il sogno oggi è la realtà di domani

di Sissy77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Marco ***
Capitolo 2: *** Maya ***
Capitolo 3: *** Eva ***
Capitolo 4: *** Genitori e Figli ***
Capitolo 5: *** Domani è un altro giorno ***
Capitolo 6: *** Il Mare d'inverno ***
Capitolo 7: *** Parole Nuove ***
Capitolo 8: *** Ci sarò... Ci sarai ***
Capitolo 9: *** Efraim ***
Capitolo 10: *** Dejavu ***
Capitolo 11: *** Tu Credici con Me ***



Capitolo 1
*** Marco ***


IL SOGNO OGGI E’ LA REALTA’ DI DOMANI
               
 
Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona, perché ti verrà a cercare nei sogni, o cosa peggiore nei ricordi!!!!
 
 
 
Indice:
3- Marco
6- Maya
9- Eva
12- Genitori e Figli
24- Il Mare d’Inverno
48- Parole Nuove
61- Ci sarò.. Ci sarai
79- Efraim
87- Dejavu
99- Tu Credici Con Me
 

 
 
MARCO
Era successo davvero, dopo anni quella domanda aveva avuto la sua risposta: “Si, riesco ad esser felice senza Eva”. Mesi prima aveva fatto una scelta, l’aveva guardata negli occhi e aveva capito che non l’amava più. Maya era riuscita in quello che Simona, la sua ex ragazza ma l’attuale manager, non era stata in grado di fare: allontanare il fantasma di quell’amore che l’aveva tormentato per tanto tempo. “Amore buongiorno” disse  Maya stiracchiandosi dopo il risveglio, i loro occhi a scrutarsi come a scandagliare un mare pieno di tesori, “a che pensi?” domandò curiosa “A niente sono felice tutto qui” un  sorriso si fece strada sul viso di Maya ed il bacio fu il più bel modo di suggellare l’affermazione di Marco. “Papààààààààààààààààààààààà …. Papàààààààààààà” Marco si arrese a quelle urla, la sua piccola peste si era svegliata e non ammetteva repliche. “Arrivo Marta” “Papààààààààààààààààààààààààààà” “Arrivooooooooooo” Era incredibile, ogni tanto lo sfiorava il dubbio che l’amore della sua vita, Marta lo era davvero lo sarebbe sempre stato, avesse poteri paranormali. Aveva sempre un tempismo perfetto nell’intromettersi tra lui e Maya. Il pensiero di sua figlia con cappello a punta a bordo di una scopa stregata a scorazzare tra le stelle in cielo  spargendo polvere magica sulla città  lo intenerì e una parvenza di testo per una nuova canzone gli frullò in testa. “Se non smetti di crogiolarti nei tuoi pensieri e non ti sbrighi a raggiungerla, credo che manderà in frantumi tutti i vetri di casa”. Come uscendo da in trance Marco sentì che sua figlia stava ancora urlando con tono di voce sempre più acuto. “Arrivo amore”, si alzò e la raggiunse nella sua cameretta.“Buongiorno fiorellino mio”. La figlia in piedi sul lettino, braccia incrociate, lo squadrò col suo fare da bambina che lui adorava, gli ricordava Eva quando faceva così. “Sei in ritardo” disse imbronciata “ è tanto che ti chiamo”  “Amore il tempo di scendere dal letto e sono corso da te ”Ancora quello sguardo, come le assomigliava, sempre di più. “mmmmm….mmmmmm ma non so … magari ti sei inciampato sulle labbra di Maya” così dicendo scoppiò a ridere saltando sul suo lettino continuando a ripetere “inciampato.. inciampato.. papàààà è inciampato, è diventato tutto rosso hihihihi”. –Rosso?- pensò Marco –credevo di esser sbiancato- anche Eva una volta lo apostrofò in quel modo: “certo,  ti sei inciampato sulle labbra di Rachele”. A quell’epoca dovevano imbarcarsi per la Sardegna ma sul traghetto aveva incontrato Rachele che lo aveva baciato. Lei mesi dopo l’aveva rimproverato per quel bacio. Chissà forse già allora il destino li voleva avvertire che non avrebbe funzionato. Cercò di riprendersi in fretta, non voleva che la figlia lo vedesse così: pesce lesso perso nei ricordi. La guardò, troppo tardi, Marta aveva smesso di ridere, di saltare e aveva due lacrimoni che stavano per rigarle il visino bello e solare “Amore di papà” la prese in braccio e la zerbittò dappertutto (chissà come avevainventato quel termine: zerbittare! Una sera a casa Cesaroni si trovavano sul divano a guardare un cartone e Marco aveva deciso di mangiare sua figlia di baci, si era riempito le guancie di aria e aveva iniziato a buttarla fuori sulle gote paffute di Marta facendo stani rumori, la bambina era scoppiata a ridere, non riusciva a respirare tanto rideva e l’aveva implorato di smettere di zerbittarla) “Ti sei arrabbiato papà?” chiedeva la figlia “volevo farti ridere” e gli fece labbruccio “Fiorellino mio cosa dici mai? Tu non puoi farmi arrabbiare, sei il sole della mia vita, mi scaldi il cuore” l’abbracciò forte e stettero così per un tempo infinito che entrambi non avevano nessuna intenzione di far finire. Comunque era assodato, sua figlia era una piccola strega, oltre adassomigliare sempre più a sua madre, ora parlava pure come lei, quanto le voleva bene, era il dono più bello che la vita gli aveva fatto. “Anche io papà” “Cosa amore?” “Ti voglio bene” si guardarono e Marcoancora una volta rimase a bocca aperta  –ora si, devo proprio avere l’espressione da pesce lesso- pensò non riuscendo a mascherare lo stupore davanti a quella creatura magica di 4 anni che era sua figlia. Un momento, pazzesco, sembrava che sua figlia stesse dicendo – io te l’ho detto ma tu non l’hai capito che lo sono- altro dejavù : Eva a colazione quando il loro amore era ancora in alto mare. Gabriella che domandava a lui se sapesse chi fosse il fortunato di cui sua nipote si era innamorata, lui che le rispondeva no ed Eva che gli sussurrava –io te l’ho detto ma tu non l’hai capito- ed anche allora era rimasto lì come un pesce lesso.  “Allora che combinate?” Maya fece capolinea sulla porta, vestita di tutto punto per andare a far un servizio fotografico fuori porta. “Niente.. le coccole” rispose Marta con un sorriso, Marco continuava a fissare la figlia. “Marco.. Marco.. Marco!!??!!” “Si scusa dimmi” “ La colazione è pronta io sono già in ritardo scappo! Mi raccomando, vedrò di rientrare il prima possibile, mi mancherete questa settimana e vedete di non distruggermi casa, ma soprattutto di non distruggervi voi. Non so mica se fidarmi a lasciarvi soli soletti una settimana” li apostrofò ironicamente facendo la vocina strana che divertiva tanto Marta. “ Certo faremo i bravi io e il mio papy ci divertiremo tantissimoooooooooooooooo a distruggerti casa” Marta si liberò dalle braccia di Marco e le corse incontro abbracciandola “ buon lavoro” le disse da donnina grande e tornò in braccio al suo papà ( ancora pesce lesso seduto sul lettino) “ e tu non mi saluti?” si avvicinò Maya baciandolo in fronte   “ si scusa, buon lavoro amore, faremo i bravi e cercheremo di fare meno danni possibili” Maya tornò verso la porta, prese la macchina fotografica e scattò una foto a quella strana coppia abbracciata in quella cameretta trasformata nel regno di Trilli. Prese le valigie ed uscì.  

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Capitolo 2
*** Maya ***


Si era svegliata e Marco era lì con lei, non ci credeva ancora, l’aveva scelta nonostante la sua rivale fosse Eva, Eva Cudicini, la madre di Marta, la donna che tutti avevano creduto fosse il grande amore della sua vita. Invece no, era lei: Maya, il grande amore di Marco. Era felice, proprio come lui le aveva detto poche ore prima baciandola ed avere Marta in giro per casa la rendeva ancora più felice perché Marco era più allegro, meno preoccupato di saperla lontana dal suo sguardo paterno. Doveva ammettere che per quanto riguardava la piccola, Eva si era comportata da signora, non aveva ostacolato il rapporto tra padre e figlia, e nemmeno quello tra lei e Marta (cosa che aveva temuto dopo il no). Una donna ferita avrebbe potuto fargliela pagare cara sia a lei che a Marco, ma lui aveva sempre sostenuto che Eva non si sarebbe mai abbassata a tanto perché Eva amava sua figlia e mai avrebbe potuto vendicarsi utilizzando l’amore padre/figlia. Questo un po’ la irritava perché voleva dire che Marco conosceva proprio bene Eva e lei era gelosa di questo loro rapporto. Nei giorni in cui tutti erano a Roma, l’aveva visto il loro legame, la loro complicità; ne aveva sofferto, credeva di non esserne all’altezza invece lui l’aveva scelta, l’amava. Un sorriso le sfiorò le labbra ricordando quanto si erano amati la sera in cui lui si era presentato a palazzo per dirle che amava lei. Si era proprio felice. Tutto tra di loro era magnifico, si sentiva amata, protetta, completata ma ogni tanto un pensiero oscuro le attraversava la mente. Non sapeva spiegarlo, definirlo e nemmeno da cosa scaturisse. Aveva notato che succedeva sempre quando Marta era da loro, si sentiva a disagio, non che la bambina facesse o dicesse cose che la potevano mettere in quella condizione anzi le sembrava andassero d’accordo, si divertivano un sacco quando Marco non c’era. Si truccavano, uscivano a fare spese, ogni tanto andavano al parco e a quei pochi bambini del vicinato che aveva conosciuto Marta la presentava sempre come la fidanzata del suo papà e l’abbracciava. Perché allora aveva questi pensieri? Anche prima nel salutarli aveva notato l’espressione con cui Marco guardava la figlia e di rimando aveva guardato Marta e aveva pensato –sembra lei il genitore non lui- ed era ridicola come cosa, Marta aveva 4 anni ma alle volte sembrava averne 100, le piaceva definirla la saggia racchiusa in 99cm di bontà. Un amore di bambina, sempre pronta ad aiutare i bimbi più piccoli, sempre pronta a far giocare tutti al parco: nessuno escluso! Occhi molto espressivi che sapevano catturare chi le stava intorno –molto probabilmente sempre più simili a quelli di Eva - pensò fermandosi ad un semaforo. Già, Eva. Ogni tanto scopriva Marco fisso ad osservare la figlia, quasi assente, in quelle occasioni lei si sentiva di troppo. Le sembrava di non centrare nulla con loro, erano lì sul tavolo, tessere di uno stesso puzzle, aspettando che il destino lo completasse. Da una parte Marco dall’altra Marta ognuno con i propri incastri, ma tra di loro un vuoto, e lei sentiva di non esser quel pezzo mancante. Oddio era verde, le macchine dietro di lei suonavano impazzite, si era persa nei suoi pensieri, fece per partire ma il semaforo tornò rosso e dovette aspettare nuovamente sotto gli insulti degli altri automobilisti. Partì! Che ci fosse Eva in quei momenti in cui Marco si estraniava fissando la bambina? Che pensasse a lei? Certo la bambina le somigliava, forse sempre più… ma non voleva pensarci, tutti questi dubbi non le facevano bene, ma se solo avesse potuto vedere nella mente del suo uomo si sarebbe tranquillizzata. O forse no??? Forse non le sarebbe piaciuto scoprire cosa pensava, dicono occhio non vede cuore non duole. Lui l’amava questo era l’importante. Quei momenti, quegli sguardi erano cose loro, segreti tra padre e figlia. Credeva che anche Marta si accorgesse di queste assenze del padre ed il più delle volte gli sorrideva e lo abbracciava quasi a rassicurarlo, quasi a dirgli “tranquillo ci sono io. Andrà tutto bene”. –Sono pazza- disse tra se -che film mentali mi sto facendo???- Ci mancava solo più che la bimba leggesse i pensieri di Marco, mica era una strega o cosa simile … Lei si sentiva di troppo perché sapeva di non esserne la madre e non poteva farci niente, nulla avrebbe potuto cambiare questo. Un giorno avrebbero avuto un figlio loro e tutto si sarebbe sistemato. Anche lei allora sarebbe stata una tessera di puzzle da incastro, lo avrebbe sorpreso a perdersi nei suoi pensieri guardando la loro creatura e avrebbe visto altrettanti 99cm di bontà sorridere e abbracciare il padre. Si un figlio. Ne avrebbe parlato a Marco al suo rientro pensò sorridendo. Svoltò a destra ed imbucò lo svincolo per l’autostrada. Basta con questi pensieri, doveva concentrarsi, il viaggio era lungo e l’aspettava una settimana d’intenso lavoro. Prima arrivava, prima iniziava e prima sarebbe tornata a casa.

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Capitolo 3
*** Eva ***


-Di nuovo mattina- pensò controllando l’ora della sveglia. Un’altra notte insonne in quella camera da ragazza in cui si era ritrovata anni prima dopo che sua madre aveva deciso di sposare il padre del ragazzo di cui si sarebbe perdutamente innamorata. “Eva.. Eva sei sveglia?” Si girò verso sua sorella Alice che dal letto vicino la chiamava. “Buongiorno sorellina, dormito bene?” le domandò cercando di dissimulare la sua tristezza “Io si, tu non tanto mi sa! Le occhiaie la dicono lunga” Eva sospirò a quelle parole “Scusa spero di non aver tenuta sveglia anche te” Alice era ormai scesa dal letto “Tranquilla” le disse posandole un bacio sulla fronte “da quando sto con Rudy e ci capita di addormentarci sono abituata al suo russare. Nulla può superarlo” le sorrise dolcemente e uscì dalla camera per andare a fare colazione. Era felice per loro, si amavano, ma un po’ d’ invidia la provava. Quando li guardava immancabilmente pensava a Marco. Lo sapeva che non erano uguali le loro storie, a differenza dei fratelli maggiori, Rudy ed Alice una volta che avevano capito di amarsi lo avevano sbandierato ai 4 venti. Lei e Marco invece lo avevano sempre temuto quel gridarlo al mondo. Maya glielo aveva portato via, aveva fatto quello che Simona non era riuscita a fare: allontanare il fantasma di quell’amore tormentato. Lei ora si ritrovava sola, senza casa, senza lavoro e con un futuro che non vedeva nemmeno in lontananza. Sapeva che prima o poi in qualche modo si sarebbe rialzata, l’aveva fatto altre volte in passato, ma aveva avuto sempre la certezza che lui sarebbe stato lì a tenderle una mano. Ora invece quella certezza non c’era più e questo le faceva più male di tutto il resto. Si alzò e accese la radio, chissà forse un po’ di musica le avrebbe dato la giusta carica per affrontare la giornata. -fuori da un oblò vedo una schiera di stelle che mi pregano di usare altre parole più belle …..- “Non è possibile” disse ad alta voce scoppiando a ridere per la tragi-comicità della sua vita nell’ultimo periodo. Stava per cambiare stazione ma non lo fece, si rimise a letto e rimase a guardare il soffitto di quella camera rosa, ascoltando l’uomo che amava cantare per lei. Una lacrima cominciò a rigarle il viso - ogni parola fa un mattone e costruisco stanze colorate senza tetto e finalmente guardo fuori dall’oblò - Piangendo canticchiò Parole Nuove ed una marea di ricordi la investì come se fossero avvenimenti appena accaduti. Doveva esser la giornata dedicata a Marco Cesaroni, astro nascente del panorama musicale italiano, la radio continuava a trasmettere le sue canzoni. Incredibile, ogni momento della loro storia era racchiusa in quelle canzoni. Si ritrovava in ognuna di esse, ma a quante ragazze capiterà? A tante. Aveva sempre pensato che la musica serviva a quello, se un cantautore riusciva a mettere in musica il pensiero della gente, se riusciva a far immedesimare il popolo della musica nei protagonisti della canzone era fatta: successo assicurato. Come aveva potuto farle questo? Come aveva potuto dopo tutto quello che avevano passato dimenticarla? Smettere di amarla? -…. Rubata in casa tua quant’eri con me, per me, con me.. pensieri di te di tutti quei piccoli momenti che fan grande un giorno con te lo pagherei oro e argento, riso e pianto tutto quello che ho… - Aveva smesso di amarla, l’aveva guardata dritta negli occhi e le aveva detto: “non ti amo più”. Ormai piangeva, il dolore che la lacerava dentro era immenso, si sarebbe abituata al dolore ma non sarebbe mai scomparso. Tutte le promesse fatte, tutti i suoi ti amo, tutte le emozioni, le parole, le difficoltà, svanite, cancellate. Quando era a Parigi e vedeva Marta era come vedere lui, stessi sguardi, stessi atteggiamenti, addirittura alle volte stesse parole che lui aveva usato con lei. Era passato un periodo in cui rimaneva sempre a bocca aperta, la stupiva in ogni momento tanto da pensare che fosse dotata di poteri paranormali. Se la immaginava con un cappello a punta a bordo di una scopa stregata a scorrazzare tra le stelle in cielo spargendo polvere magica su tutta la città. Che amore di bambina era la loro bambina? Tutto poteva finire ma non l’amore che provavano per lei, quello li avrebbe legati per sempre come tessere di un puzzle che si possono incastrare solo tra loro e con nessun altro. Aveva deciso che per il bene di Marta non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinare il rapporto padre/figlia e visto che volente o nolente nella vita di Marco c’era Maya avrebbe cercato di non intromettersi nemmeno nel rapporto della piccola con Maya. Era difficile non provare invidia , non lo negava, quando Marta le raccontava come passava il tempo da loro, avrebbe voluto esserci lei con Marco, ma non era così. Prima lo superava e prima forse sarebbe tornata a vivere. Intanto alla radio -…e che tu non mi dimenticherai! Perché siamo una scintilla d’acqua ed elettricità..- le venne da pensare –tutte bugie, tutte bugie- -..ci sarò.. ci sarai per sempre..- chiuse gli occhi e si fece cullare da quella voce nel mare delle sue emozioni. Bene era ora di alzarsi, la musica non aveva sortito l’effetto sperato quindi doveva trovare un altro modo per iniziare con un sorriso quella giornata. Quale modo migliore se non telefonare al suo piccolo amore e sentire la sua dolce voce che le dava il buongiorno? Certo avrebbe risposto Marco o Maya ma poi le avrebbero passato Marta e tutto sarebbe iniziato da li, dalla sua bambina. Prese il telefono e cercò in rubrica il numero di Marco.

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Capitolo 4
*** Genitori e Figli ***


“Papààà corri sei tuuuuu… è la tua voceeee. Ma come fanno tu sei qui, come fanno a farti stare anche lìììììì?????” Lo faceva divertire il fatto che Marta non capisse come era possibile che il suo papà fosse li con lei ma allo stesso tempo sentisse la sua voce in radio. Per lei la voce seguiva la persona e viceversa. Era una sagoma sua figlia, questo l’aveva preso certo da Eva, lui era più cupo. O forse l’aveva preso da Walter nel periodo in cui Eva aveva vissuto nel magazzino prima di dire a tutta la famiglia che era incinta? Sollevò il sopracciglio e rise: rivedeva Walter parlare al pancione, Marta doveva essersi fatta un sacco di risate in quel periodo. La raggiunse in salotto -… e che tu non mi dimenticherai! Perché siamo una scintilla d’acqua ed elettricità.. ci sarò ci sarai per sempre… - e si era proprio lui, sorrise. “Papà chiamiamo mamma” disse Marta improvvisamente “dai dai chiamiamola” “Amore, magari la mamma dorme ancora” sua figlia lo guardò di sbieco “ papà, è una mamma non può esser ancora a letto se io sono già in piedi”. Era disarmante, aveva sempre la battuta pronta e più che altro sapeva sempre cosa si diceva “Ma..” cerco di replicare “e dai voglio esser io la prima” –la prima in cosa???- sua figlia gli parlava e lui alle volte proprio non riusciva a capirla. “D’accordo capo chiamiamola”. Mentre si apprestava a prendere il telefono questo squillò.. “ Ecco hai rovinato tutto. Ti avevo detto che volevo esser la prima. Uffyyyyyyyyyyyyyy” Rispose al telefono cercando di convincersi che sua figlia non aveva né problemi di personalità multiple né stava patendo gli effetti della separazione tra lui ed Eva. Rispose “Pronto” “Ciao Marco sono Eva” silenzio, impallidì e si dovette sedere sul divano per non cadere stramazzato al suolo colto da un colpo apoplettico “Marco ci sei? Marco?? Pronto Marco!!” Lui si girò a guardare sua figlia che di rimando gli sorrise, gli tolse il telefono dalle mani e rispose a sua madre “Mammaaaaaaaaaaaaaa ciaooooooooo”. Che gioia per Eva sentire quella vocina, le scaldava il cuore “ Mamma lo sai papy è qui con me ma anche in radio.. come fa??? Me lo spieghi tu? Lui mi dice sempre fregnacce come dice zio Ezio” Marco sentì Eva ridere a quella affermazione, non riusciva più a smettere “Marta amore di mamma è una magia quella” le disse già sapendo cosa le avrebbe risposto la piccola “ Ecco pure tu come il babbo mi dici fregnacce” Eva riprese a ridere di gusto “ A forza di raccontarle vi crescerà il naso come a Pinocchio e io sarò costretta a farvelo tagliare da zio Cesare in bottiglieria come fa con il salame” Stavolta anche Marco non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Marta i suoi genitori proprio non li capiva, si amavano (dovevano amarsi per forza avevano fatto lei. I bimbi nascono dall’amore di 2 persone, glielo aveva spiegato zia Alice. Zio Cesare e zio Ezio avevano cercato di venderle la storia della cicogna che porta il bimbo sotto il cavolo e che poi papà e mamma vanno nell’orto a raccogliere il cavolo e trovano il bambino e se lo tengono. A lei non sembrava vera come storia, le foto di quando era nata erano in una stanza mica nell’orto) piangevano e ridevano per le stesse cose ma non stavano insieme. Mah chi li capiva era bravo. “Mamma mamma ma ridi ancora? Mamma” anche suo padre stava ancora ridendo. Che bello vederli così. Guardò il telefono, cercò il tasto del viva voce, le sembrava quello da come le aveva spiegato Zio Rudy (che spasso di zio era, si divertiva un casino con lui, era un bimbo più grande di età ma sempre bimbo era) appoggiò il telefono sul tavolino e disse “Mamma sei in viva voce così almeno non mi sembrate matti tu e papà e ridete insieme” a questa affermazione Marco ed Eva continuarono a ridere ancora più forte e la figlia sorrideva e scuoteva la testa. “Oddio che mal di pancia, non ce la posso fare” esordì Eva quando riuscì a contenere le risa, anche Marco cercò di trattenersi ma sua figlia era proprio una sagoma! “Fiorellino di mamma avevo proprio bisogno di sentirti, mi hai rallegrato la giornata” Marco percepì una leggera inflessione della voce, no figuriamoci si stava sbagliando. “Mamma ma sei tele.. tele… tele…antipatica? Eva ricominciò a ridere “ e dai mammina hai capito vero?” “ si amore dimmi “ cercando di restare seria “anche il papy mi ha chiamata fiorellino stamattina” Eva sospirò e Marco abbasso gli occhi sapendo che le aveva fatto male che l’aveva ferita ma non aveva potuto fare diversamente “Certo amore tu sei lo stesso fiorellino per me ed il babbo, ti abbiamo colto insieme dallo stesso praticello” –prato? Orto? Che gli zii non si fossero sbagliati ma avessero confuso prato ed orto? Se era così allora magari la storia della cicogna era vera ma non l’aveva messa sotto un cavolo ma sotto un fiorellino! Papà aveva colto il fiorellino , lo aveva portato a mamma e avevano trovato Marta e avevano fatto le foto nella stanza- “Quando ci vediamo mammina? Quando vieni a trovare me ed il babbo?? Devo farti conoscere i miei amichetti! Conoscono già Maya ma io voglio dirgli: questa è la mia mamma!! Allora quando ?? quando???” Marco immaginò la pugnalata che Eva ricevette nel sapere che Marta aveva presentato Maya ai suoi amichetti. Vero lui non la amava più ma il bene che le voleva era reale, si augurava che prima o poi l’avrebbe perdonato e sarebbero potuti tornare ad esser amici. “ Tesoro mio vedremo, quando avrò un po’ di tempo prendo la macchina e ti raggiungo.. ora goditi le vacanze con papà e Maya, non pensare a me” disse Eva cercando di trattenere le lacrime, non voleva certo che Marco la sentisse piangere, doveva credere che anche lei aveva voltato pagina. “Mamma ma come faccio a non pensare a te! Ti pensa tanto anche il papy quando mi guarda!” Marco tossì imbarazzato non tanto che Eva sapesse che lui la pensava, era una cosa normale pensarla era madre di sua figlia, ma dal fatto che sua figlia lo avesse sgamato in pieno. Nessuno parlava, era calato uno strano silenzio riempito solo dalla radio che continuava a rimandare “Ovunque Andrai” dopo la richiesta di una ascoltatrice. “Mamma hai sentito??” “no amore ho il cellulare quasi scarico mi sono allontanata per metterlo in carica. Cosa dicevi?” “Niente mamma niente, solo che non posso non pensarti sei la mia mamma” “Bene vi saluto ho un mucchio di cose da fare e immagino anche voi” “si io e papà facciamo i fidanzatini questa settimana, Maya non c’è, papà è tutto mio” lo abbracciò ed Eva senti lo schiocco del bacio che si diedero. Marta si allontanò “Ciao Mammaaaaa” Marco prese il telefono tolse il viva-voce “Ciao Eva buona giornata” “Grazie anche a voi” e staccò. Marco la pensava! Aveva capito bene quello che le aveva detto sua figlia? Non aveva avuto il coraggio di dire che aveva sentito, aveva evitato così una situazione imbarazzante per entrambi. Lui aveva tossito preso alla sprovvista da quella rivelazione.. sua figlia gli leggeva dentro come faceva con lei. Che tipo di streghetta avevano creato insieme? Dell’amore si disse vestendosi e scendendo giù per la colazione. “Ciao mamma ciao Giulio” “ Alice buongiorno dormito bene?” “ si grazie” “ Tua sorella?” domandò Lucia che era sinceramente preoccupata per la figlia, per il torpore con cui aveva vissuto gli ultimi mesi. “Era ancora a letto, non ha di nuovo dormito. L’ho sentita rigirarsi e piangere tutta la notte” Anche Alice era preoccupata per Eva. Le sembrava di rivederla anni prima quando Marco era partito per Londra, ma a quel tempo lui l’amava ed era tornato. Ora non era più così! “ Esco Jolanda mi aspetta, oggi abbiamo un cliente importante cioè speriamo lo diventi” addentò una mela prese la giacca ed uscì. Giulio guardava sua moglie, tra di loro era tornato il sereno dopo tanto dolore. La vedeva preoccupata per la sua bambina che non era più bambina ma donna e non sapeva se stringerla forte come faceva quando era piccola o lasciare che prendesse le sue decisioni da donna matura quale era. “ Tesoro non posso vederla così, è sempre stata allegra solare determinata, con tanti progetti. Mi sembra l’ombra di se stessa ed ora che Marta è da Marco non mi sembra nemmeno intenzionata a fare uno sforzo per riprendersi. Almeno con la bambina il suo senso di responsabilità faceva capolinea ora invece” sospirò e guardò quell'uomo che aveva rischiato di perdere per delle stupidi incomprensioni. Sapeva che in parte lui si sentiva responsabile della scelta di Marco. Maya era entrata in quella casa per suo volere e quando suo figlio si era nuovamente innamorato ed era uscito da quel periodo buio ne era stato felice, ma ora sapendo che il prezzo da pagare lo scontava Eva non se lo perdonava, pur essendo felice per il figlio. “Buongiorno mamma, Giulio “ li baciò entrambi e gli sorrise. Entrambi notarono le occhiaie, gli occhi gonfi e lucidi dal pianto, si guardarono e si presero per mano cercando in quel contatto la forza ed il modo giusto per aiutare quella loro figlia persa nel buio. Anche se non era sua figlia Giulio provava per lei ed Alice un sincero amore paterno ed il fatto che potessero stare male e lui non sapesse come aiutarle lo rendeva amareggiato. “Scappo in bottiglieria, Cesare mi starà aspettando, voleva andare da un fornitore, devo sbrigarmi a dargli il cambio” Baciò la moglie ed abbracciò Eva “sei bellissima” “Grazie Giulio, so che non ho un bel aspetto, ma lo apprezzo” disse Eva ricambiando l’abbraccio. “Eva dobbiamo parlare” esordì Lucia appena sentì la porta di casa chiudersi dietro Giulio “che c’è?” domandò lei già sapendo dove sua madre voleva andare a parare “Sono preoccupata. So che ormai sei una donna ma sei sempre la mia bambina. Non mi piace vederti così. Cosa posso fare? Dimmi come posso aiutarti?” Lucia sperava che la figlia si confidasse o che urlasse insomma che avesse una qualsiasi reazione. “Non puoi fare nulla mamma e nemmeno voglio che tu faccia qualcosa. Ne uscirò, non so quando e non so come, ma ne uscirò.” Il suo sguardo tradiva le sue parole “Non guardarmi così mamma ti prego” si alzo irritata. Lucia non capiva “Amore cosa dici? la seguì in soggiorno “Ti ho vista, cosa credi? Ho visto il tuo sguardo pieno di compassione.” “No Eva cosa dici?” “Cosa dico? Cosa dico? COSA DICO???” ecco quando sua figlia faceva così la spaventava ma almeno intravedeva in quegli occhi spenti un barlume della vecchia Eva. Forse quella era la strada giusta. “D’accordo non mi ama più. D’accordo ho lasciato tutto quello che avevo per un pugno di mosche, d’accordo mi sono umiliata davanti a lui. Ma tu non guardami così NON GUARDAMI COSI’ ! Accetto tutto ma non quello sguardo che dice POVERINA!” si lasciò cadere sul divano e scoppiò in un pianto amaro. Lucia le si avvicinò e la strinse forte, la sentì arrendersi a quell'abbraccio “sono stanca mamma tanto stanca” le sussurrava tra le lacrime. “NON MI AMA PIU'” gridò soffocando l’urlo sulla spalla della madre. Rimasero così per alcune ore: Eva piangendo, ripetendo ‘non mi ama più mamma non mi ama più aiutami; Lucia piangendo per il dolore della figlia, cullandola sulle note di quell'amaro ritornello pensando –lei è la mia piccola bambina- A chilometri di distanza Marta si era improvvisamente rabbuiata. Stava giocando in cortile con alcuni amichetti a nascondino, Marco era sul terrazzo da dove poteva controllarli ed intanto stava cercando di abbozzare la canzone per sua figlia. Maria, la sua migliore amica, era andata a chiamarlo “Marta non sta bene” era quasi caduto dalla sedia a quelle parole “come non sta bene???” “non lo so, si è nascosta, non la vedevamo tornare sono andata a chiamarla sapendo dove era, l’ho trovata seduta rannicchiata, le ho chiesto cosa aveva mi ha detto bua” povera Maria era spaventatissima mentre gli raccontava tutto e lo accompagnava al nascondiglio della figlia. Avrebbe dovuto chiamare il dottore? Oddio ce l’aveva il numero del pediatra? Se gli toccava telefonare ad Eva per chiederglielo sai che bella figura.. lei lasciava che Marta andasse da loro per l’estate, stava male e manco sapeva il numero del dottore da chiamare. Avrebbe ricominciato con i suoi –ma che padre sei? Ti lascio la bambina e tu cosa fai?- già se lo immaginava. Avrebbe telefonato a Rudy o meglio a suo padre. Lucia ed Alice erano da escludere avrebbero detto tutto ad Eva. Trovò Marta seduta per terra nella casa sull'albero, ginocchia al petto fronte appoggiata sulle braccia e una pugnalata lo colpì in pieno petto. Cosa aveva la sua bambina? Poco prima era così solare e contenta di aver sentito ridere Eva, glielo aveva confidato quando lui aveva chiuso la telefonata. Cos'era successo? Qualche bambino magari l’aveva presa in giro?? Impossibile l’amavano tutti. Maria gli si avvicinò e si aggrappò ai suoi pantaloni. Anche lei era sconvolta, anche lei non aveva mai visto Marta così. Sua figlia era una sagoma, faceva ridere tutti, era il motore pulsante del suo gruppo di amici. Ora vederla così lo sconvolgeva, e a quanto pare aveva lo stesso effetto su Maria. Gli sembrò di vedere Eva in piedi dietro sua figlia. Ci mancavano solo le visioni. –Svegliati Marco, svegliaaaaaaaaaaaaa vuoi chiedere a tua figlia che succede? O vuoi che glielo chieda io? Sono a chilometri di distanza mi è un po’ difficile farlo- Oddio, sentì distintamente la voce di Eva nella sua testa. Si avvicinò a sua figlia, si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza, la toccò dolcemente per non spaventarla “ Marta fiorellino mio, Maria è venuta a chiamarmi dice che hai male, cosa c’è? Dove hai male? Dillo a papà Amore!!” La bambina alzo lentamente la testa e quello che Marco vide lo sconvolse così tanto che indietreggiò senza accorgersene. Marta aveva il viso sporco dai giochi fatti in giardino e rigato dalle lacrime, e quegli occhi, quegli occhi, gli tolsero il respiro. Scacciò il pensiero e si ritrovò a dover riavvicinarsi a sua figlia chiedendosi come mai era così distante eppure si era inginocchiato ad un palmo di naso da lei. “Marta amore cosa è successo? Ti hanno fatto del male? Ti hanno presa in giro? Dillo a papà” La bambina non parlava scuoteva solo la testa. Marco la prese in braccio ma aveva paura si rompesse in mille pezzi. La portò in casa, Maria li seguì preoccupata per la sua migliore amica – e se muore?- pensò agitandosi –come era successo in quel film che aveva visto con Marta. Non si ricordava il titolo, erano 2 migliori amici, lei non aveva più la mamma e lui era un po’ strano ma si volevano bene. Lui un giorno fu punto da un’ape e morì .Lei trovò un’altra migliore amica- “E’ stata punta da un’ape?” chiese Maria a Marco, la guardò accorgendosi che la bimba li aveva seguiti “non credo Maria, vai pure a casa, Marta è solo un po’ stanca ora la metto a letto” la bambina lo guardò non molto convinta dalla sua risposta ma se ne andò a casa piangendo sperando che Marta non fosse stata punta da un’ape. Si sedette sul divano tenendola stretta, non sapeva cosa fare. La sentiva singhiozzare e ripetere qualcosa incomprensibile.. alle volte gli sembrava dicesse nonna, alle volte nonno, alle volte papà alle volte mamma, insomma faceva abbastanza schifo come interprete del bambinese. Aveva pensato di chiamare Eva una o due volte, lei avrebbe saputo sicuramente cosa fare, ma aveva paura di muoversi, si sentiva di marmo. Marta sembrava essersi calmata e non voleva agitarla muovendosi e poi diciamolo non voleva che Eva pensasse non fosse in grado di stare da solo con sua figlia e che cavolo lui era il padre, non solo lei sapeva cosa fare. Così non telefonò. Rimase lì a cullare sua figlia pensando –lei è la mia piccola bambina- “Giulio qui bisogna fare qualcosa” esordì Ezio sorseggiando una biretta “Ma statti zitto” lo rimproverò Cesare già temendo che l’amico si facesse venire strane idee per aiutare Eva. “Che ne vuoi sapere tu” “No Ce, Ezio c’ha ragione, bisogna aiutarla. Povera ragazza, ve giuro me se spezza il cuore a vederla così” “Ma che fa??” la curiosità di Ezio non aveva limite quando si trattava dei Cesaroni, gli movimentavano la giornata. “Ma che vuoi che faccia? Piagne gira per casa in pigiama, ascolta musica e piagne…”. Giulio evitò di dire che il più delle volte ascoltava i cd di Marco, l’amico gli avrebbe sicuro risposto –E ce credo che piagne allora- Cesare più avanti con l’età degli altri due sfoggiava la sua saggezza “Ma che volete fare? Al cuor non se comanda, prima o poi le passerà” Ezio stava pensando, beveva e pensava, pensava e beveva “C’è so” “Daie ce risiamo” esclamò Cesare alzando gli occhi al cielo “Gliè dobbiamo trovare un fidanzato ecco, si chiodo schiaccia chiodo” “Ma che stai a dì.. mica è un martello.. e poi si sa al cuor non si comanda” “Ahhhh Ce l’hai già detto prima” e iniziarono il loro solito balletto di battibecchi “BASTA” urlò Giulio “ insomma dove e come faccio a trovarle un fidanzato???” “AHHHHHHHH ma allora vuoi che ce cacciamo de nuovo nei guai” brontolò Cesare “Gli dai retta??? Al cuor non si comanda” “Ma scusa chiamiamo Marco, magari lui la porta fori, glie parla, magari la fa sorridere, in fondo na volta se amavano” I due fratelli lo guardarono allibiti “Ma allora sei proprio stupido… Ma se Eva piagne proprio per Marco, secondo te io telefono a mio figlio e gli chiedo de portarla fori a cena?” “Ah già piagne per lui” disse Ezio portandosi la mano ai capelli. Giulio sapeva che l’amico era buono ma sapeva anche che era proprio stupido. Marco entrò in bottiglieria. “Marco!?!” si stupì Giulio “Azz se parla del diavolo” disse Ezio. Giulio gli tirò uno scappellotto come a dirgli –ma statti zitto na bona volta- “Parlavate di me???” chiese Marco divertito “Ma no niente” lo rassicurò il padre “c’era una tua canzone in radio. Stavamo commentando tutto qui” cambiò discorso “Ma che ci fai a Roma? E Marta????” “Marta è con Maya” “Ape Ape Ape Maya” canticchiò Ezio e stavolta fu Cesare a dargli uno scappellotto. Marco non ci fece caso, manco lo aveva sentito, la sua preoccupazione era Marta al momento. “ Dovevo passare da Franco per parlare con lui e Simona del nuovo cd e quindi ho pensato perché non andare a salutare mio padre?” Giulio capì che qualcosa non andava “Che dici? Ti va de andare a fare 2 passi con tuo padre o sei troppo famoso per farti vedere in giro con lui?” si tolse il grembiule e con il figlio uscì dalla bottiglieria “Ciao zio Ce, ciao Ezio, dì a Walter de farsi vedere anche se è preso dai preparativi del matrimonio.” Così dicendo seguì il padre. Non parlarono molto nel tragitto che li portò al parco. Si sedettero su una panchina e guardarono i bimbi giocare. Giulio aspettò fosse il figlio ad intavolare un discorso, lo sentiva pensieroso. Anche Marco, come Eva, era cresciuto, era diventato un uomo ormai, era padre, ma si sa per i genitori i figli rimangono sempre piccoli. “Pà, hai ancora il numero di Emma? La psicologa che ti seguì quando Lucia andò via?” Beh doveva ammetterlo tutto si sarebbe aspettato tranne questo. Rimase in silenzio per qualche minuto cercando un motivo per cui il figlio fosse partito da Viterbo, città dove ora abitava, avesse fatto 1 ora e più di macchina per chiedergli un numero di telefono. Avrebbe potuto telefonargli “Pà pà?” Marco lo stava chiamando. “Si Marco ce l’ho ancora da qualche parte. Che succede non stai bene?” Perché non ci aveva pensato prima? Emma poteva esser la soluzione per Eva, in fondo a lui era servito parlare con lei a suo tempo. “Non è per me papà, ma per Marta” –Marta?- pensò Giulio –perché suo figlio voleva portare la nipote da una strizzacervelli?- “Marco che stai a dì? Che centra Marta? Quella bambina è una meraviglia, cosa centra la psicologa?” Marco gli raccontò l’accaduto di un mese prima, gli raccontò lo spavento, la paura provata al solo prenderla in braccio. La notte passata a vegliarla per paura che si svegliasse in camera da sola e si spaventasse. Le notti a seguire, tutte le notti, alzarsi per andare a controllare se dormiva o cosa. “Quello che mi preoccupa è che lei non se lo ricorda” disse Marco al padre “ho provato a parlarle ma lei dice di non sapere a cosa mi riferisco” Giulio stava ad ascoltare il figlio e non credeva a quello che diceva, non che suo figlio fosse un bugiardo, ma stentava a credergli. “Le è capitato ancora di rabbuiarsi, ma non più così” continuava Marco “ pochi attimi e poi torna ad esser la mia Marta. Papà le avessi visto gli occhi, non riesco a descriverti quello che ho provato.” Marco piangeva mentre si confidava con il padre, per un attimo Giulio lo vide uomo-bambino indifeso. “Cosa dice Eva?” Marco si irrigidì e lui lo notò. “Marco cosa dice Eva?” Non poteva credere che Eva fosse rimasta a crogiolarsi nel suo dolore sapendo che la figlia aveva avuto una reazione di quel tipo e che non avesse detto niente a casa. Che non avesse preso la macchina e non si fosse precipitata a Viterbo a riprendersi Marta. “Marco?” “Non lo sa papà!!!” disse finalmente e a dirlo si sentì molto più leggero. “Marco” disse in tono rassegnato “non puoi non dirglielo è sua madre” “Lo so pà, ma lo sai com'è Eva! Darebbe la colpa a me!” –no Marco, non lo so più com'è Eva- avrebbe voluto dirgli “direbbe che non sono un buon padre. E io non posso accettarlo! Tutto ma non questo!” una volta gli disse che si comportava da merda.. lui aveva sbagliato è vero ma anche lei aveva le sue colpe. Era stanco di doversi sempre sentire inferiore a lei. “Pensavo che magari Emma poteva vedere Marta e capire se magari sono i sintomi di qualche malattia o è solamente una fase di assestamento per la situazione tra me Eva e Maya” –Andiamo bene- si disse Giulio –se Marta oltre ad Eva pagava il prezzo del loro amore finito, avrebbe preso i suoi due figli, li avrebbe rinchiusi in una stanza e non li avrebbe fatti uscire fino al raggiungimento di qualche tipo di accordo: che si amassero, che fossero amici, o fratellastri a lui poco importava. Dovevano ritrovare una serenità per il bene di quella bambina- Giulio rovistò nel portafoglio, trovò il biglietto da visita di Emma lo diede a suo figlio sperando che più che andarci con Marta ci andasse con Eva. Poi qualcosa lo colpì “Hai detto un mese fa Marcolì?” “Si pà, più o meno si. Era contenta quella mattina. Era felice perché al telefono Eva è scoppiata a ridere, sai com'è.. Marta porta il sorriso ovunque. Poi non lo so qualcosa deve averla turbata qualche ora più tardi” non raccontò al padre che la figlia aveva intuito che la madre stava per chiamarla e che voleva batterla sul tempo né che aveva l’impressione che sua figlia gli leggesse i pensieri. L’avrebbe preso per pazzo. Anche Giulio era silenzioso, quello stesso giorno Eva aveva avuto una specie di crisi isterica con Lucia. Gli venne la pelle d’oca al pensiero.

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Capitolo 5
*** Domani è un altro giorno ***


“Eva scusa se te lo dico, ma Via col Vento non è certo un film adatto alla tua situazione attuale, dovresti guardare film che fanno ridere e non strappalacrime” Lucia si alzò dal divano “Bello per carità. Ma mamma mia!!!!” Dopo quella crisi isterica Eva aveva cercato di dare una svolta alla sua vita, con poco successo doveva ammettere. Aveva pensato di affittare film romantici e da lì prendere spunto. Non era cambiato niente, ma la faceva sorridere sua madre che immancabilmente alla fine di ogni film recitava quella frase. Molto probabilmente li avesse guardati sola, avrebbe spento la tele dopo i primi 2 minuti, ma sua madre si accomodava sempre con lei sul divano. Aveva resistito solo per avere la sua compagnia, la stava aiutando più di quel che credeva. “Invece no mamma ho bisogno di sentirmi dire che domani è un altro giorno” l’apostrofò raggiungendola in cucina “beh se ti serviva solo quello me lo potevi dire. Domani è un altro giorno” le disse baciandola in fronte. Si sentiva coccolata e amata da tutti in quel periodo. Anche zio Cesare ed Ezio una sera si accomodarono con lei sul divano, ora non ricordava il film, ricordava solo che piansero dalla prima all'ultima scena chiedendole continuamente scusa, adorabili! “Così domani torna la nostra bella, non vedo l’ora” disse Lucia preparando la tisana.. “Anche io mamma non vedo l’ora sia domani” sorrise e per un momento Lucia rivide la ragazza che era entrata in quella casa malvolentieri ma che in quella casa era diventata donna. “Ancora in piedi voi due?” Giulio era sceso per bere un po’ d’acqua. “no “rispose Eva “io vado” “ma come amore, e la tisana?” “La cedo a Giulio, vi lascio soli, ti ho rubato troppo spesso e volentieri al tuo uomo” così dicendo se ne andò in camera sua. “Cosa ne pensi? Domani torna Marta e vedrà Marco” chiese Giulio a sua moglie interpretando i suoi pensieri. “Non lo so. Spero vada tutto bene. A che ora la porta, l’ha detto Marco? Voglio esserci quando arrivano” “Credo sul tardi” nel primo pomeriggio andavano da Emma. Odiava nascondere qualcosa a sua moglie, in anni passati quel suo nascondere era stata causa di grossi guai. Ma aveva promesso a Marco che almeno per il primo incontro non avrebbe detto niente a casa, sentivano cosa diceva Emma e poi avrebbero deciso il da farsi. Una cosa era certa sarebbe andato anche lui. Eva si svegliò stranamente di buon umore, oggi tornava l’amore della sua vita, già, era felice –strano sentirmi pronunciare questa parola- si guardò allo specchio in bagno e quello che vide non le piacque per niente. Era sciupata, pallida, le occhiaie ormai erano diventate parte integrante dei suoi occhi. I capelli erano lunghissimi, piatti, senza vita proprio come lei. Pensò che se Marco o qualsiasi altro uomo l’avesse vista così, non avrebbe di certo voluto passare vicino a lei nemmeno 5 minuti della sua vita. Si lavò, si cambiò e telefonò a Carlotta. Scese di corsa le scale, prese al volo la giacca, si affacciò alla cucina, salutò tutti con un “Ciao io esco” e sparì. Tutti si guardarono.. “Era tua figlia???” chiese Giulio a Lucia “Magari” rispose lei speranzosa “Giorno famiglia” li salutò Cesare entrando con Matilde e Pamela. “Sbaglio o quella furia che ci ha appena investiti era Eva? Ma non stava a piagne?” domandò Cesare al fratello, in bottiglieria non parlava altro che delle lacrime della figliastra “A Ce” lo apostrofò Pamela “Meno male che esce.. sembra na morta vivente! Scusa Lucì!” “Si hai ragione Pamela spero che il fatto che arrivi Marta l’abbia spronata” Fecero colazione ognuno perso nei propri pensieri. Tutti a pensare ad Eva,Marco e Marta. Nessuno si accorgeva di Maya, nessuno mai la pensava. Carlotta l’abbracciò a lungo. “Finalmente sei uscita dalla tua prigione amica mia” Eva la guardò, era raggiante: finalmente sposava il suo Walter. Lui era fuori città, seguiva la carovana della Ducati nei moto GP, aveva fatto strada come meccanico. La moto, passione molto contrastata da Ezio, aveva dato ragione a quel figlio scapestrato ed ora il padre non faceva che vantarsi di lui. Si sedettero al bar “Dai dai sono curiosa dimmi” la telefonata di Eva le aveva fatto piacere, era un po’ che non uscivano insieme. Lei presa dal matrimonio e l’amica dalla vita frantumata. In verità Carlotta aveva spesso e volentieri preso in mano il telefono per chiamarla rinunciando tutte le volte. Avrebbe voluto consigli sul corredo, sulle bomboniere, sul menù, ma aveva avuto paura di ferire l’amica con la sua felicità. Ora invece Eva l’aveva chiamata e questo voleva dire solo una cosa: era un altro giorno. Chiacchierarono per ore, Eva voleva sapere ogni particolare dei preparativi, Carlotta dal canto suo voleva sapere come lei stava, se aveva trovato un lavoro, come stava Marta. “Ho bisogno del tuo aiuto amica mia” le disse ad un tratto Eva. “Mi vedi?” “Certo che ti vedo sei qui davanti a me” sorrise “No dico: mi vedi???” domandò nuovamente Eva. Carlotta non capiva cosa intendesse, “Suvvia Carlotta mi stupisco di te” la prese in giro Eva “una volta ci capivamo al volo” L’orgoglio di Carlotta si fece avanti e un sorriso le illuminò gli occhi “Oh finalmente vedo che ora hai capito” pagarono il conto e si avviarono a braccetto per le vie di Roma. -Ma dove diavolo era finita sua figlia?- Lucia continuava a guardare l’ora. “Mamma stai tranquilla” Alice in soggiorno cercava ispirazione per l’abito di Carlotta ma l’andirivieni della madre la distraeva. “Dico io, è uscita stamani alle 9, non ha telefonato, non è rientrata per pranzo. Mi dici dove è finita?” “Ha ragione Alice, tesoro stai tranquilla” cercò di calmarla Gabriella. Suonarono alla porta era Stefania “Allora è rientrata?” “No macché” Alice scoppiò a ridere “Mamma hai praticamente telefonato a tutti per sapere se avevano visto Eva. E l’unica a cui dovevi telefonare era proprio a lei!!!” Anche Gabriella e Stefania scoppiarono a ridere vedendo la faccia di Lucia al rimprovero della figlia “Ahhhhh possibile non capisci? E’ uscita dopo mesi che le dico di distrarsi e ora secondo te le telefono per farle il terzo grado su dov'è e con chi?” dando sfogo a voce alta ai suoi ragionamenti, si rese conto delle assurdità che le avevano tenuto compagnia tutto il giorno. Scoppiò a ridere seguita dalle altre donne. “Comunque è tardi, tra poco arrivano Marta Marco e Maya e lei non c’è” “Forse non è poi così un grande male che non sia a casa quando arrivano” si azzardò a dire Stefania, Alice e Gabriella abbassarono lo sguardo a quelle parole: la pensavano allo stesso modo. “Che intendi? Marta ci resterebbe male. Tornare dopo 3 mesi e non trovarla a casa” “Lo so Lucia, ma pensa a lei, certo la gioia nel rivedere la figlia è grande, ma credi sia pronta a trovarsi di fronte Marco e Maya?” Lucia sospirò, l’amica aveva dato voce alla sua paura più grande: un’altra crisi isterica di Eva. L’ora di cena e di Eva nessuna traccia.. Lucia non era più preoccupata, era furente! Al rientro la figlia si sarebbe trovata di fronte non a sua madre ma alla furia cieca di SUA MADRE e nessuna giustificazione sarebbe servita, anzi non doveva nemmeno provare a giustificarsi. La porta si aprì. Alice intanto con Rudy sul divano sentendo aprirsi la porta commentò: ‘prevedo fulmini e saette’ si alzarono per cercare di placare la madre di lei in caso di necessità. “Ti sembra l’ora..” esordì Lucia uscendo dalla cucina sul piede di guerra “Nonnaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” la vista di Marta la placò all'istante “Amore di nonna” la bambina le corse incontro, non smetteva di baciarla e saltarle addosso. Anche Alice e Rudy si precipitarono dalla nipote. “Zia Aliceeeeeeee Zioneeeeeeeeeeeee” la bambina era incontenibile saltava da uno all’altro dispensando baci a tutti. “E zio Mimmo?” chiese la bimba non trovandolo a salutarla “E’ andato ai campi estivi con alcuni compagni di scuola, dovrebbe tornate tra qualche giorno” “E la mia mamma dov'è? Dov'è?” Marta incominciò a salire i gradini per raggiungere Eva in camera, Marco Maya e Giulio erano entrati e Marco si apprestava a seguire la figlia per portar in camera di Eva le valigie di Marta. “Mammaaaaaaaaaaaa Mammaaaaaaaa dove sei????” Spalancò la porta ma la stanza era al buio e di Eva nessuna traccia. Marco notò la delusione negli occhi della figlia. Si girò verso il padre come a chiedergli –ma dov'è????- Marco posò le valigie, prese Marta in braccio, e si abbracciarono, sentiva che stava per piangere. Aveva avuto il sospetto che non avrebbe trovato Eva al loro arrivo, per lei sarebbe stato un duro colpo vedere lui e Maya insieme, avrebbe dovuto preparare Marta all'eventualità che la madre non sarebbe stata a casa. Non l’aveva fatto perché sapeva che la figlia gli avrebbe risposto: -Papà cosa dici? Lei è una mamma io la sua bimba. Se arrivo a casa lei non può non esserci.- Chiuse la porta e si diresse al piano di sotto dove tutti parlavano chiedendo a Maya come si trovasse a Viterbo, del lavoro, come era stato avere Marta a casa per così tanto tempo. Aveva quasi girato l’angolo delle scale, dove molte volte lui ed Eva si erano fermati a scambiarsi baci proibiti all'insaputa di tutti, quando sentì aprirsi la porta e regnò il silenzio d’improvviso. Marta alzò la testolina dalla sua spalla e gli occhi le brillarono. Lui continuò la discesa. Chiuse gli occhi prima di affrontare il gradino d’angolo che lo avrebbe messo di fronte ad Eva. Sia lui che Marta sapevano che lei era entrata in casa, il battito dei loro cuori lo confermava. Come girò l’angolo sentì scalpitare Marta aprì gli occhi prima che tutti se ne accorgessero e la bambina urlò di gioia “MAMMMMMM….” che succedeva? sua figlia si era ammutolita. Guardò meglio e la vide. Era là sulla porta, capelli decisamente più corti rispetto l’ultima volta che l’aveva vista, mossi il giusto, il suo mosso. Un leggero trucco naturale che le illuminava gli occhi, i suoi occhi. Jeans, ballerine rosse con un leggero accenno di tacco, maglietta bianca con una grande bandiera americana sul davanti. Un giubbino rosso ed una borsa a tracolla, la sua inseparabile borsa a tracolla che conteneva tutti i suoi pensieri sulle pagine dei suoi diari. E li guardava.. sorridendo: era bellissima! Da togliere il fiato! Ecco perché Marta si era ammutolita, lei bella così non l’aveva mai vista o meglio non poteva ricordarsela era appena nata. Tutti li stavano guardando, si sentiva i loro occhi addosso, non sapeva cosa fare, doveva continuare a scendere le scale? Doveva stare fermo lì? Oddio sperava di non avere la sua solita aria da pesce lesso. –Cosa faccio?- pensò Eva. Era entrata in casa e per prima aveva visto lei: Maya! Tutti si erano ammutoliti e aveva sentito arrivare il grido di gioia di Marta. Seguì il suono della voce con gli occhi. Erano lì su quelle scale dove lei e Marco si erano scambiati baci proibiti all'insaputa di tutti. Capelli decisamente più lunghi, rispetto a qualche mese prima. Le piacevano più lunghi, le ricordavano il suo Marco, un accenno di barba che lo rendeva più uomo e meno pesce lesso, o almeno lo mascherava un po’ di più. Pesce lesso era, pesce lesso rimaneva anche ora. Un sorriso le venne spontaneo a quell'immagine.. e allora decise. Corse incontro a sua figlia, aprì le braccia e quando fu ad uno scalino da loro Marta si divincolò dalla presa del padre lanciandosi tra le braccia della madre. Lo fece con così tale foga che per poco non ruzzolarono giù. Se non fosse stato per Marco che, vedendo Eva vacillare, prontamente la prese per un braccio sorreggendo il peso di tutte e due, sarebbero sicuramente cadute. Quando la madre di sua figlia ritrovò l’equilibrio la lasciò e la sentì sussurrare: “Grazie”! Tutti tirarono un sospiro di sollievo a quel grazie, mentre Maya per un secondo trattenne il fiato poi Marco la guardò e lei si rilassò. Cenarono tutti insieme quella sera, Marta non faceva che raccontare le imprese compiute a Viterbo, di Maria che tutti i giorni le chiedeva se era stata punta da un’ape, cosa centrava l’ape lei non lo capiva e Maria non sapeva spiegarglielo ma le voleva bene lo stesso e tutti risero a quel racconto. Raccontò che papà le aveva costruito una casa sull'albero, diceva che così i gatti potevano andare sul tetto a miagolare. Marco osservava la figlia divertire tutti, notò Eva arrossire al racconto dei gatti e si appuntò di non utilizzare più avvenimenti che riguardavano loro due per spiegare cose a sua figlia, aveva la lingua troppo lunga. Raccontò di come la sua cameretta fosse il regno di Trilli e di come lei di notte scorrazzasse tra le stelle a bordo della sua scopa stregata a spargere polvere magica su tutta la città, perché voleva vedere felici tutti i bambini del mondo, ma che voleva farsi comprare da papà il folletto, così lo chiamava Maria, per andare più veloce, la scopa era lenta. A quel racconto Marco ed Eva stavano bevendo il caffè ed entrambi lo sputarono sul tavolo per la sorpresa di sentir raccontare dalla figlia le loro fantasie. Tutti li guardarono.. Rudy prese in giro Marco per tutta la sera dicendo che ormai era un bavoso vecchietto non più in grado di bere un caffè… Marta come sentiva bavoso vecchietto scoppiava a ridere e non riusciva a fermarsi. Era tardi, ormai Marta sonnecchiava in braccio ad Eva e a Marco si spezzava il cuore pensare che l’indomani mattina si sarebbe svegliato senza il richiamo della figlia. Dopo tre mesi era difficile lasciarla così. Riempiva le giornate. “ Mi sa che io e questa signorina andiamo a prepararci per la notte” sentì Eva risvegliarlo dai suoi pensieri. Si era già alzata e si stava incamminando verso le scale. Marta alzò la testa ed assonnata disse: “Papà che fai lì??? Non vieni?? Svegliaaaaaaa!!!” Tutti scoppiarono a ridere guardandolo e Rudy lo prese in giro “Ahahahah pesce lesso” e così si ricevette un pugno sulla spalla dal fratello maggiore: “ahia.. ma che modi…” Marco si alzò e raggiunse le 2 donne che lo aspettavano, prese in braccio la bambina e seguì Eva sulle scale. Maya si sentiva un po’ fuori posto in quella famiglia, eppure sapeva che le volevano bene che erano contenti per lei e Marco.. Lucia la riportò nella stanza chiamandola “Si dimmi Lucia scusa” “Mi chiedevo si ti andava di aiutarmi con i piatti come vedi si sono dileguati tutti” “Certo figurati”. Lucia aveva osservato tutta la sera quello strano trio.. Maya guardava Marco che guardava Eva ma lei non se ne accorse. Cercavano di non farsi notare ma agli occhi esperti di un’impicciona, come modestamente si riteneva lei, nulla era sfuggito. Non le era sfuggito nemmeno che sua figlia era uscita di casa in un modo ed era rientrata completamente trasformata nel giro di poche ore: ci vedeva lo zampino di Carlotta in tutto questo e ne era contenta. Basta al grigiore di quei mesi, basta con le crisi isteriche. Se un taglio di capelli, del trucco e dei vestiti nuovi potevano servire ad aiutare sua figlia allora avrebbe acceso un finanziamento per permetterle tutti i tagli, tutti i trucchi, tutti i vestiti di questo mondo. Eva e Marco misero il pigiama a Marta e la coricarono nel letto di Alice. La bambina cercava in tutti i modi di non addormentarsi, biascicava parole senza senso e per i genitori che stavano lì ad osservarla erano parole di una tenerezza assoluta. “Papy come fai ora?” “Cosa amore?” sembrava essersi ricordata d’un tratto “A correre da me veloce domani mattina quando ti chiamo appena sveglia?” Marco cercò qualcosa da dire ma non trovava niente che potesse soddisfare la figlia. Per un attimo incrociò lo sguardo di Eva e un sospiro gli usci spontaneo senza che potesse trattenerlo. Distolse in fretta gli occhi. –Accidenti- pensò –sono proprio un pesce lesso- Di nuovo quell'espressione, possibile che dopo tutti quegli anni continuasse a sentirsi un pesce lesso quando non riusciva ad uscire da una situazione imbarazzante? Beh in fondo lei si era innamorata anche di quello o no??? Di questo suo mondo interiore che riusciva a far emergere solo con la musica. “Beh” disse Eva facendo la misteriosa” direi che basterà che scenda le scale” come finì di pronunciare quella frase si diede della stupida. Marta spalancò gli occhioni e ripeté “Le scale?” “Beh si è già tardi, se papà e Maya vogliono, possono dormire in mansarda, così non devono viaggiare di notte e domani mattina al tuo richiamo da bimba pestifera, papà scenderà le scale ed in un battibaleno sarà da te” si chinò a baciare sua figlia. Marco la guardò e pensò –ha ragione lei, mi comporto proprio da merda- Baciò la figlia ormai addormentata e seguì Eva fuori dalla stanza, scesero di sotto dove trovarono Lucia e Maya. Quest’ultima fece per alzarsi e salutare la famiglia quando Marco le chiese se fosse un problema dormire nella mansarda quella notte. Era già tardi e Marta voleva averlo qui al risveglio. “Nessun problema” si ritrovò a dire. Non voleva mica negare al suo uomo il risveglio della figlia quando lì, di fronte a lei c’era la madre di Marta disposta a dormire sotto lo stesso tetto di loro due. -E no non c’era davvero nessun problema- si disse irritata. Seguì Marco in mansarda dando la buonanotte ai presenti. Eva si accoccolò vicino a sua madre sul divano “Sono orgogliosa di te” le disse accarezzandole i capelli. “Sono stata brava mamma?” “Un portento amore, un vero portento. Spiegami cos'è successo? A cosa è dovuta questa trasformazione? Cosa è cambiato da ieri ad oggi?” che dire a sua madre? Non lo sapeva nemmeno lei. Si era svegliata pensando a sua figlia, si era vista nello specchio e l’immagine che le aveva riflesso non le era piaciuta. Anche le altre mattine si svegliava, pensava a sua figlia, si specchiava ma era come se non si vedesse. “Non lo so mamma e nemmeno voglio saperlo, non importa. Non posso passare altri mesi ora a chiedermi cosa è successo, perché sono scesa dalla parte giusta del letto mentre gli altri giorni no. Ora c’è Marta questo mi basta.” Diede un bacio a sua madre le augurò la buona notte e si diresse alle scale. “Ah mamma” “Si tesoro?” “o forse semplicemente è un altro giorno” e le sorrise scomparendo. Rudy ed Alice dormivano nella stanza dei ragazzi, era sicuro avessero unito i letti, ormai non poteva più minacciarlo con lo scopettone era più alto di lui e di un bel po’. Marco e Maya in mansarda, Eva e Marta nella camera delle ragazze, sua moglie in bagno sembrava intenzionata a rimanerci. “oh finalmente” disse vedendola uscire “stavo per chiamare il soccorso alpino” “spiritoso”. “Ho visto bene Eva stasera non trovi? Una vera signora” “La classe non è acqua” si ritrovò a dire Lucia infilandosi sotto le coperte e accoccolandosi tra le braccia del marito. Forse quello era il momento buono per parlarle di Marta e del pomeriggio passato da lui e Marco in studio da Emma. Marco aveva cercato di convincere Maya a non venire a Roma ma non c’era riuscito così era stato costretto ad inventarsi una scusa per non farle sapere dell’incontro con la psicologa e non aveva potuto portare Marta da Emma. Le aveva lasciate a girovagare per le strade di Roma, mentre lui era andato a recuperare il padre ed insieme avevano raccontato l’accaduto alla psicologa. “Lucia” “siiiiii” fece eco lei immaginando cosa il maritino volesse chiederle “Devo parlarti” il tono di voce spaventò la donna, non era il tono da marinaio allupato che le faceva quando le saltava addosso per approfittare di lei, si tirò su e guardò l’uomo dritto negli occhi “oh no che succede ora?” sospirò ed ascoltò tutto quello che Giulio le raccontò. A volte interrompendolo per fargli domande a volte scuotendo la testa a volte lasciandosi scappare qualche lacrima. Spensero la luce e cercarono di dormire. Si addormentarono a notte fonda con un solo pensiero -Domani è un altro giorno.- Eva aveva lasciato la porta della stanza aperta e vide la luce sotto la porta della camera dei suoi spegnersi molto tardi, sicuramente avevano parlato della serata. Sentì qualcuno scendere le scale, oddio, perché il cuore le batteva così forte, mica erano i ladri!?! Al massimo potevano esser Marco o Maya che scendevano per andare in bagno. Si mise in posizione fetale verso il corridoio in modo da vedere chi fosse. Era Marco, stava per entrare in bagno ma si bloccò quando vide la porta della stanza aperta. Entrò e si avvicinò al letto di Marta, si sedette cercando di non fare rumore per non svegliare la figlia. Rimase lì a fissarla per un tempo che Eva non sapeva quantificare, le sembrò un’ eternità. Tratteneva il fiato. Aveva paura che respirando potesse interrompere quel momento padre/figlia a cui lei non era abituata. Certo per Marco doveva esser difficile, dopo tre mesi, ritrovarsi solo con Maya in casa. Lei sapeva bene che il suo piccolo fiorellino riempiva le giornate. Adesso osservandolo attraverso gli occhi socchiusi vedeva il suo profilo illuminato dalla luce in corridoio. Era bello, le mancava il fiato tanto era bello! – A no- si disse –stupida se non respiri certo che ti manca il fiato.- fu costretta a prendere un grande respiro ed ecco lo sapeva lui ritornò in quella stanza abbandonando il luogo della mente dove era stato fino a quel momento. Diede un bacio a Marta e si alzò; fece per uscire ma cambiò idea. Fece il giro del letto di Alice e si avvicinò al suo –oddioooooo- il cuore le batteva all'impazzata –giuro che se si china a baciarmi mi metto ad urlare- pensò tremando. Lui si chinò, lei strinse forte gli occhi, sperando non si accorgesse che era sveglia, e fece una cosa che non si aspettava. Le sussurrò “Grazie per avermi concesso un’ultima notte con il nostro fiorellino” così dicendo le scostò la ciocca dei capelli che le ricadeva sul viso. Quante volte aveva fatto quel gesto anche prima che si dichiarassero amore eterno? Infinite!!!!! Lasciò la stanza ed Eva lo vide allontanarsi attraverso le lacrime che le rigavano il viso. “Dove sei stato?” chiese Maya sentendolo tornare a letto “non stai bene?” “no tutto bene” rispose lui come imbambolato “sono andato a controllare Marta” –o volevi vedere lei? - ma cosa andava a pensare?- “ma c’è Eva con lei ora” “Lo so” disse lui guardando il soffitto “ma dovevo, volevo esserci io” le diede un bacio a stampo sulle labbra si girò spense la luce del suo comodino e cercò di addormentarsi. –Cosa succedeva??- si domandava intanto lei guardando la schiena muoversi a ritmo del respiro –perché negli ultimi mesi lo aveva sorpreso spesso di notte in camera di Marta? Finchè erano a Viterbo poteva anche capirlo, lei dormiva in stanza da sola ed era normale lui si alzasse per controllare se la bambina stesse bene. Il tutto era iniziato dopo la settimana che lei era stata fuori casa per un sevizio fotografico, prima di allora mai. Qui Eva dormiva a pochi centimetri da lei, non aveva bisogno di scendere. –Voleva vedere lei – le sussurrò la vocina maligna che ultimamente dominava quella buona. Scacciò quel pensiero, spense la luce e pensò –Domani è un altro giorno- Chiuse gli occhi e si addormentò.

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Capitolo 6
*** Il Mare d'inverno ***


Coricata sul letto con la figlia sdraiata su di lei, come quando era neonata, Eva guardava il soffitto cercando di prendere decisioni importanti per la sua vita e quella di Marta. Aveva bisogno di un lavoro, non poteva continuare a farsi mantenere da Lucia e Giulio come quando era diciottenne. Loro le avevano detto che non doveva preoccuparsi di nulla, ma il voltar pagina per lei era di vitale importanza ed il lavoro era in cima al nuovo capitolo del suo libro intitolato vita. Aveva scritto qualche articolo da Free Lance, ma nulla di che. Era stata tentata di presentarsi alla redazione di Up TO You, ma l’idea di trovarsi faccia a faccia con la Zavattini, dopo il loro ultimo incontro di anni prima, non la entusiasmava. Quel mattino girovagando per le stradine romane della Garbatella, aveva scoperto un mercatino delle pulci mai visto prima, doveva esser una novità del quartiere. Marta era con Lucia a comprare le verdure al mercato e lei aveva potuto perdersi in quelle viuzze come le piaceva fare da ragazzina. “Ciao Eva” vide Simona all’altro lato della bancarella dove si era fermata a curiosare. “Simona?!?!?” lo stupore dipinto sul volto di Eva la fece sorridere “si sono proprio io”. Le due ragazze si diressero verso un bar e rimasero a parlare finche Lucia non telefonò per sapere dove fosse finita, avevano finito le spese e aveva bisogno di aiuto per portare le borse a casa, Marta era troppo piccola per aiutarla. “Stammi bene Eva” disse Simona salutandola “pensaci. Spero accetterai” così dicendo tornò verso la bancarella di dischi in vinile dove aveva incontrato la giovane –quello che si dice: segno del destino- pensò Simona. Eva faceva proprio quello ora: pensava! Anche Marco e Maya erano a letto quel pomeriggio, persi nei labirinti dei propri pensieri. Si erano da poco amati, -focosamente amati- pensò Maya con un sorriso. Ora erano abbracciati cullati dal torpore che sempre li sorprendeva dopo aver fatto l’amore. Forse quello era il momento giusto per parlargli dei suoi progetti. “Marco?!?” “mmm” le rispose mezzo addormentato “Cosa diresti ti dicessi che voglio un figlio?” “mmm” le rispose sempre addormentato, “ne saresti felice? Saresti felice di diventare padre amore mio? “Io sono già padre” rispose cercando di aprire gli occhi, non capiva cosa centrava ora Marta con il fatto che avevano appena finito di fare l’amore. “Lo so amore” rispose divertita Maya dalla confusione in cui era caduto il suo uomo “ma io ti parlo di noi, un figlio nostro, tutto nostro” Marco si svegliò di colpo sedendosi di scatto. Quella reazione sembrò avvertire Maya che forse non era proprio del tutto giusto quello come momento per parlare di figli. “Co..co..co..” balbettò “Cosa stai dicendo?” si girò a guardarla. “Niente, era solo una domanda” cercò di difendersi “Così per parlare! Ci ho pensato tanto nei mesi in cui Marta è stata qui, sarebbe bello avere un bimbo che scorrazza per casa, non credi?” abbozzò un sorriso “Solo Marta scorrazza qui e là” rispose Marco distratto dal pensiero delle parole di Emma: <> Irritata Maya si alzò dal letto infilandosi la maglietta che Marco le aveva sfilato spogliandola. “Che c’è?” chiese lui cercando di mantenere la calma. –Che c’è??? Che c’è??? Che c’è??- avrebbe voluto urlare lei –ti parlo di un nostro figlio, frutto del nostro amore e tu mi parli del frutto dell’amore che un tempo avevi per Eva?- gridò dentro di se la ragazza. Lo fulminò con gli occhi senza proferire parola e lasciò la stanza. –Accidentaccio- pensò mentre si vestiva e la raggiungeva in cucina. “Si può sapere perché ora ti sei arrabbiata?” “non sono arrabbiata” rispose lei tagliente cercando di accendere il gas, aveva bisogno di una camomilla per mantenersi calma e non tirargli tutto quello che trovava in casa. “Ah non sei arrabbiata?” le chiese lui sarcastico. Gli squillò il cellulare e a quanto pare non aveva intenzione di smettere. “Pronto” si ritrovò a rispondere secco “Weilà” sentì dall’altra parte “è così che si risponde ad un vecchio amico?” “Walterrrrrrrrrrrrrr.. o porca vacca Walterrrrrrrr” l’umore gli era girato da brutto a bello al solo suono della voce amichevole così cara. “Pisellone mio che combini??? Stai a compiere i doveri coniugali o hai tempo per una birra con il tuo amico d’infanzia?” –Sia lodato il cielo ed il suo amico Walter- “dove sei?” gli chiese tornando in camera lasciando Maya perplessa e sempre più furibonda con il gas e con lui. Si fece una doccia veloce si preparò ed usci dicendo a Maya che sarebbe rientrato più tardi, Walter era a San Martino e lo raggiungeva. –Certo certo corri dal tuo amico- disse facendogli il verso quando lui ormai aveva chiuso la porta alle sue spalle. Walter era seduto al bancone del bar e aspettava l’amico di sempre. “Ehi fatte abbraccià” eccolo era arrivato. I due si abbracciarono e si spostarono ad un tavolino. “Che fai da queste parti?” Marco lo sapeva ancora in giro con la Ducati “E che vuoi so rientrato per qualche giorno altrimenti chi la sente Carlotta? Hai presente no?!?!!?” E certo che c’aveva presente, quante risate si erano fatti lui ed Eva ad assistere ai battibecchi di quella improbabile coppia. Ecco, da ragazzo pensava che lui ed Eva sarebbero convolati a nozze, non avrebbe scommesso un euro su loro due ed invece. “Ehi non è che ti ho disturbato? Al telefono mi sei sembrato scocciato appena hai risposto” Marco non aveva voglia di parlare di Maya e liquidò il discorso con un: “Ti ricordo che anche io vivo con una donna” come a dire: come si fa a non scocciarsi ogni tanto. Walter gli diede ragione e passò a raccontargli le avventure del suo ultimo viaggio di lavoro. Era ora di cena e Marco invitò Walter a casa sua per 2 spaghi ma l’amico rifiutò “E no no caro mio pisellone” lo apostrofò “Tu sai che l’unica donna con cui condivido volentieri una cenetta romantica è la piccola Marta. A lei non avrei detto sicuro di no. A te lo dico eccome” e scoppiò in una fragorosa risata tanto che gli avventori del bar si voltarono a guardarli. “No dai scherzi a parte” ritornò serio “in verità Carlotta mi ha costretto a raggiungerti” “Ah allora non ti sono mancato per niente. Bell’amico” rispose Marco fingendosi offeso “Si che mi sei mancato pisellone. Tanto mancato che sono venuto a chiederti se ti va di farmi da testimone.. sai me sposo e non posso farlo se tu non sei al mio fianco amore” pronunciò l’ultima parola con la R moscia facendo scoppiare Marco a ridere. “Certo che mi va” Walter gli consegnò l’invito su cui stava scritto Marco e Maya Cesaroni e lui rimase a contemplare quelle scritte a lungo. Walter cercò di non notare l’atteggiamento dell’amico, aveva già troppi casini per conto suo tra matrimonio, lavoro, padre e madre e suoceri. Ci avrebbe pensato a tempo debito se necessario. “Ah Marco” continuò Walter “Credo che Carlotta l’abbia chiesto ad Eva, anzi lo so per certo.. quelle due son tornate ad esser pappa e ciccia come a scuola da quando Eva è tornata da Parigi. Se ti crea problemi la cosa, capirei decidessi di mollarmi all’altare” Walter aveva sempre un modo tutto suo di affrontare gli argomenti spinosi e di questo Marco ne era un po’ invidioso, lo era sempre stato. “Nessun problema amico mio, l’altare ci aspetta” uscirono dal bar a braccetto e fecero il loro numero preferito: i fidanzatini gay! Rientrato a casa Maya lo aspettava gli corse incontro abbracciandolo e gli chiese scusa. Marco la strinse, a sua volta le chiese scusa e le disse che al momento non si sentiva pronto di diventare nuovamente padre, non che non lo volesse, ma Marta si era abituata da poco a quella strana situazione di mesi vissuti con Eva e mesi con loro e non voleva destabilizzarla. Maya annuì capendo i timori di Marco, ma ciò non tolse il suo sentirsi amareggiata. “Mammina” si stiracchiò “oh finalmente ti sei svegliata fiorellino mio” disse Eva baciando la figlia “Mammina?” riprese Marta “voglio una cameretta tutta mia quando abito con te” Eva non era certa di aver capito bene “in che senso stellina?” domandò “Quando abito con papà e Maya ho la mia cameretta” a quelle parole Eva sentì le lacrime salirle agli occhi “A me piace abitare qui con i nonni e gli zii, ma non ho la mia cameretta di Trilli, non ho la mia polvere magica e la mia scopetta-motorino” “Vuoi una casetta tutta tua Amore?” “No, non tutta mia, ma mia e tua” le sorrise la bambina che si era messa a sedere sul letto gambe incrociate. Forse Marta aveva ragione, in questa casa c’erano troppi ricordi, ma come faceva a prendere in affitto casa, a mantenere sua figlia senza un lavoro? “Marta sei sicura???” “Si mammina, l’ho sognata poco fa, dobbiamo cercare la nostra isola che non c’è, dove ci aspetta Peter Pan” disse Marta senza possibilità di replica “Allora ok. Isola aspettaci arriviamo” la bimba iniziò a gridare e a saltare sul letto. Lucia che stava riponendo la biancheria nella camera di Rudy e Mimmo entrò e quello che vide le scaldò il cuore. Eva e Marta ridevano di gusto saltellando sul letto. Avevano cenato e Marta stava giocando a nascondino con Mimmo che era rientrato dai campi, mentre Alice e Rudy discutevano sui tessuti da usare per l’abito di Carlotta, ovviamente Rudy aveva le idee un po’ confuse tra taffettà raso e seta. Prima di raggiungere i genitori in giardino Eva chiamò Simona per accettare l’offerta di lavoro, sarebbe passata nei prossimi giorni alla casa discografica per definire i termini del contratto. “Si sta bene vero?” interruppe così Lucia e Giulio che si stavano scambiando effusioni adolescenziali anche se l’età non era dalla loro parte. Si sedette sul marciapiede guardando quelle due mezze mele che si erano ritrovate dopo tante difficoltà, sorrise. “Tesoro!?!” disse Lucia notando una strana luce negli occhi della figlia “Mamma.. io e Marta abbiamo deciso che ci serve una stanza di Trilli” Lucia guardò Giulio e poi Eva “si mamma abbiamo bisogno di polvere magica e di una scopetta-motorino che vada veloce” ”Io credo che mi serva un grappino” disse Lucia rientrando in casa scuotendo la testa credendo che la figlia si fosse ammattita. Eva si sedette sul dondolo vicino a Giulio “Trilli eh????” le domandò sapendo, a differenza della moglie, a cosa Eva si riferisse. Aveva aiutato Marco a preparare la stanza seguendo scrupolosamente le indicazioni della nipote, le era sembrata un capomastro, impartiva ordini a lui e a Marco senza pietà. “Mi stavo chiedendo se ti andava di accompagnare me e Marta alla ricerca dell’isola che non c’è.” “ Eh certo, serve sempre un uomo in questi casi vero??? Controllare tubi, quadri elettrici.. mica mai che mi chiediate di accompagnarvi a comprare vestiti” la canzonò scherzosamente Giulio “Beh se poi ti va potremo andare a fare un giro per negozi” stette al gioco sapendo bene che lui odiava andare a fare shopping “Per carità” rispose infatti “Che Dio mi salvi dai centri commerciali” Lucia tornò con una bella tisana calda “ed il grappino???” la prese in giro la figlia “Si si prenditi gioco della tua povera madre anziana” sbuffo Lucia. “Mamma domani Giulio accompagna me e Marta a cercare casa” quasi le cadde la tazza “Cosa?” domandò preoccupata “Si, te l’ho detto cerchiamo la stanza di Trilli” “Ma scusa,, come pensi di pagar l’affitto?”. Non che quello fosse un problema se ad Eva serviva uscire da quella casa piena di ricordi, loro l’avrebbero aiutata ma così su 2 piedi “Con lo stipendio del mio lavoro ovvio” esordì Eva con l’espressione di una bambina che teneva tra le mani il giocattolo desiderato “Lavoro??? Che lavoro??” “Quello che ho trovato oggi” i suoi occhi brillavano e Lucia ne era catturata, quella era sua figlia, stava tornando, gliel’aveva detto mesi fa –non so come non so quando ma ne uscirò- stava mantenendo la promessa pensò Lucia sempre più orgogliosa di quella piccola donna che aveva di fronte. Eva si alzò dal dondolo lasciando sua madre a bocca aperta “Ehi signorina che lavoro??? Che lavoro???” Ma Eva era già rientrata e Marta nascosta dietro la porta le saltò addosso cercando di spaventarla, la madre di quel piccolo fiorellino stette al gioco ed urlò fingendo un grande spavento. Giulio abbracciò la moglie e le sussurrò “Piccole donne crescono” “Già” sospirò Lucia “spero solo che sia la scelta giusta. Dici che dovremmo dirle quello che Emma ha detto a Marco di Marta?” Giulio si fece pensieroso poi pensò alla saggezza popolare che suo fratello tanto sfoggiava e disse “Tra moglie e marito non mettere il dito” Lucia lo rimproverò “Eva e Marco non sono marito e moglie” Giulio ripeté “Tra moglie e marito non mettere il dito mai mai mai” si alzò dal dondolo e lasciò Lucia fuori a brontolare sul fatto che mai sarebbero diventati marito e moglie “Capito?!!??” udì in lontananza Giulio salendo le scale. Era ormai più di 2 settimane che giravano i quartieri di Roma in cerca della famosa isola che non c’è, ma niente andava bene per la nipote. Alle volte non scendeva nemmeno dalla macchina, dava uno sguardo dal finestrino diceva “no, non è questa” e a nulla servivano gli sforzi di Eva per farla almeno scendere a dare un’occhiata. Eva era ormai rassegnata, quando la figlia si comportava così diceva a Giulio “La prossima” e si avviavano all’appuntamento successivo. In quella giornata avrebbero provato a ripassare davanti a case già viste sperando che Marta collaborasse. Altri genitori avrebbero forse scelto una casa senza tener in considerazione il parere dei figli, ma Eva era diversa, ogni tanto in lei rivedeva la sua dolce Marta, lei anche teneva al parere dei figli. Ormai molti anni erano passati dalla sua morte, ma il ricordo era ancora vivido in lui. E poi diciamolo, forse era anche una ‘battaglia’ con Marco e la vita che offriva alla piccola quando stava con lui. “Giulio???? Giulio????” Eva lo stava chiamando “Dove stai andando?? Non è di qui” –ihiihh- sorrise tra se l’uomo “Sorpresa” le disse “Oggi abbiamo un piccolo cambio di programma. Credo che ormai non sia importante se arriviamo un’ora prima o dopo all’appuntamento.. giusto Marta???” “Giusto nonnooooooo. Sorpresa arriviamo” gridò di gioia la piccola dal seggiolino. Eva scoppiò a ridere “tra isole che non ci sono, trilli e i suoi amici folletti, polvere magiche e non, credo anche io non sia più tanto importante la puntualità” Così dicendo si mise comoda sul sedile e cullata dalla musica emessa dalla radio si addormentò. Si sentì sfiorare il braccio, Giulio era sceso dalla macchina, aveva fatto scendere Marta e ora cercava di svegliare lei “Dai mamma svegliatiiii” la bambina non stava più nella pelle “Dove siamo?” chiese cercando di connettere il cervello “sorpresa sorpresa” continuava a dirle la figlia. Finalmente si decise a scendere e quello che vide la lasciò senza parole “Guarda mammina il mareeeeeeee” gli occhi della figlia brillavano di gioia e visto che la madre sembrava non intenzionata a sbrigarsi lei decise che non poteva più aspettare. Corse verso la spiaggia togliendosi scarpe e calze, Giulio guardò Eva e sorridendo disse “ credo che tua figlia sia intenzionata a bagnarsi i piedi” Eva scese dalla macchina come in trance e seguì la figlia. Giulio notò lo strano comportamento della donna, ma lo imputò al fatto che si fosse appena svegliata. Anche Eva si tolse scarpe e calze, quando appoggiò i piedi sulla sabbia sospirò. Marta intanto emetteva piccoli gridolini di gioia non appena l’acqua le sfiorava i piedini, correva su e giù. D’un tratto la sentirono urlare, si era allontanata un po’ da loro e Giulio si spaventò così tanto che si mise a correre verso la nipote, Eva lasciò stare i ricordi e corse pure lei incontro la figlia. La trovarono davanti ad una casa che aveva il terrazzo rivolto verso il mare ,una scalinata che dal terrazzo portava ad un’idea di giardino attraversato da un piccolo sentiero di sabbia che immetteva direttamente sulla spiaggia e una grande vetrata permetteva agli occupanti della casa di godersi dal soggiorno quella meraviglia di spettacolo che era il tramonto. Marta si girò verso di loro, gli occhi luccicanti, pareva in estasi, disse semplicemente “Questa” e si voltò nuovamente verso la casa. Giulio guardò Eva che continuava a fissare la figlia, aveva uno sguardo che non riusciva ad interpretare, sembrava.. sembrava.. non lo sapeva, riusciva solo a ripetersi che sembrava.. sembrava meravigliata ecco si meravigliata, stupita. Non tanto dalla casa, che effettivamente aveva tolto il fiato pure a lui, ma dalla figlia. Forse ora riusciva a capire cosa intendeva il figlio quando le parlava di Marta, di come fosse magica, se Eva era così sconvolta non riusciva ad immaginarsi il figlio che aveva una sensibilità ancora più spiccata. Marta puntò il dito verso un cartello appeso alla staccionata del giardino, seguirono l’indicazione della piccola e lessero: AFFITTASI e sotto un numero di telefono. Marta ripeté : “Questa”. Giulio, visto che Eva non parlava, sembrava rapita da chissà cosa, tentò di dire alla nipote che non era detto fosse disponibile “Chiama” disse Eva uscendo dal suo torpore allontanandosi seguita da Marta che continuava a dirle “è questa mamma è questa mammina l’abbiamo trovata.. è quella del mio sogno” le saltellava intorno ridendo felice continuando a giocare con le piccole onde che morivano a riva. “Mezz’ora e arriva.” Disse Giulio riferendosi al proprietario. Si sedette sulla spiaggia appoggiandosi alla barca sulla quale Eva si era seduta, doveva esser una vecchia barca di pescatori ormai inutilizzata. “Perché ci hai portate qui Giulio? Come mai al mare?” domandò Eva con lo sguardo che scrutava l’orizzonte cercando la linea di congiunzione tra cielo e mare. “Qui Marta, mia moglie, portava i ragazzi” le spiegò “Oddio Rudy è sempre stato un orso, ce lo portò qualche volta, così per non lasciarlo a casa a distruggere tutto quello che trovava.” Sorrise “Diciamo che questo era il posto di Marta e Marco. Lo sai anche tu, Marco è più introverso, più taciturno, in questo assomiglia molto alla madre, Rudy è più simile a me. Quando Marta si accorgeva che qualcosa lo turbava, lo preoccupava, se lo caricava in macchina e partivano. Lei portava la sua chitarra e stavano qui a rilassarsi, soprattutto d’inverno quando non c’era il chiasso dei turisti ed il mare aveva il fascino del mistero dicevano loro quando cercavo di capire perché amavano così tanto sto posto. Non avevano bisogno di parole tra di loro. Ho sempre invidiato un po’ questo tipo di rapporto. Io sono più da scopettone del bagno.. Vedendo la stanchezza tua e di Marta ho pensato che con voi lo scopettone non era il caso di usarlo. Stamani mi sono svegliato con questa idea e quindi.. eccoci qui!” “Dici poco” replicò la ragazza. Non capendo cosa Eva volesse dire si girò a guardala come a chiedere spiegazioni e vide che lacrime le solcavano il viso e morivano sul suo sorriso, sembrava le si fosse aperto un mondo fino ad allora sconosciuto. “Oh Eva che succede?” si preoccupò Giulio “Niente. Capisco tante cose ora” La ragazza ricordò a voce alta il periodo in cui aveva rischiato di perdere Marta per il distacco della placenta, l’aiuto, il conforto di Marco e Walter che l’aveva ospitata in magazzino trasformandolo in una casa rustica ma comoda e piena d’amore. La decisione di rientrare a casa dopo aver scampato il pericolo, la paura di affrontare la madre, paura di non esser capita. Marco, intuendo le sue paure,quel giorno prima di portarla a casa le disse –ti porto in un posto, servirà ad entrambi- Eva guardò Giulio “Mi portò qui. Lui stava seduto dove tu ora sei seduto tu, ma la barca era quella dei bagnini, e io giocavo con le onde e cercavo conchiglie come fa ora Marta. Aveva il suo taccuino per gli appunti e scriveva scriveva, credo sia allora che compose Ninna Nanna per quel figlio che portavo in grembo e che pensavamo fosse di Alex, ma che forse entrambi avremmo voluto fosse suo.” Guardò Marta e tanti altri ricordi la investirono. Si asciugò le lacrime. Giulio non seppe che dire -coincidenze?- Pensò. Forse troppe per i suoi gusti. “E ora Marta che cerca la sua isola che non c’è e la trova proprio qui, dove in fondo vi era già stata ma non lo sapeva. L’isola dove suo padre, il suo Peter Pan, l’ha amata indipendentemente dal fatto che fosse o meno sua figlia ” Eva si asciugò altre lacrime, Giulio fu attraversato da un brivido, gli pareva di aver visto la sua Marta giocare a rincorrere le onde con la nipote. Restarono a guardare il sole diventare timido tanto da far arrossire il cielo finche non furono richiamati dall’arrivo del proprietario. Giulio aveva controllato lo stato della casa dentro e fuori, non voleva pericoli per Eva e la piccola visto che sarebbero state lì da sole. Il prezzo era buono, parte della casa era ammobiliata, mancavano poche cose. Raggiunse Eva e la piccola sul terrazzo, nessuna delle due aveva preso parte al giro turistico della casa. “Sei sicura Eva di voler venire a vivere qui?” chiese Giulio già sapendo la risposta. Aveva saputo che la loro casa sarebbe stata quella non appena la ragazza aveva finito di raccontargli la sua storia. “Si Giulio. Come dice Marta è questa” rispose ancora persa nell’orizzonte. Giulio si chiedeva quali ricordi le stessero tenendo compagnia. Le porse le chiavi, lei lo guardò e lui le disse “Ho già anticipato la caparra e i primi due mesi di affitto, devi solo più mettere una firma! Domani si va in cerca della cameretta per Marta!” la prese in braccio e la bambina gli diede un grande bacio e lo ringraziò per avergli trovato l’isola. A Giulio scappò una lacrima ed Eva se ne accorse. Appoggiò la testa sulla sua spalle e si sentì dire: “ Si papà” vero non era suo padre ma in quegli anni ne aveva fatto le veci, lei voleva bene a Sergio, sapeva che lui l’adorava e lei adorava lui. Giulio era speciale, la faceva sentire protetta, e si sbagliava: Marco assomigliava tanto anche a lui. Certo era ancora un ragazzo immaturo in alcune cose, ma gli anni avrebbero lavorato e sarebbe diventato un ottimo padre seguendo le orme di Giulio, lei ne era sicura. Ripeté: “Si papà, grazie. Mi è sempre piaciuto il mare d’inverno”. Un'altra lacrima solcò il viso di Giulio e stettero a godersi lo spettacolo degli ultimi raggi di sole scomparire in mare prima di far ritorno alla Garbatella.

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Capitolo 7
*** Parole Nuove ***


I preparativi per il trasloco erano finiti. “Hai preso tutto? Eva sei sicura?” brontolava Lucia girovagando per la casa cercando tracce di cose dimenticate. “Si mamma.. dai andiamo” Eva sapeva che sua madre era preoccupata di saperla sola con Marta in una casa isolata sulla spiaggia a mezz’ora dal focolare familiare. Lucia negava la sua apprensione cercando di mascherarla in ogni modo, ma sapeva che la figlia la conosceva bene. Per la cena della sera prima aveva passato tutto il tempo ai fornelli per preparare i piatti preferiti di Eva, e questo la diceva tutta. Cesare ed Ezio erano in cortile a litigare su chi doveva guidare il furgone che conteneva i pochi mobili acquistati per la nuova casa e la bambina rideva di gusto ai loro battibecchi. Come sembravano aver finito diceva loro con piglio deciso “Ancora” e loro pur di vederla spanciarsi dalle risate ricominciavano. Carlotta e Walter avevano caricato sulla loro macchina le valigie, qualche soprammobile e oggettistica varia che Eva aveva acquistato grazie al suo primo stipendio alle bancarelle del mercatino dove aveva incontrato Simona. Pamela, Stefania ,Gabriella, Alice e Matilde facevano avanti ed indietro al furgone della bottiglieria caricando piatti bicchieri stoviglie e manicaretti avanzati dalla cena del giorno prima. Rudy e Mimmo guardavano tutto quel trambusto e si chiedevano cosa stesse succedendo alla loro famiglia “Mica partono per la guerra” esordì Rudy proprio mentre passava Giulio con un quadro enorme, a parer suo, che Eva aveva voluto far creare appositamente per la parete del soggiorno. Si ricevette così uno scapaccione sulla capoccia e venne spronato così a dare una mano agli altri “Movete” disse Giulio “Lo scopettone sta sempre en bagno, non va via con Eva e Marta” Rudy si immaginò il padre che lo minacciava con lo scopettone del bagno appena usato e il solo pensiero gli bastò, mai scatoloni furono caricati così veloci. Collaborò anche Mimmo che non aveva nessuna intenzione di provare l’ebbrezza del suo primo scopettone. Eva raggiunse in casa la madre che non si decideva ad uscire. “Mamma” la bloccò in cucina “Si tesoro arrivo, controllavo solo se..” “Mamma smettila, andrà tutto bene! Saremo felici in quella casa, me lo sento” Giulio le aveva raccontato del modo strano a cui erano arrivati a quella casa,ai vari segni con cui il destino stava tracciando la vita di sua figlia. Sospirò. “Va bene tesoro. Andiamo, ma promettimi che se avrai bisogno non ci penserai un attimo a chiamarmi. Promettimelo!” “Promesso” quell’aria da ragazzina felice era tornata nelle espressioni della figlia. Uscendo di casa pensò –Speriamo sia felice davvero- Salirono in macchina con Giulio e Marta che capeggiavano la carovana dei Cesaroni-Masetti e Marta sporgendosi dal finestrino urlò “Isola che non c’è arriviamoooooo” accesero i motori e partirono. Marco e Maya erano partiti per il Lussemburgo. Ogni tanto passavano qualche mese nella residenza reale anche se lui faceva fatica ad abituarsi a quella vita. Pensò alla figlia, era il giorno del trasloco. Marta aveva cercato di spiegargli dove lei e la mamma sarebbero andate a vivere ma lui aveva capito poco e niente, le aveva parlato di isola che non c’è e che ora c’era, insomma un racconto un po’ confuso. L’unica cosa capita era la descrizione della sua camera. La cameretta di Trilli 2, uguale a quella che aveva a Viterbo da loro. Nonno Giulio me l’ha fatta uguale sputata le aveva detto la figlia. Rudy doveva averla iniziata ad altri modi di dire, prima o poi avrebbe fatto un discorsetto al fratello. “Amore, pensieroso?” Maya lo raggiunse nella loro stanza (stanza era dir poco, sembrava un appartamento) “Pensavo a Marta ed alla sua nuova cameretta di Trilli” “Hai capito dove sono andate a vivere alla fine?” “no, tra isole e non isole non sono riuscito a decifrare dove cavolo si sono trasferite” Marco era arrabbiato pure un po’ con suo padre che non aveva voluto dargli indicazioni, l’aveva liquidato con un stai tranquillo ci ho pensato io staranno bene. E’ un bel posticino, l’ha scelto Marta. –Si l’ho capito questo- pensò tra se –ma nessuno vuol dirmi dove- e non ne capiva il motivo. L’unico a cui avrebbe potuto scucire qualcosa era Rudy ma tampinato com’era da Alice non era riuscito a sapere nulla nemmeno da lui. “…. Comunque non mi sembra molto logico che non ti dicano dove sono andate a vivere” continuava il suo monologo Maya “Già” concordò. Maya gli fece gli occhi dolci si tolse la camicetta e iniziò a baciarlo, non ammettevano repliche i suoi baci, sembrava volergli dire basta pensare a tua figlia e alla tua ex, pensa a me! Fecero l’amore ma non riuscì ad eliminare del tutto i pensieri. Aveva quasi finito la doccia quando sentì il cellulare squillare, “Maya rispondi tu??” le gridò “Si…” si spostò nel letto e prese dal comodino il telefono di lui. Eva!!?!!?- ecco ci mancava solo questa.. Sospirò e rispose. “Ciao Marco” disse Eva. Per qualche strana ragione il sentir pronunciare il nome del suo uomo dalla sua ex le fece ribollire il sangue e prima di accorgersene si sentì dire “dai Marco smettila di farmi il solletico” fingendo “pronto? Pronto? Daiiiiiiiiiii mi fai il solletico” continuò. Quella casa le donava molta tranquillità constatò Eva. Fosse stata a casa Cesaroni sicuramente avrebbe inveito contro quell’oca giuliva, invece si sentì dire con calma “Marco, Marco sei tu??? Sono Eva, non ti sento bene, la linea è disturbata!!!” cercò di trattenersi dal ridere immaginando la faccia stupita della principessa. Marta come per magia iniziò a gridare poco distante da lei “Insomma papàààà ci seiiiii????” “Sono Maya! Eva mi senti? Eva??” fu costretta a rispondere la donna. “ Maya sei tu? Scusa qui il cellulare non prende bene dovrò farmi mettere il fisso, non ti avevo riconosciuta” “Ahhhhh…” si limitò a dire Maya. Eva pensò tra se sorridendo –Bene bene, 1 a 0 per le donne Cudicini” e mandò con la mano un bacio a Marta che ridendo fece finta di rincorrerlo per casa. Intanto Marco era uscito dalla doccia con l’asciugamano legato in vita. “E’ per te” disse porgendogli il telefono e andandosene per farsi un bel bagno caldo, doveva rilassarsi. A Marco parve irritata –E che cavolo!! Ogni 2 per 3 è irritata- “Pronto?” “Ciao Marco” il cuore smise di batter ed il tempo si fermò a quel ciao. Era Eva! Aspettò un po’, vedendo che lui non rispondeva pensò -2 a 0 caro mio 2 a 0- mandando un altro bacio alla figlia che tornò ad inseguirlo. Si decise a parlare lei “Marta voleva salutarti, forse abbiamo disturbato?” –svegliaaaaa- si disse “No no che disturbare e disturbare , stavo pensando anche io a lei. Volevo chiamarla uscito dalla doccia, mi avete battuto sul tempo” –Ah così eri a far la doccia non a far solletico alla tua bella! Cara principessa dei miei stivali allora siamo 3 a 0 il punto di prima vale doppio- mandò ancora un bacio alla figlia che correva intorno al tavolino. “Marta dai è papà, corri” “Arrivooooooooooo papyyyyyyyyyy spè che devo acchiappare il bacio di mamma che corre per tutto il salotto” urlò “Scusala è emozionata per la casa, non ha ancora smesso di andare avanti e indietro per tutte le stanze” “Già immagino” Accidentaccio voleva sapere dove diavolo abitavano ma non si osava a chiederglielo per paura che Eva gli rispondesse che non erano cose che lo riguardavano. Marta si decise finalmente a parlare con il padre, si diresse nella sua cameretta e dal lettino gli raccontò i battibecchi di Cesare ed Ezio, dello scopettone per zio Rudy, del lavorone fatto dagli uomini per sistemare la sua cameretta identica all’altra sua cameretta. “Sai” disse emozionata la bimba “la mamma ha preso un legnetto ci ha attaccato un nastro colorato e mi ha detto che quella era la mia bacchetta magica. Con quella posso farci tutto quello che voglio. Allora l’ho trasformata in frusta.” Rise di gusto ricordando la giornata “ Così quando zio Ezio faceva finta di non lavorare lo frustavo. Ahahhaha” che sagoma era la sua bambina? “Mi spiace non esserci stato per aiutarti” “Non fa niente papy” Eva era in piedi sulla porta della stanza, guardava sua figlia consolare il padre per l’assenza. Era proprio un amore. “La mamma mi ha spiegato che la prima volta che ti capiterà mi aiuterai volentieri” Marco sentì scoccare un bacio e capì che Eva era vicino alla figlia. “Papy devo scappare. I baci della mamma sono in tutte le stanze, mi fa i dispetti quella birbona. Li sparge in tutta casa senza che io veda cosi poi loro svolazzano finche non li acchiappò tutti.. Ciao” “Marta aspetta passami la mamma” Marta fece per passare il telefono a Eva ma questa le fece la faccina da birichina , come a dirle facciamo uno scherzo, e le fece segno di no. Marta si divertiva troppo quando la mamma prendeva in giro con amore il suo papy, chissà perché non abitavano insieme -I grandi sono proprio strani- pensò. “No papy la mamma è scappata in cucina.. mi sa che fa i dispetti anche a te” lui rimase a bocca aperta non capendo ed Eva non ce la fece proprio e scoppiò a ridere… lui la sentì e capì. Un sorriso si dipinse sul suo viso barbuto! –Bene Cudicini è guerra- pensò sorridendo salutando la figlia con un bacio. Maya aveva assistito a tutta la scena. Non le parava che il cellulare di Eva non prendesse bene in quel posto, le pareva prendesse benissimo, era sempre più irritata. Voleva un figlio, anzi doveva avere un figlio. Come Marco chiuse la telefonata il telefono squillò di nuovo. Gongolando di esser Marco Cesaroni pensò –Ah stai a richiamar Cudicini- guardò il telefono: era Simona, il sorriso svanì. Mettendo a dormire la bambina, Marta chiese nuovamente come faceva il suo papà a venire a vedere la sua cameretta nuova se non gli dicevano dove abitava. Eva la rassicurò che il papà l’avrebbe trovata anche se lei si fosse nascosta in capo al mondo e che doveva essere una sorpresa per lui. Doveva esser un regalo speciale scoprirlo perché quello era il posto preferito dal babbo. Marta si addormentò già sognando di correre sulla spiaggia con il suo papà e non solo: una sorellina. Il telefono squillò, Eva baciò Marta e andò a rispondere. “Simona ciao” disse sorpresa non tanto di sentirla ma dell’orario. “Eva ciao, scusa l’ora ma abbiamo un problema”. Si, ne era sempre più convinta, aveva fatto proprio bene a venire in quella casa, c’era una pace tutto intorno, capiva la madre di Marco. Seduta sulla poltrona in terrazzo osservava le stelle, lì in quel posto pareva di esser fuori dal mondo e le stelle sembravano più grandi, tanto più grandi e luminose. –e sotto le stelle ci facciamo il letto mentre il cuore batte…. E noi non lo diciamo….- rientrò canticchiando senza manco rendersene conto. Si fermò in salotto davanti al quadro che occupava buona parte della parete, alzò il bicchiere di vino che teneva in mano in segno di brindisi, spense la luce e si avviò in camera: domani sarebbe stata una lunga giornata. A Lussemburgo ormai Maya dormiva, Marco era ancora sveglio, guardava il soffitto. –mi sa fa i dispetti anche a te - Sorrideva ancora al ricordo di quella frase. Sapeva che Eva l’aveva fatto per divertire la figlia, ciononostante provava un certo piacere sapere che lo usava per quel tipo di scopo. Entrambi amavano Marta all’ennesima potenza. –E chi lo vuole un altro figlio?- si domandò! Si sentì in colpa verso la donna che divideva la vita con lui, ma al momento era quello che provava. Cercò di addormentarsi, sarebbe partito per Roma l’indomani. Dopo la telefonata di Simona doveva rientrare per forza. Maya sarebbe rimasta ancora con i suoi, in fondo era da poco che erano lì. Lui aveva telefonato a casa chiedendo se potevano ospitarlo, non aveva voglia di fare avanti indietro da Viterbo tutti i giorni. –Ha ragione Marta, racconti solo fregnacce. Dillo che in realtà vuoi scoprire dove cavolo sono andate ad abitare e stando a Viterbo ti sarebbe difficile. Accidenti a suo padre e a suo fratello che si erano fatti abbindolare dalle Cudicini e non avevano mollato nemmeno un’informazione.- Aveva corrotto pure Ezio, nemmeno lui aveva spiaccicato parola. Aveva il dubbio che fosse una trovata di Eva nasconderglielo, sempre per divertire Marta che amava giocare a nascondino. Se l’immaginava con la figlia: giochiamo a nascondino con il papy??? Figuriamoci se la figlia non aveva acconsentito, quelle due si divertivano troppo a vederlo in difficoltà. Con un sorriso e la voglia di iniziare la ricerca si addormentò. -Bel casino questo!!! Possibile???- pensò Marco uscendo dall’ufficio di Franco. Le vendite dei suoi cd erano in calo vertiginoso e il nuovo disco era in alto mare. Non aveva trovato più il tempo ne l’ispirazione da dedicargli. La crisi di Marta, il matrimonio di Walter e Carlotta che un po’ lo aveva sorpreso diciamolo, il trasloco della figlia a destinazione sconosciuta, Maya che voleva un figlio e lui a quanto pare no. Spunti per trovare emozioni ne aveva avuti nei mesi passati ma chissà perché nessuna parola nuova si affacciava sul foglio bianco. Franco e Simona erano preoccupati e sapeva che era per il suo bene che lo spronavano. “Marco dammi retta” diceva Franco “dobbiamo farci venire un’idea al più presto. Fino a qualche mese fa le tue canzoni erano gettonate, ma passato il treno passato il momento” “Lo so Franco, ma non posso vivere con il fiato sul collo da parte di nessuno” “Si ma puoi vivere con una principessa e questo ti tranquillizza” disse a denti stretti Simona ma Marco la sentì “Cosa vuoi dire scusa?” si irritò lui. Simona con lui non aveva mai fatto troppi giri di parole e non aveva intenzione di cambiare proprio ora. “Dico solo che la stabilità economica che può darti una principessa non ti spinge forse ad impegnarti per vivere con il sudore del tuo lavoro. Ecco cosa dico. Ma ti ricordo che invece noi viviamo proprio con quello e se non sbaglio dovrebbe viverci anche Marta, sempre che tu non voglia lasciare tutte le responsabilità sulle spalle di Eva” Marco era diventato paonazzo, come osava asserire che si era adagiato sugli allori, sui soldi della sua donna e soprattutto che lasciava ad Eva il compito di mantenere Marta. “Se sto con Maya è perché la amo non per altro” inveì contro la ragazza. Franco cercò di placare gli animi ma conosceva troppo bene sua sorella. Quando si metteva in testa qualcosa non mollava la presa. “Scusa ehhh” rispose Simona “ho forse tirato in ballo il tuo amore per lei? Io parlavo di altro, se ti sei sentito punto sul vivo per quello beh ragionaci sopra”. Non ci poteva credere “Ma cosa diavolo ti è preso?” l’aggredì a parole “A me????” disse Simona scoppiando in una risata sarcastica. “Fai pace tra cuore e cervello Cesaroni che è meglio” così dicendo uscì sbattendo la porta dall’ufficio del fratello lasciandoli soli. Ripensare a quel diverbio faceva ricrescere in lui l’odio profondo che in quel momento aveva provato per la ragazza. –Mai zitta sta- ma sapeva che Simona gli voleva bene e lo stimava come artista ed il suo parlare era dettato dalla preoccupazione che si cacciasse nuovamente nei guai come tempi addietro. “L’hai sentito? No dico l’hai sentito?” Si stava sfogando Simona con il nuovo capo-redattore dell’ufficio stampa della casa discografica che doveva seguire il progetto Cesaroni. “Gli avrei tirato dietro la scrivania di Franco.. mmmmmmm se ci penso mi va il sangue al cervello” Franco entrò dopo che Marco se ne era andato “Bene ora cosa facciamo in attesa che componga i pezzi del nuovo disco? Sempre che funzionino” “Vediamo” disse il capo-redattore “potremo iniziare con..” spiegò ai due fratelli le sue idee. Ogni tanto annuivano e ogni tanto scuotevano la testa. Che giornata, che lunga giornata era stata per Eva. Lei e Marta avevano preso l’abitudine di passeggiare in riva al mare quando rientravano a casa dal lavoro e dall’asilo per rigenerarsi. Eva aveva preferito iscrivere Marta all’asilo della Garbatella in modo che potesse esser seguita da Lucia o da qualche altro componente della famiglia in caso lei avesse tardato al lavoro. Che bello sentirsi accarezzare i piedi dalla sabbia e dall’acqua. Marta giocava a lanciare piccoli sassolini a pelo d’acqua come le aveva insegnato Mimmo che aveva passato l’ultimo week-end da loro, ma aveva ancor seri problemi a farlo bene, le pietre finivano a picco appena toccavano l’acqua. Stavano per raggiungere la casa ma Marta voleva arrivare fino alla barca che era più in giù, -Ma si- pensò Eva godiamoci il tramonto dalla barca. Continuarono. Ad un certo punto vide Marta fermarsi e guardare in direzione della barca e poi iniziare a correre veloce quel tanto che le sue gambette corte le permettevano. “Marta” la chiamò iniziando a correrle dietro “Marta non correre aspettami. Marta??? Martaaaaa” urlò più forte. La bambina le rispondeva qualcosa di incomprensibile, il venticello che si era alzato rapiva la voce della figlia per portarla chissà dove. Marco seduto vicino alla barca venne richiamato dalle grida. Seguì con gli occhi il suono delle voci e vide una bambina correre nella sua direzione con una donna che cercava di raggiungerla, molto probabilmente la madre. Anche se la bimba era piccola la madre non riusciva a raggiungerla, sembrava che la piccola volasse accompagnata dal vento che si era alzato, nulla valevano gli sforzi della donna. Sorrise, che scena carina. La bambina ormai l’aveva raggiunto e gli si buttò al collo. Doveva averlo scambiato per il padre povera piccola. “Ehi piccolina” le disse . La madre li aveva raggiunti, aveva il fiatone .Chinata sulle gambe per riprendere fiato apostrofò la figlia seriamente “Marta Cesaroni non ti azzardare mai più a farmi correre così.. senza avvertirmi e senza dirmi dove diavolo scappi… hai capito?” disse Eva cercando di regolare il fiato “oppure dimenticherò di essere una Cudicini e ti sistemerò per le feste in stile Cesaroni” Marco era entrato in un vortice di emozioni indescrivibili. Marta si staccò dal suo collo lo guardò e si rivolse ad Eva “Ma è papà mammina.. è papà!! Avevi ragione mi ha trovata.. mi ha trovata!! Anche in capo al mondo!!” così dicendo lo abbracciò nuovamente riempiendolo di baci. Eva alzò leggermente la testa per incontrare gli occhi di Marco che pareva non aver ancora realizzato il tutto. Lei respirava ancora a fatica. Era bellissima pensò lui. “Ciao” le disse per cercare di far cambiare strada ai suoi pensieri. Non voleva che lei si accorgesse di come la guardava. “Ciao” rispose. Anche ora come allora, seduti su quella barca e Marta con loro. A quel tempo sapevano cosa dirsi, ora invece tra loro regnava il silenzio interrotto da Marta che chiedeva a suo padre se lanciava in modo corretto i sassolini. “Tutto bene?” cercò di rompere il ghiaccio Eva “Si.. perfetto direi” “Come mai da queste parti? Non eri a Lussemburgo?” continuò lei. Lui la guardò “No, come mai voi da queste parti?” “Beh mi è sempre piaciuto il mare d’inverno lo sai” dribblò lei “Già”. Marco guardava nel vuoto cercando spunti per conversare con la donna che gli sedeva accanto e che lo faceva sentire sempre così inadatto. Il silenzio tra loro era qualcosa di assordante. Eva decise di fare il primo passo, se voleva onestà da lui, doveva concederla per prima. “In realtà abbiamo affittato la casa che sta un po’ più in là” e la indicò, si vedeva in lontananza. Marco la guardò stupito, erano andate a vivere lì?? Proprio lì??? Come le era venuta l’idea??? Intuendo le sue domande Eva rispose “Marta lo sai quando si mette in testa qualcosa è peggio di me” “Vero” concordò lui. “Tuo padre ci ha portato in giro per giorni interi ma tutte le case che vedevamo a lei non piacevano. Ti dirò ero quasi sul punto di rinunciare. Poi Giulio un pomeriggio ci ha portate qui, dicendomi che aveva pensato a questo posto per farci rilassare” con la coda dell’occhio vide il sussultare di Marco a quelle parole “Marta ha visto la casa, ha detto che quella era l’isola che non c’è del suo sogno. Era in affitto e quindi eccoci qui … un'altra volta, buffo no??” concluse Eva “Già” riuscì solamente a rispondere Marco capendo perfettamente a cosa volesse alludere. “E tu? Sicuro vada tutto bene?” Forse si era spinta un po’ troppo oltre ma le faceva male vedere,sapere che aveva problemi (se era andato lì era turbato per qualcosa) e constatare che lui continuava ad avere paura di confidarsi. Beh certo forse non voleva confidarsi con lei, in fondo i loro rapporti riguardavano solo Marta. Forse con Maya era diverso, forse con lei non aveva paura di aprire il suo cuore, in fondo l’amava. “Nulla di che, Maya è rimasta dai suoi, Io ho pensato di rientrare per lavorare un po’, sono passato da Franco” finalmente, magari ora le raccontava cosa aveva “e ho deciso di venire a fare 2 passi al mare. Tutto qui!” Eva ricacciò indietro la delusione e le scappò un “ Forse dovresti veramente iniziare ad usare parole nuove” “Cosa???” disse lui ma Marta li raggiunse e si accoccolò nelle braccia del padre. “Mammina, papy può mangiare con noi?” Chiese la piccola “ Se vuole perché no? Deve ancora vedere la tua cameretta” Si alzò e si incamminò verso casa. Marta e Marco mano nella mano la seguirono. “Wowwww” disse Marco vedendo quello splendore di isola che non c’è “Vero papino che è bellissima?” Marta si diresse alle scale del terrazzo “Wowwww” ripeté lui incantato “Già, l’ha scelta tua figlia, non poteva che esser wow” Marco si girò verso quella donna che conosceva da tempo ma che era del tutto nuova in un certo senso e la seguì con lo sguardo salire le scale “Wowww” ripeté. “Ah papy voglio la pizzaaaaaaaaaaaa” urlò Marta attirando la sua attenzione “C’è una pizzeria poco distante di qui, ti spiace andare a prendergliene una? Anzi facciamo tre? Così nessun piatto da lavare” Sorrise guardandolo. “Ok” “puoi ripassare da qui dopo, lascio aperta la porta così se sto facendo il bagno a Marta, entri senza aspettare che ti apra sul davanti.” “Ok” Cosa gli stava succedendo? Il turbinio delle emozioni continuava ma lui non sapeva trovarci ne capo ne coda. Eva continuò a salire le scale raggiungendo Marta –wow- pensò ancora Marco “A dopo papy” disse Marta entrando in casa, Eva stava per fare lo stesso ma la bimba tornò indietro “Ahhh papyyyyyyyyy” Marco si voltò “e non guardare più la mamma come hai fatto prima, non si fa” scoppiò a ridere la piccola. Marco diventò di tutti i colori nell’arco di 1 un secondo, Eva, la ragazza che entrò in casa sua una sera d’inverno, arrossì e spintonò la figlia in casa dicendole di entrare e di smettere di fare la stupidina. In realtà aveva voglia di mettersi a rotolare dalle risate insieme alla figlia. Se Marco avesse potuto vedere la faccia che aveva fatto per esser stato sgamato, si sarebbe messo a rotolare insieme a loro pensò. Marco fece come aveva ordinato Eva, tornò sulla spiaggia attraversò il giardino e salì le scale del terrazzo. Sentiva della musica e le risa di Marta, doveva aver già fatto il bagnetto, giusto in tempo così la pizza non si freddava. La scena che lo accolse prima di entrare, lo fece sorridere. Marta era in piedi su un puff del divano, Eva dava la schiena alla vetrata ed era accanto alla figlia, non poteva vederlo. La figlia pareva imitare un presentatore “Ecco a voi la star del momento Eva cudicini cesaroni e vattela pesca” altro modo di dire di Rudy, doveva proprio parlargli “Ci presenta la sua nuova canzone” Marta scese in fretta dal pouf lo spostò per far spazio e si diresse allo stereo.. “Ehi ma cosa canto??” chiese Eva che non aveva idea di che cd stesse mettendo la figlia.. Marta scelse la canzone e fece partire la musica. Si sistemò seduta sul pouf per fare ora la parte del pubblico e infatti iniziò a far finta di stapparsi i capelli .. Eva riconobbe la canzone.. e le disse “Cesaroni Marta!!!” “Dai mammina cantaaaaaaaaaa” Anche Marco riconobbe la musica. Eva iniziò a cantare e quando arrivò al ritornello lei e Marta si misero a ballare e cantare insieme “Fuori dall’oblò vedo una schiera di stella che mi pregano di usare altre parole più belle, niente amore niente mare sole sale perché… musica e parole – Continuò a spiare le due ragazze Cudicini, non voleva interrompere la bella sensazione che gli inondava il cuore.

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Capitolo 8
*** Ci sarò... Ci sarai ***


Mangiarono la pizza, Marco e Marta giocarono un po’ in salotto davanti al camino a twister, Marta avrebbe voluto che giocasse anche Eva, ma aveva rifiutato, ci sarebbe stato troppo contatto fisico tra di loro, e non era proprio il caso. Per non deludere la figlia però le disse che avrebbe girato la ruota e tenuto i punti facendo l’arbitro. Ovviamente assegnò tutti i punti a Marta e lei rideva per tutti i tentativi del padre di replicare all’ingiustizia subita. Squillò il telefono di Marco, casa non poteva essere perché dalla pizzeria aveva avvisato che sarebbe rientrato sul tardi, senza dire che aveva scovato le due donne. Chi poteva essere? Non poteva muoversi, aveva Marta incastrata tra un piede ed un braccio e toccava lui fare la mossa decisa dalla ruota, pregò Eva di rispondere al posto suo mentre lui cercava di spostare piede dx su rosso. Eva andò a prendere il cellulare dalla tasca della giacca e glielo porse dicendo: “Credo sia meglio risponda tu, è Maya” Marta sbuffò quando la madre la sollevò dal tappeto per portarla a prepararsi per la notte “Ancora” disse cercando di convincerla a lasciarla alzata per un'altra partita “No è tardi, è ora della nanna” così facendo lasciò Marco da solo in modo che potesse rispondere. Richiamò la ragazza a Lussemburgo che ormai aveva interrotto la chiamata. “Ciao” le disse non appena lei rispose “Amore, tutto bene? da Franco? Non ti sei fatto sentire tutto il giorno.. Marta sta bene?” volle sapere. “Si si” era taciturno pensò Maya ed una certa inquietudine si impadronì di lei. Cercò di scacciarla, raccontò delle feste a cui stava partecipando, delle cose carine che aveva trovato nei mercatini e che aveva comprato per la loro casa. Eva e Marta tornarono in soggiorno, la piccola aveva messo il suo pigiamino preferito a patto che quando tornava di là per salutare il padre stesse zitta, non doveva volare una mosca perché papà era al telefono e lei non doveva disturbarlo come al suo solito. La bimba promise ed ebbe il suo pigiamino. Eva uscì in terrazza per lasciare un po’ di privacy ai 2 piccioncini. Uscendo fu contenta di sentirlo dire a Maya che aveva scoperto dove abitava sua figlia e che si era fermato a mangiare con lei ed Eva una pizza. Tra poco sarebbe tornato a casa. –Bene Cesaroni , meno bugie- pensò Eva. Era ora che Marco Cesaroni diventasse un uomo. Era in terrazzo ormai da mezz’oretta e anche se erano al mare faceva frescolino la sera, ma non si osava rientrare per non sentire cosa si dicevano al telefono. Non era più una ragazzina che spiava di nascosto il ragazzo che amava. Scrutava le stelle quando si sentì osservata. Marco era sulla porta con in mano una coperta. “Ho messo a letto Marta, si è addormentata sul divano aspettando che finissi di parlare con Maya” le porse la coperta “Avrai freddo! Non osavo disturbarti mi sembravi concentrata a contare le stelle. Vuoi una tisana?” le chiese. Lei prese la coperta ed annuì, lui rientrò per prepararla. Uscì poco dopo, le porse una delle due tazze che teneva in mano e si mise seduto sulla poltroncina di vimini accanto a dove era seduta lei. Stettero così, in silenzio. “Non riesco a scrivere” disse Marco interrompendo quel silenzio. Eva chiuse gli occhi e una stretta al cuore la colpì, finalmente stava diventando un uomo, o almeno , gli concesse il beneficio del dubbio. “Oggi sono passato da Franco, lui e Simona mi hanno fatto la ramanzina! Sono bloccato non so, troppe emozioni forse. La vita con Maya, Walter e Carlotta, chi l’avrebbe mai detto, il Lussemburgo, Marta e le sue crisi, Maya che vuole un figlio” si bloccò –accidenti- pensò –ma perché cavolo le ho detto di Marta e dell’idea di Maya- Eva notò il suo atteggiamento e pregò che non si fermasse proprio ora,.. continuò a sorseggiare la tisana sperando di non tradire i suoi pensieri – e poi cos’erano le crisi di Marta a cui si riferiva? Non lo voleva forzare a parlare perché altrimenti si sarebbe chiuso a riccio come al suo solito. Lei era stanca di questa sua immaturità.. per il bene di Marta doveva aiutarlo a diventare l’uomo che lei già vedeva. –Oramai ho dato il la- pensò Marco. Si girò a guardarla, sorseggiava la tisana guardando le stelle e lui rivide in quello sguardo, perso a scrutare le lampadine del cielo, sua madre in attesa che lui si confidasse –a proposito di mamma- pensò –dovrò farmi spiegare il quadro del soggiorno- “Ok” continuò rivolgendosi più a se stesso “ Voglio che Marta trovi un suo equilibrio, non mi va di destabilizzarla con la notizia di un fratellino o sorellina. Poi ad esser sincero non so se sono pronto a fare il padre. Con Marta è diverso, fa praticamente tutto lei, alle volte mi stupisce così tanto che davvero non so come abbiamo fatto a farla così perfetta..” –L’amore tra noi l’ha resa così perfetta- pensò Eva continuando a fissare l’orizzonte cercando di non far scendere la lacrima che si era presentata ai suoi occhi. Marco si decise a raccontarle anche dell’incontro avuto con la psicologa e dello spavento che si era preso quel giorno. Eva era furente. Come aveva pensato di tenergli nascosta una cosa del genere? Aveva una voglia matta di prenderlo a sberle. “Eva? Eva?” Lei si girò a guardarlo e capì che lui lesse nei suo occhi la rabbia che le stava crescendo dentro, lo vide richiudersi a riccio in un nano secondo. Lui si alzò, la guardò, e senza dire nulla se ne andò lasciandola lì più furente che mai. A lei, in quello sguardo, parve di leggervi disprezzo. –E no E no- posò la tazza sul tavolino e si mise a corrergli dietro – E no Cesaroni dei miei stivali! E no, non mi liquidi così!- Lo raggiunse e lo trattenne per un braccio. Lui si girò. Piangeva!!! Fu come ricevere un pugno in pieno stomaco, tanto che gli lasciò il braccio e indietreggiò. “Sai” le disse non vergognandosi delle lacrime che continuavano a scorrere “ora ricordo perché amo Maya! Quando sbaglio e lei lo scopre, non mi guarda come se fossi un deficiente che non sa mai cosa fare e come farlo. Si arrabbia certo, litighiamo, ma cerca di capirmi, sta ad ascoltare cosa ho da dire, non emette le sue sentenze come invece fai tu! Per te non appena dico o faccio qualcosa di sbagliato sono quel deficiente.” Così dicendo si voltò e la lasciò lì per la prima volta forse in vita sua senza parole. Giulio sentì il figlio rientrare! Era tardi, circa le 2 di notte, chissà dove diavolo era stato fino a quell’ora. Lo raggiunse in salotto. Lo trovò seduto sul divano fisso a guardare il soffitto. “Marco tutto bene?” si avvicinò e vide che piangeva. “No papà non va bene per niente”. Come le lacrime anche le parole fluirono verso il mondo. Marco raccontò al padre gli avvenimenti della giornata da Franco all’incontro con Eva e Marta, e a come aveva lasciato Eva sulla spiaggia. Lucia che aveva sentito il marito alzarsi non vedendolo tornare a letto, era scesa a sua volta. Aveva sentito il racconto sofferto di Marco, talmente sofferto che il ragazzo ogni tanto si doveva fermare. Doveva parlare con sua figlia indipendentemente dal consiglio di Giulio –Tra moglie e marito non mettere il dito- Altro che dito, lei aveva intenzione di entrarvi a gamba tesa. Tornò di sopra pronta alla battaglia. Giulio lasciò finire il figlio e poi gli chiese se non fosse sicuro di fare lo stesso con Eva. Nel senso che per lui Eva era sempre perfetta, non sbagliava mai. Le volte che le era capitato, vedi Alex, vedi il francese parigino, lui non l’aveva mai perdonata, perché lei non doveva sbagliare. Era una responsabilità grande quella che aveva affidato alla madre di sua figlia, era impossibile non commettere mai errori. Forse era l’ora di perdonarsi a vicenda, non pensare più ai se ai ma del passato, ma incominciare un nuovo futuro per il bene di Marta. Lo lasciò con un “ Pensaci Marcolì! Pensaci” Maya sentì il telefonino vibrare, accese la luce e lo prese dal comodino. Era un messaggio di Marco. C’era scritto solo Ti amo, ma per lei era tutto. Quando le aveva detto che aveva incontrato Marta ed Eva e si era fermato a cena da loro aveva avuto paura di perderlo. Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene. Rispose con un –Anche io! Mi manchi!- e tornò a dormire. Marco lo lesse prima di addormentarsi. Decise che sarebbe ripartito per il Lussemburgo per stare con la donna che lo amava per quello che era. –Stupida..stupida..stupida- non faceva che ripetersi Eva non riuscendo a dormire. Non l’aveva mai visto così, Dio come aveva potuto essere accusatrice e giudice allo stesso tempo e ferirlo così tanto?. Marta non si sentiva troppo bene quel mattino, ma Eva doveva assolutamente andare al lavoro anche se la notte insonne le faceva desiderare di rimanere a casa. Telefonò a sua madre chiedendole se poteva tenere Marta a casa per qualche oretta lei vedeva di sbrigarsi al lavoro. Preparò la bambina e salendo in macchina vide un furgone dei traslochi nel cortile della villetta di fronte . Il suo nuovo vicino la salutò con un cenno della mano. Marco si avviò ad aprire la porta, avevano suonato, Lucia cercò di intercettarlo prima che si trovasse faccia a faccia con la figlia, ma arrivò troppo tardi. I due erano uno di fronte l’altro. Si vedeva che nessuno dei due aveva fatto sonni tranquilli. Eva diede Marta in braccio a Marco dicendogli “Ha un po’ di febbre, vedo di sbrigarmi al lavoro, torno il prima possibile” “Certo” disse lui tagliente “sempre se ti fidi” la guardò ironico. Lucia e Giulio assistevano alla scena. –E io che mi davo della stupida, è proprio immaturo- Marta intuendo la tensione dei genitori si mise a piangere, Lucia prese la piccola e cercando di calmarla la portò al piano di sopra. “Cos’è ora vuoi darmi la colpa anche di questo??? Ti fa sentire realizzata?” sempre più tagliente. Eva non riuscì proprio a trattenersi e gli mollò un sonoro ceffone. Rimasero entrambi stupiti dal gesto tanto che lei guardava la mano che lo aveva colpito e lui pure. “Pure violenta” riuscì a dire lui ancora scosso “ Ringrazia che ti ritrovi quel cespuglio di peli” disse lei riferendosi alla folta barba che si era fatto crescere “ Altrimenti sai che bello andare in giro con 5 dita firmate Cudicini stampate in faccia?” Lucia aveva lasciato Marta con Alice e Rudy pregandoli di fare in modo che la piccola non assistesse alla lite dei genitori. Cosa impossibile visto che si erano spostati in cortile e i toni di voce si erano alzati e di parecchio. Anche i Barilon erano usciti di casa richiamati dalle urla. Cesare Pamela e Matilde si erano bloccati sul portone del cancello trovandosi di fronte Marco ed Eva; lui in pantaloni della tuta a torso nudo, (quando Eva era arrivata era appena sceso per la colazione, si era rovesciato il caffè sulla maglietta e se l’era sfilata per non bruciarsi.) lei paonazza in viso con la mano alzata a rimirarsela. Cesare aveva la netta sensazione che il nipote si fosse appena beccato una bella sberla. Giulio e Lucia li avevano seguiti fuori in cortile e quest’ultima stava per intervenire ma il maritò la bloccò “No Lucia devono sbrigarsela da soli” “Ma Giulio non possiamo lasciare che si distruggano a vicenda” “Amore, sono grandi ormai, sono genitori, devono crescere e se dare e ricevere una sberla può servire allora non sarò io a fermarli.” Lucia non si mosse ma pensò che avrebbe fatto un bel discorsetto alla figlia. “Ah certo la star del momento Eva Cudicini” la canzonò lui ed Eva capì che la sera prima aveva assistito allo spettacolo di lei e Marta mentre giocavano alle cantanti “Mi fai un autografò?” le disse prendendola in giro “Brutto pezzo di m…” e la mano guidata da una volontà propria scatto nuovamente verso il viso dell’uomo che aveva di fronte. Tutti trattennero il fiato, anche Marta Rudy Alice e Mimmo che seguivano la scena dalla finestra della camera. Ma stavolta il Cesaroni schivò il colpo e le blocco il polso. “Cosa pensavi di fare??” si avvicinò lui sempre tenendola “Ahi mi fai male cavernicolo” a quelle parole si guardarono e se non fosse stato che nessuno dei due voleva cedere sarebbero scoppiati a ridere, ma si trattennero entrambi. “Come mi hai chiamato??” disse cercando di non ridere pensando al modo in cui lei l’aveva detto “Cavernicolo cavernicolo “ eccolo lì lo sguardo che vedeva in Marta tutte le mattine quando lo aspettava in piedi sul letto perché lui era in ritardo. Il cuore si sciolse a quello sguardo. “Cavernicolo, si sei un cavernicolo maleducato a dir poco. Per nulla gentil uomo” “Ah si???” le chiese lui “Davvero?? Dici??” Avevano tutti una gran voglia di mettersi a ridere per la comicità che scaturiva dal loro litigio ma nessuno osò farlo volevano vedere come andava a finire. Solo Marta ridacchiava divertita.. a lei era concesso. Erano sempre più vicini, Marco continuava a tenerla per il polso, quella mano poteva diventare davvero pericolosa a quella distanza se la lasciava andare. “E così sono un cavernicolo maleducato” oramai i visi si sfioravano “Giulio fai qualcosa” lo pregò Lucia “Giusto” rispose lui sedendosi sui gradini di casa “Ma cosa fai?” disse lei allibita e lui di rimando “Mi godo lo spettacolo! Non devo nemmeno pagare è gratis” Aspettava l’evolversi della situazione. “si cavernicolo” continuava a ripetere Eva cercando di liberarsi dalla stretta di quel buzzurro. –Ma non sta mai zitta?- pensava intanto Marco cercando di non perdere la presa, non c’era un modo per tapparle la bocca? La sera prima c’era riuscito. Voleva fare il bis. “Ah trovato ecco questo ti si addice di più: cavernicolo buzz” e lui fece l’unica cosa che gli venne in mente: le tappò la bocca con un bel bacio a stampo. Tutti stramazzarono quasi al suolo a quella scena, anche Eva l’avrebbe fatto se non fosse stato per Marco che la teneva ancora per il polso. Quando lui si stacco dalle sue labbra lei finì la frase “urro” si guardarono e lui le disse “ Ti calmi o devo sculacciarti?” non sapeva come gli era venuto in mente ma ormai lo aveva detto e apriti cielo. Lei incominciò a spintonarlo con il braccio che aveva libero e ad assestargli calci alle gambe, lui cercava di non perdere la presa per non rischiare di perdere la vita e intanto cercava di bloccarle anche l’altro braccio e di schivare i calci come meglio poteva. Tutti continuavano a godersi la scena divertiti da quella strana coppia. Rudy era sceso in cucina ed era tornato con un pacchetto di pop-corn, “ cosa mi son perso?” volle sapere, Alice lo guardò come a dire ma cosa fai? E lui “ Scusa è meglio del cinema” e continuarono a seguire l’evolversi dello spettacolo mentre Marta rideva di gusto nel vedere la mamma di solito calma e posata trasformarsi in una furia ed il papà rimanere calmo per cercare di bloccarla. “Non sono belli il mio papà e la mia mamma??” disse agli zii che notarono l’aria sognante con cui li osservava. Finalmente riuscì a catturarle il braccio.. si sentiva il petto e le spalle pieni di graffi, non aveva unghie ma artigli quella donna, si rese conto allora di non avere la maglia, ma non aveva freddo, anzi. –accidenti- pensò Eva e ora come faceva a difendersi da quel troglodita? Ecco un altro termine che gli si addiceva. Rimanevano le gambe “Ahi ahia” esclamò lui all’ennesimo calcio andato a segno.. l’unica era attirarla a se in modo che non avesse raggio di azione. Detto fatto. Era come se fosse diventata una seconda pelle e per evitare che lei si allontanasse e ricominciasse a scalciare come una puledra impazzita, in un battibaleno le lasciò i polsi e la strinse a se bloccandole le braccia contro il petto villoso. Eva non ci stava più a capire niente. Era partita in vantaggio con quello schiaffo, ora si ritrovava imprigionata nella sua morsa. Era successo tutto così in fretta che non aveva fatto in tempo a reagire. Manco più i calci riusciva a mettere a segno -che nervoso!!!-pensò irritata ma allo stesso tempo divertita. Si era accorta che tutti li stavano fissando e che nessuno interveniva. Dovevano esser proprio comici da vedere si disse. Alzò gli occhi e vide Marta alla finestra che la salutava e rideva.. questo la irritò ancora di più perché sapeva che la figlia faceva il tifo per il padre. Più cercava di liberarsi più lui aumentava la presa senza però farle male notò. “Tu” gli disse “Tu tu tu” non le veniva in mente niente possibile? “Io cosa?” volle sapere lui. Eva si accorse che era divertito pure lui da quella situazione –mmmmmmmmm che rabbia- pensò “TOGLITI QUEL SORRISINO DIVERTITO DALLA FACCIA” gli urlò stringendo forte gli occhi per far capire il suo livello di furia. Marco proprio non riusciva a toglierselo quel sorrisino, si stava troppo divertendo e sapeva che si stavano divertendo tanto anche gli altri. Sentiva Marta ridere, dovevano aver aperto la finestra della stanza per poter sentire meglio cosa lui ed Eva si dicevano. Lui era un buon papà e da buon papà voleva vedere ridere la figlia fu così che il sorriso si allargò e a quella vista Eva urlò “BUZZURRO TROGLODITA che non s..” Marco la baciò di nuovo per farla star zitta. Come prima quando lasciò le labbra di Eva lei concluse la frase “ei altro” “Hai intenzione di continuare ancora per tanto ad insultarmi?” le chiese stavolta. “Si” gli disse “sto cercando termini di paragone che ti si addicano” cercò di liberarsi ma lui manteneva salda la presa. Come diavolo aveva fatto a finire spiaccicata a lui? Lo guardò studiando un modo per liberarsi e si accorse che era senza maglietta ed era pieno di graffi –ops- pensò -gli avrò fatto male?- Lui le sorrise e in lei divampò il sacro fuoco della furia perché quel sorriso era il suo modo di farle capire che l’aveva sgamata. Lei incominciò a dimenarsi come una forsennata, cercava di scalciare, di morderlo addirittura, tutti i termini che prima non le venivano uscirono dalla sua bocca senza più blocchi mentali. Lui si spazientì, le fece scorrere un braccio lungo la schiena, le bloccò la testa prendendola per i capelli, alzandogliela quel tanto da guardarla dritta negli occhi mentre lei continuava ad inveirgli contro. La baciò nuovamente e a lungo. Continuò così tutte le volte che lei ricominciava. E più lei ricominciava più i baci diventavano lunghi, sempre a stampo ma a chi li osservava parevano un corteggiamento. Lui sentì che lei si stava facendo sostenere dalle sue braccia, non cercava più di liberarsi, doveva esser esausta, aveva combattuto a lungo senza risparmiare energie, -Tenera- pensò. Aprì gli occhi mentre le loro labbra erano ancora una cosa sola. Era lì tra le sue braccia indifesa. Anche lei aprì gli occhi ed i loro sguardi si incatenarono. Rimasero così bocca a bocca, occhi negli occhi. Quando Marco ebbe la certezza che lei si era arresa, delicatamente lasciò il morbido letto su cui le sue labbra avevano indugiato a lungo in quella battaglia. Continuò a guardarla senza perdere quel contatto nocciola che erano gli immensi occhi di Eva. “Posso parlare?” le chiese, lei annuì. Con tutta la dolcezza di cui era capace le disse “Non voglio litigare con te, sto male quando lo facciamo e so che anche tu ci soffri, non negarlo. Non mi è mai piaciuto litigare con te, a parte oggi ovvio “ e abbozzò un sorriso e notò un leggero rossore su quel viso che era ancora a pochi centimetri dal suo. “Oggi mi occupo di nostra figlia, tu vai al lavoro, cerchi di non farti venire qualche altra crisi isterica e non pensi a niente. Noi ti aspettiamo al mare, guardiamo il tramonto dalla barca, poi mentre tu ti fai un bel bagno caldo io e Marta ti prepariamo cena. Mettiamo a letto nostra figlia e poi chiariamo una volta per tutte i se ed i ma del passato.” Chi era quell’uomo pensò Eva ancorata a quegli occhi. Chi era quell’uomo che le impartiva ordini così dolcemente senza farla sentire prigioniera, ma libera di accettare o meno le proposte? Cos’era successo nell’arco di una notte al Marco immaturo? Continuava a guardarlo e si era persa le ultime cose che le aveva detto ma che importava? Nulla!! Lui aveva notato che lei vagava un po’ nel labirinto della sua mente e ora cercava di richiamarla a se “Eva??” lei tornò da lui sentendosi chiamare “Eva, sei d’accordo? Lei annuì nuovamente “ Se ti lascio andare, prometti di non uccidermi appena mi giro per rientrare in casa?” Eva fece finta di pensarci poi sorrise ed annui, non riusciva a parlare. “Allora io e Marta ti aspettiamo alla barca” come a leggerle dentro lui disse “No, non prendo le chiavi di casa” lei lo fissò come a non capire il perché “Non voglio entrare in casa tua se non sei tu a farmi entrare. Oggi hai tutto il tempo per pensare alla mia proposta poi deciderai se me lo merito oppure no” Chi era quell’uomo, continuava a chiedersi. “Ricorda, alla barca” con estrema dolcezza e senza rendersene conto le diede ancora un bacio per assaporare un’ultima volta la morbidezza di quel contatto, lentamente le lasciò i capelli e la allontanò da se, istintivamente le sistemò la ciocca che era scappata alla pinza durante il loro strano battibecco. Si guardarono ancora per pochi secondi, poi Marco le diede le spalle e rientrò in casa, lei prese la via del cancello superando Cesare Pamela e Matilde senza nemmeno vederli. Anche tutti i presenti si chiedevano chi fosse quel nuovo Marco. Lucia guardò Giulio e vi lesse le sue stesse preoccupazioni. Entrambi sospirarono. “Hai capito il nipote?!?!?” disse Cesare “Ha trovato un bel modo per far star zitta na donna” Tutti i presenti lo apostrofarono “AH Ce!?!?”. Giulio seguì Marco in mansarda, lo trovò sdraiato a letto, mani dietro la nuca occhi fissi nel vuoto con Marta sdraiata a pancia in giù vicino a lui che contava i peli della barba. “Marco” fece per intavolare il discorso “Non ora papà” “Marco credo che” “Ho detto non ora” a Giulio non restò altro da fare che chiudere la porta dietro di se. Lucia andò a cambiarsi in fretta, voleva seguire Eva, sperava di riuscire a parlarle prima che entrasse in ufficio, difficile, ormai erano 20minuti che era andata via.. Aprì il cancello pronta a seguire la figlia quando si accorse che Eva era in piedi vicino alla macchina. Una mano teneva la chiave inserita nella serratura per aprire la portiera, con l’altra si toccava le labbra. Le fece tenerezza quella giovane donna confusa dal turbinio di emozioni che doveva averla investita quando le labbra di Marco si erano adagiate sulle sue. Certo lui l’aveva fatto per cercare di placare quella furia che si ritrovava tra le braccia, ma non l’ultimo. Nell’ultimo bacio Lucia aveva visto qualcosa, e non era sicura di esser felice di quello che aveva visto. “Eva” la toccò “non ora mamma” “Eva io credo” “Ho detto non ora” così dicendole tolse le chiavi dalla macchina e si incamminò a piedi verso il lavoro, aveva bisogno di pensare. Da mezz’ora era seduta in macchina. Stava cercando il coraggio di scendere e di andare incontro a quell’uomo che le aveva scombussolato la giornata. Sentì bussare al finestrino. Un uomo era davanti a lei, le sembrava il tipo che l’aveva salutata al mattino. “Tutto bene? Si sente bene?” le chiese gentile. –Certo che stupida- pensò –avrà visto che è mezz’ora che sono seduta qui- Eva aprì la porta e finalmente scese. “Si si tutto bene, solo sovrappensiero” “Oh quante volte capita a me” le sorrise l’uomo. Che strano, le sembrava fosse circondato da una luce particolare, si sentiva avvolta da un senso di pace e tranquillità. “Sono il suo nuovo vicino. L’ho vista stamani con sua figlia” “Ah ecco mi pareva di averla vista in giardino salutarci” “E la piccola? Con il papà?” Eva si ritrovò a rispondere ad un perfetto sconosciuto “Si è con suo padre che non è ne mio marito ne mio compagno.” –oddio- pensò –bella come presentazione: Piacere sono Eva, ho una figlia con un uomo che non è ne marito ne fidanzato – Ma con suo stupore l’uomo le rivolse un sorriso “Beh sono solo sostantivi che la gente dà per spiegare situazioni o rapporti. L’importante è che l’amore abbia donato frutto ridonando amore a sua volta. Credo che vostra figlia sia stata donata a voi grazie all’amore e che ve lo stia ridonando con le gioie che vi dà tutti i giorni..” Eva lo ascoltava rapita, ma chi era?? Un saggio eremita ritornato alla civiltà? “Bene, la saluto. La staranno aspettando” “Si, effettivamente” gli porse la mano “Sono Eva piacere” “Efraim piacere mio” la salutò e tornò verso casa. Efraim un nome mai sentito pensò Eva chiudendo a chiave la macchina. Marco e Marta erano proprio lì alla barca ad aspettarla. Si tolse le scarpe e le calze, la sabbia era fredda ma era una sensazione piacevole. Si avvicinò cercando di non farsi vedere, aveva voglia di spiarli. “Papà???” stava chiedendo Marta “dimmi amore” rispose continuando a scrivere sul suo taccuino “Lo sai che tu e la mamma stamattina eravate proprio belli?” Marco lasciò stare di scrivere “Dici?” alzò un sopracciglio come per dirle sicura? “Si si, eravate tutti colorati” “Colorati???” le chiese Marco “si, colorati” continuò la piccola “ La mamma è gialla tu arancione poi quando l’hai abbracciata i colori hanno iniziato a girare forte e sono diventati solo uno: rosso.” Sua figlia aveva proprio una bella immaginazione pensò rapito dal suo racconto. “ Poi quando le hai dato i baci sembrava si accendesse invece si spegneva subito, sai come quando cerchi di accendere un fuoco ma lui non lo fa”. Ma che cartoni le faceva vedere Eva? Pensò sempre più preoccupato. “Marta ma cosa dici??” “Ma papà è vero” lo guardò la bimba con gli occhi luccicanti “Il colore rosso è riuscito ad accendersi solo quando le hai dato l’ultimo bacio ma proprio l’ultimo l’ultimissimo. Allora ha illuminato tutto il giardino e io vedevo tante piccole fatine volare tutto intorno.. sembravano tante piccole Trilli. Poi quando l’hai lasciata andare è sparito tutto, ma tu sei diventato giallo e la mamma arancione.” Marco la guardava seriamente preoccupato, forse era il caso di portarla da Emma. “Mamma” esclamò la figlia vedendo che Eva era alle loro spalle e le corse incontro. Marco non si girò a guardarla, era come impietrito. Tutto il giorno aveva avuto paura di quell’incontro, aveva passato la giornata a chiedersi come aveva fatto a reagire così, da dove era spuntato quell’uomo che non pensava di avere dentro. Gli pareva fosse stato deciso, determinato cosa che lui non si riconosceva. Non sapeva se sarebbe riuscito a fare tutto quello che aveva detto al mattino, chiarire i loro se e ma. “Ciao” lo salutò Eva “Ciao” rispose. Lei fece il giro della barca e si mise seduta vicino a lui. Marta volle sedersi in braccio ad entrambi prese in una manina la mano di Marco e nell’altra quella di Eva e stettero così in silenzio a contemplare il sole che moriva per lasciar il posto alla sua amata luna. Anche Efraim era sulla spiaggia a contemplare quello squarcio di paradiso in terra. “Che belli i miei genitori” disse Marta dando un bacio ad uno e all’altra. –Strano- pensò Marco, ora anche a lui sembrava che Eva fosse circondata da un alone di arancione. Sembrava irradiasse calore pace e serenità. –I riflessi della luce del tramonto- pensò. Prese in braccio Marta e si incamminò verso casa seguito da Eva. Con la coda dell’occhio Eva vide il suo nuovo vicino seguirli con lo sguardo. Aveva messo a letto Marta mentre Eva lavava i piatti. Lui aveva cucinato, a lei il compito di riordinare. Ritornando nella stanza che faceva da zona giorno si fermò a contemplare il grande quadro. Era il collage di varie foto con i contorni sfumati tanto da far sembrare fossero una cosa sola. Al centro lo squarcio di spiaggia con la barca da loro tanto amata. Appoggiata alla barca la sua chitarra, cioè la chitarra di sua madre. In alto negli angoli da una parte lui dall’altra sua madre parevano allungare le mani per afferrare lo strumento tanto caro. In secondo piano dietro la barca come ad emergere dal mare loro tre. Marta seduta, il padre steso dietro di lei su un fianco a tenerla per la vita. Eva seduta a sua volta con un braccio intorno alle spalle di Marco. Mozzava il fiato quella vista. “Bello vero?” disse Eva raggiungendolo “Si toglie il fiato. Come ti è venuta l’idea?” chiese sempre fisso su quell’immagine di persone a lui così care. “Non lo so” disse lei “Sinceramente non lo so. Mi sono svegliata un mattino ho rovistato tra le vecchie foto ed è nato così, dall’amore credo.” “Eva..” iniziò lui. Lei si girò, gli mise due dita sulle labbra e lo azzittì. “Andiamo fuori” disse lei, preferiva il bagliore della luna e delle stelle alla luce artificiale del salotto. Accese la radio spense le luci e si diresse fuori. Lui la seguì solo dopo aver preso 2 coperte. Era fresco fuori. Non sapeva come iniziare il discorso, eppure al mattino era così convinto ed ora non sapeva come.. “Ti chiedo scusa” lo sorprese Eva “Ti guardo con Marta e sono felice che suo padre sia tu. Sei un buon padre Marco e io alle volte vengo presa da questa assurda idea che tu sia ancora quell’immaturo ragazzo che scappa a Londra per non affrontare i problemi. E l’ansia che tu possa sparire dalla sua vita mi porta a tenerti sotto esame. Lei ti ama così tanto.” Ecco l’aveva detto. “Mi spiace di averti fatto male ieri sera e di non averti lasciato finire di parlare. Sono stata accusatrice e giudice di una tua scelta e senza lasciarti il tempo di difenderti ho emesso la mia sentenza. Avevi tutte le ragioni per guardarmi come hai fatto. Con disprezzo!” “Quel ragazzo che scappa da qualche parte c’è ancora Eva” disse lui interrompendola. “Quando sono con te, mi sento sempre in difetto, non mi sento mai all’altezza delle situazioni. Penso sempre cosa farebbe Eva al posto mio? Anche quel giorno non sai quante volte sono stato sul punto di telefonarti e dirti Eva ti prego corri non so cosa fare con Marta. Ma telefonarti sarebbe stato un mio ennesimo fallimento ed una tua ennesima delusione, ed io non volevo succedesse.. Al mattino Marta era stata così contenta di sentirti ridere al telefono, credo non ti sentisse ridere cosi da un po’. Poi tutto è precipitato dopo neanche 1 ora. Volevo per una volta risolvere il problema senza scappare come dici tu. Non sarebbe stato uguale a scappare telefonarti?’ Si voltò a guardarla. Quanta luce c’era intorno a lei? Non potevano esser i riflessi della luna! “Allora ho fatto l’unica cosa che mi sembrava giusto fare: abbracciarla! E tenerla tra le mie braccia finche non si fosse calmata” Eva era ritornata a quel giorno, alla sua di crisi, alla sua di madre che la teneva stretta non sapendo che a km di distanza la sua di bambina nello stesso momento era in crisi e suo padre la teneva stretta tra le sue braccia. Le mancò per un attimo il respiro. “Eva stai bene?” la vide impallidire “Si! Stavo pensando che io non avrei saputo far meglio” e così inaspettatamente gli diede un bacio sulla guancia accarezzando con la mano quella barba folta che gli copriva il viso: lo rendeva più uomo. Parlarono a lungo come forse non avevano mai fatto, senza paura di esser giudicati da chi ascoltava. “Eva” disse lui “non ti ho mai mentito quando dicevo che per te, ci sarò sempre. Per te e Marta ci sarò sempre ovunque andrete.” Eva si girò a scrutarlo, di nuovo i loro occhi si incatenarono ed Eva gli chiese “Davvero Marco? Davvero ci sarai per sempre ovunque andrò, ovunque andremo?” Lui non distolse lo sguardo, lo sostenne, le prese il viso e le sue mani sembravano immerse in una nebbiolina arancione. Sorrise pensando che forse da Emma insieme alla figlia doveva andarci anche lui. Eva continuava a guardarlo aspettando una risposta. “Si Eva ci sarò ovunque le strade ci porteranno e troverò sempre il modo di esserci. Te lo prometto” E per suggellare quella promessa avvicinò la sua fronte a quella della donna che a lui ricordava tanto la ragazza che dormiva nella camera di fronte alla sua. Alla radio intanto qualcuno cantava: “ Io sarò dove sei scriverò sui muri ovunque andrai ci sarò ci sarai per sempre. Come stai? Con chi sei? Chiederò alle strade ovunque andrai e lo so prima o poi mi incontrerai.” A Marco venne un’idea. La fece alzare, prese le coperte e scesero in spiaggia. Stese una coperta vi sedette sopra, invitò Eva a fare lo stesso, lei volle fidarsi, si sdraiarono e si coprirono con la seconda coperta. Guardavano il cielo ed Eva gli chiese “E ora?” faceva un freddo becco li fuori e Marta era da sola in casa anche se erano proprio sotto il terrazzo, rimaneva comunque da sola in casa, che diavolo gli era saltato in testa? Lui la sentì rabbrividire, sapeva che faceva freddo, ma aveva sempre amato quella coperta di stelle. Quale miglior posto della spiaggia per contemplarle? Lui le passò il braccio intorno alle spalle, lei appoggiò la testa al suo petto e lui l’abbracciò. “Nulla” rispose “Non facciamo nulla. Aspettiamo di vedere dove ci portano le nostre strade.” Rimasero così e si addormentarono. Qualcosa gli ronzava in faccia.. “mm mm” cercò di dire infastidito, anche qualcun altro si lamentava. Aprì gli occhi e fu inondato dalla luce del sole ormai sorto. –Cosa diavolo? Ma dove era?- Anche la persona che dormiva abbracciata a lui si mosse –Eva?- pensò confuso vedendola, poi ricordò. Si dovevano esser addormentati guardando le stelle. Oddio, la schiena, le braccia, le sentiva tutte indolenzite. A punzecchiargli la faccia con una nastro colorato appeso ad un legnetto era Marta, ecco la mosca fastidiosa. Li guardava ridendo tutta divertita di aver trovato i suoi genitori addormentati in spiaggia per lo più abbracciati. “ahi ahi” sentì Eva lamentarsi. Finalmente riuscì a mettere a fuoco il mondo che lo circondava. Ecco sua figlia, ecco un uomo. –Uomo??- si disse sbattendo bene le palpebre –E questo chi diavolo è??- cercò di mettere a fuoco i lineamenti ma il viso era in ombra nascosto dal sole. In compenso riuscì a mettere a fuoco ben altro : –Chi diavolo era quell’uomo con sua figlia?? Ma soprattutto CHI DIAVOLO ERA QUELL’UOMO CHE PUNZECCHIAVA IL VISO DELLA MADRE di SUA FIGLIA????- Si domandò oramai del tutto sveglio.

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Capitolo 9
*** Efraim ***


Erano passati mesi da quell’incontro. A Marco quel vicino di casa non piaceva molto, anzi proprio per nulla, e immancabilmente tutte le volte che passava da casa di Eva, cioè passava a trovare sua figlia precisava lui con se stesso, questo Efraim era con loro. O a cena o a pranzo o in spiaggia, era ovunque, gli mancava solo più di passare a controllare se stava con loro anche di notte Prezzemolo ecco cosa sembra, prezzemolo!! pensava caricando il borsone di Maria in macchina. Era il compleanno di Marta e aveva chiesto ai genitori di invitare la sua amica viterbese alla grande festa di compleanno che la mamma le aveva organizzato in spiaggia. Voleva farle conoscere Ezio e zio Cesare mentre litigavano per chi doveva fare cuocere le salsicce, farle insegnare da zio Rudy tutti i modi di dire che andavano più di moda e finalmente farle conoscere la sua mamma ed Efraim aveva aggiunto abbracciando l’uomo. “Eccomi” disse Maya salendo in macchina “Era ora, se ci mettevi ancora un po’ arrivavamo per il taglio della torta” disse Marco quasi ringhiandole contro. Maya guardò la piccola seduta sul sedile posteriore. “Ciao Maria, non fare caso a questo orso, è un po’ di giorni che ha la luna storta! Invece tu vedo sei bellissima” –Altro che giorni- pensò Maya guardando Marco, erano mesi ormai che rasentava il ridicolo. Non gli si poteva dire niente, era sempre irritato e a nulla erano valsi i suoi sforzi per cercare di capire cosa lo tormentasse. La storia dei cd era tornata alla normalità grazie al nuovo capo-redattore della casa discografica. Aveva avuto la brillante idea di far uscire nuovamente i singoli di Marco allegandovi degli articoli in cui spiegava il genio incompreso del cantante. E la cosa aveva funzionato.. il popolo della musica era tornato ad acquistare i cd per cercare di intravedere nelle sue canzoni l’animo nascosto raccontato dalla voce narrante, così si firmava l’autore dei pezzi. Erano arrivati, Marco aveva parcheggiato davanti a casa e già sentiva il chiasso infernale della famiglia Cesaroni e Masetti riunite nello stesso posto. Sentì anche Marta ridere di gusto e poi dire: “No dai Efraim mi fai il solletico” ed altre risa. –Bene molto bene- si disse furente. Sbatté così forte la portiera della macchina che sia Maya che Maria si voltarono a guardarlo “Mi è scappata” disse superandole. “Papà” gridò vedendolo. In un attimo fu da lui a riempirlo di baci. Poi salutò Maya ed infine saltò addosso alla sua amica Maria che ormai non vedeva da tanto. Eva era sul terrazzo e li vide, prese un bel respiro e si decise ad andare a salutare i nuovi ospiti. Marta non stava più nella pelle, quando li raggiunse le si aggrappò alle gambe e rivolgendosi a Maria le disse “Ecco questa è la mia mamma Maria” la bimba si fece di colpo timida e si nascose dietro Marco. Allora Eva si chinò a cercare lo sguardo della sua piccola nuova amica e le disse “Guarda che non fai un grosso affare a nasconderti dietro quel brutto orso barbuto per farti difendere” sorrise Eva “Chiedi un po’ a Marta chi è più forte tra me e lui?” “Si Maria ha ragione la mamma, papà sembra un orso ma è un pesce lesso” a quelle parole Eva non resistette e scoppiò a ridere, allora la bambina si fece avanti e le diede un bacio tornando subito a nascondersi. Eva si alzò e le disse che se seguiva Marta la portava a conoscere gli zii burloni. “Maya” disse poi rivolgendosi alla donna che la stava fissando stupita “ben arrivata. Se vuoi rinfrescarti un po’ ti accompagno di sopra” le disse sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi La donna la ringraziò ed accetto l’offerta. Si incamminarono Marco ancora stava a guardarla. “E tu che fai?” gli disse voltandosi “hai intenzione di portare su il borsone di Maria o lo porto su io???” Eva salì le scale seguita da Maya e sul terrazzo incontrò Efraim che le fece fare una giravolta a ritmo di musica. Marco ebbe una voglia matta di tirargli un pugno. “Ma quanto è bella la tua mamma Marta?” chiese la piccola amica “Hai visto? È bellissima e ti dico di più quando è vicino al mio papà diventa bellissimo pure lui perché si colora. Di solito invece viaggia sui toni del grigio” così dicendo le bambine corsero a vedere zio Cesare accendere la carbonella. “Ehi Marco cerca di chiudere la bocca se non vuoi mangiarti tutte le mosche della zona” era Walter che osservando la scena già aveva capito tutto. “Walter ma che stai a dì?” “Marco ti ricordo che sono Walter, non il primo che passa di strada” Marco spazientito da quel commento si avviò a posare il borsone. In casa incontrò Efraim che lo salutò ma lui tirò dritto verso la camera della figlia. “Mmm” disse ad Eva che aveva accompagnato Maya in bagno “mm cosa?” chiese lei “Prevedo aria di burrasca oggi” così dicendo le sorrise e scese in giardino. Chi li capisce gli uomini è brava, pensò seguendo l’amico. Maya uscita dal bagno stava ammirando il grande quadro e aveva una voglia matta di prendere un paio di forbici e farlo in 1000 pezzi, renderlo un puzzle ecco si, 1000 pezzi e poi perdere quelli che riguardavano Eva in modo che nessuno potesse più ricomporlo. La giornata si era svolta tranquilla anche se i presenti si erano accorti dell’umore a dir poco nero di Marco. Eva notando l’imbarazzo di tutti che avevano paura quasi a parlare per non irritare l’uomo più di quanto non fosse già irritato decise di parlargli. “Walter, dov’è Marco?” “Eva dai lascialo perdere lo sai com’è quando è nei suoi momenti bui. Non ne fai nessun bene. Ho già provato a parlargli io” “Fa niente, è il compleanno della figlia e lui se ne sta con il muso. A me non va per niente bene. A sto punto poteva rimanere a casa se gli girava così male. Dov’è?” Walter le disse che era andato a fare 2 passi. Eva si incamminò verso la barca e lo trovò seduto a riva. “Se non ti alzi di più i pantaloni finisce che te li bagni” gli disse. Lui non si mosse “Si può sapere cos’hai? E’ il compleanno di tua figlia e tu te ne stai qui a rimuginare su chissà quale dilemma. Potevi stare a casa a sto punto, tanto è come se non ci fossi” detto questo si voltò e fece per andarsene ma lui le rispose “ eh certo, sicuramente vi sareste trovate meglio senza di me” Eva prese un bel gran respiro per non affogarlo lì in 10 cm di acqua. Si inginocchiò vicino a lui “Guardami” gli disse ma lui non intendeva farlo. Allora lei si spostò davanti a lui e rimase lì inginocchiata sul bagnasciuga con le braccia appoggiata alle sue gambe. Sentiva l’acqua del mare inzupparle i jeans ma non importava pensò. Gli mise le mani sul viso e a quel contatto lui l’abbracciò scoppiando a piangere come un bambino. Rimasero così a lungo, lei gli accarezzava i capelli. Poco più in là una donna osservava quella scena con una gran voglia di piangere. “Sono belli vero?” si spaventò al suono di quella voce. Era Efraim. “Oddio, sinceramente non mi fa molto piacere vedere il mio uomo abbracciato ad un’altra donna” disse Maya “Certo, si capisce. Io parlo da estraneo. Da persona che passa sulla spiaggia vede questa scena e con occhi del tutto distaccati dice: sono belli a vedere insieme” Maya lo guardò interrogandolo. Lui allora con pazienza le disse “ Guardali per quello che sono. Non pensare che lui è Marco e lei Eva. Sono un uomo ed una donna in riva al mare. Lui tormentato per qualcosa lei gli si avvicina per dargli sostegno. Lui non lo vuole, ma lei insiste perché non può fare diversamente. Allora lei stabilisce un contatto con i suoi occhi” “cioè con la sua anima” disse Maya rapita da quel racconto “lui a quel contatto cede sotto il peso del tormento e lei non può fare altro che sostenerlo. Ora ti chiedo non sono belli da vedere? E soprattutto cosa vedi dolce Maya?” Maya li guardò con occhi nuovi e si ritrovò a rispondere a quel perfetto sconosciuto “Si, sono belli e ci vedo amore” si voltò ma vicino a lei non c’era più nessuno. Dov’era finito?? Si guardò intorno ma non anima viva era nelle vicinanze. Solo quell’uomo e quella donna che condividevano una figlia. Eva continuava ad accarezzargli la testa “Marco, non perderai l’amore di tua figlia solo perché lei ama la compagnia di un bizzarro vicino di casa” lo sentì irrigidirsi. “Non devi esserne geloso davvero. Niente e nessuno potrà portartela via, io non lo permetterei” A quelle parole lui alzò il viso e si perse nei suo occhi. Lei sorrise e gli asciugò una lacrima. “Cosa devo fare con te Cesaroni per farti capire che le uniche cose che puoi perdere sono quelle che tu decidi di perdere? Hai paura che un uomo ti porti via l’amore di tua figlia? Allora non startene in disparte a guardare, ma fai sentire la tua presenza, combatti, combatti Marco. Ti prego combatti” così dicendo gli diede un bacio sulla fronte e gli disse “C’è Maya, io ho curato il padre geloso a lei lascio il compito di occuparsi dell’uomo.” Si alzò, arrivata da Maya le disse” Tutto a posto, era solo in crisi per Marta, gelosia di padre, assurda per altro. A te l’onore di consolarlo” così dicendo tornò verso la casa. Maya si sedette al suo fianco e rimasero così a fissare il mare. Come avrebbe voluto che qualcuno passasse e vedesse un uomo ed una donna seduti in riva al mare circondati dal loro amore, ma nessuno passò. Era ormai sera, avevano acceso le lanterne, e ora stavano ad ascoltare rapiti le storie di Efraim, Marta era in braccio a suo padre e lo assillava con mille domande sulla storia di Efraim e ogni tanto gli dava bacini. Marco istintivamente iniziò a zerbittarla e lei scoppiò in una risata assordante. Tutti si girarono a guardare padre e figlia. Marta non respirava tanto rideva e lo pregava di smettere lui si fermava giusto il tempo di farle riprendere fiato e poi ricominciava. In mente aveva le parole di Eva: combatti. Quando smise di zerbittare la figlia, lei lo guardava con occhi sognanti, lo abbracciò e gridò forte in modo che tutti potessero sentirla: “IL MIO PAPA’ è IL Più BELLO E BUONO PAPA’ DEL MONDO, NESSUNO MIGLIORE DI LUI!!!” Marco la guardò e una lacrima di gioia spuntò nei suoi occhi. Poi rivolta a Eva disse: “GRAZIE MAMMA, che mi hai dato un papà così, io lo so che è pasticcione e ogni tanto ti fa arrabbiare, ma a noi piace così vero?” guardò la madre con occhi luccicanti. Eva guardò quel uomo e quella bambina e ripensò alle parole di Efraim: l’importante è che sia stato donato con amore “Si Marta vero, a noi piace così” e si guardarono. Era il momento del taglio della torta, ovviamente a forma di Trilli, tutti a dirle di esprimere un desiderio, si bloccò e disse “Posso esprimerne 2? Visto che ho 2 case mi spetterebbero 2 feste e 2 torte quindi 2 desideri. Tutti risero e acconsentirono: 2 desideri per la piccolina di casa.” Marta guardò suo padre ed espresse il primo desiderio, poi guardò sua madre ed espresse il secondo. Pensierosa osservava con Maria chi ballava “Uff” disse all’amica “uno dei miei desideri non si avvera. E quello era più piccolo come desiderio” sospirarono entrambe. “Giovani fanciulle” disse una voce alle loro spalle “ogni tanto ai desideri bisogna dare una spintarella” le bambine lo guardarono e con Efraim passarono dieci minuti a confabulare. Marta andò dallo zio Walter, dj ufficiale della festa, e lo istruì a dovere -hjihhii che sagoma mia nipote- pensò. Poi andò da sua madre a chiederle di ballare un po’ con lei, Maria non si era osata , Eva era troppo bella e lei aveva paura di non riuscire a parlarle, allora era andata da Marco e Maya glielo aveva ceduto volentieri come cavaliere per un ballo. Walter aveva messo un ballo che prevedeva movimenti impacciati e divertenti allo stesso tempo e tutti ridevano come matti cercando di eseguire gli ordini impartiti dal dj. Ad un certo punto ordinò lo scambio di coppia con la persona che stava alle spalle. Marco ed Eva si voltarono per eseguire lo scambio e si ritrovarono faccia a faccia. Walter si trattenne dal ridere vedendo l’espressione di Marco: era proprio un pesce lesso. Cambiò musica ed ordinò di ballare con il nuovo partner. Partì un lento, visto che ne Eva ne Marco si muovevano Marta spinse sua madre verso suo padre che per non cadere si aggrappò a lui. Marcò guardò sua figlia e lei con gli occhi lucidi sembrava pregarlo di ballare con Eva. Le prese una mano nella sua e con l’altra le cinse la vita, guardandosi iniziarono a muoversi sulla musica e sia Marta che Maria videro tante fatine ballare intorno a loro. –Guardo il cielo in alto immenso e ripenso a te ora che non sei vicino a me dove sei, dove sei? Quello che so è che trovo dentro a me è un miscuglio di emozioni un vortice che non svelerò io non dirò mai. Le parole che per te adesso scriverò, son delle carezze che non ti darò ma se le vorrai sono tue..- Walter aveva messo la prima canzone che gli era capitata tra le mani ed ora erano tutti ammaliati a guardare quel padre e quella madre che si guardavano negli occhi ballando su parole che lui aveva scritto per lei. Lucia guardò Giulio “Giulio!?!” “Si Lucia si” ed entrambi sospirarono. –Io per la vita sempre ti accompagnerò … come un amico un padre io non lo so … ed ogni volta che ti senti sola tu ricordati che io ti abbraccerò anche se tu non mi vedrai ..- Maya li guardava rapita come tutti gli altri ed una lacrima le rigò il viso. La canzone finì e loro rimasero a guardarsi negli occhi. Marta abbracciò entrambi togliendoli da quel momento di imbarazzo e li ringraziò perché quello era il più bel compleanno della sua vita. Marco vide Maya in disparte e andò a chiederle di concedergli un ballo, lei sorrise prese la sua mano e Walter mise un'altra canzone, tutti scesero in pista. Maria disse a Marta “Uff qui niente magia” “Già “rispose appoggiando il mento sulle ginocchia. Eva si mise seduta vicino ad Efraim “Siete belli da vedere insieme” le disse l’amico “Si come no” rispose Eva ancora scossa dal ballo su quella canzone. “Sono solo ricordi” disse cercando di dare una spiegazione che sembrasse non stonare. “Dici??? Mah io non ne sono così sicuro” disse quel bizzarro tipo che era diventato suo vicino di casa e con il quale si confidava volentieri. Non sapeva come mai e nemmeno le importava. Quando aveva qualcosa da sputare fuori, immancabilmente lui si presentava alla sua porta così come se avesse un sesto senso. “Vuoi vedere che tuo marito Eva Cudicini è geloso?” Eva lo guardò non capendo “Cosa dici? Io non ho un marito!” disse ridendo. Marco li guardò e vide che lei rideva per qualcosa che quello strano tipo le stava dicendo. “Apri bene gli occhi” “Efraim cosa dici? Tu sei tutto matto” e rise nuovamente “Capirai e quando capirai mi darai ragione! Andiamo” La prese e la fece ballare. “Sono carini insieme vero?” disse Maya accorgendosi che Marco li stava osservando “Fanno una bella coppia” Marco la guardò “Ma non stanno insieme” le disse “sono solo vicini di casa” “Beh certo la maggior parte delle storie inizia così, da quello che ho potuto capire io ci manca poco all’annuncio ufficiale se così vuoi chiamarlo” Si appoggiò di nuovo al suo petto e una lacrima le bagnò il viso, lui non le aveva nemmeno chiesto di chi stava parlando, aveva pensato subito ad Eva e sentì vacillare un mondo a cui non voleva rinunciare.

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Capitolo 10
*** Dejavu ***


Luglio, tempo di esami per i giovani studenti di Roma, e tempo di promesse per Walter e Carlotta. Chi mai potrebbe scegliere come data delle nozze il giorno in cui aveva sostenuto l’esame di maturità se non Walter? Secondo l’amico la maturità era stato il primo vero esame che aveva dovuto affrontare, e gli era andata bene. Il matrimonio era il suo secondo vero esame e allora quale data migliore da scegliere per scaramanzia? Voleva che tutto andasse bene con la sua Carlotta. Lei lo amava, e diciamolo era fuori di testa tanto quanto lui, e l’idea le era piaciuta da subito. Del primo matrimonio Carlotta aveva ottenuto l’annullamento visto che alla fine si era sposata consapevole di amare comunque un altro uomo. Quindi poteva sposarsi in Chiesa e questa volta sapeva che sarebbe stato per sempre. Erano tutti a casa Cesaroni per i preparativi.. Marta con la sua amichetta Maria avrebbe accompagnato la sposa all’altare ed era emozionatissima tanto che Eva non riusciva a tenerla ferma “Basta” gridò esausta “Marta Cesaroni se non ti dai una calmata” Marco passava davanti alla stanza delle ragazze e ridendo chiese se aveva bisogno di una mano. “Ecco bravo vedi un po’ se riesci a sedare tua figlia?” “Ah ecco mia figlia, chissà perché quando non sono angioletti i figli sono sempre dei padri. E pensare che mi pareva che la puledra scalciante fosse la madre” così dicendo fece l’occhiolino a Marta e risero entrambi “AH si??? Bene allora aggiustati” stizzita prese il borsone sul letto di Alice e lasciò la stanza “Ma dove vai?” la seguì Marco “In stalla” le rispose lei dal fondo delle scale “Aggiustati a vestire tua figlia e la sua degna compagna di merende. Io vado da Carlotta e non provare a telefonarmi per chiedere niente capito??? E presentati in Chiesa sempre che tu non decida di scappare messo alla prova dalle due serial killer di nastri di capelli.” Marco rise scuotendo la testa. “Signorine suvvia facciamo vedere a questa puledra impazzita chi sono i Cesaroni” rientrò in camera seguito dalle bimbe. Maya dalle scale che portavano in mansarda fece un lungo respiro per non urlare. Erano ormai tutti in chiesa e Walter era bellissimo nel suo completo nero con le scarpe da ginnastica che più bianche non si poteva. Anche Marco non se la cavava niente male con il suo vestito da testimone e le sue scarpe da ginnastica che più bianche non si poteva. Walter agitatissimo non faceva che uscire ed entrare dalla chiesa e Marco lo stesso. “Efraim????” disse stupito guardando l’amico “Si Eva non te l’ha detto? Abbiamo invitato pure lui non ci sembrava carino che Eva fosse l’unica non accompagnata, e poi è simpatico, mi piace” si voltò ridendosela alle spalle dell’amico, era troppo divertente ma anche troppo facile, era come sparare sulla Croce Rossa. Marco quando si trattava di Eva non ci stava a capire più niente, Walter lo sapeva bene ed era anche convinto che nulla mai sarebbe cambiato indipendentemente da chi avesse passato la vita con loro. Rientrò in chiesa, la sposa stava arrivando, sentivano i clacson delle auto avvicinarsi. Marco lasciò le bambine a Maya che aspettavano la sposa ed entrò seguendo l’amico. –Bene anche quel giorno rovinato da quella presenza, che nervoso- pensò sistemandosi al posto di testimone. Iniziò la marcia nuziale e le prime ad entrare furono le due piccoli serial killer , che fatica appuntargli quei nastri, ma erano così belle nei loro vestitini e con le loro scarpe da ginnastica. Poi Jolanda, Regina, Alice e poi lei: Eva. Aveva un abitino stile anni 60 scollo a barchetta con la gonna un po’ ampia grazie al tulle che faceva da sottogonna. I capelli raccolti con qualche ciocca dispettosa che le ricadeva sulle spalle. Il vestito era di un bel blu elettrico ed era magnifica con le scarpe da ginnastica di tela alte alla caviglia di un bel giallo acceso, lo stesso giallo del mazzolino di rose che teneva stretto in mano. Avanzava verso di loro con gli occhi bassi, quasi timida. Marco rimase fulminato all’istante a quella vista, tanto che Walter fu costretto a dargli una gomitata per farlo ripigliare. “Ahia!!” esclamò non ricordandosi di dove era. A quella esclamazione tutti si girarono verso lui e Walter gli disse sottovoce di asciugarsi le bave se non voleva che la gente scoprisse che si era appena preso un colpo apoplettico alla vista di Eva e scoppiò a ridere. Sempre incurante che tutti lo vedevano gli tirò uno scappellotto e Walter rise nuovamente. Tornarono seri su suggerimento del prete. Eva si era fermata godendosi quello spettacolo che solo quei 2 pazzi potevano regalarle. Quando Marco la guardò lei arrossì ed abbassò nuovamente lo sguardo. Lui ritornò con la mente al matrimonio dei genitori. Avevano festeggiato, ballato, brindato. Era andato tutto per il meglio. Ora erano a casa Cesaroni a continuare i festeggiamenti. Ezio Cesare Giulio Barilon ed Efraim cantavano a squarciagola “Roma non far la stupida stasera” e tutte le volte che qualcuno sbagliava parole bevevano una birretta e ricominciavano da capo. Walter con i suoi amici si faceva splendido raccontando le sue capacità amatorie che avrebbe messo in pratica da li a poco, e Carlotta alle sue imprese titaniche rideva divertita assecondandolo. Eva era seduta sul dondolo con le due bimbe e raccontava loro delle storielle. I ragazzi più giovani erano andati tutti in discoteca, chi aveva voglia di passare la serata con i vecchi? Le donne sedute intorno al tavolo del giardino ricordavano i loro di matrimoni. Marco e Maya erano seduti sul muretto mano nella mano. Ad un certo punto Maya si alzò e alzando il tono di voce richiamò l’attenzione di tutti. “Volevo solo dire che sono felice di far parte di questa bella famiglia” scattò l’applauso “e che ne sarò ancora più felice tra qualche mese quando io e Marco saremo marito e moglie” così dicendo si girò a baciarlo. Lui era rimasto impietrito. Tutti applaudirono e vennero a congratularsi con loro, sommergendoli di domande. Maya fu letteralmente rapita dalle donne doveva raccontargli tutto ma proprio tutto. Gli uomini si misero a cantare ancora più forte. Walter guardava l’amico ancora seduto sul muretto e sospirò. Non sapeva perché ma aveva la sensazione di aver già vissuto un’esperienza simile. Carlotta lo abbracciò e senza dire niente a nessuno si avviarono verso il loro nido d’amore: la casa sul Tevere. “E’ stata una bella giornata vero?” gli chiese lei stringendogli la mano “Si, fino ad ora magnifica” si chiusero il cancello alle spalle sapendo che ora era arrivato il tempo di preoccuparsi. “Credo tu abbia bisogno di bere qualcosa di forte” Efraim aveva in mano 2 bicchieri e una bottiglia di vodka, Marco gli prese la bottiglia dalle mani e ne scolò buona parte. Andava giù con piacere, gli scaldava il cuore che si era raggelato poco prima. Guardava Eva, gli sembrava avesse gli occhi lucidi -No, impossibile- e scolò altra vodka. “Ti farà male” disse Efraim. Marco lo guardò con aria di sfida “Non più male di tante altre cose” “Ad esempio?” “Ma cosa vuoi da me? Chi sei?” ringhiò Marco a quel vicino rompiscatole “Nulla, perché pensi che io voglia qualcosa?” “MA sempre a fare domande stai?” “Molto probabilmente do voce solamente alle tue di domande che non trovano risposta” Marco non sapeva più cosa pensare di quel tipo da strapazzo “Vuoi che ti legga dentro Marco Cesaroni?” lo guardò, non avendo risposte continuò “Stai qui, la guardi pensando che è bellissima e non hai il coraggio di dirglielo guardandola in faccia. Sai quanto sei stato fortunato ad incontrarla nella tua vita? Pensaci. Pensa a tutte le cose che ti ha donato senza ricevere nulla in cambio aggiungo io. Pensa a quante volte le hai pugnalato il cuore e lei tutte le volte te lo ha ridonato senza paura fiduciosa che tu prima o poi avresti capito. Ma vedo che non capisci Marco, o almeno, forse capisci ma hai troppa paura per ammetterlo a te stesso e al mondo intero. Hai sempre nascosto l’amore che provavi per lei per paura che fosse un amore sbagliato. L’unica cosa bella che le hai dato è quell’amore di figlia e le hai rovinato pure quello con le stronzate che ti sei fatto tempi addietro. Ma lei ti ha perdonato anche quello. Ora ti chiedo, la ami? Ami quello che siete quando state insieme? Ami come ti fa stare anche quando litigate, anche quando devi tapparle la bocca con un bacio per farla stare zitta? Se si, cosa ci fai qui seduto come un pesce lesso?” Marco era senza parole ma chi cavolo si credeva di essere? Si girò per dirgliene quattro ma vicino a lui non c’era nessuno. Eppure aveva la bottiglia di vodka in mano Si girò verso il dondolo ma Eva e le bambine non c’erano più. Entrò in casa barcollando, la vodka iniziava a fare effetto. Salì le scale, la trovò in camera delle ragazze, aveva messo a letto le due piccole. Fece per entrare ma si inciampò e finì in ginocchio. Eva si avvicinò “Ma che combini?” gli domandò, come lui fece per risponderle a lei arrivò l’odore della vodka “Marco ma hai bevuto?” lo aiutò a rialzarsi “Anche tu hai bevuto da giovane e io ti ho messa a letto.” A Eva venne da ridere “E’ successo molti molti molti anni fa, non vale più. Dai esci che mi svegli le bambine” “ E se le sveglio che mi fai?” chiese lui divertito. Lo aiutò a salire le scale della mansarda e lo fece sedere sul letto. “Dai mettiti a letto. Io vado a prepararti un caffè” fece per andarsene ma lui la bloccò “Marco ma che ti prende?” disse lei sorridendogli e lui vide la nebbiolina arancione avvolgerla –Ho le visioni- pensò –che ci fosse della droga nella vodka? Quel vicino proprio non gli piaceva- “Non mi piace Efraim” le disse faticando a pronunciare quel buffo nome “A me invece piace quindi buono lì e vai a letto” Non la lasciò andare “Più di quanto ti piaccio io?” chiese alitandole in faccia “Dai Marco vado a farti un caffè” “Non voglio il caffè, voglio te” disse lui “Va bene ti faccio un te ma ora a letto” “NO, ma perché non capisci?” si mise a sedere sul letto con la testa tra le mani –ma quanto lo amo?- pensò lei sedendogli accanto. Prima in giardino quando Maya aveva annunciato il loro matrimonio lacrime amare l’avevano colta impreparata. Poi si era detta: se lui è felice con lei allora lo sarò anche io per loro e se le era asciugate. “Cosa non capisco Marco?” chiese. Lui alzò la testa la guardò ed il tempo tornò indietro a quella sera, la festa, la maturità, Alex, New York, l’accademia. Se solo avesse potuto tornare a quella sera, se solo avesse potuto. Lei lo vide così perso nei propri pensieri, nei ricordi che erano anche i suoi, quei ricordi che li univa ma allo stesso tempo li separava. Lo baciò. Si staccò per incontrare il suo sguardo. Era lì, il suo Marco e nessuno mai avrebbe potuto cambiare quello che era stato. Gli accarezzò la barba, provando piacere a quel contatto morbido. Lui le sciolse i capelli e la rivide là nel teatro, pronta a donarsi senza paure a lui ragazzo innamorato che le avrebbe pugnalato il cuore infinite volte. Pensò alle parole di Efraim e la baciò a sua volta, lei rispose al bacio, sapeva di sbagliare, lui aveva una compagna. Pensò a Sofia, quante volte le aveva dato della stronza? Ora lei era li a fare la stessa cosa. Ma quello sarebbe stato il suo addio a Marco Cesaroni, lui si sarebbe sposato e lei l’avrebbe perso per sempre. Voleva il suo Marco ancora una volta, la sua ultima volta. Si amarono come solo loro sapevano fare. Marco aveva la sensazione di esser avvolto da amore all'ennesima potenza aprì per un attimo gli occhi e quello che vide lo meravigliò.. intorno a loro milioni di piccole fatine danzavano colorando tutto di rosso acceso. Eva lo guardò dormire, era durato mezz’ora? Un’ora? Ma a lei sembrava si fossero amati una vita intera. Gli diede un ultimo bacio, gli sussurrò che lo amava e che lo avrebbe sempre amato, ora lo sapeva. Raccolse i vestiti e ogni traccia di se, si vestì in fretta e scese veloce di sotto. Lucia stava uscendo dalla sua stanza, Maya aveva freddo ed era salita a prenderle una maglia. Quando aveva sentito qualcuno scendere dal piano di sopra, chiuse leggermente la porta e vide Eva entrare in camera delle ragazze, teneva le scarpe in mano e i capelli erano sciolti e arruffati, come quando si svegliava al mattino. Il giorno dopo si era alzata presto non voleva incontrare Marco e Maya, aveva salutato i suoi ed era tornata a casa. Eva vide che la casa del vicino era vuota. Cosa era successo? Sulla porta di casa trovò una lettera per lei e una per Marta. La bambina voleva sapere cosa diceva la sua lettera. Eva gliela lesse: < Cara mia piccola amica sono dovuto volare via sulla mia scopa-motorino per andare a trovare altri bambini che esprimono desideri. Non temere presto avrai un nuovo compagno di giochi. Questo sarà il mio regalo per te. Efraim> Marta entrò in casa contenta di sapere che presto avrebbe avuto qualcuno con cui giocare. Eva la seguì leggendo la sua di lettera < Cara, il mio compito qui è finito, quello che potevo fare è stato fatto. Ora tocca a qualcuno altro decidere cosa è bene fare. Ti auguro tanta felicità. Non temere anche tu presto avrai un nuovo compagno di viaggio. Tuo Efraim > Era di nuovo sola, proprio ora che avrebbe avuto bisogno di qualcuno con cui parlare, con cui sfogarsi era di nuovo sola. Marco si era svegliato felice ,si proprio felice, sorrise ricordando la sera prima. Qualcuno tra le sue braccia si mosse “Buongiorno amore” disse “Buongiorno a te” rispose la donna. Lui la guardò, Maya gli sorrise e tornò ad accoccolarsi tra le sue braccia. Si sentiva in bocca il gusto amaro della delusione ed il gusto della vodka, doveva aver bevuto parecchio e doveva aver sognato anche di più: aveva sognato di fare l’amore con Eva. Era solo un sogno? Eppure gli sembrava così reale, anche le fatine rosse gli sembravano più che reali, una lacrima morì giù sul suo cuscino. Tornarono a Viterbo, Marco stava scaricando i borsoni, Maya era già sulla porta di casa. Appesa c’era una busta, era per Marco. L’aprì, lesse, la richiuse e se la mise in tasca. “Cosa fai?” la sorprese lui “Niente non trovo le chiavi puoi aprire tu?” “Certo” Marco aprì la porta ed entrò. Maya tirò un bel sospiro di sollievo. Era passato un mese dal matrimonio e Walter e Carlotta non facevano che spedirgli cartoline, stavano girando il mondo in lungo e largo. “Andiamo qui si si andiamo qui per il nostro di viaggio di nozze” Tutte le volte che Maya parlava di matrimonio lui veniva assalito da uno strano senso di claustrofobia, si sentiva mancare il fiato. “Che dici dicembre andrebbe bene?” chiese lei sfogliando riviste di abiti da sposa “Potrei chiedere ad Alice e Jolanda di farmi l’abito, quello di Carlotta era a dir poco magnifico” Marco allora? Dicembre ti piace come mese? Che dici sposarci al mare d’inverno, non sarebbe bello?” –mi è sempre piaciuto il mare d’inverno lo sai- sentì Eva sussurragli all’orecchio “No” disse lui irritato “niente mare e niente inverno e soprattutto niente mare d’inverno” le rispose lui alzandosi dal divano dirigendosi in bagno , aveva bisogno di rinfrescarsi, sudava freddo. Maya sospirò “Va bene allora quando facciamo?” gli chiese ma lui ormai aveva sbattuto la porta alle sue spalle senza tenere in considerazione che lei gli stava parlando. Si guardò allo specchio, mamma mia che faccia aveva? Sembrava verde, in effetti non si sentiva in gran forma. Il telefono squillo, lo prese dalla tasca dei pantaloni e vide che era il numero di Eva, gli tremava la mano. “Pronto” “Ciao papyyyyyyyyy” era il suo fiorellino “Ciao amore mio, come stai? Pronta a ricominciare l’asilo?” “Si anche se sono un po’ preoccupata.. ma non dirlo alla mamma non si deve agitare” –preoccupata? Non dirlo alla mamma?- cosa farfugliava sua figlia? “Marta che succede, qualcosa non va?” chiese Marco agitato “La mamma non sa che ti sto chiamando, me lo prometti papy che non glielo dici?” “Si Marta ma dimmi cosa succede” “La mamma non sta bene! E’ più di una settimana che ha la bua al pancino. Non riesce nemmeno ad alzarsi per occuparsi di me, sta tutto il giorno a letto. La nonna è venuta a stare qui da noi altrimenti la mamma non sapeva come fare” disse la piccola “Marta molto probabilmente la mamma ha preso la febbre ecco perché è così debole” “Ma non ha la febbre! La misura tutte le sere” molto probabilmente era influenza intestinale rassicurò il suo piccolo fiorellino e promise di andarle a trovare al più presto senza dire alla mamma che gli aveva telefonato. Si fece una doccia veloce, si cambiò in fretta ed uscì. “Dove vai?” le chiese Maya “Niente, vado fino in bottiglieria da mio padre e poi passo da Franco. Mi ha telefonato per sapere come procede il nuovo cd, dovrò dirgli che sono in alto mare e preferisco dirglielo di persona.” Chiuse la porta dietro di se senza dare il tempo alla donna di fargli altre domande. Si mise in macchina e seguì le indicazioni per Ostia. Parcheggiò la macchina davanti a casa Cudicini, la casa di Efraim era vuota, o se n’era andato o si era trasferito da Eva. Pregò per la prima opzione. Lucia venne ad aprirgli “Marco?!?!” disse lei stupita “Ciao Lucia. Posso entrare?” –oddio ma che radar avevano quei due?- si chiese la donna spostandosi per farlo entrare –possibile che sappiano sempre quando l’altro sta male?- “Papyyyyyyy” si buttò sul padre Marta, lui la prese in braccio e la strinse forte. Dal matrimonio di Walter non l’aveva più vista erano sparite in fretta e furia il giorno dopo e lui non aveva osato farsi vedere dopo l’annuncio di Maya. “Eva?” fece l’ignaro Marco “eh.. eh non sta molto bene, il dottore dice che deve aver preso qualche virus intestinale, ma se continua così la porto in ospedale. Ormai sono quasi due settimane. Lei dice di star bene solo coricata, allora non voglio forzarla a fare un viaggio in macchina se non strettamente necessario.” “Posso vederla?” chiese Marco “Certo” disse Lucia guardando l’uomo ma rivedendo il lui il ragazzo che le aveva chiesto aiuto per fuggire a Londra per non pesare sul futuro di sua figlia. Che buffo ora le chiedeva di poterla vedere. Lui e Marta andarono in camera di Eva, Marta aprì piano la porta, Eva gli dava la schiena, rannicchiata in posizione fetale. “Marta sei tu?” disse “Mi fai portare dalla nonna un po’ d’acqua sempre che riesca a berla” “Mammina?” “Si amore dimmi” “C’è una sorpresa, magari ti fa stare un po’ meglio, io vado a prenderti l’acqua” Eva si mosse per girarsi “Che sorpresa?” e lo vide lì sulla porta, un tuffo al cuore, quanto era bello? E lei quanto era mal concia? Pigiama, capelli arruffati, verde in faccia. Si doveva proprio esser uno splendore. Maya sarà stata perfetta anche appena sveglia. Non riusciva ne a muoversi ne a dirle nulla, si era girata e lui era stato folgorato proprio come gli capitava tutte le volte che la vedeva, anche malata era bellissima, anzi lo era ancora di più. “Ciao” riuscì finalmente a dire “Ciao” rispose lei sistemandosi i capelli dietro le orecchie per avere almeno una parvenza di decenza. Marta arrivò con l’acqua Eva bevve un sorso ma come l’acqua arrivò a destinazione si alzò veloce dal letto per correre in bagno. Marta sospirò, aveva pensato che vedere il papà avrebbe fatto guarire la mamma in un battibaleno. Si sedette sul letto, Marco la raggiunse ed insieme aspettarono che Eva tornasse. “Non sapevo stessi male” mentì a Eva quando lei si coricò “altrimenti non sarei passato, potevo chiamare, non ci ho pensato” che fregnacce pensò Marta sorridendo sotto i baffi –chissà perché si diceva così, lei i baffi mica li aveva- alzò le spalle e tornò ad ascoltare i suoi. “Figurati” oddio le tremava la voce o era solo una sua impressione? “Al matrimonio di Walter siete sparite, non vi ho più viste che fine avete fatto?” Eva lo guardò, non si ricordava nulla del dopo matrimonio? Si chiese. “Dovevo esser a casa presto e tu e Maya non vi decidevate ad alzarvi così siamo scappate” sorrise cercando di non farlo sospettare “ E beh se aspettavate che mi alzassi aspettavate tutto il giorno. Devo avere esagerato con la vodka non ricordo praticamente nulla, mi sono risvegliato a letto non ricordando nemmeno come a letto ci sono finito” “Ma papyyyyy” rise Marta divertita dal racconto del padre e con la sua innocenza di bambina continuò “Ti avrà messo a nanna la mamma come fa con me, mi sa che da ubriaco le sarai sembrato un bambino piccolo” Eva arrossì al ricordo e Marco pensava sarebbe stato bello non fosse un sogno “Beh in realtà ho dei ricordi un po’ confusi” disse guardando Eva “sembrano un bel sogno a dire la verità, già, proprio un bel sogno” La guardò dritto negli occhi, lei abbasso lo sguardo e arrossì –Non può essere- pensò lui, la guardò di nuovo, il rossore non c’era più. Lucia, dopo che Marco se ne fu andato, entrò in camera di Eva con della minestrina, qualcosa doveva pur mangiare, era pelle e ossa. Ma come la ragazza ne sentì solo l’odore corse nuovamente in bagno. Tornò in camera crollando sul letto “Eva domani ti porto all’ospedale, non è normale questa influenza intestinale, non puoi non mangiare niente.” “Oh mamma forse hai ragione, non mi sento più lo stomaco, non ricordo di esser mai stata così male da quando ..” aprì gli occhi e scattò seduta sul letto tanto da spaventare Lucia “Amore che hai?” chiese la donna allarmata “Mamma?!?!?” disse Eva persa nei ricordi. “Dimmi amore” “Mamma .. non ricordo di esser mai stata così male da quando aspettavo Marta” e un sorriso le illuminò il viso togliendo il verdastro che per 2 settimane lo aveva segnato. Lucia deglutì a fatica ma sua figlia sembrava felice anzi molto felice. “Eva” disse cercando di non crollare a terra “Mi devi forse dire qualcosa?” sua figlia come per magia si tirò su e iniziò a saltare sul letto, Marta richiamata dal rumore lasciò stare il suo cartone preferito e quando vide la mamma saltare felice sul letto la raggiunse ed iniziò a saltare felice insieme a lei. –Allora avevo ragione- pensò la piccola ridendo –il papà l’ha guarita in un battibaleno- Lucia le guardava scuotendo la testa già intuendo come mai sua figlia la sera del matrimonio di Walter e Carlotta sgattaiolava giù dalla mansarda. E credeva anche di sapere cosa avesse provocato questa parvenza di influenza. Lasciò le ragazze saltellare sul letto, prese il telefono uscì in terrazzo. “Pronto Giulio, si tutto bene. Sei seduto? No? Bene siediti” così dicendo raccontò al marito che aveva la netta sensazione che sarebbero diventati nuovamente nonni.

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Capitolo 11
*** Tu Credici con Me ***


Nuovamente inverno, come passava il tempo. Marco era a casa sdraiato sul divano cercando ispirazione per il cd. Niente da fare, non riusciva proprio a comporre niente. Non era mai stato bloccato per così tanto tempo, no bugia lo era già stato ma era un periodo che non voleva ricordare, avrebbe voluto cancellarlo. Maya era in giro con una sua amica giunta da Lussemburgo, in cerca di qualche trovata per il matrimonio. Anche questo Marco avrebbe voluto cancellare. Si sentiva allergico al matrimonio, in verità ultimamente si sentiva allergico un po’ a tutto, forse per quello non riusciva a comporre. Walter prima di ripartire con la Ducati, lo aveva voluto incontrare. Gli aveva detto solo “stavolta pensaci bene ma bene bene” lui non capendo cosa l’amico intendesse aveva chiesto spiegazione “Quando capirai perché non riesci a comporre allora avrai capito tutto e finalmente tutto tornerà come deve esser anzi come doveva esser già da un bel po’” era risalito in macchina e l’aveva lasciato lì pesce lesso come sempre. Quanti misteri, perché tutti sembravano sapere cose che lui non sapeva? Anche Eva era diventata strana nell’ultimo periodo, anzi tutti non solo lei. La sentiva per telefono, ma da quando era andato a trovarla e lei era malata, non l’aveva più vista. Si chiedeva se non stesse male seriamente e se avesse proibito a tutti di dirglielo pensando fosse preso dai preparativi del matrimonio. Sospirò. Gli faceva prendere Marta dai suoi e mai alla casa al mare. Marta sembrava tranquilla, se la madre fosse stata male, la bambina lo avrebbe contattato come la volta dell’influenza. Aveva sempre una scusa buona con cui si giustificava e a cui lui non poteva replicare. In realtà aveva anche pensato di presentarsi a casa sua di sorpresa, in modo da non darle la possibilità di fuggire, ma poi aveva pensato che forse non voleva vederlo e leggerglielo negli occhi gli avrebbe fatto troppo male. E allora preferiva come al solito non prendere iniziative. Pensare che le poche volte che l’aveva fatto ne erano nate cose stupende: la sera della maturità, Marta, la lite nel giardino dei suoi mesi addietro, e chissà perché finiva col metterci anche le fatine danzanti. Gli piacevano. Suonavano alla porta. “Simona!?!?!?” disse trovandosi di fronte la ragazza. “Ciao Cesaroni” Marco si spostò per farla entrare “Accomodati” e si sedettero sul divano “Senti Simona lo so, avrei già dovuto consegnare qualche pezzo, ma proprio non mi riesce di scrivere niente. Ci provo ma quello che scrivo mi pare senza senso, non lo so spiegare, non lo sento appartenere a me ma a qualcuno altro” Marco era davvero mortificato, si sentiva in colpa verso lei e suo fratello che tanto avevano creduto in lui. “Non ti devi preoccupare per noi, al momento ce la caviamo ancora, ma siccome sia io che Franco non vogliamo perdere il nostro cantautore preferito, ho pensato di venire fino qui. Magari ho la soluzione” gli sorrise porgendogli una busta “Cos’è?” chiese Marco prendendola. “E’ l’ultimo articolo che accompagnerà l’uscita del singolo. Uscirà domani, ma ho pensato fosse meglio che tu lo avessi oggi. Marco li hai mai letti gli articoli?” chiese la ragazza “Sinceramente no” disse vergognandosi pure un po’ “Ah ecco ora mi spiego tante cose” disse Simona scuotendo la testa ”Cioè???” chiese Marco sempre più confuso “Beh ecco mi faceva strano tu non mi avessi mai fatto domande su chi scriveva gli articoli” “In verità Maya li conserva tutti, ma io non li ho mai letti perché so di cosa parlo nelle mie canzoni e mi sarei infastidito a leggere l’interpretazione di una persona che con me centra ben poco. Lo ringrazio perché la sua trovata ha permesso a voi e a me di tirare il fiato ancora per un po’ in attesa di un nuovo album. Ti giuro Simona vedrò di buttare giù qualche idea” “Marco” disse lei alzandosi “giurami che appena uscirò da qui aprirai quella busta e leggerai l’articolo, potresti rimanere piacevolmente colpito e chissà potrebbe darti l’ispirazione.” Simona lo salutò, arrivata alla macchina fece una telefonata “Fatto, speriamo bene”. Marco tornò a sdraiarsi sul divano, aveva bisogno di idee e non ti leggere il solito critico musicale che tirava conclusioni a suo piacimento. Rimase a contemplare il soffitto per qualche ora ancora. Nulla, vuoto assoluto. Guardò la busta e si decise ad aprirla, insomma mica moriva se leggeva il punto di vista di qualcuno che non fosse lui, magari lo ispirava davvero. << Eccoci arrivati all’epilogo cari amanti della bella musica. Le parole che userò per l’ultima volta serviranno a raccontarvi una favola, la mia . Quanti di voi, me compresa, si immergono in una canzone e sognano di esser protagonisti di quelle parole che legate a delle note raccontano una favola? Credo che la musica sia questo: magia! Tutti i cantautori usano il plettro della passione per raccontarci i loro amori, ma da sempre a me e dico a me, è piaciuto sentirmelo far raccontare solo da questo ragazzo in poche e semplici parole: “ Tu ama ama ama fino in fondo superando i dubbi e tutte le difficoltà e lascia che il tuo amore cresca dal profondo più forte ci unirà.. in un abbraccio E apri il cuore e ama ama ama follemente.. taglia i fili del timore adesso dentro a te. Non pensare a quello che dirà di noi la gente tu credici con te.. tu credici con me.. adesso che stiamo insieme” Voi ci credete?? E tu ci credi Cesaroni, dimmelo ci credi? Io ci credo.. alla mia favola, tu credici con me!! Buon ascolto con l’ultimo singolo! La vostra voce narrante Alessia!!! >> Marco lesse e rilesse quel nome in fondo al foglio. Andò in camera, ma dove l’aveva messa la raccolta di articoli? Ah eccola, l’aprì e li lesse tutti dal primo all’ultimo per varie volte. Alessia, quel nome, ma non poteva essere no, non poteva. Nessuno degli altri articoli era firmato, solo l’ultimo. Possibile??? Non sapeva cosa pensare, solo quel nome Alessia gli rimbombava in testa come un martello pneumatico. Poi si accorse che in qualche articolo c’erano errori di stampa, alcune lettere erano in grassetto. Strano che Simona avesse fatto uscire articoli così. Gli venne un dubbio, provò ad unire tutte le lettere: tutto quello che ho sei tu. Eva! . Non poteva esser, era una coincidenza, un sogno. Fece per riporre la raccolta in modo che Maya non si accorgesse che l’aveva presa, avrebbe dovuto spiegarle come mai si era interessato ad una cosa che non gli era mai interessata. –Cavolo- pensò vedendo un segnalibro cadere dalle pagine – e ora dove l’avrebbe riposto? Non lo aveva notato prima tra gli articoli, chissà a quali pagine apparteneva. Ma non era un segnalibro qualunque, era una busta. Marco la rigirò tra le mani e vide che sopra c’era il suo nome “Ma che cavolo..” non si ricordava di aver ricevuto lettere. Si mise seduto sul letto e l’aprì cioè –E’ già aperta- pensò prendendo il foglio dentro la busta. < Marco Marco Marco, so che non ti sono mai piaciuto, ma non è un problema, alle volte capita, non piaccio a tutti. Di solito non piaccio a chi si sente messo in trappola dai sentimenti, a chi ha paura di spogliarsi di fronte all’amore. Tu sei così.. Hai tanto amore da dare ma sei sempre trattenuto perché pensi di non valere abbastanza, di non valere mai il gioco della candela.. Eppure ce chi punta molto, chi ha sempre puntato molto su di te mettendosi in gioco per entrambi e non sempre ha vinto, ma imperterrita ha amato follemente. Se ora ti faccio una domanda, riesci a rispondere senza pensarci, a dire la prima cosa che ti viene in mente? Chi punterebbe su di te per tutta la vita nonostante i dubbi e tutte le difficoltà? Sii felice Cesaroni qualunque sia la tua risposta. E ricorda il sogno oggi è la realtà di domani ma abbiamo dimenticato come si fa a sognare!!! Efraim > Marco aveva solo una risposta, solo una. Era seduto in soggiorno quando Maya rientrò. “Amore sapessi” gli disse vedendolo “Ho trovato un ristorantino romantico che..” si bloccò, davanti a lei non c’era il suo Marco ma un altro Marco. Vide i borsoni ai piedi del divano “Che succede? Parti? E’ successo qualcosa ai tuoi??” Marco tirò fuori la lettera “Sai cos’è?” volle sapere. Maya non sapeva cosa rispondergli “Non è difficile, si o no.” “Si” rispose lei sedendosi a sua volta. “Quando è arrivata?” “Non è arrivata, l’ho trovata sulla porta di casa” –Come faceva a sapere Efraim dove abitavano?- si chiese perplesso “Quando?” “Marco senti, non sapevo di chi fosse e l’ho aperta vero, quando ho visto che era di Efraim sapendo che non ti piaceva ho pensato che…che ” cercò di giustificarsi ma cosa poteva dire che non sembrasse –Ho capito che intendeva Eva e non volevo che tu lo capissi-? Così rimase in silenzio. “Quando?” le chiese nuovamente “Il giorno dopo il matrimonio di Walter e Carlotta.” Si arrese lei. Il cuore iniziò a battergli forte, sembrava gli scoppiasse in petto. – Ricorda: il sogno oggi è la realtà di domani- ripensò alle parole di quell’assurdo vicino di casa. Il sogno.. ricordò il discorso di Efraim, la bottiglia di vodka, Eva e le bambine non più sul dondolo, lui barcollante cadere, lei aiutarlo ad alzarsi per non svegliare le piccole, la mansarda, il caffè, il the che poi era te, il bacio, la carezza, i capelli sciolti, lui sopra di lei, stretti in un solo battito perché i loro cuori erano un sol cuore, perché lui era Marco e lei era Eva. Le fatine di rosso vestite che danzavano intorno a loro, lui felice, mezzo addormentato sentire lei che baciandolo un’ultima volta gli sussurrava –Ti amo e ti amerò per sempre ora lo so- il risveglio, lei che non c’era. Ecco perché era andata via, ecco perché era sfuggente in questo periodo, perché non era un sogno ma una dolce realtà “Marco Marco stai bene?” lo stava chiamando Maya. “Ora si” rispose. “Maya io la amo, credevo davvero di poter esser felice senza di lei. Volevo essere felice senza di lei. Credevo veramente di poter esser felice con te. Ma non so cosa mi succede quando c’è lei.. io la guardo ed è come se la vedessi entrare in casa di mio padre per la prima volta. Lo stesso tuffo al cuore di quando avevo 18anni mi percuote dentro e nonostante io abbia combattuto contro questo amore tormentato, non posso impedirmi di amarla, succede così: naturalmente. Mi innamoro di lei tutte le volte perché in realtà non ho mai smesso . Potrei provarci, potrei decidere di sposare te e provare, ma tu avresti sempre il dubbio che quando scrivo una canzone, che quando guardo Marta, che quando ti sfioro i capelli in realtà io stia pensando a lei e sarebbe una tortura per tutti.” Maya accanto a lui era immobile “Lo so che non ci sono parole che io possa dire per alleviare il tuo dolore, so che mi sto comportando da merda, ma dimmi come posso fare?” chiese lui. “Non puoi fare diversamente” disse lei ripensando alla spiaggia, a Eva che lo abbracciava e a lui che si faceva abbracciare. “In fondo lo sapevo ma non volevo vedere, mi ero illusa di esser riuscita a rapirti il cuore. Ma non è così, il tuo cuore è sempre stato con lei, sta solo aspettando che tu vada a riprenderlo.” Si alzò dal divano e andò in camera seguita dalla sua amica che era rimasta a seguire la scena impietrita, poco prima erano in giro a cercare ristoranti per un matrimonio, tra poco a cercare un volo per Lussemburgo. Marco posò le chiavi di casa sul tavolino chiuse la porta dietro di se e andò incontro al suo nuovo io. Parcheggiò davanti a casa, c’era il furgone dalla bottiglieria, doveva esserci Lucia. –Bene- pensò! Con la Cudicini poteva ancora spuntarla ma non sapeva se avrebbe avuto la stessa fortuna con la Liguori, in fondo aveva fatto del male a sua figlia, e se provava immaginarsi un deficiente come lui fare male a Marta, gli veniva voglia di prendersi a sberle da solo. Sentì Eva sussurrargli –Non stare a guardare, combatti ti prego combatti- Lo avrebbe fatto, si lo avrebbe fatto. Suonò, il cuore a mille. “Marco ciao” Lucia non sembrava sorpresa di vederlo “Ciao” si spostò per farlo entrare. Tornò verso la cucina, non sembrava sorpresa ma non sembrava nemmeno intenzionata a rendergli la vita facile. Lucia intanto si stupiva sempre di più di quanto sua figlia conoscesse quel ragazzo, pazzesco! Lui prese coraggio pregando che non fuggisse di nuovo “C’è Eva?” disse d’un fiato “Eva?” lo stuzzicò Lucia “Si Eva. Sta bene vero? Ultimamente non l’ho più vista” povero ragazzo gliel’avevano tenuta nascosta per tanto tempo pensò Lucia dicendogli “E’ di sotto con tuo padre e Marta, ma effettivamente qualcosa ha” Cos’’aveva? E perché c’era anche suo padre?- pensò Marco deglutendo a fatica –oddio il problema non era più Lucia ma suo padre. Era una riunione di famiglia?” andò in terrazzo. Erano là tutti e 3. Marta cingeva le gambe della madre e sembrava giocare con la sua pancia, Eva rideva divertita e intanto appoggiava la testa sulla spalla di Giulio e si aggrappava al suo braccio. Ebbe un attimo di gelosia verso suo padre. Lei era sua e di nessun altro. “Sono belli veri?” disse Lucia spaventandolo. “Si” rispose. Marta vide il padre “Mamma c’è papy” e lacrime di gioia iniziarono a bagnarle le guance, il suo 2° desiderio magari si avverava. Eva le scompigliò i capelli “perché piangi fiorellino mio?” domandò chinandosi a guardare la figlia “Perché papà è giallo mammina, non è più grigio” Eva le posò un bacio in fronte e pensò che da tempo non faceva più domande alla figlia sui colori e sulle fatine che danzavano intorno alla gente. Aveva capito che quello era il modo che aveva trovato per spiegare i sentimenti che vedeva dipinti sul volto delle persone. Ad esempio sapeva che per la bimba lei era arancione, non aveva capito a che tipo di sentimento lo associasse ma l’arancione le piaceva come colore quindi doveva esser una bella cosa e ultimamente aveva saputo che la sua pancia era multicolor. “Perché non te lo vai a strapazzare un po’ di coccole?” Marta non se lo fece dire 2 volte “Papyyyyyyyyyy” e corse verso il suo Peter Pan che forse aveva capito che quella era anche la sua di isola che non c’è. Giulio guardava quella donna e si ritrovò a dirle “Scusa Eva se non ho mai capito fino in fondo quanto vi amate. Se lo avessi fatto non mi sarei ritrovato a cercare di aiutare mio figlio facendo in modo che ti dimenticasse, ma avrei fatto in modo che crescesse come uomo e capisse fino in fondo il suo sentimento per te” Eva si appoggiò al suo braccio per rialzarsi, continuando a dare le spalle alla casa “Sai Giulio non c’è nulla per cui chiedere perdono.. a me basta che me lo uccidi se lui ancora non l’ha capito!!” gli sorrise divertita. La baciò in fronte e la lasciò sola, Marco aveva posato Marta e stava scendendo le scale. Si incontrarono a metà strada, Giulio lo guardò, pareva chiedergli –Sei sicuro?- Marco sostenne lo sguardo del padre “si papà stavolta ne sono sicuro” rispose continuando la camminata verso il suo passato, presente, futuro. Erano lì, lei rivolta verso il mare, a scrutare la linea tra cielo e acqua, lui pochi passi più indietro a pregare che il sogno diventasse realtà. “Ciao” le disse “Ciao” rispose lei. Avrebbe voluto prenderla per un braccio girarla e dirle ti amo, ma sapeva anche che non molto tempo prima le aveva detto non ti amo più. Come avrebbe fatto a convincerla che era sincero? -Dai Marco- pensava intanto lei –Sforzati un po’, non far fare sempre tutto a me- Un modo per iniziare, possibile che non gli venisse in mente nulla? Dov’era quell’uomo che l’aveva fatta star zitta con un bacio? Giulio, Lucia e Marta guardavano dal terrazzo: chissà cosa si stavano dicendo! Pensarono. “Oggi è passata Simona, mi ha fatto un'altra ramanzina perché non ho mai chiesto chi scrivesse gli articoli sui singoli. Sono stato costretto ad ammettere che non li ho mai letti” “Davvero?? E come mai?” cercò di sembrare sorpresa “Boh forse perché so cosa ho scritto in quei pezzi, non avevo bisogno di leggerlo da qualcuno altro” ma cosa stava facendo, che discorso del piffero aveva iniziato. Eva dandogli le spalle se la rideva alla grande. Com’era buffo ed impacciato la sua mezza mela? “Beh certo tu sei sempre stato un po’ permaloso in quel senso” “Beh quando si parla della persona che amo da una vita, sono permaloso si!” L’aveva detto così senza programmarlo, ne era meravigliato pure lui. Perché non rispondeva nulla? “Che ami???” chiese lei “Si che ho sempre amato, che amo e che amerò per sempre. Credo proprio di amarla! Una sera un tipo un po’ bizzarro mi ha chiesto: se la ami, se ami quello che siete quando state insieme, se ami anche il litigare con lei perché stai qui come un pesce lesso?” Aveva iniziato e non riusciva a fermarsi “E’ una vita che me lo chiedo e credo di aver trovato la risposta. Ho sempre avuto paura che quella donna un giorno mi guardasse e non vedesse nulla.. Paura di trovarmi un giorno davanti ai suoi occhi spenti mentre nei miei è ancora vivo il giorno in cui entrò nella mia vita. Tutte le volte che la vedo io ritrovo quella ragazza, quegli occhi che mi hanno catturato e non mi hanno più lasciato. Credo anche che quando sarà vecchia, con le rughe e la dentiera io guardandola vedrò sempre quella ragazza e lo stesso tuffò al cuore mi percuoterà l’animo ed una nuova canzone nascerà per lei. Ed allora ho preferito mollare perché abbandonare fa male per un po’, essere abbandonati fa male per sempre” Si fermò per prendere fiato. “Tutti i miei successi li devo a lei, la musica, l’amore, la nuova vita. Tutto è sempre partito da lei e io so di non meritarlo questo dono che la vita mi ha concesso, però voglio provare a meritarmelo se lei vuole. Credo di aver capito la lezione” “A si??” disse Eva cercando di non far tremare la voce “E quale sarebbe questa lezione??” “Che se io ci credo allora si avvererà. Se crederò che non mi ami sarà così. Ma se crederò che ci ameremo per sempre allora per sempre sarà, perché le uniche cose che posso perdere sono quelle che io decido di perdere” Eva piangeva, forse davvero finalmente aveva capito, magari sarebbe ancora caduto ma lei sarebbe stata lì ad abbracciarlo e a ricordargli che ci credeva. “Quindi da quello che dici credo che non vorrai perderti l’appuntamento a cui devo andare domani” disse confondendolo “Appuntamento?” cosa stava blaterando. Eva si voltò lentamente e lui la vide. A quella vista stava per indietreggiare ma lei lo prese per mano e chiese “Ovunque andrò ci crederai? Ovunque andrò ci sarai?” –Oddio era incinta- Marco impallidì ed Eva per un attimo ebbe paura che non ci sarebbe riuscito a non scappare verso una nuova Londra. Lui si ricordò le parole di qualcuno: il sogno oggi è la realtà di domani ricorda!! La guardò negli occhi, era bellissima proprio come quando aspettava Marta “Che appuntamento?” continuò a guardarla e a crederci, doveva crederci per forza, voleva crederci. Lei si avvicinò, appoggiò la mano di lui sul pancione . A quel contatto Marco venne pervaso da un brivido di piacere e la creatura doveva averlo sentito perché scalciò . “Che appuntamento?” chiese nuovamente alla donna che amava da sempre. Lei abbasso gli occhi timida e rispose “L’appuntamento che ti farà conoscere tuo figlio o tua figlia, non si sa ancora, come la sorella ama nascondersi” sorrise e decise di guardarlo finalmente negli occhi, quegli occhi che sapevano guardarla come se fosse sempre la prima volta. Erano passati 2 anni da quel giorno. Marco rientrato dal lavoro passò dalla spiaggia, sicuramente in casa non c’era nessuno, era l’ora di veder morire il sole che lasciava posto alla sua amata luna. “Papyyyyyyyyy” gli corse incontro Marta seguita dalla sorella che a stento riusciva a tenere salde le gambine sulla sabbia. Le prese entrambe in braccio e la vide. Era là assorta a contemplare il mare, e la sua pancia era multicolore come diceva il suo piccolo fiorellino. Arrivò vicino a lei e la cinse con un braccio dopo aver posato a terra le bambine. Eva appoggiò la testa alla sua spalla. Quanto era cambiato in quei 2 anni. Ora si era l’uomo che lei aveva intravisto a 18 anni entrando per la prima volta in casa sua, ma allo stesso tempo era rimasto il ragazzo che le aveva rapito il cuore. “ Eva ti amo” disse lui mettendogli una mano sul pancione ormai molto evidente. Era un maschio, e non si nascondeva. Marco sapeva già come chiamarlo, lo aveva cercato su internet. Voleva un nome che significasse portatore di amore, di doni o simile. Ne aveva trovato uno con quel significato: Efraim. Al che aveva pensato al bizzarro vicino di cui era stato geloso, ma che in realtà doveva ringraziare perché era stato lui a donargli Eva, Marta e tutto quello che ne era derivato in seguito: più dono di così. Alle volte credeva fosse un angelo venuto a dargli una mano a districare la matassa di sentimenti del suo cuore. Lei rise, tutte le volte che Marco la toccava, Efraim faceva le capriole. Lo guardò “Anche io ti amo, anche io” ed entrambi scoppiarono a ridere. Amavano rifare quella sceneggiata: lui scappato dall’X-Tour lei in sala parto per Marta. Lui che arrivava e le diceva che l’amava. Ridevano ancora e Marta li apostrofò “Ehi voi 2 state prendendo in giro il giorno in cui sono nata io” e fece la finta arrabbiata. I genitori continuarono a ridere ancora di più. Marco si fece serio, si inginocchiò davanti ad Eva e lei lo guardò con un sopracciglio alzato. Quanto l’amava? Se l’era chiesto una miriade di volte in quegli anni. Sapeva solo che era all’ennesima potenza. Prese dalla tasca uno di quegli ovetti trasparenti con la sorpresa, quelli che si vincono alle macchinette per bambini inserendo una monetina. Lo aprì e dentro c’era un anellino. “Vuoi sposarmi Eva Cudicini?” Eva era a bocca aperta, sembrava un pesce lesso, pensò Marco divertito dallo scambio di ruoli. La guardava e glielo richiese “Vuoi diventare mia moglie per tutta la vita e oltre? Vuoi invecchiare con me?” “Si “ disse lei con gli occhi ormai bagnati dalle lacrime. Marco le prese la mano e al mignolo le infilò l’anellino. Si alzò e la baciò come se fosse stata la prima volta che le loro labbra si incontravano. Sorrise. “Che c’è?” chiese lei curiosa. “Son due anni che cerco di vincere sto anello alle macchinette. Stasera prima dell’ ennesimo giro di maniglia mi son detto: ok se non lo vinco vado a comprarlo. Voglio che sia mia moglie” Eva scoppiò a ridere e lo baciò a lungo, sempre più a lungo. Marta e la sorella sedute sulla sabbia li ammiravano. Marta disse alla sorella “Ora guarda eh??!! Magia” e tante piccole fatine danzavano tutt’intorno. “Hai visto Alessia come sono belli insieme Marco ed Eva?” diede un bacio alla sorellina che rispose “i ono elli eme.. elli elli eme” e fece un piccolo applauso con le sue piccole manine. E.. vissero felici e contenti..!!!!

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