci arriviamo. 
- tu sei uno squilibrato- gli urlo contro togliendomi il casco e porgendoglielo. Questo pazzo è andato a minimo trecento all'ora senza rallentare neanche nelle curve. Non mi sono mai sentita così vicina alla morte e ho detto tutto. 
L'idiota scoppia a ridere e io lo guardo torva
- dai, non dirmi che non ti sei divertita- dice. Sta scherzando, vero? Vero??
- si, mi sono divertita così tanto, che credo non salirò mai più su una moto in vita mia- sputo acida. Lui ride ancora, ma cosa cazzo ha da ridere? Abbiamo rischiato di fare un incidente e di restarci secchi minimo cinque volte. Scuoto la testa e lo guardo rassegnata. 
- vabbe, io vado. Ciao- dico e mi giro facendo per andare alla porta della mia nuova casa, ma la sua voce mi ferma
- ehi, non si saluta?- dice. Io mi rigiro e aggrotto le sopracciglia
- ma ti ho salutato- affermo e lui apre le braccia invitandomi ad abbracciarlo. Di tutta risposta, corro alla porta ed entro in fretta, lasciandolo lì come un idiota. Lo guardo dalla finestra e lui mima uno "stronza" con le labbra. Gli alzo il terzo dito. 
Sto facendo una camminando tranquillamente per le strade di New York, quando sento una voce incredibilmente familiare. La seguo e scopro che proviene da un vicolo cieco vicino a dove mi trovavo. Mi nascondo dietro al muro mettendo fuori solo la testa e cerco di vedere di chi si tratta senza farmi scoprire. Appena capisco a chi appartiene la voce, spalanco gli occhi. Non ci posso credere, ma quelli sono......

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAP 5- amore violento
Mi sono nascosta in modo da non farmi vedere da quei due. Scommetto che starete imprecando per sapere chi sono, beh, loro sono Steve Hudson e Lucas Smith, rispettivamente il capo della polizia newyorchese e il suo braccio destro. Voi non potete neanche immaginare l'odio che provo verso quei due. Non sono degni di essere chiamati poliziotti perché sono dei grandissimi codardi. Come vi ho già spiegato, loro non fanno mai niente di concreto. Dicono che non vogliono mettere in pericolo le vite degli altri, ma in realtà vogliono solo fare la bella vita e non essere in pericolo. Li odio con tutta me stessa. Sono un po' lontana da loro, ma, fortunatamente, ho un ottimo udito
- allora, cosa hai deciso di fare con quella "squadra speciale"?- domanda Lucas a quel bastardo. "Squadra speciale"? Ma non è quella di cui fanno parte Jason e July?
- intendi quella stupidaggine che hanno inscenato quegli idioti dei Carter? Beh, loro mi avevano convinto dicendo che avrebbero fatto in modo da far entrare Victoria Dowson nella squadra, ma non è che ci creda tanto- dice beffardo accendendosi una sigaretta
- Victoria Dowson? Intendi, quella che fa parte dell'FBI? La figlia di Mike Dowson?- domanda incredulo Lucas
- si, ma scommetto che lo hanno detto solo per farmi accettare questa cazzata- dice e prende un tiro dalla sigaretta per poi buttare fuori il fumo
- certo che devono proprio essere disperati- dice scuotendo la testa il ragazzo
- già, sono venuti da me dicendo che "avrebbero fatto finalmente qualcosa di concreto per eliminare tutte le bande della città". Tzè, idioti. Tra un paio di giorni li licenzierò tutti. Dopotutto, danno solo fastidio con questa loro voglia di "lavorare". Ma perché rischiare inutilmente la vita? Tanto, quelle stupide bande rimarranno sempre e il loro lavoro sarà inutile. No, basta, ho deciso: li licenzierò tutti dicendo che il loro lavoro è stato inutile- dice senza una particolare intonazione quel vecchio bastardo
- e se riuscissero a convincere la Dowson?- domanda Lucas
- beh, in quel caso, li lascerei fare. Ma è altamente impossibile che quella stronza si unisca a loro. È troppo testarda e odia troppo la polizia per farlo- e, dicendo questo, scoppia a ridere sguaiatamente seguito a ruota da quel coglione di Lucas. La mia faccia ha assunto un'espressione disgustata. Scuoto la testa e me ne vado. Ho sentito abbastanza e ora so cosa fare
Suono il campanello e aspetto che mi vengano ad aprire. Dopo una manciata di secondi, Jason apre la porta e mi guarda sorpreso
- e tu che ci fai qui? Hai dimenticato qualcosa?- domanda. Scuoto la testa in segno di diniego 
- sono qui per parlarti- dico e lui si scosta dalla porta per farmi entrare. 
Lo seguo fino ad arrivare nel salotto. Lui si siede sul divano, mentre io occupo la poltrona difronte a lui. 
- dimmi tutto- mi incita. Gli racconto tutto quello che ho sentito poco fa e la sua espressione cambia da sorpresa, a incazzata, ad apatica
- capisco, grazie per avermi avvisato. Ora puoi tornare dalla tua squadra- dice freddo con una nota di scherno nell'ultima frase. 
- in realtà, non ho ancora finito. Voglio farti una domanda- dico. Lui mi guarda curioso e mi fa segno di continuare
- è vero che hai cancellato la memoria a tutti quelli che conosco? O lo hai detto solo per farmi unire a voi?- chiedo
- no, è tutto vero. Ho cancellato tutti i ricordi di chiunque abbia mai parlato con te, escludendo la polizia, ovviamente- dice. Annuisco, era quello che pensavo
- bene, allora avrei una richiesta da farti- dico. Non sono del tutto convinta di quello che sto per fare, ma io ho sempre fatto quello che l'istinto mi suggeriva di fare e sarà così anche sta volta. 
- è ancora valida l'offerta di unirmi a voi?- dico più seria che mai. Lui mi guarda sorpreso, ma poi indurisce lo sguardo
- lo stai dicendo solo perché ti facciamo pena? Perché se è così, sappi che....- inizia, ma non lo lascio continuare e lo interrompo incazzata
- ti sembro il tipo che prova pena? Sappi che non ho accettato quando me lo hai chiesto solo perché credevo fosse un'altra scusa da parte della polizia per non fare niente. Ho capito che mi sbagliavo, che voi volete seriamente che queste fottute bande di merda se ne vadano e ho deciso di aiutarvi, ma se non hai fiducia in me, me ne vado tranquillamente. Certe cose non possono esistere senza fiducia- dico l'ultima frase in tono gelido. Lui mi guarda pensieroso, ma poi fa uno di quei sorrisi beffardi che mi fanno innervosire e mi porge la mano. Gliela stringo
- benvenuta nei Titans, Dowson- dice e io gli sorrido. Quando ritraiamo le mani, vedo July che ci guarda con un sorriso da ebete. Le sorrido
- ciao July- dico, ma sembra non sentirmi
- Vic, tu- tu rimarrai con noi e farai parte della squadra? Non me lo sono immaginato?- dice incredula. Ridacchio per la sua espressione e annuisco. Lei mi si butta letteralmente addosso e per poco non cadiamo entrambe. La prendo in braccio e la faccio girare. Che stupida! Non vi ho detto che July ha dieci anni, scusate. 
- sono così felice- dice una volta sciolto l'abbraccio. Le sorrido ancora, mi sembra di avere una paralisi facciale. 
- va bene, ora devo andare. Ho ancora tutta la mia roba da sistemare e non è poca- dico. July assume un'espressione triste
- ma non rimani qui?- domanda. Scuoto la testa
- no, sarei solo un peso- dico. 
- ma non è vero!- ribatte con tono stridulo. 
- a me non dispiace affatto condividere la stanza con te, ti prego resta- dice facendo una faccia da cucciolo
- non fare quella faccia perché è inutile. Ora vado, ciao- e, detto ciò, la saluto con un bacio sulla guancia. Faccio un cenno di saluto con la mano a Jason ed esco chiudendomi la porta alle spalle. 
ANGOLO AUTRICE
Alloooora, che ve ne pare? Alcune di voi mi hanno detto che stavo rischiando molto con quello che ho fatto succedere ieri nell'altro capitolo, ma io sono come Vic: seguo il mio istinto e se poi sbaglio, beh, pazienza, non sono perfetta e posso sbagliare anch'io. Vorrei chiedervi una cosa: si capisce che July ha nove anni? Perché forse mi sono dimenticata di metterlo XD. Comunque, sul serio, sono in ansia per questo capitolo, quindi vi sarei molto grata se mi diceste cosa ne pensate, se sta diventando una cosa di fantasia e tutto il resto. Poi, volevo scusarmi per non mettere sempre l'angolo autrice, ma questo dannato coso fa di testa sua. Detto ciò, vorrei ringraziare di cuore quelle che recensiscono e quelle che hanno messo la storia tra le preferite/seguite, sul serio, faccio i salti di gioia appena vedo che il mio numero di seguaci (?) è aumentato. Per non parlare di quando vedo qualche recensione.....meglio tralasciare. Ora ho finito. Grazie per continuare a leggere questa storia e a domani (spero). 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




L'abbaiare di un cane mi fa svegliare di soprassalto. Mi stiracchio un po' e poi scendo in cucina per la colazione. Apro la porta della cucina e i miei occhi si spalancano dalla sorpresa: comodamente seduti sulle sedie ci sono July e Jason. 
- e voi cosa diavolo ci fate qui?- chiedo stupita
- siamo venuti a farti visita- dice innocentemente July. 
- e avvisarmi era troppo strano, vero?- chiedo ironica
- non sapevamo come visto che non abbiamo il tuo numero di telefono- risponde freddo Jason. Quel ragazzo prima o poi mi farà congelare, giuro. Non ho mai visto nessuno più freddo e distaccato di lui
- va bene, lasciamo stare. Avete già fatto colazione?- chiedo e intanto mi avvicino al frigo e ne estraggo il latte
- no, siamo venuti direttamente qui- risponde July
- volete qualcosa? Biscotti, cereali, latte...- elenco. 
- io un po' di biscotti, per favore- dice quell'angioletto. Le sorrido e li prendo dall'armadietto per poi porgerglieli. 
- tu, invece? Vuoi qualcosa?- chiedo rivolta a Mr. Ghiaccio
- no, sono a posto così, grazie- risponde. Scrollo le spalle e prendo il Nesquik e i cereali Coco Pops e metto tutto sul tavolo. Se ve lo state chiedendo, si, ho venti anni e faccio colazione come una bambina di cinque anni. Inizio a mangiare e, quando sia io che July abbiamo finito, sparecchio e pulisco tutto. 
- bel pigiama- dice ad un certo punto Jason. Abbasso lo sguardo per controllare i miei vestiti, ho una semplice maglietta a mezze maniche bianca con la scritta "I'm my hero" in nero e una tuta grigia. Rialzo lo sguardo
- che hai contro il mio pigiama?- chiedo confusa. Lui ghigna 
- niente, lascia stare. Comunque, siamo venuti a prenderti perché dobbiamo andare alla centrale per informare il bastardo che sei dei nostri- mi comunica. Con "il bastardo" immagino si riferisca al capo della polizia. Annuisco e vado di sopra per cambiarmi. Prendo la prima cosa che mi capita in mano e vado in bagno per lavarmi. Solo quando mi trovo davanti allo specchio del bagno capisco cosa voleva dire Jason poco fa: la maglietta è quasi trasparente. Esco in fretta dal bagno e urlo un:"pervertito". Spero solo che mi abbia sentito. Indosso la maglietta e i jeans che ho preso e scendo di sotto. I due fratelli mi stanno aspettando seduti sul divano e, appena mi vedono, si alzano in piedi. 
- andiamo?- chiede July. Annuisco, prendo le chiavi e il cellulare e li seguo fuori della porta. Fortunatamente, sta volta Jason è venuto in macchina.

Dopo circa una ventina di minuti in cui nessuno parla, arriviamo alla centrale di polizia. Entriamo e noto tutti gli agenti guardarci sorpresi. Evidentemente, non si aspettavano che avrei accettato. Li ignoriamo e ci dirigiamo a passo spedito nell'ufficio di Steve bastardo Hudson. Sta parlando al telefono, ma, appena si accorge di noi, liquida la persona con cui stava parlando con un:"devo andare, ti richiamo io". 
- bene, bene, bene. Chi abbiamo qui? Victoria Dowson. Alla fine, ti sei unita a noi- dice con un sorrisetto che mi fa incazzare, ma cerco di non farlo a vedere. Non gli darò di certo anche la soddisfazione di vedere che riesce a farmi saltare i nervi con la sua sola presenza. 
- chiariamo un paio di cose, ok? Innanzitutto, qui il capo sono io, perciò non farti venire strane idee e non fare MAI di testa tua, poi, non dovrai discutere nessuno dei miei ordini e dovrai portarmi il massimo rispetto, chiaro?-conclude soddisfatto. Figlio di....
- chiarissimo- sibilo assottigliando gli occhi. Se possibile, il suo ghigno si allarga ancora di più. 
- bene, ora andatevene, ho molte cose da fare e non ho tempo da perdere con dei ragazzini come voi- dice abbassando la testa sulla scrivania su cui ci sono alcuni fogli. Sto per mettergli le mani addosso, ma Jason, intuendo le mie intenzioni, mi mette le mani sui fianchi per trattenermi e mi trascina via salutando distrattamente quello stronzo. La cosa strana, però, è che un brivido mi ha attraversato la schiena come se fosse una scossa elettrica quando Jason mi ha messo le mani sui fianchi. Appena usciamo dalla centrale, mi stacco bruscamente da lui che mi ha tenuta per paura che tornassi nell'ufficio di Hudson e lo uccidessi sul serio. 
- ma come diavolo fai a sopportarlo?- sbotto. Lui sospira
- uso una cosa chiamata autocontrollo, mai sentito nominare?- risponde. Poco sarcastico il ragazzo. Faccio una smorfia
- certo, ma con quell'uomo tutto il mio autocontrollo se ne va a puttane- ribatto. Lui scuote la testa e ci avviamo di nuovo verso la macchina. Mi riaccompagnano a casa, ma, quando sto per uscire dall'auto, Jason mi richiama. Mi volto verso di lui incuriosita
- dammi il tuo numero di cellulare, così evito un'altra improvvisata come quella di sta mattina- dice. Annuisco e ci scambiamo i numeri, poi saluto July con un bacio sulla guancia e lui con un gesto della mano. 


ANGOLO AUTRICE

Lo so che è corto, ma è solo un capitolo di passaggio, nel prossimo succederanno altre cose, giuro. Adesso vorrei ringraziare di cuore tutte quelle che recensiscono e seguono questa storia. Sul serio, mi rendete molto felice. Ho una stupenda notizia: forse domani metterò il nuovo banner! Ora scappo, devo iniziare l'altro capitolo perché ho delle idee in testa che di sicuro dimenticherò se non le scrivo subito. Sciaoooooo. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Pov. Jason

July mi sveglia dolcemente e mi ricorda che devo accompagnarla a scuola. Di malavoglia, mi metto seduto e sbadiglio, scostando le lenzuola per scendere. Siamo già ad aprile e fa un po' caldo, ma io soffro in una maniera incredibile il freddo. Prendo una maglietta a caso e un jeans strappato sulle ginocchia dall'armadio e vado in bagno per lavarmi. Dopo una bella doccia calda ed essermi vestito, scendo di sotto e trovo July già pronta per uscire seduta sul divano che guarda la TV. Fortunatamente, è una bambina in gamba e intelligente e riesce a scegliersi i vestiti da sola perché io sono negato in queste cose, a malapena riesco a scegliere i miei di vestiti. Nostro padre è morto mentre cercava di catturare un assassino. Anche lui faceva parte della polizia. Nostra madre, invece, disse di non poter più vivere in questa città perché le ricordava troppo papà e se ne andò in Australia con il suo nuovo e milionario fidanzato. Disse espressamente che non voleva avere niente a che fare con noi e il fatto che io fossi già maggiorenne la aiutò molto. July soffrì molto e anch'io ci stavo male, ma non potevo darlo a vedere o non ne saremmo più usciti, così, mi feci forza e cercai di fare sia da padre che da madre a July. Tutto questo è successo circa un anno fa e ora sembra che sia tornata come era prima che tutto ciò succedesse. 
Per arrivare all'asilo ci mettiamo circa dieci minuti a piedi e nessuno di noi parla. La lascio alla maestra, la saluto e mi dirigo verso Central Park dove ho appuntamento con Jack. Arrivo in circa cinque minuti e lo vedo all'entrata del parco. Lo saluto agitando il braccio destro e lui ricambia. Cominciamo a camminare all'interno del parco. 
- allora, come mai mi hai fatto venire qui?- chiedo curioso. Conosco abbastanza Jack da sapere che se mi chiede di vederlo, si tratta di una cosa importante. Lui sospira
- volevo parlarti della Dowson. Sei sicuro che sia stata una buona idea farla unire a noi?- domanda. Devo ammettere che la domanda mi ha spiazzato un po', ma dura solo un attimo, perché subito mi ricompongo
- che c'è di male? È riuscita ad entrare nell'FBI a soli diciotto anni, ha iniziato a praticare arti marziali a sei anni, è uscita dal liceo con cento e lode, odia Hudson più di quanto lo odiamo tutti noi messi insieme....devo continuare?- dico. Di solito non elogio nessuno, ma lei se lo merita eccome. Anche se non lo ammetterò mai ad alta voce, la ammiro davvero molto. Jack mi sembra ancora titubante, però
- non è per questo, ho imparato a mie spese che la ragazza è in gamba, ma mi chiedo se ci si possa fidare di lei. Chi ci dice che non ci tradirà alla prima occasione?- dice. Beh, in realtà, non ci ho pensato. Ho dato per scontato che, se si fosse unita a noi, sarebbe stata fedele, ma non posso saperlo con certezza. Scrollo le spalle. 
- ce la caveremo in qualche modo- dico indifferente. Jack mi guarda male, ma poi i suoi occhi si illuminano. Odio quello sguardo, significa solo guai
- e se la seguissimo per tutto il giorno?- propone con uno sguardo furbo. 
- scordatelo. Lo sai che mi sento un emerito coglione quando lo faccio- ribatto infastidito. 
- oh, andiamo! Sarà solo fino a sta sera, poi giuro che non avrò più nessun dubbio su di lei- insiste. Beh, infondo è solo fino a sta sera. Sbuffo sonoramente. 
- ok, ma dove possiamo trovarla?- chiedo. Lui mi indica con il braccio un punto poco lontano da noi. Assottiglio lo sguardo per riuscire a vedere meglio. Non ci posso credere: seduta su un ramo di un'albero c'è Victoria che legge e ha le cuffie nelle orecchie. Io e Jack ci nascondiamo dietro un cespuglio. 
Rimaniamo lì dietro per circa due ore, poi, Victoria si decide a scendere dall'albero e ad avviarsi verso l'uscita del parco. Io e Jack ci alziamo contemporaneamente. Cazzo, ho tutte le ossa intorpidite per aver passato tutto quel tempo in quella posizione. La seguiamo fino al Mc Donalds, dove si ferma per pranzare. Prendiamo qualcosa da mangiare anche noi e continuiamo a pedinarla. July doveva andare a dormire a casa di una sua amica e sarebbe venuta la madre di quella bambina a prenderla, quindi non mi preoccupo. Credevo che tornasse a casa, ma a quanto pare mi sbagliavo visto che si dirige verso una palestra in cui fanno lezione di ginnastica ritmica. Lei entra nella palestra, ma non degna di uno sguardo le ragazze e scende delle scale situate dalla parte opposta alla porta. Scende un paio di rampe e poi si ferma davanti ad una porta. La apre ed entra. Continuiamo a seguirla a debita distanza e mi accorgo che siamo in una vecchia palestra che sembra abbandonata. La vediamo sfilarsi la felpa per rimanere in canottiera. Devo ammettere che ha un fisico niente male. Inizia con gli addominali, poi procede con le flessioni e non ne fa poche. Si alza da terra e va verso un sacco da boxe. Lo colpisce con forza per una ventina di minuti e poi passa al tapis roulan. Inizia a correre velocemente e continua a questo ritmo per un'oretta. Alla fine, prende un asciugamano e si asciuga il sudore, poi si rimette la felpa ed esce da lì. Torna a casa e, a questo punto, possiamo salutarci anche io e Jack
- hai visto? Non ha fatto niente di strano- dico con un tono alla "te l'avevo detto". Lui strabuzza gli occhi
- niente di strano? Amico, hai visto gli esercizi che ha fatto in quella sottospecie di palestra? Io sarei svenuto dopo le flessioni mentre lei sembra che sia pronta a ricominciare- dice. Beh, in effetti non è molto normale fare quel tipo di allenamento e non crollare distesi a terra
- si, ok, ma non ha fatto niente di male, quindi direi che avevo ragione io- concludo soddisfatto e lui annuisce. Mi fa un cenno con la mano e se ne va. Sto per seguire il suo esempio, ma una voce mi blocca
- hai finito di spiarmi, o vuoi vedere anche cosa mangio per cena?- la voce è fredda e distaccata e, anche se quella doveva essere una frase ironica, non c'era nessuna traccia di sarcasmo nella sua voce. Mi si è gelato il sangue nelle vene 
- quindi ti eri accorta di noi fin dall'inizio?- domando
- certo, non ti offendere, ma fate pena nel seguire qualcuno senza farvi notare. Almeno ora siete sicuri che sia dalla vostra parte?- chiede e io annuisco. Sta per entrare in casa, ma la fermo
- Victoria, scusami- dico abbassando lo sguardo. Io che chiedo scusa e abbasso lo sguardo, una cosa più unica che rara, ma sta volta ho sbagliato e lo ammetto
- non preoccuparti, è normale non fidarsi di me- la sua voce è ancora fredda, ma c'è un pizzico di amarezza nella sua voce. Non mi da neanche il tempo di ribattere che si chiude la porta alle spalle

ANGOLO AUTRICE

Allora, so che questo sembra solo un capitolo di passaggio, ma, credetemi, più avanti diventerà fondamentale per la storia e, anche se è stato un po' noioso scriverlo, ho dovuto farlo per forza. Avete visto il nuovo banner? Che ve ne pare? Ovviamente, non l'ho fatto io perché sono negata in queste cose XD. Ora vorrei ringraziare ognuna di voi per leggere e recensire questa storia, sul serio, è stupendo trovare delle nuove recensioni *___*. Detto ciò, vorrei chiedervi di lasciarmi un vostro piccolo commento. Ora vado, buon pranzo a tutte

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Pov. Victoria

Mi sveglio a causa di un timido raggio di sole che penetra dalla finestra. Mi metto seduta e delle fitte di dolore mi colpiscono le ossa perché, stupidamente, ieri sera mi sono addormentata sul divano mentre guardavo la televisione. Mi stiracchio un po', nella speranza che questo possa alleviare almeno un po' il dolore, ma ottengo solo di ricevere fitte più forti dal mio corpo. Mi dirigo verso la cucina con l'intenzione di consolarmi con una doppia razione di biscotti al cioccolato e una bella tazza fredda di latte e Nesquik. Mentre addento un biscotto, mi ritorna in mente il dialogo di ieri sera con Jason. Forse sono stata un po' troppo dura con lui, dopotutto, anch'io mi sarei insospettita e avrei cercato di scoprire quante più cose possibili al suo posto e poi, ormai dovrei essere abituata a non avere la fiducia di nessuno. All'FBI, erano pochi quelli che mi consideravano realmente una della squadra. Per la maggior parte di loro, ero solo una specie di mascotte o una ragazzina viziata che gioca a fare l'agente segreto. Forse me la sono presa solo perché odio quando la gente mette in dubbio la mia lealtà. Ho sempre fatto del mio meglio per fargli cambiare idea e ho buttato sangue e sudore -letteralmente- per riuscire ad ottenere la loro fiducia. In queste cose la fiducia è tutto: se non hai fiducia in un tuo compagno, tutta la squadra ne risente e non potrà mai funzionare bene. Più tardi parlerò con Jason e chiariremo questa faccenda. Finisco di mangiare e metto la cucina in ordine, dopodiché, salgo su in camera mia per lavarmi e vestirmi. 
Dopo una bella doccia fredda, mi asciugo e indosso la maglietta a mezze maniche e il jeans che ho preparato in precedenza e scendo di sotto. Prendo il cellulare, le chiavi di casa e una giacca di pelle nera, nel caso faccia più freddo. 
Mi incammino a passo svelto tra le strade di New York e cerco di ricordarmi la strada per la casa di Jason. 
Dopo circa una mezz'ora, sono davanti a casa Carter e busso un paio di volte al campanello. Uno Jason assonnato e ancora in pigiama viene ad aprirmi e, appena capisce che sono io, strabuzza gli occhi e apre di più la porta per farmi entrare. Lo supero mentre lui richiude la porta e mi siedo sul divano, mentre lui prende posto sulla poltrona di fronte. 
- ciao Vic, come mai sei qui? È successo qualcosa?- domanda confuso. Scuoto la testa
- no, sono solo venuta a parlarti di ieri sera- annuncio. Appena capisce a cosa mi riferisco, assume uno sguardo colpevole che viene subito rimpiazzato da uno che non riesco a decifrare. Sembra sia indifferenza, ma non ci metterei la mano sul fuoco
- cosa c'è da dire? Ti ho già chiesto scusa, mi pare- dice acido. 
- non è per questo, non ce l'ho mai avuta con te, volevo solo farti una domanda, ma dovrai rispondermi sinceramente- dico. Lui mi guarda confuso, ma annuisce. 
- Guardami negli occhi e dimmi se ti fidi di me- continuo. Lui fissa gli occhi nei miei. Non ho mai visto uno sguardo più serio di questo. I miei azzurri fissano fermamente i suoi castani e viceversa. Una strana sensazione si impadronisce del mio stomaco, come se ci fosse qualcosa che si muovesse lì dentro e non posso fare a meno di perdermi completamente in quel vortice di cioccolato fuso che sono i suoi occhi. 
- si, mi fido di te- dice dopo un paio di secondi passati a fissarci e riportandomi alla realtà. C'è totale sincerità sia nella sua voce che nei suoi occhi. 
- bene, ero passata solo per dirti questo. Ora tolgo il disturbo- annuncio alzandomi. 
- aspetta, Vic. Oggi pomeriggio andremo a spiare una banda che dovrà mettersi d'accordo su una rapina che devono fare in una gioielleria nei pressi di Main Street, che ne dici di unirti a noi?- propone. Ad essere sincera, non aspettavo altro. È da troppo tempo che sto ferma senza fare niente di concreto e non vedevo l'ora che mi si presentasse un'occasione del genere. 
- finalmente! Non aspettavo altro. Dimmi solo dove e quando- dico. Lui sorride divertito.
- alle 15:30 ci incontriamo tutti qui e poi ce ne andiamo insieme- comunica. Annuisco e lo saluto per poi uscire di casa e chiudermi la porta alle spalle. 
 
Alle 15:30 precise suono al campanello di casa Carter, ma ad aprirmi è un ragazzo moro con una piccola cresta e gli occhi azzurri
- ciao, tu devi essere Victoria, giusto? Vieni, ci siamo già tutti- dice. Annuisco e lo seguo all'interno. Seduti sul divano ci sono Jason e un'altro ragazzo con i capelli rossi e gli occhi verdi, mentre sulla poltrona c'è Jack. Appena si accorgono della mia presenza, smettono di parlare e mi salutano. Ricambio con un cenno della mano. 
- bene, ora che ci siamo tutti, passiamo alle presentazioni- dice Jason. 
- Victoria, questi sono Alex Finnegan e Robert Stuart. Immagino che tu conosca già Jack, no?- dice indicando prima il moro e poi il rosso che mi sorridono. Hanno una faccia familiare, forse sono stati loro a "rapirmi" quella sera. 
- ragazzi, lei è Victoria Dowson- conclude. Ricambio il sorriso dei due ragazzi e poi mi rivolgo a Jason
- come mai siamo così pochi?- domando. Vedo lo sguardo dei quattro rabbuiarsi. 
- beh, Hudson non vuole metterci a disposizione altri uomini. In compenso, però, questi sono i ragazzi migliori che abbiamo- mi spiega Jason. Immaginavo che quello stronzo avrebbe fatto qualsiasi cosa per ostacolarci. 
- va bene, adesso andiamo o ci perderemo le informazioni- dice Alex alzandosi. Gli altri seguono il suo esempio e usciamo di casa. 
- non c'è abbastanza spazio in una sola macchina per tutti, quindi io, Jack e Robert prenderemo la mia, mentre Jason e Victoria useranno la macchina di Jason, ok?- dice Alex. Annuiamo e saliamo in macchina. Durante il tragitto, nessuno dei due spiccica parola, io perché sono concentrata a pensare a tutti i dettagli di questa faccenda della "finta banda criminale" e Jason, beh, mica posso sapere cosa passa per la testa di quel ghiacciolo. 
Arriviamo a destinazione in meno di dieci minuti. Scendiamo dalle auto e ci sediamo su di un muretto vicino ad un'altra banda di ragazzi. Capisco immediatamente che sono loro i ladri che dobbiamo spiare. A prima vista, sembrano persone normalissime che si sono incontrate per chiacchierare e stare un po' insieme, ma basta guardarli attentamente per capire che non sono dei normali ragazzi. Ci sistemiamo non troppo lontano da loro e iniziamo a far finta di chiacchierare allegramente per non destare sospetti, mentre ascoltiamo la loro conversazione. Appena riusciamo a capire l'ora e il luogo della rapina, Jack inizia a far finta di lamentarsi di avere fame e noi ci fingiamo scocciati mentre torniamo alle macchine per andarcene. Il piano sembra aver funzionato, visto che quei ragazzi non si sono minimamente preoccupati di noi. Idioti, mai discutere di cose del genere in un luogo dove chiunque può ascoltarti. Il nostro lavoro per ora è finito, non ci resta che avvertire Hudson e poi lui farà il resto prendendosene il merito, ovviamente. 

Mentre faccio colazione, sintonizzo la televisione sul telegiornale. Stanno parlando della rapina sventata di ieri sera e dell'arresto di una delle bande di New York. Appare un ghigno soddisfatto sulla mia faccia, ma dura poco. So che dovrei essere felice che la missione abbia avuto successo, eppure c'è qualcosa che non mi quadra. È stato tutto troppo facile e rapido e questa cosa mi preoccupa. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri. Probabilmente, sono io che sono abituata a missioni molto più complicate e rischiose, ma quella strana sensazione mi tormenta per tutto il giorno e non mi da pace. 

ANGOLO AUTRICE

Allooora, eccomi qui. Cosa posso dire? Finalmente la storia inizia a movimentarsi un po', ma cosa sarà quella strana sensazione che ha Vic? Credere che sia frutto della sua immaginazione, o anche voi avete avuto questa sensazione? Non posso dirvi niente, ma vorrei che esprimeste i vostri pensieri in una recensione. Ora scappo e vado a scrivere il nuovo capitolo. Sciaoooo :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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- 298....299....300- conto ad alta voce le flessioni che faccio. Ovviamente, non ho mai smesso di allenarmi e ho riflettuto anche su quella strana sensazione  che ho avuto un paio di giorni fa alla fine della missione. Ho pensato a tutte le ipotesi possibili ed immaginabili e ho riflettuto a fondo su tutte, ma non sono venuta a capo di niente. Ho deciso di aspettare ancora un po', visto che gli elementi che ho a disposizione non sono sufficienti a rendere nessuna delle mie teorie concrete. Da quella prima missione, però, non c'è stata più nessuna segnalazione, escludendo qualche ladro occasionale, ma quello non ha importanza. Vado in bagno per farmi una doccia, visto che sono completamente sudata. Adoro la sensazione di freschezza che mi da l'acqua, specialmente quella bella fredda. È come se rinascessi ogni volta e l'acqua ghiacciata mi aiuta a ragionare più lucidamente. Esco dal box doccia e mi asciugo con cura il corpo. Sto per rivestirmi, quando sento la suoneria del mio cellulare. Mi avvolgo un'asciugamano abbastanza grande intorno al corpo ed esco dal bagno cercando il cellulare che trovo sul divano in salotto. Rispondo senza vedere chi sia
- si? Chi è?- chiedo. 
- Victoria, sono Jason. C'è stato un omicidio al luna park "Funnyland" sulle montagne russe. Vieni subito qui- la sua voce è agitata e rischia di farmi diventare sorda a causa del suo tono troppo alto. 
- dammi venti minuti e sono lì- non aspetto neanche la sua risposta che chiudo la chiamata. Salgo come una furia le scale e mi tolgo l'accappatoio, gettandolo da qualche parte della stanza. Prendo la prima cosa che mi capita in mano dall'armadio e la indosso senza curarmi minimamente di cosa sia. Prendo velocemente chiavi e cellulare e mi infilo la giacca mentre scendo le scale. Apro la porta e la sbatto violentemente dietro di me per richiuderla. Scendo al massimo della velocità le scale - non ho il tempo di aspettare l'ascensore- rischiando di cadere e rompermi l'orso del collo. Saluto velocemente il portinaio e corro in strada. Fortunatamente, sta passando un taxi e sembra vuoto, quindi metto il pollice e l'indice in bocca e faccio un fischio. Il taxi si ferma a un paio di centimetri da me. Salgo in fretta sbattendo la portiera e dico la strada all'autista, intimandogli di andare il più in fretta possibile. Arrivo al luna park in dieci minuti. Porgo trenta dollari all'autista e scendo in fretta dall'auto, urlandogli di tenersi il resto. All'entrata ci sono alcuni agenti che si occupano di tenere a bada la gente curiosa. Faccio vedere il distintivo a uno di loro e mi fanno passare. Se possibile, corro ancora più velocemente verso le montagne russe, dove trovo Jason, Hudson e Jack intenti ad analizzare il corpo. Saluto con un cenno della mano e chiedo spiegazioni. 
- c'è stato un omicidio su questa giostra. La vittima si chiamava Trevor Smith ed era uno studente del college. Era qui per una giornata di riposo insieme ai suoi amici Jessica Pierce, Luke Bell, Kayla White e Melody Parker che erano anche gli unici passeggeri sul vagone della vittima- mi spiega Jason. Annuisco pensierosa
- come è morto?- domando. 
- gli è stata tagliata la testa, ma non si sa come- dice Jack facendo una faccia disgustata e non posso fare a meno di imitarlo. In quel momento, un agente di polizia si avvicina al nostro gruppo richiamando l'attenzione di Hudson
- capo, guardi cosa abbiamo trovato nella borsa di Jessica Pierce- dice l'uomo mostrando un coltello insanguinato. Hudson spalanca gli occhi, incredulo e non è l'unico, ovviamente, anche Jason e Jack sono stupiti almeno quanto lui. Io, invece, non sono convinta che quella sia l'arma del delitto. 
- fantastico! L'assassina è Jessica Pierce, il caso è chiuso. Arrestatela!- ordina quell'imbecille. La ragazza sgrana gli occhi. Lei è anche più stupita di noi. No, non può essere stata lei, è impossibile. 
- non vuoi neanche controllare se il sangue appartiene alla vittima?- chiedo 
- e a cosa servirebbe? Lei ha un coltello insanguinato nella borsa, che altra prova vuoi?- chiede retorico
- non voglio una prova, ma un movente. La vittima era il fidanzato di Jessica, no? Allora che razza di motivo avrebbe per toglierlo di mezzo?- domando. Lui muove la mano a mezz'aria, come se stesse cacciando delle mosche fastidiose
- probabilmente voleva lasciarlo e non sapeva come fare, oppure lo aveva scoperto a letto con un'altra o una cosa del genere- dice. Spalanco gli occhi alle sue parole. 
- ma ti rendi conto delle cazzate che stai sparando con quel cesso che ti ritrovi al posto della bocca?- quasi urlo incazzata. Quando mi arrabbio, divento più fine del solito, lo avete notato? Jason mi afferra per un braccio, forse per paura che possa picchiarlo o per calmarmi. 
- ehi, modera il linguaggio, signorina. Ricordati che sono un tuo superiore- dice duro quell'essere ripugnante. Faccio un respiro profondo e provo a calmarmi
- ascolta, dammi solo mezz'ora e, se non riuscirò a portarti il vero colpevole, potrai arrestare e condannare Jessica, ok?- propongo. Lui sembra pensarci un po' su, ma poi annuisce sbuffando. Sorrido e inizio ad esplorare la giostra. Arrivo fino alla galleria senza trovare niente che possa aiutarmi. Accendo la torcia che mi ha dato uno degli agenti - visto che nella galleria è tutto buio- e inizio a perlustrarla. Cammino per un po', poi, arrivata a circa metà percorso, la torcia illumina qualcosa ai miei piedi. Mi abbasso e lo raccolgo. Sul mio viso compare un sorriso soddisfatto. Ho capito tutto. Metto in fretta quello che ho trovato in un sacchetto trasparente che mi ha dato la scientifica e torno in fretta da dove sono partita. Chiedo un paio di cose a Melody e poi mi rivolgo a quel pallone gonfiato
- Hei, Hudson, sono riuscita a capire chi è il vero colpevole- annuncio con un sorrisetto stampato in faccia. Tutti sgranano gli occhi. 
- bene, allora vuoi illuminarci, Sherlock?- domanda retorico il bastardo. 
- innanzitutto, la colpevole non può essere Jessica perché il coltello che è stato ritrovato è troppo piccolo. È evidente che il vero assassino voleva incastrare lei. In realtà, la vera colpevole è Kayla White- dico seria. Hudson scoppia a ridere
- è impossibile! Lei era seduta in prima fila, come diavolo avrebbe fatto?- dice
- è possibilissimo, invece. Basta solo sfruttare la velocità della giostra e usare un filo metallico e un anello di acciaio- dico e vedo Kayla che inizia a sudare freddo. Ottimo. 
- posso anche dimostrarlo. Hudson, siediti al posto della vittima, mentre altri agenti dovranno occupare gli altri posti tranne quello della colpevole, che occuperò io- tutti fanno quello che ho detto e io mi siedo nel primo vagone, il posto occupato da Kayla. 
- prima di abbassare la sbarra, metto questa borsa dietro la schiena- dico mettendo la pochette che mi ha prestato Melody dietro la schiena
- poi abbasso la sbarra e....voilà, sono fuori- dico scivolando sotto la sbarra di metallo. 
- a questo punto, prendo il gancio che avevo preparato precedentemente. Poi, tenendomi con le gambe alla sbarra di acciaio, mi piego in avanti e metto questa corda a cui è legato il gancio intorno al collo della vittima. Ovviamente, nel tunnel è tutto buio, quindi nessuno può accorgersi di niente- continuo dimostrando quello che ho detto con i fatti. 
- infine, fisso il gancio alle rotaie e la velocità e la potenza del treno faranno il resto. Quando ci siamo strette la mano, ho notato che aveva alcuni calli sulle mani, quindi ne deduco che lei abbia fatto ginnastica ritmica, giusto?- domando e Melody me lo conferma. 
- ottimo, quindi non deve essere stato difficile tenersi in equilibrio, no?- domando retorica. 
- ti sbagli, non sono stata io e poi, non hai nemmeno una prova- urla istericamente la ragazza. Alzo un sopracciglio
- e chi ti ha detto che non ho prove? Dimmi un po', Melody, è vero che Kyla aveva una collana sta mattina?- chiedo e lei annuisce
- ma io non vedo niente al suo collo, dove è andata a finire?- chiedo. Frugo nelle mie tasche ed estraggo il sacchetto trasparente che ho usato prima per raccogliere quello che ho trovato nella galleria
- è questa qui, vero? Su, confessa- domando ancora. Lei si accascia a terra e inizia a piangere portandosi le mani al viso
- lui...lui non mi amava più. Mi...mi aveva lasciata- inizia a raccontare scossa dai singhiozzi 
- ma di cosa stai parlando, Kayla?- domanda confusa Melody 
- io e Trevor eravamo fidanzati prima di conoscere voi. eravamo molto felici e ci amavamo molto. Ma poi, lui mi lasciò per te, Jessica. Disse che per me ormai non provava più niente e che aveva perso la testa per te. All'inizio, ho provato a fare finta di niente e a ricominciare, ma è stato tutto inutile. Non ce la facevo più a vedervi così felici insieme, così ho deciso di ucciderlo qui, nel luogo del nostro primo appuntamento e con la collana che mi aveva regalato- confessa alla fine tra le lacrime. 
- portatela via, ragazzi- dice duramente Hudson. Saluto tutti e mi incammino verso l'uscita del parco. Il mio lavoro, ormai, è finito e qui sono inutile. Alzo lo sguardo al cielo e vedo che sta per piovere, quindi aumento la velocità, sperando di trovare un taxi libero o almeno di non arrivare a casa fradicia. 
- ehi, Vic, aspetta- mi chiama qualcuno. Mi volto e vedo Jason correre verso di me. Mi fermo e lo aspetto. 
- vuoi un passaggio?- dice in risposta al mio sguardo interrogativo. Beh, in effetti, me ne servirebbe proprio, a meno che non voglia prendere una broncopolmonite acuta. 
- si, grazie- dico. Ci avviamo verso il parcheggio e lui si mette il suo casco, per poi passarne un'altro a me. Sale sulla Ducati e mi invita a fare lo stesso. Mi faccio teatralmente il segno della croce e lui ridacchia
- esagerata. Non ti fidi di me?- chiede facendo il broncio. 
- sinceramente? No, neanche un po'- rispondo, ma non riesco a trattenere un sorriso divertito.
- perfetto, sali- mi ordina. Scuoto la testa e faccio come dice. Lui sposta le mie mani sul suo stomaco
- tieniti forte- dice prima di accendere il motore e partire sgommando. In tutta risposta, mi stringo di più a lui, nascondendo la faccia dietro la sua schiena perché sono sicura che, se vedessi tutti i quasi-incidenti che di sicuro farà, morirei d'infarto. 
Dopo circa dieci minuti, la moto si ferma e io sciolgo quello pseudo-abbraccio, scendendo dalla moto e togliendomi il casco
- grazie del passaggio, anche se credo fosse un tentato omicidio-suicidio- dico porgendogli il casco. Lui scoppia in una fragorosa risata e prende il casco dalle mie mani, scendendo dalla moto per metterlo nel sellino. 
- di niente, Vic- dice. In questo preciso momento, una goccia d'acqua mi arriva sul naso, subito seguita dalle altre. Il tempo di correre nel palazzo e arrivare al mio appartamento che fuori scoppia il diluvio universale. 
Mi sento un po' in colpa perché, se non mi avesse accompagnata, sarebbe riuscito ad evitare l'acquazzone e a tornare in tempo a casa
- senti, se vuoi, puoi rimanere qui finché non smette di piovere- propongo. Lui mi guarda un po' sorpreso
- sicura che non disturbo?- chiede titubante. Scuoto la testa
- no, non preoccuparti. Un po' di compagnia non ha mai ucciso nessuno- lo rassicuro sorridendo. Lui ricambia il sorriso
- ve bene allora, resto- dice. Ci sediamo sul divano e iniziamo a chiacchierare un po'. Scopro di avere molte cose in comune con lui. Per esempio, entrambi adoriamo la cucina italiana e il nostro piatto preferito sono le lasagne. Mi racconta anche che ha affidato July ad una sua lontana zia perché è convinto di non poter prendersene cura abbastanza. In effetti, la nostra è una vita solitaria. Mio padre è riuscito ad accudirmi solo perché ho scelto di diventare come lui e mi ha sempre portata con se. 
Ormai sono quasi le sette e mezza e devo iniziare a preparare la cena, ma fuori non ha ancora smesso di piovere
- senti, io sto iniziando ad avere fame. Ti va di rimanere qui a cena?- propongo. Dopo un po' di proteste, annuisce e decidiamo di ordinare una pizza e di guardare un film. Mentre chiamo la pizzeria, gli dico di iniziare a scegliere il film. 
Circa mezz'ora dopo, siamo stravaccati sul divano con un cartone di pizza ciascuno. 
Sono già le dieci e sta ancora piovendo a dirotto. Non credevo che avrei mai proposto a qualcuno una cosa del genere, ma devo farlo
- Jason, ti va di restare per la notte?- dico abbassando lo sguardo, imbarazzata
- no, sarebbe troppo. Mi hai già ospitato abbastanza. Non voglio disturbarti oltre- dice convinto
- nessun disturbo, credimi- cerco di convincerlo, ma lui scuote la testa. 
- ma sarebbe un suicidio tornare a casa con questo acquazzone, le strade scivolose e il buio, specialmente per come guidi tu- continuo. Lui alza un sopracciglio
- perché, come guido?- chiede
- come uno che ha voglia di morire- rispondo acida
- cos'è? Ti preoccupi per me?- chiede con un sorriso strafottente. Alzo gli occhi al cielo
- bello sognare, eh? È solo che non voglio morti sulla coscienza- spiego. Alla fine cede, ma c'è un piccolo problema: io non ho stanze per gli ospiti. 
- bene, allora io dormo sul divano e tu in camera mia- dico 
- cosa? Non se ne parla, ci dormirò io sul divano- ribatte deciso
- scordatelo, sono io la padrona di casa e ti obbligo ad andare nella mia stanza- dico con un tono che non ammette repliche
- ma...- sta per ribattere, ma una mia occhiataccia lo ferma. Vado in bagno per lavarmi e ne esco un quarto d'ora dopo con la mia maglietta bianca e la tuta nera. Mentre lui va a lavarsi, inizio a preparare il divano mettendoci un cuscino e prendendo un plaid dall'armadio in camera mia. Appena finisco di sistemare il divano, Jason esce dal bagno con indosso solo i boxer. Non avevo niente da dargli e si è dovuto arrangiare. Devo ammettere che ha un fisico scolpito, ma non troppo muscoloso e neanche il viso è male: occhi di un caldo cioccolato, capelli biondi sempre sistemati con un po' di gel e labbra carnose. Si, è un figo della Madonna. Arrossisco per i miei pensieri e abbasso lo sguardo. Gli auguro una buona notte e lui fa lo stesso prima di salire di sopra. Mi infilo sotto il plaid e cerco di prendere sonno nonostante questo fottuto coso mi stia rompendo già la schiena. Maledetta me e il mio animo gentile
ANGOLO AUTRICE
Allooora, inizio col dirvi che questo è uno dei miei capitoli preferiti fino ad ora *___*. Qui vediamo finalmente Vic in azione, ma vorrei dirvi che mi ha aiutato una mia amica a scrivere il delitto. A proposito, se qualcosa non è chiaro, ditemelo senza paura e io cercherò di spiegarvi tutto ;). Detto ciò, vi lascio perché ho in mente un paio di cose per il nuovo capitolo e non vorrei dimenticarle. Grazie infinite a chi recensisce/segue questa storia e grazie anche alle lettrici "silenziose". Ora vado, me la lasciate una recensione? *fa la faccia da cucciolo* ciaooooo :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Pov. Jason
I miei occhi si aprono. Mi metto seduto sul letto e me li stropiccio, poi sbadiglio. Prendo il cellulare per controllare l'ora e sospiro vedendo che sono solo le tre del mattino. Purtroppo, mi capita spesso di svegliarmi nel cuore della notte, ma non ne conosco il motivo. È come se mi mancasse qualcosa, ma non ho la più pallida idea di cosa sia. Rassegnato, mi alzo in piedi e scendo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Ho finito di bere e noto Vic stesa sul divano che dorme. Devo ammettere che è davvero carina, ma sembra stia scomodissima lì sopra. Le tolgo il plaid e la prendo in braccio a mo' di principessa e la porto di sopra, cercando di non fare movimenti bruschi per non svegliarla. La appoggio sul letto delicatamente e mi stendo affianco a lei. Si gira dandomi le spalle e ho una stranissima voglia di stringerla a me e così faccio. Le metto stringo le braccia intorno allo stomaco e la avvicino un po' di più a me. Stranamente, mi riaddormento dopo un paio di minuti. 
Pov. Victoria
Mi sveglio di scatto e mi metto seduta. Sono tutta sudata e ho il fiatone, quindi devo aver fatto un incubo, ma non ricordo quasi niente. Faccio respiri profondi per regolarizzare il battito cardiaco e la respirazione, poi vado in bagno per sciacquarmi la faccia ed è lì che mi ricordo che non dovrei essere nella mia camera, ma sul divano. Scendo le scale e vado in cucina per preparare la colazione, ma Jason mi ha anticipato. Sul tavolo c'è già tutta la colazione pronta. 
- buongiorno- dico attirando la sua attenzione. Si gira verso di me e accenna a un sorriso
- buongiorno, dormito bene?- chiede. Annuisco e gli chiedo come ho fatto a finire nel mio letto
- beh, mi sono svegliato verso le tre del mattino e ti ho portata in braccio fino in camera tua, poi mi sono addormentato sul divano mentre guardavo la televisione- spiega. Qualcosa mi dice che mi ha detto una mezza verità, ma non voglio indagare, quindi annuisco e mi siedo a tavola. Facciamo colazione e poi lui torna a casa sua, visto che la pioggia di ieri sera ha lasciato il posto ad un pallido sole. È una bella giornata e non ho voglia di restare a casa a dormire, quindi mi vesto ed esco per una bella passeggiata. Mentre cammino per le strade affollate di New York, mi torna in mente lo strano presentimento dell'altra volta, quando abbiamo spiato quella banda. Da quella volta, ci hanno segnalato altre cose, ma erano di poco conto. Sono quasi sicura che ci sia una spia nel nostro gruppo e che sia d'accordo con le maggiori bande della città. Il suo obiettivo è quello di capire come ci muoviamo, questo è evidente, però non ho la più pallida idea di chi possa essere. Il maggiore sospettato è Hudson, ma non posso accusarlo senza prove e basandomi solo sul fatto che non svolga correttamente il suo lavoro. Non ho altra scelta che aspettare e vedere come si comportano gli altri. D'altro canto, però, se aspetto troppo potrebbe essere troppo tardi. Nella mia lista di indiziati c'è principalmente Hudson. Poi, ci sono Alex e Robert, ma dubito fortemente che siano loro. Al quarto posto c'è Jack e all'ultimo Jason. So che è strano dubitare di lui, ma non posso concedermi il lusso di escludere qualcuno. Ho fatto delle ricerche su tutti i poliziotti della centrale e ho anche osservato come si comportano, ma nessuno ha attirato la mia attenzione, quindi la mia lista si è ridotta a loro. Odio non poter avere fiducia nei miei compagni di squadra, ma non posso fare altrimenti. Spero solo di sbagliarmi e di stare esagerando con la fantasia. Immersa come sono nei miei pensieri, non mi accorgo di essere finita nei vicoli più malfamati della città. È meglio che me ne vada subito, non ho voglia di combattere contro qualcuno, oggi. Sto per girarmi e andarmene, quando sento una voce fin troppo familiare. Mi attacco al muro e mi nascondo per non farmi vedere, sporgendo solo un po' la testa per sentire cosa si dicono. 
- allora hai capito?- dice la voce familiare, ma è girato di spalle e non riesco a riconoscerlo. Sta parlando con James Turner, il capo di una delle bande di New York. 
- si, ho capito. In pratica, mi stai dicendo di mettere fuori combattimento Victoria Dowson, è così?- risponde l'uomo
- si, più o meno. Prima, però, voglio che tu provi a convincerla ad unirsi a noi. Sarebbe molto divertente vedere quel coglione di Carter che si dispera per aver perso la sua preziosa Dowson- dice con tono scherno l'altro e iniziano a ridere sguaiatamente. Mi allontano in fretta da lì e torno alle strade affollate della metropoli. Ho sentito abbastanza e ora so cosa devo fare. 
ANGOLO AUTRICE
Allora, innanzitutto, vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma sono andata al supermercato e sono appena tornata *si mette in ginocchio e supplica il perdono*. Comunque, parlando del capitolo, lo so che è un po' corto, all'inizio volevo unirlo con quello successivo, ma poi mi sono accorta che veniva una cosa esagerata e ho lasciato stare. Non credo che domani riuscirò ad aggiornare, mi dispiace. Mi fate il favore di lasciarmi una piccola recensione, se potete? Ciaooooo

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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Esco da casa Carter chiudendomi la porta alle spalle e inizio a camminare per tornare a casa. Una volta arrivata nel mio appartamento, mi butto a peso morto sul letto e ripenso alla voce e alla corporatura dell'uomo che era di spalle, ma non riesco a capire chi diavolo sia. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo perché se mi agito non concluderò niente. Cerco di calmare i battiti del mio cuore e mi concentro esclusivamente su quella voce e quella corporatura. Dopo nemmeno due minuti, mi metto di scatto seduta. Non può essere lui, non è possibile. Eppure, ora mi ricordo tutto e non ho nessun dubbio che la voce appartenga a lui. Non potrei mai dimenticare quelle parole dette con così tanta cattiveria che mi hanno segnata per buona parte della mia infanzia. Mi sembra strano che non me ne sia accorta prima. Ovviamente, ho già un piano in testa, ma non è completo e mi serve scoprire chi sia la talpa, prima di metterlo in moto. La suoneria del mio cellulare mi avvisa di un messaggio e mi distoglie dai miei piani. Mi alzo e raggiungo il mobile dove l'ho posato. Il messaggio è di Cloe, una ragazza di circa venticinque anni che lavora alla centrale e con cui ho chiacchierato un paio di volte. Ci siamo subito state simpatiche e ci siamo scambiate il numero di telefono per tenerci in contatto. 
Hai saputo della festa?
Corrugo le sopracciglia. Ma di cosa sta parlando?
Quale festa?
La risposta arriva in nemmeno un minuto
La festa organizzata per il compleanno di Hudson. Non dirmi che te ne eri dimenticata
Mi sbatto una mano sulla fronte. Sono stata così occupata a riflettere sul mio lavoro, che mi è completamente passato di mente il compleanno di quel verme schifoso. 
Ehm.... Si
Rispondo al messaggio e, invece di mandarmi un altro messaggio, Cloe mi chiama direttamente. Rispondo titubante alla chiamata, sicura che mi farà una paternale lunga un chilometro. Quando me ne ha parlato, era eccitatissima e continuava a ripetermi che era la festa dell'anno a cui nessuno poteva mancare. A quanto pareva, Hudson non badava a spese quando si trattava di essere al centro dell'attenzione o sulla bocca di tutti. Quel maledetto pallone gonfiato. Sinceramente, a me non potrebbe importarmene di meno di lui e della sua fottuta festa, anche perché ho cose ben più importanti a cui pensare. 
- COME DIAVOLO HAI FATTO A DIMENTICARTI DELLA FESTA, ME LO SPIEGHI?- le urla isteriche di Cloe mi distolgono dalle mie imprecazioni contro Hudson e il suo smisurato ego. Allontano il cellulare dall'orecchio per non diventare sorda e faccio una smorfia con la faccia
- scusa Cloe, ma ho avuto migliaia di cose da fare e mi è passata completamente di testa la festa di quel vecchio bastardo- mi scuso e lei sembra tranquillizzarsi dato che la sento prendere un respiro profondo
- ok, scusa, mi hai detto che in questo periodo sei piuttosto impegnata e non ne ho tenuto conto. Mi dispiace- il suo tono è sinceramente pentito e questo mi fa spuntare un sorriso divertito. Quella ragazza è davvero lunatica. 
- non preoccuparti, non fa niente. A proposito, tu hai preso il regalo per quel vecchiaccio?- domando.
- si e non preoccuparti del regalo perché avevo già in mente di dividerlo con te e dire che lo abbiamo comprato insieme- dice prevedendo la mia prossima domanda. Il mio sguardo si illumina. Non sapevo proprio cosa prendere a quel bisbetico zotico. 
- sei un angelo, Cloe. Dimmi quanto ti devo e la prossima volta che ci vediamo ti do i soldi- la ringrazio. Lei ridacchia leggermente 
- ehi, se non ci si sostiene in questi casi, non riesco ad immaginare quando- dice e iniziamo a ridacchiare entrambe. 
- comunque, il regalo l'ho pagato quaranta dollari, quindi me ne devi venti- continua. Annuisco, ma, ricordandomi che lei non può vedermi, aggiungo ad alta voce
- D'accordo, allora appena ci vediamo ti darò la mia parte- affermo. 
- va bene, ma non c'è nessuna fretta. Ah, quasi dimenticavo, tu lo hai già il vestito per la festa?- domanda. 
- no, ma non è un problema: un paio di pantaloni neri, una camicia e qualche accessorio un po' più elegante del solito e il gioco è fatto- dico semplicemente. 
- stai scherzando, vero?- la sua voce è incredula, come se non volesse accettare le parole che ho appena pronunciato. Aggrotto le sopracciglia in un'espressione confusa. Che ho detto di male?
- cosa c'è che non va?- domando diretta
- non puoi andare alla festa più importante di tutta New York con degli abiti già usati e che di sicuro sceglierai all'ultimo minuto- continua ovvia
- e cosa ci sarebbe di così orribile?- domando scettica alzando un sopracciglio
- lascia stare, sarebbe inutile che te lo spiegassi. Facciamo così, visto che la festa è sabato prossimo, dopodomani noi andremo a fare shopping e comprerai un vestito che farà girare la testa a tutti i ragazzi, compreso Carter- propone e posso immaginare le sue sopracciglia che si alzano e si abbassano ripetutamente. Mi scappa da ridere a quella visione, ma, fortunatamente, riesco a trattenermi. Solo in un secondo momento mi ricordo dell'ultima frase che ha pronunciato
- e che c'entra Jason?- domando confusa. La sento sospirare sconfitta dall'altro capo del telefono e mormorare un:" Dio dammi la forza" 
- Vic, sul serio, io c'ero quando hai risolto quel caso al luna park e le tue capacità deduttive unite alla tua intelligenza mi hanno sorpresa e hai acquistato tutta la mia stima, ma su certe cose sei proprio ottusa- mi accusa. Non faccio in tempo a chiederlo di cosa cazzo sta parlando che lei continua il suo monologo
- comunque, dopodomani hai un appuntamento con la sottoscritta e non accetto un no- la sua voce non ammette repliche e quindi non mi resta che accettare. Dopotutto, un po' di svago serve anche a me. Forse potrò ragionare più lucidamente dopo una giornata di riposo assoluto. 
- ok, a dopodomani allora- 
Sono distrutta. Cloe mi ha trascinata per tutti i negozi del centro commerciale, ma non abbiamo trovato un bel niente. Le ho detto di lasciar perdere e che non è poi così importante, ma lei mi ha guardata male e ha ripreso la sua ricerca più motivata di prima. 
- dai Cloe, ormai sono più di tre ore che giriamo a vuoto. Abbiamo visto tutti i negozi e ho provato tutti i vestiti. Non c'è niente qui, arrenditi- la mia voce è supplicante. Ho fatto tanti allenamenti spaccaossa che duravano anche cinque o sei ore, ma questo li batte tutti, credetemi. Lei mi guarda supplicante
- facciamo così, entriamo in questo ultimo negozio e poi ce ne andiamo, ok?- propone. La guardo sospettosa
- promesso?- domando alzando un sopracciglio. Lei sorride
- promesso- risponde. Sospiro rassegnata ed entriamo in quell'ennesimo negozio di vestiti. Giriamo un po' a vuoto, poi Cloe si blocca all'improvviso
- ehi, che ti prende?- chiedo avvicinandomi
- questo vestito è perfetto- dice con gli occhi fissi sull'abito e una voce sognante. Sembra in trance. Le schiocco due dita davanti agli occhi e lei sbatte velocemente le palpebre. 
- se ti piace tanto, prendilo della tua taglia e provalo- dico semplicemente. Lei scuote risoluta la testa
- non hai capito. Io questo vestito lo considero perfetto per te- spiega ovvia. Lo guardo meglio e poi annuisco. Non è male, alla fine, ma non capisco cosa ci abbia trovato di così eclatante. È solo un vestito. Cloe prende la gruccia su cui è appeso il vestito e me lo porge, spingendomi con tutte le sue forze verso il camerino 
- va bene, va bene, lo provo. Non c'è bisogno di buttarmi così- dico stizzita. Entro in un camerino e mi spoglio velocemente. Infilo l'abito ed esco per vedere come mi sta. Appena scosto la tenda, Cloe spalanca la bocca e gli occhi. Ha un'espressione così ridicola, che mi viene da ridere. 
- come mi sta?- chiedo anche se credo di sapere già la risposta
- è assolutamente perfetto. Tu sei stupenda e io sono un genio- dice alzandosi e abbracciandomi di slancio. Ridacchio e ricambio l'abbraccio. Questa ragazza è unica. Paghiamo e usciamo dal negozio. Ora ci mancano solo le scarpe e qualche accessorio. 
Una volta fatto anche quello, Cloe mi accompagna a casa con la macchina. Arrivate davanti al mio palazzo, la abbraccio e ci salutiamo. Il vestito ha deciso di tenerlo lei perché ha detto che vuole fargli alcune piccole modifiche. Apro la portiera dell'auto e scendo. La vedo ripartire e scomparire dietro l'angolo. Prendo le chiavi e sto per aprire il cancello, quando sento un click proprio dietro la mia testa e mi blocco. 
- vieni con noi senza fare storie e non ti succederà niente- dice una voce fredda e tagliente. È la stessa che ho sentito in quel vicolo, ma è dell'uomo di cui ho potuto vedere il viso, non dell'altro. 
ANGOLO AUTRICE
Ok, amatemi perché sono riuscita ad aggiornare. Lo so, fa schifo e tutto il resto, ma, se state leggendo questo, vuol dire che non ho mandato nessuno all'ospedale ed è già un grande successo. Vorrei ringraziare tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi recensisce questa piccola schifezza. Inoltre, vorrei dirvi che la storia è quasi arrivata alla fine e che mancano solo pochi capitoli prima dell'epilogo. Ora scappo, che devo fare ancora un milione di cose (tra cui i compiti, ma questo non è importante). Me la lasciate una piccola recensione? Graaaazie mille :). Sciaoooo

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Quell'energumeno mi ha trascinata senza nessuna delicatezza in una macchina e si è seduto accanto a me nei sedili posteriori, urlando poi all'uomo al volante di partire e ora sono in questa macchina diretta chissà dove. Che razza di idioti, però. Come si fa a rapire qualcuno e a non bendarlo? Insomma, avrei potuto benissimo prendere il nome della via in cui ci troviamo e contattare qualcuno, visto che non si sono presi neanche la briga di togliermi il cellulare. Dopo circa una mezz'ora, arriviamo ad una villa bianca le cui mura sono state prese di mira dalle piante rampicanti. Lo scimmione che prima mi ha puntato una pistola alla testa mi fa scendere dall'auto a forza. 
- un po' di delicatezza non ha mai ucciso nessuno, sai?- dico incazzata. Sono stanca di essere sbattuta a destra e manca 
- ma io ucciderò te se non stai zitta- ringhia quell'uomo. Se crede di intimorirmi è completamente fuori strada. Lo guardo torva e mi avvicino di più a lui. 
- apri bene le orecchie, razza di idiota, perché non te lo ripeterò. Io non ho paura né di te, né della tua banda di merda, sono stata chiara?- mentre dico queste parole, lo fisso direttamente negli occhi. L'ho riconosciuto subito: lui è James Peterson, il capo della banda Red e l'uomo che ho visto ieri sera parlare con quel tizio. Non credevo che mi avessero rapita così presto, sinceramente, ma non importa. James sembra aver recepito il messaggio perché si zittisce e mi porta dentro la villa con un po' più di delicatezza. Mi conduce ad una stanza che deve essere una specie di ufficio.
- allora, sarò chiaro e diretto con te. Ti abbiamo rapita, perché vogliamo che passi dalla nostra parte. Sei furba, intelligente, hai una mira perfetta e anche con il corpo a corpo sei eccezionale. Inoltre, tu sei stata molto tempo con le forze dell'ordine e saprai come ragionano, questo ci potrebbe essere di grande aiuto. Allora, accetti?- propone l'uomo. Mi sembra di avere un deja-vù. Non ci penso due volte e annuisco. L'energumeno spalanca gli occhi. Evidentemente, non si aspettava che accettassi, o almeno non così in fretta
- dici davvero?- chiede
- certo. Mi sono stancata di quegli idioti che non sanno fare un cazzo e di quel vecchio bastardo che pensa solo ad ingrandire il suo già smisurato ego. Era già da un po' che pensavo di abbandonarli- rispondo. La mia voce è seria, fredda e non lascia trasparire nessuna emozione. 
- beh, ma potresti unirti di nuovo all'FBI. Ti prenderebbero senza problemi- ribatte. È evidente che non si fida 
- in realtà, neanche lì mi trovavo bene. Mi trattavano come se fossi una bambina che è andata a trovare suo padre sul posto di lavoro e dovevo sudare per avere il permesso di fare un'indagine. È per questo che me ne sono andata- rispondo. Mi sono ricordata del fatto che Jason ha cancellato la memoria a tutti quelli che conosco e questa scusa è molto più credibile. Lui si mette una mano sotto il mento come se stesse riflettendo a fondo e non mi toglie gli occhi di dosso. Sostengo il suo sguardo senza problemi e senza nessuna espressione in particolare. Dopo un paio di minuti, si decide a parlare
- d'accordo, ragazzina. Ti credo, ma dovrai superare diverse prove prima che possa ammetterti nella squadra- dice alla fine. Annuisco e usciamo da quella stanza
Pov. Jason
Sono rinchiuso in questa maledetta stanza da ore, ormai. Dopo un paio di ore da che Vic se n'era andata, sono venuti degli uomini e mi hanno portato in questa villa bianca con alcune piante rampicanti sui muri. Mi hanno rinchiuso qui e poi mi hanno lasciato stare. Sto tentando in tutti i modi di trovare una via d'uscita, ma non mi è venuto in mente niente. Tiro un pugno al muro per la frustrazione, ma ottengo solo un dolore atroce alla mano. Sento delle voci che provengono da fuori, quindi metto l'orecchio sulla porta per sentire meglio. 
- questa è la tua ultima prova. Non è niente di speciale, dovrai solo dimostrarci la tua fedeltà- riesco a sentire. È una voce maschile e sono abbastanza sicuro che sia di quell'idiota che mi ha portato qui e che non mi ha neanche bendato durante il viaggio. Vedo la maniglia abbassarsi e, con uno scatto, vado indietro e faccio finta di niente. La porta si apre e davanti a me appaiono lo scimmione e....Vic? Tra tutte le persone che avrei sospettato, lei era l'ultima, anzi, forse neanche c'era nella mia lista di possibili traditori. Si perché è evidente che ci sia qualche talpa nella nostra squadra. La guardo senza capire e chiedendo spiegazioni, ma il suo sguardo rimane freddo e impassibile. 
- allora, come ultima prova, dovrai uccidere questo coglione sotto ai miei occhi e a quelli del capo- spiega l'uomo. Il capo? Ma non era lui?
- e dov'è?- chiede Vic. 
- mi stavate cercando?- tutti spostiamo lo sguardo sull'uomo che è appena comparso sulla porta. Guardo Vic e noto una scintilla di rabbia nei suoi occhi color cobalto. 
- ehi, capo, sei arrivato giusto in tempo per vedere l'ultima prova- dice l'energumeno. Il "capo" ghigna. 
- ottimo, allora che aspettiamo?- e, detto questo, si mette dietro di me. Lo scimmione da una calibro nove millimetri a Vic. Lei toglie la sicura e me la punta sulla fronte. La fisso negli occhi e lei sostiene il mio sguardo, poi lo sposta impercettibilmente verso l'uomo alle mie spalle. Preme il grilletto e....
ANGOLO AUTRICE
Come butta gente? Lo so, mi sto specializzando nei finali da stronza e scommetto che molte di voi vorrebbero vedermi morire di una morte lenta e dolorosa, ma ehi, dove la trovate un'autrice che aggiorna ogni giorno "buttando il sangue", come si direbbe nella mia città? Perciò amatemi, perché potrei anche lasciare la storia così e non continuarla u.u. 
- non gliene frega a nessuno- urlò qualche bastardo/a dal pubblico. Grazie, posso sentire tutto il vostro amore. Ora vi lascio e vado a scrivere l'altro capitolo che, mi piange il cuore a dirlo, sarà l'ultimo e poi ci sarà l'epilogo. Sciaooooo :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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*Dal capitolo precedente*

 Lo scimmione da una calibro nove millimetri a Vic. Lei toglie la sicura e me la punta sulla fronte. La fisso negli occhi e lei sostiene il mio sguardo, poi lo sposta impercettibilmente verso l'uomo alle mie spalle. Preme il grilletto e....
Il proiettile finisce nel muro ad un centimetro di distanza dalla mia testa. Guardo Vic che sorride beffarda. Sapevo che non ci avrebbe traditi, è per questo che non ho fatto niente per liberarmi. Quando mi ha guardato negli occhi, ho visto lo stesso sguardo che aveva quando mi ha chiesto se mi fidassi di lei ed era anche quello che mi stava chiedendo in quel momento. Non lascio a quegli idioti neanche il tempo di rendersi conto di ciò che sta succedendo, mi alzo di scatto e tiro un pugno all'uomo dietro di me, immobilizzandolo subito dopo, mentre Vic si occupa dell'altro, mettendolo direttamente fuori combattimento. Dopo aver sistemato quell'altro bastardo, la bionda si gira verso di noi e punta la calibro contro di lui. Nei suoi occhi riesco a leggere una rabbia incredibile e, sinceramente, mi fa paura. 
- ci incontriamo di nuovo, eh?- sputa sprezzante. Il mio sguardo ora è incuriosito. Lo ha già incontrato? Anche l'uomo sembra essere confuso
- che vuoi dire?- chiede infatti. Se possibile, lo sguardo di Vic diventa ancora più furioso. 
- tredici anni fa, hai rapinato una gioielleria, ti ricordi?- dice. Il suo sguardo si fa pensieroso e poi scuote il capo in segno di diniego
- pensaci bene, hai ucciso anche una donna bionda con gli occhi azzurri che teneva dietro di se una bambina di circa sei anni- aggiunge. Un lampo passa negli occhi dell'uomo, forse si è ricordato. 
- si, ora ricordo. Ma tu cosa c'entri?- chiede confuso. Lei fa un sorriso amaro
- quella bambina ero io e la donna che hai ucciso era mia madre. Ho visto mia madre morire sotto i miei occhi- la sua voce è fredda, ma i suoi occhi mostrano tutto il dolore che prova. Lui sobbalza, ma si ricompone subito. 
- quindi adesso vuoi uccidermi per vendetta?- chiede più per conferma che per informazione, ma Vic scuote la testa. 
- no, ho sempre considerato la morte come una liberazione e io voglio che tu patisca le pene dell'inferno da vivo e da morto- la sua voce mette i brividi. Con uno scatto fulmineo, l'uomo si butta fuori della finestra rompendo il vetro e cadendo di sotto. Siamo solo al primo piano, quindi non deve essersi fatto niente. Sento Vic imprecare e poi la vedo buttarsi dallo stesso punto. Corro fuori dall'edificio e vedo Vic aggrapparsi alla scaletta di un furgone. In quel preciso momento, sento il suono delle sirene dell'auto della polizia. Mi volto verso di loro, prendo una delle auto cacciando via gli agenti che ci sono dentro e parto a tutta velocità all'inseguimento di Vic e quell'uomo. 
Pov. Victoria
Anthony Finnegan, quel bastardo che ha ucciso mia madre, si butta dalla finestra. Impreco e lo seguo a ruota. Cado in ginocchio sull'erba, ma mi rialzo subito. Vedo quello stronzo salire su un furgone e partire. Prima che acquisti velocità, riesco ad aggrapparmi alla scaletta sul retro e mi arrampico fino ad arrivare in cima al camion. Tenendomi in precario equilibrio, raggiungo lo sportello anteriore e lo apro, sedendomi sul sedile. Finnegan mi punta la pistola alla tempia con una mano, mentre con l'altra continua a guidare. Rimango immobile. 
- ormai per me non c'è più scampo, ma non voglio finire in prigione, quindi andrò all'inferno, ma tu mi accompagnerai- dice. In un primo momento non riesco a capire le sue parole, ma poi, voltandomi verso la strada, noto un burrone. Con la coda dell'occhio, vedo Jason che è riuscito ad affiancarci con un'auto della polizia. Sorrido impercettibilmente. Sapevo che lei non mi avrebbe deluso. Tiro un pugno in faccia a Finnegan così forte che sviene. Si accascia sul volante. Lo prendo per la vita e mi lancio fuori dal camion con lui, atterrando sul cofano dell'auto che Jason sta guidando. Quest'ultimo frena bruscamente e scende dall'auto. 
- Vic, come stai?- chiede preoccupato. Sorrido debolmente. 
- sto bene, grazie a te- rispondo. Ci guardiamo negli occhi e mi sembra di annegare in quel mare di cioccolato fuso. 
- grazie per esserti fidato di me- sussurro e lui sorride dolcemente
- sapevo che non ci avresti tradito, Vic- risponde. A separare le nostre bocche sono solo un paio di centimetri. Ci avviciniamo lentamente. Le notare labbra si stanno sfiorando e i nostri occhi sono socchiusi. 
- VIIIIIIIC, JAAAAS, STATE BENE?- quell'urlo ci fa allontanare bruscamente e ritorno alla realtà giusto in tempo per riuscire ad afferrare al volo July. Le faccio fare un paio di giri e poi la lascio andare dal fratello che la abbraccia teneramente. 
- ma che ci fai tu qui?- chiede sorpreso Jason. 
- quando sono venuta a trovarti e c'era anche Vic, lei mi ha dato un cellulare e mi ha detto di stare attenta perché mi avrebbe inviato un messaggio e, quando lo avrei ricevuto, sarei dovuta correre in centrale per portare Hudson e gli altri agenti in un luogo che mi avrebbe detto lei nel messaggio. Sarei potuta arrivare qui molto prima, ma quello scemo di Hudson non voleva venire, sostenendo che:" non aveva tempo da perdere con i bambini"- spiega July. L'ultima frase la dice cambiando tono di voce e facendo delle smorfie con la faccia. Io e Jason scoppiamo a ridere. 
- VICTORIAAAAAAAAA- questo urlo disumano è accompagnato da un abbraccio che mi blocca le vie respiratorie. 
- Dio mio, stai bene? Ho visto tutta la scena e mi sono sentita male- dice ad una velocità sovrannaturale
- starei meglio se mi lasciassi. Mi stai soffocando- dico e lei si stacca subito
- scusa, ma ora andiamo, dai- dice Cloe trascinandomi
- ma dove?- il mio sguardo è confuso
- la festa del bastardo è tra meno di quattro ore e dobbiamo prepararci- spiega. Saluto con un cenno della mano July e Jason e poi mi lascio trascinare da Cloe fino alla sua auto. 
ANGOLO AUTRICE
Alloooora, a quanto pare questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, che tristezza :'(. Vado di corsa, ma domani farò un angolo autrice lungo un kilometro, giuro. Nel frattempo, me la lasciate una recensione? Ciaooooo

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


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Ormai sono tre ore e mezza che Cloe mi sta torturando. Per prima cosa, mi ha voluto fare lei lo shampoo perché dice che:" lei conosce una tecnica speciale per far venire i capelli più morbidi e lucenti". Poi, mi ha truccata, ma le ho detto di usare un trucco quasi invisibile e lei ha accettato. Infine, mi ha fatto del boccoli sulle punte dei capelli e ha piastrato la parte superiore. Mi ha fatto mettere il vestito, le scarpe e gli accessori e ora si è finalmente decisa a farmi vedere il suo "capolavoro", come lo chiama lei. Mi fa mettere le mani sugli occhi e mi guida davanti allo specchio intero che ha accanto alla scrivania. - pronta? 3....2....1..... Abbassa le mani- tolgo le mani dalla faccia e rimango stupita da quello che vedo riflesso nello specchio. Non sembro nemmeno io!  Il vestito rosa antico ha un corpetto stretto che mi fascia fino alla vita, dove si allarga leggermente e arriva alle ginocchia. Ai piedi ho dei tacchi 12 rosa pelle e al polso destro alcuni braccialetti rosa antico e dorati. I capelli sono morbidi e lucenti. Sembrano anche più dorati del solito. Il trucco è leggero, come mi aveva promesso: ombretto rosa antico quasi invisibile sulle palpebre, mascara, matita sopra e sotto l'occhio e lucidalabbra. Mi volto verso Cloe e la abbraccio. Non mi sono mai considerata una brutta ragazza, ma neanche una bella, mi consideravo normale, ma ora mi vedo un po' più carina.- sei fantastica, Vic. Di sicuro farai sbavare tutti i ragazzi che ci sono, soprattutto Jason- dice facendomi un occhiolino. - insomma, vuoi dirmi cosa c'entra Jason? Anche al negozio di vestiti lo hai nominato, ma ancora non ho capito perché- chiedo confusa. Lei sbuffa sonoramente - ma davvero non hai notato come ti guarda? Quanto è cambiato da quando ti conosce? Prima si è spaventato a morte quando ti ha vista salire su quel furgone e ha capito le intenzioni di Finnegan- spiega come se fossi una ritardata- ancora non capisco. Non mi guardava in nessun modo strano, non mi sembra sia cambiato molto da quando lo conosco e credo sia normale spaventarsi quando uno dei tuoi colleghi rischia la morte, no?- ribatto confusa. Lei scuote il capo- lascia perdere, Vic. Te ne accorgerai più tardi. Ma ora dimmi, tu cosa provi per lui di preciso?- chiede. Ci rifletto su un attimo, non mi sono mai soffermata a pensare a Jason e a cosa provo. - non saprei....- rispondo titubante- pensaci bene. Non senti niente di strano quando sei con lui?- domanda- beh, adesso che ci penso, ogni tanto il mio battito cardiaco aumenta, ho una strana sensazione allo stomaco, come se avessi fame, qualche volta sono un po' nervosa e spesso mi capita di perdermi nei suoi occhi- rispondo. Lei mi guarda incredula- e tu mi dici che non sai cosa provi per lui? Lasciamo perdere, io vado a prepararmi- dice scuotendo la testa, poi se ne va. - aspetta, che vuoi dire?- chiedo, ma lei si è già rinchiusa in bagno
*un'ora dopo*
Io e Cloe siamo arrivate alla festa già da una mezz'ora e abbiamo già dato il regalo ad Hudson. Stiamo ballando già da un pezzo, quando all'improvviso la musica cambia e parte un lento. Ci allontaniamo dalla pista per fare spazio a tutte quelle coppiette innamorate. Ci sediamo su alcuni divanetti e iniziamo a chiacchierare del più e del meno, quando arriva Peter Jafferson, alias, il ragazzo per cui Cloe ha una cotta pazzesca. - ehi Cloe, ciao Vic- dice e io faccio un cenno con la mano per ricambiare- c-ciao Peter- risponde invece Cloe arrossendo- ti va di ballare, Cloe?- chiede senza giri di parole Peter tendendole la mano. Io sorrido, mentre lei arrossisce e annuisce, abbassando lo sguardo. Afferra la mano che il ragazzo le tende, ma mi accorgo che non riesce a muoversi. Prima che se ne accorga anche Peter e, di conseguenza, faccia una grandissima figura di merda, le do una spinta e lei si sblocca. Mi mima un "grazie" con le labbra e io le faccio un occhiolino. La canzone finisce, ma ne inizia subito un'altra lenta. - ehi Vic- mi volto verso la fonte della voce e vedo Jason che si avvicina. È davvero carino con quei jeans e la camicia bianca. - ti va di ballare?- chiede e subito il mio cuore inizia a battere e il mio stomaco a contrarsi. Ma che diavolo mi prende? Scrollo le spalle per scacciare queste strane sensazioni e annuisco, alzandomi e ricevendo un brivido lungo la spina dorsale quando mi prende per mano. Ci avviamo al centro della pista e metto le mani sulle sue spalle, mentre lui incrocia le sue dietro la mia schiena. Mi attira più vicina a se fino a far scontrare i nostri petti. Appoggio la testa nell'incavo tra il suo collo e la spalla e lui fa lo stesso, mentre ci dondoliamo. Cerco di ignorare tutte le fitte allo stomaco e il cuore che tra poco sfonderà la gabbia toracica e mi atterrerà in mano, talmente batte veloce. La canzone finisce e lui si avvicina al mio orecchio- ti va di uscire fuori?- sussurra e milioni di brividi mi passano in tutto il corpo. Annuisco, incapace di parlare e mi lascio trascinare fuori in giardino. Appena usciamo, dei brividi mi trapassano il corpo, ma sta volta sono di freddo, ne sono sicura. Mi maledico mentalmente per non aver preso la giacca, prima di uscire. - ehi, hai freddo?- domanda. - solo un po'- rispondo abbozzando un sorriso. Lui mi mette un braccio sulle spalle e mi attira contro il suo corpo. Arrossisco leggermente e ringrazio Dio per aver creato il buio, in modo che non possa accorgersene. - Va meglio?- domanda premuroso. Annuisco- Si, grazie- rispondo. Ci sediamo sull'erba e lui continua ad avere il braccio sulle mie spalle, mentre io appoggio la testa sulla sua spalla. Lo sento sospirare pesantemente- c'è qualcosa che non va?- domando e lui annuisce- purtroppo, July dovrà tornare da quella nostra parente con cui è stata per un paio di giorni, ma quella donna non mi è mai piaciuta- confessa e io lo stringo un po' di più in segno di conforto- il giudice dice che sono troppo assente e faccio un mestiere troppo pericoloso per prendermi cura di lei- aggiunge. Io aggrotto le sopracciglia- ma non ti sei preso cura di lei per sette anni?- chiedo confusa e lui annuisce- appunto e July non è mai stata in pericolo. Quando andavo a lavoro, la lasciavo a uno dei miei colleghi che non avevano il mio stesso turno. La adorano tutti e, in questo modo, sarebbe anche stata al sicuro. Ho provato a dirlo al giudice, ma lui ha detto che serve almeno un'altro tutore e vuole che sia una ragazza- spiega. Mi balza un'idea in mente- e se fossi io l'altra tutrice?- chiedo. Lui spalanca gli occhi e mi guarda sorpreso- lo faresti sul serio?- domanda a sua volta- certo, lo sai che adoro July e credo che lei mi trovi simpatica- confermo sorridendo- aspetta che chiamo il giudice e glielo chiedo- e, detto questo, tira fuori il cellulare. Dopo aver premuto un paio di tasti, lo appoggia sull'orecchio e aspetta. Parla per un po' col giudice, cercando di convincerlo. Alla fine, attacca sorridente- ha accettato- annuncia. Ci alziamo in piedi e gli butto le braccia al collo. Lui mi solleva da terra e mi fa fare un paio di giri, prima di rimettermi giù. Mi staccò leggermente da lui e ci guardiamo negli occhi. I miei cobalto si incatenano ai suoi cioccolato. Ci avviciniamo lentamente finché le nostre labbra si sfiorano prima timidamente e poi dolcemente e in modo più sicuro. Jason mi attira di più a se, mentre io gioco con i suoi capelli. Ci stacchiamo per riprendere fiato e ci guardiamo di nuovo negli occhi. - Vic, vuoi essere la mia ragazza?- propone. Il mio sguardo è titubante- Jas, io sono un disastro. Ho tutti i difetti di questo mondo, ma credo tu te ne sia accorto- dico- Vic, tu puoi essere cinica, egoista, acida, indifferente, lunatica, testarda, menefreghista, rivoluzionaria e tutto quello che vuoi, ma resta il fatto che sei perfetta per me. Ti amo, Victoria Dowson e voglio che tu sia la mia ragazza, accetti?- chiede speranzoso. Io sorrido- ti amo Jason Carter e si, accetto- rispondo sorridendo. Le nostre labbra si incontrano di nuovo e, manco a farlo apposta, iniziano i fuochi d'artificio. Ora capisco cosa voleva dire Cloe.

ANGOLO AUTRICE

Ok, tipo che ci ho messo tre ore per decidermi a cliccare il tasto "completa" quando dovevo mettere il capitolo. Ormai la storia è finita, grazie a tutti quelli che l'hanno messa tra i preferiti e cioè:
 Allic15
angioletto2000
danysasy 
Ezia98
 Giadina Salvatore 
Iloveread 
lady_chanel
 Liezel_Jane 
Misakixox
pippicalzelunghe 
 rosaa93 
 rossaa93 
SmartiiLove 
Tenru Dragon 
A chi l'ha messa tra le ricordate:
Alessandra_ 
moonSelena
A chi, invece, l'ha inserita tra lseguite: 99GIuLia
AD98 
Alyxandra
Ashley Benson 
Belieber1D4ever 
BettaC 
Comandante Alpha 
 FedeKiryu 
 Hollla
Lady_Wolf_91 
Liezel_Jane 
livefearless 
Lonni 
masse15 
 Mony_KissKiss 
myllyje
patita97 
ROXANUTZA
saraviktoria 
 SmartiiLove 
vipernovel 
 Xesibjo
Grazie infinite anche alle "lettrici silenziose" e, soprattutto, a chi ha recensito questa storia. Ora vado. Ciaooooo :)

 

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