Puzzle

di Liy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** First Night - Pain ***
Capitolo 3: *** Second Night – Whispering ***
Capitolo 4: *** Third Night – Escape ***
Capitolo 5: *** Fourth Night – Sins and Apologize ***
Capitolo 6: *** Fifth Night – The blood step that leads to… ***
Capitolo 7: *** Sixth Night – Maybe ***
Capitolo 8: *** Seventh Night – Silence ***
Capitolo 9: *** Eighth Night – The begin ***
Capitolo 10: *** Ninth Night – Under cover of darkness ***
Capitolo 11: *** Tenth Night – The quiet before the storm ***
Capitolo 12: *** Eleventh Night – Doubt in the stormy night ***
Capitolo 13: *** Twelfth Night – Freezing Wind ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ecco tornata l'autrice più pazza di D.Gray-man!!! XDDD Stavolta vi porto questa storia, e vi avverto in precedenza che tutti i capitoletti saranno abbastanza corti!! Sta storia parte dalla fine del volume 6, ed è maggiormente incentrato su Lenalee... Beh, Buona Lettura!!


Prologo

Un’aria pesante si era posata su di loro da diversi giorni. Il ponte della nave, completamente immersa nell’ombra, vibrava di tanto in tanto, scosso dallo sciabordio delle onde. Tal vola si sentiva il timone muoversi, mentre un marinaio lo teneva stretto fra le mani, per mantenere la rotta. Le vele erano spiegate, ma nemmeno un alito di vento le sfiorava; erano immobili, da giorni ormai. Una nebbiolina sempre più spessa aveva iniziato ad alzarsi dal mare, inghiottendo completamente lo scafo della nave. L’unica luce, flebile, proveniva da una piccola lanterna in coperta, probabilmente apparteneva ai marinai che erano ancora svegli a giocare d’azzardo.

L’unica persona sveglia, sul ponte della nave, era una ragazza che, da circa dieci ore, non si muoveva da lì. Si limitava a guardare il porto della Cina da cui erano partiti, sperando di veder comparire improvvisamente un ragazzo che sventolava le braccia per farli tornare indietro a prenderlo. Ma non era ancora arrivato nessuno e aveva il terribile dubbio che nessuno sarebbe mai arrivato.

Un ragazzo le si accostò, lasciandole cadere sulle spalle una leggera mantellina. Non disse niente, si limitò solo ad ascoltare il respiro regolare della ragazza accanto a lui. Si mise una mano dentro alla giacca e ne estrasse una carta; un asse di picche.

“Quella che cos’è?” chiese la ragazza voltandosi verso di lui, per vedere cosa teneva fra le mani.

Il ragazzo le sorrise; era la prima volta che parlava da quando erano partiti. “E’ una carta. L’ho trovata nel canneto.” La fissò, aspettando una sua reazione. Una lacrima le sfuggì lungo la guancia destra, rigandole il volto pallido dal freddo. “Posso…?” domandò con un filo di voce.

Il ragazzo le porse la carta che lei afferrò prontamente e la strinse al petto. “Tu credi che sia ancora vivo?” chiese di sfuggita, mentre le lacrime ormai scendevano copiose.

“Non hai sentito quello che ha detto il vecchio? E’ vivo. Se lo dice lui è vivo.” Le rispose, alzando lo sguardo al cielo, cercando con l’occhio la luna. Non la trovò; in cielo c’era solo nebbia, talmente spessa che non gli permetteva nemmeno di scorgere il debole alone dell’astro. “Ora vieni dentro, dai. Qui prendi solo freddo.”

La ragazza scosse la testa. “No, voglio rimanere qui. Magari lui arriva…” Strinse ancora di più la carta, come se fosse l’unica cosa che gli rimaneva di quel ragazzo ormai scomparso da giorni. E dentro di lei sapeva che era stata colpa sua, lo aveva abbandonato per salvare quella bambina, ma così aveva perso lui. Non aveva guadagnato niente con quel gesto, anzi, era crollato un pezzo del suo mondo, già instabile da tempo. Con quella perdita, che occupava uno posto speciale per lei, il suo mondo si stava sgretolando e tutti i pezzi del puzzle avevano iniziato a disperdersi in quella nebbia fitta.

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Capitolo 2
*** First Night - Pain ***


Prima di andare oltre con questa storia, vi anticipo che tutti i capitoli saranno piuttosto corti! :P Vabbeh, vi lascio leggere ora... e recensite dopo!!! XD

First Night – Pain

"Niente, nemmeno oggi…" pensò Lenalee guardando il sole sorgere all’orizzonte. "Nemmeno oggi. Io ti sto aspettando. Ti prego, sbrigati ad arrivare." Incrociò le mani, chiudendo gli occhi. Avrebbe tanto voluto cancellare quegli ultimi giorni, dimenticare ciò che era successo, ma non ci riusciva, era più forte di lei. (Prendi la bambina…)

"Allen…" il ricordo del ragazzo che sprofondava nel corpo del caduto e che nonostante tutto cercava di mettere in salvo quella bambina, la tormentava di continuo, come quei suoi sogni premonitori. (Prendi la bambina…)

"Lenalee" un giovane ragazzo le stava andando incontro, passandosi una mano fra i capelli rosso fuoco e spettinati. La sua bocca continuava ad aprirsi, seguendo il ritmo dei suoi innumerevoli sbadigli. "Che ci fai ancora qui?"

La ragazza non gli rispose, di quei giorni preferiva parlare solo con se stessa e l’asse di picche che Lavi le aveva dato qualche notte prima. (Prendi la bambina…) Aveva perso di nuovo la voglia di andare avanti; non aveva più uno scopo per poter continuare a vivere ne come esorcista ne come essere umano. "Lavi… io… non merito di essere un’esorcista… e nemmeno un essere umano…"

Il ragazzo sbatté gli occhi stupito. Persino Kanda aveva detto che lei era una donna forte e ora, per la perdita di un solo compagno si stava lasciando morire pian piano. "Lenalee, smettila…"

"No Lavi. Ho fallito come esorcista perché ho lasciato morire un compagno e ho fallito come essere umano perché ho abbandonato un amico al suo destino. Anche se ci provo, non trovo ragione per…"

Lavi le prese il viso fra le mani, fissandola dritta negli occhi. "Hey, smettila ora. Sai che in un momento come questo dei commenti simili non sono adatti." Le sorrise, sperando di vedere le labbra della ragazza fare lo stesso, magari mentre scuoteva la testa, facendo segno di aver capito. Ma lei non fece nulla. Rimase impassibile, anzi forse ancora più triste. "Lavi, ti prego, lasciami sola…" Aveva ancora qualche ora prima che l’equipaggio si svegliasse, e voleva passare tutto quel tempo a pensare e ad incolparsi, perché ormai erano diventate le cose che più preferiva fare. Stare sola era molte volte angosciante, e per questo lo faceva di continuo; semplicemente per punirsi, perché pensava che soffrire le avrebbe riportato indietro un pezzo di Allen. (Prendi la bambina…)

Lavi non le disse niente, si limitò solo ad allontanarsi, come lei gli aveva chiesto di fare. Lui sapeva benissimo cosa stava passando per la testa della ragazza, era una sensazione che aveva provato pure lui tempo addietro, ma quella era una storia che non raccontava a nessuno.

"Se si sopravvive, le ferite guariscono… l’avevi detto tu, ricordi?" disse, guardando il cielo, come se li avesse potuto vedere Allen, mentre le sorrideva. "Tu sei sopravvissuto, vero? Perché se le tue ferite non sono guarite, credo che nemmeno le mie guariranno." Si portò una mano sul cuore. "E credimi… fanno veramente male."

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Capitolo 3
*** Second Night – Whispering ***


Prima di farvi leggere anche questo capitolo, ringrazio Hinata Chan e XxTyki MikkxX per aver recensito ^_^

Ora vi lascio alla lettura!! :P

Second Night – Whispering

Un debole venticello si alzò fra le piante, fece danzare i fili d’erba e muovere quelle ciocche una volta cangianti, ora sporche qua e là di sangue. La luna alta nel cielo illuminava come un faro quella piccola radura in cui molte canne di bambù crescevano imperterrite.

"No…" tossì un'altra volta, sputando dell’altro sangue. Non riusciva a muovere un muscolo, un po’ per lo sforzo fatto in precedenza, un po’ perché aveva paura che movendosi il sangue che gli rimaneva sarebbe uscito dal cuore. Si sentiva scoppiare; era pieno di troppe emozioni che si accatastavano l’una sopra l’altra, cercando di prendere il sopravvento su di lui. Alla fine, qualsiasi sensazione provasse, finiva per sentire le lacrime rigargli il volto e un sapore amaro attraversargli la gola.

La luna gli si avvicinava di più, sembrava sul punto ogni volta di inghiottirlo e di farlo sprofondare in quell’immenso mare di luce riflessa.

"No… io non…" Altro sangue. Ancora non mosse un muscolo. Cercò di stare il più fermo possibile, ma il suo respiro si faceva sempre più affannoso, sempre più in cerca dell’aria, che pareva non trovare. "Scusate… scusate…" Avrebbe tanto voluto vedere per un’ultima volta i suoi compagni, i suoi amici, almeno un’altra volta, il tempo necessario di dire loro addio e di scusarsi per non averli potuti aiutare, per non aver salvato Suman. "Lenalee, dove sei?"

Il vento smise di soffiare e l’unico suono che ora il ragazzo che era a terra potesse sentire era quello di passi lontani che schiacciavano le foglie sul terreno. La luna si fece ancora più grande, e lui riuscì ad alzare una mano, come per allontanarla. "La luna… com’è grande… non avvicinarti…Io non sono ancora… ancora…" Le forze lo abbandonarono del tutto, chiuse piano gli occhi, incapace di osservare ancora a lungo la luce dell’astro che gli si avvicinava. "Lenalee…"

Avrebbe voluto urlare, chiamare i suoi compagni, gridare il suo dolore, ma ormai si sentiva scivolare in un lago nero, da cui sapeva non sarebbe tornato. "Lenalee…"

Lenalee si svegliò di colpo. Aveva le guance completamente bagnate e fredde. Non appena si riprese, si guardò attorno: era nel suo letto, in coperta. Accanto a lei giaceva la sua valigia spalancata, dalla quale uscivano le poche cose che si era portata per quel lunghissimo viaggio.

Si alzò dal letto, e si vestì, mettendo la nuova divisa che Miranda aveva portato loro qualche giorno prima.

Le immagini dell’ultimo sogno fatto erano ancora vivide nella sua testa. Poteva sentire ancora il dolore che aveva provato prima, il dolore che aveva provato anche Allen. La sensazione di totale nullità, il rancore ma anche la gioia di aver vissuto così poco. "Allen…" si inginocchiò a terra, prendendo la testa fra le mani. "Basta…" Sentiva il cuore farsi più debole, il respiro più affannoso, come se stesse per soffocare, la vista le si stava impanando e la percezione di qualcosa di solido sotto i piedi scomparve. Si sentiva sospesa come nel nulla, il nulla in cui sapeva esserci anche Allen. "Allen… dove sei?"

In quello stato di incoscienza in cui si trovava, cadde a terra e il rumore attirò Lavi, vicino alla porta della compagna da ore ormai. Entrò nella piccola stanza sbattendo la porta e quando la trovò svenuta a terra si precipitò accanto a lei. "Lenalee! Lenalee!" Aveva preso a scuoterla, per farle riprendere i sensi, ma lei non dava nessun segno di vita. "Lenalee!" la scosse ancora più violentemente, sperando in una sua reazione.

"… Allen…" Un filo di voce. Un suono quasi impercettibile, ma aveva parlato. Una lacrima scivolò sul volto della ragazza, cadendo sulla mano di Lavi. "… Allen… dove sei…?"

Il rossino la strinse a se, cerando di farle capire che non l’avrebbe lasciata sola, soprattutto in un momento simile. "Lenalee… si può sapere cosa ti sta succedendo? Tu… non sei più la stessa…"

La ragazza inizialmente lo fissò, aprendo leggermente gli occhi, poi, sussurrando gli disse: "Io… Mi… Mi manca Allen… lui… è ancora in Cina… voglio tornare indietro, da lui…" non appena disse quelle parole, scomparve. Laddove prima si trovava il corpo della ragazza, ora c’era il vuoto, l’unica cosa rimasta di lei era il suo odore, inconfondibile, anche fra mille.

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Capitolo 4
*** Third Night – Escape ***


Eccomi con un altro capitolo!!! :P Ringrazio sempre chi commenta!!!! XDDD (Oggi sono di poche parole!!!)

Third Night – Escape

Nero. L’oscurità più totale, poi all’improvviso una piccola luce, un bagliore lontano e indistinto.

Silenzio. Pesante e tremendo silenzio che schiacciava il suo cuore, poi sentì una voce in lontananza, debole ma chiara, spaventata e felice.

Aprì gli occhi, osservando il posto in cui si trovava. Era ancora lì.

Molte volte aveva sperato che, aprendo gli occhi dopo un lungo sonno, avrebbe scoperto che gli ultimi giorni erano stati solo frutto della sua fantasia, un brutto incubo da cancellare, ma non era così. Si alzò dal letto, pronto a cominciare ancora una volta una giornata inutile, una giornata in cui nulla avrebbe combinato di nuovo, se non finire a letto con qualche livido nuovo.

Camminando si ritrovò dinnanzi ad un bivio; svoltando a sinistra sarebbe andato da Fou, a continuare l’allenamento inutile che faceva da giorni, andando a destra non sapeva cosa avrebbe trovato, forse nulla, forse tutto. Rimase fermo un po’ a pensare e poi si incamminò con passo svelto nel corridoio di destra, intenzionato a scoprire ciò che lì vi avrebbe trovato. Seguì sempre il corridoio più grande, fino a finire davanti ad un’immensa porta, dalla quale riusciva ad intravedere il cielo ancora buio. Si avvicinò correndo, ma cercando di non fare rumore. Forse finalmente avrebbe avuto la possibilità di fuggire da lì.

Portò il braccio dinnanzi a sé, per accertarsi che non ci fosse un vetro o qualcosa di simile per bloccarlo. Niente. Avanzò piano, fino ad uscire nell’aria gelida della notte. Si guardò un attimo indietro, dicendo addio a quel posto e poi si mise a correre, verso il bosco di bambù lì vicino.

Le foglie secche si spostavano al suo passaggio, mentre correva verso l’ignoto. Aveva deciso di andare alla Sede Asia per scoprire la verità, qualunque essa fosse. I lunghi capelli neri scivolavano sulle sue spalle, sospinti dal vento. Aveva corso tutta la notte, dalla nave fino a lì, ed ora stava sorgendo l’alba dietro le montagne ad est. Era sfinita, ma nonostante tutto non fermò la sua corsa; voleva vedere Allen e questo le dava forza per continuare. Non sapeva precisamente dove fosse la Sede Asia ma se n’era fatta un’idea. "Allen…"

A momenti lo avrebbe rivisto. (Voi dovrete ripartire immediatamente… Cercate di comprendere la situazione, Allen Walker rimarrà qui in Cina) E se era morto? (Lenalee, l’hai vista pure tu la proiezione della memoria di Tim, Allen ha perso il braccio sinistro… Da quel momento ha smesso di essere un esorcista) Non voleva dire nulla, anche se non era più un esorcista poteva pur sempre essere un compagno.

Davanti a lei apparve un grande lago, nel quale si specchiava l’immensa entrata della Sede Asia. "Eccola…" L’aveva trovata. Corse ancora più veloce, fino ad arrivare abbastanza vicino da vedere degli uomini col camice che correvano avanti e indietro, come se stessero cercando qualcosa. "Cosa…?" Improvvisamente le sirene d’allarme iniziarono a suonare e molti più uomini uscirono dalla porta, correndo, urlando e lamentandosi. La ragazza si avvicinò ancora un po’, facendo piano, per non farsi vedere. Aspettò che due scienziati lì vicino si allontanassero e poi sgusciò verso l’entrata davanti a lei, veloce e silenziosa. Si mosse furtivamente per i corridoi, senza incontrare nessuno per sua fortuna. Conosceva bene quel posto al suo interno, ma i molti anni di lontananza le avevano eliminato dalla memoria i ricordi di alcuni corridoi. Avanzò in fretta verso la sala del direttore Bak Chan, decisa a costringerlo a farle vedere Allen.

Improvvisamente sentì una voce avvicinarsi; era di una ragazza e stava correndo, esattamente come lei. Spiccò un salto e si attaccò al soffitto, per evitare di essere vista. Vide la ragazza di sfuggita, non doveva essere più alta di lei, aveva lunghi capelli castani tenuti legati da due trecce e si avviava verso la porta della Sede. Il particolare che incuriosì di più Lenalee era il fatto che stava piangendo, sussurrando qualcosa a bassa voce "Perché…?" continuava a chiedersi fra le lacrime, "E’ colpa mia…" E si allontanò, seguita a ruota da due ragazzi che Lenalee notò solo dopo. Le stavano appresso, guardandosi attentamente attorno in cerca di qualcosa, o qualcuno; Lenalee si spostò per paura di essere vista. Non appena i tre ragazzi svoltarono l’angolo, si lasciò cadere a terra, guardandosi indietro; quando si voltò per ricominciare la sua corsa si ritrovò di fronte Bak Chan.


Ecco, ora che ho finito di mettere questo qui... Vado a postare il prossimo capitolo sul forum!!! (Là hanno l'esclusiva...)

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Capitolo 5
*** Fourth Night – Sins and Apologize ***


Prima di cominciare a farvi leggere, ringrazio come sempre coloro che commentano... XD Grazie ad entrambi!

Adesso vi lascio a leggere, anche per devo andare sul forum ad aggiornare con il capitolo dopo questo!! XP

 



Fourth Night – Sins and Apologize

 

"No…" scivolò a terra, reggendosi con un solo braccio, "no…" La testa gli scoppiava; sentiva qualcosa di lontano, ma di troppo vicino allo stesso tempo, inquietudine e dolore, felicità ed euforia. Scappare gli aveva tolto un peso dall’anima, ma sentiva che con quel gesto aveva tralasciato qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa di preciso. Ogni volta che cercava di rivolgere il pensiero ai suoi compagni che sapeva essere in Giappone, i ricordi del sogno fatto su Lenalee lo sovrastavano, provocandogli un dolore indescrivibile.

Si rialzò e riprese a camminare. Ormai era sicuro di essere abbastanza lontano dalla Sede, non lo avrebbero trovato tanto facilmente. (Lenalee…) Pestò un’altra canna di bambù secca che si trovava a terra. (Lavi…) Sentiva l’occhio sinistro muoversi inquieto ogni qualvolta chiudeva le palpebre; era una sensazione spiacevole. (I miei compagni…) Di nuovo il dolore di prima, che lo buttò ancora a terra. Per quanto ci provasse, non riusciva a non pensare a loro, ai suoi amici. Sentiva la loro lontananza come qualcosa di concreto, come un vuoto dentro di lui; persino Timcanpi gli mancava. Il piccolo Golem che lo aveva accompagnato in capo al mondo ora era chissà dove, probabilmente con i suoi compagni. (Vai! Senza di te nessuno sarà in grado di trovare il maestro…) Quando mai glielo aveva detto. Avrebbe tanto gradito la sua compagnia, in quel momento, come anche in molti altri. Guardò davanti a sé e riconobbe subito il posto in cui si trovava. La macchia di sangue era inconfondibile; era l’unica cosa che restava di Suman, di quell’uomo che aveva talmente tanto desiderato la vita che l’aveva persa, senza accorgersene. Alzò il volto in cielo e fu lieto di non vedere la luna, la luna che aveva tanto pregato di allontanarsi da lui.

Lenalee rimase immobile, timorosa della reazione del Direttore della Sede Asia. Lui la fissava con sguardo vuoto, gli occhi sottili non lasciavano trasparire nulla. La cartelletta che reggeva sotto il braccio cadde a terra, ma l’uomo non si degnò di raccargliela; era ancora troppo concentrato a fissare la figura che aveva davanti. Tutto il rumore improvvisamente sembrò fermarsi, mentre alzava leggermente la mano, fino ad arrivare ad indicare Lenalee. La mano gli tremò leggermente e la ragazza sussultò, temendo che si sarebbe messo ad urlare. "Tu…" sussurrò, "Cosa fai qui? Tu…"

Lenalee ci pensò un po’ prima di rispondere, "Io… Dov’è Allen?"

La bocca spalancata del direttore si chiuse di scatto e l’espressione di pura devozione sul suo volto scomparve. "Sei venuta per questo?" Il suo sguardo serio spaventò non poco la ragazza che gli si avvicinò, cercando di stare calma. "Dov’è? E’ vivo? Sta bene? Mi porti da Allen, la supplico! Non ho intenzione di andarmene da qui senza di lui…"

Bak si chinò a raccogliere la cartelletta e tossì. "Mi spiace. Allen Walker… lui... è scappato." Disse con tono pacato. Si vergognava di quel fatto. Credendo che senza un braccio non sarebbe stato in grado di allontanarsi di lì lo aveva sottovalutato. E ora se ne era andato.

Lenalee prese per il colletto della divisa il direttore, decisa a saperne tutto al riguardo. "Signor Bak," disse, con sguardo aggressivo che non ammetteva repliche, "sapete da che parte sia andato? Andrò io a cercarlo."

"No." Disse quello, allontanando la mano della ragazza da lui. "Allen Walker è sotto mia sorveglianza, non è compito tuo cercarlo." Quelle parole suonarono vuote nelle orecchie di Lenalee. Nulla le avrebbe impedito di andare a cercarlo, né Bak né suo fratello. "Se Allen è da qualche parte là fuori è anche colpa mia… Non sarebbe successo tutto questo se io…" Si trattenne, sapendo che se fosse andata oltre probabilmente sarebbe scoppiata in lacrime e non era questo che voleva ora; doveva mantenere quel falso carattere forte che aveva assunto da poco. "Io vado a cercarlo." E detto ciò si voltò e corse via, talmente velocemente per potersi far fermare da Bak. (Prendi la bambina…) No, quelle parole ora non contavano più. Lo avrebbe trovato e si sarebbe scusata con lui, per tutto.

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Capitolo 6
*** Fifth Night – The blood step that leads to… ***


Prima di farvi iniziare a leggere, ringrazio coloro che hanno recensito, ma anche quelli che hanno solo letto! XP

Ora leggete pure!! XP


Fifth Night – The blood step that leads to…

Improvvisamente un telefono squillò. L’uomo si diresse verso la propria scrivania, iniziando a spostare gli ammassi di fogli e lettere che ingombravano il posto. Quando trovò l’oggetto che produceva quel rumore squillante, prese la cornetta e la portò all’orecchio. “Si?” domandò, serio come non era mai stato, “ci sono novità sull’innocence di Allen Walker?”

“No.” Rispose l’uomo che si trovava dall’altra parte del mondo. “Walker è scappato.”

Komui rimase senza respiro per qualche secondo. “Trovatelo. I Noah stanno puntando a lui, non possiamo permetterci di perdere un membro come lui” disse, cercando di apparire il più calmo possibile.

Bak Chan aspettò qualche secondo prima di continuare quella conversazione. Sapeva che ciò che stava per dire avrebbe sconvolto l’uomo con cui stava parlando. “Komui… c’è un’altra cosa… Lenalee è qui in Cina.” Allontanò un po’ la cornetta dall’orecchio, prevedendo l’urlò che da lì a poco sarebbe arrivato, ma quello non arrivò. Komui aveva riattaccato.

Ormai era mattino inoltrato. La rugiada che qualche ora prima copriva alcune foglie era scomparsa, prosciugata dai raggi del sole. Le nuvole in cielo avevano iniziato a giocare col vento, facendosi sospingere di continuo da una parte all’altra; alcune assumevano forme strane. Il vento soffiava leggero, freddo e faceva vibrare di continuo le canne di bambù, che a volte arrivavano persino a piegarsi a metà.

Lenalee correva imperterrita, incurante dell’aria fredda che le sfregiava il viso, i lunghi capelli neri che danzavano sulle spalle. Socchiuse leggermente gli occhi e si fermò. Era arrivata in una radura; molte canne di bambù circondavano quelle spiazzo di terra. La riconobbe subito: era quella in cui lei e Lavi erano andati a cercare Allen e Suman, guidati da Tim. Spostò un attimo lo sguardo sulla macchia di sangue a terra e poi le si avvicinò. Questa volta non la fissava con gli occhi in lacrime, al contrario, sul suo volto comparve un sorriso. Là, in mezzo a quella chiazza rossa, c’era un’impronta, che tempo prima non esisteva; aveva la forma di una tipica scarpa cinese. La sfiorò, constatando che era fresca. Chiunque l’aveva impressa non doveva esser passato di lì da non molto tempo. “Allen… deve essere qui vicino.” Si rimise a correre, osservando attentamente il terreno che scorreva sotto i suoi piedi. Di tanto in tanto, fra l’orma di un piede e l’altra, compariva una striscia più lunga, simile alla forma di un ginocchio. “Probabilmente si è chinato a terra…” Pensò la ragazza. L’aria fredda si fece più pesante e il vento iniziò a soffiare ancora più forte, ma lei continuò a correre. Non le importava nulla del vento; aveva scelto ciò che per lei era importante e nessuna cosa al mondo l’avrebbe distratta dal suo obiettivo.

E poi lo vide. Davanti a lei, steso su alcune foglie c’era Allen. Era pallido e al tatto della sua mano risultò persino freddo. Lenalee lo sollevò leggermente, stringendolo forte a sé e fu in quel memento che notò l’assenza del braccio sinistro. Lo aveva visto anche dalle registrazioni di Timcanpi, ma adesso che questo gli si prestava davanti gli occhi sussultò. Indossava solo un paio di pantaloni larghi e aveva il torace fasciato, la cicatrice in volto stava sanguinando e ogni tanto il suo corpo era scosso da qualche brivido. “Allen…” Scostò qualche ciuffo di capelli bianchi dalla fronte e lì vi posò un leggero bacio. “Allen… mi senti?” gli sussurrò vicino all’orecchio. Voleva svegliarlo, per vedere i suoi occhi argentei, gli occhi argentei che le erano tanto mancati e nei quali aveva sperato di perdersi. “Allen…” posò una mano sulla sua guancia, cercando di riscaldarlo almeno un po’. “Allen…"

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Capitolo 7
*** Sixth Night – Maybe ***


Eccovi un altro capitolo, ringrazio XxTyki MikkxX, che recensisce sempre! XP

Adesso vi lascio leggere pure e vi chiedo solo una cosa: commentate, mi farete la ragazza più felice sulla terra!!!


Sixth Night – Maybe

Blink. Gocce nel cadevano dal nulla e che si infrangevano a terra con regolarità, una regolarità snervante. Blink. Non riusciva a sentire altro suono se non quello. Blink. Gli riempiva le orecchie, ed andava ad annidarsi nel suo cervello come un parassita, un parassita non del tutto sgradevole però. Blink. Gli sembrava il rumore della pioggia, e questo in qualche modo lo rendeva piuttosto felice, lo rassicurava. Blink. Questa volta lo sentì più forte, più vicino alle sue orecchie. Improvvisamente iniziò a sentire anche qualcos’altro; un rumore di passi, un respiro affannoso. Non aveva né il coraggio né la voglia di aprire gli occhi, quindi rimase fermo, aspettando impaziente di sentire una voce, una voce che sperava conoscere. Sentì un fiato caldo sul collo e, spinto dalla curiosità, aprì leggermente un occhio. Si trovava in una grotta ed era vicinissimo al suo ingresso. Una lunga chioma nera gli impediva di vedere il volto della persona che aveva accanto, ma dentro di sé già sapeva chi era, anzi, lo sperava.

“Le… na… lee…?” sussurrò, con un filo di voce, stupendosi pure lui per quanto fosse debole.

La ragazza si voltò di scatto, gli occhi colmi di gioia e un sorriso strano dipinto in volto. Lo fissò per alcuni secondi, che le parvero un’eternità e poi lo abbracciò, scoppiando in lacrime. Quelle, però, realizzò Allen, non erano le solite lacrime che solcavano il volto della ragazza, quelle erano lacrime di gioia. Gioia repressa e sperata per molto, troppo tempo.

“Allen!” Gli prese il viso fra le mani, come per constatare che fosse lui, che fosse il vero ragazzo maledetto e non una coppia. “Allen!” Gli passò una mano sulla cicatrice, lievemente, e lo fissò con intensità crescente. E, il ragazzo capì, quello era lo sguardo di una persona che ha molto da dire ma spera di riuscire a trasmettere di più con lo sguardo che con la voce.

“Lenalee…” cercò di mettersi a sedere, ma l’abbraccio della ragazza lo teneva ancora bloccato a terra. “Lenalee, cosa…?”

“Non dire nulla…” lo strinse più forte, avvicinandosi a lui, “mi sei mancato…” gli sussurrò ad un orecchio, “ho davvero avuto paura di perderti…”

Allen rimase un po’ stupito da quelle parole, sapeva esattamente che le avrebbe dette, ma non si aspettava che lui avrebbe reagito a quel modo. Aveva sperato tanto un momento simile, il momento di incontrare anche solo uno dei suoi compagni, e ora che gli succedeva? Non riusciva a dire niente, nemmeno muoversi gli veniva spontaneo. Tutto gli appariva strano e confuso; non aveva la ben che minima idea di come comportarsi con Lenalee. Non sapeva se sorriderle per farla smettere di piangere, o se mettersi a piangere a sua volta, però così facendo sapeva che lei avrebbe sofferto di più, e non era questo che voleva. Forse.

“Imparziale. Come si può essere imparziale in una guerra come questa?” Stava parlando da solo, iniziava a sentirsi un po’ pazzo. “Io… non ce la faccio. E’ inutile”

(Non… ti… arrendere… Lavi….)

Si tolse la fascia dai capelli, riponendola sul letto.

(Non… serve… a… nulla… quando… ti… comporterai… da adulto…?)

Il ragazzo si lasciò cadere sul materasso, le braccia aperte, che sfiorarono il legno ammuffito della nave. “Io sono il futuro Bookman e nient’altro.”

(Esatto… quando… inizierai… a… comportarti… come… tale….?)

Chiuse gli occhi, cercando di imprimere quelle parole nella mente, ma quest’ultima le respinse, contraria nell’atto di una cosa simile. E, come per fargli capire ciò che aveva tentato di fare, questa gli mostrò immagini confuse dei compagni. “Loro sono semplici macchie di inchiostro. Basta una goccia d’acqua per cancellarle o deturparle.”

(Se… solo… tu… la… pensassi… così… chissà… quante… sofferenze... ti… saresti… risparmiato…)

Ricordi lontani affiorarono nella sua memoria, portandolo indietro nel tempo a quando era solo un bambino e il vecchio lo istruiva. Ricordava tutto che allora, era sempre stata una sua abilità quella di memorizzare le cose. “Solo un osservatore. Siamo capitati per caso dalla parte dell’Ordine, solo ai fini della cronaca.”

(Forse… prima… era… così… e… ora…? Ora… sei… debole… Non… sei… più… nemmeno… in… grado… di… distinguere… i… fatti… reali… dalla… fantasia…)

Si mise a sedere, fissando il mare all’esterno dell’oblò. Forse, era davvero stato deviato dalla strada che aveva deciso di percorrere. Forse era davvero così. E allora perché? Perché, anche essendosene accorto, non riusciva a rimediare a quello sbaglio? Perché non riusciva semplicemente ad essere distaccato nei confronti dei compagni?

(Chissà… eppure… ci… sei… sempre… riuscito… cosa… ti… è… successo… ora… Lavi…?)

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Capitolo 8
*** Seventh Night – Silence ***


Eeeeeeccomi!!! XD Sempre grazie a XxTyki MikkxX (Ringrazierò sempre chi mi commenta!), _namika_ e Noriko chan (sul forum loro, ma commentano lo stesso!) Adesso leggete pure, spero che vi piaccia... Ho avuto un pò di problemi a sendere questo capitoletto... XP


Seventh Night – Silence

Ormai fissava da ore il paesaggio bianco fuori dalla grotta. La leggera pioggia di qualche minuto prima si era trasformata col freddo pungente, ed era diventata neve. Allen non accennava a voler smettere di guardare le punte degli alberi, sembrava attratto dalla cortina bianca che turbinava in cielo. Lenalee gli stava accanto, aggrappata al suo busto, con gli occhi chiusi. Il silenzio era sceso su di loro da tempo, diventando pesante, quasi palpabile. Poi, un colpo di tosse da parte del ragazzo, fece aprire gli occhi a Lenalee che lo guardò preoccupata, temendo per la sua salute. “Hai freddo?” chiese, abbracciandolo ancora più forte. “Non appena finirà di nevicare ci sposteremo, ma per ora riesci a resistere?”

Allen non le rispose, però, voltandosi a fissarla negli occhi le disse: “Sai… io… ho fatto un sogno, dopo che mi hanno portato nella Sede Asia.”

Lei parve non capire. “Un sogno? Che sogno?” Sgranò gli occhi mentre alla mente le tornavano le immagini dell’ultimo che aveva fatto prima di allontanarsi dalla nave, prima di abbandonare Lavi.

“Beh, non me lo ricordo bene, però ho visto te. Eri dall’altra parte di un lago, seduta su delle rovine e piangevi… eri sola. Ho cercato di venire da te, ma poi…” Esitò un attimo, incerto se raccontarle della figura che lo aveva bloccato, la figura così simile ma così distante da lui. Quando lo aveva visto quella volta aveva capito che erano uno il riflesso dell’altro anche se parevano tanto diversi.

“… poi mi sono svegliato.” Concluse, decidendo di non dirle nulla.

Lenalee parve sconvolta, portò le mani alla testa, chiudendo gli occhi. Aveva capito di che sogno si trattava; era quello che la tormentava di continuo, quella che la faceva svegliare con le lacrime agli occhi.

(Rovine… Delle rovine che conosci; delle rovine che non vorresti vedere… perché questo significherebbe che…)

“Allen…” affondò le unghie nella carne del ragazzo, senza accorgersene, “Allen, tu… hai fatto quel sogno? Eri dall’altra parte del lago?” Era turbata, lo si poteva vedere. Iniziò a tremare, ma non per il freddo.

(Plink. Un piccolo rumore, però è l’unico che ti giunge all’orecchio. Ti volti e poi lo vedi… l’ultima cosa che avresti davvero voluto vedere…)

Allen si portò davanti a lei, vedendo che tremava in modo incontrollabile. “No… No…” La ragazza si prese la testa fra le mani. “No… No…”

(Inizi a piangere, le lacrime ti cadono copiose. Cerchi di non guardare, distogli lo sguardo, ma sai di poterlo fare… E’ troppo importante per te…)

“Allen! No!” Le immagini del suo sogno avevano iniziato a tornarle in mente, a tormentarla.

(Prendi quel corpo umido, e lo porti sulla sommità della rovina più grande… Osservi attentamente quel volto privo di espressione e inizi a ricordare, a crogiolarti nel dolore…)

Allen la abbracciò, cercando di infonderle calma e sicurezza. “Lenalee, calmati… Che cos’hai? E’ a causa mia che soffri?” Glielo chiese sottovoce, come quella volta prima di partire con la nave verso il Giappone. “Parlami Lenalee… il silenzio è snervante.”

“Io…” Aveva smesso di tremare e si era aggrappata a lui, sentendosi improvvisamente bene, come se fosse tornata a casa dopo molto tempo. “Allen… Non è colpa tua… Non potrà mai essere colpa tua!” Allungò le braccia, fino ad allacciarle attorno al busto del ragazzo e iniziò a singhiozzare silenziosamente.

Tutto sembra così naturale e così già vissuto. Quell’abbraccio, quelle parole che suonavano così simili, quei singhiozzi smorzati ma penetranti. Però una cosa era cambiata e non era il braccio in meno del ragazzo ma bensì le loro emozioni, modificate al punto da quasi sentirle estranee a loro. Entrambi si sentivano spettatori di quella scena, non protagonisti, quell’abbraccio lo vedevano da diverse angolature. Poi, qualcosa li spinse a guardarsi negli occhi, a fissarsi, senza dire nulla. Sentirono qualcosa impadronirsi di loro, un’emozione nuova, conosciuta, ma assopita per troppo tempo. Fu allora che Allen chiuse gli occhi e abbassò il volto verso quello della ragazza, che fece lo stesso. E quando le loro labbra furono vicine, tanto quasi da sfiorarsi, un boato lontano li risvegliò da quel torpore, catapultandoli nella realtà.

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Capitolo 9
*** Eighth Night – The begin ***


Ok, prima di farvi iniziare a leggere questo capitolo, alcuni ringraziamenti:

XxTyki MikkxX: grazie come sempre per la recensione!

JunJun: Grazie, le critiche sono sempre ben accettate! L'unica cosa che ho da dire riguardo quel capitolo è che l'ho scritto e ricontrollato mentre ero a casa per malattia! Rileggendolo adesso mi sono resa davvero conto che non era il massimo il pezzo finale.. Grazie ancora per avermelo fatto notare! Ci tengo a sapere queste cose XP P.S. il forum che frequento è questo: http://alldgrayman.forumcommunity.net

Hinata chan: Grazie pure a te! XP Il boato serve a scopi di trama... don't worry... prima o poi farò combinare qualcosa a quei due!

Adesso leggete pure! E recensite, ne'?

Edit: capitolo ri-editato perchè visualizzato male dal sito.


Eighth Night – The begin


Sì. Sì, aveva avuto timore. Timore delle parole che avrebbe potuto sentire dal direttore della Sede Asia. Lenalee era in Cina. Quando Bak glielo aveva detto non si era stupito. Qualcosa dentro di lui sapeva già che sarebbe tornata indietro, disobbedendo agli ordini dell’Ordine Oscuro, ai suoi ordini.

Reever era ancora davanti alla sua scrivania in silenzio, fra le mani teneva un’enorme pila di libri ma aveva capito che non era il momento giusto per parlare col Supervisore. Solo osservandolo in viso aveva capito che qualcosa non andava, qualcosa che probabilmente riguardava Lenalee, la sua adorata sorella.

Komui fissava un piccolo foglio di carta sulla scrivania, era bianco, come tutti gli altri, ma aveva un che di particolare, di speciale. Quante volte aveva posato gli occhi su quella calligrafia minuta? Migliaia probabilmente. Poche frasi concise, scritte in cinese.


Caro Nii-san,

come avrai già capito sono io, Lenalee. Ti scrivo dall’India, sono vicina all’Himalaia! Probabilmente quanto questa lettera giungerà fino a te, mi avrai già chiamato un milione di volte; però ci tenevo a scrivertela, semplicemente per farti sapere che ci sono e sto bene.

Semmai un giorno saremo distanti avrai qualcosa di mio su cui pensare.

Stammi bene, Lenalee. ?

P.S. Di’ a Jerry di preparare montagne di cibo per il nostro ritorno, Allen-kun non fa altro che ripeterlo. Probabilmente si mangerà tutte le scorte dell’Ordine!


Allen. Quante volte l’aveva avuto sott’occhio… eppure non si era mai accorto di nulla; li aveva perfino mandati in missione insieme. Avrebbe dovuto saperlo lui, suo fratello, che per quel ragazzo Lenalee avrebbe fatto pazzie, come quella di abbandonare i suoi compagni di viaggio per tornare di corsa in Cina. Voleva odiarlo, eppure non ci riusciva.


(Una tempesta. Pioggia che cade ininterrottamente, lampi dal cielo e l’odore di terra bagnata. Eppure, qualche attimo prima, c’era il sole, debole, però c’era. Poi, all’improvviso il silenzio. Il silenzio assordante, che ti colpisce dall’interno. Il silenzio che, capisci, preannuncia qualcosa di terribile, qualcosa di cui temi.)

Lavi si rigirò nel sonno. Le coperte erano cadute oltre il bordo del letto a causa del suo continuo agitarsi.

(Ed eccola, la tempesta. La senti, come qualcosa di irreale. Le gocce di pioggia… Le vedi infrangersi sul terreno, creando dei piccoli riflessi di luce in quel buio opprimente in cui ti trovi. Eppure… Eppure quello non è il solito buio in cui hai sempre sognato di trovarti. Non è quel buio monocolore in cui non riesci ad orientarti, in cui non riesci a capire dove poggi i piedi, in cui non scorgi la fine della strada che percorri incessantemente da ore… quel buio è diverso. Ti appare come un paesaggio che sai di conoscere, ma che non riesci a ricordare.)

Si rigirò ancora, finendo con le braccia penzoloni dal letto.

(Un lampo. E’ dietro di te, eppure lo senti così vicino… Le nuvole nere in cielo… le vedi compattarsi, congiungendosi per creare una tempesta ancora più forte, una tempesta che avrebbe distrutto tutto.)

Lavi si svegliò di colpo, il sogno appena fatto ancora impresso nella sua mente. Si mise subito a sedere, portandosi una mano alla testa, come per constatare ancora che ci fosse. Rimase in silenzio per qualche minuto, pensando a quel sogno così reale da averlo totalmente coinvolto. “Io ho… ho avuto paura…?” Si voltò verso l’oblò della nave ed osservò la notte cupa che tingeva di nero le acque profonde del mare. Tutto nero… Oscuro… “Come nel mio sogno…” Un brivido di percorse la schiena e proprio in quel momento risuonò lontano un boato, potente e spaventoso.

Era iniziata.

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Capitolo 10
*** Ninth Night – Under cover of darkness ***


Come sono solita fare, ecco i ringraziamenti!

XxTyki MikkxX: Ovviamente, sempre grazie per la recensione che puntualmente fai ad ogni capitolo! XD Non ti preoccupare, adesso vedrai che inizierò a spiegare che cosa è iniziata!

JunJun: Grazissime per la tua recensione-romanzo (era davvero lunga XDD) e ti dico che pure io mi stupisco di come diventi imprevedibile questa fic... Le idee mi vengono mentre dormo, a volte non c'entrano nulla con la storia, ma mi aiutano a scriverla.

Namika: Grazie per il commento sul forum!

Dai, ora vi faccio leggere!!! XP (E recensite!)


Ninth Night – Under cover of darkness

 

Drin-drin. Tutti i telefoni nello studio di Komui avevano iniziato a suonare. Uno dopo l’altro squillavano, portando sempre la stessa notizia. “Supervisore! Ancora…” esclamò Reever, abbassando la cornetta. Drin. Da tutto il mondo giungevano chiamate di esorcisti, finder o semplici sostenitori che informavano di un fatto strano, che nessuno nell’Ordine Oscuro sapeva spiegare. “Supervisore… continuano a dire tutti la stessa cosa, come è possibile?” Johnny emerse da una pila di fogli con lo sguardo preoccupato, “Cosa possiamo fare?”

Komui lo fissò, facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti. “Niente. Se non aspettare.”

 

Lavi si alzò dal letto e corse sul ponte della nave. Un’aria fredda lo investì non appena mise piede all’aperto. Si portò a fatica fino all’albero maestro e si aggrappò a quest’ultimo, cercando di non scivolare sul legno bagnato.

In lontananza, verso dove sapeva esserci la Cina, erano comparse grandi nuvole nere che avanzavano sia verso la loro nave che in tutte le altre direzioni. Il boato di prima continuava a farsi sentire come un eco lontano e indistinto. “Cosa è?” Si domandò il giovane Bookman, prima di ricordare un brano di un libro che aveva letto tempo addietro:

 

“E, come detto in precedenza, quando le grandi nubi si innalzeranno nel cielo e un grande boato scuoterà le fondamenta della terra, tutto avrà inizio. Gli eventi atmosferici muteranno di continuo, fino a trasformare tutto in una grande tempesta che avanzerà su tutto il mondo, col favore della notte.

Le nubi avanzeranno imperterrite e tutto avrà inizio.

Nessuno può impedire che ciò avvenga.

Tutto avrà inizio.

Col favore della notte, inizierà la fine del mondo.”

 

Rimase in attesa, come se si aspettasse che da un momento all’altro un qualsiasi segno avrebbe smentito quelle parole, ma non accadde nulla. Le nubi si facevano sempre più vicine, i tuoni più potenti e inquietanti. Sembrava che nessuno oltre lui si fosse accorto di tutto ciò; in coperta regnava il silenzio, segno che tutti dormivano. Si voltò ancora verso la tempesta incombente, verso le coste cinesi. “Lenalee…”

 

Allen si alzò di scatto, correndo verso l’apertura della grotta per cercare l’origine di quel rumore, ma l’unica cosa che notò fu l’improvviso mutamento del clima. La neve aveva smesso di cadere, sostituita da un forte vento e una fitta pioggia. “Allen, che succede?” Lenalee si era portata accanto a lui ed ora osservava il paesaggio completamente diverso da quello di qualche secondo prima. Gli alberi venivano continuamente piegati in due dalla forza del vento e il mare in lontananza appariva agitato e completamente nero. I lampi si facevano strada fra le nubi assieme ai fulmini che avevano iniziato da poco a colpire il terreno. “Che sta succedendo?”

Il ragazzo non seppe che dire. Non ne aveva idea, era tutto accaduto in pochi secondi, non aveva avuto nemmeno il tempo per accorgersene. (Ciò che hai visto è solo il prologo… La vera tragedia inizia ora…) Le parole del Conte del Millennio gli tornarono improvvisamente in mente. Forse era arrivato quel momento, il momento in cui l’umanità avrebbe dovuto affrontare l’ultimo attacco. Attacco a cui forse non sarebbe sopravvissuta.

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Capitolo 11
*** Tenth Night – The quiet before the storm ***


Ragazzi cari, eccovi il capitolo dopo!!!! XD Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno recensito e vi anticipo che da prossimo inizieranno i guai e un pò di botte!!! Ora leggete pure e ricordatevi di recensire!


Tenth Night – The quiet before the storm

Verrà il tempo in cui inizierà la vendetta. La vendetta di Dio e della natura, che puniranno gli esseri umani per aver deturpato la terra.
Quando i tempi saranno maturi e gli umani senza difese, Lui piegherà alle sue volontà tutto ciò che esiste nel creato.
Quella notte, il cielo si oscurerà. Le nubi si innalzeranno e si estenderanno su tutto il mondo precedute da un forte boato, che verrà udito su tutta la terra.
Con questo, verrà sferrato l’ultimo colpo verso una specie così debole. Una specie destinata sin da tempo a scomparire. Verranno salvati solo alcuni membri di essa: coloro che discendono da un uomo che stipulò un contratto con Dio. Loro si uniranno a Lui e lo aiuteranno nel completamento della sua opera.
E, come detto in precedenza, quando le grandi nubi si innalzeranno nel cielo e un grande boato scuoterà le fondamenta della terra, tutto avrà inizio. Gli eventi atmosferici muteranno di continuo, fino a trasformare tutto in una grande tempesta che avanzerà su tutto il mondo, col favore della notte.
Le nubi avanzeranno imperterrite e tutto avrà inizio.
Nessuno può impedire che ciò avvenga.
Tutto avrà inizio.
Col favore della notte, inizierà la fine del mondo.
Nessuno può impedire che ciò avvenga, nessuno può salvarsi da questa vendetta da tempo prefissata.
Nessuno, nemmeno coloro che combatteranno per la salvezza di questo mondo.
Nessuno, tranne il Cuore.



Komui, rinchiuso fra le mura dell’Ordine Oscuro, osservava fuori da una piccola finestra del suo ufficio: pioveva. Le chiamate si erano interrotte bruscamente, forse a causa della tempesta che incombeva su di loro, forse a causa del forte boato di prima. “La calma prima della tempesta…” ripeteva la stessa frase da diversi minuti, mentre si rigirava la lettera di Lenalee in mano. “La calma…” si fermò e rifletté su quelle due parole, semplici.
(La calma? Beh, quella c’era fino a qualche giorno fa, c’era finché Suman non è caduto, finché Allen non è stato quasi ucciso, finché Lenalee non è ritornata in Cina…)
Posò la lettera sulla scrivania e si abbassò il berretto sul volto. Si godette per un attimo il silenzio che regnava in Sede, era la prima e forse ultima volta che l’avrebbe fatto. “… La tempesta…” In lontananza sentì un lampo, che lo ridestò da quel torpore.
(La tempesta… Non la stavi aspettando? E’ da tempo che ti prepari a ciò. Com’è che dicevi? “Il Conte sta architettando qualcosa, sembra proprio la calma prima della tempesta.”? Hai mandato gli esorcisti e i finder, molti finder, verso la morte per impedire che la tempesta scoppiasse, pensavi di essere pronto, e invece? Che c’è? La situazione t’è sfuggita di mano?)
Komui si alzò di scattò. Alcuni fogli caddero a terra, ma non ci prestò molta attenzione. Voleva fare qualcosa, qualcosa per aiutare tutti coloro che erano fuori sede in quel momento, per quelli che stavano combattendo e per quelli che erano rimasti sbigottiti da ciò che stava accadendo. Ma cosa avrebbe fatto?
(Un misero essere umano non può molto… Sai anche tu cosa devi fare… perché… non… vai… a… pregare…?)
E, come se fosse stato un riflesso psicologico, le sue gambe si mossero, veloci, attraverso i corridoi dell’Ordine, fino a giungere nella cappella. I suoi piedi mossero ancora qualche passo e si fermarono vicino all’altare, mentre le ginocchia dell’uomo cadevano lievemente sul freddo marmo degli scalini. Congiunse le mani e chiuse gli occhi. Pregò. Pregò per tutti coloro che erano in vita, per tutti coloro che la stavano rischiando e per tutti coloro che l’avevano persa per salvarne altre.

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Capitolo 12
*** Eleventh Night – Doubt in the stormy night ***


Tutto su D.Gray-Man

Eleventh Night – Doubt in the stormy night

"Presto…" Glielo aveva detto con ansia nella voce, l’aveva spaventata se possibile di più di ciò che era già. Non si mosse; le gambe non le rispondevano più. Era bloccata da una paura sconosciuta, una paura che non aveva mai provato ma che ora si era impossessata di lei, avanzava nella sua mente e le impediva di ragionare. "Veloce dannazione, Lenalee!" Non si mosse ne’ancora, ma l’urlo del ragazzo le fece riaffiorare alla mente un ricordo, tanto vicino ma che pareva tanto lontano.

(L’avevi fermato, ti eri gettata verso di lui, per impedirgli di saltare in aria assieme a quella macchina assassina. Ma lui voleva solo salvare un’anima, e tu glielo hai impedito. Ti sei intromessa. "Perché diavolo mi hai fermato!?" Aveva urlato, era arrabbiato nonostante lei gli avesse salvato la vita. Sciaf. Era stata veloce, fulminea, quasi non se ne era accorta neppure lei. "Perché siamo compagni!")

Erano solo compagni? No, avevano smesso da tempo di esserlo. Erano diventati amici e poi… fra una preoccupazione e l’altra, fra una risata ed un’altra, erano diventati qualcos’altro. Qualcosa che ancora non era perfettamente in grado di definire ma di sicuro quello che c’era fra loro era un legame forte. Più forte di una semplice amicizia. Di amici ne aveva molti, ma nessuno era come lui, nessuno le riservava quei sorrisi che solo lui sapeva fare. Erano legati da qualcosa di… "Molto forte…" L’aveva detto ad alta voce e il ragazzo l’aveva sentita, ma non prestò molta attenzione a quelle parole. Allen la prese per mano e la aiutò ad alzarsi. "Dai Lenalee… dobbiamo scappare… Ho un brutto presentimento…" Le cinse la vita e la portò fuori dalla grotta, sempre più giù, verso il canneto che entrambi odiavano tanto, il canneto che li aveva separati più di una volta, ma che alla fine li aveva ricondotti l’uno verso l’altra.

Il vento che qualche istante prima si era alzato era diventato più forte, talmente forte da spingerli a ripararsi il viso. "Allen…" Lenalee strinse la mano sul braccio del ragazzo, che ancora la aiutava a camminare. "Allen… grazie…" Il ragazzo la guardò perplesso, continuando a camminare verso l’ignoto. "Perché?" chiese semplicemente, facendo attenzione a non inciampare in un sasso piuttosto grosso. La ragazza gli rispose con un sorriso mentre i capelli le sferragliavano davanti al viso, impedendo in parte al ragazzo di vederla. "Aspetta… se evoco l’innocence faremo prima…" Lenalee si concentrò sulle scarpette nere che portava ai piedi ed esclamò: "Evocazione Innocence!" Non successe nulla. I Dark Boots non diedero nessun segnale alla loro compatibile, che rimase spiazzata; le sua innocence non l’aveva mai abbandonata, soprattutto in un momento di bisogno. "Evocazione Innocence!" disse ancora, ma non successe ancora nulla, rimasero impassibili, quasi fossero state delle semplici scarpe. Ma lei sapeva che non era così. C’era qualcosa di strano nell’aria e non lo intuiva solo per il fatto che non riuscisse ad evocare la sua Arma Anti-Akuma.

"Lenalee…" la voce di Allen la raggiunse come un sibilo lontano, portato alle sue orecchie dal vento forte. "Lenalee… lascia perdere, andiamo!" La strattonò, obbligandola a camminare e lei non fece altro che seguirlo. Si fidava di lui, questo era sicuro, ma la cosa di cui non si fidava era la sua fiducia, la sua grande fiducia, verso gli esseri umani. E quella fiducia ora lo spingeva a camminare verso l’ignoto che sapeva tanto di qualcosa di amaro, qualcosa che alla ragazza sapeva di trappola. Ciò che stava accadendo, se lo sentiva, non era normale, era opera di qualcuno, qualcuno di spietato e potente. "Il Conte…" Allen si bloccò. Davanti a loro, fra la polvere alzata dal vento e le foglie che vorticavano al suolo si ergeva un’ombra, un’ombra spaventosamente famigliare. Rimasero fermi, mentre l’uomo avanzava verso di loro, stringendo fra le mani un ombrello aperto che nonostante il vento rimaneva impassibile. Il grande cilindro che portava in capo capitolò davanti a loro, seguito dallo sguardo sorridente del Conte del Millennio. "Hi! Konbanwa!"

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Capitolo 13
*** Twelfth Night – Freezing Wind ***


Tutto su D.Gray-Man

Prima di tutto, un grazie speciale a XxTyki MikkxX, che commenta sempre e incessantemente! :P

Aspetto ansiosamente commenti e anche critiche!



Twelfth Night – Freezing Wind

Lavi cadde a terra un’altra volta, il martello ancora stretto fra le mani doloranti, sporche non solo del suo sangue. "Bastardo!" Si rialzò, facendo peso sulla gamba più sana; l’altra probabilmente era rotta. Alzò il martello e l’innocence di Miranda lo ricoprì, riportandolo in salute, esattamente com’era prima del combattimento. Risistemò la fascia che portava in capo mentre colpiva ancora il nemico con un attacco che, come sapeva, si sarebbe rivelato inutile. "Ten Ban!" Dal timbro che impresse a terra fuoriuscirono scariche elettriche che andarono a colpire, inefficacemente, l’akuma.

"Vecchio! Vecchio!" Bookman gli era appena finito addosso, scagliato lì con violenza da un livello tre, probabilmente stanco di lottare contro un così fragile uomo. "Vecchio!" Lo scosse un po’, in attesa di una sua reazione, che arrivò non appena l’innocence di Miranda effettuò il Recovery.

"Dannato imbecille… che stai facendo?" chiese il vecchio, rialzandosi e scansando il suo allievo di lato. "Ma che sta succedendo? Perché così tanti livelli tre si sono spinti fin qui?"

Lavi fece volteggiare il martello in aria, abbattendolo a terra un'altra volta. "Non lo so" Lo sapeva perfettamente, invece. Aveva mentito, aveva mentito al suo maestro. E non era la prima volta che lo faceva negli ultimi tempi…

Quella voce lo aveva attraversato come un vento gelido, investendolo in pieno volto. Tutto sembrava essersi fermato attorno a loro, pure il vento che ululava furioso, come una belva alla ricerca della sua preda. Allen non si era mosso, nemmeno quando si era ritrovato faccia a faccia col Conte i cui occhi sottili era fissi in quelli del ragazzo. La pioggia che, fino a pochi secondi prima, sembrava essere scomparsa si abbatté di nuovo su di loro. Le gelide gocce parevano coltelli sulla pelle nuda di Allen, che iniziava a sentire freddo. "Conte…"

L’uomo paffuto li guardò scontroso col sorriso in faccia. "Eccoti qui, Allen Walker… E tu, bella ragazzina" disse, rivolgendosi a Lenalee, "non dovresti essere su una nave per il Giappone con i tuoi amici? Sai, ora staranno sprecando i loro ultimi attimi di vita a combattere." Sorrideva, nonostante le parole che stesse dicendo fossero inumane e crudeli al di là di ogni dire e le pronunciava con innaturale divertimento. Aveva la stessa ansia nella voce che ha un bambino quando parla del suo giocattolo preferito con gli amici, ma lo sguardo truce dietro ai piccoli occhiali opachi lo mostrava per ciò che era veramente. Mosse l’ombrella davanti ad Allen e la fermò all’altezza del suo cuore. "Qui… dovrebbe esserci un buco, perché sei vivo?" domandò il Conte, premendo la punta dell’ombrella controllo le fasciature sporche e bagnate sul petto del ragazzo.

Lenalee ascoltò attentamente quelle parole. Un buco? Al cuore? "Allen…" Il ragazzo la afferrò per una mano e la fece indietreggiare assieme a lui, cercando di allontanarsi dall’uomo davanti a loro. "Perché sei qui Conte?" chiese Allen, stringendo sempre più la mano della ragazza, "Che sta succedendo? Cos’era quel boato che…"

Il Conte scoppiò a ridere, smorzando le parole in bocca al ragazzo. "Quante domande…! Sei un ragazzo proprio curioso! Beh, non c’è tempo per molte risposte… Addio!" E si levò in aria, sospinto dal vento, con l’ombrella aperta, "Questo era il nostro ultimo incontro! Addio Allen Walker!" Scomparve, nel buio della notte e nella pioggia fitta e spessa come un muro, la sua risata diabolica che risuonava ancora nell’aria, trascinata dal vento come un canto lontano.

"Io non capisco…" sussurrò Lenalee mentre Allen alle sue spalle cadeva a terra. "Allen!" si precipitò accanto a lui. Sputava sangue. "Allen che cos’hai? Che ti succede?" E mentre la ragazza era lì, accanto al compagno, un ombra si mosse sul terreno e si alzò vibrando nell’aria, avvicinandosi a lei. La prese alle spalle, avvolgendola fra le sue spire e la buttò di lato, lontana dal ragazzo. "Ah…! Al… len!" Lenalee alzò una mano, protesa verso l’amico ma, quando la stretta sul collo aumentò d’intensità, il caldo abbraccio dell’oscurità la accolse e lei svenne.

"Ora il prologo può evolversi, diventare una tragedia.

La tragedia umana.

Una tragedia a cui bisogna ancora dare un finale.

Vediamo se gli attori saranno in grado di recitare bene la loro parte.

Su, esorcisti! Voi siete i protagonisti di questo gioco.

Non deludete gli spettatori!

Non lasciate che lo spettacolo finisca proprio ora!"

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