I due bracciali incantati

di Merit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** LA FUGA ***
Capitolo 3: *** L’INCONTRO DEL DESTINO ***
Capitolo 4: *** La misteriosa zingara ***
Capitolo 5: *** L’inizio di una nuova vita ***
Capitolo 6: *** IL PATTO DI NARAKU ***
Capitolo 7: *** Il potere dei due bracciali ***
Capitolo 8: *** Sogno o realtà ***
Capitolo 9: *** LA FINE DEL SOGNO E IL RITORNO DI KOGA ***



Capitolo 1
*** prologo ***


I DUE BRACCIALI INCANTATI

I DUE BRACCIALI INCANTATI

 

Tutto ebbe inizio sei anni prima della nascita delle due principesse di Nagashira, quando il re loro padre riuscì a  portare la pace nel dopo anni di conflitto a portare la pace, sposando la principessa del regno nemico. L’unione dei due regni, rappresentati dai due nuovi sovrani, doveva essere benedetta dalle due popolazioni e dagli dei, ma così non accadde.

Alla cerimonia di incoronazione un potente demone, vestito da una pelliccia di babbuini bianca, maledì la giovane coppia, essi non avrebbero avuto figli maschi, ma questo non era tutto, hai polsi della bambina sarebbero apparsi dei bracciali d’oro che, se tolti, avrebbero causato la sua morte e la completa distruzione del regno.

Da allora erano passati dieci e lunghi anni e tutti  parvero dimenticare il triste episodio, e con il passare degli anni alcuni nobili iniziarono a cospirare contro il re e la regina Higurashi, ma tutto ancora una volta parve finire a lieto fine.

La regina dopo dieci lunghi anni, partorì un erede al trono, ma quella non fu una lieta notizia.

“ Maestà la regina ha appena dato alla luce due splendide bambine, la regina chiede se potete andare da lei”, il re sorrise felice alla serva prima di rispondere, mentre egli si recava dalla propria consorte notò che la gioia della nascita di un erede era sentita con gioia anche dai suoi servitori.

 Una volta giunto davanti alla porta della camera egli bussò due volte prima di entrare nella camera da letto, “ Avanti”  disse una voce armoniosa e dolce, voce che apparteneva alla sovrana, “ Per quale motivo mi hai fatto chiamare mia cara?” domandò l’uomo.

“ Per mostrarti una cosa amore mio” rispose la donna alzandosi dal letto, con uno sguardo incomprensibile sul volto, “ Mia dolce regina cosa ti turba?” disse preoccupato. La donna non rispose subito si avvicinò alla culla, il suo sguardo si raddolcì di colpo, quando, con le sue mani, aprì la tenda del lettino dove dormivano due splende bambine; entrambe le neonate portavano al braccio un lungo bracciale d’oro sul quale vi era incastonata una gemma preziosa.

L’uomo in un primo momento sorrise alla vista delle sue figlie, ma poi quando notò i due braccialetti si voltò verso la moglie scuro in volto, “ Cosa sono quei bracciali? Non sarà mica…” “ Si amore mio, le nostre piccole sono vittime della maledizione, oh caro sono così indifese.” .

Il marito la strinse a se dolcemente, poi le disse guardando le proprie figlie dormienti, “ Non preoccuparti troveremo il modo per salvarle, dimmi ora hai già dato a loro un nome?”, la regina accarezzò la guancia di una figlia “ Si, quella con la perla rosa si chiama Kikio mentre quella con la pietra azzurra si chiama Kagome” .

Da quel giorno passarono sedici lunghi anni e alla due principesse venne insegnato di non levare mai quel braccialetto, se non volevano morire, ma quello non era l’unico insegnamento che le venne impartito; entrambe vennero educate da precettrici a comportarsi secondo il loro rango, ma le due ragazze avevano due caratteri differenti.

Kikio e Kagome erano gemelle, ma solo se si guardava l’aspetto esteriore, poiché entrambe erano molto diverse, Kikio era stata scelta come nuova futura regina, scelta adatta, poiché la fanciulla, ambiziosa come era non vedeva l’ora di salire al potere. Cinica e calcolatrice ammaliava con i suoi modi ingentiliti le persone che la circondavano.

Kagome dal canto suo era sempre stata molto indisciplinata e incline a seguire il protocollo reale, anche il suo destino era stato scelto quella mattina dal maggior consiglio, e il padre seppur contrario dovette fare la scelta più giusta.

Il re si stava recando nel giardino sulla terrazza situata al lato ovest del palazzo, sapeva che quello era il luogo preferito dove la figlia si andava a rifugiare, entrò nella sala e proprio lì, seduta su una panchina di marmo c’era la sua adorata figliola.

I lunghi capelli color dell’ebano le ricadevano ribelli, come se rispecchiassero un lato del suo carattere, lungo e oltre le spalle, vestiva con dei pantaloni a vita bassa larghi azzurri e una maglia aderente e prive di maniche  le lasciava scoperta buona parte del suo addome; il velo che per volere del padre doveva ricoprirle il volto era pendeva ad un lato del suo viso. Tra le mani candide teneva una rosa rossa, lo sguardo del padre cadde subito su quel bracciale, quanto avrebbe voluto evitare quella maledizione alle sue figlie, quanto avrebbe voluto renderle veramente felici, specialmente la sua Kagome che spesso veniva a versar lacrime amare a causa delle ingiustizie che lei e sua sorella subivano.

“ Mia piccola Kagome lo sai che anche tu che  come tua sorella devi tenere celato il tuo volto, possibile che anche tu, una buona volta, come Kikio non possa seguire le regole del protocollo?” disse il re sedendosi vicino alla figlia, la ragazza si voltò e posò i suoi dolci occhi nocciola su quelli del padre. “ Padre mio io non è mia intenzione disubbidire le vostre regole, ma queste norme che mi imponete sono troppo restrittive…” “ Kagome so bene come la pensi, ma ricorda tu sei una principessa e come tale tu devi comportarti, guarda tua sorella, lei sa bene quale è il suo ruolo e si comporta come è consono alla sua posizione.” Disse prendendo tra le sue  mani quelle della figlia. “ Si lo so bene ma…” il padre ancora una volta non le diede il tempo di rispondere,   “ Ormai non sei più una bambina e anche tu, come tua sorella devi accettare il tuo destino” “ Non riesco a capirvi padre” rispose la fanciulla guardando il re, suo padre, con uno espressione enigmatica. “ Sto cercando di dirti che al finire dell’estate tu ti sposerai con  il nobile Naraku.”

Kagome si alzo in piedi di scatto lasciando cadere la rosa che teneva in mano  urlando “ IO NON SPOSERO’ QUALCUNO CHE NON AMO” ,  “ Qui non vi è in ballo l’amore, ma la salvezza del regno,  Naraku sta cercando di ribellarsi a me, se egli attaccherà il regno con il suo potente esercito di demoni, per noi sarà la fine. “ rispose placidamente il sovrano.

“ VOI NON POTETE FARMI QUESTO, NON POTETE ABBANDORMI PER STIPULARE UN CONTRATTO, IO NON LO AMO, NON LO SPOSERO’ MAI” continuava ad urlare la ragazza, il padre si alzò in piedi a sua volta e le diede  uno schiaffo, “ Tu farai ciò che è stato deciso, e se  per farlo dovrò usare la forza,sappi  che io la userò. Rimarrai chiusa nelle tue stanze fino a che non arriverà il giorno delle nozze, e per nessun motivo potrai recarti in giro liberamente nel palazzo.”
La ragazza teneva entrambe le mai appoggiate sulla guancia offesa, i suoi occhi si velarono di lacrime mentre il padre le diceva quelle dure parole, mai fino da allora lui l’aveva picchiata, e mai prima da allora le aveva parlato in quel modo duro. Corse verso le sue stanze, in un mare di lacrime, lasciando il sovrano avvilito per ciò che aveva appena fatto,ma non poteva redimersi da quella decisione, Kagome doveva capirlo.

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Due figure ricoperte da due neri mantelli cavalcavano vicino ai pressi del palazzo reale, avvolti nella oscurità della notte, essi si guardavano intorno con fare sospetto, “ Questa notte attaccheremo di fuggita il castello e ci approprieremo dei tesori che  vi sono contenuti e lo distribuiremo tra la popolazione” a parlare fu l’uomo incappucciato su un cavallo nero, “ Come vuoi Inuyasha lo sai che puoi contare su di me.” “ Miroku se accadesse qualcosa voglio che tu te ne vada via immediatamente” continuò serio, il giovane che stava al suo fianco lo guardò un attimo prima di rispondergli un si.

I due entrarono cauti arrampicandosi su per delle mura nel più totale silenzio, poi si recarono senza farsi notare dalle guardie all’interno del palazzo reale.

Inuyasha si scoprì il volto dal pesante cappuccio che indossava, i suoi lunghi capelli d’argento brillavano sotto i timidi raggi della luna, le sue buffe orecchie da cane erano tese allerta per sentire anche il più piccolo rumore.

Il giovane sebbene fosse di origini nobili, di recente si era ribellato alla famiglia reale, egli odiava il re e tutti i suoi componenti reali, li odiava tutti dal primo all’ultimo, poiché fu per conto del suo sovrano che la sua famiglia fu sterminata. E lui non poteva non ricordare quel giorno.

 

………………………………….Inizio flashback……………………………………...

 

Inuyasha passeggiava a cavallo, al fianco del suo amico Miroku, presso il suo podere, sulle sue spalle, vi era appesa una faretra e un arco da caccia, amava cavalcare sul suo destriero nero, dono del padre.  

Egli era figlio di un potente nobile demone che si era alleato al sovrano Higurashi, poiché stanco di guerreggiare, nonostante ciò egli non era un demone completo come il padre. Sua madre ormai morta da diversi anni era una nobile umana,  per tale motivo nel suo sangue scorreva sia quello umano e quello demoniaco.  Odiava quella sua situazione poiché si sentiva incompleto, non era ne umano, ne un demone era un ibrido, costretto a vivere tra due razze distinte.

“ Inuyasha fra poco saremo a casa” lo destò Miroku dai suoi pensieri, “ Amico mio conosco bene il mio podere, non c’è bisogno che tu mi dica dove ci troviamo” , “ Lo so benissimo, ma sono stufo di stare in compagnia di un musone” replicò il giovane.

“ Allora potevi rimanere con Sango oppure sei scappato da lei ancora una volta? Confessa ti ha beccato mentre facevi il cascamorto con qualche serva o damigella?”

chiese con fare pungente sorridendo beffardo e serrando gli occhi color dell’oro in piccole fessure. Il giovane si azzittì ammettendo in quel modo di essere stato colto in fragrante.   “ Ah lo dicevo io, quella Sango ti ama davvero sei fortunato Miroku” sorrise divertito vedendo il suo amico arrossire imbarazzato sapeva che anche lui ricambiava la ragazza, e che si comportava in quel modo solo per vedere come reagiva lei.

Risero e scherzarono per tutto il viaggio fino a che non furono davanti a casa loro, il giovane mezzo demone si ritrovò di fronte alla sua famiglia sterminata e non solo, anche i suoi servi e tutti quelli che vi dimoravano vennero uccisi.

Miroku con il cuore in gola chiamava e cercava la sua Sango, lei sola fu l’unica superstite di quella strage, ma da quel giorno ella non fu più la stessa, come non lo fu più Miroku; anch’egli era cambiato si era chiuso in se stesso e nessuno avrebbe aperto mai più la porta  la porta del suo cuore

………………………………….Fine flashback……………………………………….

 

Era immerso nei suoi pensieri quando si accorse di essere finito nei guai, era stato scoperto, ma lui non avrebbe esitato a morire per salvare l’amico, e così fu ingaggiato un duello con le guardie, tutti gli abitanti del castello furono svegliati dalle urla di battaglia. Le due principesse si misero subito a sedere sul letto e aspettarono all’erta e  si alzarono, “ Kikio dove vai?” chiese Kagome, “ Mi sembra ovvio vado a vedere cosa sta accadendo, tu non vieni?”. Kagome rimase in silenzio poi stringendo convulsamente le lenzuola del suo letto, poi ella continuò “ Ah già mi dispiace tu sei in punizione,non  puoi uscire” poi Kikio si portò una mano alla bocca mentre rideva divertita dell’accaduto.

Era sempre stato così anche sin da piccola, lei molte volte era stata sgridata da tutti perché sua sorella la metteva sempre nei guai, e quando ciò avveniva, lei rideva divertita. “ Guarda che anche tu non puoi uscire sorella, lo sai bene anche tu” Kikio si fermò di fronte alla porta, “ Kagome non dirmi cosa devo fare” rispose secca lei, poi si mise il suo velo rosso che le copriva il volto.  Kagome era furiosa, tremava per la rabbia voleva ad ogni costo uscire, ma non lo fece si mise a letto e aspetto il mattino seguente.

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Quella mattina dopo essersi fatta il bagno e rivestita uscì sul balcone della sua camera e ciò che fide dal balcone la fece star male, nel cortile sottostante vi era una  gabbia, al suo interno vi era un giovane dai lunghi capelli d’argento, e due buffe orecchie da cane sulla testa.  Si mise dietro la colonna come se quel giovane avesse potuto vederla in volto, era arrossita visibilmente senza saperne il motivo, chiamò una serva la quale le disse il nome del prigioniero.

“ Sorella perché tanto interesse per il prigioniero chiamato Inuyasha? “ chiese gelidamente Kikio dopo essere rientrata nella camere. “ Niente sorella volevo conoscere il nome di colui che questa notte si è permesso di entrare a palazzo.” “ Solo questo?” continuò la ragazza guardandola in volto, Kagome si sentì a disagio a sostenere lo sguardo di Kikio, ma per questa volta vi riuscì.

“ Nostro padre è ancora furioso con te sorella non credo che ti permetterà di uscire fino al giorno delle tue nozze”, Kagome si portò le braccia lungo i fianchi, le mani erano strette a pugno, mentre i suoi occhi brillavano per la rabbia. “ Inoltre il tuo futuro sposo ha espresso il desiderio di far giustiziare quel prigioniero. Sei fortunata Kagome, Naraku sta dimostrando molto interesse alla vita della sua futura sposa” disse prima di allontanarsi.

Quando Kikio se ne fu andata via Kagome si rimise a guardare verso il porticato, se solo avesse potuto avrebbe liberato il prigioniero, non poteva permettere che quel prigioniero potesse morire.  Non si racapacitava del fatto che suo padre potesse averla promessa in sposa a un mostro così sanguinario, si perché era quello che Naraku le era parso sin dall’inizio.

Si affacciò al balcone e guardò ancora verso la finestra e guardò verso il prigioniero, si Kagome aveva ormai deciso, e niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea, avrebbe liberato Inuyasha e lo avrebbe fatto stanotte stessa.

Come se si fosse sentito osservato Inuyasha la guardò in pieno volto; nonostante ella era coperta dal velo che le lasciava scoperto solo gli occhi, si sentì trapassare da quello sguardo deciso.

Kagome sostenne il suo sguardo poi vinta rientrò in casa, si era decisa se ella non poteva liberarlo, lo avrebbe fatto fuggire.

 

Continua….

 

 

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Capitolo 2
*** LA FUGA ***


 

LA FUGA

 

L’oscurità avvolgeva ogni cosa, la luna con i suoi timidi raggi illuminava una margherita, cresciuta selvatica fuori dalla cella di Inuyasha, e la sua stessa prigione, quella gabbia puzzava di paglia marcia, e quella stessa paglia era giaciglio sul quale era costretto a  riposare.

Aveva la bocca riarsa dalla sete e lo stomaco gli brontolava per la fame, quei maledetti non gli avevano dato niente da mettere sotto i denti o almeno qualcosa  con cui abbeverarsi, ma avrebbe accettato qualsiasi tortura senza invocare pietà. Non si sarebbe abbassato a tanto, preferiva la morte che umiliarsi per un tozzo di pane e un misero sorso d’acqua.

Si accorciò sul fianco sinistro tenendo il gomito, mancino, puntellato sul pagliericcio in modo da tenere la propria testa appoggiata sul palmo della mano, la gamba sinistra era distesa mentre la destra vi era appoggiata sopra. I lunghi capelli argentati gli ricadevano lungo la schiena; si era messo in quella posizione per distrarsi dai suoi tormenti. Per distrarre la mente dai quei pensieri avversi, si concentrò sulle sue possibilità di fuga, possibilità molto scarse visto che le sbarre di quella cella erano state costruite con del Silcron, una particolare lega metallica capace di annullare la forza demonica.

Inuyasha era ancora coricato supino quando avvertì alla sue spalle il rumore si passi  che si stavano avvicinando al luogo della sua prigione, si finse supino e aspettò che quella fonte di rumore si avvicinasse.

Con un balzo felino si avvicinò alla figura, e facendo passare il suo braccio tra le sbarre, lo afferrò  per il collo, “ Maledetto bastardo chi sei e cosa vuoi da me? Mi avete già imprigionato tutto ciò non basta ancora alla famiglia reale?”.

Osservandola meglio quella figura, che cercava di liberarsi dalla sua presa graffiando le sue mani, comprese che non era un uomo come erroneamente credeva, immediatamente la lasciò andare e la ragazza cadde a terra.

° Che strana ragazza° si ritrovò a pensare il mezzo demone, era ancora a terra che respirava ansante mentre si teneva la gola.

Era vestita con un lungo mantello blu che le copriva il corpo per proteggersi dal freddo della notte; sul suo viso vi era un velo che la ricopriva dal naso in giù, sulla testa portava una piccola bandana che serviva a sostenere il velo che portava in volto, e da essa  scendevano dei piccoli fili di perle che ricadevano sui lunghi capelli corvini. .

“ Alzati ragazza non ti ho fatto poi così male” disse osservandola, “ Non mi hai fatto poi così male? Ma se per poco non mi uccidevi” rispose una volta in piedi, Inuyasha rimase affascinato dall’espressione che brillava in quei occhi color cioccolato tanto che rimase imbambolato ad osservarla a lungo facendo la figura del cretino.

“ Mi stavo solo difendendo da un possibile nemico. Ragazza sei una nobile, e non negarlo, poiché i tuoi abiti ti tradiscono. Mi chiedo quale sia il motivo che possa spingere una nobile, ad alzarsi nel cuore della notte, per recarsi presso un prigioniero. Non trovi che la tua posizione sia un tantino compromettente? Non hai paura che io possa farti del male?” disse Inuyasha inarcando un sopracciglio ridestandosi dai suoi pensieri.

“ Si sono nobile, ma non fate l’errore di credermi una cortigiana qualunque, poiché io sono Kikio la figlia del re, non temo di voi, perché avreste potuto uccidermi e non lo avete fatto” rispose cambiando tono, la ragazza si chiese per quale motivo una volta di fronte ad Inuyasha dovesse comportarsi così, perché stava mentendo? Per quale motivo non le aveva detto il vero nome?

“ Cosa?!? Se solo avessi saputo chi voi eravate in realtà, sappiate che allora io vi avrei uccisa subito” rispose con tono più duro carico di odio e rabbia, un tono che sconvolse non poco Kagome, “ Davvero?!? Davvero mi odi così tanto? Inuyasha come puoi odiare la tua salvatrice?” ribadì, ma nella sua voce vi era una nota malinconica.

“ Non siate sciocca, il mio odio per voi e la vostra famiglia non si affievolirà mai, come potrei credere alle vostre parole? La figlia del re che vuole liberare me, questa mi è nuova”, ma la ragazza non rispose si limitò a prendere la chiave della cella, e aprire la porta.

“ Dovreste imparare a fidarvi delle persone, con me ho portato dei tozzi di pane e una borraccia, non è molto ma almeno potrete fuggire” Inuyasha uscì dalla sua prigione con un espressione confusa, le sue certezze erano state distrutte in un momento, come poteva essere?  La famiglia reale aveva distrutto la sua tenuta, ucciso la sua famiglia, lo aveva privato di ogni cosa, come poteva tra loro esservi una persona così giusta da liberarlo?

“ Kikio, ora che sono libero potrei ucciderti e scappare, non hai paura di me?” ,“ No” ma ancora una volta Kagome mentì, si era avvicinata alle sbarre della prigione con il cuore che le batteva così forte nel petto da farle quasi male, era spaventata a morte.

“ Allora perché il tuo corpo è scosso da brividi?” disse avvicinandosi lentamente alla fanciulla ritornando a parlare con un tono più confidenziale,  “ Ho freddo, ma ora va, non indugiare ci sono un sacco di guardie e allora il mio tentativo di liberarti fallirà se tu ti farai scoprire”  la schiena di Kagome oramai aderiva alle sbarre della cella, ella teneva la testa chinata di lato per non vedere gli occhi di Inuyasha, oramai situato dinanzi a lei, egli la prese per la schiena e la avvicinò a se, Inuyasha sollevò con una mano il viso della fanciulla e una volta che poté vederla nei suoi occhi si avvicinò e gli diede un leggero e fugace bacio sulle  labbra ricoperte dal velo. ( però che cambiamento Nda ^^ )

“ Kikio so che ho detto di odiarti, ma mi sbagliavo con il tuo gesto mi hai dimostrato che tu sei diversa da loro, sei buona e gentile oramai il mio cuore ti appartiene” sussurrò Inuyasha nell’orecchio di Kagome, la ragazza da principio fu sorpresa di quel gesto e a quelle parole, si sentì sciogliere mentre i battiti del suo cuore ripresero ad accelerare furiosamente.

Kagome si lasciò abbracciare da Inuyasha, aderendo maggiormente con il suo corpo a lui, stava così bene tra le sue braccia era veramente felice, si sentiva strana sin dal primo momento che lo aveva visto. Provava una strana sensazione, che non sapeva definire, l’unica cosa certa era che lei felice, ma, in tutto quello che stava facendo cera qualcosa di sbagliato.

“ Kikio ti porterò via con me se tu vorrai ” al suono di quelle parole Kagome si ridestò, si stacco dal suo abbraccio, visibilmente scossa cosa avrebbe dovuto dirgli, questo non lo sapeva ancora, quello che era certo era che lei non poteva andarsene con lui.

“ Inuyasha, io non posso venire, sono lusingata del tuo affetto io credo che sia vero, ma il mio posto è qui” Inuyasha prese la sua mano “ Sei sicura di quello che dici” chiese titubante, “ Si” rispose la principessa, ma nella sua voce Inuyasha poté sentire l’amarezza e il pentimento per quelle parole.

“ Allora promettimi che mi aspetterai finché un giorno non sarò venuto a prenderti per sposarti” “  Lo prometto, ma ora va via”.

Il ragazzo sorrise felice a quella promessa fece per vedere il suo volto, ma lei glielo impedì, “ Un giorno vedrai il mio viso, ma non questa sera” “ Rispetto questa decisione, ma ora devo affrettarmi” la abbraccio ancora poi con un balzo fulmineo si ritrovò sul tetto e da li, Kagome lo vide balzare fuori dal palazzo.

“ Addio Inuyasha,mi dispiace ma non posso mantenere la mia promessa” sussurrò la principessa.

Kagome si affrettò ,a riportare la chiave della prigione, nella camera del padre e poi si recò facendo il più possibile il minimo rumore nella propria camera, con se aveva preso una rosa, nel caso Kikio si fosse realmente svegliata avrebbe avuto un piccolo vantaggio.

Era entrata nella stanza e ringraziò il cielo, nel vedere la sorella addormentata nel letto, si tolse gli abiti e si mise anche lei a dormire, ma sapeva che quella sarebbe stata una notte insonne.

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Era poco prima dell’alba quando Inuyasha arrivò nel suo nascondiglio fuori città, superata la cascata che copriva l’entrata del suo nascondiglio, era stanco morto aveva un gran voglia di farsi un bagno e gettarsi sul suo letto, rimediando almeno qualche ora di sonno. Ma evidentemente Miroku non la pensava allo stesso modo.

“ Inuyasha amico mio stai bene? Racconta come hai fatto a fuggire?” sentenziò l’uomo che si era avvicinato correndo verso lui “ Miroku sono riuscito a fuggire perché mi ha aiutato un angelo” l’amico posò immediatamente la propria mano sulla fronte di Inuyasha “ Sei sicuro Inuyasha che il sole non ti abbia giocato brutti scherzi?” “ Ma cosa vai blaterando? Se è appena l’alba” rispose irato levando la mano di Miroku dalla sua fronte..

“ Dico che non è da te parlare di angeli, dimmi era bella questa fanciulla?” “ Si, almeno credo” “ Credi? Ma come credi?”  “ Insomma Miroku non l’ho vista in volto perché lo celava dietro un velo, i suoi occhi erano così belli…” “ amico cosa hai detto? Teneva il volto celato? Non farti troppe illusioni perché è senza ombra di dubbio una racchia” “ Primo Kikio non è una racchia, secondo parlane ancora male e ti ucciderò con le mie stesse mani” sentenziò il mezzo demone mentre afferrava Miroku per il bavero della giacca.

“ Hai detto Kikio, non starai parlando della…” “ Della principessa. Miroku ora se non ti dispiace vado a riposare, tieni pronto perché oggi voglio tornare in città e niente ma”

Miroku aprì la bocca diverse volte senza tuttavia dire qualcosa, ma anche se lo avesse fatto, non sarebbe riuscito a far cambiare idea a Inuyasha.

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“ ALLARME, ALLARME, IL PRIGIONIERO E’ FUGGITO”, l’urlo della guardia perforò il profondo silenzio nel quale era sprofondato il palazzo, svegliando tutti quelli che dormivano tra le sue possenti mura.

Kagome si mise a sedere sul letto di scatto si guardò a torno alla ricerca di Kikio, si spaventò nel vedere il letto vuoto, poi finalmente la vide in piedi di fronte alla finestra.

La lunga camicia da notte bianca le aderiva al corpo esile, evidenziando maggiormente le curve della fanciulla, i lunghi capelli corvini,che solitamente, usava portali raccolti le arrivavano sino ai glutei e danzavano nell’aria a causa del vento.

“ Kikio cosa fai li davanti al balcone?” “ Osservo nostro padre, devo dire che così furioso non lo avevo mai visto, neanche dopo il vostro piccolo diverbio”.

Kagome scese dal letto a piedi nudi e si diresse verso la sorella, ma solo dopo aver messo una vestaglia, aveva freddo, o meglio il suo corpo era scosso da brividi di paura, se suo padre avesse saputo la verità ella sarebbe stata nei guai fino al collo.

“ Hai ragione Kikio nostro padre è furioso, non lo avevo mai visto così. Tu ne conosci il motivo?” “ Si e anche tu Kagome” disse tagliente, per un momento un battito del suo cuore venne meno, sua sorella sapeva “ Se solo usassi un po’ più di cervello, vedresti che la prigione e priva del suo prigioniero. In poche parole qualcuno deve averlo liberato, e quando nostro padre lo  scoprirà per lui non ci sarà altro che la forca”, Kagome sospirò sollevata sua sorella non sospettava di nulla.

“ Non dire così nostro padre non è un assassino” rispose indignata “ No certo che no Kagome, ma il consiglio vorrà la sua morte”.

Lo sguardo della sorella tornò a posarsi sul cortile pensierosa, “ Già da tempo il consiglio acquista potere, mentre il re lo perde, tu stessa ne sei caduta vittima. Mi chiedo se è destino della famiglia reale scomparire per mano della nostra maledizione”.

Kagome non trovò la forza di rispondere, trovava quelle parole veritiere, osservò per la prima volta Kikio e  per la prima volta, vide in lei solo sofferenza e una profonda malinconia, si avvicinò  a lei e la abbracciò di spalle.

“ Kagome cosa fai?” parlò sorpresa la ragazza, “ Sono stata cieca, anche tu come me stai soffrendo molto e io non me ne sono mai accorta” la principessa sorrise a quel gesto e accarezzò con le sue mani quelle della sorella.

Kikio sorrise e portò la mente lontano agli anni della loro infanzia, prima di iniziare la loro “ guerra” loro erano state molto unite, non che ora volesse male a Kagome, ma cera qualcosa che la spingeva a trattarla male e se solo provava a non farlo, il bracciale che portava al polso era come se le stesse bruciando l’anima.

“ Kagome ti voglio bene” Kikio avrebbe tanto voluto dirle quelle parole, ma il silenzio nelle quali si trovavano ora valeva più di mille parole.

Continua…. 

 

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Capitolo 3
*** L’INCONTRO DEL DESTINO ***


L’INCONTRO DEL DESTINO

L’INCONTRO DEL DESTINO

 

La mattina era passata, e le ricerche che servivano ad individuare, colui che aveva liberato il ribelle non portarono una soluzione.

Kagome era seduta nella terrazza e guardava il cielo sconfortata, ripensava alle sensazioni provate quando era stata in compagnia di Inuyasha, arrossì al bacio che aveva ricevuto, a dire  la verità era un bacio strano, perché il velo aveva impedito il contatto con le sue labbra. 

“ Kikio ti porterò via con me se tu vorrai ” quelle parole le risuonavano nella testa, le mancava Inuyasha come l’aria, poteva un così breve incontro far provare delle sensazioni così profonde? A quella domanda Kagome non seppe dare una risposta, sentiva che per Inuyasha avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe dato la sua vita per evitare di vederlo imprigionato, se questo doveva essere il prezzo.  

Sospirò ancora una volta osservando, malinconica, il cielo a fine estate lei sarebbe diventata la consorte di Naraku, doveva farsene una ragione, magari vedendo il suo promesso sposo avrebbe scoperto che in realtà era gentile e di animo nobile.

Decise di chiedere perdono al padre e chiedere il permesso di uscire dalle sue stanze, almeno in quel modo, avrebbe potuto sentire di meno la tristezza che comportava quel matrimonio.

“ Principessa Kagome vostro padre vi ha mandato a chiamare, dovete andare subito nella sala del trono” Kagome sospirò nuovamente, dunque suo padre l’aveva anticipata, sorrise alla serva che era entrata e, con un gesto della mano, le diede il permesso di congedarsi.

“Mi chiedo il motivo di questa improvvisa convocazione da parte di mio padre” espresse il suo pensiero ad alta voce mentre, si sistemava per il colloquio che doveva affrontare con il sovrano.

Attraversò un lungo corridoio pieno di colonne di marmo bianco, numerose vetrate rendevano quel colonnato molto luminoso, tra una colonna e l’altra vi era una guardia poste a difesa.

Quando fu di fronte alla pesante porta, un servo annunciò il suo ingresso, Kagome entrò dentro alla stanza un pò impaurita, ma a testa alta, voleva chiedere scusa al padre e ottenere il suo perdono, ma quella improvvisa convocazione la spaventava non poco.

La sala del trono era molto vasta, il pavimento era di granito rosso finemente lavorato, vi erano sulla parete destra due enormi finestre, altre quanto le pareti della stanza, mentre dal lato opposto vi erano numerosi dipinti di scene mitologiche.

Anche i soffitti erano finemente stuccati da abili artigiani, appese alle pareti vi erano numerosi candelieri, che servivano per illuminare la sala del trono,  durante le feste di corte; di fronte alla porta di ebano, su un ripiano rialzato, si trovavano i seggi dei sovrani e, seduto sul trono ad attenderla, vi era il re.

“ Kagome vieni avanti non stare sulla porta” la richiamò il padre, Kagome si avvicinò lentamente versi il trono, una volta che fu davanti al proprio genitore la principessa fece un breve inchino rimanendo in silenzio.

“ Allora figlia mia non immagini ancora il motivo per il quale ti ho fatta chiamare?” lo sguardo del sovrano era molto severo e ciò preoccupò maggiormente la principessa. “ No padre” ci un attimo di silenzio.

“ Allora ti chiarirò io il perché. Kagome sono molto deluso dal tuo comportamento, devi sapere che è stato ritrovato questo vicino alla cella del prigioniero.” , Kagome ammutolì alla vista del suo orecchino nelle mani del padre; non si era accorta di averlo perduto, doveva esserle caduto quando, Inuyasha aveva cercato di sfilarle il velo dal volto.

“ Padre posso spiegarti tutto…” “ TACI KAGOME NON VOGLIO SENTIRE LE TUE RAGIONI” urlò il re alzandosi dal trono e puntando il dito contro di lei.
 “ Questa tua sciocchezza merita la morte, conosci questa legge naturalmente, non ti sarà fatto nulla, poiché solo io so a chi appartiene questo orecchino, ma  riceverai ugualmente la tua punizione, signorinella.  Mi chiedo cosa ti passa per la testa, lo sai che potevi morire?! E cosa avrebbe detto tua madre se…” “ INUYASHA NON MI AVREBBE MAI FATTO DEL MALE”  urlò Kagome, ma subito si pentì delle sue parole.

“ COSA?!? Non solo hai fatto fuggire un pericoloso ribelle, reo di essersi intrufolato a palazzo con scopi poco chiari, ma ora prendi anche le sue difese?”il padre la guardava con sguardo severo negli occhi, e la principessa tremava per la paura, paura per la reazione del genitore alle parole che stava per dire.  “ Papa lui mi ama non mi farà del male…”.

“ QUESTO E’ TROPPO! Non  permetto una cosa simile, come puoi credere a quel ribelle? Con quale sicurezza puoi dire che i sentimenti ,che lui ti detto di provare, siano veri? Inuyasha di certo non potrà innamorarsi proprio di te, di una principessa, lui vuole rapirti per ricattarmi, ecco cosa vuole da te. Vedo un solo modo per liberarmi da questa situazione, anticiperò il tuo matrimonio con Naraku in questo modo, tutti i principi e nobili, dovranno recarsi qui al castello, di certo quel ribelle non riuscirà ad entrare a palazzo con tutte queste guardie. Preparati figlia mia, poiché fra dieci giorni ti sposerai e partirai verso la tua nuova residenza”.

“ Ti odio sei solo un egoista” quelle furono le sue ultime parole, poi, la fanciulla si allontanò dalla sala del trono correndo con le lacrime agli occhi.

Il sovrano si risedette sul proprio seggio demoralizzato e stanco da quel colloquio, sua figlia era diventata troppo ribelle, e persino lui stentava a trattenerla, ma doveva farlo se non voleva farla soffrire.

Una volta nelle sue stanze Kagome dette sfogo alla sua tristezza, ma poi un pensiero cominciò a prendere forma nella sua mente.

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Quando Inuyasha si era alzato, non era ancora tarda mattinata, ma quelle poche ore di sonno gli detterò energia sufficiente per recarsi in città il prima possibile, si sarebbe recato al suo nascondiglio e da lì avrebbe trovato un modo per vedere la sua Kikio.

Kikio, quella fanciulla lo aveva stregato con lo sguardo, anche se non conosceva il suo volto si era innamorato di lei.

Inuyasha uscì fuori dalla sua abitazione, una volta fuori poté vedere i suoi più cari amici discutere allegramente, sospirò al pensiero alla possibile reazione di Sango per la sua infatuazione per la principessa.

Sango è davvero una brava ragazza, pensò Inuyasha, come avrà fatto poi ad innamorarsi di uno come Miroku, quello non riusciva a capirlo, entrambi formavano una bella coppia ed insieme erano molto felici, e ciò rendeva felice anche lui.

“ Buon giorno Inuyasha, hai riposato bene?” disse una voce argentina a lui ben nota, “ Si ci voleva proprio” rispose cordiale al ragazzo, “ Allora Miroku sono pronti i cavalli?”continuò poi rivolgendo lo sguardo al ragazzo “ Si Miroku lì ha preparati, ma come lui sono d’accordo nell’affermare che questa è una pazzia.” “ Sango sai già tutto non e vero?” “ Si e penso che questa sia una pazzia, vuoi davvero recarti in città?” Sango lo guardava severamente negli occhi, inuyasha sapeva il motivo per cui la ragazza non approvava quella sua infatuazione, in fondo era a causa della famiglia reale, la ragione della morte dei suoi familiari.

La famiglia della ragazza, assieme a quella di Miroku e la sua, era stata barbaramente trucidata e sfortuna volle, che ad assistere a quella tragedia, vi fosse una giovane fanciulla, anch’ella venne aggredita e violentata dai soldati, ma tuttavia Sango rimase in vita, ma da quel giorno la dolce e allegra Sango era morta e, con lei, era morto anche lo spensierato Miroku, poiché egli si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggerla.

“ Lo so Sango…avete ragione entrambi, ma io l’amo e non posso farci nulla” a quel discorso, i due si guardarono negli occhi, sapevano entrambi cosa voleva dire Inuyasha con quelle parole, Miroku e Sango si amavano alla follia e per poco la fanciulla non moriva di dolore quando, Shippo, le aveva riferito dell’attacco al castello. Se il suo Miroku fosse stato fatto prigioniero, ella non avrebbe esitato a correre in suo aiuto, rischiando la sua stessa vita.

“ Ti capisco Inuyasha, ma io non posso fare a meno di preoccuparmi per questa scelta…” “Suvvia Sango non ci capiterà nulla te lo posso assicurare” disse Miroku prendendola per mano e sorridendole allegramente. 

La giovane fanciulla si gettò tra le sue braccia, Miroku  amorevolmente la strinse a se incominciò ad accarezzarle i setosi e lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo bassa.

“ Morirei se ti accadesse qualcosa” sussurrò Sango ignorando per una volta che loro non erano soli, “ Non mi accadrà nulla di male te lo appena detto” ribadì lui.

Inuyasha si allontanò dal cortile, poiché  quello era il momento giusto per lasciarli da soli.

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Kagome vagava solitaria per le strade della città, era la prima volta che vi riusciva senza essere accompagnata dalla scorta. Era riuscita a fuggire dal castello, solo dopo aver convinto Rin, una serva a lei fedele, a procurarle degli abiti che le conferivano l’aspetto di una gitana.

Ella indossava un lunga gonna verde logora e una malia a girocollo bianca, molto scollata con le maniche larghe, il bracciale era nascosto da un lembo di stoffa che le faceva da polsino. Sulla vita portava una spessa fascia rossa che le faceva da cintura, mentre i lunghi capelli neri erano lasciati liberi e  i suoi piedi erano privi di calzature.

Kagome, una volto tolto il velo, si era poi sporcata il viso con un po’ di carbone, conciata in quel modo, era riuscita a farsi passare come una mendicante venuta a chiedere del cibo agli addetti alle cucine.

Le guardie, appena l’avevano vista, la scacciarono via da palazzo e da quel momento si era recata il più lontano possibile dal castello, senza mai voltarsi indietro.

Respirava felice quell’aria di libertà, per la prima volta si sentiva padrona di se stessa, avrebbe fatto tutto quello che avrebbe voluto.

“ Ehi bella bambola cosa fai qui sola e  soletta in giro in questo quartiere di poco rispetto? Cercavi compagnia?” le disse un misterioso individuo, Kagome avvertiva l’odore sgradevole dell’alcool. La principessa non riusciva a capire il comportamento dei suoi sudditi, era ancora giorno e, per di più,  la via era frequentata da molte persone che andavano al mercato, ma nessuno muoveva un dito per aiutarla.

“ Mi lasci andare la prego” rispose Kagome cercando di liberarsi dimenandosi come un gatto selvatico, “ Bimba, mi piacciono le donne da domare, ora stai buona e fatti dare un bacetto” a quelle parole l’uomo la strinse a se, tenendo ben salde le mani della fanciulla dietro la sua schiena.

Kagome non poteva muoversi era disperata non sapeva come fare per liberarsi da quella incresciosa situazione, per la prima volta da quando era fuggita, si era pentita delle sue azione. Era consapevole di aver agito di impulso e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Dall’alto di una piccola abitazione, due figure incappucciate, osservavano curiosi la scena.

“ Non credi che quella fanciulla abbia bisogno di aiuto” disse interrompendo il silenzio calato su di loro, “ e poi mi sembra anche molto bella, non trovi Inuyasha?”.

Il giovane mezzo demone scosse la testa e sospirò prima di rispondere, “ Miroku sei sempre il solito, non ti smentisci mai?”, “ Amico conosci bene il mio punto debole sono le belle donne, e poi non ti pare il caso di aiutarla, sembra nei guai”.

“ Non saprei, se l’aiutiamo rischiamo di attirare troppa attenzione” il silenzio calò nuovamente tra i due giovani, mentre osservano la scena curiosi.

° Qualcuno presto o tardi aiuterà quella fanciulla, non possono tutti quanti stare con le mani in mano° quelli erano i pensieri che turbano la mente del giovane mezzo demone, non si accorse di aver portato una mano sull’elsa di Tessaiga, la spada che le fu donata dal padre.

“ Mi lasci ho detto, mi lasci andare altrimenti chiamerò le guardie” disse Kagome spaventata, quell’uomo la stringeva così forte le braccia da farle male, e poi continuava a palparle il seno con la mano libera, era profondamente offesa dal quel comportamento.

“ Taci donna, se speri nell’aiuto dei soldati ti sbagli di grosso, quelli non perdono il loro tempo per una sporca zingara”, la fanciulla era terrorizzata, ciononostante i suoi sforzi furono premiati, poiché riuscì a liberare un braccio dalla stretta dello sconosciuto.

All’ennesimo tentativo di baciarla, Kagome le diede un ponderoso schiaffo, lasciando il segno della sua cinquina, sulla guancia sinistra dell’uomo,  suscitando le sue ire.

“ Tu maledetta sgualdrina, ora ti farò pentire di avermi picchiato, ti ucciderò con le mie stesse mani” detto ciò gettò a terra la principessa, Kagome chiuse gli occhi e si portò le mani davanti al volto, nell’inutile tentativo di proteggersi il viso dal possente pugno che di li a poco l’avrebbe colpita.

Inuyasha non riuscì a trattenersi a lungo, non poteva soffrire gli uomini che non portavano rispetto alle donne, e senza alcuna esitazione si gettò, con un agile balzo già dal tetto. Una volta che fu a terra, altrettanto agilmente, si parò dinanzi alla fanciulla, appena in tempo per bloccare il pugno di quel bruto.

“ Non ti hanno mai insegnato che le donne non si toccano?” disse con tono arrogante e osservando con  altrettanto modo l’uomo, quell’energumeno rimase spiazzato da quella nuova situazione, poiché incapace di dare subito una risposta.

Kagome, curiosa di conoscere il motivo, per il quale, quello sgradevole sconosciuto si era fermato dal picchiarla, aprì lentamente gli occhi.

Sgranò gli occhi incredula, quello che la stava difendendo era, era Inuyasha.

 

Continua…

 

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Capitolo 4
*** La misteriosa zingara ***


LA MISTERIOSA ZINGARA

LA MISTERIOSA ZINGARA

 

Kagome non poteva credere ai suoi occhi, lunghi capelli argentei, cadevano morbidamente, lungo, la schiena di quella autorevole figura situata davanti a lei. Era  ricoperto da un mantello nero, che certamente serviva ad aiutarlo a nascondersi o passare inosservato, nonostante ciò Kagome era certa che avrebbe riconosciuto Inuyasha ovunque. 

Egli si era parato dinanzi a lei per proteggerla, ed ella si trovava ancora stesa a terra, senza poter fare a meno di osservarlo.

“ Maledetto ragazzino come ti sei permesso di fermarmi? Pagherai la tua insolenza” disse  finalmente l’uomo riacquistando la sua arroganza e sicurezza, nel dire ciò provò a colpire il ragazzo con l’altra mano, ma anche quella venne fermata prontamente da Inuyasha.

“ Non credo che un energumeno come te possa farmi del male” rispose spingendolo lontano da se, facendolo andare a sbattere contro un muro, Kagome osservava la scena terrorizzata all’idea che il giovane potesse procurarsi dei guai.

L’omaccione sputò a terra per poi passarsi una mano sulla bocca., “ Però ragazzino ti ho sottovalutato un tantino, ma non ripeterò lo stesso errore una seconda volta”, poi dette queste parole si lanciò verso Inuyasha nel tentativo di picchiarlo.

Inuyasha aspettò un ultimo instate prima, di scansarsi e fargli lo sgambetto, facendolo  cadere a terra, vicino alla ragazza che stava cercando di aggredire, “ Sei testardo, ti ho già detto che uno come te non può farmi nemmeno un graffio”;  una folla di curiosi si era radunata a cerchio attorno a loro, per seguire la scena da vicino.

Inuyasha si avvicinò alla ragazza che guardava inorridita l’uomo che le stava a fianco, la vedeva tremare sommossamene, gli porse una mano sorridente per aiutarla ad alzarsi, quando improvvisamente, venne colpito alla sprovvista dall’omaccione che  credeva svenuto.

Inuyasha si ritrovò a terra, era stato stupido ad abbassare la guardia, perché quell’uomo lo aveva colpito prontamente sfruttando il suo errore, quando,gli si era presentata l’occasione.

Si portò una mano sulla guancia offesa, prima di rialzarsi, “ Ammetto di essere stato uno stolto ad aver abbassato la guardia, ma questo non vuol dire che tu abbia vinto”, “ Ma io ho già vinto guarda un po’ chi c’è qui? Se tu proverai a colpirmi, sappi che con la tua forza ucciderai questa donna”.

Infatti l’uomo aveva preso Kagome e, tenendole le mani bloccate, stava usando il suo corpo come scudo; “ Maledetto, come puoi farti scudo con una donna? Sei un vigliacco”  urlò il mezzo demone furioso, mentre Kagome tratteneva il fiato per la paura.

“ Lasciami libera te ne prego” disse la ragazza in un sussurro, “ Perché dovrei lasciare andare una bambolina come te?” rispose, per poi iniziare a baciarle il collo, facendo rabbrividire Kagome, che a stento, dominava le lacrime.

Inuyasha si stava scaldando per la rabbia, sapeva che se avesse mosso un dito, la ragazza sarebbe morta, non sapeva più cosa fare quando all’improvviso vide Miroku dietro di loro.

“ Se fossi in te non canterei vittoria troppo presto” disse il mezzo demone riacquistando la sua calma, l’uomo non ebbe tempo di rispondere, poiché venne colpito sulla testa da l’elsa di una spalla da qualcuno alle sue spalle, e ora si trovava steso a terra privo di conoscenza.

“ Non è leale colpire un uomo alle spalle, ma è ancora più spregevole prendersela con una ragazza indifesa” disse Miroku a modi giustificazione, all’uomo steso a terra, Kagome si  accasciò al suolo tremante, combattendo le lacrime che volevano uscire copiose dai suoi occhi, ella alzò lo sguardo quando, vide Inuyasha porgerle una mano per aiutarla ad alzarsi una seconda volta.

Kagome nonostante gli occhi lucidi, vide che il ragazzo le stava rivolgendo un sorriso davvero dolce, e lei non poté fare a meno di rimanere imbambolata a guardarlo in volto; la folla intorno a loro iniziava a mormorare, i due ragazzi si guardarono negli occhi,consapevoli che presto, le guardie sarebbero state attratte da quell’improvviso movimento.

“ Non piangere ragazza, le lacrime non ti si addicono, ora però se non ti dispiace, dovresti alzarti e venire con noi per non attirare sospetti qui in giro” le disse Miroku, mentre ella accettava la mano di Inuyasha come aiuto per alzarsi, annuendo con la testa.

Kagome una volta in piedi si sentì mancare, sarebbe caduta a terra se non fosse stato per Inuyasha che prontamente, l’afferrò, circondandole la vita con un braccio,  evitandole di cadere a terra, “ Che ti prende, non ti senti bene? Non ti preoccupare ti sorreggerò io fino a che  non avremo raggiunto un posto sicuro” disse mentre si nascondeva il volto con il cappuccio che pendeva sul suo lungo mantello nero.

Kagome guardò ancora una volta il giovane e annui in silenzio, mentre sentiva le guance scaldarsi per l’imbarazzo, non credeva di aver bisogno ancora del suo aiuto per rimanere in piedi, ma ella sapeva che quel suo mancamento era dovuto alla paura.

Giunti presso un vicolo buoi i tre si avviarono al suo interno, certi che lì, nessuno li avrebbe inseguiti, una volta al suo interno i due si tolsero la mantello  che teneva celato il loro volto, “ Dunque non temere fanciulla, ora dovrai chiarirci un paio di cosette” disse Miroku.

“ Stupido così la spaventi” disse Inuyasha mollando un pugno sulla testa dell’amico, dopo aver osservato il turbamento farsi strada,sul viso,della sconosciuta, “ Non fare caso a Miroku, stai sicura che non voleva spaventarti, comunque il mio nome è Inuyasha. Ora che sai i nostri nomi potresti almeno dirci il tuo tanto per cominciare”.

Sentendo la voce di Inuyasha, Kagome avvertì le fiamme sulle sue guance, lui le aveva chiesto il nome, come la volta scorsa, ma come in precedenza ella era stata presa alla sprovvista da quella semplice domanda.

“ Allora come mai sei arrossita, ti ha mangiato la lingua il gatto?” continuò il ragazzo, beccandosi un pugno da Miroku, “ Io l’avrò spaventata, ma tu sei il solito insolente, non vedi che è solo timida” , “ Ka, ka, ka”. 

“ Si cosa stai cercando di dirci?” continuò Miroku sorridente, “ Kaede, il mio nome è Kaede” rispose, ma Kagome non poté fare a meno di avvertire una morsa allo stomaco, per l’ennesima menzogna che aveva rivolto ad Inuyasha.

Le sembrava che in sua presenza le menzogne avevano il sopravvento sulla verità, si sentiva in colpa, ma una voce la ridestò dai suoi pensieri, “ Kaede è un bel nome, non capisco perché tanta esitazione nel dirci come ti chiami, ora Kaede sai dirmi il motivo per il quale quell’uomo ti ha aggredito?” chiese Inuyasha.

Kagome non sapeva che rispondere, l’unica cosa che aveva chiara era la sua quella di essere libera, e se questo comportava mentire era disposta a farlo, ma quell’uomo non lo aveva mai visto e conosciuto, che sapesse chi lei fosse in realtà? Un brivido percorse la sua schiena, se ciò fosse vero, allora qualcuno stava spiando le sue azioni, ma per quale fine? A questo Kagome non sapeva rispondere.

“ Non ho mai incontrato quell’uomo, l’ho incontrato per la prima volta oggi” rispose, “ Kaede ti consiglio per un periodo di non uscire da sola, stai sempre in compagnia, ora potresti dirci dove abiti così potremmo accompagnarti dai tuoi familiari” disse Miroku, “ NO. No  questo non è possibile” rispose la principessa chinando lo sguardo, attirando in questo modo sguardi curiosi da parte dei due.

“ Come mai tanta foga nel rispondere?”  chiese il mezzo demone, “ Vedete, ecco io…” Kagome non sapeva come togliersi da quella situazione, quale altra bugia avrebbe dovuto raccontare ora?  “ Ti decidi a parlare?” continuò Inuyasha sgarbato, “ La verità è che io ho più una famiglia, da bambina sono stata rapita da un gruppo di girovaghi, e da allora, anch’io sono diventata una di loro, una zingara. Non appena ho scoperto la verità sono fuggita e ora sto cercando i miei veri genitori, ma purtroppo non ho memoria di loro” rispose sperando che con quel melodramma di aver  convinto i due giovani.  “ Mi spiace tanto Kaede non avevo idea di quello che hai passato” rispose rabbonito il mezzo demone, “ Quello che Inuyasha ha detto vale anche per me, mi spiace tanto, immagino che non avrai un posto dove andare ti va di unirti alla nostra banda?” le chiese Miroku.

Il giovane non badò allo sguardo di rimprovero di Inuyasha, non sapeva se credere alla ragazza, ma ha giudicare dai suoi abiti, ella doveva essere veramente una gitana, e poi, era certo che una compagnia femminile potesse venir bene anche alla sua Sango.

Kagome non ebbe bisogno di pensarci a lungo per prendere una decisione, in quel modo poteva rimanere al fianco di Inuyasha, decise quindi di accettare l’offerta fattagli dal ragazzo.

“ Va bene Kaede verrai con noi, ma prima di far parte di questa banda dovrai dimostrarci la tua lealtà” disse Inuyasha serio osservando attentamente quella fanciulla.

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Il sovrano stava camminando su è giù, visibilmente preoccupato, nel suo studio privato, questa volta sua figlia l’aveva combinata grossa, e ora l’ira e la preoccupazione si erano insinuati nel suo animo.

Kagome era scappata dal castello, il re voleva i responsabili dell’accaduto, non li avrebbe lasciati di certo impuniti, ma la cosa che maggiormente lo angosciava, era che fra tre giorni Naraku, il promesso sposo della figlia, sarebbe giunto a palazzo e, con lui, anche tutti gli altri invitati alle nozze.

Non sapeva cosa dire al nobile, come poteva umiliarsi dinnanzi tutti i suoi sottomessi ammettendo, di non essere riuscito a impedire alla propria figlia, la fuga? E loro come avrebbero preso la notizia? Naraku non avrebbe di certo esitato a muovere guerra verso il suo regno, e chissà quanti nobili si sarebbero alleati con lui vedendo, nella fuga della principessa, solo debolezza.

Inoltre con il matrimonio di Kagome si sarebbe celebrata,un’importante alleanza, mettendo la parola fine, alle guerre nelle regione settentrionale del regno, “ Kagome non sarai di certo andata lontano” disse tra se e se, “ Quando le guardie ti troveranno, ti farò dare cento frustate, mi spiace, ma devi imparare la disciplina”.

Presto il calare del sole accolse  il vecchio monarca era ancora nel suo studio, quella sera decise che non avrebbe mangiato nulla, non aveva molta fame, i complici, se tali si potevano definire, che avevano aiutato Kagome non erano stati trovati irritandolo ancora di più.

“ Quella ragazza è stata attenta a non commettere errori, ma quando farà ritorno mi sentirà di certo” sussultò, quando sentì qualcuno bussare alla porta dietro le sue spalle, “ Avanti”, disse piano, Hojo, il capo delle guardie entrò nella stanza chinandosi.

Una volta che il re gli diede il permesso di alzarsi egli parlò: “ Maestà le notizie che vi porgo, non sono quelle che vi aspettavate, non riusciamo a trovare vostra figlia da nessuna parte” disse con tono afflitto.

“ COSA?!?” sbottò stizzito il sovrano, “ Hojo sei un incompetente, dove può nascondersi  una ragazza di sedici anni? Trovala altrimenti non solo perderai il posto, ma ti farò anche giustiziare, e ora vattene da questa stanza” .

Hojo uscì lasciando solo il sovrano nella sua stanza, con la preoccupazione di riuscire a trovare Kagome, altrimenti sarebbe morto

 

……………………….@@@@@@@@@@@@……………………………………

 
La sera era calata da poco, quando Inuyasha e Miroku giunsero al loro covo fuori città,  Sango arrivò di corsa verso di loro tutta trafelata, per buttarsi tra le braccia di quest’ultimo, che ebbe appena il tempo di smontare dal suo cavallo.

“ Non credevo che quel zuccone decidesse di tornare indietro, almeno non prima di  una settimana” disse Sango rivolta a Miroku, “ Ehi si da il caso che  lo zuccone, del quale stai parlando, è proprio davanti a te” rispose fingendosi infuriato, “ Non dirmi che te la sei presa? Lo sai che stavo scherzando!”.

“ Lo so bene” rispose smontando anch’egli da cavallo, rivelando una presenza dietro di lui, Sango vide una ragazza dai lunghi capelli corvini, una benda blu avvolgeva i suoi occhi, molto probabilmente era un accorgimento usato dai due per celare il loro rifugio.

Sango si voltò verso Miroku con aria curiosa, mentre Inuyasha fece smontare da cavallo Kagome, e una volta che la fanciulla fu a terra, si mise dietro di lei per levarle la benda, “ Kaede ora la benda non serve, oramai siamo quasi arrivati” le disse Inuyasha.

Kagome si ritrovo dinnanzi una piccola oasi, qua e la si potevano osservare degli alberi e piante diversi, da quelli che conosceva, si guardò intorno studiando attentamente il luogo; si sentiva spaesata, non conosceva niente e nessuno, escluso Inuyasha, nonostante ciò non era spaventata, come quella mattina al mercato, ma era felice come non le era sembrata in vita sua.

“ Ti comprendo se ti senti un po’ disorientata, perché questo luogo mi ha fatto lo stesso effetto” Kagome si voltò verso la voce femminile che le aveva rivolto la parola, la principessa rimase confusa alla vista di quella giovane.

Ella era molto bella, anche se i suoi erano indumenti di modesta fattura, trasmetteva eleganza e raffinatezza, i lineamenti del suo viso erano maturi, nonostante la giovane età.  Kagome ebbe l’impressione che quella ragazza, di qualche anno più grande, portasse sulla coscienza un grave fardello.

“ Non sentirti in imbarazzo, ti aiuterò io ad ambientarti, mi presento il mio nome è Sango, continuò la giovane, “ Grazie piacere di conoscerti Sango, sarò felice di rimanere in tua compagnia, scusami che sciocca mi sono dimenticata di dirti il mio nome, io sono Kaede” disse sorridendo cordialmente, Kagome sentiva che con quella ragazza avrebbe legato subito.

“ Bando alle presentazioni, Sango, Kaede avrà fame e non soltanto lei, ora ho voglia di mangiare qualcosa fatto dalle tue abili mani” disse Miroku, “ Sei il solito ingordo, ma mi spiace dirti che per voi non c’è niente da mangiare” rispose Sango prendendo a braccetto Kaede per portarla verso il rifugio, seguito da un Miroku disperato da quella rivelazione.

Inuyasha rimase indietro ad osservare Kaede ridere ai discorsi dei due innamorati, era una bella ragazza, Miroku non aveva detto il falso,guardandola meglio, Inuyasha notò che, vi era in lei, un qualcosa che le ricordava vagamente Kikyo, scosse la testa a quel pensiero, poi prese per le i due cavalli per le briglie e li riportò verso la stalla.

 

Continua…

 

 

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Capitolo 5
*** L’inizio di una nuova vita ***


L’inizio di una nuova vita

L’inizio di una nuova vita

Dopo aver consumato un pasto frugale, Inuyasha lasciò liberi i cavalli all’interno di un piccolo recinto per poi, proseguire a piedi il percorso principale. Camminarono a lungo inoltrandosi all’interno della foresta, Kagome incominciava ad essere stanca, non era abituata a spostarsi a piedi così tanto, lei era una principessa, e come tale, era normale che i suoi trasferimenti più lunghi fossero fatti comodamente sdraiati su una lettiga.

Si passò una mano sulla sua fronte sudata, in quel momento non si sorprese a fatto di desiderare di fermarsi per riprendersi dalla faticosa marcia forzata,  ma doveva ammettere a se stessa di non aver mai visto una foresta illuminata al chiaro di luna; la luna infondeva una strana atmosfera all’ambiente che la circondava si sentiva fortunata di poter assistere uno spettacolo incantevole.  Non poteva fare a meno di sorridere soddisfatta, alla vista, di qualche fiore tropicale o di vedere qualche lepre uscire fuori dalla tana per andare ad abbeverarsi in qualche fiumiciattolo, tutto ciò le rammentava le storie che la sua tutrice le raccontava da bambina e che lei spesso amava leggere.  Generalmente si trattavano di brevi novelle dove numerose fanciulle fuggivano, assieme all’uomo che amavano, per rifugiarsi in luoghi come questi, qui i due pellegrinavano vivendo numerose avventure che poi si concludevano a lieto fine. 

L’improvviso rombo che fendeva l’aree la fece sussultare, si trattava di un suono molto simile al ronzio di mille calabroni, “ Sango” disse la principessa avvicinandosi alla ragazza stringendole il braccio con la sua mano, “ Si Kaede?” le chiese con tranquillità, “ Questo suono? Cosa produce questo suono?” chiese con lieve tremito nella voce.  Miroku si voltò verso di le due ragazze, le stava rivolgendo un sorriso rassicurante e molto dolce, mentre Inuyasha senza voltarsi mugugnò scontroso un “ Mi chiedo quale zingara non conosca i suoni della natura”, si stupì di quella reazione non lo faceva così diffidente.

“ Kaede osserva bene la fonte che produce questo suono” disse Inuyasha girandosi verso il gruppo e scostando un piccolo ramo che copriva la loro visuale.

Kagome si fermò poi incantata ad ammirare lo straordinario spettacolo che si stendeva dinanzi ai suoi occhi, si trovavano su una altura dalla quale si poteva vedere un piccolo lago, al centro del quale, si poteva osservare la luna piena riflessa nello specchio d’acqua limpida.

Un piccolo monte ricoperto di vegetazione, chiudeva lo specchio d’acqua ad imbuto, mentre una cascata cadeva da esso, per alimentare la gora. 

“ Mai visto niente di così meraviglioso” si lasciò sfuggire la giovane affiancandosi al mezzo demone, nel fare ciò si sporse un po’ troppo alla sponda della altura, Inuyasha prontamente la prese per un braccio avvicinandola a se, ella si voltò verso di lui titubante, “ Non sporgerti troppo il terreno è scivoloso e tende a franare” disse serio sotto lo sguardo indagatore degli amici. 

Kagome incapace di ragionare annuì visibilmente imbarazzata, ogni volta che si avvicinava a quel ragazzo si sentiva mancare, la sicurezza, che l’aveva caratterizzata al castello, nei panni di Kikyo le era mancata ancora una volta in quella giornata, “ Ti ringrazio cercherò di fare attenzione le prossime volte” rispose sorridendo dolcemente nei suoi riguardi.

 “ Fa nulla” borbottò lui, per poi lasciarla andare dalla sua presa, Sango e Miroku osservano lo strano comportamento dell’amico, entrambi sapevano che il giovane non fosse interessato ad altre fanciulle fuorché la principessa, e si rattristarono notando come invece la piccola Kaede fosse così attratta da lui.

Quella ragazza  era destinata a soffrire rimanendo al suo fianco e di questo Sango se ne accorse subito, le sue guance arrossate e lo strano scintillio negli occhi della ragazza, le fecero capire immediatamente i suoi sentimenti, per lei era come leggere i pensieri di Kaede su un libro, tanto erano evidenti. Sospirò sconsolata verso la giovane fanciulla, sperando vivamente di essersi sbagliata, altrimenti la quiete al campo sarebbe stata presto rovinata, e questo non doveva accadere; altrimenti gli altri membri del clan si sarebbero ribellati ad Inuyasha, e se le guardie reali avessero scoperto la loro debolezza, la loro resistenza, contro i soprusi del sovrano, sarebbe stata debellata una volta per tutte. 

Percorsero un piccolo sentiero molto stretto e irregolare lungo la montagna che conduceva alla cascata, Kagome teneva una mano appoggiata alla parete, mentre con finta sicurezza camminava sulla strada serrata.

Inuyasha che era in prima fila si fermò quando si ritrovò davanti alla cascata, senza voltarsi protese la sua mano artigliata verso la giovane donna, lei la osservò per un breve istante per poi afferrarla subito stringendo la sua piccola mano tra quella del mezzo demone. 

“ Ora non aver timore, passeremo sotto la cascata, se starai tranquilla non ti accadrà nulla” affermò il giovane, “ Ma io sono tranquilla” rispose leggermente stizzita “ A davvero allora spiegami il motivo per cui il tuo cuore ha aumentato il numero dei suoi battiti e il perché stai tremando”.

Kagome lo osservò sorpresa, come poteva Inuyasha sentire i battiti del suo cuore? Che tutto ciò fosse legato alla sua natura demoniaca? Era la prima volta che Kagome aveva a che fare con un essere dalla natura demoniaca, anche se solo in parte, suo padre aveva ordinato che nessun demone o mezzo demone si avvicinasse alle principesse, per nessun motivo. Era stata costruita un’ala del palazzo designata solo per le due bambine, in modo da tenerle lontane dai demoni, questo sino al giorno del loro matrimonio o diciottesimo anno di età.

Kagome ripensò con ribrezzo al matrimonio impostole dal padre, non voleva sposare Naraku, conosceva la sua nomea e non le piaceva per niente, egli era un sanguinario che aveva causato disordine nel regno del padre. Poi era arrivato Inuyasha, sebbene un prigioniero aveva avvertito in lui bontà d’animo, il suo spirito ribelle l’aveva incuriosita al punto tale da spingerla al liberarlo. Rabbrividì a quel pensiero, ora era libera dalle costrizioni di palazzo, non era più la principessa Kagome, costretta ad ubbidire ad assurde regole imposte. 

Inuyasha si voltò verso Kagome, la ragazza era assorta nei suoi pensieri, quell’atteggiamento lo insospettiva, sentiva che Kaede nascondeva qualcosa, decise di rimanere comunque in guardia, se Kaede era una spia di certo lo avrebbe scoperto.

Kagome come ripresasi da uno stato di trance, osservò il giovane meravigliata, pensando a quante cose le erano sconosciute, “ Per quale motivo Kaede mi guardi in quel modo? Non ti sei mai trovata a che fare con dei mezzi demoni o demoni stessi?” chiese indagatore, “ Ma che dici Inuyasha? Sei forse impazzito? Vuoi forse spaventare con i tuoi assurdi discorsi la piccola Kaede, sei veramente uno stupido Inuyasha” affermò Sango venendole in soccorso, “ Sango ti ci metti anche tu ora?” rispose risentito verso l’amica.

“ Piccola Kaede” mormorò  in un sussurrò appena udibile Kagome “ dunque ora e così” continuò  sullo stesso tono,  ma alle orecchie di Inuyasha non sfuggirono quelle parole,  il mezzo demone ne rimase sorpreso, ma decise di far finta di nulla ignorando per il momento lo strano comportamento. Stufo di ascoltare la noiosa predica di Sango e Miroku, senza dire niente prese nuovamente tra le sue mani quella della nuova  arrivata tirandola all’interno della cascata. 

Con sua sorpresa Kagome si sentì tirare all’interno della cascata, chiuse gli occhi e li riaprì soltanto quando si accorse di non essere investita da nessun getto d’acqua, con suo grande stupore si accorse che i suoi vestiti erano appena umidi, passò una mano sulla sua gonna, liberandosi in quel modo dalla stretta del mezzo demone. 

Alzò lo sguardo ed osservò l’interno di una grotta, girò su se stessa curiosa osservando il soffitto e le pareti prive di decori, “ E’ qui che vi rifugiate?” chiese curiosa, il suo tono di  voce era spento dalla delusione, si era immaginata di ritrovarsi in un luogo fantastico, invece ora si ritrovava all’interno di una grotta umida.

“ No, oramai siamo vicini dobbiamo solo attraversare la grotta e ci ritroveremo all’accampamento” rispose Miroku non appena ebbe attraversato, assieme alla ragazza, anch’egli la cascata. 

Camminarono ancora per circa venti minuti prima di sbucare fuori dalla caverna, i tre ragazzi si ritrovarono dinnanzi una radura, qua e la si potevano scorgere numerose capanne, alcuni uomini, demoni e mezzi demoni erano radunati attorno ad un falò.

Kagome ne rimase sorpresa davvero non credeva di ritrovarsi in un luogo così bello e così popolato di persone, ne rimase stupita, “ Mamma guarda, Inuyasha e gli altri sono tornati” gridò una bambina, mentre correva incontro ad Inuyasha.

Quella bambina corse verso di loro allegra, per poi fermarsi dinnanzi alla ragazza guardandola in modo curioso, “ E tu chi sei?” chiese curiosa portandosi un dito alla bocca, “ Shiori  non essere così impertinente”affermò la madre che l’aveva raggiunta. Kagome sorrise,  per poi inginocchiarsi di fronte alla bambina e posando una mano sulla testa della piccola, “ Il mio nome è Kaede piacere di conoscerti” rispose “ Sono lieta di aver fatto la tua conoscenza ” continuò poi, Shiori le rivolse un sorriso sincero,  per  stringersi tra le braccia della madre.

“ Vedo che la piccola Shiori non ha perso tempo a presentarsi” nel proferire un ragazzo alto dai lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo nera le si affiancò, i suoi occhi erano azzurri e penetranti, tanto che Kagome si sentì avvampare.

Solo inseguito Kagome notò che intorno alla vita del ragazzo vi era avvolta una folta coda e delle sue orecchie elfiche, “ Inuyasha bentornato, non sapevo che con voi ci fosse anche una splendida fanciulla, sono rimasto incantato dalla sua bellezza, tanto è divina la sua figura” affermò il demone  rivolgendosi ad Inuyasha,ignorando la presenza della fanciulla .

“ Koga sei sempre il solito, mi spieghi per quale motivo ti interessi tanto alla nuova venuta?” rispose Inuyasha stizzito, il mezzo demone si sorprese di tanta collera, che fosse geloso? Ma per quale motivo? Perché si sentiva come una morsa allo stomaco appena Koga aveva proferito quelle parole nei confronti di Kaede? Cosa le importava se quella ragazza potesse ricambiare i sentimenti di quel demone, infondo lui amava Kikyo.

“ Suvvia Inuyasha non ti scaldare, Koga non volerne a male, ma siamo stanchi, credo che anche  Kaede, voglia riposarsi, per le presentazioni ci sarà tempo” intervenne Miroku mettendo fine alla discussione, il demone annuì e li lasciò allontanare nelle rispettive abitazioni.

Dopo varie discussioni fu deciso che Kaede avrebbe trovato ristoro nella capanna di Inuyasha, poiché egli era l’unico a vivere da solo e non avere problemi di spazio, Kagome non seppe se essere felice di tale scelta o se sentirsi in imbarazzo, Inuyasha da parte sua era visibilmente scocciato per tale decisione.  Una volta entrati le fece vedere la capanna, vi erano solo tre vani arredati in modo spartano, i muri erano due ed erano privi di porte, “ Allora io dormirò sul letto e tu dormirai a per terra capito?” Kagome non seppe se cosa rispondere, ella era convinta che il carattere di Inuyasha fosse più gentile, invece si era mostrato insensibile, ma non potendo fare altrimenti, doveva accettare le sue condizioni, poiché non sapeva dove altro andare.

Quando Inuyasha si allontanò dalla camera da letto, Kagome ne approfittò per sedersi sul morbido letto, al suo ritorno il mezzo demone la trovò profondamente addormentata, rimase ad osservarla dormire; la lunga e lucente chioma corvina era sparsa sul cuscino, le labbra rosa e carnose erano sensualmente dischiuse, il suo petto si alzava e si abbassava seguendo il regolare respiro. Era rapito da tale visione, ammirò compiaciuto le lunghe e arcuate ciglia nere degli occhi, quando ella si rannicchiò a causa per il freddo, i suoi pensieri si concretizzarono, si tolse il suo haori rosso e lo posò delicatamente sulla figura della giovane.

La vide sorridere prima di mormorare il suo nome, lui ne rimase sorpreso per quale ragione Kaede pronunciava nel sonno il suo nome? Troppo stanco si sedette ai piedi del letto, appoggiandovi la schiena e mettendosi a braccia e gambe incrociate, una volta trovatosi in quella posizione a lui comoda, egli fu accolto nel modo di Morfeo.

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Quella notte il sovrano non riuscì a chiudere occhio, sua figlia era scomparsa nel nulla, e ora si sentiva molto preoccupato e impotente, se fosse successo qualcosa di male a sua figlia, non avrebbe esitato a far trucidare il suo popolo stesso, per placare il suo dolore. La regina era disperata, e se ella era riuscita ad dormire fu opera di un infuso che egli le aveva costretto di bere, almeno lei si sarebbe sentita un po’ meno stanca di questa faccenda. 

Vane erano state le ricerche e inutili le parole di Kikyo nemmeno lei sapeva dove si trovava sua sorella, e ciò lo preoccupava ancora di più, non era il carattere di Kagome quello di scomparire senza avvisare nessuno. 

Il re oramai distrutto dal dolore della scomparsa della figlia, giunse alla conclusione che egli fosse stata rapita, e che il suo rapitore fosse lo stesso Inuyasha, poiché a quanto le era parso dalle parole della principessa, fra i due giovani doveva esserci uno strano legame.

Senza badare al suo aspetto orribile si alzò dal letto, dove la moglie stava ancora riposando, poco prima dell’alba indossò una vestaglia, recandosi con furia verso il suo studio, lì attese, camminando nervosamente come un animale ferito, che Hojo il capo delle guardie reali si presentasse al suo cospetto.

Quando il giovane si presentò nella stanza, il sovrano inveì contro i suoi miseri fallimenti, poi sospirando si riprese, “ Hojo hai l’ordine di mettere una taglia sul mezzo demone Inuyasha, la sua accusa è quella di aver rapito mia figlia Kagome e di brigantaggio”.

“ Vostra maestà non ritengo opportuno di far spargere la voce del rapimento di vostra figlia Kagome, come prenderà la notizia il suo promesso sposo come prenderà la notizia?” il sovrano come ridestato dai suoi neri pensieri si accorse che il capo delle guardie aveva ragione, questa notizia doveva essere celata almeno sino al giorno dell’arrivo di Naraku, mancava oramai poco, inoltre non era da sottovalutare l’eventuale pericolo se un mancato accordo. Non poteva rischiare di far nascere una guerra nel suo regno, egli aveva ancora una carta da giocare e non l’avrebbe sprecata.

“ Hai ragione, allora la sua accusa rimarrà solo quella del brigantaggio, almeno sino al momento in cui Naraku rimarrà all’oscuro dell’intera faccenda” disse congedando il giovane soldato, una volta che fu solo sul suo volto si dipinse un sorriso trionfante, ora aveva un’idea per cercare di ingannare Naraku.

Continua…

                                         

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Capitolo 6
*** IL PATTO DI NARAKU ***


IL PATTO DI NARAKU

IL PATTO DI NARAKU


Il giorno dell’arrivo di Naraku giunse con tale rapidità da mettere a disagio il sovrano, sua figlia, la principessa Kagome, non era stata ancora trovata, oramai mancava da palazzo da due giorni circa.
Ora doveva convincere il nobile principe a ritardare il matrimonio senza rischiare di causare una guerra, infatti dopo il suo arrivo, al decimo giorno di permanenza a palazzo egli avrebbe sposato Kagome.
La regina, sua moglie, si era rinchiusa nel suo dolore, ogni volta che era sola ella versava le sue lacrime per la figlia lontana. Cosa le sarebbe accaduto se ella avesse perso il bracciale? Le nere parole che le furono proferite anni prima, durante il suo matrimonio, le rimbombavano nella mente, come se quell’essere maligno fosse li presente nel pronunciarle.
Sapeva bene che se una delle sue figlie avesse perso il bracciale, avrebbero perso la vita tra atroci dolori e sofferenze, senza contare che da li a poco la rovina del regno sarebbe giunta, ma di questo non le importava. A parlare era il suo cuore di madre, non di regina, per lei, come qualsiasi madre la vita del figlio valeva molto di più della propria e di quella dei suoi sudditi. Non le importava di passare per egoista, la sua bambina rischiava la propria vita. con quale coraggio poteva guardare i propri figlio morire?
Scosse la testa da questi neri pensieri, come se ricacciandoli nel profondo del suo cuore potesse cancellare la dura realtà. Per evitare di impazzire dal dolore dedicò corpo e mente ai preparativi del palazzo, ordinando di pulire una stanza e di addobbare l’altra, con ritmi molto frenetici, visto che di li a poco ci sarebbero stati degli ospiti.
Non mancavano anche le ramanzine a servi pigri, obbligandoli a lavorare in mansioni ancora più sfiancanti, l’accoglienza per il principe Naraku doveva essere perfetta, tutto doveva svolgersi nei modi migliori, facendo finte che nulla era accaduto. Nessuno doveva apprendere la scomparsa di Kagome, questo era il volere che il marito le aveva imposto di seguire, ma non poteva fare altrimenti.
Le stanze per gli ospiti furono pronte alla sera, e tutti i nobili, servi e soldati di palazzo fremevano nell’attesa dell’arrivo dei dignitari nobiliari dei territori più esterni, poche volte in passato si poteva vantare a palazzo di aver ospitato tutti i nobili compreso quelli dei regni esterni.
Pochi attimi dopo, quando le torce del giardino vennero accese, attorno al castello, si potevano scorgere numerose lettighe, le quali ospitavano qualche dama, umano o di origine demoniaca, mentre gli uomini erano in sella ai loro cavalli.
Naraku era in testa a quel corteo, in groppa ad un nero destriero, nemmeno un soldato circondava la sua figura, egli sapeva che nessuno poteva avvicinarsi a lui, senza trovare tuttavia la morte.
Una volta giunto al castello, venne fatto accompagnare nella sala del trono, dove vi era ad attenderlo con ansia celata, i due regnanti, la regina e il re stesso, sentì provenire dai suoi dignitari, seppur in brusio, il motivo per il quale le due principesse erano assenti alla cerimonia. Non era di certo nascosta la notizia che Kagome doveva sposare il principe venuto dalle terre di confine.
Il brusio cessò appena le porte si spalancarono, e rivelarono al loro cospetto, un uomo alto slanciato, dai lunghi capelli neri raccolti in una elegante coda, con un nastro bianco, i freddi occhi castani erano rivolti a scrutare la sala, egli non indugiò più di tanto alla presenza dei nobili li riuniti, quanto sui due seggi vuoti al fianco della regina.
Ella poté notare il passo deciso con il quale egli si avvicinava, nessun segno di esitazione, tradiva il fiero cammino di Naraku, sapeva cosa voleva e questo era visibile agli di tutti quanti. Una volta trovatasi dinnanzi ai sovrani e aver accennato un breve inchino, per poi alzare lo sguardo in tono di sfida. Il re chinò leggermente il capo sorridendo, ignorando quella sfida, “ Mio caro Naraku e con immenso piacere che ti do benvenuto da parte mie e della mia regale consorte, spero che vi troverete bene nel regno:”
“ Maestà” rispose con voce fredda posando i suoi occhi freddi sui due troni vuoti, “ Sono lieto di poter essere ospitato nella vostra dimora, mi domando però per quale motivo le principesse non siano qui ad accogliermi, se non sbaglio io dovrò sposare una di loro, Kagome mi è stata concessa da voi in sposa. Come mai non si trova qui almeno lei?” il re rimase calmo e poi rispose “ Un po’ presto per mostrarvi le mie perle, Naraku, le principesse per mio volere si trovano nella loro stanza, e presto, molto presto potrete conversare con Kagome”.
“ Spero che quello che dite sia vero, sarei molto rammaricato nell’appurare la verità su certe voci” il tono freddo e pungente mise a disagio il re che strinse più forte le mani sui bracci del trono, “ Non capisco a cosa volete alludere” , “ Oh ma voi avete inteso molto bene le mie parole, ma se proprio non avete capito vi rinfrescherò la memoria. Si dice che una delle vostre preziose perle sia scomparsa e che abbia lasciato il palazzo da almeno tre giorni.” .
I nobili attorno a loro rumoreggiarono all’apprendere quella notizia, “ Quello che dite è falso, osate mettere in dubbio la parola del vostro signore?” rispose il re irato “ Io metto in discussione ciò che tentate di tenermi nascosto, so molto bene che vostra figlia sia scappata, e che voi non siete ancora riuscito a trovarla. Un mia spia mi ha informato sugli sviluppi di questa spiacevole vicenda, anche perché pare proprio che la mia promessa sposa abbia lascito questo palazzo e io non tollero che le mie cose mi vengano sottratte o perse” la voce di Naraku risultò più irritata, la regina strinse il braccio del marito a se per intimarlo alla calma, “ Naraku questo è il mio castello, questo è il mi regno e non tollero da nessuno di essere spiato e tanto meno trattato in questo modo privo di rispetto. Mia figlia sarà trovata entro il trentesimo giorno del calare della luna a partire da domani sera, se così non accadrà mia figlia Kikyo sarà pronta per il matrimonio” disse il sovrano “ Io esigo qualcosa di più che sposare Kikyo, io voglio il vostro regno e voglio comunque fare mia quell’insolente di vostra figlia che ha osato fuggire dalla mia presenza” rispose malevolo, “ NO CIO’ CHE CHIEDETE E’ INAMMISSIBILE” a parlare fu la regina che furiosa si era alzata dal trono, ora il silenzio era tornato nella sala, numerosi sguardi si posarono sulla sua figura, “ IO NON CONSEGNERO’ LE MIE BAMBINE IN MANO VOSTRA, E TANTO MENO IL MIO REGNO” mai come in quel momento era stata così decisa e autoritaria agli occhi del marito e non solo, “ Suvvia cara il matrimonio oramai è deciso, e noi abbiamo il dovere di rispettare le nostre alleanze e impegni, tuttavia Naraku non intendo accettare la vostra condizione. Se la mia decisione non vi sta bene potete anche rifiutare, mi pare una scelta ragionevole la mia, infondo sia Kikyo che Kagome sono due splendide fanciulle, se la seconda non si trova potrete comunque avere la prima” la regina tremava dalla rabbia a quelle parole, non le era del tutto chiaro lo strano comportamento
“ Maestà io come le ho già detto non tollero che le mie cose vengano perdute, se lady Kagome sarà ricondotta al castello entro trenta lune sposerò la principessa, altrimenti mi prenderò il regno con la forza. Ora se permette desidero continuare i festeggiamenti del mio arrivo” disse inchinandosi leggermente aspettando una risposta dal sovrano che non si fece attendere oltre, con un cenno del capo il re diede l’ordine di dare inizio al banchetto.
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Kagome era felice la nuova vita che stava vivendo la rendeva felice e appagata, certo le difficoltà non mancavano, doveva ancora dimostrare la sua fedeltà a Inuyasha per essere accettata, e lei non aveva ancora capito che prove l’attendevano.
Nonostante ciò si era adattata bene alla vita del campo, conosceva ogni membro di quella compagnia, spesso Koga il demone lupo si fermava a farle compagnia e durante quelle ore chiacchieravano su varie cose, egli era diventato il suo migliore amico,anche se su di lei esercitava uno strano fascino.
La piccola Shiori si fermava con e lei e Kagome la ricambiava giocando un po’ con lei e raccontandole qualche novella che le era stata raccontata dalla sua nutrice.
Era proprio quello che in quel momento stava facendo, era seduta ai piedi di un albero con la schiena appoggiata al possente tronco, sulle sue ginocchia stava seduta la bambina che sorridente ascoltava quello che lei stava dicendo.
“ Finalmente ti ho trovata, Kaede non dovresti passare così tanto tempo senza far nulla, in questi due giorni ti ho lasciato riposare perché eri molto scossa dall’episodio del mercato, ma ora mi sembri in forma” affermò Inuyasha.
Kagome sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto ogni volta che lo vedeva, in quel momento si ritrovò a pregare gli dei di non essere arrossita, “ Si va bene Inuyasha cosa posso fare? ” affermò una volta che si fu ripresa, “ Potresti riempire le cisterne d’acqua, Shiori ti potrà accompagnare alla sorgente”, la bambina si alzò dalle ginocchia di Kagome per parlare “ Ma di questo passo ci vorrà l’intera mattinata per riempire la cisterna, sei ingiusto Inuyasha”.
Inuyasha si limitò a guardarla male senza rispondere, “ Suvvia Shiori non vedo cosa ci sia di male” disse posandole una mano sulla testa, “ Inuyasha ha ragione ognuno di noi deve dare il suo contributo, altrimenti sarebbe un bel guaio” continuò, quelle parole le ricordavano molto quelle di sua madre quando l’ammoniva a fare il suo dovere.
Chissà cosa starà facendo mia madre, sarà preoccupata per me? Il suo sguardo si rabbuiò di colpo. Questo non passò inosservato al mezzo demone, lasciandolo ancora una volta perplesso, spesso si chiedeva quali fossero i pensieri di quella strana ragazza. “ Prendi ti serviranno” disse mentre le porgeva un lungo bastone, con due secchi in legno appesi, lei lo ringraziò sorridendo e si incamminò con Shiori al suo fianco.
Inuyasha decise di seguire la nuova venuta per studiarne il comportamento, entrambe camminavano lungo un sentiero da diversi minuti e Kagome cominciava a domandarsi dove la stava portando la piccola, stava per domandarle se mancava ancora molto quando si fermarono presso una radura.
Da una parete rocciosa, ricoperta da muschio, sgorgava una fontanella d’acqua che alimentava un laghetto, molto piccolo rispetto a quello dove vi era la cascata, “ Che bel posto finalmente siamo arrivate mi piace questo posto si sta bene qui, Shiori che ne dici di riposati un poco mentre io riempio i secchi” le ordinò con la sua voce cristallina, “ Sai sono contenta che tu sia venuta a vivere assieme a noi, sai non ho mai visto Koga cosi sereno da quando sei arrivata” affermò la bambina, Kagome arrossì a quelle parole.
Inuyasha che era rimasto nascosto fra i cespugli origliare si innervosì appena sentì le parole della bambina, non poteva sopportare le attenzioni di Koga verso quella ragazza, gli davano i nervi anche se lui era innamorato di Kikyo
Si mise ad ascoltare più attentamente le due per sapere che cosa avrebbe potuto rispondere quella Kaede, “ Oh dici sul serio?” rispose la principessa dandole le spalle, “ Koga si è innamorato di te, altrimenti non mi spiego il suo cambiamento” Kagome posò affianco a se il primo secchio facendo finta di niente, ma non poteva evitare di sentire il suo cuore batterle furiosamente nel petto, Koga innamorato di lei, non poteva crederlo, non che le desse fastidio sapere di essere corteggiata, ma non era lui che amava, e se continuava così era certo di farlo soffrire.
Inuyasha si sentì accecare dalla rabbia se avesse visto il demone lupo in quel momento non avrebbe esitato ad ucciderlo, ma poi si chiese cosa provava quella ragazza, sei lei amava Koga con che diritto avrebbe potuto intromettersi? L’avrebbe fatta soffrire, ma per cosa poi? Se lui amava un’altra?
“ Kaede che hai ti senti male?” chiese la bambina preoccupata, Kagome si era estraniata nei suoi pensieri, non ascoltando più cosa le stava dicendo la piccola, “ No Shiori va tutto bene” le rispose guardandola in volto sfoggiando uno dei suoi sorrisi più dolci.
La bambina non notò il suo turbamento, e di questo Kagome ringraziò gli dei per questo, “ Tu vuoi bene a Koga?” chiese ancora la bambina, era con le spalle al muro, come poteva spiegare a una bambina una cosa del genere?
Inuyasha si appiattì maggiormente al tronco dell’albero con il cuore in gola, ora avrebbe ottenuto una risposta, finalmente avrebbe scoperto i sentimenti della ragazza, il mezzo demone sentiva il respiro morirgli in gola.
Kagome si accorse appena in tempo che il secondo secchio era pieno sino all’orlo, “ Shiori dobbiamo tornare indietro, altrimenti chi lo sente Inuyasha?” “ Ok ” fu la risposta della bambina che si era alzata dalla pietra sulla quale era seduta.
La ragazza sospirò e tornò a calmarsi, si caricò sulle spalle la pesante asta, dalla quale erano appesi i due secchi ricolmi d’acqua e si incamminò lungo il piccolo villaggio non fece molta strada perché la ragazza vide portare via la bambina da uno strano demone.
La principessa sentiva piangere e urlare la bambina non esitò a rovesciare addosso, a quella strana creatura artigliata, l’acqua che aveva raccolto, in quel modo il demone lasciò cadere a terra la piccola Shiori che era in un mare di lacrime.
“ SHIORI SCAPPA VA VIA, NON PREOCCUPARTI IO LO TRATTERO’ IL PIU’ POSSIBILE” “ MA KAEDE” “ VA VIA CORRI” la bambina corse giù al villaggio, mentre Kaede si parò dinnanzi alla strada dove era passata la bambina facendole da scudo con il corpo. Tra le mani brandiva il bastone dove erano appesi i due secchi, il demone dopo essere stato bagnato dall’acqua aveva rivelato la sua vera natura era fatto di fango ed era molto più alto di lei.
Kagome tremava dalla paura, ma non poteva lasciargli il passo libero doveva salvare la piccola Shiori, “ Ragazza sei coraggiosa per essere un’umana, ma ora voglio il tuo corpo, dammi il tuo corpo” .
Appena il demone pronunciò quelle parole le sue mani si allungarono verso di lei e si fecero appuntite come lame, fece appena in tempo a saltare evitando di essere colpita, Kagome non poteva prevedere che quel maledetto era in grado di colpirla alle spalle, ma anche questo volta non ci riuscì.
Inuyasha la prese appena in tempo spingendola lontano dal demone, che lo colpì alla spalla sinistra, ferendolo.
Kagome si alzò appena in tempo per osservare il mezzo demone ferito, dalle sue labbra uscì un solo suono, un solo nome e quel nome era: Inuyasha

 

Continua…

Dedico questo capitolo a tutti quelli che hanno letto la mia storia, ma specialmente a Ariel87 e Onda che hanno sempre commentato i miei capitoli ^_^

 

 

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Capitolo 7
*** Il potere dei due bracciali ***


Il potere dei due bracciali

Il potere dei due bracciali

Lacrime di paura le pungevano gli occhi, si era alzata a fatica tenendosi stretta il braccio sinistro, i suoi vestiti, che Rin le aveva procurato, oramai erano completamente rovinati, ma questo non le importava. La sua attenzione era rivolta al mezzo demone che stava cercando di salvarle la vita, Kagome aveva notato che Inuyasha sanguinava copiosamente dalla spalla sinistra.
“ I-INUYASHAAAAAAA” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre coraggiosamente correva, brandendo il bastone che era caduto al suo fianco, nel tentativo di colpire il demone alle spalle.
Ma fu subito bloccata dal demone che sentendola arrivare, la afferrò per la gola sollevandola da terra, “ I-i-Inuyasha a-aiuta-mi” disse Kagome con voce bassa e strozzata, mentre si divincolava come una gatta selvatica.
“ MALEDETTO LASCIALA ANDARE” urlò a sua volta il mezzo demone brandendo Tessaiga, ma quando Inuyasha fece per avvicinarsi il demone disse: “ Se solo ti avvicini, questa ragazza morirà facendomi da scudo contro la tua spada” .
Inuyasha si bloccò di colpo non sapeva cosa fare e come comportarsi per salvare Kaede dalle grinfie di quel demone, si bloccò di colpo guardandola lentamente perdere le forze, inoltre Inuyasha non poté fare a meno di impietrire quando, si accorse che il demone stava assorbendo l’energia di Kaede; infatti il suo corpo brillava di una tenue luce dorata che veniva assorbita da quel mostro fatto di fango, mentre il corpo di Kaede stava assumendo un pallore cadaverico.
“ L-lasciami” sussurrò Kagome sfinita, quando senza che nessuno se ne accorgesse il bracciale, che teneva nascosto sotto la benda bianca, si illuminò lievemente di una luce azzurrina. La ragazza sentiva il suo corpo bruciare all’interno da una enorme fonte di energia, d’istinto Kagome appoggiò la sua mano su quella di quel mostro, e appena l’ebbe fatto, lo sentì urlare e gemere dal dolore, mentre la mano del demone veniva ridotta in cenere, finendo così a terra ai suoi piedi.
Il mostro fatto di fango indietreggiò da Kagome di dieci passi, il mezzo demone, seppur sconvolto da quei fatti, non perse tempo e con un solo fendente lo uccise; una volta fatto ciò lasciò cadere Tessaiga ai suoi piedi per correre verso la principessa che era caduta a terra priva di sensi.
Quando Inuyasha gli fu vicino, si inginocchiò accanto ad ella e le sollevò il capo, mentre ciuffi corvini gli ricadevano scomposti sul suo braccio.
“ Kaede stai bene? Kaede rispondimi” chiese preoccupato scuotendo l’esile corpo della ragazza, a preoccuparlo maggiormente era il fatto che ella teneva gli occhi chiusi, quando lentamente li aprì Inuyasha si sentì sollevato tanto da sospirare rincuorato.
“ I-inuyasha sto bene” rispose flebilmente in un sussurro, “ Stupida con quel gesto hai rischiato di morire” le rispose con voce strozzata dalla preoccupazione, Kagome non si offese nell’udire quelle parole sgarbate, sapeva che il mezzo demone era angosciato per lei.
La principessa si limitò ad osservarlo dolcemente in volto, solo dopo si accorse che Inuyasha aveva il viso e il corpo ricoperto di terra, mentre la spalla sinistra sanguinava macchiando il suo haori.
Il suo sorriso lasciò spazio a una lacrima che le rigò il volto, seguita subito da un'altra, “ Perdonami per difendermi sei stato ferito. Mi spiace tanto” disse sussurrando prima di svenire, Inuyasha si alzò tenendo Kagome tra le sue braccia.
“ Piccola Kaede” sussurrò appena lui sorridendo lievemente, era felice di sapere che lei era salva, poco importava se lui era ferito, l’unica cosa che contava era di saperla sana e salva.
Poco dopo,quando arrivò al villaggio, vide la piccola Shiori corrergli incontro in un mare di lacrime, seguito da Koga, Sango e Miroku, “ Cosa è accaduto a Kaede? Inuyasha come mai è ridotta così? Ho saputo solo ora da Shiori che lei e la ragazza sono state attaccate da un demone” disse Koga tutto d’un fiato.
Inuyasha sentì nuovamente la rabbia farsi strada nel suo animo, non poteva sopportare di vedere Koga manifestare così tanto interesse per quella femmina umana, “ Koga non mi pare il momento adatto per una discussione del genere. Se vorrai, ne parleremo dopo che Sango l’avrà curata come si deve, Kaede ha bisogno di riposo ora. Sango presto vieni c’è bisogno del tuo aiuto ” rispose sgarbato senza nemmeno degnare di uno sguardo Koga, entrando nella sua abitazione dove adagiò lentamente la ragazza sul proprio letto.
Kagome era semi incosciente, avvertiva delle voci attorno a lei, ma non riusciva a rispondere era debole e la testa le doleva al punto da sembrarle di essere divisa in due metà da una scure.
Delle gocce di sudore le imperlavano la fronte, le guance erano incandescenti probabilmente aveva la febbre, Sango non esitò a ordinare a Inuyasha di portarle una bacinella d’acqua fresca, una volta che il mezzo demone le ebbe fatto ciò che le aveva chiesto, Sango lo fece uscire dalla stanza; la ragazza non perse tempo, infatti, la prima cosa che fece, fu quella, di intingere un piccolo panno di stoffa bianca, per poi adagiarlo sulla fronte della ragazza.
Kagome a quel contatto si rilassò, il dolore alle tempie si attenuò leggermente, quel tanto che bastava, da farle smettere di lamentarsi e agitarsi nello stato di incoscienza, nel quale era caduta; successivamente Sango corse a prendere dei suoi vestiti in modo da sostituire gli abiti oramai rovinati di Kaede. La ragazza evitò di levare la benda che teneva sul polso sinistro, sapeva che se l’avesse fatto, Kaede non l’avrebbe mai perdonata, si era accorta, infatti, in quei giorni che la fanciulla si portava la mano destra sul polso sinistro guardandolo pensierosa.
Quando finì di vestirla e averla coperta ben bene preparò un infuso di erbe da farle bere una volta che Kaede avrebbe ripreso conoscenza.
Inuyasha continuava a camminare avanti e indietro dinanzi la porta della propria abitazione con il cuore in mano, sembrava un leone ferito, appoggiato ad un tronco di un albero, a braccia conserte vi stava Koga.
Il demone lupo teneva gli occhi chiusi ed era immerso nelle sue riflessioni, egli provava rispetto per il mezzo demone, ne era anche amico, ma dall’arrivo di quella ragazza, sentiva che la situazione stava degenerando.
Era chiaro che lui e Inuyasha erano innamorati della stessa donna, o per lo meno il mezzo demone non era insensibile al fascino di Kaede, anche se a volte pareva non rendersene conto.
“ Basta io entro infondo è pur sempre casa mia!” affermò interrompendo il pesante silenzio calato tra i due, strappando Koga delle sue riflessioni, il demone lupo si limitò a sollevare il volto per rivolgergli uno sguardo contrariato, “ Sango ha detto di lasciarla lavorare in pace, altrimenti non riuscirà a curarla come si deve” rispose molto freddamente, “ Non mi importa di quello che dice Sango io voglio entrare”-
“ Dimmi Inuyasha, ami così tanto la straniera, tanto da farti perdere quel poco di buon senso che hai?” Inuyasha sgranò gli occhi, il suo cuore perse un battito, davvero Koga aveva detto di amare quella ragazza? “ Non dire assurdità come potrei amare quella ragazzina? Cosa credi me ne importi, la tua gelosia nei confronti di Kaede ti sta annebbiando il cervello, amico! Come puoi pensare una cosa del genere” assentì una volta trovato le parole adatte per rispondergli, sul suo volto comparve un sorriso ironico, il demone lupo stava per replicare, ma Sango lo ammonì al silenzio con uno sguardo severo.
“ E’ così dunque che aiutate un’ amica? So che entrambi siete preoccupati per lei, ma non è litigando che voi due risolverete la faccenda. Inoltre Koga ho bisogno del tuo aiuto” la voce della ragazza era energica e grintosa come non mai, “ Cosa devo fare?” rispose Koga, “ Ho bisogno di un’erba medicinale che cresce solo sulla montagna, purtroppo quella che avevo è terminata, e Kaede deve assolutamente bere quest’infuso, potresti andarla a prenderla?”. “ Ehi “ tuonò con tono di disapprovazione Inuyasha, “ Perché deve andare proprio lui? Non sono forse io che comando qui?” .
Sango chiuse gli occhi mentre brividi di rabbia scuotevano il suo corpo, si morse il labbro inferiore nel tentativo di trattenersi dall’urlargli di tutto, a causa della sua stupidità, quel gesto spaventò molto i due ragazzi, sapevano che la giovane quando perdeva le staffe era una vera furia; Miroku molto spesso era stato oggetto delle sue sfuriate, e i due sapevano troppo bene che l’amico ne usciva sempre con un bernoccolo gigante sulla testa.
“ Sai meglio di me Inuyasha che Koga è molto più veloce di te, non fare lo stupido”affermò acidamente la ragazza, “ Koga sei ancora qui! Cosa spetti a correre?” ripeté autoritaria Sango.
I due rimasero ad osservare, fino a quando gli fu loro possibile, la figura del demone distanziarsi all’orizzonte poi entrarono nella piccola casetta.
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Kykio era ancora supina sul letto, la principessa era ancora molto debole, si poggiò il braccio destro premuto sulla fronte, la testa le doleva molto, tanto che quella mattina Rin la trovò priva di sensi sul pavimento del salottino.
La principessa venne fatta immediatamente visitare dal medico di corte, che tuttavia dopo una lunga visita, non seppe dare alcuna diagnosi sul suo malessere, ma lei era certa di conoscere la causa della sua debolezza, tutto ciò dipendeva da Kagome ne era sicura.
Già in passato era accaduto, si ricordava troppo bene quel fatto per essere dimenticato, solo che lei aveva preferito non rivelare niente a nessuno, neanche Kagome stessa non ne era a conoscenza. Capitò che una volta che sua sorella si spellò un ginocchio cadendo, mentre lei era tranquillamente rimasta seduta a leggere in compagnia della sua tutrice, si ferì il ginocchio nel medesimo punto dove Kagome si era fatta male; crescendo si era resa conto che, se sua sorella si sentiva male, automaticamente la cosa si riversava su di lei, non era altrettanto sicura però la medesima cosa accadesse anche a Kagome. Era come se le loro anime fossero unite in una medesima, arrivando a percepire il dolore fisico della sorella. Che questa capacità dipendesse dal bracciale? Se così fosse anche il bracciale di Kagome doveva averle dato qualche potere sensoriale, troppo debole per lasciarsi andare nei suoi pensieri, decise di alzarsi e prepararsi, sapeva dell’arrivo di Naraku e ora più che mai era decisa a conoscerlo.
Si mise a sedere nella toeletta davanti allo specchio, rimase a guardare la propria immagine riflessa per qualche secondo, il suo volto era segnato dalla debolezza, si passò una mano sulla guancia iniziando a tracciare il contorno delle sue occhiaie, era da tre giorni che non dormiva e quello era il risultato.
Dovette ammettere a se stessa che era preoccupata per sua sorella, non era mai capitato di sentire così intensamente il suo dolore, al punto di svenire, Kykio si era sentita stringere alla gola così forte da farle mancare il respiro, e pure in quel momento se con minore intensità avvertiva dolore al collo.
“ Kagome stai bene vero?” si ritrovò a bisbigliare, poi con estrema delicatezza iniziò a passere nei suoi lunghi e lucenti capelli la spazzola, districando quei pochi nodi che si erano creati.
 

 

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Capitolo 8
*** Sogno o realtà ***


Sogno o realtà

Sogno o realtà?

 

Koga era partito da più di un’ora e Kagome non si era ancora ripresa, stesa sul suo letto priva di conoscenza, più volte Inuyasha l’aveva sentita lamentarsi nel sonno; preoccupato si avvicinò al proprio letto, sul quale, giaceva la fanciulla.
Inuyasha si sedette ai bordi del materasso e, osservò meglio, i lineamenti delicati del viso di Kaede, lunghe ciglia nere incorniciavano i suo occhi nocciola ora chiusi, le labbra carnose erano piegate in un’espressione di dolore; la pelle delle sue guance, solitamente rosee come le pesche ora erano pallide, in più ella aveva la fronte imperlata di sudore, segno che la febbre non era ancora calata.
Prese il panno che, Sango aveva messo sul comodino, al fianco di una bacinella d’acqua fresca e ve lo immerse. Quando Inuyasha appoggiò la pezza bagnata, sulla fronte della ragazza, Kaede stropicciò un poco gli occhi, assumendo una smorfia contrariata, ma il fresco dell’acqua dovette beneficarla in quanto, parve rilassarsi leggermente.
“ Madre…padre io non voglio, non potete obbligarmi…I-inuyasha ” Kagome stava delirando nel sonno pronunciando parole che, alle orecchie di Inuyasha erano prive di senso, il ragazzo prese allora una mano della fanciulla e la strinse tra la sua, mentre con la mano libera accarezzava delicatamente la frangia ribelle, dai riflessi cobalto.
“ …Kaede scusami non sono riuscito a impedire che ti venisse fatto del male, ma ora devi riposare. Piccola Kaede devi risvegliarti per regalare a tutti noi i tuoi dolci sorrisi ” Inuyasha pronunciò quelle parole in un delicato sussurrò, mentre guardava malinconicamente la principessa, non si era mai sentito così strano fino ad allora, non era più sicuro di quello che provava dall’arrivo di quella strana ragazza.
Aveva giurato amore a Kikyo, colei che aveva rischiato la propria vita, per liberarlo dalla sua prigionia, ma da quando nella sua vita era entrata Kaede, in quei pochi giorni si era sentito incerto sui suoi sentimenti.
Era difficile amare una donna della quale non conosceva neppure il volto, oramai aveva giurato di amare solo Kikyo benché ella, non gli avesse richiesto nessun giuramento, in fondo al cuore non poteva accettare di tradirla amando un’altra.
Ripensando alle parole di Koga, Inuyasha poteva capire che quanto egli avesse ragione, quella fanciulla lo aveva attratto a se, come una falena è attratta dal fuoco, eppure sapeva che Kaede stava nascondendo qualcosa e questo lo confondeva ulteriormente.
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Kagome sentiva che la sua anima cadeva nel vuoto, era circondata da molti specchi che ruotavano su loro stessi, riflettendo in modo parziale la sua figura. Aveva paura, questa volta sentiva che neanche Inuyasha sarebbe venuto in suo soccorso, i suoi tentativi di urlare furono vani, perché la sua voce non usciva dalla sua gola.
In modo brusco la sua caduta si arrestò improvvisamente, attorno a lei gli specchi erano spariti e ora era immersa nelle tenebre più nere, Kagome si accorse solo in seguito di essere nuda e di levitare a pochi millimetri da sopra uno specchio di acqua limpida. Immediatamente cercò di coprirsi i seni con le mani e incrociando le gambe, in quel modo le dita dei suoi piedi toccarono la piatta superficie del lago ed ella, poté sentire l’acqua fredda, sulla quale si formarono piccoli centri concentrici, via, via sempre più grandi.
Lacrime di paura, miste a imbarazzo sgorgavano dai suoi occhi, “ Inuyasha…aiutami ” bisbigliò incosciente, evocando l’unico nome della persone che le ispirava sicurezza e che amava.
“ Kagome non avere paura, nel mio regno non ti sarà fatto del male” una voce priva di tono la fece sussultare, “ Parla chi sei? Ti prego mostrati voglio vederti” ammonì Kagome cercando il legittimo proprietario di quella voce.
Una luce intensa dai toni azzurri, le si materializzò dinnanzi, Kagome non poteva vederla in viso “ C-chi sei? Io voglio vedere il tuo volto e poi come fai conoscere il mio nome” ripeté la ragazza, “ Io sono colei che ti svelerà il segreto della tua maledizione, ma se proprio ci tieni ti mostrerò il mio viso” la luce diminuì e una volta che ella poté vedere il volto di quella strana entità si portò alla bocca le mani per lo stupore.
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Kikyo aveva appena finito di acconciarsi i capelli, quando nella sua stanza fece irruzione uno sconosciuto nelle sue stanze, senza tradire alcuna emozione, osservò meglio la figura dell’individuo attraverso il riflesso dello specchio.
Era un uomo vestito con un abito viola, i neri capelli corvini, ricadevano ribelli lungo e oltre le sue spalle, le sue labbra sottili si piegarono in un sorriso malvagio, i suoi occhi scuri scintillavano di una strana luce.
“ Chi siete voi che osate farmi il torto di fare irruzione nelle mie stanze?” parlò la principessa fingendo un vago interesse, prendendo il profumo tamponando il suo collo con il tappo di cristallo, “ Vi accontento subito, il mio nome è Naraku e sono il promesso sposso di vostra sorella Kagome” rispose appoggiandosi con al muro con la spalla sinistra e incrociando le braccia al petto.
“ Questo non vi autorizza ad entrare in questo modo nelle mie stanze” ribatté la principessa, “ Oh questo lo dite voi mia cara Kikyo, presto sarò il sovrano di questo regno e potrò disporre di questo palazzo a mio piacimento” disse sorridendo malignamente, Kikyo alzò lo sguardo sulla superficie dello specchio, e Naraku poté vedere, in quel modo, sul volto della principessa alzarsi un sopracciglio.
“ Kikyo non pensiate che io sia pazzo, vostro padre e io abbiamo fatto un patto. Se entro trenta lune vostra sorella non farà ritorno a palazzo io mi prenderò questo regno, anche con la forza se questo fosse necessario. Se sono venuto sin qui è per verificare la vostra bellezza” ammonì senza muoversi.
Kikyo si risentì di quelle parole, tutta questa faccenda non le era chiara, Kagome che scompare nel nulla, loro padre da sempre un uomo mite e rispettoso, ultimamente era divenuto dispotico e autoritario, che sotto a tutto questo ci fosse proprio, quest’uomo? Chi era cosa voleva veramente Naraku? Se voleva veramente scoprirlo doveva giocare d’astuzia, agendo al suo stesso livello.
“ E ditemi dunque, per quale motivo volete verificare la mia bellezza?” rispose la principessa con voce priva di intonazione, non tradendo la rabbia che provava in quel momento, Naraku rimase per un breve istante ad osservarla poi si decise a rispondere alle sua domanda.
“ Mia cara Kikyo, vostro padre mi ha offerto la vostra mano per tamponare l’imprudenza di vostra sorella, ma io non tollero che le mie cose siano perse. Io voglio Kagome qui a palazzo, lei mi appartiene e una volta che lei sarà qui, deciderò se punirla della sua impudenza o meno, tuttavia volevo vedere se il vostro fascino mi avrebbe colpito, in tal caso, voi sareste diventata la mia regina” era incredibile la facilità con cui Naraku parlava di quell’argomento, le sue intenzioni provocarono la sua rabbia, era chiaro che tutto era stato calcolata sin dall’inizio, tutte le pedine erano state sapientemente mosse da quest’individuo. Rimaneva ancora il problema su come aveva fatto, a controllare la sua famiglia in un modo così astuto.
“ E ditemi Naraku io vi piaccio?” chiese mostrandosi vagamente interessata al suo giudizio, alzandosi e avvicinandosi lentamente in modo provocatorio, il lungo vestito bianco le aderiva sul corpo esaltando le sue forme esaltandone, e questo all’uomo non sfuggì, come del resto notò anche l’abbondante scollatura della ragazza.
“ Allora Naraku, devo dedurre dal vostro silenzio che io non vi piaccio” continuò la principessa arrivando a posare la sua mano sul petto del principe, “ Voi siete bella quanto scaltra principessa” rispose stringendo a se la donna, mentre con una mano accarezzava il seno di lei.
Kikyo per quanto infastidita lo lasciò fare, ma quando egli tento di baciarla, prontamente posò la sua mano sulle labbra di lui, impedendogli il contatto con le sue labbra, Naraku parve indispettito, ma sapientemente la fanciulla si accostò al suo orecchio sussurrando sensualmente: “ Mio caro principe per queste cose abbiamo tempo, ma prima parlatemi dei vostri progetti, solo così potrò aiutarvi dimostrandovi la mia lealtà. Io desidero il potere come lo desiderata voi e sono disposta a condividerlo con voi, sempre se vorrete”.
Naraku si scostò da ella per vederla in viso, e dopo aver osservato la fanciulla degli occhi, si decise a risponderle: “ Siete una donna piena di sorprese, non vi fate nessun scrupolo a tradire la vostra famiglia per ottenere del potere, giurandomi fedeltà. Io vi concedo la mia fiducia, ma se oserete tradirmi, vi avverto, Kikyo pagherete con la vita questa pena.” .
Riuscì a trattenere i brividi e a mantenere la sua freddezza con molta fatica, si impose di sorridere innocentemente, “ Mio caro Naraku se voi mi garantirete che io sarò la vostra regina, farò tutto quello che è in mio potere per aiutarvi”.
Naraku accarezzò una sua guancia, la sua mano era fredda come quella di un morto, mentre il suo sguardo cadeva sulla scollatura della ragazza, nei suoi occhi poteva leggere il desiderio per il suo corpo, e questa volta Kikyo non riuscì a trattenersi dal rabbrividire per lo spavento.
Per rimediare al suo errore, la ragazza, non poté fare altrimenti, avvicinò le sue labbra a quelle del principe, baciandolo sensualmente.
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Oramai era scesa la sera e Kaede non si era ancora ripresa, Inuyasha temette di poterla perdere per sempre, non poteva accettare di essere lui la causa delle sue condizioni, era colpa sua se Kaede si era avventata contro il muta forma, con lo sciocco intento di salvarlo.
Il mezzo demone accarezzò delicatamente i morbidi capelli di Kagome, ora ne era certo, per quanto tentava di negarlo a se stesso, quella ragazza gli piaceva, ora le sue speranze di salvezza dipendevano dalla velocità di Koga e dalla resistenza di Kaede.
Inuyasha prese fra le sue una mano della ragazza e la strinse delicatamente tra la sua, aveva quasi perso la speranza che la fanciulla si svegliasse, quando quest’ultima si mise a sedere di scatto urlando.
Kagome tremava visibilmente, ella si era portata la mano sinistra sul cuore e ora stringeva la sottile camicia da notte che Sango, le aveva messo quando era ancora incosciente, inoltre non si era accorta che la sua mano destra era stretta in quella di Inuyasha.
Il mezzo demone la stava osservando felice, finalmente la ragazza si era ripresa, facendolo gioire, ma per quale motivo per quale motivo Kaede tremava spaventata? Desideroso di proteggerla strinse più forte la sua piccola mano di lei, tra le sue,Kagome a quel contatto portò il suo sguardo sulla mano e poi ad Inuyasha, all’improvviso sentì le proprie guance calde e comprese di essere arrossita.
Inuyasha sorrise dolcemente vedendo quella reazione della ragazza, vederla arrossire come una bambina gli faceva sentire ancora di più il desiderio di proteggerla, la osservò negli occhi e mai come allora, la sensazione che la somiglianza con la principessa fosse una realtà così diversa, se non fosse stato per il buio dei suoi occhi avrebbe giurato che lei e Kikyo fossero la medesima persona.
Gli occhi di Kaede esprimevano una malinconia e una tristezza che lui non gli aveva mai visto prima, non voleva che quella ragazza così solare dovesse provare una simile sofferenza, in qualche modo doveva alleviare le sue sofferenze che le dilaniavano lo spirito.
La strinse a se delicatamente stringendola per la vita, “ I-inuyasha” mormorò rossa in viso la ragazza, il mezzo demone per tutta risposta iniziò ad accarezzare i suoi capelli, Kagome chiuse gli occhi e appoggiò la testa sul suo petto, assaporando il suo profumo selvaggio e muschiato.
“ Sai Kaede non ti nascondo che ho temuto di perderti ” si decise a parlare interrompendo quel silenzio così intimo che si era instaurato tra i due, Kagome spalancò gli occhi incredula a quelle parole, poi continuo: “ La prossima volta che farai una cosa così stupida…hai rischiato di morire…io non me lo sarei mai perdonato, se non fosse stato per quella luce improvvisa, tu… ”.
La sua fu una reazione più forte di lei, a quelle parole il suo corpo fu scosso da forti brividi, mentre a stento dominava le lacrime che minacciavano di rigarle il volto, ma poi un gemito le scappò e con esso anche le lacrime che aveva cercato di trattenere.
“ Kagome se Inuyasha rimarrà al tuo fianco tu lo perderei per sempre, devi compiere una scelta, salvargli la vita allontanandoti da lui per sempre o perirà per colpa tua, scegli Kagome quello che ritieni giusto. Tu disponi di una forza misteriosa e tu stessa sarai la rovina o la salvezza per chi ti sta accanto” quelle parole le rimbombavano nella mente, si era salvata grazie ai suoi poteri, ma era costretta ad allontanarsi da Inuyasha, da colui che amava per salvargli la vita.
Che ironia era la sua, amava Inuyasha, ma lui non la ricambiava, se non, sotto le spoglie di Kikyo, non come Kagome e neanche come Kaede, lei non aveva speranze di essere amata da lui per quello che era in realtà.
Provava gelosia per se stessa, desiderava con tutto il cuore rivelargli la verità, tuttavia non doveva farlo per il bene di tutti, per il suo bene, non poteva.
E se poi avesse continuato a mentire, spacciandosi per Kikyo, sarebbe stato ancora più dura da parte sua allontanarsi da Inuyasha.
Inuyasha sentiva la stoffa del suo abito inumidirsi, sotto le lacrime della fanciulla, la scostò leggermente in modo tale da vederla in voltò, poi delicatamente le asciugò le lacrime con le dita.
“ Non piangere Kaede, già una volta ti avevo detto che le lacrime non ti si addicono affatto, e poi per quale motivo stai piangendo?” chiese gentilmente in un sussurrò, Kagome non rispose reclinando la testa di lato e chinando lo sguardo, il mezzo demone le mise una mano sotto il mento e le alzò la testa verso di lui.
La ragazza aveva gli occhi lucidi, Inuyasha si accorse che a stento dominava le lacrime, era così bella che non riuscì a trattenersi, lentamente si avvicinò a lei e posò le sue labbra su quella della fanciulla.
Le labbra di Kaede erano così invitanti che non aveva resistito dall’assaporarle, in un primo momento temette di essere stato troppo avventato a compiere quel gesto, visto che la ragazza non rispondeva al suo bacio, ma poi quando anch’ella rispose, Inuyasha si rassicurò.
Entrambi non si accorsero che in quel momento, era entrato silenzioso Miroku mandato a controllare la situazione da Sango, ma vedendoli così uniti decise di andarsene per non disturbarli, assaporando già la gioia di poter punzecchiare l’amico.

Continua...

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Capitolo 9
*** LA FINE DEL SOGNO E IL RITORNO DI KOGA ***


IL RITORNO DI KOGA E IL RISVEGLIO DI KAGOME

LA FINE DEL SOGNO E IL RITORNO DI KOGA

 

“ Non cedete alle illusioni dei vostri sogni principessa…non confidate dei vostri desideri, poiché questa non è la vostra vera storia…questa è solo l’immagine riflessa nello specchio della vostra mente…un’illusione dal sapore amaro che vi impedirà di essere voi stessa… .

 Il vostro cuore deve rimanere puro, non dovete riempirlo di mere illusioni che vi faranno soffrire sino a farvi desiderare la morte…voi siete una delle custodi della sacra sfera…voi siete l’errore imprevisto da colui che voleva farvi sua maledicendovi…svegliatevi da questo incubo, poiché il vostro destino è quello di combattere e… soffrire per la vostra solitudine.”

 

Quelle parole le rimbombavano nella mente, mentre all’improvviso una bufera di vento investì la sua figura, chiuse gli occhi portandosi le mani sulle orecchie tappandole. Quando li riaprì Kagome poté appurare di non trovarsi nella capanna di Inuyasha…eppure era convinta di averlo trovato al suo fianco, di averlo baciato perfino… una vasta prateria dall’erba incartapecorita faceva da sfondo al paesaggio.  

 

“ Svegliatevi sacra custode poiché il vostro destino vi attende…” .

 

Si voltò alla ricerca della voce in questione, e questa volta non ebbe paura quando vide la sua proprietaria. Una donna vestita elegantemente con un kimono fiorito, i capelli raccolti in uno chignon e tenuti assieme da un elegante fermaglio a forma di piuma. Occhi viola dalle sfumature cremisi la stavano fissando gentilmente.

“ Dunque tutto quello che ho visto è stato un sogno…”  la voce di Kagome assunse una nota malinconica e triste,  la donna sorrise dolcemente in sua direzione annuendo,“ Principessa finalmente avete udito le mie parole…mi spiace per voi Kagome…,ma il vostro destino non è quello che vi è stato mostrato…qualcosa di più gravoso vi attende e voi non potete in alcun  modo sottrarvene.”

Kagome alzò lo sguardo verso la donna, “ Kagura…, rammento il vostro nome…i ricordi stanno tornando alla mia memoria, ricordi di un passato lontano eppure così nuovamente vicino…custode, io sono la custode della sfera degli shikon eppure non sono più la sola…Kagura non so più quale sia la verità.” 

Kagura si avvicinò alla principessa vestita solo con una succinta camicia da notte bianca che esaltava le forme del suo corpo, un ambito non adatto alla sua nobile carica. 

La donna puntò il dito sulla fronte della giovane fanciulla, una luce dorata la investì, per poi lasciare il posto ad un lungo abito dai riflessi argentei come l’acqua, tanto che sembrava acqua stessa il tessuto della veste.

“ Ecco questo è l’abito più appropriato a voi Kagome, non preoccupatevi i vostri ricordi riaffioreranno completamente da soli molto presto. E ora vi dirò tutto quello che ho scoperto della vostra maledizione…ma devo sbrigarmi perché non ho molto tempo.”

 

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Koga si era concesso un attimo di respiro dopo la sua lunga e folle corsa, gocce di sudore imperlavano la sua fronte e il fiato si era fatto più corto dalla stanchezza. Si era concesso una sosta meritata prima di apprestarsi a scalare la montagna che si ergeva imponente dinanzi a lui, “ Kaede cerca di resistere ancora un po’…” sussurrò quasi per convincere se stesso, non avrebbe mai permesso che la donna alla donna che amava di morire, Kaede si sarebbe salvata ad ogni costo.

Quando si sarebbe ripresa le avrebbe confessato i suoi sentimenti apertamente,  portandola via dal cuore di Inuyasha…si ne era certo Inuyasha era interessato a Kaede, solo che lui non se ne era ancora accorto.

“ Kaede” sussurrò nuovamente, l’immagine del bel volto della fanciulla comparve ai suoi occhi, la sua bellezza l’aveva stordito e piegato al suo volere…si era impregnata nel suo cuore e da li regnava sovrana, ma ancora di più era la sua bellezza interiore ad averlo stregato.

Il sorriso sincero e dolce che si dipingeva sulle labbra di Kaede, quando parlava con Shiori e gli altri bambini, era così bello da fargli desiderare di poterla tenere stretta tra le sue braccia. Eppure più di una volta in quei giorni, quando lei credeva di non essere vista, aveva visto le sue iridi castane velarsi di una strana luce malinconica, malinconia che aveva il potere di renderla ancora più bella ed irraggiungibile.

Koga aveva ripreso il suo cammino quando, un urlo di donna riecheggiò nella foresta, si voltò immediatamente nella direzione, dalla quale la gemito aveva riecheggiato,  correndo a perdifiato in suo soccorso.

Mentre correva verso la misteriosa donna, che continuava ad urlare, si maledisse per aver allungato il suo tragitto per poter salvare una donna estranea, ritardando in questo modo,  la sua missione.

Quando arrivò in prossimità di una radura Koga trovò due cadaveri, rispettivamente un uomo e una donna, di demoni lupo, con rabbia sempre crescente per le sorti di quella coppia, si voltò in cerca del loro uccisore.

Koga lo vide poco più avanti di lui, si trattava di una arpia che volava a bassa quota, quel maledetto demone gli stava dando le spalle, e lui ne avrebbe approfittato per ucciderlo. 

“ MALEDETTA HAI UCCISO I MIEI GENITORI” la voce di poco prima risuonò alle sue orecchie, “ Allora uno è scampato alla sua sorte…” si ritrovò  a pensare più sollevato, mentre restava immobile ad ascoltare in silenzio le parole dell’arpia.

“ Sciocca ragazzina se voi non vi foste presi quelle erbe che tu stringi in mano, i tuoi genitori sarebbero ancora vivi…ma non ti preoccupare  vedrai che presto li raggiungerai anche tu…ma non prima di aver mangiato il tuo cuore”  quella voce stridula dal suono metallico fecero rabbrividire la giovane ed innervosire Koga.

Il demone lupo si avvicinò in corsa squarciandogli la schiena e parandosi dinnanzi alla fanciulla, “ Non toccherai questa ragazza nemmeno con un dito, perché non ne avrai nemmeno il tempo” ringhiò nella sua direzione.

Il demone cadde a terra dolorante, ma non si diede per vinto “ Ragazzo mi hai preso alla sprovvista, ma non illuderti riuscirò ad ucciderti assieme alla ragazza” disse puntando le ali nella sua direzione.

“ NON FARMI RIDERE” urlo Koga mentre si avvicinava per finirla, colto alla sprovvista, il demone, venne colpito alle gambe da delle piume, ma la rabbia non  gli fece sentire il dolore, con un solo colpo il ragazzo si liberò dell’arpia.
 “ M-maledetto…” furono le sue ultime parole prima di spirare all’altro mondo, “ Ragazza stai bene?” chiese voltandosi per ammirare in volto, per la prima volta la fanciulla.

Ella teneva i capelli castani screziati da un rosso ramato raccolti in due codini che le toccavano le spalle, un fiore, dalle tonalità viola e dal profumo dolce, era affiancato al nastro che teneva legato il codino sinistro.  Le sue iridi di un verde brillante, erano velate da lacrime trattenute che contribuivano a rendere, i suoi occhi, ancora più brillanti mentre, si posavano sui corpi esamini dei suoi genitori. Caldo sangue scarlatto, sgorgava dalla parte destra del suo petto, bagnando l’erba officinale che teneva stretta tra la mano, colorandola del rosso purpureo del suo stesso sangue.

Koga sentì mancargli il fiato,  la sua espressione inespressiva lo aveva colpito, era chiaro che quella ragazza era sotto shock ed era chiaro che se non avesse tamponato quella ferita quella fanciulla sarebbe morta.

La ragazza perse i sensi a causa, del troppo sangue sgorgato, si avvicinò in tempo per impedirle di finire a terra, solo allora, si accorse che quella ragazza teneva in mano la medicina per Kagome.

“ Dannazione” imprecò fra se e se, doveva sbrigarsi se non voleva vedere morire anche lei, la caricò sulle sue spalle stando attento di non farle male e si incamminò verso il villaggio.

Nel momento in cui incominciò a avanzare rapidamente, sentì una lacrima bagnarle il collo, reclinò il viso leggermente e si accorse che quella era l’unica stilla che era riuscita a liberarsi dalle sue lunghe ciglia arcuate.

“ Vedrai piccola il tempo lenirà anche le tue ferite” le sussurrò dolcemente accelerando il suo passo, senza più guardarsi indietro e stringendo tra le mani la medicina per Kaede.

 

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Quando Sango entrò nella capanna di Inuyasha, i raggi del sole rischiaravano appena la figura del mezzo demone che, osservava la fanciulla dormiente nel suo letto, “ Inuyasha sei rimasto sveglio tutta la notte?” chiese preoccupata all’amico.

Inuyasha portò lo sguardo sulla ragazza appena entrata annuendo, “ Non si è ancora svegliata?” domandò continuando il suo discorso, “ No non ancora, ma la febbre è diminuita notevolmente” rispose alzandosi per affiancarsi alla amica.

“ Quel Koga è in ritardo come sempre, se ci fossi andato io a quest’ora questa ragazza starebbe già molto meglio…” “ Inuyasha non dire sciocchezze tu sei molto più lento di Koga. Solo lui può salvarla, anche se questo ti brucia, tu non sei abbastanza veloce” lo interruppe Sango.

Il ragazzo chinò lo sguardo a terra stringendo i pugni con rabbia, questo comportamento non passò inosservato alla fanciulla…non capiva Inuyasha,  era convinta che lui amasse Kykio…che Inuyasha nascondesse qualcosa? Ma questo non era da lui; Inuyasha si era sempre confidato con lei e Miroku.

Un rumore improvviso li fece sussultare, entrambi si voltarono verso la fonte del rumore “ Miroku ma sei impazzito?!”  la ragazza gli inveii  violentemente .

“ Sango mi pare esagerata la tua reazione, ma ora c’è qualcosa di più importante di me”  rispose osservando serio i due giovani, “ E sarebbe?” domandò Inuyasha.

“ Koga è tornato” disse tutto d’un fiato, “ E perché non l’hai detto prima?” gli si parò davanti il mezzo demone furioso, “ Se solo mi lasciassi finire di parlare, Koga non è tornato solo” Miroku si zittì e con lui anche i suoi amici.

Tutti e tre uscirono dalla capanna e si diressero verso il demone lupo, egli era accerchiato da tutti i ribelli i quali osservavano la sua compagna svenuta fra le sue braccia.

Koga pareva nervoso, quando il suo sguardo incontrò quello di Sango, la ragazza comprese immediatamente la situazione e si fece largo tra la piccola cerchia.

“ Koga portala nella mia capanna bisogna curarla in fretta, sbrigati” la ammonì la ragazza, “ Aspetta Sango, prendi queste” rispose il demone lupo porgendole le medicine per Kagome, la fanciulla osservò Miroku che per fortuna parve capire esattamente la richiesta silenziosa, che traspariva dai suoi occhi.

“ Inuyasha vieni avrò bisogno del tuo aiuto per preparare la medicina di Kaede” affermò risoluto, Inuyasha annuì passivamente, mentre si domandava chi fosse quella nuova venuta.

 

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Kagura le stava raccontando una storia che le risultava irrazionale si sentiva più confusa, lei era la reincarnazione di una antica sacerdotessa che per salvare la vita degli abitanti del suo villaggio,  aveva generato la divisione delle sua anima.

Lei e sua sorella erano la parte mancante di un unico spirito, quei bracciali non rappresentavano solo la loro prigionia, ma anche la loro maledizione…Onigumo era tornato riuscito a tornare in vita in qualche modo, ignoto ancora a Kagura, ma egli non aveva perso tempo, aveva trovato e riconosciuto nella sua anima e in quella di sua sorella Kikyo, quella della sacerdotessa Midoriko, quello era il nome della sacerdotessa  che aveva salvato il suo villaggio.

La sua unica speranza di spezzare la maledizione era quello trovare Onigumo e ucciderlo assieme a sua sorella, ne lei e Kikyo sapevano chi fosse in realtà…e poi c’era sempre il rischio di rompere il bracciale e se questo sarebbe accaduto avrebbe causato la rovina per tutti.

 

“ Kagome i tuoi amici ti stanno riportando al loro mondo, ricordati solamente di stare in guardia da Onigumo,  sono certa che egli sia tornato sotto altre spoglie. Ricorda egli è un demone immortale solo imparte, solo tu e Kykio potete riuscire ad ucciderlo…ma tutte due dovete ricordare entrambe…rammenta Kagome hai poco tempo devi tornare al palazzo e  salvare tua sorella…risveglia i tuoi poteri ”

 

Kagura scomparve dopo aver pronunciato quelle parole, e tutto attorno a lei si fece buoi e Kagome si ritrovò di nuovo da sola, sentì una voce richiamarla alla realtà e quella voce apparteneva a Miroku, quando aprì le sue iridi castane, si ritrovò osservata da quattro occhi differenti, ma il suo cuore aumentò i propri battiti appena riconobbe le iridi color dell’ambra di Inuyasha.

“ Ti sei svegliata dunque…ci hai fatto prendere uno spavento” disse Miroku , Kagome cercò di alzarsi dal letto, riuscì a mettersi in piedi, ma il suo corpo era ancora debole per la forza usata e si ritrovò a cadere in avanti. Inuyasha le impedì la caduta sorreggendola con un braccio, Kagome si ritrovò quindi un braccio di lui stretto sulla vita, mentre ella teneva le mani appoggiate sul suo braccio muscoloso mentre si perdeva nelle pozze dorate di quei occhi.

Miroku vedendo i loro sguardi si schiarì la voce, “ Ehm allora io vado” aggiunse per poi uscire, la principessa divenne rossa per l’imbarazzo e immediatamente chinò lo sguardo.

“ Kaede cosa credi di fare? Sei forse ammattita?  Sei ancora debole per alzarti hai dormito per quasi due giorni è chiaro che dovrai stare ancora a letto per un po’ ” proferì per poi sollevarla e gentilmente rimetterla stesa sul letto, colpito dalla bellezza di quella fanciulla.

“ Ma se non ti reggi in piedi? Sei stata fortunata ad esserti salvata…” disse rimanendo in piedi dinanzi al proprio letto.

Kagome chinò il capo nascondendo in quel modo il suo sguardo al mezzo demone stringendo i pugni “ Hai ragione, sono stata fortunata…”  poi alzò il capo verso di lui e nel suo volto il ragazzo poteva vedervi un’ espressione decisa come non mai “ E’ per questo che voglio imparare ad usare la spada, Inuyasha ti prego Insegnami a combattere.”  .

Inuyasha rimase silente ad osservare la giovane perplesso “ Tu cosa? Tu vuoi imparare ad usare una spada?” fu l’unica cosa che riuscì a dire tanto era incredulo, “ Ti prego sarò un’ottima allieva, non mi lamenterò i se gli allenamenti saranno duri da sostenere, ma io voglio imparare a combattere…” affermò decisa, “ No, non se ne parla. Tu sei una donna e le donne non combattono…” affermò con un tono che non ammetteva repliche mentre si mise a sedere sul letto e afferrare la fanciulla per le spalle.

Una strana inquietudine di sapere quella ragazza in pericolo in un duello lo agitava terribilmente, ma vedere la sua espressione delusa sul suo volto fu quello che lo fece stare più male, “ E va bene mi hai convito” disse dopo un lungo sospiro.

“ Ma ricorda bene, se ti lamenterai solo una volta io non ti darò più lezioni.” disse passandosi poi una mano tra la sua frangia fra i suoi capelli argentati, “ Oh grazie” rispose una sorridente Kagome mentre abbracciava il mezzo demone. Colto alla sprovvista le orecchie di Inuyasha rapidamente si mossero verso l’indietro sussultando, mentre un lieve rossore tinse le sue gote.

Kagome sorrise divertita nel vedere quello strano movimento delle orecchie del mezzo demone, “ Perché ridi ora Kaede?” chiese il mezzo demone offeso, “ Le tue orecchie…sei così buffo” disse fra le risa,  assunse un’aria offesa, mentre silente si alzò dal letto per uscire “ Invece che ridere ora dovresti riposare” disse senza voltarsi.

“ Inuyasha” KAgome pronunciò con voce implorante il suo nome, il ragazzi voltò  appena il capo verso di lei “ Ti prego non andare…non voglio stare da sola” chiese con voce implorante.

Il suo orgoglio cedette nel vedere la sua espressione abbattuta dipinta sul suo volto, “ Va bene, ma tu devi riposare…” “ Inuyasha siediti qui accanto a me” disse indicando il materasso, lui indifferente fece ciò che la ragazza che sorrise nel vederlo al suo fianco. 

“ Ti prego rimani almeno sino a quando non mi sarò addormentata” disse senza dare il tempo di replicare al ragazzo, Kagome si appoggiò, chiudendo gli occhi , alla spalla del mezzo demone, che arrossì imbarazzato dal gesto poi ripresosi dall’imbarazzo cinse le spalle della fanciulla.

“ Va bene Kaede ma ora dormi, appena ti ristabilirai ti insegnerò a maneggiare la spada” le sussurrò all’orecchio gentilmente e quella fu anche l’ultima cosa che la principessa sentì prima di addormentarsi tra le braccia del suo amato mezzo demone.

 

Continuo…

 

 

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