La Maga e il Cavaliere

di arya13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il viaggio continua ***
Capitolo 2: *** Radiflucche ***
Capitolo 3: *** Rancori ***
Capitolo 4: *** Blu come la notte ***



Capitolo 1
*** Il viaggio continua ***


Erano trascorse solo poche ore da quando Eragon si era lasciato alle spalle tutto quello che era stata la sua vita fino a quel momento. Il momento più difficile era stato quando aveva dovuto dire addio ad Arya e non riusciva a togliersi dalla mente le ultime parole dell’Elfa, un attimo prima di allontanarsi da lui. “Addio Eragon Ammazzaspettri”. Più ci pensava e più si chiedeva perché Arya fosse stata così fredda e distaccata nei suoi confronti in quegl’ultimi attimi insieme. Forse anche lei come Eragon si era sentita in imbarazzo e aveva cercato di nasconderlo dietro una maschera di apparente indifferenza. Qualunque fosse la realtà dei suoi sentimenti Eragon non l’avrebbe mai conosciuta, poiché ora la sua vita stava per cambiare radicalmente e tutto ciò a cui era abituato, tutti gli amici che aveva avuto, tutte le vittorie, le sfide e le difficoltà che aveva affrontato ormai erano parte di un passato che sembrava molto lontano, quasi non fosse appartenuto a lui, ma a un’altra persona. Era cambiato lui, se in meglio o in peggio non riusciva a dirlo perché nonostante adesso fosse un cavaliere dei draghi abile nelle arti magiche e avesse sconfitto il tiranno che ormai da troppo opprimeva quella terra che un tempo chiamava casa, non riusciva a non pensare che forse in certi casi le cose sarebbero potute andare diversamente. Senza dubbio avrebbe potuto evitare molte situazioni di cui ora si sentiva responsabile e che lo tormentavano giorno e notte. Se non fosse stato per me Brom ora sarebbe ancora vivo, mio padre sarebbe ancora vivo.. ma io no. Lui è morto per salvarmi e anche se non potrò mai chiamarlo padre sono orgoglioso di essere suo figlio. Forse un giorno riuscirò a trovare un modo per farlo ritornare.. E anche se Glaedr e gli altri Eldunarì non dovessero essere d’accordo io voglio provarci, non mi darò per vinto! Era quasi il crepuscolo e il vento soffiava in loro favore. La barca stava navigando da oltre sei ore lungo il fiume Edda, che, come una sottile striscia cristallina, attraversava le vaste pianure dell’est . Blӧdgharm e gli altri elfi sembravano completamente a proprio agio, imperturbabili come sempre come se niente fosse in grado di sconvolgere la loro tranquillità. “Ehi Blӧdgharm, quando pensi che dovremmo fermarci?” “Difficile a dirsi Ammazzaspettri, queste terre sono completamente sconosciute, quasi nessuno prima di noi aveva osato avventurarsi qui, non ho la minima idea di che cosa potremmo trovare sul nostro cammino. Ci conviene proseguire un altro po’ e vedere se troviamo qualcosa, magari un villaggio..” Eragon, che si trovava a prua con lo sguardo fisso davanti a sé, si voltò verso l’elfo dalla folta pelliccia incuriosito dalle sue parole. “Hai detto che quasi nessun osò spingersi oltre Alagaesia, vero? Quindi qualcuno c’è stato!” Blӧdgharm lo guardò dritto negli occhi e per un attimo sembrò quasi che una strana luce attraversasse il suo sguardo di solito impassibile. “Sì, Ammazzaspettri, qualcuno c’è stato. Ma fu tanto tempo fa e nessuno può dire con certezza se si tratti di una leggenda fatta circolare dai bardi o meno. Si dice che il suo nome fosse Athardun e che avesse perlustrato ogni angolo di Alagaesia. Poiché conosceva ogni creatura, ogni segreto della nostra terra, decise che l’avrebbe lasciata per sempre e che avrebbe esplorato luoghi nuovi, sconosciuti a chiunque altro. La leggenda dice anche che, proprio come stiamo facendo noi, seguì il fiume Edda per poi non lasciare traccia e perdersi nella sconfinatezza di queste pianure.” “Quindi non si sa che fine abbia fatto, né che cosa abbia scoperto.. E hai detto che conosceva ogni cosa di Alagaesia? Se è così ci sarebbe stato molto utile per sconfiggere Galbatorix, ma fortunatamente non ha più importanza ora”. “sì, fortunatemente no”. “Posso farti una domanda Blӧdgharm?” “Dimmi pure Ammazzaspettri.” “è da un po’ di tempo che ci penso.. Qualcuno degli elfi ha mai conosciuto Galbatorix quando aveva la mia età? E da chi è stato addestrato? E come mai nessuno ha capito quanto potesse diventare malvagio? Insomma era così crudele e spietato anche allora?” “Perché non l’hai mai chiesto ad Oromis?” “Non lo so.. Forse ero troppo impegnato ad imparare tutto su come sconfiggerlo, ma non mi sono mai più di tanto soffermato sulla persona.. Avrei dovuto pensarci prima.” Eragon si voltò e osservo incantato la folta pelliccia blu dell’elfo che splendeva ai raggi del sole; era talmente lucente che sembrava brillare di luce propria e il giovane cavaliere si chiese non fosse opera della magia. Quando, dopo quelli che parvero due minuti interminabili, Blӧdgharm rispose alle sue domande ed Eragon scorse nelle parole dell’elfo un lieve senso di nostalgia, come se il riaffiorare dei ricordi lo mettesse a disagio. “Vedi, Ammazzaspettri, anch’io ebbi modo di conoscerlo quando era solo un ragazzo e posso dirti che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sarebbe diventato dopo non molto tempo. Era estremamente curioso, in modo quasi esagerato potrei dire, su ogni aspetto delle arti magiche, ma non solo: voleva sapere tutto riguardo ogni disciplina e ogni campo del sapere. Odiava i misteri e quando qualcuno non riusciva a soddisfare la sua sete di sapere, allora si adirava e non riusciva ad accettare il fatto che fossero molte le domande ancora senza una risposta e si sentiva frustrato, impotente di fronte ad un mondo che sembrava non appartenergli più, un mondo del tutto estraneo e imprevedibile che pareva impossibile da controllare. Si sentiva piccolo e insignificante e presumo che fu per tale motivo che decise di diventare quello che effettivamente diventò: il suo obiettivo era quello di dominare ogni singola creatura di Alagaesia e di svelare ciò che fino ad allora era rimasto un mistero. Voleva arrivare dove nessuno era mai arrivato prima. Era dotato di un’ambizione terribile e di una forza di volontà fuori dal comune. In tutta la mia lunga vita non ho mai incontrato nessuno più egoista e assetato di potere come Galbatorix: egli disprezzava la gente ed era indifferente verso qualunque cosa non lo riguardasse. Percepiva gli altri come un pericoloso ostacolo che necessitava di essere eliminato. Questa, a mio avviso, è stata la sua più grande debolezza, egli era completamente solo, tutti coloro che gli ubbidivano lo facevano solo per paura e perché erano costretti. Persino il suo drago, Shruikan, era prigioniero delle catene della sua magia oscura, ridotto a mero strumento nelle sue mani.” Nella voce di Blӧdgharm, di solito pacata, c’erano ora rabbia e rimpianto per la morte e la distruzione che il tiranno aveva causato e una sfumatura di compassione per Shruikan, privato della sua dignità e di tutta la magnificenza propria di un drago. “Non ha pagato abbastanza per tutto il male che ha compiuto. La morte non è abbastanza. Se potessi lo perseguiterei negli inferi per torturarlo in eterno” Blӧdgharm fece un cenno di assenso e poi aggiunse: “Non tormentarti Eragon. Non puoi fare niente per cambiare il passato. Ora possiamo solo concentrarci sul presente e sulla missione di cui siamo investiti” “Sì, hai ragione, basta pensare a Galbatorix. È morto e non potrà più recar male a nessuno, tranne che al suo spirito”. Stavano navigando ormai da parecchie ore, ma nulla sembrava sconvolgere quella quiete, così estranea a Eragon dopo mesi di battaglie e turbamenti, eccetto per il suo soggiorno a Ellesmera. Egli aveva finalmente tutto il tempo per riflettere sul suo futuro in qualità di cavaliere, ma a distrarlo dai suoi progetti c’era sempre l’immagine di Arya e del loro ultimo addio. La pensava continuamente e tutto ciò che avrebbe voluto sarebbe stato volare per sempre al suo fianco con Saphira e Fìrnen. -Eragon! Smettila di pensare ad Arya! Ella ha preso la sua strada e tu la tua! Mi dispiace ma non puoi fare niente per cambiare il corso della sorte e lo sai bene, quindi adesso concentrati sul tuo futuro e la missione che Nasuada ti ha affidato. -Ci sto provando Saphira, ma hai visto come mi ha detto addio? Come se non provasse nulla a lasciarmi, come se fossi un estraneo per lei. Non dimenticherò mai quell’espressione gelida. -Lo so piccolo mio, ma non hai pensato che potesse essere imbarazzata? Sono quasi certa che si sia pentita del suo atteggiamento e quando vi rivedrete potrete chiarirvi. -Sì.. Chissà se la rivedrò ancora -Certo che la rivedrai cucciolo innamorato Eragon sperò di non essere arrossito all’ultima espressione di Saphira, non voleva dare l’impressione di essere un ragazzino in preda alla sua prima cotta.

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Capitolo 2
*** Radiflucche ***


Navigavano ormai da più di dieci ore ed Eragon cominciò a chiedersi dove la corrente del fiume li avrebbe condotti. Si era guardato intorno e fino a quel momento non aveva scorto altro che pianure sconfinate, in cui, qua e lá erano disseminate chiazze di fitta boscaglia e all'orizzonte profili di montagne con i picchi candidi che risplendevano alla luce del sole morente. Eragon si trovava a prua, gli occhi fissi davanti a lui, immobile cercando con tutte le sue forze di concentrarsi sulla missione che lo attendeva: fondare una nuova stirpe di cavalieri con le uova di drago e l'aiuto degli Eldunarì trovati all'interno della rocca di Kuthian, ma sebbene i suoi sforzi, non riusciva a togliersi dalla mente l'unica persona che avesse mai amato e che al contempo lo aveva fatto soffrire così tanto, Arya. Ovunque guardasse continuava a vedere i suoi occhi e un brivido gli percorreva la schiena. Mentre era assorto nei propri pensieri sentì un assordante tonfo alle sue spalle, che fece barcollare l'imbarcazione, si girò di scatto, le mani decise stringevano l'impugnatura di Brisingr. Quello che vide fu una nuvola di fumo rosa proprio davanti a lui. Il suo sconcerto aumentò quando questa si dissolse rivelando una massa di riccioli bruni e il corpo minuto e fradicio di una donna che si agitava per rialzarsi da terra e di fianco a lei un bambino coi denti aguzzi come piccole spade, che rivelavano un sorriso felino fin troppo riconoscibile. Angela e Solembum si trovavano a pochi metri da Eragon. L'erborista aveva un' espressione stralunata e si guardava intorno, come se stesse cercando di capire dove si trovasse, Eragon dal canto suo non riusciva a credere come avesse fatto a materializzarsi lì all'improvviso e soprattutto il perchè. "Angela, Solembum? Che cosa ci fate qui? E come avete fatto a.." "..Sì, lo so il colore rosa è una genialata! Tutto merito delle radiflucche. Caspita, pensavo che ormai foste giá arrivati, ecco perchè il mio atterraggio è stato così complicato, è un miracolo che non sia finita direttamente in acqua! Solembum non la sopporta." "Sì.. Ma.. Perchè siete qui?" Nonostante si sforzasse di mantenere un comportamento serio, soprattutto in presenza degli elfi che si erano radunati lì non appena avevano sentito quel rumore assordante e non sembravano aver gradito la sorpresina dell'erborista, Eragon non poteva fare a meno di ridere, Angela riusciva sempre a stupirlo. "Oh, semplicemente mi sono accorta che non potevo lasciarti solo e poi adoro le avventure, così ho deciso di affiancarti nella tua missione, non ti dispiace, vero?" "No, ma.. Che cose sono le radiflucche?" Chiese Eragon che non aveva mai sentito un nome del genere, anche se non si stupì: era tipico di Angela avere a che fare con oggetti stravaganti e mai usati da anima viva. "Delle radici molto rare che si trovano di rado in Alagaesia e lo so per certo perchè le sto cercando praticamente da tutta la vita, bisogna fare salti mortali per riuscire a trovarle, ma di recente sono riuscita a sottrarle a una persona con cui avevo un conto in sospeso. L'ho sfidato a una gara di indovinelli ed è stato piuttosto semplice, nonostante sia di un intelletto strepitoso, ora ha perso un po' il lume della ragione e non è stato difficile incastrarlo, anche se a dire il vero un po' mi è dispiaciuto" "Ah, e chi era costui?" disse Eragon incuriosito "Fu il mio maestro un tempo, anche tu l'hai conosciuto Eragon, si chiama Tenga" Eragon rimase per un attimo con lo sguardo fisso nel vuoto, cercando di ricordarsi dove avesse sentito quel nome e poi, come un lampo, il ricordo piombò nel marasma dei suoi pensieri, riscuotendolo. "L'uomo della risposta!" Esclamò il ragazzo "Esatto e quando l'ho visto non l'aveva ancora trovata" disse l'erborista "Diceva che ognuno doveva cercare la risposta alla domanda che sceglieva, che molti non conoscevano la domanda, mentre altri la conoscevano, ma temevano la risposta, all'epoca pensai che fosse pazzo.. Ora forse non lo giudicherei tanto in fretta.." "Tempo fa era un uomo brillante, diciamo che pensare così tanto gli ha spappolato il cervello" disse Angela con una punta di disprezzo nella voce. Eragon rimase immobile per qualche minuto pensando che forse l'uomo non aveva tutti i torti, tutti sono in cerca di risposte ogni giorno, magari inconsapevolmente, ma ognuno si pone sempre delle domande a cui cerca di darsi delle risposte, da quelle più banali a quelle più complesse. Forse la risposta che Tenga cerca è più profonda e complessa di quanto osiamo immaginare, magari lui è solo più avanti di tutti gli altri, che, fermi alla loro quotidianità, non riescono a comprenderlo. La gente abuserà sempre del lusso di giudicare e lo farà superficialmente senza capire che non esiste normalità e pazzia, ma solo diverse mentalità. Eragon si riscosse dalle sue riflessioni e lanciò un' occhiata agli altri elfi che scrutavano l'erborista con un misto di stupore e interesse. Blödgharm parlò per primo:"Salute a te venerabile, non ci aspettavamo di vederti" "Atra esternì ono thelduin Blödgharm, spero di non avervi disturbato, ma quando ho preso la decisione di seguire Eragon eravate giá partiti" rispose Angela con una voce squillante e allegra in contrasto con quella pacata dell'elfo. "Assolutamente no, siete i benvenuti" " Ti ringrazio allora!" L'entusiasmo dell'erborista sembrava alle stelle in quel momento, mentre Solembum, che aveva ripreso le sembianze di un gatto, si leccava una zampa con evidente indifferenza, come se trovarsi lì o in un altro luogo sarebbe stato perfettamente uguale. Gli elfi tornarono alle proprie occupazioni e Angela si rivolse solo ad Eragon: "A dirla tutta non mi piaceva l'idea di lasciarti da solo con Blödgharm e la sua scorta di elfi, sono estremamente noiosi e non hanno senso dell'umorismo" Il cavalierie rise di gusto, ineffetti doveva concordare con la maga, gli elfi adoravano starsene per conto loro, era difficile che ti facessero partecipe dei loro pensieri e delle loro attività. "Sì, ma me la sto cavando, non sono di molte parole nemmeno io in questi giorni" Stava per aggiungere altro, ma poi cambiò idea e aspetto che fosse Angela a parlare. "Lo so che vuoi chiedermi se ho avuto l'occasione di parlare con Arya" Doveva aspettarselo, Angela sapeva sempre cosa lo turbava, anche se non era difficile da intuire "Okay, allora ne hai avuto l'occasione?" "Sì, l'ho incontrata poco prima di raggiungerti" " E cosa ti ha detto?" la voce tremante dall'emozione. "Le ho detto che ti avrei accompagnato, poi le ho chiesto se dovevo riferirti qualcosa da parte sua e lei ha risposto che era dispiaciuta per come ti ha trattato, non voleva risultare così distaccata, ma è la sua natura e non può farci nulla" Eragon abbassò gli occhi, al pensiero della voce di Arya che gli diceva addio aveva l'amaro in bocca, Angela se ne accorse, ma aspettò che fosse lui a parlare. " Le persone possono cambiare. Io l'ho fatto. Molte volte. La sua è una scusa e basta. Lo so che la differenza di etá è importante, ma si può superare, se si tratta solo di quello." "Ricordi quando ti predissi il futuro a Teirm? Quando ancora non sapevo cos'eri e cosa saresti diventato?" "Certo, non potrei mai dimenticarlo" "Ti devo dire la veritá, in un certo senso sapevo già che quella donna, indicata dalle ossa di drago, si trattava di Arya" Eragon si riscosse dal torpore dei suoi pensieri " Cosa? Lo sapevi? E come?" "Perchè le ossa non indicavano un'umana, ma un'elfa, quindi dato che doveva essere di stirpe nobile pensai subito a lei" "Perchè non me l'hai detto?" "Non ero completamente sicura, non volevo darti informazioni che poi si sarebbero rivelate false, quindi stetti sul vago" "Capisco.. Tanto ora non ha più importanza, ora so che questa storia non andrà a buon fine perchè lei ha cento anni, mentre io sono solo un adolescente." "Dai non crucciarti cavaliere, la vita è troppo imprevedibile perchè tu lo faccia, cerca di ottenere quello che vuoi, ma non farti prendere dalla paura o dallo sconforto perchè la verità è che noi non decidiamo proprio nulla, arriviamo fino a un certo punto" Eragon riflettè per qualche secondo sulle parole di Angela e rimase colpito dalla sua saggezza. Noi non decidiamo proprio nulla. Quanto è vero, si disse. "Ancora non mi hai detto come hai fatto a materializzarti qui sulla nave. Insomma l'incantesimo necessario a trasportare il proprio corpo per una così lunga distanza richiederebbe un'enorme quantitá di energia, per non parlare poi di quella che si dovrebbe utilizzare per individuare l'esattezza del luogo, contando che qui siamo su imbarcazione in mezzo a un fiume largo almeno due leghe" "Sì, devo ammettere che è stato più difficile del previsto, ma non ho usato la magia, almeno, non direttamente. Si chiama pozione teletrasportante, è molto complicato e rischioso prepararne una e gli ingredienti spesso si trovano in luoghi molto difficili da raggiungere, ma lo sforzo vale quello che riesce a fare. La parte più difficile però viene dopo: una volta preparata la pozione, bisogna pronunciare, nell'antica lingua ovviamente, il luogo dove si vuole essere trasportati e, benchè non sia strettamente necessario, è consigliabilissimo pensare al luogo se lo si ha giá visto, poi bisogna solo saltare dentro la pozione e io gioco è fatto. Devi solo pregare di aver preparato una pozione impeccabile o potresti ritrovarti in fondo agli abissi oppure nella tana di qualche terribile creatura." "Saltare dentro la pozione? Tu ci sei saltata dentro? Quanta ne hai fatta?" "È necessario che riempa le dimensioni di una tinozza, così che tu possa entrarci senza problemi e ci vogliono come minimo 2 mesi per preparane una. Comunque potresti arrivare a prepararla e aver buttato via tutto il tuo tempo, per la mancanza anche di un solo ingrediente e dato che si deve seguire una procedura e una sequenzialitá ben precisa, se la si sbaglia bisogna ricominciare tutto dal principio, ecco perchè avevo un disperato bisogno delle radiflucche." "Aspetta, quindi tu la stavi preparando giá da 2 mesi? Come facevi a sapere che ti sarebbe servita?" "Non lo sapevo! Ma era da tempo che volevo cimentarmi in quest'impresa, poi quando ho saputo da Arya dove più o meno ti trovavi ho deciso di tentare la sua potenza, ci è voluto un bel po' di coraggio. Non l'ho detto a nessuno per paura che la voce giungesse a orecchie indiscrete e qualcuno avrebbe cercato di sabotarmi o rubare i miei preziosi ingredienti, pensa che per prendere delle rocce sono dovuta arrivare fino in cima ai monti Beor e ti assicuro, non è stata una passeggiata" Eragon rimase di stucco: che lui sapesse nessuno era mai riuscito a scalare i monti Beor, poi arrivare in vetta era praticamente impossibile! Erano dei veri e propri giganti della natura. "Tu sei arrivata in cima ai monti Beor solo per un pugno di rocce?" disse sempre più incredulo "Per tua informazione nn si tratta solo di un pugn di rocce! Sono delle rocce speciali che si trovano solo lassù ed era fondamentale che io scalassi quella dannatissima montagna!" "Ma nessuno.. Insomma è impossibile, anche Saphira dubito che riuscirebbe a vincere temperature così rigide! Mi vuoi dire come ci sei riuscita?" "Basta solo essere pazienti e.. poco freddolosi, poi per il resto la tua nemica peggiore è la noia, non c'è anima viva lassù!" Eragon la fissò con l'espressione di chi ha appena visto uno spettro per qualche secondo, poi, con un sorrisetto che gli deformò di poco le guance, decise di lasciar perdere, l'indovina rimaneva per lui un mistero e sospettava che sarebbe stato sempre così. "Dov’è Saphira?" chiese Angela Ineffetti Eragon non vedeva la dragonessa da più di due ore e la comparsa improvvista di Angela lo aveva completamente distolto dall'accorgersi della sua prolungata assenza. "Non ne ho idea, ora la cerco" "Fai pure, vado un attimo a parlare con Blödgharm. Devo riferigli alcune cose da parte di Arya." "Okay, a dopo" Angela si allontanò saltellando come se fosse particolarmente felice, Solembum, che per tutto il tempo era rimasto in silezio, gli rivolse un'occhiata divertita e si dileguò balzando via. Eragon provò a contattare Saphira e scoprì che non era molto distante dalla nave. -Saphira dove sei? -sto arrivando, sono stata impegnata con un branco di antilopi che non ne volevano sapere di farsi catturare, ma non avevano ancora avuto a che fare con un drago! - Lo immagino.. Non ci crederai, Angela e Solembum sono qui! E le raccontò per filo e per segno della sua conversazione con l'erborista. -Se è veramente riuscita a scalare i monti Beor, allora è davvero formidabile, ma in fondo l'abbiamo sempre saputo che Angela non è come tutti gli altri. È particolare. -Nemmeno tu ci sei mai riuscita, precisò Eragon con una punta di sarcasmo -Non dire sciocchezze. Io non ci ho mai provato, ce la potrei fare benissimo! -Sì non ho dubbi, disse divertito. -Lo vedremo! Eragon rise e si rimise a scrutare il paesaggio in attesa del ritorno della dragonessa. * * *

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Capitolo 3
*** Rancori ***


-Non è andata come speravo. Alla fine quel bamboccio è riuscito a farcela. Non ha fatto assolutamente nulla ed è riuscito a vincere, solo perchè ha ricevuto aiuti a destra e manca, mentre noi, caro mio, abbiamo sempre dovuto cavarcela da soli, mai nessuno che si preoccupasse di darci una mano. -Preferivi essere in balia di quel tiranno forse? -Assolutamente no Castigo, solo mi rode che Eragon adesso venga visto da tutti quanti come un eroe, non ha fatto niente.. E poi noi avevamo un piano, ricordi? Adesso che il re è stato sconfitto ed Eragon è partito, è tutto finito. -Oppure tutto deve ancora iniziare, vedila così Murtagh -Sì, sta di fatto che odio fare buon viso a cattivo gioco, l'ho fatto per troppo tempo. Quell'ingenuo del mio caro fratellino mi crede soltanto una vittima, quanto mi piacerebbe fargli vedere davvero chi sono e chi comanda. Ma arriverà il momento. Verrà il giorno in cui le cose inizieranno a girare intorno a noi due ed Eragon si mostrerà per quello che realmente è, un ragazzino incapace. -Ora non dobbiamo pensare ad Eragon, ma goderci la libertá che ci è stata concessa dalla fine di tutta questa storia. Voglio sentirmi libero. Poi decideremo cosa fare. -Sì, hai perfettamente ragione, poi ci penseremo. Adesso andiamo via da qui, questo posto mi mette la nausea. Drago e cavaliere si trovavano ai margini di Carvhall, Murtagh aveva voluto vedere il luogo in cui Eragon era cresciuto, ma ora che l'aveva visto, provava solo invidia e rancore: lui non aveva avuto lo stesso privilegio del fratellastro di essere cresciuto da persone che lo amavano e si preoccupavao per lui, la sua vita era stata molto più difficile, non aveva mai provato come ci si sente a far parte di una famiglia. Lo odiava per questo e odiava la vita, voleva solo sfogarsi, urlare la sua rabbia. Murtagh saltò sul dorso di Castigo e insieme volarono via, sopra di loro un cielo grigio scandito da nuvole nere e lampi seguiti da tuoni fragorosi, come a riflettere lo stato d'animo tumultuoso dei due, che furiosamente si allontanavano. * * *

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Capitolo 4
*** Blu come la notte ***


Dopo aver navigato ininterrottamente per un giorno intero, Blödgharm suggerì a Eragon che sarebbe stato meglio fermarsi per un po' per esplorare la zona. Il cavaliere accettò molto volentieri, cominciava ad essere stufo del monotono ondeggiare dell'imbarcazione. Il paesaggio di quelle terre non era molto diverso da quello incontrato in Alagaesia, anche se i boschi e le foreste erano molto più frequenti, così come gli animali. Eragon si stupì del fatto che non avessero ancora incontrato un villaggio e ne rimase deluso: lo aveva sempre affascinato sapere cosa si trovasse oltre i confini di Alagaesia, una volta l'aveva chiesto a Garrow che gli aveva detto chiaramente che nessuno gli avrebbe mai potuto dare una risposta esauriente, allora si era limitato a fantasticare e immaginarsi creature strane e paesaggi mai visti prima. Tutto ciò però era molto prima che trovasse l'uovo di Saphira, che visitasse una città all'interno di un vulcano e una composta da costruzioni cantate negli alberi di una foresta, che maledisse inconsapevolmente una neonata, che scoprisse di avere una fratellastro figlio dell'ultimo dei rinnegati e infine che riuscisse a sconfiggere Galbatorix. Ora non riusciva più a impressionarsi tanto facilmente, ma sperava comunque di imbattersi in qualcosa di fuori dall'ordinario. È anche vero, si disse, che il nostro viaggio è appena cominciato. Condussero la nave nei pressi di una piccola insenatura e lì, dopo essersi assicurati che fosse un luogo sicuro, sbarcarono. Eragon si guardò intorno e gli sembrò tutto normale e tranquillo, eccetto che per la spiaggetta su cui si trovavano: era di un inusuale color blu notte. Non aveva mai visto sabbia di quel colore prima d'ora e non era l'unico ad aver notato quella stranezza. Guardò Angela che si trovava a non meno di 2 metri da lui in cerca di qualche spiegazione, ma lei si limitò a dire :"davvero insolito". "Cosa credi che sia?" "Ah. Non ne ho la minima idea, ma posso dire con certezza che non è comune sabbia". Poi si abbassò per prenderne un mucchietto con la mano destra. La osservò attentamente e spalancò gli occhi come se avesse visto il fantasma di Galbatorix. "Cosa c'è Angela?" chiese Eragon, che ebbe un bruttissimo presentimento. Per quanto riuscisse a ricordare non aveva mai visto l'erborista stupirsi per qualcosa, dato che era sempre lei a sorprendere gli altri. Anche gli elfi guardavano stupefatti la speciale sabbia e i loro volti cominciarono ad allarmarsi. Fu poi il turno di Saphira che rimase agghiacciata nel capire di che cosa si trattasse. -Non è possibile -Saphira.. Cos'hai? Ma la dragonessa non rispose, sembrava molto turbata. "Mi volete dire che cosa sta succedendo" Eragon si stava spazientendo, cosa poteva essere di così terribile? "Argetlam, se ci tieni così tanto a scoprirlo, perchè non la prendi tra le mani?" Allora il cavaliere si chinò, prese tra le mani un mucchio di sabbia e cominciò a studiarlo. I granelli erano di dimensioni infinitesimali, ma emanavano una lucentezza impressionante, come se brillassero di luce propria. Li espose sotto i raggi del sole e rimase colpito da quanto il colore blu notte dei granelli risplendesse, come se essi un tempo fossero stati tante pietre preziose ora frantumate. Poi Eragon si accorse di alcuni dettagli che gli erano tremendamente familiari. "Che strano" disse "è così brillante, così lucente che mi ricorda molto le squame di..." e si bloccò di colpo riflettendo sulle implicazioni del suo paragone. Angela fu la prima a confermare i suoi dubbi "Queste un tempo erano le squame di un drago Eragon, sono inconfondibili."

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