La vita segreta di Ginny Weasley.

di Sybil Blues
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono un unicorno rosa nella Foresta Proibita. ***
Capitolo 2: *** Michael. ***
Capitolo 3: *** Oblivion is the way. ***
Capitolo 4: *** Ho paura. ***
Capitolo 5: *** Gli stupidi giochetti di Malfoy. ***
Capitolo 6: *** Amico mio. ***
Capitolo 7: *** Sospetti e incertezze. ***
Capitolo 8: *** D, come Draco. D, come Dolcevendetta. ***
Capitolo 9: *** L'odio è più forte dell'Amortentia? ***
Capitolo 10: *** (Com)baciare. ***
Capitolo 11: *** L'isolachenonc'è. ***
Capitolo 12: *** Lanterna e falena. ***
Capitolo 13: *** Qualcuno a salvarti. ***
Capitolo 14: *** Mancanze. ***
Capitolo 15: *** La Stanza delle Necessità. ***



Capitolo 1
*** Sono un unicorno rosa nella Foresta Proibita. ***


Ciao, ho 16 anni e non ho mai baciato nessuno. Il mio cuore si è infranto una sola volta in tanti piccoli pezzi di vetro, come in un'esplosione qui, sul petto. Non l'ho ancora aggiustato, non ci riesco, ma forse il rimedio è cancellare le ferite rimettendo tutto insieme a colpi di colla a poco prezzo.
Harry James Potter, il mio grande amore da quando avevo 8 anni, non mi ha mai degnata di uno sguardo, e se lo ha fatto è stato per salvarmi da uno stupido Basilisco, o per chiedermi dov'era Ron, mentre nella mia pancia esplodevano tante piccole bombe atomiche di cui solo ora sono riuscita ad eliminare definitivamente le scorie.
Basta. Mi sono stufata di lui e di tutto il resto. Fanculo al Prescelto, ai miei sentimenti e al romanticismo.
A Hogwarts sono come un unicorno rosa nella Foresta Proibita: rara, incomprensibile e patetica. La metà delle ragazze del mio anno l'ha data via come se non fosse loro.
Si stanno divertendo, e in fondo non è quello che dovrei fare anch'io? Ho 16 anni e vivo come se ne avessi 52 e, sinceramente, è un modo di vivere piuttosto noioso.
L'amore delle favole, Babbane e non, sembra non esistere per me, tanto vale darsi alla pazza gioia con l'allegro cinismo di chi sa cosa vuole e anche come prenderselo.
Dritta alla meta e conquista alla preda, direbbe qualcuno. Diventerà il mio motto, ho deciso.
Ciao ciao brava ragazza, ciao anche alla cocca di mamma e benvenuta alla nuova Ginny, spietata e felice.

Hogwarts non mi riconoscerà, quest'anno.
 

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Capitolo 2
*** Michael. ***


1° settembre, Binario 9 e 3/4.
Mi libero con delicatezza (spero) dall'abbraccio di mia madre e corro verso Hermione. Non è cambiata di una virgola, durante l'estate.  La abbraccio come se non l'avessi mai fatto e spero che lei capisca tutto il bene che le voglio. Dio, Hermione è cresciuta con me, stiamo crescendo insieme, e forse è la persona che mi conosce meglio al mondo. Per questo capisce subito che c'è qualcosa di diverso in me, e mi lancia uno sguardo interrogativo.  Scrollo il capo, scostandomi il ciuffo dal viso con fare rassicurante, e le sorrido.
Harry passa accanto a me, ma lo ignoro.
 "Ginny!  Stronza di una rossa, vieni a salutarmi!" vedo mia madre corrugare la fronte a quelle parole, ma non ci faccio caso e vado a salutare la mia compagna di dormitorio, Jane.  E' un unicorno rosa anche lei.
 "Cerchiamo uno scompartimento?" chiede, tossicchiando per il fumo della locomotiva. Annuisco, e isso il baule sul treno.  Getto un ultimo sguardo a mia madre, che si sta sbracciando per salutare Ron e poi seguo Jane senza voltarmi indietro.
Entra nel primo scompartimento mezzo libero che trova, io mi infilo dietro di lei e chiudo la porta. Accanto al finestrino sono sedute tre ragazze, tutte amiche di Jane, che stanno ridacchiando convulsamente.
Già le odio.
Mi siedo vicino alla mia amica in silenzio, con un blando sorrisetto ipocrita stampato in faccia. Le osservo passarsi un foglietto rosa, e prego che Hogwarts si intraveda il primo possibile dal finestrino.
 "Dai, facciamo anche la sua lista!" ridacchia la bionda, probabilmente la leader delle oche, rivolgendosi a me.
 "La lista di cosa?" chiedo con distacco.
 "Dei ragazzi che ti sei fatta". Il fatto che Jane trattenga a stento un sorriso mi irrita.
 "L'hai appena scritta" ribatto, fredda.
 "Scusa?"
 "E' vuota" dico, spazientita.
La bionda scoppia a ridere.
"Scusa, ma quanti anni hai?" e ride. Mi verrebbe voglia di scagliarle addosso una Fattura Orcovolante, ma non mi sembra il caso di correre il rischio di accumulare punizioni per quest'idiota.
Davanti al nostro scompartimento passa Michael Corner. Bel culo, begli occhi, bel fisico, bello lui: bruno con gli occhi azzurri.
La bionda ancora sta ancora ridendo come una gallina in calore, che io mi alzo ed esco senza dire una parola.
 "Hey Michael!" Il ragazzo si gira perplesso.
 "Ehm, devo parlarti" dico incerta.
Mi segue lungo il corridoio. Caccio fuori da uno scompartimento un ragazzino spaurito del primo anno e ci trascino dentro Michael.
Per un attimo restiamo lì, in piedi di fronte l'uno all'altra, e io non so bene cosa fare. Per le mutande di Merlino, Ginny, che diamine stai facendo? Ormai sono qua, penso. Dritta alla meta e conquista la preda, no?
Gli prendo il viso fra le mani e lo bacio. Il primo è un bacio veloce e incerto. Lui non dice niente e mi guarda con un mezzo sorriso. Mi mette le mani sui fianchi e mi stringe a sè.  Si fa strada nella mia bocca con la sua lingua, mentre mi spinge contro i sedili. Le sue mani scendono e si insinuano sotto la maglietta. Lo blocco e lo spingo via sogghignando. Vedo lo stupore nei suoi occhi.
Mi avvicino lentamente, senza staccare gli occhi dai suoi. Intreccio le mani con le sue e gli sfiorò gli angoli della bocca con la mia. Mi bacia il collo, sembra che non riesca a trattenersi; le sue mani finiscono di nuovo sotto la mia maglietta. Cerco le sue labbra e me le offre come se non volesse più separarsene. Non so se siamo qui da giorni o solo da un minuto.
Da sopra la sua testa, china sul mio collo, intravedo Hogwarts dal finestrino.
 "Michael, fermo" Non mi sente, o mi ignora. Sussurro le parole fra un bacio e l'altro: 'Devo andare a mettermi la divisa'
"Sì, anch'io. Va bene se ce la mettiamo  qui, insieme?" ride. Noto che ha il labbro gonfio. Cazzo ho fatto, l'ho sbranato?!
"Magari un'altra volta" rispondo, sorridendo.
"Ci vediamo in giro?" chiede, mentre mi chiudo la porta alle spalle.
"Ti cerco io, ok?"
So già che non lo farò. Non mi importa niente di quel narcisista cronico. Non voglio lui, voglio solo la sua bocca. Ritorno nel mio scompartimento, impassibile di fronte all'occhiata della bionda. Per la prima volta nella mia vita ho fatto qualcosa solo per il piacere di farlo. Un piacere effimero che ha lenito per un attimo il dolore che brucia sul mio petto.
 

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Capitolo 3
*** Oblivion is the way. ***


Il cielo della Sala Grande è terso e luminoso. E' mattina presto, e le tavolate sono praticamente vuote, punteggiate solo da qualche studente con il naso affondato in un libro e l'aria disperata.
Mi siedo su uno sgabello all'estremità del tavolo, e affondo il viso nelle mani fresche. Perchè ho sempre, e dico sempre, sonno?!  Non faccio in tempo a servirmi un po' di pancetta, che Hermione si siede accanto a me.
"Buongiorno"  le sorrido. Lei non ricambia.
"Si dice che tu ti sia 'fatta' Michael Corner" Rimango con la forchetta a mezz'aria. Sono passate quasi tre settimane da quando ho dato il mio primo bacio. Anzi, in realtà l'ho scagliato addosso al bel mal capitato di turno.
"Sì" replico. "Cioè, no. Non ci siamo fatti, ci siamo baciati" Cerco di ostentare un'aria tranquilla, ma lo sguardo della mia amica mi trafigge, come se fossi un ladro inchiodato al muro da un fascio di luce. In fondo,  che ho fatto di male?
"Tu hai baciato Krum" dico, riprendendo a mangiare la mia deliziosa pancetta. Hermione mi toglie la forchetta di mano.
"Sei  ancora innamorata di Harry, vero?" Cazzo. Non arrossire, Ginny, respira. E' solo una stupida domanda fatta dalla persona che ti conosce di più al mondo. Praticamente il tuo specchio.
Prima di risponderle, mi concentro su un punto particolarmente interessante del legno del tavolo; so che non riuscirei a guardarla negli occhi.
"No. Harry è solo un ricordo" mormoro con un sorriso. La Sala sta iniziando a riempirsi.
"E un ricordo è qualcosa che hai, o che hai perduto?"
La abbraccio, nascondendo il viso fra i suoi capelli profumati, mentre il mio sorriso inizia a tremare.

Il pomeriggio stesso abbiamo lezione di Erbologia con i Corvonero. Non so come comportarmi. Mi metto vicino a Jane e cerco di concentrarmi sulle parole della Sprite.
"Ciao, Weasley" Rabbrividisco. Michael è dietro di me.
"Ciao" sussurro. So di essere diventata orribilmente rossa. Tipo una torcia nella notte. Stupida carnagione chiara!
Faccio per voltarmi, e mi trovo davanti un figo con gli occhi azzurri e le labbra perfette. Dio, è più bello di quanto non avessi notato. La mia bocca mi sta praticamente implorando di incollarsi alla sua.
"Non ci siamo più visti"
"Già"
"Ti va di andare a Hogsmeade insieme, la prossima settimana?" Jane ci sta guardando ammirata di sottecchi.
"Ok" dico, sorridente. Sto parlando a monosillabi, ma non riesco a farci niente. So di avere il viso dello stesso colore dei miei capelli.
Figura di merda, figura di merda, figura di merda! Dov'è finita la Ginny predatrice-femme fatale-vieni qui che ci facciamo? Ne ho assolutamente bisogno.
Tutta colpa delle supposizioni di Hermione, che mi hanno fatta sentire terribilmente allo scoperto.
 

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Capitolo 4
*** Ho paura. ***


Un cielo grigio e carico di nuvole grava su Hogwarts. Il parco è avvolto dalla nebbia e ricamato di brina. Il camino della capanna di Hagrid emette spesse volute di fumo. Non è proprio la giornata ideale per una gita. Tanto meno per la gita a Hogsmeade con Michael.
Quando decido di vestirmi, il dormitorio è ormai deserto. Punto la bacchetta nel Baule: 'Accio maglione' e me ne esplodono in faccia dieci. Scelgo quello azzurro, il mio preferito. Mi studio allo specchio. La mia faccia è così pallida che sembra cadaverica: ho voglia di spalmarmi in faccia la polvere miracolosa di Lavanda Brown, che la fa sembrare sempre fresca e luminosa anche appena alzata. Poi però mi ricordo che devo uscire con Michael, Michael e non Harry, quindi mi limito a raccogliermi i capelli in una treccia morbida e stamparmi sulle labbra un ipocrita sorriso.
La mattinata scorre lenta e vischiosa. Incantesimi, Storia della Magia, Trasfigurazione, Pozioni e l'amica bionda di Jane che continua a guardarmi di sottecchi. So già che mi scapperà dalla bacchetta una bella Fattura Orcovolante, prima o poi.

A pranzo mi siedo vicino a Hermione.
"Esco con Michael, oggi" bisbiglio, attenta che Ron non ci senta.
"Allora ti piace sul serio?"
 "No, non credo proprio. E' così..." mi interrompo, in attesa che i miei neuroni riprendano a lavorare.
"Un cazzone, un cazzone e basta" concludo. "E allora perchè ci esci?" chiede Hermione stupita.
"Che state complottando voi due?!" si inserisce Ron, lo sguardo fisso sulla gelatina verde che trema nel piatto. Non gli rispondiamo neanche.
"Perchè bacia bene"
Hermione prorompe in una risata contagiosa. Mi ritrovo a ridere anch'io, sebbene non ne abbia la minima voglia. Harry ci guarda, divertito.
"Dài, vai a farti bella, sennò va a finire che non ti bacia nemmeno" scherza, giocando con i miei capelli.
"Assolutamente no! Sono abbastanza affascinante così" Le schiocco un bacio sulla guancia e volo via.

Sono le tre e mezza e sono seduta sul gradino della scala di fronte al portone. Mi si sta gelando il culo. Dov'è quello stronzo? L'appuntamento era per le tre e io sto aspettando da venti minuti.
Compare poco dopo le mie raffinate riflessioni e si avvicina con passo spavaldo e sicuro.
 "Scusa, ti ho fatto aspettare?" dice, prima di baciarmi.
 "No" mento, fredda. "Sono appena arrivata" Mi offre il braccio e usciamo nella nebbia. I miei stivali affondano a ogni passo nella fanghiglia.
"Sei bellissima" mormora, guardandomi negli occhi. Sì, certo. Non mi guardo allo specchio da stamattina, ho dimenticato di chiedere a Hermione di far tornare il mio sopracciglio sinistro del suo colore naturale - al momento è viola, a causa della mia inettitudine in Trasfigurazione - e quando sono nervosa ho l'abitudine di passarmi le mani fra i capelli, che devono essere un disastro. Non so se arrabbiarmi per il suo complimento, chiaramente un tentativo di andare subito al dunque senza troppi fronzoli.
Sei bellissima, ergo ti infilo la lingua in bocca e le mani sotto la maglia per constatare la tua bellezza.
Evito le parole e passo ai fatti, anche se siamo nel bel mezzo della via centrale di Hogsmeade. Ti prego, fa' che Ron non sbuchi da qualche vicolo.
Mi pianto davanti a lui e gli cerco la bocca a occhi chiusi. Questa volta sono io giocare con la sua lingua, in una sorta di danza erotico-ossessiva. Almeno, io la vedo così, spero che per lui non sia più una centrifuga.
Risponde subito con entusiasmo. Bacia molto meglio di come parla, non c'è che dire.
Devo staccarmi, perchè ho la sensazione che se non lo fermo continua per ore, in barba alle occhiate contrariate dei passanti.
"C'è qualcosa che non va?" mi chiede, emergendo dalla centrifuga.
"No, no" rispondo con un sorriso. "Ho solo un po' freddo. Che ne dici se andiamo ai Tre Manici?" Non ho ancora finito di parlare che mi getta sulle spalle la sua giacca e mi trascina in un vicolo buio e stretto. Non c'è nemmeno lo spazio sufficiente per muoversi, e Michael è praticamente sopra di me. Il suo corpo aderisce perfettamente al mio. Sento che è eccitato, perchè il suo respiro è affannoso e gli occhi azzurri sono cupi e traboccanti di desiderio. Mi bacia con violenza, mordendomi le labbra e stringendomi in una morsa fra le sue braccia.
Non riesco quasi a respirare, e il veleno della paura inizia a scorrere veloce nelle mie vene.
"Michael, aspetta" lo imploro. Non mi ascolta. La sua bocca striscia sul mio collo. Il suo corpo spinge contro di me. "Zitta" ordina. Mi fa male e non so come impedirglielo.
"Hai paura di me, Weasley?" chiede, sogghignando e fermandosi per un momento. Vorrei svenire, Smaterializzarmi, o sprofondare nel fango. Chiudo gli occhi, so che devo salvarmi da sola.
"No" abozzo un sorriso. "Ma qui non mi piace. Torniamo a scuola e andiamo in camera mia"
Mi sta leccando il collo. "Qui va benissimo" sussurra, inchiodandomi i polsi al muro. Non ti farà niente, Ginny, penso. Non è così folle da violentarti, sta' tranquilla, adesso smette e torna in sè.
Ma non riesco a ribellarmi alla sua forza, alle sue mani che toccano avidamente il mio corpo. Non riesco più a pensare.
 

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Capitolo 5
*** Gli stupidi giochetti di Malfoy. ***


Michael si ferma all'improvviso. I suoi occhi sembrano essere tornati dell'azzurro limpido di sempre. Balbetta qualcosa, ma io non lo ascolto e corro via.
"Ehy, Ginny" mi chiama una voce allegra, ma io non mi fermo e continuo a scappare, seguita dalla paura. Il vento mi sputa in faccia la neve, mentre penso a quanto sono stupida e ingenua e idiota e... e. Ho avuto la presunzione di giocare col fuoco e ho finito quasi per bruciarmi.
Entro nell'atrio sempre correndo, ignorando la McGranitt che mi urla dietro: "Signorina Weasley! 10 punti in meno a Grifondoro!"
Quando mi lascio cadere sul letto, i miei polmoni stanno per esplodere. Tremo. Non è successo niente, non è successo niente, mi ripeto. Già, ma sarebbe potuto accadere. Ci è mancato davvero troppo poco.
Mi sdraio e abbraccio un cuscino nel tentativo di calmarmi. Dopo un po', il mio respiro si regolarizza. Chiudo gli occhi, e il buio mi rassicura.
"Ginny" è la voce di Hermione. La sento sedersi sul letto e mi giro verso di lei, con un tentativo di sorriso in volto. Ma devo essere proprio uno straccio, perchè Hermione mi guarda spaventata.
"Che ti è successo?!" chiede, con una nota di allarme nella voce.
"Niente" sussurro "Niente" e allungo una mano per stringere le sue e rassicurarla.
"Il tuo polso!" esclama.
Non me n'ero nemmeno accorta. I miei polsi sono violacei.
"Sì, lo so. Sono caduta" Ma la voce mi trema. Hermione mi guarda a lungo con un'espressione che non avevo mai visto. Commiserazione. Mi abbraccia, ma mi allontano da lei. Il fatto che mi compatisca mi irrita.
"Sto bene" continuo a ripetere. "Sono solo stanca"
Cala un lungo silenzio, che la mia amica non interrompe. Quando credo che siano passate ore, la sento alzarsi e sussurrarmi all'orecchio: "Io sono qui per te. Se vuoi parlare di ciò che ti è successo, senza bugie, ti ascolterò" Prima di andarsene, mi getta una coperta addosso e mi sfiora la guancia con un bacio. Io continuo a fingere di dormire.

I giorni passano lenti. Qualsiasi cosa mi infastidisce. Una risata spensierata, lo sguardo preoccupato di Harry, le premure di Hermione, le domande di Jane. Ma più di tutto, i fiori di Michael. Ogni mattina ne trovo un mazzo diverso ai piedi delle scale del dormitorio. In pratica ci sta crescendo un vivaio e sono sicura che la Sprite, molto presto, assegnerà 50 punti a Corvonero per la felicità, perchè Michael, quell'idiota, ogni mattina si alza presto e passa ad annaffiarli. Io mi limito a cercare di non inciampare tra le sterpaglie. A Pozioni sono costretta a riscuotermi dal mio stato di dormiveglia. Abbiamo lezione condivisa con i Serpeverde ed è sempre meglio essere all'erta quando condividi l'aula con quei barbari.
Poso la mia roba sul primo tavolo che trovo.  Jane, questa volta, non viene vicino a me.

Dopo due ore di esplosioni e fumi tossici, Piton ci libera dalle sue grinfie. Ma non appena esco dall'aula, qualcuno mi blocca, afferrandomi per un braccio. Prego che non sia Michael, perchè questa volta ho il Crucio facile.
La mia bocca si spalanca in una perfetta 'O'. Davanti a me c'è Draco Malfoy, in tutto il suo splendore e disprezzo.
"Ho bisogno di parlarti, Weasley" dice, impassibile, lasciandomi il braccio. "In privato" aggiunge, guardandosi intorno. Lo seguo in un'aula vuota senza dire una parola. Non so nemmeno perchè lo sto facendo. Lui chiude la porta, punta la bacchetta e mormora: "Muffliato"
"Allora, cosa vuoi da me, Malfoy?" chiedo brusca, bacchetta alla mano, appena si volta.
"Percepisco una certa ostilità da parte tua" Sorride.
"Percepisci una certa...?!" E' completamente fuori. "Quando ero al primo anno mi auguravi la morte, hai sempre trattato me e la mia famiglia come se fossimo scarafaggi schiacciati sul pavimento del tuo bagno, adesso pretendi di parlarmi in privato chiudendo la porta a chiave e ti stupisci di 'percepire una certa ostilità'?" Il suo sorriso non cede di un millimetro.
"Ricordo di aver sperato che la Camera si aprisse per la Granger, non certo per te" ricorda con una certa amarezza. Abbassa lo sguardo. Malfoy che abbassa lo sguardo?!
"Di sicuro non eri uno dei più addolorati per la mia scomparsa!" ribatto. "Ma non è questo il punto. Cosa vuoi da me?"
"So cosa è successo a Hogsmeade, sabato scorso. Con Michael Corner, si chiama così, giusto?" Lo dice con naturalezza, come se stesse parlando di quanto è bello il tempo.
"E lo so perchè è colpa mia" aggiunge a bassa voce. Impallidisco. Il cuore mi batte all'impazzata e mi lascio cadere su una sedia.
"E' colpa tua, in che senso?" riesco a chiedere, con voce flebile.
"Credo di aver Maledetto Corner. Con l'Imperius. Ma ero completamente ubriaco, non ricordo con precisione" Scatto in piedi. "Ricordo di avergli detto di, be', osare un po' di più con te"
"Osare? OSARE? Mi ha quasi violentata, Malfoy!"
"Ma non è successo, quindi..." Gli tiro uno schiaffo in pieno volto.
"Non ti permettere, schifosa Traditr"
Il mio Schiantesimo lo scaraventa dall'altra parte della stanza. Mi avvicino prima che abbia il tempo di rimettersi in piedi.
"Mi fai schifo, Malfoy" dico, forte e chiaro. "E non provare a mandarmi dei fiori per scusarti, come quell'altro, perchè potresti ritrovarteli dove meno te lo aspetti"

Esco, respirando a pieni polmoni.
 

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Capitolo 6
*** Amico mio. ***


"Malfoy!" sibila Hermione con uno sguardo truce. "La causa di tutto questo è quello stupido, insignificante, inutile scarafaggio!"
"Sta' calma" la interrompo, costringendola a sedersi. "Mi vendicherò, vedrai. So già cosa..."
"No" grida lei, scattando in piedi. "Devi dire tutto a Silente, Ginny!" E continua a blaterare predicozzi su giustizia, onestà, eccetera eccetera. Non la sopporto quando fa così, la maestrina so-tutto-io.
"Hermione" cerco di dissimulare il disappunto nella mia voce, ma non ci riesco. "Per favore, lascia fare a me. E' una cosa che riguarda me e che posso gestire, davvero"
"Sì, ma.."
"Ti confidato tutto perchè sei mia amica. Da te mi aspetto consigli, non ordini" Non le ho mai parlato così, e quasi mi stupisce l'asprezza del mio tono. Lei mi guarda a lungo, stupita e indignata. Imbocca la porta senza dire una parola.

La sera è grigia e uggiosa. Non ho nessuna voglia di andare a dormire, così mi accoccolo nella vecchia e comoda poltrona di fronte al caminetto. Osservo a lungo le fiamme, mentre mille pensieri con un unico scopo mi affollano la mente. Una tempesta in testa.
Ho sempre odiato Malfoy, ma mai così intensamente. Le fiamme danzano, confuse.
La vendetta sembra così dolce e appagante. Rosso e giallo si fondono insieme. Sembrano rincorrersi.
Hermione, ovviamente, non è d'accordo.  Un ciocco brucia schioppettando allegramente.
E, ovviamente, ha ragione come sempre. Il fuoco canta la sua vittoria sul legno inerme e nero.
Fanculo. Canta, danza e fluttua nel camino.
Malfoy avrà quello che si merita. E se Pansy Parkinson è davvero così innamorata di quel verme da corrergli dietro lasciando una scia di bava - che schifo - e se Malfoy la odia come si dice in giro, be', attuerò il progetto che sta bruciando la mia coscienza e il mio buonsenso. Da degna sorella di Fred e George.
Il filo dei miei pensieri si interrompe all'improvviso, all'entrata di Neville Paciock. E' un ragazzo buono, ed è la bontà la sua più grande fregatura. Si lascia prendere in giro, lascia che gli altri si divertano alle sue spalle, perchè non gli importa niente degli altri. Al terzo anno sono andata con lui al Ballo del Ceppo. Alla fine della serata, per salutarmi, mi ha baciato la mano e io ho riso. Mi ha detto che ho la risata più bella dell'universo, ma credo che fosse leggermente sbronzo.
"Neville!" lo chiamo, sorridendo, e lui mi sorride di rimando.
"Ciao, Ginny! Non ti avevo vista. Sai, i tuoi capelli sono dello stesso colore della poltrona" Avanza goffamente verso di me, e gli faccio posto sul bracciolo. Ho bisogno di lui e del suo affetto buffo e sincero.
"Come stai?"
"Abbastanza bene. E tu?" Mi guarda con i suoi occhi neri, profondi e caldi, e io non riesco a mentirgli.
"Da schifo. Non ce n'è una che mi vada bene, in questo periodo"
Neville si china su di me e mormora: "Lo sai che se vuoi parlare, io ci sono" Lo so, Neville, lo so. Sorride con il suo sorriso di bambino e nell'increspatura delle sue labbra vedo l'innocenza e l'ingenuità che ho appena perduto. Prima di rendermi conto del mio egoismo, premo la mia bocca sulla sua come una falena che sbatte contro una lanterna. Stringo il suo viso fra le mie mani e incontro la sua lingua timida e inesperta. In quei brevi istanti, dimentico gli sguardi severi di Hermione, Malfoy e Jane, che si sta allontanando da me. Dimentico Harry. Guido le mani di Neville sul mio corpo e quelle stringono i miei fianchi, mentre il loro possessore, lo sento, è rigido e a disagio. Ma fingo di non accorgermene, perchè ho bisogno di quell'illusione. So che Neville ha una cotta per me, da sempre. Continuo a baciarlo e mi sposto, mettendomi a cavalcioni su di lui. Lingua e mani, di entrambi, sono sempre più sciolte e fremono di aspettativa. Tocco la sua pelle sotto il maglione e accarezzo i suoi piccoli brividi. E' eccitato e lo sento, anch'io lo sono. Lo capisco dal piacevole calore che avverto qui, sotto l'ombelico. Non mi è mai capitato di sentirlo prima e arrossisco, anche se nessuno può vederci. La cena in Sala Grande è appena iniziata. Devi fermarti, penso. Fermati, Ginny.
Cadiamo nella poltrona, io sopra di lui, e l'incanto si spezza. Mi specchio nelle sue iridi e vedo una ragazzina arrogante e tronfia, pronta a infilare la lingua in bocca a chiunque. Mi faccio ribrezzo.
"Scusa" sussurro. Questa non sono io. "Scusa, davvero. Non avrei dovuto baciarti" Una lacrima scivola dal mio occhio sulla sua guancia. Neville è impassibile. Continua a fissarmi, come se stesse leggendo qualcosa attraverso il mio sguardo.
"Non avevo mai baciato nessuno, prima" Sembra in trance. "E' stato bellissimo, Ginny. Posso averne un altro?" Mi viene da ridere, ma mi trattengo.
Meglio che mi tolga da quella posizione. "E' sbagliato, Neville" cerco di spiegare. "Noi siamo amici, capisci?"
Annuisce. "Lo so, non credere che sia stupido. Ma voglio baciarti di nuovo. Possiamo rimanere lo stesso come siamo, no? Amici" Scioglie quella parola sulle mie labbra, che accarezza con delicatezza e passione, affondando una mano nei miei capelli e l'altra sul mio fianco. Non riesco a smettere di piangere.
"Tu non dovresti mai piangere, amica mia" mormora Neville, il suo naso sul mio. "Ricordi? Hai la risata più bella dell'universo" Lo abbraccio, lo stringo come se volessi non lasciarlo mai più e fondere il suo corpo nel mio.

Neville è la persona più buona che conosca.



 

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Capitolo 7
*** Sospetti e incertezze. ***


Il dormitorio è praticamente deserto; sono ancora tutti a cena. Non so perchè, ma non mi va di mangiare. A dire il vero, non mi va di fare niente. Salgo le scale, i fiori appassiti di Michael mi accarezzano le gambe, ed entro spingendo la porta, silenziosa nella penombra, senza accendere nessuna luce. Ultimamente, il buio mi piace.
Qualcosa biancheggia sul mio letto, che raggiungo schivando calze e oggetti vari sparsi sul pavimento. E' una lettera da mia madre, accompagnata da un biglietto di Hermione.
"Lumos" sussurro, alzando la bacchetta. Dice che Errol, quell'idiota di un gufo, vagava confuso per la scuola.
 
"Cara Ginny,
piccolina mia, come stai? Spero che tu abbia recuperato quell'insufficienza in Trasfigurazione. Scriverò a Minerva per accertarmene. Spero anche che tu ti sia messa seriamente a studiare, in modo da ottenere più G.U.F.O. di Fred e George; se non l'hai ancora fatto, fallo. E alla svelta.
So che manca ancora tanto a Natale, ma ho in programma una bella festicciola in famiglia: chissà, magari ci sarà anche Charlie! Ricorda a Ron di invitare Harry.
                                                                                 Baci da me e papà,
                                                                                  Mamma

Sorrido leggermente, nel leggere e riconoscere la calligrafia allegra e disordinata di mia madre. Sarà meglio risponderle subito. Frugo nel baule alla ricerca di carta e penna, e mi metto all'opera sul comodino.
La mia risposta è un guazzabuglio di banalità e rassicurazioni, ma d'altronde non potrei mai confidarle la verità. Sono terribilmente sola in un castello pieno di persone. Triste, eh?
La luce si accende all'improvviso.
"Per quale diavolo di motivo scrivi al buio?" sbotta la voce di Hermione. "Sapevo che ti avrei trovata qui" aggiunge, senza aspettare risposta.
"Scrivi a tua madre?" Rispondo con un breve cenno del capo. "Salutamela"
"D'accordo"
Hermione si siede sul suo letto, togliendosi le scarpe e infilandosi delle morbide ciabatte di flanella. Si volta a guardarmi. Io fingo di non accorgermene.
"Non può essere stato Malfoy, comunque" sussurra, più a sè stessa che a me.
"Scusa?" Smetto di scrivere.
"Niente magie fuori da Hogwarts. E tanto meno Maledizioni Senza Perdono dentro il castello" risponde, assumendo quell'atteggiamento da maestrina che non sopporto.
Però sono costretta ad ammettere che ha ragione. Io non ci avevo pensato.
"Oh!" esclamo. "Hai ragione" Un sorrisetto compiaciuto aleggia sulle labbra della mia amica. Credo che niente le dia più soddisfazione che sentire quelle due paroline.
"Be', ma deve essere stato lui. Deve. Se non con un Imperio, anche solo con un Confundus o con qualche altra Pozione. Sennò, perchè accusarsi?"
"Già, è strano" conviene Hermione, accarezzandosi una ciocca dei suoi capelli crespi. "E soprattutto, perchè?" Le restituisco uno sguardo dubbioso.
"Perchè sei così triste, Ginny?"
La guardo, muta. Gli occhi mi si appannano di lacrime che non verserò. Hermione si accovaccia davanti a me, le mani sulle mie ginocchia e gli occhi scuri, in cui leggo tutto il bene che le voglio.
"Non lo so" confesso "Non sono felice" Sorrido esageratamente. Ma è un sorriso disperato, il mio.
"Ho baciato Neville" dico, dopo un lungo silenzio. Hermione, miracolosamente zitta, mi abbraccia.
Non mi giudica, e mi abbraccia. E' mia sorella. La stringo a me e mi sento protetta. "Ho bisogno di qualcosa che non avrò mai. Amore come lo voglio io. E sto tentando di trovarlo e di dimenticare" Anche se nessuna di noi l'ha nominato, il nome di Harry aleggia nella stanza.
"Malfoy" aggiungo "Voglio vendicarmi di lui" Hermione non mi contraddice, scioglie l'abbraccio e mi guarda negli occhi. "Cos'hai intenzione di fare?"
 
La mattina dopo mi lascio trascinare a colazione. Il cielo della Sala Grande è terso e azzurrino. Mi siedo con Hermione, di fronte a mio fratello che si sta indignitosamente abboffando di bacon come se non mangiasse da un mese. Accanto a lui c'è Harry, a cui getto un'occhiata furtiva. Sembra non accorgersi minimamente della mia presenza.
"Che ha da guardare Malfoy?!" mugugna Ron, stizzito. Mi giro, allarmata. Effettivamente, il biondino  sta incenerendo con gli occhi il tavolo Grifondoro. Più precisamente, la mia schiena. Lancio uno sguardo preoccupato a Hermione, ma non se n'è accorta, assorta com'è nella Gazzetta.
"Probabilmente è solo stupito da quanta roba sei in grado di ficcarti in bocca" cerco di sdrammatizzare. Mi volto di nuovo. Malfoy si sta dirigendo verso l'uscita. Mi alzo anch'io, biascicando una scusa qualsiasi, e lo seguo. Stranamente, non è attorniato dal suo stuolo di Serpi adoranti.
Cammino dietro di lui fino al terzo piano.
"Ehy!" urlo "Malfoy!" mi guarda sprezzante e non fa un passo verso di me. "Devo parlare con te" Mi avvicino a passo di marcia, sotto i suoi occhi grigi che sembrano schiacciarmi a terra. Stupido coglione.
"Non ho niente da dirti, sudicia Weasley" Fa per andarsene, ma lo tengo per la manica. "Ti conviene ascoltarmi, o dirò tutto a Silente" sibilo, con rabbia. Draco ride. "Ti assicuro che sto morendo di paura, anche se non si vede. E ora scusami, ma ho lezione di Erbologia" Se ne sta andando. Ho voglia di prenderlo pugni, ma tutto quello che posso fare è stringere nervosamente la bacchetta e aspettare che nel corridoio non passi nessuno. Lo sto davvero per attaccare alle spalle?
"Tarantallegra" è la prima cosa che mi viene in mente. Malfoy inizia a ballare convulsamente, le gambe fuori controllo, imprecando ad alta voce. "Che cazzo hai intenzione di fare? Smettila!"
"Devi parlare con me" dico, assolutamente calma davanti a quello spettacolo esilarante.

"Non credo alle balle che mi hai rifilato" Malfoy mi guarda, stranito. Sicuramente si aspettava una caterva di insulti e minacce.
"E perchè mai?" chiede, con una luce di curiosità negli occhi grigi.
"L'Imperius è una Maledizione Senza Perdono e non si p..."
"Vedo che ne hai parlato con Granger" mi interrompe. "Non mi interessano le tue supposizioni, perciò, se non hai altro da dire..."
Ispirazione improvvisa. "Io ti piaccio, Malfoy?"
"Scusa?!" Inarca le sopracciglia e mi guarda come se fossi qualcosa di disgustoso appiccicato su un water. "Sei completamente fuori, Weasley. E disperata, soprattutto. Potter continua a ignorarti, vedo" Mi avvicino a lui. Fingo che i miei occhi siano irresistibilmente attratti dalla sua bocca.
"Fai ancora coppia fissa con Parkinson, vero?" Malfoy si irrigidisce. "Non sto con Pansy. Non la sopporto" si lascia sfuggire.
Perfetto.
Un sorriso si allarga sulle mie labbra, mentre mi allontano da lui, pregustando la mia vendetta.

Salgo velocemente in Guferia e scrivo un ordine per i Tiri Vispi Weasley, a nome di Michelle Bishop. Ora non mi resta che aspettare.



MIO ANGOLINO
Saaaaaalve, bellissimi lettori. Non vi ho mai ringraziato prima, e colgo l'occasione per farlo ora. UN GRAZIE IMMENSO A CHI HA RECENSITO LA MIA STORIA, A CHI HA DATO UNA SBIRCIATINA E A CHI LA STA SEGUENDO! Sto cercando di migliorare e di fare capitoli mano a mano più lunghi, per la vostra giuoia :) Fatemi sapere al più presto cosa pensate di questo (statico) capitolo (il prossimo sarà molto più divertente e dinamico, promesso). Secondo voi cos'ha in mente Ginny?
A presto, mes cheres
Sybil
 

 

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Capitolo 8
*** D, come Draco. D, come Dolcevendetta. ***


Un gufo grigio solca il cielo, infiammato dal tramonto. E' appena un puntino in lontananza, visibile solo dalla Torre di Astronomia del castello verso il quale si sta dirigendo. Le ali ampie e possenti sono affaticate dal peso del pacchetto che regge:  una scatola piccola e pesante, sulla quale spicca una grande W magenta. Weasley. Tiri Vispi Weasley.

«Per Merlino!» esclama Hermione «E' tardissimo, devo ancora parlare con la Babbling!» Afferra in fretta le sue cose sul tavolo, si caccia in bocca l'ultimo boccone e bofonchiando qualcosa come: «Vieicommè» mi trascina via con lei. La seguo nel corridoio, correndo a perdifiato per un motivo ignoto, dato che sono appena le sei di sera di una rilassante domenica.
«Non ci puoi parlare domani?!» ansimo, scostandomi una ciocca dal viso. Hermione continua a correre, poi finalmente mi lascia. Ne approfitto per fermarmi sul gradino a riprendere fiato e allacciarmi una scarpa. Quando rialzo lo sguardo, davanti a me c'è una ragazza bionda, tinta, con labbra così rosse e gonfie che sembrano un pomodoro maturo sul punto di esplodere. Non è una bionda qualsiasi, ma la bionda, che mi squadra con una specie di smorfia che dovrebbe assomigliare a un sorriso.
«Senti, Ginny... Ti chiami così, giusto?» Come se non si fosse informata con dovizia di particolari sulla mia vita, famiglia, amori e miracoli. 'St'idiota.
«Sì» rispondo con voce amabile. Lei accentua il sorriso.
«Ci sarebbe una festa, stasera...» Pausa.
«Eh. E quindi?»
«Devi assolutamente venire! Ci sarà mezza scuola, solo i più in vista, ovviamente. » puntualizza. Non me ne frega una beneamata di trastullarmi per un'intera serata, mezza ubriaca e con le orecchie assordate da musica pessima a farmi guardare dall'alto in basso da gente che non conosco.
«Jordan, Lily Bowie, Malfoy...»
«Malfoy?!» esclamo senza rendermene conto.
«Sì, Malfoy» ripete, con un sorrisino malizioso. «Ti interessa?» Le rispondo con una risatina evasiva.
«E si beve, a questa festa?»
«Certo. Allora, ci vieni? »
Cerco di non mostrarmi troppo interessata, ma in realtà non ho intenzione di farmi sfuggire l'occasione di incontrare Malfoy ubriaco. Malfoy che chiede drink su drink senza sapere cosa, qualcuno, potrebbe casualmente metterci dentro. Spero solo che il pacco che aspetto sia arrivato. Debby, questo è il nome della bionda, ha detto che avrebbe dato a Jane un vestito per me, che devo assolutamente indossare e si è anche raccomandata di non dire assolutamente niente alla 'mia cara amica Granger, che potrebbe spifferare tutto alla McGranitt'. Io me ne frego e Hermione lo dico lo stesso.
Appena ha finito di blaterare, la saluto e corro in Guferia. Un grosso gufo grigio mi sta aspettando. Slego il pacchetto e lo pago. Meglio cancellare ogni traccia della provenienza. I prodotti dei miei fratelli non sono ben visti a Hogwarts. Agito la bacchetta su scatola e cartacce, che per miracolo si trasformano in quaderni, e infilo il botticino in tasca.

Adocchio Pansy Parkinson nel parco. Dev'essere la mia giornata fortunata. Marcio verso di lei a testa bassa, come se non me ne accorgessi, ignorando il vociare dei Serpeverde e le cado addosso.
«Dio, che schifo! Weasley, attenta che mi sporchi!» La maledico mentalmente ma non estraggo la bacchetta, perchè sono riuscita a ottenere ciò che volevo.

L'ora dell'appuntamento arriva in fretta. Jane irrompe nel dormitorio, mentre ho appena finito di preparare ciò che mi serve.
«Ciao! » dice con un sorriso «Debby mi ha detto di darti questo» E mi porge un "vestito". E' nero e corto, così corto che è indecente.
«Non è un po' troppo...? » dico, squadrandolo.
« Corto? Sì, gliel'ho detto anch'io. Ma lei ha risposto che ti sarebbe servito per attirare sguardi di ghiaccio. Ha detto che avresti capito. » Per Merlino, quell'idiota pensa che Malfoy mi piaccia. Provo il vestito e arrossisco, guardandomi allo specchio. Chissà che direbbe mia madre, vedendomi conciata in quel modo.
«Non provare a Trasfigurarlo! » avverte Jane, intuendo il mio disappunto. «E' di Debby e se lo rovini non so cosa sarà capace di farti » Mi siedo sul letto, sconsolata. Chiedere a Hermione è fuori discussione: mi impedirebbe - e a ragione - anche solo di fare un passo in corridoio con addosso quello straccetto che a malapena mi arriva al culo. E che non ha nemmeno le tasche.
«Jane? »
«Mmm? » fa lei, lo sguardo fisso sul suo baule.
«Ce l'hai una borsa piccolina da prestarmi? Ho le mie cose » mormoro, con una smorfia. Lei mi guarda comprensiva e me ne allunga una. Sono sempre stata un'attrice convincente, sin da piccola.
«Grazie! »

Il secondo bicchiere scivola giù veloce, leggero e bruciante come il primo.
«Grazie, Luna! » urlo, cercando di sovrastare la musica e tendendole il bicchiere vuoto. Lei mi indirizza uno sguardo sognante, come al solito e riprende il suo lavoro. Chi ha organizzato la festa l'ha ingaggiata come barista. Luna dice che la pagano bene e che non è la prima che partecipa a una baldoria del genere.
«Papà ha bisogno di fondi per le spedizioni alla ricerca del Ricciocorno Schiattoso, e io cerco di aiutarlo come posso » si è giustificata, appena ho colto i suoi orecchini brillare nella penombra della Sala Comune dei Serpeverde. Dopo aver salutato Debby, mi sono rifugiata sotto il bancone-bar, fingendo di essere ubriaca persa. Voglio assicurarmi che il mio piano funzioni e ho pregato Luna di avvertirmi, se per caso Malfoy ordina un drink. Lei mi ha assicurato che l'avrebbe fatto, senza fare domande. In ogni caso preferisco aspettare qui, rannicchiata sul pavimento gelido, piuttosto che lì in mezzo, dove corpi sudati e senza coscienza si dimenano a ritmo di un qualcosa che definiscono musica.
«Ginny? Puoi sostituirmi un momento? » La voce di Luna mi riscuote. Un ragazzo che non conosco, di fronte a lei, le rivolge uno sguardo trepidante. Annuisco e mi alzo. Lei e il ragazzo prendono posto sulla pista e iniziano a ballare lentamente, come se sentissero una sinfonia classica, solo per loro. Sorrido. Luna è unica.
«Un doppio Whisky, per favore » Panico. Non ho idea di dove mettere le mani. Bottiglia di whisky, bicchiere, versa, Ginny, brava. Però ha detto doppio. Quindi? Boh, versiamone ancora un po'. Poi ghiaccio e limone? Sì, limone.
«Ehy! » grido al ragazzo, al momento di spalle. Quando si gira e mi guarda, mi tremano le mani. E' Michael. All'improvviso, mi rendo conto che ho paura di lui. Anche se so che non è stata colpa sua, anche se si è fermato e non mi ha fatto del male. Impallidisco, lascio il bicchiere sul bancone e mi ci nascondo sotto, pregando che se ne vada.
Dopo qualche minuto, le sue gambe si allontanano.
«Una Burrowhisky» La voce è imperiosa, strascicata e incolore. So a chi appartiene. Non alzo nemmeno lo sguardo e frugo nella borsetta. Apro la fiala e un po' del liquido si sparge sul pavimento.
«Un attimo solo » borbotto.
«Weasley? »
Lo guardo negli occhi. Il suo sguardo indugia sulle mie gambe nude, per poi risalire fino al seno, messo in risalto da un ampio decolletè. Benedico quello stupido vestito, che mi permette di approfittare della sua distrazione per miscelare il liquido rosa con gli alcolici del cocktail.
«Ecco a te » Malfoy continua a guardarmi spudoratamente, senza degnare di uno sguardo il bicchiere. «E' lì » insisto. Lui sogghigna e beve un sorso. Dal fondo della sala, la Parkinson lo tiene d'occhio.
«Weasley » dice, con voce impastata «come puoi arrabbiarti se i ragazzi cercano di osare con te, se ti conci in questo modo? » Non gli tiro un pugno solo perchè sta bevendo. Beve la mia vendetta e non lo sa. «Scommetto che tu non oseresti mai » Lo sfido, sporgendomi in avanti.
«Chi può dirlo? » Scioglie quelle parole sulle mie labbra, mentre gli occhi gli si fanno lucidi e appannati. L'ultima cosa che Draco Malfoy ha fatto prima di perdere la coscienza e la ragione, sciolte nell'Amortentia che gli ho somministrato con l'aggiunta di un capello della Parkinson, è stata sfiorare la mia bocca con le sue labbra da serpente.
 



MIO ANGOLINO:

Eccoci giunti alla vendetta di Ginny. Ma il momento cruciale della storia è un altro, e sta per arrivare. Spero di scriverlo il prima possibile e aspetto le vostre opinioni!
Un bacio :)
Sybil


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Capitolo 9
*** L'odio è più forte dell'Amortentia? ***


Sono passati quasi due mesi da quella sera. L'Amortentia invecchiata dev'essere piuttosto potente, perchè Draco non fa che pomiciare con Pansy, ovunque. La sua reazione a qualsiasi stimolo esterno è: «Hai visto com'è bella, la luna?» Anche se è mezzogiorno. Devo ammettere che vederlo in questo stato, e soprattutto vedere come lo guardano gli altri Serpeverde, è una grande, enorme, infinita soddisfazione. Spero solo che non scopra cosa gli è successo, quando l'effetto svanirà, e che dia la colpa a quella vacca di Pansy.
Solo Luna si è accorta del bacio e ha giurato che non ne parlerà con nessuno.

Mordicchio la piuma, lo sguardo fisso sulla pergamena intatta. Non ho assolutamente idea di quali siano le proprietà della Pietra di Luna. Alzo lo sguardo, in cerca degli occhi di Hermione, a cui rivolgere una supplichevole richiesta d'aiuto. Quando li trovo, scopro che mi sta già guardando, torva. E' l'unica ad aver capito tutto.
Decido di ignorare il suo atteggiamento. «Hermione, potresti...?»
Scatta in piedi, il libro stretto al petto. «E tu, Ginny, potresti evitare di manipolare la gente?» sibila, tagliente.
«La gente è Malfoy» ribatto, arrabbiata. Mi alzo anch'io. «E non devo ricordarti cosa...» Mi interrompo, asciugando una lacrima che mi scivola dagli occhi. Dopo aver visto Michael alla festa, ogni volta che ripenso a ciò che sarebbe potuto accadere, il terrore si impadronisce di me. E piango per la mia stupidità.
Io, che fino a poco tempo fa non conoscevo il sapore del pianto.
L'espressione della mia amica non si addolcisce. E' da settimane, che litighiamo. «Quando lo scoprirà - e lo farà, stanne certa - si vendicherà a sua volta, e allora sarai nei guai. Insomma, Ginny, lo stanno per buttare fuori dalla squadra di Quidditch perchè l'unica cosa che fa è fissare la Pluffa, che gli ricorda la sfumatura del colore dei capelli della Parkinson! Non ridere, non è divertente!» aggiungeva, quando non riuscivo a trattenere un ghigno. Hermione dice che mi comporto come una di loro, come una Serpeverde. Forse ha ragione.

Le mie giornate sono lunghe e noiose, senza il sorriso materno di Hermione che mi aiuta a sopportarle. Passo quasi tutto il mio tempo con Jane. E' stupida e superficiale. Non so perchè siamo amiche.
«Hey, Ginny! Ti presento Dean Thomas» La sua voce squillante mi riscuote dal mio stato di apatia. Sono seduta sull'erba umida, la schiena contro la corteccia fredda dell'albero. E' un pomeriggio uggioso, e il libro di Trasfigurazione giace abbandonato a qualche centimetro da me, per la felicità di alcune formiche che ne stanno facendo il loro parco giochi.
«Ciao!» rispondo allegra, fingendo un sorriso. Accanto a Jane c'è un ragazzo alto e moro, dagli occhi scuri e lucenti. L'ho già notato altre volte, è amico di Ron e Harry. Mi porge la mano e io mi alzo per stringerla: è calda e ruvida, ma la sua stretta è gentile. Non posso fare a meno di sorridergli apertamente.
«Dean è piuttosto bravo in Trasfigurazione» afferma  Jane, lanciandomi un'occhiata complice. "E ha detto che, se vuoi, può darti una mano" Non ho assolutamente voglia di fare nuove conoscenze, ma lo sguardo esitante e dolce del ragazzo mi costringe a invitarlo a sedersi lì, con me. Jane se ne va con aria soddisfatta.
"Sta cercando di farci da cupido" annuncia schietto Dean, non  appena la nostra amica scompare alla vista.
"Ginny è una brava ragazza, solo che ultimamente è strana. E' un po' triste e le servirebbe un diversivo. Io sono il diversivo" scherza, guardandomi negli occhi. "E poi mi ha detto: 'Dean, tu sei figo, lei è figa, sareste perfetti insieme' E mi ha trascinato qui. Devo ammettere che ha ragione" aggiunge, scoccandomi un'occhiata ammirata. Arrossisco fino alla punta delle orecchie. Non ho mai ricevuto dei complimenti così diretti e sinceri.
"Non sei male, come diversivo" replico, sorridendo. E' strano come mi trovi a mio agio con lui, nonostante lo conosca da circa due minuti.
"E' Trasfigurazione, quella?" chiede, indicando il libro, ormai in balìa di un formicaio. Annuisco. "Per la cronaca, sono davvero bravo in Trasfigurazione, quindi se vuoi che ti aiuti..."
"Grazie. Ma non adesso. Non ho voglia. Ti va bene se ci vediamo domani pomeriggio?"
"Perfetto!" esclama, facendosi più vicino. Cala un lungo silenzio, che nessuno di noi interrompe. Non sentiamo il bisogno di aprire la bocca e sparare una qualsiasi stronzata e sorridere stupidamente. Siamo solo noi, il nostro silenzio, i miei sguardi vuoti e gli occhi sinceri di Dean. Una strana sensazione di completezza mi avvolge, come l'abbraccio caldo dei maglioni di mia madre. Credo di aver trovato ciò che cercavo. Cercavo Dean, senza saperlo.
Il giorno dopo cerco di parlare con Hermione, senza riuscirci. Lei, Harry e Ron sembrano discutere perennemente di qualcosa che ha a che fare con Malfoy. Quando ho intercettato il suo nome fra le loro parole, ho abbassato lo sguardo, cercando di non arrossire colpevolmente. La giornata migliora decisamente con l'arrivo di Dean. Ci vediamo all'albero di ieri. Lui avanza a grandi passi sicuri, col sorriso sulle labbra. E' capace di metterti di buon umore solo con la sua presenza.
"Ciao"
"Ciao! Come ti è andata la giornata?"
"Niente di che" rispondo, mentre si siede vicino a me, frugando nella borsa. "A te?"
"Bene. Ho usato un po' di Torrone Sanguinolento di Fred e George e ho saltato tre ore"
"Dovrei farlo anch'io, ogni tanto"
"No!" esclama "Non nell'anno dei Gufo, mia cara. Devi concentrarti e pensare solo allo studio!" Il suo indice ammonitore mi ondeggia davanti al naso.
"Sto scherzando" chiarisce, davanti alla mia espressione scettica. "Ma ora, passiamo a Trasfigurazione. Dimmi esattamente cosa non funziona" Mi pianta in faccia i suoi occhi, così scuri, buoni e sinceri, due piccoli soli, e io mi dimentico di rispondergli.
"Ginny?"
"Ehm, sì, ecco..." balbetto "Non funziona niente. Faccio schifo" Ride e prende la bacchetta.
"Quindi non sei in grado di Trasfigurare una foglia in un fischietto?"
"Suppongo di no"
"Provaci" Sto per fare una figura di merda. So che arrossirò e diventerò fucsia, accidenti a me. Punto la bacchetta su una foglia secca e mormoro l'incantesimo. La foglia rimane inerte. Guardo Dean, sconsolata.
"Sbagli il movimento" spiega lui. "E' più una piccola frustata, guarda" Tre secondi dopo ha in mano un fischietto rosso. "Visto? Prendi la bacchetta" Obbedisco. Lui afferra saldamente il mio polso e guida il movimento. Mi stupisco di reprimere un piccolo sorriso, al contatto. Averlo vicino è rassicurante. Non so come, ma improvvisamente ci sono due fischietti.
"Brava!" esulta. "Riprova ancora una volta, poi passiamo a qualcosa di più complesso"
Obbedisco. Due ore dopo, riesco a cambiare colore alle mie unghie. Il tramonto infuoca il cielo. Fa freddo, e l'aria è pervasa dall'odore salmastro del Lago Nero.
"Grazie mille, Dean. Prima d'ora non ero mai riuscita a fare cose del genere" Risponde con un sorriso soddisfatto. "Quando vuoi, sono qui" Lo stesso silenzio di prima ci avvolge. Non è un silenzio imbarazzato, ma carico di complicità e sguardi che parlano. Lo abbraccio senza rifletterci e le sue braccia mi stringono dolcemente, mentre mi accarezza i capelli.
"Devo andare" sussurra piano.
Annuisco e sciolgo l'abbraccio.

"Sei più bella del solito, Ginny. E perchè canti sempre?" Jane mi guarda con un sorriso assolutamente irritante, come se possedesse tutte le risposte alle sue domande. Forse dovrei piantarla di canticchiare. La guardo senza rispondere.
"Dean?" chiede.
Sorrido.

Non riesco a dormire. Appena chiudo gli occhi, il volto di Dean affiora nei miei sogni. Sento, so che non ne sono innamorata, ma ne ho terribilmente bisogno. Ho bisogno che con il suo calore sciolga il peso di ghiaccio che mi opprime il petto.
"Lumos" So che è da idioti rischiare di farsi beccare da Gazza perchè non si ha voglia di dormire, ma esco lo stesso dal dormitorio, vagando per i corridoi scuri. Il buio non mi fa paura; acuisce i sensi e al buio posso sentirmi. Sentire il mio corpo, sentire la mia mente.
Peccato che il buio non acuisca la mia intelligenza. Scelgo stupidamente di andare al settimo piano. Dopo pochi passi, mi blocco. Qualcosa che assomiglia al pianto di un bambino risuona nelle mie orecchie. Non è Mirtilla, ne sono sicura. Tendo la bacchetta davanti a me. Il fascio di luce non rivela nessuno. Avanzo nella direzione del rumore, e lo vedo. Una figura nera appoggiata a un'armatura. Sembra portare sulle spalle il peso del cielo ed esserne prigioniero. Un prigioniero del cielo. Un angelo caduto. Si volta, e il mio cuore perde un colpo. Davanti a me c'è Draco Malfoy, il volto scintillante di lacrime contratto in una smorfia d'odio. Ho paura di lui.
"Crucio!" La Maledizione mi scompiglia i capelli. La mia bacchetta trema. Non riesco a pensare, devo calmarmi. "Crucio!" La evito per un soffio gettandomi dietro un'armatura, ma delle corde viscide e nere mi intrappolano. Non avrei mai previsto di pensarlo, ma spero che Gazza arrivi in fretta. Deve per forza aver sentito questo fracasso. Malfoy si china su di me, scostandomi i capelli dal viso.
"Mi hai fatto solo perdere tempo!" urla. Malgrado il terrore, mi rendo conto di non sapere di cosa sta parlando.  Può riferirsi solo all'Amortentia, certo, ma perchè avrebbe dovuto fargli perdere tempo?
Mi molla uno schiaffo in pieno viso, che mi stordisce. "Avanti, alzati!" sibila. Ma strattona malamente per farmi stare in piedi e la sua mano si stampa anche sull'altra mia guancia. Ho il viso in fiamme, anche a contatto con il pavimento gelido.
"Diffindo" Le corde si sciolgono e mi metto a sedere. Ho perso la bacchetta. E' sotto il piede di Malfoy. La sua è puntata sulla mia fronte.
"Devi esserti divertita abbastanza, Weasley, vedendomi perdutamente innamorato della Parkinson. Chissà quante risate ti sei fatta, con i tuoi amichetti" Ghigna, beffardo. "Voglio raccontarti una cosa. Ieri sera, Pansy era sotto di me" Si interrompe alla mia espressione disgustata e si abbassa alla mia altezza. "Guardami, quando ti parlo, piccola puttana" Fisso i miei occhi nei suoi, cercando di non rivelare la mia paura. "Così mi piaci, dura" approva. "Dunque, stavo dicendo che ieri sera Pansy era sotto di me e stava urlando il mio nome così forte che mi stupisco che tu non l'abbia sentito. Le stavo succhiando un capezzolo e all'improvviso mi sono svegliato. L'effetto della tua pozione era finito, ma sono stato al gioco. L'ho fatta venire altre due volte mentre pensavo a te. Strano, vero? Pensavo a quando ti avrei torturata e quanto avresti pagato per avermi avvelenato, diciamo. E ora guarda, sudicia Traditrice, siamo in un corridoio insonorizzato, tu ed io. Chissà quante cose possono succedere in una notte intera. Mi hai fatto perdere la verginità. E tu, sei ancora vergine, Weasley?"
No. No.No.
 Emetto un gemito di terrore, mentre lacrime salate scorrono silenziose e cadono sul pavimento. "Suppongo di poter finire quello che il giovane Corner aveva iniziato. Prima preferisci qualche Crucio, o passiamo subito a divertirci?" Rimango immobile mentre lecca il mio pianto. Voglio morire.
                                                                                            
                                              
MIO ANGOLINO
Premetto che avevo previsto uno sviluppo completamente diverso da quello che la mia mente contorta ha prodotto. Se vi è piaciuto, vi ha intrigati, vi ha fatto addormentare o, semplicemente, avreste preferito andare a studiare piuttosto che leggerlo, fatemelo sapere.
Un bacio,
Sybil









 

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Capitolo 10
*** (Com)baciare. ***


Apro gli occhi. La consapevolezza del mio corpo, del dolore fisico si acuisce all'improvviso. Non so dove sono, ma non oso muovermi. Non ricordo esattamente cosa sia successo, a parte l'inaspettato arrivo di Mrs. Purr. Che quell'odiosa gatta sia benedetta.
Malfoy è qui con me. Nell'ombra rischiarata dalla luna, percepisco i suoi movimenti e sento il suo respiro. Affannato, come se stesse piangendo di nuovo.
Muovo impercettibilmente la testa e lo vedo. E' seduto su un vecchio sgabello, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani che affondano nei capelli chiari quasi quanto la luna. Se solo avessi la bacchetta...
Non posso far altro che stare qui e aspettare.
Malfoy si alza e inizia a camminare per la stanza. Su e giù, su e giù, come se fosse un animale selvatico imprigionato in una gabbia. Su e giù. Sembra essersi dimenticato della mia presenza.
Si sbottona velocemente il colletto della camicia e i polsini e si tira su le maniche. Se solo non fosse stato proprio davanti al raggio di luce, non l'avrei visto. C'è qualcosa sul suo avambraccio sinistro, qualcosa che attira il mio sguardo e lo respinge contemporaneamente. Teschio e serpente uniti in un patto mortale.
 Il Marchio Nero.
Mi sfugge un gemito spaventato. Malfoy si volta verso di me, puntandomi fulmineo la bacchetta addosso.
«Ben svegliata, Weasley» Estrae dalla tasca la mia bacchetta. «Scommetto che daresti una mano, per riavere questa, non è vero?» Non rispondo. Si accovaccia all'altezza del mio viso.
«Ti ho fatto una domanda» ribadisce, con la voce falsa e strascicata.
«Ridammela!» sbraito, mettendomi a sedere. La stretta di Malfoy mi blocca e mi spaventa ulteriormente.
Lui ride, maligno. «Voglio che tu sappia che non ti ho fatto niente. D'altronde, non avrei mai potuto toccare una Sporca Traditrice come te»
Bugiardo, bugiardo, bugiardo.
«Tu mi hai baciata» protesto. Un attimo dopo mi pento delle mie parole.
«E' stato l'alcool, non io. Ed è del tutto irrilevante»
«Pensa i tuoi amici Serpeverde, come lo riterrebbero irrilevante» ribatto. Voglio solo andarmene, ma non riesco a trattenermi dal disprezzarlo. «Hai ordinato di farmi violentare, stupido furetto!» La mia voce è così acuta che, fra poco, la sentiranno solo i pipistrelli. Mentre lo distraggo, cerco di studiare un modo per afferrare la mia bacchetta, inerte fra le sue dita affusolate.
«Sta' zitta. Lo so che ti sarebbe davvero piaciuto se Corner ti avesse presa in quel vicolo» Il polso si muove e sulla mia guancia si apre un graffio.
«Come... come fai a sapere» boccheggio, mentre una sottile scia di sangue mi macchia il volto. «Come puoi sapere dove...?» Mi tremano le gambe e la voce.
«Lo so e basta. Come so che tu mi hai visto piangere, stanotte. Hai visto questo, vero?» protende il braccio sinistro verso di me, con naturalezza, come se mi stesse mostrando un tatuaggio qualsiasi.
«E sai che tutto ciò avrà delle conseguenze, immagino»
Deglutisco e mi alzo in piedi.
«Dammi la bacchetta e fammi uscire da qui. Non dirò niente» mento.
«Certo. La sorella del miglior amico di Potter, la più grande confidente di Granger, la figlia di membri dell'Ordine della Fenice non dirà a nessuno che Draco Malfoy è un Mangiamorte» L'ultima parola cade pesante come un macigno su di noi. Lo è davvero. E' davvero uno di loro. E' uno di quelli che vogliono spezzare la vita di Harry, magari sarà lui che ucciderà mio padre e torturerà mia madre.
Malfoy urla qualcosa di incomprensibile, il suo sguardo è quello di un folle, il suo volto è una maschera bianca di dolore.
«Devi aiutarmi» mormora, più a sè stesso che a me. «Devi aiutarmi. Siediti» ordina, indicandomi lo sgabello che prima era stato suo.
«Ti prego» lo imploro e mi vergogno di me stessa, ma non posso fare a meno di supplicarlo e strisciare ai suoi piedi come una serpe. «Ti prego. Obliviami. Non lo saprà nessuno»
«No!» grida, torturandosi le mani e girandosi verso la parete. «Non posso farlo. Non puoi capire»

All'alba, finalmente, esco da quell'aula maledetta. Malfoy ha detto che non ci ha visti nessuno, a parte Mrs. Purr al settimo piano. La stanza dove abbiamo trascorso la notte sarà il nostro luogo d'incontro, dove gli racconterò tutto ciò che Harry sospetta su di lui e lo aiuterò a fare ciò che deve. Qualunque cosa sia. Se non lo farò, a quanto pare, a subire la sua ritorsione saranno Hermione e Neville. E Dean. Ha capito che è importante per me, perchè quando l'ha nominato ha detto che i miei occhi hanno ripreso a brillare, nella penombra.
Prima di sparire nel dedalo di corridoi del castello, mi ha detto che gli dispiaceva. Mi dispiace. Schifoso ipocrita bastardo. Troverò un modo per far sparire quel sorrisetto strafottente dalla sua faccia da idiota. Da Mangiamorte.

I giorni scivolano lenti e vischiosi. Cerco di stare il più possibile lontana da Hermione, in modo da non sentire cose che sarò costretta a riferire. Lei è offesa dal mio atteggiamento, ma decido di non rivelarle niente di ciò che è accaduto la notte scorsa.
Ogni notte il Marchio di Malfoy mi balugina davanti agli occhi, ogni notte prendo piuma e calamaio e traccio le parole 'Ciao, mamma' per poi stracciare la pergamena.
Non so cosa fare. Sono imprigionata in una cella da cui uscire è difficile e pericoloso.
Chissà come si comporterebbe Hermione.

Mangiare in Sala Grande è piuttosto seccante, perchè sento lo sguardo insistente di Malfoy sulla nuca. Come adesso. So che mi sta osservando, mentre finge di ridere alle battute idiote di Tiger e Goyle e io cerco di concentrarmi sulla mia polpetta. Sto per addentarla, quando la sua voce mi sorprende alle spalle.
«Posso avere l'onore di parlare con te, Weasley?»
«Cosa vuoi da mia sorella, Malfoy? Ti conviene lasciarla in pace»
«Altrimenti? Ci stupirai tutti con le tue incredibili abilità magiche?»
Ron scatta in piedi, insieme a Harry.
«E' tutto a posto» tento di rassicurarli. Hermione mi rivolge uno sguardo dubbioso, che ignoro.

Seguo la schiena di Malfoy, che mi conduce in un'aula vuota. Sigilla la porta con un incantesimo e io stringo forte la bacchetta.
«Non stai facendo quello che ti ho chiesto» sbotta, dandomi le spalle. «Non ci stai nemmeno provando. E il mio tempo continua a scorrere»
«Sto facendo il possibile» ribatto. «E il tuo tempo non è un mio problema» Lo dico per provocarlo. Voglio che mi spieghi cosa diamine significa, ma lui vomita solo un'altra serie di minacce.
La mia pazienza ha un limite. La mia paura ha un limite.
«Diffindo» Uno squarcio si apre sulla manica destra della sua camicia immacolata. Mi guarda stupito e furioso. Il teschio tatuato attira il mio sguardo.
«Non mi fa paura guardarlo, chiaro? Tu non mi fai paura. Almeno, non ho paura per me, ma per le persone che amo. Sei una Serpe infida, Malfoy, e non vorrei avere nulla a che fare con te, ma purtroppo ce l'ho. Sto custodendo un segreto disgustoso che ogni notte mi attanaglia lo stomaco per l'orrore. Ti sei lasciato marchiare come una bestia da macello e non te ne rendi nemmeno conto. Sei suo. E se vuoi continuare a esserlo, perlomeno segretamente, ti conviene dirmi tutto. Tutto quello che sto contribuendo a fare. Tutto quello che devo sapere» La mia voce si incrina, la mia bocca si contorce per le pericolose e tremende parole che sto pronunciando, ma prima che una lacrima la raggiunga, il viso pallido di Malfoy cala su di me, le sue mani mi stringono i fianchi e la mia schiena sbatte goffamente contro il muro. Le sue labbra sottili si muovono sulle mie con rabbia dolce. Il mio corpo si rilassa e le mie mani corrono sui suoi capelli biondi.
So che non è la mia bocca che sta baciando.
Sono le mie parole.
Il mio coraggio. Quello che mi manca per respingerlo.

Non sto baciando Malfoy, sto baciando Draco.
 

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Capitolo 11
*** L'isolachenonc'è. ***


E vorrei non smettere più. Perchè è tutto perfetto, fuori dalla realtà. Il tempo non esiste. Hogwarts non esiste. Siamo due anime che si tengono per mano nel buio dell'universo. Due corpi bramosi di calore dell'altro. Voglio sentire la sua pelle sulla mia. Voglio il suo respiro sul mio petto. Voglio cancellare le sue cicatrici a forza d'amore. Le nostre mani s'intrecciano e io dimentico l'odio che avrei voluto provare per sempre, l'odio che avrebbe alimentato la mia vendetta.
Tengo gli occhi chiusi contro il mondo, perchè non ci voglio tornare. Non voglio rendermi conto che la mia bocca è su quella di colui che pronuncerà maledizioni imperdonabili, non voglio vedere le mie dita stringersi sul Marchio Nero. In quei meravigliosi istanti in cui siamo un essere solo, decido. Lo salverò, salverò i suoi occhi tristi che brillano d'orgoglio. Salverò il suo sorriso beffardo.
Rincorro le sue labbra, quando si allontanano da me.
«Basta, Weasley, basta» dice, la fronte premuta contro la mia.
«Perchè?» Voglio lui. Ancora.
«Perchè non riuscirei più a fermarmi. E il gioco diventerebbe pericoloso, per te» Mi guarda come se guardasse un'isola sperduta e lontana, l'isolachenonc'è, separato da me migliaia di chilometri, dalle acque in tempesta.
«Non m'importa»sussurro, e lo bacio ancora. Ride, amaro.
«Importa a me» replica. «Cinque minuti fa mi odiavi, ricordi?»
«Non l'ho mai fatto davvero» confesso. Draco mi pianta i suoi occhi in faccia e io mi sento terribilmente nuda.
«Sì, invece. Mi hai odiato quando mi prendevo gioco di tuo fratello e dello Sfregiato, quando limonavo ovunque con Pansy, perchè ti piacevo» Tremo. Mi rendo conto solo ora di quanto siano vere le sue parole. Ho sempre odiato la Parkinson più di quanto abbia mai detestato qualcun altro. La ragione ce l'ho davanti agli occhi. «Quando disprezzavo la tua famiglia e il tuo sangue, quando ti ho ricattata e ti ho resa mia complice, quando ho costretto Corner a 'osare' di più, con te. Mi hai sempre odiato, Weasley, almeno quanto io odio te»
Le sue parole mi feriscono come pugnali su graffi sanguinolenti. Lo so che mente, eppure so anche che non ammetterà mai la verità. Non ammetterà mai che mi vuole, che è spaventato, che la vita è là fuori e lui non potrà viverla perchè è diventato una bestia da macello.
Mi rendo conto della mia ingenuità, sono io a detestarmi adesso, e il turbine di rabbia che mi sconvolge si catalizza in uno schiaffo sulla sua guancia. E poi in un altro. E in un altro, se non mi avesse immobilizzata.
«Facciamo finta che non sia successo niente, d'accordo? Torniamo al nostro piano originale. Riferiscimi ciò che Potter sospetta di me, avanti.» Rimango in silenzio. Malfoy mi fa schifo. Mi disgusta. Sta solo giocando con me. In me vede solo del sangue macchiato di colpa. Rimango in silenzio, anche quando la sua bacchetta sferza l'aria e i miei muscoli si sciolgono. Vorrei urlare, ma non riesco. Vorrei piangere, ma non voglio farlo davanti a lui.
«Avanti, Weasley. Mi è sembrato che la tua lingua fosse abbastanza sciolta, prima» Gli sputo in faccia. Si pulisce con lentezza e getta il fazzoletto ai miei piedi. «Dio, quanto sei melodrammatica. Vuoi un bacio? Se limono ancora un po' con te, tu mi dici tutto?» sogghigna maligno. Non è lo stesso che mi baciava prima, ne sono sicura.
Avvicina il suo volto al mio, ma mi discosto. Mi stringe il viso fra le dita.
«Nessuna mi ha mai rifiutato, sai? Nemmeno la tua amica Granger, volente o nolente e devo ammettere che ci sa fare»
«Sta' zitto! Zitto!» esclamo. Zitto, zitto, zitto. Mi slancio verso la porta, ma mi afferra per la vita e mi sbatte su un banco.
«Non abbiamo ancora finito, mi sembra»

La porta cigola e si apre. All'improvviso, Draco è sopra di me, il volto a un soffio dal mio. Gazza ci guarda con aria truce, ma il suo sguardo cambia quando riconosce il mio aguzzino. Gli rivolge un'occhiata complice, e chiude la porta.


 

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Capitolo 12
*** Lanterna e falena. ***


«E' già capitato che mi trovasse in situazioni del genere. Lo tollera perchè dice che in me vede un riflesso della sua adolescenza.» dice con tono beffardo.
Mi alzo in piedi.
«Draco, io voglio aiutarti...» sussurro. Sono sincera, ma lui fa un gesto sprezzante con la mano, come se volesse disperdere le parole pesanti che sono appena uscite dalle mie labbra.
«Smettila di recitare la parte della Grifondoro altruista e coraggiosa! Non te ne frega niente di me, niente. L'unica cosa che vuoi è uscire da quella porta, e l'unica cosa che puoi fare per farlo e dirmi ciò che voglio sentire.» Sta gridando, e mi accorgo che sto piangendo. Lame incandescenti sul mio viso. Davvero non c'è via d'uscita? Davvero Malfoy è solo questo?
«D'accordo, volevo essere gentile, ma non funziona. Legilimens!»
La risata di Hermione, con cui non parlo da settimane.
Lo sguardo di Harry.
Dean.
Mio fratello e il suo migliore amico.
Jane addormentata.
Draco che reprime un sorriso.
«Malfoy è un Mangiamorte!» La voce di Harry sembra rimbombare nel mio cervello, mentre cerco di scacciarla, perchè so cosa viene dopo. «Sta diventando un ossessione, Harry. Dovresti smetterla di piantonare la Stanza delle Necessità e parlarne con Silente.»
Basta, basta, ti prego.
La luce torna nei miei occhi. Sono accasciata sul pavimento e mi rendo conto di aver urlato.
«Cazzo, Weasley, non ti sto torturando.» dice, aspro. «Non ancora, almeno.»
«Dammi la mia bacchetta.»
«Vattene.»
«La bacchetta!»
Mi prende saldamente per un braccio e mi mette alla porta.
«Adesso apro questa dannata porta. Se ti metti a strepitare ed attirare l'attenzione, giuro che quel Sanguesporco del tuo innamorato ne pagherà le conseguenze.»
«Mi serve la mia...»
«Fa' il tuo dovere e la riavrai. Adesso vattene.» sibila. In corridoio c'è una fiumana di studenti. Vedo la McGranitt e le rivolgo uno sguardo di muta supplica. Non si accorge di me.
Mi sento sola come non lo sono mai stata. Voglio dimenticare, uscire dalla mia testa per un po' e piangere in pace. Mi dirigo verso i dormitori, urtando qualche spalla e bofonchiando scuse a caso. La Sala Comune è vuota, il fuoco crepita allegro.
Mi sdraio sul letto fatto, gettandomi qualche coperta addosso e sperando di riuscire ad addormentarmi.
Dio, se non mi bocciano ai GUFO è un miracolo.
Dio, se mia madre non mi ammazza giuro che chiedo a Harry qual è l'esatta funzione di una papera di gomma e ne compro una a papà.

Non posso fare niente, senza bacchetta. Non posso andare a lezione senza evitare domande strane, soprattutto perchè la McGranitt scriverebbe a mamma, e questo devo proprio evitarlo.
Per la seconda volta, decido di sfruttare le utili abilità di Fred e George; per fortuna ho ancora un po' di soldi, così posso ordinare una fornitura di Fondenti Febbricitanti. Mi firmo come 'Debbie Croll' e affido la mia lettera a Errol.
«Ginny» E' Hermione, con il viso pallido di quando è stanca, o sotto stress.
Le rivolgo un cenno a mo' di saluto.
«Tutto bene?»
«Sì, tutto bene.» Vorrei poterle non mentire in questo modo. Hermione fa un cenno del capo, impotente e infastidita.
«Sotto c'è Dean che ti aspetta. Vuole salutarti.» dice incrociando le braccia prima di imboccare la porta. Non le avevo detto di lui.
Dean è una di quelle persone che ti fanno passare il malumore al primo sguardo e che inducono a sorridere senza motivo, come quando è domenica e c'è il sole primaverile che inonda il parco.
«Ciao!» esclamo, schioccandogli un bacio sulla guancia. Intercetto uno sguardo di disapprovazione di Ron, che fulmino. Lui seppellisce il naso nel libro di Incantesimi e arrossisce fino alla punta delle orecchie.
«E' da un secolo che non ti si vede in giro!»
«Lo so... Ho avuto da fare.»
«GUFO?»
«Anche, anche.» annuisco. Avrei voglia di tuffarmi fra le sue braccia e perdermi nel suo petto, ma rimango rigida come un simulacro di marmo.
«Come va con Trasfigurazione?»
«Bene, meglio...» Lascio vagare lo sguardo sulla Sala. Harry e Ron sono seduti sul tappeto e cercano di strappare suggerimenti ed aiuti ad Hermione, che ha in mano la Gazzetta del Profeta. Neville sta accarezzando la sua pianta. Jane ride convulsamente con Debbie e una rossa. Metà squadra di Quidditch si sta ubriacando in silenzio con bicchierini di Burrobirra trasfigurati in pozioni per la tosse.
Anch'io ho bisogno di un amico.
«Ti va di accompagnarmi in biblioteca? Devo prendere in prestito un libro di Botanica.» improvviso a gola secca.
Dean mi offre il suo sorriso bianco e annuisce. Non si mostra imbarazzato, quando lo prendo per mano e lo guido fuori dal ritratto della Signora Grassa. Dopo un paio di corridoi è palese che non stiamo andando in biblioteca. Sento la mano di Dean sudare contro le mie dita. Rallento, lui è pochi passi dietro di me.
Mi fermo e mi volto verso di lui.
«Ho bisogno di dirti una cosa.» mormoro. Prego che Malfoy non passi di qui.
«Anch'io.» risponde in un soffio.
Merda.
Mi attira a sè e io appoggio le braccia sul suo petto.
«Non quel genere di cosa.» Distolgo lo sguardo dai suoi occhi scuri e brillanti come tunnel alla fine dei quali si scorge la luce.
«Oh.» Il suo sorriso non scompare e questo mi rassicura.
«Andiamo nel bagno di Mirtilla, non ci sentirà nessuno.»

Gli racconto tutto: tutto il mio dolore e tutta la colpa che mi assale di notte. Le mie parole gli incidono un'espressione che non avevo mai visto. Fa paura.
«Cosa devo fare, Dean?» Asciugo in fretta le lacrime che non riesco a trattenere e che Dean finge di non vedere.
«Possiamo iniziare uccidendo Malfoy, che ne dici?» Non c'è traccia di scherzo nella sua voce.
«Ha ancora la mia bacchetta.»
«Di questo non preoccuparti. La riavrai stasera, domani al massimo.» dice sicuro, alzandosi.
«Dean, Dean! Per favore, non fare niente!» Si libera dolcemente dalla mia presa ed esce.
Mi lancio contro di lui, spaventata ed estasiata al tempo stesso.
«Ti prego, peggioreresti solo la situazione! Malfoy è un Magiamorte, un Mangiamorte, capisci? Se ti succedesse qualcosa io non so che farei!» urlo.
Ride. Dio santo, ride come se stessimo giocando. Non resisto all'impulso di prenderlo a pugni. Sulle braccia, sul petto, sul collo, finchè davanti non ho altro che buio.
«Calmati, Weasley. E' tutto a posto, capito? Non è niente di grave.» Sento il battito lento e regolare del suo cuore contro il mio orecchio.
«Non chiamarmi Weasley» sbraito. «E non provare a salvarmi. So farlo da sola.»
«Tutte le donne vogliono essere salvate.» replica.
Gli rifilo uno sguardo sprezzante e mi libero dalla sua stretta.
«Non io.»
«No, tu no. Ma io lo faccio lo stesso. Niente bacchetta niente GUFO. Niente GUFO, niente estate. E niente estate vuol dire che non potrò infiltrarmi alla Tana con la scusa di salutare tuo fratello per vederti.»
Non mi rendo conto di avvicinarmi sempre di più al suo viso d'ebano.
Non mi rendo conto di non voler più staccare lo sguardo da lui.
Le nostre labbra si scontrano come una falena contro la lanterna tanto agognata. Ma la lanterna brucia, e finisce per uccidere la falena. Piano piano.





 

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Capitolo 13
*** Qualcuno a salvarti. ***


Non riesco a dormire. Penso a Dean, e poi a Draco. Poi a Dean e Draco insieme.
A Dean ferito nel bagno dei Prefetti.
A Dean ferito da Malfoy per colpa mia.
Chiudo gli occhi, ma il battito veloce del mio cuore mi impedisce di perdere coscienza. E' come se volesse uscire dal mio petto, restare davanti a me e guidarmi da qualche parte.
Cerco di concentrarmi sul russare leggero di Hermione, a pochi letti di distanza. Mi manca, ma è meglio starle lontana ancora. Scoprirebbe tutto ciò che le sto nascondendo nel giro di dieci minuti, e allora andrebbe da Malfoy a rimetterlo a posto. O peggio, da Silente.
Ho troppi pensieri per la testa. Credo che stia per scoppiare da un momento all'altro.
Sono le quattro del mattino e ieri mi è arrivata una lettera dalla mamma.
Mi alzo silenziosamente, infilo giubbotto e pantofole e prendo carta e calamaio. La Guferia sarà deserta e piena di aria pura e fresca: è ciò che mi serve.
I corridoi di Hogwarts sono deserti e silenziosi, fatta eccezione per l'eco di una canzone che sembra provenire da sotto i miei piedi: i Serpeverde stanno facendo festa, a quanto pare.
Chissà, forse una sbronza potrebbe mettere a tacere tutte le mie preoccupazioni. Cammino decisa, prima che l'impulsività abbia il sopravvento sul mio buonsenso.

La Guferia è gelida, oltre che infestata dal tanfo pesante. Mi siedo sulle scale gelate, la pergamena appoggiata al ginocchio.
"Cara mamma,"
Per un attimo penso a come sarebbe liberatorio poterle scrivere tutto quanto, poter rivelare la verità. Sarebbe come alzarsi da questi maledetti scalini e liberarmi di tutti i vestiti, sentire il freddo penetrarmi fin nelle ossa e urlare. Urlare, urlare, urlare tutte le mie incertezze al vento e vederlo portarsele via per sempre.
"Cara mamma,
aiutami tu. Sono diventata un disastro. Malfoy sta cercando di ricattarmi per impedirmi di dire a tutti che ha il Marchio Nero, Hermione non mi parla, ho quasi rovinato la mia amicizia con Neville e forse mi piace Dean. Ma nemmeno Dean e il suo calore riescono a cancellare il pensiero di Harry. Harry è sempre lì; a volte, penso che l'unica soluzione per togliermelo definitivamente dalla testa sia Obliviarmi. Peccato che non so come si fa, e che non lo voglio davvero.
Tanti saluti a tutti, mandami un bottiglione di Whisky Incendiario così mi ubriaco e non capisco niente per qualche giorno. Un bacio"
Vedere quelle parole nero su bianco mi spaventa. Potrei davvero mandarle la lettera.
Se volessi farmi ammazzare. La strappo in mille pezzi e la getto via. La carta vola come tanti piccoli coriandoli. Sono così concentrata su questa visione fiabesca - il cielo incendiato dall'alba, le montagne verdi e il silenzio perfetto - che non mi accorgo della figura che avanza verso di me. Alzo lo sguardo, e mi accorgo che mi sorride con aria sognante.
E' bella, a modo suo. Sembra un elfo, una di quelle creature eteree da cui non puoi aspettarti altro che bene. Luna Lovegood si scosta i lunghi capelli biondi dal viso - le arrivano a metà schiena - e si siede accanto a me.
«Buongiorno!»
«Ciao, Luna.»
«Come stai?»
«Bene.» sussurro, lo sguardo basso. Lei rimane in silenzio per qualche minuto, giocherellando con i suoi orecchini-ravanello, poi si sporge verso di me e mi abbraccia senza una parola. Luna sembra strana, ma non lo è. E' solo diversa, perchè è onesta con sè stessa e con tutti, e riesce a capire le persone meglio di quanto riesca a catturare Gorgosprizzi. E Luna è molto brava a catturarli, davvero.
«Cosa ci fai qui a quest'ora, Luna?» le chiedo, sciogliendo delicatamente l'abbraccio.
«Oh, mi piace molto passeggiare quando non c'è nessuno in giro. Mi piace l'idea di essere la prima a svegliarmi nel castello e l'ultima ad addormentarmi. E poi non potrei non passare davanti alla Stanza della Necessità, sai...»
«Ti manca l'Esercito di Silente?»
Un gufo stride, mentre Luna annuisce.
«Mi sembrava quasi di avere degli amici.» dice, guardandomi dritta negli occhi. Non c'è ombra di accusa nel suo sguardo, solo una profonda sincerità priva di ogni imbarazzo.
«Ti voglio bene, Luna.»
«Sei molto carina, grazie.»
Mi viene da ridere, perchè nessuno ha mai risposto così a un mio 'ti voglio bene', ma non lo faccio.
«Oggi avremo lezione insieme. Cura delle Creature Magiche...»
 «Non credo che ci sarò. Devo sistemare... delle cose.»
In realtà non credo che mi servirebbe la bacchetta, ma non posso rischiare di mandare a fuoco qualcosa e di non poterlo spegnere perchè Malfoy è un immenso stronzo convinto di poter ottenere qualsiasi cosa perchè ha uno scarabocchio maledetto sul braccio. E io, che l'ho anche baciato convinta di sentirlo. Che stupida, che stupida!
«Luna» sussurro, lo sguardo fisso sulle montagne. «Ti è mai capitato di non sapere cosa fare? Voglio dire, di essere consapevole di essere in un grande pasticcio - che è un eufemismo - e di cercare di risolverlo in qualche modo, ma più cerchi di farlo e più le cose si complicano.»
«E' come nelle sabbie mobili, no? Sono tremende, me l'ha detto papà. Tu ci cadi dentro, perchè ti sembrano dorate e asciutte come le altre, ma appena ci metti piede, non puoi più andartene. E più ti muovi, più sprofondi. L'unica soluzione è che qualcuno venga a salvarti.»
Rifletto sulle sue parole. Il silenzio è rotto solo dai nostri respiri.
'Qualcuno che venga a salvarti' ha detto Luna. Mi sembra di essere una di quelle incapaci principesse delle favole Babbane che Hermione una volta mi ha raccontato. Tutte trucco e parrucco, non muovono un dito nemmeno davanti ad un drago sputafuoco perchè non devono assolutamente spezzarsi un'unghia, o perchè sono state così cretine da aver mangiato una mela offerta dalla prima vecchina pulciosa che passa, per poi 'cadere in un sonno profondo'. Nessuno potrebbe essere così idiota.
Poi mi rendo conto che è esattamente quello che ho fatto io. Mi sono buttata sulle prime labbra che mi si offrivano.


Fingo di andare a lezione, ma non appena Hermione ed il suo cespuglio di capelli spariscono, torno al dormitorio e mi siedo sul letto. Arnold, la mia Puffola Pigmea, ronfa felice sul libro di Trasfigurazione. Chissà dov'è Dean.

«Ecco la tua bacchetta.» Dean la tira fuori dalla tasca e me la porge, serio.
«Come hai fatto?» gli chiedo, ansiosa.
«Non è importante, Ginny. Ora va' a studiare, ho sentito che hai fatto parecchie assenze.» Il suo tono duro mi stupisce.
«Perchè mi parli così?» Mi rendo conto di quanto suonino infantili le mie parole, accompagnate dalla voce tremante.
«Lo so che ti sbatti Malfoy di nascosto. Me l'ha detto lui.»
Bum, un pugno allo stomaco.
«E tu gli credi? Credi a lui? L'hai visto il Marchio Nero?!»
«Non sono affari miei, comunque. E non spetta a me giudicarti, solo che non me l'aspettavo. All'inizio non gli credevo, ovviamente, ma Draco - come ti piace chiamarlo - ha diciamo 'fatto testimoniare' Gazza a suo favore. Ora scusa, ma ho parecchio da fare.»
Resto a fissare la sua schiena che si allontana, inebetita. Qualcosa dentro di me si infrange, perchè Dean mi sta abbandonando. Anche lui.
Questa volta, quando le lacrime mi rigano il volto, non cerco di trattenermi e piango come non ho mai fatto nella mia vita.

  

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Capitolo 14
*** Mancanze. ***


Sono sola. Ovunque vada, una barriera invisibile sembra separarmi da tutti. Nemmeno Jane, la frivola e stupida Jane, pensa di avvicinarsi per invitarmi a qualche festa. E così, mi rifugio tra i soli come me, che forse lo sono un po' di meno rispetto alla sottoscritta, perchè, almeno amano sè stessi. Viaggiano da soli, ma si hanno. Io non ce l'ho più, me.
Vago per i corridoi senza attirare l'attenzione di nessuno, a eccezione di quella della McGranitt, il che mi ricorda che ho una marea di materie da recuperare.
Cinque minuti dopo che il mantello della mia più severa professoressa è scomparso dietro l'angolo, sono nel parco, il libro di Trasfigurazione aperto sul grembo e la bacchetta alla mano.
Biascico formule che mi sembrano senza senso, sperando di riuscire a fare qualcosa di sensato. Se ci fosse Dean a spiegarmi cosa diavolo vuol dire tutta questa roba, sono sicura che riuscirei a capire.
Mi manca.
Il sole mi accarezza il volto, il vento mi scompiglia i capelli. Chiudo gli occhi e immagino che siano le sue mani sicure a muoverli, che lui sia seduto accanto a me, che non abbia creduto alle bugie di Malfoy.
Malfoy mi ha lasciata totalmente inerme. Distrutta, demolita. Non sono stata capace di difendermi e ora, forse, l'unica opportunità che ho è attaccare.
«Ginny!»
«Neville! Come stai?»
«Non c'è male, e tu? Ho sentito che hai saltato parecchie lezioni...»
Annuisco. Deve averglielo detto Luna.
«In effetti, stavo cercando di studiare.»
«Ti lascio in pace, allora.» Lo trattengo.
«Non ti va di aiutarmi?» chiedo con un sorriso disperato. Neville si siede accanto a me e inizia a spiegare dall'inizio tutto ciò che non so. Io mi beo della sua voce che parla per me, del suo gesticolare buffo e affannato e dei suoi occhi chiari. Nonostante tutto, c'è ancora qualcuno, qui, per me. E gliene sono infinitamente grata, anche se dopo due ore sono allo stesso punto di prima, anche se Neville ha concluso dicendo che per le cose più complicate dovrei chiedere a Dean, a quel Dean che ha preferito credere alle menzogne di un Mangiamorte piuttosto che a me. Mi sono morsa il labbro e sono rimasta in silenzio.
Ma Neville ha capito lo stesso e mi ha guardata a lungo, come per sostenermi con gli occhi.
Poco dopo, abbiamo visto Luna saltellare poco lontano e le abbiamo urlato un saluto.
«Ciao!» è arrivata trafelata. «Ci sono un sacco di Gorgosprizzi qui, soprattutto sulla tua testa, Ginny. Sarebbe meglio se ci sedessimo sotto quella quercia, qui è pericoloso, soprattutto se stai cercando di studiare. Non ti lasceranno mai farlo.» Luna ha detto tutto d'un fiato, tremendamente seria, così ho sorriso e io e Neville abbiamo seguito i suoi consigli.
«Mi sono innamorata» sussurra con aria sognante, appena dopo essersi seduta. Le rivolgo uno sguardo interrogativo e con la coda dell'occhio percepisco una leggera ombra sul volto di Neville.
«E di chi?» chiede lui, brusco.
«Non lo so. So solo che mi sento più felice del solito e se potessi abbraccerei chiunque, anche Piton. Quindi devo essere per forza innamorata, o comunque piena d'amore. Guardate che bella, quella nuvola!»
Percepisco il corpo di Neville rilassarsi. Io non riesco a ridere, perchè tutto ciò che Luna fa o dice è estremamente poetico. Non la trovo strana, o stupida. Restiamo così per un po', in silenzio, a guardare i disegni che solcano il cielo, finchè non è ora di andare.

Mangio un panino in camera mia, fatto con ciò che ho rubacchiato dal tavolo della colazione. Poi apro il libro di Storia della Magia e mi immergo nelle guerre fra troll e goblin. Domani devo tornare a lezione, e ho bisogno di recuperare tutto quello che mi sono persa. Chiederei aiuto a Hermione, se potessi. O a Dean. Ho sentito dire che esce con una certa Jennifer, una Tassorosso del mio anno.
Mi ha dimenticata in fretta.
Vorrei poter fare lo stesso con Harry. Lo vedo qui, accanto a me. Allungo le mani e le affondo nei suoi capelli ispidi e neri, trafitta dal suo sguardo verde, sempre più vicino. Così vicino che mi costringo a tornare alla realtà e a Barnabas l'elfo. La mia solitudine è una maledizione, una sofferenza fisica che mi fa incrinare le ossa. Ho freddo.
Leggo le parole di Bathilda Bath per una mezz'ora buona. Alzo lo sguardo solo quando una voce fredda e dolorosamente familiare sembra imprecare in lontananza. Abbandono il libro sul letto, apro la porta e mi affaccio dalla scala del dormitorio.
Non posso fare a meno di ridere della visione che mi si presenta. Malfoy è accovacciato malamente ai piedi dei gradini, umiliato e dolorante.
«I maschi non possono salire nel dormitorio femminile!» esclama una matricola sghignazzante, che sembra scomparire, sotto lo sguardo sprezzante della Serpe, pronta ad attaccare.
«Zitta, lurida...»
«Piantala, Malfoy.» dico stancamente. Si volge verso di me e qualcosa nei suoi occhi sembra cambiare.
«Sono venuto qui per te, Weasley.» Le sue parole mi fanno uno strano effetto. Potrei interpretarle diversamente, se non fossero state pronunciate da lui.
«Come hai fatto ad avere la parola d'ordine? Non puoi stare qui. Non voglio.»
«Devo parlare con te.»
«Avanti, allora.»
Lancio uno sorriso complice alla bambina accanto a lui, che mi sorride di rimando. Malfoy tace.
«Ti spiace andare a chiamare la McGranitt? I Serpeverde non possono stare qui, giusto?» La bambina annuisce sollecita e Malfoy sembra incenerirmi con lo sguardo.
«Sta' ferma. Vai a fare i compiti, se non vuoi che tuo padre venga licenziato in tronco. Vattene, da brava.» La bambina sveglia una sua amica, assopitasi nella poltrona di fronte al fuoco, e insieme scompaiono oltre il ritratto, spaventate da me e dal mio visitatore.
«Potrebbe arrivare qualcuno da un momento all'altro e non devono trovarmi qui. Sbrigati.»
Rimango immobile.
«Non verrò a parlare con te, Malfoy.» La mia voce è ferma, ma lo sguardo è velato di lacrime. Lo odio, perchè ha reso la mia vita un inferno. Mi aggrappo alla barriera che mi separa da lui.
La sua bocca è percorsa da un ghigno sprezzante.
In un attimo, estrae la bacchetta e la punta contro le scale, e poi verso di me. Qualcosa mi spinge verso di lui e non incontro barriere, i gradini sono uno scivolo. Mi afferra saldamente per un braccio, mormora «Languelingua» contro le mie labbra e mi getta addosso un mantello dell'Invisibilità che copre anche lui. «Se provi a scappare, ti Pietrifico.»
Mi lascio condurre per i corridoi, senza opporre resistenza. Hermione ci passa accanto e io provo a urlare.
Entriamo in un'aula, Malfoy chiude la porta a chiave. Una scena già vista.
Lascia scivolare a terra il Mantello, mi porge una sedia e mi pianta in viso i suoi occhi lividi.
«Voglio dirti la verità. Sei disposta ad ascoltarmi? Puoi andare via, se vuoi. Non te lo impedirò, questa volta.»



MIO ANGOLINO
Salve, bellissimi. Mi scuso enormemente per il ritardo, ma la scuola mi uccide e sono riuscita a postare solo adesso. Godetevi questo capitolo, perchè a seguire ce ne sarà solo uno, forse due. O forse solo un epilogo, chissà!
Bacini a tutti :3








  

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Capitolo 15
*** La Stanza delle Necessità. ***


Draco Malfoy mi racconta ogni cosa, ogni segreto celato dietro l'atteggiamento spavaldo e un cognome ingombrante.
A ogni parola, sembra che la maschera che si è pazientemente costruito in tutti questi anni si sgretoli inesorabilmente, lasciandomi intravedere l'insicurezza e la sua paura.

"Non ho scelta" conclude. "Non l'ho mai avuta."
Poi mi prende per mano, mi getta addosso il Mantello e mi conduce davanti all'arazzo di Barnabas il Babbeo, al settimo piano. Entriamo nella Stanza delle Necessità, che ora mi sembra avvolta da un'aura maledetta. Draco mi indica l'Armadio Svanitore con un cenno e io provo l'impulso di scagliarmici contro, di distruggerlo con una fattura, di alzare la bacchetta e sentire il potere inebriarmi le dita. Ma non lo faccio. Gliel'ho promesso.
"Mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo" dice, lasciandosi cadere su una sedia traballante.
"Io sono figlia di membri dell'Ordine e amica di... Hermione. Sono già coinvolta" ribatto debolmente, senza troppa convinzione. Il nome di Harry aleggia nell'aria, ma nessuno di noi lo pronuncia.
"Succederà stanotte."

Sussulto e un tremito mi scuote da capo a piedi.

"Stanotte" boccheggio. Stanotte qualcuno di noi morirà. Stanotte il destino ha la sua mano su Hogwarts.

"Sì." Si volta verso di me, fissando un punto che dovrebbe corrispondere al mio volto, ma è la mia spalla. Mi rendo conto di avere ancora addosso il Mantello.

"Avresti dovuto chiedere la protezione dell'Ordine! Fallo adesso! Parla con Silente, lui saprà cosa fare!" Sento la rabbia ribollire come lava.

Scuote la testa, un sorriso triste affiora sul volto.
"L'Ordine non può fare niente."
"L'Ordine combatte Voldemort da sempre."
"Be', non sta facendo un buon lavoro, vero? Non si sono nemmeno accorti di avere una spia."
"Cosa?"
"Piton. Piton è di Voldemort, da sempre."
"Silente si è sempre fidato di lui. E anch'io" aggiungo.
"Già. Sarà Piton a ucciderlo, se io fallisco."
"No. Non è vero." Sento che la terra su cui sono abituata a camminare, la terra che conosce i miei passi, sta lasciando il posto al baratro più profondo.

Draco muove qualche passo verso di me e io indietreggio. Allunga una mano verso di me e io mi ritraggo. Un urlo straziante è imprigionato nella mia gola.
"Hai paura di me?"
"Non devo?"
"No."

Lascio che mi raggiunga perchè, mi rendo conto, non voglio avere paura di lui. E forse non ce l'ho.

Le mani di Draco biancheggiano nella penombra, mentre cerca il tessuto evanescente del mantello e lo solleva sui miei capelli, come un velo da sposa. Mi guarda negli occhi, sempre più vicino, così tanto che riesco a vedere la sua peluria bionda.

"Perdonami."
"L'ho già fatto."
"Stai ferma, adesso."

Lascia scorrere le sue labbra sottili sulla mia guancia e sul collo, traccia linee enigmatiche sul mio volto, respira la mia pelle e io cerco di non tremare. Il Mantello mi avvolge le caviglie.
"Ti voglio."
"Mi vuoi da sempre."
Sorride contro la mia fronte. Incontra il mio sguardo. Nei suoi occhi grigi noto una bellezza sfolgorante, lontana, che so che non conquisterò mai per davvero. Capisco che ha bisogno di sentirselo dire.

"Anch'io ti voglio da sempre."
Le nostre labbra si incontrano a metà strada. Mi bacia come se ritrovasse una bevanda agognata, da tempo perduta; assaggia la mia lingua con rabbia. Allaccio il suo collo con le braccia, mentre le sue mani esplorano i miei fianchi, risalgono la mia schiena e mi attirano a lui. I nostri bacini si scontrano. In quell'istante la consapevolezza di ciò che sto facendo mi piomba addosso, ma non m'importa. Lo voglio davvero. Mi stacco da lui e mi libero della maglia. Mi contempla per qualche secondo, poi inizia a sbottonarsi la camicia, che presto cade a terra. Il Marchio spicca sulle sue vene bluastre, ma non lo vedo nemmeno. Le mie mani corrono al bottone dei mie pantaloni, che si accartocciano ai miei piedi. Saltello per liberarmene e l'ironia brilla scherzosa sul sorriso di Draco. I suoi pantaloni seguono i miei sul pavimento. Rimane lì, bellissimo, in boxer, una lama di luce nel buio che ci avvolge.
"Tu non mi vuoi perchè io... Harry mi..." incespico.
"Non mi frega niente di Potter, adesso."
Poi avanza verso di me con passo felino e io sento l'eccitazione e la paura scorrere dentro di me, insieme al sangue.

La danza dei baci e delle carezze ricomincia, dolce, ossessiva, lenta, veloce. Sento la sua mano sulla mia coscia, la mia coscia che abbraccia il suo bacino, come se sapesse da sola cosa fare, le spalle graffiate dal muro. Lui contro di me.
E poi siamo a terra e lo voglio disperatamente. Sono nuda. Draco è nudo. Non si stacca dalle mie labbra. Accarezza i miei seni.
Capisco di averlo aspettato per tutta la mia misera esistenza. Di essere sopravvissuta agli obblighi e al dolore per questo.
"Non voglio farti male."

Lui dentro di me.

Gemo di vita.

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