The Black Rose

di chobit13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Erik si era recato dal persiano: “Sono venuto qui… per dirti… che sto per morire… Sto per morire… d’amore… Daroga… morirò d’amore… proprio così… l’amavo tanto! E l’amo ancora, Daroga, perché ne morirò, te lo ripeto… Se tu sapessi com’era bella quando mi ha permesso di baciarla da viva, giurando sulla sua anima… Era la prima volta, Daroga, la prima volta, capisci, che baciavo una donna… Sì, viva, l’ho baciata da viva ed era bella come una morta! L’ho baciata così, sulla fronte… e lei non ha ritirato la fronte dalla mia bocca! Ah! E’ una brava ragazza! Mi chiedi se è morta? Non credo, benché la cosa non mi riguardi più… No! Non è morta! Se venissi a sapere che qualcuno le ha torto un solo capello! E’ una brava ragazza che ti ha salvato la vita, Daroga.
Lei mi aspettava… Sì! Mi aspettava! Mi aspettava in piedi, viva come una vera fidanzata viva, che aveva giurato sulla sua anima… E quando mi sono avvicinato, più timido di un fanciullo, lei non è fuggita… no…è rimasta… mi ha atteso… mi è parso addirittura, Daroga, che abbia un po’… oh! Non molto… ma un po’, come una vera fidanzata, teso la fronte… e… l’ho baciata! Io! E lei non è morta! E’ rimasta naturalmente accanto a me, dopo che l’avevo baciata, così… sulla fronte… Ah! Com’è bello, Daroga, baciare qualcuno! Tu non puoi capirlo! Ma io! Io… Mia madre, Daroga, la mia povera miserabile madre non ha mai voluto che la baciassi… mi rifuggiva… gettandomi la mia maschera! E nessun altra donna… Mai! Ah! Allora, proprio così… con una simile felicità, proprio così! Ho pianto! E piangendo sono caduto ai suoi piedi, i suoi piccoli piedi, piangendo… Anche tu ora piangi, Daroga… anche lei piangeva… l’angelo ha pianto… Oh! Daroga, ho sentito le sue lacrime colare sulla mia fronte! La mia fronte! Erano calde… erano dolci… le sue lacrime coprivano tutta la mia maschera! Si mescolavano alle mie nei miei occhi! Colavano fino alla bocca… Ah! Le sue lacrime su di me! Sta’ a sentire, Daroga, sta’ bene a sentire che cosa ho fatto… Ho strappato la mia maschera per non perdere una sola delle sue lacrime… e lei non è fuggita! Non è morta! E’ rimasta viva, a piangere… su di me… con me… abbiamo pianto insieme! Signore del cielo! Mi avete fatto dono di tutta la felicità di questo mondo!
Ascolta, Daroga, ascolta bene… mentre ero ai suoi piedi… ho sentito che diceva:… e mi ha preso la mano! Io, mi capisci, ormai no ero altro che un povero cagnolino pronto a morire per lei… come ti ho detto, Daroga. Figurati che avevo in mano un anello d’oro che le avevo regalato… che lei aveva perduto… ma che io avevo ritrovato… una fede! L’ho infilata nella sua piccola mano e le ho detto:.
Lei, con una voce dolcissima, mi ha chiesto che cosa intendessi con quelle parole, gliel’ho spiegato, e allora lei ha compreso subito che ero ormai ridotto a un povero cagnolino pronto a morire… ma lei… lei poteva sposare quel giovanotto quando voleva, perché aveva pianto con me… Ah! Daroga… pensa… che… quando le dicevo questo, era come se tagliassi tranquillamente in quattro il mio cuore, ma lei aveva pianto con me…e aveva detto:.
Sono andato a liberare il giovane viscontee gli ho detto di seguirmi da Christine… Si sono abbracciati in mia presenza nella camera Luigi Filippo… Christine aveva il mio anello… Ho fatto giurare a Christine che, dopo la mia morte, una notte sarebbe venuta, raggiungendo il lago dalla partesi rue Scribe, per seppellirmi in gran segreto con l’anello d’oro che lei avrebbe dovuto portare fino a quel istante… Le ho detto dove avrebbe trovatoli mio corpo e che cosa avrebbe dovuto farne… Allora Christine mi ha baciato anche lei, per la prima volta, sulla fronte… su questa mia fronte! E se ne sono andati entrambi… Christine non piangeva più… soltanto io piangevo… Daroga, Daroga… se Christine manterrà la sua promessa, tornerà presto!”.
Erik informò il Persiano che i due giovani, non appena tornati in libertà, avevano deciso di andare in cerca di un prete in qualche posto sperduto, dove avrebbe tenuto nascosta a tutti la loro felicità, e che perciò si erano diretti verso la “Stazione del Nord del Mondo”. Erik contava sul Persiano per annunciare la sua morte ai due giovani, a tale proposito avrebbe dovuto far pubblicare un necrologio su “L’Epoque”.
Era tutto.
Il Persiano aveva accompagnato Erik alla porta del suo appartamento e Darius l’aveva sorretto fino al marciapiede. C’era una vettura ad attendere. Erik vi salì. Il Persiano, che era tornato alla finestra, sentì dire al cocchiere: “Al piazzale dell’Opera”. Dopodichè la vettura si era dileguata nella notte. Il Persiano aveva visto, per l’ultima volta, lo sventurato volto di Erik.
Tre settimane più tardi il giornale “L’Epoque” aveva pubblicato il seguente necrologio:
 
ERIK E’ MORTO.
 
Questa è la fine della sua storia, la fine del Fantasma dell’Opera.
Meritava una fine migliore, meritava un finale migliore… lui meritava di essere amato, meritava una persona da amare… per sua sfortuna ha incontrato la Fata del Nord.
Christine, una ragazza dall’aspetto angelico, quasi ultraterrena che lo rende felice e al tempo stesso lo fa soffrire, ma le Fate del Nord hanno un carattere difficile e non sono in grado di amare una persona come Erik.
Per quanto Christine avesse cercato di amarlo non bastò mai, il suo non era amore ma pura pietà, un affetto molto crudele la pietà che Erik non merita affatto!
Con il suo egoismo Christine preferì amare il giovane ed ingenuo visconte che non sarebbe mai stato all’altezza di Erik.
Ma Christine e Raoul? Che fine hanno mai fatto?
A dire il vero nessuno l’ha mai saputo, forse perché nessuno li ha mai trovati o forse perché nessuno si è mai preoccupato di cercarli… Chi lo sa? Magari per paura di essere ancora perseguitati da Erik si sono nascosti talmente bene da far sparire ogni traccia… Questo lascia spazio alla fantasia!
E se avessero avuto una famiglia le cui generazioni sono arrivate fino ai giorni nostri?

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Io sono Eva, e sono l’ultima discendente di Christine Daaè.
La mia famiglia ha una alta percentuale di donne che hanno avuto figlie femmine, che hanno avuto figlie femmine e che a loro volta hanno avuto figlie femmine fino ad arrivare a me. Non sappiamo con certezza quando è iniziato, sappiamo solo che nella mia famiglia ci sono solo donne bellissime, ottime soprano e per la maggior parte sposate con uomini a dir poco stupendi di aspetto ma di poca sostanza… questa è anche la descrizione dei miei genitori.
Mia madre Mary è l’esatta copia di Christine, canta al teatro di Broadway, molto bella e brava, ma come madre è spesso assente; mio padre Robin potrebbe essere un discendente di Raoul, date le sue nobili origini, più invecchia e più diventa fascinoso e stronzo, fa l’avvocato (sinonimo di uomo pieno di soldi!!), per lui è come se non esistessi, non si preoccupa affatto di me, né se sto bene né se sto male, per lui sono solo un “Fantasma”.
Fin da piccola mi sono sempre chiesta il motivo dell’indifferenza di Robin per me, mi chiedevo che cosa avessi fatto di male per non avere le sue attenzioni e mi chiedevo quale fosse il modo per rimediare. Lo chiesi tante volte a Mary ma lei ogni volta mi rispondeva che ero ancora piccola per saperlo e che presto mi avrebbe detto la verità.
La notte del mio decimo compleanno Mary si presentò nella mia stanza con un regalo in più, l’aveva preso a insaputa di Robin, quando scartai il regalo scoprii un libro intitolato “Il Fantasma dell’Opera”… Mary si mise nel letto con me e mi disse che Robin non era mio padre, il mio vero padre si chiamava Erik ed era un musicista di grande talento. Mi disse che era il suo insegnante di canto, che si era presa una cotta per lui, che lui era follemente innamorato di lei e che avevano avuto una notte di passione seguita dal mio concepimento e da tanti sensi di colpa di Mary perché lei stava con Robin. Mary non se la sentiva di restare con Erik, non sentiva di amarlo sul serio, ebbe comunque la forza di dirgli che era incinta ma che il bambino l’avrebbe cresciuto lei, sapeva quanto Erik desiderasse avere un figlio da lei, sapeva quanto desiderasse avere una famiglia, ma dopo aver sentito le parole di Mary non volle più saperne niente di lei, né del bambino.
Poi toccò a Robin non parlare più a Mary per diverse settimane, ma lui era troppo ingenuo e innamorato di lei, così decise di aiutarla e di sposarla, la condizione era che non si doveva far parola di Erik, e, infine, nacqui io.
Rimasi parecchio spiazzata da questo racconto (credo che mi dispiacesse di più di Erik che non di Robin…), chiesi che cosa centrasse il libro che mi aveva regalato con quella storia, Mary mi rispose che quel libro era simile alla storia che mi aveva raccontato, che mi avrebbe aiutato a conoscere le mie origini e che mi avrebbe fatto capire molte cose; mi diede un forte abbraccio, poi un bacio della buonanotte e lasciò la mia stanza.
Divorai quel libro in pochi giorni, ma non mi bastò, feci ricerche su ricerche e scoprii molte cose; quella storia mi condizionò molto, ormai ogni cosa nella mia vita girava intorno al “Fantasma dell’Opera” e il mio più grande desiderio era di incontrarlo.
Mary aveva sbagliato ogni cosa, era stata ingiusta ed egoista, fu tutta colpa sua, per colpa sua Erik si era allontanato, l’unica persona che poteva amarla davvero e che sarebbe stato un padre migliore di Robin.
Si può ben immaginare che con una madre quasi mai presente e un patrigno del tutto assente non potei fare altro che sognare il giorno in cui avrei raggiunto l’età per andarmene via di casa, conservando un piccolo desiderio: trovare Erik, il mio vero padre.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2:
 
“Eva?” una voce mi chiama in lontananza “Eva…” la voce di un uomo!
Aprii gli occhi e vidi che ero distesa su una specie di barca piena di cuscini, mi misi seduta e notai che indossavo un abito bianco: spalline corte di pizzo, un corsetto con ricami e una gonna di seta e tulle.
Guardai meglio la barca, era una gondola ma non mi trovavo a Venezia, ero in una caverna sotterranea umida e fredda, l’acqua era nera come il petrolio, più nera dei miei capelli e del mio look da dark! Se sulla gondola non ci fosse stata una lanterna accesa i miei occhi vedrebbero solo l’oscurità.
Arrivai ad un’enorme grata sull’acqua, aprendosi rivelò una grotta illuminata da tante candele e ornata di molti specchi.
Quando mi avvicinai alla riva vidi un’alta figura in mantello, portava una maschera nera che gli copriva il viso e un cappuccio sulla testa, si intravedevano dei riflessi di luce nei suoi occhi.
“Eva… sei arrivata.” Era la voce che mi chiamava, dolce e suadente, mi porse la mano coperta da un guanto di pelle nera e mi avvicinò a sé “Io non sono cattivo… è il mondo che mi ha rovinato!” i suoi occhi erano azzurri come il mare e gonfi di lacrime, non potei fare a meno di allungare una mano sulla maschera per asciugare le sue lacrime “Mi basta essere amato per essere buono…” come potei non rifiutare il suo abbraccio dopo quelle parole “Ti prego Eva, amami! Salvami! Salvami dalla mia solitudine! Non ti chiedo altro!” lo guardai negli negli occhi, volevo dire qualcosa ma dalla bocca non mi uscì niente, lui, invece, parlò “E’ ora di alzarsi!” “Come?” lo guardai perplesso “Non la senti la sveglia? Forza! Alzati Eva!!” mi scrollò leggermente e quel posto sparì.
Aprii gli occhi e venni invasa dal sole del mattino che sbucava fuori dalla mia finestra “Eva! Ti prego svegliati!” era la voce di Chiyo, una simpatica ragazza giapponese con cui condivido un appartamento, stava nel mio letto ed era attorcigliata a me come se fosse aggrappata a un salvagente “Chiyo…- ero ancora in come, appoggiai le braccia su quelle di Chiyo e le carezzai le mani- Che c’è bimba?” “Tua madre ti sta cercando!” feci una delle mie peggiori smorfie “Oh no! Dille che non ci sono! Dille che sono a lezione!” mi voltai verso di lei “Sono già 5 volte che chiama stamattina! Ed è dalle 6.00 che mi invento scuse sperando che chiami un altro giorno!” la sua voce era disperata, lo sarei stata anch’io al suo posto, per questo motivo non messo un telefono in camera.
Mi strofinai gli occhi e le chiesi “Che ore sono?” “Sono le 9.00… Senti, ma perché tua madre non ti lascia in pace?” “Non ha mai accettato il fatto che me ne sono andata via di casa… le da fastidio il fatto di non avermi più sotto controllo! Sai… lei ha scelto tutte le scuole che ho frequentato e tutti i corsi di musica che voleva lei… vedere che ora faccio di testa mia non le piace per niente!”, in quel momento sulla soglia della porta della mia stanza comparve Rozanne, un’altra simpatica ragazza di colore con cui dividevamo l’appartamento, “Hey! Bimbe bianche!” “Hey! Bimba nera!” rispondemmo noi (era il nostro modo di salutarci), “Non vorrei disturbarvi ma c’è un’ospite indesiderato in salotto e chiede la tua presenza Eva!”.
Chiyo si mise seduta sul letto “Non dirmi che è addirittura arrivata qui?!” io sbuffai “Non posso credere!- mi alzai dal letto e indossai una felpa- Quella donna non mi da un attimo di pace!” di malavoglia mi trasferii in salotto dove c’era Mary seduta sul divano “Buongiorno tesoro!” mi fece un enorme sorriso e mi abbracciò forte “Buongiorno mamma…- dissi io sedendomi accanto a lei- che ci fai qui?” lei si guardò intorno, come ad ispezionare ogni centimetro della casa in cui vivevo con le mie amiche “Beh… sono venuta a vedere come avete arredato la casa, cara…” in realtà era già venuta per questo motivo due fa quando abbiamo finito di arredarla e di aggiustarla, questa era una scusa per entrare nella mia vita come e quando le piaceva a lei.
“C’è qualcosa che non va, mamma? Tu e Robin lo snob non vi amate più?” chiesi io “Oh no cara! E’ tutto apposto!...  Come ti viene in mente? … Ero solo venuta per vederti e per invitarti al mio ultimo spettacolo a Broadway, possono venire anche le tue amiche e dopo si viene a casa per una festa con i nostri amici!” “Per festeggiare cosa?” stavo già tremando al pensiero di passare un’intera serata con Robin e i suoi amici mummia “Mi hanno offerto una parte da protagonista nel nostro musical preferito!” “Non dirmi che sarai Christine del Fantasma dell’Opera?” “Sì!! Sarò Christine e sono al settimo cielo! E’ la parte che ho desiderato fare fin da quando ero piccola! Verrai a vedermi?” mi guardò con gli occhi che le brillavano di mille sfumature e io non potei che dire “Se questo ti rende felice, allora…” “Oh! Certo che mi rende felice!” e mi stritolò con uno dei suoi abbracci.
Ok! La mamma è sempre la mamma… ma avere una mamma che è la reincarnazione di Christine Daaè è un vero stress! Mi chiedo quanto l’amasse Erik per non ucciderla!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Certe volte mi metto a pensare alla storia di Mary, penso al suo passato, a come sarebbe stata diversa la sua vita se fosse rimasta con Erik, sarebbe stata diversa anche la mia…chissà…avrei avuto un padre che si preoccupava di me, che veniva a prendermi a scuola, che festeggiava il mio compleanno o un esame superato, e che diventava geloso quando uscivo con un ragazzo.
E, invece, tutto questo non è mai successo…non ho mai avuto una vera figura paterna.
Di certo a Robin non importerebbe una mazza se durante le lezioni di musica del mio corso l’assistente del professore mi guarda con occhi satanici…bhe…non proprio satanici…diciamo che durante le lezioni mi osserva svariate volte.
Io non so davvero cosa ci trovi in me, lui è l’uomo più desiderato dalle ragazze del mio corso, e come si può dargli torto?
Si chiama Ben Sigere, uno spilungone di 32 anni dagli occhi marroni e dai capelli scuri, un bravo insegnante e uno dei musicisti più creativi che io abbia mai incontrato.
Non ci siamo mai parlati, fino al pomeriggio in cui ho prenotato la sala prove per usare il mio violino elettrico, quando sono entrata mi sono ritrovata Ben Sigere che suonava il pianoforte.
“Oh…scusami! Credevo non ci fosse nessuno…”
Mi sentivo imbarazzata per aver interrotto la sua musica.
“Oh no, ti prego…hai prenotato la sala, giusto?”
“Ehm…si.”
“Allora è arrivato il momento per me di sloggiare!”
E’ sempre stato molto elegante nel vestirsi, oggi indossava una camicia di seta con un gilet grigio e pantaloni dello stesso colore con scarpe eleganti.
Appoggiai il violino su un tavolo per tirarlo fuori dalla sua custodia, intanto lui si era avvicinato a me.
“Tu sei Eva, giusto? Quella che suona gli strumenti ad arco?”
“Si.”
“Sei la figlia di Mary Daaè…”
“…si…”
“Si. Il professor Lion mi parla spesso di te, della tua bravura e della tua musica.”
“Ah…pensavo che mi considerasse solo una ribelle gotica!”
Lui si mise a ridere mostrando tutto il suo fascino.
“Lo so, è un po’ freddo quel uomo, ma sa riconoscere i veri talenti, specialmente quelli dei figli d’arte. Per vedere quanto hanno ereditato dai loro genitori.”
Mi fermai qualche istante a guardare il mio violino.
“Credo di non aver ereditato niente da mia madre.”
“Si, invece. Il talento per la musica!”
“Mia madre è una cantante non una musicista, se provassi a cantare non riuscirei ad emettere un suono e le farei fare una tremenda figura.”
“Allora da chi hai ereditato questo talento per gli strumenti ad arco?”
“Da mio padre.”
“L’avvocato?”
“No, quello è il mio patrigno e non ha mai preso in mano uno strumento in vita sua! Io intendevo il mio padre biologico che non ho mai conosciuto…mia madre mi ha raccontato che era un grande compositore e musicista.”
“Scommetto che sarebbe fiero di sua figlia.”
Feci un piccolo accenno con la testa e guardai il pavimento.
“Spero che un giorno avrai l’opportunità di conoscere tuo padre. Ti auguro buona fortuna!”
Lui mi porse la mano.
“Grazie.”
Io gliela strinsi e lui portò la mano vicino al suo viso e la baciò…rimasi un po’ spiazzata!
Lui mi sorrise.
“Scusa…desideravo farlo dal primo momento che ti ho sentita suonare il violino.”
“Perché?”
“Perché mi sono innamorato della tua musica!”
“…anche a me piace la tua…”
“Grandioso! Allora ti posso invitare a cena?”
In quel momento ritornai con i piedi a terra.
“Ehm…mi sembra un po’ presto per uscire insieme. Dammi prima il tempo di conoscerti bene.”
“Scusa, hai ragione! Lascerò decidere a te.”
“…ok…”
Lui mi teneva ancora la mano, lo guardai negli occhi e poi posai lo sguardo sulle nostre mani.
“Oh…scusa! Ora io me ne vado e ti lascio lavorare in pace!”
Mi lasciò la mano e prese la sua borsa.
“Arrivederci Eva.”
“Arrivederci Ben.”
Mi sorrise e scomparve dietro la porta.
Ben Sigere è un gentiluomo, ma adesso ho l’impressione che sia anche un maniaco…però nessuno mi aveva mai parlato in quel modo e nessuno mi aveva mai baciato la mano.
Quando lo sapranno le mie inquiline! Lo pedineranno per me!
 
p.s.: ciao, sono chobit13. volevo solo informarvi che Ben Sigere ha il volto di Ben Lewis, è il cantante che ha interpretato Erik nel musical “Love never dies” la versione australiana. Andate a cercarlo e ditemi se non un ragazzo più che fascinoso!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


In occasione della prima di mia madre ho indossato un abitino aderente in pizzo abbinato con dei tacchi neri non troppo alti, con l’eyelainer ho reso i miei occhi penetranti.
Detesto le feste dopo gli spettacoli dove sono costretta a sorridere a tutti gli amici di mia madre e a sorbirmi Robin.
Faccio un respiro profondo e mi infilo dentro la mia giacca a vento rossa con rifiniture di pizzo nero sulle spalle e sulla schiena per infilarmi nella New York pronta alla notte.
 
Vidi Mary volteggiare con grazia nelle vesti di Christine mostrando tutta la bellezza della sua voce, ondeggiando tra Raoul ed Erik.
Vedendo la sua commedia non potei fare a meno di chiedermi: “Se fossi stata al posto di Christine che cosa avrei fatto? Avrei illuso Erik oppure sarei fuggita subito con Raoul?”.
Alla fine dello spettacolo tutti si alzarono in piedi applaudendo entusiasti.
Mary, mia madre, era felice, ma perché io non riuscivo ad esserlo per lei?
 
Tutti si spostarono fuori dal teatro per dirigersi in un salone enorme dove avrebbero sorseggiato champagne e chiacchierato tutta la sera.
Stavo per andare a congratularmi con mia madre quando mi scontrai con mia cugina Cristina.
“E fai attenzione!”
“Scusami, non vol…. Cristina?”
“Eva? Tu qui?”
Una ragazza sarcastica, di qualche anno più grande di me e crede di potermi comandare a bacchetta, è tanto bella quanto stronza e a volte penso che sia la vera reincarnazione di Christine.
Pelle chiara e candida, occhi azzurri come il ghiaccio e capelli biondo burro morbidi e riccioluti, indossa sempre abiti all’ultima moda e capi firmati.
Odio doverlo ammettere ma l’ho sempre invidiata, perché mia madre l’ha sempre adorata, Cristina è la figlia che non ha mai avuto e che io mai sarò.
“Sono venuta per mia madre.”
“E’ incredibile come tu sia riuscita a trovare del tempo per venire dato che sei sempre così impegnata.”
“Beh, perché oltre a fare musica io vorrei anche laurearmi. Non mi va di mollare gli studi per un talento che non ho.”
“Hai ragione! Tu non hai nessun talento speciale, quindi non sarai mai qualcuno come la sottoscritta, che non si accontenta mai, che vuole volare sempre più in alto fino a salire in cima alla vetta del successo.”
“Beh allora ti consiglio di fare attenzione, perché una volta salita in cima potrai soltanto scendere.”  
Avrei anche potuto dirle di peggio.
Mi allontano da lei e mi guardo in giro per cercare un luogo sicuro in questa gabbia di matti, ma la mia sventura era appena incominciata perché poco dopo incontrai Robin, di certo l’ultima persona che volevo incontrare.
“Eva! Non vai a salutare tua madre?”
“Tranquillo Robin, lei può sopravvivere senza di me. Ora devo andare.”
“Te ne vai già? Ma la festa è solo all’inizio.”
“Mi dispiace ma mi ha chiamata una mia amica che non sapeva di essere incinta, ha partorito in bagno e ora devo andare a prendere uno stura lavandini per sturare il gabinetto. Per cui ti saluto!”
Lo lasciai decisamente spiazzato perché non proferì più parola.
Una volta fuori dal teatro respirai a pieni polmoni l’aria fredda della notte e cominciai ad allontanarmi da quella strada, ma una voce mi fermò.
“Hey, Eva?”
Mi voltai ed incontrai Ben Sigere.
“Ben? Che ci fai qui?”
“Vengo da dove tu sei scappata.”
“Eri tra gli spettatori.”
“Si, tua madre è stata davvero spettacolare!”
“Si…beh, tu divertiti alla festa, io devo andare.”
“Aspetta! Perché non vuoi rimanere?”
“Non sono fatta per questo tipo di feste, preferisco farmi una birra in un bar irlandese.”
“Allora ti offro una birra in un pub che conosco.”
“Vuoi offrirmi una birra?”
“Non posso lasciarti scappare così.”
Lo fisso qualche istante, come potevo non accettare un invito da un uomo così attraente?
“Certo che la mia musica ti ha davvero incantato.”
“Mi ha stregato!”
Come fa questo uomo ad intrigarmi tanto?
“E dove si trova questo bar?”
Lui mi sorride e insieme ci incamminiamo nella notte di New York.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Uscire con Ben mi ha fatta sentire speciale, con lui ho condiviso la storia di mio padre e mi ha fatto venire in mente che prima di andarmene di casa, per trasferirmi con le mie amiche, avevo perlustrato ogni angolo della soffitta alla ricerca di qualche indizio su mio padre.
Proprio in mezzo a dei vecchi scatoloni ho trovato il vecchio diario di mia madre dell’anno in cui è rimasta incinta di me, e ho trovato il nome del suo insegnante di canto, Erik Byrne.
Quando dissi il nome del mio vero padre a Ben lui saltò giù dalla sedia del suo pianoforte.
“Hai detto Erik Byrne?”
“Si, perché?”
“Ho già sentito questo nome!”
“Davvero?”
“Si! Seguimi!”
Mi condusse negli archivi del conservatorio e si mise a cercare dentro dei cassetti e ne tirò fuori un fascicolo.
“Eccolo qui! Erik Byrne è stato insegnante di musica proprio in questo college.”
“Sul serio?! Perché mia madre non me l’ha mai detto?”
“Guarda! Qui ci sono i suoi dati, c’è il suo numero di telefono e il suo indirizzo di casa.”
Non ci credevo, finalmente avevo un riferimento per cercarlo.
“Ben, non so se ce la faccio da sola.”
“Non aver paura. Io sarò con te!”
“Sempre?”
“Fino alla fine.”
Le sue parole mi fecero capire che sarebbe stato così.

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