Puzzle di Liy (/viewuser.php?uid=15817)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** First Night - Pain ***
Capitolo 3: *** Second Night – Whispering ***
Capitolo 4: *** Third Night – Escape ***
Capitolo 5: *** Fourth Night – Sins and Apologize ***
Capitolo 6: *** Fifth Night – The blood step that leads to… ***
Capitolo 7: *** Sixth Night – Maybe ***
Capitolo 8: *** Seventh Night – Silence ***
Capitolo 9: *** Eighth Night – The begin ***
Capitolo 10: *** Ninth Night – Under cover of darkness ***
Capitolo 11: *** Tenth Night – The quiet before the storm ***
Capitolo 12: *** Eleventh Night – Doubt in the stormy night ***
Capitolo 13: *** Twelfth Night – Freezing Wind ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ecco tornata l'autrice
più pazza di D.Gray-man!!! XDDD Stavolta vi porto questa storia, e vi avverto in
precedenza che tutti i capitoletti saranno abbastanza corti!! Sta storia parte
dalla fine del volume 6, ed è maggiormente incentrato su Lenalee... Beh, Buona
Lettura!!
Prologo
Un’aria pesante
si era posata su di loro da diversi giorni. Il ponte della nave, completamente
immersa nell’ombra, vibrava di tanto in tanto, scosso dallo sciabordio delle
onde. Tal vola si sentiva il timone muoversi, mentre un marinaio lo teneva
stretto fra le mani, per mantenere la rotta. Le vele erano spiegate, ma nemmeno
un alito di vento le sfiorava; erano immobili, da giorni ormai. Una nebbiolina
sempre più spessa aveva iniziato ad alzarsi dal mare, inghiottendo completamente
lo scafo della nave. L’unica luce, flebile, proveniva da una piccola lanterna in
coperta, probabilmente apparteneva ai marinai che erano ancora svegli a giocare
d’azzardo.
L’unica persona
sveglia, sul ponte della nave, era una ragazza che, da circa dieci ore, non si
muoveva da lì. Si limitava a guardare il porto della Cina da cui erano partiti,
sperando di veder comparire improvvisamente un ragazzo che sventolava le braccia
per farli tornare indietro a prenderlo. Ma non era ancora arrivato nessuno e
aveva il terribile dubbio che nessuno sarebbe mai arrivato.
Un ragazzo le si
accostò, lasciandole cadere sulle spalle una leggera mantellina. Non disse
niente, si limitò solo ad ascoltare il respiro regolare della ragazza accanto a
lui. Si mise una mano dentro alla giacca e ne estrasse una carta; un asse di
picche.
“Quella che
cos’è?” chiese la ragazza voltandosi verso di lui, per vedere cosa teneva fra le
mani.
Il ragazzo le
sorrise; era la prima volta che parlava da quando erano partiti. “E’ una carta.
L’ho trovata nel canneto.” La fissò, aspettando una sua reazione. Una lacrima le
sfuggì lungo la guancia destra, rigandole il volto pallido dal freddo. “Posso…?”
domandò con un filo di voce.
Il ragazzo le
porse la carta che lei afferrò prontamente e la strinse al petto. “Tu credi che
sia ancora vivo?” chiese di sfuggita, mentre le lacrime ormai scendevano
copiose.
“Non hai sentito
quello che ha detto il vecchio? E’ vivo. Se lo dice lui è vivo.” Le rispose,
alzando lo sguardo al cielo, cercando con l’occhio la luna. Non la trovò; in
cielo c’era solo nebbia, talmente spessa che non gli permetteva nemmeno di
scorgere il debole alone dell’astro. “Ora vieni dentro, dai. Qui prendi solo
freddo.”
La ragazza
scosse la testa. “No, voglio rimanere qui. Magari lui arriva…” Strinse ancora di
più la carta, come se fosse l’unica cosa che gli rimaneva di quel ragazzo ormai
scomparso da giorni. E dentro di lei sapeva che era stata colpa sua, lo aveva
abbandonato per salvare quella bambina, ma così aveva perso lui. Non aveva
guadagnato niente con quel gesto, anzi, era crollato un pezzo del suo mondo, già
instabile da tempo. Con quella perdita, che occupava uno posto speciale per lei,
il suo mondo si stava sgretolando e tutti i pezzi del puzzle avevano iniziato a
disperdersi in quella nebbia fitta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** First Night - Pain ***
Prima di andare oltre con questa
storia, vi anticipo che tutti i capitoli saranno piuttosto corti! :P Vabbeh, vi
lascio leggere ora... e recensite dopo!!! XD
First Night – Pain
"Niente, nemmeno oggi…" pensò Lenalee guardando il sole
sorgere all’orizzonte. "Nemmeno oggi. Io ti sto aspettando. Ti prego, sbrigati
ad arrivare." Incrociò le mani, chiudendo gli occhi. Avrebbe tanto voluto
cancellare quegli ultimi giorni, dimenticare ciò che era successo, ma non ci
riusciva, era più forte di lei. (Prendi la bambina…)
"Allen…" il ricordo del ragazzo che sprofondava nel corpo
del caduto e che nonostante tutto cercava di mettere in salvo quella bambina, la
tormentava di continuo, come quei suoi sogni premonitori. (Prendi la
bambina…)
"Lenalee" un giovane ragazzo le stava andando incontro,
passandosi una mano fra i capelli rosso fuoco e spettinati. La sua bocca
continuava ad aprirsi, seguendo il ritmo dei suoi innumerevoli sbadigli. "Che ci
fai ancora qui?"
La ragazza non gli rispose, di quei giorni preferiva parlare
solo con se stessa e l’asse di picche che Lavi le aveva dato qualche notte
prima. (Prendi la bambina…) Aveva perso di nuovo la voglia di andare avanti; non
aveva più uno scopo per poter continuare a vivere ne come esorcista ne come
essere umano. "Lavi… io… non merito di essere un’esorcista… e nemmeno un essere
umano…"
Il ragazzo sbatté gli occhi stupito. Persino Kanda aveva
detto che lei era una donna forte e ora, per la perdita di un solo compagno si
stava lasciando morire pian piano. "Lenalee, smettila…"
"No Lavi. Ho fallito come esorcista perché ho lasciato
morire un compagno e ho fallito come essere umano perché ho abbandonato un amico
al suo destino. Anche se ci provo, non trovo ragione per…"
Lavi le prese il viso fra le mani, fissandola dritta negli
occhi. "Hey, smettila ora. Sai che in un momento come questo dei commenti simili
non sono adatti." Le sorrise, sperando di vedere le labbra della ragazza fare lo
stesso, magari mentre scuoteva la testa, facendo segno di aver capito. Ma lei
non fece nulla. Rimase impassibile, anzi forse ancora più triste. "Lavi, ti
prego, lasciami sola…" Aveva ancora qualche ora prima che l’equipaggio si
svegliasse, e voleva passare tutto quel tempo a pensare e ad incolparsi, perché
ormai erano diventate le cose che più preferiva fare. Stare sola era molte volte
angosciante, e per questo lo faceva di continuo; semplicemente per punirsi,
perché pensava che soffrire le avrebbe riportato indietro un pezzo di Allen.
(Prendi la bambina…)
Lavi non le disse niente, si limitò solo ad allontanarsi,
come lei gli aveva chiesto di fare. Lui sapeva benissimo cosa stava passando per
la testa della ragazza, era una sensazione che aveva provato pure lui tempo
addietro, ma quella era una storia che non raccontava a nessuno.
"Se si sopravvive, le ferite guariscono… l’avevi detto tu,
ricordi?" disse, guardando il cielo, come se li avesse potuto vedere Allen,
mentre le sorrideva. "Tu sei sopravvissuto, vero? Perché se le tue ferite non
sono guarite, credo che nemmeno le mie guariranno." Si portò una mano sul cuore.
"E credimi… fanno veramente male."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Second Night – Whispering ***
Prima di farvi leggere anche
questo capitolo, ringrazio Hinata Chan e XxTyki MikkxX per aver recensito
^_^
Ora vi lascio alla lettura!!
:P
Second Night – Whispering
Un debole venticello si alzò fra le piante, fece danzare i fili
d’erba e muovere quelle ciocche una volta cangianti, ora sporche qua e là di
sangue. La luna alta nel cielo illuminava come un faro quella piccola radura in
cui molte canne di bambù crescevano imperterrite.
"No…" tossì un'altra volta, sputando dell’altro sangue. Non
riusciva a muovere un muscolo, un po’ per lo sforzo fatto in precedenza, un po’
perché aveva paura che movendosi il sangue che gli rimaneva sarebbe uscito dal
cuore. Si sentiva scoppiare; era pieno di troppe emozioni che si accatastavano
l’una sopra l’altra, cercando di prendere il sopravvento su di lui. Alla fine,
qualsiasi sensazione provasse, finiva per sentire le lacrime rigargli il volto e
un sapore amaro attraversargli la gola.
La luna gli si avvicinava di più, sembrava sul punto ogni volta
di inghiottirlo e di farlo sprofondare in quell’immenso mare di luce
riflessa.
"No… io non…" Altro sangue. Ancora non mosse un muscolo. Cercò
di stare il più fermo possibile, ma il suo respiro si faceva sempre più
affannoso, sempre più in cerca dell’aria, che pareva non trovare. "Scusate…
scusate…" Avrebbe tanto voluto vedere per un’ultima volta i suoi compagni, i
suoi amici, almeno un’altra volta, il tempo necessario di dire loro addio e di
scusarsi per non averli potuti aiutare, per non aver salvato Suman. "Lenalee,
dove sei?"
Il vento smise di soffiare e l’unico suono che ora il ragazzo
che era a terra potesse sentire era quello di passi lontani che schiacciavano le
foglie sul terreno. La luna si fece ancora più grande, e lui riuscì ad alzare
una mano, come per allontanarla. "La luna… com’è grande… non avvicinarti…Io non
sono ancora… ancora…" Le forze lo abbandonarono del tutto, chiuse piano gli
occhi, incapace di osservare ancora a lungo la luce dell’astro che gli si
avvicinava. "Lenalee…"
Avrebbe voluto urlare, chiamare i suoi compagni, gridare il suo
dolore, ma ormai si sentiva scivolare in un lago nero, da cui sapeva non sarebbe
tornato. "Lenalee…"
Lenalee si svegliò di colpo. Aveva le guance completamente
bagnate e fredde. Non appena si riprese, si guardò attorno: era nel suo letto,
in coperta. Accanto a lei giaceva la sua valigia spalancata, dalla quale
uscivano le poche cose che si era portata per quel lunghissimo
viaggio.
Si alzò dal letto, e si vestì, mettendo la nuova divisa che
Miranda aveva portato loro qualche giorno prima.
Le immagini dell’ultimo sogno fatto erano ancora vivide nella
sua testa. Poteva sentire ancora il dolore che aveva provato prima, il dolore
che aveva provato anche Allen. La sensazione di totale nullità, il rancore ma
anche la gioia di aver vissuto così poco. "Allen…" si inginocchiò a terra,
prendendo la testa fra le mani. "Basta…" Sentiva il cuore farsi più debole, il
respiro più affannoso, come se stesse per soffocare, la vista le si stava
impanando e la percezione di qualcosa di solido sotto i piedi scomparve. Si
sentiva sospesa come nel nulla, il nulla in cui sapeva esserci anche Allen.
"Allen… dove sei?"
In quello stato di incoscienza in cui si trovava, cadde a terra
e il rumore attirò Lavi, vicino alla porta della compagna da ore ormai. Entrò
nella piccola stanza sbattendo la porta e quando la trovò svenuta a terra si
precipitò accanto a lei. "Lenalee! Lenalee!" Aveva preso a scuoterla, per farle
riprendere i sensi, ma lei non dava nessun segno di vita. "Lenalee!" la scosse
ancora più violentemente, sperando in una sua reazione.
"… Allen…" Un filo di voce. Un suono quasi impercettibile, ma
aveva parlato. Una lacrima scivolò sul volto della ragazza, cadendo sulla mano
di Lavi. "… Allen… dove sei…?"
Il rossino la strinse a se, cerando di farle capire che non
l’avrebbe lasciata sola, soprattutto in un momento simile. "Lenalee… si può
sapere cosa ti sta succedendo? Tu… non sei più la stessa…"
La ragazza inizialmente lo fissò, aprendo leggermente gli occhi,
poi, sussurrando gli disse: "Io… Mi… Mi manca Allen… lui… è ancora in Cina…
voglio tornare indietro, da lui…" non appena disse quelle parole, scomparve.
Laddove prima si trovava il corpo della ragazza, ora c’era il vuoto, l’unica
cosa rimasta di lei era il suo odore, inconfondibile, anche fra
mille.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Third Night – Escape ***
Eccomi con un altro capitolo!!!
:P Ringrazio sempre chi commenta!!!! XDDD (Oggi sono di poche
parole!!!)
Third Night – Escape
Nero. L’oscurità più totale, poi all’improvviso una
piccola luce, un bagliore lontano e indistinto.
Silenzio. Pesante e tremendo silenzio che schiacciava il
suo cuore, poi sentì una voce in lontananza, debole ma chiara, spaventata e
felice.
Aprì gli occhi, osservando il posto in cui si trovava.
Era ancora lì.
Molte volte aveva sperato che, aprendo gli occhi dopo un
lungo sonno, avrebbe scoperto che gli ultimi giorni erano stati solo frutto
della sua fantasia, un brutto incubo da cancellare, ma non era così. Si alzò dal
letto, pronto a cominciare ancora una volta una giornata inutile, una giornata
in cui nulla avrebbe combinato di nuovo, se non finire a letto con qualche
livido nuovo.
Camminando si ritrovò dinnanzi ad un bivio; svoltando a
sinistra sarebbe andato da Fou, a continuare l’allenamento inutile che faceva da
giorni, andando a destra non sapeva cosa avrebbe trovato, forse nulla, forse
tutto. Rimase fermo un po’ a pensare e poi si incamminò con passo svelto nel
corridoio di destra, intenzionato a scoprire ciò che lì vi avrebbe trovato.
Seguì sempre il corridoio più grande, fino a finire davanti ad un’immensa porta,
dalla quale riusciva ad intravedere il cielo ancora buio. Si avvicinò correndo,
ma cercando di non fare rumore. Forse finalmente avrebbe avuto la possibilità di
fuggire da lì.
Portò il braccio dinnanzi a sé, per accertarsi che non
ci fosse un vetro o qualcosa di simile per bloccarlo. Niente. Avanzò piano, fino
ad uscire nell’aria gelida della notte. Si guardò un attimo indietro, dicendo
addio a quel posto e poi si mise a correre, verso il bosco di bambù lì
vicino.
Le foglie secche si spostavano al suo passaggio, mentre
correva verso l’ignoto. Aveva deciso di andare alla Sede Asia per scoprire la
verità, qualunque essa fosse. I lunghi capelli neri scivolavano sulle sue
spalle, sospinti dal vento. Aveva corso tutta la notte, dalla nave fino a lì, ed
ora stava sorgendo l’alba dietro le montagne ad est. Era sfinita, ma nonostante
tutto non fermò la sua corsa; voleva vedere Allen e questo le dava forza per
continuare. Non sapeva precisamente dove fosse la Sede Asia ma se n’era fatta
un’idea. "Allen…"
A momenti lo avrebbe rivisto. (Voi dovrete ripartire
immediatamente… Cercate di comprendere la situazione, Allen Walker rimarrà qui
in Cina) E se era morto? (Lenalee, l’hai vista pure tu la proiezione della
memoria di Tim, Allen ha perso il braccio sinistro… Da quel momento ha smesso di
essere un esorcista) Non voleva dire nulla, anche se non era più un esorcista
poteva pur sempre essere un compagno.
Davanti a lei apparve un grande lago, nel quale si
specchiava l’immensa entrata della Sede Asia. "Eccola…" L’aveva trovata. Corse
ancora più veloce, fino ad arrivare abbastanza vicino da vedere degli uomini col
camice che correvano avanti e indietro, come se stessero cercando qualcosa.
"Cosa…?" Improvvisamente le sirene d’allarme iniziarono a suonare e molti più
uomini uscirono dalla porta, correndo, urlando e lamentandosi. La ragazza si
avvicinò ancora un po’, facendo piano, per non farsi vedere. Aspettò che due
scienziati lì vicino si allontanassero e poi sgusciò verso l’entrata davanti a
lei, veloce e silenziosa. Si mosse furtivamente per i corridoi, senza incontrare
nessuno per sua fortuna. Conosceva bene quel posto al suo interno, ma i molti
anni di lontananza le avevano eliminato dalla memoria i ricordi di alcuni
corridoi. Avanzò in fretta verso la sala del direttore Bak Chan, decisa a
costringerlo a farle vedere Allen.
Improvvisamente sentì una voce avvicinarsi; era di una
ragazza e stava correndo, esattamente come lei. Spiccò un salto e si attaccò al
soffitto, per evitare di essere vista. Vide la ragazza di sfuggita, non doveva
essere più alta di lei, aveva lunghi capelli castani tenuti legati da due trecce
e si avviava verso la porta della Sede. Il particolare che incuriosì di più
Lenalee era il fatto che stava piangendo, sussurrando qualcosa a bassa voce
"Perché…?" continuava a chiedersi fra le lacrime, "E’ colpa mia…" E si
allontanò, seguita a ruota da due ragazzi che Lenalee notò solo dopo. Le stavano
appresso, guardandosi attentamente attorno in cerca di qualcosa, o qualcuno;
Lenalee si spostò per paura di essere vista. Non appena i tre ragazzi svoltarono
l’angolo, si lasciò cadere a terra, guardandosi indietro; quando si voltò per
ricominciare la sua corsa si ritrovò di fronte Bak Chan.
Ecco, ora che ho finito di mettere
questo qui... Vado a postare il prossimo capitolo sul forum!!! (Là hanno
l'esclusiva...)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Fourth Night – Sins and Apologize ***
Prima di cominciare a farvi leggere,
ringrazio come sempre coloro che commentano... XD Grazie ad
entrambi!
Adesso vi lascio a leggere, anche per devo
andare sul forum ad aggiornare con il capitolo dopo questo!!
XP
Fourth Night – Sins and Apologize
"No…" scivolò a terra, reggendosi con un solo braccio, "no…"
La testa gli scoppiava; sentiva qualcosa di lontano, ma di troppo vicino allo
stesso tempo, inquietudine e dolore, felicità ed euforia. Scappare gli aveva
tolto un peso dall’anima, ma sentiva che con quel gesto aveva tralasciato
qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa di preciso. Ogni volta che cercava
di rivolgere il pensiero ai suoi compagni che sapeva essere in Giappone, i
ricordi del sogno fatto su Lenalee lo sovrastavano, provocandogli un dolore
indescrivibile.
Si rialzò e riprese a camminare. Ormai era sicuro di essere
abbastanza lontano dalla Sede, non lo avrebbero trovato tanto facilmente.
(Lenalee…) Pestò un’altra canna di bambù secca che si trovava a terra. (Lavi…)
Sentiva l’occhio sinistro muoversi inquieto ogni qualvolta chiudeva le palpebre;
era una sensazione spiacevole. (I miei compagni…) Di nuovo il dolore di prima,
che lo buttò ancora a terra. Per quanto ci provasse, non riusciva a non pensare
a loro, ai suoi amici. Sentiva la loro lontananza come qualcosa di concreto,
come un vuoto dentro di lui; persino Timcanpi gli mancava. Il piccolo Golem che
lo aveva accompagnato in capo al mondo ora era chissà dove, probabilmente con i
suoi compagni. (Vai! Senza di te nessuno sarà in grado di trovare il maestro…)
Quando mai glielo aveva detto. Avrebbe tanto gradito la sua compagnia, in quel
momento, come anche in molti altri. Guardò davanti a sé e riconobbe subito il
posto in cui si trovava. La macchia di sangue era inconfondibile; era l’unica
cosa che restava di Suman, di quell’uomo che aveva talmente tanto desiderato la
vita che l’aveva persa, senza accorgersene. Alzò il volto in cielo e fu lieto di
non vedere la luna, la luna che aveva tanto pregato di allontanarsi da
lui.
Lenalee rimase immobile, timorosa della reazione del
Direttore della Sede Asia. Lui la fissava con sguardo vuoto, gli occhi sottili
non lasciavano trasparire nulla. La cartelletta che reggeva sotto il braccio
cadde a terra, ma l’uomo non si degnò di raccargliela; era ancora troppo
concentrato a fissare la figura che aveva davanti. Tutto il rumore
improvvisamente sembrò fermarsi, mentre alzava leggermente la mano, fino ad
arrivare ad indicare Lenalee. La mano gli tremò leggermente e la ragazza
sussultò, temendo che si sarebbe messo ad urlare. "Tu…" sussurrò, "Cosa fai qui?
Tu…"
Lenalee ci pensò un po’ prima di rispondere, "Io… Dov’è
Allen?"
La bocca spalancata del direttore si chiuse di scatto e
l’espressione di pura devozione sul suo volto scomparve. "Sei venuta per
questo?" Il suo sguardo serio spaventò non poco la ragazza che gli si avvicinò,
cercando di stare calma. "Dov’è? E’ vivo? Sta bene? Mi porti da Allen, la
supplico! Non ho intenzione di andarmene da qui senza di lui…"
Bak si chinò a raccogliere la cartelletta e tossì. "Mi
spiace. Allen Walker… lui... è scappato." Disse con tono pacato. Si vergognava
di quel fatto. Credendo che senza un braccio non sarebbe stato in grado di
allontanarsi di lì lo aveva sottovalutato. E ora se ne era
andato.
Lenalee prese per il colletto della divisa il direttore,
decisa a saperne tutto al riguardo. "Signor Bak," disse, con sguardo aggressivo
che non ammetteva repliche, "sapete da che parte sia andato? Andrò io a
cercarlo."
"No." Disse quello, allontanando la mano della ragazza da
lui. "Allen Walker è sotto mia sorveglianza, non è compito tuo cercarlo." Quelle
parole suonarono vuote nelle orecchie di Lenalee. Nulla le avrebbe impedito di
andare a cercarlo, né Bak né suo fratello. "Se Allen è da qualche parte là fuori
è anche colpa mia… Non sarebbe successo tutto questo se io…" Si trattenne,
sapendo che se fosse andata oltre probabilmente sarebbe scoppiata in lacrime e
non era questo che voleva ora; doveva mantenere quel falso carattere forte che
aveva assunto da poco. "Io vado a cercarlo." E detto ciò si voltò e corse via,
talmente velocemente per potersi far fermare da Bak. (Prendi la bambina…) No,
quelle parole ora non contavano più. Lo avrebbe trovato e si sarebbe scusata con
lui, per tutto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Fifth Night – The blood step that leads to… ***
Prima di farvi iniziare a leggere, ringrazio coloro che
hanno recensito, ma anche quelli che hanno solo letto! XP
Ora leggete pure!! XP
Fifth Night – The
blood step that leads to…
Improvvisamente
un telefono squillò. L’uomo si diresse verso la propria scrivania, iniziando a
spostare gli ammassi di fogli e lettere che ingombravano il posto. Quando trovò
l’oggetto che produceva quel rumore squillante, prese la cornetta e la portò
all’orecchio. “Si?” domandò, serio come non era mai stato, “ci sono novità
sull’innocence di Allen Walker?”
“No.” Rispose
l’uomo che si trovava dall’altra parte del mondo. “Walker è
scappato.”
Komui rimase
senza respiro per qualche secondo. “Trovatelo. I Noah stanno puntando a lui, non
possiamo permetterci di perdere un membro come lui” disse, cercando di apparire
il più calmo possibile.
Bak Chan aspettò
qualche secondo prima di continuare quella conversazione. Sapeva che ciò che
stava per dire avrebbe sconvolto l’uomo con cui stava parlando. “Komui… c’è
un’altra cosa… Lenalee è qui in Cina.” Allontanò un po’ la cornetta
dall’orecchio, prevedendo l’urlò che da lì a poco sarebbe arrivato, ma quello
non arrivò. Komui aveva riattaccato.
Ormai era
mattino inoltrato. La rugiada che qualche ora prima copriva alcune foglie era
scomparsa, prosciugata dai raggi del sole. Le nuvole in cielo avevano iniziato a
giocare col vento, facendosi sospingere di continuo da una parte all’altra;
alcune assumevano forme strane. Il vento soffiava leggero, freddo e faceva
vibrare di continuo le canne di bambù, che a volte arrivavano persino a piegarsi
a metà.
Lenalee correva
imperterrita, incurante dell’aria fredda che le sfregiava il viso, i lunghi
capelli neri che danzavano sulle spalle. Socchiuse leggermente gli occhi e si
fermò. Era arrivata in una radura; molte canne di bambù circondavano quelle
spiazzo di terra. La riconobbe subito: era quella in cui lei e Lavi erano andati
a cercare Allen e Suman, guidati da Tim. Spostò un attimo lo sguardo sulla
macchia di sangue a terra e poi le si avvicinò. Questa volta non la fissava con
gli occhi in lacrime, al contrario, sul suo volto comparve un sorriso. Là, in
mezzo a quella chiazza rossa, c’era un’impronta, che tempo prima non esisteva;
aveva la forma di una tipica scarpa cinese. La sfiorò, constatando che era
fresca. Chiunque l’aveva impressa non doveva esser passato di lì da non molto
tempo. “Allen… deve essere qui vicino.” Si rimise a correre, osservando
attentamente il terreno che scorreva sotto i suoi piedi. Di tanto in tanto, fra
l’orma di un piede e l’altra, compariva una striscia più lunga, simile alla
forma di un ginocchio. “Probabilmente si è chinato a terra…” Pensò la ragazza.
L’aria fredda si fece più pesante e il vento iniziò a soffiare ancora più forte,
ma lei continuò a correre. Non le importava nulla del vento; aveva scelto ciò
che per lei era importante e nessuna cosa al mondo l’avrebbe distratta dal suo
obiettivo.
E poi lo vide.
Davanti a lei, steso su alcune foglie c’era Allen. Era pallido e al tatto della
sua mano risultò persino freddo. Lenalee lo sollevò leggermente, stringendolo
forte a sé e fu in quel memento che notò l’assenza del braccio sinistro. Lo
aveva visto anche dalle registrazioni di Timcanpi, ma adesso che questo gli si
prestava davanti gli occhi sussultò. Indossava solo un paio di pantaloni larghi
e aveva il torace fasciato, la cicatrice in volto stava sanguinando e ogni tanto
il suo corpo era scosso da qualche brivido. “Allen…” Scostò qualche ciuffo di
capelli bianchi dalla fronte e lì vi posò un leggero bacio. “Allen… mi senti?”
gli sussurrò vicino all’orecchio. Voleva svegliarlo, per vedere i suoi occhi
argentei, gli occhi argentei che le erano tanto mancati e nei quali aveva
sperato di perdersi. “Allen…” posò una mano sulla sua guancia, cercando di
riscaldarlo almeno un po’. “Allen…"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Sixth Night – Maybe ***
Eccovi un altro capitolo, ringrazio XxTyki MikkxX,
che recensisce sempre! XP
Adesso vi lascio leggere pure e vi chiedo solo una
cosa: commentate, mi farete la ragazza più felice sulla terra!!!
Sixth Night – Maybe
Blink. Gocce nel
cadevano dal nulla e che si infrangevano a terra con regolarità, una regolarità
snervante. Blink. Non riusciva a sentire altro suono se non quello. Blink. Gli
riempiva le orecchie, ed andava ad annidarsi nel suo cervello come un parassita,
un parassita non del tutto sgradevole però. Blink. Gli sembrava il rumore della
pioggia, e questo in qualche modo lo rendeva piuttosto felice, lo rassicurava.
Blink. Questa volta lo sentì più forte, più vicino alle sue orecchie.
Improvvisamente iniziò a sentire anche qualcos’altro; un rumore di passi, un
respiro affannoso. Non aveva né il coraggio né la voglia di aprire gli occhi,
quindi rimase fermo, aspettando impaziente di sentire una voce, una voce che
sperava conoscere. Sentì un fiato caldo sul collo e, spinto dalla curiosità,
aprì leggermente un occhio. Si trovava in una grotta ed era vicinissimo al suo
ingresso. Una lunga chioma nera gli impediva di vedere il volto della persona
che aveva accanto, ma dentro di sé già sapeva chi era, anzi, lo
sperava.
“Le… na… lee…?”
sussurrò, con un filo di voce, stupendosi pure lui per quanto fosse
debole.
La ragazza si
voltò di scatto, gli occhi colmi di gioia e un sorriso strano dipinto in volto.
Lo fissò per alcuni secondi, che le parvero un’eternità e poi lo abbracciò,
scoppiando in lacrime. Quelle, però, realizzò Allen, non erano le solite lacrime
che solcavano il volto della ragazza, quelle erano lacrime di gioia. Gioia
repressa e sperata per molto, troppo tempo.
“Allen!” Gli
prese il viso fra le mani, come per constatare che fosse lui, che fosse il vero
ragazzo maledetto e non una coppia. “Allen!” Gli passò una mano sulla cicatrice,
lievemente, e lo fissò con intensità crescente. E, il ragazzo capì, quello era
lo sguardo di una persona che ha molto da dire ma spera di riuscire a
trasmettere di più con lo sguardo che con la voce.
“Lenalee…” cercò
di mettersi a sedere, ma l’abbraccio della ragazza lo teneva ancora bloccato a
terra. “Lenalee, cosa…?”
“Non dire
nulla…” lo strinse più forte, avvicinandosi a lui, “mi sei mancato…” gli
sussurrò ad un orecchio, “ho davvero avuto paura di perderti…”
Allen rimase un
po’ stupito da quelle parole, sapeva esattamente che le avrebbe dette, ma non si
aspettava che lui avrebbe reagito a quel modo. Aveva sperato tanto un momento
simile, il momento di incontrare anche solo uno dei suoi compagni, e ora che gli
succedeva? Non riusciva a dire niente, nemmeno muoversi gli veniva spontaneo.
Tutto gli appariva strano e
confuso; non aveva la ben che minima idea di come comportarsi con
Lenalee. Non sapeva se sorriderle per farla smettere di piangere, o se mettersi
a piangere a sua volta, però così facendo sapeva che lei avrebbe sofferto di
più, e non era questo che voleva. Forse.
“Imparziale.
Come si può essere imparziale in una guerra come questa?” Stava parlando da
solo, iniziava a sentirsi un po’ pazzo. “Io… non ce la faccio. E’
inutile”
(Non…
ti… arrendere… Lavi….)
Si
tolse la fascia dai capelli, riponendola sul letto.
(Non…
serve… a… nulla… quando… ti… comporterai… da adulto…?)
Il
ragazzo si lasciò cadere sul materasso, le braccia aperte, che sfiorarono il
legno ammuffito della nave. “Io sono il futuro Bookman e
nient’altro.”
(Esatto… quando… inizierai… a… comportarti… come…
tale….?)
Chiuse
gli occhi, cercando di imprimere quelle parole nella mente, ma quest’ultima le
respinse, contraria nell’atto di una cosa simile. E, come per fargli capire ciò
che aveva tentato di fare, questa gli mostrò immagini confuse dei compagni.
“Loro sono semplici macchie di inchiostro. Basta una goccia d’acqua per
cancellarle o deturparle.”
(Se…
solo… tu… la… pensassi… così… chissà… quante… sofferenze... ti… saresti…
risparmiato…)
Ricordi lontani affiorarono nella sua memoria, portandolo indietro nel
tempo a quando era solo un bambino e il vecchio lo istruiva. Ricordava tutto che
allora, era sempre stata una sua abilità quella di memorizzare le cose. “Solo un
osservatore. Siamo capitati per caso dalla parte dell’Ordine, solo ai fini della
cronaca.”
(Forse… prima… era… così… e… ora…? Ora… sei… debole… Non… sei… più…
nemmeno… in… grado… di… distinguere… i… fatti… reali… dalla…
fantasia…)
Si
mise a sedere, fissando il mare all’esterno dell’oblò. Forse, era davvero stato
deviato dalla strada che aveva deciso di percorrere. Forse era davvero così. E
allora perché? Perché, anche essendosene accorto, non riusciva a rimediare a
quello sbaglio? Perché non riusciva semplicemente ad essere distaccato nei
confronti dei compagni?
(Chissà… eppure… ci… sei… sempre… riuscito… cosa… ti… è… successo… ora…
Lavi…?)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Seventh Night – Silence ***
Eeeeeeccomi!!! XD Sempre grazie a XxTyki
MikkxX (Ringrazierò sempre chi mi commenta!), _namika_ e Noriko chan (sul forum
loro, ma commentano lo stesso!) Adesso leggete pure, spero che vi piaccia... Ho
avuto un pò di problemi a sendere questo capitoletto... XP
Seventh Night – Silence
Ormai
fissava da ore il paesaggio bianco fuori dalla grotta. La leggera pioggia di
qualche minuto prima si era trasformata col freddo pungente, ed era diventata
neve. Allen non accennava a voler smettere di guardare le punte degli alberi,
sembrava attratto dalla cortina bianca che turbinava in cielo. Lenalee gli stava
accanto, aggrappata al suo busto, con gli occhi chiusi. Il silenzio era sceso su
di loro da tempo, diventando pesante, quasi palpabile. Poi, un colpo di tosse da
parte del ragazzo, fece aprire gli occhi a Lenalee che lo guardò preoccupata,
temendo per la sua salute. “Hai freddo?” chiese, abbracciandolo ancora più
forte. “Non appena finirà di nevicare ci sposteremo, ma per ora riesci a
resistere?”
Allen
non le rispose, però, voltandosi a fissarla negli occhi le disse: “Sai… io… ho
fatto un sogno, dopo che mi hanno portato nella Sede Asia.”
Lei
parve non capire. “Un sogno? Che sogno?” Sgranò gli occhi mentre alla mente le
tornavano le immagini dell’ultimo che aveva fatto prima di allontanarsi dalla
nave, prima di abbandonare Lavi.
“Beh,
non me lo ricordo bene, però ho visto te. Eri dall’altra parte di un lago,
seduta su delle rovine e piangevi… eri sola. Ho cercato di venire da te, ma
poi…” Esitò un attimo, incerto se raccontarle della figura che lo aveva
bloccato, la figura così simile ma così distante da lui. Quando lo aveva visto
quella volta aveva capito che erano uno il riflesso dell’altro anche se parevano
tanto diversi.
“… poi
mi sono svegliato.” Concluse, decidendo di non dirle nulla.
Lenalee parve sconvolta, portò le mani alla testa, chiudendo gli
occhi. Aveva capito di che sogno si trattava; era quello che la tormentava di
continuo, quella che la faceva svegliare con le lacrime agli
occhi.
(Rovine… Delle rovine che conosci; delle rovine che non vorresti
vedere… perché questo significherebbe che…)
“Allen…” affondò le unghie nella carne del ragazzo, senza
accorgersene, “Allen, tu… hai fatto quel sogno? Eri dall’altra parte del lago?”
Era turbata, lo si poteva vedere. Iniziò a tremare, ma non per il
freddo.
(Plink. Un piccolo rumore, però è l’unico che ti giunge all’orecchio.
Ti volti e poi lo vedi… l’ultima cosa che avresti davvero voluto
vedere…)
Allen
si portò davanti a lei, vedendo che tremava in modo incontrollabile. “No… No…”
La ragazza si prese la testa fra le mani. “No… No…”
(Inizi
a piangere, le lacrime ti cadono copiose. Cerchi di non guardare, distogli lo
sguardo, ma sai di poterlo fare… E’ troppo importante per te…)
“Allen! No!” Le immagini del suo sogno avevano iniziato a tornarle in
mente, a tormentarla.
(Prendi quel corpo umido, e lo porti sulla sommità della rovina più
grande… Osservi attentamente quel volto privo di espressione e inizi a
ricordare, a crogiolarti nel dolore…)
Allen
la abbracciò, cercando di infonderle calma e sicurezza. “Lenalee, calmati… Che
cos’hai? E’ a causa mia che soffri?” Glielo chiese sottovoce, come quella volta
prima di partire con la nave verso il Giappone. “Parlami Lenalee… il silenzio è
snervante.”
“Io…”
Aveva smesso di tremare e si era aggrappata a lui, sentendosi improvvisamente
bene, come se fosse tornata a casa dopo molto tempo. “Allen… Non è colpa tua…
Non potrà mai essere colpa tua!” Allungò le braccia, fino ad allacciarle attorno
al busto del ragazzo e iniziò a singhiozzare silenziosamente.
Tutto
sembra così naturale e così già vissuto. Quell’abbraccio, quelle parole che
suonavano così simili, quei singhiozzi smorzati ma penetranti. Però una cosa era
cambiata e non era il braccio in meno del ragazzo ma bensì le loro emozioni,
modificate al punto da quasi sentirle estranee a loro. Entrambi si sentivano
spettatori di quella scena, non protagonisti, quell’abbraccio lo vedevano da
diverse angolature. Poi, qualcosa li spinse a guardarsi negli occhi, a fissarsi,
senza dire nulla. Sentirono qualcosa impadronirsi di loro, un’emozione nuova,
conosciuta, ma assopita per troppo tempo. Fu allora che Allen chiuse gli occhi e
abbassò il volto verso quello della ragazza, che fece lo stesso. E quando le
loro labbra furono vicine, tanto quasi da sfiorarsi, un boato lontano li
risvegliò da quel torpore, catapultandoli nella
realtà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Eighth Night – The begin ***
Ok,
prima di farvi iniziare a leggere questo capitolo, alcuni ringraziamenti:
XxTyki MikkxX: grazie
come sempre per la recensione!
JunJun: Grazie, le
critiche sono sempre ben accettate! L'unica cosa che ho da dire riguardo quel
capitolo è che l'ho scritto e ricontrollato mentre ero a casa per malattia!
Rileggendolo adesso mi sono resa davvero conto che non era il massimo il pezzo
finale.. Grazie ancora per avermelo fatto notare! Ci tengo a sapere queste cose
XP P.S. il forum che frequento è questo: http://alldgrayman.forumcommunity.net
Hinata chan: Grazie pure
a te! XP Il boato serve a scopi di trama... don't worry... prima o poi farò
combinare qualcosa a quei due!
Adesso leggete pure! E
recensite, ne'?
Edit: capitolo ri-editato
perchè visualizzato male dal sito.
Eighth Night – The begin
Sì. Sì,
aveva avuto timore. Timore delle parole che avrebbe potuto sentire dal direttore
della Sede Asia. Lenalee era in Cina. Quando Bak glielo aveva detto non si era
stupito. Qualcosa dentro di lui sapeva già che sarebbe tornata indietro,
disobbedendo agli ordini dell’Ordine Oscuro, ai suoi ordini.
Reever era
ancora davanti alla sua scrivania in silenzio, fra le mani teneva un’enorme pila
di libri ma aveva capito che non era il momento giusto per parlare col
Supervisore. Solo osservandolo in viso aveva capito che qualcosa non andava,
qualcosa che probabilmente riguardava Lenalee, la sua adorata
sorella.
Komui
fissava un piccolo foglio di carta sulla scrivania, era bianco, come tutti gli
altri, ma aveva un che di particolare, di speciale. Quante volte aveva posato
gli occhi su quella calligrafia minuta? Migliaia probabilmente. Poche frasi
concise, scritte in cinese.
Caro
Nii-san,
come avrai già
capito sono io, Lenalee. Ti scrivo dall’India, sono vicina all’Himalaia!
Probabilmente quanto questa lettera giungerà fino a te, mi avrai già chiamato un
milione di volte; però ci tenevo a scrivertela, semplicemente per farti sapere
che ci sono e sto bene.
Semmai un
giorno saremo distanti avrai qualcosa di mio su cui
pensare.
Stammi bene,
Lenalee. ?
P.S. Di’ a Jerry di
preparare montagne di cibo per il nostro ritorno, Allen-kun non fa altro che
ripeterlo. Probabilmente si mangerà tutte le scorte dell’Ordine!
Allen.
Quante volte l’aveva avuto sott’occhio… eppure non si era mai accorto di nulla;
li aveva perfino mandati in missione insieme. Avrebbe dovuto saperlo lui, suo
fratello, che per quel ragazzo Lenalee avrebbe fatto pazzie, come quella di
abbandonare i suoi compagni di viaggio per tornare di corsa in Cina. Voleva
odiarlo, eppure non ci riusciva.
(Una
tempesta. Pioggia che cade ininterrottamente, lampi dal cielo e l’odore di terra
bagnata. Eppure, qualche attimo prima, c’era il sole, debole, però c’era. Poi,
all’improvviso il silenzio. Il silenzio assordante, che ti colpisce
dall’interno. Il silenzio che, capisci, preannuncia qualcosa di terribile,
qualcosa di cui temi.)
Lavi si
rigirò nel sonno. Le coperte erano cadute oltre il bordo del letto a causa del
suo continuo agitarsi.
(Ed
eccola, la tempesta. La senti, come qualcosa di irreale. Le gocce di pioggia… Le
vedi infrangersi sul terreno, creando dei piccoli riflessi di luce in quel buio
opprimente in cui ti trovi. Eppure… Eppure quello non è il solito buio in cui
hai sempre sognato di trovarti. Non è quel buio monocolore in cui non riesci ad
orientarti, in cui non riesci a capire dove poggi i piedi, in cui non scorgi la
fine della strada che percorri incessantemente da ore… quel buio è diverso. Ti
appare come un paesaggio che sai di conoscere, ma che non riesci a
ricordare.)
Si rigirò
ancora, finendo con le braccia penzoloni dal letto.
(Un lampo.
E’ dietro di te, eppure lo senti così vicino… Le nuvole nere in cielo… le vedi
compattarsi, congiungendosi per creare una tempesta ancora più forte, una
tempesta che avrebbe distrutto tutto.)
Lavi si
svegliò di colpo, il sogno appena fatto ancora impresso nella sua mente. Si mise
subito a sedere, portandosi una mano alla testa, come per constatare ancora che
ci fosse. Rimase in silenzio per qualche minuto, pensando a quel sogno così
reale da averlo totalmente coinvolto. “Io ho… ho avuto paura…?” Si voltò verso
l’oblò della nave ed osservò la notte cupa che tingeva di nero le acque profonde
del mare. Tutto nero… Oscuro… “Come nel mio sogno…” Un brivido di percorse la
schiena e proprio in quel momento risuonò lontano un boato, potente e
spaventoso.
Era
iniziata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Ninth Night – Under cover of darkness ***
Come sono solita fare,
ecco i ringraziamenti!
XxTyki MikkxX:
Ovviamente, sempre grazie per la recensione che puntualmente fai ad ogni
capitolo! XD Non ti preoccupare, adesso vedrai che inizierò a spiegare che cosa
è iniziata!
JunJun: Grazissime per la
tua recensione-romanzo (era davvero lunga XDD) e ti dico che pure io mi stupisco
di come diventi imprevedibile questa fic... Le idee mi vengono mentre dormo, a
volte non c'entrano nulla con la storia, ma mi aiutano a
scriverla.
Namika: Grazie per il
commento sul forum!
Dai, ora vi faccio
leggere!!! XP (E recensite!)
Ninth Night – Under cover of
darkness
Drin-drin. Tutti i telefoni nello studio
di Komui avevano iniziato a suonare. Uno dopo l’altro squillavano, portando
sempre la stessa notizia. “Supervisore! Ancora…” esclamò Reever, abbassando la
cornetta. Drin. Da tutto il mondo
giungevano chiamate di esorcisti, finder o semplici sostenitori che informavano
di un fatto strano, che nessuno nell’Ordine Oscuro sapeva spiegare.
“Supervisore… continuano a dire tutti la stessa cosa, come è possibile?” Johnny
emerse da una pila di fogli con lo sguardo preoccupato, “Cosa possiamo
fare?”
Komui lo
fissò, facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti. “Niente. Se non
aspettare.”
Lavi si
alzò dal letto e corse sul ponte della nave. Un’aria fredda lo investì non
appena mise piede all’aperto. Si portò a fatica fino all’albero maestro e si
aggrappò a quest’ultimo, cercando di non scivolare sul legno bagnato.
In lontananza, verso dove
sapeva esserci
la Cina, erano comparse grandi nuvole nere
che avanzavano sia verso la loro nave che in tutte le altre direzioni. Il boato
di prima continuava a farsi sentire come un eco lontano e indistinto. “Cosa è?”
Si domandò il giovane Bookman, prima di ricordare un brano di un libro che aveva
letto tempo addietro:
“E, come detto
in precedenza, quando le grandi nubi si innalzeranno nel cielo e un grande boato
scuoterà le fondamenta della terra, tutto avrà inizio. Gli eventi atmosferici
muteranno di continuo, fino a trasformare tutto in una grande tempesta che
avanzerà su tutto il mondo, col favore della notte.
Le nubi
avanzeranno imperterrite e tutto avrà inizio.
Nessuno può
impedire che ciò avvenga.
Tutto avrà
inizio.
Col favore
della notte, inizierà la fine del mondo.”
Rimase in
attesa, come se si aspettasse che da un momento all’altro un qualsiasi segno
avrebbe smentito quelle parole, ma non accadde nulla. Le nubi si facevano sempre
più vicine, i tuoni più potenti e inquietanti. Sembrava che nessuno oltre lui si
fosse accorto di tutto ciò; in coperta regnava il silenzio, segno che tutti
dormivano. Si voltò ancora verso la tempesta incombente, verso le coste cinesi.
“Lenalee…”
Allen si
alzò di scatto, correndo verso l’apertura della grotta per cercare l’origine di
quel rumore, ma l’unica cosa che notò fu l’improvviso mutamento del clima. La
neve aveva smesso di cadere, sostituita da un forte vento e una fitta pioggia.
“Allen, che succede?” Lenalee si era portata accanto a lui ed ora osservava il
paesaggio completamente diverso da quello di qualche secondo prima. Gli alberi
venivano continuamente piegati in due dalla forza del vento e il mare in
lontananza appariva agitato e completamente nero. I lampi si facevano strada fra
le nubi assieme ai fulmini che avevano iniziato da poco a colpire il terreno.
“Che sta succedendo?”
Il ragazzo
non seppe che dire. Non ne aveva idea, era tutto accaduto in pochi secondi, non
aveva avuto nemmeno il tempo per accorgersene. (Ciò che hai visto è solo il
prologo… La vera tragedia inizia ora…) Le parole del Conte del Millennio gli
tornarono improvvisamente in mente. Forse era arrivato quel momento, il momento
in cui l’umanità avrebbe dovuto affrontare l’ultimo attacco. Attacco a cui forse
non sarebbe sopravvissuta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Tenth Night – The quiet before the storm ***
Ragazzi cari, eccovi
il capitolo dopo!!!! XD Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno
recensito e vi anticipo che da prossimo inizieranno i guai e un pò di
botte!!! Ora leggete pure e ricordatevi di recensire!
Tenth
Night – The quiet before the storm
Verrà il tempo in cui inizierà la vendetta. La
vendetta di Dio e della natura, che puniranno gli esseri umani per aver
deturpato la terra. Quando i tempi saranno maturi e gli umani senza difese,
Lui piegherà alle sue volontà tutto ciò che esiste nel creato. Quella notte,
il cielo si oscurerà. Le nubi si innalzeranno e si estenderanno su tutto il
mondo precedute da un forte boato, che verrà udito su tutta la terra. Con
questo, verrà sferrato l’ultimo colpo verso una specie così debole. Una specie
destinata sin da tempo a scomparire. Verranno salvati solo alcuni membri di
essa: coloro che discendono da un uomo che stipulò un contratto con Dio. Loro si
uniranno a Lui e lo aiuteranno nel completamento della sua opera. E, come
detto in precedenza, quando le grandi nubi si innalzeranno nel cielo e un grande
boato scuoterà le fondamenta della terra, tutto avrà inizio. Gli eventi
atmosferici muteranno di continuo, fino a trasformare tutto in una grande
tempesta che avanzerà su tutto il mondo, col favore della notte. Le nubi
avanzeranno imperterrite e tutto avrà inizio. Nessuno può impedire che ciò
avvenga. Tutto avrà inizio. Col favore della notte, inizierà la fine del
mondo. Nessuno può impedire che ciò avvenga, nessuno può salvarsi da questa
vendetta da tempo prefissata. Nessuno, nemmeno coloro che combatteranno per
la salvezza di questo mondo. Nessuno, tranne il Cuore.
Komui, rinchiuso fra le mura
dell’Ordine Oscuro, osservava fuori da una piccola finestra del suo ufficio:
pioveva. Le chiamate si erano interrotte bruscamente, forse a causa della
tempesta che incombeva su di loro, forse a causa del forte boato di prima. “La
calma prima della tempesta…” ripeteva la stessa frase da diversi minuti, mentre
si rigirava la lettera di Lenalee in mano. “La calma…” si fermò e rifletté su
quelle due parole, semplici. (La calma? Beh, quella c’era fino a qualche
giorno fa, c’era finché Suman non è caduto, finché Allen non è stato quasi
ucciso, finché Lenalee non è ritornata in Cina…) Posò la lettera sulla
scrivania e si abbassò il berretto sul volto. Si godette per un attimo il
silenzio che regnava in Sede, era la prima e forse ultima volta che l’avrebbe
fatto. “… La tempesta…” In lontananza sentì un lampo, che lo ridestò da quel
torpore. (La tempesta… Non la stavi aspettando? E’ da tempo che ti prepari a
ciò. Com’è che dicevi? “Il Conte sta architettando qualcosa, sembra proprio la
calma prima della tempesta.”? Hai mandato gli esorcisti e i finder, molti
finder, verso la morte per impedire che la tempesta scoppiasse, pensavi di
essere pronto, e invece? Che c’è? La situazione t’è sfuggita di mano?) Komui
si alzò di scattò. Alcuni fogli caddero a terra, ma non ci prestò molta
attenzione. Voleva fare qualcosa, qualcosa per aiutare tutti coloro che erano
fuori sede in quel momento, per quelli che stavano combattendo e per quelli che
erano rimasti sbigottiti da ciò che stava accadendo. Ma cosa avrebbe
fatto? (Un misero essere umano non può molto… Sai anche tu cosa devi fare…
perché… non… vai… a… pregare…?) E, come se fosse stato un riflesso
psicologico, le sue gambe si mossero, veloci, attraverso i corridoi dell’Ordine,
fino a giungere nella cappella. I suoi piedi mossero ancora qualche passo e si
fermarono vicino all’altare, mentre le ginocchia dell’uomo cadevano lievemente
sul freddo marmo degli scalini. Congiunse le mani e chiuse gli occhi. Pregò.
Pregò per tutti coloro che erano in vita, per tutti coloro che la stavano
rischiando e per tutti coloro che l’avevano persa per salvarne
altre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Eleventh Night – Doubt in the stormy night ***
Tutto su D.Gray-Man
Eleventh Night – Doubt in the stormy
night
"Presto…" Glielo aveva detto con ansia nella
voce, l’aveva spaventata se possibile di più di ciò che era già. Non si mosse;
le gambe non le rispondevano più. Era bloccata da una paura sconosciuta, una
paura che non aveva mai provato ma che ora si era impossessata di lei, avanzava
nella sua mente e le impediva di ragionare. "Veloce dannazione, Lenalee!" Non si
mosse ne’ancora, ma l’urlo del ragazzo le fece riaffiorare alla mente un
ricordo, tanto vicino ma che pareva tanto lontano.
(L’avevi fermato, ti eri gettata verso di lui, per impedirgli di saltare in
aria assieme a quella macchina assassina. Ma lui voleva solo salvare un’anima, e
tu glielo hai impedito. Ti sei intromessa. "Perché diavolo mi hai fermato!?"
Aveva urlato, era arrabbiato nonostante lei gli avesse salvato la vita.
Sciaf. Era stata veloce,
fulminea, quasi non se ne era accorta neppure lei. "Perché siamo
compagni!")
Erano solo compagni? No, avevano smesso da tempo di esserlo. Erano diventati amici e
poi… fra una preoccupazione e l’altra, fra una risata ed un’altra, erano
diventati qualcos’altro. Qualcosa che ancora non era perfettamente in grado di
definire ma di sicuro quello che c’era fra loro era un legame forte. Più forte
di una semplice amicizia. Di amici ne aveva molti, ma nessuno era come lui,
nessuno le riservava quei sorrisi che solo lui sapeva fare. Erano legati da
qualcosa di… "Molto forte…" L’aveva detto ad alta voce e il ragazzo l’aveva
sentita, ma non prestò molta attenzione a quelle parole. Allen la prese per mano
e la aiutò ad alzarsi. "Dai Lenalee… dobbiamo scappare… Ho un brutto
presentimento…" Le cinse la vita e la portò fuori dalla grotta, sempre più giù,
verso il canneto che entrambi odiavano tanto, il canneto che li aveva separati
più di una volta, ma che alla fine li aveva ricondotti l’uno verso
l’altra.
Il vento che qualche istante prima si era
alzato era diventato più forte, talmente forte da spingerli a ripararsi il viso.
"Allen…" Lenalee strinse la mano sul braccio del ragazzo, che ancora la aiutava
a camminare. "Allen… grazie…" Il ragazzo la guardò perplesso, continuando a
camminare verso l’ignoto. "Perché?" chiese semplicemente, facendo attenzione a
non inciampare in un sasso piuttosto grosso. La ragazza gli rispose con un
sorriso mentre i capelli le sferragliavano davanti al viso, impedendo in parte
al ragazzo di vederla. "Aspetta… se evoco l’innocence faremo prima…" Lenalee si
concentrò sulle scarpette nere che portava ai piedi ed esclamò: "Evocazione
Innocence!" Non successe nulla. I Dark Boots non diedero nessun segnale alla
loro compatibile, che rimase spiazzata; le sua innocence non l’aveva mai
abbandonata, soprattutto in un momento di bisogno. "Evocazione Innocence!" disse
ancora, ma non successe ancora nulla, rimasero impassibili, quasi fossero state
delle semplici scarpe. Ma lei sapeva che non era così. C’era qualcosa di strano
nell’aria e non lo intuiva solo per il fatto che non riuscisse ad evocare la sua
Arma Anti-Akuma.
"Lenalee…" la voce di Allen la raggiunse come un sibilo lontano, portato alle
sue orecchie dal vento forte. "Lenalee… lascia perdere, andiamo!" La strattonò,
obbligandola a camminare e lei non fece altro che seguirlo. Si fidava di lui,
questo era sicuro, ma la cosa di cui non si fidava era la sua fiducia, la sua
grande fiducia, verso gli esseri umani. E quella fiducia ora lo spingeva a
camminare verso l’ignoto che sapeva tanto di qualcosa di amaro, qualcosa che
alla ragazza sapeva di trappola. Ciò che stava accadendo, se lo sentiva, non era
normale, era opera di qualcuno, qualcuno di spietato e potente. "Il Conte…"
Allen si bloccò. Davanti a loro, fra la polvere alzata dal vento e le foglie che
vorticavano al suolo si ergeva un’ombra, un’ombra spaventosamente famigliare.
Rimasero fermi, mentre l’uomo avanzava verso di loro, stringendo fra le mani un
ombrello aperto che nonostante il vento rimaneva impassibile. Il grande cilindro
che portava in capo capitolò davanti a loro, seguito dallo sguardo sorridente
del Conte del Millennio. "Hi! Konbanwa!"
|
|