Too shy.

di darkmoonray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rolling in the Deep farting, It's smart. ***
Capitolo 2: *** "You drink muriatic acid for breakfast, right?" ***



Capitolo 1
*** Rolling in the Deep farting, It's smart. ***


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1- Rolling in the Deep farting, It's smart.

Sapete come ci si sente quando ti sudano le mani anche in inverno, quando tremi senza motivo, quando non riesci a respirare anche all’aria aperta?
Io si, lo so troppo bene. Questa è chiamata timidezza.
“Senso per lo più abituale di disagio provocato da timore, pudore o soggezione, che si traduce in un comportamento esitante e impacciato e, talvolta, anche scontroso.” Ho trovato su un dizionario online, ma io credo sia molto di più. La timidezza piò distruggerti una vita intera, o almeno l’adolescenza.
Ho quindici anni, sono seduta da sola all’ultimo banco di una classe di letteratura di un liceo artistico, durante la presentazione di un compito a coppie.  Osservo i miei compagni che vanno due alla volta alla cattedra a leggere i loro compiti, mentre io ho tra le mani un fascicolo rilegato a modo che non leggerò mai.
Ora stanno leggendo le due ragazze sedute davanti a me e dopo dovrebbe toccare a me, ma credo che sverrò e qualcuno mi porterà in braccio in infermeria. Oppure posso far finta di strozzarmi con la gomma da masticare.
«Signorina Hale, è il suo turno.»
Magari scappo dalla finestra, o meglio vomito sul compito.
«Hale, alla cattedra.» scuoto la testa e noto che tutta la classe mi ha puntato uno sguardo divertito addosso. Deglutisco e mi alzo, tenendo tra le mani tremanti il compito, che sarebbe il primo capitolo di una storia scritta da noi. Ogni settimana dobbiamo portare un nuovo capitolo.
Sento che le gambe possono crollare da un momento all’altro e sento le guance prendere colore sotto gli occhi dei miei compagni.
Mi posiziono accanto alla cattedra e apro il fascicolo tenendo gli occhi bassi.
Sono ancora in tempo per svenire.
«Harriet Hudson, giovane dama di compagnia di Rebecca Firth, quel giorno di primavera si trovava ad osservare le verdi colline dell’Irlanda del sud – mi schiarisco la voce notandola decisamente troppo acuta – mentre la bella Rebecca passeggiava mano nella mano con un giovane nobile inglese a cui era stata promessa in sposa. »
Qualcuno dal fondo della classe fa una pernacchia e il silenzio tombale si trasforma in risatine infantili che farebbero salire il nervoso a chiunque. Ho la fronte bagnata da goccioline di sudore nonostante siamo a poche settimane dalle ferie natalizie, e le mani potrebbero lasciar cadere il fascicolo prima che io finisca di leggere le prime dieci righe.
«L’Irlanda, che incantevole posto, le sarebbe mancato. L’odore di erba bagnata era una delle cose che preferiva. Da bambina passava le giornate stesa su di essa ad osservare le nuvole, a fantasticare sulle loro forme. Viveva al momento, senza pensare al futuro, ma tutte le cose belle finiscono. I suoi genitori erano morti in un incendio quando aveva solo quindici anni e da allora era stata costretta a badare ai sue due fratelli minori.»
«E’ una palla.» urla lo stesso ragazzo della pernacchia facendo ridere gli altri.
Quelle risate. Risuonano nella mia testa tutti i giorni. Respiro affannosamente e mi asciugo il sudore dalla fronte con la manica della felpa. La vista mi si appanna lentamente, poi non ci vedo più niente.
 
«Hey bella addormentata.»
Apro gli occhi e vedo Georgie che mi sorride dall’alto. E’ una donnona sulla cinquantina responsabile dell’infermeria che mi piace considerare la mia unica amica.
«Cosa è successo?» chiedo alzandomi, per poi ricadere all’indietro dopo una forte fitta alla testa.
«Sei svenuta, la terza volta questa settimana.» sorride con fare materno accarezzandomi i capelli.
«E io ti ho portata qui, la mia schiena chiede pietà ma ci sei tu sul lettino.»
Giro la testa e seduto su una poltrona c’è Zayn Malik, credo si chiami così, con una faccia scocciata.
«Zitto Malik, e ringrazia il cielo che non stai pulendo lo spogliatoio maschile.» lo rimprovera Georgie.
Finisco in infermeria quasi tutti i giorni, ormai ci passo più tempo di quanto ne passi in classe ma i professori non se ne accorgono.
«Ha pestato il moretto della terza.» spiega in un sussurro e annuisco poco convinta, cercando di ricordare cosa fosse successo in classe.
«Avevo un valido motivo.» borbotta.
Lui ha sempre un valido motivo, l’ultima rissa a cui ho assistito è iniziata perché uno di prima lo aveva urtato.
Porto una mano alla testa e mi accorgo che è fasciata a modo, quindi lascio perdere l’intenzione di alzarmi e rimango stesa a guardare il soffitto, mentre Georgie esce dopo averci detto di dover andare a prendere delle schede di alunni problematici.
Oltre ad essere un’infermiera ci fa anche da consulente, la scuola è senza fondi quindi ci arrangiamo. A volte le chiedo se ha voglia di parlare anche di lei visto che ci passo le giornate qui, ma non è un tipo che si apre.
«Mi faresti stendere?» chiede Zayn ammutolendo i miei pensieri.
Faccio finta di non sentire chiudendo gli occhi per il mal di testa.
Sento dei passi, uno spostamento d’aria, poi parla «Alzati e fammi stendere.»
Col cavolo che lo faccio mettere al mio posto, solo perché sta al quinto anno crede di essere il re della scuola. Mimo un flebile ‘No’ con le labbra.
«Sono Zayn Malik, piccola. E al momento ho voglia di appisolarmi.» risponde schioccando le dita davanti alla mia faccia per farmi aprire gli occhi, cosa che non faccio.
«Per favore, sono io quella che non sta bene, non tu.» sussurro in un sospiro con voce pacata, e lo sento sbuffare, poi lo sento stendersi accanto a me e apro gli occhi.
«Ma che …»
«Se stai zitta e non ti muovi non suono Rolling in the deep scorreggiando.» biascica chiudendo gli occhi e dandomi le spalle. E’ intelligente, dai.
Comincio ad avere caldo. E non poco. Ho l’impressione che qualcuno abiti nel mio cervello e in questo momento stia appendendo quadretti di famiglia. Mi sfilo silenziosamente la felpa rannicchiandomi nell’angolo vicino alla parete, per poi chiudere gli occhi e cadere tra le braccia di Morfeo.

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Buona sera meraviglie c:
Questa non è la mia prima fan fiction, ma è la prima in questo account. Avevo iniziato scrivendo un semplice sfogo ma è uscito questo e speri vivamente che vi piaccia.
In questo account pubblicherò poco ma vorrei che quel poco venga calcolato, anche se non mi cagherà nessuno sono fiduciosa, lalala.
Comunque, se leggete questo capitolo vorrei un parere, magari in una recensione più lunga di dieci parole e sincera. Cioè, se fa cagare scrivetemelo che fa schifo. Ditemi cosa migliorare, se vi piace la protagonista, cosa pensate del classico Malik di tutte le ff e cose varie.
Twitter.  Facebook. cercatemi qui se avete bisogno di qualsiasi cosa, mi farebbe piacere avervi su entrambi social network anche perchè ho appena creato entrambi gli account.
Scusate per eventuali errori e.. niente. Ripeto che se la leggete fatemi un segno altrimenti la cancello perchè... non lo so, basta lol
Buona notte <3

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Capitolo 2
*** "You drink muriatic acid for breakfast, right?" ***


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2. "You drink muriatic acid for breakfast, right?"

 

Sento due braccia cingermi i fianchi e il respiro di qualcuno tra i capelli. Apro lentamente gli occhi e la poca luce che illumina la stanza entra dalle fessure delle veneziana. Abbassando lo sguardo noto delle braccia tatuate che mi stringono in vita, mentre la mia schiena aderisce al petto del ragazzo dietro di me.
Cautamente do un’occhiata all’orologio da parete che segna le 12,30. Ci siamo fatti due ore di sonno e mi sono persa chimica e matematica, perfetto.
Provo a girarmi ma nel momento in cui mi muovo le braccia di Zayn aumentano la presa.
«Dormigliona.»
Sorrido riconoscendo la voce di Georgie.
«Perché ci hai lasciati dormire?» chiedo in un sussurro.
«Siete adorabili. – ridacchia– E poi vi ho fatto un favore enorme.»
La mia salvatrice, l’ho sempre detto.
Provo ancora a girarmi ma nel farlo mi ritrovo faccia a faccia con Zayn che mi stringe come un bambino stringe l’orsacchiotto per paura dei mostri. Insomma, ho reso l’idea.
Georgie ride ancora.
La vedo seduta alla sua scrivania mentre sfoglia dei documenti e beve un caffè fumante.
«Che faccio?»
Lo so io che faccio, rimango così per sempre.
Immagino un’altra ragazza che al posto mio gli avrebbe fatto qualsiasi cosa. Fa strano vedere Zayn Malik così. Ha il viso così rilassato e calmo, sembra quasi un bambino, e non mi sono mai accorta di quanto fosse bello. E’ sul serio un bel ragazzo.
Gli sfioro le labbra con un dito tremante che ritraggo subito quando queste si serrano.
Apre gli occhi e mi sorride, sarà sonnambulo, o ancora non si è accorto della situazione.
«Ehm …»
Sbarra gli occhi e si alza di scatto. Non sono una bellezza ma non faccio neanche paura, andiamo.
Georgie continua a guardarci e a ridacchiare silenziosamente. Lui deve essere scioccato e io rossa come le labbra di un clown. Odio i clown, sono inquietanti e non fanno per niente ridere.
Scuoto la testa e cerco di fare una risata per scacciare l’imbarazzo ma esce solo un verso strozzato. Fortuna che la bevitrice accanita di caffè – ne beve una tazza ogni tre ore – lo capisce e scoppia a ridere apertamente.
«Che vi ridete?» chiede Zayn irritato, per poi alzarsi e buttarsi a peso morto sulla poltroncina.
«Eri troppo coccoloso, Zayn.»
Ecco quello che mi piace di lei, tratta tutti gli alunni come se fossero suoi figli. Un docente non dovrebbe farlo, ma vede crescere i ragazzi di questa scuola da una vita.
«Io non sono coccoloso, è l’effetto che le fa il caffè che glielo fa credere. – Poi rivolgendo uno sguardo a me – E tu che minchia guardi? Lo so che sono figo ma torna a bere il latte.»
Lui beve acido muriatico a colazione, è una così così ovvia.
«Tu bevi acido muriatico a colazione, giusto?»
Sbarro gli occhi per quello che ho detto e prima che possa incrociare il suo sguardo mi giro dall’altra parte.
Lo preferivo mentre dormiva, sono due persone completamente diverse.
Secondo me si sta chiedendo se lo ha visto qualcuno, sarebbe uno scandalo, mi sembra giusto.
«Brava Lou, così mi piaci.» fa Georgie tenendo la tazza di caffè in aria come si fa con un brindisi e Zayn sbuffa pesantemente.
E’ quasi ora di pranzo, mi alzo sciogliendo la fasciatura dalla testa e una volta seduta sistemo i capelli elettrizzati. Zayn ha la testa abbassata su una rivista con l’espressione scocciata, ci credo visto che è una rivista di gossip di qualche anno fa. Mi alzo camminando scalza in punta di piedi sul pavimento freddo, sotto lo sguardo di Zayn, sono sicuramente più interessante della rivista.
Io devo farmi curare, potrei svenire di nuovo, ho ripreso a sudare e a tremare.
Infilo le Vans, posate accuratamente in uno scomparto dell’unico grande scaffale nella stanza, poi, sempre seguita dallo sguardo del moro, mi chiudo in bagno.
Osservo il mio riflesso nello specchio, ho un aspetto orribile. Dovrei cominciare a truccarmi, decisamente.
Asciugo il sudore con una tovaglietta pulita e lego i capelli in una alta coda di cavallo.
Con la coda di cavallo sono vulnerabile pero … Preferisco sudare che essere osservata ancora da tutti. La sciolgo subito e scuoto la testa facendo ricadere i capelli sulle spalle, decisamente meglio, mi nascondono il viso.
«Devo andare a mensa e Georgie non mi fa uscire senza di te, muovi il culo.»
La finezza in persona.
Esco dal bagno aprendo lentamente la porta per paura di rompergli il naso, anche se sarebbe stato carino ho fatto bene visto che è proprio dietro di questa.
«Forza, andiamo.» mi prende per il polso e mi trascina verso l’uscita, mentre con l’altra mano tiene la felpa che ho tolto in precedenza.
Dov’ero io quando Dio distribuiva tutte le qualità che non c’entrano niente con l’insicurezza totale? Avevo un attacco di diarrea? Probabile. Ero alla ricerca di un lepricano? Ancora più probabile.
Una volta fuori continua a tenermi stringendomi il polso e a camminare a testa alta. Potrebbe sembrare una di quelle scene dei film dove i mercanti di schiavi li trascinano nel deserto: loro imponenti su un cammello proseguono in tutta comodità (si fa per dire) il viaggio, e dietro lo schiavo cammina cadendo di continuo sulle dune di sabbia. Si, se una persona è intelligente avrebbe questa intenzione guardandoci. Ma sono poche le persone intelligenti in questa scuola quindi vedono solo il più figo della scuola che ‘maltratta’ la sfigata di turno.
«La grassona mi controlla quindi devi stare con me.» dice entrando in mensa e distraendomi dai miei pensieri. Grassona? Georgie?
«La grassona – scuoto il braccio per farmi lasciare e mimo le virgolette con le dita– è mille volte migliore di te.»
«Non far finta di essere coraggiosa e seguimi.» sbraita riprendendomi il braccio, stringendo di più la presa. E’ frustante non poter mai fare niente, non sapersi ribellare, dire sempre di si. Sentirsi sempre la seconda scelta, o meglio l’ultima scelta, sentirsi inutile. E’ orrendo.
Cammina tra i ragazzi salutando la maggior parte di loro, alcuni mi guardano e poi si sussurrano nelle orecchie ridacchiando. Ho ricominciato a sudare e a tremare.
«Sono seri quando dicono che hai dei problemi di insicurezza.» ride facendosi spazio, diretto verso un tavolo vicino alla finestra, dove sono seduti quelli popolari. Non credo di farcela.
«Senti…» lo chiamo puntando i piedi in un punto e non muovendo un passo, sono totalmente  paralizzata.
«Cosa c’è ora?» sbuffa.
«Vado a mangiare da sola, ti giustifico io con Georgie, tranquillo.» pronuncio cercando di sorridere.
Lui sospira, poi comincia a guardarsi in torno, forse cerca uno dei prof che lo controllano. Seguendo i suo sguardo vedo Georgie che ci guarda e fa no con la testa. La mia salvatrice? L’ho detto io? Non ricordo. «Vieni.» sospira ancora, ora prendendomi la mano e non il polso. Ringrazio Dio di questa sua ‘scelta’, credo che sul polso ci ritroverò un ricordino. Qualcosa tipo l’impronta violacea di quattro dita, se non si era capito.
«Buon giorno ragazzi – Zayn saluta gli amici lasciandomi la mano e battendo loro pacche sulle spalle – Lei è Louise, oggi mangia con noi.»
Fa spostare gli altri e si siede, poi tamburella la mano sulla panca invitandomi a sedere e faccio come indica.
I ragazzi si scambiano strane occhiate, sono sicura che si stanno chiedendo cosa ci faccia io lì, ed ecco che nonostante stia a in t-shirt in pieno inverno sento un caldo pazzesco. Dovrei sul serio farmi visitare da un medico, ma uno bravo però.
I cinque amici cominciano a parlare e a fare battutine come se non ci fossi, mi ignorano come il resto della scuola. La cosa mi fa calmare, ma mi seno male allo stesso tempo. Aò, io sto qua, che minchia.
Le cheerleader.
Gli studenti si aprono al loro passaggio, camminano a testa alta verso questo tavolo. Voglio morire, sprofondare seduta stante. Il respiro mi si fa pesante e asciugo il sudore sulla fronte col polso tremante.
«Zayn.» balbetto toccandogli la spalla.
«Mh?» fa girandosi scocciato. Poi, alla vista della mia faccia più pallida del solito sospira, si alza, saluta i ragazzi e mi porta fuori tenendomi la mano. Fortunatamente non ha visto le cheerleaders, altrimenti mi avrebbe fatta svenire e mi avrebbe nascosta sotto il tavolo.
Siamo usciti dalla porta di servizio, e ci siamo trovati nel parcheggio della scuola.
Respiro a grandi boccate l’aria gelida invernale sentendo il sudore raggelarsi sul corpo. Il ragazzo mi porge la felpa che aveva ancora tra le mani ma vedendomi in pessimo stato me la mette sulle spalle, per poi mettermi un braccio intorno al corpo e strofinando la mano sul mio braccio.
«Torna dentro.» sospiro a denti stretti.
«C’è la Miller che guarda dalla finestra.» mi sussurra tra i capelli. Sorrido nel vedere con la coda dell’occhio Georgie che guarda la scena senza paura di dare nell’occhio, e nel mentre addenta una fetta di pizza, probabilmente della sera precedente,
«Ti senti meglio?» chiede cercando di essere più comprensivo possibile, pessimo attore.
«Voglio rimanere da sola.» Voglio avere qualcuno con cui condividere questa solitudine, non voglio restare sola. Voglio qualcuno con cui sentirmi a mio agio e non svenire alla prima occhiata. Ok? Ok.
«Ti accompagno a casa, va’.»
Se questo è il servizio civile che deve fare per non essere rimandato in riformatorio è fortunato, e non poco. Nella scuola non ci sono disabili, sono andati tutti via per il bullismo, e i vecchietti di Bradford sono più arzilli di me. Quindi, escludendo lo spazzino o il bidello gratis, gli rimane aiutare i poveri malcapitati che finiscono in infermeria.
«Stai pensando al perché lo faccio?» chiede porgendomi un casco.
Prendo il casco confusa e mi guardo in torno.
«Ho una moto.»
Ah. La moto è davanti a me, è nera, c’è la neve, si vede una meraviglia.
Lasciatemi. Sprofondare.
 
«Grazie.»
Gli porgo il casco e faccio per andarmene ma mi tira per il polso.
«Non voglio tornare a scuola.»
Sti cazzi.
«Allora?»
«Fammi entrare e domani dici alla Miller che stavi male e sono stato tutto il giorno ad occuparmi di te.»
Vai convinto, Malik.
Aggrotto la fronte, poi  giro i tacchi e riprendo a camminare.
«Ho detto che devi farmi entrare.» continua a denti stretti prendendomi saldamente il braccio.
Annuisco quasi spaventata dalla salda presa della sua mano, poi a testa bassa lo conduco verso casa.

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Buona sera belle.
Rieccomi con un'altra cagatina. Il capitolo successivo spero sia migliore.
Questo non mi convince per niente quindi avrei seriamente bisogno di dei pareri sinceri, non preoccupatevi di offendere o cose del genere. Datemi consigli e pareri.
Mi scuso per eventuali errori e .. niente, buona notte <3

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