I DUE BRACCIALI
INCANTATI
Tutto ebbe inizio sei anni
prima della nascita delle due principesse di Nagashira, quando il re loro padre
riuscì a portare la pace nel dopo anni
di conflitto a portare la pace, sposando la principessa del regno nemico.
L’unione dei due regni, rappresentati dai due nuovi sovrani, doveva essere
benedetta dalle due popolazioni e dagli dei, ma così non accadde.
Alla cerimonia di incoronazione
un potente demone, vestito da una pelliccia di babbuini bianca, maledì la
giovane coppia, essi non avrebbero avuto figli maschi, ma questo non era tutto,
hai polsi della bambina sarebbero apparsi dei bracciali d’oro che, se tolti,
avrebbero causato la sua morte e la completa distruzione del regno.
Da allora erano passati dieci e
lunghi anni e tutti parvero dimenticare
il triste episodio, e con il passare degli anni alcuni nobili iniziarono a
cospirare contro il re e la regina Higurashi, ma tutto ancora una volta parve
finire a lieto fine.
La regina dopo dieci lunghi
anni, partorì un erede al trono, ma quella non fu una lieta notizia.
“ Maestà la regina ha appena
dato alla luce due splendide bambine, la regina chiede se potete andare da
lei”, il re sorrise felice alla serva prima di rispondere, mentre egli si
recava dalla propria consorte notò che la gioia della nascita di un erede era
sentita con gioia anche dai suoi servitori.
Una volta giunto davanti alla porta della camera egli bussò due
volte prima di entrare nella camera da letto, “ Avanti” disse una voce armoniosa e dolce, voce che
apparteneva alla sovrana, “ Per quale motivo mi hai fatto chiamare mia cara?”
domandò l’uomo.
“ Per mostrarti una cosa amore
mio” rispose la donna alzandosi dal letto, con uno sguardo incomprensibile sul
volto, “ Mia dolce regina cosa ti turba?” disse preoccupato. La donna non
rispose subito si avvicinò alla culla, il suo sguardo si raddolcì di colpo,
quando, con le sue mani, aprì la tenda del lettino dove dormivano due splende
bambine; entrambe le neonate portavano al braccio un lungo bracciale d’oro sul
quale vi era incastonata una gemma preziosa.
L’uomo in un primo momento
sorrise alla vista delle sue figlie, ma poi quando notò i due braccialetti si
voltò verso la moglie scuro in volto, “ Cosa sono quei bracciali? Non sarà
mica…” “ Si amore mio, le nostre piccole sono vittime della maledizione, oh
caro sono così indifese.” .
Il marito la strinse a se
dolcemente, poi le disse guardando le proprie figlie dormienti, “ Non
preoccuparti troveremo il modo per salvarle, dimmi ora hai già dato a loro un
nome?”, la regina accarezzò la guancia di una figlia “ Si, quella con la perla
rosa si chiama Kikio mentre quella con la pietra azzurra si chiama Kagome” .
Da quel giorno passarono sedici
lunghi anni e alla due principesse venne insegnato di non levare mai quel braccialetto,
se non volevano morire, ma quello non era l’unico insegnamento che le venne
impartito; entrambe vennero educate da precettrici a comportarsi secondo il
loro rango, ma le due ragazze avevano due caratteri differenti.
Kikio e Kagome erano gemelle, ma
solo se si guardava l’aspetto esteriore, poiché entrambe erano molto diverse,
Kikio era stata scelta come nuova futura regina, scelta adatta, poiché la
fanciulla, ambiziosa come era non vedeva l’ora di salire al potere. Cinica e
calcolatrice ammaliava con i suoi modi ingentiliti le persone che la
circondavano.
Kagome dal canto suo era sempre
stata molto indisciplinata e incline a seguire il protocollo reale, anche il
suo destino era stato scelto quella mattina dal maggior consiglio, e il padre
seppur contrario dovette fare la scelta più giusta.
Il re si stava recando nel
giardino sulla terrazza situata al lato ovest del palazzo, sapeva che quello
era il luogo preferito dove la figlia si andava a rifugiare, entrò nella sala e
proprio lì, seduta su una panchina di marmo c’era la sua adorata figliola.
I lunghi capelli color
dell’ebano le ricadevano ribelli, come se rispecchiassero un lato del suo
carattere, lungo e oltre le spalle, vestiva con dei pantaloni a vita bassa
larghi azzurri e una maglia aderente e prive di maniche le lasciava scoperta buona parte del suo
addome; il velo che per volere del padre doveva ricoprirle il volto era pendeva
ad un lato del suo viso. Tra le mani candide teneva una rosa rossa, lo sguardo
del padre cadde subito su quel bracciale, quanto avrebbe voluto evitare quella
maledizione alle sue figlie, quanto avrebbe voluto renderle veramente felici,
specialmente la sua Kagome che spesso veniva a versar lacrime amare a causa
delle ingiustizie che lei e sua sorella subivano.
“ Mia piccola Kagome lo sai che
anche tu che come tua sorella devi
tenere celato il tuo volto, possibile che anche tu, una buona volta, come Kikio
non possa seguire le regole del protocollo?” disse il re sedendosi vicino alla
figlia, la ragazza si voltò e posò i suoi dolci occhi nocciola su quelli del
padre. “ Padre mio io non è mia intenzione disubbidire le vostre regole, ma
queste norme che mi imponete sono troppo restrittive…” “ Kagome so bene come la
pensi, ma ricorda tu sei una principessa e come tale tu devi comportarti,
guarda tua sorella, lei sa bene quale è il suo ruolo e si comporta come è
consono alla sua posizione.” Disse prendendo tra le sue mani quelle della figlia. “ Si lo so bene
ma…” il padre ancora una volta non le diede il tempo di rispondere, “ Ormai non sei più una bambina e anche tu,
come tua sorella devi accettare il tuo destino” “ Non riesco a capirvi padre”
rispose la fanciulla guardando il re, suo padre, con uno espressione
enigmatica. “ Sto cercando di dirti che al finire dell’estate tu ti sposerai
con il nobile Naraku.”
Kagome si alzo in piedi di
scatto lasciando cadere la rosa che teneva in mano urlando “ IO NON SPOSERO’ QUALCUNO CHE NON AMO” , “ Qui non vi è in ballo l’amore, ma la
salvezza del regno, Naraku sta cercando
di ribellarsi a me, se egli attaccherà il regno con il suo potente esercito di
demoni, per noi sarà la fine. “ rispose placidamente il sovrano.
“ VOI NON POTETE FARMI QUESTO,
NON POTETE ABBANDORMI PER STIPULARE UN CONTRATTO, IO NON LO AMO, NON LO
SPOSERO’ MAI” continuava ad urlare la ragazza, il padre si alzò in piedi a sua
volta e le diede uno schiaffo, “ Tu
farai ciò che è stato deciso, e se per
farlo dovrò usare la forza,sappi che io
la userò. Rimarrai chiusa nelle tue stanze fino a che non arriverà il giorno delle
nozze, e per nessun motivo potrai recarti in giro liberamente nel palazzo.”
La ragazza teneva entrambe le mai appoggiate sulla guancia offesa, i suoi occhi
si velarono di lacrime mentre il padre le diceva quelle dure parole, mai fino
da allora lui l’aveva picchiata, e mai prima da allora le aveva parlato in quel
modo duro. Corse verso le sue stanze, in un mare di lacrime, lasciando il
sovrano avvilito per ciò che aveva appena fatto,ma non poteva redimersi da
quella decisione, Kagome doveva capirlo.
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Due figure ricoperte da due
neri mantelli cavalcavano vicino ai pressi del palazzo reale, avvolti nella
oscurità della notte, essi si guardavano intorno con fare sospetto, “ Questa
notte attaccheremo di fuggita il castello e ci approprieremo dei tesori
che vi sono contenuti e lo
distribuiremo tra la popolazione” a parlare fu l’uomo incappucciato su un
cavallo nero, “ Come vuoi Inuyasha lo sai che puoi contare su di me.” “ Miroku se
accadesse qualcosa voglio che tu te ne vada via immediatamente” continuò serio,
il giovane che stava al suo fianco lo guardò un attimo prima di rispondergli un
si.
I due entrarono cauti
arrampicandosi su per delle mura nel più totale silenzio, poi si recarono senza
farsi notare dalle guardie all’interno del palazzo reale.
Inuyasha si scoprì il volto dal
pesante cappuccio che indossava, i suoi lunghi capelli d’argento brillavano
sotto i timidi raggi della luna, le sue buffe orecchie da cane erano tese
allerta per sentire anche il più piccolo rumore.
Il giovane sebbene fosse di
origini nobili, di recente si era ribellato alla famiglia reale, egli odiava il
re e tutti i suoi componenti reali, li odiava tutti dal primo all’ultimo,
poiché fu per conto del suo sovrano che la sua famiglia fu sterminata. E lui
non poteva non ricordare quel giorno.
………………………………….Inizio
flashback……………………………………...
Inuyasha passeggiava a cavallo,
al fianco del suo amico Miroku, presso il suo podere, sulle sue spalle, vi era
appesa una faretra e un arco da caccia, amava cavalcare sul suo destriero nero,
dono del padre.
Egli era figlio di un potente
nobile demone che si era alleato al sovrano Higurashi, poiché stanco di
guerreggiare, nonostante ciò egli non era un demone completo come il padre. Sua
madre ormai morta da diversi anni era una nobile umana, per tale motivo nel suo sangue scorreva sia
quello umano e quello demoniaco. Odiava
quella sua situazione poiché si sentiva incompleto, non era ne umano, ne un
demone era un ibrido, costretto a vivere tra due razze distinte.
“ Inuyasha fra poco saremo a
casa” lo destò Miroku dai suoi pensieri, “ Amico mio conosco bene il mio
podere, non c’è bisogno che tu mi dica dove ci troviamo” , “ Lo so benissimo,
ma sono stufo di stare in compagnia di un musone” replicò il giovane.
“ Allora potevi rimanere con
Sango oppure sei scappato da lei ancora una volta? Confessa ti ha beccato
mentre facevi il cascamorto con qualche serva o damigella?”
chiese con fare pungente
sorridendo beffardo e serrando gli occhi color dell’oro in piccole fessure. Il
giovane si azzittì ammettendo in quel modo di essere stato colto in
fragrante. “ Ah lo dicevo io, quella
Sango ti ama davvero sei fortunato Miroku” sorrise divertito vedendo il suo
amico arrossire imbarazzato sapeva che anche lui ricambiava la ragazza, e che
si comportava in quel modo solo per vedere come reagiva lei.
Risero e scherzarono per tutto
il viaggio fino a che non furono davanti a casa loro, il giovane mezzo demone
si ritrovò di fronte alla sua famiglia sterminata e non solo, anche i suoi
servi e tutti quelli che vi dimoravano vennero uccisi.
Miroku con il cuore in gola
chiamava e cercava la sua Sango, lei sola fu l’unica superstite di quella
strage, ma da quel giorno ella non fu più la stessa, come non lo fu più Miroku;
anch’egli era cambiato si era chiuso in se stesso e nessuno avrebbe aperto mai
più la porta la porta del suo cuore
………………………………….Fine
flashback……………………………………….
Era immerso nei suoi pensieri
quando si accorse di essere finito nei guai, era stato scoperto, ma lui non
avrebbe esitato a morire per salvare l’amico, e così fu ingaggiato un duello
con le guardie, tutti gli abitanti del castello furono svegliati dalle urla di
battaglia. Le due principesse si misero subito a sedere sul letto e aspettarono
all’erta e si alzarono, “ Kikio dove
vai?” chiese Kagome, “ Mi sembra ovvio vado a vedere cosa sta accadendo, tu non
vieni?”. Kagome rimase in silenzio poi stringendo convulsamente le lenzuola del
suo letto, poi ella continuò “ Ah già mi dispiace tu sei in punizione,non puoi uscire” poi Kikio si portò una mano alla
bocca mentre rideva divertita dell’accaduto.
Era sempre stato così anche sin
da piccola, lei molte volte era stata sgridata da tutti perché sua sorella la
metteva sempre nei guai, e quando ciò avveniva, lei rideva divertita. “ Guarda
che anche tu non puoi uscire sorella, lo sai bene anche tu” Kikio si fermò di
fronte alla porta, “ Kagome non dirmi cosa devo fare” rispose secca lei, poi si
mise il suo velo rosso che le copriva il volto. Kagome era furiosa, tremava per la rabbia voleva ad ogni costo
uscire, ma non lo fece si mise a letto e aspetto il mattino seguente.
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Quella mattina dopo essersi
fatta il bagno e rivestita uscì sul balcone della sua camera e ciò che fide dal
balcone la fece star male, nel cortile sottostante vi era una gabbia, al suo interno vi era un giovane dai
lunghi capelli d’argento, e due buffe orecchie da cane sulla testa. Si mise dietro la colonna come se quel
giovane avesse potuto vederla in volto, era arrossita visibilmente senza
saperne il motivo, chiamò una serva la quale le disse il nome del prigioniero.
“ Sorella perché tanto
interesse per il prigioniero chiamato Inuyasha? “ chiese gelidamente Kikio dopo
essere rientrata nella camere. “ Niente sorella volevo conoscere il nome di
colui che questa notte si è permesso di entrare a palazzo.” “ Solo questo?”
continuò la ragazza guardandola in volto, Kagome si sentì a disagio a sostenere
lo sguardo di Kikio, ma per questa volta vi riuscì.
“ Nostro padre è ancora furioso
con te sorella non credo che ti permetterà di uscire fino al giorno delle tue
nozze”, Kagome si portò le braccia lungo i fianchi, le mani erano strette a
pugno, mentre i suoi occhi brillavano per la rabbia. “ Inoltre il tuo futuro sposo
ha espresso il desiderio di far giustiziare quel prigioniero. Sei fortunata
Kagome, Naraku sta dimostrando molto interesse alla vita della sua futura
sposa” disse prima di allontanarsi.
Quando Kikio se ne fu andata
via Kagome si rimise a guardare verso il porticato, se solo avesse potuto
avrebbe liberato il prigioniero, non poteva permettere che quel prigioniero
potesse morire. Non si racapacitava del
fatto che suo padre potesse averla promessa in sposa a un mostro così
sanguinario, si perché era quello che Naraku le era parso sin dall’inizio.
Si affacciò al balcone e guardò
ancora verso la finestra e guardò verso il prigioniero, si Kagome aveva ormai
deciso, e niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea, avrebbe liberato
Inuyasha e lo avrebbe fatto stanotte stessa.
Come se si fosse sentito
osservato Inuyasha la guardò in pieno volto; nonostante ella era coperta dal
velo che le lasciava scoperto solo gli occhi, si sentì trapassare da quello
sguardo deciso.
Kagome sostenne il suo sguardo
poi vinta rientrò in casa, si era decisa se ella non poteva liberarlo, lo
avrebbe fatto fuggire.
Continua….