Made in the USA.

di for___you
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dedica ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***
Capitolo 3: *** Chepter 2. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***



Capitolo 1
*** Dedica ***


Questa FF è dedicata alla mia migliore
amica a distanza, Alessandra, che riesce a farmi
felice dietro lo schermo di un cellulare. Non ho mai incontrato una
persona come lei e  devo dire che  sono la ragazza
più fortunata del mondo ad averla come
migliore amica.
Ti voglio un bene nell'anima.

Maria.

 







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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


E' tutto diverso qui a Los Angeles. Le strade sono molto più popolate, infatti c'è gente che cammina ovunque. Per poco non cado di nuovo per terra con le mie care valige.
Mi sporgo leggermente sulla strada facendo segno ad un taxi di fermarsi. Questo è tipo il decimo taxi che chiamo ed è l'unico che si è fermato. Poso le valigie nel cofano ed entro dentro dove c'è un signore sulla 50 a guidare.
«Devo andare a questo indirizzo per favore.» dico porgendogli un bigliettino con l'indirizzo dell'appartamento che una conoscenza di papà mi ha consigliato.
Il signore annuisce e inizia a guidare. Io continuo a fissare i negozi lungo la strada i grandi palazzi e tutte le bellezze di quella città che stavo solamente sognando già da mesi. Qui non ci sono i miei problemi, nemmeno le persone che non voglio vedere... non c'è nessuno che faccia parte della mia vita. Mi sento libera. Troppo libera. Fantasticamente libera.
È tutto talmente perfetto che quasi non ci credo di stare qui. «Signorina... siamo arrivati» dice l'autista.
«La ringrazio.» dico porgendogli la somma di denaro e prendendo le mie valige.
Appena uscita dalla macchina inspiro profondamente quell'aria. Non è descrivibile a parole quello che sto provando, davvero.
Il mio appartamento si trovava in uno dei più lussuosi palazzi di Los Angeles, dato che mio padre ha voluto che la mia vacanza fosse davvero perfetta. Credo si sia montato leggermente la testa da quando è diventato ricco, o da quando è andato a vivere a Londra.
Appena entro dentro noto che il lusso è ovunque. È tutto dannatamente perfetto, e non è come alcune palazzine che conoscevo che sembrava cadessero a pezzi. Ho paura di abituarmi a tutto ciò.
Prendo l'ascensore e salgo fino al mio piano cercando le chiavi dell'appartamento nella borsa. La ma borsa è peggio di un pozzo. E' talmente profonda e con talmente tante cose al suo interno che sarebbe più difficile trovare un ago in essa che in un pagliaio. Finalmente le trovo e qualche istante dopo l'ascensore si ferma al mio piano. Adesso devo cercare il mio appartamento. Il 750... qui è 746..747..748...749...750 eccolo. Infilo la chiave nella serratura e ad occhi chiusi apro la porta. Chissà che sorpresa. Appena apro gli occhi vedo una montagna di panni davanti alla porta con una ragazza che sbuca da dietro.
«Tu devi venire dalla lavanderia. Ecco, questi sono i panni che devi portare a lavare. So che sono molti ma...»
«Non sono della lavanderia.» la interrompo.
Cosa ci fa lei nel mio appartamento e soprattutto... chi è? Non mi è prevista una coinquilina...o magari sono stata io a sbagliare stanza. «E' la stanza 750 questa, vero?» chiedo ancora sorpresa.
«Si...ma tu chi sei?» mi chiede stranita quanto me.
«Sono la ragazza che doveva avere quest'appartamento per tutta l'estate... tu piuttosto chi sei?» chiedo ovvia.
«Ah...» dice sorridendo come se avesse capito tutta la situazione. Beh, beata lei, perchè io non ho capito una minchia. «Io e te divideremo l'appartamento.» dice felice.
No, non può essere. Io devo condividere l'appartamento con lei? In quel disordine? Ci deve essere un errore. Assolutamente uno dei peggiori errori. Io devo passare la mia vacanza sola e vivere nel mio appartamento da sola. «Cosa?» esclamo quasi furiosa.
Lei fa una faccia abbastanza stranita. A dire il vero è una bella ragazza. Ha i capelli lunghi, castani e aveva un viso molto dolce. E' magra e alta quanto me. «Adesso ti spiego tutto. Le stanze erano finite e poi arriva un tizio di cui non ricordo il nome insieme ad un suo amico e volevano assolutamente un appartamento qui. Hanno pagato e si sono presi la mia stanza. A questo punto avevano deciso che potevo condividere l'appartamento con una certa Alex Stewart... sei tu giusto?»
Quindi un montato, ricco sfondato ha deciso di prendere la stanza di questa ragazza perchè probabilmente gli altri appartamenti di tutta Los Angeles non gli piacevano. Questo non mi va affatto bene. Per niente. «Senti... potresti dirmi che numero aveva il tuo appartamento precedente?» chiedo calma.
«751...esattamente questo affianco al tuo, che adesso è nostro. Ci saremmo conosciute lo stesso!» dice felice.
L'appartamento affianco al nostro. Perfetto. «Aspettami un attimo.» dico poggiando le mie valigie nel salotto e uscendo nel corridoio.
Mi dirigo verso il 751 e nervosa busso il campanello.
Nessuno esce.
Questa è una cosa altamente detestabile. Se uno ti bussa alla porta dovresti aprirla non fare finta che non sia successo nulla.
Busso di nuovo, cercando di mantenere la calma.
Nonostante lui abbia preso la stanza della mia nuova coinquilina fa anche tutto con comodo. Si vede che è un viziato di prima categoria.
Inizio a bussare incessantemente fino a quando sento una voce dietro la porta che dice «sto arrivando». Io invece sto aspettando, sai com'è.
Finalmente dopo tremila anni qualcuno si decide ad aprire questa maledetta porta. «Mi si stavano facendo le ragnatele.» affermo quando vedo uscire dalla porta un ragazzo un po' più alto di me.
«Te le avrei tolte con piacere.» dice malizioso.
Faccio una faccia schifata e poi mi rendo conto che non sono venuta qui per litigare. Cioè si, sono andata per litigare ma non per quel motivo, insomma. «Perchè hai voluto la stanza della mia coinquilina? Io dovevo stare qui da sola. Sola sai cosa significa? Perchè sei voluto venire in questo fottuto palazzo quando ce n'erano a migliaia?» chiedo nervosa.
Mi guarda con noncuranza. «Qui le stanze sono insonorizzate.» dice per poi sbattermi la porta in faccia.
Brutto maiale. Spero di non vederlo più in vita mia. Aspetta, questo desiderio non potrò avverarlo perchè è il mio ''vicino di casa''. Cosa più brutta di questa non poteva capitarmi.
Busso di nuovo alla sua porta, però questa volta sono abbastanza nervosa. Si, più di prima.
Fortunatamente il signor ''stanzainsonorizzata'' decide di aprire più velocemente. «Oh, ancora tu. Cosa c'è, vuoi provare se l'insonorizzazione funziona bene?» dice facendo quel gesto da casanova con le sopracciglia. Mi fa altamente alzare il crimine questo ragazzo.
«No. Voglio che ridai l'appartamento alla ragazza e vai via di qui. Punto.» dico nervosa.
«Calma signorina. Ho già pagato tutto e ho le carte in regola.» dice noncurante.
Apro la bocca per protestare ma mi rendo conto che non è rimasto proprio nulla più da dire quindi chiudo la bocca mentre lui chiude la sua dannata porta.
Mi ha lasciata senza parole. Un ragazzo che nemmeno conosco lascia senza parole Alex Stewart? Non è possibile.
«E per la cronaca so che ti piacerà essere la mia vicina. E piace tanto anche a me.» dice sbucando dalla porta improvvisamente per poi richiuderla.
«Ti detesto già.» gli grido contro la porta ormai chiusa tornando nel mio appartamento.
Quel tipo è un bastardo di prima categoria. Quasi lo affogherei nell'olio bollente.
Torno nella camera non molto calma o felice dove trovo la mia coinquilina tutta contenta.
«Comunque io mi chiamo Mia. Spero che la nostra ''convivenza'' ti faccia piacere. Non voglio che ti senti sotto pressione solo perchè c'è un altra ragazza che vive con te. Fai quello che ti va, non mi faccio problemi.» mi rassicura.
Beh, inizialmente credevo che stare per tre mesi con qualcun altro sarebbe stato un po' soffocante dato che non potevo fare quello che mi andava, ma vedo che Alex è una persona che sa metterti a tuo agio e quindi credo che sarà bello.
«Allora, ci sono due camere da letto, una cucina, un salotto, due bagni -uno per stanza- e i balconi. Scegli la camera da letto del lato destro o quello sinistro?» chiede tutto d'un fiato. Credo che questa ragazza abbia mangiato batterie stamattina. Ha un' energia spettacolare.
«C'è qualche differenza tra le due?» chiedo.
Credo che mi vada meglio quella di sinistra. Mi ha sempre ispirato di più in confronto della destra.
«Nessuna.» dice lei.
«Allora prendo quella sinistra.» aggiudico infine prendendo le mie borse da terra.
«Ne sei sicura?» chiede quasi come se fosse una scelta di vita o di morte.
«Si.» dico incerta. «C'è qualcosa che devo sapere?»
Lei inizialmente si guarda le scarpe, poi torna a guardare me. «No. Solo che la stanza di destra l'avevo già presa io e quindi è un bene che tu abbia scelto quella di sinistra. L'unico problema è che il nostro vicino di casa aka colui con cui ti sei imbestialita poco fa deve dividere con te il balcone. O devi dividerlo tu con lui... credo sia la stessa cosa, no?»
Gli occhi mi stanno uscendo dalle orbite. L'unica cosa che sono obbligata a condividere con lui è l'aria ed è già abbastanza, ma doverlo vedere tutte le mattine sul balcone non mi va affatto bene.
Entro nella mia stanza che senza dubbio è bellissima e mi precipito sul balcone dove vedo il mio caro vicino di casa a prendere il sole su una sedia-sdraia.
«Bella visuale vero?» mi chiede indicando tutta quella meraviglia che si vedeva aldilà del balcone. Los Angeles è meravigliosa. Se non mi sarebbe piaciuta sicuramente non sarebbe stata la mia meta di vacanza.
Lo guardo stranita. Perchè sta su una sedia-sdraia a prendere il sole all'ombra? «Perchè prendi il sole all'ombra?» gli chiedo.
Inizialmente mi guarda per un secondo e poi ride. «Non sto prendendo il sole. Sto solo riposando.» dice togliendosi gli occhiali da sole, mettendo in mostra i suoi bellissimi occhi azzurri. Credo che l'unica cosa bella che quel ragazzo abbia siano proprio gli occhi. Sono talmente azzurri che si potrebbe pensare che abbia davvero il mare attorno alle pupille.
Distolgo i miei pensieri dai suoi occhi e torno alla realtà. «Comunque, purtroppo, come credo che tu abbia già notato dobbiamo dividere il balcone, ciò significa che non puoi oltrepassare il mio limite.» dice velocemente.
«Io non vedo nessun limite.» dice rimettendosi gli occhiali da sole e sdraiandosi di nuovo.
La sua voce così strafottente mi fa arrivare i nervi all'ebollizione. Toglietemelo davanti agli occhi altrimenti gli faccio vedere il confine della sua vita.
Nervosa rientro nella mia stanza e frugo nella borsa. Non vede il confine? Adesso glielo faccio vedere io. Ecco.
Prendo il nastro adesivo dalla borsa ed esco sul balcone dove c'è lui a leggere il giornale del giorno.
«Dicono che la settimana prossima pioverà.» mi informa.
A me della settimana prossima non me ne importa un fico secco. «Che bello.» dico fingendo di essere allegra.
«Cosa stai combinando?»
«Quello che vedi.» gli rispondo ovvia.
Stavo mettendo i confini tra la mia parte di balcone e la sua. Prima cosa non voglio che la sera mi veda mentre mi cambio. Non solo la sera. Semplicemente non voglio che mi veda mentre mi cambio, o peggio ancora nuda. Seconda cosa, ho bisogno dei miei spazi e non voglio assolutamente che la mattina appena sveglia quando vado a bere il caffè sulla mia parte di balcone ci sia anche lui, quindi cercherò di svegliarmi il prima possibile e cosa più importante, meno lo vedo più la mia vacanza sarà bella.
«Credi che abbia paura di superare una striscia di nastro adesivo?» mi chiede guardandomi stranito.
«La striscia di nastro adesivo probabilmente non ti farà niente, ma io ho fatto karate per 9 anni. Pensa due volte prima di oltrepassarla.»
Si toglie di nuovo gli occhiali e si alza in piedi raggiungendomi dietro alla striscia. «Hai paura che possa spiarti?» dice con tono malizioso.
Non ho mai incontrato in tutti i miei diciotto anni una persona con più ego di lui. «No. Ho paura che se mi dai fastidio potrei romperti i genitali e sai perfettamente che per rifarteli devi spendere tanto, no?»
«I soldi per me non sono un problema...» dice con aria da intellettuale.
Ho il nastro adesivo in mano, potrei perfettamente incartarlo e spedirlo nel deserto. Ancora non capisco quale forza sovrannaturale sta calmando i miei istinti felini.
«Vabbene, lasciamo perdere. - dico cercando di cambiare argomento prima che gli tiri qualcosa negli stinchi – Le regole ti sono chiare?»
«Oh, certamente. Non posso varcare la potente barriera energetica di nastro adesivo che la signorina ha creato perchè lei ''ha bisogno dei suoi spazi''» dice ironico sorridendo.
«Hai afferrato il concetto.» affermo girandomi verso la portafinestra della mia camera ed entrando.
«Aspetta!» sento chiamarmi dalle spalle.
Come si diverte a rompere i coglioni questo tipo. «Cosa vuoi?» dico scocciata.
«Mi chiamo Louis.»
«Buono a sapersi.» dico cercando di rientrare ma i miei tentativo sono vani dato che 'Louis' sente un estremo bisogno di fare conversazione.
«Qual è il tuo nome?» mi chiede.
«Alex.» dico scocciata.
«Sei nata a Los Angeles, vero?» mi chiede curioso.
Cos'è questa domanda? «No... non sono nemmeno Americana. Perchè?» chiedo sorridendo. È talmente strano questo tipo.
«Beh, perchè sei un angelo.» dice facendo il finto poeta.
La cosa più squallida che io abbia mai sentito. «Questa la devo aggiungere ai 'peggiori modi per rimorchiare'»
«Non stavo cercando di rimorchiarti...» cerca di fare il vago.
«Si...ovviamente. Mi hai detto che sono un angelo perchè ho le ali e l'aureola vero?» dico ironica.
Si fa una risatina per poi prendere il giornale e gli occhiali da sola dalla sua sedia-sdraia. «Sarà un piacere condividere il balcone con te... e con il nastro adesivo.» dice rientrando dentro.

 



sciauuuuuuuu

allora, mi andava di continuare il capitolo oggi e allora l'ho fatto. ringrazio immensamente le 0 persoe che hanno recensito, 1 persona che ha aggiunto ai preferiti ed il resto è tutto vuoto.
spero che almeno da questo capitolo abbiate cambiato idea sulla storia e vi va di rencensire un pochino e dirmi cosa ne pensate...e magari fat un'opera di carità anche per me che sono qui a deprimermi dato che nessuno caga la mia storia. *piange*
comunque ho appena aggiunto una nuova storia  E se fossi un principe?  e mi farebbe davvero davvero davvero tanto piacere che passiate a vederla. in quano a Revenge sto cercando di continuarla, anche se è ormai nel dimenticatoio. lol
Beh, spero di ricevere almeno una recensione *spera*  e che gradiate la storia.
Un bacione c:

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Capitolo 3
*** Chepter 2. ***


 Can we have a coffe? 






La prima giornata a Los Angeles è stata una vera rottura.
Non ho fatto niente tutto il giorno. La mattina ho avuto lo ''scontro'' con Louis che poi spero per lui non abbia varcato la mia 'barriera'. Il pomeriggio ho dormito e la sera sono stata a parlare con mia madre per dirle come va qui e poi sono andata a dormire presto. Cosa dire di Alex, la mia coinquilina? È davvero molto simpatica. Mi trovo bene con lei ed è molto euforica. Insomma quel tipo di ragazza con cui non ci si annoia mai.
Sono le cinque del mattino e a meno che non voglio incontrare il signor «sei di Los Angeles» devo sbrigarmi a fare il caffè e andare a berlo sul terrazzo prima che si svegli.
Con un gesto secco mi tolgo la leggera coperta che ho addosso e mi dirigo verso la cucina che ieri ho messo a posto insieme a Alex. Siamo andate a fare la spesa insieme, in modo da non far mancare nulla nel frigorifero.
Mi avvicino alla macchinetta e metto a fare il caffè sedendomi sul ripiano ancora assonnata.
Improvvisamente i miei occhi si spalancano sentendo uno strano rumore.
Tranquilla Alex. È solo frutto della tua immaginazione. Non hai preso ancora il caffè ed il sonno ti sta facendo qualche brutto scherzo.
Ancora quello strano rumore. Sembra proprio che qualcuno sta bussando... alla portafinestra del mio balcone.
Ok, io lo avevo avvertito che non intendevo perdonarlo se avrebbe varcato il nastro adesivo.
Scendo lentamente dal ripiano e mi incammino verso camera mia. I miei sospetti sono esatti: Louis è proprio qui davanti alla mia portafinestra in pigiama.
Sono le 5 del mattino, cavolo. Io mi ero svegliata a quest'ora per evitarlo e bere il mio caffè in pace, non per picchiarlo perchè non ha rispettato i patti.
Apro la portafinestra e lo trovo sorridente. «Louis ti avevo avvertito sul fatto che...» dico prima di essere interrotta da lui.
«Vengo in pace.» dice alzando le mani in segno di resa.
«Se volevi la pace, non saresti venuto a rompermi le scatole, ma soprattutto non avresti varcato il tuo limite.» dico guardandolo fisso negli occhi. Però devo dire che quei due cerchi azzurri sono qualcosa di meraviglioso.
«Infatti hai ragione. Solo che farti arrabbiare è una delle cose che mi diverte di più della mia vacanza.» dice facendomi l'occhiolino.
Ah, quindi passerà tutta la sua vacanza a rompermi le scatole per potersi divertire. «Cosa ti serve Louis?» chiedo con le mani conserte.
«Ti sei ricordata il mio nome! – dice sorridendo entusiasta, ma appena vede che la cosa non mi diverte affatto e che lo guardo cercando una risposta alla mia domanda, torna di nuovo serio – Ho finito il caffè.» conclude poi.
E quindi? Dovevo andare a comprarglielo io? «O mio Dio! Che cosa grave! Denunciamo le fabbriche di caffè! Il caffè del mio vicino di casa non ha nessun diritto di finire.» dico ironica.
Mi sorride come sempre. «Ti va di prenderlo insieme?»
«La scusa del caffè è vecchia quanto il mondo.»
«Però funziona sempre.»
«Nei tuoi sogni.» dico chiudendo l'anta della portafinestra lasciandolo fuori.
Con me oramai non attaccano certe scuse. Ne ho passate talmente tante con i ragazzi che ho deciso di chiuderla qui. Ogni volta che mi sono fidata di qualcuno sono rimasta davvero delusa, da allora ho deciso di non avere più nessun ragazzo. Di prese in giro ne ho avute abbastanza e non intendo ripeterle o tantomeno subirne di nuove.
«Sei crudele.» dice facendo il broncio.
Io non sono cattiva, ma non so... non voglio ricascarci di nuovo. E va bene.
Gli apro e lo faccio entrare dentro. «Però oggi è la prima e l'ultima volta.» dico chiarendogli la situazione. Non voglio che le altre mattine me lo ritrovo di nuovo a prendere il caffè con me.
«Certo... così dicono tutte.» dice sorridendo come è suo solito fare.
Per tutti i sorrisi che sta facendo non capisco ancora come le labbra non gli siano ancora cadute.
Improvvisamente noto che si ferma a guardare qualcosa che non ho ancora capito cosa sia, sorridendo maliziosamente. «Cosa c'è?» chiedo stufa.
Inizia a muoversi per la stanza con lo stesso sorrisino sghembo fino a raggiungere il mio comodino e prendere in mano il reggiseno che avevo lasciato sopra e inizia a farlo penzolare davanti ai suoi occhi.
«Sei un maniaco!» dico ridendo. Salgo sul letto e cerco di strapparglielo dalle mani e quando ci riesco lui ormai è a terra a crepare dalle risate.
Appena si calma riesce a dirmi un paio di parole, non molto sensate o utili alla mia sopravvivenza ma almeno so di non aver ucciso qualcuno nella mia stanza a causa del mio disordine. «Porti la 3a.».
«Tu hai dei seri problemi.» dico guardandolo a occhi spalancati.
«Come dici tu.»
«Seguimi in cucina.» dico ripensando alla figura di merda che ho appena fatto a causa del mio disordine.
Una cosa da annotare alla lista delle cose che devo fare durante queste vacanze:
Mai tenere la camera disordinata e soprattutto non lasciare il tuo intimo in giro perchè hai come vicino di casa un perfetto maniaco.
Andiamo in cucina e vedo che il mio caffè è già pronto.
Louis con passo veloce arriva alla macchinetta e lo prende iniziando a berlo. «Hey, era mio!»
Inizia a guardare la tazzina da tutte le sue angolature per poi concludere: «Non c'è scritto il tuo nome sopra.»
Metto a fare un altro caffè sedendomi di nuovo sul ripiano. «Non c'è nemmeno il tuo se è per questo.» affermo.
«Giusto, ma gli ospiti devono essere serviti sempre per primi.» dice fingendo un'aria di superiorità.
Il mio caffè è pronto e inizio a sorseggiarlo lentamente. «Esatto, ma non devono servirsi da soli.» concludo sapendo di aver vinto il dibattito.
«Perchè sei così?» mi chiede osservando un punto non definito sul tavolo.
«Così come?» chiedo.
Credo proprio di essere una persona normale.
«Chiusa. Non vuoi parlare con me, non ti fa piacere bere un caffè insieme, sono poche le volte che ti ho vista ma mi hai fatto questa impressione.»
Un po' è vero quello che mi sta dicendo. «Sai, in seguito a delle delusioni si cambia e si tende a chiudersi in se stessi.» dico.
Non so perchè mi sto confidando con lui, un perfetto sconosciuto. Forse perchè è l'unico ad avermi detto le cose come stavano. Tutti cercavano di evitarmi e non farmi capire dove sbagliavo. Forse ho trovato un pregio in Louis, dice le cose in faccia e non le nasconde. È sincero.
«Mi conosci da ieri, che tipi di delusioni ti ho dato?»
«Non tu... varie persone che hanno fatto parte della mia vita e quindi adesso mi sono chiusa in me stessa. Ho chiuso con i ragazzi.» dico sorseggiando ancora un po' di caffè.
«Sei lesbica?» mi chiede quasi affogando con il caffè.
«No. Non hai capito – affermo ridendo. - è solo che non voglio più impegnarmi. Non voglio più fidarmi di qualcuno per poi restare delusa.» gli spiego.
«Guarda che non tutti i ragazzi sono come pensi tu.»
«Per la maggior parte si.» dico convinta della mia affermazione.
Quasi tutti i ragazzi di cui mi sono innamorata erano dei perfetti stronzi.
«Se lo dici tu. - dice bevendo l'ultimo sorso di caffè – Ti ringrazio per il caffè, ma adesso devo andare a lavro. Ci si vede.» dice entrando nella mia stanza e io lo seguo a ruota.
«Purtroppo si.» dico con l'aria che avevo prima riprendendomi dal momento 'delusioni passate'.
«Ah, e la prossima volta che vengo a bere il caffè da te mettici meno zucchero. Sembrava bere caramelle sciolte al caldo.» dice per poi uscire definitivamente dalla mia camera.
Questo tipo è decisamente il più pazzo che abbia mai incontrato.
Aspetta...lui lavora?

 


«Alex, sono tornata!» grida Mia entrando dalla porta.
Faccio un suono indecifrabile per farle capire che sono in casa e che l'ho sentita ed infine lei entra in salotto con cinquecento buste della spesa.
«Sei un'appassionata di cupon? Sai credo che abbiano bisogno di te su RealTime...»dico scherzando.
Non tanto scherzando... sembra una maniaca e poi quel programma a mio parere fa anche cagare abbastanza. Cosa c'è di interessante sbarra divertente sbarra bello da guardare maniaci che conservano cibo e roba varia? Ma soprattutto non capisco cosa c'è di divertente a guardare gente che fa la spesa?
Mistero irrisolto per il popolo umano.
«No... solo che ho paura che ci serva qualcosa e non c'è e mi scoccia andare a fare la spesa quando non mi va.» dice posando le buste sul ripiano.
«Capisco.»
«Sai chi ho incontrato al supermercato?» mi chiede sedendosi affianco a me sempre con la sua innata energia.
«Chi?»
«Il coinquilino del nostro vicino... quello con cui hai litigato ieri mattina.»
Louis.
«Non sapevo avesse un coinquilino.» dico continuando a guardare la tv.
«Si. Ed è carinissimo. Abbiamo fatto la spesa insieme. Si chiama Liam e mi ha chiesto di uscire sabato sera.» mi dice.
Spero che almeno questo ragazzo non sia come il suo coinquilino, un rompipalle.
«Che cosa romantica. - dico ironica ma noto un pizzico di delusione nei suoi occhi. Forse i miei scherzi a volte feriscono, ma giuro che se non mi servisse me la taglierei la lingua. - Scherzavo. Sono felice per te!» dico abbracciandola.
La conosco da un giorno a malapena ma mi sono affezionata a lei. È una delle persone più dolci che esistano in questo mondo.
«Ecco, a questo punto dovrei chiederti un favore. - mi dice incerta. Già ha capito che ho capito che tipo di favore mi avrebbe chiesto. - Puoi venire insieme a me? Ti prego, non mi va di andarci sola e soprattutto non mi va di lasciarti sola qui. Infondo sei venuta anche tu per divertirti, non per stare chiusa in casa.» dice tutto d'un fiato.
Come riesce questa ragazza convincermi tanto facilmente? Che poi è vero quello che ha detto. Non sono venuta qui a Los Angeles per stare chiusa in casa e non vedere la luce del sole e soprattutto le bellezze di questa città. Ovviamente era nei miei piani uscire alle feste. In un certo senso Louis mi ha aiutata parecchio prendendosi l'appartamento di Mia. Chi mi avrebbe detto che sabato sera c'è una festa se non ci fosse stata lei. Però non credo di ringraziarlo. Non fa parte dei miei piani per una vacanza perfetta.
«Verrò!» esclamo sorridendo.
«Dici davvero?» chiese abbracciandomi.
«Certo.»


 


shiauuuuuuuuuu

Allora, lo so che questo capitolo fa schifo, ma nell'ultimo periodo ho poca ispirazione.
Mi scuso pr l'inperdonabile ritardo ma nell'ultimo periodo stanno succedendo troppe cose insieme. lol
Ringrazio le persone che stanno leggendo la mia storia e che stanno recensendo e spero tanto che questa storia vi piaccia. 
beh, detto questo voglio salutarvie  se vi va lasciatemi quelache recensione.
Un bacio a tutte xx :)

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***



Beach volley



Mia è uscita di nuovo a fare la spesa, mentre io sono in casa ad annoiarmi e a pensare al mio futuro da gattaia.
Che poi i gatti sono tanto carini.
I miei pensieri profondi vengono interrotti dal campanello che suona.
Mi alzo lentamente dal divano e cammino piano, come se stessi ad una processione. Quando arrivo alla porta la apro e mi ritrovo una ragazza bionda, ossigenata dalla testa ai piedi, con tutto il negozio della Avon sulla faccia e come se non bastasse un vestitino cortissimo e delle scarpe con un tacco altissimo.
«Scusami ma non sono del posto...» dico squadrandola.
Lei mi guarda interrogativa. «Perchè?» mi chiede con le sue labbra grosse quanto il culo di un rinoceronte.
«No, così. Non so dove si trovi la tangenziale... chiedi a qualcun altro.» dico chiudendole la porta in faccia e avviandomi verso il mio comodo divano.
Il campanello suona di nuovo.
«Te l'ho detto che non sono del posto!» dico ritrovando sulla soglia della porta la stessa ragazza di prima che ride e sghignazza come una gallina che sta per fare un uovo. È sicuramente un esemplare di genere umano che non avevo mai visto da vicino in tutta la mia vita.
«Ma no sciocchina! Non mi servono indicazioni stradali. Volevo solo un po' di sale!» dice lei sempre sorridendo.
Ma questa non ci arriva? Ceh, le ho quasi dato della zoccola e non lo ha ancora capito. "Ok, aspetta qui." le dico incamminandomi verso la cucina, prendendo uno dei tremila pacchi di sale che Mia ha comprato.
Torno da lei e la trovo a rovistare nel cassetto del comodino accanto alla porta d'ingresso. "Cosa stai facendo?" le chiedo facendola spaventare.
La bionda tinta chiude di scatto il cassetto e torna in piedi guardandomi stranita. "Io...io..." iniziò a balbettare.
"Tu...?" la incito a parlare.
"Avevo bisogno di un fazzoletto. Sai, credevo lo avessi qui..." dice.
Che strana questa tipa. "Ok. Se vuoi vado a prendertelo nel bagno..." dico ma lei fa cenno con la testa di no.
Improvvisamente dalla porta entra Mia e appena vede la bionda la guarda stranita. "Chi è lei?" chiede guardandola.
Sicuramente appena l'ha vista le ha fatto la stessa impressione che ha fatto a me. "E' la vicina di casa... ha chiesto un po' di sale." dico porgendole il pacco che avevo appena preso dalla cucina.
Lei lo prende e mi porge l'altra mano. "Comunque piacere, sono Charlotte." dice.
Prendo la sua mano lentamente, quasi come se avessi paura. Quelle come lei mi fanno paura. "Alex." dico semplicemente per ritrarre subito la mia mano dalla sua.
"Mia." dice la mia amica prima che lei corresse via nel suo appartamento con i suoi tacchi vertiginosi ed i suoi quintali di trucco.
"Da dove è sbucata quest'altra?" dice Mia quasi ridendo, poggiando la busta della spesa sul ripiano.
Sarebbe buono a sapersi. Credo che l'abbiano cacciata da una discarica di trucchi. "Dall'appartamento di fronte." dico buttandomi di nuovo sul divano.
Ci morirei qua sopra.
Mia mi guarda un po' per poi iniziare a dirmi qualcosa. "Ma non ti annoi a stare sempre su quel divano? Tra poco prenderà le tue forme."
Faccio spallucce. "Non ho niente da fare. Poi è così comodo."
"Che ne dici di andare in spiaggia oggi? Sono le 10:30." dice.
Spiaggia aka ragazzi fighi che passeggiano in costume, giocano a beach volley, si fanno il bagno, le gocce d'acqua che passa attraverso i pettorali... "Ci sto." dico euforica andando in camera a prepararmi.

 

 

Sono in spiaggia e non credevo di annoiarmi così tanto. Ho l'ipod nelle orecchie da ben mezz'ora e mi sono decisamente stufata. Mia si sta divertendo un sacco. Ha trovato quel tizio, Liam, il coinquilino di Louis e sono andati a farsi un giro per parlare. Si certo, parlare.
Lei pensa che sia una cosa bella lasciare qui un'amica ad annoiarsi mentre ascolta, come una forever alone, 'Summer paradise' dei...
"Simple Plan!" affermo gridando appena una pallonata mi colpisce improvvisamente il braccio.
Sposto lo sguardo nella direzione da dove è arrivato il pallone e vedo un ragazzo che si avvicina. Alto, magro, capelli ricci, occhi verdi come le banconote da 100€, tanti tatuaggi sul braccio sinistro, fisico scolpito... un angelo.
"Scusa per la pallonata. È colpa mia. Davvero, non volevo." dice poggiando delicatamente una mano sul braccio colpito dal pallone.
Cazzo, se mi sono persa nei suoi occhi. "Ehm... no... sto bene." dico come se fossi una bambina difronte a sua madre che le promette di comprarle un negozio di Barbie.
«Comunque...io mi chiamo Harry. Scusa ancora per prima.» dice guardandomi sincero.
«Tranquillo, non è nulla. Io, sono Alex.»
Lui mi guarda per un istante e poi mi sorride. «Ti andrebbe di unirti a noi? Sai, sono solo contro due avversari... non è una bella situazione.» dice ridendo, passandosi una mano tra i capelli.
Io e la parola sport eravamo come il bianco e il nero, completamente opposti. «Beh, non sono brava, potrei provarci.» affermo quasi non potendo dire di no.
Ma che volete da me, anche voi se eravate al mio posto l'avreste fatto,su.
Iniziammo a giocare, con un ragazzo ed una ragazza, credo che sia un amico di Harry e da quanto ho potuto capire, quella con cui gioca è la sua fidanzata.
Pian piano io ed Harry iniziamo a fare punti a raffica, vincendo ben 3 set consecutivi.
«E menomale che non eri brava!» esclama sedendosi con me sul mio asciugamano appena finita la partita.
Beh, ho dato il meglio di me stessa. «Grazie.» rispondo semplicemente.
Lui guarda per un attimo l'orologio e poi si alza in piedi, mentre io lo seguo con lo sguardo. «Si è fatto tardi, devo andare.» dice aiutandomi ad alzarmi.
«Devi proprio?» dico senza rendermene conto. O merda, una delle tante figuracce. «Volevo dire...»
Mi interrompe. «Devo andare a lavoro.»
Annuisco semplicemente. «Ci si vede in giro.» dice andando via.
«Si... certo.»
L'unica cosa sicura adesso è che non lo rivedrò mai più. È troppo grande Los Angeles per poter trovare una persona di cui conosci solamente il nome.
Va bene, tanto si sapeva.
Quasi quasi mi è venuta sete. Prendo la borsa e mi incammino verso il bar sulla spiaggia, continuando a rovistare in quella borsa che mi sembra il pozzo dei desideri.
«Una bottiglietta d'acqua per favore.» dico trovando finalmente il portafoglio.
«Sono 5$.» dice il cassiere.
Quella voce. «Louis cosa ci fai qui?» chiedo. Per poco gli occhi non mi escono fuori dalle orbite.
Lui lavora in un bar quando dice che non ha problemi con i soldi ed è un riccone a prima vista troppo snob.
«Lavoro. Te l'ho detto stamattina.» dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Ma tu non eri un riccone?»
«Questo lavoro lo faccio per divertimento, non per soldi. Da qui vedo tutto quello che succede e ho visto anche te giocare a beach volley con quel moccioso.» dice riferendosi ad Harry.
Se Harry era un moccioso allora lui cos'era? Un adulto in piena crisi adolescenziale?
«Lo conosci?» chiedo incuriosita.
Fa una piccola risatina, poi mi guarda dritta negli occhi. «Lo conosce tutta Los Angeles. Non è un tipo molto affidabile, sai?» dice sinceramente.
A me è sembrato tutt'altro, e sinceramente io non sono il tipo di ragazza che crede alle voci che dicono in giro. Bisogna stare a contatto con le persone per conoscerle, non stare lontani da loro solamente perchè girano voci che alla fine dei conti sono addirittura inventate.
Mi limito ad annuire, tanto per non entrare nell'argomento, non mi piace ascoltare bugie.
«Louis!» sento una voce da oca esclamare alle mie spalle.
E chi la può scordare più l'oca che stamattina è venuta a chiedermi il sale.
Louis la guarda per un secondo e poi le distoglie lo sguardo. «Ehm, ciao Charlotte.» dice fingendo di fare un caffè.
Mi lancia uno sguardo, come per dirmi «Non riesco più a liberarmene.» ed io inizio a ridere, tentando di non farmi notare da Charlotte, che va dietro al bancone accanto a Louis.
«Te l'ho detto che per te sono Charlie, tesoro.» dice poggiandogli una mano sulla spalla.
Prendo la bottiglietta d'acqua che avevo appena pagato e mi avvio verso la porta. «Vi lascio soli, ciao.» dico voltandomi verso di loro.
«Ciao.» mi dice Charlotte sorridendo come un oca con i suoi quintali di trucco mentre Louis mi lancia uno sguardo assassino ma divertito allo stesso tempo.
Quanto mi dispiace per lui, deve subirsi quella capra truccata. Credo che nemmeno lui merita una disgrazia del genere.


Ciauuuuuuuuuuuuu
Allora, mi stavo chiedendo...come vi sembra il capitolo?
So che fa schifo, ma serve per far entrare nella storia Harry e Charlotte.
Charlotte è una di quelle tipe di 'Dire, Fare, Baciare' prima che Pod metta mano su di lei. Davvero, immaginate un quintale di trucco addosso e con un comportamento da oca.
Scusate il ritardo, ma sta per iniziare la scuola e sono anche abbastanza agitata, poi per non parlare dell'esame di patentino (la guida) che farò venerdì e sono sicura che verrò bocciata.
ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la storia, le persone che la recensiscono, che la mettono tra i preferiti ecc. 
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio a tutte.

 

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