From NY...with Love?

di VegaAltair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Rientri e rivincite ***
Capitolo 3: *** Pensieri...Ricordi... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


RE-EDITION!!

Esatto, come promesso ecco la Nuova Edizione. 

Per le vecchie conoscenze, bentornate e bentrovate. Spero la storia continui a piacere, nonostante sia stata ripresa da capo (lo so, certi punti saranno un po' monotoni dato che molti di voi già conoscono le basi, chiedo perdono.) 

Per le nuove conoscenze: c’è un’altra versione di questa storia, avete capito bene, ma sarei quasi tentata di dirvi di non leggerla. Questa versione è un attimo più controllata e meno “sproporzionata” a livello di sproloqui, il che la rende un po’ più scorrevole e piacevole. Poi certo, se volete partire avvantaggiate almeno con la conoscenza dei personaggi, ci sono dodici capitoli STRATOSFERICI ad aspettarvi. Lunghi, minuziosi, ma anche un po' troppo minuziosi per godersi a pieno la trama. (almeno a mio avviso)

Vorrei ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito e letto la vecchia versione (e ragazzi…oddio, non so neanche se c’è qualche ragazzo che seguiva la vecchia storia xD). Come ho scritto nell’avviso precedente, ci saranno molti cambiamenti, ma credo di aver esagerato un po’ sul personaggio di Giulia. Non credo si noterà molto la differenza, soprattutto nei primi capitoli. Ma a lungo andare, quei tratti che ho cambiato faranno la differenza, fidatevi. In sostanza, è semplicemente più pacata. Niente di esageratamente sconvolgente, niente di cui preoccuparsi, Diciamo che cerco soltanto di rendere i personaggi il più reale possibile, e leggendo i vecchi capitoli mi è capitato di notare una certa mancanza di difetti, soprattutto in Jo, e un'estemizzazione totale del personaggio rivale, ovvero Guido. Perciò, tento di ripare con questa rivisitazione.

Vi lascio col prologo, senza dilungarmi oltre. Entro sabato prossimo avrete il primo capitolo. Dipende sempre da voi, lo sapete.

PS. Per dubbi, domande, o semplicemente per parlare della storia, contattatemi anche per messaggio. Parlare dei personaggi e della trama mi aiuta a entrare nell’ottica di scrivere…il che vuol dire capitoli più veloci, in sostanza :D

BACIUZ E BUON LETTURA.

(Mi è mancato aggiornare *-*)

 

 

 

 

 

PROLOGO

 

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Le storie più difficili sono quelle che iniziano con la fine, non trovate?

Inizi a leggere, non capisci molto all’inizio. E con l’andare avanti, quasi ti dimentichi di dove ti trovi realmente.

Ti ritrovi al punto in cui tutto sembra andare per il meglio. Tutti hanno il loro lieto fine.

 

Ma la vera fine si trova all’inizio.

 

 E voi l’avete dimenticato. Per questo quando tutto va nel verso sbagliato, nonostante l’avvertimento iniziale, rimane una gran sorpresa. E una certa amarezza.

Ma che ci volete fare.

Le storia più difficili sono quelle che iniziano con la fine. È vero.

Ma sono anche le più belle.

Almeno…a mio parere.

 

 

 

Roma,  17 Settembre 2025

Stadio Olimpico

Ore 6:20 a.m

 

 

-Tieni- fa Michelle, porgendomi un bicchiere di plastica tappato –Ho pensato che un po’ di caffeina potesse solo fare bene.- e sorride, sedendosi affianco a me sull’asfalto.

-Grazie- rispondo io, iniziando a sorseggiare il cappuccino, e stringendomi ancora di più nelle spalle.

La brezza mattutina di Roma mi fa rabbrividire nella camicia di jeans. Ma devo ammettere che mi è mancata quest’aria ricca di ricordi.

Chiudo gli occhi per qualche secondo, lasciando cadere la schiena contro la transenna di metallo.  

-Dio…- sento Michelle sospirare –Non sono neanche le sette e già ci sono più di mille persone in fila.-

Io ridacchio sommessamente, lasciando gli occhi chiusi.

-Si preannuncia un concerto degno di nota.- aggiunge poi, e pur non vedendola, posso sentire nelle sue parole un sorriso sincero.

-Sono molto famosi…- faccio io, aprendo gli occhi e fissando la brunetta. – Mi sarei stupita se non avessi visto tutta questa gente in fila.-

Prendo un altro sorso, lasciando cadere un silenzio tranquillo, interrotto dall’eterno vociare di ragazzi e ragazze di tutte le età.

-Sono orgogliosa di loro.- sussurra poi Michelle, poggiandosi a sua volta alla transenna. –Si meritano tutto questo successo.-

Io annuisco in silenzio, lasciandomi trasportare dal vento fresco della mattina romana. Io miei occhi vagano per qualche secondo sui volti dei ragazzi che condividono il primo lotto insieme a noi.

Giovani di tutte le età. Dai quindici ai trentacinque anni. Ragazzi e ragazze attrezzati a passare un’intera giornata in fila, per aspettare intrepidi l’apertura dei cancelli dello Stadio Olimpico.

Stadio che ospiterà uno dei concerti più attesi dell’anno.

-Hanna?- chiedo, non vedendo la bionda da nessuna parte.

-E’ andata un attimo al bar all’angolo. Doveva andare in bagno…-

Annuisco senza troppa convinzione, voltando il viso di nuovo verso la folla di gente accalcata attorno alle transenne.

I volti dei componenti della band sono stampati su quasi tutte le magliette dei presenti. E quelle dove mancano, sfoggiano invece il simbolo tipico, o le copertine degli album, o addirittura intere frasi delle canzoni.

Sono pochi quelli che non indossano oggetti o indumenti a tema. E tra questi, ci siamo noi: io, Micky e la bionda.

Noi che abbiamo mosso mari e monti pur di trovare i biglietti per il prato. Noi che siamo qui dalle quattro di mattina. Noi che siamo qui: chi per un addio, chi per una speranza, e chi semplicemente per un sostegno. Ma siamo tutte e tre qui, con un peso sul petto. Pronte a rivedere quelle cinque persone che ci hanno sconvolto la vita. 

-Spero solo ne valga la pena.- sussurro io, mentre Micky posa la testa sulla mia spalla.

Sospiro.

-Spero solo ne valga la pena…-

 

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Capitolo 2
*** Rientri e rivincite ***



Note Pre-Cap:

Alor, innanzitutto grazie mille a chi legge, recensisce e mette la storia tra preferiti e seguiti. Thanks guys, mi avete fatto capire che ancora c’è gente che mi segue nonostante i tempi di attesa J

Con questo capitolo si inizia la storia vera, perciò si fa un salto di quindici anni indietro, quando ancora deve accadere tutto. Noto che il prologo ha messo un bel tarlo nella testa di chi legge, il che mi fa capire che ho fatto un buon lavoro u.u missione compiuta.

Con questo capitolo credo capirete anche meglio cosa intendo per rivisitazione, dato che più o meno, quello che cambia, è solo il contorno dei fatti e qualche nuovo aspetto dei personaggi. Ma non dico altro.

BACIUZ E BUON LETTURA.

Spoiler non troppo spoiler oso per chi ha già letto l’altra storia (o forse dovrei dire, aiutino per farvi capire meglio un certo punto del capitolo): Vi ricordate personaggi con occhi verdi?


CAPITOLO I

Rientri e Rivincite

 

 

 

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Roma, 7 Luglio 2010

 

 

 

Accendo la telecamera.

 

 

 

 

 

-Okay…* sospiro *Vi avevo promesso il video del mio ritorno in Italia…ed eccolo qua. Tanto vale iniziare dall’aeroporto. Sono al John Fitzgerald Kennedy Airport di New York, e sono le dieci e quaranta. Fra un’ora esatta sarò sull’aereo che mi porterà, in circa nove ore, nella “madre patria”. Sono seduta su una di quelle sedioline di plastica scomodissime, non so se avete presente, ad aspettare la chiamata per il mio volo. Riuscite a vedere dietro di me? Il JFK… *guardo verso lo schermo digitale della telecamera* Dio, ho due occhiaie immense…scusate ragazzi, ma sono due, no!, tre giorni…sono tre giorni che non dormo e sono veramente distrutta. E mi aspettano ancora dieci ore infernali. Non ce la posso fare…salvatemi, vi prego. *fisso lo schermo della telecamera,e sospiro* Ah, prima che mi scordi. Jamie dovrebbe mettere i video del concerto sul canale Youtube entro la settimana. È stato fenomenale, davvero. Non credo di essermi mai divertita tanto…sul serio! Vi adoriamo. Vi adoro! E se il concerto è andato così bene è solo merito vostro, ragazzi. Seriamente, grazie a chi è venuto e ha mostrato il suo supporto per la band. Lo apprezziamo molto. *sospiro di nuovo* Mi conviene spegnere la telecamera. Odio gli adii strappa lacrime, ma voglio lasciarvi con una chicca: Lily, da quanto mi ha detto James, non ha ancora smesso di piangere. E Shane non è ancora uscito dalla sua camera. Ryo mi ha salutata ieri sera al concerto, e a malapena riusciva a trattenere le lacrime. E Jamie…Jamie è il solito cucciolo della band. mi ha accompagnata lui, qui in aeroporto. Gli altri hanno preferito non venire, per evitare scene drammatiche qui al terminal. Forse è meglio così, in fondo. Meglio salutarci con un “Ci vediamo presto”, la sera prima di partire…così da dare una parvenza di routine. Così da far sembrare il mio ritorno in Italia come un viaggetto di pochi giorni. Jamie invece è voluto venire. Mi ha salutato, tentando di mantenere una certa…una certa stabilità emotiva,sì. Ma quegl’occhi non mentono…lo sapete meglio di me, forse.

 In un certo senso…un senso un po’ malato… sono compiaciuta. *sorrido sorniona *. E…*prendo una pausa *…so che non è una cosa carina da dire, ma in fondo, credo di aver capito solo oggi quanto realmente ci tengano a me. Come è che si dice? “Non conosci il vero valore di ciò che hai finché non lo perdi”. Credo funzioni un po’ così per noi. Per me , per Shane, per Lily, Ryo e Jamie. Tengo a loro più che a me stessa…ma solo ora mi accorgo di quanto mi mancheranno. Quanto già mi manchino. *chino lo sguardo, rassegnata *

È ora di spegnere la telecamera. Basta con i toni tristi e le smancerie. Speriamo almeno di riuscire a dormire in aereo…almeno un po’- Dai belli, aggiorno a breve con qualche nuova canzone, improvvisata al volo nel mio appartamentino romano. Ci si vede. Beeella raga *occhiolino*.-

 

 

 

 

 

E spengo la telecamera. Dio solo sa quando caricherò il video sul canale…ma l’intenzione è quello che conta, giusto?

Sarà che sono stanca…stremata, in effetti. Se ci penso mi sento ancora un po’ strana. È incredibile che siano passati già tre anni. Tre anni. Ed è ancora più incredibile che stia già per ritornare in Italia. È strano pensare che ritornerò a parlare italiano, che rincontrerò tutti i miei vecchi amici, che ritornerò nella mia vecchia scuola...che dovrò ricominciare tutto daccapo. Un nuovo inizio per tutto quanto: scuola, amici, lavoro.

Solo a pensarci, diamine, mi vengono i brividi.
Lasciare questa città mi è molto difficile.

Andar via da New York. 

Dio, solo qualche mese fa avrei pensato a questa frase come ad un presa in giro. E invece...

Eccomi qui, ad aspettare la chiamata per il mio aereo. Non riesco a pensare ad altro se non al fatto che ,da domani, mi sveglierò nella capitale italiana: Roma.

Non ci credo. Non riesco a crederci. New York è la mia città. Crede in me come io credo in lei. Non posso lasciarla. Perché d’altronde, qui a New York, posso dire di aver passato i miei anni migliori: i momenti più belli, le giornate più assurde, il primo amore…i litigi. Già, questa città è la città dove più ho vissuto; o meglio, dove più ho vissuto a modo mio. Libera.

 Certo, ogni tanto Roma mi è mancata, su questo non c'è dubbio. 
Ma avete presente quella nostalgia stupida, che viene quando guardi i film con gli amici, o quando esci dalla doccia. Già…una nostalgia proprio stupida. Incomprensibile.

Non voglio tornare a Roma…lo ripeto ogni due minuti nella mia testa.

 Ormai qui a NY ho la mia vita: i miei amici, il mio lavoro, la Band!

Ma Luke vuole che finisca gli studi nella mia patria. E se Luke ordina una cosa, quella deve essere. Niente  obbiezioni.

BzBzzz...

 

Sento il cellulare nella tasca destra vibrare, avvertendomi di un nuovo messaggio. Lo tiro fuori, e fisso il nome sul display: Federico. Allo stesso tempo noto di averne perso un altro mentre filmavo, questa volta da Tom.

Febo:

“Oi Jo! Se i miei calcoli non sono errati, in questo momento dovresti stare sul punto di imbarcarti. Spero di averti preso in tempo. Calcola che sono veramente troppo felice che rientri a Roma. Non vedo l’ora di rivederti. Anche gli altri non fanno altro che parlare di te, e del tuo rientro. Non sono più nella pelle, davvero. Facci sapere quando ti va di uscire col vecchio gruppo! Buon volo!

 

Solito vecchio Febo.

È uno dei pochi ragazzi che reputo maturo e rispettoso al punto giusto. E fidatevi, è veramente difficile trovarne di questi tempi…soprattutto in Italia. Forse sono un po’ di parte in questo, ma dopo aver vissuto tre anni in America, e aver vissuto per sei mesi in Inghilterra, fidatevi, vedreste anche voi le differenze di cultura e apertura mentale.

Per questo Federico è una sorpresa inaspettata. Tornare a Roma sapendo che almeno una persona sarà dalla mia parte mi rincuora non poco.

Nonostante credo sia una delle persone più leali e trasparenti, dubito veramente delle sue parole. Non credo che agli altri e, soprattutto, alle altre del gruppo interessi qualcosa del mio rientro.

Claudia, Amy, Silvia, Letizia… e Giulia.

Ecco, uno dei vai motivi per cui non voglio rientrare.

Giulia.

Dannatissima prima cotta che, nonostante la distanza, non accenna a lasciarmi vivere in pace.

Sapete, sono molto combattuta in verità.

Non voglio rientrare a Roma, per mille e più motivi.

Ma una piccola, minuscola parte di me, vuole ritornare. E volete sapere il motivo?

Voglio una rivincita.

Una rivalsa.

Voglio far vedere a tutti quelli che un tempo mi credevano solo una strana ragazzina quello che sono diventata ora. Voglio far capire al mio vecchio gruppo di amici quanto Jojo Greco sia cambiata.

In meglio, in peggio…

Quello è solo un dettaglio. Quella piccola, minuscola parte di me che vuole ritornare a Roma…ha bisogno di vedere le facce sconvolte di Claudia, Amy, Silvia, Letizia.

E soprattutto di Giulia.

Stiracchio un sorriso sulle labbra e rispondo a Federico con un messaggio veloce:

Sto salendo ora sull’aereo. Appena scendo ti chiamo e ti faccio sapere un giorno per rivederci. E se i miei calcoli non sono errati, dovrebbe essere parecchio tardi dalle tue parti, quindi…buona notte o, in caso,  buon divertimento ;)

Il secondo messaggio è di Tom, il quale mi avverte che sarà alla’aeroporto al mio atterraggio. A questo evito di rispondere.

Tra un po’ sarò di nuovo nella vecchia, noiosa, e storica Italia. Nella polverosa e famosissima capitale: Roma. Tra monumenti e quartieri disastrati. Tra Colosseo, San Giovanni, Piazzale Flaminio,Re di Roma, San Lorenzo e quant’altro…

Tutti quei luoghi, ora, sono avvolti da una nebbia compatta che sfoca la visuale. Ma nonostante tutto, pensarci mi fa venire uno strano sentimento di nostalgia proprio all’altezza dello stomaco.

 

-Ehi.- sento dire di fronte a me. Alzo lo sguardo di scatto, e noto immediatamente gli occhi verde scuro scrutarmi fin dentro l’anima. –Hanno chiamato il nostro volo. Andiamo?- mi chiede, con voce dolce e un sorriso.  

Stringo i denti, guardandola dritta negli occhi, e alzandomi in piedi.

Così, mi ritrovo a guardare per l’ultima volta verso l’esterno dell’ aeroporto.
Dio, mi mancherà New York. Mi mancherà moltissimo.
Ma non ti preoccupare, Città Dove Tutto È Possibile, il tempo di diplomarmi e mi rivedrai. Il tempo di finire quest’ultimo fottutissimo anno di scuola  e tornerò, più pronta di prima.

Per sfondare.

 

 

-Allora? Cosa dice?- chiedo a Federico , che ha appena rimesso il cellulare nella tasca.

- Stava per partire. A minuti dovrebbe salire sull’aereo- mi risponde con calma, riponendo il braccio attorno al collo di Amy, e baciandole la tempia.

Sono le quattro di mattina, e come al solito, io, Claudia, Guido -il mio ragazzo-, Amelia (detta Amy) e Federico siamo usciti per un giro di bevute e discoteche. È estate d’altronde, e fare nottata non è certo fuori dal comune per noi.

 È il sette Luglio, fa un caldo pazzesco, e oggi, dopo tre lunghissimi anni, tornerà una nostra grande amica: Jojo.

Tre anni, almeno per me, assurdamente lunghi.

Nonostante non si sia fatta sentire per due dei tre anni passati oltreoceano, durante l’ultimo ha ripreso i contatti con Federico.

I due si sono sentiti, più o meno, per gli ultimi sei mesi, ritornando al rapporto che avevano un tempo.

Chiamate, messaggi, chat. Chi più ne ha, più ne metta. E fra circa dieci ore, quella ragazza che qualche anno fa reputavo mia migliore amica, sarà di nuovo qui a Roma.

E se lo sappiamo è solo grazie a Federico, dato che Jo non ci ha fatto sapere niente. Non a Claudia, non a Amy…e neanche a me.

Quattro anni di amicizia buttati via come se niente fosse. Ho il diritto di essere arrabbiata, giusto?

Pensate come vi sentireste se, dopo aver passato quattro anni con una delle persone più fantastiche che abbiate mai conosciuto, tutto d’un tratto, questa smetteste di parlarvi. Di cercarvi.

Ecco, sono giusto un tantino nervosa per il suo ritorno. L’unica persona che ha saputo qualcosa dei suoi tre anni all’estero è Federico, il quali si rifiuta di divulgare quanto sa. Bastardo.

“No, Giu, calma. Federico non centra niente” mi dico, mentre guardo il moretto tramite lo specchietto retrovisore.

La verità è che, dopo la partenza di Jo, mi sono sentita completamente abbandonata. Avevamo un rapporto così intenso, forte…così vero. Non credo di aver mai avuto un rapporto tanto onesto e leale con nessun’altra amica…il che la dice lunga sulle mie amicizie. Credo.

Insomma…non so cosa pensare. Come ci si comporta con una persona che ritenete vostra amica, ma che non sentite da più di tre anni? Non c’è una specie di tutorial su internet? “Re-Incontri con vecchie amiche ormai sconosciute per idioti”, o qualcosa di simile?

No?

Beh, allora sarà veramente imbarazzante rivederla.

Poco ma sicuro.

D'altronde in tre anni sono cambiate così tante cose.

Ora ho un ragazzo, un gruppo di amici fidati, sono abbastanza conosciuta a scuola, sono un’internet-dipendente e un’accanita fan del cibo. Alla faccia delle modelle anoressiche.

Ho un problema, lo so. Giudicatemi.

Ma sta di fatto che in tre anni sono cambiata come persona, e la stessa cosa credo varrà per Jojo.

Per questo ho paura.

Tenevo così tanto a lei prima che partisse. E fra neanche dieci ore sarà di nuovo qui, a Roma. E ho veramente paura che il tempo abbia cambiato troppo…

Sono passati tre anni. Trentasei mesi, santo cielo. Troppi mesi.

Forse troppi per ricominciare da capo.

Ma torniamo al presente. A cosa serve pensare al passato, ora come ora?

Jojo dovrebbe arrivare all’ora di pranzo, più o meno.

Volevamo andare a prenderla all’aeroporto, ma Fede ha detto che si è già organizzata in altro modo.

Ci sono rimasta male, ad essere sincera. Volevo vederla subito, pochi minuti dal suo atterraggio. E invece dovremo aspettare, ancora. Dopo “solo” tre anni, cosa saranno mai un paio di giorni di attesa.

Già, così ha detto a Federico.

“Vi faccio sapere, ma per qualche giorno sarò irraggiungibile” , niente spiegazione, a quanto dice Federico.

Sarà irraggiungibile.

Dio,ogni secondo che passa fa aumentare il mio nervosismo.

Ha paura di vederci? O forse, più semplicemente, non vuole?

Cose le abbiamo fatto per farla comportare così?

Non ricordo un litigio, una discussione. Niente che possa spiegare questo atteggiamento freddo e distaccato nei miei…ehm, nostri…nei nostri confronti.

È che ho un brutto presentimento. Tutto qui. E mi fa pensare. E pensare. E quando penso divento un’altra persona. Non mi fate pensare. È meglio. Il fatto è che Jo mi fa pensare in continuazione. Mannaggia a lei. Ecco.

A pensarci bene, tutti noi nella macchina abbiamo un rapporto molto stretto con Jojo ( be’… tutti a parte Guido).

Federico è il suo miglior amico in assoluto, fin dai tempi delle elementari. Sembrerebbero fratelli, se non fosse che lei ha una pelle ambrata tipica di chi è originario del sud, mentre lui è bianco cadaverico ( come lo sono io, d'altronde). Tutti e due con capelli castano scuro, quasi neri, occhi profondi, fisico snello e slanciato. Forse fin troppo asciutto, per certi versi.  Hanno anche un carattere molto simile; entrambi sempre disponibili, dolci, e spiritosi. Con loro si può parlare di qualunque cosa. Inoltre, essendo cresciuti insieme, tra di loro di è formato quel tipo di rapporto di protezione reciproca. Ricordo in particolare quando Federico si arrabbiasse con quelle persone che prendevano in giro Jo per qualche sciocchezza. Si innalzava come un paladino della giustizia. E questo mi ha portato a capire, col tempo, quanto sia importante come amico.

Claudia anche è molto legata all’Americana, come si diverte a chiamarla. Ma al contrario dell’amicizia che ha con Federico, Jojo e Claudia sono gli esatti opposti. In tutto: fisico, carattere, idee, gusti. Ma come si dice: “gli opposti si attraggono”. Con lei Jo ha legato molto durante la terza media…mi ricordo bene, quando durante quell’anno, noi tre eravamo dette il trio dei miracoli. Eravamo sempre insieme, sempre e comunque.

Per Amy invece, credo che valga il discorso sorella maggiore -sorella minore. Forse l’indole dolce e ingenua di Amy rende Jo più protettiva, anche perché la bellezza di Amy è nota quasi quanto la sua ingenuità.

Ora che ci penso, anche Guido la conosce. Frequentando la stessa scuola, anche solo per un anno, si ricorda più o meno che tipo di ragazza era. E ricorda perfettamente quanto fosse presa in giro, soprattutto da un paio di suoi amici. Già, non so cosa aspettarmi da questa situazione, dato che ogni tanto usciamo tutti insieme. Chissà come reagirà Jojo quando si troverà davanti Andrea…chissà se lo ricorda ancora.

E infine ci sono io…

…già, io.

E sinceramente non so cosa ci abbia legato. Forse sarà che condividiamo le stesse idee so. Forse perché, quando uscivamo, la frase che iniziavo io, la finiva lei, o viceversa. Forse semplicemente, il fatto che ci capivamo con uno sguardo.

Non lo so. Ma so che continuare a pensare al passato non mi fa bene…pensa al presente, Giu.

Stiamo rientrando a casa da una serata di quelle fantastiche. Quel tipo di serata che ricordi un po’ per tutta la vita, a dirla tutta.

E siamo alquanto stanchi.

Abbiamo ballato finché i muscoli non hanno chiesto pietà. Abbiamo riso, abbiamo bevuto, e qualcuno è riuscito anche a rimorchiare, pur essendo fidanzato  (cough cough *Federico* cough!).

E ora siamo qui, a salutarci mentre sia Fede che Amy scendono dalla macchina. La mamma di Federico è fuori casa per lavoro…e com’è che si dice: “Quando il gatto non c’è, i topi quagliano…” o era ballano? Già, ho un problema con i proverbi. Di nuovo, giudicatemi!

-Ci vediamo domani, raga.- fa Fede, chiudendo lo sportello alle sue spalle. –e guida piano, Giggio.- aggiunge, strizzando l’occhio al mio ragazzo, che sorride e risaluta.

Guido è un bravo ragazzo. Dolce, premuroso, carismatico. Forse un po’ troppo possessivo, ma decisamente passionale.

È di bell’aspetto, con due occhi azzurri molto espressivi e un fisico da pallanuotista. Insomma, davvero un bel ragazzo.

Ormai stiamo insieme da quasi quattro anni…

Lo so, sono tantissimi per una relazione nata al liceo. Ma ci troviamo bene, insieme. Certo, litighiamo molto, e spesse volte ci siamo anche lasciati.

Ma alla fine siamo sempre tornati insieme.

Si dice che l’amore è vero solo quando si lotta per far si che rimanga sempre nei cuori dei due amanti. E io, ultimamente, sto lottando molto per mantenere questa relazione, nonostante gli alti e bassi.

-Non vedo l’ora di rivederla.- sento Claudia dire da dietro il sedile. –chissà come sarà cambiata…- fa, guardando il tettuccio della macchina.

Io sorrido, un po’ amara.

-Secondo me non è cambiata poi chissà quanto. Sarà sempre la solita ragazza: semplice, calma, molto introspettiva.- dico, cercando di convincermi  –il tutto abbinato a un paio d’occhiali troppo grandi per il suo viso e ai jeans larghi- aggiungo, ridacchiando, e subito sento Cla aggregarsi.

-Giu.- la voce di Guido mi distrae. Noto che siamo fermi a un semaforo, e come al solito, la sua mano si è automaticamente posata sulla mia coscia, lasciata scoperta dal vestito corto.

A mia volta poso la mano sulla sua, stringendola delicatamente e sorridendogli.

-Dimmi.-

-Vuoi che accompagni prima te? Sei di strada, a questo punto.- e indica davanti a sè. È vero, a forza di perdermi nei pensieri neanche mi sono accorta che siamo a quattro passi dalla “Tana” (Harry Potter docet).

-Sì, va bene- rispondo io, sporgendomi un po’ per posare un bacio sulla sua guancia, e storcendo un po’ il naso alla ruvidità dovuta alla barba.

Ma il mio cervello è a senso unico, questa notte.

Jo.

L’ultima volta che l’ho vista avevamo quattordici anni,e un po’ come tutte le primine di liceo…eravamo acerbe.

Ma lei, soprattutto, è sempre stata, come dire?....

Una tipa, ecco.

Fin dalle medie è sempre riuscita ad attirare l’attenzione di tutti quei ragazzi e ragazze che le stavano attorno. Sia a livello positivo, che negativo.

Chi andava oltre la pura apparenza, trovava in lei una delle amiche più importanti e leali che si potessero trovare. Ma molti, alle elementari e alle medie, la prendevano in giro.

Chi per i suoi capelli, lasciati lunghi e trascurati, chi per i suoi occhiali spessi, che paravano quello sguardo così vivo, sia per il suo abbigliamento, sempre di un paio di taglie in più.  

Eppure il suo viso era così femminile ed armonioso. Ma immagino che a quell’età non tutti riescano a capire l’importanza di un sorriso, o di una buona parola. No…a quell’età contano il tipo di scarpe, l’ultimo cellulare, i jeans stretti.

Una società buttata nella superficialità e nel consumismo, ecco cosa siamo.

Ma lasciamo perdere questo discorso…forse è meglio.

 -Dai- Claudia mi distoglie dai pensieri –Sono passati tre anni. Avrà capito che i jeans larghi sono passati di moda…- fa, ironica.

La prendiamo in giro, certo, ma sinceramente sono un po’ interdetta. Un po’ confusa.

Forse neanche noi ci siamo mai accorti di lei. Non veramente.

Ci fermavamo anche noi solo all’apparenza? Ai vestiti, ai capelli, agli occhiali?

Non l’abbiamo fatta sentire a suo agio, forse.

Non lo so. So solo che continuare a pensare a Jojo Greco non mi porterà a nulla, questa notte.

Così sorrido a Claudia, e aspetto domani.

Chissà…forse è veramente cambiata dalla quattordicenne che ricordiamo.

 

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Capitolo 3
*** Pensieri...Ricordi... ***


Note Pre-Cap:

Note pre-capitolo molto brevi perché non voglio anticiparvi niente. Ci vediamo a fine capitolo, dove ci saranno le VERE nuove u.u Vediamo se riesco a sorprendervi un pochetto con questo capitolo. Dico solo che ORA si vede la differenza in Jojo. È palpabile in questo capitolo.

BACIUZ E BUON LETTURA.

A fine cap :)

CAPITOLO II

Pensieri…Ricordi…


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Percorro la navata centrale dell’aereo cercando di non urtare nessuno con il mio bagaglio a mano. Davanti a me, noto Sally un po’ impacciata, che tenta di capire quali sono i nostri posti.

-Oh, eccoli qui.- la sento dire, sollevata, mentre posa a terra il suo bagaglio e guarda dietro per sorridermi dolcemente.

-Sono i nostri?- chiedo, guardando i due posti alla mia sinistra. La moretta annuisce, per poi sedersi su quello affianco al finestrino, e guadagnandosi così uno sguardo assassino da parte mia.

-Ladra.- sussurro abbastanza forte da farmi sentire da lei, che sorride più onestamente.

Con un po’ di fatica alzo i due bagagli a mano sopra le nostre teste, nello scompartimento apposito, per poi sedermi affianco alla mora.

Durante la nostra piccola sfilata nel corridoio centrale dell’aereo, non ho potuto non notare gli sguardi lascivi di alcuni passeggeri, per lo più maschi arrapati. Dio, mi sale la rabbia solo a pensare a quel ciccione della fila accanto, che ancora sta fissando Sally con quegli occhi.

-Ehi- mi chiama lei –tutto bene?- fa, notando i miei denti serrati.

Annuisco, prendendole la mano e intrecciando le dita.

E rilassandomi.

-Nervosa per il rientro?- mi chiede, sorridendo con compassione.

Io la guardo per qualche secondo, soffermandomi un po’ sulle labbra piene, accentuate da un leggero tocco di rossetto acceso.

-Un po’. Sì, un po’ sono nervosa- ammetto, distogliendo lo sguardo.

-Paura di quello che troverai? Non hai detto di avere alcuni amici che ti aspettano?-

Sally e le sue domande. Dannazione, sa sempre come farmi parlare. È una delle poche persone che sa sempre quello che mi passa per la testa.

-Sì, certo.- rispondo io con un sorriso amaro. –sono loro a non sapere cosa li aspetta. Non hanno idea di chi sia, veramente.- mi prendo una pausa. –sono anni che non ci sentiamo. Probabilmente si aspettano ancora la ragazzina imbarazzante di qualche anno fa.- aggiungo, ironica.

-Non devi preoccuparti, Little Italy- risponde lei, altrettanto ironica. –Andrà tutto per il meglio-

Io ridacchio e stringo leggermente la sua mano.

È soffice, curata. Le sue dita lunghe sono perfettamente proporzionate e le sue unghie perfettamente laccate.

Un po’ tutto, di lei, è perfetto. Dall’abbigliamento al trucco, dal fisico al carattere.

È una persona completa, per così dire.

Ha avuto tanti alti e bassi nella vita, e questo l’ha fatta crescere prima del solito, donandole una perfetta visione del mondo e delle persone, e rendendola così una delle ragazze più sensazionali che abbia mai conosciuto.

Fredda, distaccata, a tratti stronza.

Ma se si guarda oltre la sua corazza, ha un mondo da offrire.

Dolce, sensibile, speciale. Ecco come la descriverei. Semplicemente perfetta. Forse non per il mondo, non per se stessa. Ma decisamente perfetta per me.

-Jo- mi chiama, distogliendomi così dal mio studio –se ti hanno voluto bene tempo fa, stai certa, te ne vorranno anche adesso. Come potrebbero fare altrimenti? Alcune persone potrebbero anche dire che sei fantastica…- dice con voce giocosa, ma conoscendola so quello che vuole veramente dirmi.

Capite cosa intendo quando dico perfetta per me?

Sono queste frasi a ricordarmi del perché siamo così legate. Sono questi atti di naturale affettuosità che mi fanno capire quanto sia importante, nella vita di tutti noi, una persona che ti conosce. Una persona che conosce ogni tuo aspetto. Una persona che conosce ogni tuo difetto, ogni tua mania, ogni tua paura.

E nonostante tutto…

…rimane.

Ti rimane affianco. Lì, così vicina che puoi sentirne il profumo. E non intendo quel tipo di profumo che si compra nei negozi. No.

Parlo del profumo della pelle. Del profumo intimo di una persona. Quel profumo che senti solo quando ti abbracci per così tanto tempo che ogni altra piccolezza passa in secondo piano.

E sapete cosa?

Ne abbiamo passate tante. Ci siamo sputate addosso gli insulti peggiori. Le colpe,i vizi, i giudizi. Ci siamo odiate. Ci sono stati giorni in cui nessuna delle due riusciva a respirare per colpa di quel peso che grava sul petto quando sei così incazzato.

Eppure, nonostante tutto, riusciamo a capirci. Sempre.

E sempre riusciamo a tirarci su di morale. Sempre riusciamo a uscirne.

Come ora.

Non stiamo insieme, se è questo che vi state chiedendo, e l’ultima volta che ci siamo viste abbiamo sfogato ogni sentimento l’una sull’altra.

Rabbia, frustrazione, gelosia, passione e, infine, rassegnazione.

Tra sesso e litigi, i nostri incontri sono diventati mano a mano sempre più focosi e passionali. Per certi versi distruttivi. E quella che poteva nascere come una relazione…è semplicemente morta in una notte passionale tra lenzuola sudate, vetri rotti, lacrime e estasi.

Non ci sono colpe. O ,se ci sono, sono da entrambe le parti.

Questo lo so.

Ma non posso fare a meno di sciogliermi quando mi parla in questo modo.

E non posso fare a meno di pensare: “Forse, una possibilità c’è ancora…”.

Mi illudo.

Ma assorbo le sue parole, che per qualche secondo fanno attorcigliare il mio stomaco.

Sorrido dolcemente, e mi sporgo verso di lei, lasciando un bacio dolce all’angolo delle labbra.

-Tu sei fantastica- sussurro poi, allontanandomi da lei.

Sally intanto ha chiuso gli occhi.

-Jo…- sussurra, a mo’ di rimprovero.

Io stringo i denti, reprimendo un sorrisetto poco opportuno –Scusa, hai ragione. È l’abitudine…-

Lei accetta con un sorriso, e poggia la testa sulla mia spalla.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Sapete, quel silenzio imbarazzante, dove inizi a pensare: “Ecco…e ora cosa dico?”

-Ci pensi…- fa lei ad un certo punto, evitando di prolungare l’imbarazzo. –Fra neanche un giorno tu sarai a Roma, e io, fra neanche una settimana, di nuovo a Toronto- dice, per poi spostare un po’ la testa dalla spalla per guardarmi in viso.

-Già…- rispondo io, evitando accuratamente il suo sguardo magnetico. –Mi fa strano pensare che non ci vedremo più tutti i giorni…- sussurro, quasi fosse un segreto.

Lei aspetta qualche secondo, e sospira, spostando di nuovo lo sguardo, un po’ rassegnata.

-Forse sarebbe stato meglio non prendere lo stesso aereo.- dice, con voce seria. –Forse avrei dovuto dire di no a Luke. Non voglio neanche pensare a quando ci dovremo salutare per davvero….-

E fa male. È questo il punto. Prendere lo stesso aereo, sapere che fra una settimana saremo su due mondi diversi, fa ancora più male. Condividere, per certi sensi forzatamente, queste ore, non è altro che buttare sale su una ferita ancora aperta.

E Luke non lo sa, questo.

Io e Sally, invece, lo sappiamo fin troppo bene.

- Non so cosa dire, piccola- continuo io, quasi sussurrando. –…non voglio pensarci neanche io.-

E cala di nuovo il silenzio.

I suoi respiri sulla mia pelle scandiscono i secondi che passano. Le sue mani, perennemente calde, stringono la mia sulle sue gambe. Le dita intrecciate non fanno altro che ricordare le notti passate insieme, l’una stretta all’altra.

Ma ormai è passato diverso tempo dalla nostra ultima volta. Troppo.

E il punto è che rimane, tuttora, quel sapore dolceamaro sul palato. Nonostante siano passati mesi. Nonostante siamo due persone diverse. Nonostante la paura di non rivederci per chissà quanto tempo.

Nonostante tutto, rimane la voglio di amarsi un po’. Ancora un po’. Nonostante faccia più male di un attacco di panico, o di una crisi d’astinenza, o di una lama che incide l’avambraccio.

Rimane la voglio di sentirla vicina, attacca al mio corpo. E di sentirla respirare sulla mia pelle, sudata dopo ore di sesso selvaggio e amore.

Rimane ancora quel retrogusto di sconfitta, sapete?

Perché so che è la mia Sally. E so di essere il suo Jack.

Ma non sembra bastare. Perché per quanto due anime siano affini, siano perfette insieme, se c’è di mezzo l’amore tutto si complica.

E noi non siamo fatte per le cose complicate. Non ora, almeno.

Non siamo fatte per l’amore. E se un giorno cambieremo idea, chissà, forse sarò io stessa la prima ad alzare il telefono e a cercarla.

Ma per ora, l’unica cosa di cui siamo sicure è questa settimana. Quest’ultima settimana.

E come al solito, è lei a sciogliere questa enorme matassa di dubbi e pensieri che si affolla nella mia testa.

Stringe ancora un po’ le mie dita, e con una tranquillità che poche volte le ho letto sul volto, dice.

-Credo che l’unica cosa che possiamo fare, ora come ora- mi guarda –è vivere queste giornate. Godercela finché possiamo. Perdere questa settimana per pensare a varie ed eventuali sarebbe uno spreco. Non trovi anche tu?-

E ci guardiamo.

Sorridendo.

*

Sally si è addormentata ascoltando i Sonata Arctica. Ditemi voi come si può dormire con i Sonata Arctica. Mah…solo lei può dormire con questa soundtrack. Chissà che sogni farà.

La guardo qualche secondo. I capelli mori corti le cadono sparpagliati attorno al volto. Le labbra sono semiaperte, e a intervalli regolari rilasciano uno sbuffo lieve.

Non posso fare a meno di sorridere.

È veramente bellissima.

Nel frattempo la mia testa viaggia.

Entro qualche ora sarò di nuovo nella capitale italiana.

Sapete cosa? Ancora non sono entrata nell’ottica giusta.

Ancora non ci credo che da domani mattina non vedrò James, Shane, Ryo. Lily. Luke.

Non ci credo che stia per cambiare tutto. E nonostante i vari mesi passati con la certezza del mio rientro in Italia…beh, non ho ancora focalizzato la situazione.

Nella mia testa c’è solo una fitta nebbia che avvolge tutti quei volti che rivedrò nell’arco di pochi giorni.

Avrei rivisto il mio migliore amico Federico, l’unico che mi è sempre stato vicino, la sua fidanzata Amy, che io considero quasi come una sorellina minore. Avrei rivisto Claudia, e sicuramente la sua allegria/euforia/ lunaticità mi avrebbe rallegrato tanto quanto rincoglionito. E sicuramente, nell’arco di pochi giorni, avrei rivisto anche lei…Giulia.

Lunga storia.

La mia prima cotta. La persona per cui ho capito di essere gay. Assurdo vero? E a 11 anni scoprire di non essere etero è veramente dura, ve lo assicuro. Ma ancora più dura è dover fuggire per dimenticarla…e nel mio caso be’, non ho avuto mezze misure: addirittura sono finita in America, nella grande, affollata, caotica New York.

Esagerata, dite? Vorrei vedervi nei miei panni. A 14 anni, con gli ormoni in sovraccarico e la persona che più vi piace che non vi caga di pezzo, scusate la volgarità.

E vorrei vedervi nei miei stessi panni, se per caso, vi capitasse l’occasione non solo di fuggire da una situazione ambigua, ma anche di coronare il vostro sogno di lasciare l’Italia; ditemi, avreste rifiutato una proposta del genere??

Be’, questo è quello che è successo a me, e io, da brava ragazza ribelle adolescente che ero (e sono tutt’ora) ho preso la palla al balzo.

In meno di due mesi ero su un aereo con destinazione Stati Uniti. E da quel momento sono passati ben tre anni, che ai miei occhi però non sono durati poi così tanto. E in questi tre anni, per certi versi fortunatamente, non l’ho praticamente più sentita.

Non so come abbia fatto a farmi perdere la testa.

Mi ricordo bene il nostro primo incontro. Era la prima media, e nella nostra scuola ci conoscevamo già tutti, più o meno. Tutti provenivamo dalla stessa scuola elementare, e perfino alcuni professori conoscevano già i nostri volti. Il più famoso era il professor Mainardi, di italiano. Noi lo conoscevamo perché ci faceva doposcuola alle elementari.

Quel giorno lo ricordo perfettamente. L’incontro più strano a cui abbia mai partecipato: perché a dirla tutta, mi sembrava di vedermi dall’alto, come attraverso uno schermo televisivo, e che l’attrice che mi interpretava avesse doti recitative molto scarse.

È il primo giorno di scuola, prima media, ore 8 e dieci.

Suona la campanella.

Ma un banco è ancora vuoto: è quello più vicino alla finestra in fondo, affianco c’è un ragazzino dagli occhi nocciola e i capelli castani sparati in aria grazie a una dose spropositata di Gel.

Una ragazzina al secondo banco, anch’essa con capelli castani, ma lunghi e ondulati, e una pelle chiara, quasi perlacea.

Il professore fa l’appello.

-C’è un volto nuovo- informa. E fa presentare la ragazza del secondo banco.

Giulia Piacentini, dice di chiamarsi Giulia Piacentini.

Finito l’appello. Tutti presenti.

Tranne una.

-Ehi, Fabiè. Sai dov’è finita Jojo??- è il ragazzino dai capelli pieni di gel a chiederlo. Si rivolge ad un altro ragazzo coi capelli rasati molto corti.

-Boh, non dovevate venire insieme oggi?- gli rivolge la domanda Fabio.

Ma non ci sarà risposta a questa domanda, perché il rumore della porta dell’aula li fa mettere sull’’attenti.

-Scusate il ritardo.-

È una ragazzina occhialuta, con capelli lunghi e crespi. Indossa una maglia a maniche corte verde, con sopra la stampa dell’evoluzione dell’uomo, dalla scimmia al pianista. .

Lo zaino è posato solo su una spalla, la destra, ed è pieno di scritte fatte con gli UniPosca colorati. Per lo più spezzoni di canzoni.

La ragazzina nuova alza gli occhi verso la new entry, e i loro sguardi si incrociano per meno di un istante, ma l’aria si carica di strana tensione.

Guardando la quattrocchi si nota subito che ha corso a perdifiato: ha il fiatone e le guancie arrossate.

Dopo il consenso del professore a entrare, si avvia verso l’unico posto libero, quello vicino alla finestra. Deve per forza passare vicino alla nuova ragazzina per arrivare al banco.

E a undici anni si iniziano ad avere i primi problemi con i compagni di classe, sapete?

Per questo non credo che tirare in ballo il destino sia una cosa appropriata..

È il piedi di Mattia Dippo a far inciampare, appositamente, la ragazzina occhialuta.

Sembra andare a rallentatore.

Si sbilancia, ma fortunatamente riesce ad aggrapparsi al banco della seconda fila, proprio quello della nuova alunna. Certo, pensando positivo, almeno ha evitato di cadere di faccia il primo giorno di scuola. Ma la figuraccia ormai è fatta, e gran parte della classe, ormai, sta ridendo senza contegno.

La quattrocchi arrossisce, imbarazzata, e si rialza in fretta e furia dal banco della malcapitata.

-Ehi, ti sei fatta male?- chiede la ragazza seduta, guardando dritta negli occhi Jojo, che annuisce frettolosamente.

-Scusa- fa poi,con voce piccolissima, allontanandosi dal banco per sedersi finalmente al suo posto.”

Vi evito la parte degli sguardi di compassione di Febo e Claudia. Preferirei mantenere un minimo di dignità…

Ma tutto sommato, sì, è così che racconterei il nostro primo incontro.

Non ho mai avuto vita facile a scuola. Troppo strana. Troppo diversa per rientrare nei gruppi “fighi” della scuola. Ero abituata a quel genere di trattamento, in poche parole.

Ma mai. Mai prima di quel giorno, mi ero sentita così ridicola. Così derisa.

E quel –ti sei fatta male?-, chiesto con quel tono di voce, così spontaneo e interessato…beh, ha dato una bella fitta al cuoricino della me dodicenne.

Colpo di fulmine?? Possibile..ma non credo.

A essere sincera i primi mesi di quella prima media Giulia non mi andava così a genio.

Non mi piaceva quel suo modo di fare così sicuro di sé, così affascinante e spontaneo verso tutti. Mi metteva a disagio.

E nonostante questo, sentirmi lo stesso interessata a lei non faceva altro che avvilirmi di più.

C’era qualcosa che non andava in me? Perché sentivo questa attrazione per una ragazzina con cui sì e no avevo scambiato tre parole?

Era così socievole, così affascinante. Tutte le sue storie.

Ecco, era riuscita ad ammaliare tutti in classe. Compresa me. Ma allora non capivo che quel movimento strano in fondo allo stomaco non era gelosia o invidia o semplice interesse.

No.

Piano piano, quel suo charm, quel suo fascino, stava facendo crescere in me un sentimento particolare. E doloroso per gli anni a venire.

Ero piccola. Non capivo perché provassi così tanti sentimenti contrastanti per quella ragazzina bianca come il latte, con quegl’occhi così difficili da descrivere. Così la evitavo.

Ma fece amicizia con Claudia. E quando si fa amicizia con una nuova persona, e questa ha altri amici, beh…è inevitabile, si esce tutti insieme.

Fu grazie ad un discorso sulla sua Inghilterra e sulla mia America che ci avvicinammo molto.

Mi ricordo la nostra chiacchierata che andava avanti senza interruzioni: eravamo usciti in gruppo e ci dirigevamo, con il tram 2, verso Flaminio, per andare al Burger King più vicino.

Il discorso era nato per caso, appena saliti sul mezzo.

Ma si prolungò per tutto il giorno.

Parlammo di come si viveva in Inghilterra, dei suoi amici, dei suoi progetti futuri ( eh già…voleva tornarci al più presto) e io parlai dei miei sogni, di come vedevo gli Stati Uniti, di come volevo vivere, e di tutti i miei progetti (o almeno…parte di essi). Era bellissimo…sembrava quasi che una campana di vetro invisibile ci avesse estraniato da tutto e da tutti.

Da lì nacque la nostra amicizia…

La nostra strana amicizia.

E nello stesso istante in cui nacque la nostra amicizia, mi accorsi che non mi bastava.

Volevo di più di una semplice amica.

Non volevo solo lunghe chiacchierate, e frasi a doppio senso, no…

Volevo di più.

Ma, già allora, ero abbastanza intelligente da capire che non potevo rovinare la nostra amicizia per un semplice capriccio.

Perciò mi accontentai…

…per qualche anno.

Ma in primo superiore capii che standole affianco mi facevo del male, fisicamente e mentalmente. Stavo piano piano diventando masochista. Continuava a peggiorare.

Ora che ci penso, credo sia stata una delle maggiori cause dei miei attacchi di panico…

D’altronde sono cominciati durante quel periodo…

Per questo motivo presi la decisione di allontanarmi dal gruppo… non solo da lei.

Ogni giorno uscivo di casa con la paura di chiudermi e di non uscire più dalla mia testa. Certi giorni avevo persino paura a guardarla negli occhi. Ogni minimo movimento, anche il più naturale in una amicizia, mi rendeva nervosa. Lei, i guai in famiglia, le ore passate dentro la sala dei pianoforti al conservatorio di Santa Cecilia. Mille piccoli problemi, che per il mio animo chiuso e represso, non fecero altro che sfociare in attacchi di panico e rabbia.

Mi allontanai.

Da lei, da loro, dal mondo.

Mi buttai, cuore ed anima, nella musica. Quel pianoforte che qualche mese prima non era altro che un ostacolo per le mie uscite pomeridiane, ora, era il mio migliore amico.

Componevo, scrivevo e suonavo per ore.

E quelle ore di studio matto e disperatissimo non sono andate perse. Anzi…hanno fruttato una borsa di studio per gli States, e una via d’uscita a quello che sembrava un tunnel senza fine.

Poi una serie di eventi.

Belli, brutti, disastrosi, inaspettati. Una serie di eventi che mi porta fin qui, su quest’aereo.

Sono fiera di quello che sono, ora. Sono cresciuta così tanto in questi tre anni, che a stento riesco a riconoscermi.

Non mi nascondo più dietro falsi pretesti. Non scappo più dai miei problemi.

Questi tre anni a New York mi hanno fatto crescere. Col passare dei giorni, settimana dopo settimana, ho accettato ogni sfaccettatura del mio carattere e della mia persona. Ho abbracciato me stessa, grazie all’aiuto di persone che ci tengono veramente a me. Alla vera me. Non a quel prototipo di ragazzina insicura di qualche anno fa.

Se sono quello che sono, ora, lo devo a me stessa, ai miei amici e al percorso che ho intrapreso.

E certo, di molte cose non sono orgogliosa, ma ogni singolo errore mi ha portato ad imparare. E di questo sono grata.

Perché adesso sono sicura di me stessa, e riesco a camminare a testa alta nonostante i mille e più errori che ho fatto in questi anni.

Sono grata di quello che sono ora, perché finalmente posso guardare negli occhi una ragazza senza sentirmi inadeguata. E quando guarderò di nuovo i volti dei miei vecchi amici, li guarderò dritti negli occhi.

Per vedere la sorpresa scoppiare nei loro occhi, al vedermi così diversa. Così cambiata.

Tra tutti i lati negativi del rientrare a Roma, l’unico lato positivo che non vedo l’ora di vedere è proprio questo.

Lo sguardo di Giulia.

I suoi occhi che mi fissano completamente sconvolti. E io che dentro di me rido, perché finalmente mi sento bene con me stessa. E finalmente riesco a leggere quella sicurezza riflessa negli occhi di chi mi guarda.

È incredibile quanto un palco possa aiutare l’autostima di una persona, non credete?

Be’. Sta di fatto che entro un paio d’ore toccheremo terra.

Perciò.

Roma.

Sto arrivando.

Tieniti pronta ad essere sconvolta.


Note Post-Cap:

Sorprese dei cambiamenti, eh?

Ammettetelo, siete andate a guardare la vecchia storia per il personaggio dagli occhi verdi xD E io vi ho fregate u.u Nuovo personaggio. Lo so! “Mo che vole fa questa qui, eh?” tranquille, è di passaggio. Sarà MOLTO importante, ma MOOOLTO più in là nella storia.

Per ora, non ci pensate troppo. La storia, a differenza della prima, è COMPLETAMENTE incentrata su Jo e Giulia, niente di impiccio, apparte loro stesse. Quindi, non vi allarmate.

Anzi, probabilmente riuscirò a farvi amare Sally più di quanto possiate aspettarvi. È un personaggio che nell’altra storia avrei introdotto verso la fine. Ma ho deciso di sconvolgerla, questa versione quindi…

Pensieri su Jojo? È diversa, più tormentata. Ma per me, molto più umana di prima. Con tutto quello che ha passato, uscirne indenne sarebbe un’utopia. Perciò…pensieri e commenti a riguardo?

Ora, passando a fatti più eclatanti

1) c’è la possibilità che la storia cambi raiting…gente a favore? Se ci sono ragazze/i minorenni che vogliono continuare a leggere, please fatemelo sapere così almeno lascio il raiting uguale e posto le scene HHHot a parte (IN CASO, ancora è da vedere…sono un po’ indecisa -.-“)

2) Hanno proposto una playlist con le canzoni che mi ispirano a scrivere e che appariranno (prima o poi) nella storia. Vi gusterebbe?

3) prossimo capitolo più incentrato su Giulia. Vediamo di far capire COME è cambiata dalla vecchia Giulia.

Peace, Love, Empathy Guys. :D

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