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di Ultraviolet_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando hai cominciato ad amarla ***
Capitolo 2: *** Tutti hanno bisogno di qualcosa ***
Capitolo 3: *** Tregua ***
Capitolo 4: *** Nuove scoperte e imbroglioni smascherati ***
Capitolo 5: *** Il segreto dei Malandrini ***
Capitolo 6: *** Un'amicizia perduta per sempre ***
Capitolo 7: *** Buio ***
Capitolo 8: *** Il fratello che non ho mai avuto ***
Capitolo 9: *** Natale a Villa Potter ***
Capitolo 10: *** Oblio ***
Capitolo 11: *** Come normali adolescenti ***
Capitolo 12: *** Summertime ***
Capitolo 13: *** Inaspettato ***
Capitolo 14: *** Chi lo ha tre volte sfidato... ***
Capitolo 15: *** Un funerale e un matrimonio ***
Capitolo 16: *** Ci dev'essere un errore! ***
Capitolo 17: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 18: *** L'ultima occasione ***
Capitolo 19: *** Pezzi di vita ***
Capitolo 20: *** Capitan Potter ***
Capitolo 21: *** Cinque bellissime sorprese ***
Capitolo 22: *** Un'altra sorpresa ***
Capitolo 23: *** Inutile ***
Capitolo 24: *** Doxy e Mollicci ***
Capitolo 25: *** Full Moon ***



Capitolo 1
*** Quando hai cominciato ad amarla ***


-Ragazzi… credo di amarla.
Sirius grugnì, si alzò lentamente dal letto e guardò l’amico.
-Chi?
-Tua madre, Black- replicò James con tono ironico.
-Oh, non credo che ti convenga, Jamie… qualcosa mi dice che la vecchia Walburga respingerebbe con un certo disgusto un traditore del suo sangue come te… poi magari mi sbaglio eh!- aggiunse guardando la faccia strana del “fratello”.
Fratello… sì, Sirius era abbastanza sicuro di poter definire James Potter suo fratello. Lo meritava molto di più del suo fratello naturale, per lo meno. E poi, i signori Potter lo consideravano quasi come un figlio da quando si era “accampato” a casa loro l’estate precedente, su insistenza di Charlus. Per lui il maggiore dei Black era il secondo figlio che non aveva mai avuto, e Dorea era premurosa come una mamma. Era, effettivamente, la prima vera mamma che Sirius avesse mai avuto.
-Andiamo Felpato, mi sembra ovvio che James sta parlando di Lily.- si intromise Remus, che era sveglio e vestito malgrado l’ora disumana.
-Lily? Ah, la Evans… aspetta un secondo!
Sirius fece un balzo sul letto rendendosi finalmente conto di cosa aveva detto James.
-Per le mutande di Merlino, James. Hai detto davvero che la ami?
Il ragazzo annuì, un po’ incerto.
-Qui la faccenda è molto più grave di quanto pensassi. Urge una riunione malandrina nel letto di Remus!
-Perché proprio nel mio?
-Perché è l’unico ben rifatto e senza una piega, e questo non è per niente malandrino, Remmy! Quindi una riunione su di esso contribuirà di certo a renderlo più decente.- constatò Sirius guardando di traverso il letto impeccabile.
Svegliato anche Peter, si sistemarono tutti e quattro su di esso, con estrema grazia, e chiusero le tende per non svegliare Frank.
-Allora, ecco l’ordine del giorno. Il soggetto 1, Ramoso, sostiene di essersi veramente innamorato del soggetto 2, la Evans. Come ben sappiamo in questi sei anni James ha frequentato molte donne, ma non ha mai e ribadisco MAI affermato di amarle. E penso di conoscere abbastanza bene mio fratello per permettermi di dire che non direbbe una cosa del genere se il suo obbiettivo fosse solo quello di portarsela a letto. Davvero!
-Grazie, Felpato, sono commosso, ora però chiudi quella bocca da canide per favore!
-Ehi!- e Sirius saltò addosso all’amico in una lotta affettuosa che fu interrotta da Remus che li minacciò di andarsene.
-Ahia, mi sa che James fa sul serio…- fece Peter, orripilato.
-Io non ne sono sorpreso, è dal secondo anno che va avanti questa storia!- disse Remus incredulo.
-Sì ma io pensavo che volesse uscire con lei solo perché lei continua a rifiutarlo! Come una specie di… sfida.
-Ma dall’anno scorso ha cominciato a parlare di quanto sono belli i suoi occhi verdi e di quanto siano rossi i suoi capelli…- fece notare Peter mestamente.
-Oh cielo! E’ vero!- esclamò Sirius improvvisamente consapevole –beh, allora credo sia il momento di mettere fine alla seduta. Verdetto: abbiamo ufficialmente perso il soggetto 1.
-Ehi, che ne dite di farmi parlare?- fece James giovale.
-Ops, hai ragione Jimmy.
-Ecco… io… non mi sono mai sentito così- disse Ramoso cercando di ignorare l’appellativo usato da Sirius -quando c’è lei mi sento bene, benissimo, più leggero in un certo senso. Quando vedo i suoi capelli non so come faccio a trattenermi e a non abbracciarla, non ci capisco più niente!
-E allora è amore, caro mio.
-C’è solo un piccolissimo problema…
-Lei ti odia- dissero Sirius e Peter insieme.
-Ma no, ragazzi cosa dite… Lily non odia James. Lei è mia amica, e mi ha detto chiaramente che non ti odia. Solo… la irriti. Non sopporta quel tuo fare da fighetto, da teppista. Sostiene che ti dai troppe arie con il Quidditch e con le ragazze ed è fermamente convinta che continui a chiederle di andare con te a Hogsmeade solo per dimostrare che sei in grado di far cadere proprio tutte ai tuoi piedi, compresa lei.
A quelle parole James si sentì male. Non sopportava di pensare che Lily lo credesse uno sbruffone. Insomma, si comportava un po’ così, ma non lo era affatto. Sirius, Peter e Remus sapevano bene che in realtà lui era di buon cuore, generoso, simpatico e coraggioso. Aveva solo l’abitudine di giocare un po’ troppo con il carisma, insieme a Sirius.
-Ma James, da quando? Cioè… quando hai iniziato a provare questa sensazione? Quando hai cominciato ad amarla?- chiese Remus, un po’ incerto per la domanda molto diretta.
-Non saprei, non credo che ci sia un momento preciso, ecco…- disse James fissando le tende scarlatte del letto a baldacchino.
-Già, sarà stata una cosa graduale- concordò Lunastorta.
Ci fu una pausa, in cui il silenzio era interrotto solo dal debole russare di Frank due letti più in là.
-Beh, visto che ormai sono sveglio grazie a qualcuno non vedo che senso abbia tornare a letto, anche se è sabato. Vado a lavarmi!- urlò Sirius cercando di alleggerire l’atmosfera e intuendo che la discussione era conclusa.
-Io invece vado ad adempiere ai miei doveri di prefetto- fece Remus con una smorfia.
-E tu, Pete?- chiese James una volta rimasti soli.
-Mi sa che vado alle cucine a mangiare qualcosa, non metto niente sotto i denti da ieri pomeriggio- borbottò Peter, che la sera prima aveva saltato la cena per una punizione con Sirius.
-Ok… a dopo
-Tu che fai?
-Penso che tornerò a dormire, Pete…
-Oh, va bene- disse Peter sorpreso.
 
 
Quando uscì dal bagno canticchiando una canzone contro i Serpeverde scritta da lui e da James, Sirius si guardò attorno e vide che Frank dormiva ancora, inspiegabilmente. Peter e Remus non c’erano, ma nel letto di James c’era un rigonfiamento. Sirius valutò attentamente l’idea di svegliarlo cantando ad alta voce o con la classica secchiata d’acqua, ma il russare poco naturale del fratello gli fece capire che faceva finta. Comprese che voleva restare solo e, turbato, uscì dal dormitorio.
 
Quando Sirius uscì, James si girò sulla schiena e fissò con insistenza il soffitto.
Quando hai cominciato ad amarla?
Quella domanda continuava a tormentarlo da quando Remus l’aveva posta, inconsapevolmente. Desiderava trovare una risposta, ma non sapeva bene come capire il quando del suo amore per Lily. Sapeva tutto il resto, tutte le domande possibili erano chiare nella sua mente.
Dove? A Hogwarts, e dove sennò? James era legato a quella scuola quasi quanto Lily, era per lui un luogo mitico, che gli trasmetteva sicurezza e serenità, ma allo stesso tempo mistero.
Come?Grazie ai suoi continui rifiuti, alle sue battute sarcastiche su di lui e su Sirius, dette in un modo che James giudicava irresistibile. Le piaceva stuzzicarla, e a lei piaceva rispondere.
Perché?Perché Lily era una donna che colpiva. Non era una di quelle bellezze da perdere completamente la testa, era bella sì, molto, ma con i difetti tipici di un essere umano. Ma era la sua particolarità a colpire. Il suo modo di mettere due cucchiaini di zucchero nel caffè la mattina, i baffi di latte che le restavano sul labbro superiore al primo sorso. Il suo modo di prendere appunti, con la sua calligrafia accurata e ordinata, e il modo in cui mordicchiava la piuma quando non sapeva cosa scrivere in un tema di Trasfigurazione. La sua voce dolce, che diventava ferma quando lo rimproverava. Il suo modo unico di togliergli punti per le ragioni più svariate. La sua risata. Innocente, cristallina, contagiosa.
 
Ma non aveva mai pensato al quando. Lentamente, sempre con gli occhi fissi in alto, James cominciò ad abbandonarsi ai ricordi su Lily, cercando di capire quando aveva iniziato a non considerarla più solo un trofeo, cercando una risposta alla domanda che Remus gli aveva posto probabilmente a cuor leggero e senza aspettarsi veramente una risposta, ma che ora era diventata il suo chiodo fisso.
 
 
-Evans! Ehi, Evans!- James correva lungo la Sala Grande per raggiungere Lily che stava seguendo i prefetti di Grifondoro verso i dormitori. Erano appena stati smistati, e loro due erano finiti insieme.
In un primo momento Lily sembrò non averlo sentito, ma poi si fermò e si voltò, assumendo un’espressione seccata.
-Che c’è Potter?
-Volevo solo presentarmi come si deve… in fondo siamo nella stessa casa no?
-Già, pensa un po’…
-Senti, non volevo essere così antipatico oggi in treno… ma quel tuo amichetto sosteneva a gran voce la superiorità di Serpeverde, e tutti sanno che sono solo maghi oscuri, quelli.
-I miei genitori sono Babbani, purtroppo non ne so molto sui maghi oscuri. Ma se Severus è a Serpeverde non è possibile che siano tutticattivi.
In quel momento un gruppetto di Serpeverde del primo anno passò accanto a loro e Lily vide Severus ridere di gusto a una battuta. Lui la vide, scambiò qualche parola con gli altri bambini e loro andarono avanti.
-Lily! Mi dispiace che tu sia finita in mezzo a quel gruppo di sbruffoni di Grifondoro… dai andiamo!
-Dovrebbe essere lei ad essere dispiaciuta per te, Piton- sputò James con rabbia.
Severus lo squadrò, incerto.
-E smettila, Potter, sei proprio infantile! Non capisco questi pregiudizi sui componenti della case.
-Dai Lily, andiamo!- insisté Severus.
-Che c’è, hai fretta di andartene perché hai paura che Lily capisca la verità stando assieme a me?-
-No, ho paura che tu le racconti menzogne!- Piton prese un polso di Lily e cominciò a tirarla piano, puntando la bacchetta contro James.
Lo sguardo di James cadde sulla mano unticcia che stringeva il piccolo polso della ragazza e poi sulla bacchetta puntata, e una furia inspiegabile montò dentro di lui. Mise una mano in tasca e lanciò a Piton un frisbee zannuto. Severus, impreparato, lasciò cadere la bacchetta che non aveva avuto intenzione di usare realmente. Il frisbee lo morse e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
-Che c’è, ora piangi? Sei proprio un moccioso! Mocciosus!
-Basta!- gridò Lily –smettila, Potter! Sei solo un piccolo montato, non rivolgermi la parola! Non ti sopporto!
E detto questo, prese Severus per un braccio e si allontanò.
 
Brutto ricordo. Decisamente… e dire che prima dell’arrivo di Piton erano anche riusciti a scambiare qualche parola senza litigare. James cercò di scacciare quel ricordo sgradevole, e gliene venne in mente un altro, del quarto anno.
 
-Andiamo! Andiamo andiamo andiamoo!
James vedeva da lontano Alice Prewett che tirava Lily per una manica, vicino alla porta nella Sala d’Ingresso. Era un fine settimana ad Hogsmeade e Alice voleva andarci a tutti i costi con la sua migliore amica.
James corse al dormitorio dei maschi e fece irruzione rumorosamente.
-Ragazzi! Andiamo ad Hogsmeade! Su, dai!
-Accidenti James, non avevamo deciso di restare a studiare?- fece Remus.
-Ho cambiato idea, perfavore!-
-Va bene, va bene…-
James fece il tragitto fino ad Hogsmeade a passo veloce. Erano vicino a Mielandia, quando andarono quasi a sbattere contro Alice,  Mary MacDonald e Dorcas Meadowes.
-Ehi ragazzi!- li salutò Alice.
-Ciao!-
-Oh, visto che siamo tutti qui perché non andiamo ai Tre Manici di Scopa tutti insieme?- propose Mary.
I ragazzi accettarono di buon grado.
-Ehi… Lily dove l’avete lasciata?- chiese James lentamente.
-Oh, Lily è in libreria! Effettivamente dovrei andare a dirglielo, così ci raggiunge quando ha finito…
-Potremmo aspettarla- disse Peter.
-Oh no, quando Lily entra in una libreria ci resta almeno due ore!- disse Dorcas con una risatina.
-Beh, se volete vado io a dirglielo, voi andate!- disse James.
-Ok, a dopo!-
James raggiunse la biblioteca sorridendo. Entrò, chiedendosi cosa ci fosse di interessante in tanti libri messi insieme.
Girovagò un po’ per gli scaffali, leggendo titoli su titoli, tutti abbastanza inquietanti per uno come James, che aveva letto soltanto il regolamento del Quidditch in quattro anni di Hogwarts.
Stava per arrendersi, quando scorse una massa di capelli rossi in bilico su un’alta scala, in punta di piedi, che cercava di arrivare a un libro alto.
Si avvicinò cercando di far notare la sua presenza per non spaventare Lily e rischiare di farla cadere. Lei si voltò, rossa in faccia.
-Ciao, Lily!
-Non urlare, Potter, siamo in una libreria… cosa ci fai qui?
-Sono venuto ad avvisarti che siamo tutti ai Tre Manici di Scopa, se vuoi raggiungerci quando hai finito- disse con un sorriso.
Lily lo guardò, annuì e tornò a cercare di raggiungere il libro. Visto che era palese che non ci sarebbe arrivata, con un impeto di rabbia fece un saltello che la sbilanciò. Si sentiva già a terra con una gamba rotta, quando James la prese praticamente al volo, poi si spostò di lato giusto in tempo per evitare che un libro gli cadesse in testa. Lily, spaventata dall’altezza da cui era appena caduta, non si rese subito conto di essere tra le braccia di James e si aggrappò a lui col cuore a mille. James rise e lei arrossì come un peperone e si fece mettere giù.
Il ragazzo raccolse il libro caduto e lo porse a Lily.
-Era questo che volevi?
-No, in realtà no…- fece Lily con disappunto, ancora in imbarazzo.
James sospirò, salì sulla scala e chiese a Lily quale fosse.
-Quello più a destra, si chiama “La casa fantasma”.
-Che titolo macabro, non credevo leggessi certe cose- disse James raggiungendo il libro senza problemi. Scese dalla scala e superò gli ultimi due scalini con un salto.
-Oh, mi piace l’horror- disse Lily prendendo il libro.
-Ti credevo un tipo da romanzi d’amore…
-Oh no, non mi piacciono molto!
-Peccato, volevo consigliarti di comprare il libro che mi ha quasi ucciso, ma forse non ti piacerebbe! Ora vado, sai dove siamo quando hai finito.- sorrise e fece per andarsene.
-Potter!
-Sì?
-Grazie dell’aiuto…- disse la ragazza, e poi sorrise.
James sentì di poter morire felice. Lily Evans gli aveva sorriso.
-Prego, Lily.
-Evans, Potter, per te solo Evans.
-Ah ecco, mi sembrava che fossi stata troppo gentile fino ad ora…- James rise, poi uscì dalla libreria.
 
James aprì gli occhi di scatto. Ecco. Ecco quando si era innamorato di Lily. Aveva smaniato per andare ad Hogsmeade sperando di trovarvi Lily e di potersi vantare di essere uscito con lei, era andato ad avvisarla per il medesimo motivo, ma quando l’aveva presa al volo dalla caduta dalla scala aveva sentito qualcosa agitarsi dentro di sé. Non se n’era reso conto sul momento, ma ora era chiaro. In quel momento Lily Evans aveva cessato di essere una sfida ed era diventata una cosa importate. Pensando alla sensazione provata al sorriso della ragazza, James si chiede come avesse fatto a non accorgersene prima.
Ora il suo amore per Lily aveva anche un quando.





Note
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!
Allora, io AMO le fanfiction su Lily e James. Ne ho lette parecchie qui su EFP, quindi ho deciso di scriverne una. Se la leggete, vi chiedo perfavore di recensirla, per incoraggiarmi ad andare avanti se vi piace e per dirmi di andare a casa se fa schifo xD
Questo capitolo funge un po’ da prologo, e preciso che si tratta del sesto anno.
Appare un James molto dolce, ma tranquilli, il sarcasmo non mancherà!
Preciso anche che il titolo viene da una canzone che mi piace molto e che ho conosciuto perché è la sigla della serie TV “Una mamma per amica”, che io amo :)
Grazie a chi recensirà, vi amo tutti <3
Marti

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Capitolo 2
*** Tutti hanno bisogno di qualcosa ***


-Non posso credere che sia già lunedì!
-Ma Lily, che dici? Non ci credo, quella secchiona della Evans che esprime il suo disprezzo per la scuola a voce alta!
-Prewett! E io sarei secchiona? Ma se non perdi una parola di quello che dice Ruf mentre io e Dorcas giochiamo a tris!
-Storia della Magia è una materia interessante! Solo Remus mi capisce…- disse Alice mestamente.
-Ma che dici, io ti capisco!- esclamò Marlene.
-Tu? Ma se non hai mai sprecato neanche un centimetro di pergamena per gli appunti del professor Ruf!
-Hai detto bene, sprecato!- e Marlene, Mary, Dorcas e Lily scoppiarono a ridere.
-Comunque sia, non sono io quella che ha E in Pozioni- ghignò Alice vendicativa.
-Lo sai che quella è una cosa diversa… sono portata per le Pozioni!- tentò di giustificarsi Lily arrossendo e ridendo.
Era vero. Era proprio portata per quella materia e le piaceva studiarla. Invece odiava studiare le altre, non che le facessero schifo, ma studiava tanto soprattutto perché temeva sempre di essere da meno, essendo Nata Babbana. Pensava che studiando e avendo voti buoni potesse colmare gli anni di ignoranza. Non che si vergognasse di quello che era, ma considerava un po’ una perdita tutti gli anni passati ignorando l’esistenza di un mondo magico, malgrado amasse profondamente i suoi genitori e non avesse proprio nulla contro i babbani.
L’unica materia che non riusciva proprio a studiare era Storia della Magia, e insieme a tutto il settimo anno di Grifondoro, cioè i Malandrini ad eccezione di Remus, le ragazze ad eccezione di Alice e anche Frank, utilizzava le ore del professor Ruf per portarsi avanti con gli altri compiti o per fare giochetti scemi, spesso in squadra. Chissà come mai le ragazze facevano sempre in modo che lei fosse con Potter, che invece di giocare la fissava, la faceva arrossire e la deconcentrava. Infatti perdevano sempre. Un motivo in più per detestarlo, si diceva.
Ma a volte si ritrovava a pensare a Potter con un sorrisetto, per poi inorridire di sé stessa e cancellarselo a forza dal volto.
 
 
Lily era nervosa.
Era entrata nella classe di Trasfigurazione, si era seduta al suo solito posto in penultima fila, accanto ad Alice. Mary era accanto a loro, in banco con Peter, e dall’altra parte c’erano Marlene e Dorcas. Dietro invece c’erano Remus con Frank, e Potter e Black.
Il fatto che innervosiva Lily era che Potter la fissava dall'inizio dell'ora, era già successo, ma stavolta non le sembrava che la stesse prendendo in giro o provocando, piuttosto sembrava sovrappensiero. E la metteva tremendamente in imbarazzo. A un certo punto, stufa di sentirsi gli occhi addosso, si voltò.
-Hai bisogno di qualcosa, Potter?- sussurrò cercando di nascondere un sorrisetto sarcastico.
-Vedi, Evans, penso che tutti abbiano bisogno di qualcosa. Tu per esempio hai bisogno di una piuma nuova- rispose prontamente James fissando la mano di Lily che calcava con la penna sul foglio talmente forte da rovinarne la punta.
Quando capì a cosa si riferiva, Lily diventò paonazza e fece un gesto talmente brutto che James ridacchiò, senza riuscire a trattenersi. Lily si voltò velocemente.
-Potter, Black, cosa ci trovate di così divertente nella trasfigurazione di un armadillo in una tazza da tè, si può sapere?- chiese la McGranitt ad alta voce, udendo la risata.
Sirius, che per la prima volta nella sua vita non c’entrava niente e che stava scarabocchiando distrattamente il libro, alzò la testa di scatto senza capire. La McGranitt riprese la lezione e Lily si voltò lanciando uno sguardo di vittoria a James.
Sirius fece due più due e gli comparve in volto un ghigno malandrino.
 
Alla fine della lezione, che sembrava non arrivasse più, Lily e Alice si diressero verso la porta, quando Sirius comparve su di essa impedendo il passaggio.
-Ehi, Evans! Ma è mai possibile che io debba essere sgridato al tuo posto quando eri tu ad amoreggiare con mio fratello?
Lily lo guardò malissimo e Alice scoppiò a ridere vedendo l’occhiata. James, che stava supplicando la McGranitt di spostare una punizione per non dover rimandare gli allenamenti di Quidditch, sentì e, finita la conversazione, si avvicinò.
-Lo so, Sir, lo so, la vita è ingiusta! Lily, non è che per farti perdonare potresti…
-Ti prego, non chiedermi di venire ad Hogsmeade con te, obbligandomi così a rifiutare… sai, mi fa quasi pena la faccia che fai quando ti senti dire di no!- disse Lily tremendamente sarcastica.
-E allora dì di sì!
-Mai nella vita, Potter…
-Comunque, non volevo chiederti questo…
-E cosa?
-Volevo chiederti di assistere agli allenamenti di Quidditch stasera.
-E per quale oscuro motivo?
-La McGranitt mi sposta la punizione solo se un prefetto mi tiene d’occhio. Ha l’incomprensibile paura che io e Sirius ne combiniamo una delle nostre, chissà perché!- alzò le spalle –comunque, Remus non verrà mai, dice che è indietro con i compiti. Quindi non vedo molti altri prefetti in giro, e visto che sei in debito con Sirius…
-Ci penserò- disse Lily… malandrina, pensando comunque di rifiutare.
-Professoressa! Ho trovato il prefetto che fa per noi!- gridò James.
-Ehi!-
-Lily Evans? Perfetto, allora vada pure, signor Potter. E, mi permetta un consiglio, cominci a frequentare di più la signorina Evans, le farebbe bene.
A questo punto Lily si sentì sprofondare, salutò la professoressa e schizzò via, tirandosi dietro Alice per un polso.
 
 
-Sono arrabbiata!- esclamò quella sera poco prima di uscire per il famigerato allenamento.
-Perché?
-Siete tutti così maliziosi quando si tratta di me e Potter! Anche la McGranitt! E non capisco perché, poi, lo detesto, io!
-Andiamo Lily, lo sappiamo che non lo detesti. Solo non capisco perché ti ostini a sostenerlo.- disse Mary.
Lily sospirò.
-E’ vero, non lo detesto. Effettivamente in questi ultimi tempi è un po’ cambiato, non mi prende tanto in giro e non fa il fighetto. Il fatto è che non ho il coraggio di considerarlo un amico, ho paura che il suo non sia un vero cambiamento ma solo un periodo… da quando ho litigato con Severus sono diffidente su tutto.
Pronunciando il nome dell’ex amico con cui aveva litigato alla fine dell’anno precedente, si rattristò.
-Oh Lily! Posso capire, non hai tutti i torti, ma ti prego di dargli una possibilità! Si sta facendo in quattro per piacerti, per farsi sopportare almeno un po’…- disse Marlene dolcemente.
Lily la guardò un po’ incerta, poi sorrise.
-Se lo dici tu, mi fido. Mi sforzerò di pensare a lui come ad un amico…-
-E anche Sirius!- esclamò Dorcas, che aveva un certo feeling col ragazzo, visto che scherzavano continuamente insieme.
-Oh, Black è un altro paio di maniche. Non lo detesto affatto, è simpatico quando non parla di ragazze- disse Lily, più allegra.
-Bene, adesso vai a questo maledetto allenamento e cerca di non fare una strage!
-Ci proverò, ragazze!
E si abbracciarono tutte e cinque.
 
Mezz’ora dopo Lily si era vestita comodamente e aspettava James, Frank e Sirius in sala comune. Mary faceva parte della squadra, ma era squalificata per insulti all’arbitro e non aveva senso che prendesse parte a quegli allenamenti.
I tre arrivarono, seguiti da un gruppetto di Grifondoro della squadra. Lily si sforzò di sorridere a James e si sorprese quando trovò che non fosse troppo difficile.
James, da parte sua, credette di aver visto male.
Scesero al campo, pioveva fitto e non si vedeva niente.
-Piove!- fece Lily.
-Se non vuoi venire non posso darti torto…- le disse James.
-No, no, a me piace la pioggia, ma come farete ad allenarvi così?
-Penso che faremo solo una piccola partita tre contro tre per non arrugginirci…
-Ma non si gioca in sette a Quidditch?- chiese Lily contando anche il sostituto di Mary.
-Cosa credi, che ti lascio da sola sugli spalti di notte mentre piove fitto? Io non gioco, coordino da lontano!- rise James.
-Ma allora se non giochi cosa hai insistito a fare con la McGranitt?!
-Non gioco perché devo sorvegliare te, genio- disse lui ridendo.
-Oh no! Non voglio essere un intralcio, davvero…- balbettò Lily a disagio.
-Ma dai, scherzavo, non avrei giocato comunque o avrei fatto l’arbitro… ho insistito perché sono il capitano e non posso assolutamente mancare! E poi era una scusa per rimandare la punizione con Gazza.
Lily si tranquillizzò. Si sistemarono sugli spalti e gli altri sei cominciarono a giocare.
-Perfetto, non vedo una minchia- fece James accanto a lei.
-Cosa ti aspettavi?
-Per un momento avevo pensato che avessi chiuso col sarcasmo, Lily, ma ovviamente faccio considerazioni troppo affrettate.
-Già!
James la guardò e rise scuotendo la testa.
Restarono lì per tre quarti d’ora. Per un po’ Lily cercò di vedere qualcosa, ma poi si arrese e si concentrò sulla pioggia, che tanto amava. Ormai erano bagnati fino al midollo anche se avevano un piccolo ombrello a ripararli. Sentiva James che urlava consigli di fianco a lei. Alla fine si alzarono e scesero negli spogliatoi. Lily si fermò nell’atrio, James le asciugò i vestiti con un incantesimo e poi raggiunse gli altri per cambiarsi.
Quando fecero per tornare al castello, pioveva ancora più forte.
-Prendi questa, sei vestita leggera.
Lily si voltò. Sirius le porgeva una felpa e James lo guardava male. Sorrise e prese la felpa, dopo aver verificato che Sirius non restasse in maniche di camicia. Gli era grata per aver impedito a James di offrirgli la sua. Va bene amici, ma formalmente lo erano solo da due ore. E poi perché mai avrebbe dovuto offrirgliela proprio James? Erano tutti amici, lì.
 
Arrivati in sala comune, i ragazzi salutarono Lily e salirono al dormitorio. Appena Frank chiuse la porta, James proclamò:
-Sir, sei un traditore!
-Quando capirai cosa ti ho evitato cambierai idea su di me, fratello!
-E cioè?
-Mi è parso di vedere una Lily più… gentile? nei tuoi confronti, segno che Marlene le ha finalmente parlato, sono secoli che la ricatto per convincerla a darmi una mano per l’operazione “Lily Evans in Potter”. Comunque, lei sta cercando di essere tua amica. Sei stato con lei tutta la sera, è una buona cosa, ma darle anche la felpa sarebbe stato troppo. Ha appena imparato ad accettarti come amico, se le fai capire troppo presto quello che provi per lei potrebbe allontanarsi. Non devi forzarla, so che è difficile, ma per prima cosa sii suo amico. Dopo, quando si fiderà di te, potrai fare tutte le sdolcinatezze vomitevoli che ti pare. Si vede lontano un miglio che le piaci, solo che non l’ha capito. Aspetta che lo capisca da sola.
James era stupefatto.
-Si vede che le piaccio?
-Sì. Ma non vedi come arrossisce quando la prendi in giro? Fidati, le donne non fanno così… se la prendessi in giro io sicuramente non arrossirebbe e mi insulterebbe.
-Ma infatti mi insulta.
-Sì, ma lo fa in modo… strano.
-Come cavolo fai a capire così le donne?
-Boh.
-In questo caso, Sir, grazie di aver evitato che lei scappasse a gambe levate di fronte alla mia felpa, ti sono debitore.
Lo disse in modo sarcastico, ma in realtà aveva capito benissimo le parole di Sirius e trovava che fossero giuste. L’unica cosa che non capiva era come avrebbe fatto a trattenersi. Sapeva di poterla aspettare anche per sempre, non avrebbe cambiato idea, lui l’amava. Ma non era facile non abbracciarla ogni volte che era triste e trattenersi dal fare gesti dolci che vengono automatici ad un innamorato.
In ogni caso, ci avrebbe provato. Per Lily.





Note
Ciau belli.
Spero che nessuno voglia spararmi dopo quello che Sirius dice a James, dovrete aspettare ancora un po’ prima che Lily si innamori eheheheh
Non ho molto da aggiungere, solo RECENSITE e non limitatevi a leggere perché non sono sicura di me e ho bisogno di pareri su pareri su pareri su pareeeeeeeeeri, davvero non immaginate che piacere mi fate se lasciate anche una piccolissima frase :D
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Tregua ***


A altalenadifragole,
la mitica Sivi,
che mi aiuta tanto e si interessa della storia, dandomi alcune idee preziosissime.
Grazie!

 

 


-BUON COMPLEANNO!!
-Ma che… oh santo cielo… oddio!
Lily rise all’espressione stranita della sua migliore amica, Alice, che era stata appena svegliata dall’urlo suo e delle altre ragazze.
-Voi volete farmi prendere un infarto! Ditelo se mi volete morta…- fece Alice con un tono fintamente lacrimoso.
Mary corse verso il suo letto, salì ai piedi di esso in ginocchio e prese Alice per le braccia fino ad alzarla a sedere.
-Alice, è il tuo compleanno!
-No ma dai?! Non me n’ero accorta, MacDonald!
-Non ti salto addosso solo perché è il tuo giorno, Prewett!- ammiccò Mary.
-Forza Ali, tirati su e vestiti che sto morendo di fame!- esclamò Marlene con una mano sulla pancia, ridendo.
-Nooooo ho sonno!
Lily, Mary, Dorcas e Marlene si scambiarono un’occhiata d’intesa e un secondo dopo si fiondarono tutte sul letto della ragazza. Gridarono e risero per un po’, poi si fermarono ansimando. Alice era sotto a tutte e quattro, con Lily sullo stomaco, Dorcas alle sue spalle sul cuscino, con una gamba in grembo a Marlene e con Mary seduta sull’altra. Dorcas era sdraiata su Lily.
-Accidenti, ma quanti anni avete?
-Ehi, Prewett, non pensare di poterci trattare come bambine solo perché sei la prima a diventare maggiorenne!- esclamò Lily sorridendo.
Infatti, era ottobre. Alice in realtà era nata un anno prima delle altre, ma visto che compiva gli anni ad ottobre non aveva potuto iniziare la scuola con quelli del suo anno…
-…e ora mi ritrovo in stanza con voi quattro sciagurate!- rise.
-Ali dai, lo dici tutti gli anni, sei monotona!- esclamò Dorcas scendendo dal letto.
Le altre la imitarono e permisero ad Alice di alzarsi.
-E ora, tutte a vestirsi, se non volete vedermi morta di fame!- disse Marlene seria.
L’effetto grave fu rovinato da Lily che scoppiò a ridere e che scappò in bagno per evitare il cuscino che Marlene le lanciò.
Quindici minuti dopo, Mary, Dorcas e Marlene avevano monopolizzato il bagno ed erano perfettamente vestite e truccate, mentre Lily e Alice erano ancora sedute sul letto, in pigiama e spettinate, urlando alle altre di sbrigarsi. Era sabato, quindi non rischiavano di arrivare tardi a lezione, fortunatamente. Le tre uscirono e vedendole ancora in disordine le incitarono a darsi una mossa, ridendo come pazze.
-Voi andate a colazione, non voglio la vita di Marlene sulla coscienza, noi vi raggiungiamo tra poco- disse Lily.
-Già forse è meglio, anche perché Alice vorrà sicuramente passare nel dormitorio dei ragazzi a salutare il suo Frankie- disse Dorcas con un’espressione che significava, all’incirca, “che noia i due piccioncini”.
 
Una volta rimaste sole, Lily e Alice impiegarono ben poco per lavarsi e vestirsi, e poco dopo uscirono dal dormitorio dirette verso quello maschile. A Lily non andava a genio andare lì, soprattutto per il fatto che c’era James Potter.
Ora, era vero che stava cercando di mandarlo giù, ma quel ragazzo aveva l’inquietante capacità di farla sentire in imbarazzo in ogni situazione.
Era passata una settimana dall’episodio dell’allenamento di Quidditch, e Lily pensava che James dovesse essersi accorto di qualcosa, doveva aver capito che lei ce la stava mettendo tutta per essere sua amica. Infatti, non l’aveva più invitata fuori, la prendeva in giro molto meno e soprattutto aveva smesso di fare battute sulle ragazze delle altre case, almeno in sua presenza. Sapeva che quell’argomento la innervosiva molto. Le ragazze dicevano che era gelosa, ma Lily si comportava così solo perché non le interessava proprio niente del fan club di Potter. O almeno, questo era quello che si ripeteva in continuazione, quasi come a giustificarsi con sé stessa.
All’improvviso, le venne in mente un episodio dell’anno prima, quando lei e Remus avevano beccato James in uno stanzino delle scope a baciarsi con una ragazza di Tassorosso durante la ronda notturna.
 
-Forza Lily, ci manca solo il corridoio del terzo piano e poi possiamo andare a dormire…- sbadigliò Remus poco convinto.
-Già, ma credo che sia tranquillo, non ci va mai nessuno.
-Infatti, che ne dici di non farlo e di prenderci i dieci minuti che ci impiegheremmo come bonus?
-Remus, la compagnia di Potter e Black non ti fa affatto bene…
-Hai ragione- sbuffò il licantropo –ma sono proprio stanco…
Lily lo guardò. Effettivamente aveva davvero un brutto aspetto. Sembrava più pallido e sciupato del solito.
-Dai sbrighiamoci, prima cominciamo prima finiamo.
Percorsero tutto il corridoio, trovandolo tranquillo come si aspettavano. La torre di Grifondoro però era dalla parte opposta, quindi dovettero rifare la strada a rovescio per raggiungerlo. Poco lontano dalla prima rampa di scale, però, udirono il rumore di qualcosa che cadeva. Lily si voltò di scatto, spaventata, ma non vide nulla. Poi notò la porta sulla destra.
-Credo che venga da lì, Remus! Che stanza è?
-Oh, è uno sgabuzzino, credo. Vedrai che non è nulla, Gazza avrà messo tutto in bilico come al solito e sarà caduto un secchio da solo…
-No Rem, lo sai, dobbiamo controllare…
-Sicura? Beh, se vuoi andare a dormire, faccio io!
-Non essere sciocco, non ti vedo molto più in forma di me…
E dicendolo aprì la porta con uno scatto, puntando verso l’interno la bacchetta illuminata.
-Ma che diamine… Potter?
-Che… oh accidenti…
Lily guardò all’interno. Non c’era solamente Potter, ma anche un’altra figura. Puntò la bacchetta alla destra del ragazzo. Vide che teneva una mano sul fianco di una ragazza di Tassorosso, tutta spettinata. A terra, il secchio incriminato.
-POTTER E WALDEN! Lo sapete che c’è un coprifuoco? Dieci punti in meno per tutte e due le case!
Era incredula. Per un momento non disse nulla, aspettandosi che Potter ribattesse, per potergli gridare contro, gridargli di smetterla di fare così e di fare le sue cose in privato, perché lei ci stava male…
 
Ci stava male? No, Lily, che vai pensando?!
Lily era tornata al presente. Si chiese perché avesse pensato quella cosa strana… Lei non era mai stata male per Potter. Era stata male per McFinner, il suo ex ragazzo di Corvonero che l’aveva lasciata perché “era troppo brava, non poteva avere una ragazza più intelligente di lui”. Era stata male per il ragazzo babbano conosciuto in estate che aveva lasciato per evitare di svelargli di essere una strega, ritenendo di non amarla abbastanza per poterlo condividere con lui.
Era stata male, ma non per Potter.
Che pensiero assurdo…
 
Anche Remus si ricordava di quell’episodio, e ora, mentre faceva colazione, gli venne improvvisamente in mente.
 
-Credo che venga da lì, Remus! Che stanza è?
-Oh, è uno sgabuzzino, credo. Vedrai che non è nulla, Gazza avrà messo tutto in bilico come al solito e sarà caduto un secchio da solo…
-No Rem, lo sai, dobbiamo controllare…
-Sicura? Beh, se vuoi andare a dormire, faccio io!
Aveva cercato di non farglielo aprire. Aveva sospettato fin da subito che James poteva essere al terzo piano, infatti aveva suggerito di non andarci. Ma Lily aveva insistito. E ora, dopo aver sentito quel rumore, era quasi sicuro che in quello stanzino ci fosse Ramoso con la sua nuova fiamma.
Non voleva evitare di andarci per coprire James, anzi, pensava che meritasse la punizione, ma voleva evitare a Lily di trovarlo. Si era accorto che tutte le volte che nominava James, lei si rabbuiava e diventava pensierosa. Faceva certe facce, come se dentro di lei ci fosse un conflitto di opinioni.
-Non essere sciocco, non ti vedo molto più in forma di me…
Eh, certo, il giorno dopo ci sarebbe stata la luna piena. Ma questo lei non poteva saperlo.
Dopo aver pronunciato quella frase, Lily aprì la porta.
Remus vide la sua faccia dopo aver scoperto James e si convinse che era esattamente come pensava. Lily tolse punti a tutti e due e gli disse di portarli dalla McGranitt, poi se ne andò quasi di corsa, dicendo di essere stanchissima e scusandosi.
 
 
Le due ragazze entrarono nel dormitorio, illuminato dalla luce naturale proveniente dalle due finestre. Lily notò subito un letto ben rifatto, e pensò che doveva essere quello di Remus, con un sorriso. Poi vide tre letti spogliati delle loro coperte, che giacevano a terra, e uno in cui stava Frank, evidentemente appena sveglio. Si sentì sollevata vedendo che c’era solo lui e rimase nei pressi della porta, mentre Alice correva dal suo fidanzato a ricevere gli auguri.
Aveva appena adocchiato la scopa da corsa perfettamente lustra appoggiata al comodino a fianco ad uno dei letti sfatti, quando sentì un colpo di tosse. Si voltò verso il bagno e vide, con suo grande orrore, James in boxer, con i capelli umidi scompigliati e gli occhiali in mano.
-Oh, abbiamo visite! Potevi dirmelo, Frank, così almeno mi vestivo…
Guardò Lily, sorrise e fece un cenno verso l’interno della stanza, invitandola ad entrare. Andò verso il suo baule, prese una maglietta e se la infilò alla meglio.
-Evans, puoi entrare, non ti mangio…- disse guardandola serio –e poi, a giudicare da quello che si stanno dicendo quei due, Alice non sembra aver voglia di andarsene tanto presto.
Lily si voltò e vide i due che si baciavano. Non poté fare a meno di ridere.
-No! Lily Evans che ride a una mia battuta? E ora cosa farai, mi abbraccerai gridandomi quanto mi vuoi bene?
-Ti piacerebbe, Potter!
-Ah, allora non hai perso l’uso della parola… mi stavo preoccupando!
-Ah-ah!
Lily si sedette sul letto, col cuore a mille. James Potter in boxer. Sentiva che avrebbe potuto sputare il cuore in quel momento, a giudicare dalle pulsazioni a livello della gola. Era rossa in volto, e non poté fare a meno di pensare a quanto era bello. Avvampò ancora di più e per non farsi vedere si voltò e cominciò a rifare il letto. James intanto vagava per la stanza cercando un paio di jeans, e una volta trovati, cercando di infilarseli a saltelli mentre appellava le scarpe. Quando ebbe finito di vestirsi, si voltò verso il suo letto e vide che era perfettamente rifatto. Si avvicinò a Lily e la guardò interrogativamente.
-Che c’è? Perché mi guardi co… oh! Il letto! Ecco, io, non me ne sono davvero accorta! L’ho fatto in automatico, davvero, ero sovrappensiero!
-Ehi, perché quel tono?- chiese James ridendo –sembra che tu ti stia scusando per avermi rifatto il letto!-
-Ma no… senti, tu mi confondi!- urlò come se si trattasse di una supplica.
Alice la sentì e capì che era il momento di andare per la sanità mentale dell’amica. Si staccò dolcemente da Frank e si affiancò a Lily.
-Bene noi andiamo! Mi raccomando, tutti a Hogsmeade alle tre oggi pomeriggio, se arrivate in ritardo penso che Mary vi torcerà le budella, quindi non vi conviene!
Poi prese per un braccio Lily e uscì.
 
-A Hogsmeade alle tre? Voi avete invitato anche loro?!- chiese Lily all’amica.
-Lily, certo che li abbiamo invitati, sono amici, è il mio compleanno, ricordi?
-Ah, giusto, non so perché ho pensato che ci sarebbe stato solo Frank, non avevo pensato ai malandrini.
-Oh andiamo, non dirmi che ti dispiace. Non ho potuto fare a meno di notare che ultimamente c’è un certo feeling tra te e James, anche se non lo ammetterai mai! E non dirmi che non ti sei trovata in difficoltà quando è comparso in boxer- aggiunse scoppiando a ridere.
Lily mugugnò qualcosa che assomigliava a “e chi se ne importa di Potter in boxer” oppure a “ma lo sai che il padre di Dorcas ha un boxer”. In ogni modo, il tono non era molto convinto.
Alice scosse la testa e le due scesero a colazione.
Per tutta la strada Lily non poté fare a meno di darsi della stupida per aver rifatto il letto di Potter.
 
Sicuramente avrà pensato che sono un schizzinosa e che non volevo sedermi su un letto sfatto… ma non potevo starmene ferma?!
 
Lilian! Ma cosa vai a pensare! Perché dovrebbe interessarti di cosa pensa Potter di te?! In fondo, è solo… Potter…
 
 
Erano le tre e dei malandrini nemmeno l’ombra. Le ragazze avevano raggiunto Hogsmeade a piedi, erano andate alla sala presa in affitto per la festa e, a colpi di bacchetta, l’avevano pulita e addobbata in modo davvero carino. Alice era arrivata alle due e mezza, perché non volevano che faticasse, era la festeggiata in fondo.
Si erano chiuse tutte e cinque in bagno ad adornarsi per la festa e Alice era riuscita ad infilare a Lily un paio di tacchi, anche se lei avrebbe preferito un paio di scarpe da tennis consunte. Però non c’era stato niente da fare per il grazioso vestito verde, che era finito appallottolato dentro la borsa. Lily indossava un paio di jeans, una maglia con la schiena scoperta grigia molto carina e una cintura nera in vita. Non si sentiva a suo agio, ma Alice aveva minacciato di picchiarla a sangue. Almeno i capelli aveva ottenuto di lasciarli sciolti, come piacevano a lei, per coprire almeno un po’ la schiena.
-Ma che senso ha vestirsi così in pieno giorno? Fosse una festa di sera o in discoteca…
-Taci, Evans, e fatti truccare!
Lily sbuffò e guardò l’orologio. Erano in ritardo, come volevasi dimostrare.
Dieci minuti dopo, cinque ragazzi fecero irruzione nella sala con diverse bottiglie di idromele in mano. Lily tirò un sospiro di sollievo, le piaceva l’idromele.
-Felpato, potrei ucciderti! Guarda come hai conciato la mia camicia!
James si stava indicando una grossa macchia di fango sulla camicia bianca.
-Non è che qualcuna di queste care donne saprebbe smacchiarmela? Io ho paura di bruciarla provandoci…
Mary assestò un calcione a Lily e Dorcas le sussurrò a denti stretti di muoversi, poi le fece un sorriso candido e innocente. La ragazza le guardò male e si alzò malferma sui tacchi. Camminò verso James e, con suo estremo orrore, inciampò proprio a metà strada. Con uno scatto Remus la sorresse e la rimise in piedi, sorridendo, poi andò a raggiungere Alice. Lily provò a fare un altro passo, ma sentendosi pericolosamente in bilico si sedette per terra e vi restò. Alzò lo sguardo e fece un ghigno a James.
-Se ti devo smacchiare quella camicia dovrai venire qui, perché non ho intenzione di fare un altro passo!
James alzò le spalle e si avvicinò, poi si mise seduto accanto a lei, che gli puntò la bacchetta allo stomaco e con un grazioso movimento pulì la macchia. Per qualche secondo non spostò la bacchetta.
-Accidenti, potresti uccidermi per tutte le volte che ti ho presa in giro in questo momento, io ne approfitterei se fossi in te, Lily…
-Evans…
-Solo Evans per te, ho capito.- abbassò la testa.
Lily reclinò la sua per guardare la sua espressione, al che James la guardò e scoppiò a ridere.
-Tranquilla, non mi sono offeso, ci vuole ben altro, Lily
-Evans!
-Ma che due scatole!- gridò. Poi abbasso la voce e la guardò negli occhi.
-Lily suona meglio… Senti, volevo dirti una cosa. Mi dispiace di averti presa in giro tutti questi anni, di essere stato insopportabile per tutte le volte che ti ho chiesto di uscire e di averti esasperata con i miei modi di fare. Ma tu mi piaci davvero molto, e mi sono in un certo senso… affezionato? a te… e non voglio che litighiamo sempre.
Lily era arrossita e per la prima volta lo aveva guardato negli occhi per tutto il discorso. Non si era mai accorta dei begli occhi castani che aveva. Si riscosse dai suoi pensieri quando lo vide offrirgli il mignolo.
-Tregua?
Lo disse con una faccia così dolce che Lily scoppiò a ridere e gli diede il mignolo.
-E va bene, proviamo a essere amici… si può fare.
Sorrise pensando a loro due seduti a terra come bambini a fare la pace in quel modo. Si guardò attorno. Le ragazze avevano messo della musica e  i ragazzi avevano già aperto la burrobirra. Sentendo la sua canzone preferita allo stereo si mise a battere il tempo. Vedendola James sorrise.
-Dai, alziamoci…
-Con queste scarpe non se ne parla!
-Ma non puoi togliertele… questo pavimento non mi sembra molto simpatico a piedi nudi…- disse osservando le varie schegge.
-Ci sono un paio di stivali bassi nella mia borsa, farò lo sforzo di andare a prenderli…
James annuì e la aiuto ad alzarsi, ma quando vide l’atroce sofferenza sul volto della ragazza scoppiò a ridere e la riadagiò a terra.
-Ci vado io, che è meglio!
Andò verso il bagno e prese quella che gli sembrava la borsa di Lily. La aprì e cercando gli stivali vide un grazioso vestitino verde. Sorrise: tipico della Evans scartare un vestito per un paio di jeans che, per inciso, non le stavano affatto male. Trovò gli stivali e rimise a posto la borsa.
-Eccoli!
-Grazie, mio salvatore!
Lily prese gli stivaletti marroni dalle mani di James e li indossò. Si alzò in piedi con vigore e calciò via le maledette scarpe col tacco, che finirono sotto al divano.
 
Il resto della festa passò tra giochi di società, balli e gare di bevute. Alice aprì i regali e si sentì la ragazza più felice del mondo.
Quando ormai tutti cominciavano ad essere stanchi, Lily guardò la pendola e con orrore constatò che erano le nove di sera. Il coprifuoco era passato da mezz’ora.
-Accidenti! Ci sospenderanno di sicuro!- fece Mary stralunata.
-No Mary, i controllori del coprifuoco al sabato sono i prefetti, e guarda caso quelli di Grifondoro sono tutti e due qui- ammiccò Remus.
-Oh, per fortuna!- disse Alice sollevata.
-Se tutto va bene non dovrebbero ancora essersi accorti che non ci siamo… ma dobbiamo muoverci.
Cominciarono a raccogliere le loro cose, quando le ragazze si guardarono in volto. Dorcas si schiarì la voce.
-Scusate, noi dovremmo uscire lì fuori di questi tempi da soli e per di più di notte?- disse alludendo ai recenti attacchi di Mangiamorte.
-E, di grazia, quale pensate che possa essere l’alternativa? Dormire qui?- disse Sirius sarcastico.
-Bene- sospirò Remus –ogni ragazza si affianchi a un ragazzo e stringa la bacchetta- disse. Poi lanciò un’occhiata d’intesa a Marlene. Mary andò automaticamente verso Peter, il suo migliore amico, e Alice prese per mano Frank.
-Bene, io sto con Potter! Devo fargli un discorsetto- disse Dorcas serafica.
-Ah dunque è così? Il mio migliore amico che mi ruba la compagna di scherzi… beh, Meadowes, mi dispiace che tu debba rinunciare alla compagnia del più bello della situazione, ma hai ragione, vai e indirizza mio fratello sulla retta via!- disse Sirius in tono tragico.
James intanto aveva assunto un’aria impaurita, aveva ormai imparato a temere le ramanzine di Dorcas.
-Bene Black, rimaniamo noi due!- disse Lily con un ghigno.
-Evans! Vieni dallo zio Sir!- e la strinse in un abbraccio a dir poco comico.
-Uffa però, non mi sembri particolarmente spaventata dalla situazione!
-E allora?
-E allora non potrò fare il figo fingendo di proteggerti!- disse con aria abbattuta e sfoggiando la sua tipica autoironia.
Le coppie uscirono e presero a camminare per le vie deserte di Hogsmeade. Ad ogni rumore strano, Alice si stringeva di più a Frank, sussultando.
James e Dorcas discutevano animatamente a bassa voce, ed erano troppo presi per sentirli.
A un certo punto Lily sentì qualcosa che le sfiorava la caviglia, gridò e si aggrappò a Sirius, che, sorpreso, guardò in basso.
-Un gatto! Un fottuto gatto!- disse vedendo la bestiola entrare dalla finestra della Testa di Porco. Fece una risatina nervosa. Fece per proseguire ma Lily lo trattenne.
-La caviglia, mi fa male… ho fatto un tale salto che sono atterrata male.
Sirius cominciò a sentire un po’ troppi fruscii attorno a sé, era diventato inquieto, così si chinò.
-Ti offendi se ti aiuto?
-Direi di no, vista la situazione…- disse lei con occhi spaventati.
Il ragazzo la aiutò ad alzarsi e le mise un braccio attorno alla vita, sperando che James fosse clemente con lui. Lily si appoggiò a lui, auto maledicendosi, con le lacrime agli occhi. Non sopportava di dover essere aiutata per ogni piccola cosa, e pensò di aver fatto la figura dell’oca.
 
Il resto del tragitto fu tranquillo, e riuscirono anche ad entrare a Hogwarts senza farsi beccare da nessuno. Quando Lily si fu adagiata sul suo letto li rassicurò tutti dicendo che le faceva meno male e che probabilmente era solo una storta. Quando andarono a dormire Alice fu certa nel dire che era stato il compleanno migliore della sua vita.
James, da parte sua, era contento della pace con Lily, ma sapeva anche che lei lo considerava solo un quasi amico e che ci sarebbe voluto molto tempo per potersi finalmente dichiarare senza inquietarla o forzarla.
D’altra parte, era esattamente quello che gli aveva detto Dorcas lungo la strada. Anche lei si era accorta che lui era innamorato profondamente di Lily, e gli aveva raccomandato di non correre. A detta di Dorcas, la Evans era un’eterna indecisa e aveva paura di esternare i suoi sentimenti. Per questo una dichiarazione improvvisa o un comportamento troppo invadente l’avrebbe di certo turbata.
Dal canto suo, James si era sentito come uno che non si accorge di quello che gli sta attorno, perché non aveva mai pensato a Lily come ad una ragazza fragile. L’aveva sempre vista forte e sicura di sé, ma doveva ammettere che quel lato di lei finora sconosciuto la rendeva ancora più dolce.
Fiero di avere anche lui qualcosa da rivelare, James aveva detto a Dorcas che, in caso non se ne fosse accorta, Sirius le passava molto tempo appresso. Era una cosa che lo preoccupava, perché sapeva quanto era difficile per il fratello avere un rapporto serio con una ragazza, per via dell’educazione impartitagli dalla sua famiglia. Aveva sempre avuto attorno a sé gente sposata per convenienza e senza amore, ed era giunto alla conclusione che un Black non potesse amare. Ma con Dorcas era diverso, James se n’era accorto. Quella ragazza gli piaceva veramente, e non aveva in mente solo una scappatella. Il suo terrore era che lei non ricambiasse. Aveva chiesto a Dorcas di dirgli delle sue intenzioni, perché in caso non volesse una storia seria con Sirius doveva trovare il modo giusto di dirglielo. La ragazza però, sicuramente più convinta di Lily, gli aveva rivelato di provare qualcosa per Felpato.
Ed era per questo motivo, e per la tregua stipulata con Lily, che James quella sera si addormentò contento.




Note:
Ed ecco anche il terzo capitolo!
Devo dire che fino ad ora questo è stato il più difficile da scrivere, però confesso che il risultato mi piace.
Mi raccomando eh, recensite!
Un bacione!!
PS: Che ne pensate dell'immagine? Io la trovo fantastica **



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Capitolo 4
*** Nuove scoperte e imbroglioni smascherati ***




Alle 7 (sì, SETTE)
meravigliose persone
che mi seguono.
Vi amo!


 




Dopo la festa di Alice, ad Hogwarts era iniziato il periodo di studio intenso. Ridendo e scherzando, era ormai sopraggiunto novembre, a sostituire un ottobre ancora mite con il tipico vento sferzante del nord della Gran Bretagna.
Lily, che non si ammazzava certo di studio, fu tartassata da Alice per iniziare a studiare per bene tutti gli argomenti arretrati, e le altre tre furono trascinate nel vortice di fogli di pergamena pieni da cima a fondo, fronte e retro della scrittura frettolosa e tondeggiante della ragazza.
Anche tra i malandrini aleggiava un’aria di rassegnazione, visto che Lunastorta non evitava certo l’uso di pesanti minacce per farli stare sui libri almeno un po’.
Tra una lezione e l’altra e con le continue valanghe di compiti assegnati, Lily e James non avevano molte occasioni per servirsi della tregua appena concordata e per iniziare a conoscersi un po’ meglio, almeno interiormente, infatti certi giorni si rivolgevano solo un saluto affrettato a colazione, prima di correre avanti e indietro per il castello fino a sera. Nel caso di James, poi, si aggiungevano anche le frequenti punizioni con Sirius e gli allenamenti di Quidditch. Infatti, si stava avvicinando la prima partita dell’anno: Grifondoro contro Corvonero.
 
-Allora, dimmi le proprietà principali della mandragola.
-Aspetta… le so… no! Non ce la posso fare- fece Lily, scoraggiata.
-Come darti torto, è impossibile studiare qua dentro!- disse Marlene, riferendosi alla sala comune, piena di gente che urlava incantesimi, che ripeteva pagine del libro di pozioni a voce alta e che si disperava per i troppi compiti. Se si aggiungevano poi i tifosi che discutevano della squadra di Grifondoro, delle tecniche di parata e degli ultimi modelli di scope da corsa, era veramente il colmo.
-Passami un secondo il libro…- disse Lily.
Lo prese dalle mani di Mary e se lo mise sulle ginocchia. Iniziò a leggere il capitolo sulle mandragole tenendosi le mani sulle orecchie, cercando di concentrarsi.
-Sapete che vi dico?! Vado a farmi un giro!- sbottò all’improvviso, alzandosi in piedi.
-Evans, nel tuo programma di studi non c’è tempo per un giro!- disse Alice in parte ironica, in parte terribilmente seria.
-Oh al diavolo!- ribatté Lily un po’ troppo bruscamente.
Afferrò la borsa e uscì dal buco del ritratto.
-Tutta questa gente che non tace un secondo…- borbottò al corridoio vuoto.
Si avviò verso le scale, senza sapere bene dove andare. Aveva un bel libro nella borsa che voleva leggere da secoli, ma non sembrava esistere un posto in tutto il castello che le permettesse di farlo in santa pace. La stanza delle necessità era occupata da gente che, come lei, voleva evitare le sale comuni della varie case, ma lei voleva un posto dove stare un po’ da sola.
Mentre camminava, cominciò a rilassarsi e in breve si calmò. Si guardò attorno, accorgendosi di essere al terzo piano. Rallentò il passo, pensando a un posto dove andare. Rimpiangeva i mesi caldi, quando poteva andare nel parco e sedersi sotto a un albero o in riva al lago, con una scorta di libri e del cibo.
Pensando al lago le tornò alla mentre la litigata con Severus. Avevano appena fatto l’esame di Difesa Contro le Arti Oscure, l’anno prima. Lei era al lago con Mary e Alice per rinfrescarsi prima di ripassare per la pratica, quando Potter si era avvicinato con il suo stupido boccino.
Potter. Si era quasi dimenticata che c’era anche lui, e dire che era stato l’origine di tutto. All’improvviso non riusciva più a biasimarlo per gli insulti rivolti a Piton. Dopo quanto era stata male, trovava fossero meritati. E dire che quel giorno lo aveva difeso e aveva detto a Potter “mi dai la nausea”, per poi ricevere in risposta un “non mi serve l’aiuto di una Sanguesporco come te”. Fece un sorrisetto amaro al pensiero… James aveva capito subito di che pasta era fatto Piton.
In quel momento lo odiava, lo odiava come non mai. Eppure, sapeva che gli anni passati assieme non potevano essere cancellati in qualche mese. Anche adesso, quando lo vedeva in giro con i suoi amichetti futuri mangiamorte, sentiva una stretta al cuore. Aveva voluto un bene immenso a Severus Piton, e lui aveva scelto di infangarlo per stare dalla parte del più forte. Si era scusato, certo, fino alla fine del quinto anno l’aveva aspettata fuori dalla torre di Grifondoro quasi ogni sera, sperando che lei uscisse e parlasse con lui. E lei lo aveva fatto, solo per sentirsi dire di passare dalla sua parte. Aveva iniziato ad ignorarlo, e poi lui aveva smesso di cercarla.
Un rumore sordo la riportò alla realtà. Si accorse di essere ferma in mezzo al corridoio. Si guardò attorno e sentì una echeggiare una risata inconfondibile: Pix.
Lily inorridì. Non lo sopportava, e l’ultima cosa che voleva era imbattersi in lui in quel momento. Si guardò attorno e si buttò dietro alla statua della vecchia strega orba, che da piccola tanto la impauriva.
Spiando da dietro, vide Pix passare, lanciare qualche caccabomba e andare dritto al piano di sotto. Sospirando di sollievo, fece per uscire, quando sentì la mano sinistra, prima appoggiata alla statua, sprofondare nel vuoto. Si voltò, allarmata, e vide che la gobba della strega si era aperta, e molto probabilmente a causa sua. All'interno non riusciva a distinguere nulla, allora accese la bacchetta e si spaventò, vedendo che si trattava di un passaggio, di un passaggio segreto.
Ma poi penso che quella era Hogwarts, non poteva esserci nulla di pericoloso e così facilmente accessibile insieme
Esitò ancora un momento, poi si issò sulla gobba della statua e saltò giù. Toccò terra prima di quanto si aspettasse e si guardò attorno. Non c’era proprio niente, solo una stradina da seguire. La percorse per un po’ di tempo, poi iniziò a rendersi conto che era davvero lunga. Ebbe paura di arrivare in fondo e non avere abbastanza tempo per tornare prima che la sua assenza fosse notata, così si fermò. In futuro avrebbe avuto tutto il tempo di cui aveva bisogno per esplorare quello strano posto. Si sedette a terra, si mise comoda e prese il suo libro dalla borsa dicendosi “perché no?”.
Aveva finalmente trovato un posto dove starsene in pace.
 
 
-Sei nervoso?
-Da cosa l’hai capito?
-Se stringi di più quel piatto probabilmente ci verrà una crepa…
James e Lily erano a colazione in Sala Grande, era il giorno della partita di Quidditch.
Il tempo era volato da quando Lily aveva scoperto il passaggio segreto nel castello, e sebbene vi passasse buona parte del suo tempo libero, non aveva ancora avuto l’occasione di esplorarlo fino in fondo. Non voleva dirlo a nessuno, o almeno non ancora, voleva che quel posto fosse almeno però un po’ solo suo. Ci stava proprio bene, generalmente si posizionava poco lontano dall’entrata, in modo da perdere poco tempo, con qualche cuscino e un fuocherello portatile in barattolo per scaldarsi, e leggeva per ore. Alle ragazze diceva di essere nel parco, o da Hagrid, e nessuna di loro era così coraggiosa da uscire al freddo per cercarla. Non che ne avessero il tempo.
-Forza, mangia qualcosa! Vuoi svenire in sella alla tua scopa?- chiese Lily indicandola, appoggiata sulla panca accanto a lei. L’aveva portata lei per le scale perché a James tremavano troppo le mani e temeva di farla cadere. Era sempre nervoso prima di una partita, ma questa volta in modo particolare, visto che era la sua prima partita da Capitano.
-Non ci tengo, ma se mangiassi probabilmente rimetterei tutto…- disse sentendo lo stomaco contorcersi.
-Dove sono gli altri?
-Frank stava vomitando l’ultima volta che l’ho visto, Sirius non trovava i pantaloni della divisa da Quidditch e quell’idiota del sostituto di Mary (non ho ancora capito come si chiama, davvero) non l’ho visto… gli altri sono già al campo.
-Vedrai, con Mary come commentatrice sarà uno spasso!- disse la ragazza cercando di smorzare la tensione.
-Grazie…
-Di cosa?
-Di essere qui a cercare di imboccarmi e tranquillizzarmi, nessuno l’aveva mai fatto per me da quando avevo cinque anni… Sono contento che venga anche tu a vedere la partita.
Lily non aveva avuto la minima intenzione di andarci fino alla sera prima, ma Sirius l’aveva praticamente obbligata dicendole che lei, per James, aveva un effetto calmante e che vederla tra il pubblico lo avrebbe probabilmente tranquillizzato. Ovviamente non aveva mancato di fare una battuta sul “mirabile beneficio che traggono i nervi alla vista di una deliziosa chioma rossa fiammante e di due profondi occhi verdi”. Era stata terribilmente combattuta sull’arrossire o l’insultarlo, ma la seconda idea aveva prevalso.
-Forza Capitano, è ora di scendere in campo…- disse notando che la Sala Grande di stava svuotando.
-Sarà anche più facile con i commenti di Mary, ma qui tutti tifano Corvonero…- gemette James osservando i ragazzi della casa avversaria e i Serpeverde che brandivano coccarde blu e bronzo. Solitamente i Tassorosso tendavano a tifare per i Grifoni, ma quella volta anche loro simpatizzavano per i Corvonero perché sapevano bene che la squadra scarlatta guidata da James Potter poteva rivelarsi veramente forte.
I Grifondoro però non si erano certo fatti intimidire, e la curva delle gradinate riservata a loro sfoggiava un fantastico striscione con i nomi di tutti e sette i giocatori, come ebbe modo di notare Lily scendendo al campo.
I due si separarono all’ingresso degli spogliatoi.
-Buona fortuna!
James fece un mezzo sorriso che pareva più una smorfia. Lily, intenerita e divertita, lo abbracciò e poi andò verso il posto che Marlene le aveva tenuto.
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, pensando che lei non lo aveva mai abbracciato prima d’ora. Sentì il nodo allo stomaco allentarsi un po’, poi entrò.
-Ehi, fratello, se hai finito di abbracciare la tua futura moglie noi avremmo una partita da giocare!
-Sir, sei incredibile, riesci a fare battute pessime anche sotto pressione…-
-Credimi, mi ci è voluto tutto me stesso per dirla- disse deglutendo.
Si cambiarono in silenzio, anche se James sorrideva ancora per l’abbraccio di poco prima.
Quando sentirono la voce di Mary annunciare la squadra di Grifondoro, afferrarono le scope.
-Bene ragazzi, la mia vita è finita, vi ho voluto bene!- fece Sirius allacciandosi una scarpa.
Uscirono in fila, James davanti a tutti. Si avvicinarono al centro del campo e il ragazzo strinse la mano al capitano dei Corvonero, Gregory Forther. Madama Bumb liberò il boccino, consegnò la Pluffa a Sirius, che aveva vinto al tiro della monetina, e aprì le cinghie dei Bolodi, che si agitarono debolmente sul posto in attesa del fischio d’inizio.
-In sella alle scope, tre, due, uno, PARTITI!- esclamò Mary al microfono.
-Black passa la Pluffa a Paciock, che fa una fantastica acrobazia in aria per schivare un bolide! Ottimo Frankieee! Jefferson ha in mano il gioco, il ragazzo ha fatto ottime prove, ma non convince del tutto Potter perché non ha avuto modo di allenarsi molto per via dell’improvvisa squalifica della sottoscritta. Black scatta in avanti, FORZA RAGAZZI! Jefferson scambia con Paciock, poi serve Black a un passo dalla porta… E SEGNA! Dieci a zero per i Grifondoro!-
La folla applaudì fragorosamente Sirius che faceva un giro di campo tenendosi alla scopa solo con le ginocchia, le braccia in aria. Molti furono però i fischi, da parte dei Serpeverde soprattutto.
-Rilancio del portiere dei Corvi…
Intanto, James sorvolava il campo cercando di individuare il boccino. Al gol di Sirius, gli diede una pacca sulla spalla e si complimentò con Jefferson per l’ottimo passaggio, il tutto cercando di guardarsi attorno per non perdere di vista il cercatore avversario.
La squadra in un primo momento sembrò galvanizzata dalla rete di Sirius, ma ben presto i cacciatori di Corvonero segnarono un gol a testa.
-Trenta a dieci per i Corvi! Forza ragazzi, vedete di svegliarvi!- inveì Mary come una tigre chiusa in gabbia.
Ma i giocatori scarlatti sembravano addormentati. Se si presentava una buona occasione sbagliavano il passaggio o facevano addirittura cadere la Pluffa, regalando una punizione agli altri.
Alla quarta rete avversaria, James chiese il time out.
Scese fino a trovarsi a qualche metro dal suolo e saltò giù dalla scopa.
-Ragazzi, che vi succede? Eravamo partiti bene!
-Non lo so… mi sento strano. Come se non fossi in grado di tenere in mano la palla.
-Anche io…
-Ragazzi, qui qualcosa non quadra.- disse Sirius come se si fosse appena riscosso dall’oblio. Poi il suo volto si illuminò.
-Ma certo, che stupidi! Ci stanno Confondendo!
-Ma è vietato!
-E’ ovvio che è vietato, Annie!- disse Sirius alla battitrice.
-Sir, calma, è ancora Confusa.-
James borbottò un contro incantesimo a tutti e alzò lo sguardo. Avery, battitore di Serpeverde nonché figlio di un mangiamorte molto temuto, puntava la bacchetta verso di loro. James saltò sulla scopa e prese a volare a tutta velocità verso le tribune.
-Ma che sta facendo James? Sembra che voglia riprendere, ma tutti gli altri sono a terra! Ehi, sta volando verso le tribune. Se non rallenta si schianterà!- disse Mary.
Lily, che con Remus, Peter e le ragazze era sulla traiettoria di James, gli fece cenno di rallentare. Lui si fermò e scesa dalla scopa, in bilico su un gradino. La prontezza di riflessi di Dorcas gli evitò di cadere.
-Ragazze, guardate Avery! Sta confondendo i ragazzi…
-Ma che sporco mangiamorte figlio di suo padre!- esclamò Dorcas –Ditelo a Madama Bumb!-
-No, non ci crederà, se vede che andiamo verso di lei smette di sicuro, non è così stupido. Fatevi venire in mente qualcosa per smascherarlo, per favore! Se protestiamo e non si dimostra che ci ha Confusi Corvonero vince a tavolino per proteste!
-Ci penso io, Potter, tu vai in campo, la McGranitt ha l’aria di volerti venire a prendere personalmente…-
-Grazie Evans, sei la meglio!- e risalì sulla scopa, allontanandosi.
-Che pensi di fare? Lily?- Alice si voltò e vide l’amica tutta rossa in viso.
Sorrise, la agitò una mano davanti agli occhi e la ragazza smise di guardare James che tornava in campo.
-Lascia fare a me!- afferrò la bacchetta e prese a correre sugli spalti, calpestando vari studenti.
Ben preso fu esattamente dietro ad Avery e ai suoi amichetti. Non poté fare a meno di notare che c’era anche Severus. Non era così vicina a lui dall’anno precedente. Cercò di scacciare il pensiero e concentrarsi sulle sue intenzioni. Cercando di non farsi notare, si avvicinò più che poteva. Erano tutti troppo presi a ridere dei Grifondoro per accorgersi di lei, che così ebbe modo di ascoltare quello che dicevano.
-Ecco, tornano in campo.-
-Adesso gli faccio vedere io…- disse Avery puntando la bacchetta verso Jefferson.
Lily strinse la sua e, poco prima dell’incantesimo del Serpeverde, mormorò:
-Sonorus!-
La voce di Avery risuonò per tutto il campo, amplificata.
-CONFUNDUS!-
Fu il silenzio generale, mentre Jefferson veniva colpito e per poco non cadeva dalla scopa. Il responsabile ci mise un po’ a capire quello che era successo, e si voltò. Ma Lily era già tornata al suo posto, e aveva assunto un’espressione sorpresa.
-LI STAVA CONFONDENDO! NON HO PAROLE, QUESTO E’ UN COMPORTAMENTO VERGOGNOSO! VITTORIA A TAVOLINO PER I GRIFONI, VITTORIA-A-TAVOLINO! E’ UNA VERGOGNA!- Mary fu la prima a reagire.
Pian piano dagli spalti si alzarono grida di protesta simili alle sue, anche da parte dei Tassorosso e degli stessi Corvonero.
-Calmi, calmi!- ruggì Madama Bumb –Non ci sarà nessuna vittoria a tavolino, la partita continua. Due gol annullati ai Corvonero, due rigori per Grifondoro e Avery nell’ufficio del preside!
Detto questo iniziò a fare incantesimi difensivi tra il campo e gli spalti, per evitare il ripetersi della situazione. Ben presto la partita riprese e i Grifondoro tornarono in vantaggio. James vide il boccino nei pressi della porta centrale degli avversari, ma finse di averlo visto verso il basso. Si lanciò in picchiata e il cercatore dei Corvi subito lo seguì. Ramoso si fece superare ma, all’ultimo momento, virò e risalì. L’avversario invece lo fece in ritardò e squartò la coda della scopa cercando di imitarlo. Intanto James aveva preso il boccino dall’altra parte del campo, e lo agitava in aria trionfante.
-E GRIFONDORO VINCE! Potter afferra il boccino subito dopo una fantastica finta Wronsky perfettamente riuscita! Tre urrà per il capitano!!-
Sirius e Frank presero James di peso portandolo in trionfo e Annie, la battitrice del quarto anno, prese in custodia la sua scopa. Non appena lo lasciarono, non fece in tempo a toccare terra che si vide correre incontro una chioma rossa fiammante e un secondo dopo era soffocato in un abbraccio.
-Sei stato fantastico!
-Io? Evans, sei stata tu a fare il Sonorus ad Avery, vero? Sei un genio, non ci avrei mai pensato il tuo posto!
-Ma quale genio… è stata una cosa così…- arrossì leggermente. James la abbracciò ridendo.
-Sai, credo che Avery sarà espulso a vita dalla squadra, me l’ha detto la McGranitt- ammiccò lei.
-Ehi, Evans, a me non mi abbracci?- Sirius andò a reclamare la sua parte del merito, avendo segnato dieci reti.
-Credevo ne avessi avuto abbastanza di quello di Dorcas!- esclamò Lily accontentandolo.
Infatti, la ragazza si era avvinghiata a Sirius appena era sceso dalla scopa e non lo aveva lasciato per dieci minuti, staccandosi poi dicendo di aver avuto un calo di zuccheri e nascondendosi dietro a Marlene.
Alice, invece, era seduta sullo stomaco di Frank e rideva, a terra.
James stava cercando di sfilarsi i parastinchi, quando inciampò e cadde lungo disteso a terra.
-Tutto bene, James?- Lily era china su di lui e lo tirava per le braccia.
-Adesso sì- rise lui mettendosi a sedere. Gli venne improvvisamente in mente che era la prima volta che lo chiamava per nome a voce alta. Ebbe voglia di mettersi a urlare.
-Forza, Remus ha una sorpresa per voi in Sala Comune, Capitano!
-Mi chiedevo dove fosse, conoscendolo avrà fatto un nuovo programma di ripasso…
Andarono tutti al castello, ridendo. Entrarono dal buco del ritratto e subito James fu sollevato in aria da Sirius e Frank, di nuovo.
Si guardarono attorno e rimasero senza parole. C’era un grande tavolo pieno di cose da mangiare e di idromele e Whiskey Incendiario, e davanti ad esso, Remus e Peter.
Felpato e compagno lasciarono cadere Ramoso per lo stupore, e tutti risero, compreso quest’ultimo che fu rimesso in piedi da Mary.
-Remmy, ti ho mai detto che ti amo?- fece Sirius afferrando una bottiglia di Whiskey.
-Alla squadra di Grifondoro!- gridò Peter alzando il bicchiere. Ci fu un ruggito di gioia.
-A Rem e Pete, i migliori Lunastorta e Codaliscia che si possano desiderare!- esclamò James, tra una risata e l’altra.
Si guardò intorno e vide Lily che rideva abbracciata alle amiche.
Dio, quanto era bella.

 



Note:
Rieccomi u_u
Allora, questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, e spero che sia scorrevole e ben fatto. La parte del passaggio segreto sarà ripresa più avanti (guardate che brava che sono spoilero anchee :D), e spero che la partita sia descritta bene, visto che non è molto facile.
Se non vi piace, vi autorizzo a picchiarmi e a lanciarmi oggetti contundenti (??) *si nasconde dietro a un muro di mattoni*
Ah, richiamo la vostra attenzione sull’immagine. In poche parole: *-*
Alla prossima!!


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Capitolo 5
*** Il segreto dei Malandrini ***






Erano dieci minuti che Ramoso cercava di ignorare Lily e Marlene.
Le due ragazze tentavano invano di scoprire come si fosse procurato un profondo taglio che esibiva sul braccio sinistro.
Di colpo, James si stancò e disse:
-Evans, mi fa piacere che tu abbia cominciato a chiamarmi per nome, ma non credi di stare un tantino esagerando?- disse con un’occhiata maliziosa.
-Con questo ti sei giocato il privilegio, Potter!
-Ma dai!- rise -Comunque, perché gridi il mio bellissimo nome ai quattro venti?
Lei gli indicò la ferita, ma in risposta ricevette una smorfia.
La sera prima c’era stata la luna piena, e Lunastorta era stato indomabile.
All’imbrunire, coperti da Frank, erano scesi al Platano Picchiatore. Peter, in forma di topo, aveva toccato la radice giusta perché l’albero smettesse di agitare i rami e lui e Felpato si erano trasformati. Come quasi sempre ogni mese, entrando nella Stamberga Strillante avevano trovato Remus già mutato e l'avevano condotto nella Foresta Proibita, pronti ad esplorarla insieme nella loro forma animale.
La furia di Lunastorta era per loro “ordinaria amministrazione”, ma non sapevano mai cosa aspettarsi di preciso.
James si era procurato il taglio al braccio cercando di difendere un unicorno incontrato per caso nella foresta. Uccidere un unicorno era un peccato orribile, e James aveva tentato con successo di impedire all’amico, che non si rendeva conto di quello che faceva, di compiere un atto tanto abominevole da farlo restare dannato a vita.
 Anche Sirius non ne era uscito certo illeso, vista la spalla fasciata, Peter invece se l'era cavata solo con qualche graffio: Remus non poteva nuocergli più di tanto, perché quando era trasformato perdeva ogni tipo di senso della ragione e nemmeno vedeva il piccolo topolino che le seguiva ovunque.
Le condizioni peggiori erano quelle dello stesso licantropo, costretto ogni volta a passare i due o tre giorni seguenti alla luna piena in infermeria.
Ora, nella Sala Grande durante la colazione, Lily e Marlene volevano sapere cosa gli fosse successo. E James era costretto a mentire per l'ennesima volta. Abbassò lo sguardo.
-Ma non è niente, tranquille. Ho solo fatto un frontale con Sirius all’allenamento di Quidditch, lui si è lussato una spalla e io sono caduto tagliandomi con un sasso.
-Mi dispiace, ma nemmeno io posso credere che voi due siate così imbecilli da fare una cosa del genere!- esclamò Lily.
-Cosa vorresti dire?
-Niente- rise lei, sapeva che c'era qualcos’altro sotto, ma rispettava il motivo per cui aveva voluto nasconderlo, qualunque fosse.
Buffo, Lily Evans che rispettava James Potter. Solo un anno prima sarebbe suonato comico alle orecchie di chiunque.


Quel giorno a nessuno era sfuggita la goffaggine di James, che, sovrappensiero, aveva sbagliato più volte aula, aveva fatto cadere ogni cosa, ed era persino riuscito ad andare male al compito Trasfigurazione, la materia in cui eccelleva.
A cena, Remus, appena uscito dall’infermeria nonostante le proteste della iperprotettiva Madama Chips, si sentì in dovere di chiedergli se andasse tutto bene e lui, dopo essersi assicurato che ci fossero solo i Malandrini e Frank ad ascoltare, disse:
-No, non va per niente bene... è tutto il giorno che ci penso. Dovremmo dire alle ragazze del piccolo problema peloso di Rem. Mi chiedo come possiamo considerarci loro amici, come riusciamo a guardarle negli occhi se poi dobbiamo sempre mentire. Ovviamente io la penso così, ma la decisione dev’essere di Luna- concluse.
Ci fu una lunga pausa durante la quale venne consumata quasi tutta la prima portata.
-Sapete, penso che James abbia ragione. Anche io ci penso spesso, da quando sono prefetto insieme a Lily, per la precisione. Non mi sembra giusto tenere loro nascosta questa cosa. Però, allo stesso tempo, ho paura che dopo qualcosa possa cambiare. Ho paura che loro si spaventino e non vogliano più vedermi.
-Remmy, se conosco abbastanza bene quelle cinque, e fidati, penso di poterlo dire con una certa sicurezza, sono pronto a scommettere che nessuna di loro si spaventerebbe minimamente. Anzi, dopo riceveresti anche troppe attenzioni! Sei sicuro di volere cinque aspiranti Madama Chips sempre attorno?- disse Sirius per sdrammatizzare e far sentire Remus a suo agio. Il licantropo sorrise, grato.
-Hai ragione, Sir! Mi sono tenuto dentro questa cosa troppo a lungo, quindi stasera glielo diremo, tutti e dieci sul mio letto molto poco malandrino- fece Remus, convinto.
-Per una volta questo canide da strapazzo ha detto qualcosa di sensato!- disse James indicando il fratello –scusate, ma sono commosso.
-Credo che Mary, Dorcas, Marlene e Alice vengano a cena tra poco…- disse Peter.
-Io mi occupo di Lily, che cena in biblioteca.
-Su questo non avevamo dubbi, Ramoso!- fece Sirius ammiccante. Si beccò una gomitata.
-Frankie, a rapporto! Occupati della tua fidanzata, per favore. Ci vediamo tutti lì.


James percorse soddisfatto il tragitto fino alla biblioteca. Niente più segreti, niente più bugie. Finalmente. Conosceva Marlene e Alice da quando era bambino, e voleva molto bene a tutte e due. Si era inoltre molto affezionato a Mary grazie al Quidditch e Dorcas era la loro compagna di scherzi fin dal primo anno. Lily poi, era Lily.
E da lì a qualche minuto sarebbe stato libero di raccontar loro ogni cosa.
Entrò e si guardò attorno. Scorse la ragazza  in un angolo vicino al camino, con un libro enorme fra le mani e un panino appoggiato sul bracciolo della poltrona.
-Ehi, Lily!- gridò.
Lei alzò lo sguardo e, in un primo momento vedendolo sorrise, ma poi sul suo volto comparve un’espressione preoccupata. James non la notò e si avviò verso di lei, quando si sentì prendere alle spalle per un orecchio.
-Non si urla qua dentro!- gli sibilò la vecchia bibliotecaria, Madama Pince.
-Ahi… mi scusi, signora, non ci ho pensato!
-Voi giovani non pensate mai a niente!- borbottò -per questa volta la passi liscia, ma, ti avviso, la prossima avrai una bella punizione!- e lo lasciò.
James si sfregò l’orecchio arrossato e alzò lo sguardo. Lily stava tentando in tutti i modi di soffocare le risate, seduta con le gambe contro il petto sulla poltrona.
-Potevi dirmelo- improvvisò lui avvicinatosi.
-E come? Mandandoti un gufo di qui a laggiù?- rise lei.
James brontolò qualcosa, poi si sedette sul gradino di una scala appoggiata a uno scaffale lì accanto.
-Che leggi?
-Oh, un libro babbano… si chiama Piccole Donne. Ma che ci fai qui, scusa? Non ho mai visto James Potter in una biblioteca in vita mia!
-Hai detto il mio nome!
-Sì, ma prima del cognome, quindi non vale- rispose pronta.
Gli si avvicinò, guardandolo maliziosamente.
-Arrenditi, Potter, non sono un avversario facile da battere.
-Senti, Lily…- disse James pronunciando lentamente il nome, per metterlo in evidenza –Dobbiamo parlare, con te e le altre. Dovresti venire con me nel dormitorio.
-Io con Potter nel dormitorio? Non sono mica scema!
-Cosa pensi, che voglia stuprarti?
-Ma no!- rise Lily –ma tieni le mani in tasca!
-Evans!- esclamò lui spazientito –ti ho detto che dobbiamo parlarti di una cosa, è importante.
-E di che cosa?- chiese la ragazza incerta.
-Una cosa. Che riguarda noi Malandrini, ma non te lo posso dire ora.
Lei annuì, l'aveva convinta. Ripose tutto nella borsa e velocemente finì il panino, poi insieme uscirono.
Durante il tragitto, quando ormai erano lontani dalla biblioteca, a Lily tornò in mente l'episodio con Madama Pince, e scoppiò a ridere. Era la sua tipica risata, che a James piaceva tanto. Seppur contento di vederla così e sebbene quel suono gli riempisse le orecchie, si chiese perché mai tanta ilarità, e stava già cominciando a dubitare della sua sanità mentale, quando la ragazza smise.
-Scusa… Non sai che fatica ho fatto a trattenermi prima!
James sembrò riflettere un po' su quelle parole, ma anche lui poi iniziò a ridere tenendosi la pancia.
 
 
-Ecco i due piccioncini, iniziavo a temere si fossero persi!- esclamò Sirius quando Lily e James entrarono nel dormitorio dei ragazzi.
-Zitto Black o ti affatturo, come è vero che sei mio fratello!
Sirius lo guardò storto e fece segno a Lily di avvicinarsi, indicando un posto al suo fianco. Lei obbedì, scompigliandogli i capelli, ma nessuno mancò di notare la seguente minaccia di omicidio che gli rivolse, tradendo il gesto affettuoso.
Nonostante fossero stati uniti due letti al centro della stanza –e nonostante Alice si fosse “sacrificata” stando in braccio a Frank– perché potessero starci tutti e dieci, stavano un po’ stretti. James, infatti, non sapeva proprio dove sedersi, sembrava che ogni centimetro fosse occupato da uno scomodo intreccio di corpi.
-E io dove dovrei sedermi?- chiese esasperato.
-In braccio a tuo fratello, mi sembra ovvio- disse Peter, che aveva notato già da un po’ le difficoltà dell’amico.
-Pete! Eravamo d’accordo di tenere nascosta la relazione con Sirius per ancora un po’ ditempo!
-Ebbene sì, Evans, è proprio così- disse Sirius in tono solenne -Finora il tuo pazzo amore per James non ha fatto che complicare le cose, dovrai fartene una ragione. Ma, per quanto mi riguarda, potrai venire a trovare lo zio Sir tutte le volte che vorrai!-
Lily scivolò dal letto per il gran ridere e James non perse l’occasione di rubarle il posto. Dopo varie lamentele (-Potter, ti credevo un galantuomo!-) anche Lily riuscì a sedersi, stringendosi fra lui e Mary, e calò il silenzio.
-Bene, adesso prendete esempio da me, che lo sono di nome e di fatto, e siate seri!
-Noooo, questa battuta era pessima, Black! Mi sei sceso un sacco!- disse Dorcas amareggiata.
-Allora- il tono risoluto di Remus convinse tutti che era il momento di calmarsi e prestargli attenzione -ecco, non vorrei scatenare il panico in nessuna di voi, ma io… uhm… sono un Lupo Mannaro.
Per un momento nessuno osò dire nulla. Le ragazze guardarono Remus con tanto d’occhi, tutte tranne Lily, che sorrise. Ma nessuna sembrava minimamente spaventata.
-Davvero?- fece Dorcas –Non ci posso credere!-
-Oh, Rem! Dev’essere terribile… ecco perché tutti quei giorni in infermeria!- Marlene lo abbracciò con fare materno.
-Lunastorta… ecco il motivo! Lunastorta! Davvero una bella trovata!- sorrise Mary.
-Voi… voi non avete paura?
-Certo che no, perché dovremmo? Non mi pare che ti mi abbia mai staccato un braccio, o no?- chiese Marlene come se fosse ovvio. Remus le sorrise grato.
-Lily? Non hai ancora detto nulla…- disse Peter.
-E’ che… ecco, non ne sono sorpresa. In effetti, è proprio come pensavo- sorrise lei.
-Come pensavi?- chiese James senza parole.
-Sì… ecco… Remus spesso è in infermeria e salta le ronde… non ho potuto fare a meno di pensare che fosse strano… quindi ho fatto delle ricerche in biblioteca e ho letto dei licantropi, e ho pensato che poteva essere così, ma non ne ero sicura.
-E questo da quanto?
-Dalla fine dell’anno scorso, più o meno.
-Sei incredibile Lily, lo hai scoperto così e non ti sei mai allontanata da me!- disse Remus grato, facendosi largo per stringerla in un abbraccio. James la guardava sorridente e ammirato.
-Ma… quando è successo?- chiese Mary incerta.
-Quando ero bambino… non avevo neanche sette anni. Mio padre faceva parte dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche e spesso gli spettavano dei provvedimenti nei confronti dei Lupi Mannari, che stavano accarezzando l’idea di unirsi a Voldemort. Si mise contro a un branco particolarmente pericoloso, e una sera, mentre ero al parco con mia madre, ci attaccarono. Lei fu uccisa, ma a me non riservarono lo stesso privilegio. Il licantropo più feroce della Gran Bretagna, tale Fenrir Greyback, si limitò a mordermi senza causarmi ferite mortali. Così mio padre avrebbe avuto sotto gli occhi per tutta la vita i frutti dell’errore che aveva fatto.
Seguì il silenzio generale. Marlene fu la prima a romperlo.
-Rem… è terribile…- e scoppiò a piangere in grembo a lui.
Incerto, Remus la abbracciò e fu contento nel vedere che lei non lo respingeva. La portò in bagno, le diede un bicchiere d’acqua e la fece calmare, lentamente.
-Scusa, Rem, non volevo reagire così… io di solito non piango mai. Ma è così ingiusto… quello che hanno fatto, prendersela con te in quel modo…
-Tranquilla, Lene, ci sono abituato. Non è più neanche così brutto da quando ci sono questi tre- disse con un cenno verso i Malandrini.
-Ah già, quello che vi ha detto Luna non è tutto…- disse Sirius, anche lui commosso –Ramoso, a te l’onore.
-Bene, dovete sapere che io, Sirius e Pete siamo diventati animagus per aiutare Remus.
-CHE COSA?- esclamò Lily stupefatta.
-Questo non l’avevi capito, vero?- ridacchiò James.
-No! Ma come avete fatto? Sapete che è illegale vero?
-Tranquilla, lo sappiamo bene… Al secondo anno abbiamo scoperto del piccolo problema peloso del nostro Lunastorta, così ci siamo messi a studiare sodo e a metà dell’anno scorso siamo riusciti a trasformarci. Quando c’è la luna piena, Madama Chips e Silente portano Rem alla Stramberga Strillante, e noi usciamo di nascosto e lo raggiungiamo attraverso il passaggio del Platano Picchiatore.
A Lily servì qualche minuto per assimilare tutte quelle cose.
-Il Platano porta alla Stramberga Strillante? Ecco perché hanno piantato quell’albero infernale quando siamo arrivati ad Hogwarts!- fece Dorcas colpita.
-Ho una domanda seria: piccolo problema peloso??- disse Mary ridacchiando.
-Ti piace? E’ merito mio- si stimò James.
-Un momento. Se Lunastorta è un licantropo, Ramoso cos’è, un cervo?- chiese Lily.
-Esatto- rispose James.
-Codaliscia un topo…
-Sì!
-E Felpato… un gatto?
Sirius emise un verso di disgusto.
-Non dovevi dirlo…- disse James divertito.
-UN GATTO? Io sono un cane, non uno schifoso felino da quattro soldi!
-Oh, scusa, Sir!
E come per confermare le sue parole, Sirius si trasformò in un grosso cane nero e saltò in grembo a Dorcas con le zampe anteriori.
-Felpato! Sei carinissimo!- esclamò questa accarezzandolo. Sirius latrò contento.
Anche Lily iniziò ad accarezzarlo.
-E va bene, Evans, ti perdono per aver pronunciato la parola gatto solo perché sei tu- disse il ragazzo tornando umano.
-Eh sì, Fido qui li odia proprio i gatti. E anche Pete!- esclamò James.
-Fido? Senti, Rudolph, vuoi forse la guerra?
-Ma come te lo devo dire che sono un cervo e non la renna di babbo natale, razza di canide che non sei altro?!
E i due cominciarono una strenua lotta senza esclusione di colpi, rischiando di far cadere Lily e Alice dal letto.
-Ehi!
-Oh, scusate, care donzelle!- esclamarono di due fermandosi e ritrovandosi tutti attorcigliati.
-Allora è proprio vera la storia tra voi due!
-Avevi dubbi?
-Mai avuti, Potter.
-Sempre con questo Potter!
Lily ghignò malandrina, risistemandosi sul letto.
-C’è anche un’altra cosa che vorremmo dirvi…
James estrasse dalla tasca dei jeans un pergamena consunta. La appoggiò al centro dei due letti, la spiegò con cura e afferrò la bacchetta.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni…
Improvvisamente, sulla pergamena apparve una scritta:

 

I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso,
consiglieri e alleati dei Magici Malfattori,
sono lieti di presentarvi

La Mappa del Malandrino

 
A poco a poco, la scritta si dissolse per lasciare posto a uno strano disegno intricato che prese a occupare l’intero foglio. Ben presto, a tutti fu chiaro che si trattava di una mappa.
-Questa, signori, è la mappa completa di Hogwarts. Non c’è passaggio segreto, corridoio, stanzino o cunicolo che non sia segnato qua sopra. Ma la cosa veramente utile sono questi- e indicò con l’indice dieci piccoli cartigli disegnati sopra alla torre di Grifondoro.
-Ehi, ma lì c’è il mio nome!
-Ci sono tutti i nostri nomi. Questa mappa ti dice esattamente in che parte di Hogwarts si trova ogni singola persona presente nel castello. Ottima per evitare i professori durante fughe notturne o cose simili, oppure per trovare qualcuno.
-Ecco come facevi a sapere che ero in biblioteca, questa sera! Mi pareva di non avertelo detto…
-Ma come avete fatto? E’ magia molto avanzata!
-Oh, ci abbiamo messo un po’, ma è stato facile, per quattro geniacci come noi!- si stimò Sirius, sempre ironico.
-Bene, bellissimi, è ora della nanna!- esclamò James puntando la bacchetta verso la mappa –Fatto il Misfatto!
-Nanna? Ma domani è sabato!
-Sì, ma quattro di noi qui hanno gli allenamenti di Quidditch! Dobbiamo riprenderli il più presto possibile per non rimanere indietro…
Così, le cinque ragazze si alzarono dai due letti improvvisati, salutarono i ragazzi e se ne andarono a letto.
 
 
Il giorno dopo Lily si svegliò presto. Di solito dormiva fino a tardi quando non avevano lezione, ma quella mattina a disturbarla fu una luce insolita. Aprì gli occhi e constatò che, nell’eccitazione dovuta alle nuove notizie della sera prima, si erano dimenticate di chiudere le imposte della finestra prima di andare a dormire.
Sospirò, ormai che era sveglia erano ben poche le probabilità di riuscire a riprendere sonno. Così si alzò dal lettò, lo sistemò alla meglio e andò alla finestra.
Nonostante fosse ormai fine novembre, non sembrava una brutta giornata. C’erano varie nubi in cielo, ma Lily pensò che probabilmente non sarebbe piovuto prima dell’ora di pranzo, così decise di fare una passeggiata al parco. Indugiò ancora un po’ alla finestra, osservando Hagrid nel suo orto, alle prese con le zucche. Poi si vestì, infilò il cappotto, tolse i libri di scuola dalla borsa e vi mise il libro che stava leggendo. Solo allora notò l’assenza di Mary.
“Sicuramente è all’allenamento… mio dio, sono proprio pazzi!” rise fra sé e sé, uscendo.
Stranamente, non incontrò anima viva scendendo al parco ma solo Nick-quasi-senza-testa, il fantasma della torre di Grifondoro, che tecnicamente non poteva essere definito tale. Ebbero una desolante discussione sui recenti attacchi dei Mangiamorte a Londra, e Lily non poté fare a meno di spaventarsi un pochino, visto che i suoi genitori erano Babbani e così facilmente attaccabili. Il fantasma la tranquillizzò dicendo che non c’erano state vittime e che tutti erano al sicuro. Lily non ne dubitava, perché già da qualche anno i suoi genitori erano protetti dagli auror dell’Ordine della Fenice, organizzazione fondata da Silente per i ribelli che combattevano i Mangiamorte e Voldemort. I genitori di tutti i suoi amici ne facevano parte: quelli di Alice, il padre di Dorcas, la madre di Mary, i genitori di James e la madre di Peter. I genitori di Marlene erano morti proprio per mano dei seguaci dell’Oscuro Signore, così come la madre di Dorcas. La triste fine della signora Lupin l’aveva scoperta solo quella notte, mentre suo padre era all’estero da diversi anni. I genitori di Sirius non facevano parte dell’Ordine per varie ragioni, essendo dichiaratamente della fazione opposta.
Nonostante i tentativi di tranquillizzarla di Nick, Lily non poté scacciare quel lieve senso di paura che le stringeva appena lo stomaco, nemmeno una volta raggiunto il parco. Fece un breve giro del lago, passò a salutare Hagrid che le offrì, con suo enorme disappunto, due o tre dei suoi biscotti rocciosi, poi si sedette sotto ad un salice e fece per prendere il libro dalla borsa.
Peccato che una grossa goccia di pioggia le cadde su una mano, presto seguita da altre, sempre più numerose.
“Non pioverà prima dell’ora di pranzo, ma certo, i miei complimenti Lily!”pensò.
Con grande rimpianto, ripose il libro, prese la borsa e si alzò. Non aveva nemmeno l’ombrello, così si mise a correre per il parco, cercando di arrivare al castello prima che iniziasse il temporale vero e proprio. Sentì un forte tuono e sobbalzò, perché le tornò alla mente quello che sua nonna le diceva sempre quando era bambina:
“Tuona, tuona… è il diavolo in carrozza!”
Stava proprio inveendo contro i detti Babbani, quando improvvisamente la pioggia finì. O meglio, smise di avvertirla; riusciva ancora vedere i lampi in lontananza, sentiva il rumore dei tuoni e dell'acqua che picchiettava sul terreno, e il suo profumo, eppure non pioveva.
Piegò il capo lentamente, e alzando lo sguardo vide sopra di sé un giovane con i capelli fradici e scompigliati in sella ad una scopa da corsa che reggeva un ombrello rosso.
-James!
-Ehilà! Bella giornata, non trovi?- disse scendendo dalla scopa e riparandosi sotto l’ombrello insieme a lei.
-Come facevi a sapere che ero qui? Ah già, quella vostra mappa!
-In realtà, no… finiti gli allenamenti sono tornato in sala comune, ho trovato le ragazze a studiare e ho chiesto dov’eri. Loro mi hanno detto che probabilmente eri al parco, e visto che stava per piovere ho rubato l’ombrello ad Alice e ti sono venuto incontro. Non sono un ragazzo da sposare?
-Gesto carino, Potter, ma mettiti le mani in tasca- rise lei. Lui sostenne il suo sguardo, e le sorrise. Rimasero in silenzio per un po', imbarazzati, poi riprese:
-Volevo chiederti una cosa… ieri sera non hai detto nulla quando ho rivelato che noi tre siamo animaghi. Che cosa ne pensi?
-Che cosa ne penso? Beh… James, trovo che sia un gesto bellissimo. Se devo essere sincera, non ti credevo capace di una cosa così, ma mi devo ricredere. Un’amicizia deve essere davvero sincera per portarti a fare una cosa del genere. Sono contenta che Remus abbia degli ottimi amici come voi.
-La Evans che è contenta di me?
-Ah-ah! Divertente!
-Vedo che sei suscettibile… allora non ti farò notare che prima mi hai chiamato James- e sorrise, malandrino.
-Comincia a correre, Potter!
James, incerto se prenderla sul serio o no, la guardò. Dall’occhiata da killer che lei gli scoccò, capì di doversi muovere, così mollò l’ombrello, che la ragazza prese al volo, e saltò in sella alla scopa, ignorando ogni tipo di protesta. Arrivò fino al cancello, poi la aspettò, osservandola farsi largo tra le pozzanghere che si stavano già formando.
-Sbrigati Evans, sto morendo di fame!
-Attento a te, James Potter, attento-a-te!





 




Note:
Booooonjour!
Ecco che finalmente i Malandrini rivelano il loro segreto!
Allora, questo capitolo è stato MOLTO difficile da scrivere, e senza l’aiuto della mia preziosa altalenadifragole sarei ancora a scervellarmi sulla prima parte u_u
Inoltre, oltre ad essere pieno di confessioni, è anche il primo capitolo in cui introduco l’argomento Voldemort. Ho fatto un quadro generale della situazione delle famiglie dei nostri 10, mi sembrava giusto farlo.
Per la storia di come Remus è diventato un Lupo Mannaro, l’ho inventata. In molte fanfiction la madre è ancora viva, ma a me è venuto così e spero di non aver contraddetto nulla di quello che dice la Row :3
Il diavolo in carrozza: me lo diceva veramente mia nonna aahahahahah
Notate come sempre le immagini, che io amo **
Direi che è tutto! Alla prossima, e mi raccomando RECENSITE :D


 

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Capitolo 6
*** Un'amicizia perduta per sempre ***


-E andiamo! Così non vale!- esclamò Sirius concitato.
-Black, fattene una ragione! Sono molto più brava di te- disse Dorcas compiaciuta.
-Ti piacerebbe- fece Sirius spostando un pedone a caso.
-Scacco matto!
-Non è possibile!
I due ragazzi erano seduti a un tavolino in Sala Comune e si stavano sfidando a scacchi magici. Attorno a loro, Alice e Marlene ripassavano Incantesimi, Remus scriveva un tema di Pozioni, James, Peter e Frank cercavano di stregare un vecchio scarpone per fargli inseguire la povera Mrs. Purr e Lily e Mary parlavano del più e del meno, osservandoli con un certo distacco, visto che la conversazione si era evoluta fino all’argomento Daniel Finn, uno studente del settimo anno, capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso.
-Non trovi sia bellissimo?- sospirò Mary.
Lily ridacchiò. Il ragazzo aveva chiesto a Mary di andare con lui ad Hogsmeade, la settimana successiva, e lei era rimasta a dir poco interdetta. Essendo nella squadra di Grifondoro, aveva sempre insultato il povero malcapitato, dicendo che non sapeva giocare e che si credeva chissà chi, e che in fondo non era nemmeno così bello come dicevano tutte. In realtà, tutte quante si erano accorte che l’amica arrossiva sentendo il suo nome e cercava sempre di deviare la conversazione con parole poco carine.
Poi, quando era arrivato l’invito ad uscire, Mary le aveva sorprese tutte accettando all’istante e poi arrossendo come un peperone non appena lui aveva girato l’angolo.
-Attenta, MacDonald, potrei diventare geloso- scherzò Peter –e anche Felpato, a quanto pare- aggiunse sentendo l’amico borbottare qualcosa sul “simpatizzare col nemico, che vergogna”.
-Oh, Sir, ma tu resterai sempre il mio cane preferito!
-Non mi riferivo a questo, ma non vorrei che durante la prossima partita tu fossi troppo presa a guardarlo per segnare punti preziosi.
-Non succederà, ma lui potrebbe essere così gentiluomo da farmi segnare qualche punto prezioso in più…- replicò Mary, scherzando.
Sirius sembrò rabbonito e riprese la sua partita a scacchi, ben sapendo di avere poche probabilità di vittoria.
 
 
La mattina dopo, Lily fece colazione in fretta e cedette subito il suo posto a James, che era appena arrivato.
-Ehi Evans, dove corri?
-Devo andare in biblioteca prima di Incantesimi, ho dimenticato il libro sul tavolo!- e corse via. James sorrise scuotendo la testa.
Entrò in biblioteca e si diresse spedita verso il tavolo dove aveva posato il libro il giorno prima, e, lieta di trovarlo ancora lì, se lo riprese. Uscendo, era troppo presa ad infilarlo nella borsa senza far cadere tutto per guardare dove andava, così si scontrò con qualcuno.
-Ahi!
-E guarda dove… Lily!
La ragazza alzò lo sguardo. Era Severus.
Gli lanciò un’occhiata neutra e fece per andarsene, quando il ragazzo la chiamò.
-Lily, aspetta!
-Che vuoi, Piton?
Severus sentì una stretta al cuore. Era la prima volta che lo chiamava per cognome.
-Lily, devo parlarti. Mi dispiace di averti trattata così, te l’ho detto mille volte e lo ripeto, questa cosa mi fa stare male. Dimmi solo una cosa, potrai mai perdonarmi? Non ora, non domani, ma prima o poi, potrai?
Lily lo guardò negli occhi, quei grandi occhi neri, quasi supplicanti. Sentì montare dentro una collera indescrivibile. Per un momento pensò che la stesse prendendo in giro, poi capì che era serissimo.
-No, Severus. Mi dispiace, non potrò mai essere amica di uno il cui lavoro è uccidere quelli come me- disse con una punta di sarcasmo quasi impercettibile, dandogli le spalle.
-Lily, lo sai che non ti farei mai nulla di male!
-E perché io dovrei essere diversa? Perché dovrei essere risparmiata se sono amica tua? Cos’hanno le persone come me che non va?- irruppe lei con foga, voltandosi per guardarlo in faccia.
-Non dipende da me, lo sai!- disse Piton turbato.
-Non dipende da te? Diventare o no Mangiamorte non dipende da te? Ma fammi il piacere, sei solo troppo vigliacco per ribellarti, temi di essere ucciso stando dall’altra parte. Sei un codardo- disse, piena di disgusto.
-No, Lily! Passa dalla nostra parte, io posso proteggerti! Sarai uccisa se resti con i tuoi amichetti, lo sai benissimo! Per favore Lily… se non vuoi farlo per te stessa almeno fallo per me…
Non riusciva a credere alle sue parole. Una persona normale avrebbe messo sé stesso in secondo piano e l’avrebbe invitata a farlo per sé, ma lui aveva detto l’esatto contrario.
-Addio, Piton…
-No!- e la prese saldamente per un braccio.
-NON MI TOCCARE!- si divincolò con forza, ma il ragazzo non la lasciò.
-Lasciala immediatamente, Piton, o userò la tua bacchetta su di te come supposta- James comparve da dietro l’angolo, la bacchetta puntata.
-Potter! Tu sei amica di Potter? No Lily, no, tutti ma non Potter…- supplicò, cercando di estrarre la bacchetta dalla tasca. James lo disarmò con un incantesimo non verbale a la prese al volo.
-Ti ho detto di lasciarla.
Severus, interdetto, mollò il braccio di Lily, e James si mise tra loro due, con fare protettivo.
-Come osi ancora rivolgerle la parola? Come osi parlarle, dopo quello che state facendo tu e i tuoi compagni? Come?- gridò –Lo sai che i suoi genitori sono costretti a vivere da reclusi, protetti dagli auror? Lo sai che Lily piange, di notte, per tutto il male che è costretta a vedere? Le sai, queste cose?- sputò tutta la sua rabbia con quelle parole. Erano cose che voleva dire da secoli.
Dopo colazione, la McGranitt lo aveva fermato e gli aveva detto di andare da Gazza a mettersi d’accordo per la punizione che si era guadagnato pochi giorni prima con il suo attentato a Mrs Purr, che era stata aggredita e spaventata dal famoso vecchio scarpone. James aveva pensato di non andare, per ritardare ancora un po’ la triste sorte che gli spettava, ma ora era contento che Remus l’avesse convinto a non fare cavolate. Chi avrebbe difeso Lily altrimenti? Cosa avrebbe fatto Piton se qualcuno non fosse intervenuto?
Piton guardò l’ex amica, come a cercare conferma delle parole di Ramoso. Lei non si mosse.
-James, per favore, andiamo via…
-Vedi di non avvicinarti più a lei, sono stato chiaro?
-James…
Il ragazzo abbassò la bacchetta, e gettò quella di Piton verso il ragazzo, che non la prese. Questa cadde a terra, provocando un rumore sordo nel silenzio del corridoio.
Poi Ramoso si avvicinò a Lily, la prese per mano e la condusse via.
-Lily…
-Per te solo Evans, Piton.
James alzò la testa di scatto a quelle parole. Erano quelle che lei riservava proprio a lui, almeno fino a un mese prima.
Dopo essersi allontanati abbastanza, i due si fermarono. Lily lo guardava con gli occhi lucidi, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime.
Il ragazzo ricambiò l’occhiata, ma i suoi occhi invece che lucidi erano pieni di amore, e di rabbia, un rabbia provocata dalla sofferenza che Lily stava subendo per colpa di quel piccolo, sudicio Mangiamorte. Non riusciva a sopportare l’idea che lei soffrisse.
-Grazie, James…
-Di cosa? Vieni, andiamo in Sala Comune.
-C’è lezione… grazie di avermi difesa, di aver detto quelle cose… grazie di non averlo picchiato. Grazie.
-Hai davvero voglia di andare a lezione? Non l’avrei mai picchiato davanti a te.
-Sì, andiamo… sto bene.
Così James fece uno sforzo e le sorrise, ammirando la sua forza d’animo, le lasciò la mano e si avviarono verso la classe.
 
 
Dopo le lezioni, Lily saltò il pranzo e andò a chiudersi nel dormitorio. Voleva piangere.
Si era trattenuta davanti a James, non per paura di fare la figura della bambina, ma perché si era accorta della rabbia del ragazzo e ne era stata profondamente colpita.
Non aveva pianto nemmeno con le amiche. Non voleva metterle a disagio, così aveva raccontato l’accaduto a monosillabi e senza dettagli, e aveva finto di essersene dimenticata. Sapeva che loro ci sarebbero sempre state, ma sentiva che era una cosa che doveva fare da sola. Così, raggomitolata sul suo letto dalla coperta scarlatta, pianse tutte le sue lacrime.
Pianse principalmente per l’amicizia che, solo ora se ne rendeva pienamente conto, aveva perso per sempre.
Non riusciva a capacitarsi delle parole di Piton. Si rifiutava di pensare che lui le aveva davvero chiesto di passare dalla parte del male, dalla parte di Voldemort, quando lo stesso Signore Oscuro dava la caccia ai suoi genitori da due anni. Si rifiutava di pensare che quello fosse lo stesso Severus che aveva conosciuto a undici anni, lo stesso bambino che le aveva rivelato che era una strega, che era magica. Quel bambino che fino al quarto anno aveva incontrato nei ritagli di tempo durante la settimana e con cui aveva passato tutti i week end. Non era nemmeno andata ad Hogsmeade, quegli anni, perché a lui non piaceva. Quel ragazzo da cui aveva cominciato ad allontanarsi al quinto anno, in seguito alle minacce ricevute dai suoi amici e ai suoi rifiuti di lasciarli perdere.
La rottura vera e propria era avvenuta quel giorno al lago. James lo stava importunando, come al solito, lo chiamava Mocciosus. E lei lo difendeva sempre. E anche quella volta.
Solo che quella volta qualcosa andò diversamente dalla solita routine insulta Potter-rifiuta di uscire con lui-vai via con Severus.
Piton aveva detto di non aver bisogno dell’aiuto di una “sudicia Sanguesporco come lei”.
E in quel momento, qualcosa nel suo cuore si era frantumato. La parte del cuore in cui sono conservate le amicizie era andata completamente in pezzi, e ancora adesso era rammendata alla meglio.
Da quell’episodio, piano piano e senza che lei se ne accorgesse, era avvenuto una sorta di rovescio della medaglia. Se prima odiava Potter, ora odiava Piton. Se prima il suo amico fidato era Severus, ora quello era James. O meglio, lo stava diventando, sempre di più.
Dopo quello che aveva detto quel giorno a Piton, sentiva che poteva veramente fidarsi di lui. Non gli aveva mai detto che i suoi genitori erano protetti dagli auror, ma questo probabilmente lo sapeva per via dei suoi, che lo erano entrambi. La cosa che l’aveva veramente colpita era quando aveva detto che lei piangeva di notte per tutto quello che stava capitando. Era vero.
A volte le capitava di rimanere in Sala Comune da sola, e di ritrovarsi a piangere, non sapeva neanche lei bene come. Nessuno sapeva di questi suoi sfoghi notturni.
Si chiese chi, se non un vero amico, avrebbe potuto scoprirlo e non dirlo mai, né agli altri né soprattutto a lei.
Si era anche accorta però che James provava qualcosa di più. Non ne era del tutto certa, ma era una brava osservatrice e pensava che i gesti che lui le riservava non fossero solo quelli di un amico. Preferì non indagare oltre, perché voleva prima di tutto fidarsi di lui ciecamente e conoscerlo a fondo, per poi chiedersi cosa lei stessa provasse veramente. Si sentiva strana quando c’era lui, ma per il momento non voleva capire in che senso.
Dopo essersi sfogata del tutto, si alzò, andò in bagno e si lavò la faccia. Il poco trucco che Alice le aveva messo la mattina era tutto sbavato, così lo tolse completamente. Non le piaceva truccarsi. Prese la borsa e scese in Sala Comune.
 
 
-NON CAPISCI PROPRIO NIENTE!
Lily fu accolta nella stanza con quel grido. Pensò fosse riferito a lei, ma alzando lo sguardo capì che non era così. Dorcas, in un angolo, stava urlando contro Sirius, seduto su una sedia intrappolato tra lei e il muro, con l’aria vagamente annoiata. Poco distanti c’erano gli altri sette, che li guardavano con aria preoccupata.
Lily andò verso di loro, posò la borsa sul tavolo e si sedette su una poltrona. Vedendo che i suoi amici la guardavano apprensivi, fece un sorriso da va-tutto-bene, e loro sembrarono sollevati.
-Che sta succedendo?
James scese dal tavolo su cui era seduto e andò ad appoggiarsi a bracciolo della poltrona di lei.
-Sirius ne ha combinata una grossa…
Lei gli lanciò un’occhiata interrogativa, così Ramoso le spiegò quello che era accaduto mentre lei era in dormitorio.
A pranzo, Sirius si era seduto accanto a Dorcas. Tutti e nove avevano parlato del più e del meno come sempre, e Lily pensò dentro di sé che probabilmente avevano parlato anche di lei.
In ogni caso, una ragazza del quinto anno si era seduta accanto a Sirius senza nemmeno chiedere, e lui l’aveva salutata come una vecchia amica. Gli altri la conoscevano di vista, si chiamava Chantal e qualcosa. Per tutto il pranzo Felpato non aveva fatto altro che parlare con lei, senza degnare Dorcas di uno sguardo. Secondo il racconto di James, lei continuava a sbuffare per cercare di far capire a Sirius che era infastidita, ma lui sembrava non avere idea della sua esistenza. A quel punto Mary si era alzata e si era messa accanto a Dorcas, cercando di evitare l’ira dell’amica, che in certi casi poteva rivelarsi distruttiva. Per un po’ aveva funzionato, almeno fino a quando Chantal e qualcosa non si era alzata, scoccando a Sirius un bacio sulla guancia e dicendo “comunque mi sono divertita, sabato!”, per poi allontanarsi. A quel punto Dorcas era scattata in piedi, urlando “E MENO MALE CHE NON POTEVI STUDIARE ARITMANZIA CON ME, SABATO!”, ed era corsa fuori dalla sala in lacrime.
Sirius aveva guardato gli altri, alzando le spalle, e aveva grugnito chiedendosi cosa le fosse preso. Allora James lo aveva guardato malissimo, e Marlene lo aveva colpito con un pugno sulla spalla, debolmente, congratulandosi con lui e correndo a consolare l’amica.
Poco dopo, tutti gli altri le avevano raggiunte in Sala Comune e Dorcas, che si era evidentemente ripresa, aveva iniziato a gridare contro Sirius.
Lily ascoltò la storia incredula. Non era da Felpato comportarsi in quel modo.
-SIRIUS BLACK! Guardami in faccia quando ti parlo!
Sirius alzò la testa di scatto e la guardò male.
-Si può sapere che hai? Vuoi sapere cosa ho fatto sabato? Beh, non sono affari tuoi!- esclamò, irato.
-Non sono affari miei? Hai inventato una scusa per non stare con me, quindi sono affari miei, eccome!- si accalorò Dorcas, sull’orlo delle lacrime.
-Noi due non stiamo insieme! Mi hai detto di rallentare, e io l’ho fatto!
-Razza di idiota, rallentare non significa uscire con altre ragazze! Sei uno stupido!- e corse di sopra, piangendo.
Mary e Marlene la seguirono, preoccupate. Alice fece per seguirle ma Frank la trattenne con dolcezza, dicendole di non assillarla troppo. La ragazza guardò Lily, che annuì.
Allora i due fidanzati si scusarono e scesero di sotto, dovevano vedere la McGranitt per ottenere il permesso di anticipare la loro partenza per le vacanze di Natale di un paio di giorni, visto che dovevano andare a sciare insieme.
-Sirius, si può sapere che diavolo ti è saltato in mente? Non avevi detto che Dorcas ti piaceva da morire?- chiese James con poco tatto all’amico che si stava avvicinando.
-Non ho mai detto che non mi piaccia. Ma che volete tutti?- e uscì da buco del ritratto.
Ci fu un lungo istante di silenzio, nessuno dei quattro rimasti sapeva cosa dire.
-Vado a cercare di calmarlo, a volte mi riesce…- disse Peter rompendo il silenzio e uscendo anche lui dalla stanza.
Seguì ancora silenzio. James e Remus si guardavano, combattuti, mentre Lily era rannicchiata sulla poltrona, sovrappensiero.
-James, Remus, ditemi che quello non era Sirius ma il suo fratello cattivo…- irruppe improvvisamente.
-No Lily, era Felpato, eccome… si è comportato male,  però ti chiedo di non giudicarlo subito, prima voglio spiegarti una cosa. Sirius è cresciuto in una famiglia tormentata, i cui valori sono decisamente discutibili. Attorno a sé ha avuto soltanto coppie sposate non per amore, ma per interesse o convenienza. E’ stato abituato fin da piccolo a credere che un Black non possa amare davvero. Ha pensato che fosse così per molto tempo, perché qui ad Hogwarts ha avuto molte ragazze, ma tutti sappiamo che non gli sono mai piaciute davvero e che l’unica cosa che potevano dargli e che gli interessava era il sesso. Quest’anno però si è reso conto che la fantomatica croce della famiglia Black non è affatto vera, innamorandosi di Dorcas.
Ora, anche se non sembra, lui è una persona molto… fragile. So che sembra inverosimile parlare di Sirius come di una persona poco sicura di sé, ma si è visto costretto a scappare dalla sua famiglia a quindici anni perché loro vivono esattamente per le cose che lui ha sempre odiato e combattuto. Anche il fatto che suo fratello minore si sia unito ai Mangiamorte è stato un colpo molto duro per lui, ha sentito di aver fallito come fratello, perché ha sempre voluto bene a Regulus, a differenza di quello che prova per i suoi genitori. Quest’estate, a casa mia, ha attraversato una specie di crisi d’identità in cui non sapeva più cosa pensare. Tutte le persone che conosce e con cui ha vissuto per tutta la vita sono unite al male, cosa che a lui fa ribrezzo.
E’ per questo motivo che ha fatto quello che ha fatto. La settimana scorsa è riuscito a dire a Dorcas quello che prova per lei, e lei ha fatto lo stesso, pregandolo però di andarci piano, per non ripetere la delusione che ha avuto da poco con quel tizio di Corvonero.
Sirius ha frainteso, e ha pensato che fosse una sorta di rifiuto, quindi non sapendo che fare è andato con quella ragazza. Non voglio giustificarlo in alcun modo, ma penso che sia colpa soprattutto della situazione in cui ha vissuto fino a pochi mesi fa, quando è venuto da me. Ciò non toglie che non doveva andare a letto con Chantal-e-qualcosa.-
James smise di parlare e per un po’ regnò ancora il silenzio. Lily sembrava colpita dal discorso di Ramoso, e Lunastorta annuiva, pensando che fosse esattamente così.
-Lo conosci proprio bene…- disse Lily, non sapendo cosa pensare.
Capiva perfettamente la situazione di Sirius, ma aveva anche sbagliato. Dorcas ora stava male per quello che aveva fatto.
 
 
Passò una settimana, la settimana senza dubbio peggiore di tutto l’anno. Le ragazze sembravano aver compreso e perdonato Sirius, ma Dorcas non ce la faceva. Non poteva pensare che il ragazzo che credeva di amare fosse stato con un’altra mentre frequentava lei. Per questo, le altre la tenevano lontana da lui, per evitare incidenti diplomatici, però così non c’era modo di stare tutti e dieci insieme come prima.
Erano tutti stanchi di quella situazione, soprattutto James, che non riusciva a trovare un attimo per stare un po’ con Lily.
Con loro grande sollievo, un giorno si ritrovarono in Sala Comune senza i due litiganti, inspiegabilmente.
-Ragazzi… dove sono quei due? Non voglio dovermi ritrovare a spegnere i capelli di Sirius che vanno a fuoco o cose simili…- ironizzò Remus.
-Si stanno parlando- dissero Marlene e James in coro.
-COSA?
-Oh dio, pensavo che Dorcas avesse superato la fase voglio-uccidere-Sirius-solo-dopo-averlo-castrato- esclamò Lily preoccupata.
-No, è stato lui a volerle parlare…- le spiegò Peter.
-Speriamo in bene…-
 
 
-Dorcas, ti prego, non picchiarmi subito, ascoltami.
Si trovavano nel dormitorio dei ragazzi, Sirius aveva insistito per parlare con Dorcas. Aveva capito di dover mettere da parte l’orgoglio. E si preparava a farlo fissando quei grandi occhi neri, che appartenevano alla prima ragazza che fosse riuscita a stregarlo, e che ora stava seduta sul letto di Peter, ferita.
-Mi dispiace. Sono stato stupido, idiota, cretino. Non dovevo, ma ho interpretato male le tue parole. Credevo che “rallentare” fosse un modo carino per dirmi che tu non provi nulla per me. Però vedendo come ti sei arrabbiata, ho capito che non è così. So che non potrai mai perdonarmi, che sono stato un mostro, e se deciderai di non parlarmi mai più mi starebbe benissimo: così imparerei a pensare e avrei sempre sotto gli occhi l’errore che ho fatto…- disse con gli occhi bassi e tristi, a fissarsi le scarpe.
-Sirius, apprezzo molto che tu sia venuto a scusarti, so che sei orgoglioso. Ma quello che hai fatto mi ha fatta stare male, ed è giusto che tu sappia che ho perso la fiducia che riponevo in te.
-Lo so, Dorcas, e hai ragione. Però voglio dirti, a mia discolpa, che quando mi hai detto di rallentare tutta la mia… insicurezza? è venuta fuori. Credevo che le cose stessero andando bene per una volta, credevo di aver trovato la ragazza giusta, ma ho esagerato la questione e ho interpretato male. Credo di averlo fatto perché nessuna mi aveva mai detto di andarci piano, e visto che tu hai avuto la prontezza di farlo mi piaci ancora di più- disse Sirius, con l’aria veramente sincera, dispiaciuta e umiliata dal suo stesso errore madornale.
-Anche tu mi piaci, Sirius, ma capisci anche tu che non so più cosa pensare.
-Hai ragione.
Rimasero in silenzio per un po’, poi la ragazza alzò lo sguardo verso Felpato.
-Sir… io direi di provare. Proviamo.
-Proviamo…?
-Tu mi piaci tanto, e non riesco ad avercela con te. Sento che le tue scuse sono sincere… ma non può tornare tutto come prima e subito. Quindi proviamo a vedere come va fra noi, se posso riuscire a ritrovare fiducia in te.
Sirius voleva mettersi a urlare di gioia.
-Sarò un ragazzo modello, non sgarrerò nemmeno una volta, farò qualsiasi cosa per te, Dorcas!
-Vediamo…- rispose lei ammiccante.
Quando, poco dopo, i due tornarono in Sala Comune con il sorriso sulle labbra, gli altri li accolsero con sollievo e celebrarono la pace fatta con qualche burrobirra rubata dalle cucine ad opera di James e Peter.
 




Note:
Buonsalve!
Non c’è molto da dire su questo capitolo, solo un po’ più di Sirius :D Vi divertirete a vedere i modi in cui si farà perdonare nei prossimi capitoli :)
La prima parte è stata difficile da scrivere, ma prima o poi ci voleva… e spero non sia venuta troppo male.
Ne approfitto per ringraziare le 11 splendide persone che mi seguono:
cosmopolitan
Echoes 
IamCarryLessie
isola cullen 
Jeis
Joasteroide42
leti_luke
Lia G
ScarletSnow
Yoshi17
_Blackbird_
Grazie!
E mi raccomando, recensite! :D
Alla prossima <3

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Capitolo 7
*** Buio ***


Alle tredici 
stupende
persone che mi seguono
e mi supportano.
Grazie!

 




-Dorcas! Svegliati!
-Ma dai, lasciala dormire!
Troppo tardi. Il cumulo di coperte che copriva Dorcas si mosse, e la ragazza si alzò a sedere sul letto, sbadigliando.
-Che cavolo… è domenica! Adesso uno non può neanche dormire di domenica mattina?- domandò, con voce impastata.
Lily la guardò, sorrise e indicò il tavolino accanto al suo letto. Dorcas si voltò a guardarlo, e la sua bocca disegnò una piccola O per lo stupore, vedendo cosa c’era sopra.
Un piccolo cagnolino di peluche affiancava la solita lampada dorata. Poggiava le zampe su un foglietto di pergamena piegato in due. La ragazza lo prese e lo aprì, e leggendo cosa c’era scritto scoppiò a ridere e si accasciò sul letto, lasciandolo cadere.
Lily e Marlene lo presero al volo.
C’era soltanto una parola, scritta con una calligrafia infantile: “Mordo”.
Sotto, l’impronta fangosa della zampa di un cane lasciava a intendere che era opera di Sirius.
Lily si chiese perché Dorcas stesse ancora ridendo, quando lei non ci trovava niente di particolarmente divertente o esilarante.
-E’ uno scherzo tra me e Sirius, tutte le volte che gli ordino di fare qualcosa lui dice “Attenta a come mi parli, potrei morderti”… ma sa benissimo che io adoro i cani e che trasformandosi ha quell’aspetto dolce che mi porta ed essere clemente con lui- spiegò la ragazza quando smise di ridere -sta cercando di farsi perdonare…- aggiunse sorridendo.
-Beh, io lo avrei già perdonato… è un gesto così carino!- disse Alice prendendo in mano il peluche e trovando che era davvero soffice.
-Sciocchezze, Ali! Tu sei troppo buona, non basta un cane di peluche per avere il mio perdono, soprattutto per quello che ha fatto. Diciamo però che è sulla buona strada- disse con un tono fintamente duro.
-Hai perfettamente ragione!- concordò Lily annuendo.
-Ehi Lily… cosa hai intenzione di fare oggi?- chiese Mary in tono innocente, senza riuscire a trattenere uno sguardo ammiccante.
-Non so, tra una settimana partiamo per le vacanze, potremmo fare a palle di neve nel parco…
-Io non ci sono, vado ad Hogsmeade con Frank!- disse Alice.
-Ah è così? Quindi abbandoni la tua compagna di squadra in questo modo? Bene, mi alleerò con Dorcas, in questo caso!- rispose Lily facendo l’offesa.
Anche se avevano diciassette anni, le ragazze non perdevano occasione di giocare a palle di neve ogni volta che potevano, e si divertivano come pazze. Alice e Lily erano la coppia inseparabile e giocavano sempre da alleate, ma perdevano irrimediabilmente contro la mira e la spietatezza di Dorcas.
Dopo essersi vestite, scesero in Sala Comune e vi trovarono i malandrini al completo, intenti a scaldarsi davanti al fuoco.
-Ali, Frank ti aspetta nella Sala d’Ingresso- la informò James.
-Va bene, io vado ragazzi, a stasera!- salutò tutti e abbracciò Lily con calore, come per scusarsi per averla lasciata da sola per la battaglia.
-Non m’incanti, Prewett!
Alice rise e sparì nel buco del ritratto.
Intanto, Dorcas aveva ringraziato Sirius per il regalo.
-Ma non è tutto, pensavi forse che sperassi di ottenere la tua carità solo con un peluche?
Dorcas lo guardò, sostenuta, ma in realtà moriva di curiosità.
-Ti farò fare una cosa che ti ho sempre negato- proseguì Felpato.
-Urlare a tutta la scuola che ho un cane nero che si chiama Sirius?- domandò Dorcas malandrina.
-No- rispose lui indignato, poi sospirò –ti porterò a pattinare- disse in tono lugubre e rassegnato.
La ragazza assunse un’espressione stupita, poi confusa e, subito dopo ancora, semplicemente estasiata. Amava pattinare, da bambina aveva fatto anche alcune gare a Londra, ma poi aveva smesso.
Ma non era da Sirius proporre una cosa del genere. Gli posò una mano sulla fronte.
-Sicuro di stare bene? Forse è meglio se ti metti a letto…
-Meadowes! E’ già tanto che ti ci porto, non fare la furba! Però dovrai aiutarmi, io non sono capace.
In questo Sirius era la contraddizione fatta persona. Riusciva a stare a metri e metri di altezza in sella ad una scopa da corsa tenendosi solo con le ginocchia, ma rabbrividiva di fronte a un paio di pattini. Non era mai stato capace, ma a segnarlo era stata la strabiliante caduta al terzo anno per la quale era schernito ancora adesso, a volte.
-Accidenti, quasi mi dispiace perdermi lo spettacolo!- esclamò James ironico.
-Taci, Rudolph!
-A cuccia, Lessie!
Andò avanti così per un po’, ma ben presto Sirius terminò i nomi di cervidi famosi (utilizzò anche Bambi, su suggerimento di Lily) e fu costretto ad accettare la sconfitta, maledicendo la sua decisione di diventare proprio un cane.
Lui e Dorcas misero il mantello e uscirono, diretti al laghetto ghiacciato di Hogsmeade.
Gli altri sei rimasero davanti al fuoco a parlare e scherzare, e presto di aprì un dibattito sulla loro fiaba magica preferita.
-Ah Lily… Marlene, Peter, Remus ed io pensavamo di andare a fare un giro ad Hogsmeade, a dopo!- esclamò improvvisamente Mary squagliandosela, seguita dagli altri tre.
Lily non fece nemmeno in tempo a sentirsi offesa per non essere stata invitata che capì tutto. Quei quattro farabutti volevano lasciarla sola con James per obbligarla ad andare al villaggio con lui, per non rimanere al castello senza compagnia.
-Beh, non credi che dovremmo andarci anche noi? O hai voglia di rimanere qui ad ammuffire?- chiese James con cautela.
-Sei prevedibile, Potter- sorrise lei rassegnata.
-E’ un no?
-E’ un sì, a certe condizioni però. Per prima cosa, ci andiamo come amici, quindi in futuro non avrai la libertà di sostenere che ho accettato un tuo invito. Inoltre, dovrai tenere le mani a posto per tutto il giorno e non sbuffare se starò troppo tempo in libreria- rispose malandrina.
-Sai, mi chiedo cosa ti porti a pensare a me come a uno stupratore che invita le ragazze fuori per poi molestarle- disse James cercando di assumere un’espressione seria e pensierosa.
-Non fare lo stupido! Piuttosto promettimi di non fare cose strane in libreria, tipo metterti a urlare o a scalare gli scaffali. Quel posto è il mio sacrario.
-Guarda che io non scalo gli scaffali della biblioteca dal secondo anno! Ma per chi mi hai preso?- disse indignato, ma poi vedendo l’espressione di Lily aggiunse –Va bene, va bene, come vuoi!
Lily alzò due dita al cielo in segno di vittoria, appellò il cappotto e lo indossò. Rispose con una linguaccia ai borbottii di James a proposito dei “suoi dannati libri” e pensò che forse non sarebbe stata una brutta giornata, non del tutto.
 
 
-Accidenti a te e ai tuoi dolci, James Potter! Siamo stati da Mielandia così tanto tempo che il gestore stava per avere un esaurimento nervoso!- esclamò Lily cercando di rubare a James un sacchetto pieno di Api Frizzole, operazione resa più difficile dalla ressa di persone che popolavano le vie di Hogsmeade
-Vogliamo parlare dell’espressione della commessa della libreria quando finalmente hai pagato i tuoi libri? Due ore e mezza lì dentro per due soli volumi. Avrebbe voluto strozzarti!- rise James allontanando i dolci dalla portata della ragazza.
-Guarda che aveva quella espressione solo perché tu hai fatto cadere quel vaso di fiori a forza di urtare il tavolino col piede!
-Evans, stiamo parlando di James Potter seduto per due ore e mezza su un divanetto a fiori in un posto pieno di libri! Di libri! Seduto! Io!- si difese Ramoso, come se fosse ovvio.
-Accidenti, me la dai o no una caramella?- chiese Lily abbandonando ogni tentativo di acchiappare il sacchetto.
-Fammici pensare…
-Guarda che me ne vado!- lo minacciò lei.
-Okay, okay, tieni…- disse mestamente porgendole le Api Frizzole –Però mi sono comportato bene fino ad ora, no?
-Escludendo il vaso rotto, diciamo che sei stato un po’ meno malandrino del solito- ammiccò lei.
-Solo questo? Ma se l’ho anche ripagato, quel cacchio di vaso!
-E va bene, te lo concedo, sei stato bravo- sorrise lei, seria.
-Scusa, puoi ripeterlo? Vorrei imprimere bene questo momento nella memo… Ahia!- si interruppe, gemendo per via dello scappellotto che si era beccato da Lily.
-Ti sta be… oh, guarda!- esclamò Lily indicando un punto davanti a loro.
James alzò lo sguardo e vide una scena alquanto insolita.
Camminando erano arrivati al laghetto senza quasi accorgersene. Non c’era molta gente che pattinava, ma anche se così fosse stato sarebbe stato impossibile non notare una certa coppia.
Lungo un lato del lago, Dorcas teneva le mani di Sirius e lo guidava sul ghiaccio pattinando all’indietro. Felpato, da parte sua, non sembrava molto convinto e muoveva i piedi intrappolati nei pattini con una frenesia distruttiva.
-Sir, chi ti ha lanciato una Tarantallegra? Se me lo dici lo sistemo io!- esclamò James sghignazzando.
Sirius, concentrato com’era, fu colto alla sprovvista e sobbalzò, riuscendo per un pelo a tenersi alla staccionata per non cadere.
-James! Cosa non ti è chiaro di taci?- fece Lily dandogli una gomitata leggera, non riuscendo però a trattenere le risate.
-Potter! Evans! Chi vi ha dato il permesso di disturbare il mio alunno?- ruggì Dorcas.
La ragazza fece per ribattere, ma fu sopraffatta dalle risate, provocate in parte dal tono autoritario dell’amica, in parte da Sirius che cercava di liberarsi dei pattini per dare una lezione a James.
Dorcas si ammorbidì un pochino e disse:
-Sai, Jamie, hai una terribile influenza su di lei… Se è già così ora, pensa a quando vi sposerete e metterete al mondo tanti piccoli Potter con gli occhi verdi!- a queste parole Sirius ghignò malandrino.
Lily sobbalzò e arrossì, ma nessuno se ne accorse, perché James stava già ribattendo.
-Tu farnetichi, Meadowes! Insomma, non che mi dispiaccia sposarmi con Lily, ma è cocciuta come un mulo! Non credo di avere speranze…- disse in tono lacrimoso.
-Oh, Jamie! Non fare così, se rimarrai da solo come un cane potrai sempre venire da me e Dorcas, in fondo sono sempre tuo fratello!- disse Sirius fingendo di consolare Ramoso.
-Ehi, aspetta un momento! Da me e Dorcas?- si infervorò la ragazza.
Lily, esasperata, troncò la discussione proponendo di andare ai Tre Manici di Scopa, visto che probabilmente gli altri erano là al caldo.
-E va bene, ma non pensare di cavartela così facilmente con il pattinaggio, sono stata chiara?- fece Dorcas a Sirius.
Questo riuscì a levarsi i pattini e se li mise in spalla tenendoli per i lacci, poi tutti e quattro i avviarono verso il pub.
 
 
-Pensate che Lily se la sia presa visto che l’abbiamo lasciata sola?- domando Marlene preoccupata.
-Lene! E’ stata tua l’idea di scappare, e ora hai di questi ripensamenti?- la rimproverò Peter, ridendo.
-No, non penso che sia arrabbiata, sicuramente ha capito il motivo…- intervenne Mary.
-Siete due persone tremende!- esclamò Remus aprendo la porta dei Tre Manici di Scopa e facendo passare prima le ragazze.
-Da che pulpito! Come se James non vi avesse chiesto la stessa identica cosa- protestò Mary.
-Dai Remmy, non negare, poco prima che Lene ce lo dicesse stavi per proporre la stessa cosa…- sghignazzò Peter.
-Chiamami di nuovo Remmy e ti faccio ingoiare la bacchetta, Minus!
-Perché non ci sediamo e rimandiamo le minacce di morte a più tardi?- propose Marlene, pacifica.
-Effettivamente però non è stata una fuga delle migliori…- ammise Mary riferendosi a quando si erano precipitate fuori dalla Sala Comune.
I quattro presero posto a un tavolo in un angolo, abbastanza grande prevedendo l’arrivo di tutti gli altri, e ordinarono quattro burrobirre, che arrivarono cinque minuti dopo.
Ben presto li raggiunsero Alice e Frank. Quest’ultimo era carico di borse di tutti i colori, e barcollava pericolosamente.
-Acquisti per il viaggio!- esclamò Alice sulla difensiva.
-Ah, è vero che andate a sciare…
-Se devo dirtela tutta, sono piuttosto nervoso. Insomma, non ho mai visto la madre di Alice. Cosa succederebbe se mi ritrovassi con una suocera bisbetica che mi odia?
-Mia madre non è bisbetica! E non ti odia!
-Non ti scaldare, Prewett!- all’esclamazione tutti si voltarono verso la porta. Sirius  era appena entrato, seguito da Dorcas, James e Lily.
Quest’ultima rivolse uno sguardo di fuoco a Marlene e Mary e si sedette tra Sirius e Remus, di fronte a James.
-Ecco i nostri due piccioncini…- ghignò Alice.
-Già, Dorcas e Sirius sono proprio una bella coppia, soprattutto quando pattinano insieme- fece Lily disinvolta.
Chi non era presente al lago volle sapere subito quello che era successo, e ben presto James si lanciò in una convincente interpretazione di Felpato sui pattini.
Solo dopo diverse minacce di morte Ramoso si sedette e finì la burrobirra.
-Un’altra, Rosmerta!
-James! E’ la terza!- protestò Lily.
-E dai, Evans, l’ultima… sono felice oggi, dobbiamo festeggiare!
-Festeggiare cosa?
-Per prima cosa, Dorcas e Sirius hanno fatto pace, e non meno importante, sei uscita con me!- esclamò lui malandrino.
-Potter! Ti avevo fatto ben presente che questa non è stata un’uscita di cui avresti potuto vantarti!- si infervorò lei.
-Lo so, era un pretesto per bere un’altra birra… e poi scusa, io e te ad Hogsmeade contemporaneamente, se non si festeggia questo tanto vale darci tutti all’ippica.
-E va bene! Un’altra anche a me…- disse con tono risoluto.
-Mi stai sfidando?
-Esattamente!
Tutti gli altri cominciarono a fare il tifo, quasi tutti dalla parte della ragazza.
-Incredibile… non mi sarei mai e poi mai sognata Lily e James ad Hogsmeade insieme che si sfidano ad una gara di bevute. Quante cose sono cambiate…- disse Alice a Frank, piano.
-Eh sì… stiamo crescendo, e finalmente tra una settimana conoscerò la tua famiglia.
-Allora sei contento!
-Certo che lo sono, non darmi ascolto quando faccio le battute, Ali- disse, sporgendosi poi per baciarla teneramente. Lei rispose al bacio e poi i due cominciarono a fare il tifo come gli altri.
Alla fine, James vinse, creando un grande malcontento da parte di tutti quanti.
-Dovevi lasciarla vincere!- lo fischiò Dorcas.
Però Lily era contenta che lui non l’avesse fatto. Già trovava strano essere lì, a sfidare James Potter a una gara di bevute, senza insultarlo sul serio. Che lui la lasciasse vincere di proposito no, non lo avrebbe sopportato.
Sorrise.
Si stava divertendo un mondo quell’anno. Prima non pensava potesse succedere, ma si trovava davvero bene con i Malandrini, e in fondo la tregua con James aveva portato a tante novità, tutte positive. Era contenta che fosse suo amico.
-Ehi ragazzi, vi va di vedere Remmy e io in un gara di rutti?- chiese Sirius sovrastando il gran vociare.
-Tanto vinco io, Felpato!- fu il commento di Remus.
Tutti scoppiarono a ridere, ma si fermarono di botto sentendo uno schianto provenire da poco lontano. Si voltarono verso il bagno e videro la porta a terra, e su di essa una donna con i capelli spettinati e le palpebre pesanti, vestita di nero. Era circondata da altri uomini, tutti mascherati, e puntava la bacchetta davanti a sé.
Nessuno degli avventori del pub fece in tempo a muoversi, che la donna gridò con voce stridula:
-Crucio!
Sirius si accorse che il getto di luce era diretto verso di lui, così si spostò di lato rovinando a terra.
-Caro Black… pensavi forse che mi fossi dimenticata del mio cuginetto ribelle?- disse la donna sghignazzando.
-Bellatrix. Non posso dire che sia un piacere rivederti- rispose Sirius alzandosi in piedi.
-Oh, ma non illuderti, non siamo qui solo per te, non sei così importante. Qui dentro c’è un po’ di feccia di cui disfarsi, come per esempio questa sudicia Nata Babbana!- disse Bellatrix puntando la bacchetta di scatto verso Lily.
James, senza pensarci due volte, si gettò davanti alla ragazza. Aspetto il dolore, ma dalla bacchetta della mangiamorte non uscì nulla.
-Che mi venga un accidente se questo non è il caro Potter! Dimmi, come stanno qui traditori del loro sangue dei tuoi genitori?- chiese malvagia.
James sputò ai suoi piedi.
-Così ora difendi anche i Nati Babbani? O questa ragazza è un caso particolare?
Lily cercò di divincolarsi da James per fare qualcosa di utile, ma lui le bloccò contro al muro, sempre senza staccare gli occhi da Bellatrix.
-Bene, diamo inizio alle danze!- ruggì questa.
E fu il buio.




Note:
*si nasconde*
So che ora volete uccidermi, ma doveva andare così, doveva!
Vi lascio in sospeso, ma non temete, non sarà per molto.
Che dire.. boh, sono commossa perché 13 persone mi seguono, vi amo, davvero.
*piange*
Mi raccomando, ditemi che ne pensate in una recensione…
Alla prossima!


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Capitolo 8
*** Il fratello che non ho mai avuto ***


"Dove mi trovo?"
 
Lily non lo sapeva più.
Avevano cercato di difendersi dagli incantesimi scagliati quasi a casaccio dai Mangiamorte, e uscendo dal locale devastato ne avevano trovati altri ad aspettarli, e con loro anche qualche Dissennatore.
Alla loro vista Lily era andata in panico, non c’era niente che odiasse di più, probabilmente perché, senza i motivi che aveva per andare avanti,l'orrore della guerra che vivevano le crollava addosso come una doccia fredda, e non era più tanto semplice pensare ad altro e sorridere col senno di poi.
Aveva cominciato a sentirsi male, come se le stesse salendo la febbre, a temperature ben superiori dal normale. Si sentiva pesante e non riusciva a trovare la forza per stare in piedi e combattere, così era corsa a nascondersi in un vicolo, non poteva permettersi di svenire nel mezzo della battaglia. Si era seduta in una nicchia nel muro, stringendosi le gambe al petto e cercando di fare respiri veloci e profondi, come le diceva suo padre da piccola, quando non stava bene.
Ma non funzionava. Se chiudeva gli occhi vedeva la sua famiglia morta, i suoi amici feriti gravemente dai Mangiamorte mentre lei se ne stava lì.
Attorno a sé sentiva le grida disperate della gente che combatteva. Cercò di fare qualcosa, di muoversi dal suo nascondiglio, ma era come in un oblio involontario: le guardie di Azkaban le stavano portando via tutti i motivi per alzarsi e continuare a vivere. Su di lei quegli esseri avevano sempre avuto un effetto più forte che sugli altri, non sapeva perché.
A un certo punto sentì in grido acuto in cui riconobbe la voce di Alice.
“No, tutti ma non Alice”pensò tornando improvvisamente in sé e sbarrando gli occhi.
Terrorizzata, si concentrò con tutte le sue forze e riuscì a tirare fuori un momento felice dai meandri della memoria. Era uno dei tanti pomeriggi passati in compagnia della sua migliore amica, ad Hogwarts.
Si alzò di scatto, corse fuori dal vicolo e, cercando di ignorare il più possibile l’atmosfera che i Dissennatori creavano attorno a lei, gridò:
-Expecto Patronum!
Una tigre d’argento uscì dalla punta della sua bacchetta e corse incontro ai nemici, facendoli indietreggiare e dando modo alle persone attorno di riprendersi e ritornare a combattere.
Senza perdere tempo, Lily iniziò a correre alla cieca, finché non vide un volto familiare e si fermò, grata di aver trovato qualcuno dei suoi vivo.
James le corse incontro, schivando per un pelo un fiotto di luce verde.
-Hai evocato tu il Patronus?- chiese mettendosi davanti a lei e scrutando tutto intorno alla ricerca di un Mangiamorte in agguato.
Lily annuì.
-Sei stata fantastica. Non è facile, è magia molto avanzata!
-Come lo sai?- domandò Lily guardandolo.
-Perché lo so evocare…- ripose James ricambiando l’occhiata, pieno di affetto e gioia per averla ritrovata sana e salva.
Al quarto anno, i suoi genitori gli avevano insegnato ad evocare un Patronus corporeo, perché era da poco giunta la notizia secondo la quale Voldemort aveva attratto dalla sua anche i Dissennatori e non volevano lasciare il figlio senza difese in caso di attacco.
-Oh ma guarda, la Nata Babbana e il suo fidanzato!- esclamò una voce da lontano.
La felicità sul volto di James mutò rapidamente in un misto di rabbia e terrore.
Bellatrix comparve davanti a loro e, rapida, scagliò un incantesimo contro Lily. Lei si buttò di lato, ma qualcosa la colpì alla gamba, come una lama affilatissima che non smetteva di penetrare sempre di più nella carne, e il sangue cominciò a scorrere.
La donna scoppiò a ridere e James, pallido, ne approfittò per tentare di disarmarla. Lei però lo vide e schivò l’incantesimo.
-Pietrificus Totalus!- esclamò, e Ramoso cadde a terra, poco distante da Lily, immobile e incapace di proferire parola.
-Sei un ingenuo, Potter. Credevi davvero che saresti riuscito a disarmare me?- disse in tono di scherno.
-Non deve essere molto difficile…- rantolò una voce alle loro spalle.
Bellatrix si voltò di scatto e vide Sirius, zoppicante e con il mento insanguinato, che le puntava la bacchetta contro.
-Expelliarmus!                                                      
Non fece in tempo a fare nulla che la bacchetta le volò via di mano. Rimase interdetta. In un attimo infilò una mano nel mantello, ne estrasse un pugnale e lo lanciò verso Felpato, ruggendo di rabbia. L’arma si conficcò nella spalla del ragazzo che gridò di dolore. Fu in quel momento che tutti si accorsero di essere rimasti solamente loro. Tutti quelli che non erano morti erano riusciti a fuggire, qualche corpo giaceva a terra, tra cui anche quelli di alcuni Mangiamorte.
Lentamente e attenta a non fare alcun rumore, Lily afferrò la bacchetta, dopo averla cercata a tentoni. La puntò verso James e sussurrò:
-Finitem Incantatem!
Il ragazzo si mosse appena. Non voleva che la Mangiamorte si accorgesse che era libero fino a che non avesse avuto l’occasione per colpirla. Strinse la bacchetta.
Bellatrix iniziò a camminare tra i loro corpi stesi a terra. Raggiunse la sua bacchetta, toltale da Sirius, e se ne riappropriò.
-Vediamo un po’… che fine riservare a questi tre piccoli ribelli? Penso che al Signore Oscuro farebbe piacere finirti, Potter, e visto che sono una romantica lascerò che la nostra piccola Sanguesporco ti segua… ma Black! Come potrei privarmi del piacere di ucciderti con le mie mani?
Detto questo gli puntò la bacchetta alla gola e mormorò una formula che nessuno dei tre conosceva. Sirius cercò di spostarsi rotolando su un fianco, ma la spalla sanguinava copiosamente e il pugnale era ancora conficcato nella carne.
James si alzò di scatto, inorridito, e proprio mentre cominciava a sprigionarsi una luce argentea, prese la Mangiamorte per le spalle e la buttò a terra.
La tenne ferma per un po’, pensando a un modo per farle davvero male, mentre Lily cercava di strisciare verso Sirius, che sembrava svenuto.
A quel punto sentirono un piccolo schiocco alle loro spalle.
-Per l’amor del cielo! Expelliarmus!- esclamò una voce che conoscevano bene.
La bacchetta di Bellatrix volò via per la seconda volta, ma stavolta Silente la prese al volo.
-Signor Potter, si alzi in piedi, prego…
-Ma professor…
-Niente ma, lasci andare quella donna- ripeté con tono serio il Preside, la barba argentea che spiccava nell’oscurità.
James, riluttante, si alzò, senza abbassare la bacchetta. Poi capì. Bellatrix stava per posare l’indice sul Marchio Nero che aveva sul braccio, sotto il mantello.
Ora però non resistette alla tentazione di fronteggiare Silente, così si alzò anche lei e lasciò perdere.
-Bene, bene, bene! Albus, anche tu qui? Finalmente!- la donna sembrava non avere più molta voglia di ridere. Era con le spalle al muro, disarmata e con le bacchette di Silente, James e Lily, che era ancora a terra, puntate addosso.
Con un fluido movimento del polso, il Preside fece apparire delle funi, che legarono Bellatrix in modo da impedirle qualsiasi movimento. Con grande sorpresa dei ragazzi, lei chiuse gli occhi, come se fosse vittima di un sonno incantato. Poi Silente si allontanò, probabilmente per andare a prendere atto dell’identità dei cadaveri a terra. James abbassò lentamente la bacchetta e corse verso Sirius, ancora inerte.
Giaceva a terra, il volto e la spalla coperti di sangue e una ferita lieve alla gamba sinistra. Ramoso estrasse lentamente il pugnale di Bellatrix e lo scagliò lontano, pieno di rabbia. Posò una mano sul cuore del fratello e, con suo grande sollievo, scoprì che batteva ancora, anche se spaventosamente piano.
Sentì un fruscio accanto a sé, ben percettibile visto il silenzio che si era creato, e si voltò sulla difensiva, ma vide che si trattava di Lily. Era riuscita a zoppicare fino a lì e ora si stava chinando sull’amico con una smorfia di dolore sul volto. Aveva i capelli rossi incrostati di sangue e un graffio sulla guancia, ma gli occhi verdi erano vividi e attenti come sempre.
James la strinse in un abbraccio e affondò il viso nei suoi capelli. Non pianse.
-Ehi…- sussurrò lei.
-Dobbiamo portarlo al San Mungo- disse il ragazzo guardandola.
-No, non è sicuro, ci troveranno… si sono sicuramente accorti dell’assenza di Bellatrix.
-E allora dove andiamo?- chiese James, smarrito.
-Se permettete un suggerimento, signori, andate a Villa Potter. Vi troverete tutto il sesto anno di Grifondoro e alcuni Medimaghi del San Mungo pronti a prendersi cura del signor Black- intervenne Silente -Ah, signor Potter, dica ai suoi genitori che vi raggiungerò a breve- e si allontanò di nuovo.
I due ragazzi si guardarono, radiosi. Da un po’ aleggiava tra di loro la fatidica domanda “dove sono gli altri?”, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di chiederlo. Ora sapevano che stavano bene, e che erano tutti a casa di James.
-Come facciamo a raggiungere casa tua?- domandò Lily.
-Prendi la mia mano e quella di Sirius- rispose James stringendo la bacchetta.
La ragazza lo guardò, confusa, poi capì.
-Sai smaterializzarti?
-So come si fa, ma non ho il diploma- disse.
-L’hai già fatto prima?
-Sei sicura di volerlo sapere?
E detto questo, la ragazza sentì uno strappo vicino all’ombelico e tutto cominciò a vorticare.
 
 
Il viaggio durò meno di quanto pensasse. Dopo appena qualche secondo in cui vide le cose più svariate volarle attorno, la sue mani ancora strette in quelle dei ragazzi, il suo corpo atterrò su qualcosa di soffice. Le venne voglia di vomitare, ma trattenne l’istinto e mosse piano una gamba. Fu sollevata quando capì che era ancora attaccata al corpo e funzionante, così come tutte le altre articolazioni. Aprì gli occhi e si alzò a sedere, sollevandosi con le braccia affondate nell'erba alta.
-Dove dia…
-James! James, sei tu! Oh santo cielo!- gridò all’improvviso una voce di donna.
Alzò lo sguardo e vide una signora sulla quarantina, avvolta in una vestaglia di seta rossa, che correva verso di loro.
All’improvviso si ricordò di James e di Sirius, che era stato ferito. Si alzò in piedi di scatto e corse verso l’amico, che era appena stato sollevato da Ramoso.
-Sir! Oh, mio dio! Che è successo?- chiese la donna col fiatone.
-Bellatrix… non so con cosa l’abbia colpito, ma ha perso i sensi- rispose Lily dopo un attimo di esitazione, vedendo che James non lo faceva al suo posto. Gli occhi del ragazzo erano fissi sul corpo del fratello e le sue mani stringevano i suoi vestiti quasi convulsamente.
La donna annuì guardandola per la prima volta, poi fece comparire una barella.
-Ecco Jamie, mettilo qui. Ci sono dei Medimaghi, lo cureranno, vedrai…
James non disse nulla. Indugiò per qualche istante, poi posò Sirius dove gli era stato detto. Lily notò che i suoi occhi si inumidirono appena.
La ragazza passò una mano tra i capelli di Felpato, poi si strinse nella felpa sporca e stracciata. C’era una leggera brezza fredda, in giardino.
-Entrate, ragazzi. Tu devi essere Lily!- esclamò la donna dandole una spintarella leggera verso la porta.
-Sì, proprio così…
-Jamie parla sempre di te. Sei carina proprio come ti descrive…- aggiunse sincera.
Con grande sorpresa di Lily, che era arrossita, Ramoso non disse niente.
-Oh, James… vedrai che si riprenderà. Sono contenta che siate qui tutti vivi, non sai quanto sono stata in ansia!- disse stringendo il figlio in un abbraccio affettuoso.
Intanto erano arrivati in una grande sala con un divano e molte poltrone al centro, davanti a un grande caminetto. Lo sguardo di Lily si posò subito su un gruppetto di circa dieci persone appollaiate sul sofà. C’erano tutti i loro amici, con tre uomini e una donna che non conosceva.
-Eccoli!- esclamò Mary correndo ad abbracciarla.
La ragazza abbracciò tutti, poi si accorse con orrore di una cosa.
-Dov’è Alice?- si chiese all’improvviso cosa le fosse successo da impedirle di essere lì con tutti loro, forse l'urlo che aveva sentito nel vicolo era proprio suo.
-E’ di là, Annie la sta curando, aveva una ferita al braccio, nulla di grave.
Tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sul divano. Notò che tutti erano puliti e profumati.
-Da quanto siete qui?- chiese stranita.
-Qualche ora… gli Auror ci hanno trovati mente combattevamo e portati qui, non ci hanno permesso di venire a cercarvi, hanno detto che sarebbe venuto Silente in persona. E’ vero?- chiese Remus
-Sì, è arrivato proprio nel momento opportuno. C’era Bellatrix… che ha ferito Sirius.
-A proposito, dov’è?
Lily abbassò lo sguardo.
-E’ stato colpito da un incantesimo, non so cosa fosse, fatto sta che è svenuto da tempo… se non fosse intervenuto James non so che fine avrebbe fatto.
-Un incantesimo che non conosci? Accidenti- fece Marlene interdetta.
La sua considerazione fu interrotta da Dorcas che era scoppiata a piangere.
-Sir…
-Tranquilla, Cassie, dicono tutti che si riprenderà. E’ nell’altra stanza- cercò di rassicurarla Lily, senza molto successo.
La ragazza corse via.
-Dov’è James?- domandò Peter.
-Era qui…- Lily si voltò, ma non vide nessuno.
-E’ scappato in camera sua appena siete entrati- intervenne la donna con la vestaglia rossa. –A proposito, Lily, sono Dorea, la madre di James… e anche di Sirius.
-Mi fa piacere conoscerla, signora Potter.
-Sciocchezze, chiamami per nome!- esclamò.
Lily pensò che fosse simpatica, e dal volto si intuiva che era una donna forte.
Restarono tutti in silenzio per un po’, poi un uomo entrò nella stanza.
-Dove sono i miei uomini?- esclamò burbero.
-Charlus, Sirius è stato ferito, è svenuto e non hanno ancora capito con cosa lo ha colpito Bellatrix- spiegò Dorea.
-Bellatrix… quella cagna. Sapevo che Sir non era al sicuro con quella in giro. E il mio Jimmy?- osservò l’uomo, assumendo un’espressione preoccupata, come se gli fosse crollato il mondo addosso.
-E’ di sopra… non ha detto una parola da quando è arrivato.
-Lasciamolo un po’ da solo… se riuscirà a piangere dopo si sentirà meglio- disse.
-Lily, questo è mio marito Charlus- disse Dorea passando una mano sulle spalle di Lily.
-Lily? Ho sentito bene? La famosa Lily? Ah sì, capelli rossi, occhi verdi, e sguardo, dolce, profondo e intelligente. Sei proprio tu. Ora capisco perché James non fa che parlare di te. L’ho sempre detto che noi Potter abbiamo gusti eccelsi in fatto di donne!- esclamò Charlus cercando di sdrammatizzare un po’ la situazione.
-Lieta di conoscerla, signor Potter!- disse Lily divertita, ma allo stesso tempo confusa.
James parlava davvero così tanto di lei a casa? E cosa diceva? Di sicuro niente di male, vista l’alta considerazione che avevano di lei i suoi genitori.
Charlus sorrise con fare paterno.
-Oh, che sbadata! Vorrai darti una ripulita, mia cara… ma prima fai vedere quella ferita a Bonnie, ecco…- disse Dorea indicando la gamba di Lily e guidandola fuori dalla stanza.
-Resterete qui per le vacanze di Natale, per stare al sicuro. I vostri bauli arriveranno domani mattina, nel frattempo ti lascio qualche vestito in bagno, da indossare dopo esserti fatta una bella doccia!- disse facendole strada.
-E’ gentilissima, Dorea, davvero…-
La donna sorrise ed entrò in una stanza. Affidò Lily alle cure di una Medimaga dall’aspetto rassicurante e le spiegò dove si trovava il bagno, poi uscì.
 
 
Dieci minuti dopo, la ragazza lasciò la stanza, ringraziando la strega che in quattro e quattr’otto le aveva curato il taglio.
Ricordando le istruzioni di Dorea, salì le scale, aggrappandosi al corrimano per la stanchezza, e arrivò alla porta giusta.
Il bagno era grande e accogliente, con una grande doccia da un lato e una vasca dall’altro.
Lentamente, si spogliò degli abiti lisi e li posò a terra, con l’intenzione di raccoglierli dopo.
Entrò nella doccia e si lavò per bene i capelli e tutto il corpo con un delizioso sapone all’orchidea che trovò su una mensola. Poi chiuse l’acqua e si avvolse in un asciugamano candido e morbido. Si accorse che su una sedia c’erano un paio di jeans un po’ vecchiotti, una maglia bianca e una felpa da uomo, oltre a della biancheria pulita. Indossò tutto e improvvisamente si accorse di aver già visto quella felpa addosso a James qualche anno prima. Le stava enorme, ma rimboccò le maniche alla meglio.
Poi iniziò a spazzolarsi i capelli e li asciugò per bene. Solo quando ebbe finito si accorse che i suoi abiti sporchi non erano più sul pavimento. Rimise tutto a posto e uscì dal bagno.
Ripercorrendo il corridoio al contrario, vide una porta con su scritto “James” e sotto, aggiunto chiaramente in seguito e con una calligrafia irregolare “e Sirius”.
Si chiese se il ragazzo fosse lì dentro. Senza pensarci troppo entrò.
La stanza era di medie dimensioni. Era buia, ma, a giudicare dalle grandi finestre poste sopra i due letti, di giorno doveva essere piuttosto luminosa.
Sopra ad una delle due pareti laterali c’erano diversi poster di motociclette, gruppi rock e una squadra di calcio babbani, uno stendardo di Grifondoro ed una foto dei Malandrini scattata ad Hogwarts. Nell’altro lato c’erano l’immancabile vessillo dei Grifoni, numerosi poster di squadre di Quidditch, tutte intente a correre di qua e di là entro gli scomodi limiti delle cornici, e varie foto di tutto il sesto anno di Grifondoro. In alcune era ritratta anche Lily, che rideva, che inseguiva James, che abbracciava Alice. In una stava facendo il turno di ronda con Remus. Si chiese quando l’avesse scattata.
Abbassò la sguardo. Ramoso era seduto sul letto, con la schiena contro il muro e lo sguardo basso. Lily accese la lampada con un colpo di bacchetta.
-Ehi…
-Lily! Mi dispiace di essere scappato qui- disse lui alzando lo sguardo, sorpreso.
-Non ti devi preoccupare. Si riprenderà, è in ottime mani adesso.- disse la ragazza sedendosi accanto a lui.
-E’ colpa mia… se fossi intervenuto prima…
-No, James Potter, non dirlo nemmeno per scherzo!
Il ragazzo la guardò, sbarrando gli occhi.
-Non dirlo. Per favore, non dirlo. Lo sai che non è colpa tua. Bellatrix lo avrebbe ferito in qualche altro modo, se non addirittura ucciso! Sei intervenuto in tempo, dovresti esserne felice- disse lei piena di sincerità.
-E se non si sveglia più?
-Si sveglierà. Non può non svegliarsi, insomma, lui è Felpato, mica un comune mortale!
James sorrise. Ecco un altro motivo per cui la amava. Sapeva sdrammatizzare. Stava male, ma metteva da parte il suo dolore per dedicarsi a chi soffriva di più e non mollava finché non riusciva nel suo intento.
-Spero proprio che tu abbia ragione…- disse lui abbracciandola- vedi, lui è… ormai fa parte di me. E’ come il fratello che non ho mai avuto.
Lei gli accarezzò i capelli, le gambe strette al petto, e per un po’ rimasero così.
Lily si soprese da sola quando si scoprì a cedere alle lacrime. James se ne accorse, e cercò di asciugargliele, ma quelle cadevano copiose sul copriletto e sulla sua maglietta. Così cominciò anche lui, senza lasciarla.
Piansero per un po’, per il loro cane nero, forte e insostituibile. Piansero per Felpato, temendo di non rivederlo più sorridere e di non sentire più la sua voce. Piansero anche per tutti i loro amici, e soprattutto per Dorcas, che era distrutta.
Ma poco dopo si ricomposero.
-Meglio così. Meglio sfogarsi, meglio di tenere tutto il dolore dentro- fece Lily abbozzando un sorriso.
-Hai ragione- concordò James tirandola per le braccia per rimetterla in piedi. –Ora scendiamo, voglio salutare mio padre!
-Sai, mi stanno simpatici i tuoi. Tuo padre mi ha fatto un sacco di complimenti, ha detto- si bloccò, sorridendo, con lo sguardo vago di chi si sforza di ricordare qualcosa, nonostante ricordasse benissimo le esatte parole -che vedendomi capisce perché parli sempre di me- ammiccò infine malandrina.
-Quel farabutto! Se non fosse l’uomo che mi ha messo al mondo, vedrebbe!
-Ma se è proprio uguale a te!- esclamò Lily ridendo.
-Sai una cosa? Hai ragione…- ammise James pensandoci bene.
E così, ridendo, scesero al piano di sotto.
 
 
Entrarono nella stanza dove Lily aveva incontrato gli altri in precedenza. C’erano ancora le stesse persone di prima, con qualche altro sconosciuto in più.
-Oh, ecco i ragazzi! Vanno bene i vestiti, Lily cara?- chiese Dorea.
-Benissimo, grazie! A proposito, volevo raccogliere i miei, ma uscita dalla doccia non c’erano più…
-Oh, saranno stati gli elfi domestici, non ti preoccupare. Ho detto loro di rammendarteli- sorrise lei.
Che sciocca era stata a non pensarci. Già vedendo la casa dall’esterno aveva capito che i Potter erano una famiglia benestante, era perfettamente naturale che avessero degli elfi domestici. Ma lei non era abituata a loro, quindi le suonava strano.
-Come sta Sir?- chiese James, teso.
La madre esitò.
-La spalla è a posto, fisicamente non ha problemi gravi… l’unica cosa è che non si sveglia. Non hanno capito cosa lo ha colpito, né quando potrebbe svegliarsi… potrebbe essere domani, come tra un mese o più. Mi dispiace Jamie…- disse Dorea pallida, gli occhi pieni di lacrime.
James strinse piano il braccio di Lily, abbassando lo sguardo. Lei rispose alla stretta.
“Io ci sono, noi ci siamo.”
Il ragazzo annuì piano, poi si diressero tutti in cucina per aiutare con la cena.
-Dorcas è ancora con Sirius, ma tutti gli altri sono di qua a preparare da mangiare. Non hanno voluto che muovessi un dito, né io né gli elfi domestici. Hai degli amici fantastici, Jamie caro!
Il ragazzo sorrise, consapevole.
Entrarono, e Lily non fece in tempo a fare commenti su Remus che mescolava la minestra che una massa di capelli neri le si precipitò addosso.
-Lily!- esclamò Alice scossa dal pianto. –Prima, quando nessuno sapeva dove eravate.... ho pensato alla vita che avrei se non ci fossi tu, e...- scoppiò a piangere inondandola di lacrime.
-Ti voglio bene, Alice- fece Lily stringendola forte a sé mentre da una piccola radio sul tavolo cominciavano a uscire le note di una famosa canzone di Celestina Warbeck, la loro cantante preferita.
-Non sai davvero cosa ho provato quando ti ho sentita urlare durante la battaglia…
Alice si staccò da lei e la guardò, gli occhi colmi di gioia. Ad un tratto cominciarono tutte e due a cantare la canzone a memoria. Si voltarono l’una verso l’altra, sorrisero e si strinsero nuovamente in un abbraccio.







Note:
Eccomi di nuovo!
Per prima cosa ci tengo a dire che 15 meravigliose personcine seguono questa storia, vi amo tutti, non sapete che gioia mi date!
Ho tardato un po’ a postare perché subito dopo aver postato lo scorso capitolo sono andata due giorni a Roma con la scuola, quindi non ho avuto molto tempo.
Per scrivere questo capitolo mi sono impegnata molto, e anche la mia solita musa mi ha aiutata. Spero proprio che vi piaccia! Ah, per il Patronus, tranquilli, so che quello di Lily è una cerva, ma più avanti capirete perché qui l'ho descritto come una tigre.
Alla prossima!


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Capitolo 9
*** Natale a Villa Potter ***




A Villa Potter, le giornate passavano lente e inesorabili, e mentre il Natale si faceva sempre più vicino, il clima si irrigidiva. Lily amava questa festa, fino al terzo anno era sempre andata a casa dai suoi genitori per le vacanze, ma poi aveva smesso per non metterli in pericolo con la sua presenza. Aveva passato gli ultimi due ad Hogwarts, il primo con Dorcas e Mary e il secondo con Alice, che si era categoricamente rifiutata di partire lasciandola sola.
Da quando non aveva più la possibilità di tornare a casa, aspettava il Natale con impazienza sempre minore, ma in qualche modo i suoi amici erano riusciti a renderlo sempre divertente e piacevole. Quell’anno però, il clima era decisamente diverso.
Nessuno aveva realmente voglia di festeggiare, per via di Sirius, che era ancora assopito nella stanza al piano terra, ma tutti si sforzavano di sembrare allegri sapendo che lui non li avrebbe mai voluti tristi in una così bella occasione.
Se c’era una cosa di cui Lily era contenta, era di essere a casa di James. Per prima cosa, erano tutti insieme, e poi i genitori del ragazzo erano assolutamente fantastici. Erano al corrente della situazione della sua famiglia, sapevano che lei aveva paura per loro e si concedeva di vederli solo per poche settimane durante le vacanze estive. Per questo erano incredibilmente affettuosi. Dorea l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, aveva insistito perché tenesse la vecchia felpa del figlio anche se il suo baule era arrivato ormai da giorni, e spesso le spazzolava i capelli e la accarezzava proprio come una mamma.
Charlus, dal canto suo, gridava a gran voce per tutta la casa il suo dispiacere per il fatto che il figlio fosse troppo scavezzacollo per meritare una dolce fanciulla come lei. Lily all’inizio non ci fece molto caso, ma presto cominciò a pensare che forse, quando James le aveva confessato che lei gli piaceva molto, al compleanno di Alice, aveva frainteso il suo messaggio, prendendolo semplicemente per amichevole. Più ci pesava e più se ne convinceva, si chiese come aveva fatto a non pensarci prima.
L’unico problema era che non sapeva quello che voleva. Non sapeva cosa provasse veramente per James, se solo sincera amicizia oppure anche qualcosa di più.
Soprattutto durante la sua permanenza alla Villa, aveva cominciato a legarsi a lui e a concedergli la sua fiducia, più di quanto avesse previsto quella volta, quando avevano messo da parte tutte le tensioni per cominciare un'amicizia a cui allora non aveva creduto davvero. E le era riuscito molto spontaneo, cosa insolita per il suo carattere per natura diffidente.
Una cosa di cui era certa era che non voleva indagare oltre, almeno per il momento. Aveva appena trovato un amico, un vero amico, e non voleva certo rovinare tutto con una relazione che poteva anche non andare a buon fine. Un’altra sua caratteristica, non fare mai nulla senza conoscerne le conseguenze e averci ben meditato.
Preferiva aspettare e vedere come sarebbero andate le cose, a rischio di stufare James e perdere un’occasione. A volte non si sopportava, ma era fatta così e non poteva farci nulla.
Lily si riscosse dai suoi pensieri vedendo James entrare nella stanza. Era seduta su una poltrona in salotto e fingeva di leggere un libro preso dalla biblioteca della casa, ma in realtà era immersa in meditazioni ben diverse.
Il ragazzo le passò accanto. Non disse nulla per non disturbarla mentre leggeva, e si diresse direttamente verso Remus, all’altro capo della sala. La ragazza arrossì per i pensieri di poco prima e si sistemò più comodamente sulla poltrona riprendendo a leggere.
 
 
Intanto James aveva raggiunto l’amico, che stava cercando di decifrare la scrittura di Frank per capire quali erano i compiti della vacanze.
-Ehi, Rem.
-Ramoso, sei ancora tra noi- rispose Remus alzando lo sguardo.
-Sì… scusa, non vi ho considerati troppo in questi giorni, ma…
-Tranquillo, credo di capire come ti senti. O forse no, tu sei legato a Sirius perfino più di me, ma so come sono queste situazioni.
James abbassò lo sguardo. Sapeva che prima di morire a causa delle ferite inflittale dai Lupi Mannari, la madre di Remus era stata incosciente in un letto d’ospedale per qualche settimana. Lui all’epoca era ancora piccolo e alle prese con la prima trasformazione, ma non aveva mai dimenticato cosa si provava a non sapere le esatte condizioni di un proprio caro.
-A volte mi chiedo a cosa serva vivere in queste condizioni- proseguì Lunastorta –la guerra, intendo. A cosa serve combattere e rischiare la vita di continuo per poi ricevere in cambio solo morte e disperazione?
James lo guardò stupefatto. Non era da Remus parlare in quel modo.
-Ma poi, mi viene in mente quello che mi disse mio padre dopo la prima trasformazione in Lupo Mannaro, quando ero così disgustato da me stesso che arrivai a pregarlo di finirmi per non farmi soffrire. Mi disse: vuoi davvero arrenderti così? La vita si diverte a metterci in difficoltà, e solo chi insiste a cercare la felicità la ottiene veramente, sia che viva, sia che cada provandoci.
-Sei sicuro che sia una frase di tuo padre? Mi sembra proprio il tuo stile- disse James, sorridendo per la prima volta da qualche giorno.
-Devo pur aver preso da qualcuno- ripose Lunastorta ricambiando il sorriso.
-Grazie, Remus. Non so davvero come fai, a convivere non solo con la guerra, ma anche con il tuo piccolo problema peloso. La tua forza di volontà mi induce a non smettere di sperare. Sei la persona più forte che conosco.
-Come faccio? E’ tutto grazie ai miei migliori amici. Non sarei durato due mesi, là fuori senza di voi, Jamie- disse sincero.
Si abbracciarono, contenti di essere lì insieme a farsi forza a vicenda.
-Sirius si riprenderà, lo so. Lo sappiamo tutti, nel profondo- disse d’un tratto Remus alzandosi.
James sorrise e annuì guardando un punto non ben definito sul pavimento, Lunastorta gli diede una pacca sulla spalla e uscì dalla stanza.
Ramoso alzò lo sguardo e si voltò verso Lily, che stava ancora leggendo. In quei giorni lo aveva aiutato molto, lasciandolo solo o tenendogli compagnia nei momenti in cui aveva bisogno dell’una o dell’altra cosa. Era totalmente ammaliato da lei e dalla sua capacità di fare sempre la cosa giusta.
Cercava di ripetersi nella mente le parole di Sirius, il suo consiglio di aspettare a dichiararsi per non rischiare di forzarla, ma era difficile. Sapeva di amare Lily in un modo per lui completamente nuovo, non aveva mai provato per nessuno gli stessi sentimenti che provava per lei, e non aveva dubbi sul fatto che non si sarebbe mai stancato di aspettarla, ma sentiva che tutto il tempo che passava senza dire niente era tempo sprecato.
-Ehi, James…
Il ragazzo alzò lo sguardo. Lily aveva chiuso il libro.
-Bentornata nel nostro mondo!- esclamò lui con un sorriso.
-Mi manca Sirius…- disse lei d’un tratto, ignorando la frecciatina.
L’espressione di Ramoso tornò subito seria, e il ragazzo prese a tormentarsi le mani, lo sguardo basso.
-Anche a me. Non ce la faccio più… ho seriamente paura che non si svegli più…
Si interruppe, vedendo che Lily era scivolata lentamente lungo la poltrona fino a trovarsi seduta a terra, si era strinta le gambe al petto e vi aveva nascosto la testa. Pochi secondi dopo iniziò a singhiozzare piano.
-Lily… oh, Lily, non fare così!- tentò lui, sbalordito.
Le si avvicinò e le posò le mani sulle caviglie, cercando di confortarla. Lei alzò la testa. Aveva il viso rigato di lacrime e gli occhi lucidi. Spostò le gambe permettendo a James di stringerla in un abbraccio, senza riuscire a smettere di piangere.
-Non credo di essermi mai resa conto di quanto gli voglio bene, prima d’ora…- articolò con quale difficoltà, interrotta dai singhiozzi –e se ora non si sveglia, non lo saprà mai.
-Stai vaneggiando, Lily… lui sa quando è speciale per te, per tutti noi. Lo sa.
Non aveva alcuna voglia di piangere in quel momento. Voleva solo consolare quella ragazza, così forte ma allo stesso tempo così pericolosamente fragile, e per farlo diceva cose che sospettava servissero a tranquillizzare anche sé stesso.
-Scusa… non so cosa mi sia preso…- disse la ragazza cercando di asciugarsi il volto con le mani.
-Non scusarti. L’hai detto anche tu, fa bene sfogarsi, ogni tanto- rispose James, che la stringeva ancora a sé.
-Non ce la faccio a stare qui con le mani in mano sapendo che là fuori ci sono le persone che lo hanno ridotto così. Mi sento inutile- disse lei.
-Lo so, anche io, non sai quanto- fece James serrando i denti –vieni, andiamo a trovare Sir.
Si alzò in piedi e le tese la mano. La tirò su quasi di peso, poi le concesse l’onore di varcare per prima la soglia che dava sul corridoio.
Entrarono nella stanza dove Sirius giaceva privo di sensi ormai da parecchi giorni.
Vedendo l’amico, James si fece serio e silenzioso. Lily andò lentamente verso il letto e prese la mano esangue del ragazzo, posata sopra al suo petto, e la strinse tra le sue, come a riscaldarla dalla stessa sensazione di freddo che aleggiava intorno al cuore di tutti loro. Poi, vedendo che Ramoso si era seduto nella sedia accanto al letto spesso occupata dalla madre, gli strinse leggermente una spalla e uscì.
 
 
Nei due giorni che separavano quel momento al giorno di Natale, James passò molto tempo con Sirius, assistendo alle cure dei Medimaghi che venivano a visitarlo una volta al giorno, e, talvolta, aiutando la madre a fare le cose elementari che l’amico non era in grado di compiere, come nutrirsi attraverso una flebo nel braccio.
Intanto Lily e gli altri cercavano di inventarsi mille modi per passare il tempo e per non pensare al peggio, visto che Felpato non dava segno di volersi svegliare. Ingaggiavano partite a Quidditch, gare di pupazzi di neve e strani giochi di società, ma il più delle volte non venivano portati a termine o finivano con qualcuno in lacrime. Dorcas non vi prendeva mai parte, così ben presto le ragazze abbandonavano il gioco per andare a consolarla e i restanti, Frank, Remus e Peter, erano troppo pochi per potersi divertire. Insomma, con l’assenza di Sirius sembrava sparita anche l’inconfondibile voglia di divertirsi che caratterizzava il gruppo.
Il giorno di Natale, Lily si svegliò presto, dopo che l’ennesimo incubo sullo scontro con i Mangiamorte le aveva fatto passare una notte molto agitata. Si alzò dal letto, sentendo la testa pulsare dolorosamente. Scese al piano terra, in cucina, si versò un bicchiere d’acqua e ingoiò un’aspirina che aveva comprato Dorea qualche giorno prima a Diagon Alley. Era abbastanza simile a quelle babbane, ma la ragazza si disse che preferiva decisamente il gusto di queste ultime. Stava meditando sulla possibilità di tornare a letto per recuperare un po’ di sonno, quando James entrò rumorosamente in cucina. Si fermò a metà strada, sorpreso di vederla lì, poi sorrise.
-Sonno leggero?- chiese.
-No, incubi. Non ho mai avuto il sonno leggero, in effetti fatico a sentire a sveglia la mattina, ora che mi ci fai pensare- rispose Lily cercando di non dare troppa importanza ai brutti sogni che la tormentavano.
-Incubi? Anche io li ho avuti, subito dopo l’attacco. Ma da qualche giorno mi lasciano dormire.
-A me no, di solito ci mettono mesi ad andarsene… ultimamente infatti non passo molte notti carine- disse lei, turbata.
-Mi dispiace… ah, comunque, Buon Natale! Andiamo ad augurarlo a Sirius?
Lily sorrise scuotendo piano la testa, poi lo seguì. Entrarono nella stanza ormai famigliare a tutti, aspettandosi di trovare l’amico steso a letto con la flebo nel braccio.
Ma la flebo giaceva a terra, ancora attaccata al grosso tubo di plastica che fuoriusciva da un macchinario sotto la finestra.
-Oh, finalmente, mi chiedevo quando a qualcuno sarebbe venuto in mente di entrare in questa diamine di stanza vuo…
Sirius fu interrotto da un gridolino di gioia e un’imprecazione.
-Sei sveglio! Sei sveglio!- gridò Lily correndo ad abbracciarlo.
Si era messo a sedere sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino e le coperte all’aria.
-Ehi, Evans, avevi dei dubbi? Non credevo che qualche ora senza di me ti facesse questo effetto…
-Qualche ora? Sir, sei rimasto svenuto per più di una settimana…
Sul volto di Felpato apparve un’espressione stupefatta.
-Co… così tanto?
-Puoi scommetterci, razza di idiota! Mi hai fatto venire un colpo!- esclamò James con un gran sorriso, dandogli una leggera pacca su una spalla.
-Vado a svegliare gli altri!- fece Lily saltellando fuori dalla stanza, i lunghi capelli illuminati dalla luce del mattino che filtrava dalle finestre.
-Buon Natale, canide da strapazzo!- disse Ramoso, troppo felice per distrarsi a guardarli.
-Per Merlino! E’ il giorno di Natale? Si direbbe che mi sono perso parecchie cose, fratello… a proposito, perché Lily è a casa tua?
Senza riuscire a smettere di sorridere, James gli raccontò gli ultimi avvenimenti, a partire da quando perse i sensi per via di Bellatrix.
Ben presto una frotta di gente entrò nella stanza, gridando, ridendo e festeggiando.
-Accidenti, siete proprio tutti qui…- fece Sirius fingendosi scocciato, ma senza riuscirci.
In realtà era davvero felice che tutti i suoi amici fossero lì per lui.
Dorcas corse a baciarlo e lui le fece spazio sul letto.
Poco dopo, Dorea e Charlus fecero la loro comparsa sulla soglia. Erano stati tutta la notte in missione, in quanto Auror, e la prima cosa che avevano trovato rientrando era stata un’elfa domestica in lacrime che li aveva avvisati che il “caro, caro ragazzo Black” si era finalmente risvegliato.
-Largo, largo, razza di disgraziati ragazzi! Fatemi vedere mio figlio!- fece Dorea divertita dal gran vociare.
In un lampo tutti si spostarono, volarono gli ultimi urli di gioia e insulti rivolti a Sirius e la stanza si svuotò.
Dorea, con gli occhi lucidi, corse verso il letto a strinse il ragazzo in un profondo abbraccio materno.
-Eccolo, il mio campione!- fece Charlus giovale abbracciandolo anche lui –Lo sapevo che non sarebbe durata per molto!
-Ho dormito così tanto… non volevo farvi preoccupare- disse il ragazzo incerto.
-Non dirlo nemmeno per scherzo, non è colpa tua. Se c’è qualcuno che deve pagare, quella è Bellatrix. Suppongo che quei mascalzoni ti abbiano già raccontato tutto, no?- sorrise Dorea.
-Sì, è così… ma da quello che hanno detto Silente ha catturato la mia cara cuginetta prima che James si smaterializzasse, o sbaglio?- domando Sirius inquieto.
-E’ così… ma purtroppo ci sono state alcune complicazioni. Mentre Silente aspettava l’arrivo del Ministro per decidere la sorte di Bellatrix, Lord Voldemort in persona li ha raggiunti, sperando di trovare voi tre. Lily specialmente, credo- raccontò Charlus con aria grave- naturalmente Albus è stato perfettamente in grado di tenerlo a bada, ma mentre era impegnato con lui Bellatrix è riuscita a liberarsi, e poco prima dell’arrivo degli aiuti si sono smaterializzati tutti e due.
-E questo…
-Non lo abbiamo detto ai ragazzi. E confidiamo che tu faccia lo stesso, per non spaventarli ma soprattutto per non rischiare che facciano azioni sconsiderate- spiegò Dorea.
-Come fate a sapere che io non farò niente?- chiese Felpato.
-Per prima cosa, so di potermi fidare di te, Sir. Inoltre sei ancora convalescente e non ti perderemo certo d’occhio, in questi giorni…- ammiccò Charlus.
-Tu sei nostro figlio, e sappiamo che sei leale- aggiunse Dorea.
A quelle parole, Sirius arrossì, insultandosi mentalmente, perché per un attimo era stato certo al cento per cento che alla prima occasione sarebbe uscito di casa per uccidere sua cugina. Ma sentendosi definire come un figlio dai genitori di James gli impediva moralmente di farlo, e si sentì stupido per averlo anche solo pensato.
In quel momento bussarono alla porta, e una giovane Medimaga entrò per visitare Sirius e dimetterlo ufficialmente dallo scomodo letto. Charlus uscì dalla stanza dicendogli di raggiungerli più tardi in salotto per aprire i regali, e Dorea lo seguì dando un ultimo bacio alla mano di Felpato che ancora stringeva tra le sue.
 
 
-Uffa, dove cavolo è finito Sir? Voglio aprire i regali!- si lamentò Peter seduto a terra accanto al caminetto.
-Sono qui, brutto topastro!- fece Sirius entrando nella stanza e buttandosi a peso morto sul divano.
-Ahi! Ti sei seduto sulla mia gamba!- protestò Lily cercando di liberarsi dall’opprimente peso dell’amico, ottenendo solo di sbilanciarsi e cadere con la testa in grembo ad Alice.
-Oh, scusa tanto, Evans! Non ti avevo vista! Non è che sei dimagrita? Mi sembri trasparente…- rispose Felpato indicando la felpa che aveva indosso la ragazza, decisamente molto più grande della sua taglia effettiva.
-Ah-ah, che ridere! Me la sono messa solo perché a la cosa più calda che ho trovato!
-Non è vero, in realtà l’ha messa perché è mia e mi ama segretamente da tantissimo tempo, ma non vuole ammetterlo- intervenne James dal pavimento, sdraiato sul tappeto.
Lily arrossì violentemente.
-Ma non è vero! Adesso la tolgo, così tacete.
-Ho capito che fa caldo davanti al camino, Evans, ma non mi sembra il caso di fare uno spogliarello proprio qui e ora…- azzardò Sirius.
James lo guardò, come a dichiararsi completamente contrario all’affermazione.
-Gne…- fece Lily sfilandosi una manica –gne…- liberandosi dell’altra –gne!- infine riuscì a  sfilare la felpa dalla testa, rimanendo con un grazioso maglioncino con le renne e i capelli tutti scompigliati.
-Belle, le renne!- disse Mary poco prima di beccarsi la felpa appena tolta in faccia.
Tutti scoppiarono a ridere.
-Allora, li apriamo questi regali?- chiese James alzandosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli.
L’ora successiva passò tra carte buttate all’aria, fiocchi attaccati ovunque e su chiunque e gridolini di gioia per i regali appena scartati.
Lily aveva ricevuto un nastro per capelli da Sirius e Peter, un’agenda molto carina da Remus, una collana con il nome da Alice, diversi libri da Marlene, Mary e Dorcas e un calderone nuovo da Dorea e Charlus. Era rimasta completamente attonita di fronte al regalo dei genitori di James, in primo luogo perché non avrebbero assolutamente dovuto, e poi perché era da secoli che aveva bisogno di un calderone per Pozioni.
-Tieni Lily, per quanto io sia odioso ti ho comprato un regalo anche io!- ghignò James porgendole un pacchettino azzurro e rigirandosi in mano il regalo che gli aveva fatto lei, un fantastico stendardo della sua squadra del cuore di Quidditch.
Lily lo prese e lo aprì sorridendo. Era un braccialetto con su scritto “Evans”.
-James! E’ carinissimo… grazie davvero!- rise lei allacciandoselo al polso.
Lui la guardò sorridendo, contento del successo del suo regalo. La ragazza era intenta a guardare il braccialetto, sistemandolo, e quando alzò lo sguardo incrociò quello di Ramoso. Sorrise, ma poi arrossì leggermente vedendo che lui continuava a guardarla, con quegli occhi castani che riflettevano l’allegria di un bambino, ma allo stesso tempo conoscevano i problemi di un uomo.
-Ragazzi, il pranzo!- gridò Dorea dalla cucina.
-E menomale, Dorea, qui volavano sguardi ardenti!- rispose Remus dando di gomito a un Sirius piuttosto divertito.
Lily si alzò di scatto e si accodò a Dorcas per raggiungere la sala da pranzo, scuotendo i capelli e lasciando accanto a James il suo caratteristico profumo di orchidea. Lui indugiò ancora per qualche secondo sul tappeto, poi li seguì.
 
 
-…solo una passeggiata, per sgranchirci le gambe!
-Le zampe, volevi dire!
-E dai, Rem!
-E va bene, non ci dovrebbe essere nulla di male…
Tre battiti alla porta. La conversazione cessò di colpo.
-Chi è?
-Sono Lily…
-Aspetta, c’è James nudo!- sghignazzò la voce di Sirius.
-Taci, cane! Entra!
Lily entrò con qualche esitazione nella stanza di James, tenendo in equilibrio su una mano un vassoio.
Il ragazzo aveva appena finito di infilarsi una maglietta e si era sdraiato di nuovo sul letto, con la testa sotto al cuscino.
-Jamie, tua madre mi ha chiesto di portarvi il tè, visto che non vi siete degnati di scendere…- disse fingendosi scocciata.
Il ragazzo riemerse.
-Da quando mi chiami Jamie?
-Ehm… non lo so. Me l’ha attaccato Dorea!- arrossì lei.
-Grazie Evans, ti ci vedo come cameriera!- disse Sirius, con le gambe sul letto e il busto a terra, a testa in giù.
Si raddrizzò, poi aggiunse:
-Scherzavo, vista nel modo giusto non sembri affatto una donna di servizio…
Una risata risuonò nella stanza e una scarpa volò verso il ragazzo, che la prese al volo.
-Ehi, è la mia scarpa!- protestò Peter.
-Scusa Pete, in certi casi afferri solo la prima cosa che trovi…- si spiegò Lily ridendo.
-Andiamo di sotto a ringraziare Dorea, da bravi bambini- disse Remus alzandosi da una sedia con le ruote. Peter e Sirius lo seguirono vociando, ma James non si mosse.
-Ehm… James… volevo parlarti di una cosa- azzardò Lily quando la porta si chiuse.
“Oh no” pensò il ragazzo tra sé e sé, ma si limito a rispondere:
-Cosa la turba, donzella?
-Ecco… non ho potuto fare a meno di sentire che parlavate di uscire. Volevo solo dirti di non farlo. Anzi, proibirti di farlo!- fece Lily trovando coraggio.
-Andiamo, Lils…
-No, James! E’ pericoloso, ci sono ancora degli attacchi in corso… potreste morire!
-Ma di certo non andremmo in zone pericolose…- cercò di protestare.
-Non mi interessa, state qui, se non vuoi che muoia di crepacuore…
-Non dire così, non siamo idioti!- si difese il ragazzo.
-Lo so che non lo siete, ma io ho paura…- gli occhi le diventarono lucidi e cominciò a tremare.
-Lils… scusa, non volevo, io…- inorridì James vedendola sull’orlo delle lacrime.
-No, non è niente… è solo che convivo tutti i giorni con la paura di perdere i miei genitori in qualsiasi momento, non voglio che facciate cose di cui potreste pentirvi- cercò di spiegare.
-Va bene, se ti preme così tanto non faremo niente… stai tranquilla, non piangere.
James scese dal letto e la strinse in un abbraccio.
 
 
Quella notte, Lily riuscì sorprendentemente a prendere sonno dopo poco tempo. Probabilmente si sarebbe goduta un bel sonno senza sogni, se una voce non si fosse insinuata nella sua mente a tormentarla.
-Ragazze, svegliatevi, è urgente.
Aprì gli occhi e si rese conto che la voce era reale e proveniva da Dorea. Rendendosi improvvisamente conto delle sue parole, pensieri terribili le passarono per la testa. I suoi genitori morti, sua sorella, Charlus, Lord Voldemort…
Si alzò dal letto e guardò interrogativamente le amiche, che però sembravano confuse e spaventate quanto lei. Scesero velocemente in salotto dove trovarono alcuni degli uomini che avevano visto in casa la sera del loro arrivo.
-Ragazze, c’è stato un attacco poco lontano da qui, vogliamo approfittare della criticità della situazione per parlarvi di una cosa…- disse velocemente Dorea.
-Dove sono gli altri?- domandò Dorcas.
-Malocchio è andato a svegliarli, non so perché ci stia mettendo così tanto.
Un terribile sospetto cominciò a farsi strada nella mente di Lily.
-Qualcuno è morto?- chiese Mary tremante.
-Un paio di uomini della nostra parte, ma non li conoscete.
Le ragazze sembrarono lievemente tranquillizzate, tutte tranne Lily.
All’improvviso un uomo a dir poco spaventoso, ricoperto di cicatrici ovunque e con un terrificante occhio di vetro azzurro vivo che si muoveva a una velocità impressionante in ogni direzione, entrò nella stanza. Lanciandogli una seconda occhiata, Lily si accorse che aveva una gamba di legno e si reggeva a un bastone.
-Malocchio! Dove sono i ragazzi?
-Abbiamo guardato ovunque, Dorea. Non ci sono- rispose l’uomo con voce roca.
-Come sarebbe a dire che non ci sono? E’ impossibile!- sbiancò la donna.
Il cuore di Lily perse un battito. Il sangue cominciò a salirle alla testa e per un attimo vide tutto annebbiato, poi si riscosse a forza.
-Eppure è così. Nessuno idea di dove possano essere finiti?- chiese scrutando le ragazze con l’occhio buono.
Silenzio.
-Ecco… non ne sono sicura ma…- iniziò Lily timidamente.
-Ma?- fece brusco l’uomo.
-Ma credo che… siano usciti- riuscì a dire, prima che le lacrime di paura e rabbia cominciassero a rigarle le guance.







Note:
Sono viva!
Lo so, sono un po' in ritardo, ma scrivere questo capitolo è stata una cosa critica xD
Ho avuto qualcosa come tre giorni di blocco totale, anche perché ero totalmente assorta dalla lettura dell'ultimo libro di Hunger Games.
Però mi sono ripresa ed eccomi qui! Sinceramente questo capitolo non mi fa impazzire, ma spero che vi piaccia comunque.
Come dico sempre, mi raccomando recensite!
Alla prossima!


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Capitolo 10
*** Oblio ***







-Usciti? Che significa usciti? Oh, cielo- Dorea si lasciò cadere a sedere sul divano e si coprì il volto con le mani.
Le ragazze lanciarono uno sguardo interrogativo verso Lily, che stava lottando interiormente per rimanere lucida. Si morse le labbra quasi a sangue, tentando di riprendersi. Non ci poteva credere. James le aveva promesso di non fare niente del genere, glielo aveva giurato. Ma erano usciti di casa, ben sapendo dei rischi a cui andavano incontro. E ora c’era un attacco in corso, e loro potevano già essere…
-Signorina Evans! Per favore, ci dica quello che sa- la voce dell’uomo chiamato Malocchio la riportò lentamente alla realtà.
Cercò di frenare le lacrime di delusione e paura, e cominciò a parlare con voce rotta.
-Ecco, questo… questo pomeriggio ho sentito i ragazzi parlare di… fare una passeggiata fuori casa… dicevano che erano stanchi di essere confinati tra quattro mura. Io ho parlato con James, gli ho chiesto di pro…promettermi di non farlo, perché là fuori è pericoloso… ma…- le mancò la forza per continuare.
-Vieni, Lily, ti faccio un po’ di tè. Non preoccuparti, gli Auror li stanno già cercando- disse una donna avvolgendo una coperta attorno alle spalle della ragazza.
Lily alzò lo sguardo e, vedendola in faccia, fece un balzo e sbarrò gli occhi.
-Be…Bellatrix…- balbettò indietreggiando.
-Oh, accidenti, hai perfettamente ragione cara, purtroppo è questo l’effetto che faccio alla gente. Sono Andromeda Black, sorella di Bellatrix Lestrange e cugina di Sirius.-
La ragazza, diffidente, la scrutò meglio. Si accorse che, effettivamente, non si trattava di Bellatrix, e si sentì piuttosto stupida. Quella donna non aveva le palpebre pesanti, i capelli non erano neri ma di un grazioso castano chiaro, e avevano l’aria di essere molto morbidi. E, non meno importante, la dolcezza che comunicavano i suoi occhi rendeva impossibile paragonarli in alcun modo a quelli della sorella. Certo, a una prima occhiata erano comunque molto simili. Lily si accorse con stupore che la pancia della donna presentava un evidente rigonfiamento. Era decisamente incinta.
-Mi scusi, io non avevo idea che Bellatrix avesse una sorella, sono davvero dispiaciuta…
-Non preoccuparti, cara, non sei la prima, e per di più sei visibilmente sconvolta. Effettivamente siamo tre sorelle, c’è anche Narcissa. E’ un po’ più difficile riconoscerla, è molto diversa da noi due, ma la pecora nera della famiglia resto sempre io, e con lode- spiegò conducendola in cucina, seguita dalle altre ragazze.
-Lei è… come Sirius?- domandò Lily sentendosi ancora più stupida.
-Dammi del tu, Lily- sorrise lei –Sì, ho rinnegato la mia famiglia sposandomi con un Babbano, Ted Tonks. E, come avrai notato, mi sono anche riprodotta- disse con un sorriso amaro sulle labbra, indicando la pancia.
-Ricordami a che mese sei, An…- disse Marlene piano, scossa dalla scomparsa degli amici.
-Vi conoscete?- domandò Lily sorpresa.
-Certo, An è una cara amica dei Potter, e anche la mia famiglia, come quella di Alice, ci conosciamo bene- spiegò Marlene.
-Sono al settimo mese, Lene… ma qui vedo altre due facce nuove!- disse indicando Mary e Dorcas.
-Io sono Dorcas Meadowes, sicuramente conosce mio padre…- sussurrò, in lacrime per Sirius che non le aveva detto niente della loro decisione di uscire di casa.
-Mary McDonald, mia madre fa parte dell’Ordine…-
-McDonald? Sei tu che…
-Sì, sono io- Mary la interruppe e abbassò la testa.
-Mi dispiace, sono stata brusca.
Ci fu silenzio per un po’ di tempo, mentre tutte bevevano il loro tè. Era da molto tempo che non parlavano di quanto era successo a Mary al quinto anno, su sua esplicita richiesta. Non era un argomento felice, e lei non voleva far altro che dimenticare.
Ma Lily non poté fare a meno di ricordare. L’anno prima, poco dopo il loro arrivo al castello, l’amica era stata torturata selvaggiamente con la Magia Oscura da un neo-Mangiamorte di Serpeverde, Mulciber, che era nello stesso gruppetto frequentato da Severus.
Mary stava tornando da un allenamento di Quidditch, di sera, e si era imbattuta nel ragazzo in mezzo al corridoio del quarto piano. In seguito non era stata in grado di ricordare per bene la conversazione, ma supponeva di avergli detto di tornare in Sala Comune, invece di andare in giro a combinare danni. Lui, chiaramente mentalmente instabile, aveva preso a torturarla con la maledizione Cruciatus, gridandole che non intendeva prendere ordini da una lurida mezzosangue. I dintorni erano deserti, e Mary aveva continuato a urlare a lungo prima che Silente in persona la sentisse e corresse in suo soccorso. Passò quasi un mese in infermeria. Oltre ai danni fisici, quelli che preoccupavano di più erano quelli psichici che avrebbe potuto riportare il suo cervello. Fortunatamente guarì del tutto, Mulciber fu espulso e suo padre mandato ad Azkaban, visto che lui era ancora minorenne. Ma il Ministero lasciò intendere che il ragazzo aveva un posto assicurato nella prigione dei maghi a partire dal giorno stesso del suo diciassettesimo compleanno. Probabilmente temendo questo, nessuno altro diede più noia a Mary o a qualsiasi altra persona, così lei riuscì, con l’aiuto degli amici, a dimenticare e a riprendere in mano la sua vita.
James si malediva ancora per non aver accompagnato Mary in dormitorio dopo quell’allenamento, invece di restare al campo a mettere a posto le palle.
E ora chissà dov’era, James.
Le lacrime ricominciarono a scorrere sul viso di Lily. Alice, che non aveva ancora aperto bocca e che si era ben presto resa conto che la sparizione non implicava solamente i Malandrini ma anche il suo Frank, la abbracciò di slancio lasciando cadere la tazza. Rimasero così a lungo.
 
 
Nel salotto di casa Potter regnava il silenzio. Cinque ragazze erano rannicchiate sul divano, i volti tirati e ancora umidi di lacrime. Era quasi l’alba, e non c’erano nuove notizie sull’attacco, né su dove si trovassero i ragazzi.
All’improvviso, la porta principale si aprì con un rumore fragoroso, al quale Lily e Dorcas reagirono scattando in piedi, le bacchette puntate. Ma dal corridoio spuntò Malocchio, con qualche altro uomo, che spinse nella stanza un ragazzo piuttosto malconcio, subito seguito da altri quattro. Lily, paralizzata, lasciò cadere la bacchetta, poi, senza riuscire a frenarsi o a pensare a qualcosa di diverso da fare, corse verso James e si tuffò fra le sue braccia.
-Sei un idiota!- disse stringendosi al suo petto e cominciando a singhiozzare forte, bagnandogli la maglia tutta strappata.
Il ragazzo rimase senza parole. Fece per abbracciarla, ma lei lo spinse via con forza, cercando di calmarsi.
-Razza… di stupido… idiota!- fece lei intervallando le parole con pacche date a caso che James schivò senza difficoltà.
-Lily… Lily fermati, fammi spiegare…
-SPIEGARE? Cosa c’è da spiegare? Tu mi hai mentito!- gridò lei furibonda.
-Potete rimandare i litigi a più tardi? Dovremmo parlare di una cosa importante- intervenne Charlus, lanciando un’occhiata di totale delusione al figlio. Era già riuscito a calmare le altre ragazze che stavano facendo la ramanzina ai Malandrini e Alice che aveva inseguito Frank per tutta la stanza.
Lily non aprì bocca e si limitò a sedersi il più lontano possibile da James, che tuttavia cercò di seguirla.
-Non aggravare ancora di più la tua situazione, Potter- consigliò Malocchio prendendo una sedia e sistemandosi davanti ai dieci ragazzi –Venendo a noi, voi cinque siete i più grandi cretini che io abbia mai visto, sul serio. Non solo promettete alla gente di non fare niente di sprovveduto e poi lo fate comunque, ma uscite di casa con un attacco di Mangiamorte in corso! I miei complimenti…
-Ehi, non sapevamo dell’attacco…- tentò Sirius, zittito da una brusca occhiata di Dorcas.
-In ogni caso, prima di scoprire della vostra fuga, eravamo venuti qui per farvi una proposta- continuò l’uomo indicando le persone che erano con lui –Ovvero, volevamo chiedervi di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice, che come tutti sapete, è un’organizzazione volta a combattere Lord Voldemort e tutti i suoi seguaci. Però, visto il comportamento di alcuni di voi stasera, siamo giunti alla conclusione che evidentemente non siete ancora abbastanza maturi per farlo, quindi la proposta è rinviata  a quando sarete tutti usciti da Hogwarts. No, signorina Prewett, non mi interessa se lei è già maggiorenne, sarà per l’anno prossimo- concluse.
-Complimenti davvero, ragazzi, ci avete fatto perdere l’unica occasione che avevamo di aiutare e renderci utili- commentò Marlene amareggiata, uscendo poi dalla stanza.
Dorcas prese Sirius per un braccio e uscì anche lei, seguita poi pian piano da tutti gli altri.
Alla fine, rimasero solo Lily e James.
Lui si avvicinò alla ragazza, ma lei si scostò e lo guardò da un certa distanza, come a scrutarlo per capire se fosse davvero lui il ragazzo di cui si era fidata fino a quel momento. James sospirò.
-Lily… so di essere stato stupido, idiota, stronzo, bastardo, cretino, tutto quello che vuoi. Lo so benissimo. Non merito nemmeno di essere perdonato, perché te l’avevo promesso. Non so perché l’ho fatto, suppongo che sia perché ultimamente mi sento sempre più responsabile della mia vita, e volevo fare quest’ultima cazzata con i miei amici. Non sto cercando di difendermi, perché hai ragione tu. Ma non avevo idea che ci fosse un attacco, altrimenti, credimi, sarei restato qui a tranquillizzarti e a fare tutto quello che volevi. Tutto-
Lily continuò a guardarlo, colpita da quelle parole. Iniziò a realizzare quello che aveva fatto quando James era entrato. Non lo aveva colpito, non subito. Era corsa ad abbracciarlo, ad assicurarsi che stesse bene. Non aveva pensato nemmeno per un momento all’eventualità di correre prima da Sirius, o da Remus, anche se erano suoi amici tanto quanto James. Forse c’era davvero qualcosa di più dentro di lei, e questo era uno dei tanti segni che fino ad ora aveva ignorato. Scacciò momentaneamente il pensiero.
-Ti capisco se non vuoi perdonarmi, hai bisogno di stare da sola, forse…
-Grazie, James- sospirò lei.
Lui rimase di sasso.
-Grazie? Aspetta, io tradisco la tua fiducia e tu mi ringrazi?
-No, grazie di capirmi. Hai capito subito che volevo una spiegazione, hai capito subito che vorrei stare sola e pensarci su. E questo mi basta. Non sono poi tanto sicura di voler stare da sola, in effetti.
-Questo vuol dire che mi perdoni?
-Non del tutto. Sei venuto meno a una promessa per me molto importante, dovrai riconquistarti la mia fiducia con il tempo. Ma ora l’ultima cosa di cui ho bisogno è di essere lasciata sola a pensare al rischio che ha corso la mia famiglia questa notte, e tutte le notti, e a tutta la gente che muore.
Prima ancora che finisse di parlare, James si avvicinò a lei e la strinse a sé. Lei iniziò a singhiozzare, bagnando di nuovo la sua maglia. Non sapeva cosa provava. Poteva davvero amare una persona che l’aveva tradita? Oppure, aveva davvero così tanta importanza quello che aveva fatto? Non voleva ancora trovare la risposta.
Per una volta, non si sentì in colpa a mostrarsi fragile, voleva solo sfogarsi. Così, pianse tutte le sue lacrime sulla maglietta di James, facendo uscire tutte le preoccupazioni sulla guerra e sui suoi cari che la opprimevano da troppo tempo. Quando si calmò, era esausta, così il ragazzo la portò di sopra, la adagiò a letto e si stese accanto a lei. La vegliò per tutto il tempo, senza dire una parola, finché non si addormentò. Senza alcune malizia, si beò di essere lì accanto a lei, perché aveva fatto quello che voleva ed era riuscito a farla sfogare. L’amore, per lui, era proprio questo. Per prima cosa, lui voleva la felicità incondizionata di Lily, e solo dopo ed eventualmente desiderava che lei lo ricambiasse.
Alla fine, anche James cedette al sonno.
 
 
Il resto delle vacanze passarono velocemente, tra la festa di Capodanno improvvisata e i compiti arretrati. Ormai i Malandrini avevano fatto pace con le ragazze, ma Lily era ancora piuttosto riluttante. Aveva il sospetto che James avesse passato quella notte accanto a lei, e questo la faceva sorridere, perché significava che un po’ a lei ci teneva e che forse diceva la verità quando aveva detto di sentirsi davvero stupido. Allo stesso tempo però non voleva che il ragazzo si facesse un’idea sbagliata della loro situazione, anche se ormai si era quasi totalmente convinta di provare qualcosa per lui.
Il giorno della partenza per Hogwarts, si svegliarono tutti presto, pronti per prendere il treno.
-Ragazze avete visto la mia giacca verde?- chiese Lily rovistando nella sua valigia.
-E’ qui!- esclamò Mary lanciandogliela da sotto il letto, dove stava prendendo le ultime cose che vi erano finite.
-Siete proprio il ritratto dell’ordine!- esclamò Alice ridendo.
-Fammi il piacere, miss-perdo-sempre-tutto!- la canzonò Dorcas imprecando contro il suo baule che si rifiutava di chiudersi.
-Avete fatto le valigie, donzelle?- gridò Sirius da fuori in tono allegro.
-Ecco, proprio tu mi servivi, un uomo forte e virile che mi chiuda il baule!
Felpato entrò nella stanza e con un colpo di bacchetta chiuse tutte le valigie.
-Vi eravate dimenticate di essere streghe?- chiese James sulla soglia ridacchiando.
Le cinque bofonchiarono qualcosa e stregarono i loro bauli perché andassero direttamente al piano di sotto. Poi scesero le scale in fila indiana con passo svogliato. Lily era a metà rampa, quando James le sfrecciò davanti seguito da Peter, scivolando sulla balaustra.
-Avete quattro anni in due!- sospirò Marlene scomparendo in cucina.
-Ha ragione- ridacchiò Lily scompigliando i capelli a James.
Lui le sorrise e la ragazza si disse che era proprio impossibile restare arrabbiata con lui a lungo. Raggiunse le altre per andare a salutare Dorea e Charlus.
-Signori Potter! Grazie davvero dell’ospitalità, mi sono presentata qui a caso e mi avete trattata come una figlia, vi sono davvero grata- disse.
Dorea la abbracciò sorridendo e Charlus le diede il cinque, raccomandandole di badare a James e di sposarsi con lui al più presto.
-Dorea! Charl! Anche voi fate parte dell’operazione Lily Evans in Potter? Da quando?- esclamò Sirius stupefatto.
-Operazione Lily Evans in Potter? Questa me la spieghi una volta arrivati, Sir…- fece la ragazza infuocata.
-Vieni Lils, prendi la polvere volante, da brava- la chiamò Alice.
-Che razza di amici che ho! King’s Cross!- e scomparve nelle fiamme verdi.
Alla stazione, la aspettava una sopresa. In un angolo c’era Malocchio, che aveva tentato di camuffarsi da Babbano con scarsi risultati, e accanto a lui, un uomo e una donna sulla quarantina. Lily li fissò incredula, poi corse loro incontro.
-Mamma! Papà!-
-Lily, tesoro mio!-
La donna, alta come Lily e con i capelli poco più chiari dei suoi, la abbracciò commossa, poi venne il turno del padre, molto alto e con i capelli biondi. Le forme del volto della ragazza venivano da lui, così come gli occhi, il fisico e i capelli invece dalla madre.
-Cosa ci fate qui? E’ pericoloso!
A quel punto James le si avvicinò.
-Tranquilla, Lils, ci sono degli Auror ad ogni entrata della stazione e Malocchio, lì, ha l’aria di essere in uno di quei momenti da “vigilanza costante”- disse imitando la voce dell’uomo.
Il padre di Lily scoppiò a ridere e ammise che era un’imitazione piuttosto fedele.
-James Potter, per servirvi- si presentò allegramente Ramoso.
-James? Il signor Moody ci ha detto che è stata un’idea tua. E’ stato molto gentile da parte tua farci incontrare la nostra Lily- lo ringraziò la donna.
James si allontanò e la ragazza parlò per un po’ con i genitori.
-Lily, il treno parte tra un minuto…- le disse Alice avvicinandosi.
-Alice! Da quanto tempo non ti vediamo!-
La ragazza aveva passato un’intera estate a casa di Lily, al terzo anno. Salutò allegramente gli Evans e fece i nomi di tutti gli altri amici presenti.
A malincuore, la figlia salutò i genitori con un lungo abbraccio, poi salì sul treno seguita da James. Una volta trovato uno scompartimento, Lily abbracciò Ramoso senza dire una parola e per una volta pensò ai suoi genitori senza essere oppressa da un senso di pericolo. L’unica nota stonata era l’assenza della sorella, Petunia, con cui non parlava da molto tempo. Si disse che probabilmente non aveva voluto vederla, e si rattristò non poco. Allo stesso tempo però era contenta, perché il gesto di James le aveva fatto capire che poteva fidarsi e l’aveva completamente ammaliata.
 
 
Arrivati al castello, Lily si precipitò subito nel “suo” passaggio segreto, perché aveva assolutamente bisogno di leggere un po’, visto che non ne aveva avuto il tempo a casa di James. Era immersa nella lettura di un capitolo molto emozionante, quando la botola di entrata si aprì cigolando e qualcuno saltò giù.
Terrorizzata, afferrò la bacchetta, la accese, ma non vide nulla.
-Chi c’è?- chiese con voce ferma.
-Lily? Che ci fai qui?- James comparve dal nulla in un punto in cui un momento prima non c’era niente. Stringeva in mano un mantello.
-Come… come hai fatto?- chiese lei incredula, indietreggiando.
-E’ un mantello dell’invisibilità- spiegò lui –Guarda- le si avvicinò e glielo mise sulle spalle.
La ragazza guardò in basso e non si vide le gambe.
-Incredibile… James, sono rarissimi!
-Già, non sei la prima a dirmelo. Cambiando argomento, cosa ci fai qui?
-Ecco… ho scoperto questo posto mesi fa, vengo ogni tanto per leggere- spiegò indicando il libro e la lampada a terra.
-Sai che questo posto è segnato sulla Mappa?- chiese James apparentemente divertito.
-Non ne avevo idea…- si sentì stupida.
-Stai tranquilla, non verrò, se vuoi leggere in pace. Lo usiamo per andare ad Hogsmeade a volte…
-Ah, quindi è là che finisce? Non sono mai arrivata in fondo- fece lei stupita.
-Nella cantina di Mielandia, per la precisione- sorrise James.
Si avvicinò ancora di più per leggere il titolo del libro di Lily, e quando rialzò la testa si trovò a un centimetro dal suo viso. Per un momento si guardarono negli occhi e lui fece per avvicinarsi, ma poi si scostò di colpo.
-Beh, allora vado, così puoi leggere.
-No!- esclamò lei –Volevo dire, resta… James, credo che noi due dobbiamo parlare… di quello che tu provi per me e viceversa- aggiunse arrossendo.
-Quello che provo per te? Complimenti Evans, hai trovato il mio argomento preferito. Credo che potrei parlarne per ore, o scrivere un saggio di venti pagine, come preferisci… ma sei sicura di volerlo sapere? Se mi dirai di sì, non potrò più nasconderti la verità in nessuno modo.
La ragazza rimase completamente sbalordita da quelle parole.
-Sì… sono sicura di volerlo sapere.
-Bene… vuoi il saggio, il discorso di ore o quello abbreviato?
-Credo che avremo tempo per il saggio e il discorso, vai al punto- fece lei.
Aveva ormai chiari nella mente i suoi sentimenti, vi aveva riflettuto per tutto il viaggio in treno ed era giunta alla conclusione che in realtà sospettava da tempo: era innamorata di James Potter, e ora che finalmente ci era arrivata, non voleva indugiare oltre.
-Lily… io ti amo- disse senza smettere di guardarla negli occhi.
-James, tu mi piaci tanto. Mi sono innamorata di te, alla fine ce l’hai fatta. Oh insomma, ti amo anche io, Potter!- esclamò, le lacrime di gioia che minacciavano di scendere.
Lui la tirò a sé e la abbracciò come non si era mai permesso di fare. Lei posò la testa sul suo petto, poi alzò il viso. Le labbra di lui erano a pochi millimetri dalle sue, quando una voce proveniente da fuori li chiamò.
-James! James! Sei lì?- era la voce di Remus.
I due si staccarono precipitosamente e James chiese cosa volesse.
-E’ meglio se vieni fuori, Ramoso…- disse con tono infinitamente abbattuto.
Quando dalla botola spuntò anche Lily, Remus rimase interdetto per un momento, poi li condusse nell’ufficio di Silente.
Appena entrati, il Preside li fece sedere e si affrettò intorno al caminetto, poi si voltò e guardò James negli occhi.
-Sua madre sta arrivando, signor Potter… suo padre è stato ucciso dai Mangiamorte.
L’ultima cosa che Ramoso vide prima di perdere i sensi fu Lily che si alzava di scatto urlando e che fissava i suoi occhi verdi sui suoi.








Note:
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!
Questo è un capitolo denso di avvenimenti, infatti mi piace abbastanza.
Non è stato troppo complicato da scrivere, spero che non sia una schifezza...
Immensa tristezza per la fine, ma doveva accadere, prima o poi ç_ç
So che ora mi odierete perché ho interrotto così bruscamente la dichiarazione di James, non uccidetemi ç_ç
Vi avviso che nel prossimo capitolo ci sarà una grossa sopresa, che probabilmente vi lascerà un po' sconcertati, ma penso sia necessario. Non vi dico altro, sono perfida :D
Alla prossima!



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Capitolo 11
*** Come normali adolescenti ***






Quello che seguì fu il periodo peggiore mai trascorso ad Hogwarts, per tutti.
James andò a casa per il funerale del padre, insieme a Sirius, ma agli altri non fu permesso: troppo pericoloso, a sentire il preside.
Durante il funerale, Dorea ebbe un collasso nervoso piuttosto grave, così James rimase a casa per qualche settimana, per prendersi cura di lei. Sirius, nonostante le –davvero potenti- proteste, dovette tornare a scuola, perché per assenze così lunghe serviva il permesso dei genitori, e lui non aveva contatti con i suoi da circa un anno.
Ma le condizioni della signora Potter erano sempre più preoccupanti e ormai era costretta a letto. Così James, senza soffermarsi a considerare altro che la sua salute, decise di finire il sesto anno studiando a casa, sentendo istintivamente che il suo ritorno a scuola avrebbe aggravato ulteriormente la situazione instabile della madre.
I ragazzi passarono i mesi che li separavano dalle vacanze estive studiando a più non posso, soprattutto Lily. Le amiche avevano ormai capito che il suo comportamento distante era dovuto ai problemi familiari di James, e dovevano aver cominciato ad intuire che fra i due fosse finalmente successo qualcosa; eppure, non avendo le idee chiare, continuavano ad attribuirlo solamente alla morte di Charlus e la seguente malattia di Dorea, che in fondo avevano toccato tutti. L’atmosfera fra i Grifondoro, che in molti potevano dire di averci condiviso una cosa fino a poco prima, era sempre tesissima, ma pian piano cominciava a rilassarsi, mentre Lily Evans non sapeva più a cosa aggrapparsi per essere felice. Lei stessa si sentiva una sciocca a desiderare –e in momenti di feroce debolezza, a pretendere- che James restasse ad Hogwarts con lei, a credersi in grado di guarire tutte le sue ferite con il suo affetto, e magari anche quelle di sua madre, così, come per magia. Si stupiva sempre di riuscire a comportarsi in maniera tanto egoista nonostante la gravità della situazione, ma non poteva evitare di provare un dolore immenso. E i numerosi tentativi di distrarla non avevano molto successo.
I Malandrini non erano più legittimi senza James. Non facevano più scherzi o bravate, non uscivano mai e studiavano parecchio. Erano persino riusciti a perdere la coppa del Quidditch, e la Mappa del Malandrino giaceva in fondo al cassetto dell’armadio di Peter da mesi, sotto un sottile velo di polvere. Gli unici momenti in cui erano ancora quelli di una volta si presentavano durante le trasformazioni di Remus, che ovviamente continuavano, regolari e dolorose come sempre.
Finalmente, arrivarono gli esami. Tutti e nove passarono un’intera giornata nella Stanza delle Necessità a ripassare qualsiasi tipo di incantesimo utile imparato nell’arco dei sei anni, decisi a finire al più presto per correre a casa da James.
L’ultimo giorno, nella pausa tra la teoria e la pratica dell’esame di Difesa Contro le Arti Oscure, arrivò tramite Hagrid la notizia della graduale ripresa di Dorea, che ora era di nuovo autosufficiente. Ramoso aveva anche scritto, in una delle sue poche lettere, che, una volta arrivati, avrebbero trovato una sorpresa, ma gli era permesso inserire solo informazioni molto limitate. Per via degli attacchi sempre più frequenti e dell’intercettazione dei gufi, nessuno era potuto andare a trovarlo, anche se erano quasi tutti maggiorenni. Subito dopo la sua decisione di studiare a casa, aveva scritto una lettera lunghissima a Lily dove le spiegava tutto e si scusava per essere sparito dopo gli avvenimenti nel passaggio segreto. Lei lo capiva benissimo e non ce l’aveva con lui, spesso la rileggeva per farsi coraggio.
Affrontarono l’ultimo esame con rinnovato entusiasmo, poi corsero in Sala Comune, buttarono tutto alla rinfusa nei bauli e si precipitarono alla stazione di Hogsmeade.
Il viaggio sembrò ancora più lungo del solito, e tutti dormirono per almeno metà di esso, visto che era da mesi che nessuno riusciva a riposarsi per più di qualche ora a notte.
Insomma, l’assenza di James si era tradotta nell’assenza della loro allegria, delle loro abitudini e del loro sonno. Ma ora finalmente lo avrebbero rivisto. Questo pensiero, insieme al sollievo di aver finalmente chiuso con gli esami e di potersi abbandonare all’ozio estivo, permise loro di assopirsi come bambini dopo una mattinata di giochi, anche se l’ultimo semestre era stato tutt’altro che piacevole.
Quando il treno arrivò alla stazione di King’s Cross, Lily era già davanti alla porta con la valigia in mano da una ventina di minuti. Fu la prima a scendere. Si guardò intorno, e quando individuò una testa di capelli neri spettinati in modo inconfondibile, mollò il bagaglio incurante del resto del mondo e si precipitò in quella direzione.
James se la vide arrivare addosso e sorrise. La furia della ragazza era tale che quando finalmente lo abbracciò lui dovette arretrare pericolosamente fino a trovare il muro del binario contro la schiena, come a sorreggerlo dall’attacco di gioia di Lily. Senza dire una parola, la scostò leggermente e posò le sue labbra su quelle di lei. Restarono così a lungo, tanto che tutti gli altri furono costretti a chiamarli per ricordargli dove si trovavano.
-Ehi, Evans, se vuoi farmi il favore di riprenderti, vorrei abbracciare mio fratello!- esclamò Sirius ridendo per la prima volta da troppo tempo.
Tutti stavano ridendo. Dopo mesi passati a cercare di tirarsi su di morale a vicenda, riuscendo ad abbozzare solamente sorrisi tirati, finalmente ridevano in modo spontaneo e gioioso.
Lily si voltò verso di loro scostandosi i capelli dal viso, li guardò e poi lì imitò scoppiando in una fragorosa risata. Si gettarono tutti su James, abbracciandolo e gridando per la gioia, finché non si ritrovarono a terra avvinghiati l’uno all’altro. Pian piano, le risate si trasformarono in lacrime, e tutti e dieci sfogarono finalmente il dolore e la tristezza provati in quei mesi, lasciando spazio alla ritrovata allegria.
La gente che passava li guardava in modo strano, erano circondati da facce cupe e infastidite dal fracasso che facevano, da volti tirati e da fronti corrugate per le mille preoccupazioni, preoccupazioni che, per una volta, loro non sentivano di avere.
Dopo essersi ricomposti, si spostarono in una parte della stazione meno affollata e sfoderarono le bacchette, pronti a smaterializzarsi. Mary, che era l’unica non ancora maggiorenne visto che compiva gli anni a giugno, si affiancò a Lily e la prese a braccetto.
-Ragazzi, prima di andare, quando arrivate non saltate tutti addosso a mia madre e non fate casino, è ancora debole. Verrà lei a salutarvi- disse James.
-Va bene, Jamie- annuì Alice scomparendo con uno schiocco.
Lily rivolse un sorriso a James, che le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, poi la lasciò andare.
 
 
-Non ricordavo che facesse così male atterrare nel tuo giardino, Ramoso…- si lamentò Sirius alzandosi in piedi e massaggiandosi un gomito.
-A quest’ora potresti vivere sotto un ponte se non fosse per me, quindi fattelo andare bene!- rispose James gettando un braccio attorno al collo dell’amico e strofinandogli le nocche sulla testa.
-Non dovevi farlo, Jimmy, oh no!- disse liberandosi dalla stretta e intrappolando James a terra con un braccio dietro alla schiena.
-James! Come hai potuto fare una cosa del genere a Black!- lo rimproverò scherzosamente Lily sedendosi senza troppi complimenti sulla sua schiena.
-Povero Potter, non sa ancora che dichiarandosi a Lily hai firmato la sua condanna a morte!- esclamò Mary a voce alta, rivolta a Marlene.
-Ehm, luce dei miei occhi, ti dispiacerebbe?- commentò James con un gemito, prima che lei ribattesse qualcosa e cominciasse uno degli infiniti battibecchi, che li rendevano sempre tanto felici, ma che stavolta avrebbero dilungato di molto la sua scomoda posizione.
Lily scoppiò a ridere e si alzò in piedi, aiutata da Peter.
Continuarono a chiacchierare allegramente per qualche minuto, poi Alice fece notare che aveva una certa fame, così Frank la prese in braccio e la inclinò a testa in giù. Lei cominciò ad urlare e si aggrappò a lui imprecando più volte.
-Che linguaggio sboccato! Non è da lei, Miss Prewett!- intervenne Dorcas con un inchino.
-E’ la fame!
-Bene, allora entriamo…- incitò James.
Una volta raggiunta la sala, trovarono la cena già servita in tavola dagli Elfi Domestici, si sedettero e iniziarono a mangiare senza badare per nulla all’etichetta. Al momento del dessert, Dorea entrò nella stanza.
-Che gioia riavervi qui, razza di disgraziati!- commentò –Scherzavo, mi siete mancati tutti, ragazzi!- e li abbracciò uno a uno.
Era dimagrita molto, e il suo viso era segnato dalla depressione che l’aveva attanagliata per tanti mesi. Ma le si leggeva in faccia che ora stava decisamente meglio, tanto che non si scompose quando Sirius la abbracciò alzandola da terra di qualche centimetro.
Arrivata a Lily, le accarezzò il viso e le chiese, lanciando un’occhiata al figlio:
-E’ vera la notizia che mi è arrivata?
-Beh, sì… credo che se fosse al mio posto Sirius direbbe che… la prima fase del progetto Lily Evans in Potter si è conclusa con successo- affermò arrossendo.
-Non sai quanto ne sono contenta. Sei una ragazza adorabile, è un sollievo per me sapere che mio figlio non è così irrecuperabile da spaventare te…- disse ironicamente.
-Oh grazie mamma, vedo che hai grande stima del tuo unico figlio…- fece James fingendosi offeso.
-Unico figlio? E io chi sarei, il postino che avete invitato a cena?- intervenne Sirius.
-Voi due siete tutto quello che ho, quindi cercate di non mettervi nei guai quest’estate- sorrise tristemente Dorea.
Dopo essersi ingozzati in silenzio per le precedenti tre portate, mangiarono il dolce chiacchierando tra loro, poi la donna andò a dormire.
Quando ebbero finito, James radunò tutti in salotto, con grande disappunto di Sirius che cascava dal sonno.
-Ho una sorpresa per voi, ve ne avevo già parlato…
-Giusto, me n’ero dimenticata!- esclamò Dorcas dando un pizzicotto a Felpato.
Un mormorio di curiosità attraversò la stanza.
-Ecco, mia madre si è ripresa del tutto, e i Medimaghi mi hanno consigliato di lasciarla sola a casa per qualche tempo, in modo che possa recuperare la sua routine di una volta senza doversi preoccupare di tutti noi. Così ho pensato che potremmo passare qualche settimana nella casa al mare dei Potter, che mio padre ha lasciato a me. Il resto dell’estate potremmo trascorrerla a casa di qualcuno di voi, se non è un problema.
-Ma certo, da luglio e settembre tutti a casa Black, gente!- esclamò Sirius ridendo.
-Sir, io non intendevo….
-Ci ero arrivato…- ghignò.
-Non intendevo casa tua, infatti ho appena detto che deve starci nostra madre- continuò Ramoso con un sorriso che contagiò un po’ tutti.
-James, è fantastico, una casa al mare tutta per noi?- fece Alice elettrizzata.
-Quindi siete d’accordo? Ovviamente è ben protetta, probabilmente saremmo più al sicuro là che qui.
-E’ perfetto, poi potremmo andare tutti a casa mia, a mio padre non dispiacerà!- propose Dorcas.
-Bene, allora affare fatto- concluse Peter.
-E ora tutti a nanna!- decretò Marlene sbadigliando.
Ognuno riprese possesso della stanza che occupava durante le vacanze di Natale, James e Sirius nella loro, Peter, Remus e Frank in quella accanto, Lily e Alice insieme e le altre tre nella stanza più grande, che avevano vinto a Sparaschiocco contro le due amiche.
Ramoso rimase indietro per dare una sistemata al salotto, che sembrava reduce di un attacco barbaro; con qualche colpo di bacchetta la ripulì alla meglio, e quando si voltò fu sorpreso di vedere Lily seduta sulla balaustra che lo osservava sorridendo.
-Evans…- sorrise nel buio e le si avvicinò.
Anziché scendere, lei si accoccolò più comodamente e accese le luci della stanza con la bacchetta, guardandolo con un sorriso dolce.
-Sai… è strano- disse sentendosi quasi in colpa a infrangere il silenzio della casa –intendo, fino all’anno scorso non avrei mai immaginato di poterti rivolgere la parola se non per rimproverarti, e anche quel caso non sembrava molto allettante… e ora sono arrivata al punto di provare dolore fisico quando non so dove sei.
-Credo che sia strano per tutti- sorrise lui accarezzandole il viso –Credo che mia madre si sia commossa… ti adora- disse sincero.
La ragazza arrossì lievemente. Era stata mesi lontana da lui e aveva avuto tutto il tempo per sognare a occhi aperti e immaginare come sarebbe stato comportarsi da fidanzati, ma ora tutto quello che aveva pensato si rivelava completamente inutile, e dal punto di vista fisico era tremendamente timida. Stare con James le portava tanta felicità e voglia di vivere che era impossibile da immaginare soltanto.
-E’ così bello- fece allora lui abbassando il tono- E’ bellissimo starti accanto, toccarti, guardarti negli occhi- e nel dirlo lo fece, facendola arrossire ulteriormente –senza dovermi impedire di urlarti tutto ciò che ho dentro, baciarti.
-Ma James, da quanto tempo…?- cominciò Lily.
-…ti amo?- lei annuì, erano secoli che voleva fargli quella domanda -Beh, mi trattengo dal baciarti a sorpresa dal quarto anno, tipo.
Gli occhi di lei, adesso sbarrati, si fissarono sui suoi.
-Dal quarto anno. Tu mi hai aspettata tutto questo tempo…-
Con le lacrime agli occhi, gli buttò le braccia al collo e lo baciò, a lungo. Quello forse era il primo vero bacio che si scambiavano. Mise da parte la timidezza, era con un ragazzo che aveva pazientato per anni pur di non metterle fretta e aveva sopportato tutto in silenzio.
Posò la testa sulla spalla di James, la mano di lui ad accarezzarle i capelli.
-Vieni, non voglio che ti addormenti sulla ringhiera delle scale- rise lui alla fine, cingendole i fianchi per farla scendere, dopo essere rimasti un bel po’ di tempo nella stessa posizione.
Arrivati davanti alla porta della stanza, Lily entrò e la trovò deserta.
-Forse Alice è andata a dormire con Frank…- sentì James ipotizzare, voltandosi di nuovo nella sua direzione. Tacque, ma annuì, guardandolo fisso.
-E… non vuoi dormire sola- disse lui intuendo all’istante.
-M-ma no, fa lo stesso, non ho più cinque anni. Solo, credo che avrebbe potuto avvisarmi…- tentò di negare lei.
Senza sentire ragioni, Ramoso la prese per mano e la tirò di nuovo fuori dalla stanza, portandola ridacchiando nella sua.
Al loro ingresso, Sirius, che si era appena coricato, proruppe con un verso di disgusto.
-No eh! Spero che non abbiate intenzione di fare cose sconce proprio stanotte!
-Black, ma ti pare?- fece Lily rovente di imbarazzo, tornando a terra.
-Se sento un solo scricchiolio, mi metto a urlare! D’accordo?
-Come se Dorcas non avesse mai dormito qui dentro!- si difese James ridendo –Ignoralo, Evans.
-Vi chiamate ancora per cognome? Che cosa carina- mugugnò Felpato cacciando la testa sotto al cuscino.
-E’ il bello di stare con Potter- affermò Lily scambiando un’occhiata d’intesa con Ramoso.
Si misero a letto, James la accolse fra le sue braccia e lei si accoccolò con la testa sul suo petto. Le sembrava ancora strano avere atteggiamenti così intimi con un ragazzo che fino all’anno prima credeva di odiare, ma di certo non le dispiaceva.
Avevano davvero intenzione di dormire, ma si ritrovarono a parlare.
Lily iniziò a raccontare di com’erano stati i mesi senza di lui ad Hogwarts, e James parlò della situazione lì a casa.
-Sul serio, sembrava che senza di te non fossimo più noi- bisbigliò lei.
-Che palle! Non riuscite proprio a dormire, vero?- proruppe Sirius alzandosi dal letto con impeto –Lily, fammi indovinare, la stanza tua e di Alice è vuota?
-Sì…
-Bene, allora vado a dormire là! Buonanotte!- e, cuscino sottobraccio, uscì.
La ragazza trattenne una risata e tornò a stringersi a James.
-Mi dispiace che non ci abbiano fatti venire al funerale di tuo padre…- disse all’improvviso.
-E’ stata una delle esperienze più brutte della mia vita- fece lui- E la cosa più frustrante era che non riuscivo a piangere. Ero immensamente triste, lo sono, ma non piango.
-Non devi tenerti le cose dentro, James!
Lui non rispose. Restarono in silenzio per un po’, cinque minuti o due ore, non era chiaro. Quando Lily si era ormai convinta che Ramoso si fosse addormentato, sentì una lacrima bagnarle la fronte. Si alzò un poco e vide che stava piangendo. Lo abbracciò ancora più stretto e intrecciò le sue gambe a quelle del ragazzo, incitandolo a non fermarsi. Finalmente, James stava versando le lacrime che non era riuscito a piangere per mesi, liberandosi da quel senso di oppressione che lo tormentava, e questo grazie alla ragazza che amava.
Restarono così finché non si addormentarono entrambi.
 
 
Il mattino dopo, Lily si svegliò con la sensazione di aver dormito tanto e bene. Distese le braccia cercando James, ma le sue mani trovarono solo il letto vuoto e il muro dall’altro lato. Aprì lentamente gli occhi e la luce le inondò il viso. Mugugnò qualcosa e si tirò la coperta fin sopra la testa, rendendosi così conto di aver dormito con i jeans e la felpa della sera prima.
-Iniziavo a pensare che non ti saresti svegliata prima di mezzogiorno!- esclamò una voce.
-Fai poco il simpatico, Potter!- trovò la forza di borbottare.
-Non puoi avercela con me, Sirius aveva scommesso anche per mezzogiorno e mezza.
Stavolta Lily finse di non aver sentito.
-Che ore sono?
-Le dieci…
Lei si mise a sedere sul letto di scatto. James era chinato su un cassetto in fondo all’armadio e tirava fuori vestiti apparentemente a caso.
-Le dieci? Ho dormito… nove ore?- chiese sbalordita –Erano mesi che non dormivo più di due ore di fila.
Il ragazzo sorrise e si sedette sul letto accanto a lei.
-E’ merito mio, sono così bello da scacciare gli incubi! Anche tu, sai, stai bene con i capelli così… arruffati- terminò fingendo una smorfia altezzosa, al limite del disgusto.
-Per favore, risparmia queste uscite per il tuo fan club- Lily scese dal letto e si avventurò per la stanza, osservando con interesse i poster di gruppi musicali Babbani di Sirius.
-Comunque, perché stai molestando il tuo armadio in questo modo?- chiese osservando gli abiti a terra.
-Dobbiamo partire per il mare, non ti ricordi? E comunque io non ho nessun fan club- disse alzandosi.
-Ah giusto!- esclamò, ironica –Ma chi vuoi prendere in giro? Il passatempo preferito di mezza Hogwarts è seguirti e sospirare quando ti scompigli i capelli…- affermò inclinando la testa.
-Sei gelosa, Evans?- domandò il ragazzo iniziando ad inseguirla.
-Io gelosa? Proprio no!- esclamò lei nascondendosi dietro all’anta dell’armadio.
-E allora perché non mi hai ancora dato il bacio del buongiorno?
-C’è un bacio del buongiorno? Da quando? Inizierai anche a pretendere anche il bacio del pomeriggio, il bacio della sera, il bacio del tramo…- fu interrotta dalle labbra di James sulle sue.
-Non mi interrompere!- sbraitò solo dopo un bel po’, allontanandosi.
-Lo sapevo, sei gelosa!- disse con un sorrisetto, poi riprese a frugare nell’armadio in cerca di quella t-shirt che, ricordò, non vedeva da fin troppo tempo -Inizi a parlare a raffica di cose senza senso stai cercando di negare l’evidenza.
-Ma no!... Come-come fai a saperlo?- chiese lei adesso incerta se scoppiare a ridere o restare seria.
-Sono anni che faccio caso anche alle piccole cose. So tutto di te– le rispose voltandosi improvvisamente -Per esempio, quella faccia significa “voglio il mio caffè latte con due cucchiaini di zucchero al più presto”, ho indovinato?
-Veramente vuol dire semplicemente “ho fame”, ma la tua interpretazione non è niente male!- fece lei infilandosi le scarpe e uscendo diretta in bagno.
James sorrise alla porta che si richiudeva dietro alla ragazza e con un colpo di bacchetta sistemò tutto nel baule. Poi scese in cucina, dove trovò tutti gli altri meno Sirius, che probabilmente stava ancora dormendo. Lily li raggiunse pochi minuti dopo. Aveva sostituito la felpa con una camicetta a scacchi e si era fatta una treccia che le ricadeva sulla spalla destra.
-Oh, meno male che non mi hai preparato nulla, ho cambiato idea. Un altro po’ di zucchero e potrei vomitarti addosso- rise.
-Eppure secondo me non ti farebbe male- la prese in giro Alice.
La ragazza rispose con una linguaccia e addentò una fetta di pane tostato.
-Bene, quando si parte?- fece Mary poco dopo affacciandosi alla porta.
-Sirius- rispose sinteticamente Remus prendendo al volo il bicchiere che Peter aveva urtato con un gomito –Pete! Ti sei mosso?
-Da cosa l’hai capito?- chiese lui alzandosi da tavola –Io andrei a svegliare Sirius in modo malandrino, chi viene con me?
-Codaliscia, sono domande da fare? Forza, apri il rubinetto…- disse James pratico alzandosi con un ultimo bacetto sulla guancia di Lily.
-Siete irrecuperabili- osservò Remus, alzandosi a sua volta per sporgere con fare esperto un dito sotto il getto d’acqua ed assicurarsi fosse il più fredda possibile, e facendo scoppiare tutti a ridere. Quindi i tre sparirono furtivi su per le scale, ben attenti a non fare rumore e mettendo Frank a fare il palo, seppur sicuri che nessuna di queste misure sarebbe servita a nulla.
Lily, Mary e Alice si guardarono e soffocarono le risate, per tendere le orecchie, in attesa. Infatti pochi secondi dopo udirono un urlo rabbioso provenire dal piano superiore e dovettero sorreggersi a vicenda per non cadere dalle sedie a forza di ridere in modo convulso. Felpato fece il suo ingresso in cucina, gocciolante dalla testa ai piedi, gridando qualcosa a proposito della morte imminente di quattro poveri miserabili che di certo nessuno avrebbe pianto.
I Malandrini li raggiunsero poco dopo, rossi in viso e con un’espressione fiera.
-Potrei affatturarvi, ma in fondo grazie a voi e la vostra doccia ho guadagnato un sacco di tempo- osservò asciugandosi la maglia e i boxer con un incantesimo.
Tutti scoppiarono a ridere mentre trangugiava una tazza di cereali appoggiato al lavello.
-Ben ti sta, dormiglione- azzardò Lily malandrina.
-Tutta colpa tua e del tuo fidanzato, razza di sciagurata!- fece lui indignato posando la ciotola.
-Non dare della sciagurata alla Evans, in fondo lei è una brava ragazza, è la mia influenza negativa che la sta portando sulla via sbagliata!- disse James esiliando la stoviglie appena usate. La ragazza annuì solenne, poi si alzò e uscì a cercare Dorcas e Marlene.
-Ma ve ne rendete conto? Stiamo per andare al mare, due settimane da normali adolescenti… E’ da tanto che non lo sono più…- fece Alice finendo il suo succo -Come raggiungiamo la casa?- chiese.
-Polvere Volante- rispose Frank prima di lanciarsi in bocca una caramella.
Riordinarono tutto e andarono in salotto, disponendosi in fila indiana davanti al caminetto. La Polvere era in un vaso sulla mensola che lo sovrastava, accanto a una foto che ritraeva James tra Dorea e Charlus in una graziosa cornice d’argento, con il padre che scompigliava i capelli al ragazzo ridendo, ed accanto un’altra simile: stavolta c’era anche Sirius, con sulla spalla di Ramoso che faceva la linguaccia al fotografo.
-Che bella quella foto… chissà chi l’ha scattata, sicuramente un professionista- commentò Remus prendendo la Polvere.
-Ma se l’hai fatta tu!- irruppe Sirius infilandosi una t-shirt presentabile.
-Felpato, non capisci il sarcasmo- rispose lui poggiandogli una mano sulla spalla e simulando un tono superiore.
-Eccoci!- esclamò Lily entrando e accodandosi.
-Vi farò impazzire a forza di fotografie, gente- proclamò Remus lanciando la Polvere e scomparendo tra le fiamme verdi.
-Oh cielo, comincio a pensare di aver fatto una cazzata lasciando i miei genitori- gemette Sirius, lasciandosi alle spalle Dorea, che li salutava con la mano sorridendo commossa.







Note:
Salve salve salve :D
Ecco qua la sorpresa... un salto di parecchi mesi direttamente alle vacanze.
Spero che non vi dispiaccia, ma mi sembrava davvero inutile scrivere uno o più capitoli sulla vita senza James al castello.
Non dimenticate che c'è ancora tutto il settimo anno ad Hogwarts, quindi presto torneremo alla scuola :D
E ora? Come trascorreranno le vacanze al mare? Cosa faranno al loro ritorno?
Continuate a leggere ;)
Come sempre, a costo di risultare noiosa: Recensite!
Alla prossima :P

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Capitolo 12
*** Summertime ***



 



-E’ la prima volta che atterro in piedi fuori dal caminetto!- esclamò Lily spazzandosi via la fuliggine dai jeans.
-Solo perché ti ho sorretta!- esclamò James sistemandole la treccia.
-Sciocchezze, non ne avevo alcun bisogno, ho solo traballato un pochino…
-Ragazzi. Vedo il mare!- esclamò Sirius scostando una tendina e affacciandosi alla grande finestra che dominava la stanza.
Dorcas lo raggiunse e sospirò alla vista del panorama.
-Accidenti! Qui è tutto… bianco- gridò Alice da un’altra stanza.
-Sì… questa casa l’ha fatta costruire mia zia, che l’ha lasciata a mio padre quando è morta. Beh, amava il bianco- spiegò James leggermente perplesso, prendendo in mano una lampada candida.
-E’ una cosa… fantastica- fece Mary con gli occhi sgranati –Quanti piani ha?
-Due!- gridò Remus affacciandosi dal pianerottolo del piano di sopra –E qui ci sono cinque stanze.
-Una resterà vuota- osservò Lily.
-…o servirà a qualcuno per farsi gli affari propri- aggiunse Peter che si era già accomodato sul divano, spostando lo sguardo da Alice a Frank, poi su Dorcas, Sirius, si soffermò un po’ su James e infine Lily, che arrossì.
Certo, era ovvio. Alice e Frank stavano insieme da più di un anno, dovevano averlo già fatto varie volte. E anche Dorcas e Sirius, a giudicare dalle frequenti assenze della ragazza di notte, che però si erano notevolmente ridotte durante il periodo senza James.
Quest’ultimo sembrò indovinare i pensieri di Lily, perché le accarezzò una guancia con sguardo rassicurante, che per lei voleva dire “quando-sarai-pronta”.
-Bene, non so voi, ma io voglio andare in spiaggia!- disse Marlene di fronte a un grande specchio a muro.
-Andiamo a cambiarci allora- fece Sirius salendo le scale e precipitandosi ad occupare la camera più grande.
-Non vale!- esclamò Frank inseguendolo.
James li raggiunse, posò una mano sulla spalla di Sirius e lo pilotò verso la seconda stanza, ignorando le sue proteste.
Lily indugiò un po’ sul divano. Si sentiva felice e rilassata come non mai. Hogwarts e gli ultimi mesi lì trascorsi sembravano lontanissimi, e averne finalmente parlato con James aveva come confermato la loro chiusura. Adesso vagare con i pensieri nella sua direzione la inebriava e si scoprì a sorridere impercettibilmente. Lo amava, ne era sicura, ammetterlo era stato così complicato e adesso appariva la cosa più semplice e ovvia del mondo, ma per il suo carattere riflessivo non poté evitare di tentare di risalirne all’origine.
Gli aveva posto una domanda che la tormentava da un bel po’, e lui era stato così pronto a rispondere, così convinto. Lei, invece, non riusciva ancora a credere che l’avesse aspettata tanto, era più di quanto avesse mai sognato.
Mi trattengo dal baciarti dal quarto anno.
Adesso poneva la stessa domanda a sé stessa, e la risposta arrivava spontanea.
Da sempre, lo amo da sempre.
Sapeva che non era vero. Certo, lui l’aveva sempre attratta in qualche modo, ma mai l’avrebbe riconosciuto, mai avrebbe desiderato di stare con lui, detestava che venissero fatte delle allusioni a loro come coppia, ma nel profondo la compiaceva. Perciò si era sempre sentita una sciocca, mentre col senno di adesso si chiedeva come avrebbe potuto essere altrimenti, aveva evitato ogni forma di gentilezza con lui, si sentiva in colpa, si sentiva una debole, le girava la testa.
Chiuse gli occhi, tornò al presente. Bianca era il termine migliore con cui descrivere quella stanza, riconobbe riaprendoli. Il suo sguardo vagò dal soffice divano di fronte a quello identico su cui era seduta, fra i quali era posto un grazioso tavolo basso di legno bianco dov’erano disposte diverse cornici vuote, un vaso di fiori secchi, qualche candela. Poi raggiunse lentamente il soffitto alto, seguendo l’innalzarsi di una luminosa finestra rettangolare, con ai lati due ciuffi di tende leggere. Lì erano dipinti tanti particolari ghirigori, che andavano stringendosi in prossimità dalla sommità della larga cupola. Proprio lì, nel mezzo, si apriva una graziosa finestrella dalla quale filtrava, discreta, la luce del sole. Si guardò di nuovo attorno, era chiaro che nessuno viveva da tempo nella casa, eppure sembrava che qualcuno l’avesse preparata a degli ospiti. James. Aveva organizzato tutto con tanta cura, così contento di stare con i suoi amici, dopo aver sofferto tanto.
Una persona meravigliosa, di nuovo nel pensarlo volle urlare. Il suo amore la sopraffaceva, sapeva non poter vivere d’altro, lui le sarebbe bastato per sempre e anche lei avrebbe voluto; si sentiva così grande, in capo al mondo, e poi così piccola, così estranea e di nuovo così umana. Il cuore le batteva all’impazzata. Chiuse nuovamente gli occhi, aspettando che si calmasse e tornasse a tenere il ritmo delle onde, l’unico umore che le parve di sentire per un sacco di tempo.
 
 
Invece mezz’ora dopo erano già tutti sul portico, con i loro costumi addosso e gli asciugamani sulle spalle. La ragazze avevano anche grandi borse contenenti un miliardo di cose imprecisate. In quella di Lily c’erano anche vari libri, come James ebbe modo di constatare quando lei gliela mollò in mano per correre sulla spiaggia.
-E’ fredda!- gridò entrando in acqua lentamente.
-Ma quale fredda!- fece James raggiungendola e spruzzando ovunque.
Si tuffò e riemerse pochi metri più in là.
-Vieni?
La ragazza esitò, così lui fece dietrofront, la raggiunse e se la caricò in spalla ridendo, nonostante le sue proteste. Arrivato abbastanza al largo, la lasciò andare e lei cadde in acqua ridendo e schizzandolo abbondantemente.
-James Charlus Potter! E’ gelida!- disse riemergendo.
-Hai perso una forcina- disse lui riferendosi alle numerose spillette che sostenevano la coda di cavallo della ragazza.
-Dove?- chiese lei portando le mani ai capelli.
-Qui…- fece James sfilandogliene una e mostrandogliela.
-Razza di… se pensi che ti correrò dietro urlandoti di ridarmela ti sbagli di grosso!- rise lei raggiungendo la spiaggia e lasciandosi cadere sulla sabbia a gambe incrociate.
-E va bene… aspetta- disse lui raggiungendola e girandole il capo con delicatezza per rimettergliela.
-Sei una frana, dai a me…
Un grido li raggiunse. Alzarono la testa di scatto, per vedere Sirius che si era seduto su Dorcas, che era sdraiata sul suo telo a prendere il sole. Alice, allo stesso tempo, le aveva posato entrambe le mani bagnate sulle guance insabbiandola tutta.
Li guardarono scuotendo la testa e scoppiarono a ridere.
Poco lontano, Remus stuzzicava Marlene mentre la osservava leggere e Peter, Frank e Mary cercavano di giocare con i racchettoni, con poco successo visto che dovevano sempre appellare la pallina per ritrovarla in mezzo alla sabbia.
-Era da troppo tempo che non eravamo così spensierati- disse James guardando gli amici.
-E’ vero... ma ora lo siamo, e questo posto è magnifico!- sospirò Lily prendendogli la mano per alzarsi.
Diede un bacio al ragazzo e andò a sistemarsi vicino ad Alice, a leggere. Quando stava finalmente iniziando a rilassarsi, le parole del libro che scorrevano a fiumi e le risate degli amici di sottofondo, qualcuno arrivò alle sue spalle e gridò:
-Bu!
Lily e Alice sobbalzarono, spaventate, e Sirius scoppiò a ridere.
-Felpato! Ma quanti anni hai, dieci?- fece la rossa sbuffando spazientita.
-Cala cala, esageri!- aggiunse Alice togliendosi gli occhiali da sole –Due e mezzo, al massimo!
Lily si alzò in piedi e guardò l’amico, che si stava ancora sbellicando.
-Vai a giocare con i tuoi amichetti, fila!- disse puntando il dito verso gli altri come a invitarlo ad andarsene, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Proprio in quel momento si sentì un piccolo click, la ragazza si voltò e vide che Remus aveva appena scattato una foto.
-Oh santo cielo, ci rinuncio!- rise lasciandosi cadere seduta e riprendendo il libro.
-Questa foto è fantastica!- fece Sirius guardandola.
C’erano lui che rideva e Lily che agitava il braccio in modo spazientito, sorridendo. In un angolino Alice rideva e salutava con la mano, sullo sfondo James colpiva la pallina con la sua racchetta.
-L’ho detto io, che sono un fotografo provetto- ghignò Remus agitandola per farla asciugare.
 

Qualche ora dopo, al tramonto, i ragazzi rientrarono in casa, sfiniti. Quando quasi tutti si furono lavati si ritrovarono in salotto, e Peter chiese:
-Che si mangia?
-La dispensa è piena- fece James dal divano, la testa di Lily in grembo.
-Ho controllato… non c’è niente di commestibile se non cucinato prima- disse Remus alzando gli occhi dal libro che stava leggendo.
-Cucinare? Non se ne parla- gridò Alice attraverso la finestra, dondolandosi sull’amaca nel portico.
-Io so fare gli spaghetti…- azzardò Lily a occhi chiusi.
-Davvero? E, di grazia, perché sei ancora qui, Evans? Dovresti già avere il grembiule!- scherzò Sirius che era appena entrato.
-Molto divertente- sorrise la ragazza alzandosi in piedi.
-Vai a lavarti piuttosto, puzzi proprio come un cane- fece Mary rivolta a Felpato.
-Stai insabbiando tutto il tappeto!- esclamò Marlene.
Le due ragazze appellarono una scopa dallo sgabuzzino e la stregarono in modo che iniziasse a inseguire Sirius, costringendolo alla fuga verso il bagno.
-Chi mi aiuta?- domandò Lily dalla cucina con una pentola in mano.
-Arrivo!- disse Dorcas alzandosi da terra e raggiungendola.
-Non credo di potercela fare- affermò James a testa in giù sul divano.
Le due aspiranti cuoche fecero irruzione in salotto, presero ognuna un braccio di Remus e lo trascinarono in cucina ignorando le sue proteste.
Lily li mise entrambi al lavoro, proclamando che li avrebbe diretti. Così, si sedette sul davanzale della finestra e posò la testa contro il muro, ridendo alla vista di Dorcas con i capelli imbiancati di farina.
-Che ci fate con la farina? Non serve, dovete solo mettere gli spaghetti dentro all’acqua bollente!- rise esasperata.
Stava per saltare giù e andare ad aiutarli, quando due braccia le cinsero la vita con delicatezza.
-Ehi- sussurrò voltandosi leggermente.
-Ehi- rispose James seduto su un tavolo di pietra dall’altra parte del muro, il viso tra i suoi capelli rosso fuoco –Profumi di miele- aggiunse.
-Dev’essere lo shampoo che ho trovato in bagno… tua zia aveva ottimi gusti- disse chiudendo gli occhi e rilassandosi tra le sue braccia, il rumore delle risate e delle imprecazioni di Remus e Dorcas di sottofondo.
-In realtà era una prozia… è morta a novant’anni, non penso che usasse shampoo al miele. Deve averlo lasciato mia madre l’ultima volta che siamo venuti.
Lily non rispose, le labbra distese in un sorriso e il respiro rilassato e regolare. James le depose un bacio sulla fronte, e lei si voltò, aprendo i grandi occhi e fissandoli su quelli color nocciola davanti a sé.
-Sbaglio o sono sempre più verdi?- mormorò Ramoso.
Lei rise e strofinò delicatamente il naso su quello di lui, poi posò la testa nell’incavo della spalla del ragazzo. Restarono così per qualche minuto, poi lui la baciò leggermente sulla bocca e la lasciò tornare alla cucina. Lily scese dal davanzale con un saltello, si voltò a fargli una linguaccia e sorrise, poi si diresse verso Dorcas che stava cercando di scolare gli spaghetti senza usare la magia. James saltò sulla finestra e si sedette dove c’era Lily un momento prima, e rimase a guardarla mentre inclinava la pentola sullo scolapasta sorretto da Remus, ridendo, il grembiule allacciato con un grande fiocco sulla schiena che la faceva sembrare una bambina spensierata.
-E’ pronto! Prendete un piatto ciascuno e mettetevi in fila!- gridò.
James indugiò per qualche secondo, poi scese e prese un piatto dalla pila che Dorcas aveva fatto sul tavolo. Andò ad accodarsi dietro a Peter. Lily metteva un po’ di spaghetti in ogni piatto, poi il proprietario della porzione passava dalla cuoca in seconda che ci versava un po’ di sugo di pomodoro con un cucchiaio di legno. Alla fine, si sedettero tutti a tavolo. Sirius appellò bicchieri e bevande.
-Ehi, sono buonissimi!- esclamò.
-Avevi forse qualche dubbio?- chiese Dorcas sul piede di guerra.
-Certo che no- disse lui a bocca piena.
 
 
-E’ uscita?- bisbigliò Lily all’oscurità che la circondava, seduta sul tappeto.
-Sì- confermò James chiudendo la porta sul retro e sedendosi accanto a lei.
Dopo cena, avevano sparecchiato alla meglio e si erano interrogati su cosa fare per passare la serata. Dopo varie discussioni, avevano convenuto che sarebbe stato divertente sedersi tutti in cerchio al buio a raccontarsi storielle o storie di paura.
Nel bel mezzo della storia che secondo Sirius avrebbe dovuto essere divertente, Lily aveva avuto un’illuminazione improvvisa, così aveva affermato di avere una storia paurosa da raccontare e aveva spedito Mary a cercare una lanterna nella rimessa per creare l’atmosfera, dopo essersi inventata di aver già provato ad appellarla ma inutilmente.
-Si può sapere perché questa farsa?- chiese James sorridendole.
-Si vedeva tanto?- chiese lei preoccupata.
-Quando menti sbatti sempre le palpebre- disse Alice.
-Comunque se hai avuto fortuna Mary non se n’è accorta… ora sputa il rospo- fece Peter incuriosito.
-Beh, domani è il compleanno di Mary no? Dobbiamo assolutamente organizzarle una festa!- disse velocemente, temendo il ritorno dell’amica.
-E’ un’idea fantastica Lils!- esclamò Marlene radiosa.
-Il piano è questo: domani mattina voi ragazzi dovete trovare una scusa per andare a comprare decorazioni, bevande e tutto quello che serve al villaggio qui vicino, nel pomeriggio una di noi distrarrà Mary e le altre prepareranno tutto.
-Bene, e a distrarla sarai tu- disse Dorcas con la faccia di una che aveva appena avuto l’idea del secolo –Passi sempre secoli in libreria, ti basterà chiederle di accompagnarti a cercare un libro!
-Perfetto. Domani mattina dirò che voglio portarvi a vedere il negozio di dischi che c’è al villaggio e andremo a comprare tutto, ma… qualcuno ha del denaro babbano?- chiese Sirius.
-Ce l’ho io, che penso sempre a tutto- sorrise Lily.
-Ti ridaremo la nostra parte in soldi veri- aggiunse Alice –sei un tesoro.
-Non preoccupatevi.
In quel momento Mary entrò in casa, piuttosto impolverata.
-Ho guardato in tutta la rimessa, non c’è traccia di una sola lanterna!- esclamò nervosa facendo ridere tutti.
-Fa lo stesso, tanto mi è venuto in mente che la storia che sapevo era sui fantasmi, a dei maghi non farebbe paura- fece Lily con poca convinzione.
-I babbani si raccontano storie di fantasmi?- chiese Remus incredulo.
La ragazza alzò le spalle e Sirius continuò a raccontare la sua storia “spassosa”, leggermente contrariato.
 
 
Il mattino dopo, dopo aver fatto gli auguri in mille modi diversi a Mary, i ragazzi si eclissarono utilizzando la storia di Sirius. Tornarono due ore dopo, assicurando di aver nascosto tutto nella rimessa.
Dopo pranzo, Lily si avvicinò alla festeggiata.
-Mary, devo chiederti un favore enorme- disse.
-Così mi spaventi- rise la ragazza –Spara.
-Mi accompagneresti al villaggio a cercare un libro in libreria? Ti prego!- disse vedendo la faccia poco entusiasta dell’amica.
-Se pensi di non poter vivere senza, va bene- sorrise lei.
-Aaaaah grazie grazie grazie!- esclamò abbracciandola.
Partirono alle quattro del pomeriggio, dopo qualche ora passata a rilassarsi in spiaggia.
Arrivate al villaggio e trovata una libreria, entrarono.
-Allora, che libro stai cercando?- domandò Mary guardandosi attorno.
-Ehm… effettivamente non ricordo il titolo, ma lo cerco da tempo, vedendolo lo riconoscerò…- improvvisò Lily squagliandosela tra gli scaffali.
La ragazza, come era solita fare, perse completamente la cognizione del tempo in mezzo a tutti quei volumi. I libri la affascinavano come nient’altro riusciva a fare, e riuscivano a trasportarla in un mondo nuovo e tutto da scoprire. L’altra cosa, o meglio persona, che riusciva ad incantarla in un modo simile era James.
Parecchio tempo dopo, la voce di Mary la raggiunse mentre stava esplorando lo scaffale dedicato ai classici.
-Lily! Sono passate due ore e mezza!- esclamò esasperata –Hai trovato quello che cercavi?
-Effettivamente no, ma penso che prenderò questo- disse prendendo tra le mani una copia de “Il giovane Holden”.
-Comunque ho visto alcune commesse, puoi chiedere ad una di loro per quel libro- la informò l’amica.
-Ma no… meglio di no… non ricordo il titolo- balbettò Lily.
-Nemmeno l’autore?
-Ehm… no!- disse sbattendo le palpebre e dirigendosi verso la cassa.
Pagò il libro e uscirono dal negozio. Tornando a casa, mentre Mary guardava la vetrina del negozio di animali, Lily scorse Alice che usciva dalla pasticceria. Allarmata, prese l’amica per un braccio e la trascinò dalla parte opposta.
-Che succede?
-Niente… credevo di aver visto una persona che conosco, devo essermi sbagliata- disse fermandosi –Andiamo a casa, ci daranno per disperse ormai.
Mary alzò gli occhi al cielo sorridendo.
Quando arrivarono, Lily aprì la porta e accese la luce con la bacchetta.
-Non c’è nessuno…- disse posando gli acquisti sul tavolo.
-Devono essere in spiaggia…- ipotizzò Mary.
Le due ragazze fecero il giro della casa e uscirono dalla porta sul retro. Mary non fece in tempo a stupirsi per l’enorme gazebo che troneggiava sulla sabbia e che sovrastava un lungo tavolo pieno di cibarie, che otto persone spuntarono da ogni angolo gridando:
-Sorpresa!!
La festeggiata sgranò gli occhi vedendo gli amici con dei cappellini da festa colorati in testa e le trombette tra le labbra.
-Accidenti! Ragazzi… oh santo cielo!- esclamò vedendo la torta al centro del tavolo, completamente di cioccolata e ricoperta di glassa colorata, con la scritta “Mary Mc + 1” in bianco.
-Ecco, quello dovrebbe essere un 17, abbiamo fatto una lettera ciascuno e il sette è di Lily- spiegò Alice mettendo in mano all’amica una siringa da pasticciere.
La rossa aggiunse un sette alla fine della scritta e Mary contemplò l’opera, senza parole. Improvvisamente i grandi occhi castani le si riempirono di lacrime e corse ad abbracciare tutti.
-Sono così felice… sono davvero fortunata ad avere amici come voi!- balbettò cercando di asciugarsi il viso.
-Non dirlo neanche per scherzo, quelli fortunati siamo noi- sorrise Remus.
–Ecco perché quella storia del libro… mi chiedevo proprio perché ti comportavi in modo così strano- disse la ragazza sorridendo a Lily.
-L’avevi capito?
-Sbatti sempre le palpebre quando menti- disse facendo vagare lo sguardo attorno.
-Accidenti!- esclamò Lily mordendosi le labbra, e tutti scoppiarono a ridere.
-A proposito, Ali, che diavolo ci facevi fuori dalla pasticceria?- chiese.
-Questi idioti si erano dimenticati di ritirare la torta- disse Alice infuocata.
-Mi sembrava che mancasse qualcosa…- fece Remus con un sorriso malandrino, alzando le spalle.
-Forza, andate a cambiarvi voi due!- esclamò Dorcas saltando al collo di Mary.
Solo in quel momento la ragazza notò che erano tutti vestiti eleganti, e che sotto al gazebo era stato montato una sorta di parquet che permetteva alle ragazze di indossare i tacchi. Poco distante dal tavolo c’era una pista da ballo improvvisata. Visto che era impossibile ingaggiare una vera band, avevano messo in funzione uno stereo con l’aiuto di Lily, con tutta la musica preferita di Mary.
Le ragazze la trascinarono in casa insieme alla rossa per truccarle e vestirle. Quest’ultima, presa in ostaggio da Marlene, scese le scale mezz’ora dopo, con addosso il vestito verde che aveva scartato senza pietà l’anno prima alla festa di Alice e dei tacchi di media altezza. Tornando sulla spiaggia dovettero fare attenzione a camminare sulla passerella, anch’essa aggiunta per l’occasione, per non sporcare le scarpe e rischiare di cadere.
-Ehi, vedo che sei migliorata dall’ultima volta che ti ho vista su quei cosi- disse James avvicinandosi con un sorriso di ammirazione.
-Già, mi sono esercitata- ironizzò Lily.
-Sei bellissima- disse sfiorandole una guancia con la mano –Posso fare solo una piccola modifica?
La ragazza alzò le spalle. Ramoso la fece voltare e con delicatezza levò i fermagli che formavano lo chignon di Lily, provocando una cascata di capelli rosso fuoco.
-Ora sei perfetta.
Lei si girò e lo abbracciò dolcemente.
-Wow, ma qui ci sono bottiglie di burrobirra e Whiskey Incendiario da bastare per mesi!- rise lei guardando il tavolo.
-Sirius ha voluto stare sul sicuro- disse James alzando le spalle.
-Siete irrecuperabili, tutti e quattro- sorrise Lily.
-E’ il nostro bello… uno fa di tutto per farci mettere la testa a posto quando sa benissimo che non ha speranze- scherzò lui prendendola di peso e trascinandola fino alla pista da ballo.
-Mi concede questo ballo?- chiese tendendole la mano, dopo averla rimessa a terra.
-Non credo di avere altra scelta- rise lei stringendogliela.
Mezz’ora dopo, tutti furono chiamati accanto al tavolo per tagliare la torta. Mary spense le candeline e festeggiò il fatto di essere finalmente maggiorenne e poter usare la magia accendendo tutte le lanterne di carta colorate attaccate ai bordi del gazebo, visto che si stava facendo buio. Sirius fu molto poco equilibrato tagliando la torta, assegnandone una fetta enorme alla festeggiata e a sé stesso dichiarando che erano i migliori cacciatori di Grifondoro della storia. Frank, offeso, pretese una seconda fetta e fu accontentato da una Mary euforica e incantata dalla bellezza della situazione. Dopo, tutti pretesero di ballare una canzone con la ragazza, che li accontentò e alla fine cadde a sedere esausta su una poltroncina. I ragazzi la circondarono con i loro regali in mano, e lei, sempre più incredula e grata, li scartò con meraviglia. Ricevette un biglietto per la partita di quidditch di una squadra molto prestigiosa da James, Sirius e Frank, una collana con una stella marina da Peter, un album di fotografie di loro dieci da Remus. Rimaneva un solo grande pacco da scartare, da parte di tutte e quattro le ragazze.
-E’…- fece Mary aprendolo lentamente –Oh santo cielo. No, non ci credo!- disse portandosi le mani alla bocca.
-Sì, è proprio quello…- sorrise Dorcas.
-E’ una nuova scopa da corsa! Non ci credo, siete le amiche migliori del mondo!- gridò prendendo in mano il regalo e guardandolo come se provenisse dal cielo.
Li abbracciò tutti, senza riuscire a trovare le parole per ringraziarli meglio, ma loro capirono.
Dopo aver cantato tanti auguri con le parole modificate a seconda di cosa le passava per la testa per l’ennesima volta insieme ad Alice, Lily uscì da sotto il gazebo per fare due passi, levandosi le scarpe. Raggiunse una panchina poco lontano dall’acqua e vi trovò anche James, una bottiglia di burrobirra in mano.
-Basta con quella roba- disse la ragazza facendo evanescere il contenuto della bottiglia e sedendosi sul bordo della panca, il sorriso sul volto.
-Non mi ubriacherei mai con te qui- disse lui facendosela scivolare piano in braccio.
Lei sorrise e lo baciò. James rispose al bacio, sentendo che stava entrando in quello stato di gioia e estraneità che lei provocava.
-Come mai sei qui?- chiese Lily staccandosi e accarezzandogli i capelli.
-Una pausa dalla musica… Sirius sta prendendo troppo sul serio il suo incarico di dj- rise.
La rossa scoppiò a ridere e si accoccolò tra le sue braccia, guardando verso il gazebo dove tutti cantavano e ballavano sulla musica che li raggiungeva chiaramente anche lì.
-Jamie… posso farti una domanda?- chiese dopo qualche minuto di silenzio.
-Certo, puoi chiedermi tutto quello che vuoi- rispose lui guardandola negli occhi.
-Che… che mi dici delle… delle tue ex?- domandò a voce bassa.
Lui la guardò perplesso per un instante, poi decise di buttarla sul ridere.
-Che c’è, sei gelosa?- chiese di rimando.
-No… è che forse… forse ho paura- sussurrò lei abbassando lo sguardo.
-Paura?- chiese lui facendole alzare il viso delicatamente.
-Paura… di essere da meno…- riuscì a dire sostenendo il suo sguardo.
-Non pensarlo neanche per scherzo- esclamò lui rabbuiandosi –Lily, io ti amo… non riesco più a immaginare la vita senza di te da quando mi hai detto che mi ami anche tu.
-Lo so… non dubitavo di questo… ma tu sei stato con così tante ragazze… e io con così pochi- spiegò tentennando e guardandosi di nuovo le mani.
-Per il fatto dei pochi, questo mi consola molto- scherzò lui giocherellando con i suoi capelli –Per le altre ragazze… non mi piace parlarne. Non vado fiero della reputazione che ho, Potter, quello che piace alle ragazze. Preferisco Potter il teppista. E poi sono state solo cose di passaggio… non ho mai amato veramente nessuna di loro. Mai- disse tornando serio -Tu sei tutto quello che ho sempre voluto, adesso me ne rendo conto. Forse è stato stupido stare con altre quando sapevo di volere solo te, almeno all’inizio. Ma dopo il quinto anno non c’è stata nessuna.
-Non voglio che tu pensi che ti stia facendo una scenata di gelosia…- disse lei stringendogli una mano.
-Non lo penso. Hai fatto bene a chiedermelo- sorrise lui –Ma se vuoi nomi e cognomi dovrai chiedere a Sir- osservò.
Lei lo guardò con sguardo interrogativo.
-Sì… le convinceva lui a conoscermi- spiegò lui tirandole leggermente una ciocca di capelli.
-Non che fosse difficile- lo stuzzicò lei.
-Evans, per l’ennesima volta, io non ho un fan club!- esclamò fingendosi esasperato –Piuttosto, parliamo del tuo?
-Il mio? Tu sogni- disse lei inclinando la testa di lato.
-Mi è giunta voce di un certo McFinner di Corvonero- disse in tono accusatorio.
-Ah… quello- fece lei poco entusiasta –Mi ha lasciata perché diceva che ero troppo intelligente. Bell’affare eh?
-LUI COSA?- esclamò trattenendosi dal balzare in piedi.
-James!- rise lei con le lacrime agli occhi.
-E’ in cima alla mia lista delle persone da picchiare non appena torniamo ad Hogwarts… insomma, ti sembra un motivo valido? E’… spregevole- disse turbato.
Lily sorrise all’oscurità, sapendo che non l’avrebbe mai fatto. Le sembrava di conoscerlo da una vita.
-C’è stato anche un ragazzo babbano del quartiere dove abito…- proseguì- E’ durata un’estate, poi al momento di tornare a scuola l’ho lasciato… non lo amavo abbastanza per dirgli la verità. Anzi, si può dire che non lo amavo affatto.
-Questo mi fa sentire molto meglio- disse lui baciandola.
Quando si staccarono, Lily si alzò in piedi e raggiunse la passerella poco lontano rimettendosi le scarpe.
-Sai, sei davvero migliorata in modo a dir poco prodigioso, con quelle scarpe- osservò James per la seconda volta, raggiungendola e stringendola tra le braccia come a proteggerla dalla brezza della sera che le aveva fatto accapponare leggermente la pelle.
-Mentre tu non eri ad Hogwarts le ragazze mi hanno portata a un sacco di feste, per tentare di consolarmi. Una volta Marlene è riuscita a farsi invitare al compleanno di una Tassorosso che nessuna di noi conosceva. Peccato che servissero solo a deprimermi di più, ma lo apprezzo- spiegò lei.
Lui rispose stringendola ancora di più a sé, come a prometterle che non l’avrebbe più lasciata sola.
-Forza, andiamo… ho un’idea- disse Lily con uno sguardo furbo negli occhi.
Tornarono sotto il gazebo. La ragazza di avvicinò alle altre e tentò di spiegargli quello che aveva pensato, sovrastata dalla musica.
-Anni fa sono stata a un matrimonio babbano con i miei. Hanno fatto una cosa carina con una lanterna, praticamente l’hanno fatta volare in cielo come un palloncino. Era un po’ diversa da quelle normali, ma credo che potremmo riuscirci- spiegò sorridendo.
Tutte approvarono, entusiaste, e Alice andò a dirlo ai ragazzi. Sirius mise una canzone allegra ma meno aggressiva di quelle ascoltate fino a quel momento e abbassò leggermente il volume. Mary scelse una lanterna tra quelle dai colori pastello appese al gazebo e la staccò. Dopo che Lily la ebbe modificata con del fil di ferro aiutata da Remus, andarono tutti sulla spiaggia. La festeggiata prese due lati inferiori, la rossa gli altri due, e Alice la accese. Questa iniziò a gonfiarsi leggermente. Le due ragazze la lasciarono e la lanterna prese a salire lentamente verso il cielo, finché non fu solo un puntino luminoso che andò a confondersi con le stelle. Tutti e dieci presero ad urlare e ad applaudire, affascinati.
La festa proseguì per un altro po’, visto che nessuno dava segno di essere stanco. Alle due di notte però crollarono tutti a sedere in cerchio sulla pista da ballo e zittirono la musica.
-Ragazzi, non sono mai stata così felice come con voi- disse Marlene dando voce ai pensieri di tutti.
-E… e se dormissimo tutti in spiaggia, stanotte?- propose Lily ravviandosi i capelli.
-E’ sicuro?- chiese Alice incerta.
-La casa e il tratto di spiaggia che la circonda è protetta da un Incanto Fidelius di cui mia madre è il Custode Segreto, e in questo momento lei è l’osservata speciale della situazione, gli Auror non la lasciano mai senza protezione- spiegò James.
-Allora va bene, vada per il campeggio in spiaggia!- esclamò Mary.
Tutti andarono in casa a vestirsi più comodamente, poi tornarono in riva al mare, posarono i teli sulla sabbia e si sdraiarono, esausti.
Lily stese il suo telo accanto a quello di James e lo abbracciò, la mano di lui che le disegnava cerchi immaginari sul braccio.
-Se avete intenzione di dormire spero che abbiate i tappi per le orecchie, quei due parleranno per ore- disse Sirius d’un tratto, il viso affondato tra i capelli di Dorcas.
-Almeno io non russo- si difese James.
-Questa è buona!- rise Frank.
-Ehi, vi consiglio di tacere, non sono io ad aver perso la coppa del Quidditch come un pollo! Dovrei picchiarvi tutti e due- rise Ramoso.
-Ehi! Anche Mary fa parte della squadra- protestò Felpato.
-Sì ma primo è il suo compleanno, secondo non si picchiano le donne- spiegò lui senza muoversi per non spostare Lily che aveva chiuso gli occhi appoggiato al suo petto.
-Tecnicamente, non è più il suo compleanno, sono quasi le tre di notte. E poi non si picchiano neanche i cani!
Tutti scoppiarono a ridere. Lì, quella sera sulla spiaggia a rimbeccarsi come bambini, erano più uniti che mai, e si sentivano tutti felici come non erano mai stati, con le stelle sopra di loro che dominavano la vista e la loro lanterna speciale che ancora fluttuava da qualche parte lassù.









Note:
Zalve bellissimi :D
Allora per prima cosa vi ringrazio perché siete aumentati tantissimo, pensate, mi seguite in 27 *-*
Vi ringrazio uno a uno:



Grazie, siete fantastici!
Tornando alla storia, credo di essermi superata per la lunghezza, è un capitolo molto allegro, finalmente anche loro si rilassano un po'. Spero davvero che vi piaccia.
Per finire ringrazio tanto la solita altalenadifragole che mi ha aiutata molto con questa parte della storia (:
Mi raccomando, recensite e alla prossima!




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Capitolo 13
*** Inaspettato ***




-Vado in ufficio, non distruggete la casa- disse il signor Meadowes prendendo il mantello da viaggio dall’attaccapanni accanto alla porta e infilandoselo.
-Tranquillo papà, io sono affidabile- fece Dorcas sedendosi sullo schienale del divano addentando un pezzo di cioccolato.
-Vado via tranquillo solo perché c’è Lily qui, altrimenti farei un salto ogni mezz’ora a controllare se non avete dato fuoco a tutto- sorrise lui impugnando la bacchetta e facendo una carezza alla figlia.
-Anche io mi fido di te- borbottò lei sarcastica con una linguaccia.
Il signor Meadowes la abbracciò con un sorriso pieno di amore, si diresse verso la porta e gettò un occhiata verso una cornice che stava sopra ad un tavolino sulla destra. Il suo sguardo si incupì leggermente, ma i suoi occhi non persero la consueta forza d’animo che la figlia aveva ereditato e che spesso affascinava tutti quanti. Poi, senza allentare la presa sulla bacchetta, uscì richiudendosi la porta alle spalle. Dorcas scese dal divano e si avvicinò al tavolino. La foto di sua madre era sempre stata lì fin da quando ricordava, anche prima della sua morte, però prima il tavolino era spesso ingombro di altre cose, come qualche pianta, fogli di pergamena, lettere, calamai o, frequentemente, le caramelle preferite della ragazza, allora bambina, che il padre le comprava ogni settimana e che lasciava lì sopra tornando a casa dal lavoro. I dolci avevano smesso di comparire con la partenza di Dorcas per Hogwarts, a undici anni, e tutto il resto era stato tolto dal tavolino l’anno dopo, alla morte dell’occupante della fotografia animata. La ragazza pensava che il padre l’avesse fatto quasi automaticamente, come per farle capire e soprattutto far capire a sé stesso che lei non li avrebbe mai lasciati veramente. Ma col passare degli anni, niente aveva più ingombrato il tavolo. Il signor Meadowes si limitava a spolverare frequentemente la cornice, e l’elfa domestica evitava di farlo proprio perché sapeva che il padrone amava farlo di persona.
Non che la creatura si ammazzasse di lavoro, la casa non era eccessivamente grande e vi viveva soltanto una persona per la maggior parte dell’anno. Il signor Meadowes non era per niente un tipo aristocratico o pretenzioso, anche perché non era esattamente ricco. Era un Auror, e questo gli garantiva uno stipendio alto, ma essendo di origini Babbane non aveva ereditato nemmeno un galeone da nessun parente, quindi la paga mensile era l’unica cosa che costituiva il suo patrimonio, e gli consentiva di vivere in modo sufficientemente agiato, ma non faceva di lui un uomo particolarmente abbiente.
Ridestandosi dai ricordi, Dorcas fissò lo sguardo sulla foto. Una donna dai lunghi capelli castani e la carnagione chiara le sorrideva, facendo vagare gli occhi azzurri sulla sua figura. Non poteva parlare, ma lei spesso l’aveva fatto. Parlava con lei di quello che le accadeva, si sfogava e a volte la faceva sentire meglio. Ma altre si innervosiva, perché non poteva essere lì per risponderle ma continuava a sorriderle piattamente. Era da un po’ che non lo faceva.
La ragazza distolse lo sguardo e corse verso la cucina.
-Mio padre si fida più di te che di me, Lilian!- esordì entrando e dirigendosi verso uno scaffale.
-Tuo padre è un uomo intelligente, Cassie- fece Lily sorridendo e alzandosi dalla sedia che occupava per andare incontro a James che aveva appena varcato la porta.
-Ehi Evans, la smetti di essere così maledettamente perfetta?- disse lui prima di salutarla con un bacio.
-E tu la smetti di litigare con la spazzola?- chiese di rimando dopo aver ricambiato.
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e borbottò qualcosa, ancora mezzo addormentato. Sfoggiando il suo pigiama composto da una maglietta bianca e dei pantaloncini sportivi al ginocchio, attraversò la cucina e occupò la sedia dove prima sedeva Lily, guardandola con aria di sfida. Lei lo fulminò con lo sguardo e lui appellò il latte.
-Comunque, Cassie, se vuoi posso incendiare il garage e scappare, tu fingerai di catturarmi e ti riabiliterai agli occhi di tuo padre. Sarai conosciuta da tutti come l’impavida cacciatrice di piromani!- disse la rossa con una nota di ironia nella voce, sedendosi sul tavolo proprio davanti a Ramoso e impedendogli di posarvi la tazza di cereali.
-Ehi, è un’idea! Oppure potresti riempirlo di puzzalinfa- fece Dorcas soppesando l’idea.
Intanto James si era spostato verso sinistra con la sedia e Lily aveva fatto altrettanto, sorridendo malefica.
-Su, smettetela di tramare la fine di quel povero garage, in fondo è lì che dobbiamo andare ora- disse Alice alzando la voce.
Sirius, che era appena entrato e stava silenziosamente litigando con Peter per l’ultimo biscotto, alzò lo sguardo.
-Che ci andiamo a fare in garage?
-Domanda interessante. Beh andiamoci, lo scopriremo- disse Remus rubando il biscotto ai due litiganti e infilando la porta velocemente.
Tutti si alzarono per seguirlo, James inseguendo Lily.
-Ehi! Ma perché dobbiamo andare proprio lì? Non ho neanche fatto colazione! Ehi!- protesto Sirius, ma nessuno lo considerò e si ritrovò solo in cucina.
Sbuffando, li seguì. Attraversò il salotto e vide Mary che apriva la porta vicino alla libreria. Non aveva mai visto nessuno aprirla da quando erano lì, ovvero circa un mese. Avevano passato due settimane al mare e poi si erano spostati a casa di Dorcas, per non mettere in ulteriore pericolo Dorea che, in quanto Custode Segreto, temeva che i Mangiamorte potessero scoprire che loro dieci non erano in nessuna delle case dei componenti dell’Ordine.
Ora Sirius capiva che quella porta era quella da cui si accedeva al garage dall’interno della casa. Varcò la soglia borbottando per lo stomaco brontolante, ma non finì la frase perché Dorcas lo assalì.
-Non ti avevo dato il buongiorno- si spiegò dopo un lungo bacio.
-Allora spero che tu ti dimentichi più spesso- disse lui senza lasciarla.
Si guardò intorno. La stanza era piuttosto grande. Numerosi scaffali pieni zeppi delle cose più varie ricoprivano le pareti. Altri strani marchingegni da Auror erano sparsi per il pavimento di cemento grigio, e a destra, accanto al portone, c’era un grande telo nero che ricordava quello che usavano i Babbani per coprire le motociclette. Infatti una di esse sembrava essere proprio sotto al telo.
-Tuo padre ha una moto?- chiese Sirius perplesso alla ragazza.
Lei non rispose e si scostò leggermente. Tutti erano raccolti attorno a loro, tranne Remus che era vicino al portone.
-Sir…- cominciò Marlene –beh, a maggio sei diventato maggiorenne, e noi non abbiamo nemmeno fatto una festa per via di James… quindi abbiamo un regalo per te, un po’ in ritardo- sorrise.
Sirius li guardò sbalordito. Dorcas si voltò e prese una scatola da uno scaffale, poi la porse a ragazzo con un sorriso radioso. Lui, senza parole, la prese e la soppesò.
-Che aspetti? Aprilo, Black- rise Lily con sguardo affettuoso.
-Non dovevate, io…- disse aprendo la scatola.
Si ammutolì all’istante vedendo che era un casco. Un bellissimo casco di vernice nera.
-Un… casco?- chiese perplesso –Ma ragazzi… cosa me ne faccio di un casco?- proseguì temendo di essere scortese.
-Che domande! Ti serve per andare su questa, che altro?
Il ragazzo si voltò verso il portone e vide che Remus lo stava aprendo. James, che aveva parlato, afferrò un lato del grande telo nero e tirò. Questo cadde a terra sollevando un po’ di polvere. Come aveva pensato Sirius, sotto c’era proprio una moto. Una fantastica motocicletta rifinita in pelle marrone, con il sidecar e la vernice perfettamente lucidata. La luce proveniente dal portone appena aperto la illuminava in tutta la sua bellezza.
-E’… mia?- chiese senza distogliere gli occhi.
-Certo che è tua!
-Non ci credo. Mi avete regalato una moto! Oddio, siete gli amici migliori del mondo- esclamò precipitandosi verso il suo dono.
Tutti risero, contenti. Sirius ispezionò il mezzo da cima a fondo. Le ragazze, dopo essere state abbracciate una a una, andarono in veranda a cercare di fare i compiti. James, Frank e Peter improvvisarono una partita a Quidditch in giardino e Remus aiutò Felpato a spostare la moto nel vialetto e si sedette lì accanto con un libro.
Quando, poche ore dopo, si ritrovarono tutti in sala da pranzo per mangiare, Sirius irruppe nella stanza con la maglietta sporca di olio e annunciò con un sorriso fiero:
-Ragazzi, la farò volare.
 
 
Il mattino dopo, Lily si svegliò sentendo un tonfo sordo. Aprì lentamente gli occhi e sbuffò piano. Li richiuse e si strinse a James, sentendosi a suo agio e protetta tra le sue braccia. Sentì che il suo respiro era regolare, e cercò di riprendere sonno ascoltandolo e posando una mano sul suo petto che si alzava e abbassava dolcemente. Era già caduta in una sorta di dormiveglia, quando sentì nuovamente quel rumore. Spalancò gli occhi, infervorata. Si alzò a sedere puntando i gomiti a terra e si guardò attorno. Erano tutti lì.
La casa del padre di Dorcas non era grande quanto Villa Potter, infatti l’idea era quella di far dormire i ragazzi in una stanza e le ragazze nell’altra. Però quella notte avevano deciso di rimanere tutti assieme nella camera più grande, così le tre coppie dormivano su tre letti e Remus e Peter si erano sacrificati donando i loro a Marlene e Mary. I due Malandrini dormivano a terra su due comodi sacchi a pelo improvvisati.
Dopo aver lasciato vagare lo sguardo nella stanza per un paio di minuti, Lily si accorse che Frank dormiva solo. Alice doveva essersi già alzata, probabilmente era stata lei a provocare quei tonfi. Vista la sua goffaggine, era quasi sicuro, si disse sorridendo. Sospirando, si alzò lentamente dal letto stando attenta a non svegliare James. Gli diede un bacio sulla guancia, afferrò dei vestiti ammucchiati su una sedia e uscì, diretta in bagno. Dopo essersi vestita, si sciolse le trecce che si era fatta la sera prima con i capelli bagnati. Ora erano diventati mossi, proprio come sperava.
Uscì dal bagno e si diresse in cucina, pensando di trovarvi Alice. Ma l’unica cosa che trovò fu una tazza sporca nel lavello, segno che la ragazza aveva già fatto colazione. Lily prese un biscotto e uscì in giardino.
-Ali! Ehi Ali, lo sai che sei proprio rumorosa? Mi hai svegliata- disse a voce alta attraversando il vialetto.
Non ricevette risposta. Girò l’angolo e vide una figura che scomparì dietro alla casa. Innervosita, tornò sulla veranda e si sedette. Appellò un libro che sfrecciò verso di lei attraverso la porta aperta e si immerse nella lettura.
Passarono pochi minuti, poi sentì uno scricchiolio molto vicino. Senza alzare lo sguardo disse:
-Ah, ti sei degnata di considerarmi!-
Non udendo risposta, distolse gli occhi dal libro. Davanti a lei c’era un uomo alto, coperto da un mantello e da una maschera, la bacchetta puntata. Il panico la invase lentamente e in un primo momento non fu in grado di muoversi. Il libro le cadde di mano e atterrò sul legno della veranda, aperto. Le pagine iniziarono a sfogliarsi per via del leggero venticello che faceva svolazzare anche il mantello del Mangiamorte. Nonostante la piena consapevolezza di quello che stava accadendo, Lily non poté fare a meno di notare l’assurdo contrasto tra il giardino curato di casa Meadowes e quell’uomo spaventoso.
-Oh, ma guarda. Cercavo la mezzosangue, ho trovato anche una Nata Babbana e una traditrice del suo sangue. Dev’essere il mio giorno fortunato- disse, la voce camuffata dalla maschera.
Agitò la bacchetta, ma non verso Lily. Da dietro la casa comparve Alice, imprigionata dall’incantesimo Levicorpus e da funi magiche. La rossa vide che l’amica cercava di gridare, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Si riscosse dall’oblio e iniziò a indietreggiare. L’uomo la vide e le scagliò contro un lampo di luce rossa, ma lei si buttò di lato e riuscì a evitarlo per un pelo. Iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva. Gli unici suoi pensieri erano due: riuscire a svegliare gli altri e raggiungere la sua bacchetta sul ripiano della cucina.
 
 
James si svegliò con la sensazione di aver dormito benissimo. Si accorse subito che Lily non era più accanto a lui e pensò che probabilmente si era già alzata per fare colazione.
Ricordando la gita al fiume che avevano in programma, pensò di svegliare gli altri.
-Ehilà gente, è mattina, il sole splende e…- gridò.
-E tu sei un povero idiota!- borbottò Sirius alzandosi a sedere sul letto.
Altri mugugni si sollevarono dalle figure sdraiate e ben presto volarono insulti anche più lusinghieri di quello di Felpato. Tutti si alzarono di malavoglia e iniziarono a vestirsi. James notò che mancava anche Alice.
Stava pensando alla gita che li attendeva, a loro che facevano il bagno nel fiume fresco e si stendevano sull’erba scherzando e ridendo, quando sentì un grido provenire dal piano di sotto. Il sangue gli si gelò nelle vene e alzò di scatto la testa a cercare Frank. Anche lui era scattato sull’attenti. I loro sguardi si incontrarono solo per un momento, poi entrambi si precipitarono verso la porta. Fecero le scale con un balzo, subito seguiti dagli altri. Udirono di nuovo l’urlo, che si trattasse di Alice o Lily, proveniva dall’ingresso. Corsero in quella direzione e trovarono la rossa accasciata a terra. Il cuore di James si fermò per un istante, poi sentì il sangue alla testa e la vista gli si annebbiò. Si riscosse prontamente e corse verso la ragazza. Appena fu abbastanza vicino da toccarla vide che si muoveva.
-Lily! Che è successo?
-…Mangiamorte… Alice- disse tossendo.
-Frank, non uscire!- gridò James alzando la testa di scatto.
Troppo tardi, però. Il ragazzo aveva raggiunto la porta e si era ritrovato davanti l’uomo incappucciato.
-Alice!- gridò vedendo la ragazza imprigionata.
-Crucio!-
Frank cadde a terra e iniziò a contorcersi in modo impressionante.  All’uomo cadde il cappuccio, e Mary lanciò un grido.
-E’… è…- balbettò incredula.
-Mulciber- completò Peter.
Mary scattò in avanti, la bacchetta tesa.
-Stupeficium!- gridò.
Ma era troppo scossa, e lo mancò di diversi metri. Sirius spinse da parte James e uscì in giardino. Si lanciò verso quello che in realtà non era un uomo, ma un ragazzo appena maggiorenne proprio come loro, e lo spinse a terra. Questo iniziò a dimenarsi ma Sirius era evidentemente più forte, così riuscì a strappargli di mano la bacchetta dopo una breve lotta e a scagliarla lontano. Tutti quanti tranne Felpato, James e Lily corsero verso Frank, e Remus liberò Alice.
Ramoso aiutò Lily a rimettersi in piedi. Non aveva riportato danni evidenti.
-La mia bacchetta… l’ho lasciata in cucina. Sono una stupida- disse sparendo dentro alla casa.
-No, non sei una stupida. E’ normale abbassare la guardia ogni tanto, ma ricordati di tenerla sempre con te- disse James seguendola.
Un’esclamazione di dolore li interruppe. Lily si lanciò verso il ripiano della cucina dove giaceva la sua bacchetta e corse fuori, in tempo per vedere Mulciber che si toccava un braccio con l’indice e Sirius a terra, che cercava di impedirglielo.
-No!- gridò la ragazza –Pietrificus Totalus!
-Dobbiamo andarcene!- esclamò James.
-Muffliato- fece Remus puntando la bacchetta contro il Mangiamorte –Materializzatevi a Villa Potter, abbiamo solo pochi secondi!-
Tutti presero a correre verso il limitare del giardino, dove le barriere che impedivano la materializzazione non avevano più effetto. James, Lily, Alice e Frank erano i più lenti, per via delle ferite di quest’ultimo e di Lily che era rallentata dalla caduta fatta in precedenza. Gli altri iniziarono a smaterializzarsi a due a due. Ramoso prese la mano di Lily e alzò la bacchetta. Erano a metà del secondo giro quando figure incappucciate iniziarono a comparire tutto attorno, per strada.
-Impedimenta!- sibilò una voce.
Lily cadde a terra e James barcollò. Alice e Frank erano stati raggiunti da due uomini che ora li tenevano per le braccia.
-No!- gridò Lily puntando la bacchetta verso uno dei due.
-Non provarci- fece la stessa voce viscida di poco prima.
La ragazza iniziò a pronunciare una formula, accecata dall’odio e dalla rabbia, ma un lampo di luce la colpì e si sentì sollevare in aria. Il dolore arrivò lentamente, duro e insopportabile, e non poté fare a meno di contorcere gli arti per cercare di farlo smettere. Gridò, non riuscì a trattenersi. Sentiva James che urlava, ma non riusciva a vederlo. Proprio quando stava per implorare di ucciderla, tutto cessò e lei cadde a terra sbattendo violentemente.
-Non ti hanno insegnato che non si colpisce alle spalle, ragazzina?- chiese la solita voce.
Sentì dei passi che si avvicinavano, ma non ebbe la forza di muoversi. La bacchetta le era caduta durante la tortura e giaceva accanto a lei. Un uomo entrò nel suo campo visivo. Era tremendamente pallido, gli occhi rossi e fissi. Il naso non era altro che due fessure nella carne.
-Voldemort- mormorò debolmente.




Note:
Salve salve salve!
Per prima cosa scusatemi tantissimo per il tremendo ritardo. Ho avuto molto da fare con la scuola in questi giorni, ma state tranquilli, non vi abbandonerò tanto presto u.u
In questo capitolo, che tra l'altro è un po' più corto del solito e che non mi soddisfa pienamente, ho voluto parlare un po' della storia di Dorcas. Un altro argomento che mi sta molto a cuore è la moto di Sirius, mi piace immaginare che gli sia stata regalata proprio dai suoi amici.
La fine, beh, giudicate voi, non odiatemi però u.u
Bene, come sempre recensite e ALLA PROSSIMA! :D


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Capitolo 14
*** Chi lo ha tre volte sfidato... ***



Lily stava lottando con tutte le sue forze per non svenire. Il dolore di poco prima sembrava lacerarle il cervello, la sola idea di essere torturata di nuovo le faceva venire voglia di gridare con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Oh, per carità, rimettetela in piedi- sentì dire come in lontananza.
Udì dei passi sull’erba. Due uomini la afferrarono per le braccia e la raddrizzarono, imprigionandola con i loro corpi. Uno di essi le ficcò la bacchetta in mano. Lei si passò una mano sulla fronte tentando di scacciare le vertigini, ma quando la scostò la ritrovò piena di sangue.
-Non vi azzardate a toccarla!- gridò James da un punto fuori dal campo visivo di Lily.
La ragazza si voltò per quanto i suoi aguzzini le permettevano e lo individuò un po’ più indietro, sulla sinistra. Era pallido in volto e cercava di ribellarsi all’uomo che lo teneva per le braccia. Questo gli assestò un calcio nello stomaco e Ramoso cadde a terra gemendo.
-No!- gridò lei con rinnovata forza.
-Un giovano amore! La cara Bellatrix me ne aveva accennato- disse Voldemort con la sua voce canzonatoria e sibilante.
Lily si voltò di scatto e se lo ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. Si era mosso in modo troppo silenzioso per essere normale. Sobbalzò e deglutì.
-Che succede, Sanguesporco, hai perso la tua determinazione?- tutti i Mangiamorte attorno risero apparentemente divertiti.
-Questo mai- riuscì a dire lei con un sorriso amaro, guardando in basso.
Intorno tutti tacquero. Anche le grida di protesta di Alice cessarono, e James smise di lottare. Voldemort aveva l’aspetto di uno che stava trattenendo il respiro, ma Lily non sapeva se fosse giusto dire che quell’essere respirava. Era una qualità troppo umana per adattarsi alla sua immagine.
-Tu… osi rispondermi?- fece, con tono un po’ meno canzonatorio ma tuttavia abbastanza divertito.
-Oh, no, non potrei mai- rispose lei guardandolo con disprezzo.
Fece scorrere le dita lungo la bacchetta lentamente, in modo da impugnarla per bene, mentre cercava di ricordare i rudimenti degli incantesimi non verbali imparati l’anno prima. Si concentrò cercando di non darlo a vedere e pensò ad un incantesimo.
-Eh, no, cara signorina Evans! Impedimenta!-
Lily perse improvvisamente l’equilibrio, ma i due uomini non la lasciarono, così non cadde. Ringhiò di rabbia.
-Non credere di essere più intelligente di me…- cominciò lui, ma fu interrotto dal grido lancinante di Alice.
Tutti si voltarono di scatto e videro che anche lei, come Lily in precedenza, si stava contorcendo in modo impressionante.
-Bellatrix! Mi pareva di averti detto di non giocare con i ragazzi- fece Voldemort seccato.
-Ma, Mio Signore, mi ha quasi morsa!- replicò lei chinando la testa.
-Morsa? Ah, avete voglia di morire giovani allora, miei cari. Sapete, io sarei contro l’uccisione di maghi, insomma, trovo che sia semplicemente… un enorme spreco. Ma non accetto che ci si prenda gioco di me- disse allontanandosi da Lily per rivolgere la sua attenzione verso Frank che aveva cercato di correre verso la fidanzata.
-Mi sbaglio, o qui ci sono due coppie? Fantastico!
-Giù le mani da mia figlia!- gridò una voce alle spalle di tutti.
Un uomo alto e dallo sguardo severo puntava la bacchetta verso Bellatrix, che, impreparata, si lasciò disarmare.
-Papà!- gridò Alice in preda alle lacrime.
La Mangiamorte le sferrò un calcio nel fianco e lei emise un verso strozzato. Il padre gridò uno Schiantesimo, che la donna schivò gettandosi a terra. A poco a poco altre figure familiari iniziarono a comparire tutto attorno a loro. Gli altri ragazzi dovevano aver avvisato gli Auror. Ben presto Malocchio Moody schiantò in una volta i due uomini che immobilizzavano Lily, che a sua volta liberò James dal suo carceriere. Alice, che si era rialzata, soccorse Frank. Nessuno sapeva dove si trovasse Voldemort in quel momento, ma doveva aver intuito che Silente era in arrivo.
James corse verso Lily. La barriera di protezione della casa era ormai crollata, quindi i due si prepararono a Smaterializzarsi, quando udirono un Mangiamorte gridare:
-Sono troppi, andiamocene!
-NO! Voglio la mora!- gridò Bellatrix, che aveva evidentemente recuperato la bacchetta, lanciandosi verso Frank e Alice a grandi falcate.
Il padre della ragazza la vide e li raggiunse, facendo scudo ai due col suo corpo.
-Avanti! Andatevene!- gridò.
-Avada Kedavra!
La maledizione di Bellatrix colpì il signor Prewett in pieno petto. L’uomo assunse un’espressione neutra e pacifica, poi cadde a terra immobile.
-NO! NO! BASTARDA!- Alice si lanciò in avanti, ma la donna fu più veloce.
-Crucio!- disse, e scoppiò a ridere.
Lily e James erano rimasti immobili ad osservare la scena. Ormai tutti i Mangiamorte se n’erano andati, ne restavano solo alcuni dei più ostinati che stavano duellando con gli Auror.
-Non toccarla! Crucio!- gridò disperata la rossa puntando la bacchetta contro la donna.
Bellatrix cadde a terra con un strillo e Alice smise di contorcersi. Frank la afferrò per un braccio e si Smaterializzò. Ma la Mangiamorte, contro le previsioni di Lily, si rialzò subito.
-Non ci siamo, Evans. Devi volerlo- una voce alle loro spalle li fece sobbalzare e voltare di scatto.
Voldemort li fissava con un sorriso beffardo, accarezzando la bacchetta. Lily era profondamente turbata per quello che aveva fatto. Aveva appena usato una maledizione senza perdono su un essere umano. Nonostante la paura, non riuscì a provare rimorso. E ora quell’uomo era lì, di fronte a loro, due diciassettenni inesperti che avevano appena firmato la loro condanna a morte.
Se proprio doveva morire, si disse lei, meglio dire quello che aveva sempre pensato. Fece un passo avanti, la testa alta, e sputò ai piedi di Lord Voldemort.
-Mi fai schifo. E mi fai pena- disse senza esitare.
James era sconvolto. Cercò di dire qualcosa, ma un grugnito di sconcerto uscì dalla bocca del Signore Oscuro, che alzò la bacchetta pieno di furia.
-Tom. Non pensi sia ora di finirla qui, per oggi?- intervenne una voce dietro di loro.
Voldemort si voltò, ritrovandosi davanti Silente. Rapido, James prese la vita di Lily e si Smaterializzò.
 
 
Ricomparvero nel giardino di Villa Potter, come tutte le volte in cui si ritrovavano a scappare dai Mangiamorte. Per James, erano diventate fin troppe, ne aveva veramente abbastanza, ma sapeva che non era proprio il momento per uno scatto di rabbia. Il padre di Alice era morto, Lily aveva praticamente dichiarato guerra al Signore Oscuro e lui, che sentiva di doverle far capire la gravità di quello che aveva fatto, non riusciva a smettere di pensare che in realtà lei lo sapeva benissimo e che non aveva alcun bisogno che qualcuno glielo spiegasse. E, cosa ancor più preoccupate, era ammirato per la provocazione delle ragazza e trovava che fosse perfettamente da lei. Insomma, non era per niente inquieto.
Aiutò Lily ad alzarsi e la strinse fortissimo, accarezzandole i capelli. Voleva farle capire che non era arrabbiato, e a giudicare dalla tremarella di lei, ne aveva proprio bisogno. Si staccò leggermente e lo guardò in volto. Capì di non dover temere una sgridata da parte sua, e la sua espressione si tranquillizzò leggermente, ma rimase seria e tremante.
-Ragazzi! Santo cielo, entrate, presto!- Dorea stava correndo loro incontro con due mantelli in mano.
Circondò le spalle della ragazza con uno di essi e James prese l’altro, cominciando ad attraversare il prato.
-Tutti i genitori stanno arrivando, ognuno torna a casa propria. Lily, gli Auror ritengono che non sia sicuro per te e per i tuoi genitori ritornare a casa, quindi rimarrai qui con noi. Non permetterò che nessuno al mondo ti torca un capello- e detto questo, entrò in casa.
James si voltò aspettandosi di vedere un’espressione di paura sul volto della ragazza, ma subito capì che non era solo spaventata. Era terrorizzata.
La raggiunse in pochi passi e la prese per mano.
-Lily… Lily, non devi essere spaventata. Insomma, non è che prima non ci volesse morti, giusto?- sussurrò sperando che lei cogliesse il suo tentativo di sdrammatizzare.
Lei lo guardò piena di gratitudine, ma lentamente una lacrime iniziò a rigarle il volto.
-Ma io… io non sono spaventata per quello… io… credo di essermi resa conto solo ora di cosa vuol dire… la morte. Io non avevo mai visto nessuno morire- stava lottando con tutte le sue forze per non piangere.
-Lo so… nemmeno io. E’ terribile.
Lei strinse sempre più forte la sua mano e si fece condurre in casa, dolcemente. Appena varcarono la soglia, videro Alice seduta a terra in lacrime, con Frank che la stringeva a sé senza dire niente. Le parole sarebbero state soltanto di troppo. Alla vista dell’amica, Lily non riuscì più a trattenere le lacrime e si gettò ad abbracciarla, singhiozzando.
James e Frank intuirono di doverle lasciare sole, così andarono in salotto con gli altri. Regnava il silenzio, mentre tutti aspettavano che li venissero a prendere per andare a casa. Le due amiche restarono a terra senza lasciarsi finché non apparve nel corridoio la madre di Alice, che stringeva un vecchio ombrello rotto, probabilmente una passaporta. Dorea accorse e la abbracciò. Lily lasciò andare dolcemente l’amica, abbracciò velocemente la signora Prewett, che conosceva per via delle numerose estati a casa di Alice, e le lasciò sole. Poco tempo dopo iniziarono ad arrivare tutte le altre famiglie, e meno di mezz’ora più tardi rimanevano soltanto James, Sirius e Lily.
Felpato era irrequieto, così fece il giro di tutta la casa varie volte per verificare che tutto fosse chiuso a dovere, poi andò in camera da letto. La rossa, invece, non riusciva a smettere di piangere, così a metà della processione di partenza degli altri, Dorea le aveva dato una pozione e lei era riuscita ad addormentarsi sul divano. James la prese dolcemente in braccio e la portò in camera sua, la adagiò sul letto e poi si sistemò accanto a lei, deciso a non lasciarla neanche per un momento come lei gli aveva pregato di fare prima di bere la pozione.
 
 
Il mattino dopo, regnava il mutismo. Nessuno dei tre aveva detto una parola a colazione, e ora erano in salotto, Lily sdraiata con la testa in grembo a James e le gambe all’aria, Ramoso era intento alla contemplazione di un quadro appeso al muro e Sirius sfogliava la Gazzetta del Profeta.
-C’è solo un piccolo paragrafo sulla morte del signor Prewett, non dicono neanche come- annunciò Felpato poco dopo –Ormai anche il Profeta ha paura.
Lily assunse un’espressione indecifrabile e James si limitò ad annuire.
-Sentite, io non ce la faccio! Lo so che è morta una persona, lo so che siamo tutti tristi, lo sono immensamente, ma non posso stare seduto a non fare niente!- esclamò poi Felpato esasperato.
-Sirius, menomale che lo hai detto. Stavo per urlare!- convenne Lily alzandosi di scatto.
James fece un sospiro di sollievo e drizzò la testa.
-Ma… cosa facciamo?- chiese.
-Ho un’idea fantastica!- fece Lily con un saltello –I Babbani lo chiamano “nascondino”. Uno si nasconde, gli altri lo cercano. Facilissimo!
-Sembra un gioco terribilmente stupido, ma penso che sia quello che ci serve- sorrise James.
-Già, poi questa casa è enorme, non sarà molto facile scovarci a vicenda anche senza uscire!- esclamò Sirius entusiasta.
-Chi si nasconde?- domandò Lily.
-Prima le signore!- fecero James e Sirius in coro.
Questo provocò una risata generale, ma sentendosi in colpa nei confronti della vittima smisero presto e Lily prese a salire le scale.
-Dovete contare, facciamo fino a duecento, poi venite a…- spiegò, ma il suono del campanello la interruppe.
-Andiamo noi, Dorea!- esclamò Sirius ricadendo improvvisamente nel nervosismo.
-State attenti!- gridò la voce della donna dalla cucina.
Dopo un attimo di esitazione, Felpato si alzò in piedi e andò verso la porta, la bacchetta nella destra. La aprì e rimase a guardare la donna che si trovava sulla soglia.
-Per le mutande di Merlino. O è una pozione Polisucco riuscita a metà, o lei è la sorella della Evans!- esclamò.
La donna sorrise lievemente, mentre Sirius si sporgeva fuori con la testa per intravedere Malocchio, che gli fece cenno che era tutto a posto. Potevano fidarsi.
Dall’interno della casa, Lily pensò allarmata alla sorella Petunia.
-In realtà, sono la madre- udì.
-Mamma? Mamma!- corse nell’ingresso, incredula, e vide quella che trovò davanti a sé era proprio sua madre.
Le due rosse si abbracciarono strette, i capelli che sembravano una chioma sola, illuminati dal sole che entrava dalla porta ancora aperta. Sirius pensò di lasciarle sole, così la richiuse e corse in cucina. James si affrettò ad imitarlo, ma Dorea comparve dal nulla e lo ricacciò indietro minacciosamente, intimandogli di fare gli onori di casa.
-Mamma! Che ci fai qui?- chiese Lily una volta staccate.
-Tesoro mio! Sei sempre più bella. Mi hanno riferito quello che è successo, non potevo non venire a vedere come stavi. Ho urlato contro tutti quegli Auror, ma mi hanno dovuta lasciar venire, Silente, quel brav’uomo, mi ha difesa- sorrise toccando i capelli alla figlia.
-Potrebbe essere pericoloso…
-Non voglio nemmeno sentirne parlare. Il povero signor Prewett… non sai quanto sono dispiaciuta. Non hanno lasciato venire papà, è molto triste ma era l’unico modo. Oh cara, sei tutta intera! La mia bambina coraggiosa!- disse abbracciandola di nuovo.
Dietro di loro, James sorrise intenerito. La signora Evans lo notò e si avvicinò sorridendo.
-Silente mi ha detto che l’hai difesa e sei rimasto sempre con lei. Non sai quanto ti sono grata, sono contenta che stiate insieme, non poteva esserci persona migliore.
Sentendo queste parole, Lily arrossì violentemente. La madre la guardò stupita.
-Credevi che non lo sapessi? Cara, probabilmente lo so da prima che tu te ne rendessi conto- sorrise materna.
-Signora Evans, lei esagera, io non sono così perfetto…- intervenne James.
-Hai ragione, forse non lo sei, nessuno lo è. Una cosa però è certa, lo sei per mia figlia, e questo è più di quanto potessi sperare. Mark ti adorerà!
James si sentì piuttosto intimidito al pensiero di conoscere per bene il padre di Lily, ma cercò di non darlo a vedere e sorrise grato.
-Mamma, devi assolutamente conoscere Dorea, mi ha ospitata per tanto di quel tempo…!- disse Lily con gli occhi scintillanti.
-Oh certo, sono qui anche per ringraziarla. E poi… ho una notizia. Molto piacevole- fece un sorriso un po’ tirato e Lily la esortò a continuare –Tua sorella si sposa. Tra una settimana.
La ragazza rimase senza parole. Non sapeva che fosse fidanzata. Non sapeva che avesse un ragazzo. Non ne sapeva assolutamente niente.
-Una settimana? Ma…- un dubbio si insinuò nella sua mente –Mamma, perché non mi avete spedito un invito?
-Cre… credevo che fosse più carino dirtelo di persona- tentò la donna.
-Petunia non voleva invitarmi. Ho ragione?- scandì lentamente Lily, senza scomporsi.
-No… ma cosa vai a pensare… è che…-
James osservava la scena a disagio, senza sapere che fare. Lily gli aveva raccontato delle divergenze tra lei e sua sorella, dovute al fatto che lei era una strega e Petunia no, cosa che aveva portato un po’ di gelosia e disaccordi. Ma non immaginava che la sorella la odiasse così tanto da desiderare di non informarla del suo matrimonio.
La donna sembrava profondamente dispiaciuta, e James comprese che non poteva farci niente. Non poteva cambiare quello che Petunia provava. L’unica cosa che poteva fare, e aveva fatto, era avvisare Lily di nascosto.
Anche la ragazza capì, infatti disse:
-Va bene mamma, non fa niente, hai fatto il possibile. Verrò al matrimonio, naturalmente, se non sarò un pericolo.
-Oh no, non lo sarai, ci saranno tantissimi Auror. Hanno detto che sono lieti di proteggerci per un evento tanto gioioso. Ovviamente anche James è invitato. Avevo intenzione di chiederlo ad Alice, ma non mi sembra il caso… se vuoi puoi portare quel simpatico ragazzo che ha aperto la porta! Farà strage di cuori fra le tue cugine- cercò di sdrammatizzare.
-Oh, credo che Sirius verrà volentieri, è molto affascinato dalle cose… non magiche- fece James.
-Vuoi dire Babbane. Oh andiamo, non guardarmi così, ho avuto la sorella di Lily a diciannove anni, non sono una donna così all’antica!- esclamò.
Tutti e tre scoppiarono a ridere, poi James condusse la signora Evans in cucina, dove li attendevano Sirius e Dorea.
Lily era ancora molto turbata per via della sorella, ma cercò di non darlo a vedere, anche sei James lo sapeva.
Pranzarono insieme e le due madri fecero amicizia. Dorea disse che sarebbe stata contenta di mandare il figlio al matrimonio, e Sirius conquistò la madre di Lily con le sue battute idiote.
Poco dopo pranzo, decise di ripartire perché non voleva abusare della pazienza degli Auror che le avevano concesso di andare a trovarla. Dopo aver abbracciato a lungo la figlia, aprì la porta.
Fu solo in quel momento che alla ragazza venne in mente una cosa.
-Mamma… aspetta un attimo. Con chi si sposa Petunia?
-Oh, con Adrian, Adrian Signatus- disse chiudendosi la porta alle spalle.






Note:
Rieccomi!
Sono più puntuale dell'altra volta, sono tornata in riga u.u
Bene, spero che il capitolo vi piaccia. Per quanto riguarda la fine non voglio anticiparvi nulla, vi dico solo di non venirmi a cercare per uccidermi nel sonno, non ho in mente nessuna dissacrazione della storia originale :D
Continuate a leggere e recensite!
Alla prossima cari (:



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Capitolo 15
*** Un funerale e un matrimonio ***




-E’ una cosa terribilmente orrenda, brutta e immorale!- esclamò Lily marciando verso James e stringendogli la cravatta fin quasi a farlo soffocare.
-Lily, te l’ho già detto…
-No! E’ di pessimo gusto andare a un funerale con una borsa contenente gli abiti per cambiarsi e andare a un matrimonio!- disse camminando avanti e indietro per la stanza.
-Ne abbiamo già parlato! Non è così squallido… e poi hai sentito Alice, è contenta che tua sorella si sposi. Ha detto che è una cosa piacevole visti i recenti avvenimenti- spiegò lui allentando il nodo sulla gola e ritornando del suo colore normale.
-Hai ragione- sospirò Lily –Forse sto solo cercando una scusa per non andarci. Ma mi dispiace così tanto per il signor Prewett…- si sforzò di cacciare indietro le lacrime e si voltò per nasconderlo.
-Ascoltami… lasciando perdere per un attimo il funerale, sono sicuro che il matrimonio non andrà poi così male. Insomma, credo che tua sorella alla fine sarà felice di vederti e potrai riabbracciare i tuoi! Andiamo, ti divertirai- azzardò cercando di sistemarsi i capelli alla meglio.
-Mia sorella contenta di vedermi? Oh, tu non hai proprio idea- fece una risatina isterica e afferrò una borsa dal tavolino dell’ingresso.
Sirius arrivò trafelato e con la giacca sbottonata. Si affrettò a sistemarsi, non volendo diventare vittima di Lily, che quel giorno era piuttosto agitata e intollerante.
-Avete preso i vestiti di ricambio?- chiese lei.
-Abbiamo deciso di toglierci semplicemente la giacca…- spiegò James.
-Già, voi uomini vi vestite uguale per qualsiasi cosa- disse emettendo poi un versetto di esasperazione.
I due si guardarono con gli occhi spalancati, poi James sussurrò qualcosa che suonava come “matrimonio… sorella… cavare gli occhi”e Sirius fece appena in tempo a mascherare una risatina con un colpo di tosse. Uscirono in giardino e si presero tutti e tre per mano, i due ragazzi con il loro completo nero e la camicia bianca e Lily con una camicetta nera e una gonna al ginocchio dello stesso colore.
-Andiamo, voglio solo che tutto questo finisca per poi dedicarmi interamente a cercare di non rispondere a mia sorella- sospirò la rossa abbacchiata.
Ramoso e Felpato si guardarono, poi quest’ultimo alzò la bacchetta e tutti insieme scomparvero.
 
 
Il funerale non fu piacevole. La chiesa era piena, e Lily pensò che, in fin dei conti, era stato il modo migliore per dire addio al signor Prewett. Rimuginò sulla sua decisione, presa ormai da tempo, di diventare Auror una volta finita la scuola e pensò che se era proprio necessario morire in quella guerra, avrebbe voluto farlo come il padre di Alice, difendendo le persone che amava e rimanendo nel cuore della gente.
Dopo la funzione, erano andati a salutare l’amica, che si era volontariamente isolata dalla folla di uomini e donne che facevano le condoglianze a sua madre. E ora si erano appena materializzati fuori dalle barriere difensive disposte dagli Auror attorno a casa Evans e stavano attraversando il giardino, James con la borsa di Lily sulla spalla e Sirius con la giacca tra le mani. Era tutto pronto, un grande gazebo sovrastava i numerosi tavoli apparecchiati e due file di cespugli dai fiori rosa creavano una sorta di sentiero che conduceva sul retro della casa, dove sorgeva un archetto di nozze intagliato nel legno e ricoperto di edera rampicante.
I tre arrivarono alla porta e Lily suonò il campanello con impazienza.
-Lily!- un uomo alto e ben piazzato, con i capelli biondi, comparve davanti a loro.
-Papà!- la ragazza si gettò tra le braccia del padre e quest’ultimo la strinse forte a sé.
James e Sirius rimasero sulla porta e li guardarono con un sorriso, poi comparve la signora Evans.
-Ragazzi! Eccovi qui. Entrate, scusate quei due, ma non si vedono da così tanto!- disse guidandoli attraverso l’ingresso fino al salotto, una stanza di medie dimensioni e molto graziosa –Sapete, Lily ha sempre avuto un forte legame con suo padre- sorrise.
-La ringrazio di averci invitati, signora Evans…- cominciò Sirius, una mano tra i capelli –Soprattutto me, che non c’entro niente!- rise.
-Oh, non essere sciocco caro, e chiamami Jane!- lo tranquillizzò lei.
La donna sorrise poi a James e gli strinse lievemente un braccio, poi uscì dalla stanza e andò ad abbracciare la figlia. Attraverso il piccolo arco che divideva la sala dall’ingresso, i due ragazzi videro il padre venire verso di loro.
-Ecco qui i famosi Malandrini di cui Lily parla tanto!- esclamò con un sorriso che James non trovò affatto rassicurante.
-Beh in realtà ora ha il piacere di conoscerne solo metà, siamo stati privati di una parte di noi- rispose Sirius spigliato.
Eh certo, facile per lui che non deve fare conoscenza con il padre della sua ragazza, pensò James tossicchiando.
Il signor Evans guardò la camicia mezza aperta di Felpato, le scarpe infangate e la cravatta gettata su una spalla e assunse un’espressione pensosa.
-Buon Dio, non sei tu James vero?- chiese d’un tratto.
-Sirius Black, per servirla, signore- sorrise lui abbozzando un inchino.
-Io sono James- intervenne il ragazzo allacciandosi con nonchalance gli ultimi bottoni della camicia.
L’uomo si voltò e vedendolo la sua espressione non mutò. Ora James capiva da chi aveva preso gli occhi Lily. Deglutì.
-Ma certo! James Potter, giusto? Molto piacere, io sono Mark- disse all’improvviso smettendo di celare con la forza il grande sorriso che tratteneva da un po’ e tendendo la mano al ragazzo.
-Pia-piacere- rispose James sconcertato.
-Oh, ovviamente scherzavo riguardo a te, Sirius, sembri un bravo ragazzo- aggiunse preoccupato che l’avesse preso sul serio.
-Tranquillo capo, lo avevo capito subito- fece Felpato divertito.
-Potter invece no, o sbaglio?- rise.
-Dovrebbe essere un reato fare un’espressione come quella! Insomma, ma si è visto?- esclamò James ridendo.
-Santo cielo, siete proprio due ragazzi simpatici. Ho sempre detto che la mia Lily ha buon gusto- disse con una pacca sulle spalle dei due.
-Parlavate di me?- Lily entrò nella stanza all’improvviso.
Tutti e tre si voltarono. Si era cambiata con un bellissimo abito azzurro corto che le lasciava le spalle scoperte. Guardò prima Sirius, poi il padre.
-Papà… non gli avrai fatto uno scherzo, vero?- chiese infuocata.
L’uomo si affrettò a negare e azzardò qualche complimento per il vestito, la figlia gli riservò un’occhiataccia e raggiunse James.
-Vieni, dammi la borsa, vi faccio vedere dove dormite. Per vostra fortuna la stanza è lontana da quella di questo mostro- disse ridendo –Quindi non potrà terrorizzarvi di notte.
Detto questo uscì dalla stanza e imboccò le scale, subito seguita da Sirius.
-Sai James, sono felice che tu sia qui. Jane mi ha detto quello che hai fatto per nostra figlia, sono convinto che abbia scelto bene- disse serio il signor Evans, poi gli fece cenno di seguire gli altri e sorrise.
James sentì un’ondata di calore dentro di sé e ringraziò l’uomo, poi uscì.
 
 
Poco dopo, Lily sedeva rannicchiata in salotto, un libro in mano. Era felice di trovarsi a casa, dopo tanto tempo che vi mancava per via della guerra. Era cresciuta in quel posto, e sebbene conoscesse quella casa come le sue tasche aveva sempre per lei un ché di superbo, di… magico. Ancora più magico di tutte le cose che faceva normalmente ogni giorno ad Hogwarts. Quando entrava in quella casa si sentiva al sicuro, protetta e a suo agio come in nessun altro posto.
Era concentrata nella lettura, quando sentì un tonfo alle sue spalle. Si voltò lentamente e vide sua sorella, Petunia, che scendeva le scale con qualche difficoltà per via dei tacchi alti. Indossava il vestito da sposa. Era incredibilmente vaporoso, il pizzo faceva da padrone sul corpetto e la gonna sembrava composta da infiniti strati di seta. Un tantino eccessivo, a dire la verità.
-Mamma, hai visto le mie…- iniziò Petunia, poi alzò lo sguardo e si interruppe di colpo.
Guardò la sorella, stupefatta.
-Tu… tu… cosa ci fai qui?- domandò, gli occhi fuori dalle orbite.
-Ciao, Tunia…
Restò a guardarla ancora per qualche istante, poi raccolse la gonna del vestito con le mani e iniziò a camminare con difficoltà verso l’altra stanza, in un’andatura che in condizioni normali potrebbe essere definita a passo veloce.
-Mamma!- sentì gridare Lily.
Lentamente, la rossa si alzò dal divano e raggiunse la porta della cucina, dove era appena entrata Petunia.
-Mamma, perché Lilian è in salotto?- sentì.
-Petunia, credevi davvero che non glielo avrei detto? Stai per sposarti, e lei è tua sorella!
-Non ci posso credere…
-Ti chiedo soltanto di mettere da parte qualsiasi cosa ti faccia desiderare che lei non partecipi per qualche ora, non credi di potercela fare?
-No! Lei e i suoi giochetti… finirete per rovinare tutto!
Lily si guardò le scarpe. Non pensava che sua sorella la odiasse fino a questo punto. Con grande orrore sentì gli occhi inumidirsi, così cercò di ricacciare indietro le lacrime e si alzò in piedi, dirigendosi verso la porta.
-Petunia, sei ridicola!- sentì gridare.
Si arrestò di colpo. Perché doveva andarsene? Sapeva di non essere un mostro come la descriveva la sorella. Sapeva di essere perfettamente normale, e soprattutto, in fondo, sapeva di volerle ancora bene. Voleva veramente assistere al suo matrimonio e vederla felice, anche se lei non si era mai preoccupata della sua, di felicità. Probabilmente prendere le sue cose e andarsene avrebbe significato dirle che per lei non era più una sorella, proprio come Petunia lo aveva fatto capire a lei molti anni prima. Non voleva abbassarsi al suo livello. Lentamente si voltò e ritornò davanti alla porta.
-Oh, per l’amor del cielo! Nascondila dietro al tendone e falla andare via subito dopo!- gridò Petunia.
Lily sentì che i suoi passi di facevano più forti, così corse sul divano e finse di leggere. La sorella entrò nella sala.
-Lilian, sappi che questo non sarebbe mai dovuto accadere. Resta pure, se pensi di non poter vivere andandotene, ma non illuderti di essere un’ospite desiderata.
Le parole della sorella la colpirono dritte al cuore. Stava per dire qualcosa, ma si accorse che James e Sirius erano entrati, le bacchette in mano. La sposa restò a fissarli per qualche istante, poi si voltò rossa in viso.
-E questi chi sarebbero?
-Due amici…- minimizzò lei.
-James Potter, il ragazzo di Lily- si presentò Ramoso con un sorriso innocente.
-Cosa?- guardò prima James, poi Lily –Cosa ci fanno qui?- stava per esplodere.
-Li ho invitati io, ora vai a toglierti il vestito, Adrian sarà qui a momenti e devi ancora truccarti- intervenne la madre entrando.
Petunia prese a salire le scale con passi pesanti, gridando qualcosa su una sorella-mostro e i suoi stupidi amici-mostri.
-Mi dispiace… forse siamo arrivati nel momento sbagliato- si scusò James –Stavamo aiutando Mark con il tendone- aggiunse mettendo via la bacchetta.
Jane li tranquillizzò e Ramoso corse da Lily, cercando di evitare la sfuriata che stava visibilmente per fare.
-Non è una grande accoglienza… l’ospite che vi chiama mostri…- disse la ragazza respirando velocemente.
-Tranquilla, è un modo come un altro per rompere il ghiaccio- disse Sirius facendole l’occhiolino.
Intanto, era arrivato lo sposo, così i tre si affrettarono a sedersi sul divano di fronte a lui. Era piuttosto basso, di corporatura normale, i capelli neri tirati indietro con il gel e un paio di baffetti piuttosto orrendi, almeno secondo Lily. Aveva uno smoking grigio scuro con una tremenda cravatta rossa ed era seduto con una gamba accavallata guardandosi la scarpa.
-Non vi ho mai visti prima d’ora- disse lui dopo parecchi minuti di silenzio interrotti solo dal tintinnare del cucchiaino del suo drink contro il bicchiere di vetro.
-Già… studiamo in un collegio- si affrettò a spiegare Lily.
Signatus annuì tornando a concentrarsi sul bicchiere.
-Allora, Adrian, di… di cosa si occupano i tuoi?- chiese James cercando di soffocare uno sbadiglio.
-Oh, un po’ qui un po’ là- rispose improvvisamente irrequieto.
-Capisco. Interessante.
-Già…- fece lisciandosi i baffi.
Rimasero così ancora per qualche minuto, poi Mark fece irruzione nella stanza esclamando:
-Ecco lo sposo! Vieni, Adrian, voglio presentarti il pastore.
I tre colsero al volo l’occasione per precipitarsi fuori dalla stanza e correre in camera da letto.
 
 
-Devo mettermi il vestito- disse Lily sedendosi a braccia incrociate sul letto.
-Com’è?- chiese James.
Da qualche minuto il ragazzo stava cercando di smacchiare le scarpe sporche d’erba con la bacchetta, seduto a terra.
-E’ questo il punto, non lo so. L’ha scelto mia madre, e conoscendo i suoi gusti sarà orribile!- esclamò imbronciata –Non mi sono mai piaciuti i matrimoni.
-Andiamo Evans, sappiamo tutti che dietro a quella faccia preoccupata è celato un enorme amore per le gonne a crinolina!- intervenne Sirius seduto sul davanzale della finestra.
-Gonne a crinolina? Che razza di diavoleria sarebbe?- chiese James lasciando cadere una scarpa.
-Sono quelle gonne ampie tipo principessa delle fiabe. Hai presente?- spiegò Lily.
-Effettivamente no.
-Ah giusto, nelle fiabe magiche non ci sono principesse di quel tipo…- fece lei attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno a un dito.
-Comunque, come fai a sapere cosa sono, Sirius? C’è qualcosa che non ci hai detto?- ammiccò Ramoso alzandosi in piedi.
-Colpa di Dorcas, dopo che Lily le ha fatto vedere quel vecchio libro di fiabe illustrato non fa che parlare di quanto sono romantiche.
-Certo, farò finta di crederti.
Lily scoppiò a ridere e si lasciò cadere sdraiata sul letto, e Sirius afferrò un peluche e lo lanciò a James, che lo prese al volo.
-Ehi! Non toccate Mr. Bunny!- protestò Lily scattando in piedi.
-Mr. Bunny? Un nome originale per un coniglio di peluche!- disse Felpato ricevendolo tra le mani da Ramoso e scrutandolo da vicino.
La ragazza si piazzò davanti a lui, le mani sui fianchi.
-Dammelo.
-Va bene, tieni…- protese il braccio verso Lily, poi mentre lei stava per afferrarlo improvvisò un lancio corto per l’amico che non mancò il bersaglio.
-Uffa! Siete proprio due bambini!- gridò lei saltando per riuscire a prendere il giocattolo che Ramoso aveva appena lanciato alto.
Proprio mentre faceva questo, la porta si spalancò e comparve Petunia. Era truccata in modo molto appariscente, tutto sui toni del rosa un po’ troppo carico. Il vestito era allacciato strettissimo sulla schiena, e la faceva sembrare una salsiccia, oltre che a difficoltarle i movimenti. Per un po’ rimase a fissarli sprezzante, poi disse:
-Lilian, vedi di darti una mossa a vestirti e a scendere, la cerimonia è tra un quarto d’ora.
E sbatté la porta.
La ragazza abbassò la testa, prese il pupazzo dalla mano tesa di James e lo lanciò sul letto.
-Scusa Lily, ti facciamo sempre fare brutte figure…- tentò Sirius.
-No, non è colpa vostra- disse lei –Vado a vestirmi, voi scendete pure- e uscì dalla stanza a denti stretti.
I due ragazzi indossarono le cravatte e andarono in giardino, dove gran parte degli ospiti si erano già accomodati. James contemplò con meraviglia tutti i parenti di Lily, scoprendo che ben pochi avevano gli stessi capelli rosso fuoco della ragazza. Erano quasi tutti biondi, come Mark, e ogni tanto spuntava una chioma castana.
-Credo sia meglio sederci in fondo- propose Sirius lasciandosi cadere su una sedia a gambe larghe.
-Già…- ma James non si sedette.
Con la scusa di prendere da bere, girovagò un po’ tra tutta quella gente, curioso. A un certo punto si scontrò con una vecchia e fu costretto a sorreggerla.
-Oh accidenti! Grazie, caro. Aspetta, ma tu chi sei?- chiese lei aggrottando la fronte.
-Sono James Potter, signora. Il ragazzo di Lily…
-Oh, la cara Lily!- gli occhi della vecchina si illuminarono –E così anche lei ha trovato il ragazzo! Lei è fortunato, mio caro, è una creatura speciale!- disse.
-Lo so…- sorrise James per farle capire che sapeva della magia.
-Già, vi sarete conosciuti in quella scuola privata no? La piccola Lily è così intelligente! Sono stata davvero fiera quando sua madre di ma ha detto che avrebbe frequentato un collegio a Oxford. Ma c’era da immaginarlo, fin da piccola leggeva vagonate di libri! E’ così tanto che non la vedo…
James fu grato di non aver detto niente di esplicito, perché capì che quella donna non sapeva nulla della vera vita di Lily.
-Ora devo andare, signora, mi ha fatto piacere conoscerla!- disse allontanandosi.
-James! Vedo che hai conosciuto nonna Annabel. Una signora terribilmente sentimentale, è la madre di Mark- disse Jane facendo l’occhiolino.
-Già… signora Evans, di preciso chi sa dove va veramente Lily durante l’anno? Non vorrei fare casini, ecco…- disse passandosi una mano tra i capelli.
-Beh, quando abbiamo ricevuto la lettera ci hanno raccomandato di dirlo a poche persone, così ne è al corrente soltanto Al, lo zio preferito di Lily ovvero mio fratello. Lei da piccola voleva dirlo a tutti, perché temeva che potessero pensare che andasse in una scuola per bambini difficili o qualcosa del genere, ma tutti si sono convinti che vada in collegio esclusivo- sorrise Jane.
James rise sentendo le preoccupazione di Lily, ringraziò la donna e si ripromise di conoscere questo Al.
-Dove possiamo sederci? Credo che i posti che ha preso Sirius fossero di quella donna che lo sta picchiando con la borsetta- rise il ragazzo indicando l’amico che gridava scuse.
-Oddio, zia Margaret! Vado a fermarla. Tra i Dursley dovrebbe esserci qualche posto libero- disse indicando frettolosamente un gruppo di sedie.
Intanto, Sirius era riuscito a scappare dalla vecchia zia e si era ritrovato accanto alla porta di casa. Improvvisamente questa si spalancò e comparve Lily, un grazioso abito violetto e i capelli raccolti. Avanzò lentamente.
-Sai, ho provato a scendere con le scarpe da tennis, ma Petunia per poco non mi dava fuoco con il fornello a gas…- disse indicando i tacchi alti.
-Il che? Comunque vieni, ti do una mano.
Sirius cercò di sorreggerla alla meglio e si avviarono verso il gazebo. All’improvviso però lui si arrestò e la lasciò andare. Lily rischiò di cadere rovinosamente, ma si aggrappò al ramo di un albero.
-Cibo!- esclamò Felpato, che aveva evidentemente avvertito qualcosa.
-Sei proprio un cane!- rise lei risentita, seguendolo nel capanno che era stato pulito e addobbato a mo’ di sala per il rinfresco.
-Ehi, cane a chi?
-A te! Cuccia! - disse avvicinandosi.
Sirius si allontanò di qualche passo per lei troppo veloce, e iniziò a maledirlo camminando in modo incerto.
-Tieni, al volo!- esclamò puntando la bacchetta verso un pasticcino e facendolo volare in aria.
Sirius fece un salto e lo afferrò fra i denti, tutto felice. Scoppiarono a ridere, e nessuno dei due fece caso alla corta figura di Adrian Signatus che era appena entrata nella saletta, lasciandosi alle spalle una scia di acqua di colonia.
 
Quel giorno non ci fu nessuno matrimonio.
Lily si sedette sul divano in lacrime, le scarpe in mano e la testa affondata nel vestito. Era tutta colpa sua, non si era mai sentita così male per una cosa che aveva fatto nella sua vita. Era fuggita dalla folla di gente che circondava la madre in cerca di spiegazioni, dai parenti che le rivolgevano un’occhiata piena di amore e, ignari, prendevano per mano i bambini e li mettevano in macchina, andandosene. Guardò fuori dalla finestra. La notte stava scendendo velocemente, implacabile, come a rimarcarle ancora di più i sensi di colpa. Con un moto di disperazione, lanciò via le scarpe.
Udì un gran fracasso proveniente dall’ingresso, ma non si mosse e chiuse gli occhi. Dei passi, probabilmente della madre. La porta del salotto aperta con un colpo. E poi le grida.
-TU!- urlò l'inconfondibile voce stridula di Petunia! -Sei voluta venire, nessuno ti aveva invitata, ma hai deciso ancora una volta di dovermi rovinare la vita! E va bene, e va bene! Anche a dirti che saresti stata un'ospite totalmente indesiderata, sei voluta rimanere, non potevi sopportare che il giorno più bello della mia vita potesse essere davvero tale- era furiosa -La verità è che sei una grande egoista, Lilian! Io... io lo sapevo, avrei dovuto mandarti via! Io lo sapevo, L'AVEVO DETTO! E ha portato i suoi amici e...- ora quasi sibilava- e la mamma è un'ingenua! Ha sempre ammirato questa tua capacità, così la chiamano. Ma io ero l'unica ad averne capito, tu sei un mostro Lilian, nient'altro che un MOSTRO! IL MIO ADRIAN! Povero Adrian... Lo vedi, cosa fa la gente quando lo capisce? Se ne va... E per sempre- prese ad ansimare, poi tacque.
Non sentendo più grida, Lily aprì gli occhi e alzò la testa. Petunia era lì, il petto che si alzava e abbassava velocemente, il trucco rovinato, l’abito sgualcito. Stava piangendo.
-Come hai potuto?- sussurrò lasciandosi cadere sulla poltrona, tremante.
Prese a singhiozzare, non eccessivamente forte. Lily avrebbe voluto abbracciarla, piangere e gridare che non voleva, non era stata sua intenzione… ma sapeva di non poterlo fare. Dopo qualche istante di silenzio, lentamente Petunia alzò la testa.
Con tutto il fiato che aveva in corpo, gridò:
-VATTENE VIA!
 
 
E Lily obbedì. Quella notte, nonostante le dita sempre intrecciate a quelle di James, i suoi sogni furono popolati da mostri che le urlavano di andarsene, di non farsi più vedere, ma che continuavano a tormentarla diventando sempre più grossi e spaventosi. Allo stesso modo la sua voce cresceva, nel tentativo di scusarsi, di ammettere che se avesse potuto anche lei avrebbe cercato di essere diversa, di non essere una di loro. Ma i mostri non la sentivano ed era costretta a rassegnarsi. Era stanca di urlare a vuoto, sapeva da cosa scappava ma non dove stava andando, e più correva, più capiva che prima o poi avrebbe dovuto arrendersi, fermarsi. Era allora che James la scuoteva con dolcezza e lei si svegliava, in una pozza di sudore. E piangeva, finche' l'incubo non ricominciava. Il respiro regolare di James si trasformava in grida, formando l'immagine di un gruppo di donne vestite con ridicoli abiti da sposa che la rincorrevano tenendosi la gonna. Ogni volta lei cercava di non ricaderci, si agitava nel letto, ma il sonno aveva sempre la meglio e i sogni prendevano il sopravvento.
Finalmente arrivò il mattino, e proprio poco prima dell’alba Lily riuscì a cadere in un breve sonno senza sogni. James si alzò, e vedendola aggrappata al bordo della coperta, ferma e non più sudata, sorrise. Decise di lasciarla dormire il più possibile.
Avrebbe sicuramente voluto partire presto, prima che la sorella si svegliasse, così si vestì e scese in cucina per mangiare qualcosa. Vi trovò Sirius, con la testa china sul suo pane tostato smangiucchiato, intento a guardarsi le scarpe.
-Jimmy, credo che la signora Evans mi odi- disse tristemente.
-Non dire così… sarà arrabbiata, ma non ti odia…- disse Ramoso sedendosi accanto a lui.
-Lily?
-Sta dormendo… ha avuto incubi tutta la notte. Poi visto come si sente, ho pensato di lasciarla un po’ da sola- rispose James.
-Perché tu sai sempre come comportarti? Sono una frana…- fece Sirius sinceramente dispiaciuto.
-Sì, effettivamente sei una frana- disse il ragazzo guardandolo negli occhi e poi scoppiando a ridere.
Felpato lo fissò per un istante poi rise anche lui, ma si riprese subito dopo, grato al fratello per saper sempre sdrammatizzare in quel modo.
-Mi dispiace… è andato tutto male, ieri- riprese James.
-Già… tutto tranne la cugina Anne! Ci ha provato con me tutto il tempo, l’hai notata?- disse a bocca piena, in un disperato tentativo di mettere da parte i sensi di colpa almeno per qualche minuto.
-Non direi...- rispose lui lanciandogli un’occhiata divertita.
-Certo, io adoro Dorcas- si affrettò a correggersi –Ma non posso dire che non mi abbia fatto piacere. Sai, Anne ha un grande cuore, e non solo…- scoppiarono a ridere strozzandosi con il cibo.
-Bene, il momento felice è finito, vai a farti carico delle tue responsabilità… ho visto Lily passare davanti alla porta poco fa, credo che stia parlando con sua madre.
-Se non torno vivo, ti lascio tutte le mie cose tranne la moto, quella dovrà essere sepolta con me- disse in tono non troppo scherzoso, scendendo dallo sgabello e avviandosi.
La ragazza, intanto, aveva raggiunto la madre in salotto. Quest’ultima stava spolverando le cornici, così non si accorse subito di lei. Lily avvertì una stretta alla spalla destra e vide Sirius accanto a lei.
-Mamma…- Jane si voltò –Mamma… vogliamo scusarci… noi… Ecco, sembrerà banale ma noi non volevamo!- disse d’un fiato.
-Lily, sicuramente non sono convinta che voi due siate venuti qui per rovinare il matrimonio di Petunia, fatto sta che avete sbagliato. Vi siete comportati da bambini e ora tua sorella ne paga le conseguenze.
-Lo so… so di aver sbagliato, so di averti delusa. Spero che potrai perdonarmi.
-Non ti ripudierò, certo, ma mi serve tempo. Sono sicura che hai capito la lezione, ma se devi scusarti, devi farlo con tua sorella, non con me.
Lily tacque e annuì.
-Signora Evans, è anche colpa mia. Non dimostro diciassette anni, mi sono comportato malissimo, non sono nemmeno a casa mia. Mi scusi per averle causato dei disagi, davvero, non posso fare altro che scusarmi e sperare che lei non mi odierà per sempre.
-Sirius, come si fa a odiare veramente qualcuno di questi tempi? C’è la guerra, potrei non vedervi più.
Lily scattò in avanti e abbracciò la madre, cercando di trattenere le lacrime, poi prese Sirius per il braccio e uscì dalla stanza, raggiungendo James che aveva già appellato la borsa con dentro le loro cose. Mark spuntò dal giardino e abbracciò Lily, troppo forte per far credere di essere arrabbiato, poi strinse la mano ai due ragazzi, un po’ più mollemente a Sirius, e li lasciò andare.







Note:
E rieccomi!
Bene, che ne pensate?
Ecco il passato di Petunia, quel qualcosa che ha compromesso per sempre i rapporti con Lily.
Vi anticipo che il prossimo sarà finalmente un capitolo più o meno allegro, vista la tristezza di questi ultimi (:
Come sempre, recensite!
Alla prossima :3

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Capitolo 16
*** Ci dev'essere un errore! ***


 

Due settimane più tardi, a casa Potter, arrivarono finalmente le lettere da Hogwarts. Lily, James e Sirius stavano facendo colazione, quando Dorea entrò con la posta.
-Queste sono per voi, ragazzi!
Lily si alzò di scatto e prese le tre buste, lanciando ai ragazzi le loro.
-Tranquilla, Evans, tanto sappiamo bene che sarai Caposcuola. E chi potrebbe esserlo?- disse James beffardo.
In quei giorni Lily era stata molto silenziosa, e la lettera era una delle poche cose che l’avevano animata leggermente.
Sirius aprì la sua e lesse con sguardo annoiato le poche righe scritte dalla McGranitt, ignorando poi del tutto la lista dei libri. Lily, aprendola, vi trovò il tanto agognato distintivo di Caposcuola e si mise a saltellare per la cucina mostrandolo a Dorea che la abbracciò orgogliosa.
Infine, James stava proponendo di scrivere una lettere a Remus per prenderlo in giro per la sua carica, quando aprendo la busta gli cadde qualcosa in grembo.
-Oh, la mia spilla di capitano! Devo ricordarmi di lucidarla- disse afferrandola.
-E quella dell’anno scorso?- chiese Lily distratta mentre osservava estasiata, con un toast fra i denti, il suo nuovo distintivo.
James la alzò, e vedendo che non era altro che una grossa C, disse, perplesso:
-Mamma, perché mi hanno inviato la lettera di Remus?- e afferrò la busta per controllare.
Quando si rese conto che non c’era nessun errore, alzò lo sguardo, con un’espressione indecifrabile, il foglio gli cadde dalle mani.
Sirius, che si era bloccato a mezz’aria con il cartone del latte, strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere come un pazzo, sputando tutto.
-Non è possibile, ci dev’essere un errore…- balbettò James lasciando cadere anche la spilla con più cautela.
-James! Sei Caposcuola!- esclamò Dorea correndo ad abbracciarlo.
-No, no! Ma i Prefetti poi non diventano Caposcuola?-
-Non necessariamente- rispose Lily con un sorriso.
-James Potter, Caposcuola!- sghignazzò Sirius tenendosi la pancia.
-Io riderei poco! Hai perso un compagno di giochi, Black- disse Lily maligna.
Sirius si fermò all’istante e fulminò James con lo sguardo. Questo, nonostante lo shock, fece un cenno rassicurante e rimise il distintivo nella busta, sbattendola sul tavolo.
-Parlerò con Silente! Non può rovinare in questo modo la mia carriera di lestofante!
-Non funzionerà, non cambia mai idea- disse Dorea allegra.
-Deve essersi bevuto il cervello, questo è poco ma sicuro- constatò Sirius.


-Dopo questa posso morire in pace!- dichiarò Peter, il primo settembre alla stazione di King’s Cross di Londra.
-Dovete smetterla!- protestò James alla guida di un carello carico del suo baule e quello di Lily.
-A dire il vero me lo aspettavo- disse Remus ridendo sotto i baffi –Silente mi aveva detto che non sarei potuto essere anche Caposcuola visto il mio piccolo problema peloso, ma io pensavo più a Frank- rise.
-Perché non andate a farvi un giro?- borbottò Ramoso attraversando la barriera con disinvoltura.
-Tranquillo, non dovrai sopportarci a lungo, per almeno metà del viaggio dovrai andare nella carrozza dei Prefetti- lo prese in giro Sirius nel raggiungerli.
James lo ignorò e salì sul treno, cercando con lo sguardo uno scompartimento libero. Un grido alle sue spalle lo informò che anche gli altri tre erano saliti e che Felpato aveva appena salutato un ragazzo del sesto anno. Continuò a trascinare i due bauli per un po’, poi si fermò di scatto e, maledicendosi, prese la bacchetta nella tasca dei jeans per stregare le valige che presero a fluttuare davanti a lui. Finalmente, intravide la chioma rossa di Lily ed entrò con un sospiro. La ragazza era ancora molto silenziosa, sebbene Alice cercasse di non parlare della morte del padre e di divertirsi come poteva. James credeva che i pensieri di Lily fossero tutti per la sorella e per il disastro combinato. Da qualche giorno pensava a un modo per tirarla su di morale, anche solo per poco. In ogni caso, sapeva che i sensi di colpa non la avrebbero abbandonata tanto presto.
-Ramoso, levati dalla porta che non ci sei solo tu!- disse la voce di Sirius alle sue spalle.
Andò a sedersi accanto al finestrino e stese le gambe sul sedile di fronte, chiudendo gli occhi per cercare di isolarsi dal frastuono che gli altri studenti creavano nei corridoi, non vedeva l’ora di essere ad Hogwarts. Sentì un peso sul grembo e riconobbe il profumo della sua Lily. Aprì gli occhi e vide che si era accomodata su di lui perché aveva occupato con i suoi piedi l’unico posto rimasto libero.
-Scusa- disse senza accennare a farle spazio.
Lei lo guardò male e gli fece una linguaccia, al che lui rispose cercando di farle il solletico. Lily però si alzò di scatto, pronta, e lo minacciò con una forcina per capelli.
-Attento a te, Potter!- disse poi tornando a sedersi.
-Insomma, non sopportate nemmeno di stare lontani di qualche centimetro in treno- disse Dorcas, tra le braccia di Sirius.
-Senti chi parla- protestò Lily, andandosi a sedere al posto da lei lasciato libero.
Prese un libro e si accoccolò posando la testa sulla porta a vetri, iniziò a leggere. James rimase a guardarla affascinato come se fosse la prima volta che la vedeva, mentre gli altri cercavano di recuperare il sonno perduto per la sveglia all’alba. Alla fine, guardando le dita della ragazza che sfogliavano le pagine e i suoi occhi muoversi seguendo le parole, fermandosi solo di tanto in tanto a sorridergli quasi impercettibilmente, anche lui si addormentò.
Fu svegliato dalla stessa Lily, già vestita con l’uniforme, meno di un’ora dopo.
-Dobbiamo andare nella carrozza dei Prefetti- sussurrò per non disturbare gli altri, tutti addormentati tranne Dorcas, che guardava in alto giocherellando con il cordoncino della felpa di Sirius, e Remus, che leggeva.
James la strinse a sé, una mano fra i suoi capelli, e sentì di nuovo il suo inconfondibile profumo di violette. Poi si alzarono, lui indossò alla meglio la divisa e uscirono.
 
 
-Bene, visto che il Caposcuola sono io e sono una persona molto perfida, ho deciso che il turno del sabato lo farete voi prefetti di Grifondoro, mentre noi faremo il martedì sera- disse James pratico ai quattro ragazzi che lo guardavano, i due vecchi Prefetti ora al sesto anno e i due nuovi del quinto.
-Ma le decisioni, in teoria, non si dovrebbero prendere insieme?- chiese una ragazzina bionda.
-Hai detto bene, in teoria- rispose James guardandola, lei arrossì.
-Tranquilli, non è male come sembra- sorrise Lily conciliante –E poi a chi fa il turno del sabato vengono dati cinque punti extra!- aggiunse cercando di entusiasmarli.
I quattro la guardarono con sguardo vacuo.
-Bene, allora vi lasciamo ad organizzarvi- disse un po’ demotivata distribuendo gli orari di ronda.
Prese per la manica James e lo trascinò fuori dallo scompartimento.
-Già ti odiano!- disse una volta chiusa la porta.
-Mi pare che anche l’anno scorso i Prefetti facessero la ronda il sabato! Me lo ricordo perché non eri mai libera- protestò lui –E poi che gusto c’è nell’essere Caposcuola se non puoi neanche comandare?
-Non è quello! Li hai spaventati, ora non faranno bene il loro dovere e i Mangiamorte entreranno nel castello!- iniziò a farneticare in fretta agitando le mani -Quando uccideranno me, per prima, non potrò…
-Lily, Lily, alt!- disse James prendendole i polsi –Non credo che possa esistere qualcuno di meno spaventato di quei quattro. E comunque stai tranquilla, nessuno entrerà ad Hogwarts- affermò.
-Ok, hai ragione… ma sono preoccupata- disse lei scostandosi i capelli.
-Lo so, lo siamo tutti… ma stai tranquilla, va bene? Me lo prometti?- chiese stringendola a sé.
Si avvicinò per baciarla, ma lei lo respinse con un ghigno.
-Non te lo meriti, tratti male quelli più piccoli di te- disse malandrina.
-Va bene. Facciamo una scommessa- disse lui d’un tratto –Se entro domani sera faccio qualcosa che ti stupirà veramente mi darai un bacio come si deve, altrimenti sei autorizzata a privarmene per un giorno.
Lily lo guardò stranita, poi annuì maligna.
-E va bene, preparati perché quando perderai non cederò! Ventiquattr’ore sono lunghe!- gridò allontanandosi di corsa.
James era contento di averle dato qualcosa su cui scherzare.
 
 
Poche ore dopo, finalmente il treno raggiunse la stazione di Hogsmeade. James si alzò dal suo posto, stiracchiandosi, e seguì Lily e gli altri fuori.
Attorno a loro c’erano decine di carrozze trainate dai Testral, i grossi cavalli alati che soltanto chi aveva visto la morte era in grado di vedere. Molti di loro non li avevano mai visti prima, ma non si allarmarono più di tanto perché Remus e Marlene li vedevano già da tempo e spesso glieli avevano descritti. Inoltre, Lily aveva fatto qualche ricerca su di loro al quinto anno per un compito di Cura delle Creature Magiche. Nonostante questo però, vederli così, in carne ed ossa davanti a sé la inquietò leggermente, come James ebbe modo accorgersi. La prese per mano e la aiutò a salire sulla carrozza, e in qualche modo gli sembrò che il calore della sua mano che stringeva quella della ragazza la tranquillizzasse almeno un po’.
Intravidero la grossa figura di Hagrid che conduceva i ragazzi del primo anno alle barche che avrebbero raggiunto Hogwarts navigando sul Lago Nero. Lily sorrise e lo salutò con la mano, poco prima che la carrozza partisse.
Arrivati al castello, tutti presero rumorosamente posto ai tavoli della loro casa, ansiosi che i nuovi alunni fossero smistati per poter cominciare a mangiare. James si stupì di quanto fossero piccoli, e si disse che anche lui lo era stato. Ripensò con un sorriso a quei tempi, e voltandosi a guardare Lily capì che anche lei lo stava facendo. Si guardarono e il ragazzo la strinse a sé senza dire nulla.
-Forza, forza, sto morendo di fame!- esclamò Sirius mente l’ultimo ragazzino raggiungeva il tavolo di Corvonero.
Si accorse di averlo detto un po’ troppo forte, visto che tutta la Sala si era zittita per permettere a Silente di parlare.
-Signor Black, mi lasci dire due parole e le assicuro che l’attesa sarà ripagata da un ottimo banchetto- fece il Preside con un sorriso.
Tutto il tavolo di Grifondoro scoppiò in una sonora risata, che si spense a poco a poco a un cenno di Silente.
-Ehi Jamie, siamo tremendamente indietro! Non abbiamo ancora pianificato gli scherzi da fare al vecchio Gazza quest’anno- bisbigliò Sirius.
Lily lo fulminò con lo sguardo, ma James rispose prima che lei potesse ribattere.
-Penso sia il caso di andarci piano visto la disgrazia che mi è capitata- disse abbattuto –Ma stai tranquillo, troveremo il modo di fare la bravata del secolo!
-James! Sei irrecuperabile, davvero!- disse Lily in un sussurro.
-Tu non stavi ascoltando Silente, Evans?- chiese Felpato.
-Vai in quel posto, Tartufo- disse, ma fu interrotta da un gruppetto di ragazze poco lontano che scoppiarono in una serie di risatine isteriche.
-Ehm… Potter… loro sono al corrente che sei già occupato?- domandò Lily indicando il gruppo, a braccia incrociate.
James le guardò incerto, senza dare segni di conoscerle, poi si voltò verso la ragazza e la baciò dolcemente scostandole i capelli dal viso.
-Ora lo sanno- disse riprendendo fiato.
Probabilmente Lily avrebbe voluto protestare che avevano fatto una scommessa, ma vedendo le ragazzine che la guardavano improvvisamente con odio sorrise e posò la sua fronte su quella di James.
Quando Silente finì il suo discorso e tutti si furono sfamati, James vide la McGranitt venire verso il loro tavolo. Lui aveva un braccio attorno alla vita di Lily, ma si affrettò a ricomporsi. La professoressa guardò prima lui e poi lei, poi fece un impercettibile sorriso.
-Signor Potter, per lei va bene fare le selezioni della squadra di Quidditch già domani pomeriggio?- chiese poi.
James si illuminò.
-E’ perfetto, professoressa- disse –Sa, dopo la delusione dell’anno scorso- e lanciò un’occhiata a Sirius, Mary e Frank –dovremmo proprio fare in modo di vincere la coppa.
La McGranitt annuì convinta e, dopo avergli dato le disposizioni del caso per il campo, si allontanò. Gli occhi di James ebbero uno sprizzo di genialità e dopo un attimo di pausa disse:
-Evans, ti andrebbe di assistere ai provini di Quidditch della squadra del tuo ragazzo tremendamente perfetto?
-E’ una minaccia?- chiese lei divertita.
-In un certo senso…
-E’ permesso portare un libro?- domandò assumendo un’espressione profondamente preoccupata.
-Permesso accordato- sorrise lui cingendole la vita.
-Allora va bene- rispose la ragazza posando il capo sulla sua spalla.
 
 
-Ti prego Mary, regalami i tuoi capelli- disse Lily girando con attenzione la sua pozione e sposando di lato la treccia.
-Starai scherzando spero! Lily, non c’è ragazza a scuola che non vorrebbe avere la tua chioma rossa- rispose la ragazza con un sospiro.
-Tranne forse la Green, anche lei li ha rossi- intervenne Alice sfogliando il libro di Pozioni.
-Sì, ma i suoi sono molto meno belli di quelli di Lily! Lei li ha ricci- disse Marlene arricciando leggermente il naso vedendo che la sua pozione aveva assunto un preoccupante color verde vomito.
-E allora?- chiese Lily posando il mestolo e accendendo la fiamma.
-Non mi piacciono i capelli ricci e rossi insieme, li odio quasi quanto adoro i tuoi- spiegò la ragazza guardando la chioma di Lily con ammirazione.
-Davvero Lils, non sai quanto sei fortunata- aggiunse Dorcas.
Erano questi i discorsi delle ragazze durante la lezione di Pozioni del giorno dopo. Visto che era il primo giorno, Lumacorno aveva assegnato un distillato semplice fatto l’anno prima. I dieci ragazzi si erano messi a coppie e avevano furtivamente avvicinato i tavoli per poter parlare. James, visto che la sua pozione era rosa confetto e puzzava tremendamente, quando avrebbe dovuto essere azzurrina e profumare di lavanda, non sapeva bene che fare, allora la aveva momentaneamente abbandonata per ascoltare i discorsi delle ragazze. Guardandole, pensò che erano davvero tutte molto diverse, sotto tutti i punti di vista, ma che erano così legate da sembrare sorelle.
Marlene era la quint’essenza dell’eleganza. I lunghi capelli biondi e lisci, i profondi occhi azzurri e la pelle candida e apparentemente perfetta suscitavano il desiderio di mezza torre di Grifondoro. L’unico difetto attribuitale dalla maggior parte della gente era la sua leggendaria timidezza, che comunque non aveva difficoltà a superare con gli amici. Era una lontana cugina di James, infatti quasi tutti i purosangue erano imparentati in qualche modo.
Mary, invece, era, se possibile, tutto il contrario. I capelli di media lunghezza, castani con qualche ciocca dai riflessi rossicci, e gli occhi marroni facevano trasparire con chiarezza la sua allegria. Non stava mai ferma ed era incredibilmente atletica, non per niente era una cacciatrice della squadra di Quidditch. James non la conosceva prima di Hogwarts, ma con gli anni aveva avuto modo di trovare in lei un’amica preziosa e una grande dispensatrice di ottimi consigli.
Poi c’era Dorcas, che a dire il vero era piuttosto simile a Marlene fisicamente, a parte i capelli che non erano biondi ma neri come la pece, ma sempre lunghissimi. Gli occhi però erano azzurri e la carnagione chiara come quella dell’amica. Le vere differenze stavano nel carattere. Se la natura aveva donato a Dorcas un bel fisico, infatti, la sua femminilità iniziava e si fermava lì. Amava gli scherzi, era estroversa e irruente e non si curava troppo delle buone maniere. Si divertiva molto in compagnia dei ragazzi. James la trovava estremamente divertente.
E Alice, Alice era un cannone. James la conosceva da prima di Hogwarts, e la adorava. I loro genitori erano amici da sempre, e spesso giocavano insieme da bambini. Era l’unica a portare i capelli corti, castani e sempre in ordine. Era un vulcano di idee e cose da dire, solo che al contrario di Mary preferiva esprimere la sua creatività stando seduta. Infatti, era molto pigra. Quando James aveva bisogno, lei c’era sempre, e per lui era un punto fermo. Era la migliore amica di Lily.
Lily. James sapeva a memoria il suo carattere, dolce e allo stesso tempo lunatico e scorbutico, e avrebbe potuto dire con certezza quante lentiggini aveva sul volto. Per lui era l’apoteosi di tutto quello che si poteva trovare in una donna, anche con i suoi difetti, che in un certo modo la rendevano ancora più adorabile.
Si ridestò dai suoi pensieri vedendo che Lumacorno veniva verso di loro. Prese a girare la pozione con foga, facendo scoppiare a ridere Lily.
-Sai, mi sono mancate le lezioni di Pozioni. E’ incredibilmente soddisfacente vederti alle prese con una cosa che non sai fare mentre io ho finito la mia almeno venti minuti fa- disse indicando la sua mistura apparentemente perfetta.
-Aspetta a parlare, dopo c’è Trasfigurazione- borbottò lui cercando di nascondere il calderone alla vista del professore.
James eccelleva nella materia della McGranitt, visto che era un Animagus non aveva difficoltà nel trasfigurare gli oggetti, mentre Lily ci riusciva soltanto passando molto tempo sui libri e facendosi venire crisi nervose. Il suo talento era Pozioni, tutte le altre materie le venivano facili perché le studiava, ma Trasfigurazione richiedeva anche molta concentrazione e abilità, e non sempre Lily era paziente come doveva.
Ramoso si guardò intorno e vide Remus che si rilassava sulla sedia, soddisfatto. La sua pozione era diventata di un azzurro cielo, non esattamente chiara come quella di Lily ma comunque ben fatta. Quella di Sirius, invece, era viola, e il ragazzo sfogliava il libro affannato cercando di capire cosa avesse sbagliato. Frank era stato evidentemente aiutato dalle ragazze, perché la sua mistura era blu come la loro. Con grande sollievo, James si accorse che anche la pozione di Peter era rosa, anche se non faceva la stessa puzza.
-Bene, manca un minuto!- annunciò Lumacorno.
-James e Pete, avete dimenticato l’aconito. Tu Sirius invece non hai messo abbastanza bacche di vischio, prova ad aggiungerne un po’- disse Lily lentamente.
I ragazzi aggiunsero gli ingredienti suggeriti e le loro pozioni diventarono verde acqua, con il profumo giusto.
-Lily, ti ho mai detto che ti amo?- domandò James fissando il calderone.
-Tutti i giorni- sorrise lei.
-Lui non ti amerà mai come ti amo io in questo momento- intervenne Sirius chiudendo il libro e guardandolo schifato –Ma il mio è un amore fraterno- aggiunse vedendo la faccia del fratello.
-Bene signorina Evans, l’ennesima E!- si complimentò Lumacorno riempendo un mestolo con la mistura di Lily e osservandolo –Ora vediamo… signor Potter, la sua pozione è leggermente scura, ma direi che merita una O… perbacco, signor Black! Ha preso ripetizioni da suo fratello quest’estate? Una O anche a lei!
-Ci puoi scommettere- borbottò Sirius a denti stretti mentre il professore si allontanava.
James lo guardò preoccupato. Non aveva un bel rapporto con il vero fratello, Regulus, soprattutto dopo che aveva appreso la sua decisione di unirsi ai Mangiamorte. Faceva il sesto anno.
-Bene, alla prossima settimana! Signorina Evans e Meadowes, signor Potter e Lupin, vi dispiace fermarvi un minuto?- disse Lumacorno tornando alla cattedra.
-Oh no, ci risiamo!- si lamentò Lily a bassa voce raccogliendo le sue cose nella borsa.
-Cari ragazzi, sarei onorato se decideste di venire a una piccola festicciola di inizio anno nel mio ufficio domani sera…- iniziò il professore.
-…naturalmente sentitevi liberi di invitare chi preferite- sussurrò Remus all’orecchio di James.
-…naturalmente sentitevi liberi di invitare un partner, più siamo meglio è!- concluse con un sorriso a trentadue denti.
Ramus era attonito.
-Sono sei anni che usa sempre la stessa frase, proprio ora ha deciso di cambiarla?- disse scioccato mentre percorrevano il corridoio diretti a Trasfigurazione.
 
 
-Lily, sai che ore sono?- chiese James gridando in Sala Comune quel pomeriggio.
-Che…?- la ragazza alzò la testa dalla poltrona sulla quale dormiva e lo guardò schifata –Stavo dormendo!
-Appunto! Sono le tre, ricordi dove hai promesso di venire?- disse lui prendendola di peso e caricandosela in spalla.
Lei cercò di dargli qualche pugno sulla schiena, ma lui teneva duro e non la mise giù finché non arrivo al buco del ritratto.
-E va bene, vengo a vedere queste selezioni!- esclamò, spettinata, mettendosi a posto la felpa e i leggings neri.
Appellò un libro e se lo strinse al petto.
-Tu inizia a scendere, io ti raggiungo subito- disse James correndo per le scale del dormitorio del ragazzi –E ricorda che abbiamo fatto una scommessa!- gridò scomparendo.
Irruppe nel dormitorio colto da un’idea geniale e afferrò la sua scopa, poi tornò in Sala Comune e si affacciò alla finestra da dove si vedeva il campo. Aspettò qualche minuto, poi vide Lily arrivare e guardarsi intorno, poi sedersi sugli spalti proprio davanti alla torre. A quel punto il ragazzo salì in piedi sul davanzale, la scopa in mano, e gridò un “hey!”. La ragazza alzò lo sguardo e vedendolo si alzò di scatto.
Ma troppo tardi, James aveva già saltato e in quattro e quattr’otto si era messo il manico di scopa tra le gambe procedendo in picchiata. Lentamente, alzò l’estremità del mezzo verso l’alto e prese quota. A terra, Lily gridava di spavento. Il ragazzo deviò e si abbassò, fino ad atterrare accanto a lei, che rimase a fissarlo imbestialita. Lui non poté fare a meno di scoppiare a ridere vedendo la sua faccia.
-JAMES POTTER! Non c’è assolutamente niente di divertente nel saltare da una dannata finestra per ottenere un bacio!- gridò lei rossa in viso.
-Però devi ammettere che ti ho sorpresa- azzardò lui facendo un passo avanti.
-Mi hai spaventata da morire- disse lei a voce bassa, abbassando la testa.
Pochissimi istanti dopo gli mollò un pugno sul braccio e si buttò fra le sue braccia, stringendolo fin quasi a stritolarlo.
-Hai perso- disse lui malandrino.
Lei lo guardò negli occhi per qualche istante e poi lo baciò. Mentre le labbra di Lily premevano sulle sue, si sentì improvvisamente al settimo cielo. La baciò con delicatezza, come faceva sempre. Sembrava che temesse di poterla rompere, come se fosse fatta di porcellana. Sentì come lei ci metteva passione, in quel bacio, e forse per la prima volta si rese conto che non solo lei era della massima importanza per lui, ma la stessa cosa era lui per lei. Capì quando lui stesso fosse fondamentale per Lily, di quanto fosse alta la sua considerazione. E per James, questo era sufficiente per essere felice. Aveva per lei un rispetto tale che lasciava trasparire tutta la fatica fatta per conquistarla, e sentire che per lei era lo stesso lo rendeva euforico. Non che prima pensasse di non essere importante, semplicemente pensava che quello che provava lui per Lily fosse un caso strano e particolare, ma finalmente si rendeva conto che non era affatto così.
Lentamente, si staccarono per riprendere fiato. James udì delle voci alle loro spalle e si voltò, più spettinato che mai.
Sirius, Frank e Mary erano arrivati, e tutto intorno a loro c’era un sorprendente numero di candidati per i posti di battitori e portiere. Ramoso strinse la mano a Lily e si allontanò sorridendole.
-Di che parlate?- chiese.
-Discutevamo di chi doveva essere il capitano in caso fossi morto soffocato baciando Lily- disse Sirius visibilmente deluso dall’ottimo stato di salute del fratello.
James gli assestò uno schiaffo sulla nuca.
-Oh insomma, è stato un bacio interminabile, è normale che ci preoccupiamo per te!- si difese lui.
-Sali su quella scopa e non discutere, o aggiungo anche il ruolo di cacciatore nelle selezioni- rise Ramoso.
-Ecco cosa succede a comandare. Si finisce per abusare del proprio potere, è diventato un tiranno- disse Sirius a voce alta rivolto a Mary.
Lily lo sentì e scoppiò a ridere così forte che per poco non fece cadere il libro.
-Bene- gridò James ai presenti che cominciavano a essere un po’ a disagio –Iniziamo con i battitori. Noi quattro faremo volare…- si interruppe guardando per la prima volta i candidati. Erano tantissimi, e alcuni incredibilmente piccoli, soprattutto ragazze.
-Ehi, per caso qualcuno di voi è del primo anno?- chiese sconcertato.
Un gruppo di ragazzine alzò la mano timidamente.
-Conoscete il regolamento, restituite quelle scope a Madama Bumb- disse lui tornando a voltarsi verso i restanti.
-Dicevo, noi quattro faremo volare questi cuscini per il campo, voi prendete una mazza, inseguite i bolidi e colpiteli. Cercate di non fare vittime, la squadra è già decimata- spiegò liberando le grosse palle nere dai lacci che le intrappolavano –Se qualcuno si fa male, sapete dov’è l’infermeria, se state così male da non poter camminare vi accompagnerà Mary.
-Perché io?- protestò lei.
Dopo quell’ultima precisazione molti ragazzini sembravano piuttosto scoraggiati. In ogni caso, i portieri andarono a sedersi e gli altri montarono sulle scope.
Con suo grande disappunto, James non impiegò molto tempo a capire che molte delle ragazze che aveva visto non sapevano assolutamente giocare a Quidditch. Per lo più, volavano in gruppo agitando pericolosamente le mazze e scoppiavano a ridere quando lui diceva qualcosa. Si sentiva al circo, e credette di poter giurare che l’espressione di Lily a quel punto dovesse essere piuttosto infuocata.
Inevitabilmente, molte si fecero male da sole e se ne andarono sconsolate. Alle fine, dopo molti scoppi isterici di Sirius che ne aveva piene le scatole, trovarono due battitori piuttosto bravi. Uno era un ragazzo del quinto anno, Smeath, molto forte, l’altra era una ragazza del sesto, precisa, seria ed energica.
Fu molto più facile trovare un portiere, visto che molti di quelli che erano lì senza uno scopo preciso se ne erano andati vedendo la brutta figura delle pseudo battitrici. Effettivamente, molti dei candidati rimasti erano comunque penosi, fatta eccezione per la prescelta: una ragazzina del quarto anno piuttosto portata che aveva parato tutti e cinque i rigori battuti da Frank e Sirius.
Quando finalmente tutti se ne andarono, erano ormai le cinque. I tre cacciatori andarono a lavarsi borbottando, Mary che si teneva un braccio colpito dal bolide di un ragazzino senza mira. James andò incontro a Lily.
-Ti prego, non fare cenno a quelle ragazzine, potrei scappare urlando- disse baciandola.
-E chi ha intenzione di parlare del tuo fan club, non le ho nemmeno notate!- disse lei sarcastica.
-E va bene, sono odiose. Ma io non c’entro- disse lui.
-Lo so- sorrise Lily abbracciandolo.
-Lily?
-Uhm?
-Mi faresti un grandissimo favore?- chiese.
-No- rise lei senza lasciarlo.
-Faresti un giro sulla scopa volante con me?- continuò ignorandola.
-Non pensarci nemmeno per un momento!- esclamò lei staccandosi.
Lui assunse un’espressione triste e rassegnata e fece per incamminarsi al castello.
-Jamie… lo sai che odio le scope- disse lei incerta.
Lui si voltò e la guardò, mesto, poi alzò le spalle.
-E va bene, va bene, tu e la tua dannata espressione da cucciolo!- gridò lei esasperata.
-Sapevo che non avresti potuto resistere, insomma, sono il ritratto della perfezione o no?- disse allegro.
-La modestia non è di casa, Mr. Potter- disse lei –Forza, facciamo questa cosa e andiamocene.
Il ragazzo inforcò la scopa felice e le fece cenno di salire dietro di lui. Lei scavalcò il manico con una gamba, incerta, e si sedette. James iniziò a far alzare la scopa, e lei cacciò un urlo e si aggrappò alla sua schiena, tremando.
-Lily, siamo a un metro da terra- disse lui.
-Lo sai che non mi piace!- fece lei passandogli le braccia attorno alla vita.
-Tieniti forte, lo sai che non ti lascerò cadere- la rassicurò.
-Lo so perfettamente, ma non basta a tranquillizzarmi!
Lui la ignorò e prese a salire di più, poi iniziò ad andare avanti, lentamente. Sentì che lei si stringeva ancora di più al suo busto e sorrise.
-Vai piano- disse lei in uno squittio.
-Lily, più piano di così mi fermo…
-E per me sarebbe perfetto!- disse balbettando.
La ragazza cercò di non guardare giù e posò la testa sulla sua schiena. James accelerò un po’ e lei sentì l’aria scompigliarle i capelli. Non voleva ammetterlo, ma era piacevole.
Dopo qualche minuto, lui disse:
-Vedi che ci hai preso gusto?
-In realtà sto solo sopportando in silenzio- disse lei un po’ troppo prontamente –Accidenti, siamo così in alto!- esclamò poi con un sobbalzo.
-Penso che possa bastare, ti ho torturata a sufficienza- rise lui iniziando a scendere.
Lei rinforzò la presa, che aveva leggermente allentato in precedenza senza accorgersene. Quando raggiunsero il campo, James saltò giù e la aiutò a scendere, poi si mise in spalla la scopa.
-Aggeggio infernale- disse lei con le gambe tremanti.
-Credi di potercela fare a tornare al castello?
-Perfettamente, grazie- rispose.
Lui rise e le mise un braccio attorno alle spalle per difenderla dall’aria, e si incamminarono insieme.
 
 
-Lily su una scopa? Non ci credo finché non lo vedo- proclamò Alice a cena, azzannando il suo pollo.
-Ah-ah- rise lei con una linguaccia.
-Dov’è Marlene?- chiese Peter.
-Oh beh, disgraziatamente abbiamo occupato il bagno per un sacco di tempo per lavarci, quindi sta ancora facendo la doccia- spiegò Mary.
-A… a proposito…- intervenne Remus –Ho bisogno del vostro aiuto. Io, ecco… vorrei…
-…chiedere a Marlene di andare da Luma con te domani- completò Sirius.
Remus arrossì e Lily lo abbracciò felice. Sosteneva da tempo che i due fossero fatti l’uno per l’altra.
-Rem! Non hai davvero bisogno di aiuto, lei non è il tipo da inviti formali o cose simili, basta semplicemente che tu glielo chieda!- disse sorridendo.
-Davvero?- chiese lui.
-Certo! Non c’è bisogno di niente di elaborato. Non fare come quello stupido di Potter che me l’ha chiesto con le rose- disse come se James non fosse presente.
Il ragazzo fece per protestare, ma Dorcas lo interruppe.
-Con le rose! Black, tu nemmeno me lo hai chiesto, e lui le ha comprato le rose!- sospirò.
-Credevo che fosse scontato… Aspetta un momento! Luma ha invitato te, non me!- esclamò Felpato.
-Ah, giusto…- disse lei interdetta.
-Potter, vedi di vestirti bene- gli intimò Lily, e vedendo la sua faccia si sciolse in un sorriso.
Dopo cena, in Sala Comune, erano tutti seduti a fare i compiti, mentre Marlene era in disparte a leggere un libro di Lily. Remus le si avvicinò e si sedette di fronte a lei. La ragazza alzò lo sguardo e quando lo vide il suo volto si illuminò.
-Rem!- disse chiudendo il libro.
-Lene… volevo chiederti una cosa!- disse lui –Sai quella pallosissima festa di Lumacorno, domani sera?- lei annuì –Vorresti… vorresti venirci con me?
-Oh…- fece lei colta di sorpresa –Ecco…- esitò.
Lunastorta si sentì lentamente morire dentro. Iniziò ad immaginare sé stesso che tornava dagli altri profondamente deluso, e che evitava le loro domande andando a dormire. Si mise nei panni di Marlene e si disse che probabilmente anche lui avrebbe rifiutato un appuntamento con un Licantropo. Aveva sempre saputo che gli altri Malandrini mentivano dicendogli che non era una cosa poi così terribile. Insomma, era di uno Lupo Mannaro che stava parlando, un terrificante essere che una volta al mese si trasformava in una belva fe…
-Rem, sarei felicissima di venire a quella pallosissima festa con te, davvero- disse Marlene guardandolo negli occhi con un sorriso smagliante, inconfondibilmente sincero.












Note:
Eccomi di nuovo qui C:
Lo so, sono in anticipo considerati i miei standard, infatti questo capitolo lo amo quindi non è stato per niente difficile scriverlo :D
Spero che anche a voi piaccia, perché trovo che sia ben riuscito.
Finalmente un po' di allegria, dopo tanti terribili avvenimenti.
Mi sono accorta con piacere che ben 24 persone hanno messo la mia storia nei preferiti! Voi non immaginate lontanamente quando vi amo :')
Bene, lasciatemi i vostri pareri in tante recensioni e alla prossima! :P



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Capitolo 17
*** Vecchie conoscenze ***




Il mattino dopo Lily fu svegliata da una serie di colpi sul muro. Spalancò gli occhi e si guardò attorno. Vide che tutte le altre stavano ancora dormendo, e non capendo bene chi stesse picchiando il muro con così tanta violenza si lasciò cadere di nuovo sul cuscino decidendo di ignorarlo. Il rumore però non smise, e presto anche le altre quattro ragazze si svegliarono imprecando. Finalmente Lily capì la provenienza dei tonfi: il dormitorio dei ragazzi. Si guardarono, confuse, poi venne loro un’idea. Si alzarono silenziosamente dai letti e uscirono dalla stanza, ancora in pigiama. Raggiunsero la porta del dormitorio maschile, che era spalancata, e si fermarono sulla soglia.
Lo spettacolo era memorabile: i cinque ragazzi picchiavano i pugni sul muro adiacente alla loro camera, convinti di disturbarle, in ginocchio sul letto di Sirius.
-Ehm, scusate… avete bisogno di qualcosa?- fece Alice schiarendosi la voce.
Loro si bloccarono con le mani e mezz’aria e si voltarono lentamente, colti in fallo.
-Siete ridicoli in modo quasi adorabile- rise Lily vedendo le loro facce.
Restarono in silenzio ancora per qualche secondo, poi Sirius disse, confuso:
-Ragazzi miei, mi sa che abbiamo preso un palo grande come una casa.
-Credo anch’io- concordo James scendendo dal letto.
-Pensavate di fare i furbi, invece…- iniziò Lily, una mano tra i capelli.
-In realtà, è il nuovo servizio sveglia- la interruppe James comparendo accanto a lei e prendendola in braccio senza tanti complimenti –A proposito, cosa ci fate qui così tardi? Siete consapevoli che tra mezz’ora dobbiamo essere dalla McGranitt?- aggiunse.
-Cosa?- esclamò Lily dimenandosi per essere lasciata.
Dorcas, che stava baciando Sirius, lo prese per la cravatta rossa e oro e lo spinse indietro con un gridolino.
-Potevi dirmelo, invece che scroccare baci così a caso!- disse fingendosi indignata e dirigendosi in camera.
Le altre la imitarono e corsero a vestirsi.
Venti minuti dopo arrivarono in Sala Grande vestite e pettinate, afferrarono al volo qualche toast e bevvero una tazza di latte in piedi, pronte a correre in classe.
-Sai, la divisa ti sta benissimo- disse James che era comodamente seduto da diverso tempo –Oh, con questo non voglio dire che non mi piacevi in pigiama- aggiunse.
-Cosa ti serve, Potter?- chiese Lily tra un morso e l’altro, una mano davanti alla bocca.
-La tua pietà quando ti dirò che sei tutta sporca attorno alla bocca. E anche quando ti dirò che mi sono beccato una punizione da Vitious e domani non potrò stare tutta la sera a farti le coccole sul divano.
Lily arrossì violentemente accorgendosi che metà tavolo di Grifondoro stava ascoltando, si pulì la bocca e ghignò piano:
-Bene, così forse potrò studiare… Tu mi distrai!
-Stai ammettendo che sono così perfetto da assorbire completamente la tua capacità di concentrazione?- rise Ramoso riempendole un bicchiere di succo di zucca.
Lily ci pensò un po’ su, bevendo, poi disse:
-Esattamente- gli scoccò un bacio veloce, posò il piatto e prese a correre in direzione dell’aula di Trasfigurazione.
James rimase per un momento interdetto, poi prese la borsa che la ragazza aveva lasciato ai piedi della sedia e si avviò.
Lily, intanto, aveva percorso tutta la Sala Grande di corsa, poi si era fermata ai piedi delle scale, ridendo. Aveva controllato l’orologio, e visto che aveva mangiato in fretta e che tutti gli altri erano ancora indietro si concesse di camminare. I corridoi erano pieni di studenti che si affrettavano verso le rispettive classi, chi con in mano fogli di pergamena interminabili, chi camminava senza guardare dove andava, il libro aperto in mano cercando di ripassare all’ultimo minuto. La ragazza si chiese cosa avessero da ripassare, il secondo giorno di scuola, poi pensò che al primo anno era così anche lei, curiosa e ottimista, piena di voglia di studiare e di imparare.
Era assorta in questi pensieri, quando si accorse di due cose: era arrivata davanti all’aula della McGranitt e non aveva la borsa. Imprecò, iniziando a scendere le scale. Prese una scorciatoia che le aveva insegnato Sirius, sperando di non fare tardi. Stava valutando l’idea di appellarla e farla sbattere addosso a tutti gli studenti nei corridoio, quando si sentì afferrare per un braccio da qualcuno. Alzò lo sguardo e vide davanti a sé due profondi occhi neri. Sobbalzò spaventata e cercò di ritrarsi, ma la mano di Piton era ferma.
-Lasciami, Piton- disse decisa.
-Lily! Stavo venendo da te, devo parlarti…- disse lui con un’espressione strana.
-Lasciami andare subito!- gli intimò lei strattonando il braccio –E per te io sono Evans.
-No Lily io…
-PER TE SONO EVANS- gridò lei piena di rabbia, il viso rosso.
Si voltò, tirando un’altra volta, e lui la lasciò. Stava per voltare l’angolo, quando Piton disse:
-Io ti amo Lily!- la sua voce risuonò per tutto il corridoio deserto.
La ragazza si fermò e si voltò lentamente. Contro le previsioni di Severus, i suoi occhi verdi erano pieni di collera.
-Tu mi ami?- chiese in un sussurro –Tu mi ami? Come puoi avere il coraggio di dirmi una cosa del genere dopo che i tuoi amichetti hanno ucciso i genitori dei miei amici? Sai quanto poco ci è mancato che uccidessero anche me? Lo sai questo?- gridò senza controllo.
-Io… io gli avevo detto di non toccarti. Avevamo un accordo…- tentò di dire lui, più confuso che mai.
-Ah sì? Severus, tu pensi veramente che a loro interessi qualcosa di te? Pensi davvero che tengano in considerazione quello che dici? Probabilmente avranno riso del tuo accordo tutti insieme, insieme a Voldemort!- disse, la voce rotta dal pianto imminente, cercando per la seconda volta di andarsene.
Ora Piton non aveva più la solita espressione confusa o ferita. Il suo volto era una maschera di rabbia.
-Lily! Voltati, guardami in faccia e dimmi che non mi ami!- gridò –Non c’è il tuo prezioso Potter, ora, dimmelo guardandomi!
Le lacrime della ragazza si bloccarono, tanto era incredula. Si voltò, fissò i suoi occhi in quelli di Piton per l’ultima volta e iniziò:
-No Severus, io non…
Ma fu interrotta dallo stesso ragazzo, che inaspettatamente si lanciò in avanti e la prese per i fianchi. Le impedì di urlare posando le sue labbra su quelle di lei, ma non si fermò. Si fece strada con ogni mezzo dentro alla sua bocca, facendole aprire i denti con violenza e mordendole le labbra. Lily si sentì morire lentamente: era completamente colta di sorpresa, sentiva la nausea salire per quello che le stava facendo. Si divincolava, ma lui era troppo forte e continuava a baciarla con violenza. Cercò di sferrargli un calcio, ma lui la inchiodò al muro. Le lacrime iniziarono a scendere, salate e implacabili, mentre lei si chiedeva disperatamente cosa avrebbe fatto Piton.
Probabilmente fu proprio il sapore delle sue lacrime a farlo tornare in sé. Si interruppe all’improvviso e si staccò, inorridito da sé stesso. Lei rimase a guardarlo per qualche istante, sentendo il mondo che le crollava addosso. Il sangue cominciò a scendere dalle ferite sulle labbra. Vedendola, il cuore di Piton si spezzò. Incapace di pensare, cercò di dirle che non voleva, che era stato più forte di lui e che si sarebbe ucciso piuttosto che farla piangere, ma per sua fortuna capì che avrebbe solo peggiorato ulteriormente la situazione, così si voltò e corse via. La ragazza portò una mano alla bocca e la trovò insanguinata. Si lasciò scivolare lungo il muro, la voce rotta e incapace di emettere alcun suono, e si circondò le ginocchia con le braccia posandovi sopra la testa e inondando la gonna di lacrime.
 
 
-Lily, sei qui! Mi ero preocc…- disse James irrompendo nella Sala Comune dopo la fine dell’ora di Trasfigurazione.
Si interruppe vedendo che la ragazza stava piangendo. Mollò la borsa per terra e in un attimo fu accanto a lei, a stringerla fra le braccia.
-Lils… che cosa…- si fermò di nuovo vedendo che le sue labbra erano piene di morsi e tagli.
Il suo viso diventò di varie tonalità prima di capire.
-Chi è stato? Lils dimmi chi è stato e vado ad ammazzarlo- disse impugnando la bacchetta.
-No James…- fece lei tra le lacrime –Non fare niente… non fargli del male…
-E’ stato Piton- disse Ramoso senza esitazioni, sentendo il suo cuore che perdeva un battito.
–Ti prego non andarci, non merita che qualcuno si sporchi le mani per picchiarlo- disse a fatica.
-Non lo picchierò. Ma deve sapere che non deve più nemmeno guardarti- il suo volto era una maschera di collera. Si addolcì leggermente vedendo come lei gli si aggrappava.
-James… cosa c’è che non va in me?- disse lei d’un tratto, gli occhi supplicanti.
-Cosa c’è… cosa c’è che non va in te?- James era incredulo.
-Sì… prima mia sorella, poi questo… non sono nemmeno stata capace di chiudere la bocca davanti a Lord Voldemort…- spiegò cercando di asciugarsi le lacrime senza successo.
-Lils, pensi davvero che questo sia stato colpa tua? Se quel… quella merda ha fatto questo è perché… non lo so perché, è una cosa che va oltre la mia comprensione. Ma tu non hai fatto nulla, non c’entri. Con tua sorella hai sbagliato, certo, ma credimi se ti dico che devo ancora conoscere una persona che non fa errori. E tu sei sicuramente quella che ne fa di meno- si interruppe per stringerle la mano –E non hai sbagliato nemmeno quando hai sputato a Voldemort, perché è stato l’atto più stupido ma anche più coraggioso che io abbia mai visto fare a una persona. E i miei genitori sono Auror, quindi si suppone che io abbia vissuto tra persone coraggiose- sorrise a fatica e le posò un bacio sulla fronte.
Lily sembrò tranquillizzata e smise di tremare a poco a poco. Quando gli sembrò sufficientemente calma, si alzò lentamente e scomparve nel dormitorio. Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, assestò un calcio al comodino e mandò in frantumi la lampada contro al muro sopra al letto di Remus. Si lasciò cadere a sedere a terra, pieno di rabbia come non era mai stato prima. Si prese il viso tra le mani e versò qualche lacrima, incapace di smettere di tremare. Quando si calmò, cercò di mascherare il pianto e scese di nuovo. Stava per uscire in corridoio, quando Lily lo fermò.
-James, ti prego- disse supplicante –non fare nulla.
-No, vado a dire a Vitious che stai male e non sei potuta andare- sorrise leggermente e le strinse la mano.
-Va bene… ma poi torna a lezione, non voglio che tu finisca in punizione per colpa mia- fece lei, poco convinta.
Lui annuì e si voltò, ma lei lo fermò di nuovo.
-Per favore baciami… ho il suo sapore in bocca- balbettò, le guance di nuovo rigate di lacrime.
Il ragazzo rimase totalmente inorridito da quelle parole, ma non poteva permettersi di piangere e gridare davanti a lei, che ora aveva solo bisogno di starsene tranquilla. La baciò a lungo, prendendola in braccio, poi la adagiò sul divano accarezzandole il viso e uscì, anche se di malavoglia.
Arrivò da Vitious piuttosto in ritardo, e con la scusa di raggiungere la cattedra passò davanti al banco di Alice e vi posò un foglio di pergamena. Disse al professore che Lily era stata male e aggiunse che Madama Chips gli aveva chiesto di assisterla per un po’. Fece per andare a sedersi, intenzionato a chiedere di andare al bagno dopo cinque minuti, quando l’omino lo fermò e gli disse di andare ad aiutare l’infermiera. Gli firmò un permesso per le sue due ore e gli raccomandò di presentarsi alla lezione successiva. James uscì dall’aula, riconoscente.
Pochi minuti dopo, Alice mise in scena un malore, e Vitious, piuttosto seccato dalle continue interruzioni, chiuse un occhio sull’interpretazione scadente della ragazza e la fece uscire dicendo che probabilmente la signorina Evans l’aveva contagiata. Lei fece di corsa i piani che la separavano dalla Torre di Grifondoro e raggiunse Lily che era ancora seduta sul divano, molto abbattuta.
James non si vide per tutte le due ore di Incantesimi, e arrivò a Cura delle Creature Magiche trafelato ma indenne. Gli altri furono visibilmente sollevati nel vederlo, dopo aver letto il biglietto che aveva scritto ad Alice.
Alla fine delle lezioni, tornarono tutti in Sala Comune. Quella sera c’era la festa di Lumacorno, e ormai erano certi di non andare, ma quando entrarono videro Alice e Lily tutte agghindate.
-Oh, eccovi! Forza, andate a vestirvi, si va da Luma!- esclamò Alice.
-Da quando sei invitata?- chiese Frank incredulo.
-Da quando ho falsificato l’invito. Normalmente non lo farei, non mi piacciono quelle feste, ma qui c’è una ragazza che ha bisogno di divertirsi e come potrebbe senza Alice Prewett, l’anima della festa? Quindi fila a vestirti, Frankie, e anche voi!- il suo tono non ammetteva discussioni.
James si avvicinò a Lily, che si sforzava di sorridere nel suo abito bianco e nero. Uno strato di rossetto le copriva le labbra, e questo provocò una fitta di rabbia nel petto del ragazzo. Era stupenda.
-James per favore dimmi che non gli hai fatto così male da meritare l’espulsione. O che almeno non ti hanno visto- disse tutto d’un fiato.
-Ehi, magari sono andato a lezione…- tentò lui.
-Non sono nata ieri.
-E va bene. Non l’ho picchiato, ma credo di averlo sollevato per il bavero con i piedi a penzoloni abbastanza a lungo da avergli fatto rimpiangere di essere così schifoso. E ovviamente gli ho lasciato un pacchetto di minacce tutto bello infiocchettato- spiegò.
Lei lo abbracciò riconoscente, l’espressione ancora ferita e debole.
-Sarà meglio che vada a vestirmi se non vuoi ritrovarti prematuramente vedova…- disse lui piano lanciando un’occhiata ad Alice e sparendo su per le scale.
 
 
Mezz’ora dopo, erano tutti in Sala Comune vestiti, pettinati (non proprio tutti) e profumati. Peter e Mary, che non erano stati invitati, erano ben contenti di andare a cena con alcuni compagni di casata per poi tornare alla Torre a giocare a scacchi magici.
Remus era nervoso. La luna piena c’era stata pochi giorni prima della partenza per Hogwarts, quindi non aveva l’aria malaticcia e debole che lo segnava nei giorni più vicini, e infatti aveva un’aria molto affascinante nel suo smoking grigio fumo con tanto di cravatta. Marlene, che era incantevole ancora più del solito, lo raggiunse con un sorriso e lo prese a braccetto scoccandogli un bacio sulla guancia. Indossava un vestito rosa pallido al ginocchio e tra i capelli biondi e lucenti c’era un fiocco dello stesso colore, a sostenere la coda di cavallo.
Sirius si era categoricamente rifiutato di indossare la giacca dello smoking, quindi aveva solamente dei pantaloni grigio chiaro e una camicia bianca mezza slacciata. Dorcas aveva raccolto i lunghi capelli neri in una treccia laterale e aveva un vestito blu notte, a intonarsi con i suoi occhi, forse leggermente corto ma con una scollatura contenuta.
Frank era vestito come Ramus, tanto che sembravano fratelli. La vera originale era Alice, che aveva un vestitino nero scollato sulla schiena con un fiocco su una spalla.
Infine, James era stato costretto a mettere la giacca del suo completo nero, ma la cravatta giaceva snodata attorno al suo collo. Lily aveva un vestito senza spalline con il corpetto bianco e la gonna nera a sbuffo, con una cintura dello stesso colore in vita. Un cerchietto nero le teneva indietro la frangia, lasciando però sciolti i capelli rossi, lisciati per l’occasione.
Alice, implacabile, aveva voluto che tutte indossassero i tacchi, infatti Lily rimase seduta sul divano per tutto il tempo, sorda alle proteste di James che si lamentava di non poter vedere bene il suo vestito. In realtà, il ragazzo sapeva bene che la rossa era ancora spaventata, confusa e totalmente svuotata dall’accaduto. Temeva di incontrare Piton per i corridoi, o peggio, alla festa. Per questo James non l’avrebbe lasciata un attimo se non su sua esplicita richiesta. Però era sicuro che il Serpeverde non le si sarebbe più avvicinato dopo il discorso mezzo urlato e mezzo sibilato che gli aveva fatto quella mattina. Aveva cercato di spiegarlo a Lily, che però non era del tutto convinta e non era uscita dalla Sala Comune per tutto il pomeriggio.
-Bene, andiamo?- propose Sirius annoiato.
James prese le mani di Lily e la aiutò ad alzarsi sollevandola di peso, le circondò la vita con un braccio e tutti uscirono dal buco del ritratto. I corridoi erano deserti. Tutti gli altri ragazzi avevano già raggiunto le loro Sale Comuni e si vedeva solo qualche insegnante impegnato nella ronda. Erano stati avvisati della festa, così nessuno fece storie. Girando l’angolo prima dell’ufficio del professore, quasi si scontrarono con la professoressa McGranitt.
-Oh bene, Potter e company- esordì spiccia –Ho permesso al professor Lumacorno di fare questa festa, ma vi voglio nei vostri dormitori a mezzanotte, non un minuto di più. Sarò lì a controllare che ci siate tutti- spiegò velocemente –Divertitevi- aggiunse con l’ombra di un sorriso.
Prima di andarsene lanciò un’occhiata alle labbra di Lily, coperte dal rossetto di Alice, e parve leggermente stranita, ma non disse nulla e riprese il giro dei corridoi. Davanti alla porta dell’ufficio c’erano vari studenti in abito da sera che si apprestavano ad entrare.
Una volta dentro, fu subito chiaro che la stanza era stata allargata magicamente. C’era un numero incredibile di gente, considerando che era una festa a cui dovevano essere invitati solamente alcuni studenti prediletti da Lumacorno. In un angolo c’era un piccolo complesso piuttosto anonimo, grandi tavoli pieni di cibo dominavano i lati e cumuli di ceste piene di ananas canditi erano posati accanto a una poltrona. James individuò il professore che parlava allegramente con due ragazzini del primo anno piuttosto annoiati, e condusse Lily nell’angolo opposto della stanza. Alice e Frank si erano messi in fila per il buffet, cercando di mescolarsi con le persone e non farsi notare troppo. Remus e Marlene erano seduti su due pouf rossi a ridere, mentre Sirius e Dorcas avevano seguito James cercando di evitare i discorsi di Lumacorno sul grand’uomo che era il nonno della ragazza.
-Che senso ha festeggiare l’inizio della scuola?- chiese Sirius lasciandosi cadere su un divanetto che non sembrava affatto stabile.
-Bella domanda Black, chiedilo a Gazza!- esclamò Lily.
Tutti scoppiarono a ridere. Era risaputo che il vecchio custode non sopportava i primi giorni di scuola, durante i quali gli studenti sembravano ancora in vacanza e si beccavano punizioni su punizioni. Visto che nessun professore possedeva il dono di sdoppiarsi per occuparsi di tutti, la maggior parte di essi doveva restare con Gazza, che aveva certi esaurimenti nervosi che lo segnavano per tutto l’anno scolastico.
James si voltò a guardare Lily, un po’ sorpreso dall’improvviso sarcasmo, e incontrò il suo sorriso incerto. Si sedette e la prese in braccio, circondandole la vita con le braccia.
-Accidenti, mi gioco la moto che non durerà altri cinque anni, pover’uomo- osservò Sirius –Cassie! Credo che il vecchio stia venendo qui! Presto- le afferrò la mano e i due scomparirono in un lampo tra la folla.
James rise stringendosi ancora di più a Lily e soffiandole piano su una spalla. Sapeva che la cosa la infastidiva, infatti lei si voltò di scatto, pronta a riservargli un’espressione fintamente esasperata, ma quando vide la sua faccia non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
-Ti amo, James…- disse posando la testa sulla sua spalla e circondandogli il collo con le braccia.
-E tutta questa dolcezza da dove viene, Evans? Sai, credo che tu ti stia rammollendo- disse piano, inebriato dal suo profumo.
-Non esiste altra persona al mondo che sappia esattamente quando ho bisogno di ridere o quando voglio solo stare sola. Solo tu puoi farmi dimenticare le cose brutte, anche se solo per poco, con una semplice espressione del viso- lo guardò dritto negli occhi- E infine, non credo che esista un altro diciassettenne che sappia fare quella faccia da bambino timido quando non sa cosa dire- aggiunse soffiando una risata e rimettendo la testa nell’incavo del suo collo.
-Hai dimenticato che sono così terribilmente perfetto…- iniziò lui, ma fu zittito da un bacio che in poco tempo si rivelò non così casto come sembrava all’inizio.
-Ripensandoci, forse non ti stai rammollendo- disse con voce roca dopo un po’, disegnando cerchi immaginari con l’indice sul braccio di lei.
Prese a giocare con i suoi capelli e posò di nuovo le labbra sulle sue, quando lei si staccò di colpo e gli indicò un punto dietro alla sua schiena, l’espressione decisamente preoccupata.
Sirius, la camicia più stropicciata che mai e il viso nero di rabbia, gridava qualcosa in direzione di un ragazzino più basso di lui, probabilmente sui quindici anni, con un completo verde bottiglia che lasciava intravedere il bel fisico e i capelli neri come la pece. Dorcas era dietro a Felpato e lo tirava per un braccio, dicendogli di calmarsi in tono imperioso.
-Regulus- fece James alzandosi di scatto proprio mente il ragazzo iniziava a rimboccare le maniche della camicia.
 
 
Sirius e Dorcas si erano infilati tra la gente cercando di evitare Lumacorno, che non vedendoli più sembrava essersi rassegnato a discutere di Quidditch con il fantasma della torre di Tassorosso. I due ragazzi avevano raggiunto il buffet e Sirius stava afferrando quanti più stuzzichini possibile, quando aveva sentito delle grida non lontane. Allora si era voltato, e si era ritrovato davanti un gruppo di Serpeverde che avevano circondato un ragazzino che aveva visto qualche volta a pranzo.
Scrutando con poca convinzione i volti dei bulli, aveva riconosciuto qualche ragazzo del sesto anno che si divertiva spesso a manifestare a gran voce la sua appartenenza alla parte Oscura. Probabilmente non avevano alcuna speranza di entrare a far parte dei Mangiamorte, si disse. Stava per gridargli di girare al largo, quando individuò un volto conosciuto e la frase gli si gelò in gola.
Regulus.
Suo fratello era lì, in mezzo a quegli squallidi individui. Ma non era questo ad averlo colpito, ma il fatto che lui fosse quello che rideva di più e che gridava più insulti, la bacchetta in mano.
All’improvviso, la rabbia gli offuscò la vista.
-REGULUS BLACK!- tuonò lasciando cadere il piatto sul tavolo e facendo un passo avanti.
Subito Dorcas si allarmò e lo guardò stranita, mentre il resto della sala si zittiva per il grido di Felpato, mentre il ragazzo che aveva sentito dire il suo nome alzava lo sguardo di scatto, la risata scomparsa dal volto.
-Chi è quello, Reg?- domandò un ragazzo tarchiato a fianco a lui –Ah, è quel traditore del suo sangue di tuo fratello- iniziò a ridere, presto imitato da qualcun altro.
-Zitto!- gridò Regulus rabbioso spingendolo indietro.
Dire che Sirius era stupito era riduttivo. Per un momento gli sembrò che il fratello lo avesse difeso. Scacciò il pensiero ritenendolo ridicolo. Non sapeva perché lo aveva chiamato, era stata una reazione quasi automatica. O meglio, lo sapeva, ma non voleva più farlo. Forse aveva intenzione di parlargli, chiedergli perché fosse ancora tra quella compagnia, ma all’improvviso si sentì più stanco che mai, stanco di quella situazione.  Non voleva più saperne nulla.
-Dì ai tuoi amichetti di andarsene, questa è una festa di gente civile- disse più piano voltandosi.
Per un po’ fu il silenzio, poi sentì la voce di Regulus, decisamente titubante:
-Lasciatelo perdere, è… è solo un fallito-
Si voltò di scatto, sul volto una maschera di rabbia. Iniziò ad alzare le maniche della camicia, intravedendo solo di sfuggita Lily e James che venivano verso di lui il più in fretta possibile.
-Ehi, che vuoi fare, aggredire tuo fratello?- rise lo stesso ragazzo di poco prima.
-Andatevene, me la vedo io- fece Regulus molto poco convinto.
-Che hai detto, Reg? Cosa sarei io?- chiese Felpato avanzando fino ad afferrarlo per il colletto e alzandolo da terra, contro al muro.
-Sirius, fermo!- gridò la voce di James alle sue spalle.
-No! Puoi chiamarmi come ti pare, Reg, ma non permetterti di darmi del fallito. Non accetto di essere chiamato così da uno che ha scelto la via più facile- disse piano.
Il ragazzino cercò di guardarsi attorno come poteva, e vedendo che i suoi amici si erano allontanati, probabilmente per paura di prendere la colpa della rissa, sussurrò:
-Sir… io… lo sai che non sono così…
Felpato, stupefatto, lo lasciò cadere a terra. Non capiva.
-Tu stai diventando un Mangiamorte, Regulus!- esclamò a bassa voce.
-Io… io sto cercando di uscirne… ma devo stare attendo Sir… mi uccideranno…
-TI UCCIDERANNO?
-Fai piano, ti prego…
-Sei un pappamolle, Reg, lo sei sempre stato- la sua rabbia era tale che per poco non gli sferrò un pungo, se non fosse stato per James che lo prese per le spalle dando a Regulus la possibilità di andarsene.
-Che diavolo fai?- fece Sirius liberandosi dalla presa.
-Mi ringrazierai. Non volevi davvero picchiarlo- disse semplicemente allontanandosi, intuendo che avrebbe dovuto lasciarlo solo.
-Vieni…- gli disse Dorcas prendendogli un braccio e dirigendosi fuori dalla stanza.
Intanto, James era tornato da Lily, l’aveva presa per una mano e la stava trascinando a ballare.
-James… forse è meglio se…- tentò lei preoccupata.
-No. Non permetterò alla stupidità di Sirius di rovinarti la serata, siamo venuti qui per farti divertire- disse lui con un sorriso dolce.
La baciò, come poco prima, e la strinse a sé.
-Sai, questo posto è molto affollato- disse lei, le mani sulla sua schiena.
-Credo… credo di conoscere un posto più adatto… se ti va- disse lui lanciandole un’occhiata significativa e avvicinando il viso al suo.
Lei lo guardò negli occhi e annuì, così James la prese in braccio senza troppi complimenti e si diresse verso la porta, attento a evitare la traiettoria di Lumacorno.
Percorse i corridoi che lo separavano dal settimo piano sempre reggendola con dolcezza. Entrarono nella Stanza delle Necessità piuttosto di fretta, e James esitò un momento guardandosi attorno. Poi depositò Lily sul letto e prese a baciarla, una mano fra i suoi capelli. Lei allacciò le gambe attorno ai fianchi di lui e si lasciò aprire la zip del vestito. Lui si fermò a metà e si staccò, l’espressione seria.
-Sei sicura?- chiese con voce roca e mostrando un notevole autocontrollo.
Lily annuì sicura, disegnando forme immaginarie sulla sua pancia, e James la baciò di nuovo.







 




Note:
Ok, non mi ammazzate D:
Posso spiegare: volevo creare un motivo molto valido per la rottura definitiva tra Lily e Severus e un motivo per cui lei non l'abbia mai ricontattato anche dopo Hogwarts. So che chi simpatizza per Sev mi odierà per tutta la vita, chiedo perdono u.u
Alla prossimaaa :D


 

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Capitolo 18
*** L'ultima occasione ***









Il mattino dopo Lily si svegliò sul divano della Sala Comune, con la sensazione però di aver dormito sul cemento. Dapprima si chiese che diamine ci facesse lì, e fece per alzarsi lentamente, gemendo per i dolori alla schiena. Una volta seduta, vide un ragazzo addormentato sulla poltrona accanto, in una posizione piuttosto scomoda. James.
Arrossì leggermente ricordando all’improvviso gli avvenimenti della sera prima. Dopo aver passato diverso tempo nella Stanza delle Necessità –le sue guance si imporporarono terribilmente a questo punto- si erano resi conto che era quasi mezzanotte ed erano corsi alla torre di Grifondoro, dove avevano trovato anche Sirius che salutava Dorcas sulla soglia del dormitorio femminile. La McGranitt era arrivata pochi secondi dopo, lasciando loro giusto il tempo per disporre a casaccio gli scacchi magici sulla scacchiera e fingere di giocare. Lei si era guardata attorno e gli aveva consigliato di andare a dormire, poi era uscita decidendo di fidarsi e non inoltrarsi nelle stanze. Dorcas si era trascinata fino a letto, mentre Lily e James si erano attardati per qualche minuto ignorando le battute di Sirius sul fatto che probabilmente non avevano ancora passato abbastanza tempo insieme. Erano rimasti a parlare per un po’, ancora più leggeri e felici dopo quello che era successo, poi Lily supponeva di essersi addormentata lì per la troppa stanchezza, seguita a ruota da James.
Si alzò in piedi a malincuore e lanciò un’occhiata verso la pendola sopra al caminetto. Mancava un’ora alla prima lezione. Non ricordava quale fosse, così appellò la sua borsa che spuntò da sotto a una sedia –preferì continuare ad ignorarne il motivo- e prese il suo orario. Difesa. Sorrise leggermente pensando che questo avrebbe messo di buon umore James, e proprio in quel momento le tornò alla mente quello che era successo il giorno precedente, prima della festa. Si lasciò cadere a sedere per terra, domandandosi come avesse potuto dimenticare una cosa del genere. In un primo momento volle piangere, ma poi alzò la testa di scatto, improvvisamente consapevole.
Doveva superarlo. Era stata una cosa sgradevole, terribile e spaventosa, ma non sarebbe servito a nulla continuare a pensarci e piangersi addosso. C’era una guerra, là fuori, e quello era l’ultimo anno ad Hogwarts, l’ultima possibilità per godersi la sua vita da adolescente senza preoccuparsi troppo di difendere la propria vita. Era l’ultimo anno che passava dentro a quel castello, quella garanzia di sicurezza, la sua casa.
Proprio mentre era immersa in questi pensieri, sentì due braccia cingerla da dietro.
-Allora sei sveglio… iniziavo a pensare di lasciarti lì- disse senza nemmeno voltarsi, lasciandosi andare all’indietro e trovando il petto di James a sorreggerla. Conosceva a memoria il suo tocco gentile e dolce.
-Sono sveglissimo, e mi sa che dobbiamo cambiarci- disse lui piano, la bocca vicino all’orecchio di lei.
Lily si accorse di avere ancora addosso il vestito della festa e scoppiò a ridere.
-Sembra che oggi io sia destinata ad accorgermi dopo delle cose più ovvie- spiegò guardandolo.
Lui si alzò e la sollevò di peso da terra.
-Chissà, forse è per colpa mia- azzardò malandrino.
-Mi sa di sì… ma non sono sicura che mi dispiaccia- fece lei arrossendo lievemente.
Si baciarono lievemente e lei si incamminò verso il dormitorio per darsi una rinfrescata e indossare la divisa. Lui la guardò salire le scale con un sorriso e poi la imitò.
Lily aprì la porta della stanza cercando di non fare rumore e vide che tutte e quattro le ragazze erano a letto. Sospirò di sollievo constatando che erano ancora addormentate, afferrò i vestiti dal letto e se la squagliò verso il bagno. Ma proprio mentre si stava chiudendo la porta alle spalle, udì la voce di Alice:
-Non credere di farla franca così, Evans.
Sospirò di nuovo, stavolta di rassegnazione, e tornò in camera con un sorriso.
-Ehi, siete già sveglie? Stavo giusto andando a ca…- si interruppe vedendo che erano tutte e quattro in piedi, a circondarla.
Indietreggiò lentamente verso la porta, ma ben presto le saltarono tutte addosso impedendole ogni tentativo di fuga. Scoppiarono a ridere, creando un groviglio di corpi piuttosto scomodo. Dopo qualche secondo di lotta, la rossa alzò le mani in segno di resa.
-Va bene, va bene, mi arrendo! Che volete?- chiese ricomponendosi e sedendosi a gambe incrociate.
-Allora, Miss-che-bisogno-ho-di-dormire-nel-mio-letto-quando-sto-con-James-Potter?- cominciò Marlene malandrina.
-Lene, non per deluderti, ma le frasi dette in questo modo rendono solo se sono corte e sensate- tentò lei nervosamente.
-Non stiamo parlando delle frasi di Marlene, qui, non tentare di sviarci!- esclamò Mary –Allora?
-Allora cosa?- chiese lei di rimando fingendosi stupita.
-Lo sai cosa!- protestò Dorcas spazientita –Ieri sera non avevi esattamente l’aspetto di una reduce da una passeggiata al chiaro di luna, non so se mi spiego.
La ragazza rimase in silenzio a guardarsi le unghie delle mani.
-Lo avete fatto?- chiese Alice rompendo ogni indugio.
Lily alzò lo sguardo e annuì con un sorriso incerto, e non fece in tempo ad aggiungere altro che tutte e quattro le erano di nuovo addosso gridando di gioia.
-Lily è fantastico!- esclamarono Marlene e Mary insieme, senza fiato.
La rossa scoppiò a ridere insieme a loro, che la lasciarono andare solo quando le avvisò che stava per morire soffocata.
-Lene, che mi dici di te e Remus?- chiese per sviare il discorso.
-Oh, si è prenotato per uscire con me al primo fine settimana ad Hogsmeade- sorrise lei radiosa –E oggi pomeriggio facciamo una passeggiata al lago- aggiunse.
Tutte sorrisero contente e Lily si alzò per andare finalmente a vestirsi.
Guardandosi allo specchio vide che aveva i capelli piuttosto scompigliati e il cerchietto nero messo male. Lo tolse e notò che le punte non avevano retto alla piastra e avevano formato dei piccoli riccioli, mentre per tutto il resto della lunghezza erano ancora lisci. Li pettinò con cura e li raccolse con una molletta per evitare di bagnarli, poi si spogliò e si infilò sotto la doccia. Si lavò velocemente e si asciugò, poi indossò la divisa: la gonna a scacchi, la camicetta bianca a maniche corte, la cravatta rossa e oro sistemata bene sotto al colletto, le calze che arrivavano di poco sotto la fine della gonna, lasciando scoperto solo un piccolo lembo di pelle, e le scarpe da tennis che aveva preferito sostituire alle ballerine che quasi tutte le ragazze indossavano. Si truccò leggermente, come ogni mattina. Guardò il maglione appoggiato in un angolo e poi guardò fuori dalla finestra: c’era il sole e faceva piuttosto caldo, così lo appallottolò alla meglio e uscì dal bagno per metterlo nella borsa, non prima di sciogliersi i capelli che le caddero sulle spalle in una cascata di rosso. Vide che le ragazze si erano vestite e stavano litigando per chi dovesse usare per prima il bagno, mentre Alice, furba, si stava truccando con un piccolo specchietto che teneva nella borsa. Lo chiuse con uno schiocco e lo rimise a posto, poi alzò lo sguardo e vedendo la situazione proclamò:
-Bene, io e Lily andiamo a mangiare, vero Lils?
-Puoi scommetterci! Ci vediamo a Difesa- disse ridendo.
-Ehi, per chi ci hai prese? Scendiamo tra un minuto a colazione- fece Mary spazientita –Ehi Ali, ti dispiacerebbe prestarmi lo specchietto?- aggiunse.
La ragazza lo prese e glielo lanciò, poi prese Lily per un braccio e uscirono.
In Sala Comune trovarono tutti e cinque i ragazzi, già pronti. Alice andò da Frank, che le prese la borsa e la baciò, avviandosi in Sala Grande.
-Ehi, prendi la mia borsa!- esclamò Lily rivolta a James quando i due furono usciti dal buco del ritratto.
Il ragazzo la raggiunse, i capelli ancora umidi e la cravatta allentata.
-Dici sul serio?- chiese baciandola sulla fronte.
-No- rise lei abbracciandolo.
-Menomale, mi ero spaventato. Andiamo a mangiare, sto morendo!- esclamò prendendole la mano.
-Notizie delle altre tre?- borbottò Sirius con l’aria di uno che non mangiava da giorni.
Non avevano più accennato all’accaduto con suo fratello, ma non sembrava impensierito.
-Credo che vi convenga venire, non si arrabbieranno- Peter si era unito a loro ancora prima di queste parole, e Felpato si affrettò ad imitarlo.
-Io credo che aspetterò Marlene…- disse Remus stravaccato su una poltrona.
-Remmy fai come vuoi, ma promettimi che non ti farai rammollire da queste donne- disse Sirius fingendosi preoccupato.
-Vattene, sottospecie di canide- rise Lunastorta mollando un calcio in aria.
Il ragazzo borbottò qualcosa sugli amici violenti e seguì gli altri fuori.
La Sala Grande era come sempre molto affollata, tanto che i quattro ragazzi dovettero far spostare alcuni ragazzini del quinto anno per riuscire e sedersi accanto a Frank e Alice.
-Santo cielo, questi marmocchi si stanno moltiplicando a vista d’occhio- osservò Sirius prendendo posto di fronte al fratello.
-Sai Lily, credo che i Prefetti di Grifondoro non siano stati molto felici di apprendere che recupereremo oggi la ronda saltata ieri notte e loro dovranno comunque farla sabato- osservò il Caposcuola divertito.
-Vedi? Sono anche pretenziosi!- rilanciò Felpato.
-Sir! Anche tu sei stato come loro non molti anni fa- lo rimproverò Lily afferrando una brioche.
-Noi non eravamo così maleducati con i più grandi- intervenne James dando man forte all’amico.
-Accidenti Potter, devo forse ricordarti chi è stato a tormentare il povero Chilton per mesi quando eravamo al quarto anno? Quel poveraccio non ha ancora capito chi è stato a lanciargli tutte quelle caccabombe nel corridoio del secondo piano- osservò la rossa ripensando al Caposcuola di qualche anno prima.
-Ma quello era un caso a parte… era così idiota che sarebbe stato un reato non approfittarne!- spiegò Peter versandosi del succo di zucca.
-Pifef fa pfofio fafone- farfugliò Sirius con la bocca piena di pane tostato.
-Black! Sei disgustoso- esclamò una voce dietro di lui.
Felpato sorrise, ingoiò il boccone aiutandosi con un sorso d’acqua, si pulì la bocca e si voltò per baciare Dorcas. La ragazza fece per sedersi, ma non c’era nemmeno un millimetro libero, così Sirius si alzò per farla sedere ingoiò un’altra fetta di torta in piedi, prima di afferrare il libro di Difesa e schizzare via per bloccare al McGranitt e convincerla a spostare l’ennesima punizione per non perdere l’allenamento di Quidditch e l’amore del fratello.
Poco dopo arrivarono anche Remus, Marlene e Mary, che approfittarono dei posti lasciati vuoti da un gruppo del terzo anno e si sedettero. Lily guardò maliziosa Lunastorta e compagna, che stavano chiacchierando allegramente senza togliersi gli occhi di dosso. Quando la ragazza si degnò finalmente di considerarla le lanciò un’occhiata piena di significato e lei arrossì. Finirono di mangiare in fretta, poi si diressero tutti insieme verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. A metà strada incontrarono Sirius, piuttosto giù di corda, che spiegò che la McGranitt era stata felicissima di spostare la punizione, allungandola però a due sere così da occupargli tutto il fine settimana.
-Quella donna è perfida- osservò Peter stupefatto.
-Quella donna è un genio!- lo corresse Lily, che poi scappò in classe per evitare il linciaggio.
Alice la raggiunse subito e si mise accanto a lei, urlando:
-Eh no Potter, non credere che solo perché ora voi due siete tutti pucci pucci tu abbia il privilegio di rubarmi il posto!
-Pff, ma che pensi, perché dovrei volermi sedere vicino alla Evans?- rispose lui apparentemente indifferente.
Scoppiarono tutti a ridere e lui si finse offeso, posizionandosi in ultima fila con il fratello.
La lezione trascorse senza nessun avvenimento particolarmente interessante, infatti il professore chiese loro semplicemente di ripassare gli incantesimi imparati l’anno precedente, in modo particolare quelli non verbali. In questo modo Lily riuscì a svuotare completamente la borsa di Remus appellando tutti gli oggetti, e lui non si accorse di nulla finché a fine lezione la ragazza non andò da lui con tutte le sue cose in mano e un sorriso furbo sul volto.
Tutta la giornata fu a dire il vero piuttosto monotona, finché non giunsero le ultime due ore: Alice, Marlene, Mary e Dorcas avevano Babbanologia, materia che tutti gli altri non seguivano per il semplice fatto che non era richiesta per diventare Auror, fatta eccezione per Lily che non aveva alcun bisogno di parteciparvi. Le ragazze invece avevano voluto studiarla più per curiosità che altro.
Viste le due graditissime ore buche, Sirius, Frank, Peter e Remus pensarono bene di andare a giocare a Quidditch nel parco. Lily incitò James ad andare con loro, dicendo che lei si sarebbe messa lì accanto a leggere. I quattro però, che avevano capito che lui voleva passare un po’ di tempo con la ragazza, lo rassicurarono dicendo che tanto erano già in quattro e che poteva andare. Sirius in realtà era stato spinto più dal fatto di poter finalmente spadroneggiare in assenza del vero capitano che per il bene dello stesso, ma quel che importa è che i due fidanzati si ritrovarono in biblioteca chini sui libri.
Cioè, Lily lo era, James era più impegnato a parlare a vanvera e a giocare con un frisbee zannuto. A un certo punto la ragazza si alzò chiudendo un grosso volume e inoltrandosi tra gli scaffali per rimetterlo a posto, e Ramoso la seguì, una mano tra i capelli.
-Lils, mi spieghi che hai da studiare quando questo è solo il terzo giorno di scuola?- chiese incerto.
-Ti sei dimenticato del tema di cinquanta centimetri sui filtri d’amore?- chiese lei di rimando, ridacchiando.
-Oh porca…- fece James battendosi una mano sulla fronte.
Intanto la ragazza aveva estratto un libro da uno scaffale e lo stava sfogliando velocemente. Lo rimise a posto e prese quello a fianco, quando vide attraverso lo spazio lasciato vuoto da esso che nella corsia adiacente c’era un gruppo di ragazzine ridacchianti che si zittivano a vicenda origliando. Rimise a posto il libro con un colpo secco e si voltò rossa in viso, la schiena contro i volumi.
-Che c’è?- domandò James facendosi più vicino.
La ragazza lo prese per un braccio e lo trascinò fino a dove erano appostate le spione, di spalle, ignare della loro presenza.
-Queste non vedono l’ora che litighiamo!- sibilò senza farsi sentire.
-Sciocchezze… vieni- fece lui cingendole la vita.
Attraversarono il corridoio tra i due scaffali colmi di libri, con James che le faceva complimenti a gran voce, e si fermarono proprio di fronte alle ragazzine, che sorprese si voltarono a guardarli. James a quel punto la baciò dolcemente e la prese in braccio, portandola fino al tavolo dov’erano seduti poco prima e adagiandovela a sedere. La ragazza stava per dire qualcosa, ma lui la zittì.
-Quello di prima era un po’ troppo finto- affermò posando il naso su quello di lei.
-Quindi non mi baci solo per farle ingelosire?- chiese lei piano.
Lui in tutta risposta gliene diede uno molto appassionato e lei non poté fare a meno di sorridere.
-Dai vieni, andiamo a cena, dopo abbiamo la ronda- disse cercando di soffocare il sorrisetto con scarso successo.
 
 
-Mi raccomando, il vostro turno è dalle diciannove alle ventidue, a quell’ora dovete essere davanti all’ingresso della vostra torre dove ci sarà il professor Lumacorno a darvi il cambio. Occhi aperti e bacchetta in mano, qualsiasi cosa succeda non dividetevi- spiegò la McGranitt dopo che i due ebbero cenato davvero molto in fretta, all’imbocco del Salone d’Ingresso.
-Tutto chiaro, professoressa- annuì Lily.
-E ricordate che siete in servizio- aggiunse con un’occhiata eloquente, più verso James.
La ragazza arrossì come un peperone e James fece un sorriso rassicurante, poi si avviarono.
-Scommetto che era da quando è diventata insegnante che sogna di dire questa frase- disse Ramoso quando furono a distanza di sicurezza.
Lily non poté fare a meno di scoppiare a ridere lasciando quasi cadere la bacchetta.
-Già, e ora ci sta mentalmente ringraziando per averle dato questa possibilità- aggiunse con le lacrime agli occhi.
Fin quasi alla fine la ronda fu terribilmente tranquilla, quasi noiosa. Soltanto l’ultima mezz’ora era promettente, visto che alle nove e mezza scattava il coprifuoco e si alzavano le probabilità di trovare qualcuno fuori dalla Sala Comune. Mancava un quarto d’ora alla fine quando i due imboccarono il corridoio del sesto piano e iniziarono a sentire delle voci. A un certo punto sentirono un grido acuto e presero a correre in quella direzione. Si nascosero dietro a un’armatura e videro due ragazzi piuttosto ben piazzati che avevano intrappolato contro al muro una bambina bionda evidentemente del primo anno, anche se incredibilmente minuta. Senza pensarci troppo, entrambi esclamarono:
-Pietrificus Totalus!
I due mascalzoni caddero a terra, rigidi, e Lily corse verso la bambina.
-Non dobbiamo dividerci, mando il Patronus a Silente- disse James piuttosto allarmato, allontanandosi di qualche passo.
Intanto la ragazzina era scoppiata a piangere dallo spavento. Lily si inginocchiò richiamando a sé tutta la sua positività e le posò le mani sulle spalle.
-Ehi, ehi, tranquilla! E’ tutto a posto, ci siamo qui noi- sussurrò in tono materno.
-Chi… chi siete?- chiese lei tra i singhiozzi.
-Siamo i due Caposcuola di Grifondoro. Stai tranquilla, non ti lasciamo sola.
La bambina sembrava ancora piuttosto riluttante, così Lily fece per abbracciarla, incerta. Quando sentì che lei la stringeva con le braccia si sciolse in un sorriso. Si sedette a terra a gambe incrociate, contro il muro, in modo da tenere d’occhio il corridoio, e le fece cenno di mettersi di fianco a lei. Arrivò anche James, che si sedette dall’altro lato della biondina, sorridendo rassicurante.
-Allora, chi è questo splendore che abbiamo qua?- chiese.
La ragazzina emise uno sbuffo che doveva essere un singhiozzo trasformato in una risatina.
-Mi chiamo Penelope- disse.
-E di che casata sei, Penny?- chiese Lily sfiorandole un codino.
-Corvonero…
-Corvonero! Allora devi essere molto intelligente!
Le guance di Penelope si imporporarono di gratificazione e sorrise.
-Come vi chiamate?- chiese.
-Io sono James, e lei è Lily, come il fiore- rispose il ragazzo.
-E state insieme, vero?
La ragazza la guardò con tanto d’occhi e annuì.
-Come hai fatto a capirlo?- le chiese stupefatta.
-Si vede da come vi guardate!- esclamò lei ora perfettamente allegra.
Lo sguardo di James vagò sui due aggressori distesi a terra.
-Fino ad ora che materia ti piace, Penny?- domandò.
-Trasfigurazione! Sono bravissima!- disse lei con una luce negli occhi.
-Anche la mia- sorrise James.
-La mia invece è Pozioni.
-Wooow… noi la abbiamo per la prima volta domani, ma hanno detto che è difficile…- spiegò piuttosto rabbuiata.
-Sono certo che non lo sarà così tanto come le hanno detto, signorina Jefferson- affermò una voce poco lontano.
Silente in persona era arrivato e la sua alta figura vestita d’argento dominava il corridoio. Si avvicinò e prese le manine della bambina, che si alzò in piedi decisamente di buon umore. L’uomo guardò i due Caposcuola grato, chiedendosi come avessero fatto a calmarla così. Da parte loro, Lily e James erano piuttosto preoccupati. Se ora gli studenti erano arrivati al punto di dichiarare apertamente la loro fedeltà a Voldemort aggredendo i mezzosangue all’interno della scuola, la situazione stava diventando piuttosto grave.
-Grazie signor Potter, signorina Evans. Un intervento davvero tempestivo. Questo avvenimento è molto spiacevole e vi chiedo di non allarmare gli studenti raccontandolo. Sarà reso tutto pubblico non più tardi di domani sera. Purtroppo il regolamento vieta di usare incantesimi sugli alunni- disse guardando i due corpi a terra- Ma visto come stanno le cose non ci dovrebbe essere alcun problema, lo avete fatto per legittima difesa e io non ho alcun problema ad assegnarvi venti punti a testa. Ufficializzeremo tutto chiedendo alle signorina Jefferson quello che è successo, ma non ci dovrebbero essere dubbi- spiegò con un’espressione cupa e seria, che lasciava trasparire la gravità dell’accaduto.
-Jefferson?- chiese James –Penny, hai per caso un fratello al sesto anno di Grifondoro?- fece pensando al ragazzo che aveva sostituito Mary a Quidditch l’anno precedente.
-Sì!- rispose Penelope.
-Bene, signori, potete andare alla vostra Sala Comune, il professor Lumacorno si starà chiedendo che fine abbiate fatto. Vi chiedo un ultimo favore: avvisare il signor Jefferson di recarsi subito nel mio ufficio.
-Professor Silente, sa che Lily e James si sposeranno?- irruppe Penelope all’improvviso provocando la chiusura totale delle vie respiratorie della rossa.
Il Preside sorrise e disse:
-Ah i bambini, la voce della verità. Sarebbe bello se fossimo tutti così, io per esempio avrei già detto da tempo al professor Lumacorno di smettere di regalarmi quelle bottiglie di Ogden Stravecchio ad ogni Natale, visto che sono astemio.
Lily emise uno sbuffo cercando di trattenere una risata, ringraziarono il preside e si allontanarono diretti alla Torre di Grifondoro, un’ultima occhiata ai due ragazzi pietrificati.
 
 
Il resto della settimana passò senza avvenimenti particolari, a parte gli allenamenti di Quidditch che portarono James all’esaurimento nervoso per via della prova disastrosa di uno dei battitori, che sembrava su un altro pianeta. La sera dopo lo spiacevole incontro dei due Caposcuola nel corridoio del sesto piano, Silente parlò a tutta la Sala Grande, incitando gli studenti ad aiutarsi e a rimanere uniti, perché in periodo di guerra solo in quel modo si poteva sperare di avere qualche chance.
La domenica, a pranzo, i ragazzi avevano organizzato un pic-nic al parco, desiderosi di sfruttare al meglio le giornate di settembre che erano ancora calde e soleggiate.
Lily era seduta all’ombra di un grosso albero ad aspettarli, reduce da una visita ad Hagrid, che ora si affaccendava nell’orto dietro alla capanna. Non dovette attendere molto, perché dopo pochi minuti arrivò James. La ragazza, sdraiata a pancia sotto con un libro davanti, vide prima le sue scarpe da tennis, e alzato lo sguardo se lo ritrovò davanti con un cesto colmo di cibo, probabilmente sgraffignato dalle cucine.
-Oh non preoccuparti- disse indicandolo –So che è poco, Pete e Remus stanno arrivando con l’altro e Sirius stava ancora cercando di corrompere gli Elfi Domestici a sganciare un po’ di Whiskey Incendiario quando sono venuto via- sorrise.
-Poco? James, con questa roba si potrebbe sfamare un reggimento!- esclamò lei chiudendo il libro –E poi non vorrai farmi credere che anche Remus fa parte dei vostri loschi piani?
Non fece quasi in tempo a finire la frase che da dietro il Lago spuntarono le figure di Lunastorta e Codaliscia, che reggevano in due un secondo grosso cesto.
-Accidenti- scosse la testa lei alzandosi in piedi e prendendo dalla borsa una graziosa tovaglia a scacchi bianchi e rossi.
-E quella cosa sarebbe?- chiese Remus posando il cibo.
-E’ una tovaglia da pic-nic! Perché, i maghi non la usano?- fece lei sconvolta.
-No, in realtà la usiamo, ma sei così ingenua che a volte farti certi scherzi è proprio divertente- spiegò lui prendendone un lembo e aprendola.
Lily gli fece il verso e lasciò che Peter lo aiutasse, tornando a sedersi. James le si sistemò accanto, indicando delle sagome che venivano verso di loro.
-Oh, ecco le ragazze!- fece lei con un sorriso.
-E quello è Sirius con del succo di zucca in mano- aggiunse Ramoso –Gli è andata male.
Quando tutti li ebbero raggiunti, i dieci si misero seduti attorno alla tovaglia e iniziarono a mangiare, chiacchierando. Dopo il resoconto completo da parte di Sirius di più o meno tutti i colpi sbagliati dal nuovo battitore durante gli allenamenti, Lily proruppe:
-Che bello essere tutti qui… vi voglio davvero tanto bene, ragazzi…
-Ehi Ramoso, hai presente quando dicevi che si stava rammollendo? Credo che tu abbia decisamente ragione- osservò Sirius fingendosi preoccupato e posandole una mano sulla fronte.
-E dai!- esclamò lei soffocando una risata –Pensateci, questo è l’ultimo anno! L’ultima occasione per divertirci davvero tutti e dieci insieme, per fare quelle cose che poi si raccontano ai figli davanti al caminetto quando ci si annoia!- spiegò piena di entusiasmo –E poi… c’è la guerra là fuori… non sarà più come prima, non potremo più tornare qui dove ora siamo certi di essere al sicuro. Dovremo cavarcela da soli- aggiunse rabbuiandosi.
Tutti furono subito d’accordo con lei. Il resto del pomeriggio passò sereno, con sfide a nascondino in cui Mary vinceva sempre e risate a non finire.
Verso il tramonto, mente tornavano al castello, James si avvicinò a Lily.
-E così, vuoi dei figli a cui raccontare di queste giornate davanti al caminetto?- le chiese con una punta di malizia.
-Credo che ne vorrò, sì...-ammise lei –Ma fra tanti anni, ora è presto- si affrettò ad aggiungere con un sorriso, lasciando vagare lo sguardo sul cielo quasi rosa, il sole che era diventato una palla rossa e stava scomparendo dietro a un monte.
-Certo… beh, sappi che se deciderai di farli con me, questi figli, su una cosa non transigo: il primogenito deve chiamarsi Harry- la avvisò lui, deciso –L’ho sempre detto, niente discussioni!
Lily scoppiò a ridere e lo abbracciò di slancio.
-Per prima cosa, non ho mai detto che voglio figli con te!- fece con aria di sfida.
-Oh bene… allora andrò ad appendere un avviso in bacheca in Sala Comune- rilanciò lui malandrino.
-Non fare lo scontroso, o Harry James Potter prenderà da te e dopo dovrò sopportarne non uno, ma due!- si lamentò Lily fermandosi, la testa proprio davanti al sole che era ormai calato del tutto, che le rendeva i capelli scompigliati dalla brezza ancora più rossi, tanto che sembravano infuocati. Stavolta fu il turno di James quello di scoppiare a ridere, caricandosela in spalla senza tanti complimenti e dicendo:
-Tranquilla, Evans, Harry Potter sarà un bambino fantastico.
 











Note:
Eccomi, in netto anticipo direi!
Vi anticipo che questo capitolo mi piace molto, infatti è stato bello scriverlo.
So che la fine è crudele, almeno pensando a quello che accadrà tredici anni dopo, ma non ho saputo resistere u.u
Che dire, non c’è molto da precisare…
Mi raccomando, recensite come sempre perché mi fa davvero molto piacere :3
Alla prossima!


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Capitolo 19
*** Pezzi di vita ***








“Tutti gli studenti dal terzo al settimo anno, soltanto dopo aver consegnato il relativo modulo correttamente compilato e firmato da un genitore o un tutore al direttore/la direttrice della propria casata, avranno la possibilità di recarsi al villaggio di Hogsmeade durante il secondo fine settimana di ottobre.
Si raccomanda la dovuta prudenza.
Il Preside”

 
Questo era l’avviso che era comparso nella bacheca della Sala Comune di Grifondoro, e anche in tutte le altre, un venerdì mattina di ottobre. Dall’inizio dell’anno scolastico, i giorni erano passati incredibilmente veloci, perché si sa, al tempo piace prendersi gioco degli umani, e durante le belle giornate che offrono qualche distrazione in più dalle lezioni e dai compiti sembra passare più in fretta. L’arrivo di ottobre aveva portato con sé, oltre alle prime piogge e al vento sferzante, anche un’atmosfera un po’ cupa, perché gli studenti di Hogwarts avevano iniziato solo allora a rendersi conto che l’anno scolastico era effettivamente iniziato e che era meglio iniziare a studiare, anche perché il bel tempo di settembre non aveva certo fatto desistere gli insegnati dall’assegnare la solita marea di compiti. Fu quindi principalmente questo il motivo per cui l’annuncio del primo fine settimana ad Hogsmeade dell’anno aveva mandato in fibrillazione la maggior parte delle persone nella Torre, che non vedevano l’ora di staccare un po’ e tornare all’atmosfera gioiosa del piccolo paesino.
Anche James Potter, quella mattina, appariva piuttosto allegro ed eccitato, il che contrastava non poco con il suo umore degli ultimi giorni, durante i quali si era finalmente reso conto che, essendo Caposcuola, non era più così facile organizzare scherzi ai danni di chiunque.
-Perché?– sbottò semplicemente Sirius, spazientito, guardando James che non riusciva a star fermo e lo infastidiva, impedendogli di terminare il compito in classe di incantesimi.
-Lo capirai quando usciremo da quest’aula maledetta, Black- rispose lui scarabocchiando distrattamente la sua pergamena.
Felpato lo guardò, poco convinto, sbuffò leggermente e tornò a dedicarsi alla definizione di Incantesimo Obliterante. Non riusciva assolutamente a ricordarsi di cosa diamine si trattasse. Posò la piuma con rabbia e lasciò vagare lo sguardo per la classe. Dorcas, davanti a lui, si attorcigliava una ciocca di capelli tra le dita, con aria pensosa. Accanto a lei Marlene teneva la testa tra le mani cercando di concentrarsi. Probabilmente stava pensando a Remus, pensò Sirius con un ghigno. Il suo sguardo incontrò proprio quello del ragazzo, che stava scribacchiando qualcosa poco prima di voltarsi e rivolgergli in sorriso. Poco distante, Lily, i capelli tutti scompigliati come ad ogni compito in classe, per via della sua mania di passarvi le mani quando era ansiosa, stava rileggendo quello che aveva scritto. All’improvviso notò un errore e fece una smorfia, prese la piuma e tracciò una lunga riga decisa, per poi riprendere a scrivere con foga. La sua mente stava giusto tornando all’incantesimo che gli serviva, quando uno scossone al banco lo fece voltare.
James, di nuovo. Non lo vedeva così agitato da prima che si mettesse con Lily, e non capiva il perché. Lo osservò meglio: i suoi capelli erano piegati in strane angolazioni e una mano giaceva tra essi anche il quel momento. Gli occhiali, posati sul naso e leggermente storti, rischiavano di scivolargli. Stava osservando il suo compito, non aveva scritto molto, però continuava ad agitare il piede a un ritmo noto solo a lui. Lo sguardo di Sirius cadde sulle sue scarpe, che stavano lasciando impronte fangose sul pavimento. Sorrise, pensando che probabilmente era per via della loro scampagnata notturna fino al Platano Picchiatore la settimana prima. Il terreno era particolarmente fangoso e il fratello era stato costretto a cancellare le tracce con la bacchetta. Improvvisamente, guardando meglio le orme, ebbe un’illuminazione:
“Incantesimo Obliterante: cancella impronte lasciate in terreni morbidi come quelli innevati”diceva il libro di testo.
Innevati… o fangosi.
Sorrise leggermente, afferrò la piuma e si mise a scrivere la definizione scuotendo la testa, quasi incredulo. In fondo, il loro ingegnoso modo di stare vicini a Lunastorta anche durante la luna piena aveva dei risvolti positivi che non aveva considerato.
 
 
Intanto, dal suo posto in seconda fila Marlene pensava a tutto tranne che al compito. Il fatto era che da qualche settimana aveva notato che Remus non era più lo stesso. Dalla festa di Lumacorno si erano parlati davvero poco, e lui sembrava sempre impegnato come non mai. Se lei si avvicinava per parlare, lui chiudeva il suo libro e diceva cose come “Scusa, Lene, ma devo riportare questo in biblioteca o Madama Pince mi ucciderà” e in un attimo era scomparso, senza nemmeno darle il tempo di stupirsi. Ai pasti rideva e scherzava con gli altri Malandrini, era lo stesso di sempre, ma non incontrava mai il suo sguardo e si eclissava in fretta prima che lei lo potesse affiancare per andare insieme a lezione. Lei non sapeva più cosa pensare, e temeva di aver detto o fatto qualcosa di male. Non ne aveva ancora parlato con le ragazze, perché probabilmente in fondo sperava che fosse solo un brutto periodo, per lo studio e i molti compiti o addirittura per la luna piena.
-Mancano dieci minuti- avvisò Vitious camminando tra i banchi.
Marlene afferrò la penna e cercò di concentrarsi sul suo compito, scacciando momentaneamente i pensieri.
Alla fine dell’ora, dopo aver consegnato il compito a un professor Vitious piuttosto sommerso, tutti e dieci uscirono dall’aula con gli occhi fuori dalle orbite.
-Quel nano vuole farci impazzire tutti- fu il commento di Frank, che si gettò la borsa in spalla e filò nelle cucine a cercare di rimediare uno spuntino prima di Erbologia.
-Com’è andata?- domandò Lily a James avvicinandosi con un sorriso.
-Bene… ascolta Lils, devo chiederti una cosa- disse lui deciso.
-Oh ti prego, qualsiasi cosa voglia ascoltalo così la smetterà di agitarsi causando terremoti apocalittici- la implorò Sirius fingendosi esasperato.
La rossa parve piuttosto perplessa e guardò James con aria d’attesa.
-Lily, anzi, Evans… probabilmente ti metterai a ridere o cose simili ma per me è importantissimo… Evans, vuoi venire ad Hogsmeade con me?- chiese con la faccia di uno che si era tolto un peso enorme.
In un primo momento la ragazza lo fissò stranita, ma poi un consapevolezza si fece strada nella sua mente. Ma certo, loro due non erano mai andati ad Hogsmeade come coppia. Lei non aveva mai accettato un suo invito, anche perché dopo essersi messi insieme non c’era stato il… tempo. Sorrise, incredula per il fatto che lui desse ancora tanta importanza a quel dettaglio, ma allo stesso tempo colpita e intenerita.
-Potter… sì, mi piacerebbe venire ad Hogsmeade con te.
James la sollevò per la vita e la fece girare, ridendo.
-Ma ricordati che è la prima e l’ultima volta che faccio una cosa così smielata…- aggiunse senza riuscire e trattenere le risate.
-Forse intendevi la prima di una lunga serie…- la corresse Sirius prendendo a braccetto Dorcas e andandosene, malandrino.
Marlene, dopo aver assistito alla scenetta divertita, vide Remus che usciva dall’aula e si avvicinò.
-Ehi Rem! Come…
-Oh, ciao Lene, scusa ma devo vedere… Hagrid! Prima della lezione… a dopo!- la interruppe lui per poi allontanarsi nella direzione opposta alla capanna del guardiacaccia.
 
 
Il giorno dopo Lunastorta era seduto comodamente su una poltrona della Sala Comune, osservando Lily e James che si preparavano a uscire.
-No Potter, non ci vengo da Madame Piediburro… Rem! Allora, vai ad Hogsmeade con Marlene?- chiese la ragazza con una punta di incertezza.
-Oh… no, non credo… noi abbiamo… deciso di rimandare- disse lui frugando a casaccio nella borsa.
Lily rimase interdetta ed emise un piccolo “ah” prima di salutarlo insieme a Ramoso e sparire nel buco del ritratto.
Remus rimase dov’era, a guardare la stanza deserta. Stava per appisolarsi osservando le figure nei quadri che si grattavano il naso pigramente, quando un turbinio di capelli biondi scese dalla scala del dormitorio femminile.
-Ciao Remus…
-Marlene!- esclamò lui facendo per alzarsi.
-Senti, prima che tu possa dire qualsiasi cosa, non mi importa niente di dove devi andare di tanto importante proprio in questo momento. Ti prego di aspettare un secondo- attaccò lei decisa.
-Io…- tentò lui.
-No, Lupin, non posso continuare così. Spiegami perché mi eviti, per favore, o dimmi soltanto che non vuoi venire ad Hogsmeade con me. Insomma, dimmi qualcosa!
Remus era colpito dall’uso del cognome. Non l’aveva mai chiamato così.
-Senti Lene, adesso proprio non…
-Vedi! Lo vedi come fai?!- gridò lei allargando le braccia e facendo qualche passo verso il divano. Si lasciò cadere a sedere e non disse nulla per un po’. Il ragazzo cominciò a sentirsi decisamente a disagio e non sapeva che fare.
-Cosa ho fatto? Cosa ho sbagliato?- riprese lei.
Guardandola, Lunastorta si rese contro con orrore che stava piangendo.
-Ma no… non hai fatto niente… è colpa mia, io non… credo che sia il momento per una relazione- balbettò.
Lei alzò lo sguardo lentamente, e il suo orgoglio esplose.
-NON E’ IL MOMENTO?- gridò –Sei un grande egoista, Remus Lupin! Passi mesi a cercare il coraggio per invitarmi a una festa e quando finalmente lo fai inizi ad evitarmi dicendo che non è il momento? E non me l’avresti neppure detto se non ti avessi bloccato qui. Non ci pensi agli altri? A come potrebbero stare per le cose che fai?
-No Marlene, io ci penso a te. Ti garantisco che non penso ad altro che al tuo bene- disse lui con un tono fin troppo serio, per poi dirigersi fuori dalla Sala Comune.
 
 
Intanto, Lily e James bighellonavano nei dintorni della Stramberga Strillante. Per lo più la ragazza lo provocava con battutine sarcastiche e poi scappava quando lui tentava di inseguirla.
-Va bene, va bene, mi arrendo!- gridò ansimando e lasciandosi cadere a sedere, subito raggiunta da James.
-Non puoi vincere contro di me, Evans- ghignò inclinando la testa.
Lei gli fece il verso e prese dalla borsa un grosso libro di incantesimi.
-Guarda, volevo farti vedere una cosa…- disse sfogliandolo, le guance ancora arrossate per la corsa e per l’aria fredda.
Quando arrivò alla pagina giusta, lasciò scorrere lo sguardo lungo le parole stampate e il suo respiro si calmò gradualmente.
-E’ un incantesimo che permette di sacrificare la propria vita per proteggere quella di una persona amata. Non ne avevo mai sentito parlare- spiegò.
Il ragazzo prese il libro, interessato, e lesse il paragrafo in silenzio.
-Nemmeno io- concluse piuttosto stranito.
-E’ un libro del Reparto Proibito che mi serviva per approfondire il mio tema per Vitious… forse è per questo che non è conosciuto- ipotizzò lei.
-In ogni caso, perché chiedi proprio a me?- domandò lui malizioso -Cioè, so di essere un genio e tutto il resto, ma insomma…
-Volevo solo sapere se era normale il fatto che non lo conoscessi- rise lei colpendolo leggermente con il libro –Magari era un incantesimo famosissimo che non so per quale motivo ignoravo… ci avrei fatto una figura tremenda chiedendolo a qualche professore! E magari mi avrebbero tolto il posto di Caposcuola etichettandomi come Vergogna di Hogwarts…- continuò.
James capì che la ragazza era partita per la tangente con i suoi discorsi puramente improvvisati e maniacali, così si mise a fissarla quasi senza battere le palpebre.
-…e poi sarei finita su Storia di Hogwarts come la studentessa più immeritevole del… Ehi che hai da fissarmi?- si interruppe portandosi una mano ai capelli.
Ramoso scoppiò a ridere e si sdraiò a terra, gli occhi socchiusi. Lily assunse un’espressione oltraggiata e si chinò su di lui per rubargli gli occhiali, ma il ragazzo, preparato, le afferrò la mano tirando leggermente e lei gli crollò addosso ridendo.
-C’è troppo freddo- riuscì ad articolare prendendo fiato.
-Ti va una burrobirra?- chiese James alzandosi e aiutandola.
-Affare fatto- sorrise.
 
 
I due rientrarono al castello solamente per l’ora di cena, e raggiungendo la Sala Grande di corsa trovarono che Alice aveva tenuto due posti per loro. Si sedettero, non potendo fare a meno di notare il silenzio innaturale che regnava nel loro gruppetto. Sirius fissava preoccupato Remus, che mangiava con le testa china sul piatto, apparentemente ignaro di qualsiasi cosa accadesse attorno a lui. Mary e Frank si guardavano e mimavano gesti estremi come il puntarsi una pistola alla tempia. Alice aveva l’aria di quella che aveva già capito tutto e Lily le lanciò uno sguardo interrogativo. La ragazza roteò gli occhi in direzione di Marlene, accanto a lei, che raccoglieva la sua minestra nel cucchiaio con foga e se la ficcava in bocca. La scena andò avanti ancora per pochi minuti, il chiacchiericcio di tutto il resto degli studenti a fare da sottofondo, poi la bionda mollò la posata sul tavolo e si alzò.
-Scusate, mi è passata la fame- affermò con un leggero tremito nella voce, correndo verso l’uscita.
James mollò un colpo di tosse un po’ troppo finto per essere credibile. Lily inclinò il viso verso di lui, che rispose con un’occhiata che significava “lascia fare a me”.
-Allora… Rem, che succede?- chiese con voce chiara.
Remus non diede segno di averlo udito.
-Rem?- il ragazzo sobbalzò e alzò lo sguardo.
-Scusate, ero sovrappensiero. Che c’è?- disse.
-Diccelo tu- intervenne Alice con sguardo severo.
Lunastorta la fissò, apparentemente senza capire, al che lei lo guardò severamente e tornò a concentrarsi sulla carne.
-Remus… è chiaro come il sole che è successo qualcosa tra te e Marlene, e visto che questo tavolo sembra una ghiacciaia e lei è nostra amica vorremmo sapere che hai combinato- riprese James.
-Non mi va di parlarne- rispose l’interrogato alzandosi e allontanandosi.
-Solo io ho notato che quei due si evitano?- chiese Ramoso esasperato.
-Anche io… per la precisione, credo che sia Rem ed evitare Lene. E lei sembrava piuttosto arrabbiata prima- fece Alice agitando la forchetta.
-Che sia successo qualcosa ad Hogsmeade?- ipotizzò Peter confuso.
-Non ci sono andati…- spiegò Lily.
-Ahia- commentò la ragazza addentando il pollo.
-Propongo che voi ragazze andiate da Marlene a cercare di calmarla mentre noi facciamo cantare il lupo- intervenne Sirius per la prima volta.
-Andata- approvarono Lily e James annuendo.
 
 
Meno di mezz’ora dopo Remus era stato immobilizzato in un angolo del dormitorio da James e Sirius e trascinato sul suo letto con l’obbligo di non tentare la fuga per non rischiare di perdere qualche parte vitale del corpo.
-Allora, lupastro, ci vuoi dire che diavolo hai fatto?- fece Sirius spazientito.
-Senti Sirius, io non ho fatto proprio niente. Non era destino, punto- tentò lui piuttosto irritato.
-Remus, sai bene quanto me che Marlene non perde mai la pazienza. Mai. E prima mi sembrava piuttosto arrabbiata, quindi deve essere successo qualcosa.
-E va bene, e va bene! Le ho detto che non volevo più uscire con lei, è così grave? Siamo usciti solo una volta, non credevo che questo volesse dire che ora devo sposarla per forza!- gridò improvvisamente infuocato.
-Lunastorta, non inganni nessuno. Tu adori Marlene, perché non dovresti più volerla?- chiese Peter seriamente confuso.
-Credo di averlo capito. Sei un idiota, Lupin- intervenne Sirius.
Gli altri due lo guardarono, come a chiedere spiegazioni, e lui si passò una mano tra i capelli, frustrato, e parlò guardando Remus negli occhi.
-Il caro lupo qui ha respinto Lene per via del suo piccolo problema peloso. Crede che non sia un bene per lei stare con un Licantropo, soprattutto adesso che Voldemort cerca seguaci tra essi e si suppone farà di tutto per eliminare chi non sta dalla sua parte, così ha deciso di farsi da parte per il bene di tutti. L’unica cosa che non ha considerato è il suo, di bene.
-Voi non capite… Voldemort ci vuole o con lui o morti. Sapete bene che non mi unirei a lui per nessun motivo al mondo, quindi verrà a cercarmi, e non voglio che Marlene sia in pericolo per colpa mia. E poi… pensate a come sarebbe anche se andasse tutto bene. Magari lei vuole avere figli, in futuro, e come potrei accontentarla sapendo la maledizione che trasmetterei loro? No, condannerei altri innocenti o, in alternativa, le impedirei di avere una vita normale con dei bambini e una famiglia. E’ meglio che non ci frequentiamo. Io so che non potrò mai dimenticarla, ma lei può ancora innamorarsi di una persona normale e avere un futuro florido- disse Remus a testa bassa.
-Sirius ha ragione- lo contraddisse James cercando di ragionare -Tu dici “è meglio”, ma l’unica cosa che non ti sei chiesto è quale sia il meglio per te. Sai com’è Marlene, non è il tipo da avere paura o da disdegnare il tipo di futuro che potresti offrirle, lei vuole veramente stare con te. Pensi che sia così spregiudicata da non aver pensato lei stessa a tutte queste cose? Se non ti ha respinto la prima volta significa che ha accettato tutto questo e che le importa solo di te. Non rovinare tutto.
Il ragazzo annuì, per niente convinto, probabilmente solo per accontentarli e borbottò qualcosa sul fatto che ci avrebbe pensato. Gli altri capirono che non lo avrebbe fatto, perché era testardo come pochi, e che aveva già preso una decisione, così quando si alzò dal letto lo lasciarono andare.
-Deve capirlo da solo- mormorò James lasciandosi cadere sdraiato.
 
 
Nei giorni successivi fu praticamente impossibile stare tutti assieme. Marlene, arrabbiata com’era, non si era soffermata a pensare nemmeno per un minuto e non era arrivata a capire i motivi che stavano dietro al rifiuto di Remus con la stessa facilità di Sirius, così le ragazze glielo avevano spiegato come potevano, ma visto l’orgoglio della bionda questo aveva solo portato a far aumentare la sua rabbia. Non riusciva a credere che il ragazzo potesse essere così stupido e soprattutto che non avesse pensato che lei sapeva benissimo a cosa andava incontro. In definitiva, anche per via del pizzico di ingenuità che l’aveva sempre caratterizzata, era offesa, ed era disposta a riparlarne soltanto se fosse stato Remus a sollevare l’argomento scusandosi.
Cosa che dall’altra parte sembrava impensabile. I ragazzi avevano deciso di lasciar stare la faccenda e aspettare che lui si accorgesse da solo di quello che doveva fare, se voleva. Ma non potevano certo abbandonarlo totalmente al suo destino, quindi stavano molto tempo con lui e cercavano di distrarlo per evitare che quel litigio rovinasse irrimediabilmente il loro ultimo anno. Anche per tirare su di morale Marlene, che in fondo, mettendo da parte la rabbia, ci era rimasta davvero male, era richiesto l’aiuto di tutte e quattro le ragazze. Ormai Lily e James riuscivano a stare insieme soltanto durante le ronde, che erano comunque soltanto una sera a settimana, e per le altre due coppiette la faccenda era ancora più complicata.
Per questo, ben presto Lily e James furono costretti ad ideare un’alternativa.
 
 
James saltò giù dalla botola che portava al passaggio per Mielandia, il mantello dell’invisibilità in mano.
-Ehi!- esclamò Lily alzandosi dal suo giaciglio di coperte per andargli incontro.
Dalla fretta urtò la lampada che stava a terra con un piede e questa si rovesciò rompendosi e si spense. La ragazza, rimasta al buio, vi inciampò e cadde dritta tra le braccia di James, che rideva divertito.
-Accidenti- disse lei recuperando l’equilibrio.
Ramoso puntò la bacchetta a caso nell’oscurità, e un rumore di cocci gli confermò di aver raggiunto il suo obbiettivo. Riaccese la lampada.
-Mamma mia, quanta fretta- disse stringendola tra le braccia.
Lei emise un piccolo sbuffo, la guancia posata sul suo petto.
-Questa cosa di doverci vedere sempre qui e così poco mi innervosisce…- sussurrò.
-Lo so… anche a me. E’ stressante, ma quando si fissa Remus è persino più testardo di Sirius…
-O di te- aggiunse Lily ridendo.
-Io non sono testardo!- protestò James adagiandosi a terra senza lasciare la rossa.
-Ah no? E chi è che è stato fissato con la stessa ragazza per anni e l’ha stressata finché non ha ceduto?- chiese maliziosa.
-Ehi, non mi sembra che ti sia dispiaciuto così tanto cedere…- insinuò lui affondando il viso nei suoi capelli.
Iniziarono a baciarsi e rimasero stretti l’una della braccia dell’altro per parecchio tempo, fino a quando Lily non mugugnò qualcosa.
-Che hai detto?- chiese James aprendo gli occhi, i capelli terribilmente spettinati.
-Dobbiamo fargli fare pace… dobbiamo parlare con Marlene. Ormai sono due settimane che si tengono il muso, la situazione è pressoché ridicola!- disse lei a bassa voce.
-Pensi che sia possibile convincerla?
-Ci proverò… è molto orgogliosa, non credo che sarà facile farle fare il primo passo- spiegò.
-Va bene…
-Però…- esitò lei.
-Però cosa?- chiese James ad occhi chiusi, il mento sulla testa di lei.
-Però magari dopo- rispose maliziosa.
James sorrise leggermente e riprese a baciarla.
 
 
La sera dopo, prima di cena Lily, James e Marlene scesero in Sala Grande. Si fermarono nel corridoio.
-Mi raccomando Lene, ricorda tutto quello che ti ho detto- ripeté Lily per l’ennesima volta all’amica.
-Remus arriverà tra pochi secondi, cerca di non far esplodere una bomba- sorrise James allontanandosi con la rossa.
Marlene rimase sola nel corridoio attraversato da frotte di studenti affamati. Si appoggiò a un’armatura, nervosa. Era stato incredibilmente facile convincerla a perdonare Remus e a cercare di rimettere a posto le cose. Lily le aveva detto per filo e per segno cosa fare per evitare di perdere le staffe e peggiorare la situazione. Si stava giusto ripetendo nella mente le parole che aveva immaginato di dire, quando il ragazzo comparve di volata dalle scale.
-Rem!- esclamò lei fermandolo.
Lui la fissò confuso e leggermente spaventato, ma con una certa decisione negli occhi.
-Ti devo parlare.
-Ah ecco, ti stavo cercando.
Si guardarono negli occhi, arrossendo. Marlene gli fece segno di continuare.
-Allora, è complicato. Io sono il tipo che pensa molto al bene delle persone, ma, come mi ha fatto notare Sirius, spesso rischio di dimenticarmi del mio, di bene. Hai iniziato a piacermi un po’ di tempo fa, e ho esitato tantissimo a chiederti di uscire per via del mio… problema. Quando ho trovato il coraggio mi sono imposto di non fartelo pesare in alcun modo perché non volevo che questo danneggiasse non solo me, ma anche te. Al quinto anno, quando James, Peter e Sirius hanno iniziato a trasformarsi in Animagus per venire con me non ero per niente d’accordo, ma li ho lasciati fare quando ho visto quanto si divertivano, pensavo che fosse una cosa divertente per loro. Solo molto dopo ho capito che in realtà era un bene principalmente per me. E stavo per fare lo stesso errore con te. Pensavo che tu mi piacessi perché mi avevi permesso di farlo accettandomi, pensavo addirittura di amarti per questo. Ma non è così, ho fatto un errore enorme-
Ci fu una breve pausa, durante la quale Marlene non smise di guardarlo negli occhi e fece di tutto per non lasciar scappare le lacrime che premevano per uscire.
-Ho fatto un errore perché tu non mi piaci perché mi accetti, tu mi piaci perché l’ho deciso io. Io ho deciso che tu sei la persona giusta per me, che tu sei la persona in grado di farmi stare bene. Il mio bene. Sono stato così presuntuoso da pensare di dover provvedere a quello che è meglio per te, ma questo tu lo sai da sola, non servo io ad aprirti gli occhi. Magari in queste due settimane hai capito che non possiamo andare avanti, e non avresti nemmeno tutti i torti, ma io ti amo Marlene, amo tutto di te, anche i tuoi difetti, anzi, forse soprattutto i tuoi difetti. I tuoi capelli scompigliati al mattino, il fatto che tu ci metta così tanto a prepararti anche per un’uscita di cinque minuti, il tuo orgoglio ingombrante e la tua caparbietà. E quindi credimi se ti dico che ti amo Lene, perché ora posso dirlo senza riserve: ti amo-
Quando Remus tacque, le lacrime erano ormai uscite da tempo e avevano fatto colare gran parte del trucco di Marlene, ma per un motivo totalmente diverso da quello precedente. La ragazza gli buttò le braccia al collo e gli bagnò la maglietta.
-Ce ne hai messo di tempo…- soffiò a fatica, prima che le sue labbra fossero catturate da quelle di lui.






Note:
Vi chiedo mille, duemila volte perdono per il ritardo davvero spaventoso. Purtroppo però è stato un periodo un po’ complicato, tra migliaia di cose da studiare e una specie di blocco che mi ha preso per qualche giorno. Non riuscivo a mettere insieme niente di leggibile nemmeno nei pochi momenti liberi che avevo, scusate ancora.
Questo capitolo è stato un po’ un parto, l’idea di base in realtà mi piace abbastanza, spero di essere riuscita a svilupparla in modo accettabile :)
A voi il giudizio, recensite!
Alla prossima!
PS: Venerate l'immagine come me, la adoro *-*




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Capitolo 20
*** Capitan Potter ***




-Non è per niente divertente!- esclamò Lily lanciando uno sguardo incredulo in direzione di James, che cercava di soffocare le risate senza molto successo.
Erano seduti a un tavolo da quattro nell’aula di Trasfigurazione, insieme a Sirius e Alice.
-Non è colpa mia se questo topo non ha alcuna intenzione di evanescere… io mi sto impegnando- affermò sbattendo la bacchetta sul banco e indicando con un gesto infastidito l’animale davanti a lei, privato dei baffi per colpa della sua scarsa padronanza dell’incantesimo.
-Lily, sono certa che ti stai impegnando tantissimo, ma forse non sei del tutto concentrata…- azzardò Alice cercando di non farle notare che lei aveva appena fatto sparire il suo ragno.
La ragazza rimase un momento a guardare Sirius che stava tentando di gettare un Incantesimo di Disillusione sul suo animale per cercare di imbrogliare la McGranitt e farle credere di essere riuscito a farlo evanescere, poi si voltò verso James e non riuscì a rimanere seria di fronte alla sua faccia. Spostava lo sguardo da Sirius alla sua bacchetta, visibilmente preoccupato. La professoressa intanto aveva raggiunto Alice e guardava con approvazione il piano di lavoro vuoto davanti a lei. Fece la stessa cosa con Ramoso, e una volta arrivata a Felpato guardò con attenzione il ragazzo e proclamò:
-Signor Black, abbia pietà di quella povera lucertola disillusa e la faccia tornare normale. Non mi sembra il caso di ricordarle per l’ennesima volta che evitando di esercitarsi non imparerà nulla- Sirius guardava Lily con gli occhi fuori dalle orbite, mimando con la bocca le parole “non ha neanche guardato il tavolo”.
La donna passò poi alla rossa, che la guardò con aria dispiaciuta.
-Forza signorina Evans, sono certa che può farcela. Chiuda gli occhi e sgombri la mente, poi pensi solamente alla formula e al suo topo che sparisce.
La ragazza obbedì e cercò di concentrarsi. Pronunciò la formula lentamente, e quando riaprì gli occhi il tavolo era vuoto, fatta eccezione per la lucertola di Sirius, che, disillusa solo a metà, tentava la fuga disperata.
-Benissimo, direi che merita una O- Lily non fece nemmeno in tempo a gioire che continuò –Le consiglio però di farsi dare qualche lezione dal signor Potter, o potrebbe faticare a riuscire nei prossimi incantesimi più avanzati. Ottimo lavoro in ogni caso- e si allontanò.
A quel punto la sua faccia aveva raggiunto un livello tale di sbigottimento che James fu costretto a buttare a terra il libro per potersi chinare a recuperarlo e scoppiare a ridere. Quando riemerse, rosso in viso, lei lo guardò schifata e fece:
-Vorrei farti notare che ho preso Oltre Ogni Previsione da sola, in ogni caso.
-Io non volevo dirtelo, ma non mi lasci altra scelta. Quando hai chiuso gli occhi la McGranitt ha alzato lo sguardo per guardare Frank che aveva appena lanciato un grido e io ne ho approfittato per far sparire il topo- disse in tono tetro.
-Certo, e io ieri ho preso T in Pozioni. E perché, di grazia, io non avrei sentito il grido?- commentò Lily trattenendo le risate.
-Beh… forse è arrivato il momento di fare una visita a quei dottori dell’udito che hanno i Babbani…- azzardò James beccandosi una linguaccia da parte della rossa.
 
 
-No Potter, per la decima volta, non prenderò lezioni di trasfigurazione da te!
-Bene, quando non raggiungerai la tua E ai Mago e non potrai diventare Auror non venire a piangere da me!
Lily e James stavano battibeccando mentre camminavano mano nella mano verso il tavolo di Grifondoro per la cena. Appena lo raggiunsero, capirono che qualcosa non andava. Ancora prima di sedersi, seguendo lo sguardo di Sirius, si voltarono.
Severus Piton, Regulus Black e un altro paio di ragazzi di Serpeverde stavano attraversando la Sala apparentemente diretti verso l’Ingresso. Parlavano fitto fitto, e per poco riuscivano a vedere dove mettevano i piedi, vista l’attenzione che rivolgevano al discorso di un ragazzo alto e magrissimo. Soltanto Piton staccava gli occhi da lui ogni tanto, guardandosi attorno con nervosismo. Vedendolo, Lily si era come paralizzata, e lo stesso aveva fatto Sirius scorgendo il fratello. James mise un braccio attorno alla vita della ragazza e la condusse dolcemente a sedere, dando le spalle al gruppo, non prima però che lo sguardo del ragazzo si posasse su di lei, gli occhi neri pieni di tristezza. Felpato, che era seduto dall’altra parte del tavolo, seguì i movimenti di Regulus senza smettere di guardarlo, fino a quando non uscirono.
-Quel… cane- sibilò James a denti stretti senza lasciare Lily.
-James… James, calmati dai…- sussurrò lei abbracciandolo.
Lentamente, sentì il corpo del ragazzo che si rilassava sotto alla sua stretta e lasciava che la tensione dei muscoli contratti si sciogliesse.
Gli altri avevano ripreso a parlare, tutti tranne Sirius che stringeva la forchetta in una mano come se volesse spezzarla.
-Di cosa credete che stessero parlando?- chiese Mary prendendo il succo di zucca che Remus le stava passando.
-Di uno dei loro piani idioti, senza dubbio- proruppe Frank turbato.
Era terribile sapere che la maggior parte degli studenti più grandi appartenenti a Serpeverde erano in lizza per diventare Mangiamorte e non avere alcuna prova o diritto per farli espellere. Anche il preside lo sapeva bene, ma era impossibile prendere provvedimenti perché di fatto loro non violavano le regole della scuola.
-Ho sentito dire che stanno cercando di trovare la cosiddetta Camera dei Segreti per aprirla una seconda volta- intervenne Peter piuttosto divertito.
Si accorse che nessuno stava ridendo, anzi, tutti lo stavano fissando confusi, come a chiedergli di continuare, fatta eccezione per Sirius, cui era appena caduta la forchetta.
-Non sapete niente della Camera? Beh, è una vecchia leggenda, piuttosto dubbia secondo me… si racconta che quando i quattro fondatori costruirono la scuola, Salazar Serpeverde creò una stanza nota solo a lui, e poi la sigillò rendendo possibile l’accesso soltanto al suo erede- cominciò il ragazzo.
-E cosa conteneva la Camera?- chiese Remus.
-Orrori. Un mostro, si dice, in grado di eliminare tutti gli studenti che secondo Serpeverde non meritavano di studiare magia- a continuare non era stato Peter, ma Sirius, che aveva l’aria di uno che la sa lunga.
-I Nati Babbani- completò Lily, semplicemente.
-Conoscevi la storia?- le chiese James, piuttosto interdetto. Era sorpreso di non averne mai sentito parlare, ma la cosa non lo aveva turbato molto. Se fosse stata una faccenda davvero preoccupante o seria i suoi glielo avrebbero detto di certo.
-No… ma è facile immaginare che tipo di studenti Serpeverde non approvava- spiegò lei.
-Non è finita- continuò Peter –Prima ho detto per la seconda volta… si pensa che la Camera sia stata già aperta una volta, più di trent’anni fa.
-Ma perché nessuno di noi ne ha mai sentito parlare?- chiese Alice dubbiosa.
-Nemmeno gli insegnanti ne sono certi, si dice che il colpevole sia stato espulso, ma perfino Silente non è tanto convinto della faccenda. A me lo hanno raccontato i miei. Però...- si interruppe per un secondo, e poi riprese –Quell’anno morì una studentessa.
Marlene si fece scappare un gridolino.
-Già… dicono che il suo fantasma viva ancora nei bagni delle ragazze.
Tutte e cinque spalancarono occhi e bocca, e a parlare fu Lily:
-Mirtilla Malcontenta.
-No!- esclamò Dorcas –Non ci posso credere!
-Andiamo! E’ ridicolo, mettiamo che questa Camera esista davvero e sia stata aperta trent’anni fa, cosa peraltro piuttosto incerta visto che anche Silente ha dei dubbi, non credo che quegli scarti umani possano essere veramente in grado di riaprirla- disse Mary visibilmente divertita.
-Ha perfettamente ragione, guardateli. Nessuno di loro potrebbe essere l’erede di Serpeverde, sono soltanto un branco di idioti figli di altri idioti. Molti di loro non sono nemmeno Purosangue, molti Mangiamorte hanno mentito sul loro stato di sangue- disse Sirius.
-E pensi davvero che Voldemort non se ne sia accorto?- domandò Remus scettico.
-Lo sa… molti dicono che lui stesso sia un Mezzosangue.
-Voldemort non è Purosangue? Certo, e io sono Celestina Warbeck…- disse James sarcastico, scatenando un’ondata di risatine.
-Magari lui non è un Mezzosangue, ma Sirius ha ragione. Basta guardarli per capire che nessuno di loro può essere l’erede di Salazar Serpeverde. Sono ridicoli se pensano di poter concludere qualcosa- affermò Lily.
Tutti gli altri soppesarono le sue parole e finirono per ridere di loro insieme, quasi come se avessero deciso silenziosamente di non credere alla storia della Camera dei Segreti per non permettere all’ennesima preoccupazione di entrare nelle loro menti.
 
 
-Nella partita di domani contro Serpeverde, tutta Hogwarts vuole che vinca Grifondoro- osservò Lily appollaiandosi sullo schienale del divano dove giaceva James, solo.
-Tranne Serpeverde- rilanciò lui senza muoversi, gemendo.
La ragazza era appena tornata dalla capanna di Hagrid, dove si recava quasi tutte le sere dopo cena nell’ultimo periodo, sostenendo che non aveva intenzione di ascoltare per un minuto di più i loro discorsi sulle tattiche di disarcionamento, e anche perché era così impegnata con lo studio e i suoi doveri da Caposcuola che erano gli unici momenti in cui poteva andare a trovarlo. A volte tornava anche parecchio tardi, come quella sera, ma James non si preoccupava perché Hagrid la riaccompagnava al castello per non farla camminare sola di notte e lei usava il suo mantello dell’invisibilità. Inoltre sosteneva che questa piccola violazione del regolamento da parte di Lily contribuisse a renderla più clemente di fronte a quello che combinava lui. Si soffermò ad osservarla. Aveva le guance rosse per l’aria fredda di fine ottobre, la borsa ancora su una spalla e il cappotto a coprire la divisa. Un largo sorriso dominava il suo viso, contornato dai capelli scompigliati e con le punte arricciate dall’umidità.
-Andiamo Potter, credevo di essermi messa con il capitano di Grifondoro, non con un fifone che prima di una partita vomita anche il cibo della settimana scorsa- lo rimproverò –Scommetto che Owen non sarebbe ridotto in questo stato se domani dovesse giocare- aggiunse fingendo un sospiro ammirato riferito al capitano della squadra di Tassorosso.
Udendola, James si rianimò all’istante e prese a farle il solletico, alzandosi a sedere, lei ancora seduta sullo schienale.
-Scusa, che hai detto?- rise mentre lei cercava di scappare dalla sua stretta.
-E va bene, va bene, mi arrendo!- disse lei cercando di non scoppiare a ridere e svegliare tutta la torre.
Lui si fermò di colpo, la prese per la vita e la trascinò dolcemente sul divano, finché non fu sdraiata sopra di lui, le labbra sulle sue.
-Dicevi di Owen?- chiese alla fine.
-Chi è Owen?- fece lei a voce bassa accoccolandosi tra le sue braccia e rabbrividendo per il freddo.
-Così va meglio- sorrise lui iniziando a giocherellare con i suoi capelli.
-Non dovevi aspettarmi alzato…- sussurrò Lily a occhi chiusi –Domani cascherai dalla scopa per il sonno…
-Mi sembra che qui quella assonnata sia tu- ripose James posando il naso sul suo.
In tutta risposta lei sbadigliò sonoramente e sorrise.
-Non è vero- borbottò poco convinta.
Dopo un breve pausa, Lily si sollevò di malavoglia.
-Resterei così per sempre…- osservò lui baciandola più volte –Sai, ci sono ancora momenti in cui non mi sembra vero… essere stato così fortunato da trovare te.
-Oh andiamo… quella che non dovrebbe crederci dovrei essere io… in effetti è così anche per me. Insomma, in quante altre possono vantarsi di stare con il capitano di una squadra di Hogwarts più titolato degli ultimi cinquant’anni?- rise, poi si fece seria –No, davvero, io ti ho sempre respinto anche se mi piacevi fisicamente. Mi dicevo che volevo di più, un ragazzo intelligente e con la mente aperta, profondo e che valesse qualcosa, tutte qualità che, nella mia mente, tu non avevi. Mi sento davvero la più fortunata del mondo ad aver trovato quella parte di te, e non posso certo dire di aver dovuto scavare a fondo. In realtà la nostra è una relazione a tre: tu, io e il mio orgoglio- sorrise.
-Aggiungici pure il mio gigantesco ego, allora- fece lui, senza poter resistere alla tentazione di rovinare irrimediabilmente quel momento serio, forse uno degli unici nella loro relazione.
-Mi sono sempre chiesta come facesse la tua scopa a volare con quei tre quintali di egocentrismo sempre in sella- rispose lei cogliendo la palla al balzo.
-E io non ho mai capito come tu faccia a nascondere la tua faccia tosta dietro a questo viso da angelo- aggiunse lui rispondendole per le rime.
-Faccia tosta? Tu, James Potter, viene a parlare a me di faccia tosta?- chiese lei fingendosi incredula ma sorridendo quasi impercettibilmente.
-Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo- osservò James.
-Se così fosse, tra un minuto io me ne andrei di sopra gridando che sei un vero idiota- disse Lily.
-E io immaginerei soltanto di fare questo, non potrei mai osare tanto…
Il ragazzo si avvicinò, la guardò negli occhi e la baciò per quello che loro parve un’ora.
-Se ora vado a letto mi permetterai di continuare questo discorso domani dopo la partita?- chiese James senza lasciare i suoi occhi verdi.
-Può darsi- rispose lei iniziando a salire le scale del dormitorio.
Il ragazzo scosse la testa, rassegnato, e si apprestò a fare lo stesso, quando la rossa risbucò dalla rampa dicendo:
-James?
Lui si voltò stupito.
-Tu baci meglio di Owen- e sparì di corsa in camera.
Per un momento lui si sentì contento e appagato, poi un atroce dubbio calò su di lui.
-Aspetta! Tu come lo sai?- gridò al vuoto, ridendo.
 
 
-Questo è ridicolo... accompagnarti nello spogliatoio perché hai la tremarella alle gambe... come siamo caduti in basso- disse Lily divertita tenendo la mano di James.
-Stai distorcendo la mia versione… in realtà mi devi accompagnare perché potrei far cadere la scopa e questo sì che sarebbe un guaio- ribatté lui cercando di allentare il nodo allo stomaco con una risata.
La ragazza scosse la testa con un sorriso e prese a guardarsi le scarpe, il manico di scopa stretto nella mano libera.
-Ecco caro, siamo arrivati, tieni il tuo giocattolo e divertiti… ricorda, qualsiasi cosa tu faccia, che tu vinca o perda, NON SUDARE, non voglio che ti ammali proprio ora- disse in tutta tranquillità, imitando una madre apprensiva, una volta arrivati davanti alla porta del piccolo spogliatoio.
-Vedo che hai voglia di scherzare, Evans. Ringrazia che io abbia altro per la testa, altrimenti…- la minacciò lui scherzosamente.
-Sto tremando, davvero- lo liquidò malandrina.
James si avvicinò alla porta, poi tornò indietro a prendere la scopa fingendo di ignorare il ghigno sul viso di Lily. Era sulla soglia, quando si girò nuovamente e le fece cenno di avvicinarsi.
-Bacio porta fortuna?- chiese a testa bassa.
Lei lo raggiunse e lo accontentò, ma non appena si staccò sobbalzò.
-Cosa…?
-Ehm James, credo che tu faccia meglio ad entrare e… a chiudere la porta- disse lei rossa in viso e sull’orlo di un attacco di risa.
Lui si voltò e vide, poco lontano dalla soglia, il battitore della squadra in mutande che fingeva di non stare guardando Lily.
-Ci vediamo dopo- soffiò alla velocità della luce, poi si girò ed entro gridando –VESTITI, SVERGOGNATO!- e si chiuse sonoramente la porta alle spalle.
Per qualche secondo la ragazza non si mosse, così ebbe modo di udire il discorso che seguì.
-Ma questo è uno spo…- fece per protestare il malcapitato.
-TI HO DETTO VESTITI! E NON PROVARE MAI PIU’ A GUARDARE LA MIA RAGAZZA COSI’ O SE FUORI DALLA SQUADRA!-
-Ma io non…
-SILENZIO!
Lily si appoggiò al muro per evitare di cadere a terra dal ridere. Il ragazzo le aveva solo rivolto uno sguardo sorpreso, visto che era sulla soglia dello spogliatoio dei ragazzi con la porta spalancata, ma James era sempre il solito.
Si avviò verso le gradinate, dove i tre quarti degli studenti aspettavano le squadre brandendo striscioni, sciarpe, cartelli, spille e persino magliette con i nomi dei giocatori sulle spalle, un po’ come nel calcio Babbano, tutto rosso scarlatto e oro. Da dove si trovava la ragazza si vedeva chiaramente la parte dei Serpeverde, che tenevano alto un enorme serpente di cartapesta animato per magia, che ogni tanto emetteva un sibilo raccapricciante. Dopo aver raggiunto Remus ed essersi seduta, Lily si guardò attorno con indifferenza, prese la borsa e ne estrasse un libro molto voluminoso.
-Avvertimi quando entrano e se Grifondoro segna- disse ad Alice poco prima di isolarsi nel suo mondo personale, nel quale entrava a far parte del libro che aveva davanti insieme ai personaggi.
-Eccoli!- esclamò questa pochi minuti dopo.
La rossa alzò lo sguardo, come riscuotendosi da un sogno, e vide la squadra che entrava in campo in fila indiana. Per ultimo, Sirius si guardava intorno con aria da duro, ma non si era accorto di aver dimenticato di togliersi la felpa. Quando si disposero a sinistra della linea di centrocampo, James gli pestò malamente un piede e lui se ne liberò gettandola ai piedi delle gradinate, cercando di fingere che fosse tutto voluto. La folla fece appena in tempo ad applaudire e a ridere per la scena, quando anche i Serpeverde arrivarono nelle loro divise verdi e argento. Il grosso serpente dei tifosi prese a sibilare forte, coprendo gli applausi e soprattutto i fischi. James si sistemò gli occhiali sul naso, si avvicinò al capitano avversario e gli strinse la mano. Questo sobbalzò e il suo braccio prese a vibrare incontrollato. Ramoso lo lasciò andare e si liberò velocemente del giocattolo Babbano procuratogli dal padre di Lily che aveva nascosto nel palmo della mano, gridando ad un ascoltatore non ben definito:
-Ehi… questo qua mi sembra un po’ nervoso, non vorrei che cadesse dalla scopa…
Gran parte del pubblico scoppiò a ridere applaudendo James e il suo trucco chiaro solo a pochi. Lily, invece, posò il libro, si alzò in piedi ed emise un sonoro fischio. Il ragazzo alzò lo sguardo, lei lo salutò con la mano e gli mandò un bacio, ma in cambio ottenne solo un gesto che significava “facciamo i conti dopo”.
Al fischio dell’arbitro, Frank prese a volare rapidamente verso la porta di Serpeverde passandosi la Pluffa con Mary, mentre Sirius stava appostato accanto al portiere. La ragazza gridò il suo nome e fece per lanciargliela, ma all’ultimo istante si bloccò e cambiò traiettoria puntando all’anello più vicino a lei. Per quanto vecchia e semplice, la tecnica funzionò a meraviglia. La squadra avversaria sembrava decisamente poco preparata, perché dopo venti minuti Grifondoro conduceva centocinquanta a trenta. James seguiva la partita distrattamente, cercando di tenere d’occhio il boccino. Aveva impedito per due volte al cercatore di Serpeverde di afferrarlo, pur senza prenderlo. Voleva un po’ di gloria per i suoi compagni di squadra, che erano ancora tremendamente dispiaciuti per aver perso la coppa l’anno precedente. La folla era in delirio, e fu quando Sirius segnò con un calcio alla Pluffa e la nuova battitrice quasi colpì Mary con un bolide, distratta dalla gioia, che decise che era giunto il momento di porre fine alla partita. Avvistò la piccola pallina alata nei pressi della scarpa destra di Frank, e vedendo che l’avversario era da tutt’altra parte del campo si lanciò in una picchiata spettacolare e la strinse finalmente in un pugno.
I compagni di squadra stavano già gridando e volando verso di lui, pronti a prelevarlo dalla sua scopa per portarlo in spalla, ma lui li deviò con un sorriso e si precipitò verso gli spalti, proprio dove si trovava Lily. Si fermò sul bordo, le fece cenno di avvicinarsi e le diede un lungo bacio che conteneva tutta la sua felicità.
 
 
Un’ora dopo, erano tutti in Sala Comune per una festicciola organizzata da Sirius.
-Signori!- esordì salendo in piedi su un tavolo piuttosto sgangherato –Come vedete, non ero affatto sicuro di vincere quest’oggi, quindi non ho preparato niente- disse indicando i numerosi striscioni, il cibo proveniente dalle cucine e un elfo domestico con la sciarpa di Grifondoro che cantava un inno a James.
Tutta la stanza scoppiò a ridere, ma a un cenno di Remus tornò il silenzio.
-Volevo solo dire due parole. Non l’ho mai fatto prima, quindi voglio ringraziare James per l’impegno e l’amore che mette nel suo ruolo di capitano. E’ solo grazie a lui che siamo riusciti a vincere, perché porta alla squadra un animo e una voglia di vincere talmente forte che nessuno potrebbe mai eguagliarlo. Non a caso, abbiamo sempre vinto da quando il vecchio Bogger ha passato il testimone a lui, ai tempi del nostro terzo anno. Tutti gli anni la coppa è stata nostra, tranne l’anno scorso, anno in cui, non a caso, lui non c’era- nel pronunciare queste ultime parole Sirius si scurì un po’ in viso, ma poi bevve un sorso di Whisky Incendiario e si riprese immediatamente –Ma questa volta, nel nostro ultimo anno qui ad Hogwarts, abbiamo intenzione di rifarci, e pare che James sia riuscito di nuovo a mettere insieme un’ottima squadra. Quindi grazie a tutti per il lavoro fatto oggi e viva Capitan Potter!- gridò.
Uno scroscio di applausi invase la Sala, e solo dopo che tutti ebbero le mani doloranti Felpato poté concludere:
-Solitamente dopo questi discorsi seri scarico la tensione dandogli del gay, ma visto che da quest’anno sta con quella ragazza da urlo laggiù- e indicò Lily in fondo, cosa che le provocò un eccesso di risa –pare che io non possa più, quindi vi dico solo di far sparire questo Whisky entro domattina o dovremo buttarlo nel lago- e scese dal tavolo con un salto.








Note:
Lo so, lo so, sono di nuovo in ritardo.
Vi giuro che non appena riuscirò a liberarmi di questa scuola soffocante tornerò ad aggiornare spessisimo, davvero!
Beh che dire, capitolo molto soft, una sorta di quiete PRIMA della tempesta.
E questo sì, può essere considerato uno spoiler u.u
Spero vi piaccia, come sempre recensite!
Alla prossima!
PS: Non vi allarmate se qualche volta ritardo a postare, non vi abbandonerò mai, a volte mi serve solo un po' più di tempo, ma vi giuro che presto tornerò quella di prima!


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Capitolo 21
*** Cinque bellissime sorprese ***


 




-Vi prego, fate tacere quella cosa- sospirò James prendendosi la testa tra le mani e massaggiandosi le tempie.
Non ricordava di essere andato a letto, ma quel mattino vi si era svegliato piuttosto scombussolato e con un gran mal di testa. Sospettava di aver esagerato con il Whisky la sera prima, ma Remus non ne sapeva nulla e, per quanto riguardava Sirius, aveva preferito non domandare, perché era insolitamente e rumorosamente allegro. E non era l’unico, perché Alice si era alzata davvero di buon umore e stava monopolizzando la Sala Comune con gli schiamazzi di Celestina Warbeck, provenienti da un congegno magico che ne riproduceva la voce, registrata in precedenza, a detta della proprietaria, a un suo concerto.
-Ali, forse è il caso di abbassare…- tentò Lily, seduta a terra a gambe incrociate con un libro davanti.
-Se a qualcuno da fastidio questa voce soave gli consiglio di andare a fare un giro!- ribatté lei canticchiando.
-Forza Ramoso, andiamo a fare dono della nostra presenza a tutti quelli che passano per il corridoio- lo incitò Sirius.
-Vengo anch’io, non riesco a studiare nulla- disse Remus alzandosi in piedi –Pete?
-Una bella passeggiata Malandrina, non posso dire di no. Frank dov’è?- chiese.
Si guardarono tutti attorno, e non trovandolo nelle vicinanze conclusero che si trovasse ancora a letto. I quattro ragazzi uscirono precipitosamente dal buco del ritratto a un acuto particolarmente spaccatimpani della cantante e si ritrovarono in mezzo a una folla di studenti che facevano avanti e indietro per il corridoio.
-Accidenti- commentò James con un sospiro.
Ma non c’era alcun problema, in realtà, e intendendosi, si diressero verso il quinto piano, sempre vuoto, la domenica. Presero a scendere le scale e Sirius, arrivato sul centoventisettesimo gradino, batté il piede due volte leggermente e una volta più forte, e la rampa prese a girare. Remus, che non si era mai abituato, si aggrappò al corrimano, mentre James continuò a scendere fermandosi in fondo e aspettando che l’ultimo scalino si congiungesse con il pavimento. Era una vecchia scorciatoia a dire il vero piuttosto inutile, ma a Felpato piaceva la scena, così lo faceva spesso.
Percorsero parecchi piani parlando della partita del giorno prima, e di come il terribile serpente degli avversari aveva avuto poche occasioni per emettere il suo sibilo.
-Quando Frank ha segnato la trentesima rete potrei giurare di aver sentito Lumacorno che minacciava il portiere di toglierlo per sempre dalla sua collezione- affermò Remus.
-Sarebbe proprio da lui. Insomma, è talmente accecato dalla notorietà che non sa nemmeno lui da che parte sta, in questa guerra. Basta pensare che non mi vuole alle sue stupide feste quando ha fatto carte false per accaparrarsi Regulus. Insomma, non siamo figli dello stesso padre?- disse Sirius con indifferenza.
-Beh, c’è da capirlo. Mostrarsi in amicizia con un traditore del proprio sangue come te- sussurrò Peter con lentezza, fingendosi schifato.
Sirius gli gettò un braccio attorno alle spalle e prese a strofinargli il pugno sulla testa, ridendo.
-Eccoci. E ora, di grazia, che dovremmo fare?- rise James contemplando il corridoio deserto.
-Intanto laggiù c’è uno specchio se vuoi essere sicuro che ogni maledetto capello sia scompigliato nel modo giusto- intervenne Lunastorta.
-Molto divertente davvero- rispose il ragazzo, avviandosi però in quella direzione.
Quando si trovarono tutti e quattro davanti alla superficie riflettente, Sirius sorrise.
-Guardateci. Sono sette anni che siamo qui dentro e siamo sempre stati insieme. Ha dell’incredibile.
-Oh andiamo, qui quello che ha dell’incredibile è la mia innaturale bellezza- lo smontò Ramoso, una mano tra i capelli.
Remus gli diede una sonora pacca sul collo e Felpato lo spinse con malagrazia, facendolo andare a finire contro il muro. Voltandosi, il ragazzo intravide qualcosa tra lo specchio e il muro dietro ad esso.
-Ehi, guardate qua…- disse divertito facendo scivolare lo specchio sul pavimento. Ignorando le proteste di Remus, con troppa facilità Sirius estrasse un mattone dal muro.
-Potrei tirarlo addosso a…- ma nessuno seppe chi fosse la sfortunata vittima del ragazzo, perché i mattoni circostanti presero lentamente a scomparire, azzittendolo.
In pochi secondi nel muro si era aperto un arco grande come una porta dalle dimensioni ridotte. In basso, una parte di parete era rimasta, creando uno scalino. James infilò immediatamente la testa dentro l’apertura, illuminando l’interno con la bacchetta, e scoprì di non averne affatto bisogno. Era una specie di tunnel, dove potevano stare tutti comodamente in piedi. Ogni due metri, alternate da una parte all’altra, c’erano delle lanterne appese ai due muri laterali. Era largo abbastanza perché un uomo ben piazzato potesse allargare le braccia del tutto senza incontrare ostacoli.
-Ragazzi, qualcuno ha la Mappa? Avremmo un passaggio segreto da aggiungere- sussurrò James senza staccarne gli occhi.
-Siamo sicuri che…
-Rem per l’amor del cielo, devo ricordarti dove siamo?- intervenne Sirius entusiasta per la scoperta –Sono pronto a giurare che Silente conosca perfettamente tutti i passaggi del castello che noi abbiamo impiegato anni a trovare… non può esserci nulla di pericoloso.
-In realtà non volevo dire questo- fece Remus alzando gli occhi al cielo –Semplicemente è ora di pranzo, visto che James si è alzato tardi, e non abbiamo tempo per esplorarlo.
I quattro concordarono che Lunastorta aveva ragione, e decisero di tornare subito dopo mangiato per vedere dove conduceva il tunnel. Saltare un pasto, soprattutto in quel periodo, avrebbe destato preoccupazioni nel corpo insegnanti e, soprattutto, avevano già lo stomaco vuoto. Stavano già per allontanarsi, quando Sirius richiamò la loro attenzione facendo notare che aveva ancora il mattone in mano.
-Prova a portare il mattone al centro dell’arco, più o meno nel punto dove l’hai tolto…- suggerì Remus intuendo la richiesta.
Il ragazzo eseguì, e lentamente il muro cominciò a ricomporsi dal nulla. Fece appena in tempo a lasciarlo per non ritrovarsi le dita schiacciate che comparvero anche gli ultimi pezzi e la parete tornò ad essere solida.
-Beh, è stato facile.
 
 
Arrivarono in Sala Grande con qualche minuto di ritardo, tutti trafelati, e presero posto goffamente.
-Indovinate!- gridò Sirius dopo aver trangugiato tre bicchieri colmi d’acqua.
-Sssh!- lo zittì Remus guardandosi intorno.
-Indovinate…- ripeté lui più piano –cosa abbiamo scoperto.
Le ragazze lo guardarono sorprese e confuse, e, come per accontentarlo, gli domandarono cosa fosse successo.
-Abbiamo trovato un nuovo passaggio segreto nel castello- spiegò lui fiero, accertandosi che solo loro udissero.
Aspettò una reazione, ma loro tacquero, aspettando che continuasse. Lui prese quindi a raccontare di come in una frazione di secondo, grazie alla sua vista da falco, aveva notato la particolarità di un mattone e di come il muro era scomparso una volta estratto, terminando con la chiusura del varco e del suo incredibile intuito nel scoprirla.
-Sì, sei fantastico- lo assecondò Lily frettolosamente –ma non ci hai detto dove porta.
-Non lo sappiamo ancora- ammise Felpato –Non abbiamo avuto tempo di esplorarlo, ma lo faremo presto- spiegò ammiccando agli amici. Lei sembrò delusa e James la guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
Si era preoccupato che lei facesse storie al riguardo, invece era entusiasta, e probabilmente non aveva voglia di negargli questa occasione, una delle ultime da passare in compagnia dei Malandrini.
-Miei cari alunni- iniziò Silente interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Tutti, al tavolo, lo stavano guardando, mentre James non si era neanche accorto che si fosse alzato in piedi –vedo che vi state godendo il pranzo, ed è per me un dispiacere interromperlo. Ma ho da darvi una notizia che penso piacerà a molti. Come pochi di voi sapranno, quest’anno non è altro che il novecentottantacinquesimo anniversario della fondazione di Hogwarts. Vi chiederete, e che importa? In fondo, un anniversario accade tutti gli anni. Dovete sapere però che per il vostro vecchio preside che tanto ama i divertimenti, ogni scusa è buona per organizzare nuove esperienze- il vecchio preside si fermò, assaporando lo stupore che si diffondeva fra i tavoli, in chiacchiericci frammentati –Sapete invece tutti che la scuola è molto provata dai recenti avvenimenti, e che il morale non è certo alle stelle. Per questo e per mille altri motivi, tutto il corpo insegnanti ha deciso di organizzare la Fiera d’Autunno, che si terrà domani proprio qui dal castello al villaggio di Hogsmeade e comprenderà un’escursione nella Foresta, ovviamente nelle zone sicure, guidata dal nostro guardiacaccia Rubeus Hagrid, e diversi giochi all’aperto. Sarà inoltre possibile, alla sera, partecipare ad un mercatino gestito dagli insegnanti e da alcuni negozianti del villaggio che si sono gentilmente offerti, gli studenti dal quinto anno in su potranno anche organizzare una propria bancarella. Anche nelle altre attività è richiesto il vostro contributo, in particolare invito i quattro capitani delle squadre di Quidditch a recarsi nel mio ufficio più tardi per discutere di un’opportunità che potrebbe interessarvi. Con le scope- aggiunse, come se tutti non l’avessero già inteso -Chiaramente ogni idea sarà ben accolta se esposta ai prefetti e ai caposcuola della propria casa, che provvederanno a riferirla ai direttori. La fiera riguarderà tutta la giornata di domani e tutto il parco del castello, tenendosi ben lontani dal Platano Picchiatore- scandì, il tono si fece più duro mentre spiegava delle barriere impenetrabili che avrebbero tenuto all’interno gli studenti, a cui non sarebbe stato in alcun modo permesso uscire dal perimetro stabilito. In un batter di ciglia si rifece allegro -Speriamo che questa piccola idea vi piaccia e che ci aiuterete affinché tutto vada per il meglio e sia un divertimento per tutti quanti. Per qualsiasi dubbio, rivolgetevi al vostro direttore. Buon appetito!-
Quando il preside tacque, nella Sala si alzò un mormorio crescente. Gli insegnanti sembravano contemplarli per capire quale fosse la loro reazione alla notizia, e non sembrarono colti di sorpresa quando innumerevoli persone si alzarono per andare a proporre il loro nome per una bancarella o un gioco, entusiasti.
-Interessante- commentò Remus portandosi alla bocca i cucchiaio colmo di zuppa.
-Che idea carina! Mi piacerebbe tenere una bancarella- esclamò Lily illuminandosi.
-Anche a me… andiamo a dirlo alla McGranitt?- chiese Alice entusiasta.
In un baleno le due ragazze si alzarono dal tavolo, dirette verso la lunga fila che si era creata attorno a quello degli insegnanti. James stava giusto dicendo che non aveva la minima intenzione di andare da Silente prima di aver finito di mangiare, e che quella notizia li avrebbe costretti a rimandare l’esplorazione del passaggio, quando Lily si voltò, come ricordandosi qualcosa, e gli gridò:
-A proposito di passaggi segreti, cosa fai alle otto?
 
 
James si dirigeva verso il passaggio per Mielandia, al terzo piano, chiedendosi cosa mai avesse in mente Lily. Dopo essersi nascosto per l’ennesima volta da Pix, che piroettava per il castello fischiettando una marcia funebre, arrivò davanti alla statua della Strega Orba. Picchiettò sulla gobba con la bacchetta e, quando questa si aprì, saltò di sotto, atterrando in piedi. In un primo momento non vide nulla, ma poi notò una luce fioca poco lontano e sorrise, camminando in quella direzione. Svoltato un angolo si trovò davanti Lily, che lo aspettava appoggiata al muro.
-Ehi- disse lui avvicinandosi.
-Anche tu qui?- sorrise lei e gli indicò un punto alle proprie spalle.
Una coperta, o forse un lenzuolo, era appesa ai due muri laterali, a formare una parete. Nascondeva tutto il resto, ma si intravedeva della luce, e qualche ombra indistinta. In un angolo era leggermente sollevata, come ad invitare ad oltrepassarla. Lily ne alzò il lembo e lo fece, ora James poteva vedere anche la sua sagoma, che in silenzio lo invitava a seguirla. Obbedì, fidandosi ciecamente della mano che adesso si stringeva attorno alla sua, con dolcezza. Cercò di fissare quella sensazione, di calore, di profumo e di Lily.
Spalancò gli occhi, e capì che non avevano semplicemente oltrepassato una coperta a fiori, ma erano entrati in un mondo di coperte dalle fantasie più svariate. I due muri erano coperti da numerosi panni, come a renderli più caldi e morbidi. A circa due metri di distanza, un'altra coperta, stavolta a quadrettoni dai colori scuri, faceva da parete di fondo, creando uno spazio piccolo ma accogliente. Dal soffitto ne pendevano altre, che, gonfiandosi, si riunivano in diversi punti del muro, formando diversi tendaggi variopinti. E poteva mancare una coperta a terra? Certo che no, due, tre, dieci coperte abbandonate sull’altrimenti freddo pavimento e una distesa di cuscini dall’aria davvero comoda. Sparse qua e là, poi, varie candele dalle mille forme e profumi, tutte accese, le fiamme danzanti. Il risultato era magnifico: una capanna incredibilmente suggestiva, di tessuti pesanti dai colori tenui, e fiori esotici che pendevano dal soffitto a punta. Si trovavano ancora dentro al passaggio segreto di pietra, di solito freddo come una ghiacciaia?
-Ti piace? Ci ho passato tutto il pomeriggio- disse Lily rompendo dolcemente il silenzio.
-Lily è… è stupendo, ha l’aria di casa- rispose lui, incapace di esprimere a pieno ciò che veramente ne pensava.
-Mi sono ispirata alle capanne che facevo da bambina con mia sorella, ma i muri erano le sedie. Vieni, ho portato anche da mangiare- rise piano.
Prima di sedersi, James la circondò con le braccia e la baciò sulla fronte, grato che la creatura in grado anche solo di concepire una cosa così fosse tutta sua, come a ringraziarla non solo di quel gesto, ma soltanto della sua esistenza, e aver accettato di condividerla con lui.
Dopo essersi accomodato su un cuscino di fronte a lei, notò per la prima volta un cestino da pic-nic posato lì accanto. Mano a mano che mangiavano le incredibili bontà presenti all’interno, queste si rigeneravano ed, infilandovi il braccio, James non riuscì neppure a trovarne il fondo. Quella sera non avrebbero avuto fame.
-Me l’hanno dato gli Elfi Domestici- spiegò lei –credo di stargli simpatica- rise.
-Ti adorano, chi potrebbe non adorarti?- rettificò James accogliendola fra le sue braccia, le dita di lei a stringergli la maglietta.
Quando furono entrambi pieni da scoppiare, il cestino fu messo da parte e Lily disse:
-Non è finita.
E, allungandosi leggermente, prese la sua borsa ed estrasse un libro rilegato in pelle. Quindi lo porse a James, che lesse “Ricordi”, scritto in bella grafia sulla copertina. Le rivolse uno sguardo commosso, lei lo incitò ad aprirlo.
La prima pagina ospitava una foto di lui e Sirius che ghignavano al fotografo guardandosi di sottecchi. A fianco ce n’era un’altra in cui Lily prendeva a cuscinate Alice, e di seguito una con tutte e cinque le ragazze in pose buffe. Continuò a sfogliare, trovando foto di tutti i Malandrini al completo, con a volte anche Frank. Lui e Remus che studiavano, lui e Lily che si urlavano contro, sempre loro due addormentati sul divano (rise), inserite l’una accanto all’altra in maniera provocatoria. Una foto del castello e una del loro incontro alla stazione all’inizio delle vacanze estive, quella scattata da Lunastorta in spiaggia e mille altre. Foto su foto si susseguivano mano a mano che continuava a sfogliare l’album. Alla fine, una decina di pagine vuote dove incollarne altre.
-E’ bellissimo… ci siamo tutti quanti, è la cosa più bella che mi abbiano mai regalato- disse lui con voce rotta.
-Mi ha aiutata Remus… speravo ti piacesse- spiegò lei modesta.
James stava per baciarla, quando l’album, che aveva in grembo, cadde e si aprì all’ultima pagina. Una foto di Owen, il capitano di Tassorosso, mentre parava un rigore troneggiava al centro.
-Lily… perché…ehm?- tentò lui sbarrando gli occhi.
Lei scoppiò a ridere, rossa in viso, e si nascose con un cuscino, senza riuscire a smettere.
-Scusa… la tentazione è stata troppo forte…- disse staccando la foto e accartocciandola nel pugno.
Lui scoppiò a ridere e prese a farle il solletico sulla pancia. Lei cadde sdraiata sopra ai cuscini, e in un attimo lui le fu sopra, sempre ridendo e senza darle tregua. Lentamente si fermò e iniziò a baciarla sempre con più passione, mentre la mano che non le stava accarezzando i capelli si faceva strada verso i bottoni della camicetta.
 
 
-Oh santo cielo, sono vivi!- esclamò Sirius superando con qualche balzo le scale del dormitorio maschile e indicando Lily e James, beatamente addormentati sul divano, almeno fino ad allora.
-Black, si può sapere qual è il tuo problema?- chiese James guardando il soffitto, con Lily che mugugnava minacce di morte stretta a sé.
-Il mio problema è che non siete rientrati stanotte- rispose lui lasciandosi cadere a sedere su una poltrona sfondata.
-Tu hai bisogno di un analista, ieri pomeriggio ti ho avvertito che avremo fatto tardi- protestò la ragazza alzandosi a sedere, gli occhi infastiditi dalla troppa luce e la voce impastata.
-Oh… giusto… comunque non usare sporche parole Babbane con me, chiaro? Insomma, cosa sarebbe un analista, per Merlino?
Lily sbuffò sonoramente e si portò una mano ai capelli, probabilmente sognando di lanciare una fattura a Felpato. Ma restò solamente un pensiero, perché proprio in quel momento entrò Marlene, che li travolse tutti con foga.
-Avete visto? E’ meraviglioso!- esclamò.
La rossa la guardò con espressione vacua, chiedendosi cosa mai ci fosse di così importante per meritare di essere annunciato urlando di prima mattina, quando le tornò alla mente la Fiera d’Autunno. Si alzò in piedi e andò alla finestra. Si trovò davanti la vista di tutto il parco di Hogwarts, pieno di bancarelle ancora vuote, decorazioni autunnali e un enorme striscione che recitava il nome dell’evento. Gruppetti di professori scagliavano incantesimi qua e là, facendo comparire postazioni di gioco a lei sconosciute.
-Wow!- esclamò, additando un’enorme scacchiera fornita di pezzi alti più di lei.
Decisero di fare colazione in fretta ed uscire subito per curiosare e cercare di capirne qualcosa in più. Dopo aver tirato giù dal letto tutti gli altri ed essersi vestiti, trovarono che a molti altri studenti era venuta la stessa idea, perché la Sala Grande era affollata anche se era piuttosto presto, considerando che non c’era lezione.
-Guarda Ali, mia madre mi ha mandato quei cuscini ricamati che ti dicevo! E vasetti, segnalibri, copri-teiere… uh guarda questo…- disse Lily aprendo un voluminoso pacco.
-Io ieri pomeriggio ho fatto qualche bracciale di perline, e aggiungendo le tue sciarpe di lana verrà una bancarella bellissima!- esclamò Alice entusiasta.
In quel momento li raggiunse anche Frank, che era passato dalla biblioteca per andare a recuperare un libro che aveva dimenticato.
-Ehi, avete visto il campo? Sarà fenomenale!- fece.
-Campo?- chiese James sovrappensiero.
-Di Quidditch, no?
A quelle parole il ragazzo quasi si strozzò con il suo succo, e dopo essersi ripreso gridò:
-Per Morgana, ieri non sono andato nell’ufficio di Silente a sentire che voleva!
-Fossi in te andrei a mettermi la divisa e correrei al campo, ho incontrato il capitano di Corvonero che andava là- gli consigliò Frank.
-Volo!- esclamò lui correndo via.
Fece tutto di corsa, e una volta arrivato vide che tutti e tre gli altri capitani erano già lì con la McGranitt, che aveva una certa aria assassina. Si scusò per non essersi recato dal Preside, e la professoressa spiegò che avrebbero dovuto fare qualche dimostrazione con il percorso a ostacoli sulla scopa e seguire i più giovani, questo per almeno due ore. Dopodiché, a patto che trovassero qualcuno che li sostituisse, se ne sarebbero potuti andare. James ascoltò tutto annuendo, cercando di recuperare la sua dimenticanza, e la McGranitt lo gratificò con un sorriso gelido.
Il lavoro loro affidato si rivelò piuttosto noioso. Il percorso era molto bello, con cerchi di fuoco, slalom, c’era persino un punto dove era richiesto di afferrare il boccino per poter proseguire, ma alla fine dopo averlo fatto qualche volta era sempre lo stesso. La vera sfida era evitare che i ragazzini di undici anni finissero arrostiti nel fuoco o si schiantassero a terra, e il bello era che molti di loro avevano addirittura bisogno di una prima lezione sul volo in generale, altri abbandonavano direttamente il tentativo, arrivato il loro turno. Dopo quello che a James parve un secolo, scorse Lily entrare nel campo guardandosi intorno affascinata, la sciarpa di Grifondoro al collo, il cappotto marrone e i jeans scoloriti. Lo vide e si illuminò, correndogli incontro.
-Allora? Come va?- chiese sorridendo.
-Da quanto sono qui?- domandò lui di rimando.
-Un’ora…
-Accidenti, me ne manca ancora una e non ho nemmeno trovato qualcuno disposto a sostituirmi. O meglio, qualcuno disposto a sostituirmi che abbia più di dodici anni- aggiunse gettando un’occhiata alla fila di persone che voleva fare un giro.
-Vediamo se questo può tirarti un po’ su di morale- disse lei avvicinandosi e regalandogli un dolce bacio a fior di labbra.
Il ragazzo, ironicamente, commentò con un eloquente gesto che stava a significare “Insomma…”
-Fatti coraggio, vado a cercare qualcuno che prenda il tuo posto e poi sto qui finché non finisci- rise lei sovrastando il vociare degli studenti.
-Del resto è per questo che sto con te- le sorrise James, grato –Ehi tu, non così vicino ai bolidi!- gridò agitando una mano.
Lily fece una risatina e se ne andò, per tornare quindici minuti dopo in compagnia di un ragazzo del quinto anno.
-Ehi Potter, George sarebbe contento di sostituirti- gridò.
-Ti amo- ripose lui correndo dietro a un ragazzino la cui scopa sembrava impazzita.
-Credo dicesse a me- disse a George, che la guardava confuso.
 
 
-Grazie a dio è finita- sospirò James dopo essersi cambiato ed aver allacciato la sua mano a quella di Lily, a suo dire, come minimo per l’eternità.
Presero a passeggiare per la fiera, commentando con allegria sempre crescente ciò che vedevano. Presto li raggiunsero anche tutti gli altri, fatta eccezione per Dorcas, che nemmeno Sirius sapeva dove si fosse cacciata.
-Mi chiedo cosa ci farà Silente con questi affari. Insomma, non è il tipo da buttare niente- commentò Remus osservando gli enormi pezzi di scacchi e i giocatori che vi si aggrappavano. C’era chi stava in sella al cavallo, chi seduto sopra alla torre, chi al fianco dell’alfiere e poi chi, una volta “mangiato”, era costretto a star sdraiato a lato del campo fino alla fine della partita. Sirius salutò un imbranato ragazzino dentro ad un armatura, cui, per la foga di ricambiare, cadde sonoramente la visiera.
Ma le particolarità non erano finite. Molti banchi erano ancora vuoti, fatta eccezione per quelli delle vivande, gestiti dai baristi di Hogsmeade. Un enorme banco di dolci troneggiava vicino alla capanna di Hagrid, e dietro ad esso il viso gentile del proprietario di Mielandia. Sulla strada per il villaggio, completamente ricoperta di foglie secche che scricchiolavano sotto alle scarpe, c’era una grande botte piena d’acqua e di mele che galleggiavano, che si dovevano pescare con la bocca.
-Ehi, questo ce l’hanno anche i babbani!- esclamò Lily –Solo che non ti scompare la testa se lasci cadere una mela- aggiunse lentamente, gli occhi sgranati ad osservare le sorti di una ragazza inginocchiata sul bordo della botte.
-Inquietante- commentò Mary.
-Guardate, ecco Dorcas!- disse Marlene indicando la ragazza che andava verso di loro di corsa.
-Indovinate!- esclamò dopo averli raggiunti, con il fiatone –Hanno catturato un Mangiamorte a Londra.
Improvvisamente tutti cessarono di parlare.
-Stai scherzando?- chiese Alice stupita.
-No, no, ho sentito Vitious che ne parlava! Non è fantastico?
-E’ meraviglioso!- fece Lily, le guance arrossate.
Tra di loro aleggiava una domanda, ma nessuno pareva avere il coraggio di farla.
-E’ Travers- spiegò Dorcas afferrando all’istante e lanciando un’occhiata dispiaciuta a Sirius, che forse per un momento aveva veramente pensato che potesse trattarsi di Bellatrix. –Si trovava a Notturn Alley.
-Travers?- domandò Marlene atona.
-Sì…
Lei con un sospiro si sciolse in un pianto emozionato, piano, e sorrise agli amici come mai aveva fatto prima.
-Travers ha ucciso i miei genitori.
-Lene! Non ce l’avevi mai detto!- esclamò Mary correndo ad abbracciarla.
Ben presto si formò un vero e proprio abbraccio di gruppo. Tutti volevano confortare l’amica, e tutti, in fondo, erano davvero felici per quella bellissima sorpresa.
 
 
La giornata passò tra pasti abbondanti, giochi e tante risate. Anche Mary fece un turno al percorso con le scope, ma a differenza di James si divertì abbastanza, perché lei ci sapeva fare con i ragazzini più piccoli, che d’altra parte preferivano lei a Ramoso, perché aveva più pazienza e parlava in modo gentile. Una volta finito, raccontò quello che aveva fatto agli amici, e James borbottò qualcosa sui marmocchi dagli ormoni impazziti.
Giunse la sera, e dopo che la testa di Sirius fu tornata visibile grazie all’esaurimento dell’incantesimo della pesca delle mele, tutti quanti si diressero verso le cucine per procurarsi la cena gratis, fatta eccezione per Alice e Lily, che dovevano aprire la loro bancarella. Si trovava all’inizio del sentiero che portava ad Hogsmeade, ed era di medie dimensioni. Vi disposero sopra sciarpe, cuscini ricamati, copri teiere, alcuni vasetti di marmellata dipinti a mano, segnalibri di cartone, poi attaccarono alla parte superiore, sotto all’insegna che recitava “Fiera d’Autunno di Hogwarts”, dei gancetti a cui appesero collane e bracciali di perline creati da Alice. Attaccato al bancone c’era il listino dei prezzi, e dietro due sgabelli ospitavano le ragazze. In un primo momento, visto che tutti erano a mangiare presso le bancarelle di vivande, Lily si appollaiò sulla sua sedia con un libro sulle ginocchia e vi si immerse.
-Ehi, bella ragazza, cosa leggi?- chiese una voce familiare pochi minuti più tardi.
Alzò lo sguardo e vide James, i gomiti posati sulle sciarpe disposte ordinatamente e una mano che le porgeva un panino.
-Non stropicciare la merce, mascalzone- lo rimproverò con un sorriso, accettando il cibo.
Tutti gli altri si sedettero accanto al banco, in cerchio, mangiando e chiacchierando animatamente. Ben presto gli studenti iniziarono ad arrivare e Lily e Alice conclusero ottimi affari vendendo numerosi oggetti. A un certo punto Sirius si alzò e le raggiunse.
-Vorrei quella collana per Dorcas- disse senza curarsi di essere udito.
-Per te offre la casa- sorrise Alice staccandola e porgendogliela.
-Non ci penso neanche, voglio farle un regalo vero e proprio- protestò lui.
-Bene, allora sono quindici falci, prego- fece Lily tendendo il palmo all’insù davanti all’amico e incitandolo a pagare.
-Alla faccia… neanche fossero d’oro!- commentò lui con un sorriso.
Le ragazze fecero le finte offese e Alice gli lanciò la collana, che lui prese al volo e andò a mettere al collo di Dorcas.
Dopo un paio d’ore, arrivò anche la McGranitt che si complimentò con loro per lo splendido banco e si offrì di sostituirle per permettergli di fare un giro alla Fiera, che a suo dire di sera era ancora più bella. Le due accettarono, grate, e tutti e dieci si incamminarono. Videro la bancarella di fiori della Sprite, mentre Madame Chips mostrava i rudimenti del primo soccorso a qualche studente. Remus li guidò fino allo stand della cioccolata calda, il suo preferito in assoluto, e tutti ne presero una tazza per scaldarsi, attorno ad un tavolo che poggiava su una stufa: la fredda aria di fine ottobre non aveva certo deciso di risparmiarli. Mentre ridevano osservando la professoressa di Divinazione che leggeva i tarocchi a una ragazza dall’aria preoccupata, Marlene vide, proprio al centro del parco, un grande falò, grandissimo, che proiettava sugli scheletri delle strutture da gioco adesso abbandonate ombre tremanti in una suggestiva luce dorata. I ragazzi diressero da quella parte, le braccia attorno alle spalle del vicino. James si accaparrò una sedia non senza difficoltà e fece accomodare Lily sulle sue ginocchia, mente Remus aveva preso in braccio Marlene minacciando di buttarla nel Lago.
La rossa si guardava attorno come incantata, ascoltando le risate degli amici, le braccia di Ramoso che le cingevano la vita. Quando vide che avevano iniziato a rincorrersi bevve un sorso di cioccolata, posò il bicchiere per terra e si alzò tirandolo per le braccia.
-Dai andiamo!
-Comincia a correre, non avrò pietà- la avvisò lui, poi si buttarono tutti e due nella mischia.
Dorcas scappava da Frank e Peter, che sembrava si fossero alleati per farla cadere, e a un certo punto si scontrò con Lily. Si presero per le braccia aiutandosi l’un l’altra a non cadere e ripresero a correre tenendosi per mano, ridendo come matte.
Quando tutti furono esausti, crollarono sdraiati sul pontile, uno sull’altro, ansimando e sghignazzando. E, mentre il respiro riprendeva a regolarizzarsi, le voci si spegnevano e, muti, osservavano le stelle; solo il crepitio del fuoco in lontananza e qualche vaga risata. Per il resto c’erano loro, l’acqua e il vento, e uno spicchio di luna che splendeva sul profilo della Foresta Proibita.
-Esprimete un desiderio!- esclamò Alice rompendo il silenzio, con il palmo aperto verso la scheggia luminosa. Lily sorrise quando James, al suo fianco, le prese la mano, e ricambiò la stretta, mentre l’aria si riempiva di ooh alla vista della stella cadente.
Accanto ad Alice, Frank si alzò di scatto a sedere, frugandosi in tasca. Anche lei si sollevò e si appoggiò alla sua spalla.
-Sai,- sospirò il ragazzo dopo qualche istante -a volte mi viene da pensare che non sappiamo mai con certezza quanti altri momenti del genere ci restano da vivere. E allora penso che la vita è strana e non è mai giusta con noi, però poi ti guardo e so che non ha importanza, non mi interessa, perché ho te. L’unica cosa che sono sicuro di volere è viverli tutti con la ragazza che amo- fece una pausa ed estrasse la mano dalla tasca –Vuoi sposarmi, Alice Prewett?- chiese, facendo scattare una piccola scatolina argentata, senza smettere di guardarla negli occhi.
La ragazza fissò prima Frank, poi l’anello, poi di nuovo Frank, con sguardo incredulo. Gli amici, intanto, alle loro spalle e in assoluto silenzio, si erano tutti messi a sedere, col fiato sospeso.
-Insomma, non adesso, siamo giovani, ma quando usciremo di qui, ecco…- continuò lui.
Lei gli tappò la bocca con una mano, le guance rigate di lacrime, e gridò:
-Sì Frank, lo voglio, voglio sposarti- poi gli buttò le braccia al collo, mentre tutto intorno scoppiavano applausi commossi.







Note:
Rieccomi, questa volta puntuale! Sono fiera di me :')
Allora, ecco un altro capitolo felice, mi piace davvero tanto com'è venuto.
Purtroppo questa quiete non durerà a lungo, per quanto mi dispiaccia...
Ringrazio come sempre altalenadifragole, che mi hai aiutata molto e ha anche trovato la prima immagine, che è perfetta.
Mi raccomando recensite e fatemi sapere che ne pensate, e grazie di seguirmi sempre ♥
Alla prossima!



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Capitolo 22
*** Un'altra sorpresa ***





La luce filtrava leggera dalle imposte semichiuse di una finestra, illuminando un angolo della stanza. Un braccio pendeva dall'ombra, fra strati di coperte aggrovigliate. Una ragazza dai capelli neri come la pece, un braccio sotto al cuscino e un'espressione serena, dormiva profondamente. Nel letto subito a fianco, la rossa era in uno stato di dormiveglia che l’aveva accompagnata quasi tutta la notte senza darle tregua. Ma era riuscita a riposarsi: nessun incubo o altra interruzione; priva di pensieri si era infilata fra le lenzuola e così adesso si svegliava. Lentamente aprì gli occhi, sentendosi ancora stanca. Per un momento parve non trovare nulla di straordinario nella stanza in cui si trovava, ma improvvisamente nel suo cervello si fece strada un ricordo. In fretta si alzò e corse alla finestra, trascinandosi dietro una pantofola. Si fermò accanto al muro e sbadigliando tirò indietro i capelli, sistemandoseli approssimativamente, quindi aprì la tenda.
Davanti ai suoi occhi, il parco della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts era quello di sempre, pulito e ordinato nelle sue siepi compatte, nel lago limpido e negli alberi spogli della Foresta, immersi nella nebbia. Ottobre stava decisamente cedendo il passo a novembre e una minacciosa nuvola nera carica di fulmini si avvicinava al castello, coprendo l’azzurro del cielo. Delusa, tornò a letto. Odiava la nebbia, amava la pioggia e l’autunno, adorava il freddo e la neve, ma la nebbia proprio non la sopportava. Le dava una sensazione di impotenza, la faceva sentire cieca, e Lily Evans detestava non poter vedere con chiarezza quello che le si presentava davanti. Visto che era ancora presto, cercò di tornare a dormire, ma ben presto fu chiaro che i suoi tentativi erano del tutto inutili, così si limitò ad aspettare che anche le sue compagne di stanza si svegliassero.
-Oddio non ci credo, dobbiamo tornare a studiare- gemette Mary, ancora sdraiata a letto.
-Forza, in fondo oggi è martedì, la settimana sarà più corta- le fece notare Alice dal bagno, gridando.
Dorcas, che rovistava nell’armadio alla ricerca di un maglione, volse lo sguardo verso il punto in cui si trovava l’amica, alzando gli occhi al cielo.
-Ali, si può sapere come fai a essere sempre così maledettamente ottimista?- chiese, cercando di ricordare dove aveva visto l’ultima volta quello che cercava.
-Non sono ottimista, è semplicemente un dato di fatto- rispose lei entrando nella stanza. Di colpo sembrò avere un'idea, e si affrettò alla finestra, ma Lily le sbarrò il passo.
-È inutile- disse, ricongiungendo le tende a coprire la delusione. Stiracchiandosi, occupò il bagno e si chiuse la porta alle spalle. Marlene, che fino ad allora aveva aspettato il suo turno per lavarsi, se lo vide soffiare davanti agli occhi, e iniziò a battere i pugni sulla porta.
Dall’interno arrivò solo una pernacchia, così la ragazza tornò al suo letto e vi si lasciò cadere sopra, scoraggiata. Quando Lily uscì, le passò di fianco fingendosi terribilmente oltraggiata, con un'espressione snob che le riusciva incredibilmente bene.
-Non mi sono neanche accorta dell'inizio... ed è finita- lamentò Dorcas mentre si allacciava le scarpe -e non ho neanche trovato il mio maglione.
-Ehi, ma quello è mio!- esclamò Lily indicando quello che l’amica aveva indosso.
-Sul serio? Ecco perché mi sembrava di non ricordarlo.
-Non fa niente, tienilo pure... E comunque hai ragione.
-Ieri è stato bellissimo!- saltò su Mary, improvvisamente rinvigorita.
-Eh già...- sospirò Alice, appoggiandosi sul gomito con aria sognante
L'immagine della sera prima si ricompose nelle loro menti. Erano state alla Fiera d'Autunno; con i loro amici avevano passato la nottata ad acchiappare lucciole e a cantare. Infine avevano sorvolato la valle a cavallo delle scope, al chiaro di luna e dei fuochi d'artificio. Ma adesso era finito.
Ed era tutto normale, o quasi. Qualcuno era tornato al castello un po' su di giri, ben oltre l'entusiasmo generale: non era difficile immaginare che, oltre la parete, Sirius fosse ancora a letto a smaltire la sbornia. Qualcuno ferito, qualcuno fra i più piccoli già dormiva, Alice, invece, era rientrata come futura sposa di Frank.
-Siete pronte?- chiese Marlene uscendo dal bagno e afferrando la borsa.
Le altre annuirono e si diressero insieme verso la stanza dei ragazzi. Come avevano supposto, era ancora buia e loro erano ancora aggrovigliati tra le coperte, profondamente addormentati solo da pochissime ore.
Mary lasciò cadere la borsa in un angolo accanto alla porta e si diresse verso la finestra, tirando le tende e aprendo le imposte. Anche se il cielo era oscurato, la luce invase la stanza. Ai ragazzi non fu lasciato nemmeno il tempo di reagire in qualche modo a quell’oltraggio che subito si ritrovarono addosso le rispettive fidanzate. Lily scoprì James senza pietà e prese a fargli il solletico, Dorcas afferrò Sirius per le braccia e lo tirò finché non cadde dal letto, Marlene corse in bagno a riempire d’acqua un secchio, che poco prima era un flacone di shampoo vuoto, e lo svuotò addosso a Remus, mentre Alice faceva partire la voce di Celestina Warbeck pericolosamente vicino all’orecchio di Frank. Mary, accostata alla finestra, osservava la scena ridendo a crepapelle e subito iniziò ad urlare in faccia a Peter che si dibatteva tra le lenzuola.
-E poi passiamo il tempo a pensare a come difenderci dai Mangiamorte, qui il vero pericolo siete voi!- gridò James cercando di sovrastare il fracasso e allo stesso tempo di intrappolare Lily che non smetteva di torturarlo.
Sirius intanto stava barcollando verso il bagno, sicuro di dover vomitare, e Remus aveva iniziato a prendere a cuscinate Marlene, la maglia con cui dormiva grondante d’acqua e appicciata al petto.
-Ritirata!- gridò Dorcas a quel punto, e in baleno tutte e cinque furono fuori dal dormitorio, le spalle appoggiate alla porta per non rischiare che qualcuno potesse seguirle per vendicarsi e il fiato corto. Scoppiarono a ridere e decisero per il bene di tutti di scendere a colazione.
Quindici minuti dopo, i ragazzi presero posto al tavolo di Grifondoro.
-Siete stati veloci- osservò candidamente Lily.
-Non aggravare la tua situazione- le intimò James indicandola con la forchetta –Questo pomeriggio ci vendicheremo, sappiamo già come- aggiunse guardandola fisso negli occhi.
-Non mi fai paura, Potter- rise lei avvicinandosi e abbracciandolo stretto.
-Eh no Evans, non riuscirai a farlo parlare con le moine!- esclamò Sirius, che sembrava essersi ripreso.
A quelle parole, Dorcas gli si avvicinò e lo baciò appassionatamente.
-Una sfida a coppie- spiattellò lui tutto d’un fiato.
-Felpato!- protestò James alzando gli occhi al cielo.
-Sfida? Che tipo di sfida?- chiese Alice incuriosita.
-Le coppie saranno scelte a sorte, un maschio e una femmina. Se la maggioranza dei vincitori saranno maschi, potremo chiedervi di fare quello che vogliamo e viceversa- spiegò Remus –Saranno sfide del tipo gara di rutti o di bevute, niente di preoccupante.
-Siete due pappamolle!- esclamò Ramoso sbuffando.
Lily lo guardò divertita e gli scoccò un bacio a fior di labbra come consolazione.
 
 
Cinque ore dopo, alla fine delle lezioni, l’intero settimo anno di Grifondoro uscì dalla classe della professoressa McGranitt correndo, senza curarsi troppo di urtare qualcuno o qualcosa. Arrivati alla Sala Comune si impossessarono delle poltrone accanto al fuoco e Frank tirò fuori due buste piene di bigliettini.
-In questa ci sono i nomi dei ragazzi- spiegò alle cinque amiche –Pescate, donne!
Annuirono tutti solennemente e Mary infilò una mano in una busta, imitata dalle altre.
-Bene, allora, le coppie sono: Sirius e Lily, io e Alice, Peter e Dorcas, Frank e Marlene e Remus con Mary- ricapitolò James prendendo posto accanto alla povera malcapitata.
-Qua- Remus prese il secondo sacchetto -ci sono le sfide.
Sirius si avvicinò, affondando la mano fra i bigliettini, appena aprì la strisciolina di carta che aveva pescato, Lily gridò:
-AH! Gara a chi ride prima, la tua fine è vicina Black!
-Lo vedremo!- ringhiò lui.
-Noi abbiamo la gara di urla- disse Remus a Mary, entrando immediatamente nella parte e massaggiandosi la gola.
-Chi ha quella di rutti? E’ la migliore- chiese Frank, che, nella confusione, aveva perduto il biglietto.
-Mi dispiace deluderti, Paciock, ma noi abbiamo l’apnea- lo informò Marlene con espressione preoccupata.
-Noi abbiamo i rutti!- esclamò James, incrociando lo sguardo di superiorità lanciatogli dalla compagna Alice.
-Quindi a Pete e Cassie resta il cibo- disse Sirius sogghignando –Mi dispiace luce dei miei occhi, ma in questo Codaliscia è imbattibile!
In un attimo nacque una furiosa discussione su chi fosse meglio in che cosa, ma ben presto Lily salì in piedi sul divano e gridò:
-SILENZIO!- una volta catturata l’attenzione di tutti, anche di chi si trovava lì per studiare, continuò –Ai vostri posti!
Le coppie si misero uno di fronte all’altra, fissandosi con odio in assoluto silenzio, finché James non gridò il via. A quel punto scoppiò il pandemonio, fatta eccezione per Lily e Sirius che si fissavano con espressione seria senza accennare neanche lontanamente ad un'emozione, e Marlene e Frank che trattenevano il respiro tappandosi il naso. Tra Ramoso e la sua compagna era iniziata una vera e propria sfida all’ultimo rutto, e Alice non aveva certo l’aria di una che avrebbe accettato facilmente la sconfitta, così come Mary che urlava in faccia a Lunastorta con tutto il fiato che aveva in gola. Dorcas e Peter invece avevano iniziato a scartare furiosamente caramelle di ogni tipo e a ficcarsele in bocca.
I primi a finire furono i due dell’apnea, e il risultato sorrise a Frank, che esultante si mise ad arbitrare la gara di abbuffata, mentre la compagna sconfitta giudicò le grida dei due interessati. Alla fine, rimasero soltanto Sirius e Lily, che non avevano intenzione di finire tanto presto. Era la sfida decisiva, visto che Alice aveva umiliato James nei rutti beccandosi un suo “Fai schifo!” e Mary aveva vinto per un soffio contro Remus, ma Dorcas, come predetto dal fidanzato, aveva perso miseramente contro Peter.
-Non dobbiamo farli ridere noi- disse Marlene allontanandosi e facendo cenno agli altri di seguirla.
-Allora Potter, piaciuta la partita?- chiese Alice perfida.
-Parola mia donna, tu sei un mostro!- protestò lui agitando le mani.
-Bada a come parli- scherzò Frank riappropriandosi della sua futura moglie.
 
 
Petunia era seduta sul suo letto, nella stanza più grande della casa degli Evans. Le gambe strette al petto e la testa posata sulle ginocchia, rifletteva.
Era passato qualche mese dal fiasco del matrimonio, e almeno la metà li aveva passati a piangere. Non riusciva a fare altro che pensare ad Adrian, a come sarebbe stato il suo futuro insieme a lui. Lo immaginava da così tanto tempo, e il giorno della cerimonia ci era arrivata così vicina da riuscire a toccare il sogno con un dito. Ma per colpa di sua sorella, tutto era svanito in un istante. Era davvero curiosa la velocità con cui si infrangevano i sogni, soprattutto quando si era impiegato così tanto tempo a costruirli in ogni minimo dettaglio.
In ogni modo, ne era uscita. Forse non sapeva neanche lei come, ma con l’aiuto soltanto di sé stessa era arrivata a capire che non l’amava. Come avrebbe potuto amare un uomo che al primo “problema” scappava a gambe levate senza pensarci due volte?
Anche sua madre l’aveva aiutata, a modo suo. Un giorno le aveva fatto notare che “in ogni caso quell’Adrian era piuttosto strano, insomma lei aveva mai capito che lavoro facessero i suoi?”. Oh, l’aveva odiata quel giorno, e anche quello successivo, ma alla fine si era fermata un secondo e si era chiesta cosa realmente sapesse di lui. Quella sera stessa si era vestita ed era uscita di casa, e così tutti i giorni a seguire. Non sapeva bene dove andare per riprendere la sua vita normale, ma con qualche sforzo aveva incontrato nuova gente e preso nuove abitudini.
Si lasciò scappare un sorrisetto. Ora le sue giornate avevano preso una piega decisamente più piacevole, ed era strano perché in un certo senso doveva ringraziare sua sorella se aveva incontrato Vernon. Era una ragazzo fantastico, e i suoi genitori avevano una ditta di trapani.
Si rimproverò mentalmente per aver pensato di dovere qualcosa a Lilian, perché non era affatto così, ovviamente. L’avrebbe volentieri dimenticata completamente se non ci fossero stati quei tizi dai mantelli ridicoli che a volte comparivano per “metterli in guardia da eventuali pericoli” e le riportavano alla mente quel poco che sapeva del mondo in cui viveva sua sorella. Si alzò dal letto e si diresse verso la finestra.
Ah, eccoli lì. Strano, da un po’ di tempo non si facevano vedere. Di certo non gli avrebbe aperto. Si chiese se questa volta sarebbero stati in grado di suonare il campanello. Insomma, non ci voleva un quoziente intellettivo molto elevato per suonare un dannato…
C’era qualcosa di strano. Di solito non indossavano mantelli neri e maschere così inquietanti. Cercò di richiamare alla mente i loro noiosi discorsi sui pericoli che potevano correre, ai quali suo padre aveva insistito che assistesse anche lei.
C’erano dei… “maghi” che si vestivano così, ma proprio non riusciva a ricordare di chi si trattasse. Le pareva che avessero qualcosa a che fare con la d… no, no, quelli erano i mostri fluttuanti che si prendevano l’anima.
Inquieta, rimase ancora per un momento a rimuginare, ma quando vide che una delle losche figure comparse in giardino puntava quel bastoncino verso un uccellino sull’albero un lampo di luce verde lo colpiva, non ebbe più dubbi.
Eccola, la parola che cercava: Mangiamorte.
 
 
Le discussioni sulle sfide concluse andarono avanti per un bel po’, finché non si accorsero che era già quasi ora di cena e nessuno dei due sfidanti aveva ancora mostrato il minimo segno di cedimento. Stavano per dichiarare sospesa la gara, quando Sirius proruppe:
-Mi dispiace, non ce la faccio- e scoppiò a ridere cadendo dalla sedia.
-Ho vinto! Ho vinto!!- gridò Lily saltando in piedi e agitando i pugni in aria.
-Felpato sei un enorme pezzo di cacca- fece Remus schifato.
-Hai perso il mio rispetto- rilanciò James.
-Ehi, non sono io che rutto peggio di una ragazza!- si difese lui avviandosi verso il buco del ritratto.
 
 
Proprio in quel momento una seconda figura fece la stessa cosa in direzione della porta, ma il lampo verde non ci fu. In compenso, quella emise un rumore preoccupante ma non si aprì.
Ma certo, l’ultima delegazione di membri dell’Ordine della Fenice aveva fatto un incantesimo su di essa per renderla più resistente. Era così che si definivano. Improvvisamente tutto stava tornando alla memoria di Petunia, e i dettagli le inondavano la mente come un fiume in piena. Si rese conto che le cose che sapeva sulla magia non erano così poche come credeva. Il panico si impossessò di lei subito dopo, senza permetterle di staccare gli occhi dalla scena sotto di lei. Con uno sforzo immane si staccò dalla finestra e ordinò alle sue gambe di correre, la voce di sua madre in sottofondo che si chiedeva cosa stesse succedendo.
Scese le scale rimanendo in piedi per miracolo e si fermò sull’ultimo gradino, lo sguardo puntato verso la porta che scricchiolava sempre più forte.
Suo padre accorse, gridò qualcosa, ma lei non lo sentì. Tutto quello che si era sforzata di rimuovere dalla mente era una matassa confusa di parole nella sua testa, intervallata dai colpi continui dei pugni degli intrusi sul legno dell’uscio bianco.
Improvvisamente prese a salire di nuovo le scale aggrappandosi al corrimano. Sapeva cosa doveva fare. Si trovò davanti alla porta della sua stanza, ma proseguì lungo il corridoio, superando anche quella dei genitori. In fondo, c’era la camera di Lily, chiusa da quando lei era ripartita. Esitando solo per un attimo, la aprì e si scaraventò dentro. Se si perse qualche istante ad osservare le foto in movimento appese al muro e il grosso striscione oro e scarlatto che troneggiava dietro al letto lo dimenticò, perché i successivi avvenimenti le parvero stipati nello spazio di un secondo. Prese ad aprire tutti i cassetti con foga, frugando all’interno e senza preoccuparsi di richiuderli. Stava gridando di frustrazione quando la sua ricerca la portò accanto al letto. E proprio lì, attaccato al muro con un nastro color panna, c’era un piccolo specchio apparentemente normale.
 
 
Stavano già uscendo, quando Mary li fermò e disse che doveva andare in bagno. Lily la seguì nel dormitorio per prendere un maglione più pesante, e gli altri aspettarono di sotto.
-Accidenti, Dorcas ha messo tutto sottosopra per cercare le sue cose- disse sbuffando.
L’amica si fiondò in bagno e visto che non c’era tempo per riordinare la rossa prese la prima maglia che trovò arrotolata dentro al suo baule.
Nel farlo questa si tirò dietro un pacchetto di carta verde mezzo aperto. Nella parte in cui era strappata, Lily intravide un lampo marrone. Lo raccolse e improvvisamente si ricordò di cosa si trattava: lo specchio comunicante che gli aveva prestato James. Il suo gemello era a casa sua, nella sua stanza, dove lo aveva lasciato in caso i suoi avessero avuto bisogno di lei. Aveva cercato di spiegarlo a Petunia, ma molto probabilmente non la stava ascoltando.
Ma cambiò totalmente idea subito dopo averlo scartato. Il lampo che aveva visto non era marrone ma castano. E quella dall’altra parte dello specchio era sua sorella che spalancava la bocca come se stesse urlando e prendeva a pugni la parete, disperata.
 
Rimase per un momento immobile, senza sapere cosa pensare e cosa dire. Petunia l’aveva vista, era certo, perché appena aveva posato lo sguardo sulla superficie riflettente la sua espressione era mutata, anche se impercettibilmente. Mille pensieri le passavano per la mente, ma non sapeva cosa avesse spinto sua sorella a mettere da parte l’odio e ad entrare in camera sua in cerca di aiuto.
Poi improvvisamente, mentre osservava l’esile figura indicare la finestra con gesti frettolosi, capì. I Mangiamorte stavano cercando di entrare in casa Evans per vendicarsi dell’oltraggio che lei si era permessa di fare a Lord Voldemort. Si sentì lentamente morire dentro, e per un momento volle solo stendersi a terra e rimanerci per sempre. Non aveva neanche la forza di gridare. Si riscosse in pochi attimi e si alzò in piedi.
-Mary?- chiamò con voce incerta –Mary io inizio a scendere.
Non attese risposta e corse giù per le scale.
-Ragazzi, mi ero dimenticata che devo… fare una cosa. Non vengo a cena, ci vediamo più tardi- disse il più in fretta possibile, e evitando di guardare James negli occhi si voltò per uscire dal buco del ritratto.
-Oh… va bene…- disse Alice, ma lei era già fuori.
Una volta nel corridoio prese a correre a perdifiato verso il terzo piano, facendo le scale come meglio poteva cercando di non cadere. Arrivata davanti alla statua della Strega Orba, aprì il passaggio segreto e vi si calò senza indugi. Si trovò davanti il passaggio segreto, buio e silenzioso. Accese la bacchetta, che illuminò le coperte che erano rimaste lì dall’ultima volta che vi era andata a leggere. Riprese a correre, pensando che non aveva mai avuto occasione di arrivare in fondo e sperando che non fosse troppo lungo. Avrebbe potuto chiederlo a James, a dire il vero avrebbe anche potuto chiedergli di prestarle il mantello dell’invisibilità, ma l’ultima cosa che voleva era dovergli dare spiegazioni. Se avesse saputo dov’era diretta non l’avrebbe mai lasciata andare, non da sola almeno. Il tragitto le sembrò interminabile, e quando finalmente raggiunse la fine e spalancò la botola che dava nella cantina di Mielandia non sapeva con esattezza quanto tempo fosse passato. In un attimo era in cima ai gradini e stava aprendo la piccola porta cercando di non fare rumore. Il negozio era buio, ma non volle rischiare di fare luce. Lo attraversò scavalcando scatoloni e mormorò un incantesimo per aprire la porta d’ingresso. In un attimo fu fuori, pronta a smaterializzarsi.
 
Un folata di aria gelida la investì. Aprì gli occhi, ma se ne pentì non appena vide la scena che aveva davanti. Era riuscita a comparire dietro a una siepe nel giardino delle casa dei suoi, infatti i tre Mangiamorte che lo invadevano non si erano ancora accorti di lei. Tirò un sospiro di sollievo. Non era per niente sicura di riuscirci, non lo aveva mai fatto. Si chiese in che modo sarebbe riuscita a entrare in casa. Notò che la porta non aveva ancora ceduto, ma era solo questione di tempo, anche se l’incantesimo fatto dagli Auror era davvero ottimo. Aveva rinforzato in modo impressionante ogni punto d’accesso. Peccato che questo tenesse fuori anche lei. Rimase per qualche minuto nascosta, osservando con attenzione il Mangiamorte che si era spinto più avanti. Non era lontana dalla porta.
-Ehi, ha ceduto!- esclamò questo voltandosi per un attimo verso quello che sembrava il capo.
-Entra, idiota!
Era il momento. In un attimo, Lily disarmò l’uomo più vicino e si lanciò verso la porta. Entrò e la chiuse con un tonfo incredibile, senza dare nemmeno il tempo di stupirsi agli aggressori. Prese a sussurrare tutti gli incantesimi di protezione che sapeva, sperando quantomeno di rallentarli, e intanto si guardava attorno. I suoi genitori accorsero dalla cucina, e vedendola sua madre per poco non svenne. Sentendo i rumori, Petunia scese le scale gridando:
-Lily! Lily sei qui, non ci posso credere!
-Nascondetevi!- gridò lei cercando di non pensare che era la prima volta che la chiamava Lily da quando aveva undici anni.
Un secondo dopo, la porta cedette, ma non fu quello il peggio: una parte del muro di sinistra della casa crollò per mano di uno dei Mangiamorte che aveva lanciato incantesimi Bombarda fino a contrastare le protezioni.
La ragazza respinse un incantesimo dell’uomo che la fronteggiava e lanciò un’occhiata a sinistra. Petunia era proprio accanto al muro sfondato, seminascosta dalle macerie.
 
 
-Dove credete sia andata Lily?- chiese Sirius posando il coltello sul tavolo.
-Bella domanda… sembrava di fretta- rispose Alice non del tutto rilassata.
Anche James era perplesso. Non gli aveva mai nascosto nulla, era strano che a un tratto scomparisse così. Si riscosse dai suoi pensieri con un sorrisetto, dicendosi che probabilmente era in biblioteca a leggere qualcosa che aveva lasciato in sospeso. Tipico della Evans.
 
 
-Occupati della ragazza, i Babbani devono essere di sopra- disse una voce non lontana da lei. Puntò gli occhi su Lily, e la vide abbassarsi appena in tempo per evitare il lampo di luce verde scagliato dal suo aggressore, che finì contro la televisione.
-PETUNIA SCAPPA! CORRI! Expelliarmus!- sentì gridare.
L’incantesimo mancò di parecchio l’uomo, ma Petunia notò che Lily cercava di guardare quello che faceva con la coda dell’occhio.
Lentamente prese a indietreggiare, senza smettere di fissarla. Il Mangiamorte si voltò verso di lei, che lo guardò terrorizzata. La rossa, dietro, cercava di sfruttare il momento di distrazione per colpirlo. Incontrò per l’ultima volta i suoi occhi verdi, poi si girò e prese a correre più veloce che poteva uscendo dal buco che si era creato.
Le ultime cose che sentì prima di voltare l’angolo furono parole che non conosceva e la sorella che gridava:
-NO!
 
 
-NO!- gridò Lily.
L’Anatema che Uccide scagliato dall’uomo si infranse sull’asfalto, e lei lo colpì a una gamba, costringendolo a inginocchiarsi. Quello però fu velocissimo a voltarsi e a puntarle contro la bacchetta. Era intrappolata in un angolo, non poteva scappare. Per prima cosa la disarmò. Sulle sue labbra si era già formata la formula che avrebbe messo fine alla sua vita, quando esitò.
“No. Non mi vuole morta. Quello spetta a Voldemort” pensò Lily senza smettere di guardarlo negli occhi.
L’ultima immagine della casa in cui trascorse la sua infanzia fu la mensola del caminetto piena di cornici rotte e cocci, l’unica cosa che riusciva a distinguere dalla sua posizione. L’ultimo suono, furono le grida dei suoi genitori al piano di sopra che imploravano aiuto. Poi il Mangiamorte, quasi a tradimento, rinforzò la presa sulla bacchetta e la colpì senza parlare.
 
 
James rientrò in Sala Comune buttando il Mantello dell’Invisibilità su una poltrona.
-In Biblioteca non c’è, il passaggio segreto è vuoto. Non so voi ma quello è l’unico posto del castello che non mi preoccupa, di questi tempi- sospirò lasciandosi cadere a sedere.
-Ma dove può essere? Non è da lei ricordarsi all’improvviso che deve fare una cosa e poi sparire- osservò Dorcas.
-Le è venuto in mente mentre era nel dormitorio con Mary… magari vedendo qualcosa- sussurrò Remus.
-Non guardate me, io ero chiusa in bagno- spiegò la ragazza abbassando la testa.
Colta da un improvviso lampo di genio, Marlene corse di sopra. Tornò pochi minuti dopo con un involto di carta verde tra le mani.
-Qualcuno sa cos’è questo? Era vicino al suo baule- chiese.
James si avvicinò per vedere meglio.
-E’ uno degli specchi comunicanti che le ho prestato tempo fa, prima li usavamo io e Sirius- disse, non trovandoci nulla di speciale.
Ma all’improvviso la sua espressione mutò.
-E l’altro dove…- iniziò Alice, ma Ramoso aveva già collegato.
-A casa Evans- disse.
Proprio in quel momento il buco del ritratto si spalancò ed entrò la professoressa McGranitt in vestaglia scozzese.
-Dov’è la signorina Evans?- chiese tutta agitata.
-A dire il vero…- Mary stava per spiegare l’accaduto, ma Alice la fermò.
-Perché?
La donna la fulminò con lo sguardo, ma poi vedendo l’espressione negli occhi dei nove ragazzi davanti a lei, cedette e disse:
-C’è stato un attentato a casa dei suoi genitori, gli Auror stanno andando là.
James spalancò gli occhi, in cui si leggeva terrore puro, e Alice lanciò un grido.
 
In meno di cinque minuti erano già tutti nell’ufficio di Silente, pronti a partire. La McGranitt spiegò alla meglio quello che era accaduto, e il preside si alzò in piedi.
-Non bisogna perdere altro tempo.
I ragazzi fecero per seguirlo, ma lui alzò una mano come a fermarli.
-No. Siete studenti di Hogwarts, e in quanto tali siete sotto la mia responsabilità. Resterete qui- disse.
-No, no…- disse James incredulo.
-Ma siamo maggiorenni!- protestò Alice agitata.
-Niente ma, signorina Prewett.
-Una nostra amica è in pericolo! Si aspetta davvero che resteremo qui con le mani in mano?- gridò Sirius.
Subito si pentì di aver alzato la voce e abbassò lo sguardo, sentendo quello pieno di disapprovazione della McGranitt su di sé.
-Mi creda signor Black, sono dispiaciuto quanto voi, ma non posso farvi lasciare il castello- nessuno disse nulla –e se non volete ostacolare ulteriormente i soccorsi per la signorina Evans non lo farete neanche da soli.
Gli occhi azzurri del preside si fissarono uno a uno in quelli dei nove ragazzi, poi l’uomo uscì in fretta dalla stanza.
 
 
La casa era distrutta, il Marchio Nero troneggiava in cielo.
Si avventurò tra le macerie, la bacchetta stretta in mano. Un Auror gli andò incontro e scambiarono qualche parola. Tutto intorno si udivano le voci degli altri membri dell’Ordine che parlavano tra di loro, esitanti, quasi impauriti nell’interrompere il silenzio mortale che regnava. Qualcosa brillò ai suoi piedi. Si chinò e raccolse lo specchio comunicante mezzo sepolto dai calcinacci, infilandoselo in tasca. Vagò per un po’ di tempo alla cieca, spostando con la bacchetta i detriti e sperando di non vedere quello che temeva. A un tratto, un lampo rosso vivo catturò la sua attenzione. Nei pressi di quella che una volta era la cucina, i capelli della ragazza risaltavano quasi con prepotenza. Era immobile, le ferite sembravano lievi. In fretta la raggiunse e le afferrò il polso. Rimase totalmente immobile per qualche secondo, poi, quando un lieve battito prese a pulsare sotto alla sua stretta, sospirò e abbassò la testa.
Un Auror parlò proprio mentre l’uomo dalla barba bianca e gli occhiali a mezzaluna si smaterializzava portandola con sé.
-Qui ci sono solo due corpi, la figlia maggiore deve essersi salvata.







I'm here
Scusate, sono ancora in ritardo anche se avevo promesso di non farlo più D:
Spero che questo capitolo sia abbastanza lungo da permettervi di perdonarmi.
So che sono un mostro, ma doveva succedere, sapete quanto me che è importante che l'unica parente in linea retta di Harry deve essere Petunia sob :(
Quindi era solo questione di tempo D:
Vi chiedo perfavore di recensire, è davvero molto importante per me e sarebbe anche uno sprono in più.
Grazie a tutti quelli che mi seguono che ormai sono 63 :D
Alla prossima!


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Capitolo 23
*** Inutile ***





Lily correva per le scale, aggrappandosi alla balaustra bianca e lucida.
Era questione di vita o di morte, non poteva permettersi di perdere.
“Devo… arrivare prima… di lei” pensava, mentre si sforzava di rimanere in piedi e si aggrappava a lei per ostacolarla.
Ancora un piccolo sforzo…
-Ho vinto!- esclamò Petunia saltellante, superando gli ultimi due gradini con un balzo.
-Sei cattiva Tunia!- esclamò Lily con una risatina, appoggiandosi al muro per riprendere fiato.
-Povera piccola, ma col tempo imparerai i miei trucchi- si vantò la sorella con fare misteriosamente snob.

-Wow ragazze, quanto entusiasmo per andare a scuola!- intervenne la signora Evans attraversando il corridoio con un vassoio in mano, diretta alla sala da pranzo.
Le ragazze le corsero dietro cercando di sbirciare sotto al tovagliolo che copriva le prelibatezze che le aspettavano per colazione. Quando la madre posò tutto sul tavolo, rivelando una pila di crepes Lily, la bava alla bocca, esclamò:
-Mamma, sei magica!

-Altroché, ci vorrebbe proprio la magia per stare dietro a voi due pesti!- rise lei, ma non fece quasi in tempo a finire la frase che dall’ingresso arrivò un rumore di cocci rotti –Mi correggo, tre pesti- sospirò alzando gli occhi al cielo.
-Lo dicevo io, che presto quel vaso sarebbe andato rotto! Decisamente troppo ingombrante. Chi ce l’aveva regalato?- chiese Mark Evans facendo capolino dalla porta, con la posta in mano.
-Lo sai bene che era il regalo di anniversario della zia Helen… e non mi stupirei se saltasse fuori che l’hai rotto proprio per questo- disse la moglie senza riuscire a trattenere un sorrisetto.
-Andiamo, era bruttissimo. Tutti i fiori che ti se ostinata a metterci sono morti di depressione- detto questo fece un occhiolino alle ragazze, che si erano quasi affogate con il succo per le risate.
-Papà, se ti dispiace così tanto io e Tunia possiamo rimetterlo insieme con la colla…- azzardò Lily.
L’uomo non rispose ma sorrise.
-C’è posta per voi, a proposito.
Petunia per poco non si strozzò di nuovo sentendo quella notizia, e saltò in piedi allungando le mani per prendere le lettere. Ne passò una alla sorella e la aprì con impazienza.
-Gentili signori Evans, il preside della Cokeworth Secondary School è lieto di annunciarvi che vostra figlia Petunia Bridget Evans…
-…vostra figlia Lilian Anne Evans…
-…è stata eletta rappresentante di classe!- finirono all’unisono.
-Ah che dire, le bambine più intelligenti del Paese in casa e io vado in giro a rompere vasi- si congratulò il padre abbracciandole, ma loro reagirono allontanandolo, sul viso una smorfia imbarazzata. Mark le abbracciò più strette.
La madre, quasi in lacrime, lo imitò accarezzando loro i capelli.
-Vi voglio bene.

 
Buio.
Freddo.
Le notti erano sempre state particolarmente fredde ad Hogwarts, dove per quasi tre quarti dell'anno era inverno, e stavolta un gelo tagliente riempiva tutta la stanza. Ma chi aveva lasciato la finestra aperta? Lily non se ne rammaricò tanto, anzi le piacquero le ombre che i fiocchi di neve, giocando fra loro, proiettavano sul muro. Le piacque vedere che avevano ognuno una forma diversa e seguirli, uno per uno, con lo sguardo.
In questo concentrato di calma assoluta, si rese però conto che non era per niente limpido, ma offuscato da qualcosa, e, spontaneamente, si portò la mano al viso. Lo trovò bagnato. E quella calma era innaturale, si aspettava di sentire il rassicurante respiro delle compagne assopite, ma c'era solo silenzio, a fischiarle nelle orecchie. Fu solo l'odore nauseante prodotto da troppi flaconi di pozioni in un solo posto (poi quelle usate come medicinali ne avevano uno particolarmente forte) a convincerla di trovarsi in infermeria.
Non era più notte. Un orologio sulla parete opposta segnò, mezzo secondo dopo, mezzogiorno. Lily si alzò frettolosamente a sedere, tenendosi la testa dolorante con la mano.
Mano a mano che capiva che non c’era più nessuna casa in cui fare colazione, nessun vaso da aggiustare con la colla, a meno che non avesse voluto tentare con la polverina finissima che erano diventati tutti i vetri di casa Evans, e soprattutto, niente più genitori da abbracciare, più un urlo cresceva nella sua gola.
Come aprì bocca, Madama Chips, già allarmata per il suo movimento violento, accorse.
-Calmati cara, calmati…- tentò, preparando, con le mani tremanti, qualche intruglio.
-Che è successo?- gridò –Voglio sapere cos'è successo. Io voglio sapere chi...
-Ehi, mi faccia entrare!- Lily si zittì sentendo una voce familiare, oltre la porta. Terrorizzata, strinse dolorosamente le lenzuola fra le dita. Se avesse provato a guardarle, le sue mani ustionate, probabilmente sarebbe rimasta stecchita. Anche se le mani erano messe meglio di tutto il resto; infatti, il momento che più la Chips temeva era quando avrebbe dovuto scoprire le gambe...
-Non mi interessa, quella là dentro che urla è la mia ragazza e io entrerò!- continuò.
-James?- chiese lei, dapprima piano –James!
Le lacrime le rigavano il viso e continuavano a scendere copiose, ma per un attimo represse la sua voglia di gridare e rimase in attesa, la testa affondata tra le coperte.
-Signor Moody, faccia entrare il ragazzo- disse la voce della professoressa McGranitt, calma e decisa.
-Ma Minerva, ha bisogno di riposo…- tentò Madama Chips, che anche si era avvicinata alla parete, in vano.
-Grazie tante!- esclamò James lasciandosi alle spalle l’Auror e correndo verso il punto in cui si trovava la ragazza.
-Lily… Lily sono io- bisbigliò nel posarle una mano calda sul braccio scoperto, ritirandola subito.
La ragazza alzò la testa e i suoi occhi rossi di pianto incontrarono quelli del fidanzato per un secondo, prima di crollargli addosso in lacrime.
Lui non disse nulla, si limitò a stringerla forte a sé, spaventato di poterle fare male in qualche modo. Fissava lo spicchio di muro che riusciva a intravedere tra i capelli di lei e inspirando l’odore di questi ultimi, profumati anche dopo l'accaduto.
Gli sembrava così fragile, una bambola ad un passo dall'andare in pezzi. E in effetti già lo faceva, nel suo corpo e nell'animo. E vederla così mandava lui su di giri: tutto ciò che sapeva era che avrebbe fatto di tutto per salvarla. Ma non sapeva da cosa cominciare.
Dopo quelle che gli parvero ore, lentamente però il respiro di Lily, interrotto da singhiozzi sempre più di distanziati, si regolarizzò e la stretta si allentò. James la riadagiò sul letto, la coprì e le asciugò le ultime lacrime, poi appellò una sedia e si sedette accanto a lei, senza smettere di tenerle la mano neanche per un attimo.
 
 
James, sempre seduto sulla sua sedia a lato del letto, la testa posata sulla pancia di Lily -in una posizione piuttosto scomoda a dire il vero-, stava per addormentarsi, quando la ragazza si svegliò con un sobbalzo. Si affrettò a raddrizzarsi e scattò in piedi, accarezzandole piano la mano, un braccio già proteso verso la pozione sul comodino in caso ne avesse avuto bisogno. Si accorse che tremava.
-Come stai?- sussurrò.
-La testa…- disse lei debolmente, alzando la mano libera e lasciandola subito ricadere sul lenzuolo.
-Eh già… hai preso una bella botta. E io ho rotto alcune cose nello studio di Silente- la informò sempre a voce bassa, la bocca contro la sua guancia fredda.
Lily abbozzò un sorrisetto, che diventò quasi subito una smorfia di dolore.
-Mi dispiace- disse.
James si limitò a posarle un delicato bacio sulle labbra e a sistemarle la coperta.
-Chi è stato?- chiese all’improvviso.
-Cosa…
-James, c'erano due Mangiamorte che sono saliti di sopra. Chi erano?- una frase così lunga richiese il doppio delle forze, ma pronunciò l'ultima domanda con fermezza.
-Non… non lo so, Lily- rispose lui abbassando lo sguardo.
-Lo sai… non cercare di proteggermi da questo, James, credi che non lo sappia?- il ragazzo non ebbe il coraggio di dire nulla, sicuro che qualsiasi cosa sarebbe risultata sbagliata. -Nessuno me l'ha voluto dire. Hanno ottenuto ciò che desideravano, ma, credimi, saranno loro a dover trovare qualcuno che li difenda quando li troverò. Fosse anche Lord Voldemort- i suoi occhi erano pieni di lacrime, e di determinazione.
-Tu vuoi uccidere quegli uomini, è ciò che vuoi, Evans? Credi che sia ciò che meritano? Credi che sia... peggio di Azkaban?- domandò Ramoso serio. Non ricevendo una risposta, riprese fiato -Che fine ha fatto la ragazza tremante dell'estate scorsa?
-Se la sono presa loro- sospirò Lily.
Stava per aggiungere qualcosa, quando una nuova fitta di dolore la sorprese, ma questa volta da dentro. Le lacrime, fino ad allora faticosamente trattenute, iniziarono a uscire incontrollate.
-Non ci sono più…- balbettò cercando il corpo rassicurante del ragazzo, che subito si precipitò a stringerla a sé.
Ancora una volta non disse nulla, sapendo che le parole sarebbero state solamente di troppo. La cullò tra le sue braccia come una bambina, incapace di reprimere la rabbia che gli saliva dentro vedendola in quello stato. Si ripromise ancora una volta di proteggerla da tutto quello che stava accadendo là fuori, perché Lily era una ragazza forte, ma non tanto quanto cercava di dare a vedere. La sua migliore difesa era mostrarsi sicura di sé e noncurante del pericolo o delle sue stesse emozioni. Soltanto quando era definitivamente al sicuro si permetteva il lusso di piangere, e solo con determinate persone. Gli amici più fidati potevano affermare di aver visto Lily Evans debole, e nessun altro.
Pian piano si calmò e si staccò da James, che continuò a sorreggerla.
-Mi aiuti? Per favore...- chiese timidamente, con voce tremula.
Il ragazzo stava già per afferrare il barattolo che lei con gli occhi gli indicava, quando Madama Chips scostò imperiosamente la tenda che divideva il letto dal resto dell’ambiente ed esclamò:
-Non c’è dubbio, lei è qui da ore Potter! Fuori!
-Non troverà il modo di cacciarmi, Madama Chips. Può anche chiamare il Preside e farmi espellere, non mi muovo da qui- era così sicuro di sé e scuro in volto pronunciando quelle parole che la povera donna non riuscì a replicare, così gli intimò malamente di sedersi da qualche parte e riposare, mente lei assisteva la sua fidanzata.
Prese posto sulla sedia e si mise ad osservare la stanza con ostinazione, soffermandosi sui particolari delle pareti, come a dire che non si sarebbe addormentato, no. Quindici minuti dopo però giaceva con la testa appoggiata al muro e gli occhiali storti sul volto, finalmente rilassato dopo aver ceduto al sonno.
Si destò solo qualche ora dopo, e sul letto di Lily trovò anche Alice. Le due amiche dormivano abbracciate, il lenzuolo umido di lacrime e a terra i segni di una probabile colluttazione con la Chips: una provetta andata in mille pezzi. Era scesa la notte, come gli confermò la luna che si intravedeva fuori dalla finestra. Era quasi piena, presto Remus sarebbe dovuto tornare nella Stramberga Strillante. Dopo essersi scompigliato i capelli per mezz’ora, fermo a osservare il pavimento, decise che la sua ragazza era in buone mani e uscì senza fare rumore, diretto alle cucine per procurarsi del cibo. Non fu sorpreso di trovare il resto del settimo anno di Grifondoro accampato fuori dall’infermeria. Gli unici svegli erano Frank e Remus, che cercavano di giocare a scacchi magici ma finivano sempre per rovesciare tutto presi dal nervosismo. Quest’ultimo aveva in grembo la testa di Marlene, che dormiva apparentemente serena, mentre Sirius giaceva supino sul pavimento, russando, e tutti gli altri riposavano a terra con la schiena appoggiata al muro e le gambe distese; il capo di Mary posato su una spalla di Dorcas.
James quasi inciampò sul fratello, svegliandolo, ma lui non protestò, anzi, si alzò per seguirlo a aiutarlo a portare uno spuntino per tutti, senza dire nulla.
 
 
Tornarono dalle cucine con due grossi cesti di cibo e, scoraggiati dalla porta chiusa, si sedettero sul pavimento fuori dall'infermeria. Non li avrebbero mai fatti entrare.
Improvvisamente Madama Chips uscì chiudendosi la porta alle spalle. Vedendo tutti quei ragazzi appostati nel corridoio, sobbalzò, ma poi un’espressione di sollievo comparve sul suo volto.
-Oh grazie al cielo, quelle due hanno l’aspetto di chi mangerebbe volentieri un bue. Andate pure, e non fate confusione!- disse allontanandosi.
I ragazzi si guardarono con stupore, poi, prima che la donna cambiasse idea, si precipitarono a svegliare chi ancora dormiva. Entrarono senza fare rumore, e trovarono Alice che aiutava Lily a raccogliersi i capelli. Le ragazze corsero ad abbracciarla con le lacrime agli occhi. Remus, accarezzandole, avvertì le ferite che le rivestivano tutto il corpo come se fossero sue, come stesse soffrendo quanto lei; fu comunque l'unico a salutarla col sorriso sulle labbra. Peter e Frank la soffocarono in una abbraccio a tre, gli sguardi tristi.
Solo Felpato era rimasto fermo sulla porta, aveva un aspetto stanco e Lily si chiese se non fosse stata l'unica a piangere, nelle ultime ore. Il ragazzo avanzò con velocità sempre maggiore nella sua direzione, e vedendo come si era illuminato vedendola tutta intera e cosciente, le venne voglia di sorridere. In pochi passi la raggiunse e la strinse in un abbraccio da orso, titubante per paura di farle male.
-Non permetterò mai più a nessuno di portarmi via la mia sorellina- disse solamente, poi la lasciò andare e si voltò di scatto prima che le lacrime lo sorprendessero.
Rimasero tutti in silenzio per un po’, a guardarsi le scarpe, finché non fu Lily stessa a romperlo.
-Mi dispiace- sbottò -Sono stata una stupida, avrei dovuto avvisarvi! Ma...
-Non devi scusarti di nulla- la interruppe Marlene con forza.
-Sareste stati i primi che avrei chiamato, ma... non sapevo che fare! Non...
-Non ha importanza, Lily- le disse Frank con più dolcezza.
La ragazza strinse i denti per ricacciare indietro le lacrime, questa volta con momentaneo successo. Tutti fecero un sorrisetto decisamente poco convinto e si servirono, sedendosi attorno al letto di Lily. James si era sistemato accanto a lei, seduto sul materasso, e la circondava con un braccio come una bambina.
-Ragazzi… io ho pensato una cosa- proruppe Sirius dopo diversi attimi di silenzio durante i quali tutti si erano limitati a piluccare i loro panini.
-Cosa, tu che pensi?- chiese James, desiderando però subito dopo di non aver detto nulla.
Quasi tutti però sorrisero e la rossa gli strinse la mano come per dire che apprezzava i suoi tentativi di alleggerire l’atmosfera.
Si aspettavano che Felpato continuasse, ma lui rimase zitto dopo aver storto la bocca alla battuta di James. Ma non era quella ad averlo turbato, e Lily se ne accorse.
-Continua, Sir…
Ancora una volta lui non disse nulla e continuò a scrutare il pavimento torcendosi le mani.
-Sirius, cosa c’è?- riprese lei con dolcezza.
-Niente io… non voglio turbarti- disse semplicemente lui.
La ragazza sospirò, alzò la schiena dai numerosi cuscini su cui James l’aveva sistemata e tirò giù le gambe dal materasso, lentamente. Subito Felpato scattò in piedi e si avvicinò al letto, facendole cenno di rimettersi sdraiata, allarmato.
-Non ti alzare… non per me, non ne vale la pena- fece un piccolo sorriso e lasciò che lo scrutasse attentamente, distogliendo lo sguardo.
-Black, dì tutto quello che vuoi senza temere che io possa reagire male, non potrei avercela con te nemmeno tra un milione di anni- disse infine lanciandogli un’occhiata piena di significato.
-D’accordo… Ecco… Io ho pensato a quella volta che noi ragazzi siamo scappati da casa di James, durante le vacanze di Natale- disse, e si fermò un momento per verificare che gli altri ricordassero. A quel ricordo le ragazze gettarono gli occhi al cielo, mente a qualcun altro scappò un sorrisetto –Quella sera volevano farci entrare in un’organizzazione creata da Silente.
-L’Ordine della Fenice. Ma sono in pochissimi, per ora, quindi non è nemmeno nulla di ufficiale- spiegò Dorcas.
-Ma poi hanno detto che siamo troppo giovani- disse James -Per loro siamo dei bambini.
-Perché ci eravamo comportati come tali!- rispose Felpato con foga -Fino ad ora non mi ero reso conto di quale fosse davvero il loro ruolo. Io voglio fare la mia parte in questa guerra. Dobbiamo solo dimostrare loro di esserne degni.
I dieci ragazzi annuirono, chi prima o chi con un attimo di esitazione, fatta eccezione per Peter.
-Pete?- chiese Sirius.
Lui lasciò passare qualche istante, poi annuì bruscamente.
-Perfetto, non ci resta che parlarne con Silente allora- concluse.
-Ma Sir… quando tornaste, quella sera, ci dissero che ne avrebbero riparlato dopo i Mago. Mi pare che fosse Malocchio Moody- fece presente Mary.
-Siamo maggiorenni, non possono impedirci nulla se non interferisce con gli studi- affermò Remus.
-Tu che dici?- sussurrò James nell’orecchio di Lily, che non aveva ancora detto una parola.
-Dico che non voglio che i miei siano soltanto due nomi tra le migliaia di vittime che Voldemort farà per arrivare al potere, perché se qualcuno non interviene a rafforzare la resistenza lo diventeranno, così come i vostri padri- disse guardando Alice e James –E i tuoi genitori- lo sguardo si spostò su Marlene –E tua madre- concluse stringendo il braccio di Dorcas che era accanto a lei.
Tutti quanti abbassarono lo sguardo.
-Hai ragione- disse Marlene, una nuova luce negli occhi.
-Appena esci di qui andremo tutti da Silente- assicurò Sirius guardandola con affetto, forse scusandosi mentalmente con lei e con gli altri perché i suoi, di genitori, erano della stessa specie della gente che aveva distrutto le loro famiglie.
-Non voglio rovinarvi la festa, perché anche io vorrei far parte dell’Ordine- saltò su Dorcas -Ormai siamo maggiorenni, ma non per questo possiamo essere sicuri che ci accetteranno.
-Comunque vada, collaboreremo- disse allora Lily.
-Questo è poco ma sicuro- terminò James.
 
 
I dieci ragazzi rimasero a parlare ancora un po’, anche se dopo la discussione sull’Ordine della Fenice erano caduti tutti in un silenzio incerto. Al ritorno della Chips furono cacciati, perché Lily aveva assolutamente bisogno di riposare, ma soprattutto lei aveva un assoluto bisogno della pausa pranzo, e non avrebbe mai potuto lasciarli lì. Uscirono tutti in fila indiana, salutando l'amica con un cenno della mano. L'infermiera lasciò una pozione per dormire sul comodino, raccomandandole di berla tutta; poi anche lei uscì, ma con estrema di riluttanza, chiudendo con delicatezza la porta che i precedenti visitatori avevano lasciato spalancata.
Rimasta sola, la ragazza prese in mano la fiaschetta della pozione, guardandola per qualche istante, poi la rimise al suo posto e affondò la testa tra le coperte. Le lacrime sgorgarono quasi automaticamente, senza che avesse bisogno di pensarci -del resto, aveva grandi difficoltà a pensare con chiarezza-. Si sentì straordinariamente impotente, quando suoi pigri tentativi di domarle fallirono ancora e una fitta di dolore la colpì dall’interno, e con questa un'orrenda consapevolezza.
Rimase quasi senza fiato, strinse i denti, pensando che avrebbe preferito perdere un braccio, una qualsiasi parte del corpo. Ormai piangeva senza freni, torturandosi le mani, a scaricare ulteriormente la tensione; le dita si muovevano frenetiche e, quando non bastò, prese a pugni il piumino con tutte le braccia, con tutta la forza, anche se minima, che le era rimasta in colpo. Ogni tanto si bloccava e sospirava profondamente, ricadendo subito dopo in un'insopportabile affanno, in una lotta fra i suoi nervi e la sua calma, ma soprattutto i suoi polmoni. L'unica ragionevolezza che le era rimasta era il pensiero di dover fare silenzio, di non dover disturbare nessuno, ma lo sforzo si trasformava in gemiti soffocati. Lily si sentì improvvisamente sola come mai prima di allora. Non aveva avuto la stessa sensazione di abbandono nemmeno quando Petunia aveva deciso di chiudere tutti i rapporti con lei, perché dentro sapeva che ci sarebbero sempre stati dei genitori da cui tornare qualsiasi cosa fosse accaduto. Ora non aveva più una casa, gli Auror non avevano ancora trovato sua sorella, era orfana.
 
Strinse le coperte così forte che ripresero a farle male le mani, e in un momento di totale buio prese a graffiarsi freneticamente le gambe, sentendo il sollievo sopraggiungere, anche se lontano cento miglia. Graffiò, e si sentì occupata in qualcosa, si concentrò su quel dolore, per un secondo dimenticò il suo cuore spezzato.
In uno scatto di lucidità allontanò da sè tutte le coperte. La vista dei suoi polpacci gonfi e rossi le diede il voltastomaco, grosse ferite la coprivano del tutto; allibita,Lily sostò con lo sguardo su di una particolarmente grave e potè vedere la propria carne, in bella vista. Urlò, per lunghissimi secondi stette con tutti i muscoli tesi in un urlo che non sentì mai, ma in qualche modo si liberò. L'ordine e il silenzio di quella stanzetta la disgustava, stonava decisamente con ciò che accadeva dentro di lei. Aggrappandosi alla spalliera del letto si alzò in piedi per la prima volta dalla sera dell’attacco.
Le vertigini la assalirono, e si diede della sciocca perché si stava comportando come una bambina, tutta la sua apparente forza era solo una finzione, e avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere lì, per essere con i suoi, per non soffrire più. Prese a camminare avanti e indietro, e in poco tempo almeno la testa smise di girare. Senza pensarci due volte infilò la porta e uscì da quella stanza opprimente. Percorse i corridoi del castello come in un sogno, era così occupata a tormentarsi per tutti i pensieri aggrovigliati nella sua mente che non si accorse di dove andava, e improvvisamente si ritrovò nel passaggio segreto. Cadde in ginocchio, sfinita, e qui davvero gridò, più forte che mai, più di quanto credeva fosse capace. Per un attimo sperò che qualcuno la sentisse, andasse a prenderla e le dicesse che tutto andava bene, che la dichiarasse pazza, la allontanasse dalla verità. Ma anche quel piccolo pensiero positivo si disperse e le urla aumentavano.
Ad un tratto, un senso di repulsione si impossessò di lei. La fresca aria di quel posto era, per lei, satura di bei ricordi: da sola a leggere, con James… James. Per una volta avrebbe lasciato che qualcuno la aiutasse. Uscì dal passaggio e, sbandando, si diresse istintivamente verso la torre, convinta, leggerissimamente rincuorata. Nel bel mezzo si bloccò. Che cosa stava facendo? Da chi stava tornando? I suoi amici mai avrebbero capito, così spensierati e sempre vicini al pericolo, sempre sicuri di avere la situazione in pugno. Odio, ora provava Lily nel considerare quei pensieri, rabbia: si odiava per averli ascoltati.
Nella sua testa non erano la soluzione, ma neanche il problema. Era lei il problema. Ed era solo colpa sua. I suoi genitori erano morti unicamente per causa sua, era… era un mostro. Petunia aveva sempre avuto ragione, tante volte ci aveva pensato ma ora se ne rendeva conto e lo credeva davvero, ed era troppo tardi per cambiare le cose.
Lei, la stupida che aveva pensato di poter combattere Voldemort, di batterlo. La guerra era inutile, la resistenza era inutile. Lui avrebbe vinto, dentro di sé lo sapevano tutti, anche se preferivano credere di avere ancora delle speranza, ignari che continuare a combattere portava solo ad ulteriori sofferenze, lei ora lo sapeva. Tutto ciò in cui aveva creduto era completamente inutile. Lei era inutile.
Scivolò lungo il muro fino a sedersi per terra, pensando a diversi momenti passati con la sua famiglia, quelli che più le erano rimasti in mente.
Ricordare la voce dei genitori fu per lei una pugnalata, i loro sorrisi, tutto ciò che avevano fatto per lei, che, come risposta, li aveva uccisi. L'ultima volta che li aveva salutati ce l’avevano con lei per il matrimonio, sua sorella la odiava. Non aveva smesso di piangere, ma adesso riprese con la foga di prima. Dov'era Petunia, adesso? Era viva, almeno lei? Aveva rovinato tutto... tutto. Come si fa a vivere con un peso del genere? Hogwarts aveva portato solo guai, non le importava di combattere, non sarebbe stato meglio morire da ignari babbani senza soffrire che sopportare tutto quello?
Ora le era chiaro come mai era successo prima: doveva lasciare Hogwarts.






I'm Here!
E questa volta ce l'ho fatta, ho sforato di pochissimo :P
Vi annuncio che siamo arrivati a 70 seguaci, siete fantastici! Ancora un po' poche recensioni ma non mi lamento.
Ditemi che ne pensate di questo capitolo, che non è stato facile da scrivere... ci conto!
Alla prossimaa!



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Capitolo 24
*** Doxy e Mollicci ***







-Non esiste.
James sedeva dietro la scrivania di Silente, su una comoda poltroncina di pelle bordeaux.
-Insomma, no!- continuò, notando che nessuno dei presenti gli aveva dato ascolto.
-Signor Potter, mi risulta che lei si trovi qui per studiare magia- disse il Preside in tono calmo, congiungendo la punta delle dita delle due mani.
Gli altri guardavano in basso, decisi ad evitare lo sguardo di Ramoso.
-Non la lascerò sola di nuovo- protestò lui, sempre più debolmente.
-Non sarà sola, sarà ad Hogwarts, e non ne uscirà. Miei cari, non posso esentare l’intero settiamo anno di Grifondoro dalle lezioni, e o tutti o nessuno, e qui l’unica che ne ha veramente il diritto è la signorina Evans- spiegò Silente, irremovibile.
-L’ho lasciata sola una volta ed è quasi stata uccisa; l’ho lasciata sola ancora e l’abbiamo ritrovata svenuta nel corridoio. Non ho intenzione… di perderla- insistette il ragazzo a denti stretti.
-Andiamo James, Lily non è una squilibrata, non lascerà di nuovo la scuola da sola. E per quanto riguarda la sfuriata… non sono sicuro che le abbia fatto male- intervenne Sirius.
-Già… poi mettiti nei panni del professor Silente, non può farci fare quello che vogliamo tutte le volte che capita qualcosa a uno di noi. Ci ha già permesso di andare al funerale- rincarò Dorcas a voce bassa.
Ramoso sospirò, abbassando lo sguardo.
-Bene- disse alzandosi.
-Bene, allora andate a lezione, mi risulta che abbiate un compito in classe di Pozioni- li incoraggiò Silente.
-Già, e tu James hai passato tutta la scorsa settimana a studiare e sei prontissimo, giusto?- fece Alice con un sorrisetto.
Il ragazzo annuì leggermente.
-Bravi- sorrise il Preside.


Un supplente. C’era un supplente.
Proprio quando James credeva di aver fregato Lumacorno studiando tutto a memoria per il compito teorico, questo si assentava.
Si sedette all’ultimo banco, rassegnato, e ricordò di aver promesso a Lily di fare il possibile per prendere un buon voto, prima di lasciarla in infermeria. Sarebbe stata dimessa quel mattino stesso ed era tremendamente preoccupato per cosa sarebbe potuto succedere.
La porta sbattè quando un uomo alto e grasso entrò in classe, attraversandola con il mantello che svolazzava alle sue spalle e il cappello a punta in mano, insieme a un pacco di fogli di pergamena che probabilmente erano i loro compiti.
-Buongiorno, sono il professor Hide e sostituirò il vostro insegnante di Pozioni per una, due lezioni al massimo. Non c’è tempo da perdere, avete un’ora- li liquidò secco, agitando la bacchetta in modo che ognuno ricevesse un foglio. Si sedette alla cattedra e prese la Gazzetta del Profeta.
Per quello che James aveva potuto vedere sembrava piuttosto giovane e portava corti capelli scuri. Lanciò un’occhiata a Sirius per sottolinearne la simpatia, e lui rispose storcendo la bocca. Osservò per qualche istante la prima pagina del giornale dietro al quale il professore si era nascosto, vedendo che ritraeva il Ministro della Magia che respingeva i giornalisti. Scosse la testa e si concentrò sul compito che era appena atterrato sul suo banco. Alla prima domanda rispose in modo piuttosto esauriente, ripetendo nella testa quello che aveva studiato come una filastrocca. Era l’unico modo per fargli imparare qualcosa di quella materia, anche se non era dei migliori. Passò al secondo quesito e si stupì di non comprendere quanto chiedeva. Lo rilesse più volte, ma niente da fare, non faceva parte degli argomenti che ci sarebbero dovuti essere nel compito. Posò la piuma sul banco e alzò la mano. Quasi subito, l’uomo lo vide e alzò lo sguardo, invitandolo a parlare.
-Mi scusi professore, ma la seconda domanda non è nel nostro programma- disse.
-A dire il vero nemmeno la terza- aggiunse Remus dalla fila più avanti.
Hide lasciò vagare lo sguardo dall’uno all’altro alunno, poi parlò:
-Signori…
-Potter- completò James, vedendolo abbassare il capo sul registro –e Lupin.
-Vi posso assicurare che ogni quesito del compito fa parte del programma del settimo anno.
James, che nel frattempo aveva letto le altre e le aveva trovate quasi tutte incomprensibili, protestò: -Siamo appena a novembre, non abbiamo studiato tutto il programma- il tono era abbastanza seccato.
Il professore alzò la testa dal giornale per la seconda volta e lo fissò.
-Ho potuto notare che siete irrimediabilmente indietro, e mi sono preso la libertà di aggiungere qualcosa dai capitoli seguenti.
-Allora non vedo come possa aspettarsi che qualcuno di noi conosca le risposte.
-Risponda solo alle domande che conosce, signor…- esitò.
-Potter- ripetè lui frettolosamente. Aveva passato ore a prepararsi per rimediare i suoi voti mediocri, e gli si era presentato quello sconosciuto con la pretesa di fare quello che voleva.
Intanto, tutti all’interno dell’aula si erano zittiti e lo fissavano –Non è corretto metterci in difficoltà in questo modo- insisté, in prede alla rabbia.
-Sta mettendo in dubbio il mio metodo, Pot…ter?- chiese Hide, alzandosi in piedi –Quello del vostro professore non dev’essere stato sicuramente efficace, se i suoi alunni si permettono di rivolgersi così ad un adulto. Mi vedo costretto ad assegnarle una punizione per questa sera- aggiunse.
A quel punto Ramoso si alzò dal banco, prese la bacchetta e fece volare il compito incompleto sulla cattedra. Prese la borsa, se la gettò in spalla e si incamminò fuori dalla classe, borbottando:
-Lo faccia lei il suo stupido compito.
-O per tutta la settimana!- sentì dire alle sue spalle, mentre usciva.
 
 
Attraversò i corridoi di volata, senza pensare. Si diresse dritto verso il parco, incurante del freddo e del chiaro odore di pioggia imminente. Gran parte del suolo era ricoperta da foglie secche e la neve non avrebbe tardato ad arrivare, occupando il vuoto che queste avevano lasciato sui rami degli alberi. Attorno alla capanna di Hagrid c’era uno spiazzo pulito, dove il guardiacaccia aveva sicuramente rastrellato l’erbetta secca per poi accumulare le foglie in punti strategici, in mucchietti in cui, durante i primi anni, Ramoso e i suoi amici si erano tuffati allegramente. Anche l’orto era sgombro e ben curato, e vi cresceva ancora qualche zucca. James non notò i pittoreschi contrasti con cui la mezza stagione aveva rivestito la valle, o forse ignorò che la tristezza degli arbusti spogli aveva invece creato magiche decorazioni variopinte. Non si accorse della frescura e pulizia dell'aria autunnale, non si fermò neanche un attimo ad inspirarla, come normalmente avrebbe fatto, ma si concentrò sulle orme decise che lasciava nel tappeto di foglie, sbandando e, inizialmente, senza badare a dove andava, acciecato dalla rabbia e dallo stress.
La disavventura di Lily aveva risvegliato in sé il ricordo della morte di suo padre, solo duramente nascosto e adesso sul punto di esplodergli dentro. Anche se non lo dava a vedere, non l’aveva presa molto meglio di sua madre. Si era ripreso, aveva avuto a disposizione lunghi mesi di solitudine per pensare e medicarsi le ferite e soprattutto per prendersi cura di lei, ma erano stati i più brutti della sua vita. E ora ogni nuova vittima di Voldemort lo faceva sentire impotente, inutile, ma non gli toglieva la speranza, anzi l'incrementava. Cresceva in lui la voglia di reagire, e più di tutti aveva compreso le parole di Sirius, il giorno prima.
Raccolse una manciata di sassolini e si sedette in terra, a gambe incrociate, iniziando a lanciarli in acqua in modo da farli rimbalzare, ma quelli affondavano senza il minimo accenno di successo.
Plop.
Trovava inconcepibile il clima che aveva trovato in classe quella mattina, probabilmente un problemuccio da nulla, agli occhi di qualsiasi altro. Sì scocciante, ma rimediabile nel corso dell'anno. James, che mirava solo ad un buon voto in Pozioni, per diventare Auror, non era riuscito a sopportarlo. Sentiva addosso la pressione di eccessive aspettative, e quest'ultima prova di incapacità l'aveva mandato in escandescenze. Il professore era stato freddo, totalmente indifferente all’averli messi tutti in difficoltà. In tempo di guerra, tutti dovevano aiutarsi, collaborare, come diceva Silente. Magari il suo discorso non era esattamente riferito ai compiti in classe, ma James non capiva come qualcuno potesse ancora avere voglia di vedere gli altri interdetti e ostacolati in quel modo, come si potesse pensare a quanto la classe sia indietro nel programma di Pozioni quando fuori le persone morivano per mano di un tiranno. Con rabbia, scagliò a terra i sassolini che aveva ancora in mano e risalì l’argine del Lago, senza sapere bene dove dirigersi. Si fermò accanto ad un albero, e guardo la sagoma del castello stagliarsi enorme davanti a lui. Individuò la Torre di Grifondoro e si chiese se Lily fosse là, e se fosse giusto lasciarla sola. Probabilmente sì, in momenti del genere non sempre si voleva qualcuno pronto a imporre la sua presenza. Stava giusto pensando di tornare per non perdere anche l’ora di Difesa, quando qualcuno gli posò una mano sulla spalla.
Si voltò di scatto, la bacchetta in mano, e la puntò alla gola dell’uomo. Ma a guardarlo era un ragazzo con i capelli un po’ troppo lunghi, la cravatta rossa e oro slacciata e l’espressione divertita.
-Ehi fratello, vengo in pace- disse Sirius abbassandogli il braccio che reggeva la bacchetta.
-Scusa- disse James, poco convinto –Ma da dove sei sbucato?- chiese guardandosi intorno, come se si fosse appena svegliato da un lungo sogno.
-Devi esserti fritto il cervello- disse lui mostrandogli il Mantello dell’Invisibilità stretto in mano –Sono passati venti minuti da quando hai fatto la tua uscita trionfale, ho consegnato il compito e mister Simpatia mi ha intimato di aspettare fuori dall’aula dove in teoria dovevi esserci anche tu. E’ vietato uscire durante le lezioni, rammenti?
Ramoso borbottò qualcosa su Gazza che era un imbecille e si sedette ai piedi dell’albero, subito imitato dal fratello.
-Allora, cosa bolle in pentola?- domandò Felpato. Ad un’occhiata interrogativa di James, continuò: -Non ci credo che hai quella faccia solo per Pozioni… si tratta di Lily?
Il ragazzo sospirò.
-Di Lily, della guerra, di tutto. Sono stanco di stare qui, io voglio combattere. Hogwarts è cambiata, invece di unirci questa situazione ha diviso Serpeverde dal resto della scuola. Li hai visti? Sempre pronti ad aggredire i più deboli, mentre là fuori Voldemort fa la stessa e identica cosa. La resistenza è ridicola.
Sirius annuì, facendosi tetro.
-Io voglio veramente fare parte dell’Ordine. Io… ecco… sto cominciando a pensare che forse non diventerò mai un Auror, non ce la farò- disse a testa bassa.
-Sir, non ho mai visto uno più qualificato di te per fare l’Auror, davvero…- iniziò James.
-Non avrò mai E in Pozioni, mai, per non parlare di Trasfigurazione. Faccio schifo, o almeno, non sarò mai abbastanza; e se anche imbrogliassi in qualche modo, che Auror sarei? Per fare parte dell’Ordine non serve esserlo, saprei comunque di aver aiutato al massimo delle mie possibilità e se morissi bevendo qualche veleno che non ho riconosciuto non deluderei nessuno… non di nuovo.
Alla fine esitò, come se non avesse avuto davvero intenzione di dirlo, almeno le ultime tre parole.
Il viso di James si accese di rabbia, e fissò i suoi occhi in quelli dell’amico, costringendolo a guardarlo.
-Sirius Black, mettiti in quella testa che ti ritrovi che tu non hai MAI deluso NESSUNO. Sei il migliore amico, il migliore fratello e il migliore figlio che si possa volere, e solo perché quei… i tuoi genitori e tuo fratello sono… oh al diavolo, odiami pure per questo, ma solo perché loro sono degli idioti non vuol dire che tu sia un delusione. Fatti entrare nel cervello che le pecore nere della famiglia sono tutti loro, non tu, una volta per tutte.
Felpato, che era rimasto ad ascoltarlo senza dire nulla e senza smettere di guardarlo, esitò qualche istante, poi lo strinse in un abbraccio da orso di qualche secondo. Quando lo lasciò, James notò che il fratello stava trattenendo le lacrime, allora gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise, beccandosi una gomitata nelle costole.
Rimasero in silenzio ancora per un po’, poi si alzarono di malavoglia per tornare al castello e non perdere un’ulteriore ora di lezione. Percorsero il tragitto spintonandosi  e insultandosi come bambini, proprio come nei loro primi giorni ad Hogwarts sette anni prima. I corridoi erano affollati, pieni di studenti carichi di libri che si spostavano tra le aule, il cervello staccato alla ricerca di dieci minuti di pausa e le labbra pronte ad arricciarsi in uno sbuffo al primo contatto con il mondo reale. Anche in mezzo a tutti quei ragazzi però, una certa chioma rossa non poteva sfuggire allo sguardo, soprattutto non a quello di James.
-Ehi Evans!- gridò per farsi sentire.
La ragazza si guardò attorno e quando lo vide si fermò, come distolta da pensieri che l’avevano seguita tutto il tempo.
-James- disse con un impercettibile sorriso.
-Come stai?- chiese lui dopo averla raggiunta, scostandole una ciocca di capelli dagli occhi.
Lei annuì senza dire nulla e lo abbracciò goffamente per colpa dei libri che teneva tra le braccia. Uno cadde a terra, e Ramoso si lasciò scappare un sorrisetto quando si chinò a raccoglierlo, poi disse:
-C’è un supplente al posto di Luma… tremendo, ha fatto un compito assurdo e ora sono in punizione tutta la settimana.
-Dev’essere terribile- commentò lei guardando in basso.
-Non… non così tanto- le assicurò James, sentendosi in colpa per l’osservazione infelice.
-Mi dispiace di non poter stare con te quando sarai a scontare la tua pena- disse poi la ragazza come a scusarsi a sua volta per la freddezza.
Il ragazzo la strinse in un abbraccio più lungo del solito, le posò un bacio sulle labbra e imboccò il corridoio dell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
 
 
Doxy e Mollicci.
Quella era la sua punizione.
Si era presentato nell’ufficio di Lumacorno alle nove esatte, e vi aveva trovato il professor Hide, che gli aveva spiegato che una delle tante aule in disuso del castello doveva essere ripulita perché presto sarebbe servita di nuovo, non aveva capito bene per cosa. E, guarda caso, quando Gazza l’aveva aperta quella si era disgraziatamente rivelata piena di creature decisamente sgradite. E visto che il bidello aveva “così tanto a cui pensare, in una scuola grande come questa (James era invece convinto che non ne fosse semplicemente in grado), perché non dagli una mano approfittando della punizione?”
Doxy e Mollicci.
Ad Hogwarts.
Probabilmente ce li aveva messi Hide, pensò James dentro di sé stringendo i denti e afferrando un flacone di Filtro Doxycida tra diverse bottigliette, tra le quali anche l’antidoto al veleno di quei piccoli mostri in caso lo avessero morso. Prima di avvicinarsi alla pesanti tende infestate, il ragazzo si concesse di ripensare a quello che aveva lasciato per recarsi lì.
Subito dopo cena, alla quale Lily non si era presentata, erano saliti tutti quanti alla Torre, e lei li aveva raggiunti poco dopo. Li aveva salutati e da quel momento non aveva più aperto bocca fino al momento di salutare lui. Si era limitata a sdraiarsi sul divano con la testa in grembo al ragazzo e un libro aperto davanti agli occhi, che si spostavano regolarmente lungo le pagine. Non era un clima dei più gioiosi, ma gli altri avevano deciso che rimanere in silenzio a loro volta non l’avrebbe aiutata, così avevano ripreso a chiacchierare come sempre, e lei evidentemente apprezzava il fatto perché qualche rarissima volta non riusciva a mascherare una luce diversa negli occhi, la luce di chi si sente amato. Ma era ancora troppo presto, infatti quei momenti duravano lo spazio di un nanosecondo, poi lei tornava ad essere vuota, triste, seria, distante. L’unica cosa che le occorreva era il tempo.
Si riscosse dai suoi pensieri e si avviò verso le tende. Prima cominciava, prima finiva.
Agitò la stoffa, il flacone in mano, e quando le creature presero a svolazzare in giro le innaffiò di pozione. I Doxy cadevano a corpo morto sul pavimento, e ogni tanto James li metteva tutti in sacco per poi tornare a stanare gli altri. Dopo quasi un’ora, le tende erano linde e leggere, e il ragazzo posò gli strumenti e si tolse i guanti. Puntò la bacchetta verso il sacco colmo e lo chiuse per bene, buttandolo poi in angolo. Si spostò davanti a un grosso armadio delle scorte, la cui anta chiusa a chiave si agitava tremando. Un Molliccio vi dimorava, così come in tutti gli altri posti bui e chiusi della stanza, lui doveva rinchiuderli dentro a una cassetta. Si fermò un attimo a pensare. Non aveva mai dovuto sconfiggere un Molliccio, non sapeva in che cosa si sarebbe trasformato, ma era pronto a scommettere tutto quello che sua madre aveva alla Gringott che, novantanove su cento, si sarebbe trattato di Voldemort. Prese un respiro profondo e aprì il mobile. Per un momento una figura indistinta gli si parò davanti, poi, senza neanche dagli il tempo di sbattere le palpebre, il Signore Oscuro comparve a pochi passi da lui, il cappuccio alzato sulla testa a coprirla completamente alla vista e le mani bianchissime che spuntavano dal mantello. Con la sensazione che il posto fosse diventato improvvisamente più caldo, James alzò il braccio e si concentrò, stringendo la bacchetta quasi morbosamente, le goccioline di sudore che iniziavano a solcargli la fronte, mentre l’apparizione si muoveva sinuosa. Improvvisamente una risata roca prese a risuonare nella stanza, e per poco Ramoso non cadde a terra in ginocchio. Non seppe mai come, ma riuscì a biascicare un “Riddikulus!” abbastanza convinto da far sparire il Molliccio, indirizzandolo verso la cassetta fornitagli da Hide.
Decise di fare una pausa, e dopo una decina di minuti passò a un cassetto, poi alla cattedra, allo scomparto inferiore di diversi banchi, e la stessa scena si ripeteva in continuazione, sempre uguale, come un incubo ripetuto ogni notte, lasciandolo turbato secondo la funzione di quelle creature. Alla fine, quando restò l’unico essere pensante all’interno dell’aula, si affrettò verso la porta e andò dritto al dormitorio, esausto.
 
 
Aprì la porta della stanza senza troppa delicatezza e se la richiuse alle spalle con un tonfo, ritrovandosi al buio.
-Ehi senti, è l’una di notte, c’è gente che vuole dormire!- esclamò Sirius da un punto indistinto alla sua destra, seguito da un rumore di coperte spostate.
James puntò la bacchetta a caso nell’oscurità e accese la luce. Lasciò cadere a terra le scarpe e andò al suo baule, afferrando un paio di boxer puliti.
-Accidenti al tuo disordine- disse inciampando nella borsa di Felpato e raggiungendo il bagno.
Sirius sbuffò e si alzò di malavoglia. Recuperò ciò che aveva ostacolato James e la infilò sotto al letto, lasciandocisi poi cadere di nuovo. Stava per spegnere la luce pregustandosi la reazione del fratello, quando intravide qualcosa per terra. Si sollevò leggermente dal cuscino e capì che si trattava di un pezzo di pergamena ripiegato. Allungò un braccio per prenderlo, sospettando che fosse uscito dalla cartella, e lo aprì.
 
Sirius, devo parlarti di una cosa importante. Se tieni ancora un minimo a tuo fratello, vieni martedì all’ora di pranzo nel corridoio del quarto piano. Ho bisogno di te.
Regulus”

 
Dovette rileggerlo almeno tre volte prima di rendersi conto di cosa si trattava. Suo fratello gli stava chiedendo aiuto. O almeno, così sembrava. C’erano molte più probabilità che fosse una trappola rispetto a quelle positive, ma per qualche motivo Sirius non riuscì semplicemente ad accartocciare quel foglietto e tornare a dormire, ridendo della stupidità di Regulus. Forse era per via di quello che gli aveva detto durante il loro ultimo incontro… “lo sai che non sono così…”, “io sto cercando di uscirne…
E lui? Teneva ancora un minimo a suo fratello?
La riposta arrivò automatica. Certo che ci teneva. Da quando se n’era andato di casa, non c’era stato giorno in cui non si era chiesto perché lui non facesse lo stesso. Era convinto che fosse un codardo, ma non che fosse malvagio.
E comunque, voleva vederlo ad Hogwarts. Se aveva intenzione di tendergli un’imboscata avrebbe potuto aspettare le vacanze e invitarlo in un posto desolato, direttamente nelle fauci della belva. No, c’era qualcosa di strano. Rimase ancora per qualche istante seduto sul bordo del letto con il foglio in mano, riflettendo.
-Che fate, un festino a mia insaputa?- domandò la voce impastata di sonno di Remus.
Il ragazzo esitò, ma dopo qualche secondo rispose:
-No, non è nulla- come a confermare le sue parole tornò a sdraiarsi, posando la pergamena dentro al cassetto del comodino e chiudendolo bene, prima di afferrare la bacchetta e spegnere le luci.
Istantanea, arrivò dal bagno la sonora imprecazione di James.
 
 
Il giorno dopo, Sirius passò l’intera mattina a pensare, ma poco prima di pranzo non era ancora riuscito a trovare un motivo per non andare. Così, uscendo dalla serra di Erbologia, gridò agli altri di andare avanti e prese una scorciatoia per il quarto piano. Una volta arrivato, scrutò l’intero corridoio, ma non vide nessuno, così afferrò la bacchetta e si appoggiò al muro, in attesa. Rimase così per diversi minuti, tanto che pensò più volte di andarsene, ma poco prima che si scostasse dal muro e imboccasse le scale, Regulus arrivò di corsa andandogli incontro.
-Che vuoi?- abbaiò Sirius, la bacchetta sempre in mano.
-Calma… voglio solo parlarti- disse tranquillo, appoggiandosi al corrimano della scalinata che portava al terzo piano.
Il fratello lo scrutò per un momento, con l’aria severa. Era piuttosto simile a Sirius, ma portava i capelli scuri tagliati corti e spettinati ad arte con il gel. Il bel viso, dai tratti duri ma ben disposti, ricordava molto quello del fratello, fatta eccezione per gli occhi azzurri ereditati dal padre. Era magro, e probabilmente curava abbastanza il suo fisico. Era leggermente più basso di Sirius.
-Senti, io lo so che mi odi. Mi odi forse addirittura più di mamma e papà, perché mi sono lasciato influenzare da loro e non ti ho seguito. Per questo non sarà facile convincerti, ma io ho bisogno di te… ho bisogno del mio fratello maggiore.
Felpato non disse una parola, si limitò a continuare a fissarlo variando leggermente espressione.
-Sono mesi che cerco un modo per… andarmene, uscire da quelle compagnie… ma non è facile. Loro possono anche accettare che io molli, ma non che io rimanga in vita dopo averlo fatto. Sarei una fonte di informazioni letale per…- non riuscì a terminare, perché Sirius lo interruppe.
-Regulus, parliamoci chiaro, perché lo stai dicendo a me? Sai che non metterò in pericolo nessuno per te, qualsiasi siano le tue intenzioni- pronunciando quelle parole lo guardò dritto negli occhi.
-Lo so. Non ti sto chiedendo questo, io vorrei solo che tu ti fidassi di me- la voce si era abbassata di un tono.
-E come pensi che possa farlo?
Ci fu un momento di silenzio, poi Regulus si voltò.
-Senti, sono stanco di dover fare i salti mortali per farmi credere. Sei o no mio fratello?
-Io ho già un fratello, e non sei tu- rispose Sirius, freddo e brutale.
Era incredibile. Come pretendeva di presentarsi lì dopo anni e volere il suo perdono così facilmente? Si avviò verso le scale e prese a salirle, ma venne trattenuto da una mano sulla spalla. Stava già per voltarsi e tirargli un pugno, ma si fermò vedendo le lacrime sul volto del fratello. E non erano finte, per nulla.
-Sirius, ti ricordi quando avevi otto anni e io sette? Quando c’era quel ragazzino, a scuola, che si divertiva a prendermi la merenda? Tu lo hai pestato e gli hai detto che tuo fratello non si tocca. E’ questo che mi manca, perché non possiamo essere una famiglia? Perché viviamo in un mondo che ha rovinato tutto?
Felpato non sapeva proprio cosa dire, aveva guardato bene Regulus e sul suo viso non c’era traccia di finzione. Era sincero, non c’erano dubbi. Ma era un Mangiamorte.
Nonostante questo, quando si sporse per abbracciarlo non trovò la forza di fare nulla, se non di permetterglielo. Passò un secondo, stava proprio per dire che ne aveva abbastanza, per scostarlo, quando il ragazzo gli sussurrò a un orecchio:
-Non crederci, mi costringono a fare questo.
Si irrigidì d’un tratto, e chiese:
-Stai davvero cercando di uscirne?- Regulus annuì impercettibilmente.
-Allora scusa- aggiunse, poi serrò un braccio del fratello nella sua stretta e con l’altra mano lo inchiodò al muro con forza.
-TU NON MI IMBROGLI CON DUE PAROLE E UN PO’ DI LACRIME!- gridò, la bacchetta puntata alla gola.
Lo scaraventò a terra e se ne andò, salendo sulla scala che stava girando proprio in quel momento.








I'm Here!
Ehilà! Rieccomi, con un capitolo di transizione che non mi fa troppo impazzire.
Spero che a voi piaccia, ho in serbo delle sorprese più avanti :D
Non dimenticate di lasciare tante belle recensioni, siete stupendi!
Alla prossima!


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Capitolo 25
*** Full Moon ***






-Codaliscia, quanto ci metti!- sbraitò James sotto voce, tenendo aperta con una spalla la porta della Sala d’Ingresso, lo sguardo rivolto verso il grosso cane nero che scorrazzava per il prato pieno di brina.
Peter si stava allacciando una scarpa, e appena finito prese a correre verso di lui e uscì. Ramoso richiuse la porta con cautela e si avviò verso il Platano, ospitando l’amico sotto al Mantello dell’Invisibilità e maledicendo con tutto sé stesso Felpato, che sembrava provare un enorme piacere nell’inseguire le falene. Lanciò un’occhiata verso il cielo: la luna era quasi sorta del tutto. Si fermò a distanza di sicurezza dall’albero, e a quel punto Peter si trasformò e sgusciò tra i rami, fino ad arrivare alla radice giusta. Una volta bloccato, James aspettò due gli altri due entrassero e li seguì. Ripose il Mantello all’inizio del passaggio, ben ripiegato, e lo percorse in forma umana, lanciando un’ultima occhiata fuori per assicurarsi che tutto fosse tranquillo. Non appena sbucò nella Stamberga Strillante si affrettò a trasformarsi, facendo appena in tempo ad individuare Remus in un angolo, sofferente mentre la mutazione avveniva. Avrebbero aspettato che fosse completa, per poi uscire di nuovo a esplorare la Foresta, dove non c’era pericolo di incontrare studenti o professori, o comunque nessun umano contro cui Lunastorta avrebbe potuto accanirsi. Era sempre una lotta indirizzarlo dalla parte giusta, lui tendeva a voler rimanere nel parco, o verso il Lago Nero, ma non era possibile. Un Lupo Mannaro libero nel giardino di una scuola non era esattamente parte delle norme di sicurezza che il Ministero prevedeva.
Improvvisamente, Remus smise di guaire. Brutto segno. Si voltarono tutti di scatto, ma troppo tardi. Si era già scagliato contro Sirius, che non poté fare altro che combatterlo spingendolo verso l’uscita, sperando che ritenesse più desiderabile la libertà. Per qualche istante regnò il caos, la lotta era feroce e Felpato faceva del suo meglio per difendersi solamente senza ferire l’amico, ma non era facile. Di colpo come era arrivato, l’attacco di ferocia si fermò, e il Lupo ansimante osservò i tre animali per un po’, poi imboccò l’uscita senza pensaci due volte. Subito gli altri lo seguirono, ma arrivati fuori fecero soltanto in tempo a sentire un ululato ormai lontano. Di Remus nessuna traccia.
Senza nemmeno guardarsi, il cane, il cervo e il topolino si sparpagliarono in tre direzioni diverse. Era indispensabile ritrovarlo subito. Passò parecchio tempo, dopo circa due ore si ritrovarono tutti sotto al Platano e ripresero la loro forma umana.
-E’ un gran casino!- esordì Sirius passandosi una mano tra i capelli.
-Siamo degli stupidi- concordò James guardandosi attorno nervoso –Se non lo troviamo… non oso immaginare quante regole stiamo violando. Saremo nei guai come nessuno è mai stato, e lui potrebbe farsi male.
-Sentite, non credo che stare qui a piangerci addosso possa aiutare… andiamo a cercarlo nella Foresta…- azzardò Peter.
-Hai ragione, Pete… muoviamoci- sospirò Ramoso, lasciando il posto alla sua forma da cervo.
-E’ un incubo- affermò Sirius seguendolo a ruota.
Si addentrarono nella Foresta Proibita, guardandosi attorno con un’attenzione mai avuta prima. I rumori inquietanti erano ovunque, e non erano incoraggianti.
 
 
-Parola mia, che diamine stavo pensando quando ho deciso di diventare Animagus?- disse Sirius, trascinando Remus verso la scuola.
Lui e James lo reggevano, un braccio intorno al collo ciascuno, mentre Lunastorta tossiva. Peter, di retroguardia, era pronto a schiantare chiunque li avesse visti.
-Me lo chiedo anche io- rispose Lupin con un sorrisetto sarcastico –Quanto siete feriti?
Era appena tornato umano. Dopo aver passato quasi tutta la notte a cercarlo, gli amici lo avevano ritrovato alla prima luci dell’alba e avevano dovuto usare le maniere forti per fermarlo.
-Mi fa male la gamba e ho una ferita sul petto- elencò James per nulla preoccupato.
-Io credo di avere una spalla lussata- aggiunse Peter con una smorfia.
-Vista la mia innata abilità con le bestie fuori controllo, io ho solo qualche graffio oltre al taglio alla gamba che mi hai fatto nella Stamberga- completò Sirius –Come sempre quello messo peggio sei tu, quindi non iniziare con i tuoi discorsi sui rischi che corriamo.
Remus stava proprio per farlo, ma vedendo che ai suoi amici non importava proprio nulla delle ferite e volevano solo scaricarlo in un letto dell’Infermeria al più presto, rimase zitto e si lasciò scappare un sorrisetto. Se si fermava a pensare al mostro che era ogni volta che feriva uno dei tre, era perduto. Poi, era solo grazie a loro se era lì. Se non l’avessero cercato senza rassegnarsi chissà dove si sarebbe ritrovato, solo, sperduto e ferito.
Lo lasciarono fuori dall’Infermeria e se la filarono per non farsi vedere da Madama Chips, non in quello stato. Raggiunsero la Sala Comune e si lasciarono cadere sulle poltrone. Peter decise di salire a darsi una ripulita per poi presentarsi dall’infermiera dicendo di essersi fatto male alla spalla cadendo dalle scale, invece gli altri due rimasero dov’erano, senza più la forza nemmeno di parlare. James si era quasi addormentato quando un grido lo riscosse dal dormiveglia.
-Potter! Black! Come cavolo siete ridotti?- era Lily, che, in pigiama, li guardava con aria spaventata da metà scala.
-Qui a fare le domande dovrei essere io: cosa ci fai qui a quest’ora?- domandò James preoccupato.
-Ieri sera sono andata a letto presto- spiegò la ragazza abbassando lo sguardo.
Tutti e tre sapevano le verità, semplicemente non era riuscita a dormire.
-Venite, quelle ferite sono da curare- disse indicando due sedie e correndo a prendere il kit del primo soccorso. Si ripresentò seguita da Dorcas, che incenerì con lo sguardo Sirius.
-Ehi, non è colpa mia stavolta- si lamentò lui.
Dopo aver verificato che la gamba di James non avesse ferite e aver decretato che non sapeva dire se ci fosse qualcosa di rotto o meno, Lily si sedette in grembo al fidanzato armata di acqua ossigenata e cotone, per disinfettargli la ferita sul petto. Era abbastanza superficiale ma brutta da vedere, fortunatamente Remus ci era arrivato solo con gli artigli e non con i denti. Dorcas, intanto, stava fasciando il taglio di Felpato e applicando cerotti sui graffi.
-Ecco fatto- disse la rossa finendo di sistemare la garza che aveva avvolto tutto intorno alla parte superiore del busto di James.
Lui in tutta risposta la strinse a sé, posandole la testa su una spalla e inspirando il suo profumo, desideroso che tutto rimanesse fermo a quell’istante. Lily capì che in quell’abbraccio aveva messo tutto il suo amore, e che voleva dire “io sono con te, sono sempre con te”. Lo ricambiò e gli donò un bacio dolce.
Quando si staccarono, Ramoso vide che Sirius si era steso sul divano e Dorcas gli accarezzava i capelli.
-Senti, prima che ti addormenti risvegliandoti tra una settimana, mi è appena venuto in mente che c’è il Quidditch oggi- disse.
-Oddio- commentò lui senza aprire gli occhi.
Lily sussultò.
-Beh, James è il capitano, rimanderà no?- chiese Dorcas piano.
Il fidanzato la fulminò con lo sguardo.
-Non si rimanda il Quidditch.
Il fratello annuì solennemente.
-JAMES POTTER, TU NON SALIRAI SU NESSUNA MALEDETTA SCOPA VOLANTE RIDOTTO IN QUEL MODO, CHIARO?- scoppiò Lily raggiungendolo e tuffandosi tra le sue braccia.
Lui sbarrò gli occhi e le accarezzò la schiena.
-Lily… Lily, sta calma… dobbiamo allenarci… ti prometto che farò attenzione.
-Sì… sì, scusa- fece lei abbassando lo sguardo.
Ramoso la sollevò da terra.
-Non devi scusarti di niente, capito?- disse guardandola negli occhi.
Anche quell’occhiata trasmetteva vicinanza, comprensione, infinto affetto. La ragazza annuì e chiuse gli occhi. Lui la adagiò sul divano e si stese accanto a lei, desideroso di dormire almeno per qualche ora.
 
 
Sirius giaceva sdraiato su una panca dello spogliatoio maschile di Quidditch, occupandola interamente.
-Ehi spostati!- esclamò il battitore rifiutando l’idea di cambiarsi per terra.
-Bel lavoro di squadra davvero, sbattere via un compagno in questo modo non curandosi del suo dolore- commentò Felpato senza muoversi.
-Ma che fate voi di notte invece di dormire? Siete tutti e due zoppicanti e James ha un taglio sul petto che sembra stato fatto da un drago!- disse il ragazzo in tutta risposta.
Ramoso, che era convintissimo di essere riuscito a togliersi la maglia e ad infilarsi la divisa in modo da non far notare la ferita, era rimasto a bocca asciutta, ma Frank guardò talmente male il battitore che questo distolse lo sguardo, si infilò i parastinchi e si allontanò in direzione del bagno, borbottando.
-Forza- incitò James afferrando la scopa e dirigendosi verso la porta cercando di non dare a vedere che le fitte alla gamba gli impedivano quasi di muoverla.
Sirius si alzò di malavoglia e seguì Frank, e poco dopo arrivò anche l’ultimo. Le tre ragazze erano già pronte e sedevano sull’ultimo gradino degli spalti, le scope a terra davanti a loro.
-Oh eccoli. Avete finito di commentarvi i vestiti e le acconciature a vicenda?- chiese Mary sarcastica, ma lanciando un’occhiata a James e al fratello si accorse che qualcosa non andava. Mentre si dirigevano verso il centro del campo, mormorò a denti stretti, nell’orecchio di Ramoso:
-Remus?
-Sì, niente di grave, non preoccuparti.
Lei finse di assentire, ma non staccò gli occhi di dosso a nessuno dei due salendo sulla scopa e librandosi in aria.
-Allora- cominciò James deciso –Oggi voglio che ognuno di voi si alleni in modo specifico. Sirius, Mary e Frank, voi dovete alternarvi: due di voi si passano la palla e cercano di segnare nella porta di Brittany- disse indicando la ragazzina del quarto anno che giocava da portiere –E l’altro fa l’avversario, cioè cerca a tutti i costi di rubare la palla ai primi due. Poi vi scambiate. Non credete di fare i furbi lasciando Mary da sola, è forte quanto e più di voi- aggiunse con un ghigno, al quale la ragazza rispose con un sorriso radioso.
-In quanto a voi due- continuò il capitano facendo un cenno in direzione del battitore e della battitrice –Andate dall’altro lato del campo e cercate di colpire d’effetto i bolidi in modo che, una volta entrati da una porta, deviino per centrare anche la seconda. Se ci riuscite con tutti e tre gli anelli farò in modo di farvi ricevere un Premio Speciale per i Servigi Resi alla Scuola, non dubitatene- spiegò serio.
-E tu?- chiese Brittany.
-Io inseguirò il boccino e proverò qualche finta o picchiata- concluse.
Tutti quanti annuirono decisi e si diressero verso le rispettive posizioni.
Dopo pochi minuti c’era già un discreto pubblico a seguire gli allenamenti, e James si occupava personalmente di accompagnare con infinita gentilezza i componenti delle squadre avversarie verso l’uscita, lasciandolo loro un pacchetto di minacce tutto bello incartato e infiocchettato. Fortunatamente non se ne presentarono molti, soltanto i battitori di Tassorosso e il portiere di Corvonero, che aveva piuttosto maldestramente tentato di camuffarsi con degli occhiali da sole e i capelli magicamente allungati. Non era stato difficile individuarlo, considerando che stava per piovere e di sole non c’era nemmeno un timido sentore.
-Ehi, Potter!- gridò Sirius avvicinandosi, mezz’ora più tardi.
-Che vuoi Black?- rispose James reprimendo un’imprecazione. Si era distratto e aveva perso il boccino.
-Nulla, soltanto dirti che abbiamo una buona notizia!- esclamò indicando gli altri due cacciatori e la portiera.
-Ebbene?
-Brittany ha parato praticamente tutti i nostri tiri, è in gran forma!- spiegò lui tutto contento.
Ramoso lo guardò, divertito, e assunse un’espressione fintamente perplessa.
-Black, caro amico mio…- iniziò passando un braccio attorno alla spalla del fratello –Sei sicuro che sia lei ad essere brava? No perché potrebbe benissimo essere che voi tre- e indicò lui, Frank e Mary –siate dei cacciatori penosi… sai che mi dispiacerebbe dovervi sostituire, ma sarebbe per il bene della squadra…
-Sai, il potere ti da davvero alla testa!- protestò Sirius sgranando gli occhi.
-Uffa, pensavo fosse ovvio che era una scherzo!- esclamò James dandogli una fragorosa pacca sul collo.
-Lo era, e per niente credibile, ma ciò non toglie che tu sia un tiranno… sai, quando si iniziano a fare di questi discorsi significa che qualche rotella sta saltando, Jamie- spiegò lentamente, come se stesse parlando con un bambino, poi si voltò e prese a volare verso gli altri, facendo un gesto circolare con l’indice accanto alla tempia.
-Ringrazia Merlino che non ho una mazza e un bolide sottomano, Black!- gridò James ricominciando a guardarsi intorno per individuare il boccino.
 
 
-Non mi sento più le ossa- assicurò Sirius sulla strada per la Sala Grande.
-Perché, le ossa si sentono?- chiese James passandosi una mano tra i capelli.
Remus scosse la testa. Si era già ripreso e aveva insistito con tutte le sue forze perché la Chips lo facesse uscire dall’Infermeria per andare a pranzo e assicurarsi che gli altri tre stessero bene. Lui, una volta prese le sue svariate pozioni e una volta medicate le ferite, aveva avuto bisogno soltanto di qualche ora di sonno profondo per riprendersi. Non era al massimo della forma, ma preferiva essere dimesso sempre il prima possibile per non destare sospetti. Erano anni che affinava la tecnica, e a volte, anche se raramente, capitava che non dovesse assentarsi da nulla neanche per un giorno. Solitamente, quando accadeva, era complice il fine settimana.
-No, la vera domanda qui è: perché ho amici così idioti?- gridò al vento.
-Che domande Lupin, forse perché sei anche tu un idiota- la risposta era giunta inaspettata, dalla bocca di Theodore Nott, che passava per di lì andando nella direzione opposta alla loro.
-Suicidati, Nott- ribatté Remus senza scomporsi e senza neanche guardarlo, lo sguardo fisso sulla chioma bionda di Marlene poco più avanti.
-Ah sì?- disse lui divertito, sfoderando la bacchetta e puntandola verso i piedi di Remus. In quattro e quattr’otto, i lacci delle due scarpe si legarono insieme.
-Siamo tornati all’asilo, Teddy?- ringhiò Sirius, mentre James si rimboccava le maniche della camicia.
-Fermo- disse Lunastorta trattenendolo per un braccio.
Con una piccola mossa della bacchetta, rimise al loro posto i lacci, poi scattò verso il Serpeverde e lo afferrò per il bavero, senza smettere di camminare, sospingendolo così verso il muro più vicino e inchiodandovelo con forza, senza dare ascolto alle proteste degli studenti che aveva urtato.
-Vedi di tenerti alla larga da tutti noi e di non rompere i bolidi, sono stato chiaro?- disse, la bacchetta puntata verso la testa del ragazzo.
Lui lo guardò con odio intenso e annuì, così Remus lo lasciò e lui si affrettò a sistemarsi la divisa borbottando qualche minaccia che nessuno si prese la briga di ascoltare.
-Mi fai paura- disse Sirius guardando sbalordito l’amico.
Lui abbozzò un sorriso e alzò le spalle, avviandosi verso la Sala Grande e verso il pranzo.
James scambiò un’occhiata con il fratello, seguita da un impercettibile sorrisetto. Quando raggiunsero il tavolo di Grifondoro, Lily alzò lo sguardo dal piatto per posarlo sul fidanzato. Lui si avvicinò e si sedette accanto a lei, al che la ragazza posò la forchetta e gli circondò la vita con le braccia. James, sorpreso, si lasciò scappare un sorriso.
-Ehi, ti ho vista agli allenamenti- disse accarezzandole i capelli.
-Sì, ero preoccupatissima…- spiegò lei sistemandogli il colletto della camicia.
-Ragazzi, perché qui tutti parlano di Remus? Non si tratterà di…- intervenne Alice preoccupata.
-No, ha solo messo Nott con le spalle al muro, in senso letterale- ghignò Sirius a bocca piena –quello sporco, piccolo Mangiamorte.
-A proposito di Mangiamorte…- fece Marlene, lo sguardo basso.
I ragazzi più Lily e Mary le lanciarono uno sguardo interrogativo.
-Stamattina mi è arrivata la Gazzetta del Profeta e… un Mangiamorte è evaso da una cella al Ministero. Era lì in attesa di essere interrogato- spiegò, desolata di dover portare quella brutta notizia.
-Una cella al Ministero? Prova che quelli che ci dovrebbero guidare e proteggere sono solo emeriti idioti. Ma come è possibile prelevare un criminale assassino da Azkaban e farselo scappare?- fece Sirius indignatissimo.
-Hai ragione, Sir… per questo la resistenza è così importante, il Ministero non sa più a cosa appigliarsi… Voldemort sta vincendo, la sua influenza è soprattutto nella mente delle persone, le ha portate a fare un errore madornale di questo genere- disse Remus stringendo la forchetta.
-Mi viene voglia di mollare tutto e andare a combattere… non andremo avanti così ancora per molto, presto tutti i maghi e tutte le streghe dovranno essere in grado di duellare perché servirà, eccome- ringhiò Ramoso.
-Ehi, la cosa giusta da fare ora non è mollare tutto e andare a combattere, ma finire di mangiare e andare alla lezione di Difesa… così sarai ancora più bravo a duellare e potrai spezzare le gambe a chi ti da fastidio- disse Lily con tranquillità, facendo una carezza sulla guancia al ragazzo e indicando il piatto davanti a lui.
-Accidenti, sei parecchio calma rispetto all’ultima volta che ne abbiamo parlato- osservò lui.
-Ho avuto tutto il tempo per pensare- rispose lei scompigliandogli leggermente i capelli.
 
 
Il pomeriggio passò in fretta, tremendamente sprecato da tutti quanti per ripassare un po’ tutte le materie, visto che a causa degli avvenimenti avevano trascurato in maniera preoccupante lo studio. Sirius era piuttosto attirato dai grossi cumuli di foglie secche nel prato, che sembravano invitare chiunque a saltarvi dentro rendendo vano il lavoro di chi le aveva raccolte, ma Dorcas era riuscita a trattenerlo in Sala Comune con gli altri. Lily si era unita a loro per la maggior parte del tempo, ma poco prima dell’ora di cena era corsa in biblioteca, e James sapeva che sarebbe stato troppo sperare nella sua presenza in Sala Grande. Era comunque tranquillo, perché sebbene gli capitasse spesso di trovarla sul divano a piangere o di incontrarla con la maglietta bagnata di lacrime, la stava prendendo decisamente bene. Dopo aver assistito al collasso di una donna forte come sua madre alla morte del padre si era davvero spaventato al pensiero che anche Lily potesse ammalarsi. Ma lei era troppo orgogliosa per lasciarsi sconfiggere così, aveva ancora troppe persone che amava per poter permettere a Lord Voldemort di metterla fuori combattimento.
Dopo aver riposto i libri ed essersi fatto una lunga doccia calda, James, vestito del maglione più pesante che aveva per combattere il freddo pungente che li stanava anche all’interno del castello, scese a cena insieme a Peter, e trovò tutti gli altri già seduti, meno, come aveva predetto, la sua fidanzata. Non fece nemmeno in tempo a sistemarsi accanto ad Alice che la voce del professor Lumacorno li raggiunse, provocando un’espressione scoraggiata sul volto di Remus.
-Miei cari ragazzi del settimo anno! Che piacere, come vedete sono tornato. E giusto in tempo per comunicarvi la data della prossima cenetta nel mio ufficio! Avevo pensato al prossimo sabato, avete impegni?- domandò l’uomo posando una mano sulla spalla di Sirius.
-Ehm…- cominciò Dorcas, impreparata.
-A dire il vero, Horace, credo che non sia una buona idea- a salvarli all’ultimo secondo era stata nientemeno che la professoressa McGranitt –Sa, con i MAGO sempre più vicino non sarebbe certo il caso di rubare del tempo prezioso per gli studi agli alunni… però, se mi permette, ho un’idea per permetterle di… mantenere questi incontri- continuò.
-Oh che bello, mi dica, cara Minerva!- a quel punto James si voltò verso Frank e fece finta di vomitare.
-Che ne dice di un corso di recupero gestito dai ragazzi e sovrinteso da lei? Gli alunni del settimo anno possono candidarsi per tenere qualche lezione di recupero di una materia in particolare, e dopo la sua approvazione gli altri potranno iscriversi. In questo modo sarà un ripasso per tutti.
-Davvero un’ottima idea!- esultò Lumacorno entusiasta –Bene allora chi vuole dare il suo nome per le lezioni lo riferisca a me insieme alla materia che desidera, presto compariranno liste in ogni bacheca dove potrete iscrivervi- disse, correndo poi ad avvisare le altre case.
La McGranitt si allontanò con un’espressione di compatimento.
-Non ci penso nemmeno!- esclamò Sirius finendo la minestra.
-Sono tutti impazziti qui dentro!- rincarò Frank.
-A me sembra una buona idea. Potrei dare una mano per Difesa- fece Remus indifferente.
-Figuriamoci se il nostro secchione di turno non lo faceva- lo prese in giro James con una pacca sulla spalla –Credo che anche a Lily piacerà.
E difatti così fu. Appena finito di cenare, Ramoso si alzò da tavola per andare a cercarla, ma non fece molta strada perché all’ingresso della Sala Grande una ragazza dai capelli rossi stava appoggiata al muro con una spalla, la borsa sull’altra.
-Aspetti qualcuno?- chiese il ragazzo andandole incontro.
-In effetti sì- affermò lei, circondandogli la vita con le braccia e posando la testa sul suo petto.
-Sai la novità? Lumacorno ha…- fu interrotto da un grugnito di Lily.
-Sto per baciarti e tu mi parli di Lumacorno?- chiese con un barlume dell’antico sarcasmo negli occhi. Ramoso scoppiò a ridere e la baciò, ma lei rimase seria, pur ricambiando con piacere.
-Il vecchio Luma- ripeté con aria di sfida –ha organizzato, anzi, la McGranitt gli ha intimato di organizzare un corso di recupero. Uno si candida per dare lezioni e gli altri le prendono. In sostituzione delle cenette che è solito fare, dove tu ti diverti tanto- ghignò.
Lily si illuminò leggermente alla notizia.
-Finalmente quell’uomo fa qualcosa di utile- commentò, la mente già avanti di qualche giorno.
-Beh…-
-Sarà bello, fidatevi!- esclamò una voce accanto a loro.
Lily sobbalzò e James si voltò stranito, sciogliendosi dall’abbraccio. Davanti a loro c’era un ragazzo alto più o meno come lui, con i capelli castano chiaro decisamente più ordinati dei suoi e al collo una cravatta dagli inconfondibili colori di Corvonero.
-Non stavo origliando, giuro! Ma ho sentito che stavate parlando del recupero di Lumacorno, ci sarò anche io… siamo fortunati a potervi partecipare- sorrise.
-Scusa, tu chi sei?- chiese la ragazza confusa.
-Siete fortunati! Lils, volevo dirtelo, ma io non ho intenzione di partecipare. Insomma, non sto con la migliore pozionista della sua età così a caso- fece James facendole l’occhiolino.
-Ma Ja…
-Scusate, devo andare a cambiarmi per la punizione, vorrei evitare che Gazza mi strozzi con la cravatta. Raggiungimi in Sala Comune appena puoi- la interruppe stringendole il braccio dolcemente e correndo via.
Il ragazzo di Corvonero guardò Ramoso sparire dietro l’angolo e lanciò un’occhiata a Lily, che già meditava vendetta.
-Comunque sono Robert, scusa se sono apparso all’improvviso- disse.
-Io sono Lily, piacere. Stavo giusto andando in biblioteca per rimettere a posto qualche libro- disse con gentilezza –Sei di Corvonero no?- chiese indicando la cravatta.
-Già- confermò lui allargando le braccia –A volte è un po’ opprimente, sono tutti molto puntigliosi e attenti ai dettagli, lo sapevi che per entrare in Sala Comune devi rispondere a un indovinello?- disse.
-Me ne aveva parlato una ragazza qualche anno fa- sorrise –Deve essere interessante, noi abbiamo una banale parola d’ordine… scommetto che la metà dei Grifondoro non riuscirebbero a entrare con un sistema come il vostro- rise divertita.
-Ma no… voi siete intelligenti almeno quanto noi, molto svegli. Poi sai che noia rientrare tardi da qualche punizione cascanti dal sonno e doversi concentrare per rispondere nel modo giusto?- fece con tono divertito.
-Non mi sembri il tipo da punizione- osservò lei distogliendo lo sguardo da dove andava e voltandosi per un attimo a guardarlo.
-In effetti non lo sono, ma qualche volta mi è capitato che qualche amico mi trascinasse con sé- spiegò –Nemmeno tu mi sembri il tipo.
-Mai stata- rispose trionfante -Ma in diverse occasioni c’è mancato davvero molto poco… insomma hai visto che razza di tipo è James- rise –Eccomi arrivata, ti vedrò da Luma no?
Lui annuì, leggermente stupito per l’uso del soprannome con cui i Malandrini chiamavano il professore. Osservando la sua faccia Lily si rese conto per l’ennesima volta del circolo di matti in cui era entrata dal lontano giorno della festa di Alice, ma non ne fu turbata affatto. Fece un cenno al ragazzo e si voltò per entrare in biblioteca.
-Che materia seguirai?- gridò lui quando era già a diversi passi di distanza.
-Farò domanda per tenere qualche lezione di Pozioni- rispose lei voltandosi e continuando a camminare all’indietro. Lui mosse la mano in segno di saluto e se ne andò.
 
 
-James Potter! Tu hai bisogno di quella E in Pozioni!- esclamò la rossa entrando in Sala Comune e facendo voltare i pochi ragazzi che la popolavano.
Il destinatario dei suoi rimproveri la raggiunse con un balzo dagli ultimi gradini delle scale.
-Lily, ascolta, non credo sia una buona idea. Sono già impegnato tantissimo con il Quidditch, finisco in punizione tre settimane su quattro ogni mese, se andassi a questa cosa avrei completamente esaurito il tempo per studiare le altre materie. Remus mi darà una mano in Pozioni, e lo sai come sono, in gruppo mi distraggo, creerei il caos…
La ragazza sospirò e gli posò le mani sul petto.
-E va bene… quindi suppongo che non vorrai tenere i recuperi di Trasfigurazione- disse.
-No, non sono proprio la persona adatta per insegnare- spiegò lui rabbrividendo al pensiero.
Lily fece una risatina, ma subito dopo ritornò seria, con un alone di tristezza negli occhi.
-Allora, come sta la mia principessa coraggiosa?- domandò James addolcendosi e trascinandola su una poltrona tra le sue braccia.
-Sto imparando a convivere con la parte di me che non accetta ancora quello che è successo… sai, forse tra tutte le principesse della fiabe potrei essere la Sirenetta… abbiamo molto in comune- disse a bassa voce, lasciando che il corpo del ragazzo la riscaldasse.
Lui, che non aveva idea di chi fosse quella Sirenetta, la incoraggiò a continuare.
-Beh lei è innamorata di un principe umano, così come io ho tutti i familiari Babbani. Lei… lei cerca di essere normale, con lui, ma alla fine combina solo tanti casini e mette in pericolo tutti attirando i nemici… e forse non serve che ti dica che non c’è il lieto fine di tutte le altre favole*- spiegò con le lacrime agli occhi.
-Magari questa tizia non ce l’ha fatta ad arrivarci, ma tu avrai un lieto fine coi fiocchi, Lily. Fidati di me, io farò qualsiasi cosa perché sia così, per tutti e due, per tutti noi.
Le lacrime cominciarono a uscire piano, e James rimase a cullarla per qualche minuto, fino a quando lei non si asciugò gli occhi e non fece quello sforzo immane che le serviva per aprirsi in un sorriso. Lo baciò più volte, e disse:
-Sei la più grande fortuna che mi sia mai capitata, sarei già morta di dolore, oppure pazza, senza di te. Grazie…
-Non sarà facile uscirne, non mi aspetto nulla da te, hai tutto il tempo del mondo, nessuno ti mette fretta- la tranquillizzò lui accarezzandole il viso.
Rimasero abbracciati per tutto il tempo che potevano, finché James non fu cacciato via da lei, che temeva potesse arrivare tardi in punizione.
Si recò nell’ufficio di Lumacorno, aspettandosi di trovarvi Gazza, come le sere precedenti, che gli avrebbe dato qualcosa da pulire o qualche targa da lustrare. Ma non fu così, perché si trovò davanti proprio il professore di Pozioni.
-Signor Potter, eccoti qua! Oggi dovrai fare qualcosa di diverso, anche se sinceramente trovo che i motivi che hanno spinto il mio sostituito ad assegnarti una punizione così lunga siano un tantino carenti, ma in ogni caso… dovrà ripulire un’aula vuota che servirà per i recuperi di cui parlavamo a cena, rammenta?
Un terribile sospetto si insinuò nella mente del ragazzo, che però rimase zitto a si limitò a seguire il professore ignorando ogni sua parola. Arrivati davanti alla classe in questione, James constatò che si trattava esattamente di quella che aveva disinfestato il lunedì precedente.
-Professore, io ho già pulito questa stanza la prima sera della punizione…- disse entrando.
-Oh devi esserti confuso, qui è pieno di Mollicci e Doxy… vedi?- spiegò Lumacorno indicando l’armadio in un angolo che si muoveva con fare minaccioso.
Ramoso, infuriato, annuì, prese tutto l’occorrente e, rimasto solo, lo posò con rabbia su un banco. Era tutta opera di quel signor Hide, non c’era dubbio. Aveva liberato quegli affari una seconda volta nell’aula dopo che lui l’aveva ripulita. Incredulo, ma deciso a finire il prima possibile, spalancò l’anta dell’armadio. Lord Voldemort apparve davanti a lui, che si tastò le tasche alla ricerca della bacchetta, che ben presto si accorse di non avere. Frugò ovunque senza successo, e ben presto si perse osservando quella funesta apparizione. Si ritrovò in ginocchio sul pavimento, con un mal di testa martellante dovuto alla rabbia e alla confusione.
In quel momento, mentre il Signore Oscuro avanzava verso di lui, la porta si aprì e lui intravide una ragazza tra le dita della mano con cui si teneva la testa. Una seconda occhiata lo portò a identificarla: era Lily Evans.
-James!- gridò lei osservando la scena e lasciando cadere a terra un oggetto che teneva in mano.
Il Molliccio si voltò verso di lei, e dopo un momento Voldemort lasciò il posto a una ragazza, che, stesa a terra, perdeva sangue da ogni parte. Era Petunia. In un attimo Lily prese la bacchetta e gridò l’incantesimo, e sul viso della sorella morente apparve un naso rosso da clown, mentre il sangue attorno cambiava consistenza e diventava semplicissimo ketchup. D’un tratto poi sparì, e la creatura si rifugiò dentro una cassa che si trovava a terra, poco lontano. La ragazza corse verso Ramoso e lo aiutò ad alzarsi, indicando poi l’oggetto che aveva lasciato cadere: era la sua bacchetta.
-L’ho trovata in Sala Comune, te la stavo riportando e ho incontrato Lumacorno che mi ha detto che eri qui- spiegò tutto d’un fiato abbracciandolo.
-Intervento tempestivo- si complimentò lui accarezzandole un braccio.
-Per un momento ho pensato che si trattasse davvero di V-Voldemort- fece lei passandogli una mano sulla fronte.
-Era così reale… ora vai, sto bene, devo finire qui…- disse.
-Non ci pensare neanche, dirò a chiunque mi impedisca di portarti a letto che ti sei sentito male… hai la faccia di uno che ha un mal di testa nauseante.
Lui non si oppose, e insieme lasciarono l’aula. Una volta raggiunto il dormitorio maschile, ancora deserto, Lily insistette perché James si sdraiasse, e lui acconsentì solo a patto che lo facesse anche lei.
-Uff, e va bene, ma solo per cinque minuti- disse.
Rimase un po’ accoccolata con la testa sulla pancia di lui, poi si alzò, lo baciò e fece per scendere dal letto e andarsene, ma lui la trattenne per la vita. La ragazza lo guardò stupita, ma vedendo la sua faccia da cane bastonato non poté fare a meno di baciarlo, ancora e ancora, i capelli che gli sfioravano il viso, mettendoci tutta sé stessa e tutto l’amore che provava per James.








I'm Here!
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!
Rieccomi, non vi libererete facilmente di me u.u
In questo capitolo si osserva il modo in cui Lily comincia mooolto lentamente a tornare alla vita.. e francamente non vedevo l'ora u.u
Spero tanto che vi piaccia, e vi chiedo come sempre di recensire :)
Vi comunico anche che siamo ormai arrivati a 80 seguaci e a 67 recensioni, che per me sono davvero tante, grazie a tutti! *-*
Come sempre, alla prossima :D



Come sapete, il cartone animato della Disney finisce in lieto fine, infatti io qui mi riferisco al libro originale di Andersen, dove la Sirenetta alla fine muore tramutandosi in schiuma marina. Questo perché credo proprio che al loro tempo ancora non esistesse il cartone (:


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