Blood on blood

di Blakiee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Salve a tutti, è la prima volta che pubblico una fanfiction ed ho, sinceramente, una fifa boia. 
Mi sembra cosa buona e giusta farvi una piccola presentazione a quello che state per leggere.
Allora, il tutto è nato dopo il concerto di Hyde Park a cui ho avuto l'onore di partecipare con la mia migliore amica. Grazie alla nostra fortuna sfacciata (poi il Karma si è vendicato di brutto), dei completi sconosciuti ci hanno regalo tre biglietti per l'area gold.
Da quella sera posso tranquillamente dire che la mia vita è cambiata grazie a quella band, (anche se Richie non era presente), i Bon Jovi hanno acquisito due fan in più!
Sulla via del ritorno, ancora in stato "confusionale" mi sono venute in mente delle frasi, delle situazioni. 
Ho pensato di arricchire questa sezione con il mio sproloquio, spero apprezzerete :D
Non ho ancora deciso se avrà due o quattro parti, dipende dalla mia ispirazione.

Vi lascio alla prima parte della storia...ci vediamo alle note finali! :D





Sono io, sono il Re.
Mi passo una mano tra i capelli biondi e corti.
Sono finiti i tempi della criniera che rasentava il cotonato.
Indosso il gilet di velluto, nient'altro sotto.
Provo un po' di smorfie allo specchio, mi rilassa sempre prima di una performance.
Bussano al camerino. É l'ora.
La folla è calda, in fermento e sapere che aspettano solo me mi riempie il cuore di gioia ed eccitazione, ogni volta come se fosse la prima.
La folla si suddivide in tre anelli, pieni di gente urlante ed isterica. Il Paradiso, secondo me. Seriamente, c'è qualcosa di meglio?
Cinquantamila persone, non le posso vedere tutte in viso ma quelle che riesco a scorgere sono felici, con gli occhi che brillano di eccitazione, molto paragonabile alla mia, per certi versi.
Scorgo un viso corrucciato, forse annoiato. Faccio una smorfia mentre lo perdo di vista, mi convinco che l'ho immaginato ma so che non è cosí.
Perché? È una domanda che sorge spontanea.
È colpa mia? La seconda che mi sale alle labbra.
È una ragazza, la ritrovo con lo sguardo durante la canzone seguente.
È carina. È la seconda cosa che noto.
Non le piace il mio concerto. La constatazione piú dolorosa da fare.
È nell'anello piú vicino al palco, il piú bello ma anche il piú costoso.
Mi sporgo, faccio un po' il giullare con la chitarra in mano ma ancora niente. 
Non mi guarda quasi in viso.
Le faccio un cenno, con la coda dell'occhio mi vede e alza il capo per rivolgermi uno sguardo interrogativo.
È cosí giovane, li avrá almeno diciotto anni?
Le sorrido. Mi sorride.
Troppo compassionevole per i miei gusti.
C'é la pausa, i bodyguard mi fanno cenno di andare dietro le quinte.
Bevo un sorso d'acqua mentre sento gli assoli della mia band.
La costumista mi passa un altro gilet, stavolta nero come quello di tutti gli altri.
Avvicino il capo della security, che è già pronto ad una mia sclerata da star isterica invece, con tutta calma gli spiego chi andare a prendere e dove.
Vedo una luce diversa nel suo sguardo. Disgusto? 
Scuoto la testa, sorrido.
Sono il Re, faccio ció che voglio.
Torno sul palco correndo.
Show must go on.
Salto, ballo, faccio lo scemo e loro urlano deliziati. Canto e piangono.
Come posso non essere soddisfatto della mia vita? 

Pausa di metá show. 
La vedo che armeggia con il bricco dell'acqua calda.
Mi avvicino. Sobbalza.
Ti faccio cosí paura dolcezza?
«Devo andarmene?» chiede indifferente girando la paletta nella tazza.
«No, se non vuoi. Perché non ti stai divertendo?»
Sgrana gli occhi, l'ho presa in contro piede evidentemente.
«Il mio ex ragazzo ha pensato che fosse una buona idea regalarmi dei biglietti per un concerto che a me non interessava, nonostante gli avessi detto che volevo andare a vedere Robbie Williams. E questo doveva essere il mio regalo di compleanno...» 
Mi fa un po' ridere la spiegazione ma, okay, ci sta.
«Non è un buon motivo per non divertirti. Anzi, divertiti alla faccia del tuo ex. Se so che sei contenta, io sono contento.» 
Mi guarda sospettosa. 
«E se un vero fan è triste ma è alla fine del parco, fermi il concerto per chiedergli cos'ha?»
Milioni di donne ucciderebbero la madre per passare cinque minuti con me e lei che fa?, domande assurde.
«Non rientra nelle mie capacitá visive, vedere fino alla fine di Hyde Park. Non è proprio un fazzoletto.»
«Lo immaginavo» 
Toglie la bustina del te' in infusione e ci mette un po' di latte, da vera inglese.
Lo assaggia. Le piace.
«Puoi rimanere qui se vuoi..»
«Ok, meglio che stare lí nella bolgia»
Tico mi fa un cenno, è ora di ricominciare.
«Se ci sarai ancora, sarebbe un onore portarti fuori a bere qualcosa» le faccio un occhiolino, arrossisce.

«Ma a che gioco giochi Jon? Potrebbe essere tua figlia!» 
Lo guardo, non me ne frega niente.
È carina perció ho tutto il diritto di invitarla fuori.
«Non è mia figlia, avrebbe ripreso i miei tratti, in ogni caso chiederó. Si è appena lasciata con il ragazzo, voglio solo coccolarla un po'..niente di disgustoso!»
Cerco di essere convincente, ma non so se ci sono riuscito.
Finisco il concerto con "Always", la vedo che si asciuga gli occhi con la manica della felpa. 
Due righe nere le deturpano il viso dopo il secondo bis. 
Doveva amarlo proprio tanto il suo ragazzo.

Finiamo. Saluto la folla più volte, loro sono la mia gente. Tutto ció di cui ho bisogno.
Mollo la chitarra. L'abbraccio.
Mi viene spontaneo.
Si aggrappa alla mia maglietta e scoppia a piangere di nuovo.
I ragazzi dello staff e della security ci passano accanto, guardandoci un po' sconvolti.
Cosí come la mia band.
Trema. Le metto la mia giacca sulle spalle anche se, inevitabilmente le sta grande e non di poco.
Non riesco a capire da dove nasca tutto questo attaccamento ad una ragazzina del tutto sconosciuta.
Forse perchè, essendo padre, ci rivedo un po' mia figlia. 
Mi manca la mia famiglia, i miei bambini, la mia Dorothea.
Svegliarmi con lei accanto, guardarla dormire e sorridere per la fortuna che ho avuto.
Nonostante tutto lei mi è stata accanto: lo stress, la gelosia... Non hanno scalfito il nostro amore, lei è la mia roccia.
«Un caffè è quello che ti serve, che ci serve» sbadiglio, comincio a perdere colpi.
Quando eravamo giovani dopo i concerti, ancora carichi di adrenalina andavamo per locali fino all'alba del giorno seguente invece ora Richie si chiude in camera con una bottiglia e Dio solo sa cos'altro.
Dave e Tico scappano su Skype per chiamare le rispettive famiglie e io?
Io gironzolo per la cittá, senza una meta precisa, chiuso nei miei malinconici pensieri.
Cerco l'ispirazione per qualche nuovo pezzo, ma piú cerco di rivoluzionare il mio modo di comporre, piú il manager, i miei amici e lo zoccolo duro dei fan si ribella.
Entriamo in un pub, la lasciano entrare solo dopo un controllo ai documenti. Sembra cosí piccola, noto invece che ha già ventitrè anni e si chiama Elisa.
«Non credo che ti lasceró bere, mi sento responsabile per la tua incolumità!»
«Uno shirley temple andrà benissimo, per me invece un cosmopolitan» dico alla cameriera che mi fa un occhiolino e scompare dietro al bancone.
Elisa mi fa una linguaccia socchiudendo gli occhi.
«Lo reggo bene l'alcool, meglio di quanto tu pensi» gioca con il menú plastificato senza guardarmi in volto.
Mi sento a disagio per il suo eccessivo imbarazzo, non sono abituato alla timidezza o forse, mi sono dimenticato come si rompe il ghiaccio con una donna che non ho mai visto prima.
La cameriera porta i drink assieme ad un piattino di noccioline.
Faccio per lasciarle venti sterline ma fa un cenno di diniego con la testa.
«Questi li offre la casa, signor Bongiovi»
Le sorrido complice, facendola arrossire.
«Conto anche sulla vostra...come dire, discrezione. Io e mia nipote abbiamo bisogno di parlare, non vorrei che qualche paparazzo venisse a sapere che sono qui. Mi seccherebbe molto»
«Sua nipote... – schiocca la lingua contro il palato – oh, ma certo. Buona serata» scuote il capo incredula, ma ci lascia soli.
Elisa si sta coprendo la bocca per evitare di scoppiare a ridere, comprensibile.
Sorrido. 
«Avanti nipotina, confidati con lo zio Jon» 

FINE PRIMA PARTE


 

Note finali: Se siete arrivati fin qui vi stimo tanto e vi ringrazio, che vi sia piaciuta o no, GRAZIE!
Lasciate pure una recensione, accetto anche le critiche e mi ritengo una persona sportiva da questo punto di vista... L'unica cosa che vi chiedo è, se potete, evitate le volgarità :)
Ah, se ancora non l'avete fatto, vi consiglio di leggere "Love me, Tender" e "French Kiss", in assoluto le mie fanfiction preferite in questa sezione anche se ne devo spulciare ancora diverse. 
Un abbraccione virtuale, alla prossima! :D

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***




PARTE DUE
«Non ci scambierebbero per parenti nemmeno al buio, lo sai vero? Come minimo ha pensato che sia una facile che hai abbordato con la scusa del "sono-una-rockstar-e-faccio-scoppiare-le-ovaie-alle-donne-con-un-sorriso"»
«Ti interessa dav...Aspetta, che dicevi sulle ovaie?» aggrotto le sopracciglia in un'espressione sconcertata.
«È un modo di dire, Jon»
È la prima volta che mi chiama per nome, ha un suono strano sulle sue labbra.
Non c'è l'affetto di un familiare nè quello di un amico.
Ma nemmeno l'adorazione incondizionata che hanno giornalisti e fan nel chiedermi qualcosa.
Solo Jon.
Jon: con i capelli lunghi, le magliette irriverenti, i jeans strappati e tanta voglia seguire il suo sogno.
Sbatto gli occhi, bevo un sorso di cosmopolitan e la osservo davvero per la prima volta.
Capelli corti, con quel taglio sbarazzino che va tanto di moda, scuri come gli occhi grandi ed espressivi. Un bel marrone caldo, forse tendente all'arancione alla luce solare. Labbra sottili, troppo per i miei gusti, ma adatte al viso minuto e ovale dalla carnagione appena rosata e i lineamenti sfuggenti. Un tenue rossore le colora le guance.
«Mi spiace, non volevo fissarti è che...ho ancora dei dubbi sul fatto che tu possa essere effettivamente vera come mi appari ora» 
«Ah...beh, io sono qui in carne ed ossa Mr. Bongiovi, forse abusi di qualche sostanza...?»
Posa la mano sulla mia, sono entrambe calde, la stringo per sentire il contatto.
Si, è vera.
«Niente sostanze, la vita ha questo effetto su di me, il fatto è che a volte vedo la realtà ancora attraverso gli occhi del giovane Jon, un incredibile sognatore sai?»
Sorride, un vero sorriso finalmente.
«Ehy, okay che volevo andare al concerto di Robbie Williams, ma guarda che le vecchie glorie dei Bon Jovi le conosco! L-le vostre canzoni sono le p-prime che Sam mi ha dedicato, cantate con quell'assurda chitarra scordata...» abbassa lo sguardo, schiarendosi piano la gola.
«Il primo amore non si scorda mai, per esempio, prima di incontrare Dora stavo con una fanciulla che mi spezzò il cuore. Mi lasció dopo un anno perchè si era accorta che non le piacevano i ragazzi con i capelli lunghi...No, dico io, dopo un anno me lo veniva a dire?! Ci rimasi cosí male che ero sul punto di rasarmi a zero, fortunatamente ci pensó David a farmi cambiare idea! Poi incontrai Dora che impazziva per la mia chioma folta e si sistemó tutto...Non ridere, è una cosa seria!» la rimproverai picchiettandole con l'indice il dorso della mano.
«Scusa, è stato più forte di me!» finisce di bere il suo shirley,  continuando peró a girare la cannuccia nel ghiaccio.
«Ci siamo incontrati al Campus universitario due anni fa. Io ero... Sono, una persona pratica, non credo nel colpo di fulmine...
pensavo che per costruire una relazione ci volesse tempo, impegno. Alla prima sensazione non avevo mai dato un gran peso, ma ignorare la scossa che mi aveva attraversato la pelle sarebbe stata pazzia! Ci sono bastate due settimane di assidua frequentazione per capire che eravamo fatti l'uno per l'altra e finire a letto insieme è stato l'inevitabile passo successivo» fa una pausa e mi guarda, cerca i miei occhi. Ha bisogno della certezza che io sia lí, nonostante mi stia tenendo la mano.
«Cosa ha rotto l'idillio?» 
«Beh, sua moglie...anzi, ora sua ex-moglie»
Socchiudo appena la bocca, mentre sorridi amaramente.
«Chi se la sarebbe aspettata la visita della cara mogliettina al mio appartamento due settimane fa?»
«Ma, insomma, non stiamo parlando di una relazione segreta di qualche mese...Due anni diamine!» sono indignato.
«Ti stupirebbe sapere quante persone sono all'oscuro di questo matrimonio all'università e quei pochi professori, suoi colleghi che lo sanno, fanno finta di niente. Un clima di assoluta omertà!» 
Sta per continuare ma si interrompe per voltarsi verso la cameriera che ha di nuovo raggiunto il nostro tavolo.
Le sorridiamo per nascondere il nostro turbamento.
«Se non volete altro...noi dovremmo chiudere, è quasi l'una» aggiunge quasi come fosse una scusa.
«Tranquilla, abbiamo abusato anche troppo della vostra gentilezza, grazie» 
Arrossisce e fa per andarsene, ma dopo un passo torna indietro con il cellulare in mano.
«Pensa che potrebbe...?»
«Ma certo cara, Elisa vuoi farci l'onore?»
Metto una mano attorno alle spalle della ragazza e facciamo le foto. 
In una le bacio la testa, nell'altra faccio il sorriso "schiantaovaie", mi piace come espressione… soprattutto per riferirmi a me stesso.
Okay, dovrò usarla più spesso.
Dopo aver augurato la buonanotte ci avviamo di nuovo verso il parco, che ormai si è svuotato quasi del tutto.
Rimangono solo gli addetti della manutenzione a raccogliere i bicchieri di plastica, qualche ora prima colmi di birra scura e i vari contenitori di cibo.
Non ci nota nessuno, ognuno è troppo preso dal proprio compito.
«Sei sempre così disponibile con i fan?» mi chiede.
Vorrei poterle dire di sì. Mentire a lei e a me stesso, creando una star migliore di quella che in realtà sono.
«All’inizio sì, gongolavo ogni volta che mi riconoscevano per strada, mi fermavo per foto, autografi e convenevoli. Ma ad un certo punto il successo è diventato tale che se ci trovavamo per strada senza bodyguard venivamo praticamente assaltati e, te lo dico con sincerità, non è una bella cosa. Io amo i nostri fan, non fraintendermi – mi fermo per cercare le parole giuste, annaspo – tuttavia non riusciamo a gestire queste situazioni come vorremmo, c’è sempre qualcuno che viene spintonato e finisce per farsi male, certe volte è capitato anche a noi di trovarci lividi o ammaccature a causa di una sessione di autografi non programmata e fatta sul marciapiede quindi ora cerchiamo di passare il più inosservati possibile. Ti sembrerò un incredibile snob adesso»
La faccia da cucciolo bastonato non è il mio forte, il primato rimane a Dave, ma la mia espressione più contrita sembra fare lo stesso effetto.
Perché mi importa che lei mi reputi snob?
Invece di infierire, con mia grande sorpresa, fa un mezzo sorriso rivolgendo uno sguardo distratto al cielo.
«Mi ero immaginata una risposta del genere, il successo ha due facce che sono una l’opposto dell’altra»
Rimango in silenzio, ascoltando il lento frusciare delle foglie e il rumore del traffico appena fuori dal parco.
Stiamo camminando senza una meta precisa, in linea retta. Attraversiamo i sentieri, tagliando per i prati verdi e curatissimi.
Arriviamo alla statua di Peter Pan, illuminata da un lampione.
Si avvicina e la sfiora.
«Ricordi quando ti ho detto che Sam mi cantava le tue canzoni con una chitarra scordata? Ecco, la prima volta in assoluto è stata qui…avrei dovuto immaginare l’indole ancora infantile nonostante l’età matura» 
Si volta, lo sguardo perso nel vuoto, oltre le mie spalle verso il lago.
“And I will love you, baby…Always”
Non è più che un sussurro, che si perde veloce nel silenzio della notte.
E’ caldo, ma la schiena viene percorsa da un brivido, l’amore per quell’uomo che l’ha solo usata è ancora forte, l’affetto nella voce che trema appena è quasi palpabile. Si passa una mano sul volto per cancellare quelle lacrime.
«Ormai il trucco è andato completamente a farsi benedire. E’ stato più forte di me, non ho ancora bene realizzato che è finita. Credevo, credevo… sarebbe durata per sempre, come nella canzone»
Appoggiati alla ringhiera guardiamo l’acqua appena mossa dalla brezza, che rende meno opprimente il caldo.
«Non so se lo sai, ma anche io e mia moglie ci siamo lasciati una volta, ormai parecchi anni fa. Non vado particolarmente fiero di quella storia, ma penso che abbia contribuito grandemente a rendermi l’uomo che sono oggi»
Mi guarda interessata e un po’ stupita.
«Sai, quando sei in tour per dieci mesi l’anno portare avanti una storia è…difficile. Non che siano solo le rockstar ad avere problemi di cuore ma, se possibile, sono amplificati dalla lontananza, dalle fan, dai giornali che non fanno altro che inventare storie. Ma quella volta avevano ragione, avevo ceduto agli impulsi che avevo ignorato per mesi. Se potessi, cancellerei quella notte senza indugio. Eravamo ubriachi marci in un club da qualche parte negli States,  Texas credo. Avevamo abbordato un gruppo di amiche festaiole che, dopo averci riconosciuto avevano insistito per offrirci un giro… puoi immaginarti in che condizioni eravamo»
Prendo una pausa, sento ancora crescere il magone che mi è salito quel mattino quando ho realizzato cos’era successo svegliandomi con la ragazza sconosciuta nel letto.
«Non ci è voluto che un caffè, prima che andassi di corsa al telefono a disposizione nella mia camera e, singhiozzando, chiamassi Dorothea per dirle ogni cosa. Non cercai giustificazioni perché sapevo di non averne»
Fatico ad ammetterlo, ma è stato il giorno in cui ho più odiato essere una rockstar.
«Eravamo giovani ed orgogliosi, io specialmente. Cercai di rimediare ma il verdetto fu quello che mi ero aspettato. Io seduto sul materasso dove era stato compiuto il misfatto e Dora nella sua cameretta a Perth Amboy, quella stessa dove avevamo fatto l’amore la prima volta. Ascoltai senza fiatare tutto quello che mi disse con il cuore in mano e la voce tremante, un lungo giro per arrivare a “Io non ce la faccio più Jon, saperti lontano magari tra le cosce di un’altra donna. Non ne vale più la pena, io ti amo, ma questa non è vita.”»
Mi prende una fitta al cuore, ripensando a quelle parole ancora ben fresche nella mia memoria.
Le ricordo tutte ed ognuna è una pugnalata.
«Ho provato a stare con un’altra, cercare di trovare ancora la felicità, l’amore…più giravo più mi accorgevo che quello che stavo vivendo era solo un surrogato. Io non sono uno che si accontenta Elisa, mai»
Sospiro, una frase arrogante per un uomo arrogante.
«Cos’è successo dopo?» mi chiede con un filo di voce. Dischiudo la bocca in un mezzo sorriso.
«Dovevo tentare il tutto per tutto, per cui quando, a tour finito, sono tornato in New Jersey sono corso da lei, chitarra in mano e bandana al collo, li consideravo gli unici amuleti di cui avevo bisogno. Era sera e lei non era a casa, come gentilmente mi disse sua madre, le ero sempre stato simpatico…un po’ meno al padre che non vedeva di buon occhio i musicisti capelloni. Comunque, aspettai in macchina che tornasse dal suo appuntamento galante. Era estate ed indossava un adorabile vestito rosato con le scarpe bianche col tacco alto, stava divinamente. Ho aspettato che salutasse il tizio con cui era uscita e poi mi sono fatto avanti, comparendo nel fascio di luce del lampione»
 
«Che ci fai tu qui?» Dorothea lo guardava con gli occhi socchiusi, come per metterlo meglio a fuoco.
«Sono venuto a…a riconquistarti Dory» Jon balbettò, maledicendosi per la sua insicurezza, infondo il discorso che doveva farle l’aveva provato tante volte davanti allo specchio e a Richie che alla fine lo aveva mandato a quel paese facendo a cambio di posto con Tico sull’aereo.
«Jon, è finita. Ciò che pensavo quella mattina quando mi hai chiamato lo penso ancora, fattene una ragione ti prego. Io mi sto finalmente rifancendo una vita, che non ti comprende»
Il ragazzo distolse lo sguardo per sbattere le palpebre più velocemente del normale, per nascondere le lacrime.
«Non posso “rifarmi una vita”, ci ho provato credimi…ma ho capito che la mia esistenza senza di te, senza il tuo sostegno e il tuo amore a supportarmi non vale niente. Io non valgo niente senza di te, Dorothea!»
La ragazza si passa una mano sul viso, sospirando.
«Come posso fidarmi di te dopo quello che è successo?»
«I-io vorrei solo, una seconda possibilità per farti comprendere che sono cambiato in questo periodo, che sono pronto ad impegnarmi seriamente con te per costruire qualcosa che durerà per sempre! Non sarà facile ma io ti amo, ti ho sempre amata e ti amerò sempre»
Un singhiozzo le scappa dalle labbra, quelle stesse che tante volte avevo baciato e sognato da quando ero un ragazzino.
 
«Il resto…be’ è storia ormai, lei è la donna con la quale dividerò la mia vita fino al mio ultimo respiro»
Si asciuga l’ennesima lacrima.
«Io.. sono un idiota. Non volevo farti piangere ancora» mormoro avvicinandomi e abbracciandola.
«Stavolta erano lacrime di gioia, ogni tanto piangere per qualcosa di bello fa bene» sorride, stringendomi.
Le accarezzo la testa, proprio come un padre fa con la figlia, per consolarla, sostenerla.
 
Scusami se non ti sono stato accanto come avrei dovuto.
Scusami, Stephanie.

FINE PARTE DUE

salve a tutti! :D
Ho fatto piuttosto in fretta a scrivere la seconda parte, mi stupisco di me stessa...
C'è da dire però che non ne sono molto convinta, soprattutto della parte finale. Chi vorrà mandare dei consigli è ben accetto! 

Ieri mi è arrivato il DVD del concerto di Wembley '95 è davvero spettacolare :)

La terza parte è ancora tutta da strutturare/pensare quindi non penso che aggiornerò prima del prossimo fine settimana. 
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno. 
A presto! 

 

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