Buonanotte ai sognatori

di Mignon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buonanotte ai Sognatori





Accaldata e nervosa, la ragazza era distesa a letto con il telefono appiccicato all’orecchio.
“Giorgia sono arrivata davanti casa, ci sentiamo domani che dici?”
La voce metallica dell’amica la fece tornare in sé per un secondo.
“Si si, certo. Buonanotte donna.”
Sentì Elisa augurarle di rimando la stessa cosa e chiuse la telefonata, allungando il braccio per appoggiare il telefono accanto al letto.
Guardò distrattamente l’orologio che segnava le due di notte ormai passate da qualche minuto, così si accoccolò in posizione fetale e cominciò a dondolare dolcemente, chiudendo gli occhi e cercando di allontanare il pensiero di quel fastidioso calore opprimente.
 
Si risvegliò poco dopo, e ancora disorientata si accorse che erano passati pressappoco dieci minuti.
La stanchezza l’aveva già abbandonata, e con un movimento che di leggiadro aveva ben poco si alzò dal letto.
Prese una sigaretta dal pacchetto accartocciato appoggiato sul comodino disordinato e raccolse anche l’accendino.
Trascinando i piedi arrivò alla finestra con il pergolo di camera sua, in cui si sedette assaporando la poca aria che arrivava, con il suo odore salmastro tipico della laguna.
Dietro di lei le zanzare danzavano attorno alla lampadina del lampione.
Giorgia si accese la sigaretta respirando a pieni polmoni la prima boccata di fumo, facendolo uscire dalla sua bocca disegnando dei piccoli cerchi.
Con la mano si ravvivava i corti capelli, cercando di allontanare i ciuffi dal viso che non volevano saperne di stare apposto.
“Ma che fortuna, una dolce e bionda Giulietta sul balcone tutta per me.”
Una voce conosciuta la fece trasalire, si affacciò dalla finestra appoggiandosi alla balaustra in ferro e guardando in giù vide uno dei ragazzi più belli che avesse mai conosciuto.
“Richy! Che ci fai qui?” ringraziò mentalmente il buio della notte per non avergli permesso di vedere le sue guance tingersi di rosso.
“Sono appena sceso dalla barca, andavo a casa.” Disse sedendosi sulla muretta per guardare meglio la ragazza. “Ma poi ho trovato te.”
E un altro sorriso dei suoi si piazzò sulle sue labbra.
“Che ci fai ancora sveglia?”
“Troppo caldo e poco sonno, il risultato è questo.” Gli disse indicandosi.
“Non ti ho più vista in giro.”
“E io non ti ho più sentito.” Gli rispose di getto, pensando ai messaggi che si scambiarono tempo prima.
“Beh sai… problemi.”
“Certo, certo. Nessun rancore, lo sai!” Questa volta sorrise lei, ma se ci fosse stata più luce, anche lui si sarebbe accorto dell’amarezza che i suoi occhi sprigionavano.
“Beh, quindi? Che cosa mi racconti?”
Con le mani appoggiate alla muretta su sui era seduto e le gambe che penzolavano, lo spettacolo che Giorgia aveva davanti agli occhi l’avrebbe accompagnata per molto altro tempo.
Da quella domanda i discorsi si accavallarono, parlarono di tutto ciò che passava per le loro menti, con il Romeo dei suoi sogni sotto la sua finestra e lei come una Giulietta fin troppo sognante.
Era la sua cotta da parecchio tempo.
Le piaceva usare quella parola, la stessa che utilizzava con le sue amiche almeno dieci anni prima.
Stava crescendo, e la voglia di amore aumentava, ma il tempo passato da sola era sempre troppo.
Quindi aveva deciso di pensarlo così, come la sua cotta. In onore di quei sentimenti nuovi e genuini che da un po’ non aveva più trovato.
E lui era la cotta impossibile, il sentimento che si continuerà a provare senza mai renderlo noto, ridendo di quel cuore che batteva più forte se lui le passava vicino, ridendo del rossore che si impadroniva del suo viso se lui la salutava.
 
“Domani hai voglia di vedermi di nuovo? Davanti a un the freddo?”
Scherzava, vero?
“Così puoi mettere un tavolino tra me e te, e fare un gesto al tuo amico seduto due posti più lontano se ti stai annoiando?” voleva essere simpatica, ma quella insicurezza era reale, seppur esagerata.
“Certo che sei catastrofica. Allora… andiamo a passeggiare da qualche parte, all’ombra magari. Non vorrei squagliarmi.”
“Sia mai!”
“Non fare la simpatica, rispondimi.”
“Non usare quella voce!” i brividi si erano già impadroniti di lei.
“Quale voce?” Eccola di nuovo.
“E nemmeno quel sorriso!”
“Tu sei pazza!” Piacevolmente divertito dalla piega che aveva preso la conversazione rise di gusto.
“Richy… ho già abbastanza caldo. Non farmi questo!”
“Allora dimmi di sì, o sfodero anche la risata sexy.”
“Tu hai una risata sexy?”
“Tutti dovrebbero averne una.”
Rideva incredula, con la Sua Cotta a un piano di differenza.
“Allora, quando mi darai l’onore di uscire con me?”
“Per darti modo di ridere di me con i tuoi amici?
“O per darmi modo di sorridere con te?”
Silenzio.
Giorgia era spiazzata da quella risposta.
“Mi attiri, lo capisci? Mi fai sorridere, sei paranoica ma divertente. Sei interessante.”
“Ma ti sei visto?”
“Beh questa mattina ero ancora un gran figo.”
“Appunto. E hai una voce che fa incendiare, un sorriso che fa morire e pure una risata sexy.”
“E tante altre doti nascoste.”
“Oh beh, di questo ne sono certa.” Si stupì della malizia con cui pronunciò quelle parole.
“E tu arrossisci, ed è meraviglioso.”
“Facciamo finta che succeda…”
“Facciamo finta che io ti stia aspettando in pontile.”
“Vengo a piedi.”
“Allora facciamo finta che ti stia aspettando giù dal ponte, davanti al pontile.”
“E non ti siedi sulla panchina?” Sorrideva.
“No, in piedi sono più bello.” Ancora quel sorriso a metà bocca.  “Sono in piedi che ti aspetto, ma se mi interrompi ancora scappo.”
“No non scappare, sto arrivando.”
“Ecco, sei in ritardo ma ora ti vedo arrivare. Sei proprio carina lo sai?”
“Si anche tu, ma quella canotta non mi piace.”
“A me si, si vedono i miei muscoli.”
“Tipico. Beh, sono davanti a te. Ti saluto.”
“Eh si, ma io sto ancora pensando a quanto sei carina con quella camicetta verde.”
“Io non indosso camicette.”
“Nel mio incontro immaginario sì!”
Silenzio.
Si guardavano entrambi, ma negli occhi di Giorgia c’era ancora quell’aria sognante.
“Va bene, va bene. Ma non uso pantaloncini corti!”
“Ok, allora, prima che mi interrompessi ancora… tu sei arrivata e mi saluti. Invece io…”
“Invece tu…”
La sua voce era un sussurro.
 
***
 
“Svegliati tesoro, hai dormito fino a tardi. Vieni a tavola.”
Si svegliò tutta rossa in volto, con gli occhi azzurri di sua madre puntati addosso.
“Che cosa hai sognato di così bello che ti ho sentita ridere?”
Era un sogno…
“Sai mamma, avevo una camicetta verde…”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Buonanotte ai Sognatori





Era già tutta rannicchiata, con gli occhi chiusi e una mano sotto la guancia, pronta a qualsiasi cosa.
Voleva rivederlo, era rimasta tutta la giornata precedente a fantasticare su quel sogno, rimuginandoci sopra e, soprattutto, mangiandosi le dita per il poco coraggio che aveva.
Forse per la costanza con cui continuò a ricordare i suoi lineamenti, forse per la sua voglia d’amore, la situazione precedente si ripeté.
 
Si alzò dal letto, con gli stessi movimenti che aveva fatto la sera prima, più per scaramanzia che per abitudine.
Prese l’ennesima sigaretta, ma con sorpresa si accorse che l’accendino era già appoggiato sul balcone.
Si sedette sulla pietra fredda, traendo un po’ di sollievo dal quel contatto, anche quella sera l’umidità toglieva il respiro.
Con il tipico movimento accese la fiamma a cui accostò la sigaretta, aspirando il fumo.
“Fa male fumare.”
“Ancora tu!”
Eccolo lì, perfetto nella sua semplicità.
“Sempre io. Ti dispiace?”
“E perché mai?”
Un enorme sorriso corniciava il volto emozionato di Giorgia.
“Devo proprio starti simpatico.”
“Il giusto. Noto con piacere che oggi hai optato per una maglietta.”
“Se a te non piacciono le canotte… Sono pur sempre il tuo sogno.”
“Fai e dici quello che voglio io allora!”
Essere consapevole di un sogno, era mai possibile?
“Faccio e dico quello che desideri, è ben diverso.”
“Beh…”
“Lo so, mi preferiresti nudo. Ogni tuo desiderio è un ordine.”
Con le dita prese un lembo della sua maglia, tirandola lievemente su, lasciando intravedere l’accenno di addominali.
“Credo che tu sia perfetto anche vestito…”
L’autocontrollo la salvò.
“Oh beh, se lo dici tu. Comunque avevamo interrotto un ipotetico appuntamento. Ricordi?”
“Come poterlo dimenticare”
“E questo sarcasmo?”
“Lascia perdere. Allora, dove eravamo?”
Non l’aveva dimenticato, aveva tutto ben impresso nella sua testolina.
“Beh io ti stavo per salutare.”
“Ah, si.”
“Non essere così entusiasta di vedermi!”
“Ti ricordo che ti ho già salutato.”
“Si, con un cenno della mano. La dolcezza fatta in persona. Beh, io invece…”
“Tu, invece…”
Ricominciavano dai convenevoli.
“Mi avvicino a te… Mi inumidisco le labbra e…”
“Si…”
“Ti do due baci sulle guance! È pur sempre il primo appuntamento che credi!”
“Già, dimenticavo la cavalleria. Dove mi porti?”
“A bere quel the freddo che ti avevo promesso.”
“In un bar nascosto dal mondo?”
“Certo, sei tu che lo vuoi.”
Ancora quell’assordante silenzio.
“Già, i desideri.”
“Potrei volare se solo me lo chiedessi.”
“La prossima volta.”
“Ce ne sarà un’altra?”
“Potrebbe essere. Cos’è, ti sei già stufato di essere un mio sogno?”
“Potrei essere la realtà, se solo lo volessi veramente.”
“Dai, grillo parlante, saltiamo la passeggiata. Siamo già in bar.”
Anche nei sogni era insicura.
Riccardo sembrava così reale, ma lei era destinata a rifugiarsi in quelle illusioni.
“Sto bevendo il mio the, e faccio dei rumori strani con la bocca.”
“Allora l’istinto omicida aumenta.”
“Il mio intento l’ho raggiunto. Quando mi guardi con quegli occhi severi per poi scoppiare a ridere sei una meraviglia.”
“E questo romanticismo?”
“Qui dentro.”
Si puntò la testa con il dito, e il muscolo del braccio si tese, provocando a Giorgia un principio di infarto immaginario.
In fondo, nei sogni tutto era possibile, non ne era la prova tutto quello che stava succedendo?
“Immagino che la giornata sia andata per il meglio.”
“Avevi dubbi a riguardo?”
“Impossibile.”
“Certo che sei proprio bella. Quel pigiamino ti dona proprio. Potresti toglierlo.”
“Richy!”
Più che indignata, la sua voce era divertita.
“Devo sempre ricordarti che sono il tuo sogno?”
“Mostrami cosa sai fare allora.”
Chissà cosa avrebbe costruito la sua immaginazione.
“Non sfidarmi, donzella.”
Fu l’ultima cosa che sentì prima di rendersi conto di trovarsi immersa nel buio.
Riccardo era scomparso, e lei era al centro del nulla.
 
“Sono qui.”
Una voce calda.
“Anzi, ora sono qui.”
Una mano che vagava nell’oscurità, alla ricerca di qualcuno che di reale aveva solo il nome.
“Se mi vuoi così tanto, vieni a prendermi. Fai quel piccolo passo in più. Allunga le tue mani Giorgia, prendimi.”
Obbedì, e le sue braccia si tesero, mentre due mani si appoggiavano nelle sue.
Un calore pervase il suo corpo, che veniva guidato verso una meta sconosciuta.
Le sue braccia.
Si trovò stretta in un abbraccio, con gli occhi caldi puntati addosso, mentre si perdeva in quella distesa immensa di cioccolato non si accorse della lieve luce che era tornata a rendere i particolare più nitidi.
“Non guardare giù resta stretta a me.”
Come una bambina a cui è stato proibito il dolce più invitante, abbassò lo sguardo.
Erano sospesi in aria, di fronte a quel balcone in cui era cominciato tutto, la laguna sotto di loro rifletteva la luce del piccolo spicchio di luna che il cielo aveva donato loro.
Si strinse ancora di più a lui, mentre le sue braccia le cingevano la vita con possesso.
“Ti avevo detto di non sfidarmi, ora la città è tutta per noi. Dimmi dove vuoi andare, e ti ci porterò.”
“Voglio stare qui.”
“Ora sei tu quella romantica.”
“Non sfidarmi, ragazzino.”
“Altrimenti?”
“Altrimenti…”
Si aggrappò alle sue labbra, assaporando il sapore salmastro che l’aria gli aveva lasciato.
Accarezzava i corti capelli castani, sentendo la morbidezza di ogni ciuffò che passava sotto le sue dita.
Le mani di Riccardo lasciarono andare un po’ la presa, per poi spostarsi sulla sua schiena.
Ma non la lasciava andare.
Tutto intorno a loro prese a girare lentamente, l’acqua si agitava sotto i loro corpi stretti.
Era il bacio più dolce che avesse mai dato.
Le bocce smisero di torturarsi, restando vicine.
Si sfioravano.
Non si lasciavano andare.
“Credo sia arrivato il momento.”
“Quando tornerai a trovarmi?”
Vieni a prendermi.”
 
 ***
 
Quella mattina una bionda ragazza camminava sotto il cielo grigio, con addosso una semplice camicetta verde.
La stessa mattina, sotto lo stesso cielo grigio, un altro ragazzo camminava su quella strada, e la sua canotta faceva risaltare le spalle scolpite.
In un attimo tutto parve strano, tutto sembrò girare.
Quei due ragazzi erano uno di fronte all’altro.
“Ciao Giorgia.”
“Ciao Richy.”
Mentre si passarono accanto due occhi verdi incontrarono due iridi ambrate, per poi distogliere lo sguardo, tornando ognuno ai propri pensieri.
Giorgia era sicura solo di una cosa: sarebbe rimasto solo un bellissimo sogno.

























Un piccolo ma gigante ringraziamento a _morph_http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=107839 ) per la pubblicità che ha deciso di farmi senza che chiedessi nulla, che mi ha sorpresa e stupita, ma soprattutto fatta felice.
Grazie ancora :D  

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