La maggior parte degli incidenti stradali avvengono al mattino presto, per cui se non volete rischiare dormite fino a tardi!! di Samurai Riku (/viewuser.php?uid=164658)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La maggior parte degli incidenti stradali avvengono al mattino presto, per cui se non volete rischiare dormite fino a tardi!! ***
Capitolo 2: *** Puoi trovare una grande fortuna anche nella sfiga più nera, apri gli occhi e guarda bene! ***
Capitolo 3: *** Non aprire mai agli sconosciuti, soprattutto se non sei a casa tua! ***
Capitolo 4: *** Fare il terrorista è un lavoro serio, credevate fosse un gioco? ***
Capitolo 5: *** Epiogo... ehi, questo sì che è un titolo serio! ***
Capitolo 1 *** La maggior parte degli incidenti stradali avvengono al mattino presto, per cui se non volete rischiare dormite fino a tardi!! ***
CAP 1: la maggior parte degli incidenti stradali avvengono al mattino presto, per cui se non volete rischiare dormite fino a tardi!!
Non immaginavo che la stazione ferroviaria fosse così vuota a quell’ora di mattina. Sì, era una piccola stazione di un piccolo borgo di provincia, ma chissà perché ci si aspetta sempre che un posto simile sia affollato a qualsiasi ora del giorno.
Forse perché le persone immaginano che sia un punto di partenza o di arrivo… l’inizio di qualcosa di grande, di una svolta, un’importante decisione che viene ufficialmente presa obliterando un biglietto. Non ho idea di cosa potesse rappresentare quella piccola stazione ferroviaria per quelle quattro o cinque persone che attendevano leggendo il giornale o sistemando le proprie cose, ma per me significava davvero una svolta radicale nella mia vita…
Avevo finalmente deciso di fare ritorno alla mia vecchia città. Ritornare a Edo.
Non erano passati poi così tanti anni, tre o quattro a dir tanto… ma ne sentivo la mancanza. Mi trasferii in questo piccolo villaggio rurale con i miei genitori per ricominciare una nuova vita… strano, eh? Sarà per questo che hanno tanta importanza i treni e le stazioni per me. Pare segnino eventi importanti della mia vita senza che io possa intervenire in alcun modo, lamentandomi o gioendo.
Eppure mi mancherà questo posto… non è così male dopotutto, è tranquillo, gli abitanti sono cordiali e simpatici… una piccola goccia di antica tradizione nipponica in questo Paese ormai mutato dagli Amanto. Edo poi, è il fulcro del cambiamento. Pare che gli Amanto si trovino bene nel nostro Paese, nella capitale economica soprattutto… piaceva anche a me viverci, eh sì… ma non ci hanno pensato due volte a sbattere fuori di casa me e la mia famiglia.
Comunque… le cose sono cambiate. Sono cresciuta, mi sono rassegnata all’idea di convivere con queste creature, che poi… non sono tutti dei pessimi elementi, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio!! Ma adesso le cose cambieranno… mi sono allenata in questi anni, sono migliorata, nonostante i primi disperati tentativi di dissuadermi di mi padre, sono diventata un samurai esperto. Sì, sono una ragazza e sono un samurai… insomma, il Paese è stato invaso dagli alieni e una donna non può brandire la spada!? È da ipocriti sostenere una cosa del genere!
Ho continuato ad esercitarmi seguendo i precetti del mio maestro, e alla fine anche papà mi ha dato una mano… sono la degna figlia di un vecchio maestro di spada!
Il mio maestro… chissà come se la passa… mi piacerebbe rivederlo, chissà…
Finalmente il treno si fermò in stazione, stridendo sui binari e sbuffando.
Meno gente di quanta aspettava scese alla mia stazione… in un borgo così piccolo non c’era da aspettarsi chissà quale attività frenetica. L’evento più insolito che si è verificato negli ultimi dieci anni è stato il trasloco della mia famiglia.
Presi la mia sacca contenente le poche cose che decisi di portarmi dietro, assicurai per bene al fianco sinistro la mia spada e salì in carrozza, andando a sedermi vicino al finestrino.
Osservai forse per l’ultima volta quella piccola stazione ferroviaria e gli sporadici tetti blu avio che sporgevano dietro di essa, poi il mio volto delicatamente riflesso sul vetro. In quegli anni avevo deciso di non tagliarmi i capelli, per far felice mia madre e avere un aspetto almeno un po’ meno ‘maschile’ ma per la mia pratica con la spada mi erano di impaccio, così li portavo sempre legati in una coda alta. Sì, aspetto maschile… l’hakama rosso e il juban blu scuro non erano certo capi di alta moda delle signorine, ma che ci posso fare… io sono un samurai.
Con un altro sbuffo e un leggero scossone il treno riprese la sua corsa che nel giro di qualche ora mi avrebbe portata alla ben più grande e confusa stazione ferroviaria di Edo.
I campi di riso, le strade sterrate e le colline si allontanavano sempre più alla mia vista, ma mi sarei portata quei luoghi, quei colori e quei profumi nel mio cuore. Mi sarebbero mancati nella moderna e trafficata capitale, ma era lì che volevo vivere, e lì sarei andata.
Scesi alla fermata più vicina a Kabuki-cho, il mio vecchio quartiere.
Più gente, più confusione, più amanto.
Wow… il primo impatto fu come ricevere un cazzotto in pieno stomaco! Il traffico della città mi travolse in pieno quasi disorientandomi. Tutto così diverso, grande, avanzato… ah, non avevo tempo per guardarmi troppo intorno, avevo una missione da compiere! E poi, prima mi sarei sistemata, poi avrei fatto tutti i giri che volevo, assaporando a pieno il fascino di Edo.
Provai comunque una grande gioia, come una piacevole fitta nel petto, e il cuore mi batté forte… ce l’avevo fatta, il primo passo della mia svolta l’avevo compiuto! Sìì!!!
Bene o male la strada me la ricordavo ancora, e le indicazioni stradali fecero il resto… al contrario degli artigiani e dei contadini rurali, la gente di città non è molto cortese ed educata, ma che ci posso fare… è la frenesia di vivere al centro del mondo.
Svoltai per l’ultima volta a destra, e accelerai il passo al pensiero che presto avrei ritrovato casa, la mia vecchia casa, il dojo… avrei ricominciato da lì, sì! Fare il maestro di spada di questi tempi non è molo redditizio, ma mi sarei trovata anche un altro lavoro per tirare avanti, non era un problema. La strada era cambiata in quegli anni… molto cambiata, direi, feci fatica ad individuare l’esatta ubicazione di casa mia e, be’… in effetti non la trovai.
Al posto di casa mia, del mio dojo, c’era un’altra costruzione a due piani, abbastanza fatiscente, con insegne luminose e loschi individui che entravano e uscivano. Amanto, per lo più.
-Cosa…?! Che diavolo è questo posto?- spostai lo sguardo sull’intera facciata, adocchiando anche avvenenti donne umane e amanto che sbirciavano la strada dal balcone al secondo piano, poi mi concentrai sull’insegna che recitava «dojo del piacere». Ero sempre più sconcertata -… Cosa?!-
Un Inui uscì da quel… quel… coso, e mi si avvicinò. Una ventata di alcol misto a qualche altro odore sgradevole mi accerchiò.
-Ehi, ehi, ti sei persa ragazzina?-
-Questo… che razza di posto è?!- sbottai, preda del più profondo sconforto e della più tremenda frustrazione.
-Non si vede?!- disse l’altro quasi con scherno -È una casa del piacere! Giochi d’azzardo e, be’… ehehe, altri giochi più divertenti!- aggiunse con un ghigno.
Spostai lo sguardo dalle ‘belledonne’ del secondo piano all’Inui davanti a me -Mica erano illegali queste cose a Edo!?-
Questo rise di gusto -Sì, sì, certo…!! Illegali! Ahaha!!-
No… non potevo crederci… avevo fatto tutta quella strada, mi ero preparata apposta solo per questo momento… e al posto di casa mia trovo…
-Che fine ha fatto il dojo che sorgeva qui?- chiesi, senza guardarlo più in faccia, con un tono greve.
-Eeh?! Il dojo…? Aah, sì, sì, ora ricordo! L’hanno buttato giù quattro anni fa quel posto!! Nn c’era più nessuno e così l’hanno raso al suolo!!-
… non hanno nemmeno aspettato che ce ne andassimo…
-Com’è che si chiamava…? Shotokan… no, no… Kirei… -
-Komatsu. Dojo Komatsu.- serrai i pugni lungo i fianchi.
L’Inui batté i palmi -Ecco!! Komatsu!! Come mai ti interessa?! Conoscevi qualcuno, ragazzina?-
Chiamami ancora ragazzina e ti apro un altro buco per respirare.
-Ehi, che hai lì al fianco, una spada? Non lo sai che è vietato portare le spade?!- allungò una mano verso la mia katana, ma con un gesto lo allontanai, stizzita.
-Non toccarla!-
-Attenta a quello che fai, ragazzina!!- mi strinse la mascella, sollevandomi il volto e costringendomi a guardarlo. Per nulla intimorita gli rivolsi uno sguardo di fuoco -Tsk… ora che ti guardo bene non sei poi così male, quanti anni hai?-
Non gli risposi.
-Non sembri di qui, ti sei appena trasferita? Sai, se non sai dove andare e non hai un lavoro puoi sempre fermarti qui, è un posto carino, pagano bene… e poi, le umane sono sempre ben apprezzate!- aggiunse con un mezzo ghigno -Voi che ne dite?!-
Altri due Inui gli si affiancarono, fissandomi.
-Non è niente male, ci si fa sempre un bell’incasso con queste scimmie!-
Mi liberai dalla presa con un rapido e forte gesto che sorprese i miei intrattenitori, posai poi una mano sull’elsa della katana -Levatemi le mani di dosso!!-
-Uuh, agguerrita la ragazza!- commentò uno dei tre.
-Abbassa i toni, chi ti credi di essere?!-
Sorrisi… o per meglio dire, sogghignai, mettendomi in posizione di attacco -Voi, cani bastardi… mi avete sbattuto fuori di casa, e l’avete demolita per costruirci questo sudicio bordello. La pagherete cara.-
-Cosa…?!-
-Ma che sta dicendo…?-
Ringhiai -Tremate…- con uno scatto sguainai la spada, colpendoli con un fendente mortale tutti e tre. Uno venne decapitato, agli altri aprii uno squarcio nel torace -Komatsu è tornata.-
Un grido acuto riempì la strada dal secondo piano di quell’edificio, subito seguito da altri strilli.
-Chiamate a polizia!!-
-Li ha uccisi… li ha uccisi!!-
Mi guardai rapida attorno e di istinto lasciai quel posto rinfoderando la spada e mettendomi a correre più che potevo.
… merda! Sono tornata a Edo da mezz’ora e mi sono già messa nei guai!! Non è possibile, perché non mi so controllare?!
Percorsi pochi isolati e già potevo udire le sirene della polizia in lontananza che si avvicinavano… maledizione, maledizione, maledizione!! Mi fanno fare seppuku!!
Svoltai in un vicolo, appiattendomi contro la parete, cercando di regolare il respiro affannoso e di non farmi perdere dal panico.
Ragiona, Riku… ragiona! Hai appena ucciso tre amanto… e ti hanno vista tutti. Ok, ok, ma puoi sempre dire che è stata legittima difesa… dopotutto mi stavano adescando, mi hanno proposto di andare a lavorare in un bordello!! Sì, legittima difesa… forse un po’ esagerata, ma la miglior difesa è l’attacco, no? Meglio prevenire che curare!!
Mi presi la testa tra le mani, disperata -Aaah, sto delirando!! Calma, respira…- feci un profondo respiro riuscendo a placare le mie paranoie almeno per qualche istante. Avrei aspettato che le acque si calmassero, poi sarei andata io dalla polizia a spiegare cos’era realmente successo. Sì, era la soluzione migliore…
Una giovane voce attirò la mia attenzione, facendomi alzare la testa di scatto -Ehi, sei davvero una ragazza!! Che storia!!-
All’ingresso del vicolo c’era un ragazzo, avrà avuto all’incirca la mia età. Vestiva un’uniforme nera, capelli corti chiari e… imbracciava un… bazooka…?!
Alla sua sinistra un altro uomo vestito alla medesima maniera, con capelli neri e una sigaretta tra le labbra sguainò la katana puntandomela contro -Shinsengumi, sei in arresto.-
…… e questi chi cavolo sono?!
Restammo a fissarci in silenzio per qualche secondo, poi senza pensarci due volte mi voltai e scappai in tutta fretta.
-Spara, Sogo.-
-Aah… te l’ho detto Hijikata, se dici ‘Shinsengumi, sei in arresto’ è ovvio che i criminali non si fermano!- il biondino prese la mira con il lanciarazzi e sparò un colpo con tutta la nonchalance possibile.
Finii catapultata a terra con qualche detrito di bidoni che mi volavano attorno -Da quando la polizia ha in dotazione l’artiglieria pesante?!- nn feci nemmeno in tempo a rialzarmi che un fendente calò sopra di me, rapido e silenzioso. Pronta di riflessi rotolai con la schiena a terra e sguainai la spada, parando il colpo.
L’altro tizio della Shinsengumi aveva appena cercato di decapitarmi.
-Tsk… non la passerai liscia, donna samurai!-
-Levati…!!- gli diedi un forte calcio e mi rialzai, ma quello mi fu subito addosso con un affondo. Schivai e gli bloccai la lama contro la mia, mantenendo la pressione per non farlo muovere.
È davvero un osso duro, non c’è che dire.
-Questa è resistenza all’arresto!-
-Ah sì?! Sai quanto me ne frega!!- spostai rapida la katana cercando di colpirlo all’addome.
Evitò abilmente il mio fendente, e le nostre lame finirono ancora per cozzare -E questa è aggressione ad un pubblico ufficiale!!-
-Fermo così, Hiijikata!- disse l’altro poliziotto, poco lontano che aveva imbracciato di nuovo il bazooka e mirava verso di noi.
-… che fa, ci spara contro?!-
-Non t’azzardare a farlo Okita!! Ehi, mi hai sentito?!- sbraitò il mio avversario, ma pareva che l’altro non gli desse ascolto e sparò il secondo colpo.
Con un calcio allontanai lo sbirro e mi gettai a terra di lato, riparandomi dall’esplosione.
E questo è tentato omicidio…
Ma che diamine… che razza di poliziotti sono questi?! Si ammazzano a vicenda!!
-Hijikata? Sei vivo Hijikata?-
Riemerse dal polverone, dando un pugno in testa al compagno -Certo che sono vivo, razza di cretino!! Ma che ti è saltato in mente, eh?!-
-Uff… mancato anche questa volta!- sbuffò Okita.
-Come sarebbe a dire mancato?! Voglio una spiegazione!!-
Inutile dire che approfittai dell’insolita e assurda confusione creatasi e me la diedi a gambe.
Attraversai qualche altro isolato di corsa senza fermarmi, giusto per essere sicura di aver seminato quei due folli in uniforme. Altro che seppuku, questi qui mi fanno saltare in aria, per la miseria!! Sbucai su una strada secondaria sterrata, che costeggiava il letto del fiume. Ero talmente presa dalla mia frenetica fuga che mi accorsi solo all’ultimo momento dello scooter che mi stava venendo addosso -… Aah!!-
Ci mancava solo che finissi investita. Accadde tutto in un attimo; io caddi a terra presa di sorpresa dall’improvvisa virata che il conducente fece vedendomi, e sia lui che lo scooter si ribaltarono a terra, strisciando per qualche metro.
-Cavolo…!! Che botta, che botta!! Ecco cosa succede a svegliarsi troppo presto!! Ah… no, ti prego, dimmi che è tutto intatto!!- controllò la busta della spesa che era rimasta appesa al manubrio e tirò un sospiro di sollievo -Meno male, il latte alla fragola non si è rovesciato!!-
Rimasi a terra a fissarlo…
No, non può essere… sarebbe troppo assurdo, eppure…
Rimise in piedi lo scooter e mi venne incontro -E-ehi, tutto bene? Non ti ho investita, vero?! Mi ritirano la patente questa volta se ho tirato sotto una persona! Puoi alzarti, vero?-
Non riuscivo a scollare lo sguardo da quell’uomo. Il kimono bianco che portava sopra alla maglia e i pantaloni neri, le iridi di un rosso rubino e quei ricci scomposti schiacciati dal casco -…… Gintoki?-
Lui mi guardò confuso, inarcando un sopracciglio, come se non riuscisse a spiegarsi come mai conoscessi il suo nome, poi si illuminò di una sincera sorpresa -Un momento, tu sei… Riku?-
Un sorriso mi si dipinse in volto, allargandosi sempre di più. Scattai in piedi abbracciandolo di getto, felice come non mai di rivederlo. Mi ero chiesta che fine avesse fatto, ma non immaginavo di certo di rincontrare il mio amico e maestro in queste circostanze!
-Come sono felice di vederti!!-
-Ma… tu non ti eri trasferita? Insomma, cosa ci fai qui?-
-Sono tornata!! E questa volta non me ne vado!-
Soprattutto se mi chiudono in prigione… a tal proposito l’allarme ridondante delle sirene mi ricordò come uno schiaffo la mia recente condizione di fuggiasca.
-… oh, cavolo!-
-Nh?- Gintoki restò in silenzio a guardarmi, poi si volse nella direzione da cui si avvicinavano le volanti della polizia.
-Gintoki, credimi, è stato davvero bellissimo averti incontrato… scusami, ma devo proprio… oh!!- mi ritrovai tra le mani un altro casco, Gin stava già dando gas allo scooter.
-Allaccialo bene, o mi ritirano la patente!-
Eccolo… senza che me ne rendessi conto mi stava di nuovo porgendo la mano, come quattro anni fa. Mi rialzai fissando la sua schiena, come la prima volta.
Mi misi il casco e salii sullo scooter, aggrappandomi ai suoi fianchi -… grazie.-
-Tieniti forte!- mise in modo e partimmo a tutta velocità lungo quella strada sterrata sollevando un polverone.
Ti rincontro da cinque minuti e già mi tiri fuori dai guai…
Grazie Gintoki.
Restai stretta a lui fino a quando non ci fermammo in una stradina poco trafficata e le sirene della polizia non erano più udibili; scesi togliendomi il casco, poggiandomi di schiena contro il muro in legno di un’abitazione. Tirai un profondo sospiro.
Gin se ne stava con le braccia a penzoloni sul manubrio e il volto poggiato su di esse -Direi che li abbiamo seminati.-
-… è normale per te seminare la polizia?-
Alzò le spalle -Mh, sì…-
… magnifico. Chissà perché la cosa non mi stupisce più di tanto.
-Da quanto sei tornata a Edo?-
-Sarà circa un’ora, un’ora e mezza.-
-E la polizia ti da già la caccia?! Wow!!- la cosa sembrava entusiasmarlo.
-Non c’è niente di divertente!! Aah…- mi coprii il volto con una mano -Mi sono messa nei guai, e adesso ho trascinato anche te! Che fiasco totale… e dire che ero tornata per ricominciare una nuova vita.-
-Ricominciare, eh? Non è mai facile come ci si aspetta.- disse, sempre con quel tono indifferente, volgendo lo sguardo non particolarmente vispo ai passanti.
Già, lui ha ricominciato… se ha uno scooter e una patente avrà anche una casa e un lavoro. Ora che lo guardavo bene era in forma, ben tenuto, e i capelli leggermente meno folti… leggermente, eh. Aveva una spada di legno al fianco. Curioso…
-Che è successo, Riku?-
-Io, ecco… be’…- non volevo dirgli tutto subito. Dovevo ancora assimilare io gli eventi di quella orrenda giornata, e sobbarcarlo di un tale peso mi dava fastidio -Volevo tornare a casa mia, al dojo… ma non esiste più. C’è una specie di bordello al posto di casa mia.- involontariamente serrai i pugni, dando un colpo al muro alle mie spalle.
Gin non disse nulla. Io non riuscivo a guardarlo.
-Mi hanno allontanato dalla mia città, e si sono presi la mia casa… razza di bastardi parassiti.- dissi a denti stretti.
-E ti inseguivano per questo?-
-È una storia un po’ lunga…- mi limitai.
Lui accennò un sorriso -Pensare che sei tornata da solo un’ora… in questo caso tieni questo.-
Abbassai lo sguardo e mi ritrovai davanti al naso un biglietto da visita -Agenzia tuttofare di Gintoki Sakata.- lessi -Hai un’agenzia tuttofare?!-
-Siamo specializzati in casi disperati e situazioni impossibili, ovviamente siamo anche i migliori sulla piazza e abbiamo un certo costo, ma questa volta posso farti l’offerta vecchi amici.- mi rivolse quel suo sguardo sicuro e spavaldo, di chi vuole salvare il mondo facendone il giro dalla parte sbagliata.
-Gintoki, io…-
-Non accetto un rifiuto, sappilo!- si riprese il biglietto da visita con aria offesa -Monta, starai a casa mia finchè non troviamo una soluzione! Così inizio a sdebitarmi finalmente!-
-Ma no, ti avrò detto un sacco di volte che tu…!!- prima che potessi finire di parlare Gin posò due dita sulle mie labbra, zittendomi.
-Meno chiacchiere e muoviti!- mise in moto lo scooter.
Sorrisi -Sì, maestro!- |
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Capitolo 2 *** Puoi trovare una grande fortuna anche nella sfiga più nera, apri gli occhi e guarda bene! ***
CAP
2: Puoi trovare una grande fortuna anche nella sfiga più
nera, apri gli occhi e guarda bene!
Parcheggiò in un vicoletto laterale, poi lo seguii sulla
scala esterna che portava al primo piano dell’abitazione.
Salendo i primi gradini riuscii a sbirciare dalle porte aperte il
locale al piano terra; sembrava un posto accogliente,
l’insegna diceva «Otose snack’s bar
», e subito sopra v’era l’insegna
dell’agenzia tuttofare di Gintoki.
Aprì la porta d’ingresso scorrevole ed
entrò a gran voce -Sono tornato!!-
Ci levammo le scarpe, e di nuovo lo seguii dall’ingresso al
soggiorno senza dire una parola.
-Ah, finalmente! Ce ne hai messo di tempo!- lo rimproverò il
ragazzo seduto su uno dei due divani che adornavano la stanza, assieme
ad un basso tavolino tra i due, una televisione, una scrivania ingombra
di giornali e riviste e un armadio a muro.
-Comprato sukonbu, Gin?!- irruppe la ragazzina, seduta
sull’altro divano.
Ah, giusto… c’era un enorme cane bianco che
dormiva davanti alla scrivania… troppe emozioni tutte
assieme per stupirmi anche di questo.
Gintoki posò il sacchetto della spesa sul tavolino e la
ragazzina iniziò subito a frugarci dentro cercando le sue
alghe sott’aceto. Ma come può mangiare una cosa
tanto aspra?!
-Sì, ho preso tutto!! E scusate, ho avuto un
contrattempo…- disse, massaggiandosi i muscoli del collo.
-Un contrattempo? Nh…?- solo allora il ragazzo occhialuto mi
notò -E lei chi è?-
-Il contrattempo.-
Salutai sorridendo e facendo un piccolo inchino -Buongiorno!-
-Riku, loro sono i miei assistenti, Shinpachi Shimura e Kagura. E il
bestione laggiù è Sadaharu. Ragazzi, lei
è Riku, starà qui per un po’!-
-Non voglio crearvi disturbo…-
-Macchè, non preoccuparti!- disse subito Shinpachi -Se hai
bisogno di qualcosa sei nel posto giusto, noi dell’agenzia
tuttofare risolviamo i problemi della gente!-
-Sì, Gin si è già pubblicizzato
abbastanza! Sei molto gentile Shinpachi, grazie.-
-Tu in qualche guaio?-
Guardai la ragazza, Kagura -Be’, diciamo di
sì…-
-Fa come se fossi a casa tua.- Gin andò a sedersi alla
scrivania -Da quella parte ci sono la cucina e il bagno, la stanza alla
giapponese dove di solito dormo…- di solito…?!
-con armadi e cassetti vari per lasciare il tuo bagaglio, insomma
mettiti comoda!-
Abbozzai un sorriso tirato -Grazie Gin, non disturbarti tanto!-
-Se resta ospite qui dove dorme? Nella mia camera nn
c’è spazio!!- ebbe da ridire Kagura.
-Oh, il divano andrà benissimo!! Davvero!-
-E poi camera tua è l’armadio, come puoi
pretendere che ci sia altro spazio!!- obiettò Gin -E
comunque, in caso la mia stanza è spaziosa… e
anche il futon!- aggiunse con un sorrisino.
……… eh?
Cosa vorrebbe dire con questo?? È peggiorato in questi anni!!
-Gin, non fare il maniaco!! Non permetterò che una ragazza
rimanga da sola nella stessa stanza con te!!- disse Shinpachi
fulminandolo con lo sguardo. Lui si che è un bravo ragazzo,
si vede!
-Quante storie, stavo scherzando!! Non si può nemmeno
scherzare adesso?!- rispose Gin.
Certo che… rispetto a quattro anni fa sembra una persona
totalmente diversa. Così aperto, spontaneo, senza
freni… anche se sotto questi modi così alla buona
rivedo sempre l’altruismo disinteressato e il velo di
malinconia sul suo sguardo.
Mi sedetti sul divano accanto a Shinpachi -Allora…
com’è la vita dei tuttofare?- chiesi incuriosita.
Shinpachi prese la tazza di thè verde che era posata sul
tavolino e ne bevve un sorso -Triste, polverosa e amara.-
… Non era certa il genere di risposta che mi aspettavo.
-Paga bassa e Gintoki non paga l’affitto!!-
-… oh…- spostai lo sguardo sul mio amico -Gli
affari non vanno bene, eh?-
Alzò le spalle -Si tira avanti! Piuttosto… non mi
hai ancora detto perché la polizia ti dava la caccia.-
Mi ritrovai gli occhi di Kagura e Shinpachi puntati contro -La
polizia?!-
Esternai uno dei miei sorrisi migliori -È davvero una storia
buffa, sapete? Ehehehe, davvero, davvero divertente!!-
Prima che potessi dare una spiegazione il programma che davano alla
televisione si interruppe lasciando spazio ad una voce maschile che si
presentò come un giornalista in onda per un servizio
speciale «… ci è appena giunta agli
studi la notizia che tre generali Inui sono stati assassinati questa
mattina davanti al locale ‘dojo del piacere’. Le
videocamere a circuito chiuso del locale hanno ripreso tutta la scena e
si vede chiaramente una donna… sì, cari
telespettatori, una donna che attacca i generali con una spada
uccidendoli sul colpo.»
…. ma guarda…. sono in tv.
«La samurai, dopo aver compiuto l’efferato crimine,
è fuggita- continuò il cronista -e alcuni
testimoni hanno dichiarato alla polizia di averla vista scappare a
bordo di uno scooter guidato da un uomo dal kimono bianco. Attualmente
la Shinsengumi è sulle sue tracce, se avete informazioni vi
preghiamo di contattare il numero…»
Di nuovo mi stavano fissando tutti in silenzio.
-Ehm… posso spiegare…-
-Sei una pazza criminale!!!- sbraitò Gintoki.
-Non sono una criminale!! E non sono nemmeno pazza!!-
-Ah no?! E come la definiresti una che ammazza a sangue freddo tre
Amanto?! Generali, per di più!! Qui scappa
l’incidente interplanetario e io sono tuo complice!! Credono
che sia tuo complice!!-
-Che ne sapevo io che erano tre generali!! Mi hanno importunata! Ti
rendi conto che mi hanno proposto di lavorare in quel bordello!?-
-E c’era bisogno di ucciderli??-
Mentre mi lasciavo prendere dall’irrazionalità di
Gintoki e iniziammo a gridarci contro, Shinpachi pareva sconcertato
-Diamo rifugio ad una pseudo-terrorista… finiremo di nuovo
nei guai.-
Al contrario di Kagura che pareva entusiasta -Riku, tua mossa
è stata perfetta!! Hai colpito tutti e tre con un sol colpo,
forte!!-
-Grazie Kagura!- le sorrisi -Mi sono allenata tanto in questi anni!-
-Adesso lo sa tutto il mondo!!- gridò Gin -E tu non darle
corda!!-
-Dovresti essere felice dei miei progressi, Gin!-
-Ti pare che sia felice!? Eh??-
Shinpachi si alzò, frapponendosi fra me e Gintoki -Va bene,
adesso calmatevi. Gridarsi contro in questo modo non serve a niente. Di
Gin hanno detto solo che guidava uno scooter e indossa un kimono
bianco, non sarà certo l’unico in tutta Edo. Per
fortuna aveva il casco, così nessuno lo ha riconosciuto.-
-Che vorresti dire, Shinpachi? Sono riconoscibile solo per i miei
capelli? Ehi, rispondimi!-
Il ragazzo lo ignorò -Quindi ce ne staremo buoni
finchè non si sarà calmata la situazione e poi
vedremo cosa fare.-
-Bel piano Shinpachi, si vede che sei un ragazzo sveglio!- mi
complimentai.
-Grazie!-
-Non lasciarti ingannare da occhiali, lui solo zucca vuota!- mi
sussurrò Kagura.
-Sta zitta!!- inveì Shinpachi.
Li lasciai lì a discutere defilandomi nella stanza alla
giapponese che Gin mi aveva indicato per sistemare il mio piccolo
bagaglio. Certo che s è trovato proprio due assistenti
strani! L’importante è che stia bene, e che abbia
deciso di aiutarmi… anche se me lo ricordavo leggermente
meno maniaco, ma va be’. Pare proprio che non possa fare a
meno del suo aiuto.
Mi inginocchiai sul tatami, di fronte all’armadio a muro,
aprendo la mia sacca. Lo scorrere della porta della stanza alle mie
spalle che si chiudeva mi vece voltare, e vidi Gintoki venirmi incontro.
-Uff, che casinisti!- commentò.
-A me sembrano simpatici e vivaci!-
-Sono assillanti!! Ma sì… anche simpatici.-
ammise infine, inginocchia dosi accanto a me -Usa pure questo cassetto.-
-Grazie.- lo guardai, indecisa se parlare o meno -Sai… non
vorrei incasinarti la vita…-
-Riku, scoprirai che la mia vita è già
incasinata.- sentenziò -E poi, così siamo pari!-
sminuì alzando le mani e sorridendo.
-Oh, tu anni fa hai fatto molto per me! Sai che sono diventata davvero
brava con la spada?! Sono un vero samurai!!- esclamai tutta esaltata,
sentendomi come se fossi tornata la quindicenne che aveva conosciuto,
che si entusiasmava per ogni cosa.
-Me ne sono accorto dal triplice omicidio.- disse guardandomi malissimo
-Piuttosto, i tuoi come se la passano? Il vecchio è
schiattato?!-
Gli diedi una spinta -Gintokiii!!! Non sono cose da dire, e mio padre
sta bene!-
Lui sbuffò, incrociando le braccia al petto con espressione
offesa. E dire che dovrei essere io quella offesa!
-Ora lasciami sistemare le mie cose!-
-Ti do una mano, così ti dimostro che sono un bravo
ragazzo!- disse con un sorrisetto da, appunto, bravo ragazzo, che mi
fece ridere di rimando.
-Tu sei tutto strano!!-
Gin prese la mia sacca -Ti ci sono voluti tutti questi anni per
capirlo?- chiese con ironia infilando le mani nella sacca e tirandone
fuori la mia biancheria intima -…… ops.-
-Bravo ragazzo un corno!!- gli diedi un pugno in testa e mi ripresi
tutto.
-Ahio!! Non l’ho fatto apposta!!-
-Giù le mani!!-
-Non volevo!!-
-Maniaco!!-
Aaaah… sapevo che non era stato intenzionale, ma era una
scena troppo divertente! Ehehe, povero Gintoki, ma se
l’è cercata, così impara a parlar male
di papà! Si sono scontrai spesso in passato, ma è
sempre mio padre. Chissà come reagirebbe se gli dicessi che
ho incontrato Gin, e vivo proprio in casa sua… mh,
probabilmente verrebbe a prendermi con la forza, e lui e Gin farebbero
a botte.
No, non glielo dirò mai.
Quella sera decisi di guardarmi un po’ intorno, e incuriosita
dall’insegna vista in mattinata; scesi le scale esterne della
casa, entrando nello snack bar.
Era un ambiente piacevole, ben tenuto, anche se non troppo sfarzoso;
contro una parete c’erano allineati i tavoli rotondi,
protetti dalle panche imbottite con tessuto viola; sull’altro
lato vi era il bancone, munito di sgabelli e gli facevano da sfondo
scaffali colmi di bevande e alcolici.
Il caldo sentore di sakè e fumo mi avvolse appena varcai la
soglia.
-Buonasera.- salutò cordialmente la donna anziana dietro al
bancone, dopo aver spirato del fumo dalla sigaretta.
Notai anche una ragazza in kimono verde servire due uomini ad un tavolo.
-Salve.- mi avvicinai al bancone.
-È insolito vedere una ragazzina nel mio snack bar, di
solito ho una clientela ben diversa.-
-Oh no, no, a dire il vero ero solo incuriosita dal locale!- mi
affrettai a dire con un sorriso -Sono ospite al piano di sopra, mi
chiamo Riku Komatsu.-
-Io sono Otose.- si presentò lei, poi spense il mozzicone
nel posacenere -Sei un’ospite di Gintoki, eh?-
-Sì… siamo vecchi amici.-
Otose rimase in silenzio ad osservarmi… e la cosa mi
preoccupava al quanto -Gli hai regalato qualcosa, per caso?-
La domanda mi prese in contropiede -… eh? Ehm…
gli diedi uno yukata, ma più di quattro anni fa.
Perché?-
Lei accennò un sorriso -Mpf, allora tu sei quella che ha
raccattato quel disgraziato dalla strada prima di me. Non voleva
liberarsi di quel vecchio straccio!-
-Davvero? Ce l’ha ancora?!- chiesi con parecchio entusiasmo,
piacevolmente stupita di questo.
-Credo proprio di sì.-
Non riuscivo a togliermi quel sorrisetto un po’ tonto dal
volto. Gli diedi quel vecchio yukata la prima volta che lo incontrai,
al tempio, una mattina che andai a ritirare qualche abito che i
più benestanti avevano dato in beneficienza. Allora era
davvero importante per lui…
-E come ogni amico di Gintoki che si rispetti hai problemi con la
legge.- riprese Otose.
La guardai in silenzio, dando poi una testata al bancone
-Finirò in galera!!!-
-… che pensiero drastico.-
La voce di Shinpachi mi fece alzare lo sguardo, ritrovandomi il ragazzo
in piedi accanto a me -Ah, sei qui Riku! Volevo salutarti, torno a casa
da mia sorella!-
-Buona serata, Shinpachi.-
Fece un sorriso tirato e cinico -Sarà buona se mia sorella
non cucina… ma qualcosa non va? Gin ti ha fatto qualcosa,
Riku?- si premurò poi vedendomi così
giù di morale.
Ma danno sempre automaticamente la colpa a Gin?
-No, lui non c’entra.-
-Ha paura di finire in galera.- rispose Otose per me.
-Oh, tutto qui?-
Mi alzai guardandolo più che perplessa -Non mi pare una cosa
da nulla!!-
Di tutta risposta Shinpachi mi sorrise -Non hai niente di cui
preoccuparti, Riku! Non finirai in prigione, e se dovesse accadere, ti
tireremo fuori in un lampo!- vedendo la mia espressione sempre
più confusa e ben poco rassicurata continuò
-Adesso sei affidata all’agenzia tuttofare e non
c’è nulla che non possiamo risolvere!-
Sembrava davvero convinto e sincero, e dopotutto né lui
né Kagura si erano opposti alla decisione del loro capo di
aiutarmi.
-E poi, conosci Gintoki, no? Quando si mette in testa una cosa non
c’è verso di dissuaderlo!-
Otose annuì alle sue parole.
-Sì…- sorrisi -È davvero cocciuto, ma
anche io ho la testa dura!- non potei fare altro che sorridere.
-Ti aiuteremo noi in qualche modo, e non preoccuparti se non puoi
pagarci.-
-E il mio affitto chi lo paga?!- obbiettò Otose, guardando
male il ragazzo.
Io spostai lo sguardo dalla donna a Shinpachi -Non riuscite a pagare
l’affitto?-
-Diciamo che abbiamo qualche difficoltà. Non guadagniamo
molto, e spesso quel poco che abbiamo Gin lo sperpera in alcol, al
pachinko o per le copie di Jump!!- sbottò.
-… COSA?!- no, no, no, cos’è successo
in questi quattro anni?!
-Ti meravigli così tanto, Riku?-
-Sì!! Gintoki non è così
irresponsabile!!-
Dopo la mia brillante affermazione mi risero in faccia…
-Scusa, ma che Gin hai conosciuto?! È l’uomo
più irresponsabile e sfaticato che esista!!-
-… ma… era più retto quando stava in
strada!!- continuai la mia presa di posizione in difesa del mio maestro
di spada.
-Allora lo sfratto, così torna responsabile!-
esclamò Otose.
-Comunque grazie per il supporto al mio crimine…- dissi
congedandomi -Ora vado a fare due chiacchiere con il fannullone!-
-Se hai bisogno di qualcosa puoi sempre venire qui, Riku. Mi sembri una
brava ragazza.-
-Grazie signora Otose.- sorrisi, grata per la disponibilità
e la gentilezza di queste persone. Forse non tutti gli abitanti di Edo
si sono lasciati corrompere dalla frenesia della vita moderna.
Sentii una mano toccarmi il sedere, e mi voltai di scatto afferrando
per un braccio l’uomo, ribaltandolo a terra dopo avergli
assestato una ginocchiata in mezzo alle gambe -GIÙ LE MANI,
PERVERTITO!!!-
-Waaaaah!!- Shinpachi scattò di lato lanciando un grido
isterico.
La signora Otose non batté ciglio, come se facesse tutto
parte della routine, e mi venne seriamente da pensare che fosse proprio
così -È vivo? Chatrine, scaricalo fuori.-
La cameriera dal kimono verde e con le orecchie da gatta si
avvicinò all’uomo stramazzato a terra e
trascinandolo per le gambe se ne uscì dal locale -Bel colpo
ragazzina!-
Mi spolverai le mani soddisfatta -La prossima volta ci
penserà due volte prima di allungare le mani!!-
-… voglio proprio vedere cosa succederà quando
sarà Gin ad allungare le mani…- disse il ragazzo
tra sé e sé.
-Cosa, Shinpachi?- lo guardai sorridendo.
Lui alzò le mani minimizzando la cosa -Nulla, nulla!!
Be’, io vado a casa, mia sorella mi starà
aspettando, ci vediamo!- corse fuori con tutta fretta.
Salutai Otose e Chatrine, che avevano caricato l’ubriacone
inopportuno su un taxi, e salii le scale per l’agenzia
tuttofare.
Appena entrai in casa Kagura mi passò davanti con una
gigantesca ciotola ricolma di riso e qualche salsa -Ciao Riku!-
-… ciao.- indicai tentennante la ciotola -Cena…?-
-No, spuntino!- e tutta sorridente andò a sedersi davanti
alla tv a mangiare.
Spuntino?! All’anima dello spuntino, non ha uno stomaco
questa ragazza, ha una portaerei!! Comincio ad avere seri dubbi sul
fatto che sia umana, non mi stupirebbe scoprire che appartenga a
chissà quale razza aliena di campioni intergalattici di
mangiatori a sbaffo.
Gintoki, stravaccato su un divano, le gridò dietro -Kagura!!
E quello cosa sarebbe?! Hai svuotato il bollitore di riso!?-
-Due bollitori di riso!!- Rispose lei a bocca piena.
-CHE COSA?! E IO CHE MANGIO, EH?!-
Kagura alzò le spalle, ignorandolo, tornando a guardare la
tv. Questa scena è veramente assurda e senza
senso… Gintoki e Kagura sono veramente assurdi e senza senso.
Frustrato e irritato Gin sbatté a terra il volume di Jump
che stava leggendo… un momento, Jump? Va
be’… -AAAAH!!-
Gli andai vicino, tenendo le mani dietro la schiena e sporgendomi su di
lui -Gintoki?-
-Nnnh?-
-Forse ho la soluzione!- dissi sorridendo.
Mi guardò con interesse -Sul serio?-
Annuii con convinzione.
Dopo aver preparato con discreto successo due porzioni di soba con
ciò che mi ero portata da casa e qualche ingrediente
recuperato dalla cucina, l’umore del mio amico
migliorò di colpo. Mi ringraziò quasi in lacrime
-Mia salvatrice!!-
-Sì, sì, non fare tutte queste scene e mangia!
… nh?- mi ritrovai davanti Kagura con la sua ciotola vuota
che mi guardava con occhi luccicanti.
-Posso assaggiare? Sembra molto buono!-
-Ma sei senza fondo!!- sbraitò Gin.
Nonostante le lamentele del samurai le diedi un po’ di brodo
e spaghetti, non potevo dire di no a quel faccino!!
Lui mi guardò scioccato, a bocca aperta, come se avessi
commesso chissà quale sacrilegio -Ti lasci abbindolare
così, Riku?!-
Lo guardai di sottecchi -Disse l’uomo dedito ai fumetti!-
-E questo cosa c’entra?!-
Quella notte dormii sul divano, anche se devo dire che
‘dormire’ non è proprio il termine
più corretto, dato che faticai non poco a chiudere occhio.
Mi rigirai per l’ennesima volta sbuffando, e tirando indietro
la coperta. Lasciai scivolare la mano lungo il bordo del divano, a
sfiorare la mia spada, posata lì a terra. Un contatto che mi
da sicurezza, un punto saldo in questa situazione incerta. Anche se
c’è un altro punto saldo in tutta questa
storia…
Mi voltai, sbirciando nello spazio tra il cuscino e lo schienale del
divano. Le porte scorrevoli della stanza alla giapponese erano
socchiuse e uno spiraglio di luce lunare si proiettava sul tatami e sul
futon, intrecciandosi con la luce proveniente dalla veranda su cui la
stanza si affacciava.
Il silenzio aleggiava in tutta la casa, e potevo sentire il respiro di
Gintoki attraverso le pareti in carta di riso… era la cosa
più certa e sicura che avevo in quel momento. Non avevo una
casa, non avevo un futuro. Preda di una città che non
è più mia.
Però lui c’era. Nella stanza accanto, come anni fa
quando dormiva nella camera accanto alla mia, mentre fuori nevicava.
Gintoki c’era sempre, e anche se è un
po’ cambiato so di poter contare su di lui.
… come fanno a mantenersi se non riescono neanche a pagare
l’affitto? Con quel cane, Sadaharu, che mangerà
per mille e Kagura dallo stomaco senza fondo!!
Aaah… non voglio finire in prigione!
|
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Capitolo 3 *** Non aprire mai agli sconosciuti, soprattutto se non sei a casa tua! ***
CAP
3: Non aprire mai agli sconosciuti, soprattutto se non sei a casa tua!
La mattina dopo mi svegliai cascando dal divano, trascinandomi la
coperta -… ahio.- sussultai quasi colta da un infarto,
sentendo Gintoki sbraitare all’improvviso.
-NON HO ALTRO, LO VUOI CAPIRE?!-
-ALLORA INVECE DI COMPRARE JUMP RISPARMIA E PAGAMI
L’AFFITTO!!-
… e questa è la signora Otose.
Scostai la coperta, tirando indietro i capelli che mi erano finiti
davanti al volto -Perché gridate di mattina…?-
chiesi, ma nessuno mi diede retta, o mi sentii.
-Ah, buongiorno Riku!- Shinpachi mi venne incontro, porgendomi la mano
per aiutarmi a rimettermi in piedi -Scusali, ma questa è la
routine.-
-Sì, l’ho immaginato.-
Raggiunsi con Shinpachi Gintoki e Otose che si insultavano
all’ingresso, con Kagura che si godeva lo spettacolo.
-JUMP, JUMP, SEMPRE JUMP!! GUARDA CHE NON VIVO SOLO DI QUELLO!!-
-AH NO?! DI CHE ALTO VIVI, LATTE ALLA FRAGOLA!?-
-È NUTRIENTE E FORTIFICA LE OSSA!!-
-NON ME NE FREGA NULLA!!-
Stufa della scenata mi misi in mezzo ai due -Time out! Siete uno di
fronte all’altra, non c’è bisogno di
gridare così.-
-Ooh, non interromper su più bello, Riku!-
esclamò Kagura.
-Invece sì, se quel cespuglio non capisce!- riprese Otose,
puntando i pugni sui fianchi.
Gin le fece la linguaccia -Vecchia strega!!-
-Porta rispetto!!-
Di punto in bianco Gin si rivolse a me, prendendo tra le dita una
ciocca dei miei capelli rossi -Riku, stai bene con i capelli sciolti!-
… e questo cosa c’entra?
-Ehi!! Non ignorarmi, Gintoki!!- sbraitò Otose.
-… grazie Gin, ma non usarmi come diversivo!!-
Shinpachi sospirò rassegnato.
-Oh su!! Ti faccio un complimento e te la prendi?!-
Che faccia di bronzo!!
-Gin bravo a cambiare discorso a suo favore!- disse Kagura risoluta.
-Con me questo trucco non funziona.- riprese la signora Otose -Sono
seria Gintoki, devi pagare l’affitto! Sei in ritardo di
cinque mesi!!-
Cinque mesi?! Ma come si mantiene quest’uomo??
Lui sbuffò, grattandosi la testa
-Pagherò… un modo lo trovo sempre.-
Otose scosse la testa -Prova ad essere un po’ più
responsabile.-
-Scherzi?! Io sono responsabile!-
A questo fatico a credere anche io, ormai…
Shinpachi e Kagura lo guardarono male -Responsabile? Tu?
Quand’è stata l’ultima volta che hai
preso un vero impegno?-
-Tue promesse come fumo in aria!-
Gintoki l guardò sbalordito -Cosa?! Come osate voi due! So
prendere impegni seri!!- mi prese le mani, guardandomi dritto negli
occhi, serio -Riku.-
Devo ammettere che ero non poco in imbarazzo -…
sì?-
-Ti prometto che ti aiuterò a riavere la tua casa e il tuo
dojo, e non andrai in prigione.-
Non sapevo se credergli o meno. Era talmente serio che non capivo se ci
credeva davvero o se mi stesse prendendo in giro -O-ok…-
Kagura tirò un teatrale sospiro di sollievo -Per un attimo
credevo ti chiedesse matrimonio!-
Eh?! Cosa?!
-Kagura!!- sbraitò Gin -Non esagerare, non sarebbe stato un
esempio credibile!!-
-… esempio?- lo guardai con un sopracciglio inarcato.
-Visto com’ero serio e convincente? So prendere un impegno
sembrando serio!- si vantò lui.
Lo ribaltai a terra con un calcio ben assestato -SMETTILA DI
SFRUTTARMI!!!-
-Uuh, bel calcio Riku!-
-Sapevo sarebbe successo…-
Gintoki se ne stava steso a terra ad annaspare -Una volta…
non eri così violenta…-
-E tu non eri così irresponsabile!!- risposi, sistemandomi
il juban.
-Le hai prese abbastanza per questa mattina… ti
darò un’altra settimana di tempo, Gintoki. Mi
raccomando!- sentenziato questo Otose se ne tornò al suo
locale.
Shinpachi richiuse la porta -Abbiamo un tetto sopra la testa per
un’altra settimana.-
-Io vado a fare colazione!!- esclamò Kagura andando in
cucina.
Superai Gin senza degnarlo né di uno sguardo, né
di altre parole; maledetto, dopo tutte le belle considerazioni che
avevo fatto la sera prima!!
Mi afferrò per una caviglia, impedendomi di andare oltre
-… nh?-
-Dicevo sul serio prima, sai?-
Lo guardai in silenzio, studiando la sua espressione. Era davvero
serio, o stava ancora recitando?
Se ne stava supino sul pavimento a guardarmi a sua volta
-Troverò il modo per ridarti la tua casa e il dojo. Parola
di samurai.- aggiunse rivolgendomi quel suo sorriso disarmante e
sincero. Quell’espressione che mi conquistò
subito, fin dal nostro primo incontro.
Sorrisi, inginocchia domi davanti a lui -Mi hai dato la tua parola, e
un samurai mantiene sempre le sue promesse.-
-Non vi ho mai mancato.-
-Bene.- si era formato quel piacevole clima di intesa e
complicità di quando due persone riescono a comunicare
usando soltanto la scintilla del proprio sguardo, quasi che le anime si
sfiorino tra di loro liberandosi in un’armoniosa danza.
Cos’è la vita se non una bellissima danza
sconosciuta, una sfida inaspettata, un duello senza respiro. Il nostro
sguardo comunicava tutto questo.
E Gin decise di comunicarmi dell’atro.
-Potresti rialzarti?-
-… eh?-
-Stavo cercando di sbirciare sotto l’hakama che biancheria
indossi.-
……….
-RAZZA DI MANIACO!!!!- gli sfondai lo sterno con un calcio.
-AAAAAAAH…!!-
Ecco come rovinare un nobile pensiero!! Idiota!!
Andai a sedermi accanto a Shinpachi, raccogliendo i capelli con un
elastico.
-Abituatici.- disse il ragazzo.
Io sospirai rassegnata, mentre Gin rantolava all’ingresso
-… Riku… non lasciarmi qui… aiutami!-
-Aiutati da solo!!-
Il suono del campanello ridondante interruppe la sua sceneggiata.
-E ora chi è…?!- lo sentii dire, poi
aprì la porta -Nh? E tu che ci fa qui?-
Io e Shinpachi ci sporgemmo dal divano per cercare di vedere chi fosse
arrivato.
-Ciao Gintoki, possiamo entrare?-
Mmh… eppure questa voce l’ho già
sentita, ma dove?
-Perché? Che vuoi, Zura?-
-Ciao Zura!!- esclamò la squillante voce di Kagura.
… Zura?
-Non sono Zura, il mio nome è Katsura. Allora, ci fai
entrare o no?-
… Katsura?
A-aspetta, aspetta, aspetta…!!
-Tanto ormai sei qui, entra.- sbuffò seccato Gintoki.
Gin e Kagura vennero nel soggiorno seguiti dal nuovo ospite, anzi i
nuovi ospiti… un uomo alto in kimono con lunghi capelli
neri, e… e… e quel coso
cos’è??
Shinpachi si alzò salutandoli -Buongiorno Katsura!
Elizabeth!-
Elizabeth!? Ha un nome?? No, aspetta… è femmina??
-Rapide presentazioni,-disse Gin -Riku questo è Zura, Zura
lei è Riku.-
-Non chiamarmi Zura, sono Katsura.-
Ma cos’è, un tormentone?
-E poi ci siamo già conosciuti.-
… ah sì?
-Ah sì?- Gin lo guardò perplesso.
Elizabeth sollevò un cartello bianco con la scritta
«Ah sì?»
Ok, Edo è diventata veramente una città
strana… o è la casa del mi vecchio maestro ad
essere strana… non ci capisco più nulla, e sono
arrivata ieri.
-Non ricordi, Gintoki? Al festival di capodanno poco prima che la
famiglia Komatsu venne sfrattata.-
Cosa fa, mi spiava questo qui?!
Gin parve riflettere su ciò che aveva appena detto quello
strano ed inquietante tipo, cercando di ripescare il ricordo giusto
-Festival di capodanno… ah! Sì, me lo ricordo!!
Riku ti rovesciò il soba addosso!!-
-Uuh, buono il soba!!- commento fuori luogo di Kagura, di cui ho capito
che pensa costantemente a riempirsi la pancia.
Ci riflettei un attimo -… mi scontrai con un
bonzo…- osservai Katsura. Sguardo serio e fiero, schiena
eretta, buon portamento. No, non era un bonzo -…
sì, eri tu!! Zura!!-
-SMETTETELA DI CHIAMARMI IN QUEL MODO!!- sbraitò.
-Ma vi siete visti una sola volta, giusto?- chiese Shinpachi -Sei
venuto qui solo per salutarla?-
-Oppure per darle conto di tintoria!- aggiunse Kagura.
-Ti sei ricordato di me dopo tutto questo tempo? Wow, che memoria, non
so se essere ammirata o inquietata.-
-Mi sono ricordato dopo aver letto le prime pagine dei giornali di
stamattina.-
Ah, giusto. La strage…
-Hai visto? È famosa, è andata sui quotidiani e
in TV!!- disse Gin con fin troppa fierezza nella voce.
-COS’È QUEL TONO DA PADRE ORGOGLIOSO??-
gridò Shinpachi.
-Mi sembrava di averti già vista, poi mi sono ricordata di
quel rapido incontro quattro anni fa, e che con te c’era
Gintoki. È stato facile immaginare che se fossi ritornata
saresti venuta qui.-
Spostai lo sguardo da Gin a Katsura, sempre più confusa
-Continuo a non capire cosa vuoi.-
Katsura mi guardò serioso, troppo serioso -Gli Inui hanno
fatto un torto imperdonabile a te e alla tua famiglia, Riku Komatsu.
È giusto che paghino.-
… non aveva tutti i torti, affatto. In tutti questi anni il
pensiero che avrebbero dovuto pagarla cara per averci cacciato da Edo
non mi ha mai abbandonata; non ne avevano il diritto, e non potevano,
anzi non possono neanche adesso, ma finchè qualcuno non
griderà con forza e glielo farà capire con la
forza non cambierà mai nulla.
Sì, questo discorso mi convinceva davvero.
-Cosa vuoi fare, Katsura?- gli chiesi.
-Dare loro una bella lezione.- disse con un mezzo sorriso.
-Aspetta un attimo!- Gin si mise in mezzo, letteralmente. Dal fianco di
Zura si portò frontale a lui, stando davanti a me -Cosa hai
in mente? Non vorrai coinvolgerla in qualche tuo assurdo piano
terroristico?!-
-Te l’ho già detto Gintoki, non siamo terroristi.-
-Ah no? E tu come lo chiami uno che piazza bombe per tutta la
città?!-
Zura lo guardò impassibile -Non siamo terroristi.-
-NON È UNA RISPOSTA!! E tu, Riku, non starlo a sentire,
Katsura dice un sacco di idiozie!-
-Tu le fai anche.-
-Ok, calmiamoci un attimo.- iniziò Shin -Katsura, non ti
sembra di esagerare un po’? Dopo tutto a Riku basterebbe
entrare in possesso dell’atto di proprietà del
terreno, non c’è bisogno di un attacco
terroristico.-
Gin annuì -Infatti.-
Mi sarebbe bastato davvero? Non ne sono così sicura e non so
se sia un bene o un male -… io…-
Una voce riecheggiò all’improvviso
nell’aria, leggermente distorta «Kotaro Katsura,
sappiamo che sei lì dentro!! La casa è
circondata!!»
-Nh?-
-Che succede?- chiese Kagura.
-Ma cosa…?- Shinpachi andò a sbirciare da una
finestra -Non è possibile!! C’è la
Shinsengumi qua fuori!!-
-Cosa?!- lo raggiunsi di corsa: un intero squadrone di uomini armati
stanziava in mezzo alla strada, capeggiata dal tipo che mi aveva
attaccata al mio arrivo a Edo.
-MALEDETTO IMBECILLE, TI SEI FATTO ANCHE SEGUIRE!!- sbraitò
Gin contro l’amico.
Di tutta risposta Zura ostentò una faccia di tolla
fintissima -Ops, che sbadato.-
Gin gli mise le mani al collo -MA IO TI AMMAZZO!!-
-Sta calmo, Gin!- lo riprese Shinpachi.
Lo sbirro moro parlò nuovamente al megafono
«Sappiamo anche che lì si nasconde la donna
samurai!! Vi dichiaro tutti in arresto!!»
……… oh, mi hanno trovata.
Strangolai Katsura -MA IO TI AMMAZZO!!-
-Riku, anche tu!!- ribadì Shin.
Zura si liberò con nonchalance e si massaggiò la
gola -Non preoccupatevi, posso farvi fuggire.-
-Ma che bravo!! Lo hai fatto apposta, ammettilo!!-
-Non dire sciocchezze, Gintoki. Non mi permetterei mai.- disse con la
medesima faccia da tolla.
Di tutta risposta Gin lo guardò male.
-Elizabeth, tieniti pronta.- disse, andando poi all’ingresso.
Be’, Elizabeth annuì… dio, se
è inquietante!!
Katsura aprì la porta, sporgendosi appena sul pianerottolo
gridando -NON CI ARRENDIAMO!!!- e richiuse.
… ma è scemo?
-Sai Zura, credo che questo lo avevano già capito.- disse
Shinpachi che aveva la mia medesima espressione allibita, sconcertata e
arresa, che bene o male era diventata una caratteristica di tutti.
-In cosa consiste il tuo brillante piano?-
Ci fece segno di seguirlo nella stanza alla giapponese, in silenzio.
Kagura richiamò l’attenzione di Sadaharu che con
pochi balzi, dopo aver guardato interrogativamente Elizabeth, ci
raggiunse.
Katsura socchiuse le porte.
Gintoki lo interrogò a bassa voce -Si può sapere
che cosa hai in mente?-
-Preparatevi a correre.-
Correre? Cosa diavolo ha in mente? Certo che è un tipo
proprio enigmatico e strano; anche quattro anni fa, seppur me lo
ricordo poco, mi aveva dato la stessa impressione. Non conoscevo nulla
di questo samurai, solo il nome e il fatto che era stato compagno di
battaglia di Gin, nient’altro… è
probabile che conosco così poco anche lui.
Proprio Gintoki mi prese per le spalle, sussurrandomi
all’orecchio -Non fare altre follie.-
Lo guardai, incrociando il suo sguardo serio, troppo serio per lui,
tanto che mi venne il batticuore.
Sì udì un forte tonfo dall’altra
stanza, e un insieme di passi concitati.
-Cos’è stato?!- chiese Shinpachi.
-Era il rumore di qualcosa che va in pezzi, è sicuramente
qualcosa che va in pezzi.- disse Gin.
-Tuo cuore infranto?-
-No,-palò pacato Zura -i soldati hanno fatto irruzione.-
-HANNO SFONDATO LA PORTA DI CASA MIA!!!-
Subito dopo si udì un’esplosione e un
‘leggero’ spostamento d’aria
incrinò le porte della stanza, e a questo punto la domanda
mi sorse spontanea -Che diamine sta succedendo, Zura?-
Lui aveva già aperto le porte che davano sulla veranda, sul
lato opposto della stanza -Elizabeth ha lanciato la bomba, è
il segnale.-
-UNA BOMBA?! EHI, GUARDA CHE I DANNI ALLA VECCHIA LI PAGHI TU!!-
-Sta zitto Gintoki, e salta!- Katsura saltò dalla balaustra,
atterrando con un agile balzo sulla strada sottostante.
-Muoio, me lo sento!-
Aiutai Shinpachi ad arrampicarsi -Non abbiamo altra scelta a quanto
pare!-
-Ehi, voi!- gridò un soldato dalla strada -Vi conviene
arrendervi, così non vi verrà fatto del male,
fatta eccezione per la ragazza cinese!-
Merda, il cecchino…!!
Kagura sorrise nervosamente -Il solito simpaticone!-
-Ragazzi, se Okita imbraccia il bazooka siamo spacciati!-
-Non è detto, Shinpachi. Kagura, occupatene tu!-
ordinò Gin.
-Ricevuto! Andiamo Sadaharu!!- la ragazza saltò nel vuoto,
seguita dal cagnolone, sul quale salì in groppa al volo,
puntò l’ombrello viola contro Okita e gli altri
soldati sparando a ripetizione.
… no, aspetta… cos’è che fa
quell’ombrello?!
Stupisciti poco, Riku… stupisciti poco.
-Andiamo!!-
Gin, Shinpachi ed io approfittammo del fuoco di copertura per scappare.
-Finalmente.- disse Katsura, imperturbabile.
-Un’altra parola e ti consegno alla polizia!!-
gridò Gin.
Il cecchino, Okita insomma, prese una ricetrasmittente -Stanno
scappando a sud, Hijikata!-
Corsi con gli altri lungo la strada, seguendo Katsura ed Elizabeth che
nel frattempo ci aveva raggiunti, quando da un vicolo laterale
sbucò quel poliziotto, Hijikata, a spada tratta…
certo che corre veloce -FERMI!!-
Katsura lo superò con un agile slancio, seguito da
Elizabeth, Sadaharu e Kagura; io me lo trovai di fronte, pronto a
colpirmi con un fendente. Sguainai rapida la spada e bloccai la sua,
fronteggiandolo.
-Sei in arrestano, donna samurai!-
-Non credo proprio!-
Gintoki si fermò pochi passi avanti a noi, stringendo nel
pugno l’elsa della bokuto assicurata al fianco -Riku, quello
è un osso duro, non molla!-
-Fa silenzio Sakata!! Poi arresto anche te!!- Hijikata mosse un
fendente.
Indietreggiai, schivando il colpo e reagii prontamente alla lama che
stava calando sulla mia gola; mi voltai dandogli le spalle e
bloccandolo nuovamente con la katana. Rapida gli feci uno sgambetto e
lo respinsi -Ah sì? Lo sono diventata anche io.-
Il mio amico non ribatté, mentre il poliziotto
riacquistò l’equilibrio, come mi aspettavo.
-Tsk… ci sai fare, devo ammetterlo.-
Feci un inchino teatrale in risposta ai complimenti usciti a denti
stretti.
-Ma non è abbastanza!!- scattò verso di me.
Sorrisi -… tu dici?- rigirai la katana e con una mossa
dimostrai a quel poliziotto che con me non si scherza. La mia lama
cozzò contro la sua, ma l’impatto fu talmente
forte da sbalzarlo a terra.
Hijikata rimase sorpreso e sgomento a fissarmi -… cosa?-
Rinfoderai la spada e lo superai -Alla prossima.- e ripresi la fuga.
-Però…!! Gran bel colpo, Riku!- disse Gin.
-Non ho trascorso quattro anni senza fare nulla, sensei. Ho
perfezionato ciò che tu mi hai insegnato.-
-Già… forse ti ho insegnato troppo.-
-Come?-
-Niente.- mi prese per un polso accelerando il passo -Diamoci una
mossa.-
Raggiungemmo il nascondiglio di Katsura e del gruppo Joi, un dojo
disabitato, ma ben tenuto. Mi ricordava un po’ casa mia, al
villaggio, anche se al contrario c’era veramente un sacco di
gente.
Certo che i terroristi si trattano bene.
Eravamo in una stanza di tatami, abbastanza spoglia, ma non mi era
sembrato di aver notato alcun elemento di arredo rilevante anche nel
resto della casa. Ogni quanto si sposteranno Katsura e i suoi per non
farsi catturare?
Shinpachi si sedette sul tatami -Chissà quando riusciremo a
tornare a casa.-
-Io affamata, quand’è che servono pranzo?-
Zura ignorò bellamente Kagura, rivolgendosi a me -Sei
veramente abile con la spada,- volse lo guardo a Gin -complimenti, sei
stato un buon insegnate a quanto pare.-
Alzò le spalle -È sempre stata portata per la
spada… e per cacciarsi nei guai.-
-Cosa vorresti dire?- chiesi.
-Sei qui da due giorni e sei ricercata dalla Shinsengumi, fatti delle
domande!-
-Anche tu non hai un bel rapporto con loro, Gin.- Shinpachi lo
guardò di sottecchi.
Lo fronteggiai, guardandolo dritto negli occhi -Mi sono solo difesa, e
quelli della polizia sono solo dei venduti che fanno ciò che
dicono gli Amanto.-
-Era davvero necessario ucciderli?-
-Non mi avrebbero lasciata andare, Gin.-
Ma che gli prende? Adesso mi da addosso?! Prima mi accoglie e mi aiuta,
e adesso mi fa la predica! Dovrebbe sostenermi e magari anche cercare
di capirmi. Il nome dei Komatsu è stato calpestato per
troppo tempo, a scapito della mia famiglia, adesso basta. Non tutti gli
Amanto sono crudeli, egoisti e dominatori, ma questi… questi
devono capire che non possono fare ciò che vogliono e come
vogliono, il mondo non è ai loro piedi, non per me. Se non
lo capiscono con le buone… allora si prova con le cattive.
-Vuoi l’atto di proprietà del terreno?- mi chiese
Katsura.
Mi voltai a guardarlo -Sì.-
-Sai che non te lo cederanno tanto facilmente, vero?-
-Sì, infatti.-
-Non mi pare sia una scusa per coinvolgerla nei tuoi piani.- disse
Gintoki.
-Non è come pensi tu.-
Gin sorrise amaramente -E com’è, Zura…
vuoi colpire l’ambasciata Inui con una bomba, o cose simili.
Fammi il favore di non coinvolgerci.-
-Troppo tardi, ci siete già dentro.-
-MA NON MI STAI PROPRIO A SENTIRE!!- sospirò -Non
è una faccenda che ci riguarda.-
-Riguarda me.-
Gin si voltò a guardarmi in silenzio.
-Forse Zura è un po’ estremista, ma un bello
scossone a quei bastardi non può fare che bene.-
-È davvero così importante?- mi chiese,
spiazzandomi.
-È… è casa mia! Si tratta delle mura
in cui sono cresciuta! Prima cacciano me e la mia famiglia, poi buttano
giù la mia casa, ma cn quale diritto!? Cosa abbiamo fatto di
male o di sbagliato per meritarci questo!?- sbottai, gridandogli contro
e afferrandolo per i lembi del kimono bianco. Non ero arrabbiata con
lui, ma tutta la frustrazione che provavo aveva finalmente trovato una
via d’uscita -Te lo ricordi, vero? Mio padre pagava dei cani
per tenere aperto il dojo, nemmeno fossero stati yakuza! Nonostante i
rischi e le proteste ti ho accolto in casa per permetterti di avere una
nuova possibilità, e proprio tu mi dicesti che volevi
ricominciare qui! Perché io non ho potuto farlo?
Perché non ho potuto crescere a Edo!?- strinsi tra i pugni
la stoffa del suo kimono, cercando di trattenere le lacrime che sentivo
spingere con forza agli angoli degli occhi. Non so neanche
perché mi veniva da piangere, non volevo piangere.
Regnava il silenzio nella stanza, nessuno osava dire nulla.
Anche Gintoki restava zitto e immobile, mentre io non riuscivo a
guardarlo in faccia.
-Hai detto di volermi aiutare a riavere la mia casa e il mio dojo.-
-… non a questo prezzo.-
Lo strattonai nuovamente -E a quale prezzo?!-
Lui mi prese per le spalle, scostandomi; silenzioso e anche un
po’ cupo, con quel velo di malinconia nelle iridi rubino -Ora
sai difenderti da sola, non hai più bisogno di me.-
No… ne ho ancora bisogno, invece.
-Non voglio essere coinvolto in qualcosa di tanto stupido.-
aprì la porta scorrevole -Voi fate come vi pare.- e se ne
andò.
-Ah… Gintoki!-
-Gin!!- lo chiamarono a gran voce Shinpachi e Kagura.
-Ha fatto la sua scelta, e potevo anche aspettarmelo.- disse Zura.
Io rimasi immobile a fissare il vuoto creatosi nella stanza,
chiedendomi perché quel vuoto così grande
devastasse anche la mia anima.
L’unica certezza che avevo in quella città ormai a
me estranea mi aveva appena voltato le spalle e se ne era
andata… cominciavo a pensare che forse stavo
sbagliando… forse…
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, mi voltai e vidi Katsura
-Gintoki ha frainteso, non ti coinvolgerò in un mio piano,
anzi, possiamo dire che sarai il mio diversivo, e io sarò il
tuo.-
Lo guardai incuriosita -Spiegati meglio.-
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Capitolo 4 *** Fare il terrorista è un lavoro serio, credevate fosse un gioco? ***
CAP
4: Fare il terrorista è un lavoro serio, credevate fosse un
gioco?
Il suo piano era semplice quanto geniale, non c’è
che dire. Poteva veramente funzionare, cominciavo a convincermene.
Dopo le spiegazioni di rito andai a sedermi sulla veranda che dava in
un cortile interno della villa. Era quasi il tramonto e
l’erba,le pareti della casa, e i profili delle persone
iniziavano ad assumere quella tonalità di arancio misto a
rosa tenue che segna il concludersi della giornata.
E che giornata… mi sono svegliata con le grida conciate
della signora Otose e di Gin, e ora mi ritrovo nel rifugio di un
attivista politico, ovviamente dopo essere scappata di nuovo dalla
polizia.
… Gintoki, perché non capisci?
-Tutto bene, Riku?-
Shinpachi e Kagura si sedettero accanto a me.
-Sì, tutto ok.- risposi -Perché siete rimasti
qui?- chiesi, volgendo lo sguardo prima ad uno e poi
all’altra.
-Per aiutarti a riavere la tua casa!- rispose Kagura.
-… ma Gin se n’è andato.-
-Non seguiamo Gin ovunque vada, e poi ti sei rivolta
all’agenzia tuttofare, abbiamo un lavoro da portare a
termine!-
-Anche se non posso pagarvi?-
-Tu sta tranquilla, non importa! Noi abituati a non ricevere stipendio!-
Sorrisi amaramente alle parole della ragazzina -Non so se sia una buona
cosa.-
-E poi,- aggiunse Kagura dobbiamo tenerti d’occhio per Gin.-
La guardai -… come?-
-Lui andato via perché ha testa più dura di
marmo, ma non vuole che succeda te qualcosa di brutto! Gintoki fatto
così!-
È fatto così…
-Lo conosci anche tu, dopotutto,- disse Shinpachi -anche quando se ne
va non se ne va per davvero. Quando l’hai conosciuto era
così, no?-
-Quando lo conobbi era solo… non era tornato dalla guerra da
molto e se ne stava per strada. Gli chiesi di insegnarmi
l’arte della spada e in cambio gli portavo viveri, qualche
vestito per ripararsi dall’inverno, e poi lo ospitai in casa.-
-Hai fatto veramente tanto per lui, Riku.-
-Lui ha fatto tanto per me. Quando gli Inui ci diedero
l’avviso di sfratto, prima di pensare a dove saremmo andati a
vivere, ho pensato cosa ne sarebbe stato di lui, dove sarebbe potuto
andare in pieno inverno… gli chiesi di venire via con noi.-
sorrisi, ripensando a quel momento, mentre i miei ricordi tornarono
indietro nel tempo, a quattro anni fa, accompagnando
l’immaginazione dei miei due nuovi amici -Gintoki disse che
sarebbe rimasto a Edo, perché era qui che voleva continuare
a cambiare. È cambiato davvero.-
Shinpachi e Kagura si scambiarono uno sguardo complice, abbozzando un
sorriso di intesa che raramente mi è capitato di vedere.
-Non è cambiato del tutto, a quanto pare.-
-So che vuole evitare che mi cacci in un guaio più grosso di
me, ma è una faccenda che devo risolvere, non posso e non
voglio far finta di niente.-
-Oh, sono sicuro che presto o tardi se ne renderà conto
anche quella testa dura!- esclamò Shinpachi.
Kagura incrociò le braccia al petto, con un cipiglio di
rimprovero -Secondo me lui andato via perché doveva comprare
ultimo numero di Jump!-
-Ahahahah, ne sarebbe capace!- dissi. Per quanto mi dispiaceva non
avere il mio caro amico al mio fianco, questa era la mia battaglia, e
che a lui o a qualcun altro andasse bene o meno, non mi sarei tirata
indietro per niente al mondo; anche a costo di aiutare un terrorista.
L’ambasciata Inui dava su una delle strade principali della
zona più ricca e benestante di Edo. Costruita in uno stile
in tutto e per tutto richiamante le ville coloniali oltreoceano che si
vedono sui libri di storia e sui volantini delle rappresentazioni
teatrali e del cinema; un perfetto simbolo di colonialismo, anche in
questo caso… esseri che si sono appropriati di terre non
loro, ma che si sono sempre sentiti in diritto di piantarci sopra una
bandiera e dettar legge.
Shinpachi, Kagura ed io avevamo scavalcato il muro di cinta che
circondava la proprietà, e restando nascosti
nell’ombra delle alte mura attendavamo il segnale per partire.
Il giorno prima Katsura ci mostrò le planimetrie
dell’ambasciata, illustrandoci il piano che avremmo attuato
all’alba. Conservano
tutti i documenti in un archivio nel seminterrato, nella zona ovest
dell’edificio. Voi entrerete da quella parte, percorrerete il
corridoio e scenderete alle prime scale che incontrerete. Al resto
penseremo noi, ci terremo in contatto con delle ricetrasmittenti. Non
preoccupatevi, attireremo l’attenzione da un’altra
parte, in modo che la vostra area sia libera.
Così aveva detto Katsura.
Sentii Shinpachi sospirare accanto a me -Sento che ci
arresteranno… di nuovo.-
-Non fare gufo!!- lo riprese Kagura.
-Potevate anche non venire, ragazzi.- dissi, anche se già
sapevo cosa mi avrebbero risposto.
-Aah, per quanto ingrato, pericoloso o folle sia l’incarico,
l’agenzia tuttofare non si tira mai indietro!-
Sorrisi.
Ecco, appunto.
All’improvviso sentimmo una sirena d’allarme
provenire dall’interno dell’ambasciata: il segnale
di Katsura. Semplice quanto efficace, in ogni mondo e universo, se si
vede del fumo uscire da qualche stanza si pensa subito ad un incendio,
e tutti accorrono.
Non mi ci volle molto per forzare la finestra ed entrare, seguita dai
ragazzi. Eravamo in un locale non molto spazioso, con qualche scrivania
munita di tutta l’attrezzatura necessaria per scrivere,
registrare e comunicare; insomma, la burocrazia dei militari.
Attraversai la stanza, accostandomi alla porta e aprendo uno spiraglio
per valutare la situazione. Come previsto non c’era in giro
nessuno, feci segno a Shin e Kagura di seguirmi lungo il corridoio e
raggiungemmo una porta anonima e bianca, di metallo, non di legno come
le altre, un po’ più rigida da aprire, come ogni
entrata che si rispetti alle scale secondarie di
un’importante costruzione.
In testa al terzetto scesi le scale, stando sempre all’erta
con la mano sinistra posata sull’elsa della katana, pronta
per ogni evenienza. Shinpachi si guardava spesso le spalle, teso e
preoccupato che qualcuno potesse scoprirci da un momento
all’altro e farci saltare le teste, mentre Kagura, che
chiudeva il gruppo, procedeva a passo sicuro, probabilmente niente di
ciò che avremmo trovato l’avrebbe stupita o
scoraggiata.
Terminate due rampe di scale, a metà di un corridoio semi
illuminato trovammo l’archivio, come era indicato sulle
planimetrie di Katsura. La porta non era nemmeno chiusa a chiave, ed
entrammo, accendendo l’interruttore a lato, che
mandò corrente a quattro lampadine in croce appese al
soffitto. Inutile dire che c’era polvere ovunque.
Shinpachi sorrise nervosamente -Bene, siamo a metà strada e
siamo ancora vivi!-
Gli rivolsi uno sguardo complice -Perché, non speravi
nemmeno di arrivare fin qui?-
-Non che non abbia fiducia in te Riku, ma a dire il vero no…
allora, dove terranno il contratto di proprietà del tuo
dojo?-
Kagura si accostò a qualche scatolone situato nel primo
scaffale di fronte a noi -È tutto ordinato per anni,
troviamo scatola di quattro anni fa, sarà lì
dentro!-
-Diamoci da fare!- incitai.
Passammo in rassegna vari scaffali, finchè non trovammo
ciò che ci interessava. Senza esitare lo presi, non badando
al peso considerevole, e lo posai su un tavolo alle mie spalle
-L’ho trovato, ragazzi!- tolsi il coperchio posandolo accanto
e iniziai a frugare tra le varie documentazioni.
-Brava Riku, contratto di casa dev’essere qui!- Kagura mi
diede una mano a dividere le varie carte.
Quello scatolone era pieno zeppo di documenti, contratti, ricevute,
fascicoli di intere proprietà o personale… gli
Dei solo sanno cosa diamine hanno fatto questi cani in tutti questi
anni. Per quanto mi sarebbe piaciuto portare alla luce tutto
ciò che quell’archivio di pandora conteneva, non
avevamo troppo tempo… desideravo solo trovare ciò
che mi riguardava e uscire da quella fogna a testa alta. Più
fogli tiravo fuori, più ce n’erano, ma del
contratto del dojo di famiglia non vi era traccia.
-Riku.- Shinpachi mi afferrò per un polso, fermando la mia
frenetica ricerca.
-Cosa fai?- alzai lo sguardo su di lui, ed era dannatamente serio.
-Guarda il coperchio dello scatolone.-
Momentaneamente ancora confusa lanciai un’occhiata al
coperchio di cartone e poi ancora a Shinpachi, continuando a non capire
per quale motivo mi avesse fermata -È un coperchio, cosa
c’è che non va?-
-Questi documenti risalgono a quattro anni fa, se non di
più, ed è evidente che in questa stanza non fanno
le pulizie da parecchio, quindi perché su tutti gli altri
contenitori c’è uno strato di polvere, mentre su
questo no?- disse, infine, passando un dito sulla superficie del
cartone, mostrandomi il polpastrello pulito.
A quel punto realizzai…
-… perché qualcuno lo ha aperto di recente.-
-Ma che ragazzi intelligenti!!- una voce di scherno ci giunse dalle
nostre spalle, e lasciammo perdere tutto, voltandoci. La fioca
illuminazione non celava di certo le sembianze Inui del nostro
interlocutore, che ci squadrava con un ghigno divertito su quella
faccia da cane.
-Diamine, sei veramente una donna! Nonostante abbia fatto ricerche su
di te non volevo crederci.-
Gli risposi il silenzio, e uno sguardo di ghiaccio.
-Komatsu Riku, figlia del maestro di spada Genzaburo, del dojo Komatsu
di Kabuki-cho.-
-Sembra che mi conosci. Tu chi sei?-
-Non ha importanza, per ora…- continuò con quel
ghigno -Ho fatto ricerche su di te, Komatsu… mi sembrava un
nome conosciuto, e infatti non mi sbagliavo. Dopo quel che hai fatto ai
miei generali non mi sarei sorpreso se fossi venuta qua, anche se non
ti facevo tanto stupida da farlo!- rise -Tuo padre accettò
senza proteste di pagarci la tassa per tenere aperto il dojo,
nonostante il divieto di portare la spada, ma poi la sua cara
figlioletta decise di ospitare un vagabondo, uno straccione, un povero
reietto della società, e lì iniziarono a nascere
i nostri problemi, dico bene?-
Serrai la presa sull’elsa della katana, senza staccargli gli
occhi di dosso. La mascella contratta e i denti stretti trattenevano
poche parole.
Gintoki non è un reietto, dannato bastardo.
-Quel samurai da quattro soldi fece fuori tre dei miei soldati, e
nonostante abbia raccolto tutte queste informazioni, non ho mai
scoperto la sua identità, dato che chi lo aveva visto in
faccia è stato fatto a pezzi. Ecco, quella è
stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si dice sulla
Terra… come potevamo permettere che una simile ribellione
restasse impunita? E così…- aprì il
fascicolo che aveva in mano, sfogliando tra le carte -Vi mandammo
l’avviso di sfratto. Speravo di poter mettere le mani su quel
cane, ma con la vostra partenza si è dileguato…
peccato. Sarebbe stato di esempio a tutti.-
Strinsi talmente forte l’elsa che potevo sentire il sangue
pulsarmi velocemente nelle dita.
-Tu rendi conto di cavolata che sta dicendo?!- disse Kagura, avanzando
di un passo, anche lei colpita dalle ingiurie dell’Inui
contro il nostro amico, ma la trattenni con un braccio.
L’Inui continuò -Dopo quattro anni ritorni a Edo,
e speri davvero che tutto sia come l’hai lasciato?
Uhuhuh… quale pensiero romantico per un guerriero, ma
d'altronde sei una ragazzina.-
-Le tue chiacchiere mi hanno stancato.- ringhiai.
Mi guardò divertito, prendendo un foglio dal fascicolo -Sei
venuta fino a qui per questo, vero?-
Non riuscii a nascondere l’espressione di sgomento, sorpresa,
sollievo e terrore che mi si dipinse in volto. Quell’animale
aveva il contratto di proprietà del mio terreno e avrebbe
potuto farci di tutto… non se glielo avessi strappato di
mano.
-Immaginavo.- rispose di rimando alla mia reazione -Peccato tu abbia
fatto tanta strada per niente.- e lo strappò.
-No!!- gridò Shinpachi.
Per un istante mi mancò l’aria, un solo
istante… poi la sensazione di smarrimento venne soppiantata
dalla rabbia, una rabbia cieca che mi diede la spinta di lanciarmi
contro di lui sguainando la spada -Bastardo!!-
Fui rapida, ma lui di più. Mi aspettavo parasse il mio
fendente, ma non che mi immobilizzasse con tanta facilità.
Lasciò cadere il fascicolo e mi afferrò per le
braccia, ribaltandomi a terra. Diedi un colpo secco con la schiena al
pavimento che mi mozzò il fiato. Poi sentì un
dolore lancinante al polso destro, e persi la presa sulla katana.
-Aahh!!!-
-Riku!!-
-Fermo e lasciala!!- gridò Kagura, caricando
l’ombrello, ma di nuovo quell’Inui ci precedette.
Premette qualcosa di freddo e pesante contro la mia tempia e
sentì l’inconfondibile suono del cane di
un’arma da fuoco che viene caricato.
-Non una mossa ragazzina, se vuoi la tua amica viva.-
Guardai Shinpachi e Kagura, ben sapendo cosa sarebbe
successo… sentendomi in colpa per averli incastrati in
questo inferno con me.
Mi sollevò di peso, allontanando con un calcio la katana, e
tenendomi le braccia dietro la schiena, con la pistola
indicò gli altri due -Camminate, forza! E guai a voi se
provate a fare qualche scherzo, ho sempre la samurai sottotiro. E
gettate le armi.-
Kagura e Shinpachi si guardarono, lei lasciando a terra
l’ombrello, lui la spada di legno, poi si incamminarono poco
avanti a noi, e l’Inui mi costrinse a seguirli ficcandomi la
canna dell’arma nella schiena.
Inutile spiegare la strada per le celle.
Dunque, è così che finisce? Chiusa dietro le
sbarre in un’ambasciata Inui, con due ragazzi che non hanno
nulla a che fare con i miei colpi di testa. Forse era proprio questo
che temeva Gintoki… aveva proprio ragione.
Almeno Katsura sarà riuscito a scappare, ma non voglio
pensare a cosa accadrà quando questo posto
salterà in aria.
Shinpachi, seduto su una squallida branda accanto a me,
sospirò, lasciando cadere all’indietro la testa,
contro il muro di pietra e cemento -Che cosa ne sarà di noi
ora?-
-Probabilmente Inui decidono come eliminarci!- rispose Kagura con fare
saccente, seduta a gambe incrociate sul pavimento.
-Che cosa?!-
-Seppuku, decapitazione, fucilazione…- iniziò ad
elencare tenendo il conto sulle dita.
-LA MIA ERA UNA DOMANDA RETORICA!! E DOVE DIAMINE LE HAI SENTITE TUTTE
QUESTE COSE, EH?!- sbraitò Shinpachi.
-Sempre se bombe di Katsura non esplodano prima!- aggiunse la ragazzina.
Shinpachi si precipitò alle sbarre, gridando come un
disperato -Aiutoooo!!! Siamo innocenti, fateci uscire di qui!!! Sono
troppo giovane per morire!!!-
-È solo colpa mia, mi dispiace. Io vi ho trascinati qui.-
Shin si voltò a guardarmi -Riku… diciamo che
siamo stati colti di sorpresa. Chi avrebbe immaginato che avrebbero
fatto ricerche su di te.-
-Un po’ me lo sarei dovuto aspettare. Forse speravo solo che
il piano di Katsura funzionasse, e non ho pensato a ciò che
sarebbe potuto andare storto, e ho coinvolto anche voi…
Gintoki aveva ragione, questa storia è una follia.-
-Ah sì? E noi non siamo abbastanza folli per concluderla?-
disse una voce di fronte alla nostra cella.
-Waaaaah!!- Shinpachi, stando davanti alle sbarre, si
ritrovò faccia a faccia con Elizabeth, e quasi
cascò a terra per lo spavento.
-E… Elisabeth?- rimasi allibita a guardarla.
Da dietro il pinguino bianco sbucò Katsura, tenendo tra le
mani le nostre armi -Allora? Non getterete la spugna così
facilmente, spero.-
Tu senza dubbio sei folle, per quale insano motivo eri nascosto dietro
a Elizabeth, eh??
-Katsura!! Hai recuperato mio ombrello!!- esclamò Kagura
prendendo l’arma attraverso le sbarre.
-Sei venuto a salvarci, grazie Katsura!- ringraziò Shinpachi.
-Non vi lascio di certo qui.-
-C’è poco da battersi, Zura. Almeno per noi. Hanno
distrutto il contratto d’affitto del mio terreno, e non posso
più provare nulla. Vi ringrazio per l’aiuto, ma
non è servito a nulla.-
Il terrorista mi lanciò la katana attraverso le sbarre, e la
presi al volo -Non è un motivo valido per arrendersi. I
samurai non si lasciano scoraggiare tanto facilmente, Gintoki non te
l’ha insegnato?-
Kagura e Shinpachi sorrisero.
-Già, tutti samurai hanno testa dura come marmo!!-
-Così quando vanno a sbattere non si fanno male e si
rialzano!-
Certo che… questi tizi sono veramente assurdi. Credo che
nemmeno se si trovassero di fronte un’insegna luminosa di
‘state sbagliando, cambiate strada!’ seguirebbero
l’indicazione. Dopotutto non è questo la via del
guerriero? Inseguire gli obbiettivi percorrendo la propria strada senza
badare alle distrazioni, solo perché ci va di fare
così, perché solo noi sappiamo che questa
è la strada giusta, anzi è l’unica
strada che la nostra anima può sopportare.
Mi alzai, assicurando la spada al fianco -Prendiamo a testate qualche
muro, allora!-
-Rompi pure le sbarre, Kagura.- disse Zura.
-Yaaataaah!!!!- la ragazzina, agitando l’ombrello
aprì un varco spaccando in due buona parte delle sbarre di
acciaio.
Shinpachi e io le gridammo dietro -MA NON POTEVI FARLO FIN DA
SUBITO?!!?-
No… non è umana. Me lo sento.
Katsura ci condusse lungo il corridoio e su di una scala, per evitare
le guardie che pattugliavano la zona -Queste scale conducono
direttamente ad un ufficio al piano terra, possiamo scappare da
lì.-
-I tuoi uomini se ne sono già andati?-
-Sì, manchiamo solo noi, e poi attiverò
l’esplosivo.-
-… grazie, Katsura.-
Mi guardò in silenzio, rivolgendomi un lieve cenno del capo.
Aprì con cautela la porta, e ci fece segno di seguirlo.
Entrammo in un ampio studio, con una parete interamente rivestita da
ampie finestre, mentre gli altri lati erano incorniciati da librerie
zeppe di volumi, e una scrivania di legno troneggiava di fronte a noi
«Per di qua.» disse Elizabeth con un cartello
indicando l’unica altra porta presente nella stanza, la quale
si spalancò lasciando entrare un manipolo di Amanto armati,
ancor prima che potessimo avvicinarci.
In un istante fummo circondati.
-Maledizione!- imprecò Shinpachi.
Si fece largo l’Inui che ci fecce imprigionare, squadrandoci
tutti -Bene, bene, c’è anche Kotaro Katsura in
persona. Speravate davvero che sarebbe stato così facile
fuggire da qui?-
Zura abbozzò un sorriso -A dire il vero sì, ci
speravo.-
-Tsk. Stupidi idealisti, non avete ancora capito che il vostro tempo
è finito anni fa? Che questa lezione vi sia
d’esempio!- e con un gesto del braccio incitò la
sua truppa ad attaccarci.
Non persi tempo e sguainai la spada fronteggiandone due che mossero un
fendente verso di me; nel mentre Katsura affrontò un altro
manipolo di nemici, Kagura sparò qualche raffica dal suo
ombrello e Shinpachi facendosi coraggio iniziò a lottare con
la spada di legno.
Erano ben addestrati, ma non ebbi tante difficoltà a
sbarazzarmi di qualche cane pulcioso. Schivai un diretto abbassandomi e
colpendo all’addome l‘Inui con l’elsa,
dandogli poi una gomitata sotto al mento; mi voltai pronta a fendere
con la lama un altro avversario e piantargli la punta affilata in un
ginocchio, sfilai la spada facendogli uno sgambetto e rigirando la
katana tra le mani ne misi fuori combattimento un terzo.
-Shinpachi, abbassati!!- urlai, e appena il ragazzo ubbidì
mossi la spada con una tale velocità da fendere i due Inui
alle sue spalle che stavano per colpirlo.
-… che colpo… grazie, Riku!-
-E di che!- sorrisi. Ci stavo prendendo la mano, devo ammetterlo.
Vidi Kagura spiccare un balzo atterrando sulla testa di un Inui, e
sparare ad un altro, poi scendendo di nuovo a terra colpendo con
l’ombrello le gambe di tre nemici. Non se la cavava mica male
la ragazzina, non c’è che dire!
Mi voltai appena percepii lo spostamento d’aria, maneggiando
la katana, pronta ad infilzare l’avversario, ma avevo
calcolato male la sua posizione e la sua lama era dritta al mio occhio
destro. Per fortuna la spada di Katsura cozzò con quella
dell’Inui, bloccando il colpo e respingendolo con forza, poi,
senza dire una parola, riprese a fronteggiare i suoi avversari.
Quest’uomo era un compagno di battaglia di Gintoki, e non gli
è certo inferiore. Basta guardarlo per vedere che
è un bravo spadaccino, e non ci sa fare solo con le bombe.
Ripresi a fare piazza pulita di Amanto, ma più ne colpivo,
più ne arrivavano… sembravano non finire mai, e
noi eravamo solo in quattro… con Elizabeth, ma non mi
sembrava che quell’affare avesse particolari doti
battagliere. Cominciavo a sentire la fatica diffondersi nel mio
organismo come un veleno indebolendo i muscoli e rallentando i
movimenti; sarebbe potuto costarmi caro.
All’ennesimo fendente parato mi cedette una gamba e mi
inginocchiai a terra, accanto a me sentii il respiro affannoso di
Shinpachi, anche lui visibilmente provato, come gli altri.
-Non ne posso più…- ansimò -Quanti ce
ne saranno ancora…?-
-… non ne ho idea.-
La mia attenzione fu momentaneamente attirata da un debole ronzio
lontano, fuori dall’ambasciata probabilmente, ma sembrava che
si stesse avvicinando velocemente; non ebbi il tempo di farmi altre
domande in merito che un Inui menò un fendente verso di me e
rotolai a terra per schivarlo, rialzandomi veloce per colpirlo, ma
appena fui in piedi udii chiaramente il rumore del vetro che si
frantuma e subito dopo di qualcosa di grosso che colpisce
qualcos’altro di ancora più grosso. No, non me
l’ero sognato… qualcosa ha scaraventato a terra
mezza dozzina di Inui davanti a noi.
-… ma che?-
-Cos’è stato?-
Incagliato in uno scaffale ormai semi distrutto, attorniato da corpi di
Inui n uniforme, lo scooter di Gin fumava, visibilmente provato dallo
scontro, e il samurai si mise in piedi, togliendosi il casco per
massaggiarsi la testa -Ahi, ahi, ahi… che volo!-
lamentò.
….. Gintoki?
-Gin!!- esclama Kagura, felice di vederlo.
-Sapevo che saresti tornato!!- aggiunse Shinpachi.
-Aah, ovvio che sono tornato, razza di stupidi! Vi lascio da soli
cinque minuti e guada che casino combinate!!-
Il solito esagerato… come i suoi assistenti anche io speravo
che in qualche modo sarebbe apparso, a risolvere la situazione, come fa
sempre; con quella parvenza di menefreghismo e superiorità,
come se tutto gli fosse dovuto a prescindere, ma che in
realtà celano una gran volontà d’animo
e preoccupazione per gli altri.
Sorrisi sollevata.
-Mpf, a quanto pare hai ancora bisogno di me.-
-Non illuderti, solo per questa volta!- gli risposi.
-Sei arrivato giusto in tempo per il gran finale, Gintoki.- disse Zura.
-Ma quale gran finale, le stavate prendendo da ogni parte!!-
L’Inui Generale guardò alterato e confuso Gin -E
tu chi diamine sei??-
Il mio amico, come se nulla fosse, gli porse un biglietto da visita
-Salve, le servono dei tuttofare? Può contattare la mia
agenzia, siamo i migliori sulla piazza.-
Solo Gin potrebbe fare una cavolata del genere.
L’Inui lo allontanò con un gesto della mano -Razza
di idiota!! Farò ammazzare anche te!!-
-… ah sì?-
-Attaccatelo!!-
Una dozzina di Inui gli furono addosso in un lampo… e in un
lampo Gin impugnò la sua bokuto, spazzandoli via con un solo
colpo, secco e deciso.
Ogni volta che lo vedevo combattere restavo a bocca aperta.
Rivolse il solito sguardo da pesce lesso agli amanto, che pian piano si
allontanavano, aprendo un vasto cerchio attorno a noi -Questa storia mi
ha un po’ seccato, signore, direi che possiamo anche finirla
qui e andare tutti a casa, che ne dice?-
Quello lo guardava sempre sbalordito, probabilmente chiedendosi che
diamine avesse bevuto, poi spostò fulmineo lo sguardo su di
noi, estraendo rapido la pistola.
Come rispondendo ad un comando un Inui mi afferrò da dietro
per le braccia, bloccandomi -Ah…!! Lasciami!! Maledetto,
lasciami!!- mi dimenai.
-Riku!!-
Il Generale puntò la pistola verso di me e premette il
grilletto.
Il proiettile esplose, la scia d’aria infuocata mi
sfiorò il volto, e l’Inui che mi bloccava
stramazzò a terra con un buco in petto. Il Generale era
stato scaraventato a terra da una steccata di Gintoki, che aveva aperto
in due l’arma da fuoco; adesso lo fissava con occhi di
ghiaccio, occhi che non ammettevano repliche.
-Non mi piace quando si toccano le mie cose.-
Il Generale rimase senza parola e le poche che pronunciò gli
morirono quasi in gola. -… Tu cosa… chi sei?-
-Gintoki Sakata, tuttofare.- rispose, gettandogli addosso il biglietto
da visita.
Non potei fare altro che abbozzare un sorriso di scherno a
quell’Amanto, che fino a poco fa blaterava su come avrebbe
voluto punire il reietto che quattro anni fa fece a pezzi tre dei suoi
uomini… bene mio caro, il samurai da quattro soldi ha dato
una raddrizzata anche a te.
Gintoki ci guardò -Credo che la polizia non
tarderà ad arrivare, è meglio se ce la filiamo,
ragazzi!-
-Concordo!- disse Zura, infoderando la spada e andando con Elizabeth
alla finestra fracassata da Gin.
Noi tutti lo seguimmo, assicurandoci prima che nessun altro Inui ci
seguisse, e corremmo oltre il cancello, sfondato anch’esso da
Gintoki nella sua entrata ad effetto.
-Uff…- sospirò Gin, sollevato -State bene, no?-
-Sì, sì!-
-Tutto a posto, Gin!-
-Tu, Riku?-
-Sì, sto bene… grazie.-
-Bene…- e senza il minimo preavviso mi colpì con
un pugno in testa -ADESSO STAI BENE, EH??-
-Ahioooo!! Ma perchè, Gintoki??-
-Lo chiedi pure?! Bella bravata, complimenti!! Almeno è
servita a qualcosa?!- mi gridò contro.
-…. no.- lo guardai con i lacrimoni.
-Appunto!! Tsk, mai una volta che date ragione al vecchio Gin, razza di
ingrati!!-
Katsura sospirò -Elizabeth, attiva pure le bombe.-
Il pinguino prese un telecomando.
-Non hai idea di quello che ho passato!! Sei arrivato bello fresco tu,
con il tuo scooter!!- sbraitai.
-Solo perché volevo…!!- Gintoki si
zittì facendosi pensieroso -Un momento…-
spostò lo sguardo su Katsura ed Elizabeth, realizzando solo
allora che il suo scooter era rimasto nell’ambasciata -No,
no, no, aspetta un attimo, aspe…!!-
L’ambasciata esplose con un gran boato.
-………- si poteva leggere lo sconforto
sul volto di Gin, il quale serrò le mani verso
l’amico come se lo volesse strangolare -…
KATSURAAAAA!!!!-
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Capitolo 5 *** Epiogo... ehi, questo sì che è un titolo serio! ***
CAP
5: Epilogo… ehi, questo sì che è un
titolo serio!
Alla fine, dopo tutto questo casino, non sono riuscita a riavere il
terreno appartenuto alla mia famiglia per generazioni… mi
sono fatta rinchiudere e sono ricercata dalla polizia per nulla,
praticamente. Sarà Edo che fa questo effetto alle persone,
credevo di essere immune all’aria di questa città
magica e maledetta, ma ha trascinato anche me nel suo vortice di
follia.
Anche senza il mio dojo volevo restare, questa volta non ci sarebbe
stato Amanto in Terra o universo che mi avrebbe fatto lasciare la
città, e per quanto mi dispiaceva sfruttare
l’ospitalità dei miei nuovi amici, chiesi a Gin di
restare a casa sua ancora per un paio di giorni, nella speranza di
trovarmi un lavoro con cui pagarmi una nuova sistemazione.
Ora mi trovavo sullo scooter di Gin, miracolosamente recuperato e
aggiustato, abbracciata a lui per non cadere, con una benda sugli
occhi… aveva insistito fin dall’agenzia che me la
mettessi, e dopo qualche protesta che non lo fece cedere, mi rassegnai
e mi coprii gli occhi.
Si fermo, spegnendo il motore e mi aiutò a scendere, poi mi
condusse dentro un edificio, da quel che potevo capire senza vederci, e
iniziai a fare scale su scale… non finivano più e
stavo anche cominciando a stancarmi di questa pagliacciata, ma ogni
volta che tentavo di levarmi la benda Gin mi allontanava le mani,
rimproverandomi di non avere pazienza e di essere malfidente.
-… si può sapere quanto manca? E dove siamo, me
lo vuoi dire?-
-È l’ultima rampa, forza! Quante storie per un
po’ di movimento, ti sei impigrita?-
-Non dire idiozie!!- iniziai a camminare in piano, e non mi fece
svoltare per salire altri scalini
-Allora? Siamo arrivati?-
-La prossima volta ti imbavaglio!!- rispose seccato.
Gli feci la linguaccia.
Ci fermammo, sentii una chiave girare dentro una toppa, e poi mi
condusse avanti di qualche passo, facendomi togliere i sandali. Mi
lasciò, facendomi camminare ancora un po’ avanti,
e mi tolse la benda dagli occhi.
-Siamo arrivati!-
Sbattei più volte le palpebre guardandomi attorno. Ci
trovavamo in un piccolo appartamento, con una misera sala rivestita di
tatami con un mobile lungo tutta la parete contenete un televisore,
alcun fotografie incorniciate che mi ero portata dal villaggio, e
qualche altro ricordo; dava su una modesta cucina, e su una camera da
letto.
Feci qualche passo in giro, aprendo la porta finestra che dava sul
balconcino comunicante con la camera da letto, anch’essa in
tatami, mi guardai ancora un po’ attorno, poi volsi lo
sguardo al mio amico -Gintoki… cosa significa?-
Lui alzò le spalle -Ti piace? Non è grande come
il tuo dojo, ma… è accogliente, e poi hai molte
cose che ricordano casa tua.- alluse ai vari soprammobili e un paio di
pergamene appese alle pareti
-Promisi che ti avrei ridato la tua casa, e un samurai mantiene sempre
le sue promesse. In questi giorni è il meglio che ho
trovato, ad un prezzo conveniente ed è sempre nel distretto
di Kabuki-cho. Non c’è un dojo, ma se non ti piace
posso sempre cercare altro e…-
Lo abbracciai gettandogli le braccia al collo, senza dargli tempo di
aggiungere altro -È perfetta. Ti ringrazio, Gin.-
Ora capisco… capisco ciò che Gin ha sempre
cercato di dirmi dal mio ritorno a Edo. Casa non è per forza
il posto che hai lasciato a cui vuoi fare ritorno, non sono delle mura
e un tetto in cui sei cresciuto, non è la strada e il
vicinato di quattro anni fa… casa è dove hai i
ricordi, dove puoi riposare e sentirti bene e al sicuro, circondata
dall’affetto delle persone care, degli amici. In questo
piccolo appartamento posso avere tutto ciò che avevo al mio
dojo, e anche di più. E finalmente questo samurai
squattrinato, che fatica a pagare l’affitto e ad avere un
lavoro decente mi ha trovato un posto in cui sentirmi sicura e
protetta, un vero posto da chiamare Casa Mia.
Ti sarò eternamente grata, Gintoki.
Mi cinse delicatamente -Adesso siamo pari.-
Sorrisi -Sì, direi proprio di sì…
scusami se per colpa della mia testardaggine ho messo nei guai te e i
tuoi amici.-
-Mpf, e tu quello lo chiami guaio? Dovrò raccontarti un bel
po’ di cose che ci sono successe, in confronto la tua
avventura sarà una scampagnata nei boschi!-
Risi divertita.
-Se avrai bisogno di qualcosa, l’agenzia tuttofare
è sempre aperta per te.-
-Grazie!-
-E come compenso mi accontento di un dolce... o una cena,
già che ci sei!- aggiunse con espressione sorniona.
-Prima devo trovarmi un lavoro!!-
-Aah… questo è un altro problema…-
disse, passandosi una mano tra i ricci ribelli.
Assunsi un’espressione pensierosa -Non è detto,
sai? Ho già una mezza idea!-
Infatti, quella stessa sera…
Presi il vassoio dal bancone e portai l’ordinazione di
sakè ad uno dei vari tavoli del locale, sorridendo
amichevolmente ai clienti per poi andare ad accoglierne di nuovi.
Fare la cameriera non era proprio la mia massima aspirazione, ma di
questi tempi bisogna arrangiarsi, e la paga non è male, in
più il responsabile mi ha assunto sulla fiducia, e voglio
fare del mio meglio!
Me la cavo bene con le persone, so essere cordiale e solare quel tanto
che basta a convincere i clienti a tornare la sera successiva, anche se
a quanto ho capito, molti dei clienti sono ormai abituali, e sono
sempre gli stessi che alla fine di una dura giornata di lavoro vengono
a bere un po’ e a sfogarsi dei vari pesi che hanno sullo
stomaco. Fare la cameriera in uno snack bar notturno implica anche una
buona dose di attenzione e psicologia… dose che non sempre
la mia collega mostra, facendo alterare qualche uomo d’affari
mezzo sbronzo.
Sentendo la porta scorrevole aprirsi andai dai nuovi venuti,
accogliendoli con un gran sorriso
-Buonasera, benvenuti allo Snack Bar Otose!-
Gintoki, Shinpachi e Kagura mi guardarono allibiti -Riku??-
-Che ci fai qui…?-
-Te l’avevo detto che avevo una mezza idea su dove lavorare,
no?-
-Allo Snack Bar della vecchia?? Ma sei pazza??-
Otose gli lanciò un’occhiataccia da oltre il
bancone -Perché, cosa c’è che non va?
Al contrario di te è una ragazza responsabile!-
Gin rispose saccente -Ovvio che è al contrario di me, io non
sono una ragazza!-
-Non credo intendesse quello, Gin…- commentò
Shinpachi.
-E poi così siamo vicini, lavoro sotto casa tua! Non
è bello??- sorrisi contenta.
-Io sono felice che lavori qui, così ci vediamo spesso!!-
esclamò Kagura.
-Bha, ti stai tirando la zappa sui piedi da sola, secondo me!-
commentò aspramente Gintoki, aggirandomi per andare a
sedersi al bancone, ma mi piazzai davanti a lui, sempre sorridendogli e
porgendo il palmo aperto -Nh…? Che vuoi?-
-La signora Otose mi ha detto che sei in ritardo con
l’affitto, dovresti proprio pagare, Gintoki caro!-
-CHE COSA?? DANNATA VECCHIA, L’HAI TRASFORMATA IN UNA
STROZZINA!!-
-Paga l’affitto!- continuai, sorridente.
-Finiscila!!-
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