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Una storia
che ha per protagonista Yuri Ivanov, alla disperata ricerca di…
Cap. I°
Prologo
Mosca, algida e fredda
capitale di un impero di ghiaccio, stringeva i suoi cittadini nella morsa del
glaciale e lungo inverno russo. Il termometro continuava a scendere implacabile,
inesorabile, quasi volesse provare la resistenza degli esseri
umani.
In un vicolo, un gruppo di
ragazzini studiava attentamente i passanti che percorrevano la Piazza Rossa,
come se cercassero qualcuno. In realtà erano alla ricerca di un bersaglio.
Perché la fame e la miseria non avevano pietà nemmeno per i bambini: orfani,
costretti a imparare in fretta quale fosse l'unico modo per sopravvivere ed
arrivare al giorno dopo.
Crescevano senza conoscere le
gioie di un'infanzia serena, l'innocenza dei giochi, il calore della
famiglia…
Erano già grandi, imprigionati
in un mondo che il sole non raggiungeva mai.
-Voi restate qui- disse un
bambino di sei anni, i cui occhi di zaffiro scintillavano
furbi.
-Certo, così ti prendi
tutto.
-Sta zitto, Ivan- lo rimbeccò
un ragazzino biondo dall'aspetto imponente. –Da solo darà meno
nell'occhio.
-Io non mi fido…- continuò
imperterrito il bimbo dai capelli blu e il naso grosso.
Il ragazzetto dalle iridi di
cristallo scosse la testa, abbandonando la discussione e concentrandosi sulla
preda: quella signorotta impellicciata e ingioiellata era una gallina dalle uova
d'oro. La sua borsetta sarebbe stata un bel bottino.
Uscì dal vicolo con aria
indifferente, senza fretta, mescolandosi con il flusso di persone. Finché non
arrivò a pochi passi dalla meta. Gli sarebbe bastato allungare una mano e poi
correre come il vento. Lo aveva fatto decine di volte.
Ma la donna si voltò di
scatto, guardandosi scocciata alle spalle.
-Arina!!-
gridò.
Una bambina rispose al
richiamo, facendosi largo fra la folla: reggeva fra le braccia un grosso
sacchetto pieno di cibarie che dava l'idea di pesare molto più di lei, e le
impediva di vedere dove andasse.
Per questo inciampò e finì a
terra, mentre la frutta della borsa rotolava ovunque.
-Arina, sei il solito
impiastro! Raccogli tutto!!
-Sì,
signora.
La piccola iniziò
pazientemente a recuperare la merce persa, la donna riprese il suo cammino e il
bambino spostò lo sguardo dall'una all'altra, incapace di decidere il da farsi.
Infine, si accorse di una mela rossa ai suoi piedi e si chinò per raccoglierla:
era dello stesso colore dei suoi capelli.
-Tieni- affermò, porgendola
alla ragazzina. Ora che non portava più la borsa davanti al viso, permetteva a
tutti di ammirare la sua chioma castana, raccolta in una treccia e gli occhi
verdi.
Occhi onesti e sinceri, che si
posarono su di lui sorpresi e gentili.
-Grazie- rispose, prendendola.
Le loro mani si sfiorarono: quelle di lei erano ancora più fredde di quelle del
coetaneo, in cui il ghiaccio stava già indurendo il suo
animo.
-Arina!!!- tuonò ancora la
signora.
-Arrivo!-
replicò la brunetta, correndo via e lasciando al ragazzino solo il sapore di un
ricordo.
..L'inverno…l'inverno
inizia a suonare la sua canzone e a
trascinare tutti nella sua melodia…
Ecco la ff tutta dedicata a Yuri Ivanov!! Ne passerà di
tutti i colori il nostro caro russo, alla ricerca forse dell'unica cosa davvero
importante nella vita…e non solo nella sua!
Ma non vi
voglio togliere ogni sorpresa…
Iria, lo so
che non sta soffrendo, ma mi rifarò nel prossimo
capitolo!!!
Bacioni!
Redeagle86^^
Ps (che non
centra niente con la storia): Secondo voi suona bene Aigle Rouge? (significa
Aquila Rossa in francese). Mi serve per un'altra storia…io e i nomi non andiamo
assolutamente d'accordo. Sarebbe il nome di un ladro (ovviamente il mio Kei) (Ma
questa storia non doveva parlare di me?! NdYuri) (Sì, Yu, volevo solo un
suggerimento… NdA) ma non so davvero che pesci pigliare…se avete dei
suggerimenti saranno bene accetti!!
Yuri si trascinava a fatica verso
la sua stanza, percorrendo quel corridoio di pietra che mai gli era parso tanto
lungo. La parete a cui era appoggiato portava i segni del suo passaggio,
strisce di rosso che gocciolavano in macabri rivoli lungo la superficie.
Si sarebbe sbattuto la porta alle
spalle se ne avesse avuto le forze, ma quel giorno considerava già un miracolo
l'esserne uscito vivo. Borgof era furioso e l'aveva usato come cavia per nuove
e terribili punizioni, che lo avevano fatto gridare come un'anima all'inferno.
Non gli aveva spaccato le ossa
solo perché poteva essergli ancora utile, ma conosceva mille modi per fare
comunque del male. la tuta candida del russo era a brandelli, impregnata di
sangue che cadeva come una pioggia cremisi sul pavimento.
Scivolò lungo la porta, sfinito.
Il bey rotolò fuori dalla tasca, volgendo verso il suo proprietario il bit
vuoto. Già, era quello il motivo della tortura: Wolborg se ne era andato.
Così…senza un motivo…durante un incontro
con un moccioso alle prime armi.
Yuri sospirò: in fondo il suo
Lupo non aveva fatto altro che dare corpo a un sogno che lui non poteva
realizzare. Era libero…
-Ciao, Yuri.
Il ragazzo sollevò la testa e
pensò di essere impazzito: forse era colpa del sangue perso… Perché in quel
momento vedeva una ragazza, sdraiata sul suo letto, che lo fissava
allegramente.
Sì, era un'allucinazione che a
breve sarebbe svanita.
-Ehi, Yuri. Sto parlando con te.
Decisamente era una fantasia
insistente…
Perché era una fantasia: come
poteva essere reale una fanciulla nel monastero?! Una giovane con un'aderente
tuta color pelle costellata di cristalli scintillanti e piccole punte di
ghiaccio bianco…
Era solo frutto delle frustate di
quello pseudo monaco.
-Yuri Ivanov, insomma!- brontolò,
arrabbiata dalla scarsa considerazione che il giovane mostrava nei suoi
confronti. E il sedicenne fu costretto a prestarle attenzione.
-Chi sei?
-Finalmente…mi chiamo Dimlè e
sono uno spirito del ghiaccio.
Ecco, quella era la prova che
stava diventando folle.
-Non fare quella faccia- lo
rimproverò lei. –Non sarei mai venuta se il signore dei ghiacci non avesse
insistito.
-Il…il signore…dei ghiacci…?
-Sì. Oh, non guardarmi come se
fossi un orso con il tutù! Lo conosci…è il Lupo siberiano…Wolborg.
A quel nome il rosso parve
riprendere lucidità: pur di ritrovarlo era persino disposto a credere che le
cupole di S. Basilio fossero in realtà navi spaziali aliene.
-Tu sai dov'è? Perché se ne è
andato?
Dimlè sorrise, scuotendo la
testa: il Lupo l'aveva avvertita. Yuri Ivanov non conosceva il significato
della parola "aspettare". Tutto e subito: questa la sua filosofia.
-Ogni cosa a suo tempo.
-Allora…perché sei qui?
-Perché so chi può aiutarti a
scovarlo.
Seppur con indicibili dolori, il
russo si alzò. Borgof era stato molto chiaro: se voleva sopravvivere lì dentro,
doveva ritrovare il suo bit-power, altrimenti ne avrebbe pagato le conseguenze.
E Yuri sapeva cosa significasse.
Se qualcuno era in grado di
trovare Wolborg, lui l'avrebbe seguito: non si sarebbe arreso finché il suo bey
non fosse tornato ad ospitarlo. Ma le sue buone intenzioni furono fermate da
una fitta improvvisa che lo piegò sulle ginocchia: quel maledetto… Perché non
scappava da quel luogo di sofferenze? Perché non seguiva il Lupo?
Perché non realizzava il suo
sogno? La libertà…
Una parola meravigliosa, che
suonava come il fruscio delle ali di un angelo… Una parola a lui negata.
Se fosse fuggito, quel bastardo
avrebbe sfogato le sue ire sui suoi amici. E il ragazzo non poteva permetterlo.
Erano la sua famiglia, l'unica cosa per cui valesse la pena continuare a
sopportare quelle torture. Perché non toccassero a loro.
Lo spiritello abbandonò la sua
aria infantile a quella scena e, in un frullo di brillantini e polvere di ghiaccio,
gli fu accanto. Non aveva mai visto soffrire tanto un essere umano così giovane
e non sapeva assolutamente come comportarsi: Wolborg non l'aveva preparata a
questo. Gli passò un braccio attorno al corpo, aiutandolo a raggiungere il
letto. Gli sfiorò il viso con dita tremanti: lei non sapeva cosa significasse
provare dolore, perché era una creatura magica, solitamente nascosto fra i
ghiacci inesplorati. Non conosceva il significato di parole come ferita,
sangue, male…o meglio, sapeva cos'erano, ma non le aveva mai provate.
Però dovevano essere brutte,
almeno a giudicare dalle condizioni di Yuri.
Un rumore la distrasse: qualcuno
bussava alla porta.
-Avanti…- mormorò il moscovita.
-Sono venuto il prima possibile-
rispose Boris, entrando nella stanza.
-Non dovresti…essere
all'allenamento?
-Kei sta tirando in lungo il suo
incontro per darmi il tempo di rimetterti in sesto.
Già, il blader dell'Aquila Rossa
gli aveva dato uno sguardo che non necessitava di parole, annuendo
impercettibilmente e rallentando l'attacco che stava per scagliare contro il
bey avversario. Avrebbe giocato ancora un po' con il suo nemico, ma non poteva
farlo durare in eterno.
Questo Boris lo sapeva
perfettamente.
Bendò le ferite di Yuri dopo
averle ricucite alla meno peggio: non era la prima volta che il ragazzo si
ritrovava in quello stato. E l'ago dell'amico era niente in confronto alla
frusta chiodata di Borgof.
-Finito- annunciò il giovane,
alzandosi. Gli appoggiò sopra una coperta, raccomandandogli di riposare. –Al
resto penseremo domani.
-Grazie, Bo…e ringrazia…anche
Kei…
-Sì, non preoccuparti. Ciao.
-Ciao…
Il rosso era di nuovo solo. A
parte Dimlè, ovviamente, che aveva seguito le cure con curiosità: per lei era
tutto nuovo e strano. Il mondo degli esseri umani era un terreno ancora pieno
di misteri.
-Sei…ancora qui?- la chiamò.
-Sì, ma ora ti lascio dormire.
Hai sentito il tuo compagno, no?
-Un attimo…tu sei certa
che…ritroverò Wolborg?
-L'unica cosa certa che so è che
non hai molta scelta. Il resto dipende dal Lupo.
-Perché mi ha abbandonato?
-Immagino voglia insegnarti
qualcosa…qualcosa che devi capire da solo.- Gli sorrise, rimboccandogli la
coperta. –Ora dormi: ti serviranno tutte le energie di cui disponi per partire
alla sua ricerca. Ci rivedremo, Yu.
E svanì, in una scia di neve brillante.
…Canta, inverno. Canta la tua canzone e guida i passi di chi ti ha in sé…
Eccomi con il secondo capitolo… (Ma tu non riesci a
scrivere una qualsiasi cosa senza infilarci dentro Kei, vero? NdYuri) (Non
rispondo alla tua provocazione… NdA).
Allora, il nostro russo partirà dunque alla ricerca di Wolborg
che, per qualche inspiegabile motivo, lo ha abbandonato a sé stesso.
Ma non sarà solo…e scopriremo presto chi dovrà guidarlo in
questa avventura.
Un bacione…e alla prossima
Redeagle86^^
Iria, hai visto che qui ha sofferto come ti avevo promesso? (Ma
che razza di promesse fai?! O.O NdYuri)
Arina strinse fra le mani il suo
ciondolo: brillava, volgendo la punta ad ovest. Ma lei non sapeva cosa
significasse o non aveva il coraggio di pensarlo.
Perché nel profondo sperava che
il signore dei ghiacci la stesse chiamando. In fondo, quella era la sua
stagione, la stagione che la ragazza preferiva: l'inverno. Lo amava perché
quando il mondo diventava freddo poteva sognare di incontrare ancora il Lupo
siberiano.
Non era mai stata sicura se fosse
il gelo a portarlo, oppure se fosse lui a portare il gelo, ma dopotutto non le
interessava più di tanto: finché l'inverno, il freddo e la neve arrivavano come
previsto, lei era contenta. E fantasticava.
Arina era una ragazza
dell'inverno, nata durante la peggior gelata che chiunque potesse ricordare. E
la gente diceva che l'inverno le aveva impresso il suo marchio e l'aveva fatta
sua.
In effetti era sempre stata un
tipo speciale: era molto seria e da bambina non aveva mai giocato molto con gli
altri. Era bella, ma in un modo strano e distante, con quella pelle diafana e i
grandi occhi verde chiaro. Nessuno l'aveva mai sentita
piangere.
Era come se in lei vi fosse
l'inverno, a cui sfuggiva solo la sua chioma castana, l'unica cosa calda della
sua figura.
Sorrideva, ma di rado. I suoi
sorrisi erano una riserva inaccessibile, a cui la fanciulla attingeva solo in
quella stagione.
-Arina, ti prenderai un malanno!-
la chiamò Natalia dalla porta della cucina. –Non senti che
freddo?
Alla brunetta il freddo non aveva
mai dato problemi.
Perché era nel freddo che abitava
il signore dei ghiacci.
Ricordava benissimo quando
l'aveva visto: aveva sei anni e stava spazzando la neve nell'ingresso della casa
in cui abitava e lavorava. Lui arrivò nel silenzio, padrone del bianco che lo
circondava.
Arina era rimasta immobile,
troppo stupita e incredula. Aveva il pelo candido e ali di ghiaccio azzurro,
trasparenti e brillanti. Gli occhi chiari, profondi e
glaciali.
Il Lupo respirava freddo. Il suo
alito formava ghiaccio.
Le storie raccontavano che il suo
arrivo annunciava una sventura, perché a volte il suo gelo disseminava la morte:
morte, quiete e silenzio. Ma la giovane non aveva paura: rimase a fissarlo, poi
l'animale corse via, mimetizzandosi con il paesaggio.
E a terra restò una scheggia
delle sue ali.
Arina la conservava come se fosse
un tesoro: ne aveva fatto un ciondolo da cui non si separava
mai.
Ma fino a quel giorno non aveva
dato alcun segno…
-Ciao,
Arina.
La sedicenne si guardò attorno:
non c'era anima viva. Eppure aveva sentito chiaramente una
voce.
-Quaggiù- continuò la misteriosa
presenza.
La russa abbassò lo sguardo e
notò una piccola figura: era alta una decina di centimetri, vestita con una tuta
color carne costellata di cristalli. I suoi lineamenti erano delicati e la sua
carnagione poteva tranquillamente fare a gara con quella della ragazza in quanto
a pallore. Aveva occhi chiarissimi, quasi bianchi, e capelli biondi coperti di
brina che si spostava ad ogni suo movimento.
La prese fra le mani, fredde e
delicate: chi era quella strana creatura?
-Ciao, piccola
fata.
-Io sono uno spirito del ghiaccio
e mi chiamo Dimlè.
-Cosa posso fare per
aiutarti?
-Per me nulla, ma per un ragazzo
puoi fare tutto- rispose Dimlè. –Tu sei la sola che può trovare il signore dei
ghiacci…colui che sta cercando.
-Perché lo vuole trovare?- chiese
Arina. Non avrebbe condotto fino a lui un malintenzionato.
-Difficile spiegarlo…diciamo che
hanno avuto un "diverbio" e vorrebbe capire cosa ha
sbagliato.
-Per rimediare al suo
errore?
-Forse…oppure per dividersi per
sempre. Lui è il suo custode…
-L'inverno non ha custode, non
appartiene a nessuno- replicò duramente.
-Ma lo ha scelto come compagno,
non è stato obbligato a sottomettersi. E fin'ora lo ha sempre vegliato, difeso,
accompagnato. Erano amici…
La ragazza ci pensò: si poteva
ingabbiare l'inverno? Si potevano mettere briglie al suo potere? Eppure quella
creatura le pareva sincera.
-Sicura che non se ne è andato
per recuperare la libertà?
-È stato lui a dirmi di cercarti,
a sceglierti per aiutare il suo compagno. Non l'avrebbe fatto se le sue
intenzioni fossero queste.
-Chi è?
-Si chiama Yuri…Yuri Ivanov ed è
un blader. Wolborg era il suo animale guida, la sua metà…ed entrambi soffrono da
questa separazione.
-Se il Lupo decidesse di restare
libero, questo…Yuri, accetterà la sua scelta, rinuncerà a
lui?
Dimlè non rispose immediatamente.
Yuri non era tipo da arrendersi ed era proprio la sua ostinazione a metterlo
regolarmente nei guai. Almeno, era questa la descrizione che Wolborg faceva del
suo custode: un ragazzino testardo, ma aveva dentro un ghiaccio che li rendeva
simili. Un ghiaccio che era stato costretto a creare per sopravvivere a tutti
gli orrori che si consumavano dietro le possenti mura del
monastero.
Già, Yuri sapeva cosa
significasse sentirsi prigionieri, essere costretti in un luogo e sognare solo
la libertà.
No, non avrebbe forzato il suo
Lupo.
Poteva avere ogni difetto, ma non
l'avrebbe mai incatenato.
-Sì, gli lascerà vivere la sua
vita se è questo che desidera.
Arina annuì: in quel caso lo
avrebbe aiutato.
-Ma io non so come trovare
Wolborg.
-Sarà il tuo ciondolo a indicarti
la via…non preoccuparti. Tu preparati a un lungo viaggio e non temere: l'inverno
veglierà sul vostro cammino e ci sarò anch'io- ribatté la fatina. –Attendi il
mio ritorno…ti porterò il ragazzo che conta su di te.
-Ti aspetterò,
Dimlè.
Lo spirito sorrise, svanendo in
un fruscio di brillanti.
Lontano, nelle profondità dei
ghiacci più invalicabili, il Lupo ascoltava il canto dell'inverno. La sua voce
gli narrava i fatti della città, del mondo a cui apparteneva prima di
fuggire.
Il suo custode…sentiva la sua
sofferenza, fisica e morale…
Sapeva di avergli fatto del male,
ma voleva che capisse il grave errore che aveva commesso.
Eppure non poteva abbandonarlo a
sé stesso.
E un ululato squarciò il silenzio
dei ghiacci perenni. Il grido del Lupo ferito…
Canta…prendi la tua arpa,
inverno…e soffia il tuo vento gelato sulle sue corde. Suona. Suona la tua
canzone, inverno…
Eccomi di
ritorno con un altro capitolo fresco di scrittura…
Allora…
Eagle Fire:
Grazie!! Anche per i commenti su "Hate"!
Keila91:
Ecco il nuovo capitolo! Spero ti piaccia e la storia continui a
incuriosirti!
Medea90:
Grazie!!
Iria: Eccoci
qui con un altro capitolo senza Ivanov! Boris e Kei sono stati abbondantemente
ricompensati per il loro salvataggio (Se moriva subito, non potevo continuare la
ff! NdA). Sì, Dimlè è stracarina…e poi è pura, innocente… Wolborg se ne è andato
sì e per delle valide ragioni che prima o poi si spiegheranno, non preoccuparti!
Per quanto riguarda Aigle Rouge (Non l'aveva ancora nominato, mi sembrava
strano… NdYuri) bhe, è solo un'idea così, non ancora delineata…voglio vedere se
riesco a cavarne fuori qualcosa o se verrà gettata nella cartella "FF iniziate e
mai finite". Bhe, alla prossima!
Padme86:
Felice di sentirti. Scusa se non ho ancora risposto alla mail ma sono sommersa
di cose da fare!! Gli esami incombono su di me!! Allora, grazie per il tuo
commento e aspetto il tuo parere su questo. Bacioni!
-Il nostro Hiwatari si è scoperto
un cuore a quanto pare…- commentò Borgof, ghignando al di sopra delle mani
riunite. In piedi davanti alla scrivania, Kei lo fissava con la sua solita aria
di fredda indifferenza. –Non credere che non abbia notato il tuo giochetto con
Huznestov… Cos'è, Ivanov aveva bisogno che qualcuno gli tenesse la manina mentre
si lamentava?
Il blader rimase in silenzio
senza reagire minimamente. Nemmeno i suoi occhi mostrarono una qualsiasi
emozione: pozze viola, imperscrutabili e glaciali. Non concedeva mai al mondo di
scoprire i suoi pensieri o cosa provasse: la scuola di quell'uomo gli aveva
fatto da maestro.
-Oppure è andato a curarlo come
una brava infermiera?- proseguì lo pseudo monaco. –In questo caso lo spettacolo
sarà ancora più divertente…
Spettacolo?! Che diavolo aveva in
mente quel pazzo? A giudicare dalla sua espressione sadica, nulla di buono. E
l'ipotesi prese corpo quando udì bussare alla porta.
-Avanti.
Yuri entrò con passo malfermo,
senza la sua abituale baldanza. Pareva un cucciolo spaventato, maltrattato,
incatenato…
Gettò uno sguardo interrogativo
al dominatore del fuoco, ma questi non sapeva rispondere a quella muta
domanda.
-Yuri…eccoti qui- esordì Borgof,
alzandosi e svelando ad entrambi l'arma di tortura che teneva in mano. La sua
preferita: la frusta chiodata. –Vedi, il nostro caro Hiwatari ha voluto fare
l'eroe- continuò, avvicinandosi ai due. –E ora riceverà la punizione per la sua
bravata. Purtroppo, sai bene che non posso sfiorarlo, il signor Hito tiene
troppo a lui. Quindi sarai tu a pagare al suo posto…in fondo, penso che questo
gli farà molto più male di qualunque tortura…
La frusta calò sulla schiena di
Yuri, gettandolo a terra e riaprendo ferite che non riuscivano mai a
rimarginarsi. Macchie rosse si ampliarono rapidamente sul tessuto candido della
tuta lacerata del ragazzo, che stringeva le labbra fra i denti per impedirsi di
urlare.
Un altro colpo…e un
altro…
Le punte della frusta iniziavano
a grondare sangue.
Kei assisteva impotente a quella
violenza che lui stesso aveva causato: se fosse stato più attento, Borgof non si
sarebbe accorto del suo patto con Boris. Quello spettacolo gli stava straziando
il cuore, ma non poteva fare niente, se non serrare gli occhi, sussultando ad
ogni schiocco.
Aveva provato una volta a
fermarlo, a frapporsi…e Yuri aveva sofferto il doppio.
Non poteva fare altro che
aspettare: se quel testardo avesse urlato, sarebbe finito tutto. Invece si
ostinava a resistergli, a impedirgli quella soddisfazione. E intanto la felpa
lacera mostrava la pelle bianca costellata di ferite, dove rivoli cremisi
scorrevano come fiumi in piena.
Infine le grida, quasi esplose
dalla gola di Yuri e la frusta si placò.
-Spero che la lezione ti sia
servita, Kei. Puoi andare.
Il giovane esitò un istante,
obbligandosi a non guardare l'amico al suolo. Poi si voltò e
uscì.
-E ora veniamo a noi, Ivanov. La
perdita del bit-power è inaccettabile.
-Lo…lo ritroverò…signore…-
mormorò rialzandosi con enorme fatica, avvertendo il sangue scorrergli lungo
tutta la schiena.
-Sarà molto meglio per te, se non
vuoi diventare la mia cavia… Ho giusto dei nuovi attrezzi che hanno bisogno di
una prova- ribatté Borgof. –E non pensare di approfittarne per scappare: ti
troverei anche in capo al mondo, lo sai.
Eccome se lo sapeva. Gli agganci
di quell'uomo erano fitti come una ragnatela e arrivavano ovunque. Gli sarebbe
bastato uno schiocco di dita per riacciuffarlo. E non sarebbe sopravvissuto alla
sua vendetta.
Il lupo uggiolava e piegava il
capo di fronte a lui. Non aveva alternative. Non ne aveva mai
avute.
-Partirò…alla sua
ricerca…
-Perfetto.
Yuri si congedò, lasciando
l'ufficio con l'ultimo granello di dignità che gli fosse rimasto. Dignità che
perse appena la porta si chiuse alle sue spalle: si abbandonò al dolore,
crollando sfinito. Un altro incontro come quello e non avrebbe visto l'alba
successiva. Sentiva la schiena ridotta a un ammasso di carne umida e vischiosa.
E la sofferenza era indescrivibile.
Gettò uno sguardo alla fine del
corridoio, dove si trovava la sua stanza. Non gli era mai parsa così distante e
quei cunicoli così impervi. Non ce l'avrebbe fatta…
-Yuri…- Avvertì una voce accanto
a sé. La vocina squillante e argentina del suo spiritello.
-Dimlè…-
sussurrò.
La creatura lo osservava con gli
occhioni sgranati: era nuovamente ridotto in quello stato… Ma cosa accadeva in
quel posto? Chi poteva fare del male a un suo simile, per di più così giovane?
Per lei era inconcepibile: gli spiriti erano pacifici e mai si sarebbero feriti
tra loro… Gli umani erano diversi…si colpivano pur sapendo cosa si provasse,
cosa fosse il dolore…
Forse non sarebbe mai riuscita a
capirli.
Aiutò il ragazzo a raggiungere la
camera, entrando in contatto con quel liquido rosso che chiamavano sangue. Era
caldo e sotto alcuni aspetti le ricordava la linfa degli alberi. Era quella
sostanza a farli vivere, a donare quel tepore che emanavano i loro
corpi.
Il russo si stese sul letto a
pancia in sotto, riprendendo respiro. Era svuotato, violato, umiliato…Borgof lo
aveva privato di ogni cosa. Una bambola consumata
dall'uso…
Un tempo, quand'era bambino,
aveva creduto in un dio: era bello pensare che qualcuno vegliasse sull'umanità,
punendo i malvagi e premiando i giusti…
Poi aveva imparato sulla sua
pelle che, in un mondo d'ingiustizia, non potevano esistere eroi da premiare.
C'erano solo persone crudeli che imponevano la loro cattiveria e la loro
autorità, lacerando le anime di innocenti.
Il figlio di Dio non aveva
tollerato le violenze sui bambini.
Se aveva permesso che a loro
venissero fatte, forse era perché le meritavano. Oppure li aveva abbandonati
anche lui, come il resto del mondo, che preferiva ignorare ciò che accadeva lì
dentro.
Delle lacrime incontrollabili gli
solcarono le guance scavate. Doveva esserci un po' di pace anche per lui da
qualche parte…doveva o vivere non avrebbe avuto senso. Eppure quella speranza
era sempre più flebile e lontana, sfocata nelle ombre che attanagliavano il suo
cuore, persa nei costanti orrori che lo attendevano appostati in ogni
angolo.
Sussultò quando dita gelate gli
accarezzarono la schiena martoriata, allontanandosi di colpo alla sua reazione.
Dimlè si ritrasse, credendo di avergli fatto male.
-Scusa…- disse
dispiaciuta.
-No…è stata solo…l'abitudine…-
rispose, rilassandosi sotto la mano dello spirito che, con un fazzoletto, gli
tamponava le ferite. Nessuno oltre a lui poteva vedere Dimlè e questo lo salvava
dalle punizioni: non sapeva come facesse, ma Borgof riusciva sempre a scoprire
ogni cosa che accadeva fra quelle mura ed era pronto a far pagare cara la
disubbidienza.
L'unico a non aver assaggiato i
suoi strumenti di tortura era Kei, protetto dal suo nome. Ma non era da
invidiare: un passo falso, e altri pagavano al suo posto, com'era successo quel
giorno.
No, lo stato del dominatore del
fuoco non era assolutamente invidiabile.
-Sai…come
sta…Wolborg?
-Immagino stia bene: è padrone
della neve e del ghiaccio. È a casa sua.
Casa…Yuri non aveva un posto che
potesse definire in quel modo. aveva soltanto una prigione di doveri e di scelte
sbagliate, costruita da un passato che camminava al suo fianco. Il suo Lupo
doveva essere felice…forse non era giusto rinchiuderlo nuovamente nel
bey.
Forse…ma ci avrebbe pensato più
tardi…
Dimlè si accorse che era
scivolato nel sonno, sfinito da quella vita crudele e violenta. Stese un panno
pulito sul suo dorso, poi lo coprì.
-Riposa, Yu… Domani avrà inizio
la tua avventura.
In lontananza, l'ululato del Lupo
struggeva i cuori degli abitanti della steppa, cavalcando deserti di ghiaccio e
città, fino a raggiungere la sua anima gemella…
E intanto tu, inverno, tu
continua a cantare…porta nel vento l'eco delle voci di un tempo
passato…
Quella voce dolce…di chi era?
Dove…dove esisteva ancora qualcosa di dolce in quel luogo? Yuri socchiuse gli
occhi, specchiandosi nelle iridi cristalline di Dimlè, che gli sorrideva in quel
suo modo ingenuo che la rendeva simile ad una bambina.
-Ben svegliato. Come ti
senti?
-Meglio…- rispose, accorgendosi
delle bende che gli fasciavano il torace. Cercò una spiegazione con lo sguardo e
lo spirito si limitò ad alzare le spalle.
-Ti ho solo rimesso in piedi,
niente di più.
-Grazie.
-Ringrazia il tuo amico: se non
avessi seguito le medicazioni che ti ha fatto, non avrei saputo nemmeno da che
parte iniziare.
Già, Boris, il loro infermiere:
senza di lui sarebbero morti tra atroci sofferenze, dato che, tra allenamenti
massacranti e punizioni, le ferite erano all'ordine del giorno. Li aveva
ricuciti talmente tante volte da averne perso il conto.
-Sei pronto a
partire?
-Il gran capo non mi da
alternative- commentò, alzandosi. Una fitta di dolore partì dalla schiena, ma il
rosso si morse un labbro sforzandosi di ignorarla: rimanere avrebbe significato
solo una nuova "seduta" con quel bastardo. Sarebbe venuto il momento in cui
quell'essere avrebbe pagato per tutto.
-Sicuro di
farcela?
-Sì, non c'è problema- replicò,
vestendosi. –Sto facendo la cosa giusta?
-Non vuoi costringerlo a tornare,
solo capire i suoi motivi: il resto sta a Wolborg.
-Al suo posto, preferire morire
piuttosto che tornare qui- pensò, lasciando la stanza, diretto all'ufficio di
Borgof: non che gioisse al pensiero di incontrarlo, ma nessuno metteva piede
fuori da quel carcere senza la sua approvazione. Ci aveva provato, anni
addietro, quando finalmente aveva compreso quanto fosse terribile l'incubo in
cui era entrato. Aveva tentato di scappare…e ne aveva portato i segni per due
settimane.
Ora non combatteva più, si
mangiava l'animo nel silenzio nero di quel luogo, sperando. Sì, nonostante tutto
sperava ancora, anche se la preda inghiottita dal boa aveva ben poche speranze.
Sperava che un giorno l'alba illuminasse il lupo, che lo trovasse ad ululare sul
corpo senza vita del vecchio capo.
Ma per il momento doveva
ubbidire: qualsiasi cosa Borgof ordinasse, Yuri era costretto a sottomettersi, o
ne avrebbe pagato il prezzo.
Bussò alla porta, attendendo la
risposta.
-Avanti. Yuri…- Era stupito: non
si aspettava di rivederlo già in piedi. Quel ragazzo era più robusto di quanto
apparisse. Quel corpo aveva subito ogni tipo di violenza, di abuso, di tortura,
eppure non mostrava alcun segno: era la stessa, splendida bambola di sempre… La
sua bambola, la sua cavia prediletta… Non era riuscito a strappargli del tutto
la capacità di provare dei sentimenti e probabilmente era questo a donargli
l'aspetto di un angelo lussurioso.
Malgrado gli anni di duro lavoro
per potenziare il bit-power del Lupo, Borgof si ritrovò quasi ad augurarsi che
il ragazzo non lo ritrovasse: sarebbe stato suo completamente, senza alcun
limite…
-Intendo partire alla ricerca di
Wolborg.
-Bene. Sai cosa ti attende se
fallirai o se decidi di scappare.
-Sì,
signore.
-Allora non ti rimane che pregare
di avere successo. Puoi andare.
Il sedicenne si congedò, tirando
un sospiro di sollievo: se non altro, ne era uscito intero, anche se lo sguardo
dell'uomo non era stato per nulla rassicurante. Lui desiderava vederlo
tornaremani vuote per stringere i
nodi dei fili del suo burattino. Senza Wolborg non poteva più essere un blader e
Borgo non avrebbe più avuto remore… Come se fino a quel momento ne avesse avute.
Non ne aveva con nessuno e ancor meno con il rosso: se con gli altri si
"limitava" a frustate, con Yuri si dilettava anche in strani esperimenti con le
sostanze più disparate e folli… Per non parlare del fatto che lo violentava da
anni.
Almeno per un po' avrebbe dovuto
guardarsi solo dal freddo e dalle belve, certo meno pericolose del falso
monaco.
-Andiamo,
Dimlè.
Arina capì che era il giorno
della partenza appena sveglia. Non avrebbe saputo dire il motivo di tanta
sicurezza, ma una voce cantava dentro di lei, cantava la vita che le scorreva
nelle vene. si era vestita, aveva preparato lo zaino e detto a Natalia che
sarebbe stata via per un po' di tempo.
E adesso, appoggiata al cancello,
aspettava. Aspettava colui che, a detta di Dimlè, custodiva l'inverno: a lei
pareva impossibile, ma aveva fiducia nello spiritello. Meno negli esseri umani.
Avrebbe tenuto d'occhio quel tipo per proteggere il signore dei ghiacci da ogni
minaccia. Lui rappresentava qualcosa di magico, qualcosa in cui valesse ancora
la pena credere e non avrebbe permesso all'ultimo arrivato di ingabbiarlo come
un animale da esposizione.
Udì un rumore nella neve e si
voltò: un paio di zaffiri la stavano fissando, senza emozione o sfumatura. Due
laghi di cristallo, spenti, stanchi. Appartenevano ad un giovane dai capelli
rossi, chiuso in cappotto scuro, che portava sulla spalla la piccola
fata.
-Arina, eccomi qui come ti avevo
promesso. Lui è Yuri Ivanov. Yu, lei è Arina Malenkova, la tua
guida.
I sue si strinsero la mano,
entrambe più fredde del più rigido inverno. Un flash…due mani che si
sfiorano…una mela rossa…
-Non…non ci siamo già
incontrati?- domandò la bruna.
-No, non penso proprio- rispose
Yuri, glaciale. Avrebbe potuto impegnarsi un po' e tentare per lo meno di essere
cortese con chi, forse, gli avrebbe salvato la vita. Ma purtroppo la gentilezza
era una merce rara all'interno del monastero e Yuri non l'aveva mai imparata:
era esperto in sofferenza, in dolore, in torture…ma decisamente il galateo non
era nell'elenco.
-Voglio mettere subito in chiaro
una cosa: se vuoi costringere il Lupo a tornare con te, gira i tacchi e torna a
casa. dovrai lasciarlo libero di scegliere.
Wolborg lo aveva sempre protetto,
aveva cercato più di una volta di aiutarlo, assorbendo parte del suo dolore.
Erano legati da qualcosa che andava oltre il legame tra blader e bit-power…o
almeno così credeva il rosso prima che se andasse.
-Cerco solo delle risposte. Se
sceglierà di restare libero, io lo accetterò.
-Perfetto. A parole sei
convincente, ma sono i fatti che contano- ribatté Arina, prendendo il suo
ciondolo: brillava come una lanterna nella notte e rimaneva sospeso in aria. –Da
quella parte- indicò decisa.
-Kei, tu pensi che ce la
farà?
Il giovane non levò gli occhi
dalla finestra, da cui aveva osservato il compagno allontanarsi. Secondo lui,
stava inseguendo una chimera: Wolborg poteva essere ovunque in quel momento e
dubitava che il capitano avesse successo. Ma sperava di sbagliarsi, fosse solo
per fare un dispetto a Borgof che pregustava già la vittoria e il totale
possesso del sedicenne.
-Huznestov, se ne sei ancora
capace, prega per lui- pronunciò infine. Forse a Yuri non sarebbe servito, ma a
Boris avrebbe dato una speranza e un modo per essere d'aiuto all'amico. Si
sentivano così inutili…
Cosa avrebbe fatto lui,
l'imperturbabile Kei, se la sua Fenice fosse fuggita apparentemente senza un
motivo? Suo nonno lo avrebbe ucciso, ma a parte questo si sarebbe ritrovato
solo: Suzaku era parte del suo vivere, era indispensabile come l'ossigeno o il
sangue.
Probabilmente avrebbe cercato
l'impossibile come Yuri.
-Pregare?!
Nient'altro?!
-Se vuoi che Borgof ti squarti
vivo, io non ti fermo di sicuro- replicò il custode del fuoco. –Non ti
permetterà certo di corrergli dietro.
Boris fu costretto a dargli
ragione: che altro potevano fare se non implorare un essere superiore di
vegliare su Yuri e di dargli una mano? Anche se per loro i santi non avevano mai
intonato salmi, limitandosi a girarsi, ignorando quanto accadeva nel
monastero.
-Buona fortuna, Yu- gli augurò.
–Ne hai bisogno più di chiunque altro.
L'inverno suona la sua
canzone…non è un salmo, ma suona come la salvezza…
Lo aspettavate da tanto, ma
finalmente ecco il nuovo capitolo di questa insolita ff (In cui io, come al
solito ne passo di tutti i colori… -.- NdYuri) (Sai che non mi mancavi? NdA)
(Posso immaginarlo. Ormai mi rifiuto di commentare la presenza costante di Kei,
malgrado sia io il protagonista della storia… -_-" NdY) (Non farmene pentire…
NdA)
Vi ringrazio per la vostra
pazienza e passo subito a rispondere ai commenti:
Keila91: Qui non c'è nessuna tortura, ma non credere che, visto
che non è più nel monastero, il nostro Yu avrà vita facile! Ti ringrazio per
aver commentato l'ultimo straziante capitolo e spero di leggerne uno su questo.
Ciao! ^_^
Iria: Come vedi la tua attesa è stata premiata e sono
finalmente riuscita a scrivere un nuovo capitolo!! (Scendono dal soffitto dei
coriandoli e delle stelle filanti per celebrare l'evento) Yu, dovrai patire
ancora per un po': non pensare che, adesso che sei fuori dal monastero, per te
la vita diventi più facile. Ho ancora mille cose da farti succedere prima della
fine. Iri, preparati, perché il meglio deve ancora venire! Ciao!
^___^
Eagle Fire: Ecco il seguito, finalmente! Yu è la vittima di questa
storia e ne passerà ancora un sacco prima del finale. Mi fa piacere che la fic
ti piaccia e aspetto un tuo commento! Ciao! ^__^
Padme86: Capitoli meno intensi del precedente ma la storia
continua. Ora che Yu ed Arina sono partiti, succederanno loro mille e più
imprevisti. Aspetto di leggere un tuo commento. Ciao! ^_^
Nissa: Anche se in
ritardo sei sempre la benvenuta, lo sai! Spero che la storia continui a
incuriosirti, anche perché il bello avverrà adesso. Quindi, aspetto un tuo
commi, se ti va. Baci! ^_^
Yuri la fissò
basito: esisteva davvero qualcuno che non conosceva il beyblade? (Sì, maniaco
delle trottole -.- NdA) Mise una mano in tasca, estraendone Wolborg; il suo
sguardo si fermò sul bit vuoto, rattristandosi: sembrava così...così...
insignificante senza il suo fiero lupo all'interno. Ricacciò indietro quel
sentimento, mostrando il bey alla ragazza.
-Un
giocattolo?!- esclamò Arina incredula. Stavano attraversando la Siberia per un
giocattolo?! Era uno scherzo… doveva essere uno scherzo…non poteva essere altro.
Quei due la stavano prendendo in giro…non potevano certo voler rinchiudere
l'inverno in una trottola! Eppure erano così seri… -Non è
possibile…
-È un beyblade,
non è un giocattolo (La differenza è minima -_- NdA)- intervenne Dimlè,
sorridente, volteggiando sulla mano del ragazzo. –È bello, non
trovi?
No, lei pensava
che fosse assurdo, che fossero impazziti: chiudere il signore dei ghiacci in un
ammasso di ferro?! Bhe, se era quella la loro intenzione, sarebbero andati
avanti senza il suo aiuto: ora capiva perché il Lupo fosse fuggito. Non avrebbe
condotto a lui Yuri, facendogli correre il rischio di finire un'altra volta in
gabbia. Afferrò il suo ciondolo e tornò indietro, senza rivolgere loro la
parola.
-Arina, dove
vai?- la inseguì lo spirito, mentre il russo riponeva il bey con un sospiro.
Bell'aiuto che aveva ingaggiato: di quel passo poteva già prepararsi sul tavolo
delle torture di Borgof. Cosa diavolo aveva fatto di male perché Wolborg gli
infliggesse un simile castigo? Voleva fargli pagare tutti i peccati commessi da
quando era venuto al mondo e anche quelli che avrebbe commesso in futuro? Non
era mai stato un santo, su questo non c'erano dubbi: aveva aiutato Borgof a
distruggere degli uomini e non solo.
Ma non aveva
avuto molte alternative!
Si sedette su
una pietra, osservando la bruna discutere con Dimlè e dando finalmente un po' di
pace al suo corpo martoriato che non era stato ancora fermo da quella mattina.
Proseguiva senza un lamento, ma le ferite ancora aperte erano una sofferenza
costante. Sperava che il suo sforzo valesse qualcosa agli occhi del Lupo, anche
se gli pareva che tutto, attorno a lui, ridesse delle sue
sfortune.
Wolborg per
primo.
-Quando ti
sarai divertito a sufficienza, fammelo sapere- pensò freddamente il blader,
cupo. –O quando ti sarai stancato di questa farsa… Mentre tu ti sbellichi, io
rischio la vita… Vuoi insegnarmi qualcosa…ma cosa?
Il suo
bit-power lo aveva sempre protetto, sostenuto, vegliato… Se aveva scelto di
andarsene e abbandonarlo alla crudeltà di Borgof, era sicuramente per un motivo
serio…per un errore del suo guardiano.
E la sua mente
iniziò a ricordare i fatti precedenti alla scomparsa dell'animale
sacro…
"-Io…io non
ce la faccio più…
Una vocina
esile aveva innalzato quel lamento, mentre un ragazzino crollava al suolo,
stremato. Erano in piedi dall'alba, non avevano quasi il tempo di dormire e
mangiare. Erano poco più che bambini, costretti ad allenamenti massacranti,
picchiati, sottoposti ad ogni esperimento…
-Yorsh, che
stai facendo?- sussurrò il suo compagno, spaventato. –Alzati prima che il capo
se ne accorga!
-Non ci riesco,
Mikaj…non ce la faccio…
-Devi farcela!-
lo incitò ancora l'altro, quasi disperato. Non voleva che l'amico finisse nei
guai: doveva alzarsi. –Ti prego…
-Yorsh.- Quella
voce gelò entrambi: anche senza voltarsi, sapevano di avere alle spalle il loro
incubo peggiore, il terribile proprietario di quella prigione… -Non ho detto che
potete riposarvi.
C'era nel suo
tono una viscida dolcezza, falsa come il sorriso che mostrava: l'unica cosa vera
in lui era la frusta che teneva arrotolata su un fianco. La frusta e la pelle
che squarciava ad ogni schiocco, il sangue che colava e macchiava il pavimento,
le urla di Yorsh e gli occhi sgranati degli altri
ragazzi.
-Portatelo
nelle celle…deve riposare…
E quel
maledetto sorriso che non spariva mai…"
° °
°
-Mi ha fatto
chiamare, signore?- si annunciò, entrando nell'ufficio. Lungo il corridoio si
era fatto un rapido esame di coscienza, concludendo che non aveva fatto nulla
che meritasse una punizione. Bhe, non che a Borgof servissero realmente dei
motivi per picchiarli: se non li aveva, li inventava. E, ora che non aveva Yuri,
la sua valvola di sfogo preferita, sotto mano, doveva riversare le sue pulsioni
sugli altri abitanti del monastero.
-Boris. Entra,
accomodati.
Il ragazzo
prese posto davanti alla scrivania, accorgendosi solo in quell'istante della
presenza di una terza persona: Kei. cosa ci faceva lì? Aveva forse fatto qualche
stupidaggine per cui altri avrebbero pagato? Non sembrava avere quell'aria da
cane bastonato che solitamente indossava quando qualche amico veniva punito al
suo posto.
Non che lui e
il dominatore del fuoco fossero amici.
-Vi ho
convocati per una missione. Ho scoperto da poco un particolare potere dei vostri
due bit-power w questa mi sembra l'occasione giusta, anzi, perfetta, per
testarne le capacità- iniziò l'uomo. –Ivanov è partito alla ricerca del suo
Wolborg ed io non mi fido affatto di lui…o, per meglio dire, conosco le sue
potenzialità e c'è un'alta percentuale di probabilità che riesca nell'impresa.-
S'interruppe, spostando lo sguardo dall'uno all'altro. –Il Falco e la Fenice
possono comunicare tra di loro, essendo entrambi uccelli, e voi potete sentire i
loro messaggi. Ogni specie di queste creature dimora in zone precise di un'altra
dimensione a noi ancora sconosciuta: nel vostro caso, nella zona degli uccelli.
Questo permette loro di scambiarsi informazioni in pochi secondi anche se voi vi
trovate a chilometri di distanza l'uno dall'altro.
-E questo a
cosa ci porta?- intervenne Kei.
-Al compito che
ho deciso di affidarvi. Voglio che uno di voi segua Ivanov e che l'altro mi
riferisca le sue mosse.
-Vuole che lo
spiamo?!- esclamò Boris, indignato. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere
nei confronti di Yuri…non poteva chiederglielo…
-La tua
perspicacia mi sorprende sempre, Huznestov.
Kei non fiatò,
limitandosi a pensare che Boris stesse per esplodere: quel bastardo doveva aver
previsto un rifiuto e presto avrebbe tirato fuori il suo coniglio dal cilindro.
(Coniglio?! O.o Quale coniglio?? O.o NdBoris) (Il tuo piccolo cervello non può
capire, rinuncia… -_- NdKei)
-Lasci perdere
l'umorismo! Io non ci sto: si trovi qualcun altro!
-Sai, è un vero
peccato. Il piccolo Ivan sarà costretto a soffrire molto.
-Ivan?- Lo
stupore e l'orrore tolsero ogni residuo d'ira dal giovane: Borgof aveva vinto
un'altra volta. –No…non può…
-Se non
eseguirai il mio ordine, urlerà come un'anima all'Inferno, pregando di
morire.
Non aveva
scelta. Anche il Falco era ridotto alla stregua di un uccellino in gabbia e
doveva cantare a comando.
Reclinò la
testa, mormorando:
-D'accordo.
-Sapevo che
avresti ripensato. E tu, Kei?
-Dico soltanto
che per me sarà una gioia comunicarle che Yuri ce l'ha fatta- affermò,
congelando il sorriso del falso monaco. Kei era l'unico che vi riuscisse, con la
sua arroganza, con il suo essere intoccabile: Borgof doveva incassare i colpi di
quella lingua velenosa e sperare di potersi vendicare in
futuro.
-Non tirare
troppo la corda, Kei: un giorno potresti non avere più il tuo nome a
proteggerti.
-Sarà il girono
più bello della mia vita.
-Attento a ciò
che desideri: potrebbe avverarsi.
-È ciò che
spero.
Boris lo fissò:
un altro sarebbe già stato a terra in uno stato pietoso. Kei Hiwatari no. nipote
del presidente della Borg, quel ragazzo dallo sguardo glaciale ma beffardo,
sapeva perfettamente fin dove potesse spingersi.
Ma lo sapeva
anche Borgof che, un istante prima di farli uscire,
aggiunse:
-Ne caso in cui
Ivanov recuperasse Wolborg…dovrai fermarlo e fare in modo che rientri a mani
vuote.
Kei non
ribatté, ma il compagno poté vedere le sue dita stringere con forza la maniglia
in un gesto d'odio. Poi, lasciarono la stanza.
° °
°
-Io non
permetterò che venga ingabbiato in uno stupido giocattolo!
-Arina,
ascoltami, so che è difficile da credere, ma non è una trottola qualsiasi.
Wolborg mi ha spiegato che può essere anche un'arma se mescolato all'abilità del
blader e ad uno spirito guida. Ed è il solo modo perché possa stare vicino a
quel ragazzo e proteggerlo.
-Se è così
importante, se gli è così legato…perché lo ha abbandonato?- domandò la giovane.
Tutta quella storia si annodava e partiva da lì. A lei sembrava una
contraddizione, non si fuggiva dalla persona che si voleva proteggere. A meno
che non fosse tutta una bugia.
-Non ha voluto
scendere nei dettagli…mi ha soltanto detto che Yuri aveva commesso un errore e
doveva capire da solo quale fosse. Lo ha affidato a te, Arina…è sotto la tua
responsabilità: tu sei la sua unica speranza.
La russa rimase
talmente stupita da non pronunciare, in un primo momento, nessuna risposta. di
solito era lei ad essere affidata a qualcuno, a venire sballottata da una casa
all'altra come cameriera tuttofare.
Se soltanto
avesse parlato con quel ragazzo, avrebbe scoperto quante cose avevano in comune:
un'infanzia negata, un'adolescenza difficile, un blocco di ghiaccio al posto del
cuore… L'incapacità di fidarsi del prossimo.
-Sa che
potremmo fallire?
-Sì, e ne
affronterà le conseguenze.
-Conseguenze?
-Fallire, per
lui, sarebbe peggio della morte. Lo condannerebbe ad un futuro terribile, nelle
mani di un uomo orribile. E per la sua sofferenza, morirebbe anche il
Lupo.
-L'inverno non
può morire…
-Ma il suo
signore sì. Il suo canto squarcia il silenzio della steppa ogni volta che Yuri
prova dolore.
-Allora
conviene darsi da fare.
L'inverno
continua a cantare senza sosta…canta la sua sofferenza…la sua
solitudine…
La vostra paziente attesa è stata finalmente premiata ed è
arrivato un nuovo sofferto capitolo. (Io continuo a rifiutarmi di commentare la
presenza di Kei -.- NdYuri) (Non mi sembra proprio visto che non fai che
lamentarti di questo ad ogni capitolo -.-" NdA) (Non è colpa mia se mi sento
decisamente messo in secondo piano… Scommetto che, a conti fatti, Kei ha più
battute di me… è_é NdY) (Finiscila di fare la piaga, ti prego o ti faccio finire
in qualche crepaccio e ti lascio lì a morire… NdA) (Non lo faresti mai… -.- NdY)
(Non ti conviene mettermi alla prova, lupacchiotto… ^_^ NdA) (Antipatica… NdY)
(Infantile… NdA) (Quando avete finito di scambiarvi gentili insulti…
NdTutti)
Dopo il piacevole dibattito con il caro Yuyu, spero che
qualcuno sia rimasto a leggere questa ff e non siate tutti morti nella lunga
attesa di un aggiornamento…come vedete Yuyu non è assolutamente disponibile
quando si tratta di scrivere "Sotto al ghiaccio"…
Pinca: Ciao! Fantastico, tu sei la scrittrice di "Return of
revenge", giusto? Ff davvero intrigante, anche se non sarà una KxH (Sei una fan
delle TakaoxHila, vero? Ho traviato una tua collega nelle KxH ^_^) A parte
questo, che non centra nulla con la ff… Gli aggiornamenti di questa storia sono
soggetti a mille imprevisti…cali di ispirazione, cancellazioni, spesso voglia di
buttare tutto…diciamo che non è proprio la storia più scorrevole, malgrado la
trama sia già chiara e la fine sia già stata scritta. Per quanto riguarda
Borgof…nessuno ha chiaro come si scrive esattamente e quindi ci sono tremila
versioni. Bisognerebbe coniarne una apposta per lui, che identifichi tutte le
sue grandi qualità (Quali? O.O NdKei&Yuri) (Era così per dire… ^_^" NdA)… Il
motivo per cui il Lupo ha abbandonato Yuyu si chiarirà un po' per volta anche
attraverso i suoi ricordi. Sperando di ricevere un tuo commento, ti mando un
grosso bacio!
Padme86: Finalmente ho aggiornato. Disperavate che
ci riuscissi entro questo secolo, invece eccolo! Il viaggio dei nostri amici è
movimentato e sinceramente non mi sento di dare torto ad Arina che li voleva
piantare in asso dopo aver scoperto cos'è un bey! Bhe, fammi sapere cosa ne
pensi! Un bacio!
Lenn chan: Ciao, carissima. Sono sempre felice di ricevere i tuoi
commenti, lo sai. anche se è strano trovarti fuori da una KxH… Sono felice che
la storia ti piaccia…ne succederanno di tutti i colori! Borgof è sempre
Borgof…leggermente diverso si rischia una OOC! Kei è costretto a seguirlo e a
fermarlo nel caso riesca nella missione…ma ne avrà il coraggio? Aspetto un tuo
commento! Baci!
BenHuznestova: Grazie, cara, sempre lieta di
ricevere i tuoi complimenti, perché per me sei un mito! Lo zio è sempre lo zio:
assolutamente e inevitabilmente bastardo! Ma è così che lo adoriamo, non è forse
vero? Bhe, che altro dire? Dimmi cosa ne pensi di questo capitolo! Un
bacione!
Iria: Potevi forse mancare? Certo che no! Lo zio da sempre prova
di essere un grande stratega. (Oltre che un mago…fa uscire i conigli dai
cappelli…anche se io non l'ho mai visto farlo…O.o NdBoris) (Boris, ti ho già
spiegato che era solo un modo di dire, non tira davvero fuori i conigli! NdKei)
(E tu cosa ne sai? NdB) (Ci rinuncio… NdK) Ha costretto Kei e Bo a pedinare
Ivanov…e come sempre spera che Yuyu torni a mani vuote…una ne pensa e cento ne
fa quest'uomo! Il motivo per cui il Lupo se ne è andato si chiarirà a poco a
poco nei vari capitoli anche attraverso i ricordi di Yu… Quindi aspetto un tuo
commi. Un bacione!
In conclusione ringrazio Bibba88 che ha messo la ff
tra i preferiti!
Un bacione a tutti e al prossimo capitolo che non so
quando arriverà ma siate fiduciosi!