Il sistema solare

di ParanoidxX
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Il primo bacio ***
Capitolo 3: *** Gelosia ***
Capitolo 4: *** Rapimento ***
Capitolo 5: *** Il sistema solare ***
Capitolo 6: *** Crisi. ***
Capitolo 7: *** Villa Hoffmann ***
Capitolo 8: *** La fine della vita ***
Capitolo 9: *** L'inferno ***
Capitolo 10: *** Coma ***
Capitolo 11: *** Coma (IIa parte) ***
Capitolo 12: *** L'angelo ***
Capitolo 13: *** Stop ***
Capitolo 14: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Intro ***


I Tokio Hotel si diressero verso la sala prove accompagnati da otto bodyguard e da cinque tecnici.

Tom aprì la porta.

Qualcuno si mosse nell’ombra della stanza come un fantasma e il chitarrista lanciò un urlo strozzato.

Bill , spaventato da quella reazione, accese la luce : una ragazza, alta e magra , con lunghi capelli castani spettinati e grandi occhi grigi, lo fissava nascosta dietro la batteria di Gustav.

“Anne” sospirò un tecnico.

La bruna si avvicinò con sguardo furtivo alla porta stringendosi nel maglione bianco.

“Anne! Perché non sei a studiare?”

“Scusa papà…”rispose con voce morbida e calda la ragazza “ Ma sai quanto amo la musica” continuò parlando in italiano

“Tu non prenderai mai quella strada!Sono stato chiaro?”squillò la voce dura del padre.

“Si….papà” rispose tristemente e chinò il capo.

Poi sussultò e scoccò un occhiataccia al chitarrista.

Si sentiva infastidita da quegli occhi nocciola che la stavano guardando anche dove non dovevano.

“Cos’hai da fissare?” chiese acida.

“Anne!” la richiamò il padre.

Stizzita la ragazza uscì dalla sala prove mangiata dagli occhi di Tom.

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Capitolo 2
*** Il primo bacio ***


Ecco il primo chap di questa storia.
Il capitolo non è molto lungo e a maggior ragione spero che sia scritto bene. ^_^
Commentate sinceramente. Buona lettura!

♥ ♥ ♥ ♥

Anne roteò gli occhi sbuffando per la millesima volta.

Forse era la professoressa Kuhn che non sapeva spiegare la lezione, forse era la lezione stessa noiosa o forse erano le interminabili , patetiche e stupide chiacchiere di Elisa a rendere l’ora di scienze noiosa.

Oppure no : non era per la professoressa o per la sua compagna di banco che la lezione sembrava interminabile.

Era per via di suo padre e di quel suo stupido progetto di vita.

“Diventerai un grandissimo medico” aveva detto dandole una piccola pacca sulla spalla. Un grandissimo medico.

A quel pensiero le labbra di Anne si distesero in un sorriso.

Come poteva lei diventare un grandissimo medico, se sveniva alla sola vista del sangue?Sicuramente sarebbe stata sbattuta in galera per omicidio.

E poi non riusciva ad immaginarsi con indosso un camice verde , i capelli raccolti in una cuffia e una maschera bianca a coprirle la bocca.

Lei si immaginava in abito elegante seduta a un pianoforte a coda posto su un palco di fronte a un pubblico attento ad ascoltare.

Perché era questo il suo progetto di vita : diventare una grande musicista.

Ma suo padre non ne voleva sapere. Ogni volta che Anne usciva fuori il discorso del conservatorio , suo padre rispondeva “Non si discute” o “ Ne abbiamo già parlato”. Alcune volte troncava il discorso sul nascere sbuffando. E quando lui sbuffava , Anne lo sapeva bene , era meglio non insistere.

Eppure la musica non l’abbandonava mai. E non abbandonava mai la speranza di riuscire un giorno a far ragionare suo padre. Di dire finalmente “Papà questo è il mio sogno. E questa è la mia vita” senza farsi intimorire dai suoi occhi acidi e severi.

La voce stridula della professoressa la riportò alla realtà.

“Mi scusi” rispose Anne facendosi piccola piccola.

Prima che la signora Kuhn potesse emettere un fiato , il dolce suono della campanella echeggiò nella scuola.

Anne emise un sospiro di sollievo e poggiò la testa sul banco.

“Allora , Anne vieni?” Chiese Elisa scuotendola per la spalla.

“Dove?”

“Come dove? Te ne ho parlato per tutta l’ora.” Ridacchiò “ I Tokio Hotel faranno un concerto tra qualche giorno. Io ho due biglietti: uno per me e uno….per te?Okay?”

“I Tokio Hotel?No grazie.”

“Ma prima mi hai detto si”

Anne si strinse nelle spalle e alzò il capo. Il suo sguardo vagò nell’aula in cerca di un povera vittima a cui sarebbe toccato il suo destino.

“Perché non chiedi a Isabelle?Sono sicura che lei accetterà.” Disse con finto entusiasmo.

“Sicura?” domandò dubbiosa Elisa

“Si. Sicurissima. Se poi ti dice di no , mi sacrifico io”

“Okay.”

La bionda avanzò verso la sua povera vittima e Anne rise sotto i baffi.

Sapeva perfettamente che Isabelle non avrebbe accettato e lo sapeva perché , come lei , odiava i Tokio Hotel.

Infatti , quando Elisa le propose di accompagnarla al concerto , la rossa rivolse ad Anne un occhiataccia.

Questa per tutta risposta la implorò con lo sguardo.

Isabella roteò gli occhi e con un falso sorriso rispose.

Dalla reazione di Elisa , la risposta doveva essere stata un “si”.

Isabelle si allontanò dalla “pazza furiosa” e andò verso Anne.

“Questa me la paghi” le disse in tono minaccioso.

“Uff.Meno male che non vado a quel concerto” rispose Anne come se l’amica non avesse detto niente.

“Ehy. Dov’è finito il –grazie cosa posso fare per sdebitarmi?-“

“Ti sei dimenticata che mio padre è un tecnico e che volente o non volente i Tokio Hotel devo , comunque, incontrarli?”

“Già…questo è vero”.

Dal tono di voce, Isabelle sembra molto soddisfatta che la sua amica dovesse patire , più o meno , la sua stessa tortura.

“Bene ragazzi. Tutti seduti.” Squillò la voce della professoressa di matematica , che era appena entrata in classe.

La rossa salutò l’amica e ritornò al suo banco.

L’ora di matematica non sembrò durare molto.

La campanella che segnava la fine delle lezioni squillò nuovamente e gli studenti iniziarono ad avviarsi verso l’uscita della scuola.

Anne si mise lo zaino in spalla e, con Sam e Isabelle, uscì dalla classe.

Nell’attraversare il corridoio i tre amici non emisero un fiato.

Brutto segno quando Sam, un ragazzo castano con gli occhi celesti, non riempiva di chiacchiere la testa delle sue amiche.

Uscirono dalla scuola. Faceva molto freddo e aveva appena iniziato a nevicare.

“Sam,cos’è successo?”chiese preoccupata Anne prendendo per mano l’amico.

“Sono in castigo per qualcosa che ha fatto mio fratello” rispose sbuffando lui.

“Cos’ha fatto?”chiese Isabelle

“Ha rotto il vaso preferito della mamma e ha incolpato me”

“I fratelli minori”

“Meno male che sono figlia unica” aggiunse la bruna con sollievo“Per quanto tempo sei agli arresti domiciliari?”

“Per una settimana”

“Quindi non puoi venire a casa mia ad aiutarmi con la matematica.” Disse dispiaciuta Isabelle.

“Posso aiutarti io” propose Anne

“Davvero?Grazie!”

“Di niente”

I tre amici si salutarono e, Isabelle e Sam , si diressero verso le loro rispettive case.

Anne invece s’incamminò verso il teatro dove ci sarebbe stato il così tanto atteso concerto dei Tokio Hotel.

Sorrise e scosse il capo ricordando la reazione della sua amica Elisa quando Isabelle aveva accettato di accompagnarla al concerto.

Non che avesse qualcosa in contrario riguardo al look dei componenti della band.

Ma era il genere musicale che proprio non le andava a genio.

Oddio , la batteria le piaceva e ricordava che da piccola aveva preso qualche lezione ma crescendo aveva capito che lei amava la musica classica e il dolce suono del pianoforte che , a quanto pare , a suo padre non piaceva.

I fiocchi di neve che sembrava danzassero sospesi nell’aria le offuscavano la vista.

Solo dopo aver sbattuto più volte le ciglia riuscì a scorgere le mille fans impazzite che bloccavano l’entrata del teatro.

Si fermò a qualche chilometro dall’edificio e , dallo zaino , estrasse il pass che le aveva dato suo padre.Riprese a camminare con le labbra tese in un sorriso : chissà cosa avrebbero dato quelle fans per avere il suo pass.

Sotto gli occhi invidiosi delle mille ragazze , Anne entrò nel teatro mostrando il suo pass alle due guardie poste a sorvegliare l’entrata.

Entrata si scosse i capelli pieni di fiocchi di neve e si tolse il giubbotto.

Se c’era una cosa che in quel teatro non mancava, era il riscaldamento.

Vagò per l’edificio in cerca di suo padre che , ovviamente , trovò sul palco alle prese con i vari impianti acustici.

“Anne.Ciao.”la salutò andandole in contro

“Ciao papà” rispose lei con un finto sorriso.

“Com’è andata la scuola?”

“Bene,bene”

“Oggi ho trovato il tempo di venire a parlare con la tua professoressa di scienze.Sono fiero di te.Sono sicuro che diventerai un grande medico”

Oh cavoli. Forse andare bene in quella materia non era un idea molto brillante.

Forse prendere otto e sette in scienze non faceva altro che convincere suo padre in modo negativo.Forse lui pensava che Anne stravedesse per quella materia , quando non era affatto così. Forse era proprio questo il punto. La soluzione di tutti i suoi problemi.

Doveva andare male. Prendere dei brutti voti . Forse così facendo Angelo avrebbe finalmente capito che sua figlia non ne voleva sapere di medicina, ne tanto meno di scienze.

La bruna scosse la testa per cacciare quei pensieri. Non poteva rovinarsi la media scolastica. Primo perché avrebbe deluso i suoi docenti e secondo perché suo padre avrebbe quadruplicato le sette ore di studio a cui era sottoposta.

“Qualcosa non va?” chiese preoccupato Angelo

“No papà. Tutto okay! Quindi la mia professoressa è contenta di me?”

“Oh si. Anche lei concorda con me , ha detto – Signore, sua figlia sarà un portento nel campo medico e,o scientifico-“

Fantastico. Ci mancava solo la professoressa.

Anne venne invasa da una forte rabbia. Avrebbe voluto urlare e scoppiare a piangere.

“Papà io voglio andare al conservatorio” disse con un fil di voce.

“Anne ne abbiamo già parlato.Tu non diventerai una musicista. E adesso vai a studiare”

Anne cercò di sorridere e si avviò verso una piccola stanzetta arredata con una scrivania , una sedia e una piccola poltrona.

Aprì la porta e , prima di entrare , qualcosa catturò la sua attenzione: nella stanza di fronte ,ovvero la sala prove , una batteria era illuminata dalla luce del corridoio.

Anne posò lo zaino per terra. Si guardò intorno e decise di entrare nella stanza. Per non attirare l’attenzione , decise di non accendere la luce così socchiuse la porta in modo tale che la luce del corridoio illuminasse ,di poco, la stanza.

♥ ♥ ♥ ♥



I Tokio Hotel si diressero verso la sala prove accompagnati da otto bodyguard e da cinque tecnici. Tom aprì la porta.

Qualcuno si mosse nell’ombra della stanza come un fantasma e il chitarrista lanciò un urlo strozzato.

Bill , spaventato da quella reazione, accese la luce : una ragazza, alta e magra , con lunghi capelli castani spettinati e grandi occhi grigi, lo fissava nascosta dietro la batteria di Gustav.

“Anne” sospirò un tecnico.

La bruna si avvicinò con sguardo furtivo alla porta stringendosi nel maglione bianco. “Anne! Perché non sei a studiare ?”

“Scusa papà…”rispose con voce morbida e calda la ragazza “ Ma sai quanto amo la musica” continuò parlando in italiano

“Tu non prenderai mai quella strada!Sono stato chiaro?”squillò la voce dura del padre.

“Si….papà” rispose tristemente e chinò il capo.

Poi sussultò e scoccò un occhiataccia al chitarrista.

Si sentiva infastidita da quegli occhi nocciola che la stavano guardando anche dove non dovevano. “Cos’hai da fissare?” chiese acida.

“Anne!” la richiamò il padre.

Stizzita la ragazza uscì dalla sala prove mangiata dagli occhi di Tom.

Entrò nel piccolo camerino che solitamente chiamava “il mio studio”.

Iniziò a studiare e il tempo trascorse in un baleno.

Si stiracchiò poggiandosi al duro schienale della sedia e sbuffò.

Davanti a lei c’era una spaventosa pila di libri che doveva studiare , tutti entro la giornata. Lesse di sfuggita qualche titolo.

“Medicina….medicina…medicina…” commentava scorrendo con lo sguardo i titoli dei libri.

Sbuffò irritata.

In pratica il suo futuro era già stato deciso. E la cosa che più la irritava era che lei non approvava. Lei non voleva quel futuro. No no e no.

Forse se sarebbe scappata...forse era questa la soluzione.

Scappare, cambiare nome. Crearsi una nuova vita. Magari andare in Italia dalla zia Elena. Lei l’avrebbe lasciata libera. Lei avrebbe approvato qualunque sua decisione.

Qualcuno bussò alla porta e la distolse dai suoi pensieri.

“Avanti” rispose calma Anne.

Tom Kaulitz entrò lentamente nella stanza con in mano un giubbotto bianco con il cappuccio di pelliccia sintetica.

“Tu?Cosa vuoi?” chiese la bruna dimenticandosi ogni forma di cortesia.

“Hai dimenticato il giubbotto nella sala prove” rispose cortese Tom posando il giubbotto sulla scrivania.

“Grazie” fu l’acida risposta.

“Come ti chiami?” si azzardò a chiedere il rasta consapevole che la risposta sarebbe stata…

“Non sono affari tuoi”. Come volevasi dimostrare.

“Okay. Posso almeno sapere perché sei così acida con me?”

“Io sono acida con chi mi pare” .

Poi Sospirò. Non era il caso di prendersela con una rockstar di fama mondiale. “Mi chiamo Anne”disse cortese “ Scusa se sono un po’ acida ma oggi non è proprio la mia giornata” rise divertita” veramente non lo è mai”.

“Bhè io mi chiamo Tom” rispose sorridendo.

“So come ti chiami. La mia amica non fa altro che parlarmi di te. A proposito : Se vedi una ragazzina bionda, in prima fila , che urla come una pazza, puoi farmi un favore?Potresti salutarla?” Anne ci pensò su un attimo poi si corresse subito “ Anzi no. Meglio di no.Se la saluti potrebbe assillarmi per un intero mese –Anne , Tom Kaulitz mi ha salutato!Ci credi?Il mio angelo!-“

Tom rise “Okay. Cercherò di non salutarla. Anche se in mezzo a tutte quelle fans sarà difficile localizzarla.”

“Meglio”sospirò la bruna .

“Cosa stai studiando?” Chiese Tom avvicinandosi alla ragazza.

“Medicina e scienze”

“Vai all’università?”

“No.Ho solo sedici anni.” Rispose ridendo “ Però mio padre vuole che inizi a studiare già da adesso medicina.”

“Vuole che diventi…un medico?”

“Si. Come hai…”

“Eheh!Magia”

Anne sorrise.

Nella stanza cadde un silenzio assordante e imbarazzante.

La bruna scoccò un occhiata ai suoi libri e poi il suo sguardo ritornò a Tom.

Sussultò non appena vide il viso del ragazzo vicinissimo al suo.

I suoi occhi erano piantati nei suoi.

Non riusciva a reggere quello sguardo così penetrante e dolce e si sentì nuovamente infastidita.

Per non rispondere male girò la testa dall’altra parte ma , delicatamente, Tom la rigirò verso la sua.

Anne sentì la mano calda del rasta accarezzarle la guancia e poi le sue dita intrecciarsi tra i suoi capelli.

Le loro labbra si sfiorarono ma per poco : il cellulare di Anne iniziò a squillare.

La ragazza si scostò da Tom , si alzò dalla sedia e prese il cellulare dallo zaino.

“Pronto?” rispose

“Anne,sono Sam”

“Ciao Sam…cosa c’è?”

“Bhè mia madre mi ha dato la libertà vigilata…che ne dici di uscire questa sera?”

“Noi due…da soli?”

“No, verranno anche Isabelle , Elisa , Victor e Mike”

“Ah.. okay. A che ora?

“Ci incontriamo tutti giù a casa di Victor verso le sette e mezza”

“Okay.Allora ci vediamo. Ciao!”

“Ciao”

Anne chiuse la telefonata e il suo sguardo si posò su Tom. Si era appena resa conto che stava per baciarlo. Anzi , lo aveva baciato. Aveva sentito qualcosa di morbido e caldo posarsi delicatamente sulle sue labbra.

Il suo primo bacio.

Certo al posto di Tom aveva immaginato Peter il ragazzo più gettonato della scuola.

Ma cavolo!….altro che scuola: Tom era il ragazzo più gettonato di tutta Europa.

Cosa volere di più dalla vita?

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Capitolo 3
*** Gelosia ***


Ciau! Non ho molto tempo quindi non mi dilungherò molto. Ringrazio tutte quelle che hanno commentato e anche chi ha letto senza commentare. Nel prossimo chap ringrazierò una per una ^_^.Adesso vado e vi auguro una buona lettura!



Quella sera Anne non riuscì a chiudere occhio.

Non perché facesse freddo, non perché i vicini avevano la musica dello stereo ad altissimo volume e non perché la luce che illuminava la strada filtrava fastidiosamente dalla sua finestra illuminando quasi metà stanza.

Ma perché non riusciva a togliersi dalla testa i suoi occhi nocciola e il suo sguardo penetrante che non riusciva a reggere.

Non riusciva a dimenticare le sue labbra calda e morbide posate delicatamente sulle sue e non riusciva a dimenticare i brividi che le avevano percorso la schiena quando la sua mano le aveva accarezzato ,leggera , la guancia per poi andarsi ad intrecciare fra i suoi capelli.

Non riusciva a dimenticare il suo cuore accelerare , come se stesse per scoppiare. Pulsava così forte che le faceva quasi male.


Ma dannazione.

Si girò a pancia in giù e nascose la testa sotto il cuscino.

Nessun ragazzo riusciva a mandarla in tilt con il solo sguardo. Nessuno eccetto Tom Kaulitz a quanto pareva. E questa cosa le dava profondamente fastidio.

E la irritava ancor di più il fatto che lui la vedesse come un oggetto, un giocattolo.

Come aveva detto Sally , un'altra fan dei Tokio Hotel?

“Tom Kaulitz va ogni sera con una tizia diversa” e “ A quanto pare è molto determinato : quando vuole una cosa , la ottiene sempre”

Ecco. Questa cosa la irritava profondamente.

Se aveva provato a baciarla , anzi , se l’aveva lievemente baciata una sola cosa voleva significare : aveva gettato l’occhio su di lei e non era intenzionato a lasciarsela scappare.


Ma Tom non le piaceva. Anzi , lo odiava. Lo odiava per via di quel suo sorriso e di quel suo sguardo dannatamente sfacciato. Sfacciato e incredibilmente bello.


Scosse la testa e si alzò dal letto. Sospirò : non riusciva proprio ad addormentarsi.

Scoccò un occhiata all’orologio : le due di notte.


Il suo cellulare vibrò , segno che le era arrivato un messaggio. Allungò il braccio fino al comò , che si trovava vicinissimo al letto , e lesse il nome del mittente: “Tom”

Ecco un'altra cosa irritante : con la sua sfacciataggine , il rasta era riuscito ad avere il suo numero di cellulare.

♥ ♥ ♥ ♥



“Aspetta” le disse prima che Anne uscisse dal suo piccolo studio”Come posso rivederti?”

“Non sono facilmente reperibile” fu la secca risposta.

“Non vuoi neanche darmi il tuo numero di cellulare?”

“No. E adesso, con il vostro permesso,io vado”

La bruna era appena uscita dal camerino quando Tom la bloccò per il polso e la tirò a se.

“Dai…cosa ti costa darmi il tuo numero di cellulare?Se non vuoi saperne di me , non rispondi ai miei messaggi. Fine della storia” sorrise maliziosamente.

Anne li lanciò un occhiataccia e Tom rispose con il suo sguardo seducente e il suo sorriso sghembo. La bruna sentì il cuore battere a mille e le guancie avvampare.“Va bene. Ti darò il mio numero di cellulare”

Non fece in tempo a finire la frase che già Tom aveva preso il suo telefonino e scritto il nome “Anne”.

♥ ♥ ♥ ♥



La bruna sbuffò aprendo il messaggio di Tom.

“Okay” disse tra se e se “ Cosa vuole a quest’ora?Non lo sa che le persone dormono?”

Sorrise : lei non stava dormendo.

Lesse il messaggio e sentì le farfalle nello stomaco.

-Ciao piccola.Non riesci a chiudere occhio , vero?-

“Ma come osa chiamarmi piccola?”sbottò infastidita.
Scrisse la risposta velocemente

-Primo: non chiamarmi piccola. Secondo: non sono fatti tuoi se non riesco a chiudere occhio-

Dopo qualche minuto il suo telefono vibrò nuovamente.

-Bhè hai sedici anni. Sei più piccola di me-

-Sarà…. ma il mio quoziente intellettivo e molto più alto del tuo, bacia ragazze a tradimento-

-Non dirmi che ce l’hai ancora per quel piccolo e innocente bacino dato all’angolo della bocca-

-Non era all’angolo della bocca!-

-Invece si-

Basta. Non ne poteva più. Spense il cellulare e lo chiuse in un cassetto.

Si sedette sul letto a braccia conserte sul petto. Non solo le aveva dato un bacio , non solo non riusciva a toglierselo dalla testa ma doveva anche contraddirla?Come poteva un ragazzo essere così irritante,odioso e dannatamente carino?

Anne ne era sicura : dopo quell’agitazione, non avrebbe chiuso occhio per tutta la notte.

E invece , ricordandosi di Sam e dei vari insulti lanciati alle spalle del suo pestifero fratello , la bruna si addormentò sognando quel diavolo del chitarrista dei Tokio Hotel.

Cadde in un sonno talmente profondo che neanche il ruggito del motore dell’auto dei vicini riuscì a svegliarla.

Ci volle il fastidioso squillo del telefono a riportarla alla realtà.

Si alzò di scatto dal letto e scese in cucina per risponde.

“Pronto?”sbadigliò.

“Anne.Sono papà. Ho dimenticato alcuni appunti molto importanti. Vedi…dovrebbero essere sul tavolo della cucina”

Anne si sporse leggermente e vide alcune carte sparse sul tavolo.

“Si…dunque?”

“Potresti portarmeli?”

“Dove?” il cuore della bruna prese a pulsare così forte che le faceva male.

“Come dove?Al teatro che ospiterà il concerto dei..”

“Si Si ho capito.Te li porto subito. Ciao pà”

“Ciao Mary-Kate”

Anne chiuse la telefonata e sbuffò.

Odiava quando la chiamava con il suo nome completo. L’odiava perché Mary-kate era il nome della sua matrigna, una donna che ricordava con disprezzo.

Fece colazione lentamente : era sabato e la scuola , per fortuna, era chiusa.

Che bello. Avrebbe pensato.

Ma in quel momento avrebbe preferito affrontare anche cinque ore di scienze e matematica piuttosto che rivedere lui, il diavolo più comunemente chiamato Tom Kaulitz.

Dopo essersi vestita , prese gli appunti, chiuse casa e si diresse verso gli studi.

Lungo il tragitto incontrò Sam .

“Ciao Sam!”lo salutò con entusiasmo.

“Ehy Anne!”rispose lui prendendola per mano.

Per molti questo gesto poteva significare che tra i due c’era qualcosa di più di una semplice amicizia ma non era affatto così. Era solo un gesto d’affetto non d’amore.

E ormai Anne si era abituata a tutte quelle voci che giravano su di lei e sul suo “fidanzato”Sam.

“Dove vai di bello?”

“Da mio padre , devo darli alcuni appunti che ha dimenticato”

“Ah capisco”

“E tu?”

“Io?Facevo giusto quattro passi”

Anne lo conosceva troppo bene e sapeva perfettamente che quel “Facevo giusto quattro passi” significava che aveva un impegno.

“Okay” sospirò rassegnato Sam “Stavo andando a un negozio di cd musicali”

“Oh bene…. Ho un idea “

“Cioè?”

“Vieni con me, lasciamo gli appunti a mio padre e poi andiamo insieme al negozio di cd”

“Mmmh…okay”

Anne si sentì più sollevata. Con il suo migliore amico vicino , affrontare lo sguardo penetrante di Tom sarebbe stata una passeggiata. E chi lo sa…forse tendendo per mano Sam sotto i suoi occhi avrebbe pensato che era già occupata e forse l’avrebbe lasciata perdere. Si…forse la soluzione dei suoi problemi era a portata di mano o meglio…la teneva per mano.

♥ ♥ ♥ ♥



Entrarono nel teatro e ,come previsto, Tom le scoccò un occhiata maliziosa.

La ragazza strinse la mano di Sam e ,ignorando lo sguardo del rasta, andò da suo padre.

“Ecco i tuoi appunti papà” disse porgendoli i fogli

.”Oh grazie cara” rispose il padre “Ciao Sam”

“Giorno signore”rispose cordialmente il ragazzo

“Papà non mi trattengo qui. Vado con Sam a un negozio di cd. Ci vediamo a casa , okay?”

“Okay”

Anne sorrise e si diresse verso l’uscita.

Quando Tom le sbarrò la strada.

“Ciao” le disse anche se il suo sguardo irritato scivolava dal volto di Sam alle loro dita intrecciate.

“Ciao” rispose con disinvoltura la bruna “ Questo è Sam…Sam lui è Tom”

“Ehy!” sorrise Sam.

“è il tuo ragazzo?” chiese sfacciatamente Tom ignorando il saluto del suo avversario.

“Si” rispose fredda Anne.

“Cos…ahi!”

Il povero Sam non riuscì a finire la frase che l’amica li schiacciò il piede per zittirlo.

“Siamo fidanzati da due anni” continuò “ E adesso , cortesemente, spostati”.

Tom non rispose e si fece da parte.

Anne senza degnarlo di un saluto o uno sguardo uscì dal teatro , mano nella mano con Sam. “Ma sei impazzita o cosa?”esclamò Sam camminando verso il negozio dei cd

“Sam dovevo farlo. Per favore cerca di capire”

“Vorrei…ma non ci riesco.Come ti è saltato in mente?Non che tu non sia carina , per carità…”

“SAM! Non ti mettere anche tu!Mi basta già Tom Kaulitz!”

“Scusa sbaglio o questo Tom ti sta facendo la corte?”

Anne sospirò “ No, non sbagli. Ci siamo anche baciati”

“Ma non avevi detto che il tuo primo bacio lo avresti dato a Peter?”

“Infatti non sono stata io a baciarlo. Lui ha baciato me!”

“Ah!Adesso è tutto chiaro. Bhè potevi dirli semplicemente che tu non sei interessata a lui. No?”

“No....credimi non sarebbe servito a niente”

“Okay ma io non voglio litigare con una rockstar”

“Sei incredibile. Tu e le tue fantasie.”

Nel pomeriggio Anne fu costretta ad andare al teatro a trovare il padre.

“Anne devo parlarti urgentemente” le aveva detto Angelo al telefono.

“Perché?” chiese preoccupata la bruna.

“Ti spiego tutto quando sarai arrivata” e chiuse la telefonata.

Così eccola lì, faccia a faccia con suo padre.

Non era mai un buon segno quando rimaneva immobile come una statua,con le braccia conserte al petto e lo sguardo di ghiaccio.

“Cos’ho fatto pà?”chiese con un fil di voce la ragazza.

“Non è cos’hai fatto…. È cosa non hai fatto” fu la fredda risposta

“E cosa non ho fatto, pà?”

“Perché non mi hai detto niente?Okay io non voglio intromettermi nella tua vita privata ma almeno un avviso…sono tuo padre ho il diritto di saperlo”

“Cosa?Di sapere cosa?” Anne era davvero confusa.

“Di te e di Sam!”esclamò esasperato Angelo

“Di me e di….cosa!?Papà io e Sam non siamo fidanzati!”

“Ah no? Mi è giunta voce che lo siete”

“Bhè chi ha messo in giro questa voce doveva essere molto,molto geloso e irritato”fu la secca risposta.

“Quindi tra te e Sam…non c’è niente?”

“No papà, tranquillo”

“Non che non voglia , per carità, però sei troppo piccola per essere fidanzata”

Ed ecco la voglia matta di spifferare tutto che la stava divorando.

Come avrebbe reagito se , per sbaglio , le fosse scappata la frase “Tom Kaulitz mi ha baciato” ? Se era troppo piccola per essere fidanzata , lo era anche per essere baciata no?

Si morse il labbro inferiore come per tapparsi la bocca.

“Devi dirmi qualcosa, Mary-Kate?”

“No…nulla.”

Poi il suo sguardo si posò su Tom “ Scusa…vado a scambiare quattro chiacchiere con un amico”

Anne si allontanò dal padre e si diresse verso il rasta piena di rabbia. Si accorse che era in compagnia di Bill , Gustav e Georg ma non le importava molto.

“Non mi sembra molto corretto da parte tua!” sbottò alle spalle del biondo

Questo si girò e sorrise.
“Hai giocato sporco.” Continuò lei.

“Ti ho solo assecondato”

“Sai cosa sei tu? Sei solo un codardo”
“E tu solo una ragazzina che non ha ancora capito che non sono uno stupido”

“Si infatti…tu sei un demente il che è diverso dall’essere uno stupido. Gli stupidi hanno il fegato, i dementi non hanno né quello né la materia grigia”

Georg fischiò e commentò un qualcosa del tipo “ Tosta la ragazza”.

Anne ignorò quel commento , che non sapeva se prendere come un complimento o meno , e ritornò a Tom “ La vuoi finire di scocciarmi si o no?”

“Guarda ,carina, che sei tu quella che sta venendo da me..non io da te”

“Ah certo. Vuoi vedere che adesso sono stata io a baciarti?”

“Infatti è così” sorrise il rasta

“Sei incredibile!” disse sbigottita la ragazza.

“è evidente che mi vuoi. Altrimenti ti saresti scostata dal bacio di ieri” spiegò Tom.

“Oh senti”sbuffò Anne “Non voglio perdere tempo con uno come te!”

Girò sui tacchi e si allontanò.

♥ ♥ ♥ ♥



“Ehy…chi è quella ragazza? È un tipetto interessante.”eslcamò Georg .

“Si chiama Anne…ed è mia chiaro?”

“Tua? Ma se tra tre giorni dobbiamo andarcene e quella non ne vuole sapere di te”

“Dammi tempo fino a questa sera Georg….dammi tempo”

♥ ♥ ♥ ♥



Anne continuava a seguire il padre sbuffando.

Lui le stava parlando ma lei non prestava attenzione alle sue parole. Era troppo irritata , troppo infastidita , troppo schifata.

“Ehy” esclamò una voce maschile alle sue spalle.

La bruna si voltò di scatto “Forse dovevo mandarti male” rispose acida incrociando lo sguardo di Tom.

“Okay…forse non ho giocato pulito. Ma tu la carta del fidanzato potevi anche evitarla. Ormai è un classico”

“Ma scusa…ci tenevamo per mano!”

“E cosa vuol dire?Si vede lontano un miglio che non t’interessa”

“Oh e fammi indovinare…” Anne si portò le mani sui fianchi “ non m’interessa perché mi piaci tu. Giusto?”

“Giusto” annuì il rasta soddisfatto.

Anne sospirò “Senti,lasciami perdere.”

“E perché dovrei farlo?Sei così interessante”

“Ti dico solo una cosa : età”

“Ah” esclamò Tom interessato “Età…”

“Si. Età!Io ho solo sedici anni. Insomma sono più piccola di te di due anni!Tu non sei il classico ragazzo che va dietro a sue coetanee?”

“Bhè…non è un regola”

Anne indietreggiò vedendo che Tom stava avvicinando il suo viso al suo “Dammi almeno una possibilità”

“Per far cosa?” la bruna aggrottò la fronte

“Per farti capire che sei perdutamente innamorata di me”

“Sprechi il tuo tempo. Io non ti amo

Tom sorrise e le stampò un bacio sulle labbra.

La bruna rimase immobile. Le gambe le tremavano , al posto delle guancie si era acceso un fuoco e il cuore batteva così veloce che non lo sentiva nemmeno.

“Okay”disse riprendendosi “ Ti do una possibilità. Ma non questa sera. Se mio padre vede che esco con un ragazzo più grande come minimo mi mette agli arresti domiciliari.”

“Quindi?”

Anne sospirò “ Tra qualche giorno mio padre deve partire per Berlino, quindi io rimarrò da sola a casa per due interi giorni”

“Okay”

“Okay…vedremo chi ha torto e chi ha ragione”.

Tom si allontanò soddisfatto.

Fu in quel momento che il viso di Anne s’illuminò , come se si fosse accesa una lampadina : Tom Kaulitz , il grande rockstar ruba cuori , era geloso di Sam Baker ,un semplice ragazzo tedesco.

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Capitolo 4
*** Rapimento ***


Ringrazio tutte quelle che hanno letto e tutte quelle che hanno anche commentato :

_pikkola_stella_,: Mi fa piacere avere una nuova lettrice ^_^. Se qualcosa non ti è chiara posso sempre dare spiegazioni.

candy14,: Anne è pur sempre un essere umano e prima o poi cederà al dio Tom. XD Cmque grazie per il complimento sul mio modo di scrivere ^_^

bimba tokio, eddy, tommina: grazie anche a voi. ^_^ spero che rimaniate affezionate alla storia. Kiss.

Ihateyou : Un papà nuovo? Mmmh…mi hai fatto venire un idea in mente sai?Certo non assicuro niente di positivo.

_PuCiA_, : Eheh. Tom non può essere sempre lodato. Avvolte fa bene anche essere presi in giro XD.


Non mi rimane che augurarvi buona lettura. Ciau! ^_^




Avete presente quando sentite la sensazione di essere seguite?Quando sentite la sensazione che due occhi penetranti vi stiano fissando?Quando sentite la sensazione che un ragazzo che odiate vi stia scrutando a dieci chilometri di distanza,prestando molta attenzione a non essere visto?

Ecco. Anne, che stava ritornando a casa , venne divorata da queste sensazioni.

Sentiva una persona , molto familiare , che la seguiva. Più volte si era girata di scatto sperando di vederlo o vederla ma niente. Arrivò a pensare che la stesse seguendo un fantasma.

Poi si dimenticò di quel suo sospetto e rimuginò sull’ultimo dialogo con Tom.

Non poteva crederci : li aveva concesso un appuntamento. Forse aveva sognato. Si…doveva essere sicuramente così.

Lei non avrebbe mai promesso un appuntamento al suo peggior incubo.

E adesso? Far finta di niente o darli questa possibilità? Certo immaginare la sua faccia sbigottita mentre capiva , finalmente , che lei non lo amava le dava una bellissima soddisfazione. Finalmente una ragazza che lo avrebbe mandato a quel paese , visto che le fans svenivano solamente a sentirlo sospirare.

Immersa in quei pensieri, non si rese conto di essere arrivata a casa. Cercò le chiavi nella borsa ma non le trovò.

Ecco che l’agitazione l’assaliva.

Aveva perso le chiavi di casa….okay. Forno crematorio o fucilazione? Forse suo padre avrebbe optato per entrambi.

Poi, accadde tutto così velocemente che non riuscì a rendersene conto : un ragazzo la prese per il gomito , la tirò a se , aprì la portiera dell’auto e la fece sedere al posto accanto al conducente.

Anne cercava di scorgere il volto del rapitore mentre questo fece il giro dell’auto e si sedette al posto del guidatore.

“Tu?”esclamò la bruna strabuzzando gli occhi

“Esatto” la risata divertita di Tom echeggiò nell’auto

“Lo sai che il sequestro di persona è un reato?”continuò lei.

“E lo sai che mi hai promesso un appuntamento?”

“Ti ho detto che per il momento non posso uscire con te!”

“Ma io non ce la faccio ad aspettare” rispose il rasta


Poi mise in moto l’auto e partì a tutta velocità.

“Allacciati la cintura” disse tenendo gli occhi puntanti sulla strada

“No!Fammi scendere!” sbottò Anne

“Anne, allacciati la cintura”

“Devi farmi scendere!Adesso!”

“Per favore”

Come poter rispondere male , a quel tono di voce così dolce , profondo e vellutato?

Anne si allacciò la cintura contro voglia.

“Dove mi stai portando?Voglio scendere!”

“Ti sto rapendo”

“L’ho capito!Ma dove mi porti?”

“Agli ostaggi non è concesso sapere nulla”

La bruna sbuffò irritata e sprofondò nel sedile a braccia conserte sul petto.

Scoccò un occhiata fuori dal finestrino e si accorse che erano usciti dalla città e che stavano percorrendo un vialetto di campagna.

Sussultò e strabuzzò gli occhi.

“Fermati!” urlò.

“No” rise divertito il chitarrista.

“Tom ti prego fermati!Puoi portarmi dove vuoi , ma fermati ti supplico!”

Il rasta frenò di colpo e Anne sospirò sollevata.

“Cosa c’è che non va?” Chiese Tom fissandola negli occhi.

“Tra qualche chilometro c’è la villa della mia matrigna. Non voglio rivederla e non voglio che lei riveda me” rispose lei.

Tom non rispose. Guardò la strada e iniziò a pensare.

Poi mise in moto l’auto e continuò a percorrere quella stradina.

Anne strabuzzò gli occhi. Ma era davvero così antipatico?Così privo di emozioni? Così demente?

Lo fissò sbigottita quando , con la coda dell’occhio , vide quella villa bianca che era stato lo scenario di mille sofferenze.

Impallidì e gli occhi si velarono di lacrime non appena l’immagine della matrigna si fece viva nella sua mente: la pelle rugosa , un vestito lungo aderente e nero . Non molto magra ma molto alta. I capelli mori raccolti in un tuppo perfetto e gli occhiali da vista poggiati sulla gobba del naso.Le mani affusolate poggiate sui fianchi e lo sguardo di ghiaccio puntato su di lei.

Cercò di fissare il cruscotto della macchina ma non potè fare a meno di chiudere gli occhi quando l’auto passò davanti alla facciata della villa.

Poi sentì la mano calda di Tom posarsi sul ginocchio.

“L’abbiamo superata” disse con voce morbida.

La bruna aprì gli occhi e sprofondò nel sedile , guardano fuori dal finestrino.

Ricacciò tutte le lacrime eccetto una che le rigò il viso e morì all’angolo della bocca.

“Sei arrabbiata?” chiese preoccupato Tom.

“No..non sono arrabbiata. Perché dovrei esserlo? Infondo mi hai solo fatto ricordare cose che mi procurano un dolore immenso. Perché dovrei essere arrabbiata?” Rispose acida Anne.

Tom sospirò e fermò l’auto.

“Siamo arrivati” Disse e scese dall’auto.

Poco dopo aprì la portiera di Anne e l’aiutò scendere.

La ragazza si guardò intorno e non potè fare a meno di strabuzzare gli occhi sorpresa.

Davanti a lei c’era un immensa distesa verde , dominata da una villa stile ottocento , vecchia , abbandonata e incredibilmente bella.

L’intonaco era stato corroso dal tempo e dagli agenti atmosferici. Ad alcune finestre mancavano le persiane e ad altre erano tutte ingiallite. La porta massiccia di legno di noce era tutta scheggiata ed era socchiusa lasciando intravedere gli interni bui e freddi della maestosa villa.
Eppure era incredibilmente bella.

“Oh mio dio…che bella” esclamò la bruna, come una bambina che vedeva per la prima volta un diamante grande e luccicante.

“Ti piace?L’ho intravista con la band quando siamo arrivati.” rispose sorridendo Tom.

Anne lo prese per mano e corse verso la villa entusiasta , dimenticandosi tutto il rancore che provava nei confronti del chitarrista.

♥ ♥ ♥ ♥



“Allora, raccontami un po’ di te” disse Tom sollevando la ragazza e facendola sedere, delicatamente, sulla staccionata che recintava la villa.

“Cosa vuoi sapere?” Chiese lei stringendosi nelle spalle.

“Mmmh…tutto”

“Okay…” la bruna sospirò “ Sono nata in Italia, a Siracusa…”

“Ci avrei scommesso!” esclamò il rasta

“Perché?” chiese Anne sollevando un sopracciglio.

“Hai la tipica e rara bellezza italiana”

La bruna sospirò e continuò il racconto , come se Tom non avesse parlato “Anche mia sorella Hally, più grande di me di cinque anni , è nata a Siracusa. Quando mia madre ha saputo che era incinta di me , Mary-Kate Smith era già entrata a far parte della mia famiglia, sposando mio padre. Certo, mia madre accettò quell’unione perché avrebbe lasciato mio padre comunque. Per tanto quando nacqui , decisero di chiamarmi Mary-Kate Anne , che è il nome della mia matrigna e di mia madre. Mio padre si trasferì con la sua nuova moglie in Germania quando io avevo pochi mesi e a cinque anni mia madre morì in un incidente stradale. Io e mia sorella venimmo affidate a mio padre e alla sua nova moglie. Però a quell’epoca mio padre viaggiava molto e non era mai presente a casa. Vivendo con la mia matrigna scoprii che aveva due figlie e….” la bruna si bloccò di colpo e cercò di ricacciare le lacrime che le avevano colmato gli occhi.

Tom le accarezzò una guancia e asciugò una piccola lacrima che era riuscita a scendere.

“E … bhè… hai mai visto Cenerentola?” chiese Anne guardando Tom negli occhi.

“Ne ho sentito parlare” rispose lui stringendosi nelle spalle.

“Bene…allora cambia nome a Cenerentola e sostituiscilo con Anne…così avrai il continuo della mia storia” disse abbozzando un sorriso.

“Ma…avevi sei anni!Cioè eri piccolissima!”esclamò sbigottito Tom

“La mia matrigna mi disprezzava e ancora oggi mi chiedo il perché. Voleva per le sue due figlie e Hally un grandissimo futuro e per me… bhè io sarei anche potuta morire, la cosa non l’avrebbe toccata neanche un po’”

“E poi? “ chiese Tom , il volto contratto dalla rabbia per Mary-Kate.

“Bhè .. poi mio padre ha finalmente aperto gli occhi su ciò che era veramente la sua nuova moglie. Hally si trasferì da mia zia Elena in Italia e io andai ad abitare con lui in città”

Anne fece dondolare le gambe e fisso per terra.

Quando la vista dell’erba venne coperta da una maglietta bianca. La bruna alzò il capo e incrociò lo sguardo dolce e penetrante di Tom che la fissava dritto negli occhi.

Come il giorno precedente , il rasta le accarezzò la guancia per poi andare a intrecciare le dita tra i suoi capelli.

Anne smise per un istante di respirare. Il cuore batteva troppo , troppo forte. Il respiro si fece irregolare e non riusciva a capire più nulla. Le girò la testa e sarebbe caduta se Tom non l’avesse avvolta con il suo braccio tirandola a se.

Delicatamente la fece scendere dalla staccionata e le mise le mani sui fianchi. L’avvicinò a se facendo aderire il corpo con il suo.

Anne sarebbe potuta svenire da un momento all’altro e per cercare di riprendersi preferì gettare lo sguardo a terra. Continuava a fissare il vuoto perché in quel momento il suo cervello era in totale black-out e non riusciva a ricordare nemmeno il suo nome.

Tom incurante dello stato psicologico ed emotivo della ragazza , le alzò delicatamente il mento e la baciò sulle labbra. Ma questa volta non era un bacio timido e insicuro. Era un bacio deciso e,in un certo senso,tormentato.

Anne capì perfettamente che il rasta aveva desiderato da tempo assaggiare le sue labbra perché ne stava assaporando ogni singolo angolo. Rimase passiva al bacio , non perché non volesse partecipare ma perché non era in pieno possesso delle sue facoltà mentali.

Però una piccola vocina nella sua testa urlò “Fermalo subito!” .

Solo allora , quando sentì qualcosa di caldo a contatto con la pelle della sua schiena , aveva capito che Tom stava andando fin troppo oltre.

La ragazza tolse delicatamente la mano del rasta dalla sua schiena e interruppe bruscamente il bacio spostandosi.

“Portami a casa” disse guardandolo negli occhi.

Il ragazzo sorrise soddisfatto “ Almeno ti ho fatto capire quanto mi ami”

“Tom, solo perché ti ho assecondato non vuol dire che ti amo. Posso anche averti voluto illudere…non so se comprendi”

Tom la baciò sulla guancia e l’accompagnò all’auto.

Durante il ritorno nessuno dei due emise un fiato. Tom continuava ad avere gli occhi fissi sulla strada e Anne continuava a sospirare guardando fuori dal finestrino gli alberi scorrere a tutta velocità .

Arrivati di fronte a casa Hoffmann , il chitarrista accompagnò Anne fino alla porta d’ingresso.

“Mio padre andrà su tutte le furie..” disse la ragazza notando la luce della cucina accesa.

“è già arrivato?”

“Si…tieni conto , Tom che siamo stati fuori due ore.”

“Il tempo sembra scorrere così velocemente in tua compagnia”

La bruna sospirò “ La tua band invece?Non ti dice niente?”

“Sono abbastanza grande da badare a me stesso”

“Cosa vorresti insinuare?”

“Nulla”

“Senti…questo era l’appuntamento che ti avevo promesso. Okay?”

Il rasta la spinse delicatamente contro la porta e avvicinò le labbra alle sue.

“Neanche per sogno” sussurrò muovendo le labbra su quelle di Anne “ Questo era un rapimento. Quando tuo padre se ne andrà mi darai l’appuntamento promesso”

Anne sentì i passi del padre dietro la porta e sussultò.

“Tom sta arrivando mio padre. Deve averci sentito. Addesso vai via” disse allontanandolo.

“Ricorda…mi devi un appuntamento” disse sorridendo il chitarrista.

“Sei testardo eh?”

“Tantissimo”

I passi si fecero più vicini.

Anne fece segno a Tom di andarsene e questo ubbidì sfoderando il suo sorriso seducente.

Quando Angelo aprì la porta , Tom se n’era già andato.

La bruna tirò un sospiro di sollievo.

“Mary-Kate” esclamò il padre “ Con chi stavi parlando?”

“Con nessuno papà” rispose lei con un sorriso.

“Sicura?”

“Si Si…scusa se ho fatto tardi , ma mi sono intrattenuta a casa di Sally. Sai , domani ha un compito di matematica e mi ha chiesto gentilmente di aiutarla a ripassare”

“Okay.Ti credo sulla parola”

“Ho la fedina penale pulita , agente”

Anne rise e corse in camera sua. Angelo rimase perplesso dallo strano comportamento della figlia e facendo spalluccie chiuse la porta e ritornò a seguire la partita di basket alla tv.

Entrata in camera , la ragazza si distese sul letto e chiuse gli occhi. Nel buio vide il volto di Tom, il suo sorriso , i suoi occhi.

Sentì le guancie avvampare e il cuore battere a mille.

Non c’era bisogno che Tom le dicesse che era perdutamente innamorata di lui , lei lo sapeva già.

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Capitolo 5
*** Il sistema solare ***


Posso dire che da questo chap in poi la storia ha veramente inizio! Sam darà un bel po’ di problemi ad Anne e inizierà a metterla in crisi. Ma ecco…ho già detto tutto! XD
Ringrazio tutte quelle che hanno letto senza commentare, tutte quelle che hanno messo la mia ff tra le preferite e tutte quelle che hanno commentato , ovvero:

- Marty_Kaulitz

- eddy

- me stessa

- _pikkola_stella_,

- ada

Buona lettura. Hallo! ^_^



Quella notte Anne sognò Tom.

Ma non lo vide come un diavolo, lo vide come un angelo.

D’un tratto tutto sembrò ruotare intorno a lui. Lei era come la terra che gira intorno al sole. E se il sole non l’avesse più riscaldata , la terra si sarebbe raffreddata e con il passare del tempo sarebbe morta.

A riportarla alla realtà fu il fastidioso suono della sveglia e il ruggito del motore dell’auto dei vicini.

Scese velocemente dal letto, si lavò il viso e si vestì.

Scese in cucina fischiettando e incontrò il padre che finiva di fare colazione mentre guardava il telegiornale alla tv.

“Ciao pà” lo salutò sorridendo.

“Ciao Anne…già sveglia?Solitamente la domenica ti alzi verso l’ora di pranzo. Come mai già in piedi?”chiese e bevve un po’ di caffè.

La bruna si strinse nelle spalle e le sue labbra si tesero in un sorriso “ Oggi vai al teatro,giusto?”

“Si” rispose Angelo iniziando a non capire l’interessamento della figlia.

“E verranno anche i Tokio Hotel , giusto?”

“Anne come mai sei così interessata?Non dirmi che ti piace un componente di quel gruppo”disse,la fronte corrugata.

“No ma che dici!” sbottò. Poi si strinse nelle spalle e sorrise nuovamente “ E se anche fosse?Cosa c’è di male?”

“Non c’è nulla di male. Però…come dire….gradirei avere un genero meno effeminato”

“Papà!Non devo mica sposarmi!”

Angelo finì di bere il caffè mugugnando un qualcosa tipo “ Tutto è possibile”. Si alzò dalla sedia , prese i suoi fogli e i suoi attrezzi da lavoro e si diresse verso la porta d’ingresso.

Anne prese il suo cappotto e lo seguì.

“Vieni con me?” chiese il padre più sospettoso che stupito.

“Si. Non mi va di rimanere da sola a casa” mentì la figlia.

Angelo fece spalluccie e uscì dirigendosi all’auto.

Anne lo seguì e ,mentre stava per salire nella vettura , vide con la coda dell’occhio Sam venire verso di lei.

“Sam!” esclamò correndoli incontro e abbracciandolo.

“Ciao Anne” rispose freddo lui.

“Ehy…cos’hai? Ancora problemi con tuo fratello?”

“No” il bruno scosse la testa “ Non è lui il problema”

“Ah…e qua…”

Il suono del clacson non permise ad Anne di finire la frase. Si girò per guardare il padre nell’auto che picchiettava sul suo orologio da polso.

Per lui arrivare puntuale a lavoro era fondamentale.

Certo anche lei non vedeva l’ora di rivedere Tom , ma non poteva lasciare Sam da solo. Doveva capire qual’era il suo problema se no che razza di amica era?

Così disse al padre che l’avrebbe raggiunto più tardi , prese Sam per mano e lo invitò a fare quattro passi.

Il freddo era così pungente che Anne se lo sentiva fin dentro le ossa. Si strinse nel cappotto e si scaldò le mani con il fiato. Scoccò un occhiata a Sam che camminava al suo fianco immerso nei suoi pensieri.

“Allora…qual’è il problema?” chiese la bruna.

“Sicura di volerlo sapere?Se ti offendi?” rispose il ragazzo guardandola negli occhi.

La bruna scosse il capo e lo prese a braccetto.

“Okay” sospirò Sam “ Il problema sei tu”

La ragazza sgranò gli occhi e si allontanò dall’amico fermandosi “Come io?Non ti seguo. Cosa ti ho fatto?”

“Bhè ieri dovevamo andare al cinema insieme e mi hai dato buca. Così me ne sono ritornato a casa e mentre camminavo ti ho visto in una cadillac con Tom Kaulitz. Ora, io capisco che tu preferisca un ragazzo famoso a me , però potevi almeno avvisarmi”

“Cosa?Sam io non preferisco proprio nessuno a te. Sei e sarai sempre il mio migliore amico. Come posso preferire un ragazzo che conosco da soli due giorni a te , che conosco da circa dieci anni?”

“Solo un migliore amico?” Chiese il bruno puntando lo sguardo per terra.

“Certo…il mio migliore amico. Non ti seguo…cosa vuoi dire?”

“Lascia perdere” sospirò “Però la prossima volta che vuoi darmi buca, avvisami”

“Sam io non volevo darti buca” Anne chinò il capo e arrossì “ Me ne sono dimenticata”

“Non importa…ti ho solo chiesto di avvisarmi” Fece un sorriso falso , si girò di spalle e si allontanò.

“Ma…Sam”

“Basta Mary-Kate. Ci vediamo a scuola”

La bruna rimase immobile e strabuzzò gli occhi.

Forse aveva sentito male. Forse il freddo le aveva congelato le orecchie e aveva sentito il nome “Mary-Kate” uscire dalla bocca del suo migliore amico.

Ma quando si rese conto di non esserselo immaginato , gli occhi si velarono di lacrime.

Erano rari i momenti in cui la chiamava con il nome che tanto disprezzava. E quando lo faceva , voleva dire che Sam era davvero arrabbiato anche se non lo voleva dare a vedere.

La bruna si sentì una traditrice e con il capo chino si diresse verso il teatro.



♥ ♥ ♥ ♥



Era così immersa nei suoi pensieri, che non si accorse che i Tokio Hotel erano arrivati a teatro e che Tom la stava mangiando con gli occhi.

Cosa voleva dire Sam con “Solo un migliore amico?”

Certo. Lui era il suo migliore amico. La persona più importante della sua vita.

Le venne in mente il sistema solare : Tom era il sole , lei la terra e Sam la luna.

Giusto…Sam era la luna che gira intorno alla terra.

Quindi Sam…

Scosse la testa come per cacciare quel pensiero.

“Non è possibile” disse tra se e se “Io sono solo un amica per lui..non può…non può essere inna..”

“Ciao” Disse Tom scoccandole un bacio sulla guancia.

“Ciao Tom” rispose lei e poi guardò il padre che aveva visto tutta la scena con la coda dell’occhio.

“Amh…scusa Tom, puoi evitare di darmi baci con mio padre presente?Cerca di fare il bravo, dai”

“Ehy signorina, io sono più grande di te. Cerca di non sminuirmi”

“Okay… ma adesso allontanati” sospirò.

“Quand’è che tuo padre va a Berlino?” chiese il rasta sfiorando il collo di Anne con le labbra.

“Mmmh..forse tra qualche mese”

“Cosa?Non vale!”

La bruna vide con la coda dell’occhio il padre avvicinarsi e velocemente allontanò Tom.

“Qualcosa non va signor Kaulitz?” chiese freddo Angelo.

“No signore…tutto okay” rispose sorridendo il chitarrista.

“Bene.. i vari impianti acustici sono sistemati. Potete iniziare a provare le vostre canzoni”

Scoccò un occhiata severa alla figlia , che rispose con un sorrisetto impertinente , e si allontanò.

Anne tirò un sospiro di sollievo “ Tom per favore…quando ti dico una cosa , falla. Okay?”

“Okay” rispose sorridendo lui.

“Bene…adesso vai a provare le canzoni con la tua band”

“E tu dove vai?”

“Io rimango qui ad aspettarti” sospirò.

“Bene.Era proprio ciò che volevo sentirmi dire.”

Anne aggrottò la fronte “Niente rapimenti. Chiaro? E nessun appuntamento”

“Tranquilla. Niente rapimenti e nessun appuntamento. Ma…” Tom frugò nella tasca dei jeans e ne estrasse un piccolo mazzo di chiavi che fece dondolare davanti agli occhi della ragazza “dovrai pur riprenderti le tue chiavi di casa. No?”

“Sei incredibile!”

“Tom!Sul palco dai!” lo chiamò Bill già con il microfono in mano.

Il rasta sorrise , rimise le chiavi in tasca e raggiunse il fratello.

♥ ♥ ♥ ♥



La bruna continuava a picchiettare con l’unghia sulla scrivania della sua camera. Faceva dondolare la gamba e scoccava sguardi nervosi all’orologio.

Le quattro del pomeriggio.

Doveva andare all’appartamento di Tom per riprendersi le chiavi. Fin qui nessun problema ma cosa diceva a suo padre?

-“Amh..papà io vado da Tom Kaulitz a riprendermi le chiavi di casa” - ?

Se avesse detto così , suo padre avrebbe prima ucciso Tom e poi ucciso lei.

Quindi doveva cercare una scusa plausibile.

Dire di dover andare da Isabelle per studiare era escluso : nel wek-end era andata a trovare i suoi zii in Francia.

Anche Elisa e Sally erano escluse per non parlare poi di Sam.

Sbuffò e si alzò dalla sedia infastidita.

Perché quel ragazzo dannatamente bello doveva essere un ricattatore e un rapitore?

Scese nel salotto velocemente , prese il giubbotto e aprì la porta d’ingresso.

Prima che potesse oltrepassare la soglia , il padre si schiarì la voce alle sue spalle.

“Dove stai andando?” chiese severo.

“Amh…da Angy” balbettò lei

“Ma Angy Tailor non è in montagna?”

Accidenti. “Vado a fare quattro passi . Okay?”

“Sei sicura? Non c’entra nulla Tom Kaulitz?”

“No pà!Come ti salta in mente!Non lo conosco nemmeno!”

“Signorina , non fare tardi. Chiaro?”

“Okay papà”

Tirando un sospiro di sollievo uscì di casa.

Non fu difficile trovare l’appartamento dei Tokio Hotel , Anne conosceva la città come il palmo della sua mano.

Suonò il campanello e sentì le farfalle nello stomaco quando si udirono i passi inconfondibili di Tom avvicinarsi alla porta per aprire.

“Sera.Cosa la porta qui?” sorrise il ragazzo.

“Le mie chiavi di casa. Coraggio dammele”

“Coraggio entra”

“Tom io non po….” Non riuscì a completare la frase che le labbra di Tom serrarono le sue.

Andò nuovamente in tilt e decise di entrare nell’appartamento.

“Dove sono gli altri?” Chiese Anne vedendo la casa vuota.

“Loro?Sono andati al cinema”

“E tu non vai con loro?”

“Perché accontentarsi del cinema , se posso avere di più?”

Anne sbuffò irritata.

La sua sfacciataggine le stava dando veramente sui nervi.

Si tolse il giubbotto e lo poggiò su una sedia.

Tom le fece fare il giro dell’appartamento lasciando per ultima la stanza dove erano posti tutti gli strumenti musicali.

Anne venne attratta dal bellissimo pianoforte a coda bianco che spiccava in mezzo a tutte quelle chitarre elettriche e classiche.

“Tom…posso?” chiese indicando il piano.

“Certo” annuì il rasta.

La bruna si sedette sullo sgabello e sfiorò , delicatamente , con le dita i tasti del pianoforte bianco.

Iniziò a suonare con due mani un motivetto triste e malinconico ma allo stesso tempo romantico.

Era davvero brava e Tom la fissava sorpreso.

Anne chiuse gli occhi e si dimenticò di tutto e di tutti. La musica la invase e la portò in una realtà che non sarebbe mai esistita.

Era vestita con un abito blu e lungo , aveva i capelli raccolti in una pettinatura stile ottocento e adornati da piccole rose blu.

Il pubblico era silenzioso e attento ad ascoltare la musica che echeggiava nell’immenso teatro.

Tutto era perfetto. Tutto era come l’aveva sempre immaginato.

Quello era il futuro che desiderava ma che non avrebbe mai avuto.

Poi con la coda dell’occhio vide il padre. Era in piedi nel corridoio che separava il teatro in due parti. Aveva le braccia conserte sul petto , la testa alta e un espressione di disapprovazione sul volto.

Anne perse la concentrazione incrociando il suo sguardo freddo e stonò su una nota.

Dopo quello sbaglio , non riuscì più a riprendere il ritmo e fece un errore dietro l’altro.

Quella realtà si era frantumata come se qualcuno avesse scagliato un sasso contro uno specchio facendolo rompere in mille pezzi.

La bruna ritornò alla realtà e cercò di trattenere le lacrime.

Smise di suonare e fissò la tastiera del piano sospirando.

“Sei bravissima” disse Tom spezzando il silenzio che si era creato.

“Grazie” rispose lei mascherando la tristezza con un sorriso.

“Come si chiama la musica?”

“Non si chiama…l’ho inventata io”

“Bhè dovrai darle un nome. Se no come faranno a presentare la tua canzone al pubblico quando sarai una famosa pianista?”

“Io?Una famosa pianista?”

Non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere nascondendo il volto tra le mani.

“Io non sarò mai una pianista” singhiozzò “Darei qualunque cosa per diventarlo, per iscrivermi al conservatorio ma mio padre me lo vieta. Lui odia la musica e vuole farla odiare anche a me.Per lo meno vuole che io ne stia alla larga. Vuole che diventi un medico ma io non voglio.”

Tom l’abbracciò e Anne posò la testa sul suo petto , lasciando che le lacrime li bagnassero la maglietta.

Lui le baciò i capelli e la cullò come si fa con i bambini che si sono sbucciati il ginocchio.

“Ssh” sussurrò baciandole la guancia bagnata “ Scusa Anne, non volevo. Ti prego non fare così”

Anne sentendo il tono triste del ragazzo cercò di ricomporsi ma senza sciogliersi dal dolce abbraccio. Anzi, si strinse a lui il più forte possibile.

Riusciva a sentire il suo cuore , come se fosse entrato dentro il suo petto. Quel suono riuscì a calmarla del tutto.

Alzò il capo e lo guardò negli occhi. Per la prima volta fu lei ad annullare la distanza fra le loro labbra. Lo desiderava più dell’ossigeno per respirare.

Ancora una volta , lo desiderava come la terra desidera il sole e il suo calore.

“Anne , non devi mai perdere la speranza. Tesoro mio , vedrai che ci riuscirai”le sussurrò Tom, tendendo le labbra a una distanza minima , quasi assente , da quelle di Anne.

“è facile dirlo per te” disse lei allontanandosi “ Per te è stato tutto facile. A quanto ne so io , non hai avuto problemi con tua madre e tuo padre era un amante della musica”

“Si ma…anche io ho dovuto superare vari ostacoli. È normale. Sono sicuro” le accarezzò dolcemente la guancia “Che se ci sono riuscito io , ci riuscirai anche tu. Di certo il talento non ti manca”

La bruna sorrise e lo baciò nuovamente.

“Wow. A quanto pare non devo dimostrarti più nulla. Hai capito che sei perdutamente innamorata di me , testa dura di una sedicenne”esclamò il rasta sorridendo.

La ragazza sorrise, poi scoccò uno sguardo all’orologio da muro.

“Devo andare a casa. Mio padre rischia di fare irruzione con le forze armate se non mi ritiro prima delle sette e mezza” disse dispiaciuta.

Tom la prese per mano e si offrì di darle un passaggio con l’auto. Anne accettò con gioia .

Il rasta guidò tendendo il volante con una mano sola , mentre le dita dell’altra erano intrecciate con quelle della bruna.

“Amh…Tom meglio che non ti fermi davanti a casa mia. Mio padre sta diventando troppo sospettoso e conoscendolo , starà affacciato alla finestra in questo momento”

Il rasta fermò l’auto qualche chilometro distante da casa Hoffmann.

“La piccolina di papà” disse ironicamente accarezzandole la guancia.

“Smettila. Non sono la piccolina di papà” rispose lei stizzita spostandosi dalla carezza.

“Hai ragione” Tom si sporse verso di lei fin quando non arrivò a mezzo centimetro dal suo viso “Adesso sei la mia piccolina” disse e la baciò con passione.

“Mio padre andrà a Berlino il giorno dopo del vostro concerto” disse lei riprendendosi dal tilt in cui,come al solito , era caduta.

“Ti vengo a prendere Martedì alle otto e mezzo. Okay?” sorrise lui.

Anne annuì e scese dall’auto camminando verso casa.

Tom continuò a guardarla fin quando il suo cellulare squillò.

“Pronto?”

“Tom!” urlò Bill dall’altra parte del telefono.

“Ehy!Non si usa più salutare?” esclamò il rasta.

“Cosa ti è saltato in mente?! Come puoi pretendere che la band provi le canzoni senza il chitarrista?Io non so suonare la chitarra e Georg e Gustav non possono suonare due strumenti nello stesso tempo!”

“Dai fratellino non arrabbiarti. Il concerto è Lunedì”

“Domani è Lunedì!”

“Abbiamo tutto il giorno per provare. Il concerto è alle otto di sera.”

“Mi verrebbe voglia di strozzarti!Se sbagli qualche nota giuro che ti uccido”

“Okay. Ah senti Bill…volevo chiederti…visto che non abbiamo altri concerti dopo questo,possiamo trattenerci qui per qualche settimana?”

“Perché?”

“Ti prego Bill…ti prego”

“Okay. Ne parlerò con Georg e Gustav. Intanto muoviti e vieni!”

Senza nemmeno salutare , il moro chiuse la chiamata.

Tom sorrise e poggiò il cellulare sul sedile accanto a lui. Sprofondò nel suo sedile e sospirò chiudendo gli occhi.

Come si chiama quello strano sentimento? Quello che tutti descrivono come una gioia rara e infinitamente piacevole? Quello che ti fa vedere la persona che ti piace ogni volta che chiudi gli occhi?Che te la fa desiderare come l’ossigeno per respirare?Che ti fa sentire la sua voce anche quando non sta parlando?

“Ah si…” esclamò Tom portandosi una mano sulla fronte “ Mi sembra lo chiamino…amore

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Capitolo 6
*** Crisi. ***


Bene, ecco il chap in cui Anne entra in crisi! XD Personalmente è il chap che mi piace di più, oltre a quello che viene dopo e che ho già scritto. Comunque avete notato che ho cambiato la trama, mettendo un pezzo del chap “ rapimento” no? Bhè , volevo avvisarvi che cambierò titolo anche alla ff chiamandola “il sistema solare” . Mi sono resa conto che la storia sta prendendo una piega che non avevo previsto e il titolo non c’entra niente. Comunque ringrazio le raga che hanno letto senza commentare e quelle che hanno commentato , ovvero :


-me stessa
-LiSa90
-mery
-eddy,
-tommina

Non mi rimane altro che augurarvi buona lettura ! ^_^





La mattina seguente Anne si alzò di mal umore.

Non voleva andare a scuola. Aveva paura di vedere Sam e aveva paura che non la considerasse più la sua migliore amica.

Se fosse successo questo, nulla nella sua vita avrebbe avuto più senso.

Ripensò nuovamente al sistema solare ma questa volta era un po’ diverso : vedeva lei , la terra , che ruotava intorno a due soli.Si rese conto così , che Sam non era un semplice amico e forse non lo era mai stato. Forse aveva sempre provato amore nei confronti di quel ragazzo ma lo aveva sempre nascosto. Forse per paura , forse per timidezza o forse perché non ne era al corrente.

Stava di fatto che adesso ne era consapevole e che non sarebbe riuscita a guardare negli occhi quello che una volta era il suo migliore amico.

Anche la sua domanda “Solo un migliore amico?” iniziò ad avere senso per lei. Sam l’amava e forse l’aveva sempre amata. Ma a differenza sua , lui ne era consapevole e stava aspettando il momento giusto per dirglielo.

Scosse la testa e sospirò ritornando a fissare il suo zaino posato sulla sedia. Sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.

Il sistema solare non può avere due soli. Va contro ogni legge scientifica. Ne può avere solo uno ed Anne sapeva bene qual’era quello di cui aveva bisogno.

Si mise lo zaino in spalla e scese nel salotto.

Silenziosamente aprì la porta d’ingresso.

“Anne,non fai colazione?” chiese il padre dalla cucina.

“No papà,non ho molta fame” rispose la figlia.

Uscì e iniziò ad incamminarsi vero la scuola. Quando , d’un tratto , si fermò e sfiorò la sua collanina con appeso un ciondolo a forma di “A”, che stava ad indicare il nome Anne.

Ritornò a casa e per fortuna il padre non era ancora andato a lavoro.

“Hai dimenticato qualcosa , Anne?” chiese lui raccogliendo i suoi appunti sparsi sul tavolo della cucina.

La bruna si tolse la collanina e la posò sul tavolo.

“Ti prego papà, puoi darla a Tom Kaulitz?Non fare domande per piacere” disse abbozzando un sorriso malinconico.

“A Tom Kaulitz?…ma Anne…” Angelo la guardò negli occhi e sospirò “ Okay , se proprio ci tieni”

“Grazie papà” li stampò un bacio sulla guancia e uscì di casa diretta a scuola.

Tom si sarebbe di certo preoccupato non vedendola a teatro di pomeriggio , così decise di lasciarli la sua collanina per tranquillizzarlo. Sapeva che era sua perché ogni tanto il suo sguardo si posava su quella collana e commentava un “ Ti sta proprio bene”.

Almeno lui non si sarebbe preoccupato. Almeno il suo sole non avrebbe sofferto , non si sarebbe spento.

Arrivò davanti all’entrata della scuola che d’un tratto sembrò l’entrata di una casa dell’orrore.

Prima di entrare venne stritolata in un abbraccio soffocante.

“Ciao Anne!” esclamò Isabelle ridendo.

“Oh , ciao Isabelle. Com’è andato il week-end?” chiese la bruna distendendo ,a fatica, le labbra in un sorriso.

“Benissimo!E a te?Hai conosciuto i Tokio Hotel?”

“Si…li ho conosciuti.”

“Mmmh…questa sera devo andare al loro concerto con Elise.Spero che siano bravi, almeno”

“Sono bravi e se te lo dico io , puoi crederci.”

Le due ragazze entrarono nell’edificio e poi , attraversati i vari corridoi , in classe. La professoressa Swan non era ancora arrivata e i loro compagni stavano ridendo e scherzando parlando di ciò che avevano fatto durante il week-end .

Anne non potè fare a meno di rivolgere un occhiata al secondo banco della fila centrale.

Sussultò e il cuore le fece una capriola in petto non appena incrociò lo sguardo freddo e penetrante di Sam.

Distolse velocemente lo sguardo e si sedette al suo banco.

La scuola sembrava non finire mai. Quelle cinque ore furono un vero e proprio massacro.

Eppure le materie erano leggere , esclusa scienze e matematica.

Il dolce suono della campanella avvisò gli studenti che la tortura era finita e che erano liberi di ritornare a casa.

“Ehy Anne!Ho scoperto che conosci i Tokio Hotel!” Esclamò Elise.

“Si…li conosco” Rispose Anne distaccata.

“E anche molto bene” Aggiunse impertinente Sam che camminava al suo fianco.

“In che senso?” Chiese Isabelle

“Nel senso che Mary-Kate esce con Tom Kaulitz” Rispose acido il bruno.

“Ho sentito bene?” chiese Elise sbattendo più volte le ciglia “ Esci con Tom Kaulitz?”

“Non proprio. Vedi Sam è solo arrabbiato perché , per sbaglio , ho mancato a un appuntamento.”Rispose Anne.

“Si certo come no, per sbaglio!” la canzonò il ragazzo.

“La vuoi finire?Cosa c’è che non va? Sei geloso per caso?”

Isabelle dette una gomitata ad Elise e ,salutando, se ne andarono.

“Io non sono geloso!”

“Allora perché ti scaldi tanto?”

“Perché…bhè…perché..”

“Io sono libera di fare quel che voglio!Se non sei geloso non so che problema hai!Non sono una sensitiva!”continuò la ragazza.

“Okay sono geloso!”

“Bene!Visto che stiamo scoprendo le carte…” il tono duro e freddo di Anne si sfumò pian piano , diventando un sussurro timido e imbarazzato “ Dimmi….tu…tu mi ami?”

Le guancie diventarono rosso fuoco e il cuore impazzì. Avrebbe voluto ritornare indietro nel tempo e non avere mai fatto quella domanda.

“Non sono affari tuoi” rispose acido Sam.

“Cosa? Questa è bella! Non è affar mio sapere se mi ami o meno?” s’irritò Anne.

“Mary-Kate, ti odio”

“E io odio te!”

“Bene!Allora addio!”

Il bruno le passò davanti senza degnarla di uno sguardo e si allontanò percorrendo la strada innevata e deserta.

“Addio” mormorò Anne a denti stretti.

Poi si morse il labbro inferiore e corse via con le lacrime che le rigavano gli occhi.

Sapeva che sarebbe andata così, solo non s’immaginava un tale dolore.

Aveva dovuto scegliere , perché la terra non può ruotare intorno a due soli.

Entrò a casa e corse in camera sua.

Buttò la cartella sul pavimento e si distese sul letto , affondando la testa nel materasso e lasciando che le lacrime lo bagnassero.

Si sentiva vuota e soffocata. Come se qualcuno l’avesse privata dell’ossigeno.Come se qualcuno l’avesse rinchiusa in una camera a gas : cercava disperatamente una via di fuga o per lo meno un’ apertura nel muro per poter respirare.

Ma nulla. Il gas la stava uccidendo.

Rimase a piangere per molte ore , fin quando il suo cellulare non squillò.

Lo prese in mano e prima di rispondere alla chiamata di Tom , lesse sul display l’ora .

19:45.

Il concerto sarebbe iniziato tra poco.

“Tom…” rispose lei singhiozzando.

“Anne?..cos’hai? Qualcosa non va?”

Il suono caldo e morbido della sua voce le ricolmò gli occhi di lacrime.

“Tom…” non riuscì a dire più nulla , poggiò il viso sul materasso e ricominciò a piangere.

“Anne!Cos’hai?Rispondi per piacere!” disse il chitarrista dall’altra parte del telefono.

La bruna si fece forza e riportò il cellulare all’ orecchio “Tom, scusa ma non voglio parlare” disse e chiuse la chiamata.



♥ ♥ ♥ ♥



Il rasta fece scivolare il telefono in tasca e fissò il vuoto.

Era agitato, ma non per il concerto , ma per via di Anne.

Non l’aveva mai sentita piangere in quella maniera.

Guardò i suoi amici i quali stavano tirando lunghi sospiri per calmare l’ansia.Poi guardò l’orologio.

La casa di Anne non era molto distante dal teatro e sarebbe impazzito se non avesse subito scoperto cosa aveva la sua ragazza.

Si alzò dalla poltrona e uscì dal camerino.

“Tom , dove vai?Mancano quindici minuti all’inizio del concerto. È presto per salire sul palco”esclamò Bill.

“Non vado sul palco” rispose Tom continuando a camminare.

“Ah no carino!” Il moro lo bloccò per un braccio “Okay, dare buca alle prove può anche passare, ma dare buca ai concerti no!”

“Non darò buca al concerto!” rispose il gemello allontanandosi bruscamente dalla stretta di Bill “è importante Bill. Tu non puoi capire. Io rischio di impazzire se non riesco a capire cos’ha”

“Ma di chi stai parlando?”

“Di…” Tom sospirò “Dell’unica ragazza che è riuscita , non so come , a rubarmi il cuore”

Il rasta non aspettò la risposta del fratello e , correndo , uscì dal teatro.

Salì sulla sua cadillac e , in pochissimo tempo arrivò a casa Hoffmann.

Aprì la porta con le chiavi che non aveva ancora restituito ed entrò in camera di Anne senza neanche bussare.

La bruna era distesa sul letto , con la faccia immersa nel candido cuscino e stava piangendo senza sosta.

“Anne” sussurrò Tom sedendosi accanto a lei e accarezzandole i capelli.

Portò le labbra vicino al suo orecchio “Anne , tesoro, cos’hai?Posso saperlo?”

“Ho litigato” singhiozzò lei.

“Con chi?” chiese lui con voce morbida e vellutata.

“Con il mio migliore amico. O almeno così credevo io” rispose e riprese a piangere più forte di prima.

Tom la sollevò delicatamente e le poggiò la testa sul petto baciandole le guancie bagnate di lacrime.

Anne li gettò le braccia intorno al collo e si strinse a lui.

“Per caso , si chiama Sam?” Chiese Tom.

“Si”

“E ora hai capito che lui ti ama”

“Esatto”

“E anche tu lo ami”

“Si ma non quanto amo te”

“Lo so….dai…andrà tutto bene. Calmati ti prego”

Rimasero abbracciati fin quando l’orologio non segnò le 19:55.

“Tom..non devi andare al concerto?” chiese Anne asciugandosi le lacrime.

“Scherzi?Non ti lascio da sola in queste condizioni”

“Dai Tom, non fare lo scemo. Io me la caverò. Non voglio che passi i guai per colpa mia”

“Ma li passerò comunque. Se so che tu stai soffrendo non riuscirò a concentrarmi e sbaglierò tutto”

“Allora cercherò di farmi forza e di non soffrire più. Ti prego vai”

Tom la baciò sulle labbra , sulle guancie e sul collo.

Dopo averla salutata andò a teatro più sollevato.

♥ ♥ ♥ ♥



Anne seguì il concerto alla tv , fin quando il sonno non prese il sopravvento.

A svegliarla alle due di notte, fu il cellulare che vibrò.

Il messaggio inviato da Tom diceva :

-Puoi scendere?-

Non ci pensò due volte.

Si vestì velocemente, si mise il cappotto e senza fare rumore scese nel salotto per poi uscire e trovare da cadillac parcheggiata davanti a casa sua.

Prima che potesse fare un passo verso l’auto, venne abbracciata e due labbra calde e soffici iniziarono a sfiorarle il collo.

Si girò e incrociò lo sguardo sollevato di Tom.

Lui la strinse forte baciandole i capelli.

“Stavo impazzendo sul palco. Non facevo altro che pensare a te. Sai che ho sbagliato a suonare “schwarz” ? E la cosa è stata molto umiliante visto che è una canzone composta interamente da me”disse dolcemente.

“Mi dispiace, non volevo” rispose lei con un fil di voce.

“A proposito…ho salutato la tua amica Elise. Ti toccherà sopportarla”

“Grazie tante”

Il rasta le prese il viso fra le mani e la baciò con passione.

“Vorrei rimanere con te. Vorrei cullarti e farti addormentare tra le mie braccia”

“Anche io lo vorrei” Anne chinò il capo “ Ma fin quando c’è mio padre a casa, non possiamo”

Tom la strinse forte e la cullò.

Nonostante lui fosse li, accanto a lei , continuava a sentirsi vuota.

Il suo sistema solare , adesso , era incompleto : alla terra mancava la luna.

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Capitolo 7
*** Villa Hoffmann ***


Bene…questo chap è solo un momento di tranquillità che ho concesso ai personaggi della storia. Vedrete quanti problemi che darò ad Anne! Cmque mentre cercate di immaginare le varie disgrazie , leggetevi questo chap che è davvero molto carino (modestamente XD ).
Vi dico solo la parola chiave che scaturirà la parte più brutta della storia : morte.
Di chi? Eheh…se ve lo dico vale la pena postare gli altri chap?? XD
Ringrazio :

kit2007: grazie per i vari complimenti che mi hai fatto. Non pensavo di essere così brava a scrivere e poi avevo il timore di non riuscire a trasmettere i sentimenti che volevo. Ma a quanto pare di questo non devo preoccuparmi. Grazie. ^_^

me stessa : Grazie anche a te. Vedo che stai seguendo molto la mia ff e te ne sono davvero grata. Spero di non deluderti. ^_^

Nezu : oddei. Se ti arrabbi adesso , non oso immaginare nel prossimo chap come reagirai. Basta che non uccidi me , sono ancora giovane. XD E poi dai…povela Anne…non c’è bisogno di aggredirla. XD Cmque grazie anche a te. ^_^



“Okay Anne….hai il mio numero di cellulare…per qualsiasi problema chiamami” disse il padre caricando la valigia nel cofano dell’auto.

“Certo papà” rispose lei con un sorriso.

“Sai i numeri di emergenza , vero?”

“Si , tranquillo”

“Ci sentiremo ogni giorno, promesso”

La bruna lo abbracciò teneramente e li stampò un bacio sulla guancia.

Angelo salì sull’auto , mise in moto e partì diretto all’aeroporto. Anne lo salutò da lontano poi entrò in casa correndo.

Il telefono squillò e la ragazza andò a rispondere sorridendo.

“Pronto?”

“Anne, sono io” rispose una voce morbida e dolce.

“Tom. Come mai mi chiami alle quattro del pomeriggio?”

“Lo sai come mai. Tuo padre?é partito?”

“Si si. Allora…devo concederti il famosissimo appuntamento. Quando vieni a prendermi?”

“Mmmh….adesso”

“Okay. A dopo”

“Ciao tesoro”

La bruna chiuse la chiamata e salì in camera sua.

Si aggiustò i capelli,non serviva pettinarli : erano ricci quindi bastava scuoterli un po’.

Si mise un paio di calze nere pesanti e per sopra dei pinocchietti scozzesi. Una maglietta pesante nera con una stampa rossa al centro e con le spalline a palloncino. Degli stivaletti neri con il collo alto fino al ginocchio e con un tacco di due centimetri.

Non si truccò , lui la preferiva così com’era : “Sei bella così come sei.” Le aveva detto tramite un sms.

Tuttavia si mise un sottile strato di lucidalabbra alla fragola.

Qualcuno suonò al campanello e Anne scese ad aprire.

“Ciao To..” il suo entusiasmo scomparve non appena incrociò lo sguardo del suo ex-migliore amico.

“No, non sono Tom” disse acido Sam.

“Cosa vuoi?” Anne ricambiò lo stesso tono.

“Volevo solo dirti che mi dispiace”

“Come prego?”

“Mi dispiace di essermi comportato male. Scusa se ho fatto il geloso. Non volevo”

La ragazza incrociò le braccia sul petto e si poggiò alla porta “Okay. Scuse accettate. C’è altro?”

“Si…mi trasferisco”

“Cosa?” strabuzzò gli occhi e si pietrificò.

“Andrò a vivere in Francia tra qualche giorno. Avrei voluto dirtelo prima ma i nostri rapporti si erano un po’ raffreddati”

“Tu…tu non puoi trasferirti…non puoi farmi questo”

Prima che Sam potesse rispondere Anne lo abbracciò e cercò di non piangere.

“Rimarremo sempre in contatto…te lo prometto” le disse il bruno accarezzandole i capelli.

“Ci conto , okay?”

“Certo..”

Ci fu un attimo di silenzio.

Anne alzò il capo per incrociare lo sguardo di Sam.Si rispecchiò nei suoi occhi celesti come il mare e sorrise.

Poi accadde tutto così velocemente che non riuscì a rendersene conto : Il bruno le alzò il mento e la baciò sulle labbra.

La ragazza intrecciò le sue dita tra i suoi capelli e partecipò al bacio.

Non sapeva neanche lei perché lo stesse facendo e , nonostante una parte di lei le urlava “smettila”, continuava a baciarlo.

Sam si scostò delicatamente dal bacio e sorrise “Comunque si, ti amo”

Anne non riuscì a rispondere. Il bruno le stampò un altro bacio e se ne andò.

Tutto quello che riuscì a fare , oltre che a fissare il punto dove prima si trovava il suo amico , fu quello di portarsi il dito indice sul labbro.

Fin quando , con la coda dell’occhio , vide la cadillac di Tom fermarsi davanti a casa sua.

Si risvegliò dal trance e, non appena il biondo uscì dalla vettura ,li corse incontro baciandolo.

“Ciao tesoro” disse lui dandole un altro bacio.

“Ciao amore” rispose lei.

Poi Tom si morse il labbro “ Mmmh…lucidalabbra alla fragola. Come sapevi che mi piace?”

“Boh. Intuizione?”

Si baciarono nuovamente , salirono sull’auto e partirono.

“Dove mi porti?” chiese Anne posando la testa sulla spalla di Tom.

“Tesoro, chiudi gli occhi okay?” disse Tom tendendo gli occhi fissi sulla strada.

La bruna non capì poi , riconoscendo il vialetto di campagna , fece come aveva detto Tom.

“Non mi va di farti soffrire ancora” disse la sua voce vellutata nel buio.

Anne annuì e li baciò il collo.

Poco dopo l’auto si fermò.

La ragazza riaprì gli occhi e riconobbe l’immensa distesa verde dominata dalla vecchia e graziosa villa stile ottocento.

Scese dall’auto e , come la prima volta , Tom la sollevò per poi farla sedere dolcemente sulla staccionata.

Si baciarono a lungo , così tanto che le labbra iniziarono a far male.

La luce del tramonto rendeva la villa ancora più bella e rendeva ancora più dolce quel momento.

“Oggi puoi ritirarti quando vuoi” disse Tom.

“Non proprio…mio padre mi chiamerà verso le otto di sera . Per assicurarsi che stia bene”sbuffò Anne.

“Okay. Alle otto staremo a casa”

“E la tua band?Non è che per colpa mia la stai trascurando?”

“Sciocchezze. E poi , per te , sarei capace di lasciare la band per sempre”

“Oh…”

La bruna assunse un espressione triste e scese dalla staccionata.

“Cos’hai?” sussurrò Tom sfiorandole il collo con le labbra..

“Niente.”

“Sicura?”

Anne guardò la villa e sospirò. Le sue labbra si tesero in un sorriso e , divincolandosi da Tom, camminò verso l’entrata della villa.

“Dove vai?” Chiese il rasta seguendola.

“Voglio entrare.Voglio vedere com’è fatta da dentro. Chi lo sa…forse troviamo ritratti o roba simile”

Arrivò alla porta di legno massiccio di noce socchiusa. L’aprì con cautela e un sinistro cigolio la fece sussultare.

Un lungo corridoio , formato da tante tegole ormai nere per via del tempo, le si presentò davanti.

La ragazza fece un passo e una tegola cigolò.

“Amh..Anne…non so se questa villa sia sicura” disse il chitarrista entrando nella villa e trattenendo uno starnuto per via della polvere.

Anne sorrise e continuò a camminare entrando in un immensa stanza sulla destra.

Era grandissima e il pavimento era di marmo , forse , bianco. L’intonaco dei muri era ancora intatto eccetto sopra a quello che , un tempo , era il camino. Alzò la testa e , con sua grande sorpresa , vide che il soffitto era dipinto con vari ritratti raffiguranti conti e contesse.

La stanza non era molto illuminata perché le finestre , nere per via della polvere , non riuscivano a filtrare bene la luce. Anne riuscì solo a leggere il nome “Robert Hoffmann”.

Il conte era ritratto con una giacca nera , il volto serio e i capelli bianchi.

Prese Tom per mano e salì la scalinata grigia.

Un altro corridoio le si presentò davanti ma , a differenza di quello del piano di sotto,portava a sole due stanze.

Anne entrò nella seconda a sinistra.

Anch’essa era molto grande e aveva un letto matrimoniale a baldacchino , una specchiera di marmo ingiallito e tanti armadi ormai troppo vecchi e pieni zeppi di polvere.

Si sedette sul letto e un sinistro cigolio echeggiò nella stanza. Tom si sedette accanto a lei.

“Ti piace avventurarti nelle case pericolanti. Eh?” chiese ironico.

“Mah…mi sono incuriosita”rispose lei.

Poi prese quello che un tempo era un lenzuolo e , con un lembo , pulì un lato della grande finestra.

La stanza s’illuminò di un rosso-arancio e sembrava dorata.

Anne sgranò gli occhi per il paesaggio che le si presentò davanti : da lì infatti riusciva a vedere l’intera città.

Si sedette accanto a Tom e lo baciò.

“Solo tu saresti stato capace di portarmi qui” li disse.

Lui come risposta la baciò dolcemente.

Senza interrompere quel contatto si distesero sul letto e Tom fece molta attenzione a non pesarle addosso.

Tuttavia il biondo ,con il suo peso , fece sprofondare Anne nel materasso.Il suo petto aderiva al suo e riusciva a sentire il suo cuore battere forte , come se stesse per scoppiare.

Il respiro di entrambi era irregolare e fermavano quel contatto solo per riprendere fiato.

“Anne” disse il rasta tra i baci.

“Si?”

“Ti a…”

“No per favore” Anne li mise il dito indice sulle labbra per zittirlo “ Non dirlo , se non ne sei sicuro”

“Sono sicurissimo. Ti amo più della mia stessa vita” disse e riprese ad assaporare ogni singola parte delle labbra di Anne.

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Capitolo 8
*** La fine della vita ***


Ecco il chap in cui la vita di Anne viene stravolta.Scusate gli errori di battitura ma il mio word è impazzito.

Faccio dei ringraziamenti in generale perchè ho la febrre e a mala pena mi reggo in piedi. Buona lettura.^_^




Anne sospirò guardando fuori dalla finestra.

Il sole era coperto da grossi nuvolosi grigio piombo e i fiocchi di neve stavano danzando sospesi nell’aria.

Quel tempo le trasmise molta malinconia e sussultò.

Aveva il brutto presentimento che sarebbe capitato qualcosa che avrebbe travolto la sua vita , forse , per sempre.

Così , una sola domanda la stava martoriando : suo padre stava bene?.

Si esatto . Era questo il suo brutto presentimento. Se suo padre fosse morto lei sarebbe andata in custodia alla sua matri….

Scosse il capo e cacciò via quel bruttissimo pensiero.

La profonda ferita si riaprì senza pietà.

Nel vetro della finestra non vide più la Anne che aveva sedici anni e che era innamorata.

Vide la Anne che aveva sette anni , vestita con dei jeans strappati e una maglietta troppo leggera da indossare a Dicembre. Stava pulendo la grande scalinata di marmo bianco a mano , con uno straccio umido e un secchio giallo riempito di acqua . Aveva appena finito di pulire il primo gradino e ora doveva passare al secondo.

La piccola cercò di sollevare il secchio ma era troppo pesante. Poi ci riuscì . Salì il gradino ma il peso la fece cadere e l’acqua allagò il pavimento.

Mentre cercava di rialzarsi , l’acqua insaponata la faceva scivolare , vide con la coda dell’occhio la sagoma della matrigna.

Si girò e sussultò : aveva due occhi di ghiaccio piantati nei suoi , il viso contorto in una smorfia di disapprovazione e le mani sui fianchi.

La donna parlò acida con la bambina e , d’un tratto , le mollo uno schiaffo sulla guancia.

Poi la porta d’ingresso si aprì e le sue due figlie , Greta e Margot , entrarono con le scarpe sporche di fango.

Le due bambine guardarono Anne e risero divertite.

Salirono sul primo gradino , sporcandolo per bene, e poi continuarono dirette al piano di sopra.

La Anne sedicenne scosse il capo come per cacciare quel pensiero.

Si girò verso il letto e vide Tom addormentato. Non potè fare a meno di sorridere.

Si avvicinò e li stampò un bacio sulla guancia.

Involontariamente lo svegliò.

“Ciao amore” disse lui accarezzandole la guancia.

“Scusa non volevo svegliarti.”

“No, tranquilla”

Si tirò su sedendosi sul letto e poggiando la schiena al muro. Guardò la cartella di Anne , già pronta, posata sulla sedia.

“Devi andare a scuola?” Le chiese.

“Si…c’è una persona con cui devo parlare” rispose lei sedendosi al lato del letto.

“Per caso si chiama…Sam?”

“Dai Tom, non fare il geloso. Uno mi basta” sbuffò.

“Okay. Dopo la scuola ti passo a prendere.”

“Non è una domanda”

“Lo so” . Avvicinò il viso al suo e la baciò con passione. “Posso accompagnarti a scuola?”

“No…mi stai viziando un po’ troppo” Anne perse il suo sorriso e chinò il capo.

“Cos’hai?” Chiese Tom scostando una ciocca di capelli che le copriva il viso.

“Non lo so” sospirò lei “ Ho un brutto presentimento.”

“Su cosa?”

“Non ne ho idea!” sbottò alzandosi dal letto.

Si avvicinò alla finestra e sospirò.

Si sentì tremendamente in colpa , non aveva mai urlato con Tom.

Ma ecco che due braccia calde l’avvolsero in un dolce abbraccio e due labbra morbide iniziarono a sfiorarle il collo.

“Scusa” disse il chitarrista.

“No , scusami tu. Sono solo nervosa , oggi vedrò Sam e non so come devo comportarmi.”

Il ragazzo la voltò delicatamente e la baciò a stampo “Devi essere te stessa. Mi piaci quando sei te stessa”

“Lo so” sorrise “Io ti piaccio sempre. No?”

“Esatto” annuì lui. Poi guardò l’orologio e sorrise “Tesoro , se non vuoi un passaggio , ti conviene correre veloce come il vento”

Anne corrugò la fronte e si voltò per guardare l’orologio.

Sobbalzò , si mise velocemente la cartella in spalla , baciò Tom e si catapultò fuori casa.

Correndo cercava di inventarsi un discorso sensato che avrebbe potuto fare con Sam.

Certo dopo il bacio , era inevitabile chiarirsi.

In fondo era facile, no? è facile dire a un ragazzo “non ti amo” quando è veramente così,no?é facile dire a un ragazzo “voglio essere solo un amica” quando vuoi veramente esserlo,no?

Eppure perché ad Anne risultava così difficile? Cosa c’era che non andava?I suoi occhi profondi e dolci? Il suo sorriso ? Il suo sguardo? La sua voce?

Si fermò davanti all’istituto e riprese fiato.

Doveva ricordare il suo sistema solare , doveva riavere la sua luna non il suo secondo sole che aveva prepotentemente cacciato.

Doveva essere se stessa e comportarsi come si era sempre comportata . E se Sam avesse tirato fuori il discorso del bacio … okay!Lo avrebbe affrontato senza problemi.

Entrò in classe e con suo grande sollievo la professoressa non era ancora entrata.

Scoccò un occhiata al banco di Sam ma lui non c’era.

Sbattè più volte gli occhi e la bocca era leggermente dischiusa. Quel banco ,che era abituata a vedere pieno di tutti i vari marchingegni elettronici presenti sulla terra , quella sedia , che era abituata a vedere occupata dal suo migliore amico , erano vuoti.

Avete presente quando vi sentite soffocare? O quando avete l’impressione che il mondo vi stia crollando addosso? Che il buio vi stia circondando?

Ecco. Anne si sentiva proprio così.

“Anne!” esclamò Elise andandole incontro.

“Elise…Sam?” chiese in preda al panico la bruna.

“Sam?” la bionda sbattè più volte le ciglia e la guardava con espressione della serie -Dove sei stata in questi ultimi giorni?Su Marte?- “Sam partiva questa mattina”

“Cosa?Questa mattina?Così presto?Mi aveva detto che era roba di giorni!”

Elise si strinse nelle spalle “A quanto ne so io , questa mattina doveva partire per la Francia”

Anne sgranò gli occhi e scosse più volte il capo.

Perché le aveva mentito? Perchè le aveva fatto questo?

Senza pensarci , uscì dalla classe correndo.

Corse imboccando le varie strade che conducevano alla casa di Sam.

Avrebbe voluto correre più forte ma il peso della cartella non glie lo permise.

Arrivò che aveva il fiatone e il cuore che sarebbe potuto scoppiare da un momento all’altro.

Un dolore le invadeva il petto e il fianco.

Respirando profondamente alzò il capo e vide Sam in procinto di entrare nella macchina del padre.

“Asp….asp…”avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva.

Si tolse la cartella dalle spalle e la buttò bruscamente per terra.

“Sam!” urlò incamerando tutto il fiato possibile.

Il bruno girò la testa e strabuzzò gli occhi sorpreso “Anne?Che ci fai qui?”

La ragazza li corse in contro e lo abbracciò “Perché non mi hai detto che saresti partito questa mattina?”

“Scusa…non volevo farti soffrire”

“Sam…per favore, ti prego , non andartene!Non voglio!Ti prego!”Anne lo strinse ancora di più e le lacrime le rigarono il viso.

“Anne…ti amo” disse e si sciolse dalla stretta della ragazza.

La baciò a stampo e sorridendo salì in auto.

La bruna rimase immobile a guardare la vettura allontanarsi.

Chinò il capo e in silenzio si avvicinò alla cartella. Rimase a fissarla come in trance poi, invasa da una forte rabbia , la calciò con forza.

Cazzo!Cazzo! … pensava mollando calci sempre più forti allo zaino.

Come aveva potuto farle questo? Lui , il suo migliore amico, come aveva potuto farla soffrire così?

Invece che provare la solita sensazione di vuoto che si prova quando una persona cara se ne va , Anne era piena di rabbia. Era così piena che le veniva voglia di urlare.

Avrebbe tanto voluto avere Sam al posto di quella cartella , ormai , irriconoscibile.

Smise di dare calci e si sedette sullo zaino malandato.

Si accovacciò e nascose la testa tra le mani.

“Stronzo. Non ritornare mai più!Non ti voglio più vedere!Muori!Muori!” ringhiò tra se.

Si alzò di scatto ma , andando a sbattere contro qualcuno , ricadde sulla cartella.

Si scoprì il volto e riconobbe i Tokio Hotel più Tom Kaulitz.

Il moro con i capelli sparati in aria la osservò poi il suo viso s’illuminò “ Tu sei Anne, la figlia del tecnico degli impianti audio. Giusto?”

La ragazza annuì con espressione indecifrabile. “Tu sei Bill Kaulitz…giusto?”

“Si”

“Anne?” esclamò il rasta sgranando gli occhi.

“Tom” disse lei alzandosi da terra.

“Anne , ma non dovevi andare a scuola?”

“No…un brutto contrattempo”

“Cos’è successo?” chiese allarmato prendendola per mano.

Okay che l’amava e non voleva vederla soffrire , ma doveva essere sempre così protettivo?

Il suo comportamento iniziava a darle sui nervi.

“Nulla che ti riguardi!E adesso lasciami in pace!” rispose acida.

Questa volta non si sentì in colpa di averli risposto così . Per il momento era sicura che quella era la risposta che si meritava. Doveva smetterla di impicciarsi sempre nei suoi affari.

Tom le accarezzò la guancia ma lei li mollò un schiaffo sulla mano e si scansò bruscamente.

“Tom , non sono dell’umore giusto!E poi , tu sei l’ultimo a cui verrei a dire ciò che è successo!”

“Amh..Tom..” cercò di dire Bill avvicinandosi al fratello . Ma questo lo zittì “ Scusa Bill…tu , Georg e Gustav potreste lasciarci soli un attimo?”

Il moro annuì e trascinò via il bassista e il batterista.

“Okay…non voglio sapere cos’è successo…posso almeno sapere cos’hai?” chiese calmo.

“Nulla!” urlò lei mollando un altro calcio alla cartella.

Dopo quello ne mollo un altro e un altro ancora.

Sembrava impazzita. Anzi…era impazzita.

“Anne, Anne” la chiamò Tom abbracciandola.

La bruna cercò di divincolarsi ma la stretta del biondo era troppo forte e si arrese.

Si girò e sprofondò il viso,rigato dalle lacrime, nel suo petto.

“Se n’è andato” singhiozzò gettandoli le braccia intorno al collo “Se n’è andato per sempre!”

Tom , a parte stringerla il più forte possibile, non sapeva che altro fare.

Cercò di calmarla sussurrandole frasi dolci ma lei piangeva sempre più forte.

“Anne , per favore, non piangere. Ti prego” la pregò.

La ragazza , sentendo il suo tono di voce , capì che stava soffrendo più di lei.

Era come se il suo dolore lo trasmettesse a lui . Era come se lui soffriva perché incapace di calmarla.

Così si fece forza e smise di piangere.

Tom le baciò la guancia , catturando una piccola lacrima appena scesa dall’occhio.

“Non andare oggi a scuola. Okay?” le chiese.

“Okay” rispose lei con un fil di voce.

Il rasta prese la cartella e se la mise in spalla poi prese per mano Anne e andò verso i suoi amici.

“Bill, Georg , Gustav ..lei è Anne” disse.

“Piacere di conoscerti Anne” sorrise Gustav.

Georg le strinse la mano.

“Così tu saresti la distrazione di Tom” disse Bill baciandola su ambedue le guancie.

“La distrazione?” chiese lei guardando prima Tom e poi Bill.

“Si…Tom è da un po’ di tempo che non riesce più a suonare la chitarra. Durante il concerto è stato un totale disastro”

“Quanti anni hai?” Chiese il bassista.

“Sedici”

“Sei più piccola di Tom di…due anni”

“Già”

“Ehy Anne, che ne dici di far sentire come suoni il piano?”propose il chitarrista sorridendo.

“Cosa?Io non lo so…” rispose timidamente lei.

“Sai suonare il pianoforte?” Chiese il moro.

“Si..”

“Sarei curioso di sentirti” disse Gustav.

“Allora è deciso…” sorrise Tom.

Sfilò le chiavi della cadillac dalla tasca dei jeans e si diresse verso l’auto , seguito dagli altri.

♥ ♥ ♥ ♥

Così Anne si ritrovò a suonare il bianco pianoforte a coda situato nella stanza delle “Mille chitarre”.

Sul suo volto era stampato un sorriso e gli occhi erano chiusi perché nella sua mente si stava materializzando il futuro che desiderava.

Però qualcosa la lasciò perplessa : suo padre non era nel teatro a sentirla.

Forse in quel futuro avevano litigato. Forse non era potuto venire per via del lavoro. Forse…forse…era….

Scosse la testa e smise di suonare.

Riaprì gli occhi e incrociò gli sguardi sorpresi del vocalist, del bassista e del batterista dei Tokio Hotel.

Fece un sorriso imbarazzato.

“Però…hai talento” disse Georg.

“Grazie” rispose lei con un cenno del capo.

“Da quanto tempo suoni il pianoforte?” Chiese Bill.

“Bhè posso dire che ho iniziato a suonare il pianoforte prima ancora di iniziare a camminare. Mia madre era una professoressa di musica e insegnava nel conservatorio di Siracusa. È stata lei a trasmettere la passione per la musica a me e a mia sorella. Però Hally l’ha dimenticata subito dopo la sua morte. Le faceva troppo male ,diceva….”

“E tu invece?”

“Io non l’ho mai abbandonata e credo che mai lo farò. Ci sono troppo legata. Grazie al suono del pianoforte riesco a ricordare cose che ormai stanno svanendo nella mia mente. Tipo…il viso di mia madre. Il suo sorriso quando sbagliavo , il suo sguardo attento mentre imparavo e…bhè…e la sua approvazione quando dicevo che da grande mi sarei iscritta al conservatorio”

D’un tratto le parole del padre si fecero vive nella sua mente: “Tu non andrai mai al conservatorio”. Diceva serio e acido.

Quella frase era come una lama tagliente che la lacerava senza alcuna pietà.

Le venne un nodo alla gola e si sentì le farfalle nello stomaco. Il nodo si stringeva sempre di più e le lacrime le velarono gli occhi.

“Comunque…” continuò ricacciandole senza alcuna pietà. Basta a piangere , era ora di diventare grande e di accettare la realtà , bella o brutta “come dicevo la musica non potrò mai abbandonarla e soprattutto non potrò mai abbandonare il suono del pianoforte. Troppi ricordi.”

“Quindi tu vorresti iscriverti al conservatorio. Giusto?” Chiese Georg avvicinandosi ad Anne.

“Vorrei. Ma non posso.Mio padre è contrario alla musica”

“Ehy Georg. Rispetta il perimetro. Chiaro?” s’irritò Tom vedendo che l’amico si stava avvicinando più del necessario alla ragazza.

Anne sorrise dalla reazione del chitarrista , quando il suo cellulare squillò.

“Pronto?” rispose portandosi l’apparecchio all’orecchio.

“Mary-Kate Anne Hoffmann?” rispose la voce dura di un uomo.

“Si…sono io. Chi parla?”

“Sono il primario Peter Schulz dell’ospedale di Berlino. Devo darle una brutta notizia”

La bruna strabuzzò gli occhi e si alzò di scatto dallo sgabello del pianoforte “Che notizia?Cos’è successo?”

Gli occhi si velarono di lacrime che aspettavano solo di scendere e rigarle il viso.

Sperava con tutto il cuore che il medico non dicesse…

“Suo padre è rimasto vittima di un incidente stradale e….non ce l’ha fatta. ”

Anne non riuscì a rispondere. Chiuse la chiamata e fissò il vuoto.

Allentò la presa , il cellulare le scivolò di mano e cadde a terra con un rumore sordo.

Tutto ciò che riuscì a pensare fu “ non è possibile”.

Poi il suo cervello andò in totale black-out.

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Capitolo 9
*** L'inferno ***


Ehehe. Lo so che ha una sfiga pazzesca però che cosa possiamo fare? XD Questo chap è ancora più brutto. Credo che qualcuna arriverà al punto di pensare “Anne sparati!Sei troppo sfigata”.
Ma è la vita….
Comunque ringrazio tutte quelle che hanno commentato e tutte quelle che hanno soltanto letto. Visto che con questo chap vi lascerò un suspance ho deciso che aggiornerò tra una settimana o un mese.
Vi siete spaventate eh?Scherzo! XD
Buona lettura!




Cenerentola era una giovane fanciulla , rimasta orfana di padre e di madre, che veniva maltrattata dalla sua matrigna e dalle sue sorellastre. Poi , con l’aiuto dei due topini Giac e Gas e della fata Smemorina riuscì a sposare il principe a diventare una principessa.

Anne era una giovane ragazza , rimasta orfana di madre e di padre , che veniva maltrattata dalla sua matrigna e dalle sue sorellastre. Non aveva nessuno eccetto Tom Kaulitz il quale , non era ne un mago ne un topolino.

Era in piedi , rigida come un soldatino , davanti a Mary-Kate che la osservava con espressione indecifrabile.

Prese a camminare intorno alla bruna lentamente. Il rumore dei tacchi .che battevano sul pavimento di marmo , echeggiava nell’immenso e silenzioso salone.

Si fermò piantando i suoi occhi acidi , nascosti da un paio di sottili occhiali , negli occhi grigi di Anne.

“Bene…Mary-Kate Anne…sei cresciuta molto” commentò con voce stridula.

La ragazza ,non sapendo cosa dire , si limitò ad annuire.

“Ricordi le tue vecchie faccende domestiche, vero?” continuò lei riprendendo a girarle intorno.

“Si signorina”

“Bene…voglio che tu le riprenda. Oggi laverai le scale” indicò la grande scalinata di marmo bianco cui i gradini erano il triplo lunghi di una scala normale “ e poi spalerai la neve” indicò fuori dalla finestra il giardino innevato.

“Devo studiare , signorina. Non potrei…”

Un forte schiaffo la colpì. La bruna si portò una mano sulla guancia dolente e cercò di non gemere e di non piangere.

“Se ti dico una cosa , devi farla senza eccezioni. Sono io che comando qui” gracchiò la donna.

“Si signorina, mi scusi”

“..Quando avrai finito i tuoi lavori , potrai studiare” disse e se ne andò.

Gli occhi di Anne si colmarono di lacrime. Cercò di trattenerle e andò a prendere il secchio per riempirlo d’acqua.

Prese uno straccio e s’inginocchiò sui gradini iniziandoli a pulire a mano.

Arrivò al ventesimo gradino. Le mani erano gonfie , rosse e piene di lividi.

La suoneria del suo cellulare echeggiò nella stanza e la ragazza si pietrificò.

Portò , tremando , l’apparecchio all’orecchio e rispose sussurrando.

“Pronto?”

“Anne..sono io”rispose preoccupato Tom.

“Tom non posso parlare. Non posso più”

“Amore vuoi che ti venga a prendere?Ti prego dimmi cosa devo fare”

“Devi stare tranquillo. Devi dimenticarmi . Devi andartene”una lacrima le rigò il viso.

Qualcuno si schiarì la voce dietro le sue spalle.

La ragazza si girò e la matrigna le strappò il telefono di mano.

Scese un gradino e si avvicinò al secchio. Guardando Anne con un espressione indecifrabile, fece cadere il cellulare nell’acqua.

“No!” si azzardò a gridare la ragazza.

“Ti ho per caso permesso di usare il cellulare?” chiese la donna acida.

“No signorina”

“E ti ho per caso permesso di gridarmi contro?”

“No signorina”

“Riprendi a lavorare”

La donna scese le scale e andò in cucina.

Anne continuò a lavare il gradino con le mani doloranti.

Quand’ebbe finito , non si accorse che uno era ancora insaponato e scivolò battendo al ginocchio.

Il dolore le invase quasi tutta la gamba ed era lancinante.

Cercò di non gridare. Con la mano strinse lo straccio e chiuse gli occhi respirando profondamente.

Si alzò ma il dolore la invase e la fece ricadere per terra. Capì che il suo ginocchio destro si era fratturato.

Ma non doveva farlo vedere, sarebbe stato peggio.

Raccogliendo tutte le sue forze scese le scale e andò in giardino a spalare la neve.

Una cadillac nera parcheggiata fuori al cancello della villa , attirò la sua attenzione.

Tom Kaulitz uscì dalla vettura e le andò incontro.

“Tom…che ci fai qui?” chiese la bruna aprendo di poco il cancello e abbracciando il ragazzo.

“Anne , vieni via ti prego” le disse dolcemente.

“Tom ti prego vattene. Non posso più stare con lei”

“Anne non puoi chiedermi questo”

Le prese il viso fra le mani e avvicinò le labbra alle sue. Ma lei girò il capo e le labbra del biondo si posarono sulla sua guancia.

“Tom ..per favore no…”

Il rasta non le dette ascolto , le girò il viso e questa volta la baciò sulle labbra.

Anne si lasciò trasportare dal bacio anche se , in cuor suo , sapeva che stava sbagliando.

La sua matrigna odiava vederla felice. Anzi la sua matrigna la odiava sempre forse , l’ha odiata dal momento in cui lei è venuta alla luce.

Avrebbe sicuramente trovato un modo per far del male a Tom . Quella donna era capace di qualunque cosa. Il suo unico obbiettivo era distruggerle la vita.

Una voce stridula echeggiò nel giardino “ Mary-Kate Anne!Dove sei??”

La ragazza si scostò dal bacio “è Greta. Tom te ne devi andare”

“Anne io non ti lascio da sola. Non me la sento”rispose lui.

“Tom…”

“MARY-KATE!VIENI SUBITO QUI!”

“Tom vattene. Se ti vede…per piacere”

“MARY-KATE!!”

“Arrivo!”

Anne mosse un passo ma il ginocchio destro cedette e barcollò. Tom riuscì a prenderla per la vita e la strinse forte a se.

“Anne cos’hai?”chiese preoccupato.

“Niente , niente. Sto bene” rispose cercando di divincolarsi dalla stretta.

“ANNE HOFFMANN!!!” continuava ad urlare Greta.

“Tom lasciami”

“Anne , non posso. È da soli due giorni che ti sei trasferita qui e già hai un ginocchio slogato”

Per fortuna pensava fosse solo slogato. Anne non riusciva ad immaginarsi la sua reazione se avesse capito che non era una semplice slogatura ma qualcosa di molto più brutto.

“Tom ascoltami … devi cercare…anzi…tu mi devi dimenticare. Per favore, fallo per me.”lo pregò la bruna.

“Ma…”

“Tom…se mi ami veramente , devi dimenticarmi . Ti prego”

“MARY-KATE!!!!”

La bruna si divincolò dalla presa del biondo , rientrò nel giardino e chiuse il cancello.

Senza degnare Tom di un saluto o un sguardo , s’incamminò verso il punto da cui la voce proveniva.

“Eccoti!” urlò la sua sorellastra.

Greta aveva sedici anni ed era la gemella di Margot. Aveva capelli corti e neri che creavano un leggero contrasto con i suoi occhi verde scuro. Era più bassa di Anne e non era molto magra.

Di certo non avrebbe potuto fare la modella con quel suo naso sporgente e quelle sue labbra sottili , quasi inesistenti.



“Hai ancora il dono dell’udito , Mary-Kate Anne??” gracchiò. “Si signorina” rispose lei.

“E come mai tutto questo tempo per venire?”

“Mi scusi. Cosa vuole?”

“Ti sei dimenticata le tue vecchie faccende domestiche?Dopo le scale dovevi passare a rassettare la mia stanza!”

“Ma sua madre ha detto..”

“Non m’importa cos’ha detto mia madre!Coraggio! A lavoro!” la mora girò sui tacchi e se ne andò ridendo di gusto.

Anne sospirò ed entrò in casa per passare al nuovo lavoro domestico.

Ogni passo che faceva , era una forte fitta al ginocchio. Cercava di non zoppicare e di non gemere ma era molto difficile.

Finalmente arrivò sera ed Anne potè riposarsi nella sua stanza.

O meglio..quella che la matrigna , con gran coraggio , chiamava stanza.

In realtà era una mansarda stretta con il tetto inclinato. Era piena zeppa di polvere e una piccola finestrella filtrava , male , la luce del sole o della luna. Il pavimento e le pareti erano formati da tante tegole di legno cigolanti. Il letto era una brandina con un materasso molle e malandato.
C’era una piccola scrivania , un armadio e una sedia.

Anche le celle del carcere erano meglio di quella “stanza”.

La bruna , sospirando , si sedette sul letto che cigolò.

Avvolse alcuni cubetti di ghiaccio in un fazzoletto di cotone e posò l’impacco sul ginocchio fratturato.

Quella sensazione di freddo sul ginocchio le diede sollievo. Poggiò la testa sulla parete e rimase immobile .

Nella mansarda si udiva solo il suo respiro leggero e lo scricchiolare delle molle del letto.

Dopo qualche minuto tolse l’impacco e prese dalla sua valigia una ginocchiera.

Osservò con dolcezza la “A” ricamata sopra e si ricordò di sua nonna.

Le voleva molto bene e ogni cosa che si comprava doveva sempre firmarla con un ricamo o con un disegno composto da tante paiettes.

Così , quando comprò le ginocchiere per la pallavolo , sentì l’obbligo di ricamarci sopra una “A” che stava ad indicare il nome “Anne”.

Il cigolio della porta la fece sussultare e la distolse dai suoi pensieri.

“Marg…cioè.. signorina… qualcosa non va?” Chiese la bruna riconoscendo la gemella di Greta sull’uscio della porta.

Margot era molto bella.

Aveva lunghi capelli neri sempre raccolti in una treccia. Gli occhi, a differenza di Greta , erano di un verde smeraldo. Il naso era piccolo e perfetto e le labbra carnose. . Era molto magra e qualche centimetro più alta di Anne.

“Anne…sai che puoi chiamarmi Margot” disse gentilmente questa.

“Si…mi scusi”

“E sai anche che puoi darmi del tu” sorrise.

Margot , crescendo , era maturata.

Anche lei da piccola si divertiva a far soffrire Anne ma era cambiata.

Aveva capito che non doveva trattarla come una schiava o un animale ma doveva trattarla come una sorella , un amica.

La mora si sedette sul letto e invitò la sorellastra a sedersi accanto.

“Anne…qualcosa non va?” chiese dolcemente.

“No…tutto okay”

“Sicura?Ho visto che zoppichi”

“è solo una lussazione. Tra qualche giorno passa tutto”

“E che mi dici di quel ragazzo?”

“Quale ragazzo?” chiese e il cuore le fece una capriola in petto.

“Dai…sai quale ragazzo” la stuzzicò Margot.

“Ah si…il ragazzo con i rasta e con lo stile hip hop …giusto?”

La mora annuì “ Si…quello. Come si chiama?”

“Tom…” chinò il capo.

“E ti piace?”

“Da morire”

Margot le prese la mano e la strinse “Anne , puoi sempre contare su di me. Okay?”

“Grazie signo…Margot”

La mora si alzò e , dandole la buona notte, uscì dalla stanza.

Anne sospirò e riprese a medicarsi il ginocchio.

Lo fasciò con il fazzoletto di cotone ancora umido per via del ghiaccio. Lo strinse forte poi si mise la ginocchiera.

Coprì il tutto indossando i pantaloni.

Si distese sul letto e cercò di dormire.

♥ ♥ ♥ ♥



Passarono alcuni giorni e il ginocchio peggiorava sempre di più. E non solo : Anne aveva smesso di mangiare e si era indebolita.

Era difficile andare a scuola : il tragitto era lungo , la cartella pesante e il ginocchio era tutto un dolore.

Arrivò davanti all’edificio e si fermò per riprendersi.

Respirava a fatica e si dovette poggiare al muretto che recintava la scuola.

Fece un passo ma il ginocchio cedette e cadde nella neve depositata a terra. Cercò di rialzarsi ma le forze l’avevano abbandonata.

Decise di accasciarsi a terra e aspettare la fine. Sentiva la neve fredda a contatto con la sua guancia sinistra mentre , su quella destra , i fiocchi che cadevano dal cielo si depositavano dolcemente.

La nevicata divenne sempre più forte.

Anne si ricordò di Tom e di suo padre . Di sua zia Elena , di sua sorella Hally e di sua madre.

Le aveva promesso che si sarebbe iscritta al conservatorio e che sarebbe diventata una musicista di fama. Suo padre voleva vederla laureata in medicina e sua sorella Hally voleva vederla felice con un marito e con dei figli. Tom voleva averla al suo fianco per sempre.

Niente di tutto ciò si sarebbe avverato. Tutto sarebbe finito tra poco.

Ma qualcosa la fece reagire : la gioia dei momenti passati con Sam e con Tom . La villa Hoffmann e il suono del pianoforte . Le piccole cose che ogni giorno la rendevano felice la stavano chiamando e le urlavano “ Reagisci”.

Posò una mano all’altezza della faccia . Fece forza come per sollevarsi. La guancia immersa nella neve si alzò di poco , ma ricadde nuovamente.

Aveva sonno. Voleva dormire. Chiuse gli occhi. In poco tempo i fiocchi di neve la coprirono tutta.

Sarebbe morta?La fine era vicina?Era già morta?

“Addio” pensò e tutto divenne buio.

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Capitolo 10
*** Coma ***


Bene questo chap è un po’ corto e , a grande richiesta , è meno malinconico e triste di quello precedente. Questo sogno che fa Anne vi lascerà di stucco….perchè? Se leggete lo scoprirete.
Inoltre questo chap , anche se non sembra , è molto importante perché condizionerà il resto della storia.
Forse molte di voi hanno già capito, ma non vi anticipo niente.
Ringrazio:

-Nezu
-mery
- kit2007
- candy14
- Marty_Kaulitz
- tommina,




Anne si sentì chiamare.

Girò la testa di scatto e si guardò intorno. Si trovava in un grazioso salotto arredato con gusto.

La carta da parati era di un giallino chiaro,lunghe tende di seta coprivano le grandi finestre bianche che filtravano molto bene la luce del sole.

Al centro della stanza un divano di pelle bianca , un tavolinetto e una televisione.

Sul parquet erano sparsi tanti giocattoli e tanti album da colorare.

Una piccola figura nascosta dietro il divano , catturò la sua attenzione.

Era una bambina sui quattro anni , con lunghi capelli castani e profondi occhi celesti. Indossava un grazioso vestitino di velluto rosa adornato con tanti fiorellini bianchi. Stringeva in mano un piccolo orsetto di pezza mentre si succhiava il pollice della mano sinistra.

“Mamma” la chiamò andandole incontro.

Anne non sapeva cosa rispondere. Mamma?L’aveva chiamata mamma?

Girò il capo e vide il suo riflesso nel lungo specchio accostato alla libreria.

Era diventata adulta , poteva avere si e no ventidue anni. Indossava una camicetta bianca a mezze maniche e una gonna nera a palloncino. Le scarpe erano molto eleganti con almeno tre centimetri di tacco. Sul volto non c’erano più i lineamenti di stress e di stanchezza. Gli occhi erano leggermente truccati e sulle labbra c’era un leggero strato di rossetto . I capelli erano raccolti in un perfetto tuppo , solo un ciuffo le ricadeva sul volto.

Si sentì una manina calda toccarle la gamba “Mamma” chiamò la bambina.

La donna la guardò e la prese in braccio.

“Mamma..papà quando arriva?”

Papà?Chi era sua padre?

“Io non lo so” rispose confusa.”Tesoro, sai dirmi il tuo nome?”

“Rosalie. E tu come ti chiami?” chiese la piccola ridendo.

Probabilmente aveva pensato che Anne volesse giocare.

“Anne…”

“Si ma per me sei la mia mamma” disse e l’abbracciò.

Anne la fece scendere e guardò le foto appese alla parete libera.

Una ritraeva lei in vestito bianco a braccetto con un uomo in smoking.

Non ci mise molto per capire che era la foto del suo matrimonio e che suo marito era il suo ex-migliore amico : Sam.

Un'altra foto ritraeva lei con un vestito elegante seduta alla sgabello di un pianoforte posto su un palco.

Un'altra invece la ritraeva con il pancione e con suo marito che le baciava dolcemente il collo.

La porta d’ingresso si aprì e Rosalie corse esclamando “ Papà!”

“Ciao piccola” esclamò una voce maschile.

Si sentì la porta richiudersi e dei passi sempre più vicini.

Sam entrò nel salone e sorrise. “Ciao amore” disse rivolto ad Anne.

Si avvicinò e la baciò con trasporto.

Anne rimase immobile , ferma come una statuetta.

Non riusciva a capire più niente. Stava sognando? Era morta? O era la realtà? Se era la realtà cosa ci faceva sposata con Sam?

“Sam…dove siamo?” fu l’unica cosa che riuscì a dire.

“Come dove siamo? Amore , siamo a casa.”

“E …. Dov’è di preciso?”

“A Parigi…” rispose confuso il bruno.

“E Tom?”

“Come tesoro…non ricordi? Tom se n’è andato. Hai chiesto di essere dimenticata e lui l’ha fatto”

“E noi…da quanto tempo siamo sposati?”

“Da quattro anni…amore che hai?”

“Quanti figli abbiamo?” continuò lei , come se Sam non le avesse fatto alcuna domanda.

“Rosalie e uno in arrivo”

Con la mano Anne seguì il profilo della sua pancia e notò che era tondeggiante.

Forse, era al quarto mese di gravidanza.

“Maschio e femmina?” chiese abbozzando un sorriso.

“Maschio” rispose lui sorridendo e baciandola con passione.

“Ho fame , ho fame” protestò la piccola Rosalie.

Sam prese la figlia per mano e andò in cucina.

Anne guardò nuovamente il suo riflesso allo specchio.

Si accarezzò il pancione e sorrise dolcemente.

Poi nello specchio vide il riflesso di…

“Tom” esclamò .

“Anne…” rispose lui triste.

“Tom che hai?”

“Nulla…solo che.. rimpiango di averti tradita.”

“T…t…tradita?” strabuzzò gli occhi.

“Come?Non ricordi più quella sera in discoteca?Ero sbronzo e quella bionda mi aveva provocato”

Anne rimase come stordita da quella frase.

Tradita? Discoteca? Ragazza bionda? Perché non ricordava nulla di tutto ciò?

“La piccola Rosalie ti somiglia molto” disse il chitarrista sorridendo.

Poi il suo riflesso scomparve.

“Mamma…” la chiamò la figlia alle sue spalle.

“Rosalie?” rispose la madre girandosi verso di lei.

Vide il piccolo viso paffuto rigato dalle lacrime “Mamma, non andare via”

“Cosa?”

“Mamma…non te ne andare!” urlò scoppiando a piangere.

Pian piano la stanza , le foto , lo specchio e la bambina svanirono.

Nel buio che l’avvolse , sentiva solo un fastidioso “bip” accompagnato da un lieve singhiozzare .

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Capitolo 11
*** Coma (IIa parte) ***


Correva e correva.

Cercava di scappare. Di trovare uno sprazzo di luce. Un qualcosa che la facesse sentire al sicuro.

Ma niente.

Il buio era talmente tanto che era accecante .

Si fermò e gli occhi le si riempirono di lacrime. Quel fastidiosissimo “bip” le incuteva paura e quel lieve singhiozzare le trasmetteva tanta malinconia.

Riprese a correre senza una meta.

Quando , in lontananza vide un bosco.

Tirò un sospiro di sollievo e corse a più non posso.

Arrivò e venne accecata dalla luce del sole che illuminava un cielo limpido e azzurro.

Il bosco era bellissimo , il prato sembrava come dipinto dalle tante varietà di fiori.

Una leggera brezza le scompigliò i capelli e le dette una sensazione di sollievo.

Sorrise. Il bip non si udiva più o , forse , era lei che si era abituata.

Tra gli alberi , scorse una distesa blu limpida.

Aveva paura .

Cos’era quel posto così strano?

Incuriosita s’incamminò verso l’immensa distesa blu.

Udì il rumore delle onde che si infrangevano sulla sabbia . Una leggere brezza le pizzicò il naso e le scompigliò i capelli.

Il prato su cui stava camminando finì , lasciando posto a una sottile sabbia bianca che luccicava ai raggi del sole.

Il mare era calmo e il suo suono , era la melodia più bella che Anne avesse mai sentito.

Mosse un passo sulla sabbia e sobbalzo.

Scottava.

Solo allora si accorse di essere a piedi nudi e di indossare un vestito leggero , a giro manica , lungo fino alle ginocchia.

Nonostante la sabbia ardeva sotto i suoi piedi si avvicinò alla riva.

Sembrò esitare , aveva paura.

Ma quell’acqua limpida , calma e blu era davvero invitante.

Però , cos’era quel posto?Se era un tranello?Una trappola?

Non le importò nulla.

Quando la punta del suo piede destro sfiorò l’acqua , sentì un brivido salirle lungo la gamba.

Era fredda , molto fredda , ma allo stesso tempo era calda. Era strana la temperatura , come quel posto.

Andò avanti fin quando l’acqua le sfiorò il ginocchio e iniziò a bagnarle la gonna del vestito.

Qualcuno le sfiorò delicatamente la spalla.

Chi era?Un altro tranello?

Un'altra ondata di paura l’avvolse. Era pericoloso quel posto?

Presa dalla curiosità, si girò e vide davanti a se una delle persone che le stava più a cuore.

“Seguimi” disse dolcemente il bruno prendendola per mano.

Anne sembrò titubante ma poi decise di seguirlo.

Camminarono sulla spiaggia mano nella mano.

Si sentì felice. Felice come non lo era mai stata.

L’acqua che le bagnava i piedi , le dava una sensazione di leggerezza e di gioia.

Il rumore delle onde che si frastagliavano sulla spiaggia e sugli scogli era dolce e tranquillo.

Sam si fermò bruscamente e la baciò con leggerezza.

Non era un bacio passionale. Erano semplicemente le sue labbra posate su quelle della ragazza.

Anne li accarezzò il viso e , l’interruzione di quel contatto , le creò un nodo alla gola.

Vide che fissava il bosco. Lo sguardo fermo e severo.

Anne seguì i suoi occhi e scorse la figura di Tom correrle incontro.

Correva ma non si avvicinava. Correva veloce ma era lento.

La ragazza fece per raggiungerlo ma Sam la trattenne per un polso.

Lo guardò e lui scosse il capo.

La baciò nuovamente e poi , con delicatezza , la spinse in avanti nello spazio tra lui e il chitarrista. Anne si girò verso il biondo il quale aveva finito di correre e camminava piano verso di lei.

Poi guardò Sam dopo Tom ancora Sam e di nuovo Tom.

La luce forte del sole e quella leggera brezza iniziò a farle girare la testa.

Gettando lo sguardo a terra vide che si trovava sul confine dove la sabbia e l’erba si incontrano.

Tom le tese una mano e la stessa cosa fece Sam.

Anne non sapeva cosa fare.

Perché Tom non si avvicinava alla sabbia? Perché Sam non si avvicinava all’erba?Perchè lei si trovava su quel confine?

Decise di andare da Tom dove la fitta vegetazione non lasciava filtrare i raggi del sole.

Il biondo la strinse tra le sue braccia e la baciò con trasporto.

Lei si girò verso il bruno e rivide la bambina di nome Rosalie e la Anne ventiduenne con il pancione che teneva la mano a suo marito , sorridendo dolcemente.

La famiglia si voltò di spalle e se ne andò.

“Sam!” lo chiamò la Anne sedicenne.

Il ragazzo si voltò ma non rispose.

“Sam…vieni qui”

“Non posso Anne…la foresta e il mare sono due luoghi differenti. Tu hai scelto di vivere con lui nella foresta e io , non posso vivere in quel luogo”

La sua immagine divenne debole , come se fosse diventato un fantasma.

Il vento tirò più forte e il ragazzo scomparve insieme alla sua famiglia.

Tom la prese per mano e s’inoltrò nella vegetazione.

Dopo aver camminato a lungo , Anne si sentì stanca e decise di riposare stendendosi sull’erba.

Il chitarrista si allontanò sussurrando un “Torno subito”.

Anne chiuse gli occhi e assaporò il venticello fresco che le scompigliava i capelli e le pizzicava la pelle.

D’un tratto tutto cessò.

“Anne…Anne mi senti?”

La bruna si alzò in piedi e vide il buio intorno a se.

“Anne…Anne ,tesoro,riesci a sentirmi?”

Quella voce calda e vellutata , apparteneva forse a un angelo?

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Capitolo 12
*** L'angelo ***


Mi rendo conto che vi sto mettendo in crisi , ma è proprio questo il mio obbiettivo.

(Okay, dopo questa frase verrò linciata da qualcuno XD). Ma state tranquille….qualche altro chap di tortura e tutto finirà , promesso.

Cmque , meglio che chiarisca il mio obbiettivo, prima che qualcuna mi uccida sul serio.XD

Voglio confondervi perché la protagonista è confusa. Come dire, voglio cercare di immedesimarvi nella storia. Non so se ci sto riuscendo, io spero di si.XD

Cmque ringrazio :

-eddy

-kit2007,

-mery

-nezu

-LiSa90

-TushiUndDark

Per la loro pazienza(soprattutto XD ) Ringrazio anche tutte quelle che hanno solo letto.
Ah un ultima cosa….questo chap è un po’ corto XD e se non commentate non vado avanti. U_U. E questa volta sono cattiva U_U.
Cmque…buona lettura. XD




bip…bip…bip

Si guardava intorno ma non vedeva nessuno. Eppure quella voce la stava chiamando.

“Anne.Mi senti?”

bip…bip…bip..bip

“Anne…tesoro…”

Si girò a destra e a sinistra.

Stava impazzendo. C’era solo buio. Buio e nient’altro. Lui dov’era?Dov’era l’angelo che la stava chiamando?

bip……….bip………..bip…….

Ecco di nuovo il singhiozzare. Questa volta era più forte. Penetrò dentro il suo cuore e le colmò gli occhi di lacrime.

L’angelo stava piangendo?

“Anne…per favore…ascoltami”

“Io…ti sto ascoltando” rispose lei.

Ma alle sue orecchie non giunse la sua voce . Eppure era sicura di aver parlato. Era come se avesse mosso solo le labbra o avesse sussurrato , così piano , da non sentirsi.

“Anne , ti amo. Non puoi farmi questo. Sei crudele. Ti credevo una ragazza dolce e sensibile e invece…mi stai facendo soffrire. Ti rendi conto? Io che soffro. Chi lo avrebbe mai detto. Anche mio fratello è sbigottito. Come biasimarlo?Lo sono anche io. Sto piangendo…puff…ormai piango da non so quanti giorni. Chissà se le lacrime possono finire. Questa è la terza volta che piango nella mia vita. L’ospedale è assediato dai giornalisti che cercano di scattarmi foto. “Tom Kaulitz che piange” , questo sarà il titolo stampato su ogni sorta di giornalino di gossip. Ma sai che ti dico?Ne vale la pena. Ti amo e farei qualunque cosa per te. Ti prego Anne, apri gli occhi. I medici iniziano a perdere le speranze , dicono che potresti morire. Ma io non ci credo. Non ci credo che tu sia così cattiva da farmi questo. Sappiamo tutti e due che ti sveglierai. Perché tu adesso stai solo sognando , lo so. Non sei in coma come dicono loro. Tu stai sognando , ti conosco. Ti prego Anne…per favore…”

bip….bip……bip……..bip…….bip…….

“Anne non farlo ti prego…”

bip……….bip…………bip…..

“Cosa?Cosa non devo fare?” chiese in preda al panico la ragazza.

“Anne non farlo!” urlò l’angelo.

bip…………………..bip………………………..bip…………………….bip…

Anne si sentiva rinchiusa in una stanza dalle pareti di ferro.

Quell’urlo e quel suono a interruzioni rimbombavano. Divennero sempre più forti. Troppo forti.Troppo,troppo,troppo,troppo.

Anne si portò le mani alle tempie e si accasciò a terra. “Basta,basta”

Ma il suo sussurro non riuscì a battere quel rumore che , ormai , era diventato così forte che anche un sordo a mille chilometri di distanza l’avrebbe udito.

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Capitolo 13
*** Stop ***


“Dannazione!” preso dalla rabbia scagliò il suo cellulare contro il muro.

Andò in mille pezzi e , il rumore , attirò l’attenzione di Bill che entrò nella stanza.

“Tom..che hai?”

Il biondo non l’ascoltò. Indossò il giubbotto e prese le chiavi della cadillac posate sulla scrivania.

Il moro continuava a chiamarlo ma era come se non lo stesse facendo.

Andò spedito verso la sua auto , salì e mise in moto.

Aveva in mente di aspettarla all’uscita della scuola , di “rapirla” e di non farle più metter piede il quella casa.

Non importava quanto avrebbe protestato. L’importante era averla al suo fianco e sapere che stava bene.

Partì a tutta velocità. Non perché volesse arrivare a scuola il prima possibile , la seconda ora poteva essere appena iniziata , ma perché ribolliva di rabbia.

Per fortuna aveva le catene alle ruote : le strade erano diventate delle vere e proprie lastre di ghiaccio.

Si fermò davanti all’edificio e scese dalla vettura.

Si strinse nel cappotto e iniziò a camminare avanti e indietro sul marciapiede.

Quando , nel cortile della scuola , riconobbe una cinghia rosa appartenente allo zaino di Anne.

Attraversò la strada e si avvicinò.

Tirò di poco la cinghia e l’ammasso di neve si mosse.

Aggrottò la fronte e con uno strattone riuscì a liberare lo zaino.

Li venne un brutto , bruttissimo presentimento.

Prese a scavare , senza guanti , poco distante dove aveva trovato la cartella.

Sperava con tutto il cuore che il suo timore non fosse vero.

Ma invece , dopo aver tolto molta neve , scoprì il viso livido di Anne.

“Oh cazzo” disse e , delicatamente , riuscì a liberarla.

La prese in braccio , stringendola forte tra le sue braccia.

“Anne!Anne mi senti??”

“Tom…”sussurrò questa , non del tutto piena delle sue facoltà mentali.

Aveva la bocca socchiusa , gli occhi semi aperti che fissavano il vuoto e tremava come una foglia tra le braccia di Tom.

“Anne!Anne non addormentarti”

Corse alla macchina e la posò dolcemente sul sedile. Le mise la cintura e posò le labbra sulle sue.

Tanto erano fredde , che fecero quasi male.

“No no!”

Salì dalla parte del conducente e partì a tutta velocità , diretto all’ospedale.

“Anne…Anne” la chiamava ogni tanto. “Amore rimani sveglia!Non addormentarti!”

“Tom…”

“Sono qui. Ti prego rimani sveglia”

Quando arrivarono all’ospedale , Anne si era addormentata.

Tom la prese in braccio e la portò dentro.

Fermò il primo medico che incontrò.

Questo ne chiamo altri due e caricarono la ragazza sulla barella , portandola in sala rianimazione.

Il biondo li seguì rimanendo fuori dalla sala e osservandoli da un vetro.

Sentiva il primario urlare “defibrillatore” , altri dire “Il battito cardiaco scende” .

L’uomo strofinò gli elettrodi e li posò sul petto della ragazza. Disse qualcosa e poi il corpo di Anne sobbalzò leggermente.

Ripetè la stessa operazione e il corpo sobbalzò ancora.

♥ ♥ ♥ ♥

Il chitarrista era seduto nella sala t’attesa con il volto tra le mani.

Quando qualcuno li sfiorò la spalla.

“Lei è l’amico di Mary-Kate Anne Hoffmann?” chiese il medico.

“Si…”

“Sono il primario del reparto rianimazione…”

A quella frase Tom scattò in piedi “Come sta?é viva vero?”

“Per non so quale miracolo, siamo riusciti a salvarla. Se fosse rimasta qualche altra ora sotto la neve , sarebbe morta assiderata.”

“Adesso come sta?

“Adesso è in coma , è molto debole e ha una bruta frattura al ginocchi destro”

“Ma…si sveglierà vero?”

“Non ne siamo del tutto convinti. Abbiamo qualche timore…sa il suo organismo è molto debole e ha la febbre molto alta. Potrebbe non riuscire a combatterla da sola. Certo , noi le stiamo dando dei medicinali ma dipende tutto da lei.”

“Posso…posso vederla?”

“Certo…lei è?”

“Sono Tom Kaulitz il suo…bhè il suo fidanzato”

“Mi segua”

L’uomo lo condusse nella stanza di Anne.

Lei era distesa sul letto , con tanti tubi conficcati nella bocca , nella gola , nel naso e sul dorso della mano.

Aveva il ginocchi ingessato con un imbracatura di ferro conficcatavi.

Il petto si alzava e abbassava a mala pena e l’elettrocardiogramma registrava deboli pulsazioni.

Il primario , dopo aver salutato il rasta , uscì dalla stanza.

Tom si sedette al bordo del letto e accarezzò la guancia di Anne.

“Anne , piccola mia , perdonami” sussurrò “Non avrei dovuto ascoltarti. Come sono stato stupido”.

La baciò lievemente. Le sue labbra erano fredde ma non importò molto. Chiuse gli occhi e posò il viso accanto al suo.

♥ ♥ ♥ ♥

Passarono tanti giorni.

L’ospedale venne assediato da giornalisti che cercavano di sapere qualcosa di più su questa storia.

Tom era arrivato anche a litigare con Bill.

Nulla di serio , intendiamoci.

Fu solo un piccolo battibecco.

…..

“Tom , non possiamo rimanere qui!” disse il moro.

“Bill , io devo rimanere!”ribadì Tom.

“Ma noi non possiamo!Ci sono giornalisti da per tutto e tra poco dobbiamo andare a Parigi per un concerto”

“Ma sai che cazzo me ne frega del concerto! Bill per me è più importante Anne. Voglio restarle accanto”

“Ma se i medici dicono…”

“Bene!Allora le rimarrò accanto fino al suo ultimo secondo di vita!”

Il moro sbuffò e con un gesto lo mandò al diavolo. Uscì dalla stanza irritato, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle.

Tom si sedette al bordo del letto e strinse la mano di Anne tra le sue.

Baciandone il dorso , piangeva silenziosamente.

“Anne , ti amo. Non puoi farmi questo. Sei crudele. Ti credevo una ragazza dolce e sensibile e invece…mi stai facendo soffrire. Ti rendi conto? Io che soffro. Chi lo avrebbe mai detto. Anche mio fratello è sbigottito. Come biasimarlo?Lo sono anche io. Sto piangendo…puff…ormai piango da non so quanti giorni. Chissà se le lacrime possono finire. Questa è la terza volta che piango nella mia vita. L’ospedale è assediato dai giornalisti che cercano di scattarmi foto. “Tom Kaulitz che piange” , questo sarà il titolo stampato su ogni sorta di giornalino di gossip. Ma sai che ti dico?Ne vale la pena. Ti amo e farei qualunque cosa per te. Ti prego Anne, apri gli occhi. I medici iniziano a perdere le speranze , dicono che potresti morire. Ma io non ci credo. Non ci credo che tu sia così cattiva da farmi questo. Sappiamo tutti e due che ti sveglierai. Perché tu adesso stai solo sognando , lo so. Non sei in coma come dicono loro. Tu stai sognando , ti conosco. Ti prego Anne…per favore…”

L’elettrocardiogramma registrava deboli pulsazioni.

“Anne non farlo ti prego”

Sempre più deboli.

“Anne non farlo!” urlò in preda al dolore chiudendo gli occhi.

“Basta….basta…”si sentì sussurrare.

La ragazza rispose alla sua stretta e iniziò a muoversi ,nervosamente, nel letto.

“Basta….Tom…basta” diceva.

“Anne!Anne!” la chiamò il biondo.

La ragazza aprì gli occhi di scatto lanciando un urlo strozzato.

Si guardò intorno spaesata fino ad incontrare gli occhi colmi di lacrime di Tom.

“Tom..” disse e nel suo tono tanto, tanto sollievo.

“Anne!” esclamò questo abbracciandola.

La bruna rispose all’abbraccio stringendolo il più forte possibile.

Si baciarono con trasporto.

L’inferno era cessato.

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Capitolo 14
*** Fine ***


Okay…con questo chap la storia si chiude. Un po’ mi dispiace …*sigh*.
Ma non temete...CI SARà UN SEGUITO! *huahua*!
Il continuo si chiamerà “Come petali”, il primo chap è già pronto e se tutto va bene , dovrei postarlo domani. Quindi , mie care lettrici , ci saranno nuovi guai in arrivo!
Vi chiedo di tener a mente zia Elena , Hally , la matrigna e anche Margot.
La sfiga di Anne non avrà mai fine….cmque ringrazio :

-mery

-LiSa90

-nezu

-Rogue17

-kit2007

-thgarnet,

-piajoe22,

-lovelylory

-tesorinely

-honig

-Tommina

Anche tutte quelle che hanno seguito questa ff senza commentare e tutte quelle che l’hanno messa tra i preferiti.
Ah un ultima cosa … molte si chiederanno , dopo aver finito di leggere , se Anne e Tom fanno quella cosa(non so se sono stata chiara XD ) Bhè vi rispondo : si lo fanno , però ho preferito lasciarlo sottointeso perché , oltre a non essere brava , mi fa anche un po’ schifetto descriverlo. XD Spero possiate capirmi.
Buona lettura e a presto con il seguito! Ciau! ^_^




Passarono giorni da quando Anne venne dimessa dall’ospedale e settimane da quando la sua vita cambiò definitivamente.

♥ ♥ ♥ ♥

Stava preparando lo zaino per affrontare un altro giorno di scuola. Era triste,molto triste.

Bill ormai era diventato insopportabile ed era arrivato al punto di partire per Parigi con o senza Tom.

“Troveremo un altro chitarrista” diceva stizzito.

Non che odiasse Anne , anzi : quella ragazza la definiva un miracolo per Tom.

Però il fatto di trascurare i suoi impegni , di mettere a repentaglio la sua carriera e la sua reputazione,non li andava proprio.

Quella mattina , prima di mettersi lo zaino in spalla , qualcuno aprì velocemente la porta e si catapultò in camera sua.

“Tom!Non si usa bussare?” domandò la bruna sobbalzando.

“Scusa…”disse lui con un sorriso stampato sulla faccia.

“Come mai tanta foga?Ah…a proposito…ridammi le chiavi di casa” disse tendendoli una mano.

Tom , invece che porgerle le chiavi , le strinse la mano e l’avvicinò a se.

Iniziò a baciarle il collo salendo su , fino ad arrivare alla bocca.

“Posso sapere che hai?” chiese la ragazza spostandosi di poco.

“Anne , tesoro, che ne diresti di venire in tour con me?”

Anne strabuzzò gli occhi per la domanda inattesa “Come scusa?”

“Ne ho parlato con Bill, Georg, Gustav e con il mio manager. Perché non vieni in tour con me?E non solo a questo…a tutti i tour che farò…così non…non dovremo dirci addio”

La ragazza emise un sospiro e si sedette sul letto.

“E per la scuola?” chiese.

“Prenderai lezioni private”

“Non potrò più vedere i miei amici”

“Bhè…in un certo senso…”

“E … bhè… ne parleranno i giornali”

“Non è detto”

“Come fai ad esserne sicuro?”

“Se decido di non parlare di te alla stampa , i giornalisti non ti scatteranno foto”

Sospirò e fissò il vuoto.

Tom si sedette accanto a lei e le prese la mano “Cosa c’è che non va?”

“Nulla…se vengo con te…vorrà dire che ti starò sempre accanto…giusto?”

“Si…sempre…eccetto quando salirò sul palco”

“E le interviste e i servizi fotografici?Se sarò un intralcio?”

Il biondo le prese il viso tra le mani e la baciò con trasportò “Dimmi solo si o no”sussurrò contro le sue labbra.

Anne ci pensò. “Quando si parte?”

Tom sorrise , come solo lui sapeva fare “Questa mattina”

“Avvisarmi prima , no eh?”

“No” rispose e la baciò.

♥ ♥ ♥ ♥

Così eccola li , dietro il backstage , ad osservare Tom e la sua band suonare , facendo impazzire il pubblico , prevalentemente femminile.

Stavano suonando “In by your side” e la canzone stava giungendo al termine.

Con la sua fine , anche il concerto sarebbe finito.

Quando l’ultima nota fu suonata, vennero sparati in aria tantissimi coriandoli argentati.

Gustav , Tom e Georg iniziarono a bagnare il pubblico con l’acqua rimasta nelle loro bottigliette , mentre Bill faceva vari inchini.

Finalmente scesero dal palco ed era ormai diventata un abitudine che ognuno battesse il cinque ad Anne.

“Bravi” diceva lei con un sorriso che veniva sempre ricambiato.

Ma a Tom non toccava il cinque , a lui toccava il bacio.

Si baciarono di sfuggita per non attirare l’attenzione.

Arrivarti all’hotel , Tom ed Anne entrarono nella loro suite dandosi appuntamento con il resto della band al ristorante , per cenare.

“Bhè come sono andato?” chiese Tom fiero , immaginandosi una risposta del tipo “Sei stato bravissimo”

“Non male” rispose Anne aprendo la sua valigia.

“Come scusa?” ribadì Tom con il timore di non aver sentito bene.

“Hai sentito benissimo. Ho detto non male” prese i vestiti che cercava e si diresse in bagno per cambiarsi.

“Ferma” il biondo la bloccò per un polso e la tirò a se “Devi spiegarmi in cosa ho sbagliato”

Anne soffocò una risata e cercò di essere seria “ Hai suonato bene…però mi ha dato molto fastidio quando ti sei messo a fissare la tipa che è salita sul palco per cantare con tuo fratello. Quindi, sei stato penalizzato”

“Sei gelosa” concluse il ragazzo.

“No..forse…”rispose vagamente.

Tom prese a sfiorarle il collo con le labbra.

“okay si… sono un po’ gelosa” disse a stento lei.

“Ma tu lo sai che ho occhi solo per te”rispose sensualmente lui.

“Si che lo so”

Il chitarrista le tolse i vestiti di mano , posandoli su un comodino , e la girò dolcemente verso di lui.

La baciò con trasporto , con le mani accarezzò le sue braccia per poi sfiorarle i fianchi e fermarsi sulle anche. L’avvicinò a se in modo tale da poter sentire il suo cuore , come se fosse nel suo petto.

Anne li gettò le mani intorno al collo e , con la lingua , iniziò a giocare con il pearcing.

Tom la sollevò e , delicatamente , la fece sedere sulla scrivania senza interrompere quel contatto.

Continuando a baciarsi , Anne intrecciò le gambe intorno ai suoi fianchi.

Il biondo le inarcò la schiena e l’avvicinò a se , iniziando a baciarle l’incavo del collo.

Poi ritornò sulle sue labbra.

Non del tutto pieno delle sue facoltà motorie , le tolse il maglione che copriva una semplice maglietta fucsia.

“Tu hai fame?”chiese Tom , il respiro irregolare.

“Non tanta” rispose lei.

Il chitarrista portò le mani sotto la maglietta , a contatto con la sua schiena.

Questa volta Anne non lo fermò , lo lasciò fare anche quando sentì che stava stuzzicando l’allacciatura del reggiseno.

Li sfilò il cappello , attenta a non tirarli i capelli.

Poi li sfilò la maglietta e iniziò a baciarli il petto.

Anche la sua maglietta fucsia venne sfilata scoprendo la sua pancia piatta e il suo pearcing all’ ombelico.

“Non mi avevi detto che hai un pearcing” disse Tom.

“Non sentivo la necessità di dirtelo” rispose lei.

Il biondo la sollevò e si distesero sul letto. Lui era sopra di lei ma cercava di non pesarle addosso.

Per un istante si guardarono negli occhi.

“Lo sai che ti amo…vero?” disse lei , quasi in un sussurro.

“Lo sai che ho voglia di te , adesso, in questo momento?”chiese lui.

Anne non ebbe il tempo di rispondere che Tom aveva ripreso a baciarle le labbra.

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