La strada verso il domani

di oscar1755
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


- La signorina è mia ospite – puntualizzò Masumi con voce severa.
Gli inservienti trasalirono e, dopo un rapido inchino, si allontanarono velocemente.
Lo sguardo penetrante del presidente della Daito si addolcì mentre si posava sul volto sorpreso della ragazza.
Notò il rossore diffuso sulle gote e piegò le labbra in un sorriso ironico.
- Sono sorpreso di trovarti qui, ragazzina – disse, simulando un’impassibilità che era bel lungi dal provare.
- Volevo incontrare la signorina Shiori – farfugliò, interrompendosi bruscamente.
Rifletté su quanto poteva svelare a Masumi senza provocare la sua ira. Strinse la borsa con forza, cercando una scusa plausibile.
- Desideravo chiarire con la sua fidanzata gli equivoci sorti durante il nostro ultimo incontro – aggiunse, infine, con un sospiro – mi dispiace di aver rovinato il suo vestito, ma non l’ho fatto intenzionalmente. Non so neppure come l’anello di fidanzamento sia finito nella mia borsa, la prego di credermi signor Hayami – concluse agitata.
- Calma, ragazzina. Sono io che devo scusarmi con te – alzò le mani in segno di resa – mi sono lasciato guidare dalla collera senza permettere che tu ti spiegassi - scosse la testa, ricordando chiaramente le accuse pesanti che le aveva rivolto alla vista dell’anello di Shiori – sei una persona dall’animo nobile e non potresti mai compiere azioni tanto spregevoli, per quelle ho io la prerogativa – si schernì, liquidando l’argomento con un gesto della mano.
Volse lo sguardo verso la città, ammirando la nitida sagoma dei grattacieli nella luce rossastra del sole al tramonto.
Assaporò pienamente l’emozione di avere Maya accanto a sé, riflettendo su un evento, tanto inatteso quanto gradito, che gli concedeva l’opportunità di potersi riconciliare con lei.
- La nave è salpata – asserì laconico – e non attraccherà prima di domani all’alba.
Maya arrossì imbarazzata ed, incapace di replicare, abbassò lo sguardo.

Un cameriere si avvicinò alla coppia e, tossicchiando, interruppe la conversazione - signor Hayami, la cena sarà servita a breve nel salone. Se lei e la sua ospite volete seguirmi, vi accompagno al vostro tavolo.
Una mano calda avvolse la sua. Maya sgranò gli occhi per la sorpresa, ma si lasciò guidare da Masumi.
Un brivido sconosciuto le corse lungo la schiena, causandole un aumento improvviso dei battiti del cuore.
- Andiamo a cena, ragazzina? – propose pacato.
All’interno, il lusso eccessivo del salone, unito alle voci concitate degli altri passeggeri, la misero a disagio.
Come un automa si accomodò sull’elegante poltrona che Masumi aveva scostato dal tavolo, bisbigliando un timido ringraziamento.
- Desideri che ordini anche per te? – le chiese mentre consultava la carta dei vini.
L’impercettibile cenno di assenso della ragazza lo indusse a sorridere.
Mentre era concentrato sul menu, Maya si concesse la libertà di osservarlo con attenzione. Gli sfarzosi lampadari del salone producevano bagliori che illuminavano i capelli di Masumi rendendoli ancora più chiari. Era bello, senza ombra di dubbio.
Soggiogata dal suo fascino, Maya riusciva a stento a rimanere impassibile. Si mosse a disagio sulla sedia, giocherellò con le posate, poi si strinse nervosamente le mani.
Si chiese se avesse mai trovato il coraggio di confessargli che era a conoscenza dell’identità dell’ammiratore delle rose scarlatte. Il timore di dover affrontare una realtà scomoda e dolorosa, che avrebbe frantumato i propri sogni, le impediva di rivelargli che aveva, da tempo, scoperto il suo segreto.
L’amore che provava per lui si era rafforzato nel tempo e dubitava di riuscire a nascondergli ancora a lungo i propri sentimenti.  
Si accarezzò le labbra con un dito, incantata dal luminoso sguardo azzurro.
Trasalì all’udire il tono ironico della sua voce.
- Nervosa?
- Che cosa? – farfugliò, arrossendo vistosamente..
- Sembri immersa nei tuoi pensieri, ragazzina – sollevò il calice e bevve un sorso di vino – stai forse pensando alla tua Dea scarlatta?
- Le prove sono impegnative ed il signor Kuronuma è molto esigente – replicò asciutta, evitando di tradirsi.
Masumi la studiò con interesse, chiedendosi quali fossero i suoi pensieri più intimi.
- Sei di poche parole questa sera – scosse il capo, pensieroso – di solito sei agguerrita e mi contrasti vivacemente. Che cosa ti succede, ragazzina?
- E’ solo un po’ di stanchezza – sbuffò costernata – è difficile identificarsi in Akoya, ma troverò la mia Dea.
Masumi non replicò, limitandosi a sorseggiare il vino.
- Non riesco a comprendere pienamente i sentimenti che Akoya nutre per Isshin – continuò Maya, meravigliandosi delle sue stesse parole – l’amore che provano l’uno per l’altra non è un sentimento comune, ma le emozioni che albergano nei loro cuori sono ancora un mistero per me.
- L’amore che unisce due anime gemelle … – mormorò Masumi socchiudendo gli occhi con aria assente – esiste davvero un sentimento così completo e coinvolgente da annullare qualsiasi differenza di ceto e di età?
Maya posò lo sguardo su di lui. Era affascinante ed irraggiungibile. Cercò di mantenere una apparente imperturbabilità mentre il cuore le batteva furiosamente.
Ricordava con estrema chiarezza la straordinaria magia vissuta nella valle dei susini ed il desiderio di poter ripetere quella meravigliosa esperienza si faceva ogni giorno più intenso.
Doveva evitare di crearsi illusioni e speranze, Masumi era fidanzato con una donna bellissima e sofisticata e prossimo alle nozze.
Allontanò bruscamente una ciocca di capelli dagli occhi – tutto sembrava possibile nel paese natale della Dea scarlatta – sussurrò infine – ma la realtà è qui, in questa città, nella vita che viviamo tutti i giorni.
Un penetrante sguardo azzurro scivolò su di lei percorrendone senza fretta il volto e la curva delicata del seno fino a raggiungere le mani che stringevano tremanti il calice di vino.
Un brivido improvviso le corse lungo la schiena. Si raddrizzò sulla sedia cercando di rimanere impassibile sotto quel lento e sensuale esame.
- Il cinismo non ti si addice, Maya – la contraddisse sollevando un sopracciglio – si adatta molto di più all’affarista senza scrupoli della Daito. Tu sei un’attrice, dovresti credere nei sogni e perseguire i tuoi ideali. La passione per la recitazione ha liberato tuo innato talento, grazie al quale ora sei candidata al ruolo della Dea scarlatta – tornò a fissarla negli occhi – non puoi scoraggiarti proprio adesso.
- A dispetto delle mie convinzioni, signor Hayami, il nostro ruolo è quello di essere antagonisti – puntualizzò con tono vibrante.
- Ruolo? Intendi dire che noi due stiamo recitando? – la fissò, incredulo.
Rimase composto cercando di non farsi prendere dalla collera. Possibile che Maya stesse cercando di provocarlo?
Si passò una mano tra i capelli, sospirando lievemente. Non riusciva a trovare le parole per cambiare il corso di quella conversazione. Maya non si fidava e lui non poteva certo darle torto.
- Lei vuole i diritti di rappresentazione della Dea scarlatta ed io farò quanto mi è possibile per vincere la competizione con Ayumi – replicò – come vede ci troviamo, oggettivamente, su fronti opposti.
Il gelido silenzio che seguì la fece rabbrividire. Si chiese dove avesse trovato il coraggio di sfidarlo apertamente. Le tornarono alla mente le parole di Shiori che rimarcavano il bruciante desiderio di Masumi di entrare il possesso dei diritti dell’opera di Ozaki e di come lei rappresentasse un ostacolo all’obiettivo del suo fidanzato.
Non era sua intenzione essere aggressiva, ma un’improvvisa frustrazione l’aveva spinta a provocarlo.
- Credi che io possa agire in modo scorretto? – le chiese impassibile – potresti avere ragione, ragazzina. A quanto pare, mi hai già condannato in nome del mio passato.
- Ha sempre affermato di volere i diritti della Dea scarlatta a qualsiasi costo, in questo è stato onesto, glielo concedo – sostenne, chiedendosi se il coraggio, o meglio l’incoscienza, con cui lo stava affrontando le derivasse dal troppo vino bevuto – per quale motivo dovrei ritenerla capace di comportarsi altrimenti?
Comprese immediatamente che la sua provocazione, decisamente infantile, stava travalicando il buon senso. Cosa pensava di ottenere? La confessione di Masumi di essere l’ammiratore segreto?
- Mi scusi, signor Hayami – mormorò, infine, mortificata.  
- Perché scusarti, ragazzina? Non nego di volere i diritti della Dea scarlatta o almeno un contratto in esclusiva con la vincitrice – replicò tranquillo – ma il tuo odio diminuirebbe se ti assicurassi che agirò correttamente?
Maya trasalì – io non la odio affatto, ormai dovrebbe saperlo.
- Davvero? – le sorrise compiaciuto – quindi, se vincerai la sfida con Ayumi posso sperare di convincerti a stipulare un contratto con me? – le chiese con disinvoltura.
Arrossì vistosamente, mentre la sua impertinenza scompariva sotto lo sguardo ardente di lui.
Chinò il capo, consapevole di avere perduto. Non sarebbe mai riuscita ad allontanare Masumi dal proprio cuore.
L’espressione imbarazzata di Maya lo commosse. Avrebbe desiderato prenderla tra le braccia ed assicurarle che si sarebbe preso cura di lei per sempre.
Era pienamente cosciente di essere prigioniero di una vita che altri avevano stabilito per lui, ma non riusciva ad ideare un modo per sottrarvisi senza rischiare di danneggiare la persona a lui più cara.
Nonostante cercasse di mantenersi razionale, la speranza che Maya potesse, un giorno, ricambiare i propri sentimenti non lo abbandonava. Sempre più indizi lo portavano a credere che lei fosse innamorata del suo ammiratore segreto, pur non avendolo mai incontrato.
Che cosa sarebbe accaduto se lei avesse scoperto la sua vera identità? Lo avrebbe odiato oppure gli avrebbe concesso il perdono tanto agognato?
Scosse la testa in preda al dubbio e si alzò dalla sedia.
- Vogliamo uscire? – disse, rompendo un silenzio che era durato troppo a lungo.

L’aria della sera, fresca e frizzante, le accarezzò il viso accaldato. Lo sguardo venne di nuovo attratto dall’alta ed elegante figura di Masumi.
Le parve di scorgere tenerezza in quegli occhi penetranti fissi su di lei e tremò per l’emozione.
- Hai freddo? – le chiese, posandole la giacca sulle spalle.
Le mani indugiarono per un istante sulla sua schiena - le luci della città nascondono le migliaia di stelle nel cielo, così come le paure celano i veri sentimenti del nostro animo – le rammentò con voce profonda.
Maya sorrise, cercando di nascondere il proprio turbamento.
Un’impalpabile carezza le sfiorò il viso. La mano di Masumi era calda e rassicurante.
Senza riflettere, sollevò una mano e posò dolcemente le dita sulla piccola cicatrice che aveva sulla fronte.
- Non l’ho ancora ringraziata per avermi protetta dall’aggressione di quei malviventi – gli disse, rabbrividendo al ricordo.
- Tu sei importante, Maya. Non potevo permettere che ti facessero del male – si avvicinò e le sollevò il mento fissandola nei profondi occhi scuri  – sai, mentre ero privo di sensi ho sognato Akoya.
Maya si scostò e trasse un profondo respiro – non ero presente, signor Hayami – mentì, ricordando come Shiori l’aveva cacciata via malamente.
Masumi trasse dalla tasca interna della giacca un fazzoletto sporco di sangue e le sue labbra si piegarono in un sorriso ironico.
Maya sgranò gli occhi per la sorpresa ed il cuore prese a batterle furiosamente. Mosse un passo indietro, cercando di allontanarsi da lui.
- Suppongo che questo sia tuo - le disse afferrandola per un braccio – eri tu accanto a me, ragazzina, erano tue le parole che ho udito, erano tue le labbra che mi hanno sfiorato – affermò cingendole la vita.
Maya smise di lottare e nascose il volto sulla sua spalla lasciando che il caldo e possessivo abbraccio di Masumi la conducesse alla soglia dell’oblio.

Continua

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Le mani di Masumi erano esattamente come le ricordava, forti e rassicuranti. Il calore che emanava dal suo corpo le procurò un fremito di piacere.
Si sentì impotente sotto l’assalto di emozioni tanto intense da costringerla ad inspirare profondamente in cerca d’aria. Ricambiò l’abbraccio, aggrappandosi con forza alle maniche della sua camicia.
Masumi non poteva essere la sua metà dell’anima. Apparteneva ad un’altra donna. Chiuse gli occhi, assaporando l’istante di felicità assoluta che il destino le concedeva.
Un brusio di voci concitate la riportò bruscamente alla realtà. Sollevò lo sguardo e notò un piccolo gruppo di passeggeri che li osservava con malcelata curiosità.
Imbarazzata, lo allontanò, fissandolo senza fiato.
Masumi si passò con impazienza una mano tra i capelli. Un lampo di sorpresa gli balenò negli occhi chiari prima che la sua espressione tornasse quella dell’impassibile presidente della Daito.
Constatò, con meraviglia, che aveva perso il controllo in pubblico.
Aveva percepito la stessa emozione della notte nel tempio, dimenticandosi del luogo in cui si trovava.
Sollevò lo sguardo e con un’occhiata tagliente mise in fuga il gruppetto di curiosi.
- Scusami, non so cosa mi sia preso – tornò a guardarla, ammirandone i lineamenti delicati, impreziositi da un imbarazzato rossore – tu eri accanto a me mentre giacevo privo di sensi –  ribadì con decisione - perché mi hai mentito?
Maya non poteva dimenticare il terrore opprimente che l’aveva sconvolta quando Masumi era svenuto in seguito alle furiose percosse dei malviventi.
In quel momento aveva compreso che l’aveva difesa a costo della propria vita e, indipendentemente dalle ragioni che lo avevano spinto a farlo, lei avrebbe continuato ad amarlo senza condizioni.
Una voce profonda la strappò dai ricordi – Maya, io devo sapere la verità.
- Non posso risponderle, signor Hayami – strinse le labbra, ricordando le parole ostili di Shiori – non insista, la prego.
Masumi le sfiorò una guancia, lasciando che dal proprio sguardo trasparissero tenerezza e desiderio.
- D’accordo – concesse con un sospiro – attenderò che tu sia pronta a parlarmene, ma non lascerò perdere, ricordalo.
Un fragore improvviso li costrinse a sollevare lo sguardo verso il cielo. Osservarono in silenzio l’elicottero avvicinarsi alla piazzola di atterraggio.
Un brivido di paura le percorse la schiena mentre osservava la figura scura scendere ed avviarsi vero di loro.
- Buonasera, signor Hayami – lo sconosciuto si avvicinò, ossequioso – il signor Takamiya la invita a salire sull’elicottero e a raggiungere la sua residenza. Sua nipote ha avuto un collasso.
- Non l’avete portata in ospedale? – si informò, preoccupato.
- La signorina Shiori si è rifiutata ed ha chiesto ripetutamente di lei. Ha informato suo zio che si trovava a bordo di questa nave e che non disponeva di cellulare – spiegò l’uomo.
Masumi si incupì – vieni con me, ragazzina – disse laconico prendendola per mano.
Il volo fu breve e denso di tensione.
Il volto del presidente della Daito era una maschera di granito mentre osservava con distacco la città estendersi sotto di loro.
La sua espressione cambiò non appena atterrarono.
Aiutò Maya a scendere dall’elicottero – non dimenticare che mi devi una spiegazione, ragazzina – le ricordò con dolcezza.
Con un cenno del capo fermò un taxi e le aprì la portiera. Allungò un banconota al conducente – accompagni la signorina dove desidera – ordinò perentorio.
Maya lo osservò dirigersi verso la limousine mentre l’auto si perdeva nel traffico caotico della città.

Tutto era cambiato in un batter d’ali. Si sentiva sola, seduta nel taxi che la allontanava da lui. Nell’abbraccio di Masumi aveva ritrovato le sensazioni vissute nella valle della Dea scarlatta.
Lui era irraggiungibile, eppure nei suoi occhi aveva letto il desiderio.
Il suo sguardo le aveva trasmesso emozioni nuove e sconosciute che le vibravano ancora nel corpo. Respirò a fondo, nel tentativo di calmarsi.
Pur sapendo che lui era l’ammiratore segreto, non doveva dimenticare che era fidanzato.
Dietro ad una studiata arroganza, si celava un uomo complesso che, proprio quando lei aveva bisogno di incoraggiamento, la spronava a reagire.
Sembrava che Masumi avesse un piano preordinato per aiutarla nella sua carriera di attrice, ma la speranza nascosta in fondo al cuore era che lui potesse, un giorno, ricambiare i suoi sentimenti.
Era quello il suo vero sogno, avere la Dea scarlatta e l’amore di Masumi.
Sospirò quando l’auto si fermò davanti al suo appartamento. Le luci ancora accese dimostravano, senza ombra di dubbio, che Rei si era preoccupata per lei.
- Maya!  - gridò dalla finestra – cosa è successo?
Salì lentamente le scale, consapevole che l’amica le avrebbe chiesto spiegazioni che non aveva voglia di fornire.
- Sakurakoji è venuto a cercarti – continuò mentre le apriva la porta – dov’eri? Non sapevo cosa pensare.
- Va tutto bene Rei – la interruppe – ti racconterò ogni cosa domani. Adesso sono troppo stanca, ti prego di scusarmi – mormorò avviandosi verso la camera da letto.
Si addormentò esausta, sentendo sulla pelle il calore di Masumi.

La limousine procedeva veloce lungo le strade di Tokyo. Osservò la propria immagine riflessa nel finestrino, preoccupato per l’ennesimo malore di Shiori.
Quando si era fidanzato, il signor Takamiya lo aveva informato della salute cagionevole della nipote, attribuendola ad una non meglio specificata forma di anemia.
Ultimamente, però, i mancamenti si erano intensificati senza una ragione apparente. Sospettava che le cause fossero più complesse di quanto la famiglia di Shiori volesse fargli credere.
Al momento, tuttavia, non possedeva elementi sufficienti per confutare i propri dubbi.
Aveva cercato di affezionarsi a Shiori, senza ottenere i risultati che suo padre avrebbe voluto. Gli era impossibile non essere formale, pur mantenendo una distaccata gentilezza.
Aveva accuratamente evitato ogni contatto fisico con lei e scoprire che aveva prenotato, oltre alla crociera, una suite per loro gli aveva dimostrato che non poteva più tergiversare.
Un’ombra di disgusto gli segnò il viso.
Indirizzò i propri pensieri alla serata appena trascorsa ed ai segnali incoraggianti che aveva percepito.
Maya gli era rimasta accanto quando aveva perduto i sensi e non era fuggita come Shiori gli aveva riferito. Le sue mani lo avevano accarezzato e le sue labbra calde e morbide gli avevano sfiorato la fronte.
Non riusciva a comprendere, però, perché lei avesse negato.
Le parole di amore di Akoya non erano frutto della sua immaginazione, era la voce di Maya che, dolce e armoniosa, era penetrata nella nebbia della sua mente.
Sulla nave, le emozioni vissute nella valle della dea scarlatta erano rifiorite con prepotenza, ricordandogli dolorosamente che Maya non gli apparteneva.
L’aveva attirata a sé affondando nel desiderio improvviso che il suo corpo morbido e cedevole gli aveva risvegliato.
Il tempo non gli aveva concesso dilazioni e non era riuscito a spiegarsi con lei.
La consapevolezza che Maya non lo odiava non gli avrebbe, però, facilitato il cammino che era intenzionato ad intraprendere.
Aveva permesso che altri gli imbrigliassero la vita ed ora, a distanza di tempo, si ritrovava con una fidanzata che si era innamorata di lui, non ricambiata.
Qualsiasi decisione avesse preso, avrebbe comunque causato dolore intorno a sé.
Non poteva sposare Shiori, lo aveva sempre saputo.
Poteva accusare solo se stesso e la propria inettitudine per aver accettato le condizioni del padre. Era scivolato, senza accorgersene, in una sorta di autocommiserazione che lo rendeva indolente e poco concentrato.
Da quando era diventato così passivo? La mancanza di scrupoli che lo aveva guidato in passato sembrava essersi dissolta di fronte all’incalzante sentimento che lo legava indissolubilmente a Maya. In sostanza, aveva scoperto di avere un cuore.
Le poche ore trascorse con lei sulla nave gli avevano confermato che la realtà andava ben oltre un vestito costoso rovinato o un anello di fidanzamento smarrito in una borsa.
Doveva assolutamente reagire e perseguire il proprio sogno di felicità.
La residenza della famiglia Takamiya apparve alla sua vista. Trasse un profondo respiro e si sistemò il nodo della cravatta.
- Scoprirò la verità, ragazzina, con o senza la tua collaborazione – mormorò a se stesso prima di scendere dall’auto.


Continua


Il tempo per gli aggiornamenti è tiranno….

garakame: concordo con te sul tirarla per le lunghe della Miuchi: speriamo che si decida una volta per tutte! Grazie per la recensione.

Kaoru: grazie per la fiducia. Spero di non deluderla.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Ayumi si svegliò con un sussulto. Si passò una mano sulla fronte sudata ed attese che il respiro tornasse normale. L’incubo che la tormentava da diversi giorni era tornato anche quella notte, impedendole di riposare.
Nel sogno, una nebbia oscura la avvolgeva e lei, terrorizzata, cominciava a correre per sfuggire al buio opprimente finché non crollava esausta, annaspando in cerca di aria. A quel punto, si svegliava scossa da un fremito di paura.
Si alzò sospirando, consapevole che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Ancora tremante, accese la luce e si portò le mani alle tempie che pulsavano dolorosamente. Strinse gli occhi e mise a fuoco la propria figura riflessa nello specchio. Aveva ancora qualche ora, prima dell’alba, per cancellare i segni della stanchezza dal volto.
Il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno, ma con abilità e costante impegno era riuscita a nasconderlo alle persone a lei vicine.
Con grande sacrificio, aveva acquisito padronanza nei movimenti anche quando, senza preavviso, la vista le si annebbiava fino a lasciarla al buio completo. Gli altri sensi si erano notevolmente affinati, compensando le lacune degli occhi.
Solo sua madre era a conoscenza della reale situazione e più volte aveva cercato di persuaderla ad affidarsi alle cure di esperti.
Ricordava le parole, semplicemente oneste nella loro crudezza, del dottore che l’aveva visitata in ospedale. Era assolutamente necessario ridurre chirurgicamente l’ematoma per scongiurare il pericolo di perdere la vista.
Con altrettanta lucidità aveva opposto un netto rifiuto. La Dea scarlatta era l’unica sua ragione di vita. Aveva studiato e lavorato a lungo e non avrebbe rinunciato alla sfida con Maya, nonostante la prospettiva di un futuro costituito solo da ombre.
Avvertì sulla pelle un calore impercettibile, sgranò gli occhi e percepì una debole scia luminosa che le confermò il sorgere del pallido sole dell’alba. Con rinnovata determinazione si preparò per affrontare un’altra giornata di prove impegnative.
Avrebbe interpretato la Dea scarlatta, nascondendo a tutti la propria cecità.

La voce di Sakurakoji la raggiunse mentre si accingeva a salire sull’autobus che l’avrebbe riportata a casa.
Comprese che il suo tentativo di fuga era miseramente fallito e si fermò per aspettarlo.
- Mi permetti di accompagnarti a casa? – le chiese, raggiungendola.
Al cenno di assenso di Maya, un aperto sorriso gli illuminò il viso.
Camminarono fianco a fianco per qualche isolato, prima che Sakurakoji rompesse il silenzio.
- Oggi le prove sono andate piuttosto bene, non trovi?
- Siamo affiatati – confermò Maya – Kuronuma era soddisfatto dei nostri progressi.
- Il merito è tuo. Quando hai declamato le parole di amore di Akoya, mi hai travolto con emozioni talmente intense da costringere la mia anima a rivelarmi il mio Isshin.
Maya arrossì, imbarazzata.
La dichiarazione di amore della Dea scarlatta era sorta spontanea dal suo cuore nel momento in cui aveva liberato, dalle catene della razionalità, il desiderio che nutriva per Masumi.
Per tutta la durata delle prove, aveva udito le parole di Sakurakoji giungerle attutite e distanti, mentre il suo corpo cedeva ad un abbraccio forte ed impetuoso ed i suoi occhi, velati da una profonda emozione, si perdevano in due iridi azzurre, scintillanti di sensuali promesse.
Nella tarda mattinata, durante una delle rare pause che il regista concedeva agli attori, un fattorino le aveva recapitato un mazzo di rose purpuree. L’incoraggiamento del suo ammiratore giungeva puntualmente gradito.
Si chiese, non senza diversi dubbi, se anche per Masumi la serata appena trascorsa fosse stata speciale. Ricordò l’espressione determinata del suo volto mentre le chiedeva spiegazioni sull’aggressione che aveva subito. Era chiaro che non le avrebbe concesso a lungo di tergiversare.
Tornò a prestare attenzione a Sakurakoji, riflettendo che, se fosse stata innamorata di lui, non avrebbe provato l’insicurezza che, da tempo, la assillava senza concederle tregua.
L’infatuazione per l’amico era ormai un ricordo lontano e non era assolutamente paragonabile ai complessi e contrastanti sentimenti che nutriva per l’enigmatico presidente della Daito.
- Sembri assente, Maya – asserì laconico.
- Scusami Yu. Sono solo un po’ stanca.
Sollevò la mano in un gesto impotente – che cosa è successo ieri? Sono rimasto a casa tua fino a notte inoltrata. Io e Rei eravamo preoccupati.
- Ho avuto un imprevisto, ecco tutto – chinò la testa di fronte all’espressione dubbiosa di Sakurakoji – va tutto bene, davvero – sottolineò, cercando di apparire convincente.
Osservò i movimenti impacciati di Maya ed il rossore diffuso sulle gote. Si stava allontanando da lui, ne era certo. In quel preciso istante la sua mente era altrove, catturata da qualcosa o qualcuno che non era lui.
- Stai forse pensando al tuo ammiratore? – la provocò, con una punta di irritazione nella voce.
- Perché me lo chiedi? – si difese.
- La scorsa settimana ho incontrato casualmente il signor Hayami. E’ strano come anche lui si ponga le mie stesse domande, Maya.
- Tu e Hayami avete parlato di me? – sbottò agitata.
- Calmati, si è trattato di una civile conversazione – disse con voce neutra – non credo che stia tramando contro la signora Tsukikage o contro di te per ottenere i diritti della Dea Scarlatta.
- Che cosa c’entra l’ammiratore con tutto questo?
- Mi ha chiesto in quali rapporti sei con lui – mormorò ironicamente, più rivolto a se stesso che a Maya – ed io ho risposto che ami un uomo che non hai mai visto.
- Perché tutti quanti vi ostinate ad analizzare i miei sentimenti? – sbottò risentita.
- Guardami, Maya  – la prese per le spalle  – io sono reale e sono qui con te. Ti voglio bene, lo sai, e se tu lo volessi …
- Basta Yu! – chinò il capo - non chiedermi ciò che non posso darti, ti prego. Sei il mio migliore amico, ma vorrei che smettessi di sviscerare il mio rapporto con l’ammiratore. Ciò che sento per lui è mio, e mio soltanto.
- Non puoi legarti ad un’ombra nascosta dietro ad un mazzo di rose. Tu confondi l’amore con una profonda gratitudine – proseguì con tono arrogante.
- Il mio cuore gli appartiene – si difese con altrettanta durezza.  
Scrollò le spalle, sconfitto – scusami, non volevo offenderti. Mi sono lasciato trasportare dalla collera. Avrei voluto essere io la persona che ti avrebbe reso felice. Desidero solo non vederti così tormentata.
- Ti ringrazio per la premura – si calmò – ma non sono triste. Si tratta semplicemente di stanchezza.
- Sarà certamente così –  finse di crederle, lasciando cadere il discorso – vieni ti accompagno a casa.
Si fissarono per un lungo istante e Sakurakoji capì che non avrebbe ottenuto nient’altro che amicizia da lei.

I raggi del caldo sole di metà pomeriggio filtravano attraverso le tende semichiuse illuminando l’elegante salotto nel quale si era trincerata da diverse ore.
La notte precedente aveva atteso l’arrivo di Masumi con impazienza, ma, alla fine, cedendo alle richieste del medico, aveva accettato di assumere dei tranquillanti.
Dalle poche informazioni che aveva ricevuto dal maggiordomo, aveva appreso che Masumi era sceso dall’elicottero in compagnia di una ragazza.
Nonostante lo avesse inondato di ulteriori domande, l’uomo si era limitato a scrollare lievemente le spalle sottolineando che erano le uniche notizie che l’autista gli aveva riferito. Aveva aggiunto, prima di uscire dal salotto, che il signor Hayami era arrivato alla villa quando lei dormiva e dopo aver parlato brevemente con suo zio e con il dottore era tornato a casa.
Folle di gelosia, lanciò un vaso di orchidee contro il muro per sfogare la propria frustrazione. Respirò a fondo diverse volte, cercando di controllare l’impeto di rancore verso il fidanzato.
Era certa che la ragazza insieme a Masumi fosse Maya Kitajima. Perché era sulla nave? E come sapeva della crociera? Che cosa aveva raccontato al suo fidanzato?
Sarebbe impazzita se non avesse trovato risposta alla ridda di domande che le vorticavano nella mente.
Camminò nervosamente avanti e indietro portandosi una mano alla tempia. Si sentiva comprimere il capo da un dolore intenso e pungente. Doveva assolutamente agire per impedire a Maya di rovinare la sua vita.
Masumi era attratto da lei, ne era certa. Nascosto dietro l’identità dell’ammiratore, l’aveva sostenuta ed incoraggiata per anni.
La ragazza costituiva, senza alcun dubbio, un grave intralcio alla loro felicità. Instillare il dubbio che le avesse rubato l’anello di fidanzamento non era servito a renderla invisa agli occhi di Masumi. Doveva riflettere attentamente e trovare un modo più efficace per allontanarla dalla possibilità di vincere la sfida con Ayumi e dal cuore del suo fidanzato.
Una smorfia sarcastica le si dipinse sul volto, mentre la soluzione al suo problema prendeva forma nella sua mente.

Si sforzò di concentrarsi sul lavoro. I pensieri, però, tornarono alla notte insonne appena trascorsa.
Il volto del medico era privo di espressione mentre gli descriveva lo stato di salute di Shiori. Gli occhi, però, non riuscivano a nascondere la preoccupazione. Lo aveva informato di averle somministrato un sedativo perché era molto agitata. Non potendo vederla perché stava dormendo, il signor Takamiya gli aveva spiegato che molto probabilmente il malore era dovuto all’eccessiva stanchezza.
Non convinto dalle sue parole vaghe, gli aveva augurato la buonanotte e si era congedato. Sulla porta di ingresso aveva incrociato l’autista di Shiori. L’uomo, invitato dalle sue domande, gli aveva sommariamente descritto l’accaduto.
- La signorina Shiori – aveva riferito conciso – si è alterata quando siamo rimasti bloccati nel traffico. Giunti all’attracco, scoprendo che la nave era salpata, è stata colta da una profonda crisi isterica. Ho telefonato immediatamente al signor Takamiya che mi ha ordinato di riportarla a casa. Questo è tutto signor Hayami.
Lo aveva ringraziato per la collaborazione e si era diretto alla macchina, snervato dal dubbio. Non gli erano sfuggite le occhiate di intesa tra Takamiya ed il medico. Sospettava che gli avessero nascosto una parte della verità.
Si alzò dalla comoda poltrona e si diresse verso l’ampia vetrata. Lo sguardo si fissò sul traffico. Consapevole che avrebbe dovuto assumere una posizione chiara e determinata nei confronti della propria famiglia e di quella di Shiori, indossò la giacca ed uscì dall’ufficio.
– Signorina Mizuki annulli gli tutti appuntamenti per oggi – ordinò, osservando il volto stupito della segretaria.

***

Ancora assonnata, uscì dalla propria camera e notò l’abbondante colazione sul tavolo della piccola cucina. Rassegnata, comprese che quella mattina non sarebbe riuscita a sfuggire alle domande di Rei.
L’amica era seduta e sorseggiava, con calma, una tazza di tè.
- Cosa vuoi, Rei? – le chiese senza tanti preamboli.
- Ormai è passata una settimana da quando sei rientrata quasi all’alba, rifiutandoti di dirmi dov’eri. Ti ricordo che mi avevi promesso di raccontarmi la tua disavventura – rispose con finto candore.
Maya allungò una mano ed afferrò un biscotto – ero su una nave.
- Stai scherzando?
- No.
- Smetti di essere così evasiva! – agitò la mano, impaziente.
- Fino ad ora ho risposto a tutte le domande, Rei.
- Non mi faccio scoraggiare dal tuo tono malizioso. Molto bene. Ti farò domande mirate, allora – la guardò dritto negli occhi – eri sola?
- No.
- Chi c’era con te?
- Il signor Hayami.
- Interessante – notò il rossore sul volto dell’amica – e che cosa ci facevi su una nave, di notte, in compagnia del presidente della Daito?
- Abbiamo parlato - sorrise vistosamente, decidendo di stare al gioco di Rei.
- Sono certa che mi stia sfuggendo qualcosa. Non lo odiavi, Maya?
- Non più.
- Ancora più interessante - mormorò – e di che cosa avete parlato?
- Nulla di importante.
- Non mentire, Maya, le tue guance stanno andando a fuoco – sottolineò con ironia – mi spieghi il significato di “nulla di importante”?
Scrutò Rei con attenzione. L’amica era davvero decisa a scoprire la verità e la determinazione che intravedeva nel suo sguardo allegro le fece capire che non avrebbe ceduto.
- Se non ti è chiaro, te lo tradurrò. Significa “non sono affari tuoi”.
Rei si premette platealmente le mani sulle tempie – dunque, vediamo di interpretare il tuo ermetismo usando la logica. Tra te ed il signor Hayami è successo qualcosa, che non definirei di poca importanza. Ultimamente sei più distratta del solito, pertanto ne deduco che l’astio che hai sempre provato per lui ha subito una decisa virata – concluse trionfante.
- Ora basta, Rei! – sibilò irritata.
- Come sei suscettibile, stamattina - la canzonò – chissà perché quando c’è di mezzo il signor Hayami arrossisci e diventi nervosa – reclinò il capo, compiaciuta.
- Non raccolgo le tue provocazioni – gettò un’occhiata all’orologio appeso al muro, prese un altro biscotto ed uscì di corsa – sono in ritardo per le prove.
- Maya ed il signor Hayami, chi lo avrebbe mai detto? – mormorò tra sé e sé, sorridendo.

***

Negli ultimi giorni erano circolate notizie insistenti, anche se non confermate, di una probabile malattia di Ayumi. Preoccupata, aveva deciso di incontrarla per accertarsi che le voci fossero infondate.
Entrò nel teatro e, mentre la vista si adattava alla penombra, notò un inserviente venirle incontro.
- Il teatro è chiuso, signorina. Che cosa posso fare per lei?
- Stavo cercando Ayumi Himekawa – spiegò con calma, guardandosi attorno – ma credo di essere arrivata troppo tardi.
- La signorina non ha ancora lasciato il teatro. E’ sua consuetudine attendere che tutti gli attori siano usciti prima di andarsene – le spiegò.
- Grazie – disse, avviandosi lentamente nella direzione indicata dall’uomo.
Si fermò sulla soglia del camerino, fissando la propria immagine, insieme a quella di Ayumi, riflessa nello specchio.
Rimase in silenzio, stupita dall’immobilità della rivale. Comprese, con sincera apprensione, la fondatezza delle voci che circolavano sulla sua salute.
Una molteplicità di pensieri contrastanti le invasero la mente, impedendole, per un attimo, di ragionare. Chiuse gli occhi per ritrovare la calma.
Le condizioni di Ayumi erano più gravi di quanto avesse potuto supporre. La sfida con lei sarebbe stata impari e sleale.
Lasciò che fosse il cuore a guidarla e, dispiaciuta e preoccupata, entrò nel camerino. Ayumi sussultò, percependo un lieve spostamento d’aria.
- Tu non ci vedi - affermò, senza tante cerimonie.
- Maya! Non devi farne parola con nessuno – si strinse le mani nervosamente – non voglio perdere la Dea scarlatta.
- Dimmi la verità Ayumi – la invitò, sedendosi accanto a lei.
Lacrime di amarezza le scesero sulle guance senza che lei riuscisse a trattenerle - perderò la vista se non mi faccio ridurre l’ematoma, ma non voglio abbandonare la sfida. Ho studiato sodo per interpretare la Dea scarlatta e non mi arrenderò facilmente.
- Devi curarti, non puoi salire sul palco senza avere la possibilità di vedere. E’ troppo pericoloso.
- La mancanza della vista mi ha permesso di affinare gli altri sensi e di percepire le molteplici sfaccettature dell’animo di Akoya – sollevò la mano in un gesto significativo.
- Baratteresti i tuoi occhi con la Dea scarlatta? – la interruppe allibita – non credi che sia un sacrificio eccessivo?
- Pensavo che mi avresti compreso, Maya. Dimentichi che scappasti di casa pur di poter recitare? Stai rincorrendo il tuo sogno da anni, dovresti sapere che non è possibile rinunciare ad Akoya.
Soppesò attentamente la parole di Ayumi prima di replicare. Cercò in fondo al cuore la verità che, per lungo tempo, aveva nascosto anche a se stessa e si rivolse a lei con genuina onestà.
- Per molto tempo il teatro ha rappresentato l’intera mia vita. Recitare mi rende libera e, quando interpreto un ruolo, sento nascere in me un’energia travolgente che mi fa sentire incredibilmente viva – ripercorse con la memoria i personaggi più importanti che aveva impersonato – però ho scoperto che vivere significa anche coltivare il valore dell’amicizia, scoprirsi innamorati, sperare nella realizzazione dei propri sogni – strinse una mano ad Ayumi – andrò dalla signora Tsukikage e le chiederò di rinviare la rappresentazione di prova. Io aspetterò fino a quando non recupererai la vista – si alzò, avviandosi verso la porta – voglio vincere la sfida, ma il prezzo che tu dovresti pagare è troppo alto anche per la Dea scarlatta.
Il silenzio che seguì fu interrotto da un sospiro di sollievo - insieme alla vista avevo perduto anche la mia guida interiore. Grazie, Maya.
- Attenderò la tua guarigione, Ayumi, ma sulla scena non ti concederò alcun vantaggio – le promise con un sorriso, lasciandola sola.

***

L’espressione ironica della signora Tsukikage non la intimidì. Sostenne il suo sguardo, determinata ad andarsene sono dopo avere ottenuto il consenso alla propria richiesta.
- Concederò ciò che chiedi, Maya – dichiarò solenne - sei consapevole che questo rinvio darà un grande vantaggio ad Ayumi? A causa della sua cecità ha affinato gli altri sensi, compiendo un passo importante verso la vittoria.
- Potrei perdere la sfida, lo so – si avvicinò alla finestra ed ammirò i fiori vistosi del giardino – ma non avrò rimpianti. Akoya è un inno alla nostra vita, non deve essere portatrice di dolore e rammarico. Lei rappresenta l’origine dell’esistenza, non la sua fine, la speranza di un sentimento che non tramonterà mai sugli uomini, indipendentemente dall’amore terreno per Isshin. La Dea scarlatta è la realizzazione dei nostri sogni – sorrise – sarò Akoya, signora Tsukikage, lei è in me, c’è sempre stata.
La donna trasalì, comprendendo come Maya fosse andata oltre la sua visione. Annuì compiaciuta, osservandola uscire. La ragazzina timida e spaurita che aveva accolto nella propria scuola di recitazione era scomparsa, lasciando il posto ad una giovane donna che avrebbe preso in mano le redini il proprio destino.


continua

Giunta al terzo capitolo aggiungo una piccola nota.
Come al solito, i miei personaggi sono un po’ OOC, soprattutto Masumi; trovo irritante che sia così passivo ed incapace di reagire nel manga, imho, (spero vivamente che la Miuchi lo renda più “uomo”: vorrei che contribuisse a risolvere le “magagne” piuttosto che lasciarsi trascinare dagli eventi), e così modifico il suo carattere per renderlo un po’ più vicino a come piacerebbe a me. Anche Maya è meno timida e meno “imbranata”. Concedetemi queste “licenze”, perché mi servono necessariamente per lo svolgimento della trama….

garakame: vediamo di rendere Masumi “edotto” sul carattere della sua fidanzata, ok?

Kaoru: sfogati pure: nemmeno a me piace Shiori, ma c’è, quindi dobbiamo tenercela (?)

Tetide: grazie per la fiducia che mi hai accordato. Spero che troverai la storia interessante fino alla fine.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Gettò il giornale sulla scrivania dopo aver letto la notizia del rinvio della rappresentazione di prova della Dea scarlatta ad opera della signora Tsukikage. L’articolo, ricco di particolari sulla vita di Ayumi, si concludeva sottolineando come la risolutezza e la perseveranza le avevano permesso di diventare un’attrice straordinaria.
Strinse le labbra, contrastando la collera. L’articolo non era affatto imparziale e poteva pregiudicare l’esito della sfida tra Maya ed Ayumi. Il malumore era alimentato anche dal prolungarsi di un’attesa che lo stava logorando.
Ambiva ad ottenere i diritti della Dea scarlatta ed impedire che suo padre se ne appropriasse in modo sleale. L’annullamento della data della prima rappresentazione avrebbe favorito le mire del genitore che, se lo avesse voluto, avrebbe goduto di un lasso di tempo maggiore per ostacolare Maya.
Analizzando con oggettività i fatti, fu obbligato a riconoscere di non avere agito in modo risoluto per modificare la propria situazione. Preso da affari sempre più urgenti, aveva rinviato con regolarità gli appuntamenti con Shiori. La fidanzata sembrava essere tornata quella di sempre, calma ed arrendevole, di fronte al suo atteggiamento gentile, ma schivo. L’aveva vista poche volte dopo il malore, trovando il suo stato di salute decisamente migliorato. Le loro conversazioni erano state all’insegna della reciproca cortesia, ma del tutto prive dei contenuti che avrebbe dovuto affrontare.
Pareva impossibile trovare un momento opportuno per porre fine al fidanzamento, perché, di fatto, tale occasione non esisteva. Le poche volte che aveva cercato di introdurre l’argomento, Shiori era stata colta da fulminee e sospette emicranie che lo avevano costretto a desistere. In qualunque modo avesse deciso di gestire il futuro, le proprie scelte non sarebbero state indolori.
Un nuovo colloquio con il medico della famiglia Takamiya non gli aveva dissipato i dubbi. L’uomo aveva risposto in modo molto vago alle domande, trincerandosi dietro all’obbligo di mantenere il secreto professionale.
Erano trascorsi diversi giorni dalla notte sulla nave e la sua situazione personale non era affatto mutata. Adirato con se stesso, era consapevole di non potersi appellare agli impegni di lavoro o agli inopinati malori della fidanzata.
Un leggero tossicchiare lo riportò al presente. La figura elegante di Mizuki si stagliava sulla porta, in attesa.
- Non si usa più bussare? – nella domanda era nascosto, in realtà, un ordine ben preciso.
- L’ho fatto, signor Hayami – affermò con efficienza – c’è qui una persona che chiede di lei.
- Signorina Mizuki avevo chiaramente dato disposizioni di non essere disturbato – abbassò il capo, considerando terminata la conversazione.
- Mi dispiace insistere, ma la signorina è determinata ad incontrarla.
Masumi sollevò repentinamente il capo, posando gli occhi fiammeggianti d’ira sulla segretaria. Intravide dietro di lei una figura famigliare e la collera si dissipò con la stessa velocità con cui era montata.
- Signorina Kitajima, che sorpresa vederla nel mio ufficio! – sollevò un sopracciglio e con un cenno del capo congedò Mizuki – non voglio essere disturbato – aggiunse mentre la segretaria richiudeva la porta alle sue spalle.
Si scrutarono per un lungo momento, prima che Maya decidesse di porre fine al silenzio.
- Desidero parlarle – disse laconica.
- Non riesco ad immaginare il motivo che ti ha condotta qui, ma confesso di essere preoccupato, perché, di solito, quando vuoi parlare con me è per accusarmi di qualcosa – asserì accattivante.
Maya gettò un’occhiata al giornale posato sul tavolo.
- Sei stata tu a chiedere il rinvio della rappresentazione alla signora Tsukikage, non è vero? - le chiese, seguendo la direzione del suo sguardo.
Maya annuì, rimanendo in silenzio.
- Sei generosa, ragazzina – si alzò, dirigendosi verso di lei – accomodati – la invitò, indicando un’elegante poltrona.
Sospirò, sedendosi frettolosamente. Masumi si stagliava in piedi di fronte a lei, investito dalla luce proveniente dalla vetrata alle sue spalle. L’emozione di rivederlo le impediva di parlare. Strinse nervosamente le mani reprimendo il desiderio di avvicinarsi e lasciarsi abbracciare. Desiderava sentire le sue labbra sulle proprie. Arrossì, agitata da quei pensieri insistenti ed inopportuni.
Si mosse a disagio sulla sedia, tossicchiando nervosa.
Come richiamato dal suo desiderio inconfessato, Masumi si avvicinò – ragazzina hai perso la voce? – la punzecchiò, accomodandosi sulla poltrona accanto alla sua. Con un gesto elegante si tolse la giacca e si allentò la cravatta – allora, che cosa posso fare per te?
Sollevò il capo e rimase prigioniera dei suoi magnetici occhi chiari. Voleva vederlo. Quella era la risposta. Ogni giorno, dopo la serata trascorsa sulla nave, aveva sperato, invano, di incontrarlo alle prove.
Racchiuse i sentimenti in fondo al cuore ed espose il discorso che aveva accuratamente preparato.
- Volevo informarla del rinvio delle rappresentazione della Dea scarlatta, ma ho notato che lo ha già appreso dai giornali – si morse il labbro, a disagio, comprendendo quanto palesemente debole fosse la sua scusa.
- La mia fonte è diretta. Ho parlato con la signora Tsukikage. Mi ha informato che Ayumi sarà operata domani e che la nuova data sarà fissata trascorso il periodo di convalescenza. Mi ha anche riferito della tua appassionata arringa in suo favore – la scrutò con curiosità – ammetto che ho dovuto insistere non poco per avere informazioni su di te. Continua a credere che tu abbia bisogno di essere protetta dalla mia pericolosa influenza.
- Non potevo affrontare la sfida sapendo che Ayumi avrebbe potuto perdere la vista.
- Lo ripeto, sei generosa. Non hai pensato che il pubblico simpatizzerà per lei? Nei giornali non c’è alcun riferimento alla tua richiesta alla signora Tsukikage.
- Non mi importa. Voglio una sfida leale. Nessun sacrificio per la Dea scarlatta può valere la salute di una persona.
- Sei cambiata, Maya – mormorò assorto.
- Forse sono diventata più consapevole di cosa è importante nella vita. Una persona può essere completa solo se lascia il cuore libero di spaziare nelle migliaia di sfaccettature che plasmano un’emozione. Sentimenti che non si trovano solo nel teatro o nella la recitazione. A volte è sufficiente ammirare il sorgere del sole, ascoltare l’allegro vociare dei bambini o dare spazio ai sogni ed alle speranze. Ciascuna di queste piccole cose contribuisce a rendere la nostra esistenza unica.
Masumi la studiò con deliberata lentezza – che cosa è importante per te, ragazzina?
Maya tamburellò con le dita sul bracciolo della poltrona.
Come poteva confessargli che si era irrimediabilmente innamorata di lui? L’uomo che aveva odiato in passato alimentava, ora, la sua speranza nel futuro.
Si obbligò a rimanere seduta, vincendo l’impulso di avvicinarsi a lui e perdersi tra le sue braccia per riassaporare il calore del suo corpo. Conservava sufficiente lucidità per sapere che si sarebbe tradita se avesse continuato ad indugiare nei ricordi.
Volse lo sguardo verso la porta, disorientata dalla miriade di pensieri che si sprigionavano nella mente.
Masumi si alzò, dominandola con la sua altezza - questa volta non scapperai. Mi devi delle risposte. Conosci il mio interesse per i diritti della Dea scarlatta e sapevi che avevo già appreso la notizia del rinvio - si avvicinò risoluto – allora, Maya, vuoi dirmi il reale motivo che ti ha condotta da me?
Le mancò il respiro sentendosi in trappola. Strinse le labbra, cercando una risposta plausibile nel vuoto incoerente della propria mente.
- Sei innamorata del tuo ammiratore?
La domanda diretta ed improvvisa le provocò un sussulto. Scattò in piedi e chinò il capo per nascondere lo sguardo smarrito a quegli occhi attenti che sembravano scrutarla nell’animo.
Arrossì vistosamente e farfugliò una risposta incomprensibile.
- Maya? – la chiamò – guardami!
I suoi occhi sorpresi incrociarono quelli penetranti di lui – stavamo parlando di altro, signor Hayami – sussurrò cercando di sottrarsi all’assalto verbale di Masumi.
- Sei innamorata del tuo ammiratore? – ripeté con tono duro, mentre un’ombra offuscava le iridi azzurre.
- Non devo rendere conto a lei della mia vita privata – si difese.
- E’ uno sconosciuto Maya, non puoi amarlo – alzò la mano in un gesto plateale.
- Perché no? – lo sfidò.
La veemenza con cui Maya eludeva la domanda lo sorprese – non puoi imprigionare il tuo cuore con un estraneo – sibilò, frenando la gelosia – proietti i tuoi sogni su un uomo che non conosci. Confondi la gratitudine con l’amore – si mosse nervosamente per la stanza – tu stai attingendo ai sentimenti della Dea scarlatta, vivi di riflesso le emozioni di Akoya.
- Lei non può sapere cosa sento per l’ammiratore, né per chiunque altro – gridò adirata – perché tutti voi, Sakurakoji, la signora Tsukikage, lei stesso, mi credete incapace di amare? Vi ostinate a sostenere che mi identifico in Akoya, quando so benissimo dove finiscono i suoi sentimenti e dove comincia la mia vita. Non sono su un palco ora, non sto recitando – sospirò, stringendo i pugni – io non sono Akoya. Sono mie le sensazioni che vivo, sono io che sprofondo in una tempesta di emozioni sconosciute quando penso a colui che amo, è mia l’anima che è lacerata dal dolore sapendo che lui non sarà mai mio.
Posò lo sguardo su Masumi ammirandone i lineamenti virili e sensuali. Le sue difese stavano cedendo e, se avesse insistito, non sarebbe più riuscita a nascondere l’amore intenso che nutriva per lui.
- Signor Hayami – proseguì con più calma, armandosi di coraggio – mi accusa di confondere la mia vita con il teatro, ma lei sa che cosa significa amare qualcuno tanto intensamente da starne male?
Masumi le afferrò improvvisamente un braccio e la attirò a sé. Le posò una mano sul collo dove una vena pulsava impazzita.
- Il sentimento che mi domina non è quieto né platonico e mi spinge, senza tregua, a cercare la mia metà dell’anima – le sussurrò all’orecchio – è come un fuoco che mi consuma e che mi fa sentire terribilmente solo.
Si chinò e la baciò con forza. Le sue mani si mossero sensuali lungo la schiena attirandola a sé, finché la sentì rabbrividire.
- Sei dolce, proprio come ho immaginato migliaia di volte – le mormorò sulle labbra prima di baciarla di nuovo.
Le posò una mano sulla nuca costringendola, con dolcezza, a reclinare il capo.
Attraversata da brividi di eccitazione, Maya dischiuse le labbra donandogli la riposta appassionata che Masumi le sollecitava. Si aggrappò alle sue spalle, mentre il loro bacio diveniva più profondo ed esigente.
Avvertì il calore della sua pelle sotto il sottile tessuto della camicia ed il cuore accelerò i battiti.
Le sfuggì un gemito incontrollato quando sentì Masumi slacciarle la camicetta ed accarezzarle il seno. Senza più difese, si abbandonò alle emozioni travolgenti che le sue mani suscitavano in lei.
Con grande sforzo, Masumi interruppe il bacio e la fissò respirando affannosamente.
- Ti senti mai sola, Maya? Riconosci l’anima che invoca la sua metà perduta? - le disse sfiorandole il collo con labbra roventi – senti la passione ardere in te?
Maya sussultò, incapace di opporsi al feroce ed improvviso desiderio che Masumi aveva suscitato in lei.
- Ti prego…– mormorò stringendosi a lui.
- Non hai idea di quante volte ho sognato di averti fra le braccia – le posò baci delicati sulla fronte e sulle palpebre – non puoi sapere quanto intenso sia il mio desiderio di te.
Maya sprofondò in sensazioni tanto nuove quanto sconosciute ed avvolgenti, e perse il senso del tempo. Sentì le mani di Masumi scivolarle, lente e sensuali, lungo il corpo e si lasciò avvincere da quelle carezze seducenti.
Sollevò il viso perdendosi nel suo sguardo offuscato dal desiderio e lo strinse a sé, cercando le sue labbra, ancora e ancora.
- Sei innamorata dell’ammiratore? – le mormorò sulla bocca – dimmelo ora, mentre sei imprigionata tra le mie braccia e rispondi ai miei baci con una passione travolgente.
Maya lo attirò a sé con più forza, bisognosa del contatto con lui. Un desiderio sconosciuto ed insaziabile la spingeva a cercarlo, incurante delle conseguenze.
La logica era scomparsa, travolta da un desiderio acuto e doloroso. Voleva Masumi, era inutile negarlo.
Lo squillo del telefono li riportò bruscamente alle realtà.
Maya lo allontanò da sé spingendolo con forza. Lo guardò in silenzio passandosi una mano sulle labbra gonfie ed arrossate. Si volse, dandogli le spalle, e con mani tremanti cominciò ad allacciarsi la camicetta.
Masumi sollevò il ricevitore e rispose con impassibile professionalità. Chiuse la telefonata con un gesto brusco ed, avvicinandosi a lei, cercò il suo sguardo – un’interruzione provvidenziale – un sorriso ironico si dipinse sulle labbra – la mia efficiente segretaria ha ritenuto opportuno ricordarmi gli impegni della giornata.
Contrariamente al tono professionale della voce, i suoi occhi tradivano un profondo desiderio.
Maya chinò il capo, in evidente imbarazzo.
Masumi allungò una mano e le sollevò il mento scrutandola negli occhi lucidi di emozione.
- Tutto questo modifica il nostro rapporto – asserì risoluto, carezzandole il viso - non posso e non voglio fingere che non sia accaduto nulla.
- Tu sei fidanzato – asserì laconica, arrossendo visibilmente.
- Desideravo baciarti da molto tempo – continuò, ignorando la sua affermazione – e di certo tu non sei rimasta indifferente.
- Non dovrà più accadere.
Con il pollice le toccò le labbra – tu credi? – la provocò.
Chinò il capo e con famelica determinazione si impossessò di nuovo della sua bocca.
Maya si sforzò di rimanere impassibile sotto l’avido e sensuale assalto di Masumi.
Le sue labbra le sfiorarono la gola, mentre una mano le percorreva le morbide curve dei fianchi.
Gemette e, stringendolo a sé, si arrese. Gli accarezzò la schiena e sentì i muscoli fremere sotto il tocco delicato delle dita.
Sollevò il capo e cercò le sue labbra, consentendo al desiderio di guidarla.
Masumi la allontanò bruscamente, fissando, ipnotizzato, il suo volto - è davvero il caso che mi dedichi al lavoro. Il mio autocontrollo vacilla pericolosamente. Un altro bacio come questo e giuro che non risponderò più delle mie azioni – rifletté pensieroso.
Maya arrossì e gli diede le spalle. Respirò a fondo prima di parlare.
- Non posso negare la forte attrazione che ci ha spinto l’uno nelle braccia dell’altra  – ammise ancora scossa – ma questo non cambia la realtà, Masumi.
- Mi piace il suono del mio nome sulle tue labbra – le sorrise, malizioso.
- Stai deliberatamente ignorando le mie parole – sbuffò seppure compiaciuta della genuina intimità che si era instaurata tra loro.
- Al contrario, ragazzina – si passò una mano tra i capelli – sono pienamente consapevole di quanto è accaduto.
Maya cercò di dominare i sentimenti contrastanti che Masumi le provocava. Era chiaro che lui avesse ragione. Non si poteva tornare indietro e l’attrazione tra loro era innegabile. Lei stessa lottava per osteggiare la tentazione di gettarsi di nuovo tra le sue braccia.
Anche Masumi, nonostante avesse riacquistato il controllo, pareva scosso.
Il futuro era diventato ancora più confuso. Si era lasciata trascinare dall’amore per lui, pur consapevole che avrebbe sposato un’altra donna. La passione con cui aveva risposto ai suoi baci l’aveva tradita, mostrandogli quanto fosse sensibile al suo fascino.
Sospirò confusa.
- Adesso devo andare. Kuronuma si arrabbierà se arriverò in ritardo – disse con poca convinzione.
- Stai cercando di fuggire di nuovo, ragazzina?
- No. Sto semplicemente considerando i fatti. Io sono una candidata alla Dea scarlatta e tu sei il presidente della Daito, notoriamente acerrimo nemico della signora Tsukikage – sollevò una mano in un gesto impotente – e sei fidanzato.
Lui si avvicinò pericolosamente.
- La tua analisi è molto acuta, ma imprecisa. Hai dimenticato di includere il nostro focoso interludio – le ricordò - e se ho voce in capitolo, si ripeterà di nuovo – le promise accarezzandola con lo sguardo.
Maya arrossì ed, in silenzio, ammirò i lineamenti regolari e virili dell’uomo di cui era perdutamente innamorata. Sotto l’elegante e costoso vestito di alta sartoria, aveva accarezzato un corpo asciutto e muscoloso. Turbata dal corso dei propri pensieri, comprese che doveva allontanarsi per evitare di gettarsi tra le sua braccia. Il desiderio di baciarlo di nuovo era indiscutibilmente intenso.
- Ora ho la certezza che eri accanto a me mentre ero privo di conoscenza, la sera dell’aggressione – disse Masumi con calma – l’attrazione tra noi è travolgente, lo sappiamo entrambi - sollevò una mano e le sfiorò una guancia, manifestando apertamente il proprio desiderio - negarlo è inutile. Ci stiamo rincorrendo da troppo tempo ed il gioco è finito. Non si può tornare indietro e, per inciso, io non ne ho l’intenzione. Capisco che tu possa essere sconvolta e ti concederò il tempo per abituarti a quanto accaduto tra noi ed alla passione che ci lega. Sai anche tu che questa attrazione porterà ad una conclusione inevitabile.
Maya arrossì, consapevole della verità nelle sue parole. Deglutì, soffocando il desiderio.
- Non ne approfitterai – mormorò con sicurezza, ritrovando la parola.
- No, non lo farò. Non ora, almeno – promise –  ma non garantisco che la prossima volta sarò così assennato. Vieni ti accompagno alle prove.
- Ho bisogno di restare sola – scosse la testa, in un cenno di diniego.
Si obbligò a dirigersi verso la porta.
La mano forte di Masumi le bloccò il braccio, costringendola a voltarsi.
- Troverò una soluzione – disse asciutto. Il riferimento al suo fidanzamento era palese. Si chinò e le sfiorò le labbra in un tenero bacio – ora vai, prima che io perda di nuovo il controllo.
I loro sguardi si incrociarono. Entrambi erano consapevoli che si sarebbero cercati ancora e ancora, era il loro destino.


Continua


Koe: grazie per la recensione. Speriamo che la Miuchi si decida a porre la parola fine. PS: per il momento Shiori resta (^_-)

semplicementeme: grazie per “l’appoggio”. Peccato che tu non abbia il manga, ne vale davvero la pena! Direi che “adesso “ Masumi passa la trentina, per cui urge decisamente un cambio di carattere, altrimenti è da psichiatria… scherzi a parte spero che la Miuchi non lo renda ancora passivo….

Garakame: grazie anche a te. Il sostegno mi spinge a scrivere nei mini-ritagli di tempo libero che ho. Maya meno imbranata e Masumi più sveglio è una necessità per la storia…


Tetide: come sopra. Grazie. Lo so che Shiori è insopportabile, ma c’è….  Senza di lei dovevo scrivere un A.Universe….

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Attraversò il corridoio e, trattenendo il fiato, cercò di apparire impassibile. Mormorò un flebile saluto alla segretaria di Masumi, abbozzò un debole sorriso e si diresse con passo controllato verso l’ascensore.
Non appena le porte si richiusero, si appoggiò alla parete ed emise un profondo sospiro.
Si passò una mano tremante sulla fronte e rimase immobile, sforzandosi, senza peraltro riuscirvi, di mettere ordine nel complesso groviglio dei propri pensieri.
Osservò, smarrita, l’immagine riflessa nello specchio all’interno dell’ascensore.
Lo sguardo offuscato, le labbra gonfie e le guance arrossate rivelavano, senza possibilità di equivoco, ciò che era accaduto tra lei e Masumi.
Sconvolta.
Era l’aggettivo che più le si addiceva in quel preciso istante.
Sconvolta dalla insospettabile natura passionale di Masumi e dal desiderio, intenso e doloroso, con cui gli aveva risposto incurante delle conseguenze.
Sconvolta da un’attrazione febbrile che non riusciva a placare.
Prigioniera tra le sue braccia, dopo un breve attimo di sincero stupore, aveva accolto il suo assalto con gioia sensuale, completamente dimentica del luogo in cui si trovavano e dei ruoli che le convenzioni sociali avevano loro assegnato.
Non le era di alcun aiuto avere la certezza che anche l’impassibile presidente della Daito era stato travolto dalla stessa, tenebrosa attrazione.
Masumi non aveva fatto mistero, sorprendendola, del profondo interesse che nutriva per lei, dandogli un preciso significato.
Desiderio.
Pur non negando la connotazione, decisamente carnale, del loro incontro intimo, nel proprio animo era radicato un amore sincero che, a prezzo di grande sforzo, era riuscita a celargli.
Con poche e precise parole aveva confermato il sospetto di Masumi che lei fosse innamorata di uomo senza volto.
Il fragile equilibrio, creatosi tra loro dopo anni di dolorosi contrasti, si era irrimediabilmente incrinato, rivelando, dietro la patina di una educata e formale cortesia, un’attrazione travolgente e sensuale che difficilmente si sarebbe arginata al loro prossimo incontro.
Temeva che gli avrebbe concesso qualunque cosa lui desiderasse, se solo gli avesse permesso di avvicinarsi di nuovo.
La sola difesa che poteva opporre a Masumi era un’amara e forzata lontananza.
Interpretare la Dea scarlatta rappresentava una meta a lungo agognata ed ora, ad un passo dal traguardo, non poteva correre il rischio di vanificare anni di duro impegno e sacrificio. La signora Tsukikage ed il destino non le avrebbero concesso una seconda opportunità.
Le era sembrato di cogliere la scintilla di un affetto sincero nello sguardo attento e penetrante di Masumi, ma non si sentiva pronta a concedergli piena fiducia.
L’amore profondo che la legava indissolubilmente a lui poteva facilmente trasformasi in un’arma a doppio taglio se Masumi lo avesse scoperto.
Nonostante le avesse assicurato che avrebbe agito in modo onesto e cristallino, il giovane Hayami non aveva mai fatto mistero della determinata volontà di possedere i diritti di rappresentazione della Dea scarlatta.
Il fisico asciutto e muscoloso, le mani carezzevoli e la bocca esperta costituivano una tentazione troppo forte. Era certa della propria capitolazione se l’avesse incontrato di nuovo.
Eppure si era recata intenzionalmente nel suo ufficio, guidata dal desiderio di vederlo.
Conosceva il proprio cuore, ma era del tutto impreparata alla passione travolgente che l’aveva scagliata in un abisso dove la volontà si era arresa alle mere sensazioni fisiche.
Scosse la testa, incapace pensare razionalmente e di prendere una decisione chiara e definitiva.
Era spaventata, anzi terrorizzata.
Non erano mai stati così vicini ed ora temeva di perderlo. Ma lui non le apparteneva, dimenticava troppo spesso che era fidanzato.
Doveva fidarsi delle sue parole e del suo ardente desiderio?
Sospirò, sconsolata ed irritata dall’incoerenza dei propri pensieri.
Era decisamente paura quella che le stringeva lo stomaco e le rendeva il respiro ansimante. Paura di affrontare di nuovo Masumi e perdersi irrimediabilmente tra le sue braccia calde ed avvolgenti. Paura di affidarsi completamente a lui, svelandogli il meraviglioso segreto custodito nel proprio cuore.
La porte dell’ascensore si aprirono con un lieve fruscio.
Era in ritardo per le prove e Kuronuma l’avrebbe di certo rimproverata.


Il suo profumo fresco aleggiava nell’aria. La pelle fremeva ancora al ricordo delle sue carezze febbrili.
Fissò la porta chiusa, cercando di ricomporsi.
Una folle gelosia si era impossessata di lui non appena aveva intuito che Maya era innamorata dell’ammiratore segreto.
La volontà di sostituirsi a quella figura evanescente e idealizzata era esplosa improvvisa, spingendolo ad attirarla tra le sue braccia.
L’aveva baciata con passione e, assaporando quelle labbra morbide, si era reso conto immediatamente che non sarebbe riuscito a fermarsi.
Era certo che Maya lo avrebbe respinto, disgustata.
Ma lei si era abbandonata al desiderio, cercandolo con innocente entusiasmo.
Sentirla cedere ed ammorbidirsi contro il proprio corpo, gli aveva incendiato i sensi, impedendogli di ragionare e solo l’acume di Mizuki gli aveva consentito di recuperare, interrompendo il loro focoso interludio, il controllo di sé.
L’inevitabile tra loro era soltanto rinviato. Fare l’amore con lei era solo una questione di tempo, ormai.
Incalzata dalle sue richieste, Maya aveva non aveva negato, concisa ed imbarazzata, la fremente attrazione fisica che li legava l’uno all’altra.
Il lieve tremore delle labbra piene e gonfie gli aveva indicato quanto l’avesse spaventata.
Diviso tra la gioia ed il senso di colpa, le aveva confessato di desiderarla, nascondendo accuratamente di essere, in realtà, innamorato di lei.
L’esistenza, per colpa della propria inettitudine, di una fidanzata gli impediva di manifestare l’amore profondo che racchiudeva con cura nel cuore.
Doveva rompere il fidanzamento. In tal modo, sarebbe stato libero di reclamare Maya per sé e sottrarla alla eterea influenza dell’ammiratore confessandole la sua doppia identità.
La risposta sensuale di Maya lo aveva convinto che non poteva più indugiare.
La tensione tra loro era esplosa in un’attrazione impetuosa che entrambi non avrebbero potuto governare a lungo e crogiolarsi nell’indecisione avrebbe impedito a Maya di dedicarsi, con la giusta concentrazione, alle prove della Dea scarlatta.
Si alzò dalla poltrona con uno scatto nervoso e si avvicinò alla finestra.
Lasciò vagare lo sguardo sui grattacieli della città, cercando di ripulire la mente dall’immane confusione che vi regnava. Doveva trovare una soluzione e metterla in atto in fretta.
Pur consapevole del poco tempo a disposizione, non riusciva a dimenticare le labbra di Maya sulle proprie, l’audacia delle sue mani che gli accarezzavano la schiena e si insinuavano, febbrili, tra i capelli, il suo corpo agile e flessuoso aderente al proprio.
Sbuffò, infastidito come un ragazzino.
Udì lo scatto della maniglia della porta e distolse la mente da quei ricordi ardenti.
Rimase immobile e continuò ad osservare le caotiche strade di Tokyo.
Solo suo padre si sarebbe permesso di entrare senza bussare, né essere annunciato.
Una lieve smorfia alterò l’espressione di Eisuke Hayami quando il suo sguardo si posò sul figlio.
Si accomodò su una poltrona, osservandolo con attenzione. Impeccabile ed austero, mostrava tutte le caratteristiche dell’uomo d’affari di successo.
- Ho appreso dai giornali che la signora Tsukikage ha rinviato la sfida, in attesa della guarigione di Ayumi – disse, decidendo di rompere il pesante silenzio – ma suppongo che tu ne fossi già a conoscenza.
Picchiettò nervosamente i polpastrelli sul bracciolo della poltrona e, non ricevendo risposta, proseguì – questo ritardo si rivolge a nostro favore, non credi?
Masumi si volse lentamente e lo fissò senza nascondere un freddo disgusto.
- Cosa pensi di fare, padre? – gli chiese con tono indifferente.
- In verità, non lo so – ammise.
Il ricordo delle poche ore trascorse in compagnia di Maya chiacchierando e gustando un delizioso gelato si fece strada nella sua mente.
La ragazza lo aveva trattato con gioioso rispetto, inconsapevole di trovarsi di fronte al famigerato Eisuke Hayami, l’uomo che aveva rovinato la vita alla signora Tsukikage.
Maya odiava Masumi, non era un segreto, e lui era suo padre. Lo avrebbe odiato a sua volta se avesse scoperto la sua identità.
- La Dea scarlatta è tutta la mia vita o ciò che mi rimane di essa – mormorò, apparentemente senza seguire un filo logico.
Masumi lo scrutò e, chiedendosi quale fosse l’obiettivo del padre, non rispose, limitandosi ad inarcare ironicamente un sopracciglio.
- Ho sempre desiderato possederne i diritti – affermò, ignorando la palese disapprovazione del figlio.
Il silenzio calò tra loro rendendo l’ambiente insopportabilmente soffocante.
Eisuke percepì l’irritazione di Masumi.
Appariva controllato e serio, ma sapeva che nel suo animo ribolliva un’intensa collera. Dopotutto, era stato lui ad insegnargli a reprimere le emozioni.
Forse aveva commesso un errore nel crescerlo lontano da qualsiasi affetto, obbligandolo a diventare adulto troppo in fretta.
Il sorriso dolce ed innocente di Maya lo aveva turbato più di quanto volesse ammettere. Nonostante le difficoltà che la ragazza aveva incontrato, la sua incondizionata ed intatta fiducia nel prossimo lo aveva disturbato, costringendolo a rievocare il suo meschino e crudele passato.  
Si chiese se avesse mai posseduto un cuore, oppure se lo avesse barattato con la fredda determinazione di impadronirsi dei diritti della Dea scarlatta.
Nel nome di quello stesso potere che lo aveva quasi condotto alle soglie della follia, aveva imposto a Masumi di fidanzarsi. Un’unione d’affari accuratamente pianificata che avrebbe accresciuto l’influenza della famiglia Hayami.
Lo aveva plasmato, imponendogli costantemente la propria volontà e, rendendolo cinico e calcolatore, aveva annientato la sensibilità e la gioia di vivere di un bambino rimasto troppo presto orfano della madre.
Maya, al contrario, era solare, del tutto onesta ed incapace di fare del male al prossimo. Eppure lui aveva cercato di rovinarle la carriera ritenendola un pericoloso ostacolo.
Diviso tra il vago ricordo del significato della parola onestà e la continua brama di potere, unica compagna della sua solitaria esistenza, non riusciva a valutare la gravità dei propri errori.
Tornò a guardare il figlio con rinnovato interesse.
- In quale modo ti impossesserai dei diritti della Dea scarlatta? – lo provocò.
Lo sguardo di Masumi divenne di ghiaccio, mentre osservava il volto pallido e stanco del padre.
- Se Ayumi vincesse la sfida non avremmo problemi – continuò asciutto – ma se la vittoria andasse a Maya Kitajima? Non hai valutato questa possibilità? Riconosco che è dotata di grande talento – sbottò cinicamente – ma ti odia per ciò che le hai fatto in passato.
Masumi strinse i pugni, dominando la collera crescente. Il padre notò la mascella contratta e una smorfia ironica gli si dipinse sul volto.
- Ti confesso che quella ragazza mi è simpatica. Pur essendo orfana e sola al mondo è riuscita ad emergere raggiungendo grandi e sorprendenti risultati. Ma gli affari sono affari, vero Masumi?
- E’ ciò che ti sei premurato di insegnarmi, padre – asserì freddamente – l’interesse della Daito deve trionfare, a qualsiasi costo, sull’onore ed i sentimenti delle persone.
- I diritti sono ancora una tua priorità? – si informò, interessato.
- Non è opportuno che io ti illustri il modo in cui agirò – lo pungolò.
- Sei ossessionato dalla Dea scarlatta come lo sono io. Cercherai di ottenerne i diritti perché darà risalto, ancora più chiaramente, al mio fallimento. Rappresenterà la tua vendetta ed il tuo riscatto nei miei confronti – analizzò con lucidità.
Masumi nascose, impassibile, la propria sorpresa. Il padre era più astuto di quanto avesse supposto. Scrutò il volto stanco e segnato dalle rughe senza leggervi, meravigliato, tracce di crudeltà.
- Stai forse adottando una nuova tattica per farmi infuriare? – chiese, sottolineando il tono sarcastico della voce con un gesto stizzoso della mano.
- Ti ho sempre spronato a dedicarti al lavoro, impedendoti di vivere un’infanzia normale.
- Forse dimentichi che non ho avuto un’infanzia, padre.
Eisuke ignorò l’aperto cinismo di Masumi.
– Dovevi crescere freddo e spietato in modo da condurre gli affari sempre a vantaggio della Daito. Ti ho sempre trattato come l’erede di un impero finanziario e non come un figlio adottivo – si passò la mano sulla tempia - ricordo che quando eri bambino ridevi spesso insieme a tua madre – divagò all’improvviso.
- Sorrido anche adesso.
Il tuo sarcasmo non mi ferisce, Masumi – disse laconico – la lista dei miei peccati è troppo lunga perché tu possa offendermi con una semplice frase. Sono io la causa della mancanza di gioia nella tua vita. Maya Kitajima, invece, riesce sempre a trovare qualcosa per cui valga la pena di sorridere.
- Che cosa stai farneticando? – sbottò il figlio.
- Forse, nel mio modo assolutamente imperfetto e tardivo sto cercando di chiederti scusa. Ti ho privato dell’infanzia costringendoti a diventare un uomo privo di scrupoli e credo di essere stato un ottimo maestro – lo fissò con aria stanca – poiché con grande capacità hai rivolto la tua impassibile freddezza verso di me. Indubbiamente non merito il tuo perdono.
- Davvero mi stupisci, padre – esclamò sorpreso – quasi non riesco a credere di aver udito dalla tua voce simili parole.
- Già, forse la vecchiaia mi ha reso pazzo, oppure sto cercando di mondare i miei peccati.
- La versione che mi stai offrendo del tuo carattere non è decisamente credibile. Ti preferisco gelido e senza scrupoli – ironizzò cauto.
- Non pretendo che tu creda a queste poche parole, dopo che ho trascorso anni a convincerti del contrario.
Masumi si accomodò con calma sulla poltrona e si prese il tempo necessario per scrutarlo a fondo.
Era mai possibile che suo padre gli chiedesse di avere fiducia in lui? Una circostanza totalmente sconosciuta ed inconcepibile.
Seduto con la schiena incurvata dagli anni, sembrava davvero troppo vecchio per far del male a Maya. Eppure era la stessa persona che gli aveva suggerito, o meglio ordinato, di rovinare la sua carriera di attrice.
Il padre gli aveva rivolto la stessa richiesta che lui aveva fatto a Maya. Avere fiducia.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli e si alzò di nuovo. Mosse qualche passo soppesando il cauto silenzio creatosi tra loro.
- Quello che sono non è solo frutto della tua educazione, padre – disse con estrema tranquillità – non sono incline a facili entusiasmi, ma credo che una seconda opportunità non si possa negare a nessuno, non sei d’accordo? – gli chiese infine, incrociando il suo sguardo.
Eisuke sorrise.
Il primo, vero sorriso rivolto a suo figlio, dopo tanti anni.


continua


Ho aggiornato con un ritardo maggiore rispetto a quanto previsto, ma tra ferie, lavoro, famiglia, figlie etc… mi sono incartata senza riuscire trovare il tempo per dedicarmi a questa fic.
La trama è nella testa, ma metterla su carta è un altro paio di maniche!
Cercherò di essere più puntuale, abbiate pazienza ^_^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di non avervi deluso e che il risultato sia all’altezza dell’impegno profuso….

Chiara2027: grazie per l’incoraggiamento. Se la fic è coinvolgente, ho raggiunto il mio scopo.

Teru: oops. I answer with my scholastic English: thank you. I’m happy you like “my”  Masumi

Nisi: che bello risentirti!! Io di fatto sono praticamente scomparsa dalla “rete” a parte qualche puntatina come questa. Concordo con te sulla folgorazione del manga è assolutamente da avere, sperando di vederne la fine… grazie per aver lasciato un commento.

Carrie_brennan: sono contenta che questi Maya e Masumi incontrino la tua approvazione. Sono una fautrice dell’azione più che della passività, così li “pungolo” un po’, sperando di non snaturarli del tutto….

Kaoru: grazie per le tue osservazioni. In generale, in Maya e Masumi lascio sempre una riservatezza di fondo (nei casi da te citati, nei confronti di Mizuki e di Rei) che credo faccia comunque parte del carattere originale delineato dalla Miuchi. Nessuno dei due si apre completamente agli altri, e men che meno Masumi che è portato a tenersi tutto dentro. La descrizione dei passaggi che hai citato è stata scritta pensando a questo aspetto del loro carattere. Sono contenta che comunque la storia ti piaccia.

Garakame: ormai gli occhi a cuore saranno passati, visto il tempo che ho impiegato per aggiornare ^_-. Grazie per avermi ricordato la frase. E’ piaciuta molto anche a me…

Tetide: si sono chiariti? Forse sì, forse in parte, chissà cosa faranno… sono sempre così complicati quei due!

semplicementeme: già, ha i ragione. Cosa aspetta Maya a confessare? E’ che nella sua testolina si complica parecchio le cose, come Masumi del resto…. Grazie per l’incoraggiamento

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


- Bene ragazzi, basta così per oggi!
Un’espressione di puro stupore si dipinse sul volto degli attori alla vista del sorriso compiaciuto di Kuronuma.
- Vi concedo un giorno di riposo – continuò il regista, soddisfatto – questa volta ve lo siete proprio meritato!
Il trambusto che seguì a quella dichiarazione sottolineò quanto quella pausa, seppure breve, fosse opportuna.
Tutti i presenti si allontanarono con sollecitudine nel timore che Kuronuma potesse cambiare idea.
- Maya, aspettami – la voce di Sakurakoji la raggiunse mentre cercava di defilarsi verso gli spogliatoi.
Volse il capo e scrutò con diffidenza l’amico, notando l’espressione distesa del volto.
- Sei stata bravissima – proseguì, non appena la raggiunse – la tua meravigliosa Akoya, ben presto, diventerà sublime.
- Grazie – rispose, accennando ad allontanarsi.
Sakurakoji le posò una mano sul braccio – oggi sembri diversa – valutò con semplicità – la tua recitazione ha svelato, con intensa vitalità, la forza impetuosa dei sentimenti di Akoya, come se tu li vivessi realmente sulla tua persona.
Maya arrossì vistosamente al ricordo di Masumi e di ciò che era accaduto alla Daito – ho afferrato lo spirito della Dea scarlatta – mormorò lentamente – ora devo cercare di trasmetterlo anche al pubblico.
Sakurakoji annuì, comprensivo – posso accompagnarti a casa?
- Vorrei trattenermi ancora un po’ in teatro, se non ti dispiace – asserì, declinando l’invito.
- D’accordo – bofonchiò il ragazzo, leggermente infastidito – non fare tardi, però!

Seduta su una panca degli spogliatoi, Maya riuscì finalmente ad allentare la tensione che l’aveva tormentata per tutta la giornata.
Chiuse gli occhi ed un lieve sorriso le aleggiò sulle labbra. Nonostante il nervosismo iniziale era riuscita a calarsi perfettamente nella parte della Dea scarlatta.
Le parole le erano uscite fluide e travolgenti come se le appartenessero da sempre ed il ricordo di Masumi, con sua stessa sorpresa, aveva arricchito la recitazione di un delicato ed avvolgente mistero.
Con sconcertante naturalezza, lo spirito di Akoya si era manifestato vivido ed esaltante nella sua mente, svelandole ciò che per anni aveva inseguito.
Rinfrancata dal risultato delle prove, riconsiderò la decisione di non vedere più Masumi.
Sospirò, ammettendo con se stessa che non sarebbe comunque riuscita a restare lontano da lui.
Il lieve sorriso si trasformò in una risata sommessa al pensiero che la sua forza di volontà stava vacillando pericolosamente. Masumi le aveva promesso molto di più dei baci ardenti che si erano scambiati quando si sarebbero incontrati di nuovo.
Aveva detto quando e non se, sicuro che si sarebbero cercati ancora. Con una punta di riluttanza, riconobbe che Masumi aveva ragione.
Forse doveva concedergli la fiducia che lui le chiedeva da tempo.
Non ancora pronta a capitolare, gettò un’occhiata all’orologio appeso alla parete, realizzando che si era fatto molto tardi.
Sbuffò insofferente, dirigendosi verso l’uscita secondaria. Salutò con la mano il custode che le rispose con un cenno del capo.
Si fermò sulla soglia per abituare gli occhi alla luce fioca del vicolo e rabbrividì quando l’aria fresca della sera  le sferzò il viso.
Si costrinse, infine, a lasciare il teatro, certa del rimprovero di Rei per i suoi continui ritardi.
Una inspiegabile sensazione di paura si fece strada in lei, costringendola ad affrettare il passo.
Un dolore improvviso e lancinante al capo le ghermì i sensi, gettandola in un terrore oscuro che svanì immediatamente nell’oblio della perdita di coscienza. Con un ultimo, disperato barlume di razionalità, comprese che stava malamente rovinando al suolo.
Un paio di braccia ossute la afferrarono impedendone la caduta, mentre tutto, intorno a lei, diveniva buio e silenzioso.

***

Non era riuscito ad attendere neppure un giorno prima di tornare, come promesso, a cercarla. L’impegno profuso nel lavoro non gli aveva impedito di indugiare su quanto accaduto quella stessa mattina.
Il confronto, inatteso, con il padre lo aveva convinto ad agire.
La decisione di concedere ad Eisuke, se non proprio una fiducia incondizionata, almeno il beneficio del dubbio nasceva certamente dal suo rapporto con Maya.
Era troppo tardi per ricucire un legame, peraltro mai decollato, con il padre adottivo, ma un tentativo di civile convivenza era doveroso di fronte al suo, apparentemente sincero, pentimento.
Maya gli aveva mostrato il lato umano delle cose, costringendolo ad analizzare gli errori del passato e, nonostante avesse il diritto di odiarlo, aveva più volte affermato il contrario, concedendogli la tregua desiderata.
Erano trascorse solo poche ore dal loro ultimo incontro, eppure il desiderio di vederla si era trasformato in un bisogno deliziosamente ossessivo.
Comodamente seduto nella lussuosa limousine della Daito, notò la sagoma scura del teatro e ordinò all’autista di accostare.
Nonostante l’ora tarda, sapeva che Kuronuma imponeva al cast lunghe sessioni di prove, ricercando quella perfezione che aveva fatto di lui uno dei migliori registri in circolazione.
Certo di trovare ancora gli attori al lavoro, si diresse verso l’edificio.
Nell’atrio illuminato, ma deserto, i passi riecheggiarono lenti e cadenzati amplificando la sensazione di vuoto.
- Il teatro è chiuso, signore.
Si volse all’udire la voce educata del custode.
- Le prove sono terminate? So che il signor Kuronuma trattiene gli attori fino a tardi.
- Di solito è così, signor Hayami – rispose l’inserviente, riconoscendolo – oggi, però, ha deciso altrimenti. L’ultima ad uscire è stata la signorina Kitajima, circa mezz’ora fa.
Soppesò le parole dell’uomo e lo ringraziò, uscendo dal teatro.
Risalì in macchina e, senza esitazione, diede all’autista l’indirizzo di casa di Maya.
L’urgenza di vederla era pressante e non voleva attendere ulteriormente.
Maya non aveva negato il desiderio che provava per lui, né era si era sottratta alla incalzante e sensuale promessa che le aveva fatto, anche se l’ombra dell’ammiratore segreto incombeva sul loro nuovo e fragile legame.
Si sarebbe risentita nello scoprire la vera identità dell’uomo di cui credeva di essere innamorata, ma procrastinare ancora a lungo una spiegazione era, ormai, impensabile.
Nonostante il loro diverbio, continuava a credere che fosse semplicemente la gratitudine a legare Maya al suo ammiratore.
Dopo la morte della madre il bisogno di aiutarla era diventato ossessivo, ma la giovane avrebbe rifiutato il suo intervento. L’odio che diceva di provare per lui era pienamente giustificato e l’unica soluzione possibile era agire celando la propria identità.
Negli anni, tuttavia, l’atteggiamento di Maya era cambiato, e la tolleranza che inizialmente gli aveva concesso era sfociata, con sua grande sorpresa, in un’attrazione sconvolgente.
I loro destini erano intrecciati ed il filo impalpabile che li legava si stava trasformando in una trama calda ed avvolgente.  
Le avrebbe parlato senza darle la possibilità di fuggire, persuadendola ad accettare pienamente l’ardente intimità che gravitava attorno a loro.
Avvertendo la limousine rallentare, sollevò lo sguardo e fissò imperturbabile l’edificio modesto, ma accogliente.
Scese dall’auto con la tranquillità di chi è sicuro delle proprie azioni.
– Desidero parlare con Maya – esordì, ignorando lo sguardo astioso di Rei, immobile sulla soglia.
- Non è in casa – rispose con tono severo.
Il presidente della Daito sollevò un sopracciglio e la osservò con fermezza.
- A volte… a volte si ferma a mangiare qualcosa con Sakurakoji – balbettò sotto l’esame di quello sguardo penetrante.
Masumi strinse le labbra, cercando di mascherare il proprio disappunto.
- Signorina, mi sa dire a che ora potrebbe rientrare?
Rei sgranò gli occhi sorpresa. Il tono deciso dell’uomo non nascondeva una nota di gelosia.
- No, mi dispiace signor Hayami – rispose conciliante – spesso Maya rincasa molto tardi perché le prove si protraggono a lungo.
- La prego di consegnarle il mio biglietto da visita – la invitò, conciso.
Rei lo fissò perplessa, prima di afferrare il cartoncino bianco che Masumi le tendeva – vuole lasciarle un messaggio?
- No, le dia semplicemente il mio biglietto. Lei capirà.
Lo osservò allontanarsi e salire sull’auto prima di richiudere la porta.
- Maya ed il signor Hayami – mormorò con un sorriso – interessante!

***

Sollevò il ricevitore e con disappunto riconobbe la voce gracchiante - le avevo ordinato di non chiamarmi a casa – esclamò con irritazione.
L’uomo ignorò il sarcasmo – abbiamo eseguito i suoi ordini, vogliamo i soldi!
- Come concordato ne avrete la metà. Il resto, a lavoro ultimato – impose con voce minacciosa – nessuno deve trovarla.
- Non si preoccupi, conosciamo il nostro mestiere – gracchiò la voce dall’altro capo del telefono – lei prepari i soldi.
- Fate come vi ho detto ed avrete il vostro compenso – ordinò, abbassando il ricevitore.
Un sorriso di piena soddisfazione comparve sul volto. Con la scomparsa di Maya, impossessarsi dei diritti della Dea scarlatta sarebbe stato un gioco da ragazzi.

***

Il trillo del cellulare squassò il silenzio della notte. Aveva atteso con l’impazienza di un bambino la chiamata di Maya.
Sorrise. Era certo che lei lo avrebbe cercato dopo aver ricevuto il biglietto dall’amica.
- Pronto?
- Signor Hayami? Sono Rei, l’amica di …
Udendo la voce tremante ed agitata, la interruppe abbandonando il tono formale - è accaduto qualcosa di grave a Maya?
- Non è rientrata a casa. Ho chiamato Sakurakoji, ma non è con lui. Si sono separati alla fine delle prove e Maya si è trattenuta in teatro. E’ molto tardi e sono preoccupata – abbozzò incerta – così ho creduto che potesse essere in sua compagnia, come la sera della crociera – gli spiegò imbarazzata.
- No, non è con me – replicò Masumi, frenando il cieco terrore che cercava di insinuarsi nella mente – mi occuperò io di trovarla, signorina – proseguì, con tono rassicurante – la informerò non appena avrò sue notizie.
- La ringrazio, signor Hayami – sospirò Rei, in parte rincuorata.
Chiuse la chiamata, avvertendo una insopportabile sensazione di gelo. Un terribile sospetto si fece strada in lui e comprese di non poter indugiare.
Compose immediatamente un numero con il cellulare.
- Hijiri, ho bisogno del tuo aiuto.


continua


Questa volta non sono stata molto brava nell’aggiornamento: ho lasciato in estate per trovarmi in pieno inverno. Mi dispiace, ma sono stata sopraffatta da numerosi impegni, ed interessi vari, che mi hanno impedito di dedicarmi con la giusta concentrazione alla ff.
Spero che abbiate gradito questo capitolo. Aspetto le vostre recensioni che mi fanno sempre un enorme piacere.

In particolare:

garakame: Masumi carciofo? Mah effettivamente poteva fare di più, però… la trama esige i suoi tempi, che dici? Ripensandoci però…. Grazie della recensione.

Tetide: beh Maya rimane sempre un po’ confusa, non è da lei partire a razzo verso la meta designata; per quanto riguarda Eisuke… lui è sempre un’incognita….e Masumi è Masumi!

ROSA66: grazie degli incoraggiamenti. Questa volta sono stata piuttosto lenta, ma cercherò di rimediare.

Siyah: come vedi niente abbandoni di storie, ma solo una lentezza che è stata esasperante anche per me. Ti ringrazio per la recensione.

marmelade_honey. Oddio, spero che tu non sia caduta in depressione a causa di questa ff. Non voglio certo avere sulla coscienza un simile misfatto ^_- (se anche la sensei ragionasse così…. chissà forse avrebbe già messo la parola fine al suo manga, con buona pace nostra…) grazie e non ti deprimere! A volte ho tempi geologici di aggiornamento…

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
L’usciere chinò il capo senza nascondere lo stupore di vedere il presidente Hayami al lavoro poco prima dell’alba.
- Buongiorno signore – gli augurò mentre gli apriva la porta.
Masumi ricambiò il saluto con un impercettibile cenno del capo e si diresse verso l’ascensore.
Entrò nell’ufficio e gettò, frustrato, la giacca sull’elegante poltrona di pelle.
Strizzò gli occhi cerchiati da ombre scure e rimase immobile a fissare il profilo nitido dei grattacieli di Tokyo.
Setacciare per tutta la notte i luoghi preferiti di Maya non aveva portato alcun risultato positivo.
Scoraggiato, si era fermato sulla tomba di sua madre, mormorando una sequenza di parole che somigliavano ad una preghiera. 
Rifiutandosi di tornare a casa, aveva accolto con amara consapevolezza il consiglio di Hijiri, interrompendo il suo vagare frenetico e rassegnandosi ad attendere l’esito delle ricerche del suo collaboratore più fidato.
Strinse i pugni combattendo contro l’oscuro terrore che sentiva salire dal profondo dell’animo. Era necessario un fermo autocontrollo per affrontare una situazione così preoccupante ed impedire al panico di sopraffare la sua parte razionale.
Il trillo del cellulare lo fece sobbalzare.
- Hai scoperto qualcosa? – proruppe impaziente leggendo il nome di Hijiri sul display.
- Mi dispiace signor Hayami – esordì l’uomo – non c’è traccia di Maya. L’unica certezza che posso fornirle è che la ragazza non è scomparsa di sua volontà. Gli informatori che ho interpellato non erano a conoscenza del rapimento – continuò con tono professionale – e ciò fa supporre che non si tratti di un piano organizzato dalla malavita, ma di un sequestro eseguito su commissione da qualcuno avulso alla criminalità locale.
- Scovami i colpevoli Hijiri! – ordinò, soffocando un’imprecazione – infiltrati tra di loro se necessario, ma trova un qualunque indizio che possa condurmi a Maya. Sono convinto che la sua scomparsa sia legata alla rappresentazione della Dea scarlatta.
- Farò il possibile, signore.
- Mi affido alla tua capacità di rimanere nell’anonimato più assoluto – asserì prima di sospendere la conversazione, assalito da un feroce sospetto.
- C’è altro signor Hayami? – chiese Hijiri, percependo una lieve esitazione nel suo tono di voce. 
Masumi riesaminò mentalmente la conversazione del giorno precedente.
- Sorveglia mio padre, io passerò da casa prima di cercare Kuronuma – stabilì, ponendo fine alla telefonata.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli, lottando contro il doloroso tormento che gli serrava il cuore in una morsa soffocante.
 
**** 
 
Si fermò sulla soglia del salone, dove suo padre stava consumando una leggera colazione.
- Hai un aspetto terribile – esordì Eisuke sollevando lo sguardo dal piatto – sembra che tu non abbia chiuso occhio stanotte.
Masumi non rispose, limitandosi ad osservarlo.
- Che ti prende? – chiese stupito – non ti siedi a fare colazione?
- Ho meditato sulla nostra strana conversazione – affermò senza nascondere il sarcasmo.
Il padre posò le bacchette e lo scrutò con attenzione – sei nervoso, vedo – azzardò.
- Il lavoro che svolgo è una continua fonte di preoccupazioni, dovresti saperlo – replicò laconico.
- Ma non è il lavoro che ti assilla in questo momento – asserì con convinzione.
Masumi osservò l’atteggiamento apparentemente sereno di suo padre. Eisuke aveva dimostrato, più volte negli anni, la capacità di mascherare ciò che tramava realmente.
La circostanza inspiegabile del rapimento di Maya gli imponeva di mantenere il sangue freddo. Non poteva permettersi di perdere il controllo, finché non avesse scoperto chi era il mandante.
- Ammetto che la tua presunta conversione mi ha scioccato – ammise, infine.
Il padre si accigliò – non pretendo che tu mi creda – mormorò – in fondo, ti ho sempre consigliato di non fidarti delle persone. Forse volevo alleggerirmi la coscienza prima che sia troppo tardi.
- Non mi sembri in punto di morte, padre – rifletté pacato.
- Perché non mi chiedi che cosa vuoi sapere? Essere diretto e spietato è una qualità che non ti manca e che, purtroppo, ti ho insegnato ad esercitare molto bene. Sembra impossibile, lo so, ma sto davvero cercando di espiare i miei numerosi peccati.
- Hai ragione, padre. In questo momento non posso concederti la fiducia completa che mi chiedi.
Negli anni aveva affinato la capacità di smascherare le reali intenzioni di Eisuke Hayami e l’esperienza acquisita gli suggeriva che suo padre era probabilmente estraneo al rapimento di Maya.
Si voltò, allontanandosi dal salone con passo deciso. Rimasto solo, il vecchio Hayami spinse lontano il piatto della colazione e si alzò, consapevole che, forse, il tempo che gli restava da vivere non era sufficiente a farsi perdonare da un figlio che, di fatto, non aveva mai considerato tale.
 
******  
 
Si alzò in piedi all’arrivo del presidente della Daito e lo salutò cordialmente – buongiorno signor Hayami.
Masumi si guardò intorno osservando l’affollamento del locale.
Si accomodò sulla sedia che Kuronuma gli indicava e lo fissò con sguardo severo.
- Avrei desiderato incontrarla in circostanze più favorevoli – esordì conciso – ma qualcuno privo di scrupoli ha deciso diversamente.
Il regista percepì immediatamente la paura celata tra le parole di Masumi e si allarmò a sua volta.
- Maya è scomparsa da ieri notte – disse, preoccupato.
Kuronuma si accomodò meglio sulla sedia, rifiutandosi di farsi prendere dal panico – a volte è talmente assorbita dalle prove di recitazione che dimentica tutto il resto – provò a giustificarla.
- Non questa volta, purtroppo. Si tratta di un rapimento, quasi certamente su commissione – affermò con decisione.
- Maya non è ricca…
- Qualcuno vuole impedire che interpreti la Dea Scarlatta – aggiunse Masumi, interrompendo il regista.
Kuronuma si passò una mano sulla barba – capisco che la rappresentazione di un’opera attesa dal pubblico da diversi anni possa generare tensioni – mormorò, perplesso – ma macchiarsi di un tale crimine mi sembra, francamente, eccessivo.
- Maya non si sarebbe mai allontanata di propria volontà. Non si tratta di un semplice sospetto, ma di una certezza che deriva da fonti attendibili – affermò Masumi – non posso darle altre informazioni, ma ho chiesto di incontrarla per un motivo ben preciso.
Kuronuma studiò, perplesso, il proprio interlocutore. Era piuttosto insolito che il presidente della Daito apparisse preoccupato. L’abilità nel celare le emozioni era tale che molti suoi avversari si chiedevano se fosse privo di cuore. Eppure, in quel preciso istante, il suo volto rifletteva un reale dolore.
- Sono pronto a fare ciò che mi chiederà, signor Hayami – concluse, dandogli fiducia.
Masumi si passò nervosamente una mano tra i capelli e sospirò – vorrei che concedesse agli attori un periodo di riposo, in modo che nessuno possa sollevare sospetti sulla scomparsa di Maya.
- La polizia è stata avvertita?
- No. Temo che una fuga di notizie possa compromettere la vita di Maya – decretò con decisione – ho già incaricato i miei uomini di indagare tra le fila della malavita locale.
- Crede che possano ucciderla?
Un brivido di terrore gli percorse la schiena mentre il suo sguardo diventava di ghiaccio. Fissò immobile il regista prima di costringersi a parlare.
- Dobbiamo trovarla a qualsiasi costo. Le chiedo di temporeggiare, sospendendo le prove. Decida lei cosa comunicare gli attori, senza divulgare la notizia della scomparsa di Maya.
- Ha la mia più completa collaborazione, signor Hayami.
 
*****
 
Scusatemi per il ritardo imperdonabile (che definirei infinito). Assillata da mille impegni e da mancanza di ispirazione ho lasciato decantare la ff relegandola nel dimenticatoio.  
Addirittura, nel frattempo la Miuchi ha prodotto “moltissimo”. Evidentemente sono stata contagiata: spero di “guarire” e tornare a ritmi accettabili.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Aprì gli occhi e un dolore lancinante alle tempie la costrinse a richiuderli immediatamente. Cercò di muovere gli arti intorpiditi, scoprendo di essere legata ed imbavagliata.
L’improvvisa ondata di panico le provocò un violento attacco di nausea che le mozzò il respiro. Mentre gocce di sudore le imperlavano la fronte, cercò di contrastare il tremore che le scuoteva tutto il corpo.
L’ultimo barlume di lucidità le permise di non sprofondare nel baratro del puro terrore.
Si sforzò di riportare il respiro a ritmi regolari e di ricordare quanto accaduto.
Piano piano il cuore rallentò i battiti, consentendole di riacquistare un poco di calma.
Riaprì gli occhi con cautela e osservò l’ambiente sconosciuto, angusto e spoglio, fiocamente illuminato dalla luce proveniente da una finestrella socchiusa.
Ignorava quanto tempo fosse trascorso dopo l’uscita dal teatro. Non riusciva a ricordare nulla, se non l’improvviso dolore alla testa prima di svenire.
Udiva indistintamente le voci di almeno due uomini oltre la porta. Senza dubbio erano i responsabili della sua prigionia.
Incapace di elaborare un’ipotesi logica, si lasciò sopraffare dalla crescente disperazione.
L’immagine confusa di Masumi si formò nella mente, prima di perdere nuovamente i sensi.
 
******
 
- Dagli ultimi contatti con i miei informatori, credo di aver trovato la pista giusta. Sembra che due farabutti tengano prigioniera una ragazza che corrisponde alla descrizione fisica di Maya – annunciò Hijiri senza alcuna inflessione nella voce – questa sera saprò se si tratta proprio della signorina Kitajima.
- Verrò con te, Hijiri – proruppe Masumi in tono perentorio.
- E’ impossibile, signor Hayami. Lei è un personaggio noto e la sua presenza, soprattutto in ambienti malfamati, non passerebbe di certo inosservata.
Masumi sottolineò le parole del suo collaboratore con un gesto infastidito della mano.
Si alzò di scatto dalla poltrona – se non otterrai notizie precise, chiamerò la polizia. Ormai sono passati due giorni dalla sua scomparsa e non posso permettermi passi falsi. Non sappiamo chi sono e che intenzioni hanno – continuò preoccupato – io devo ritrovare Maya a qualunque costo.
- Signor Hayami, mi conceda solo alcune ore. Saprò darle le informazioni che chiede.
Dibattuto tra il desiderio di seguire Hijiri e la consapevolezza di essergli di intralcio, annuì seccamente, accettando la sua logica strategia.
- Avrà mie notizie entro sera, signor Hayami - si avviò verso la porta – ah, dimenticavo, suo padre non è coinvolto nel rapimento - aggiunse prima di uscire dall’ufficio.
Respirò a fondo per controllare l’ansia, prima di chiamare Mizuki.
La segretaria si affacciò puntuale ed efficiente sulla soglia dell’ufficio.
- Chiama Rei, l’amica di Maya e tranquillizzala.
- Tranquillizzarla? – gli chiese studiandolo con uno sguardo penetrante - sono un paio di giorni che lei vive in ufficio, senza occuparsi degli affari. E’ successo qualcosa di grave a Maya?
Masumi si rese conto di aver trascorso le ultime quarantotto ore oppresso da una profonda inquietudine.
- La signorina Kitajima è stata rapita e la notizia è riservata – disse conciso – sei una collaboratrice efficiente, trova il modo di rassicurare Rei, io sono troppo angosciato per pensare ad altro.
Mizuki sussultò sorpresa – come desidera, presidente.
Richiuse con calma la porta, incapace di credere alle parole di Masumi.
Si chiese chi potesse aver architettato un crimine così spietato come il sequestro di persona.
 
******
 
Era buio. La luce non filtrava più dalla stretta apertura. Il caldo soffocante e la paura, mai sopita, rendevano difficoltoso il respiro che le usciva dai polmoni in rantoli preoccupanti.
Le avevano slegato i polsi per consentirle di mangiare, ma non era riuscita a ingerire nemmeno un boccone di cibo. Si era sforzata di bere, ma le continue ondate di nausea l’avevano costretta a desistere.
Il rumore secco della porta che si riapriva la fece sobbalzare.
- Allora ragazza, non hai ancora mangiato?
Pur tremando di paura, Maya trovò il coraggio di parlare.
- Perché mi tenete prigioniera?
Le risate sguaiate che ricevette in risposta, le gelarono il sangue. Impietrita, li fissò con terrore.
- Faremo ciò che ci verrà ordinato da chi ci ha commissionato questo lavoretto – aveva rivelato uno dei due , sghignazzando – purché ci paghi profumatamente. Tranquilla ragazza, se riceveremo la ricompensa promessa non ti accadrà nulla. In caso contrario – aggiunse minaccioso – non ci sei di alcuna utilità.
Maya rabbrividì fissando i volti coperti da un passamontagna. Gli uomini risero ancora e la lasciarono sola.
Impotente e stremata, si chiese chi mai poteva volere la sua scomparsa.
Non era un sequestro a scopo di riscatto. L’unica cosa di valore che avrebbe posseduto, se avesse vinto la sfida con Ayumi, sarebbero stati i diritti di rappresentazione della Dea Scarlatta. Sgranò gli occhi, sorpresa. L’ambizione di ottenere i diritti dell’opera di Ozaki non giustificava in alcun modo un crimine  come il rapimento.
I pensieri le si affollarono incoerenti nella mente. La sua scomparsa era sicuramente stata notata. La stavano cercando? Avevano avvertito la polizia?
Un’emicrania lancinante la costrinse a chiudere nuovamente gli occhi e, mentre scivolava nell’oblio, il suo pensiero andò ancora una volta a Masumi.
 
Il dormiveglia agitato fu interrotto da rumori attutiti. La stanchezza, dovuta alla tensione e al poco cibo, l’avevano resa apatica ed incapace di reagire a stimoli esterni. Richiuse gli occhi, spossata.
Un trambusto più forte, molto simile ad una colluttazione, la costrinse a reagire. Cercò di sollevarsi dal giaciglio, ma era troppo stordita per pensare razionalmente.
Grida soffocate penetrarono la cortina di torpore e un fascio di luce improvvisa la investì.
Braccia vigorose la sollevarono e si ritrovò stretta ad un torace muscoloso.
- Sono qui, ragazzina – mormorò Masumi con voce rotta dall’emozione – ti abbiamo trovata, finalmente. E’ tutto finito, sei salva.
Artigliò con forza la sua camicia – non lasciarmi – gemette, ancora confusa e scossa dalla paura.
- Sta’ tranquilla, Maya. Ora è tutto passato. Nessuno oserà più farti del male – le promise sfiorandole la fronte con un bacio.
Maya si rilassò tra le sue braccia, mentre lacrime di sollievo le rigarono il volto. Chiuse gli occhi, cullata dalle parole rassicuranti di Masumi.
 
 
******
 
Arrotolandosi le maniche della camicia rivolse uno sguardo interrogativo al medico.
- Ha bisogno di riposo assoluto per qualche giorno. E’ molto provata e disidratata. Le lascio dei calmanti da somministrarle se dovesse soffrire di incubi.
- Grazie per la sua disponibilità e per la sua riservatezza, dottore – rispose Masumi.
- Dovere, signor Hayami – rispose il medico dirigendosi verso la porta – si riprenderà, non si preoccupi – aggiunse prima di uscire.
Masumi si volse verso l’uomo rimasto in silenzio in un angolo della stanza - devi trovare chi ha organizzato il sequestro, Hijiri. I rapitori sono stati assicurati alla polizia, ma il mandante è mio – rivendicò con rabbia –  conosco qualcuno che può farti entrare in carcere per interrogarli. Voglio essere aggiornato costantemente.
- Sì, signore.
- Bene, io torno da Maya.
Entrò nella stanza illuminata solo da una piccola abat-jour. La governante, seduta accanto al letto, si alzò – ho preparato del brodo caldo per la signorina. Se lo desidera, vado in cucina a prenderlo – si offrì.
- No, la ringrazio. Vada pure a casa.
Prese posto sulla poltrona lasciata libera dalla governate e osservò il volto pallido di Maya.
Aveva partecipato all’irruzione della polizia nel covo in cui era tenuta prigioniera e, sfruttando il prestigio del nome Hayami, aveva ottenuto che la stampa non fosse avvertita dell’accaduto.
Un odio profondo verso lo sconosciuto che aveva architettato il rapimento alimentava la sua sete di vendetta.
Era solo questione di tempo, ma sarebbe riuscito a scovarlo con qualsiasi mezzo, lecito o no.
Maya sembrava dormire profondamente. Fece per alzarsi, ma una mano coprì la sua.
- Resta, ti prego – bisbigliò ancora assonnata.
- Sei sveglia – le accarezzò una guancia - devi riposare, hai subito un grosso trauma.
- Non lasciarmi sola – si ostinò stringendogli la mano – ho paura.
- Non ti lascerò mai più sola – le promise stendendosi al suo fianco e prendendola tra le braccia – dormi ora.
Il silenzio della notte li avvolse, donando momenti di agognata serenità. Masumi le sfiorò la tempia con le labbra. Maya non si mosse, vinta dal sonno.
L’angoscia provata si era dissolta nel momento in cui l’aveva ritrovata e stretta tra le braccia. La paura di perderla aveva fugato qualsiasi dubbio. L’indomani stesso si sarebbe recato a casa Takamiya per rompere il fidanzamento con Shiori.
Posò la guancia sul suo capo e chiuse gli occhi, scivolando in un sonno quieto e senza sogni.
 
 
*****
Grazie ive, Tetide e garakame e a coloro che hanno letto il capitolo.
Spero di aggiornare presto; l’ispirazione è tornata, il tempo a disposizione per scrivere, invece, è sempre meno….

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Aprì gli occhi sentendosi pervadere da una profonda quiete. Il sonno tranquillo le aveva consentito di riposare come non accadeva da giorni. Si mosse leggermente, accorgendosi con sorpresa di non essere sola nel letto. Accoccolata accanto a Masumi, avvertiva il battito lento e regolare del suo cuore.
Si girò lentamente per guardarlo. Affascinata dai lineamenti virili, addolciti dal sonno, sollevò una mano e lo accarezzò.
– Stai scherzando con il fuoco, ragazzina – mormorò Masumi con voce assonnata, imprigionandole la mano.
Maya sussultò sorpresa, arrossendo vistosamente.
Per un istante interminabile i loro sguardi rimasero incatenati mentre tra loro scorrevano promesse e parole mai pronunciate.
La tentazione di cedere al desiderio era forte. Masumi sbuffò spazientito, costringendosi a essere ragionevole. Si obbligò ad alzarsi, interrompendo l’attimo perfetto in cui il mondo esterno sembrava svanito.
- Hai dormito bene? Hai l’aspetto di una persona riposata – asserì con tono neutro – vedo cosa c’è per colazione, hai bisogno di rimetterti in forze dopo questa terribile vicenda.
- Non ho fame –  mormorò Maya chinando il capo.
Masumi ignorò il suo diniego e uscì dalla stanza per rientrare poco dopo con un vassoio colmo di cibo.
- Mi sono permesso di ordinare alla cuoca i piatti che più ti piacciono - il sorriso incerto di Maya contribuì ad attenuare la sua preoccupazione – devi assolutamente mangiare qualcosa, non dimenticare che ti attende la sfida con Ayumi.
Maya rimase in silenzio ancora provata dal rapimento.
Masumi si sedette accanto a lei – so che è difficile per te, ma non devi aver paura. Non permetterò che qualcuno possa di nuovo farti del male – concluse sfiorandole il viso con la mano.
Maya chiuse gli occhi, assaporando la lieve carezza – hai scoperto chi è il mandante del mio rapimento?
- Ho dei sospetti, ma non posso parlartene ora. Spero che questo orribile evento non lasci traccia sul tuo carattere solare e sulla fiducia che hai sempre nutrito verso il prossimo.
Si alzò, stringendo la mascella per controllare l’ira – io ti starò accanto per tutto il tempo che ti servirà, fidati di me, Maya.
- Sei riuscito a trovarmi e a farmi liberare, come posso non fidarmi di te?
Masumi sorrise, visibilmente sollevato – mangia, ora. Tornerò più tardi a prendere il vassoio.

Chiuse la comunicazione soddisfatto della telefonata a Kuronuma. Era l’ultimo che aveva avvertito, dopo la signora Tsukikage e Rei. Aveva provveduto a tranquillizzarli, dichiarando che Maya era un po’ debole ma stava bene. Li aveva informati che nulla di quanto accaduto sarebbe trapelato sulla stampa.
Il regista avrebbe atteso il completo recupero dell’attrice prima di riprendere le prove della Dea Scarlatta.
Era certo che Maya sarebbe tornata sulla scena con grinta e determinazione, senza lasciarsi sopraffare dall’evidente paura che aveva vissuto nei giorni drammatici del rapimento.
Per l’ennesima volta ripercorse mentalmente gli avvenimenti delle ultime ore e le parole di Hijiri, certo che gli stesse sfuggendo qualcosa.
Alcuni punti erano ancora oscuri, ma chi aveva organizzato il rapimento voleva colpire proprio Maya e la sua Dea Scarlatta.
Poiché il padre non era coinvolto, rimaneva una sola persona sospettata. Aveva già deciso come agire per fugare ogni dubbio.
Determinato a scoprire il mandante, tornò in camera di Maya.
- Noto che hai mangiato quasi tutto – la canzonò – mentre facevi colazione ho provveduto ad avvisare la signora Tsukikage, Rei e Kuronuma che sei sana e salva – le spiegò ritornando serio.
- Grazie. Si saranno preoccupati.
Masumi annuì – la polizia vorrà interrogarti per capire se hai notato qualche indizio importante, ma impedirò loro di essere troppo invadenti. Sei ancora turbata e non desidero che ti assillino troppo. I malviventi sono stati trovati in possesso di un’importante somma di denaro. Probabilmente si tratta di un rapimento su commissione – mosse qualche passo prima di riprendere la conversazione – comunque non trapelerà nulla sui giornali, mi sono assicurato che la stampa non ne fosse informata. Potrai ritrovare la serenità senza che giornalisti affamati di notizie ti possano importunare.
- Ti ringrazio Masumi.
Si avvicinò e, sedendosi sul letto, la prese tra le braccia – sono contento che tu stia meglio. Ho temuto per la tua vita – le disse accarezzandole i capelli
Maya si lasciò cullare, posando il capo nell’incavo della sua spalla. Si sentiva sicura e protetta, accanto a lui. Non avrebbe voluto lasciarlo, ma la ragione continuava a ricordarle che era fidanzato.
- Te la senti di interpretare la Dea Scarlatta? Rimane solo una settimana per le prove – la voce calma di Masumi la riportò alla realtà.
- Non rinuncerei mai alla Dea Scarlatta, dovresti saperlo – confermò con ritrovata energia.
Sospirò, obbligandosi ad affrontare di nuovo l’argomento rapimento – come hai fatto a trovarmi? Mi sentivo sola e in preda al terrore.
- Ho incaricato un uomo di fiducia, che lavora personalmente per me, di indagare nella malavita locale – le spiegò, rinforzando la stretta delle sue braccia – lui è riuscito a scoprire dove ti tenevano prigioniera, il resto lo sai.
Maya era sicura che si riferisse a Hijiri, ma non esternò il proprio pensiero. Non riusciva a comprendere perché Masumi continuasse a celarle l’identità segreta dell’ammiratore, ma si attenne alla realtà dei fatti – pensi che io sia ancora in pericolo? – gli chiese con apprensione.
- Non posso affermarlo con certezza, ma metterò i miei uomini a vigilare sui tuoi spostamenti – replicò asciutto – conoscendoti, presumo che non ti farà piacere, ma è meglio essere prudenti.
- Lo fai per proteggere il tuo investimento sulla Dea Scarlatta? – lo provocò, irritata dal suo tono professionale e distaccato.
Masumi la allontanò da sé e la scrutò a fondo negli occhi – ragazzina, mi stai forse provocando? Non hai idea del controllo che sto esercitando su me stesso per conversare civilmente con te, quando vorrei baciarti fino a toglierti il fiato, ma sarei un mostro se lo facessi, dopo ciò che hai passato. – si passò nervosamente una mano tra i capelli - come credi che mi sia sentito stamattina quando le tue carezze mi hanno svegliato?
Le guance di Maya si velarono di un delicato rossore – mi dispiace. Dovrei semplicemente ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me.
- L’importante è che tu ti senta meglio per affrontare la sfida con Ayumi. Io posso aspettare – la accarezzò di nuovo – ricordati, ho detto aspettare, non rinunciare.
Maya fremette e gli posò una mano sul torace – beh, forse potrei concedermi un piccolo assaggio – sussurrò con malizia prima di impossessarsi con decisione delle sue labbra.
Maya le dischiuse e lasciò che Masumi vi penetrasse con la lingua. Rispose con slancio agli attacchi sensuali della sua bocca e sollevò le braccia per attirarlo a sé. L’abbraccio divenne bollente e intimo.
Con gli occhi chiusi, sentì distintamente i loro respiri affannati e le mani di Masumi scorrere con sensualità lungo i fianchi. Le sfuggì un gemito di piacere, reclinò in capo all’indietro esponendo il collo alle sue labbra insaziabili.
- Ti prego – ansimò confusa.
Si ritrovò distesa sul letto con il corpo di Masumi che premeva sul suo. Avvinta dal desiderio, lo baciò con trasporto e insinuò le mani sotto la camicia per accarezzargli le spalle muscolose.
Intrecciò la lingua con la sua e si lasciò guidare da una passione bruciante e sconosciuta.
Avvertì le carezze lente e decise di Masumi lungo le cosce e un fremito improvviso la scosse.
Un barlume di saggezza riaffiorò nella nebbia sensuale in cui era sprofondata e, aprendo gli occhi, ritornò bruscamente alla realtà. Lo spinse via con notevole difficoltà e si sollevò a sedere.
- Noi …. io  – farfugliò sconcertata -  non posso.
Masumi la fissò in silenzio, gli occhi ancora colmi di desiderio.
- Scusami, avrei dovuto darti il tempo di riprenderti e non cercare di soddisfare il mio desiderio – replicò pensieroso – evidentemente quando mi sei vicina sono incapace di controllarmi.
- Vorrei tornare a casa – mormorò con voce roca – non posso restare qui.
- Stai cercando di fuggire di nuovo.
- Voglio ritornare a concentrarmi sulla Dea Scarlatta – ribadì con rinnovata determinazione, ignorando le parole di Masumi.
- Quello che mi piace di te, ragazzina, è che non ti arrendi mai – le sorrise con sincerità – domani romperò il fidanzamento, come avrei dovuto fare già da tempo – continuò ritornando serio – poi faremo chiarezza sul nostro legame una volta per tutte.
- Non esiste alcun legame – si incaponì Maya, accompagnando le parole con un gesto deciso della mano.
Masumi allungò una mano accarezzandole il viso - come definiresti quello che abbiamo appena fatto? Non puoi negare che tra noi vi sia una forte attrazione. Come già ti dissi in passato, non si torna indietro. Io farò l’amore con te, Maya.
Sussultò a quelle parole così esplicite e lo guardò, turbata. Rimase incatenata al suo sguardo carico di promesse. Lo desiderava con una intensità tale da rasentare la pazzia.
- Mi sono comportato come un codardo accettando che mio padre dirigesse la mia vita. Ho acconsentito a un fidanzamento che non ho mai desiderato né voluto, ma porrò rimedio ai miei errori. Non vorrei lasciarti andare, ma so che devo farlo. Aspetterò la prima della Dea Scarlatta, poi tornerò da te.
Si allontanò da lei quasi a voler sottolineare le parole appena pronunciate - dirò all’autista di condurti a casa.
Maya annuì, sentendo la speranza rifiorire in lei – riprenderò le prove con Kuronuma, interpreterò la Dea Scarlatta e tornerò da te.


*****

Non riesco a commentare la mia lunga assenza. Sono rimasta impantanata tra mille impegni che mi hanno fatto passare la voglia di dedicarmi alla fanfic. Da qui a perdere del tutto l’ispirazione il passo è stato brevissimo. Spero di averla ritrovata.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

L’ingresso nel teatro non suscitò il benché minimo commento. Gli attori, intenti a studiare il copione raccolti in piccoli gruppi, la salutarono con l’abituale cordialità.

Maya raddrizzò le spalle e, sforzandosi di apparire serena, rispose ai saluti con il consueto sorriso sbarazzino. Kuronuma le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla.

- Stai bene? – le chiese sottovoce, visibilmente scosso.

Maya assentì, dubitando che Kuronuma sarebbe riuscito a mantenere segreto il rapimento se avesse continuato ad agitarsi così platealmente.

- Ero preoccupato per la tua incolumità – continuò cercando di calmarsi - non ti biasimo se hai bisogno di una pausa. Posso chiedere alla signora Tsukikage di posticipare la data della prima in modo che tu abbia tutto il tempo di riprenderti.

- Sono pronta – sostenne Maya con convinzione – recitare mi impedirà di rimuginare su quanto accaduto.

- Come desideri – disse il regista dirigendosi verso gli attori per richiamare la loro attenzione.

Masumi non aveva mentito, gli artisti erano calmi e composti in attesa delle istruzioni di Kuronuma e, soprattutto, ignari del suo sequestro.

Masumi. Ancora lui ad insinuarsi nei suoi pensieri. Maya distolse l’attenzione dal presente indugiando sul ricordo del loro focoso interludio. Arrossì, imbarazzata.

Contrariamente a quanto si era aspettata, aveva superato il trauma del rapimento. Gli uomini al servizio del presidente della Daito la seguivano con discrezione facendola sentire protetta e al sicuro.

Si fidava di lui. Fiducia. Una parola che mai avrebbe pensato di associare a Masumi.

L’uomo che aveva così profondamente detestato nel passato era diventato un alleato prezioso.

Orgoglioso e distante, freddo e cinico, aveva nascosto la sua vera natura con una capacità degna di un grande attore. E lei gli aveva creduto.

Abilissimo nel farsi odiare, lo aveva assecondato mostrandogli apertamente di disprezzare le sue azioni e il suo cinismo.

Vi erano stati, però, episodi in cui la fiamma della gentilezza aveva incendiato la maschera di granitico gelo lasciando intravedere l’uomo nascosto dietro di essa.

Quando era accaduto? Quando l’odio si era trasformato in imbarazzo e confusione?

Si era imposta di credere che si trattasse di disprezzo, ignorando caparbiamente i primi segnali dell’innamoramento.

Aveva mentito a se stessa a lungo e con convinzione, ma la verità ormai si stagliava nitida e dirompente nel suo cuore. Era innamorata. Assurdo negarlo ancora.

Tossicchiando, si guardò intorno. All’apparenza nessuno si era accorto del suo imbarazzo. Un sorriso sciocco le si dipinse sul volto. Sì, era innegabilmente e felicemente innamorata.

Masumi le aveva promesso di rompere il fidanzamento con Shiori. Per la verità, le aveva promesso ben altro!

Indipendentemente da lui, avrebbe lasciato fluire i propri sentimenti, senza programmi e senza la paura di soffrire per amore, in una parola, avrebbe vissuto.

La presenza di Masumi era stata determinante nel suo percorso di attrice. L’aveva costretta a non lasciarsi schiacciare dagli insuccessi e dallo sconforto e a continuare a lottare per affermarsi nel mondo del teatro.

Le due facce della stessa medaglia. L’uomo cinico che la incalzava e l’ombra dell’ammiratore che la incoraggiava.

Era più che pronta per la sfida con Ayumi.

Sospirando si alzò per raggiungere il resto del cast. Aveva una settimana per riversare in Akoya i suoi reali sentimenti.

Poi, avrebbe assaporato l’euforia di amare Masumi e avrebbe permesso al desiderio, crudo e carnale, di affiorare senza più menzogne.

 

 

Il maggiordomo, imperturbabile come sempre, gli aprì la porta e si scostò di lato per permettergli di entrare nella sontuosa dimora della famiglia Takamiya.

- Buongiorno Watanabe, sono venuto per vedere la signoria Shiori.

- E’ nella sala della musica, signor Hayami.

- Non è necessario che mi accompagni, conosco la strada.

Entrò nel salone illuminato da un’accecante luce solare e si fermò ad osservare la donna seduta accanto alla finestra. Sembrava calma ed imperturbabile, per nulla conscia di ciò che la circondava.

Mosse qualche passo verso di lei.

Shiori si voltò esibendo un ampio sorriso – Masumi, che sorpresa! Non ti vedevo da diversi giorni; immagino sarai stato impegnato con il lavoro.

- Dobbiamo parlare. Dal tuo conto corrente è stata prelevata una grossa somma di denaro – esordì Masumi con durezza.

- Come osi controllarmi? Non devo renderti conto di come spendo il mio denaro! – sibilò Shiori.

- La cosa mi riguarda, se finanzi attività illecite – ribatté con sarcasmo.

- Attività illecite? Ma sei forse impazzito?

- Sì, illecite per usare un eufemismo. Attività contro la legge come il sequestro di persona, per esempio – la guardò furioso.

- Io odio le rose scarlatte.

- Non cambiare discorso, Shiori. Rispondimi! A cosa ti è servito quel denaro?

- Devo distruggere tutte le rose scarlatte. Lei le riceve sempre alla fine di ogni rappresentazione – fissò Masumi con sguardo vacuo – com’è possibile? Lei cesserà di esistere se le rose scompariranno.

Masumi sgranò gli occhi. Il terribile sospetto si stava trasformando in realtà – lei chi? Shiori spiegati, so che sei tu la mandante del rapimento di Maya.

- Non sopporto la vista di quelle rose. Devo distruggerle tutte.

Masumi si voltò verso la porta e fissò Takamiya fermo sulla soglia.

- Che significa tutto questo? Mi sembra chiaro che Shiori soffra di qualche forma di schizofrenia – mormorò Masumi – perché me lo avete nascosto?

Takamiya abbassò il capo – speravo che fosse guarita. Era diverso tempo che non manifestava più comportamenti inconsueti e la tua presenza la rendeva tranquilla.

- Mi faccia capire, mi avete usato come farmaco? – sbottò sarcastico - non crede che avreste dovuto avvertirmi delle condizioni di salute di Shiori?

Il vecchio mosse qualche passo, indeciso – credevo che avrebbe potuto condurre una vita normale accanto ad un uomo come te.

- Se soffre di qualche sindrome, deve essere curata. Fingere o sperare che vada tutto bene non è una soluzione.

La famiglia Takamiya è molto in vista, non volevo che la stampa si appropriasse di una notizia del genere. Shiori ha sofferto anche troppo.

- Deve essere affidata alle cure di sanitari specializzati – replicò Masumi incollerito – può diventare pericolosa per se stessa e per gli altri. Ha organizzato il rapimento di una ragazza e i malviventi che ha ingaggiato potevano ucciderla. Si rende conto della gravità dell’accaduto, signor Takamiya?

- Non sapevo nulla, mi devi credere – sospirò rassegnato – non credevo che sarebbe arrivata a far del male ad altre persone. Ti prego Masumi, se la notizia divenisse di dominio pubblico tutta la famiglia Takamiya sarebbe rovinata.

Masumi strinse i pugni cercando di dominare la rabbia. Vendicarsi delle menzogne di Takamiya era allettante. Pensò al sorriso di Maya e alla sua gioia di vivere. Nonostante le ingiustizie subite, lo aveva perdonato, ammettendo di non odiarlo più da molto tempo.

- Tacerò solo se farà curare Shiori – disse infine.

Takamya annuì – farò come chiedi, ma, ti prego, non distruggerci.

- Forse l’Hayami di qualche anno fa non avrebbe ascoltato la sua preghiera, intravedendo la possibilità di ampliare gli affari in mano alla famiglia Takamiya; ma quell’uomo non esiste più – disse, dirigendosi verso la porta - considero l’incidente chiuso, così come il fidanzamento.

 

****

 

Camminò avanti e indietro per attenuare il nervosismo. Alla fine, decise di sedersi fissando l’orologio d’oro che portava al polso.

Si era obbligato a non andare ad assistere alle prove della dea scarlatta. Dopo il ritorno a casa di Maya, aveva trascorso una settimana d’inferno, nell’impossibilità di poterla vedere.

Come previsto, sui mass media erano comparsi servizi sulla rottura del fidanzamento e della conseguente mancata fusione di due imperi finanziari.

Si facevano illazioni sul comportamento del presidente della Daito. Certamente doveva essere qualcosa di terribile per aver spinto l’ormai ex fidanzata ad una improvvisa partenza per gli Stati Uniti.

Lui non aveva rilasciato smentite. Takamiya era stato di parola, organizzando il trasferimento della nipote in un centro di cura specialistico dove, forse, Shiori avrebbe potuto ricominciare una vita normale.

Si era concentrato esclusivamente sul lavoro, per impedire ai giornalisti di associare il suo nome a quello di Maya.

Ogni giorno chiedeva un resoconto a Kuronuma, che con la pazienza di un vecchio saggio rispondeva a tutte le sue domande.

Maya era tornata la ragazza solare di sempre e sembrava aver superato il trauma del rapimento.

Non era così fragile come sembrava, ma era dotata di uno spirito combattivo che difficilmente si sarebbe arreso alle avversità.

Sorrise, chiedendosi per l’ennesima volta come sarebbe stata la sua Akoya. Un trionfo, senza alcun dubbio.

Avrebbe atteso la decisione della signora Tsukikage e poi avrebbe confessato a Maya i propri sentimenti.

Possedere i diritti di rappresentazione dell’opera di Ozaki non era più tra le sue priorità. Voleva Maya e avrebbe fatto di tutto per convincerla a condividere il futuro con lui.

Anche se Maya aveva prontamente risposto alla sua passione, ricambiandolo con eguale intensità, non era sicuro che lei lo amasse.

La presenza dell’ammiratore segreto aleggiava tra loro e Maya gli era certamente più che riconoscente.

Si passò un mano tra i capelli con gesto sprezzante, era geloso di se stesso! Che ironia, per il freddo presidente della Daito, essere in balia di una ragazzina! No, non più una ragazzina, ma una donna con un futuro di grande attrice.

Il fato lo aveva punito, colpendo la sua arroganza con uno sfrontato romanticismo.

Che gli avversari pensassero pure che si fosse rammollito! L’importante era conquistare il cuore di Maya e renderla felice.

Si alzò, fissando la propria immagine nello specchio. Si osservò con occhio critico, lo sguardo freddo e diretto. Lo smoking nero era perfetto per una prima a teatro.

Si aggiustò il papillon e sorrise. L’attesa era finita.

 

 

*****

 

Finalmente sono riuscita a completare un altro tassello. Mi scuso per il ritardo con cui aggiorno, ma non riesco ad essere più veloce. Grazie per le vostre recensioni.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Un silenzio estasiato accompagnò il lento attenuarsi delle luci di scena, segnale inesorabile del termine della rappresentazione della Dea Scarlatta.

Il pubblico, ebbro di emozioni e incapace di abbandonare la superba visione di Akoya, stentava a ritornare alla realtà.

L’interpretazione della giovane Maya Kitajima, eterea e nel contempo terrena, aveva trascinato anche i più scettici nell’indefinibile sogno di Ozaki, imprigionandoli in un mondo senza tempo né confini.

L’improvvisa riaccensione delle luci destò gli astanti dall’ipnotica magia che il cast, diretto con maestria da Kuronuma, aveva saputo creare.

Il pubblico diede sfogo al proprio entusiasmo acclamando la protagonista a gran voce. Uno scroscio interminabile di applausi rimbombò nel teatro non appena gli attori rientrarono sul palcoscenico.

Grida di ovazione accolsero l’ingresso di Maya, applaudita con impeto anche dai suoi stessi colleghi. Sakurakoji la prese per mano, le diede un lieve bacio sulla guancia e la condusse al centro della scena dove le fu consegnato un enorme mazzo di rose rosse. Visibilmente emozionata, si inchinò più volte, regalando al pubblico sorrisi sinceri.

- Gli applausi sono tutti per te – le sorrise Sakurakoji.

- Per tutti noi – lo corresse Maya – il successo è opera del perfetto affiatamento che Kuronuma ha saputo creare.

- Sei troppo umile, Maya.

Ancora incredula, ma finalmente consapevole del proprio talento, osservò la platea, dalla quale provenivano voci e acclamazioni indistinte, finché il suo sguardo non fu catturato da due ridenti occhi azzurri.

Seduto in prima fila, Masumi la fissava senza celare l’ammirazione.

Era stato il protagonista inconsapevole accanto a lei. Ogni gesto che regalava a Isshin era per lui. Ogni parola profferita dalle sue labbra era dedicata a lui.

Dopo giorni di tensione e di attesa, realizzò che interpretare Akoya le aveva regalato emozioni fino ad allora sconosciute. Dall’amore reale e vitale per Masumi era nata la sua Dea.

A prescindere dalla decisione della signora Tsukikage, non avrebbe avuto rimpianti perché sapeva di aver offerto al pubblico la sua migliore interpretazione.

Mentre recitava, aveva percepito il richiamo della sua metà dell’anima così come lo percepiva distintamente, vivido e reale, in quel momento. Era lo stesso struggimento avvertito nella valle della Dea Scarlatta, ma a differenza di allora, si rifiutava di analizzarlo e sezionarlo nei minimi dettagli. Lo avrebbe accettato, semplicemente, senza alcuna riserva.

Rivolse un ultimo sguardo a Masumi, poi si inchinò di nuovo prima che il sipario si chiudesse lasciando gli attori liberi di rilassarsi e complimentarsi a vicenda.

Mentre il brusio eccitato del pubblico tardava a placarsi, la signora Tsukikage salì sul palco, ottenendo immediatamente la massima attenzione da tutti i presenti.

- Benvenuti – salutò – mi ha fatto molto piacere vedere il teatro gremito nelle due serate dedicate alla Dea Scarlatta. Avevo anticipato che avrei ceduto i diritti dell’opera all’attrice che meglio si sarebbe distinta nella parte di Akoya, ma l’ottimo livello raggiunto da entrambe le candidate mi costringe a procrastinare il mio giudizio.

Un vocio sorpreso accompagnò le ultime parole della signora Tsukikage.

- In questo momento sono talmente coinvolta emotivamente che mi è impossibile esprimere una valutazione critica ed oggettiva delle due interpretazioni. Ho bisogno di riflettere e soffermarmi sui dettagli che le hanno rese encomiabili.

Una settimana – disse con veemenza – vi chiedo di pazientare ancora per sette giorni. Grazie a tutti.

Con calma lasciò il palco, mentre i giornalisti si accalcavano nel tentativo di carpirle altre informazioni.

 

****

 

Ritornando dietro le quinte, fu fermata diverse volte dai colleghi e da personaggi del mondo dello spettacolo che volevano complimentarsi con lei. Raggiunse a fatica il camerino, dove, finalmente, riuscì a ritrovare un po’ di calma e silenzio. Lo sguardo si fermò sul mazzo rose scarlatte posato sul tavolo da trucco. Sorrise e scosse la testa. Si chiese per quanto tempo ancora l’ammiratore avrebbe celato la sua identità.

Si sedette di fronte allo specchio osservando i lineamenti del viso alterati dal pesante trucco di scena. Infine, si concesse un lungo sospiro liberatorio.

Ayumi fece capolino sulla porta.

- Non credevo che fosse possibile rimanere fedeli all’opera di Okazi con interpretazioni tanto diverse – disse entrando nel camerino.

- Mi dispiace di non aver assistito allo spettacolo ieri sera, ma non volevo farmi influenzare, o piuttosto spaventare, dalla tua Akoya – replicò Maya, sorridendole.

- Sei stata sublime, volevo dirtelo di persona.

- Grazie. I complimenti che abbiamo ricevuto dalla signora Tsukikage sono meritati, non trovi?

Si guardarono e scoppiarono a ridere - l’avresti detto che saremmo diventate amiche? Amiche e rivali.

- Hai ragione, amiche e rivali – condivise Maya - credo che dovremmo goderci il successo di queste due serate e il periodo di riposo che la signora Tsukikage ci ha concesso. Confesso che sono impaziente di conoscere la sua decisione, ma ora sono talmente stanca da non ricordare neanche una battuta di Akoya.

Auymi annuì – mi sento esattamente come te. Allontanarci per qualche tempo dal teatro non potrà che farci bene – terminò, facendole l’occhiolino - ci vediamo al party – la salutò chiudendo la porta dietro di lei.

Maya cominciò a struccarsi con movimenti lenti. Era felice, ma esausta. L’ultima settimana era stata davvero impegnativa. Kuronuma aveva preteso, ed ottenuto, la perfezione.

Più volte, durante le prove, la sua mente si era smarrita nel ricordo del suo ultimo incontro con Masumi.

Aveva sperato di vederlo comparire durante una qualunque sessione di prove, ma, fedele alla promessa che le aveva fatto, non si era mai presentato.

In cuor suo aveva sperato che venisse a cercarla, dimostrando così di essere impaziente ed insofferente quanto lo era lei. Il tempo era trascorso in un turbinio di impegni, tra prove costumi e interviste con la stampa, senza che potesse vederlo.

Un colpo alla porta la riportò al presente.

- Avanti.

– Hanno consegnato un altro mazzo di fiori per lei signorina.

- Grazie. Può sistemarlo in quel vaso – rispose, indicandolo con la mano.

Rimasta sola, osservò, perplessa, le splendide rose bianche.

Prese il biglietto che le accompagnava e scorse le poche parole vergate con caratteri decisi ed eleganti.

“Vieni a Izu con me”.

 

****

 

Quando entrò nel salone, il party era in pieno svolgimento.

Salutò i colleghi e gli amici e rispose con calma e disponibilità alle numerose domande dei giornalisti accreditati che erano stati inviati per l’occasione.

Finalmente, dopo aver elargito sorrisi e ringraziamenti, riuscì a ritagliarsi un attimo per se stessa. Mentre si guardava intorno, osservando la miriade di ospiti, sussultò all’udire una voce pacata e sensuale.

- Buonasera, signorina Kitajima.

- Buonasera, signor Hayami – rispose, voltandosi lentamente verso il suo interlocutore.

Masumi le sorrise e la studiò, profondamente compiaciuto.

Maya arrossì a quell’esame così eroticamente allusivo.

- Il nero le dona signorina – approvò con decisione, ammirando l’aderente abito da sera.

Un cameriere si avvicinò con un vassoio pieno di calici di champagne. Masumi ne prese uno e glielo porse, sfiorandole volutamente le dita.

- Vorrei che fossimo soli – le bisbigliò, accarezzandole un ricciolo ribelle sfuggito dall’elegante chignon.

Le guance di Maya si tinsero di un rosso ancor più acceso. Chinò il viso e attese che i battiti del cuore rallentassero, poi lo guardò dritto negli occhi - anch’io signor Hayami vorrei che fossimo soli.

Le labbra le tremarono, ma sostenne il suo sguardo con fermezza.

Masumi sorrise per quel gesto audace - non ti chiederò di ballare perché non riuscirei a mascherare le mie cattive intenzioni.

Imbarazzata, Maya si guardò intorno.

- Non mi ha sentito nessuno, sta’ tranquilla – scherzò - c’è un solo modo per restare soli senza essere disturbati – aggiunse con studiata indifferenza – hai ricevuto le mie rose?

Il sorriso scomparve, sostituito da un’espressione incerta ed inquieta. Maya comprese immediatamente che Masumi non era sicuro della sua risposta.

- Le ho ricevute - confermò in un sussurro, arrossendo di nuovo - e verrò a Izu con te.

Il breve incontro fu interrotto dagli amici chiassosi che rapirono Maya per brindare al successo dello spettacolo.

Mentre la trascinavano via, Maya riuscì a scorgere l’espressione chiaramente sollevata di Masumi.

 

****

 

Nonostante il party si fosse protratto per buona parte della notte, si era svegliata di buon’ora emozionata e raggiante. La valigia era già pronta nell’ingresso, quando Rei sbucò assonnata dalla sua camera.

- Stai partendo? – le chiese notando il bagaglio.

- Sì.

- Che risposta laconica – sbuffò –  è successo qualcosa per cui devo preoccuparmi? Non hai accennato ad alcun viaggio nei giorni scorsi.

- Parto con il signor Hayami – confessò controvoglia – sarà qui fra poco.

Rei strabuzzò gli occhi, zittita dalla notizia.

Imbarazzata, Maya sostenne lo sguardo indagatore dell’amica – dobbiamo chiarire alcune cose.

- E non potete farlo a Tokyo?

- Gradirei che non fossi così insistente, Rei. Devo assolutamente parlare con lui.

- Gli uomini non parlano Maya, agiscono – replicò asciutta, dirigendosi verso la cucina – a proposito, sei arrossita in modo imbarazzante.

-Ti diverti a prendermi in giro? - replicò, indispettita.

- Su Maya, non fare l’offesa! Sono solo sorpresa, non ti facevo così audace.

Maya raggiunse l’amica – ieri sera ho capito di avere talento. Evidentemente, questa consapevolezza ha contribuito ad aumentare la fiducia in me stessa.

- Hai sempre avuto talento. Ne dubitavi?

- Forse.

- Troppo modesta. Sei consapevole di aver suscitato l’interesse di un uomo come Hayami?

- Tu credi? – chiese Maya arrossendo di nuovo.

- Ho notato che vi siete parlati a malapena al party dopo lo spettacolo, ma lui non ti ha mai tolto gli occhi di dosso. So che il suo contributo è stato determinante per scoprire dov’eri tenuta in ostaggio, ma rimane pur sempre il freddo presidente della Daito.

- Non credo che sia così senza scrupoli come vuole far credere.

- Tu lo conosci meglio di me. Vorrei solo che non soffrissi.

- Sei una buona amica, e ti ringrazio perché mi hai sempre sostenuta e protetta, ma, finalmente, so quello che voglio. E non saranno le voci che circolano sul cinico presidente della Daito a fermarmi.

Voleva Masumi. Non lo disse ad alta voce, ma lo sguardo d’intesa dell’amica era rivelatore.

- Fa’ buon viaggio, allora.

Il suono del campanello le ricordò la promessa fatta la sera precedente. Era nervosa, ma avrebbe afferrato il suo destino, qualunque esso fosse.

L’autista le aprì la portiera dell’elegante limousine nera.

- Buongiorno Maya – la salutò Masumi dall’interno.

 

****

 

Mi scuso anche questa volta per il ritardo con cui aggiorno, ma non riesco a fare di meglio.

Vi ringrazio per la pazienza.

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