Who knew?

di sunflowers_in_summer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** As long as you love me. ***
Capitolo 2: *** Things will never be the same ***
Capitolo 3: *** Ghost of you. ***
Capitolo 4: *** Here we go again ***
Capitolo 5: *** The last time. ***
Capitolo 6: *** Such fools ***
Capitolo 7: *** Mission Impossible. ***
Capitolo 8: *** Somebody that I used to know ***
Capitolo 9: *** Coming home. ***
Capitolo 10: *** Vesper's Goodbye ***



Capitolo 1
*** As long as you love me. ***


 AS LONG AS YOU LOVE ME.

21 settembre 2014

Possibile che Nick abbia invitato anche Demi al matrimonio? Eppure è lì che mi fissa da un angolino della sala da ballo.
Do un bacio a Blanda e le sorrido dicendole che tornerò presto. Spero davvero che non noti che sono preoccupato: Blanda sa tutto di me e non mi va di farla preoccupare inutilmente. La amo troppo per farle questo.
Attraverso la sala verso la veranda dove una figura avvolta nell'ombra cerca di allontanarsi senza essere vista.
-Demi- sussurro. È incredibile rivederla dopo così tanto tempo.
La nera figurina accelera il passo verso il prato che circonda l'intera tenuta.
-Demi! DEMI!- inizio a urlare finché le gambe non si muovono da sole. Raggiungo Demi in pochi secondi (non è mai stata veloce a correre) e poso una mano sulla sua spalla scossa dai singhiozzi.
Demi si gira verso di me e alla luce della luna settembrina non posso far altro che pensare a quanto sia bella: ha tinto i capelli di nero nemmeno un mese fa e il corpo esile è fasciato da un vestito dello stesso colore. Gli occhi profondi versano pesanti lacrime e la bocca sussurra il mio nome un di volte con incredulità e con tristezza.
L'afferro per entrambe le braccia e la guardo negli occhi.
-Cosa ci fai qui, Demi? -Io... Io non... sarei dovu-dovuta... venire... vero Joe? Non è facile decifrare quello che dice tra i singhiozzi e la musica arriva fin qui dalla sala.
-No, Demi. Non avresti dovuto.
Involontariamente stringo la presa sulle sue braccia e lei cerca invano di fuggire via da me.
Non è più come una volta: qualche anno fa l'avrei presa tra le braccia e l'avrei rassicurata. Ma ora sono sposato e l'unica donna a cui dovrei rivolgere le mie attenzioni è Blanda, mia moglie. Ma non riesco a lasciar andare Demi per nessuna ragione al mondo.
Per quanto mi riguarda, potrei rimanere tutta la notte a fissarla negli occhi e perdermi nel nero dei suoi capelli, proprio come tanto tempo fa.
Lo sguardo di Demi tramuta improvvisamente. Deve aver capito che questa volta non andrà come tutte le altre volte e la sua espressione passa dalla tristezza al terrore. Quand'era l'ultima volta che avevo visto quello sguardo? Ah, già, Quattro anni fa.
Quando l'avevo lasciata.
Improvvisamente tutto ciò che mi tratteneva si dissolve nell'aria: lascio la presa sulle sue braccia e allargo le mie per accoglierla nella mia stretta. E lei non indugia più di tanto a rifugiarsi tra le mie braccia.
 -Mi dispiace Joe- inizia a mormorare contro la mia spalla, interrotta ogni tanto da un singhiozzo -Stamattina ho davvero creduto di poterti parlare prima del matrimonio. Pensavo addirittura che avrei potuto interrompere la cerimonia per dirti quello che provo! Ma non l'ho fatto. E sai perché?- Demi si scosta leggermente da me per guardarmi negli occhi- Perché sei innamorato di lei e l'ho visto da come la guardi, Joe. Guardavi me nello stesso modo, quattro anni fa. Ma forse tu lo hai dimenticato...
È come ricevere un pugno nello stomaco o un secchio di acqua gelida in testa. Certo che non l'ho dimenticato! Come potrei?! L'ho amata più della mia stessa vita!
Vorrei urlarle quello che penso ma mi trattengo e lascio che lei continui a parlare.
-Joe, io ti amo. So che tu non mi ami più. E per un po' anche io ho pensato di non provare più niente per te. Ma tu sei come l'aria, non posso semplicemente vivere senza di te. Però voglio che tu mi prometta una cosa...
-Tutto quello che vuoi... Dem.
Non so da dove vengono quelle mie parole ma almeno ho avuto il buon senso di sostituire il "amore mio" che stava per sgorgare dalle mie labbra con il suo nome.
-Voglio che tu non mi dimentichi mai, Joe. Ti prego! Ricorda tutto l'amore che ti ho dato e sappi che non amerò mai nessuno come amo te. È la mia promessa. Manterrai la tua?
Cosa mi costa? Dolore, lacrime, incertezza sostituiscono il "niente" che normalmente avrei pensato.
-Sì, Demi. Ti prometto che sarai sempre nei miei ricordi più… cari.
Demi si stringe a me ancora una volta poi corre via verso il vialetto di ghiaia e grida:-Devo andare!
Si gira per guardarmi e ammiro la sua pelle bianchissima in contrasto con il nero del vestito... noto un segno violaceo sul braccio destro, poi un altro e altri ancora... non ci metto molto tempo a capire che quelli sono lividi.
Nel frattempo una macchina scura risale il vialetto. E so perfettamente chi c'è dentro.
Corro verso Demi con le braccia allargate per proteggerla in un abbraccio ma lei si scosta e mima un "No" con le labbra indicando il finestrino della macchina (ormai a un paio di metri da noi) dal quale scorgo il viso di Wilmer.
-Wehilà, bellezza! Però, sei proprio sexy con questo vestito... sai volevo portarti a casa tua ma... penso che non lo farò...- dice Wilmer ghignando.
-Tu non la porti da nessuna parte!
-Cazzo vuoi, Jonas! Bellezza, digli di starsi calmino, che non mi va di scendere dalla macchina!
Sto già per rimboccarmi le maniche della giacca, poco importa se finirò per macchiare il completo di sangue, quando Demi sussurra dietro di me:-Joe vattene!
Mi giro verso di lei con uno sguardo incredulo.
-Dem, come fai a dire così?! Lui ti fa del male. Lui ti picchia, non è vero?
Demi abbassa lo sguardo e passa distrattamente il dito su uno dei numerosi lividi.
-Lui ti picchia, no? Rispondimi Demi!- il tono della mia voce si alza sempre di più mentre le lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance. Poi mi ricordo di Wilmer, stringo i pugni e mi dirigo verso la macchina per rompergli la faccia.
 -Non la passi liscia, Valderrama!
-NO, JOE, FERMO! Demi mi sorpassa correndo e apre o sportello dal lato del passeggero.
-Visto Jonas? Lei non vuole stare più con te. Lei vuole me.- dice Wilmer con soddisfazione.
Guardo Demi esterrefatto mentre sale in macchina, ma mentre la guardo un'ultima volta lei sussurra un timido "Scusami".
Sembra una parola senza importanza ma io capisco che l'ha detta con sincerità dallo sguardo serio che ha sul volto.
Lo sportello si chiude con uno scatto e la macchina si allontana immediatamente verso il cancello della tenuta, via, sempre più lontano, finché non riesco più a distinguerne nemmeno i fari. Lontana da me, e stavolta per sempre.
Vorrei urlare, perdere il senno, bruciare e rompere tutto. Ma dentro mi staranno cercando e non posso permettere che chiunque si stia divertendo nella grande sala da ballo venga a sapere della tragedia che si è appena consumata vialetto d'ingresso, perciò torno dalla mia sposa.
Non sono nemmeno a metà strada che il mio orologio da polso mi avverte con un trillo che è mezzanotte. Oh, lo avevo dimenticato: avevo impostato una sveglia per la mezzanotte perché pensavo che sarei stato con Blanda in quel momento e le avrei sussurrato "Esprimi un desiderio" ed ero certo che avrebbe desiderato di vivere felicemente con me per il resto dei nostri giorni. E io avrei giurato di fare di tutto per far avverare quel suo desiderio.
Però non sono con Blanda e non posso compiere quel misero atto di romanticismo. Ma posso ancora fare un giuramento.
-Wilmer Valderrama, giuro che me la pagherai! Pagherai per tutto il dolore che le hai provocato e farò in modo che tu non la tocchi mai più!- urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni.
Poi mi accascio a terra e inizio a stappare manciate di erba per non pensare al fatto che ho probabilmente visto Demi per l'ultima volta nella mia vita.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao!
Se sei arrivato fin qui significa che hai letto l'intero capitolo e magari ti è piaciuto :)
Mi sento in dovere di dire che il Wilmer che ho descritto NON è come io pensi che sia il vero Wilmer, ho soltanto usato il suo personaggio per "la parte del cattivo" che, del resto, qualcuno doveva pur fare.
Ah, e poi... recensite, recensite, recensite!!!
A presto :D
Ella :D

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Capitolo 2
*** Things will never be the same ***


THINGS WILL NEVER BE THE SAME.

Cinque anni dopo

Tutto sommato la mia vita non va tanto male. Certo, vivere al top come una volta non mi sarebbe dispiaciuto, anzi!
Ma ora sono felice con la donna che amo, anche se in questo momento mi urla dal bagno di sbrigarmi, altrimenti perderemo l'aereo. Come se fosse facile fare le valigie, con tutta la roba che vorrei portare! Dallas non è dietro l'angolo ma staremo poco tempo, spero. Non un minuto in più del dovuto per trattenermi nel Paese dei miei fratelli.
-Papàpapàpapàpapà!
Il visino paffutello di James si affaccia alla porta della camera da letto.
-Ehi, campione! Per un po' abbandono le valigie e accolgo mio figlio sulle mie gambe.
-Vedremo gli zii a Dallas?- mi chiede James senza preamboli. Mio figlio è così, semplice e schietto, con gli occhi ambrati della madre e i miei riccioli neri.
-Non lo so, campione. Volgo uno sguardo ai palazzi di Zurigo appena fuori alla finestra e i ricordi salgono alla mente più vividi che mai.

Danielle e Blanda rimasero incinte quasi contemporaneamente poco dopo il mio matrimonio e questo portò una gioia immensa al nostro matrimonio e alla vita in casa Jonas.
I mesi passavano velocemente ma, al quinto mese di gravidanza di Danielle, Kevin mi telefonò allarmato alle tre di notte.
-Kevin, cosa diamine succede? -Joe, Dani si è sentita male e ora sono in ospedale con Nick- mi annunciò lui con voce rotta.
-Vengo subito.- risposi prima che mi fratello avesse il tempo di aggiungere qualcosa.
Un'oretta dopo ero già in ospedale e un dottore di nome Jackson usciva tutto sorridente dalla stanza che ospitava Dani, dicendo che andava tutto bene e che ci saremmo rivisti dopo quattro mesi.
Mai un previsione si rivelò più sbagliata.
Due mesi e mezzo dopo Dani si svegliò nel mezzo della notte urlando dal dolore. Kevin quasi piangeva quando lo trovammo nel corridoio dell'ospedale, ma era stato tanto coraggioso da arrivare in ospedale in un batter d'occhi.
E non era bastato.
La fine fu inevitabile.
Il medico disse che non c'era stato niente da fare: appena il bambino aveva iniziato a piangere, il cuore di Dani aveva smesso di battere.
Le urla di Kevin, penso che le sentirono tutti in ospedale. Pianse sul corpo di Dani per molte ore e quando si calmò, vegliò sua moglie fino alla mattina seguente. Dani riposava con un sorriso sulle labbra e la faccia distesa. I medici affermarono di averla trovata così, tranquilla, come se avesse incontrato una vecchia amica, la morte.
Per paura che Kevin impazzisse, Angela, la madre di Dani, e nostra madre lo accompagnarono sempre più spesso nella stanza dove il piccolo Jonas stava ogni giorno in un'incubatrice, troppo prematuro per respirare normalmente.
Appena lo vide Kevin sorrise dicendo che aveva gli occhi della madre. Ed era vero.
-Avevamo pensato di chiamarlo Daniel...- azzardò mia madre la prima volta che lo portarono a vedere il bambino.
-Oh, no!- gridò Kevin inorridito -Dani non vuole! Dani vuole che la tradizione continui! Vuole chiamarlo Kevin... Dani? Dov'è Dani? Dani, mi dispiace... è colpa mia vero? Ti ho portato troppo tardi in ospedale! Ecco! mi dispiace, amore, torna da me! Da nostro figlio...
Dovemmo portarlo via con la forza dato che si era accucciato a terra e non aveva intenzione di alzarsi. Un'infermiera gli diede dei sedativi e dal momento in cui il loro effetto svanì, Kevin divenne lucido e calmo. Tanto da sembrare freddo. In pochi giorni perdemmo sia Danielle che il Kevin che conoscevamo.
Il piccolo Kev (lo chiamavamo così per distinguerlo dal padre) rimase in ospedale ancora un mese e Kevin non lo lasciò mai solo e si comportò sempre come un padre serio e responsabile, ma raramente affettuoso.
Poco dopo, arrivò anche il turno di James di venire al mondo, il primo e caldissimo giovedì di luglio. Blanda aveva una paura immensa di incontrare difficoltà durante il parto ma tutto andò liscio come l'olio.
Kevin Paul Jonas III e James Alexander Jonas, però, si incontrarono solo una volta: il giorno del compleanno di mia madre. Il giorno della grande lite.
-Dobbiamo tornare a incidere.- sbottò Nick seduto sulla sua poltrona preferita.
-Nick, non è il caso...-cercai di spiegare.
-Forse non lo avete capito- mi interruppe Kevin -ma io non registrerò mai più. E sapete perchè? Perchè insieme a Dani, anche il Kevin di prima è morto. E con lui il Kevin cantante, il Kevin chitarrista e il Kevin pop star! Io e Nick ci guardammo sorpresi: nessuno aveva mai visto Kevin così arrabbiato.
-Kevin, non puoi essere così egoista! Siamo una band! Abbiamo musica da fare, dischi da incidere...- continuò Nick noncurante.
-Come fai a dare dell'egoista a me? Qui gli unici egoisti siete voi! Io ho perso mia moglie, capite? La mia ragione di vita!
-Ascolta- dissi io piuttosto scocciato -tu avrai anche perso tua moglie ma noi abbiamo perso una sorella! Credi che non ci manchi ogni giorno come manca a te?
- La fai facile tu! Tutto allegro con la tua mogliettina e con tuo figlio, un bel quadretto felice! Tu non sai quanto ti invidio per questo!
-Hai ancora tuo figlio! Ma se tu non ci badi non saprai mai quanto potresti essere felice anche tu! -Io ci bado!
-Ma per favore!- ribattei io -Non lo prendi mai in braccio, non lo chiami per nome e a stento lo guardi in faccia! -Sai una cosa, Joe? Ti preferivo prima che ti sposasti! Eri meno moralista e più intelligente! Avrei scelto uno di voi due come padrino di Kevin (si, proprio così, Joe, mio figlio lo chiamo per nome!) ma mi avete disgustato! E non voglio avere più niente a che fare con voi! Da oggi il mio unico fratello è Frankie! Kevin uscì dal salotto sbattendo la porta e pochi secondi dopo sentimmo la sua auto sfrecciare giù per il vialetto d'ingresso.
Aveva lasciato Kev in casa.
-Sei contento, ora? -mi urlò Nick alzandosi di scatto dalla poltrona.
Nostra madre si affacciò nel salotto, seguita da Blanda, chiedendo:- Ragazzi cosa succ...
-Per favore, mamma, fammi finire qui! -urlò come un forsennato Nick.
-Gli ho detto quello che tu non hai il coraggio di dire! -dissi alzandomi dal divano e stringendo i pugni.
-Rovinando la band? Per sempre? Ma bravo!- Nick applaudì brevemente.
-Non è colpa mia se tuo fratello non ragiona!- urlai.
-Sai cosa, Joe? Ha ragione Kevin. Sei cambiato. E in peggio.
-Oh, andiamo! Mamma,- dissi rivolgendomi a mia madre -sono cambiato? Dal matrimonio, sono peggiorato?
Mia madre abbassò lo sguardo confermando quello che pensavano Kevin e Nick e io la guardai inorridito.
-E dato che non sei più il fratello che conosco,- continuò Nick -da oggi non sei più mio fratello!
Mio fratello, o dovrei dire il mio ex fratello, si avviò alla porta ma, prima di chiuderla dietro di sé, urlò:-E spero davvero che tuo figlio non si accorga mai del tuo cambiamento!
Pochi secondi dopo un'altra auto sfrecciava verso la strada.
Mi trascinai verso la poltrona vicino alla finestra e presi la testa fra le mani.
Da quel giorno i Jonas Brothers non esisterono più.
La settimana dopo, io, Blanda e James ci trasferimmo in Austria, all'improvviso, avvisando solo mia madre. Kevin prese le redini della Jonas Enterprises. Dicono che sia così famosa da competere con la Big Machine. Il mio ex fratello maggiore distrusse ogni traccia dei Jonas Brothers e, a quanto mi dicono, si chiude ogni giorno in ufficio per non badare al piccolo Kev.
Per quanto riguarda il mio ex fratello minore, è diventato abbastanza famoso come cantante, ma dicono che non farà mai successo quanto sua moglie. Eh sì, perché, da pochi mesi, Nick è sposato con una delle cantanti più famose del mondo! E poi, si dice che le canzoni che scrivono insieme sono bellissime e tutti i cantanti in giro per il mondo vogliono comprarne almeno una.
Però non so il suo nome. Da quando sono a Zurigo non visito mai siti che potrebbero aggiornarmi sulla vita negli States. Tutto quello che so, lo so da Mickey, uno dei pochissimi con cui mantengo i contatti.
Non che sia diventato un eremita, è solo che ho chiuso con il mondo della musica. Però qualcosa la devo pur fare. E allora dipingo.
Dipingo di tutto: dai ritratti ai quadri astratti ai paesaggi. E ho anche un certo successo, tra i miei amici, qui in Austria!
Blanda ha trasferito tutto il suo lavoro a Zurigo, in modo tale da non doversi recare a New York ogni settimana. Sarebbe stato stressante per lei e io stesso, a dirla tutta, io stesso non lo avrei sopportato.
-Papà-à?
La vocina di James mi riporta alla realtà.
-Che c'è, James?
-Perchè non vedo mai gli zii?
Sospiro abbassando lo sguardo e poi rispondo:-Sai Jam, capita anche ai fratelli migliori di litigare... io e i tuoi zii eravamo... molto uniti. Ma sono successe delle cose che ci hanno diviso.
Mio figlio soppesa le mie parole con aria pensosa e perciò gli chiedo:-A te capita mai di litigare con Lukas?
Lukas è il migliore amico di James. Quando vedo quel bambino, non posso fare a meno di pensare che il migliore amico di mio figlio dovrebbe essere suo cugino Kev.
-Si, a volte- risponde dopo un po' James -ma poi facciamo subito pace. Lukas è il mio migliore amico e mi mancherebbe troppo, perciò faccio finta di pensare che ha ragione lui e torniamo ad essere amici.
Adesso sembra lui il padre ragionevole e io il figlio in cerca di consigli.
-Farai così con gli zii?- mi chiede lui dopo un po' con aria speranzosa.
Non ho il cuore di dirgli che non faremo mai pace perciò gli dico:-Ti prometto che ci proverò.


ANGOLO DELL’AUTRICE

Alloooooora. Dopo aver reso l'angolo dell'autrice un tantino più decente (yayyyyyy) cercherò di sfruttarlo il più Possibile. Soooo...
Innanzitutto: Tanti auguri a meeeeeeee :3
Lo dico perchè avrei voluto pubblicare il secondo capitolo domani, a una settimana di tempo dal primo, ma oggi sono così felice!!! :D
So che questo capitolo non parla per niente di Demi, ma la storia parla anche di questo: i Jonas Brothers.
Sapete quello che dicono "Non puoi dividere una band di fratelli" ma... chi lo ha detto? Loro crescono e magari cambiano... ad ogni modo sono grata che questo succeda solo nella mia mente!
Per esempio, a volte vedo foto di Kevin e Danielle e penso "Diamine, come mi dispiace per quello che è successo :((" e ci metto un po' a ricordarmi che è tutto nella mia testolina!!! XD
Ah, c'e' un motivo se James si chiama così, ma lo si scoprirà tra un paio di capitoli.
Volevo farvi inoltre notare che i piccoli Jonas hanno le iniziali dei padri:
Kevin Paul Jonas III = Kevin Paul Jonas II
James Alexander Jonas = Joseph Adam Jonas.
...
Non ho più niente da dire tranne: RECENSITE, PLEASE :C
Ciao ciao ciao :D

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Capitolo 3
*** Ghost of you. ***


GHOST OF YOU.

Ogni volta che James rivede la nonna è contento come una Pasqua: le corre incontro, la abbraccia e si lascia sbaciucchiare senza proteste. È così anche stavolta.
Appena io e Blanda li raggiungiamo, mamma dichiara:-Vostro figlio è il bambino più dolce e affettuoso del mondo!
-Lo sappiamo, mamma- rispondo sorridendo.
-Somiglia tanto a Kevin- dichiara mia madre a braccia conserte.
-Non direi... papà è molto più silenzioso...
-Parlo di tuo fratello.
Rimango paralizzato.
-L'abbiamo notato- risponde prontamente Blanda.
Rimaniamo tutti in silenzio per un po', finché Frankie non arriva con la sua macchina sportiva nuova di zecca.
-Fratello Joe!- mi urla catapultandosi giù dall'auto.
-Cavolo, che macchina , Frank! -affermo abbracciandolo.
 -Ti piace? Me l'ha regalata Nick.
-Ah...
-Ehi, bro, poi ti ci porto a fare un giro!
-Non troppo veloce, però! -si intromette Blanda.
-Forza, figli, entriamo in casa! -urla mia madre per spezzare la tensione.

Se Kevin ha davvero avuto intenzione di distruggere anche tutti i premi dei Jonas Brothers, deve essere stato dissuaso dalla tenacia di nostra madre. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che l'intera casa pullula di foto giganti, riconoscimenti e vari trofei di vari Awards.
La stanza della musica è ancora intatta come sempre e ci sono tutte, ma dico tutte, le chitarre di Kevin. Ci sono Paulina, Jennifer e Marie, le sue predilette e poi c'è lei: la leggendaria Danielle. Kevin la chiamò così in onore di quella che all’epoca era la sua fidanzata poiché aveva capito dal primo momento che quella era la chitarra perfetta.
Non fece suonare mai nessun'altro con quella chitarra e Dio solo sa quanto Nick morisse dalla voglia di tenerla tra le mani!
Al pomeriggio, con le facce assonnate e le pance piene riposiamo in salotto.
Papà ormai è molto vecchio e si appisola subito su una delle poltrone, quella più vicina al caminetto. Non appena mamma se ne accorge, prende subito una coperta e gliela stende addosso e mi fa cenno di seguirla in cucina.
-Per quando intendete rimanere?
-Forse una settimana- dico guardando verso la finestra -Loro dove sono?
Mia madre alza le spalle e mormora:-Non lo so.
Restiamo in silenzio un po' e inizio a far rotolare un bicchiere sul piano di marmo della cucina.
All'improvviso una macchina sfreccia nella vialetto d'ingresso. Controllo meglio e mi accorgo che la macchina è una Mustang blu. La macchina di Nick.
Il bicchiere mi sfugge dalle mani e si schianta sul pavimento rompendosi in mille pezzi. Il motivo è semplice: nella macchina senza la cappotta ci sono due persone e una di esse ha lunghi e fluenti capelli neri.
Entro in salotto precipitosamente e urlo:-Blanda, andiamo via!
Papà si sveglia di soprassalto e borbotta qualcosa che non ho il tempo di capire.
-C-cosa?- balbetta mia moglie.
-Andiamo via, ti prego!
In quella momento la porta si spalanca ma io le volgo le spalle.
-Non voglio restare un solo minuto in più in questa casa!- urlo con tutto il fiato che ho in gola, in modo che Nick mi senta. Ma non è lui a rispondermi.
-Joe... Mi volto e spalanco gli occhi, poiché ho visto la creatura più bella sulla faccia della terra. Anzi, no, bella è poco... non ci sono parole per descrivere Demi Lovato. È cambiata... è alla massimo delle forze, i capelli corvini si allungano fino a metà schiena e un sorriso celestiale le illumina il volto.
-Demi...- sussurro incantato. Tutto quello che mi circonda scompare e cammino verso di lei sempre più velocemente, sorrido, vorrei saltare di gioia... ma un braccio muscoloso si para davanti a me.
-Joe.- ringhia rabbiosamente mio fratello Nick, il proprietario del braccio.
-Nick.- rispondo di rimando allontanandomi.
Il sorriso di Demi si spegne rapidamente e con la coda nell'occhio noto Blanda, la quale stringe a sè James e assume un'espressione dapprima confusa e poi delusa.
Blanda è sempre stata spaventata a morte dal fantasma di Demi nella nostra relazione e io ho fatto di tutto per nascondere quel maledetto fantasma. Ma spesso non ci riuscivo. Ricordavo l'ultima volta che l'avevo vista...

L'ultima volta che l'avevo vista è stato il 31 ottobre di cinque anni fa.
I bambini correvano per le strade di Los Angeles vestiti nei modi più diversi. Alcuni si spaventavano vedendo altri vestiti da mostri. Io rimanevo impassibile nella mia giacca di pelle nera: il mostro che stavo per combattere era il più crudele e spaventoso di sempre. Il suo nome era Wilmer Valderrama.
Scavalcai senza fatica il cancello della sua villa di Toluca Lake. Ero stato lì per così tante feste che avrei potuto camminare per l'intera villa ad occhi chiusi sapendo esattamente dove mi sarei trovato in ogni momento. E sapevo anche i punti deboli della grande casa.
Mi avvicinai di soppiatto alla finestra del soggiorno e iniziai a spiare. Demi sedeva sul divano con il telecomando in mano e faceva zapping tra i canali televisivi. A un certo punto, Wilmer si avvicinò alle sue spalle e la circondò con le braccia.

Sembravano una coppietta felice, se non fosse stato per l'espressione terrorizzata di Demi.
Wilmer iniziò a baciarle i capelli e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Il terrore sul volto di Demi accrebbe palesemente mentre scuoteva lentamente la testa in segno di diniego. I muscoli di Wilmer guizzarono mentre la stringeva più forte, fino a farle male. Le lacrime iniziarono a scorrere sul volto di Demi mentre diceva di no. Potevo indovinare che la sua voce era rotta anche se il vetro insonorizzante mi impediva di constatare se avevo ragione.
Wilmer invece diceva qualcosa come sì, certo... poi lasciò la presa su di lei e iniziò a girare lentamente attorno al divano mentre lei si rannicchiava in un angolo tra i cuscini.
Lui la prese per le braccia e la fece alzare con la forza, poi la strinse a sè, lei cercò di divincolarsi. Allora lui si arrabbiò e le diede uno schiaffo, poi un'altro consecuitivo e Demi iniziò a urlare.
E a quel punto non ci vidi più dalla rabbia.
Sfondai la finestra e mi precipitai dentro la casa. I vetri mi graffiarono le braccia e strapparono i vestiti, ma in quel momento la mia priorità era Demi.
Afferrai Wilmer per le spalle e lo spinsi verso il pavimento ma lui si rialzò in tempo per mettere me al tappeto. Povero illuso, non sapeva che Joe Jonas si allena ogni giorno. Non è facile fare acrobazie sul palco o seminare fan urlanti!
Con un balzo gli fui addosso e lo afferrai per il bavero della camicia, poi iniziai scrollarlo contro il muro violentemente. Demi non cercò di fermarmi.
Ricordo di aver urlato qualcosa come "Devi morire" o "Ti avevo detto che l'avresti pagata".

Dapprima Wilmer cercò di divincolarsi. Poi sbattè la testa contro il muro più violentemente e il sangue iniziò a sgorgare dalla ferita, ma neppure questo mi fermò: continuai a scrollarlo finché non divenne un peso morto.
Quando arrivò la polizia, il commissario interrogò me e Demi, che eravamo seduti sul divano, prendendo appunti su un taccuino.
L'ambulanza aveva portato via Wilmer dicendo che la ferita era superficiale, e quindi non grave.
Il commissario, invece, dopo aver rimproverato Demi per non aver denunciato il suo aggressore, ci andò pesante con le domande rivolte a me. Disse che dovevo pagare una multa per violazione della privacy e subire un mini processo. Nulla di eclatante, ad ogni modo.
-La prego, faccia in modo che i media non sappiano niente, ci andrebbero di mezzo le nostre carriere! -implorai io a fine interrogatorio.
Il commissario ci pensò su un po' poi rispose:-Solo perchè le mie figlie sono fan della signorina!- e indicò Demi con la matita.
-Grazie- rispose lei timidamente.
Quando i poliziotti ci "cacciarono" dalla scena del delitto, presi la macchina di Demi e l'accompagnai a casa sua e lei mi invitò (o meglio costrinse) a entrare.
La mia Demi era talmente sconvolta da non sapere nemmeno cosa fare, semplicemente si lasciò cadere sul divano e si guardò intorno. Io mi inginocchiai davanti a lei e le presi le mani.
-Dem... ascolta, da ora in poi, per il bene di entrambi, non mi vedrai più. E io non potrò più correre in tuo aiuto. Perciò mi devi promettere che sarai forte. Che ti guarderai attorno con attenzione. Che penserai alla tua vita e alla tua musica, perché so che è molto importante per te. D'accordo Demi?
Demi non rispose per un po', poi disse:-Ne abbiamo di promesse da mantenere, noi due, eh, Joe? Sospirai e mi avviai alla porta.
Prima che me ne andassi, però, Demi sussurrò:-Addio, Joe.
-Addio, Demi- risposi.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ok, lo ammetto: ho scritto i primi capitoli mentre leggevo "Cime tempestose" e perciò sono un po'... tempestosi, ecco.
Anyway, immagino Frankie diciannovenne come un bonazzo (ci siamo per caso scordati, del resto, com'erano i fratelli a 19 anni?).
I nomi delle chitarre di Kevin sono puramente inventati, solo che mi piaceva da morire l'idea che avesse una chitarra di nome Danielle…
Ed ecco il ritorno di Demi nella storia! Continua ad avere i capelli neri (come nel primo capitolo) e non chiedetemi perché dal momento che non so nemmeno io il motivo per cui me la immagino con i capelli neri. Ricordo infine che non è mia intenzione screditare Wilmer, solo che ho avuto bisogno di un antagonista in questa storia.
Mi fareste un grandissimissimo favore se recensiste anche perché questa è ad ogni modo la prima fan fiction che pubblico e ho bisogno di capire dove faccio degli errori...
Vi voglio taaaanto bene :33
Ella :D

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Capitolo 4
*** Here we go again ***


HERE WE GO AGAIN.

Resterei immerso nei ricordi per sempre se non fosse per Nick che borbotta:-Demi, tesoro, è meglio se ce ne andiamo...
-AH, NO, EH! Da casa mia non se ne va nessuno finché non si risolvono i problemi!- urla mia madre, che intanto si è materializzata in salotto.
-Ma, mamma, io non ho nessun problema con lui!- dice Nick indicandomi.
-Non sono di certo io quello che ha sciolto la band!- rispondo io.
-Ma se sei stato tua il primo a litigare con...
-Adesso basta!- interrompe mia madre- Voi due vi sedete qui -e spinge Demi e Nick sul divanetto di fronte a quello di Blanda e James -e tu qui- e spinge me sul divanetto della mia famiglia -e si risolve la situazione, chiaro?
Per un po' rimangono tutti in silenzio: Nick guarda contrariato me e Blanda, Demi fissa il pavimento imbarazzata, Blanda guarda altezzosa davanti a sé e James fissa alternatamente me e Nick.
-Allora, Joe- dice Nick dopo qualche minuto –perché non presenti mia moglie a tua moglie e tuo figlio?
"È una trappola, Joe!" mi dice una vocina nella mia testa "Non vedi quella luce maligna negli occhi di tuo... fratello?"
Cerco di ignorarla mentre balbetto:-D-Demi lei... lei è Blanda, mia moglie...
Demi si alza di scatto dal divano e tende la mano alla mia consorte:-Piacere...
Blanda la guarda dubbiosa, poi si alza e le stringe la mano.
-E lui è mio figlio James...
Demi si accovaccia sorridente (con una facilità inimmaginabile, considerate le Laboutin che indossa) e tende una mano anche a mio figlio, il quale la stringe immediatamente dicendo:-Ciao, zia Demi!
 -Ciao piccolo Jamie!- risponde lei entusiasta. Un flashback mi colpisce come un fulmine...

"They call us Jemi, which I think is pretty funny"

Nessuno aveva mai chiamato James "Jamie". Ma io sapevo che, se un giorno Demi e mio figlio si fossero incontrati, lei avrebbe capito. James si chiama così proprio per questo.
Demi mi scruta con la coda nell'occhio e allora ho la conferma di aver avuto ragione.

Dopo un alcuni tentativi di conversazione e molti minuti di silenzio, James si avvicina a me e mi sussurra ad un orecchio:-Papà, me l'hai promesso!
-Jam, non ora...
Allora mio figlio si mette al centro tra i due divani e dice:-Zio Nick, perché tu e papà avete litigato?
Nick fa un sorrisetto ironico e risponde:-Semplice, nipote, perché tuo padre ha distrutto la band!
James ci pensa un po' e gli chiede:-Ma, zio, tu sai ancora suonare?
Nick, sorpreso da quella domanda, risponde:-Certo.
-Tu, zio, non lo sai, ma quando papà dipinge o cucina o si mette le scarpe canta sempre. E qualche volta fa venire il mal di testa a mamma. Però a me piace! Papà dice che non dovrei, ma da grande voglio cantare bene come lui.
Nick mi scruta con un'espressione divertita.
-Davvero, fratello?
È la prima volta in quattro anni che mi chiama fratello. Se fossi più sensibile, mi scioglierei in lacrime mentre rispondo:-Incredibile, eh, fratello?
Lui mi tende il pugno e io ci batto contro il mio. Nick poi passa una mano tra i capelli scarmigliati di James e dice:- Bel lavoro, nipote.
-Significa che tornate a formare la band?- risponde mio figlio speranzoso.
-Sono ancora "arrabbiato" con tuo padre ma...
Mi sento in dovere di intervenire:-Ascolta, Nick, mi dispiace. Quattro anni fa mi sono lasciato prendere dall'orgoglio. Vorrei tornare ad avere almeno due fratelli.
-Joe...
A quel punto mia madre, che per tutto il tempo era stata seduta sul bracciolo della poltrona di papà senza proferir parola, esclama:-Oh, cielo, si è fatto tardi! Joe, aiuta Nick a scaricare i bagagli! Stanotte tre dei miei figli dormiranno sotto il mio stesso tetto!
-Cosa?!- esclamano Demi e Blanda in coro.
-Beh, si, tesoro- dice Nick verso sua moglie -avevamo deciso di fermarci qui no?
Demi non risponde. È diventata incredibilmente taciturna, negli ultimi anni, a quanto pare...
Blanda, invece, si abbandona di peso sul divanetto e sussurra:-Sarà una luuuuunga vacanza.
Ho come l'impressione che la presenza di Demi la traumatizzi.

Quando Kevin, io e Nick ce ne andammo di casa per andare ad abitare da soli, mamma mise nelle nostre vecchie camere da letto dei letti matrimoniali e delle culle per quando saremmo venuti con le nostre famiglie. La camera di Kevin, da allora, è stata usata un bel po' di volte fino a quando Dani non ci lasciò.
Da quel giorno, nessuno più ha dormito là dentro. Kevin dice che tutto a Dallas gli ricorda Dani, perciò vive 365 giorni all'anno a New York.
Io e la mia famiglia ci sistemiamo nella camera che anni fa condividevo con Nick e, dato che la culla è troppo piccola, James dorme tra me e Blanda.
La notte sento Blanda piangere.
Vorrei prenderla tra le braccia e dirle una bugia, dirle cha Demi non conta più niente per me.
Il fatto è che non so cosa stia succedendo nella mia vita. Sono davvero disposto a riconciliarmi con Nick? E Kevin? Potrei convincerlo a perdonarmi?
E Blanda, mia moglie, cosa rappresenta per me? La amo? O il fantasma di Demi non se ne andrà mai? Ma, soprattutto, che fine ha fatto la mia Demi? Quella che rideva e scherzava come se la vita non avesse un domani? Il matrimonio ha cambiato anche lei?
Seppellito sotto una montagna di interrogativi non ho il coraggio di calmare Blanda. Mi dico che è perché non vorrei svegliare il piccolo James che dorme come un angioletto... Ma non è per questo.
È perché sono un vigliacco.

A colazione capisco che non sarà così facile riconciliarsi con Nick. Avrà riflettuto molto stanotte, dato che tavola è freddo come il porridge che mamma tira fuori dal congelatore. Spero non ugualmente disgustoso, almeno!
-Allora, Joe,- dice Nick a un certo punto con il consueto tono beffardo -dicci, cosa fai a Zurigo, esattamente?
-Eh?- rispondo confuso: ero troppo attratto da Demi, seduta di fronte a me, che non ho sentito la domanda.
-La vuoi smettere di fissare mia moglie?!- borbotta mio fratello irritato- Ricordati che ora è sposata con me!- ridacchia in modo insopportabilmente falso e passa un braccio attorno al fianco di Demi, stringendola a sé.
Lei sorride timidamente e poi torna a fissare la sua scodella della poltiglia che passano per porridge inglese. Non ha mangiato nulla.
-Smettetela di stuzzicarvi, voi due!- esclama mia madre indicando me e Nick con il suo cucchiaio -E tu, Frankie, mangia il tuo porridge, non vedi quanto è delizioso?!
-Delizioso è un eufemismo, mamma- borbotta mio fratello affondando comunque il suo cucchiaio nella poltiglia. Forse ha paura che mamma gli sequestri la macchina nuova...
Riprendo a mangiare finché James non chiede:-E zia Demi che lavoro fa?
-Come, nipote, tuo padre non te lo ha detto?- interviene Nick prima che sua moglie possa rispondere da sé alla domanda -Tua zia è una famosa cantante! Più famosa di Madonna e Katy Perry!
-Chi sono Madonna e Katy Perry, papà?- mi chiede mio figlio.
-Cantanti famose, James- rispondo disinteressato.
-E tu e zia Demi avete mai cantato insieme?
Questo fa quasi andare di traverso il porridge a Nick ma non mi azzardo a rispondere.
-Sì- risponde invece Demi -Si, Jamie, qualche volta abbiamo cantato insieme...- e alza lo sguardo dal tavolo per rivolgere un dolce sorriso a James.
Questo sembra davvero troppo per Blanda, la quale sbatte le mani sulla tavolo e corre via senza dire una parola.
-Davvero garbato da parte di tua moglie, fratello- sussurra Nick con ironia.
Devo fare ricorso a tutte le mie forze per non prendere a pugni mio fratello mentre rispondo come un automa:-Le passerà. È stressata. Basta non darle corda.

Sono davvero un codardo. Altrimenti consolerei mia moglie.
E invece no, me ne vado in giro con Frankie e la sua nuova macchina.
James è al sicuro con la mamma e sé Nick inizia a dire idiozie sa che è un uomo morto. Può prendere in giro me ma non mio figlio.
Per tutto il giro resto in silenzio a pensare alla mia sorte e sono vani i tentativi di conversazione tra me e Frankie.
Al nostro ritorno a casa apprendiamo che Nick è a giocare a golf, Blanda è in centro con James e papà, Demi è di sopra. A dircelo è la mamma che subito dopo esce a fare la spesa. E Frankie si offre per darle un passaggio.
Siedo in cucina con la testa tra le mani a pensare finché non resisto più: sono a casa e con me c'è soltanto Demi e in meno di cinque minuti decido che è arrivato il momento di accorciare al minimo la distanza tra di noi e di capire cosa diamine le sta succedendo.

ANGOLO DELL’AUTRICE

Un po’ di tensione in casa Jonas, non vi pare?
Ecco qui il nuovo capitolo! Ormai ho finito tutta la storia e vi dico solo che sono 10 capitoli, quindi mi dispiace per gli amanti delle long, ma stavolta è andata così. Mi rifarò presto, lo prometto ;)
Allooora, Joe è un codardo. Voglio dire, nel primo capitolo avrebbe fatto di tutto per la sua Blanduccia e poi… BOOM! Arriva Demi e cambiano le carte in tavola.
Alzi la mano chi trova James adorabile! È vero che l’ho creato io ma, dall’inizio della storia, ho perso il controllo su di lui rendendolo ancora più dolce di come avrei voluto!
Mi scuso per gli amanti del porridge, di Katy Perry e di Madonna ma:
1.       Mi hanno descritto il porridge in modo tale che lo trovi ripugnante, sebbene mi abbiano assicurato che è buonissimo;
2.       Demi, nella mia storia, è una star mondiale che vince quattro o cinque premi a evento.
Potreste recensire? In cambio vi regalo un biscotto :C
No, sul serio, recensite pleeeeease!
Love you all,
Ella.

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Capitolo 5
*** The last time. ***


THE LAST TIME.

Apro lentamente la porta senza darmi la pena di bussare, per non interrompere Demi che suona la chitarra seduta a una sedia vicino alla finestra. Accanto a lei, sul davanzale, ci sono un foglio e una matita.
Mi avvicino di soppiatto a lei e prendo tra le mani il foglio e mi accorgo che è stranamente vuoto. Cosa che a Demi non succede mai: lei scrive canzoni in continuazione e per quanto ricordi non ha mai avuto il blocco dello scrittore.
-Mi hanno commissionato una canzone allegra per il nuovo album- dice senza alzare lo sguardo dalle corde della chitarra.
-E tu non sei allegra? Sei sposata, famosa...
-Il fatto che sia fortunata non significa che debba essere per forza allegra, Joe- mi interrompe rivolgendomi uno sguardo incredibilmente triste.
-Vorrei darti una mano con la canzone- dico poggiando il foglio sul davanzale -ma non sarei di grande aiuto.
-Non importa- risponde lei spostando la chitarra su un piedistallo.
Rimango a fissarla affascinato mentre lei cerca di evitare il mio sguardo finché non mi inginocchio davanti a lei.
-Sei davvero diventata così famosa come dice mio fratello?
-Faccio semplicemente quello che ti ho promesso di fare. Mi occupo della musica e della mia salute.
-Dem, come ti tratta Nick?- chiedo mettendo una mano sotto il suo mento, in modo che sia costretta a guardarmi.
-Lui... è dolce, Joe. Non è come lo vedi tu! Si preoccupa per me, mi tratta come una regina- risponde lei mentre un timido sorrisole attraversa il volto.
-Demi, tu sai che voglio proteggerti...
-Avevi detto che non dovevi proteggermi più- risponde lei arrabbiata.
-Io non "devo" proteggerti. Io "voglio" proteggerti. Non sei più tu! Non ridi, non sei felice, non mangi!- ormai il mio tono di voce si è alzato fino a farmi urlare -Perciò dimmi cosa ti fa star male! Chi è che ti fa questo, Dem?
-Non te lo dirò!- urla lei alzandosi di scatto dalla sedia.
Mi alzo anche io e le poso le mani sulle spalle in modo che non si volti e intanto le urlo:-Dimmi chi è il colpevole di tutto questo e io lo ucciderò!
-No!- risponde lei risoluta.
-Dimmelo!
Lei sospira e dice:-Vuoi proprio saperlo, Joe? Chi sei disposto ad uccidere davvero?
-Tutti, Dem!- rispondo con rabbia e impazienza.
-Allora non sarai felice di sapere che dovresti uccidere te stesso!- mi urla a pochi centimetri dalla faccia per poi sottrarsi dalla mia stretta e rifugiarsi vicino al letto.
Sono sconvolto.
Sono io il motivo per cui lei sta così.
È tutta colpa mia.
Io sono il veleno, io la bestia che la sta divorando lentamente.
Mi lascio cadere con le mani nei capelli sulla sedia occupata in precedenza da Demi mentre lei mi scruta nella penombra della stanza, appoggiata fermamente a un comodino.
-Cosa ti ho fatto?- chiedo dopo minuti interminabili di riflessione.
-Sei venuto. Io... non mi permetterei mai di dirlo ma... il semplice fatto che tu...
-...che io esista?- continuo addolorato la sua frase.
-No!- risponde lei allarmata -No, no, no!- poi abbassa la testa e, con più calma continua -È perché so che non mi ami.
-Come fai a saperlo con certezza?- chiedo con quanta più calma posso.
-Vorrei semplicemente non saperlo.
Altri minuti di silenzio.
-Tu ami Blanda?- chiede lei con timidezza.
-Si.
-Tanto?
La squadro un secondo per accorgermi che è terrorizzata dalla mia risposta e mi limito a voltare la testa verso la finestra.
-Non vedo motivo per cui dovrei... rimanere qui...- dice Demi mentre tira una valigia da sotto il letto e mettendoci dentro dei vestiti alla rinfusa.
 Mi alzo di scatto dalla sedia mentre urlo:-Non puoi!
-Joe, tu non mi ami!- urla lei con voce rotta e le lacrime che scivolano sulle sue guance.
-Non è vero! Tu non me lo hai chiesto!- grido avvicinandomi a lei.
-Te lo chiedo per l'ultima volta, Joe- dice lei voltandosi verso di me che ormai le sono vicinissimo -Tu mi ami?
Poi il mondo sembra fermarsi e i suoi capelli sono troppo neri e lucenti perché io non possa passarci attraverso le dita e i suoi occhi troppo grandi e profondi perché non mi ci perda dentro e le sue labbra troppo rosee e incantevoli perché non possa baciarle.
Un bacio, sì un bacio. Le sue labbra dolci, come ho fatto a viverci senza per nove anni? Come ho fatto a non morire? Anzi, no, la verità è che ero già morto! E che le sue labbra mi hanno salvato, mi hanno riporato alla vita!
Lei risponde al bacio delicatamente e si stringe a me mentre io sposto le mani sul suo collo di porcellana preziosa. E sento pezzi di realtà che mi piovono addosso come una pioggia di vetri infranti.
Non sono più sicuro di niente nella mia vita, nulla vale più della persona che sto baciando. Per un attimo non esistono più Blanda né James e torniamo ragazzini, ragazzini innamorati con il futuro davanti.
Mi stacco delicatamente da lei per asciugarle le lacrime mentre mormoro:-Io ti amo.
Lei sorride (un sorriso vero, di quelli tipici della vecchia Demi) e mi circonda il collo con le braccia per tornare a baciarmi appassionatamente.
Faccio scivolare le mani sui suoi fianchi e la prendo tra le braccia finché il bacio diventa troppo appassionato per essere un solo bacio.
Demi si stacca da me e si affretta a chiudere a chiave la porta, poi si appoggia ad essa e mormora con uno sguardo malizioso:-Non lo saprà nessuno.
La prendo per mano e la porto con me sul letto.

Mezzora dopo siamo sul letto, sotto le lenzuola e lei mi guarda con un'espressione divertita mentre passo le dita tra i suoi capelli.
Nell'ultima mezzora mi sono sentito... vivo. Come mai prima d'ora. Non mi ero sentito così nemmeno con Blanda e la cosa strana è che non provo sensi di colpa, anzi, penso di aver fatto la cosa giusta.
-Cosa c'è di sbagliato in me? Sto così bene con te che non mi sento male per aver tradito mia moglie.
-Immagino quindi che tu preferiresti aver passato il pomeriggio con lei piuttosto che con me.
Demi si mette a sedere sul letto coprendosi con un lembo di lenzuolo e mi guarda imbronciata
-Ah, fai la gelosa, adesso?- rispondo piuttosto divertito e le stampo un bacio sulle dolci labbra.
-Joe?- sussurra lei staccandosi da me.
-Mh?- rispondo mentre torno a concentrarmi sui suoi capelli.
-Cosa facciamo ora?
-Potremmo... dormire. No, troppo scontato. Che ne dici di una passeggiata?
-Parlo sul serio, Joseph- mi rimprovera lei.
Appoggio la testa sulla testiera del letto e fisso la camera in penombra cercando di pensare seriamente al futuro mentre Demi appoggia la testa sul mio petto.
-Potremmo farlo- dico accarezzandole la testa -Sai, io e te. E se vuoi anche James. Posso divorziare con Blanda, lei soffrirà, però sopporterà. E tu potresti divorziare con Nick... Ti seguirò in capo al mondo, Dem. Abbandono il quadri e l'arte e mi dedico a te. Sarò il tuo cameriere, autista, segretario...
Demi ridacchia dicendo:-Non ti ci vedo proprio come cameriere.
-Io farei tutto per te!
Demi sospira e con un tono più serio dice:-Non lo so...- poi apre di scatto il cassetto del comodino e tira fuori una sigaretta che inizia a fumare.
-Ehi!- esclamo togliendole la sigaretta di bocca e spegnendola sul piano di marmo del comodino -Questa roba fa male!
-Meno male di quello che sto per dirti- dice lei abbassando lo sguardo.
-Potremmo farcela!
-No, Joe, non potremmo farcela! Non siamo in un libro di Nicholas Sparks! Questa è la realtà!- urla Demi. Poi, con più calma continua:-Tuo figlio ha bisogno di entrambi i suoi genitori. Sai, Joe, è un bambino meraviglioso!
-E se lo crescessimo insieme?- sussurro voltandomi verso di lei.
-Non possiamo fare questo a tua moglie. E nemmeno a mio marito- risponde lei rattristandosi.
-Dovrei essere io tuo marito- commento sprezzante.
-Beh, Joe, forse c'è un motivo se non lo sei. E se qualcuno più potente di noi ha scelto così non possiamo farci niente.
-Che razza di ragionamento è? Siamo noi i padroni del nostro destino!
-Forse prima.- dice Demi con uno sguardo carico di nostalgia -Ora non più.
Sospira alzandosi dal letto e si riveste e io mi stiracchio sulle lenzuola.
-Allora il nostro momento di idillio finisce qui?- chiedo controvoglia.
-Credo proprio di sì- lei mi squadra dall'altro lato della stanza con le mani sui fianchi -Te ne vai tu o me ne vado io?
-Non credo che mio fratello sarebbe contento di trovare me nella vostra stanza!- rispondo alzandomi.
Demi ride di gusto per tutto il tempo che impiego a rivestirmi e, prima di andarmene, non posso fare a meno di darle un ultimo bacio.
-Fai pace con i tuoi fratelli, Joe. Per favore- sussurra lei mentre apro la porta.
Sappiamo entrambi bene che se non mi riappacifico almeno con Nick non avremo più possibilità di vederci.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE

Sooooorpreesaaaaa!
Il nuovo capitolo tutto per voi in anticipo!
Il motivo? Domani me ne vado in vacanza!!! :3 Un luogo sperduto dove non so se trovo il tempo e la connessione per aggiornare.
Comunque volevo solo dirvi che questo è decisamente il mio capitolo preferito, dedicato a chi sogna sempre un ritorno dei Jemi, nonostante tutto e volevo anche esprimere il mio amore immenso per la canzone che da il titolo a questo capitolo. Quella canzone è poesia! *-*
Ok, ok, odio il fatto che Joe tradisca Blanda (e James) senza provare nemmeno un minimo senso di colpa, ma… facciamo in modo che rimanga un segreto tra noi e i Jemi, eh? u.u
Riguardo al fatto che Demi nomina Nicholas Sparks, posso dirvi di aver letto abbastanza dei suoi libri da essere una piccola Sparksiana con una collezione dei suoi libri :3
E vi direte: e adesso? E adesso viene il bello! J
Ringrazio di cuore tutti coloro che recensiscono i miei capitoli, significa sempre molto per me e spero di trovare tante altre recensioni appena torno!
Un bacio, un abbraccio amorevole,
Ella.
 

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Capitolo 6
*** Such fools ***


SUCH FOOLS.

La sera ceniamo in giardino.
-È una così bella serata, non possiamo sprecare le ultime serate estive rimanendo in casa!- si è giustificata mamma con la consueta allegria.
La verità è che la serata è tutt'altro che bella: il vento soffia in modo più impetuoso del solito, le nuvole coprono la luna e un'aria fredda si insinua nei vestiti. Ma smuovere mia madre dall'idea di mangiare in giardino è più difficile di muovere una montagna, perciò ci accomodiamo tutti attorno al tavolo sistemato in veranda e stavolta capito accanto a Nick.
-Allora, come è andata la giornata di tutti?- chiede allegramente mio padre.
-Non male.- borbottano Nick e Frankie in coro. Quei due sono più simili di quanto si possa pensare, ma sono l'unico ad essermene accorto da tempo. Per il resto del mondo Nick è quello saggio ma stronzo e Frankie quello dolce ma chiassoso.
-Nonno mi ha fatto vedere lo stagno dei pesci rossi al parco!- esclama James entusiasta.
-Ci andavamo anche noi da piccoli- rispondo sorridendo -Vero, Nick?
Nick mi guarda sottecchi e sussurra:-A te capitava sempre il pane migliore per quei dannati pesci!
Mamma sospira e chiede con esagerata affettazione:-Qualcuno vuole un'altra porzione di stufato?
Frankie borbotta a bocca piena:-Io.
Mamma sta per passargli gli avanzi quando, accortasi che Frankie è seduto accanto a Demi, la quale non ha toccato cibo, esclama:-Demi! Tesoro, perché non hai toccato niente? Mi fai preoccupare...
-Non preoccuparti, mamma- risponde Demi sforzando un sorriso.
Blanda lascia cadere la sua forchetta che tintinna nel piatto.
Lei  ha sempre chiamato mamma Denise e mamma non si è mai preoccupata per lei quanto si preoccupa per Demi. Mi secca pensarlo, ma sono certo che Blanda sia attanagliata dalla gelosia.
-Demi, tesoro, devi mangiare o non sarai in forma per il prossimo tour!- esclama Nick con uno sguardo preoccupato.
-Non è il tour il problema!- rispondo con quanta più calma posso.
-A te cosa importa?- chiede Nick stringendo le mani a pugno.
Decido di ignorare la sua domanda e di fargli aprire gli occhi.
-Non vedi che sta male? Sei suo marito ma ti comporti come un manager!- rispondo alzandomi dal tavolo.
-Anche tu non ti sei comportato molto bene nove anni fa! Hai lasciato che marcisse in rehab per mesi!- si alza anche lui dalla sua sedia.
-Lei doveva stare lì!- ormai la rabbia mi ha invaso e non c'è modo di tornare calmo.
-Ma aveva bisogno di te! Alla fine c'ero solo io ad aiutarla!
-Smettetela, ragazzi non é colpa vostra...- cerca di dire Demi sempre più agitata.
-No, Demi è colpa di Joe! È sempre colpa di Joe! Lui ha fatto del male a tutti noi, lui ha distrutto la band!
Ormai tutta la famiglia è in subbuglio e il piccolo James scoppia in lacrime nel momento in cui, preso dalla rabbia, scaravento Nick a terra e inizio a prenderlo a pugni: Nick è più muscoloso di me, ma lui ha sollevato pesi, io ho dato pugni a un sacco di sabbia. E sono il più forte.
-Adesso basta- dice Frankie strattonandomi e trattenendomi.
Non oppongo resistenza, dal momento che le forze mi hanno abbandonato.
Ho davvero picchiato mio fratello?
Sì, l’ho fatto.
Nick si solleva barcollante e mi fissa con odio. Attorno a lui tutti indossano maschere di orrore.
-Domani tu vieni con me a New York. Ti dimostrerò che non ho distrutto la band e che voglio riformarla.
-Come mai tanto spirito di avventura?- sibila Nick in tono beffardo asciugandosi un rivolo di sangue che gli scende da un taglio appena sopra il sopracciglio.
Sospiro lentamente mentre mi guardo intorno. James ha gli occhi rossi e lucidi e Demi fissa il vuoto con uno sguardo vitreo.
-Perché l'ho promesso- sussurro prima di liberarmi dalla stretta di Frankie e rientrare in casa.

Sono nel letto da tre quarti d'ora quando Blanda entra con James in braccio.
-Buonanotte, papà- sussurra James abbracciandomi.
-Buonanotte, campione. Scusa se ti ho fatto spaventare.
Ma James dorme già.
-Sai,- sussurra Blanda accarezzando la testolina di nostro figlio -ho sbagliato stanza venendo. Ho aperto la porta della stanza di Nick- balbetta arrossendo.
-Dormivano?- chiedo distrattamente.
-No... per fortuna James non era con me- dichiara arrossendo ancora di più.
Mi rigiro nel letto in modo che non possa vedere quanto sono sconvolto. Strano che mi senta tradito anche se sono effettivamente io il traditore.
-Mi spieghi come ci arriviamo a New York in auto?- dice Nick in modo beffardo mentre carico la mia valigia in macchina la mattina dopo.
-Perché, come ci vorresti arrivare?- sbruffo chiudendo il cofano.
-Con il jet privato- risponde Nick facendo spallucce e, proprio in quel momento, appare in cielo un jet bianco e nero con la scritta "Demi Lovato" su un fianco.
-Mi ero dimenticato di essere il Jonas povero, ormai- borbotto.
-Non te la prendere, bro- sghignazza Nick mettendomi una mano sula spalla. È sin troppo evidente il fatto che si stia vantando della sua situazione.

I jet sono troppo veloci secondo Kevin. Diceva che aspettare per tutta la durata di un viaggio è romantico e appagante. D'altra parte io ho sempre amato la velocità e non di rado ho tentato di infiltrarmi nella cabina di comando per guidare quell'aggeggio super veloce.
Il Nick di prima scribacchiava canzoni per l'intero viaggio e mi lascia alquanto perplesso il fatto che adesso se ne stia comodamente seduto a sorseggiare champagne mentre discute al telefono della salute di Demi con il suo manager.
Sbruffo e cerco di pensare ad altro. Per esempio a Blanda, che stamattina non ho nemmeno salutato, andandomene come un ladro. Cosa mi sta succedendo? Io amo Blanda.
Vorrei poter aprire lo sportello del jet e buttarmi giù. Sì, sarebbe una buona idea: Nick va a fare pace con Kevin e vive felice con Demi.
Ma James? Non posso abbandonarlo adesso, non gli ho insegnato a giocare a baseball né a basket e non gli ho insegnato a tenere il microfono come si deve...
"Grandioso, adesso non posso neanche morire!" penso sferrando un pugno al tavolino davanti a me.
-Eeeeehi, ti faccio ripagare tutto il jet se trovo un solo graffio su quel tavolino!- grida Nick chiudendo la chiamata con il manager.
-Addirittura!- esclamo massaggiandomi la mano. Cavolo se è duro il legno di quel tavolino!
-Allora, qual è il tuo piano, fratello?- borbotta Nick nel tentativo di cambiare discorso. E quando mai? Questa mossa da lui non me l'aspettavo proprio…
-Andare da Kevin e farlo ragionare- rispondo guardando dritto negli occhi di mio fratello.
-Dì un po'- sussurra con lo sguardo assorto -quanto ci hai messo ad elaborare questo grandioso piano? "Meno degli "io" che metti tu in una frase" vorrei rispondere.
-Tutto il tempo che ho impiegato a picchiarti ieri sera- stavolta tocca a me il tono beffardo.
-Voglio la rivincita!- esclama lui puntandomi l'indice a pochi centimetri dal naso.
-Vincerei sempre io, rassegnati, fratellino.
-Dovremmo organizzare un incontro di pugilato, noi tre!
-Noi tre chi, scusa?- chiedo confuso.
-Oh,- sospira Nick voltandosi verso la porta della cabina di comando -ho dimenticato che Kevin non è qui.
Per la prima volta da quando ho rivisto mio fratello riesco a percepire la tristezza nel suo sguardo.
-Noi lo riporteremo a casa- dico porgendo la mano destra a Nick -E ci saranno di nuovo i Jonas Brothers.
Mi aspetto che Nick guardi la mano con riluttanza e invece la stringe immediatamente.
È questo il patto che riporta due terzi della band ad essere tali.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Buondì :)
Cioè, lo so che è pomeriggio ma io mi sono appena svegliata, quindi buongiorno :)
Questo è un capitolo davvero piatto e noioso, ma non potrei in alcun modo compensare il precedente e poi mi serviva LA GRANDE SVOLTA.
Avete mai immaginato Joe e Nick litigare pesantemente? Io no. Ho dovuto pensarci molto ma alla fine questo è il risultato.
Riguardo al “Jonas povero”, penso che il proprietario di una casa discografica e il marito di una cantante molto famosa siano più ricchi di un pittore… Non lo so di per certo, voglio dire, non ho mai fatto nessuno di questi tre lavori! XD
Lo ammetto, ho dovuto trattenermi molto dallo scrivere “Quello è mogano!” quando Joe sferra un pugno al tavolino e Nick lo rimprovera… del resto, cosa vi aspettavate da una Tribute? :3
Nick è disposto a fare pace con Joe davvero. Quindi non vi meravigliate se, dopo essersi picchiati, quei due ritornano d’amore e d’accordo, anche perché non penso che tornerebbero mai d’amore e d’accordo.
Ah, un’ultima cosa: Me la mettete una recensione in più? Ogni volta solo due! :C
Con tanto tanto amore,
Ella.

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Capitolo 7
*** Mission Impossible. ***


MISSION IMPOSSIBLE.

Non mi sbagliavo a pensare di essere il Jonas povero, o almeno è Kevin ad essere smisuratamente ricco, data la sua villa megalattica nel quartiere più ricco.
Nick, senza esitazioni, suona al campanello (il custode ci ha aperto il cancello riconoscendoci) e una donnina bassa e paffuta ci tira dentro urlando di gioia.
-I signori Jonas! Il signor Joe e il signor Nick! Guarda, Antonio, i signori Jonas!
Antonio, evidentemente il maggiordomo, ci rivolge uno sguardo annoiato e torna a lucidare il pomello della porta con l'aria di uno che sta facendo il lavoro più importante del mondo.
-Su, su, non facciamo aspettare i signori in questo umile ingresso!- esclama la donnina trascinandosi in quello che dovrebbe essere il salotto.
Se definire l'ingresso "umile" è un eufemismo, pensare che lo sia la stanza in cui ci troviamo sarebbe una presa in giro bella e buona.
La donnina ci spinge sui divanetti bianchi in pelle e si siede davanti a noi su una sedia.
-Io sono Sarah, la domestica- dice la donnina gesticolando ampiamente -I signori Jonas vogliono una tazza di tè?
-No, grazie- rispondo prontamente.
-Un caffè?
-Sul serio, signora...
-Una fetta di torta?
-La prego, signora, siamo apposto!- esclama Nick agitando le mani davanti a se, esasperato.
-Va bene, signori Jonas- risponde la signora Sarah con un sorriso gentile.
-Scusi, signora, ma come fa a sapere che siamo i signori Jonas?- chiede Nick alzando una mano.
-Già, non penso che Kevin parli di noi tutti i giorni- sussurro sospettoso.
La donnina ride di gusto, poi spiega:-Mia figlia era una fan dei signori Jonas! E il signor Kevin tiene una foto dei Jonas Brothers in comodino.
-Dice sul serio?- chiede Nick speranzoso.
-Sono serissima, signor Nick Jonas. Proprio tra la foto del signorino Kevin e quella della signora Danielle! Povera signora Danielle! Povera, povera ragazza!- esclama la domestica giungendo le mani e alzando gli occhi al soffitto -E povero signorino Kevin, cresce senza madre e senza un padre!
-Cosa intende, esattamente?- chiedo con curiosità.
-Il signor Kevin Jonas, il padrone di casa, non è mai a casa. Viene solo per dormire e a volte non torna proprio a casa per dormire in ufficio!
-Ma perché?- chiedo un tantino esasperato.
-Questo non lo so! Però tutti i domestici e i camerieri e i giardinieri sono certi di una cosa: il padrone di questa casa è ancora tanto addolorato dalla morte della moglie. Vi dico anche un'altra cosa- dice la signora Sarah avvicinandosi ancora di più a noi -il signorino Kevin non può mai festeggiare il proprio compleanno altrimenti il signor Kevin Jonas si arrabbia moltissimo! Ogni anno, il 25 giugno, il giorno del compleanno del piccolo Kevin, si chiude in camera da letto e ne esce il giorno dopo.
-C'era da aspettarselo- sussurro abbandonandomi sul divanetto.
-Il signorino Kevin è un bambino tanto fortunato ma anche tanto sfortunato- dichiara la donnina.
Non passano che pochi secondi prima che un bimbetto sfrecci in braccio alla domestica.
-Saraaaah si è rotto il giocattolo nuovo!- piagnucola il bambino mostrando un orsacchiotto decapitato. Dallo sguardo furbo e gli occhi color cioccolato, direi che lui è il piccolo Kev.
Però, vivace, il nipotino.
-Oh, povero il piccolo Kevin!- esclama la domestica dimenando le mani al cielo in modo così realistico che non riesco proprio a capire se stia fingendo per compiacere il bambino o se quello sia il suo modo di comportarsi.
Mi giro verso Nick con uno sguardo interrogativo ma la sua attenzione è interamente concentrata su nostro nipote.
-Joe- sussurra con un filo di voce -mi sembra di vedere te da bambino.
-Non dire idiozie- borbotto -sei più piccolo di me, come potresti ricordarti di me da piccolo?
-E loro due chi sono?- esclama Kev additandoci.
-Loro sono i tuoi zii Joe e Nick- spiega la donnina.
-Oh!- esclama il bimbo sgranando gli occhi -Non sapevo di avere altri zii!
-Tieni, ti abbiamo portato un regalo- dice Nick estraendo un pacchetto dalla borsa da lavoro e porgendolo a nostro nipote. Mi sento un idiota per non aver pensato anch'io ad un regalo.
Il bimbo dallo sguardo furbo allunga prontamente la mano e scarta il pacco come una furia. La sorpresa gli invade il volto mentre estrae una piccola chitarra dalla scatola.
-Questa è una chitarra!
-Sai come si suona?- chiedo divertito dal suo sguardo estasiato.
-No. Mi insegni tu, Sarah?- chiede il bambino girandosi verso la domestica.
-Ma signorino Kevin, i tuoi zii suonano la chitarra, non io!- esclama Sarah alzando di nuovo le mani al cielo.
-Mi insegnate voi?- chiede Kev con uno sguardo estasiato.
-Magari un altro giorno, nipote- dice Nick arruffando i capelli di Kev.
-Dobbiamo andare- sussurro.
-Ma voi tornate a trovarmi, vero? Io voglio vedervi di nuovo.
-Prima di quanto immagini- rispondo sorridendo.
-E mi portate un'altra chitarra?- chiede con furbizia.
-Magari quando impari a suonare quella che hai- dice Nick scoppiando a ridere.
La domestica ci accompagna all'ingresso ma prima di andarcene chiedo:-Mio fratello ha mai suonato da quando vive qui?
-Oh, no, signore. Al signor Kevin Jonas non piace molto sentire la musica se non si tratta di lavoro.
-E lascia suonare il bambino?
-Non da quando ha scoperto che gli ho regalato un tamburello. Vedete, se l'è rotto in testa più o meno sei mesi fa...
Nick ridacchia e, dopo esserci congedati esclama:-Ammettilo, Joe, quella bambino è la tua fotocopia!

La Jonas Enterprises è nata nella casa di Nick a New York, poi si è trasferita in un appartamentino al centro della Grande Mela. Nulla più di un paio di stanze, ad ogni modo.
Ora, vedere un palazzone di vetro di almeno una trentina di piani con un elicottero che parte dalla terrazza e un "Jonas Enterprises" scritto a caratteri cubitali appena sopra le finestre dell'ultimo piano mi sorprende come mai niente in vita mia.
Nick mi scorta prontamente nell'immenso atrio bianco e oro.
-Sei mai stato qui prima d'ora?- gli chiedo.
-No, affatto. Ma tutti nel campo della musica si sono recati qui almeno un paio di volte, come se fosse un pellegrinaggio. Poi non fanno altro che venire da me a decantare l'abilità di Kevin negli affari. Li detesto.
Ci avviciniamo all'immenso bancone dove compare sorridente una ragazza più o meno dell'età di Nick.
-Benvenuti alla Jonas Enterprises. Voi siete...?
-Nick e Joe Jonas. Vogliamo parlare con nostro fratello.
La ragazza ci guarda con un misto di sorpresa e terrore, poi si guarda intorno e, a voce più alta, esclama:- Mi dispiace, ma il signor Jonas non può ricevervi.
-Signorina... Amanda- sussurro leggendo il cartellino appeso alla camicetta della ragazza -la prego, ci faccia entrare.
-Non se ne parla!- esclama lei con quello tono di voce esageratamente alto.
-Lei non può cacciarci di qui- sibila Nick piuttosto arrabbiato –io ho creato la Jonas Enterprises!
-Qualcosa non va?- un omone grande quanto un armadio si avvicina a noi facendo scrocchiare le dita.
-No, Arthur, nessun problema- risponde Amanda con un sorriso tirato
-Accompagno i signori alla porta, stavano giusto per andarsene.
L'omone Arthur approva con un cenno e ci segue con lo sguardo mentre Amanda ci scorta gentilmente fuori dal palazzo e, da lì, ci fa segno di seguirci in una viuzza laterale. Giriamo attorno al palazzo finché non arriviamo ad una porticciola e lì Amanda si ferma e tende la mano con un sorriso amabile dicendo:-Piacere, il mio nome è Amanda Miller e vi aspetto da cinque anni.
La tipa, a mio parere, ha qualche disturbo della personalità o ha perso del tutto il cervello.
-Beh, adesso siamo arrivati- dice Nick riprendendosi dalla sorpresa ancora prima di me -Suppongo che sappia arrivare all'ufficio di Kevin.
-Certo, altrimenti che ci sto a fare io qui?- risponde Amanda.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Alla fine ho deciso di completare la storia, perchè odio averla lasciata a metà. Non so se è rimasto qualcuuno che la legge, nel fandom, e non so quando aggiornerò e se mettero dei commenti finali agli altri capitoli.
Però risponderò alle recensioni, se ci saranno.
Ho preferito non rileggere il capitolo, perchè ho scritto la storia l'estate scorsa e potrei aver modificato leggermente il mio stile, per cui ho voluto lasciare le cose così come le ho scritte.
Capitemi, questa è la mia prima FF in assoluto, è un po' la mia "bambina".
I dunno what else,

Ella.

 

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Capitolo 8
*** Somebody that I used to know ***


Mi sento fortemente in dovere di specificare che mi sono astenuta da qualunque tipo di correzione per lasciare la storia all'originale. Anche per questo non commenterò affatto il capitolo, a meno che non riceva recensioni. In tal caso sarò contentissima di rispondere. Buona lettura.
Ella.

SOMEBODY THAT I USED TO KNOW.

Siamo in ascensore da circa cinque minuti quando Amanda, disperata, dichiara:-L'ascensore di servizio è davvero lento!
"Quanta perspicacia, davvero!" penso sbruffando.
-Era proprio necessario mettere l'ufficio del direttore all'ultimo piano?- borbotta Nick esasperato.
-Il direttore ha previsto il vostro arrivo da anni e ha istruito guardie a proposito di questa faccenda.
-Oh, andiamo, non siamo mica terroristi!- esclama Nick mettendosi le mani nel capelli.
 -No, infatti, siamo i suoi fratelli- sussurro con amarezza. Da quando sono a New York non faccio altro che sussurrare.
Il silenzio piomba nello spazio angusto dell'ascensore fino a che, quasi per miracolo, esso si ferma e, molto lentamente, le porte si aprono.
Ci avviamo furtivamente alla porta su cui campeggia la scritta "Kevin Jonas II, direttore della Jonas Enterprises" quando Nick si scontra con un ragazzo biondo.
-Ehi, attento a dove metti i pie... Oh, ma tu sei il marito di Demi!- dice il ragazzo con un sorirso che va da un orecchio all'altro.
-E se non mi sbaglio tu sei Keaton- risponde Nick stringendo calorosamente la mano del ragazzo.
-Erm...- borbotto per farmi sentire dai due.
-Ragazzo, ti presento mio fratello Joe.
-Il membro dei Jonas che non ho mai conosciuto!- gli occhi di Keaton brillano più o meno come quelli del piccolo Kev alla vista della chitarra -Drew! Wes! Venite a vedere, c'è Joe Jonas!
Gli faccio segno di tacere (siamo in missione segreta, diamine!) mentre altri due ragazzi sbucano dall'angolo del corridoio correndo come scalmanati e quasi mi stritolano in un abbraccio. Senza dubbio sono californiani.
-Noi abbiamo sempre adorato i Jonas Brothers!- esclama quello che dovrebbe essere Wes, il quale somiglia moltissimo a Keaton, penso che sia suo fratello.
-Ragazzi, siete sempre stati un modello da seguire per noi!- urla l'altro ragazzo biondo, Drew, credo, mentre guardo con apprensione la porta di Kevin. Con quella casino mi sembra un miracolo che non sia ancora uscito dall'ufficio per cacciarci.
-Lascia che ti spieghi- dice Nick con un affabile tono da manager -Loro sono gli Emblem3. Hanno ingranato un bel po' da quando hanno partecipato a X Factor quando c'era Demi come giudice...
Ecco perché i loro volti mi sono familiari...
Demi.
Il solo pensiero mi porta indietro di tante miglia, indietro, fino a Dallas, fino a casa dei miei, fino alla sua stanza, fino a lei. Cosa sta facendo? È felice senza di me? Le manco un po', almeno un millionesimo di quanto lei manca a me?
Mi manca, mi manca come l'aria.
-Joe?- Nick mi riporta alla realtà con una gomitata.
-Mh?
-Scusatelo, pensa a sua moglie, evidentemente...- sdrammatizza mio fratello e tutti scoppiano a ridere.
Curioso che stessi pensando a sua moglie.
-Allora, ragazzi, come va con il successo?- chiede Nick cambiando discorso.
-Mica bene. I Near North Side sono alle calcagna e ci supereranno presto!- esclama Drew scuotendo la testa. "Credimi, ragazzo, ci sono cose più importanti del successo" penso io.
-Chi sono i Near North Side?- chiedo smorzando il silenzio che è seguito all'esclamazione di Drew.
-La nuova boy band- risponde Nick scuotendo la testa.
-Più che boy band è una bad band!- esclama Wes schifato.
-Non esistono più le buone boy band di una volta!- gli fa eco Keaton.
Ma in che mondo ho vissuto fino ad ora? Ero rimasto ai One Direction!
-Dobbiamo andareee!- esclama a un tratto Amanda.
-Ragazzi, è stato bello vedervi- dice Nick stringendo calorosamente la mano ad ognuno di loro prima che Amanda ci trascini fino alla tanto temuta porta dell'ufficio di Kevin.
La ragazza che ci ha guidato fin lì prende un profondo respiro, poi entra e socchiude la porta, in modo da farci sentire cosa dice nostro fratello.
-Signor Jonas, il signor Justin Bieber e la signora Selena Bieber sono qui. Li faccio entrare?
-Certo, Amanda.
Amanda apre la porta e esce dalla stanza mimando un "Buona fortuna" con le labbra.
Questo è un bivio nella nostra vita: se Kevin ci darà ascolto, allora i Jonas Brothers saranno riuniti. Ma se falliremo in questa missione assurda, sarà finito tutto e, stavolta, per l'eternità.
Entriamo nell'ufficio immenso e praticamente vuoto tranne per la scrivania di legno scuro sulla quale Kevin analizza meticolosamente alcuni documenti tenuti a pochi millimetri dai suoi occhiali da lettura.
-Just! Selena!- esclama Kevin senza nemmeno alzare gli occhi dai fogli -Sono così contento di vedervi, fratelli!
-Ti sbagli- dichiara Nick con voce solenne -Non sono loro i tuoi fratelli.
Kevin sbatte i fogli sulla scrivania e lancia gli occhiali verso il bordo del piano da lavoro, in modo che pendano pericolosamente prima di abbattersi al suolo con una violenza impossibile da parte del Kevin che conoscevo. Non c'è più il Kevin che conoscevo.
-Andiamo, Kev- cerco di sdrammatizzare -Sapevamo tutti e tre che questo giorno sarebbe arrivato. Perciò risolviamo la questione una volta per tutte.
-Avrei preferito rincontrarvi sulla mia tomba- ringhia Kevin -E poi, non ho niente da risolvere con voi due.
-Noi sì- sibila Nick. È impossibile nascondere l'astio che è nato tra noi e Kevin nel momento in cui abbiamo varcato la soglia di quella stanza.
-E sentiamo- borbotta Kevin -Come mai avete affrontato un lungo e pericoloso viaggio per venire in questa mia umile impresa?- chiede ironicamente allargando le braccia.
-Per reclamare un fratello- dichiaro avvicinandomi alla scrivania.
-E per farti una proposta- mi fa eco Nick seguendomi attraverso la stanza.
Un occhio mi cade sulla scrivania sulla quale troneggiano un paio di foto. Mi sporgo un po' e noto che sono foto, soprattutto di Dani e di Kev. Ma ce n'è una che cattura immediatamente la mia attenzione. È la foto del nostro ultimo concerto.
Melbourne, Australia.
Nick era nervosissimo dal momento che in platea c'erano Miley e Liam, che erano venuti giusto per dargli fastidio. Non avrebbe mai potuto cantare ʺWedding Bells” davanti a loro.
Mio fratello minore si aggirava come un fantasma dietro le quinte quando Kevin lo prese per le spalle e gli disse:-Tu non sei solo. Ci siamo noi con te, perciò saliamo su quel palco e lasciamo che quei due si mangino i biglietti e maledicano il giorno in cui hanno deciso di venire a questo concerto!
Fu il concerto più energetico e ben riuscito di tutto il tour e, ad anni di distanza, penso ancora che sia tutto merito di Kevin.
-Che proposta dovete farmi?- ringhia Kevin strappandomi dai ricordi.
-Vieni con noi a Dallas- propone Nick risoluto.
-Non se ne parla.
-Vieni o ti porteremo con la forza.
-Sapete? Mi basta premere un pulsante e le guardie verrebbero a prendervi per portarvi fuori di qui. Quindi o ve ne andate da soli o vi faccio cacciare con la forza.
-Devi superare tutto questo, Kevin- urlo puntandogli un dito contro -E noi non ce ne andremo finché non sarà tutto risolto.
-Mai.
Sbruffo spazientito ma Nick riprende in mano la situazione.
-Abbiamo visto tuo figlio, oggi- dice con più calma.
-Come vi siete permessi a entrare in casa mia?!- urla Kevin alzandosi dalla sedia.
-Non è questo il problema. Il problema è che tuo figlio- dice Nick indicando una delle foto di Kev- cresce come un figlio di nessuno, senza padre né madre!
-Non è vero!- esclama Kevin sferrando un pugno alla scrivania.
-È vero- intervengo io -Pensi che non sappiamo come spendi le tue giornate? Dani non vorrebbe...
-Lascia in pace lei!- urla Kevin al colmo della disperazione prima di scoppiare in lacrime.
La morte di Dani ha lasciato al cuore di Kevin cicatrici che non se ne guariranno mai.
Nick gli mette una mano sulla spalla cercando di rassicurarlo ma Kevin si scosta e urla come un forsennato:-Andate via! Lasciatemi in pace!
Sospirando, io e Nick usciamo lentamente dall'ufficio e, prima di chiudere la porta, lancio uno sguardo a Kevin il quale piange con la testa poggiata sulla scrivania.
Missione fallita.
Game Over.

P.S. Il riferimento a Miley e Liam non è puramente casuale. All'epoca in cui scrissi questa storia stavano ancora insieme.

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Capitolo 9
*** Coming home. ***


COMING HOME.

Le nuvole sembrano di zucchero filato viste dal finestrino del jet.
Forse, se ci sbattessimo contro, potremmo rimbalzare. Chissà che faccia farebbe il pilota a una proposta simile...
Di certo una faccia migliore di quella che ha assunto Nick da quando abbiamo lasciato New York: è frustrato e deluso e più di una volta ha dichiarato che sarebbe andata meglio se non avessimo interpellato Dani o aspettato un po' per dare a nostro fratello il tempo di calmarsi.
Il problema è che ormai siamo più vicini a casa che a New York né sarei disposto a tornare indietro.
Kevin Jonas ha fatto la sua scelta e non sarei capace di smuoverlo dalla sua decisione ad ogni modo. Continuerò a considerarlo mio fratello e gli sarò per sempre grato per tutte le volte che mi ha salvato dai guai nel corso degli anni. Niente di più, niente di meno.
Per Nick, però, è diverso: io sono sempre stato il suo confidente ma Kevin era la sua roccia, il suo modello da seguire. Il buono e sensato Nicholas che si nasconde dietro lo stronzo e approfittatore Nick Jonas non avrebbe mai seguito l'esempio di Danger.
Certo è che Danger non c'è più da un bel po'. Non che sia scomparso del tutto, solo che ho l'impressione che la parte allegra e combinaguai di me si sia persa per strada e non riesca a tornare a casa. È una cosa triste ma segna la mia maturità in modo inevitabile.
All'improvviso il telefono di Nick squilla e un sorriso compare sul suo volto mentre risponde.
-Ciao, Demi, amore...- sussurra estasiato -Anche tu mi manchi... no, stiamo tornando a casa...- dice rabbuiandosi -sì, Joe è qui, sta bene, credo...- mi rivolge uno sguardo.
Demi ha chiesto di me. Ha chiesto come sto. Ha pensato a me.
In quel momento mi sento come un ragazzino innamorato. Ma quest'amore è impossibile.
Nick chiude la chiamata con un sorriso angelico e pesco il mio IPhone dalla tasca. Nessuna chiamata. Blanda non ha pensato a me.
Lancio uno sguardo a Nick che accarezza il telefono con uno sguardo assorto, come se stesse accarezzando lei.
 -La ami molto- dico d'impulso.
Nick mi lancia uno sguardo confuso.
-Ti preoccupi per lei e sorridi di più quando siete insieme...
-Non posso dire di non essere dispiaciuto di come sono andate le cose tra voi due- afferma con tono grave -Perché è così che ho trovato l'amore della mia vita. L'amavo da quando eravamo ragazzini e il fatto che lei per adesso ami me e non te- i suoi occhi ora luccicano dall'emozione -Mi rende l'uomo più felice sulla faccia della terra.
-Non ti biasimo- sussurro abbassando lo sguardo al suolo.
-Tornerai a Zurigo?- chiede Nick dopo alcuni minuti di silenzio.
-Non ho più niente da fare, qui- spiego torturando la manica della mia camicia -Tu e Demi siete sempre in giro per il mondo.
-Già- sussurra mio fratello.
Per il resto del viaggio rimaniamo in silenzio a contemplare le candide nuvole.

James mi corre incontro non appena varchiamo la soglia del giardino e lo stringo forte in un abbraccio. Ormai mi rimane solo lui.
-Torniamo a casa, campione- dichiaro sciogliendo l'abbraccio.
-Oh- sussurra mio figlio evidentemente deluso.
-Che c'è, non vuoi tornare a casa?
-No, è che mi piace stare con nonna e zia Demi- dice James sorridendo dolcemente.
Ci mancava solo questa.
In casa Blanda non mi rivolge la parola mentre Demi, decisamente più allegra di come l'ho lasciata, salta addosso a Nick sbaciucchiandolo.
Appendo la giacca all'appendiabiti all'ingresso e non posso fare a meno di pensare che dovrei essere io a meritare i suoi baci.
Demi mi rivolge uno sguardo che non riesco a decifrare. Capisco soltanto che quello sguardo è mi fa sentire come un ritorno a casa.

Dopo pranzo inizio a fare le valigie. Metto alla rinfusa camicie e magliette senza curarmi nemmeno di piegarle.
-Tanto non sei tu che le stiri...- sussurra in tono amaro una voce che viene dalla soglia della stanza.
Alzo la testa e focalizzo su Blanda, con le braccia conserte, appoggiata allo stipite della porta.
-Se vuoi le stiro io...
-Non lo farai- mi interrompe lei -Non lo faresti comunque.
Restiamo a fissarci per alcuni minuti finché lei non dice con voce rotta:-Ho chiamato l'avvocato.
Sospiro prima di chiederle:-Ne sei sicura?
Lei annuisce cercando invano di non piangere e corre via singhiozzando.
Sto per divorziare con mia moglie.
Mi siedo sulla copriletto con le mani tra i capelli cercando di realizzare quello che sta succedendo ma non ne ho il tempo perché mia madre urla dal piano di sotto:-Joe! Vieni subito!
Oddio, ora che è successo? James è caduto dalle scale? Demi sta male?
Scendo le scale in tutta furia e mia madre, vedendomi esclama:-Joe! Sei pallido come un fantasma!
-Cosa è successo?- chiedo con un filo di voce.
-Guarda un po' chi è venuto a trovarci- dice sorridendo e indicandomi il salotto dove Nick e Demi siedono davanti a una persona in giacca e cravatta e due bambini giocano sul tappeto. Uno dei due bambini fa vedere all'altro una piccola chitarra che tiene tra le braccia come se fosse il più prezioso degli oggetti.
-Bentornato a casa, Kevin!- esclamo allargando le braccia.
-Grazie, Joe- risponde lui alzando verso di me il bicchiere di limonata che stava bevendo.
-Papà, guarda che bella chitarra ha questo bambino!- esclama James attirando la mia attenzione.
-Kev-in- scandisce il piccolo Kev spazientito. Deve averglielo ripetuto già una ventina di volte.
James scoppia a ridere trovando il lato comico della situazione con la facilità di cui solo lui è capace e la sua risata è così allegra e spontanea che contagia tutti noi.
Dopo cinque anni la famiglia Jonas è di nuovo al completo.

Zurigo, venti giorni dopo.

Chiudo la zip dello zainetto da viaggio di James mentre Blanda trascina l'ultima delle sue valigie fino all'ingresso.
Abbiamo deciso di non divorziare più, per il bene di James. Però non ci tocchiamo più. Dormiamo praticamente separati e non ci scambiamo più baci. Sarebbe più straziante se divorziassimo, ad ogni modo.
-Fermo, papà!- esclama James correndomi incontro con il suo microfono giocattolo in mano.
-Che c'è, Jam?
-Devo portarlo con me!- dice strappandomi lo zainetto dalle mani e infilando il microfono in una tasca laterale.
Da quando, al ritorno dagli States, gli ho regalato quel microfono, sono diventati inseparabili. Ci dorme persino, con il microfono. Ho come l'impressione che lui e Kev stiano creando segretamente una band. Non che mi dispiaccia, anzi, avrei anche un'idea per il nome...
-Prendi le valigie in camera dal letto?- chiede Blanda con le mani ai fianchi.
-Vado- rispondo.
Di sopra, in camera da letto mi metto a osservare la gente fuori dalla finestra. Ci sono due persone in bici, un gruppo di scolari diretti a scuola e due ragazzi che camminano tenendosi per mano. Come facevamo io e Blanda. Come facevamo io e Demi.
Siamo partiti da una decina di giorni e già mi manca. Mi manca il suono della sua voce, le sue risate e i suoi sguardi. Mi manca ma so che non potrò mai averla.
Ho preso una bella sbandata, eh?
Sospiro chiudendo le persiane quando il telefono inizia a vibrarmi in tasca. È Nick.
-Ehi, Nick...
-Non sono Nick- risponde una melodiosa voce femminile.
-De... Demi- sussurro balbettando.
-Devo parlarti, Joe- risponde lei con voce rotta
-Joe, io... io... non so come dirlo...- scoppia a piangere provocandomi una stretta al cuore.
-Demi, che succede?- chiedo con un filo di voce che riesco a trovare con fatica in gola.
-J-Joe... sono incinta- balbetta tra i singhiozzi.
 
E siamo giunti quasi alla fine. Come al solito, non ho riletto nulla, ma non esiterò a chiarire dubbi e a rispodere a recensioni.
Un bacio,
Ella.

 

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Capitolo 10
*** Vesper's Goodbye ***


VESPER'S GOODBYE.

12 luglio 2020

Mi dirigo verso il corridoio sentendomi una spia internazionale, con i Ray Ban neri agli occhi anche se sono le nove e mezza di sera.
Svolto a destra, a sinistra e di nuovo a destra. Dovrei trovarmi nei pressi della sala neonatale... Ah, eccola lì.
Mi guardo attorno constatando che non c'è nessuno nelle vicinanze e tolgo gli occhiali per guardare meglio tra le due file di bambini nelle culle che si intravedono dalla grande vetrata.
Dunque, Smith... Williams... Garcia... Jonas.
Nicole Jonas.
Nicole Jocelyn* Jonas.
La piccola dorme supina, dolce e bella come un angelo nella sua tutina bianca ricamata.
Mi avvicino ancora di più al vetro, tanto da avere il naso schiacciato contro la superficie fredda.
La bambina (no, non mi va proprio di chiamarla Nicole) ha i radi capelli scuri, ma non abbastanza da essere neri come i miei. Le manine sono piccole e delicate come quelle di Demi. Le labbra sono quelle della famiglia Jonas, esattamente come le orecchie.
Non c'è dettaglio che impedisca a quella bambina di chiamarsi Jonas.
Sfioro il vetro con una mano pensando a quanto la piccola sia angelica e meravigliosa.
Starei lì a fissarla per ore intere ma, semplicemente, non posso. Innanzitutto perché se l'infermiera-suora mi becca qui mi bandisce dall'ospedale, dato che ho sforato di grosso l'orario delle visite. E poi perché devo completare la mia missione segreta prima che si faccia troppo tardi e Blanda si chieda dove sono finito.
Rifaccio il mio percorso a ritroso finché non trovo la porta della stanza numero cinque.
La fatidica stanza numero cinque.
Inspiro.
Espiro.
Apro la porta senza fare rumore ed entro nella stanza.
Demi è seduta sul letto con una vestaglia azzurrina e gli occhiali da vista neri dietro i quali strizza gli occhi cercando di leggere la rivista che sta sfogliando. Stupenda quanto sua figlia.
Demi alza gli occhi dalla rivista e una smorfia di rabbia si dipinge sul suo viso.
-Lo so, lo so. Non dovevo venire... Puoi perdonarmi?- chiedo inginocchiandomi davanti al suo letto.
 Demi scoppia a ridere dicendo:-Come potrei essere arrabbiata con te?
-E smettiamola di fingere, non c'è nessun'altro in questa stanza, oltre noi due- dico alzandomi e avvicinandomi a lei.
Il sorriso di Demi si spegne rapidamente mentre sussurra:-D'accordo.
-Dobbiamo parlare- dichiaro io con amarezza.
-Sì, ma siediti su una sedia, mi fai sentire una nanetta, così!- esclama lei alzando gli occhi al cielo.
Faccio come le ho detto e d'impulso afferro la sua mano abbandonata sulle lenzuola ma, prima che possa stringerla tra le mie, lei incrocia le braccia sul petto contrariata.
-La bambina- dico guardandola negli occhi.
-Joe, ne abbiamo già parlato...
-Nicole? Jocelyn? Stai scherzando, Demetria?- chiedo alzando il tono della voce ad ogni parola.
-Non li ho scelti io, i nomi- risponde lei abbassando lo sguardo -Li ha scelti Nick. Sono i nomi del padre e del padrino...
-Si, ma chi è il padre, chi è il padrino?- chiedo esasperato.
-Beh, tu, Joe.
-Io cosa?
-Nick è il padre legale di Nicole e tu sarai il padrino- dichiara lei alzando lo sguardo.
-Padre legale? Andiamo, Dem. Chi è il padre biologico della bambina?
Demi nasconde il volto tra le lenzuola per alcuni minuti.
-Demi!- la rimprovero.
Mi sento improvvisamente stanco, vorrei solo dormire in eterno, dato che per nove mesi ho praticamente sofferto di insonnia.
Però non posso arrendermi. Devo sapere.
-Cosa cambierebbe, Joe?- chiede alzando la testa dalle lenzuola -Se ti dicessi che Nicole è tua figlia, cosa cambierebbe?
-Lascerei tutto, Dem. Per te e per nostra figlia.
-Lasceresti Blanda?- chiede con uno sguardo penetrante.
-Certo, assolutamente sì.
-Lasceresti la tua famiglia?
-Senza dubbio.
-Lasceresti James?
Abbandono la testa sul materasso del letto, tra lenzuola che sanno un po' di ospedale e un po' di Demi.
Demi mi accarezza con dolcezza i capelli mentre mormora:-Non posso fare questo a Nick. Gli devo tanto. Stravede per la bambina... che sia sua figlia o meno non posso portargliela via. E poi ci sono le nostre carriere...
-Valgo meno della tua carriera?- chiedo alzando la testa delle lenzuola mentre sento il mio cuore spezzarsi in tantissimi minuscoli pezzi.
-No, Joe. Però di mezzo ci va la tua carriera…
-Non mi interessa...
-…e anche le carriere di Kevin e Nick.
Sbruffo appoggiandomi allo schienale della sedia.
-Sai- sussurra Demi guardando fuori dalla finestra -Fuori di lì ci sono migliaia di persone al colmo dell'eccitazione per il ritorno dei Jonas Brothers. Anche se non fate più musica siete un pezzo di storia...
Alzo gli occhi sull'orologio da parete appeso sopra la porta. Sono le nove e trenta.
-Devo andare...- dichiaro –Allora… non saprò mai se... Nicole... è mia figlia?
Demi scuote la testa in segno di diniego.
Mi avvio a passo pesante verso la porta, sto per aprirla quando un lampo attraversa la mia mente contorta.
Ritorno di corsa sui miei passi fino ad avere il volto di Demi a pochi centimetri dal mio e, con sollievo, annullo anche quella minima distanza posando le mie labbra sulle sue.
Mai un bacio mi è parso così dolce e, al contempo, travolgente. Seppur breve, questo è il bacio che le mie labbra conserveranno fino al giorno della mia morte.
-Ti amo- sussurro staccandomi da lei.
Demi ci pensa un po' su mordendosi le labbra, poi risponde:-Ti amo anch'io.
Vorrei stringerla a me per sempre ma adesso è tempo di andare.
Lascio la stanza chiedendomi se un giorno avremmo la possibilità di vivere i nostro amore impossibile.
 
 
 
 
THE END.
 
(*Jocelyn è una variazione di Josephine, cioè la versione femminile di Joseph.)
 
 
Buondì,
Siamo giunti finalmente a un travagliato (e trolloso) finale.
Che volete che vi dica? La mia mente contorta partorisce ciò. La maggior parte della gente a cui ho chiesto un’opinione si è schierata su un determinato fronte e non posso dar loro torto.
D’altra parte, però, non so nemmeno io che pensare. L’ordine dei fatti non aiuta e rende tutto ancora più surreale.
E so che è un capitolo breve, ma forse è meglio così. Darsi l’addio con quella meraviglia di canzone che Vesper’s Goodbye e correggersi subito perché questo non è un addio, ma che spero di scrivere di nuovo su questo fandom, che è un fandom meraviglioso, nonostante tutto.
Ma sto parlando troppo.
Un bacio,
Ella (che quasi si commuove).

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