Il preludio di un Idiota

di Blueraven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Tana ***
Capitolo 2: *** Un Indimenticabile Primo Giorno ***
Capitolo 3: *** I Disastri, Viaggiano Sempre In Coppia ***
Capitolo 4: *** Laghi e (Mezze) Risposte ***
Capitolo 5: *** Pomeriggi di Pioggia ***
Capitolo 6: *** Niente Da Dichiarare ***
Capitolo 7: *** La Notte Più Lunga ***
Capitolo 8: *** Something Old, Something New... ***
Capitolo 9: *** ...Something Borrowed, Something Blue ***
Capitolo 10: *** Di Carote e Biondi Impauriti ***
Capitolo 11: *** Sotto La Mia Pelle ***
Capitolo 12: *** Cespuglietto & Platinato ***
Capitolo 13: *** Possiamo Sperare ***



Capitolo 1
*** La Tana ***


Prologo

 

La Tana

 

Ho sempre trovato irresistibilmente meravigliosi i colori dell’alba. Non perché io sia una persona mattiniera ed ami svegliarmi presto per osservarli, quanto piuttosto perché adoro poterli ammirare dopo una delle mie numerosissime notti insonni.

Da che ho memoria, essere sveglio quando il resto del mondo attorno a me dorme, è sempre stata una delle mie sensazioni preferite. Quella quiete ricca di speranze per il giorno che sta per arrivare, mi ha da sempre infuso positività. Poco importava che una volta osservato sorgere il sole, mi addormentassi e mi ritrovassi a dormire come un ghiro per la maggior parte della giornata successiva.

Oggi però, l’alba non mi ha trasmesso altro che agitazione.
 

Per tutta l’estate ho atteso che arrivasse il 25 di Agosto, come ormai è mia tradizione fare da ben cinque anni. La meravigliosa giornata in cui finalmente avrei potuto lasciare le austere mura della tenuta di famiglia per trascorrere sette giorni di puro divertimento con il mio migliore amico nell’accogliente casa dei suoi nonni.

Certo, nel corso degli anni le cose sono cambiate più e più volte, “fare visita al mio migliore amico” è diventato ben presto “fare visita ai miei migliori amici” ed il puro divertimento si è talvolta trasformato in tragedia adolescenziale, ma il mio entusiasmo per queste vacanze inseme al fantastico clan Weasley-Potter non è mai scemato. La Tana è diventata come una terza casa per me, dopo casa mia ed Hogwarts.

In tutto ciò, però, c’è sempre stata una grande incognita. Una piccola macchia ostinata che, come un tarlo, è sempre rimasta in agguato nel mio cervello, pronta a spuntare fuori alla prima occasione. Quest’anno, a quanto pare, avrò finalmente modo di risolvere questa mia fissazione, perché per la prima volta in cinque anni di vacanze con i Weasley-Potter, sarà presente anche Rose Weasley.

Se Al potesse sentirmi definire sua cugina Rose come una mia fissazione, probabilmente si lancerebbe in una danza sfrenata per poi partire in quarta ad organizzare il mio imminente matrimonio con la sua cuginetta preferita e rendendo la mia vita un inferno.

 

Sospiro, posando istintivamente lo sguardo sul cellulare che stringo in mano da non so quante ore e per quella che sarà almeno la decima volta, riproduco il messaggio vocale che quello scapestrato mi ha mandato due giorni fa.

 

“Scorpy, non indovinerai mai che novità ho da raccontarti!!

Per prima cosa, le vacanze partono già benissimo perché la maggior parte dei miei parenti la vedremo solo al matrimonio di Vic e Teddy: Domi e Louis sono in Francia dai Delacour, James, Rox, Fred e Hugo sono partiti per il loro stupido viaggio in tenda in giro per l’Europa e Molly e Lucy sono in America dai parenti della madre. Nessuno di loro arriverà prima del 28 e nessuno di loro si fermerà dopo i festeggiamenti.

Purtroppo non siamo così fortunati da esserci liberati di quello scemo di Lorcan e dal suo gemello simpatico, che arriveranno qualche ora dopo di te, MA non potrei essere comunque più felice di così perché finalmente tutte le mie preghiere ai Fondatori sono state esaudite.

ROSIE PASSERÀ LA SETTIMANA CON NOI!!!

Ci pensi Scorp?! Finalmente potrò farmi un’intera settimana di vacanza con la mia sorellina ed i miei due migliori amici INSIEME. Aspetto questo giorno da anni. Non sto più nella pelle dalla gioia e giuro che nemmeno Lorcan potrà rovinarmi queste giornate.

Rosie arriverà qui alla Tana oggi pomeriggio, starà in camera con Lils e tu ovviamente sarai in camera con me.

Se entro la fine di questa vacanza tu e Rose non sarete migliori amici, giuro che non mi lamenterò mai più di tutto il tempo che mi costringi a passare in biblioteca O del tuo malsano amore per i libri in generale.

Questa volta non hai scampo biondino.

A presto!”

 

Prima che possa interrompere il messaggio, parte immediatamente quello successivo.

 

“S sono L, non far caso agli sproloqui di Al, nessuno ti costringe a diventare migliore amico di Ross, ma ti assicuro che ci divertiremo come matti. Ah, siccome ci sarà anche il Cretino Supremo altrimenti detto Lysander, mi aspetto che tu adempia pienamente ai tuoi compiti di migliore amico e mi tenga il più possibile lontana da lui. A presto!”

 

Sorrido.

 

I Potter, i Weasley e gli Scamandro sono diventati parte integrante della mia vita fin dal mio primo giorno ad Hogwarts. A chi conosce la storia delle nostre famiglie, tutto ciò può sembrare strano, eppure, come ama spesso ricordare mio padre, i miei amici ed io siamo i figli della Guerra ed in quanto tali, abbiamo avuto modo di nascere in un mondo in cui i pregiudizi e le rivalità, per la maggior parte, volevano e potevano essere finalmente dimenticate. Non sarò mai grato abbastanza per questo, perchè posso affermare con assoluta certezza, che senza Al, L e la loro incredibile famiglia, la mia vita sarebbe decisamente più triste e vuota ora.

Con ognuno di loro ho un rapporto particolare e ho avuto modo di legare davvero con tutti, da mio cugino Teddy alla piccola Lucy.

Rose rappresenta l’unica fastidiosa eccezione.

 

Di tutti i membri della famiglia Weasley, lei è sempre stata l'unica grande assente: le settimane estive alla Tana, i Capodanni sfarzosi dai Potter e a volte perfino qualche Natale, tutte occasioni per la sua famiglia di stare insieme alle quali lei non ha partecipato. Questo e la sua natura semi sfuggente fra le mura di Hogwarts, l'hanno resa, ai miei occhi, la persona più misteriosa e particolare con la quale io abbia mai avuto il piacere di scambiare qualche parola.

Basti pensare che, nonostante io e Al siamo praticamente inseparabili ad Hogwarts, per quanto ce lo consentano le differenti casate, e, soprattutto, per quanto loro siano uniti, nell'arco di sei anni avremo scambiato sì e no una cinquantina di parole, quasi tutte sprecate in convenevoli e auguri.

Questa situazione col tempo è diventata un’ossessione per me.

Inizialmente ho creduto fosse colpa mia: magari non le stavo simpatico o magari non le piaceva che Al passasse così tanto tempo con me e per questo mi teneva a distanza. Ben presto però mi resi conto che non ero io il problema.

Curioso di scoprire il perché della sua freddezza nei miei confronti, mi ritrovai sovente ad osservarla interagire con altri studenti e subito mi accorsi che esattamente come con me, il suo tono di voce era sempre gentile con chiunque le rivolgesse la parola, eppure i suoi occhi erano sempre velati, assenti. Il calore delle sue parole non si rifletteva mai nel suo sguardo.

Un giorno, incapace di trattenere oltre la mia curiosità, avevo chiesto ad Al come mai sua cugina non passasse più tempo con noi, nella speranza che potesse fugare i miei dubbi e chiarire il mistero che ormai Rose rappresentava per me, ma ahimè, non avevo previsto che Al potesse interpretare la mia domanda come una dimostrazione di interesse nei confronti della cugina.

Da quel momento l’idea che Rose ed io potessimo essere una coppia perfetta si è impossessata di lui ed io non ho più avuto pace: sono stato costretto ad accantonare la mia curiosità e ad evitare accuratamente di parlare di lei, limitandomi ad osservarla di soppiatto di tanto in tanto, nel tentativo di placare il tarlo che mi aveva creato il suo strano atteggiamento.

Ecco il perché di tanta agitazione. Dopo anni di occhiate di sfuggita e saluti distaccati, mi ritroverò a trascorrere sette giorni interi con lei nei paraggi e non so se sono più nervoso all’idea di poter finalmente capire questa ragazza che tanto mi ha dato da pensare in questi anni o che Al possa decidere di ideare per lei e me uno dei suoi disastrosi piani da Cupido fallito.

Rabbrividisco solo all’idea che la seconda ipotesi possa concretizzarsi.


 

  • Scorpius, tesoro, sei sveglio?- la voce dolce di mia madre giunge ovattata attraverso la porta, riscuotendomi dalle mie sempre spropositate elucubrazioni mentali.

     

  • Sì mamma- le rispondo con voce roca.

     

  • Sono le nove passate caro, la colazione è in tavola-

     

  • Scendo subito- decido, sconvolto. Penso decisamente troppo. Che diamine, sono passate due ore e nemmeno me ne sono accorto, tanto ero perso nei miei pensieri.


 

Mi cambio velocemente ed esco dalla mia stanza, lasciandomi guidare alla sala da pranzo dall'incredibile profumo delle brioches calde.

 

  • Qualcuno non ha chiuso occhio o sbaglio?- la voce canzonatoria di mio padre accoglie il mio ingresso nella luminosissima sala da pranzo. Sorrido, colpevole, prendendo posto alla sua sinistra.

 

  • Caro, lascialo stare, è stato chiuso in casa per tutta l'estate, è normale che sia impaziente di partire- ridacchia mia madre, prendendo posto di fronte a me.

     

  • E va bene, va bene, non ci si può mai divertire un po' in questa casa!- esclama divertito in risposta lui, mettendo da parte il giornale che stava leggendo e porgendomi una brioches alla crema. Ridiamo tutti.

 

Mentre mastico con gusto la mia colazione, osservo mio padre, che nonostante l'ammonimento di mia madre, continua a lanciarmi occhiatine maliziose e divertite, facendomi scuotere la testa.


 

È esattamente in momenti come questo che non posso fare a meno di chiedermi come reagirebbe l'intera comunità magica, nel vedere come sia in realtà affettuoso e simpatico, se pur a modo suo, quello che viene sempre pubblicamente definito "il freddo ed impeccabile Medimago Malfoy".

 

Perchè sì, per le nuove generazioni le cose potranno anche essere diverse ora, ma non mancano di certo coloro che ancora si aggrappano agli antichi dissapori e tentano di screditare chi non ritengono degno di fiducia.

Ed ecco quindi che mio padre, nonostante tutti i sacrifici fatti per dimostrare il suo cambiamento, il suo pentimento e soprattutto, nonostante la sua professionalità nel suo lavoro, viene spesso ancora additato e disprezzato da coloro che si rifiutano di lasciare il passato alle spalle e perdonare.

 

  • Hai già tutto pronto? Valigia, baule, zaino, tutto?- elenca mia madre, versando nei calici di tutti il succo di zucca.

     

  • Sì, tutto pronto.- confermo, ricevendo un'occhiata di approvazione.

     

  • E meno male, sono già quasi le nove e mezza, chi l'avrebbe sentito poi Al, se il qui presente avesse dovuto ancora fare le valigie!- esclama mio padre ridacchiando e facendomi scoppiare in una incontrollabile risata.

 

I miei genitori hanno avuto modo di conoscere il mio migliore amico in numerose occasioni, ed entrambi si sono molto affezionati a lui: come avrebbe potuto essere altrimenti? Al è una di quelle classiche persone impacciate, estroverse, affettuose ed esageratamente ansiose, tutte caratteristiche che, una volta fattacisi l'abitudine, diventano estremamente spassose.

 

Non è raro che lo si veda abbracciare convulsamente qualcuno per dimostrargli il suo affetto, noncurante dell'imbarazzo del malcapitato, commuoversi apertamente quando la situazione lo richieda, ma soprattutto, creare scompiglio in tutto il castello quando è agitato per qualcosa.

In poche parole, per quanto il mio amico incarni tutto ciò che noi Malfoy non siamo, con il tempo è diventato impossibile anche per i miei genitori, ancora allevati secondo i vecchi canoni dei Purosangue, non volergli bene.

 

  • Merlino, credo sarebbe stato un pessimo inizio di giornata per tutti. Anche se, conoscendolo, avrà già comunque messo in allarme tutto il vicinato a quest'ora...- rifletto ad alta voce, terminando la mia colazione.

     

  • Allora sarà meglio che ti sbrighi a raggiungerlo, non vorrei facesse impazzire tutti già di prima mattina! Vado a prenderti le valigie- annuncia papà, ingoiando l'ultimo boccone e sparendo su per le scale.

     

  • Ho sistemato la tua Passaporta in salotto, sarà meglio andare- esorta mia madre alzandosi e facendomi cenno di seguirla. - Mi raccomando, comportati bene, porgi i nostri saluti alla signora Weasley e ai genitori dei tuoi amici, ma soprattutto, divertiti, va bene?- aggiunge poi, mentre entriamo in salotto.

     

  • Tesoro, ha diciassette anni ormai, non credi sia grande per fargli ancora le raccomandazioni?- esordisce mio padre, facendo il suo ingresso con le mie valigie al seguito.

     

  • Non sarà mai troppo grande per le raccomandazioni.- ribatte lei, fintamente offesa, mentre io e mio padre ci scambiamo un'occhiata sconsolata. -Bene, questo scrigno è la tua Passaporta, trattalo bene perchè all'interno c'è il nostro regalo di matrimonio per Teddy e Victoire: purtroppo, come ho già scritto a tuo cugino, non potremo esserci quel giorno, ma quando glielo darai, ribadisci i nostri auguri, okay?- continua poi imperterrita, sotto lo sguardo divertito di mio padre.

     

  • Lo farò mamma, non preoccuparti- annuisco, conoscendo ormai queste istruzioni a menadito, dato che le ho sentite almeno altre tre volte e solo nella giornata di ieri. Mia madre è sinceramente dispiaciuta di non poter presenziare al matrimonio di Teddy.

     

  • Maledetti seminari, sempre a fine estate e sempre nei posti meno caldi del pianeta, bah.- lamenta mio padre, passandomi le mie valigie.

     

  • Bene, sei pronto- dichiara poi mia padre, una volta che ho indossato lo zaino, preso in spalla il borsone e afferrato con una mano il baule scolastico.

 

Con la promessa di scrivere loro appena arrivato ad Hogwarts, per raccontare del matrimonio e della mia vacanza, abbraccio i miei genitori un'ultima volta: niente parole in questi momenti, siamo pur sempre Malfoy.

 

Prendo lo scrigno con la mano libera appena prima che cominci a lampeggiare e con un ultimo sguardo ai miei genitori, avverto l'ormai familiare sensazione di spostamento, la stanza comincia a vorticare intorno a me, e prima ancora che io possa rendermene conto, atterro maldestramente su di un prato rigoglioso, miracolosamente accanto e non sotto le mie valigie, ed ecco che di fronte a me si staglia la meravigliosa vista che ho agognato per tutta l'estate: la Tana.

 

 

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Capitolo 2
*** Un Indimenticabile Primo Giorno ***


Questo capitolo è dedicato a lunastorta88, senza il cui sostegno, non sarebbe stato terminato in così poco tempo... Spero davvero che non deluda le tue espettative!


 

Capitolo 1


 

Un Indimenticabile Primo Giorno

Lunedì


 

L’immagine che mi si para davanti non appena arrivato, è qualcosa di indescrivibile. La Tana è l’emblema della magia e del calore familiare e lo è per tutti coloro che vi abbiano messo piede, anche solo per un secondo.


 

  • Scorpius, finalmente, credevo non saresti più arrivato!- ovviamente, non posso godermi la meravigliosa scena, perchè Al mi si getta addosso, stringendomi in uno dei suoi famosi abbracci polverizzaossa.


 

Mio malgrado, mi ritrovo a ricambiare l'abbraccio: devo ammettere che, nei primi tempi della nostra amicizia ho faticato non poco ad accettare questo tipo di contatto, troppo caloroso e troppo poco Malfoy, ma col trascorrere del tempo, comincio a trovare queste situazioni sempre più spassose.

Certo, lo sono ancora di più quando non sono io a doverle subire.

Dopo qualche istante, sciolgo l’abbraccio con una pacca sulla spalla, e solo allora noto, alle sue spalle, la figura minuta di quella peste di sua sorella Lily, che sbuffa, un po’ divertita e un po’ spazientita. Immagino stavolta sia toccato a lei, sorbirsi le sue lagne nella mia attesa e già temo le ripercussioni di ciò. L non è tipo da dimenticare di averti fatto un favore.


 

  • Meno male che sei arrivato S, rischiavo davvero di finire al San Mungo stavolta!- mi sorride, passandosi una mano sulle tempie, come a scacciare un fastidioso mal di testa.


 

Lily, per me semplicemente L, è la sorellina che non ho mai avuto, ma che ho sempre desiderato con tutto il mio cuore. Pur essendo la più piccola dei Potter, è certamente la più coraggiosa e caparbia dei tre, è una ragazzina forte, vulcanica, che talvolta incute anche un certo timore, bravissima battitrice dei Grifondoro, nonostante sia minuta, è sempre alla ricerca dell’avventura.


 

Proprio per questo suo carattere forte, fu quando la trovai in lacrime, alla mia prima visita qui alla Tana, che diventammo così uniti. Siamo quel tipo di amici che frequentano compagnie del tutto diverse, non passano quasi mai del tempo insieme, eppure rimangono unitissimi.


 

Lei mi racconta tutto, specialmente quelle cose che non potrebbe mai raccontare ad un fratello, ma che richiedono un parere maschile, e mi chiede consigli su come spaventare un po’ meno le persone, che, dato il suo carattere, le servono sempre più spesso, mentre io le confido tutte le mie paure ed indecisioni.


 

  • O per meglio dire, ci sarebbe finito lui!- le sorrido, e lei ricambia con una linguaccia.


 

  • Ciao anche a te. Al, mi aspettavi?- chiedo sarcastico, facendo ridere la ragazza, e stavolta è il suo turno, per una bella linguaccia al mio indirizzo.


 

  • Conosci già la risposta... Ma cosa facciamo ancora qui fuori?! Forza, entriamo!- non faccio neppure in tempo a ribattere, che mi afferra un braccio con decisione e mi strattona fino all’entrata, dove mi attende una sorridente signora Weasley.


 

  • Caro, sei arrivato! Hai già fatto colazione?- chiede, abbracciandomi affettuosamente, immediatamente da me ricambiata. Adoro, questa donna.


 

  • A dir la verità, l’ho finita poco fa!- le sorrido, sciogliendomi dalla sua stretta. Entriamo tutti nell’accogliente e caotica cucina della Tana, in assoluto la mia stanza preferita. Sempre piena di vita, di rumori e di profumi, è profondamente diversa da quella di casa mia, accogliente, ma sobria e ordinata. Sa di casa.


 

  • Molto bene ragazzi, allora io vi lascio e torno alle mie faccende, mi raccomando, non cacciatevi in qualche guaio!- dice severa, per poi dirigersi in salotto.


 

  • Bene Scorp, andiamo a portare la valigia nella mia camera, Lils, andresti mica a controllare se Rosie si è svegliata?- lo sguardo da cucciolo che rifila alla sorella, sarebbe da immortalare all’istante con la macchina fotografica magica. Nessuno dei due, però, aveva previsto la reazione della ragazza, che immediatamente si gonfia come un gufo irritato.


 

  • Non solo ti ho dovuto sopportare tutta la mattina, adesso devo anche farti da schiavetta?! ecco, questo è uno di quei momenti in cui L fa proprio paura. Infatti, con mio sommo divertimento, Al indietreggia, spaventato da ciò che la sorella potrebbe fargli passare.


 

  • Ma io... Io lo dicevo per te...-


 

  • Per me, certo, e gli Schipodi Sparacoda sono perfetti animali da compagnia!- lo interrompe bruscamente, spintonandolo leggermente contro il muro.


 

  • Insomma, sono appena arrivato e devo già assistere ad un omicidio?- faccio notare, nella speranze di interrompere la piccola furia, prima che possa nuocere seriamente al fratello maggiore, cosa che accade non di rado. Per tutta risposta, lei sbuffa, spostandosi un ciuffo di capelli rossi e lisci dal viso, con un secco movimento del capo.


 

  • E va bene. Vado a chiamare Rose, ci vediamo in cucina fra poco.- si congeda con tono irritato, superando il fratello senza degnarlo di un’occhiata. Se non fosse stata così arrabbiata, sarei certamente scoppiato a ridere, alla vista dell’espressione terrorizzata del mio migliore amico, che se ne sta ancora addossato alla parete, con gli occhi fuori dalle orbite.


 

  • Grazie, Scorp...- bisbiglia, deglutendo rumorosamente, e lanciandomi un’occhiata di sincera riconoscenza, per poi staccarsi lentamente dal muro e rimettersi in sesto. Mi fa quasi pena. -Non fosse stato per Rose, non so se sarei sopravvissuto ieri sera...- ammette, scuotendo la testa.

     

  • Che cosa hai combinato questa volta?- chiedo, non del tutto certo di voler ascoltare la sua risposta.

     

  • Beh ero talmente felice di avere anche Rosie qui con noi questa settimana, che a cena non sono riuscito a stare fermo un istante. Fortuna che la mia adorata cuginetta è arrivata in tempo per impedire a Lily di strangolarmi con le sue stesse mani.- deglutisce, probabilmente ancora semi terrorizzato. Tipico di Al, non avrei potuto aspettarmi nulle di meno da lui.

     

Ciò che invece mi lascia perplesso è la presenza di Rose alla Tana.


 

Di tutti i membri della famiglia Weasley, lei è sempre stata l'unica grande assente: le settimane estive alla Tana, i Capodanni sfarzosi dai Potter e a volte perfino qualche Natale, tutte occasioni per la sua famiglia di stare insieme alle quali lei non ha partecipato. Questo e la sua natura semi sfuggente fra le mura di Hogwarts, l'hanno resa, ai miei occhi, la persona più misteriosa e particolare con la quale io abbia mai avuto il piacere di scambiare qualche parola.

Basti pensare che, nonostante io e Al siamo praticamente inseparabili ad Hogwarts, per quanto ce lo consentano le differenti casate, e, soprattutto, per quanto loro siano uniti, nell'arco di sei anni avremo scambiato sì e no una cinquantina di parole, tutte sprecate in convenevoli e auguri.


 

  • Ma bando alle ciance- aggiunge, con voce ancora incerta – vai a sistemare le valigie, che ci aspetta un'intera giornata di divertimenti- mi incoraggia, dandomi un buffetto sulla spalla.


 

Raccolgo la mia borsa dal pavimento dove era finita, incanto il resto dei miei bagagli con un movimento rapido di bacchetta e salgo velocemente le due rampe di scala che mi separano dalla camera. Entro velocemente e deposito i miei bagaglio sul letto che mi spetta di solito, quello accanto alla finestra, per poi uscire subito dopo, richiudendo delicatamente la porta alle mie spalle, e scendere a passo svelto e sicuro fino alla fine delle scale, dove Al, tornato al suo solito buonumore, mi sta aspettando.


 

  • Allora amico, come hai trascorso l’estate finora? Spero non leggendo e basta, come tuo solito!- mi chiede mentre ci dirigiamo in cucina, facendomi alzare gli occhi al cielo. Ormai dovrebbe sapere meglio di chiunque altro, come io trascorra l’estate prima di questa vacanza.


 

  • Credo tu conosca già la risposta, Al. E credo anche che tu non la voglia sentire, visto quanto odi il mio amore per i libri, giusto?- sbuffa, accomodandosi su una delle sedie, che circondano il grande tavolo di legno della cucina, mentre io prendo posto accanto a lui, preparandomi alla solita predica.


 

  • Per la miseria Scorp, hai diciassette anni, dovresti passare l’estate con gli amici, magari al mare, alle feste, pensare solo a divertirti e magari alle ragazze, non stare tutto il tempo dietro ai libri!- si infervora, come sempre, quando si tratta del mio rapporto così stretto con i miei adoratissimi libri.


 

Non posso dargli torto, è vero, ho diciassette anni, e dovrei passare il mio tempo a divertirmi, ma nessuno meglio di lui può sapere quanto, essere un Malfoy, mi abbia reso diverso dai miei coetanei. Non perchè io sia ricco o un Purosangue, e per questi motivi debba avere una vita diversa da quelle dei normali maghi diciassettenni, quanto piuttosto perchè, fin dal mio primo anno ad Hogwarts, mi è stato chiaro quanto io e la compagnia delle persone in generale, non siamo esattamente fatti l'uno per l'altra.

Sono cresciuto come figlio unico in una casa enorme, con genitori affettuosi ma spesso assenti, e come mia unica compagnia una enorme quantità di libri. Le mie giornate, le ho sempre trascorse a leggere e scrivere e l'unica altra passione che i miei genitori sono riusciti ad inculcarmi, oltre a quella per il volo, è la cucina.

A nove anni sapevo già cucinare quasi tutti i miei piatti italiani preferiti, ma non conoscevo alcuna squadra di Quidditch, nè avevo idea che questo non fosse normale per i ragazzini della mia età: quando mi ritrovai per la prima volta a contatto con un mio coetaneo, in uno dei ricevimenti tenuti dal San Mungo per i Medimaghi e le loro famiglie, feci la figura dello strano e dovetti trascorrere l'intera serata da solo, ad ascoltare le conversazioni degli adulti, le quali, sorprendentemente, capivo più di quelle dei bambini.

Ecco perchè le mie estati le trascorro quasi sempre in solitudine, con la sola compagnia delle lettere di Al, Teddy, mio cugino Liam ed L. Al di fuori di loro, si può quasi dire che io non abbia amici.


 

  • Lo sai che senza di te sono perso Al, come farei se tu non esistessi...- comincio la mia migliore sceneggiata teatrale, quella che metto in atto ogniqualvolta Al si lamenti della mia poverissima vita sociale, e lo faccio ridere a crepapelle.


 

  • Se non vi conoscessi da troppo tempo, sospetterei che voi due mi nascondiate qualcosa...non so, magari una vostra qualche attività, non esattamente lecita, sotto le lenzuola- commenta Lily, appena entrata in cucina, con un sopracciglio inarcato e un’occhiata maliziosa. Io e Al ci guardiamo per un secondo, scossi da brividi di disgusto, e poi scoppiamo a ridere. - Non ci sarebbe niente, di male, sapete?- sbuffa scuotendo la testa, mentre prende posto di fronte a me.


 

  • Questo lo sappiamo benissimo, ma...Diciamo che Al, non è il mio tipo- le rispondo fra le risate, con le lacrime che mi rigano il viso per il troppo ridere.


 

  • Mi ritengo ufficialmente offeso! Cosa credi, sono un bocconcino prelibato, io!- ribatte subito quest’ultimo, piccato, lanciandomi un’occhiata altezzosa e lisciandosi il petto con una mano. Se avessi ancora fiato nei polmoni, riderei ancora più sguaiatamente di quanto io non stia già facendo!


 

  • Certo Al, sappiamo tutti quanto tu sia appetibile... Rinfrescami la memoria, perchè non hai mai scelto di uscire con qualcuno? Ci sarà stata sicuramente qualche ragazza passabile, fra le orde di ammiratrici che ti seguono ovunque, no?- a passo svelto e con la risata nella voce, Rose Weasley fa il suo ingresso nella cucina, affiancandosi alla cugina, al momento troppo impegnata a rotolarsi dal ridere sul pavimento, per poter respirare.


 

  • Per tua informazione, cuginetta cara, io sono single per scelta, non certo per mancanza di ammiratrici! Basterebbe un mio schiocco di dita, e ne avrei almeno una decina, pronte a seguirmi dovunque, e...-


 

  • Ti prego, smettila di sparare cavolate, o moriremo tutti soffocati!- lo interrompo fra le lacrime, facendo uso del poco fiato che mi è rimasto. Al si zittisce immediatamente, l’espressione profondamente offesa, mentre Rose ed L ridono come due pazze, e io tento di asciugarmi gli occhi dalle lacrime.

     

Niente, riesce a farmi ridere quanto Al quando parla delle sue ammiratrici e sono più che certo, che la situazione non cambierebbe di una virgola, nemmeno se non sapessi che il mio migliore amico è assolutamente ed inconfutabilmente gay: la sola idea che lui possa provarci con qualcuno, imbranato ed impacciato com'è, è già di per sè la barzelletta migliore del mondo.


 

Mentre continuo a ridere, lo sguardo si posa sulle due cugine, sedute l’una accanto all’altra e non posso non riflettere su quanto siano profondamente diverse, già solo esteticamente parlando. L è minuta e atletica, ha il viso affusolato, quasi spigoloso, e pieno di lentiggini, gli occhi nocciola sempre pieni di una luce di determinazione e spensieratezza, la bocca sottile e rossa, e i capelli, rosso fuoco, liscissimi e lunghi fino alle spalle.


 

Rose, al contrario, è alta quasi quanto me, che sfioro il metro e ottanta, non è smilza, anzi, molti ragazzi la definirebbero formosa, ha le gambe lunghe e dritte, la vita sottile e i fianchi un po’ larghi, le mani affusolate e un portamento molto aggraziato. Il suo viso è sì affusolato, ma i tratti sono più morbidi di quelli della cugina, ha il naso stretto, la bocca piccola, carnosa e rosea, e un paio di grandi occhi celesti che hanno sempre un qualcosa di misterioso al loro interno. I suoi capelli, poi, sono ricci, sempre un po’ disordinati, e lunghi fino a metà schiena, di un rosso scuro, pieno di sfumature.


 

Riguardo al carattere, non posso parlare con certezza, anche se effettivamente ci sono alcune cose che ho potuto notare in Rose Weasley: innanzitutto, è molto restia a dare confidenza a chi non conosce, per questo motivo, la sua cerchia di amici è davvero esigua, quasi più della mia.


 

In secondo luogo, è molto timida, e detesta stare al centro dell’attenzione, per questo, nonostante sia forse la studentessa migliore della scuola, non interviene quasi mai durante le lezioni, e, quando capita di dover presentare una relazione, molto spesso le si blocca la voce dell’imbarazzo.


 

Infine, ama passare il suo tempo in biblioteca e ama molto leggere, come il sottoscritto, cosa che Al non manca mai di sottolineare nei suoi frequenti e patetici tentativi di convincermi a chiederle di uscire. Tentativi che, ci tengo a sottolinearlo, non sono mai andati a buon fine.

Non che Rose mi dispiaccia, anzi, è decisamente una bella ragazza e quel poco che so di lei mi fa pensare che potremmo anche andare molto d'accordo, ma c'è sempre quel velo di distacco nei suoi occhi, quando le parlo, ad impedirmi anche solo di portare avanti una normale conversazione con lei.


 

  • Credo l’abbiamo offeso ben bene... Dai Al, non te la prendere, lo sai che scherziamo!- lo consola con tono gentile, interrompendo il filo dei miei pensieri, per poi spostare il suo sguardo su di me. -Ben arrivato Scorpius, sono due giorni che Al non fa altro che parlare del tuo imminente arrivo- mi sorride gentilmente.


 

Per la prima volta da che la conosco, i suoi occhi brillano. Niente distacco, niente mistero, la guardo e riesco perfettamente a vedere come l'ilarità del momento appena trascorso trasudi da ogni screziatura più scura, di quelle iridi così azzurre. Mi sorprendo a paragonare il suo sguardo di ora, con quello che ho sempre incrociato nei corridoi della scuola, totalmente sconvolto dalla improvvisa consapevolezza di aver memorizzato praticamente ogni sguardo che mi abbia mai rivolto in questi sei anni.


 

Ogni volta, che ci siamo trovati entrambi con Al, nello stesso momento e nello stesso luogo, e siamo stati coinvolti nella stessa conversazione, mi ritrovavo ad osservarla, e a chiedermi come fosse, cosa pensasse, cosa provasse, ma, nello scrutarla, avevo sempre incontrato un ostacolo alla mia analisi, come una barriera invisibile, che mi impediva di comprenderla. Così, puntualmente, lasciavo perdere.


 

Che questo ostacolo, inconsciamente, mi abbia reso più sensibile ai suoi cambiamenti? Confuso da questi pensieri, mi affretto a risponderle nel modo più naturale possibile, cercando di dissimulare con tutte le mie forze, lo sgomento che mi ha assalito.


 

  • Grazie Rose! Lo immaginavo, anzi, a dire il vero ne ho parlato con mio padre proprio poco fa a colazione!- le sorrido, lanciando un’occhiata divertita al mio amico, che, accanto a me, dedica una linguaccia ad entrambi.


 

  • Vedete di piantarla voi due! Quest’anno, gli altri cugini non potranno unirsi a noi, perchè sono tutti in vacanza in Francia dai parenti Delacour, mentre James è già in ritiro con il Puddlemore per l’inizio della sua prima stagione in Campionato, per cui, siamo rimasti solo noi quattro e gli Scamandro, che arriveranno nel pomeriggio. Avrò già Lorcan fra i piedi per tutta la settimana, non ho certo intenzione di trascorrere la vacanza, a farmi prendere in giro dai miei due migliori amici!- sbuffa, lanciando a me e Rose occhiate di fuoco.


 

  • Calmati fratellone, non sarebbe poi così diverso dalle solite vacanze, no?- ridacchia L, assestando una poderosa pacca sulla spalla al fratello, per poi lanciarmi un sorriso complice. In effetti, il passatempo preferito di molti, me ed L compresi, nelle vacanze qui alla Tana, è prendere in giro Al.


 

  • In realtà, sarebbe molto diverso, visto che quest’anno abbiamo anche Rosie, che è così buona e gentile e mi vuole così bene, e che a differenza di voi due vipere, non si sognerebbe mai di maltrattarmi tutto il tempo- lamenta lui, da vera regina del melodramma quale è, facendo alzare gli occhi al cielo a me e ad L.


 

Rose invece ridacchia, stringendosi al cugino con un’espressione dolce sul viso ed aprendosi in un sorriso luminoso, che, ne sono sicuro, non le avevo mai visto.


 

  • Ho approfittato della decimazione della famiglia, per trascorrere una vacanza come si deve qui con voi.- risponde, facendo spallucce. Scioglie delicatamente l’abbraccio che la legava alla cugina, e il suo volto si fa leggermente più cupo, il sorriso si trasforma, diventando...Amaro? Fissa lo sguardo a terra, nascondendosi alla mia vista. Ancora misteri.


 

  • Bene, vorrà dire che quest’anno ci daremo alla pazza gioia noi sei!- esclama L con entusiasmo, scuotendo affettuosamente la cugina, che risolleva il capo e le lancia un’occhiata divertita e riconoscente.


 

Spiazzato, guardo nuovamente Al, con espressione interrogativa, nella speranza di ottenere una qualche risposta, ma tutto ciò che posso leggere dall’occhiata che mi lancia, è che dovrò attendere la sera per saperne di più.


 

Sospiro interiormente, continuando ad osservare le due cugine stringersi e sorridersi, poi la mia attenzione si focalizza su Rose.


 

Mai quanto ora, ho avvertito il desiderio di risolvere i misteri che le aleggiano intorno, e abbattere quel velo che, per tanti anni, mi ha impedito di avvicinarmi a lei, di conoscerla. Mai quanto ora, sono stato così ardentemente interessato a lei e davvero, non riesco a comprenderne il perchè.


 

  • Bene ragazzi, che ne dite di una bella passeggiata fino al Lago?- come al solito, è Al ad interrompere questo momento così carico di significati.


 

  • La trovo un’ottima idea! Rosie, S, ci state?- L salta subito in piedi, entusiasta all’idea di visitare il suo luogo preferito dell’intera Ottery St. Catchpole, ovvero il laghetto immerso nel verde, che si trova a due colline di distanza dalla Tana. L’idea, non mi dispiace affatto, anche perchè quel posto è davvero stupendo.


 

  • Ci sto!- rispondiamo contemporaneamente io e Rose, per poi guardarci, un po’ stupiti, ma molto eccitati all’idea della gita. I suoi occhi, brillano di felicità... Non credo siano mai stati più luminosi di così.


 

  • Purtroppo però è già tardi per fare il bagno... Che ne dite se oggi andassimo solo a dare un’occhiata, e domani ci tornassimo con i gemelli?- annuiamo immediatamente tutti con entusiasmo alla proposta di L, per poi catapultarci fuori dalla Tana.


 

  • Dove andate ragazzi? Fra poco più di un’ora, c’è il pranzo!- la signora Weasley ci ferma dall’orto, in cui è intenta ad innaffiare delle piante dall’aria strana. Quella donna è una forza della natura, non sta mai con le mani in mano, e, nonostante l’età, ha sempre energia per fare tutto.


 

  • Non preoccuparti nonna, saremo di ritorno in tempo, facciamo solo un salto al Lago!- le risponde Al, rassicurandola. Immediatamente, l’espressione di disappunto e apprensione, scompare dal volto dell’anziana donna.


 

  • Va bene, ma mi raccomando, non fate tardi!- risponde infine, squadrandoci tutti con espressione severa, molto simile, in effetti, a quella che utilizza la madre di Al, Ginevra, quando deve lasciare i suoi figli qui alla Tana.


 

Sorridendole, ci allontaniamo a passo svelto dalla Tana, dando così inizio alla nostra passeggiata mattutina. A separarci dalla nostra meta, ci sono ben due colline, che regalano ai nostri occhi, una vista meravigliosa di campi di grano, prati verdissimi e sconfinati, e alberi frondosi all’orizzonte.


 

Camminiamo tutti fianco a fianco, chiacchierando del più e del meno, fino a che, come di consueto, L e Al cominciano a battibeccare, da buoni fratelli quali sono, sull’ultima partita dello scorso anno scolastico, che ha visto sfidarsi le squadre di Grifondoro e Corvonero, e, in particolare, la schiacciante vittoria, a parere di Al immeritata, della prima su quest’ultima. Scuoto la testa sorridendo, e nel farlo, mi sento un po’ come una madre che osservi i suoi bambini litigare.


 

Prima ancora che io possa rendermene conto, i miei occhi sbirciano Rose, che, dall’altro lato, rispetto ai due fratelli, ha dipinta sul volto la mia stessa espressione. Il sorriso sul mio volto, si allarga impercettibilmente, nella comprensione che sta dietro questa mia osservazione: ama i suoi due cugini. Può sembrare una cosa ovvia, scontata, poichè si tratta di suoi parenti, con cui vive a stretto contatto per tutto l’anno, ma è la prima volta che riesco a scorgere in lei un segno, sul suo viso o nel suo comportamento, che mi suggerisca un qualunque suo sentimento, nei confronti dei familiari.


 

Ovviamente Al la considera la sua migliore amica e so che con lei si confida esattamente come fa con me, ma osservando il volto di lei, quando li vedevo insieme, non ero mai riuscito a scorgere un sentimento così chiaro e puro nel suo sguardo. Mi sembra di guardare una Rose del tutto diversa.


 

Senza farmi notare troppo, la osservo di nuovo, mentre i due fratelli continuano a battibeccare, e sul suo viso, ora, leggo solo un’infinita tristezza. Sta osservando il paesaggio di fronte a noi, con aria assorta, persa, ma i suoi occhi, invece di essere vacui come quelli di chi è normalmente assorto, sono lucidi, e gli angoli della sua bocca, tendono verso il basso.


 

Improvvisamente, una fitta acuta mi scuote il cervello: frustrazione. Cosa starà pensando? Che cosa l’ha resa improvvisamente così triste? Perchè tutto questo mistero attorno alla sua persona? E soprattutto, come mai riesco a intravedere qualcosa di lei, solo ora?


 

Tutte queste domande sono destinate a vorticare nella mia testa, senza una risposta, ancora fino a stasera, specialmente adesso che i due fratelli hanno smesso di litigare e il silenzio è calato su di noi. Mi guardo intorno, cercando di distogliere i miei pensieri da tutta la confusione che mi pervade al momento, ma mentre lo faccio, mi accorgo subito di una cosa: il sole è esattamente al centro del cielo.


 

  • Ragazzi, qualcosa mi dice che dovremmo tornare indietro...Se arriviamo in ritardo, chi la sente poi vostra nonna!- faccio notare, allarmato, ai miei compagni. Immediatamente, L controlla il suo orologio da polso babbano.


 

  • Per le mutande di Merlino, dobbiamo correre!- esclama nel panico, dopo aver verificato che, effettivamente, avevo ragione.


 

Senza più dire una parola, prendiamo a correre come dei forsennati. Fortunatamente, il battibecco ha rallentato molto il nostro incedere e riusciamo a raggiungere la Tana nel giro di cinque minuti.


 

  • Ancora qualche minuto e sareste arrivati in ritardo!- ci accoglie la signora Weasley con uno dei suoi migliori cipigli ammonitori.


 

  • Beh ma ora siamo qui, giusto?- sussurra L, cercando di riprendere fiato. La donna, per tutta risposta, le lancia un’occhiata di fuoco e con un gesto del capo fa segno a tutti e quattro di entrare in cucina.


 

Mentre attraversiamo il salotto, ci scambiamo occhiate eloquenti: anche questa volta l’abbiamo scampata bella.

 

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Capitolo 3
*** I Disastri, Viaggiano Sempre In Coppia ***


Buonsalve, sono tornata!
Sarò brevissima, voglio solamente ringraziare tutti coloro che hanno letto gli scorsi capitoli, le meravigliose dodici persone che hanno aggiunto la storia fra le seguite e Lunastorta88 che ha recensito entrambi i capitoli, grazie davvero.
BUONA LETTURA (spero...)



 

Capitolo 2

 

I Disastri, Viaggiano Sempre In Coppia

Lunedì Pomeriggio


 

  • Che mangiata ragazzi! Nonna, i tuoi pranzi, non li batte nessuno, nemmeno la mamma!- dichiara Al, strofinandosi la pancia, piena dell’ottima cucina dell’anziana donna, con entrambe le mani.

Questo suo lato decisamente indecoroso, lo ha preso senza alcun dubbio dal fratello, conosciuto, oltre che per le sue grandi doti nel Quidditch, anche per la sua voracità e poca eleganza nel mangiare, di gran lunga superiori a quelle dello Zio Ron e del cugino Hugo.


 

  • Se non ti vedessi mangiare da tutta la vita, vomiterei ogni volta che ti vedo abbuffarti- commenta L, guardando il fratello con un misto di disgusto ed orgoglio.


 

  • Lascia perdere Lils, è inutile anche solo farglielo notare.- osserva Rose sconsolata per poi alzarsi e cominciare ad impilare i piatti - Piuttosto, i gemelli saranno qui fra poco, conviene che voi due cominciate a nascondere tutte le cose che non volete che rompano o usino contro di voi- ghigna serafica.


 

Neanche a dirlo, i due fratelli si precipitano in salotto, mentre io comincio a sistemare gli avanzi ed aiuto Rose a sparecchiare. Di nuovo, non posso fare a meno di lanciarle qualche occhiata di sottecchi: la situazione sta diventando ridicola. Da quando sono arrivato, e sono passate solamente poche ore, non ho fatto altro che osservarla, ogniqualvolta la sua persona attirasse un po’ più su di sé, l’attenzione dei presenti. Anche adesso, per quanto ci provi, non riesco a distogliere lo sguardo, mi sento bruciare di curiosità.


 

Noto come riesca velocemente e con gesti esperti ad impilare tutte le stoviglie e l’abilità con cui, caricandole sulle braccia, le faccia scivolare nel lavello della cucina. Noto la sua espressione, rilassata, serena, mentre compie tutti questi gesti, come se ci fosse qualcosa, in essi, che la faccia sentire a suo agio.

Noto infine il fastidio, che le si dipinge sul volto quando alcune ciocche di capelli riccissimi le ricadono sugli occhi, ostruendole la vista, e il gesto stizzito ed abituale con cui sfila dal polso destro un elastico colorato, uno dei tanti che porta, e lega rapidamente quella miriade di capelli in una crocchia disordinata.


 

Continuo ad osservarla, perso in ogni dettaglio, quando un pensiero improvviso, mi fa distogliere immediatamente lo sguardo da lei. Se Al dovesse tornare ora e mi sorprendesse a fissare sua cugina con interesse, sarebbe la mia fine.


 

Ricordo ancora oggi il giorno in cui Al si mise in testa l'idea che io e sua cugina saremmo stati perfetti l'uno per l'altra. Eravamo al terzo anno, tutti i nostri coetanei cominciavano ad avere una ragazza e quell'incosciente si mise in testa che anche io avrei dovuto averne una. Quel giorno, per caso, incontrammo sua cugina in biblioteca, immersa nella lettura di un libro dall’aria “pericolosamente letale” come lo definì Al.


 

Ovviamente, non appena l’avvistò, mi trascinò letteralmente al suo tavolo, interrompendo la sua occupazione e presentandomi, entusiasta all'idea di poter trascorrere il pomeriggio con ambedue i suoi migliori amici. Lei mi regalò un sorriso amichevole, ma spento, per poi intavolare un discorso con Al, fino a quando notai che il libro che stava leggendo, l’avevo letto anche io qualche mese prima.

Cominciammo a fare due chiacchiere, su quel libro, e su molti altri, che entrambi avevamo già letto, e durante quella conversazione, vidi i suoi occhi accendersi di una luce meravigliosa, che però si spense miseramente, quando pochi istanti più tardi la biblioteca si riempì di coppiette intente a pomiciare fra gli scaffali e di gruppi di ragazzire ridacchanti che guardavano Al con aria adorante.


 

Per tutto il resto della giornata, le poche parole che ci eravamo scambiati, continuarono a vorticarmi in testa, accompagnate dalle immagini intermittenti del suo sorriso spento. Quando arrivò l’ora della cena, la osservai mangiare e chiacchierare con le sue compagne di casa, il viso sempre spento, sebbene amichevole e cordiale.


 

Purtroppo per me, Al se ne accorse, e quando rientrammo in dormitorio, cominciò ad elencare tutte le cose che avevamo in comune, ad analizzare i nostri caratteri, e le nostre inclinazioni, e alla fine di questo lungo monologo, decise che io e lei saremmo stati perfetti insieme, e che avrebbe fatto di tutto affinchè la nostra felice unione avesse luogo.


 

Per giorni e giorni, non fece altro che assillarmi, parlandomi sempre di lei, cercando di creare occasioni per farci accorgere delle nostre similitudini, con stupide domandine e un’ironia oltremodo fastidiosa. Sopportai l’imbarazzo e il fastidio della situazione per un paio di settimane, ma infine sbottai, urlandogli contro che sua cugina non mi interessava e che le sue strambe idee non avrebbero mai avuto un lieto fine.


 

Nei due giorni seguenti, non tirò più fuori l’argomento, ma neppure ne tirò fuori altri, poichè smise di parlarmi, e cominciò ad andare in giro borbottando continuamente chissà cosa, e creando un sottofondo confuso, che mi accompagnò fino a che, stufo di fare l’offeso, non ricominciò a parlarmi.


 

Contrariamente a quanto sperato, tuttavia, non accantonò la faccenda, anzi, ogniqualvolta gli capiti di passare un po’ di tempo con sua cugina, o mi vede osservarla per qualche istante, ecco che la tiritera ricomincia.


 

  • LYSANDER SCAMANDRO, SEI MORTO!- l’urlo belluino di L, interrompe le mie elucubrazioni, riportandomi bruscamente alla realtà.


 

Sistemo la tovaglia nel suo cassetto e, seguito a ruota da Rose, mi affretto ad uscire dalla cucina. Tre cose colpiscono la mia attenzione: L è sdraiata a terra, la poltrona sulla quale probabilmente era seduta fino a pochi istanti prima è riversa accanto a lei e la sua mano sinistra è intenta a massaggiarle la schiena.


 

Accanto a lei, un ragazzo alto e dai capelli color grano, Lysander Scamandro, ride di gusto, piegato in due, con le lacrime agli occhi per il sincero divertimento e una mano alzata in segno di saluto, diretto ad una Rose che lo guarda divertita, ma non senza un pizzico di rimprovero.


 

Sullo sfondo, infine, Al scruta con diffidenza e sfida un ragazzo, quasi identico al biondo che ride, che ricambia il suo sguardo, con un’espressione beffarda e di superiorità dipinta in viso. I gemelli Scamandro sono arrivati, ed io, preso com’ero dai miei pensieri, nemmeno me ne sono accorto.


 

  • Eddai Carota, ammettilo, è stato divertente!- riesce ad articolare a fatica Lysander fra le risate, dando ad L una poderosa pacca sulla schiena e ricevendo in cambio un’occhiata raggelante dalla rossa, ancora stesa a terra.


 

  • Ti conviene scappare, perchè se ti prendo sei finito.- L finalmente si alza, non distogliendo lo sguardo gelido da quello del ragazzo, che, avvertito il pericolo, smette di ridere. “Ora le chiede scusa in ginocchio” penso, e invece questo ragazzo mi lascia a bocca aperta.


 

Quando ad Hogwarts L si arrabbia, come ora, improvvisamente la ressa di studenti scompare, senza nemmeno aver bisogno del suono della campanella. Tutti sanno quello che lei è capace di fare ed in casi come questi, prendono la saggia decisione di tenersi bene alla larga da lei.


 

Lui, evidentemente, non deve conoscerla così bene, perchè assume una posa rilassata, continuando a fissarla con un luccichìo divertito negli occhi, le mani in tasca e un sorriso di sfida e divertimento allo stesso tempo.


 

Proprio come poche ore fa, mi ritrovo a fissare sbigottito Al, come a chiedere cosa stia succedendo, ma lui non mi nota, troppo preso a fissare la scena con una smorfia preoccupata ed esasperata a deformargli il viso. Inaspettatamente, è Rose a rispondere alla mia muta richiesta.


 

Mi si affianca, senza distogliere lo sguardo dalla cugina, che ora è pericolosamente vicina al ragazzo e lo fissa dritto negli occhi con sguardo omicida, tenendosi in equilibrio sulle punte, essendo infatti più bassa di lui di una spanna.


 

  • Mi sa che ci conviene prepararci al peggio, pare che Lils e Lys abbiano deciso di inaugurare in anticipo il Club dei Duellanti- mi sussurra all’orecchio.


 

Improvvisamente, non mi importa più di L e del biondo, o di quello che sta succedendo, perchè un delicatissimo profumo, un misto di fresco e floreale, mi riempie i polmoni e il cervello. Inspiro a fondo, cercandone la fonte, e mi do dello stupido, quando mi rendo conto che è il profumo di Rose.


 

Mentre mi imprimo a fuoco nella mente il suo profumo, di nuovo non posso fare a meno di concentrarmi su di lei. Di quel poco che conosco di lei, non una sola cosa che la riguardi rientra nei canoni della stragrande maggioranza delle ragazze di Hogwarts. Tutte piene di amici, con risate sguaiate ed onnipresenti, prese dallo shopping con le amiche durante le uscite ad Hogsmeade, e dal curare il proprio aspetto in maniera quasi maniacale.


 

Le uniche due ragazze che non possiedono neppure una di queste caratteristiche, sono le due rosse in questa stanza. L è un maschiaccio, che passa il suo tempo sul campo da Quidditch e con la sua cerchia di amici, sempre e solo maschi, non ha idea di cosa siano il trucco o lo shopping.


 

Rose invece, all’apparenza, sembra una ragazza come tante. Solo se la si osserva per due secondi di più, si nota che non è truccata, che il maglione che porta non è attillato, come quello delle altre, e che ai piedi porta scarpe babbane da ginnastica, le Converse, proprio come me, e non le ballerine, come ogni altra ragazza farebbe.


 

CRASH


 

Di nuovo vengo riportato al presente, sbalzato via dalle mie sempre più frequenti estraniazioni che riguardano Rose. L e il biondo hanno ingaggiato un duello magico, si guardano fissi negli occhi con espressione di sfida, lanciando incantesimi senza badare troppo a ciò che li circonda e facendo così esplodere diversi oggetti intorno a loro. Per un attimo, l'immagine di Al e dell'altro gemello nella stessa situazione, si sovrappone a quella che ho di fronte a me. So benissimo cosa abbia fatto Lorcan per meritarsi il disprezzo di Al, ma perchè non so nulla di Lily e dell'altro gemello? E dire che sono il suo migliore amico.


 

  • ORA BASTA! COSA PENSATE DI FARE VOI DUE, EH?- l’urlo disumano della signora Weasley, fa cessare immediatamente lo scontro. Non l’avevo mai vista così arrabbiata, per lo meno, non con i nipoti. I due, dopo qualche secondo di puro terrore, fanno per aprire bocca, ma subito lei li interrompe.


 

  • Non voglio sapere chi ha fatto cosa a chi, adesso voi riparerete al disastro che avete combinato, e svolgerete tutte le faccende di casa, senza l’aiuto della magia. Le bacchette, ora.- si avvicina a L e Lysander, con la mano tesa e loro subito consegnano le loro bacchette, con espressione mortificata e il capo chino, continuando a lanciarsi occhiate in cagnesco. Una volta ottenute quelle, fissa negli occhi anche noi spettatori - Anche le vostre ragazzi. So che non avete combinato niente, ma voglio assicurarmi che non rendiate il compito più facile ai vostri amici- dice, con la voce leggermente meno dura, e subito tutti le consegnamo le bacchette, senza lamentarci.


 

  • Bene. Io vado a fare la spesa, mi aspetto che al ritorno, tutti i compiti siano stati svolti. Buon lavoro.- aggiunge, guardando furiosa i due ragazzi, per poi uscire dalla cucina.


 

Per qualche minuto restiamo tutti immobili, in silenzio, guardandoci l’un l’altro e solo adesso noto cosa è accaduto. Tutte le fotografie appese alle pareti, i vasi, i soprammobili, perfino i cuscini del divano, sono sparsi in giro per la stanza, stracciati, rotti, frantumati.


 

Per qualche minuto rimaniamo tutti immobili, ognuno perso nei propri pensieri.


 

  • Bene...Vogliamo metterci all’opera?- la voce cristallina di Rose, interrompe finalmente il silenzio, lasciandoci tutti, quasi più sconvolti di quanto già non fossimo. Ci guarda fisso negli occhi, uno ad uno, per poi abbozzare un sorrisetto, e cominciare a raccogliere i pezzi di vetro ai suoi piedi.


 

Restiamo tutti impietriti dal suo gesto, attoniti, per qualche secondo la fissiamo, poi mi riscuoto, e prima ancora che me ne renda conto, l’ho raggiunta e sto raccogliendo i cocci insieme a lei.


 

Uno dopo l’altro, anche gli altri cominciano a dare una mano, creando spontaneamente una specie catena di montaggio, che, efficientissima, ricostruisce ogni vaso e vetro, per poi passare ai cuscini. A lavoro terminato, Rose batte le mani, con un’espressione gioiosa e soddisfatta, sotto lo sguardo riconoscente e ammirato della cugina e dell’amico Lysander.


 

  • Siamo stati fantastici! Bene, che ne dite ora di dividerci in coppie e svolgere tutte le faccende prima che la nonna torni?- incalza poi, sempre sorridendo a tutti. - Al e Scorpius, potreste andare a togliere un po’ di gnomi dal giardino, ormai sono diventati un vero e proprio esercito e temo che se nessuno se ne occuperà, presto invaderanno la casa- dice, facendoci l’occhiolino. Io e Al ci guardiamo e sogghigniamo, grati alla ragazza per il compito affidatoci.


 

  • Sarà un vero onore cugina!- esclama il mio amico, agguantandomi per un braccio e trascinandomi fuori dalla casa con estremo entusiasmo, senza dermi il tempo di ascoltare quali mansioni avrebbero svolto gli altri e senza risparmiarsi di ricambiare l'occhiata sprezzante che Lorcan gli ha rivolto al suo passaggio. Quei due non cambieranno mai.


 

Trascorriamo il resto del pomeriggio, impegnati nella nostra gara, a lanciare gnomi oltre la staccionata del cortile, interrotti solamente dalle urla stridule di Lysander ed L, probabilmente causate da un altro dei loro litigi.


 

Mentre mi impegno al massimo per battere Al, il pensiero corre inevitabilmente a Rose, e al suo comportamento estremamente altruista e amorevole. Nessuno dei suoi cugini avrebbe mai pensato di aiutare quei due scalmanati, per di più senza che neppure i diretti interessati avessero richiesto tale aiuto. Eppure lei ha semplicemente cominciato a riordinare, in silenzio, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse stato compito suo. Un altro tassello della sua personalità, si aggiunge alla mia comprensione.


 

Quando la signora Weasley torna, poco prima delle sette, la casa è completamente pulita e le faccende sono già state svolte. Mi sarei aspettato che si arrabbiasse, vedendoci tutti provati dal lavoro, o sporchi, come nel caso mio e di Al e invece ci sorride, orgogliosa e soddisfatta e, senza dire nulla, comincia a preparare una cena deliziosa per tutti noi, elargendo un buffetto alle due pesti, causa dei guai di questo pomeriggio, in segno di perdono.


 

La cena trascorre nel più totale silenzio, un silenzio socievole, interrotto solo dal clangore delle posate, dalle continue offerte di cibo della signora Weasley, rivolte in particolare al sottoscritto, e dagli sbadigli di tutti i presenti. Mentre mastico con cura il pasticcio di carne, osservo tutti i presenti, notando quanto ognuno sia stanco e scarmigliato.


 

Io e Al abbiamo i pantaloni macchiati di erba e terra in più punti, accompagnati, nel mio caso, da un paio di graffi sul braccio destro, causati dai denti aguzzi di quei fastidiosissimi gnomi; Lorcan e Rose, hanno le magliette sporche di colla e polvere e i capelli scarmigliati, mentre L e Lysander hanno residui di paglia fra i capelli, ditate nere sulle magliette e i visi sconvolti.


 

  • Bene ragazzi, immagino siate esausti, andate pure a dormire, ci penso io a sparecchiare qui- esclama infine la signora Weasley, guardandoci ad uno ad uno con apprensione. Nessuno di noi si fa ripetere l’invito una seconda volta, anzi, in pochi secondi siamo già tutti nelle nostre camere.


 

Una volta entrato nella camera che condivido con Al, mi getto immediatamente sul letto, ancora più esausto di quanto pensassi, seguito da Al stesso e mentre, con lentezza esasperante, mi svesto, accanto a me, il mio amico comincia russare sonoramente, ancora completamente vestito. Mi sdraio con il pigiama addosso pochi minuti dopo e, cullato dal ritmico russare di Al, crollo anche io in un sonno profondo.

 

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Capitolo 4
*** Laghi e (Mezze) Risposte ***


Ringrazio di nuovo le 13 meravigliose persone che seguono questa storia, e in particolare Lunastorta88, che ha recensito anche lo scorso capitolo, e Loveisapromise, grazie infinite ad entrambe.
Nella speranza che questo capitolo non vi deluda, auguro a tutti BUONA LETTURA!


 

Capitolo 3


 

Laghi e (Mezze) Risposte

Martedì Mattina


 

La sensazione di precipitare nel vuoto, mi invade per un attimo la mente, rendendomi cosciente che, intorno a me, qualcosa sta succedendo...Il dolore alla testa, che avverto qualche istante dopo, invece, mi sveglia completamente.


 

Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo per terra, con il lenzuolo avvolto intorno alle gambe ed il mio migliore amico sghignazzante di fronte a me. Fisso quest’ultimo, totalmente sconvolto, per qualche secondo, tentando di rimettere in moto il cervello. Infine, esplodo.


 

  • Sei impazzito completamente?!- urlo, interrompendo di botto le risate di Al, per poi farle ricominciare, ancora più forti di prima, quando, tentando di alzarmi, inciampo e cado riverso sul letto, come sotto l’effetto di un pietrificus. Maledetto lenzuolo.


 

  • Mi spiace amico, non sarei voluto arrivare a tanto, ma i gemelli ci sono già venuti a chiamare per andare al lago e tu non ti volevi proprio svegliare!- confessa, fra le risate, sotto il mio sguardo gelido e furente.


 

  • E non potevi semplicemente scrollarmi? O urlarmi nelle orecchie?- urlo ancora, furente, mentre, con un gesto secco, mi libero del fastidioso lenzuolo, riuscendo a rimettermi finalmente in piedi.


 

  • Ci ho provato, credimi, ma tu biascicavi nel sonno, e proprio non mi volevi ascoltare- il fatto che abbia finalmente smesso di ridere e che ora mi stia osservando con lo sguardo da cucciolo, mi calmano, almeno in parte.


 

Con uno sbuffo e un gesto noncurante della mano, gli faccio intendere che l’ho perdonato, lui mi sorride e si avvicina all’armadio cominciando ad infilare dei vestiti nel suo zaino. Mentre mi infilo un paio bermuda ed una maglietta qualsiasi, un pensiero prende prepotentemente piede nella mia mente.


 

Ieri sera ero così esausto che mi sono completamente dimenticato del mio proposito di chiedere ad Al delucidazioni sul comportamento di Rose di ieri mattina. Come posso chiedergli di chiarire i miei dubbi, senza sembrare invadente o impiccione? O, ancora peggio, senza che ricominci con la storia del “Tu e mia cugina sareste perfetti insieme”? Sarebbe una tragedia.


 

  • Al...C’è una cosa che volevo chiederti già da ieri...- butto lì con voce malferma per l’incertezza.


 

  • Spara Scorp! Ieri sera, non abbiamo avuto tempo di parlare di niente!- sbuffa, sicuramente ricordandosi delle fatiche sopportate ieri. Deglutisco rumorosamente, scervellandomi per trovare una frase adatta, e alla fine, dopo qualche istante di riflessione, mi decido. Con Al, è sempre meglio la verità.


 

  • Beh ecco, non voglio essere impiccione o inopportuno, perciò, se non vuoi rispondermi non mi offendo ma...Ieri mattina, quando eravamo in cucina con L e Rose, ho notato che tua cugina sembrava triste e mi chiedevo se ci fosse qualcosa che non andava...- comincio, frugando a caso nell’armadio per non guardarlo in faccia.


 

È solo quando lo sento sospirare che decido di chiudere l’armadio e mi volto a guardarlo e nella sua espressione vi è una profonda tristezza. Lo osservo passarsi una mano fra i capelli neri, perennemente spettinati e comprendo che sta per rispondermi. Quello è il gesto che fa sempre, quando si sta preparando ad una spiegazione.


 

  • Immaginavo l’avresti notato prima o poi. Non ho voluto dirti niente ieri, perchè non mi sembrava il momento opportuno per farlo, ma tu sei ormai un membro adottivo della famiglia e come tale, è giusto che tu sappia.- si ferma per qualche istante, facendomi segno di accomodarmi al suo fianco. Lentamente, ormai completamente vestito, prendo posto accanto a lui, sinceramente curioso di ciò che mi sta per rivelare. - Vedi Scorp...Rosie soffre fin da piccola di una grave forma di agorafobia. Significa che ha paura di stare in mezzo a troppa gente, ha paura della folla, insomma.- sgrano gli occhi. Non avevo mai sentito parlare di una cosa simile.


 

  • Ma da sempre questo? Cioè, è una di quelle cose con cui si nasce o...?- lo ammetto, non sono per nulla informato su questo argomento. Ho scavato un po’ nei libri di Medimagia, Medicina Babbana e Psicologia, materia che mi interessa moltissimo, ma non ho mai letto nulla su un argomento simile. Inoltre, io non ho mai avuto paura di nulla, se non dei Mangiamorte o del buio quando ero molto piccolo e non ho mai conosciuto nessuno, finora, che ne avesse di cose come questa. Alle mie domande, Al si rabbuia ancora di più.


 

  • No vedi, in genere, le fobie nascono da un evento traumatico, che porta la persona che l’ha vissuto, ad avere una paura incontrollabile di quella cosa specifica. Rose ha cominciato a soffrirne a cinque anni, quando...- proprio sul più bello, il racconto di Al viene interrotto da un sonoro “crack”, seguito dall’irruzione dei gemelli Scamandro nella nostra stanza.


 

  • Ragazzi, siamo spiacenti di interrompere le vostre chiacchiere, ma dovremmo davvero andare, se vogliamo goderci la mattinata al lago!- sbuffa Lysander, palesemente eccitato per la gita e irritato dal nostro ritardo.


 

  • E va bene, veniamo! Fateci almeno fare colazione!- sbotta Al di rimando, alzandosi dal letto e mettendosi in spalla lo zaino con gli asciugamani ed il suo cambio di vestiti.


 

  • Non se ne parla nemmeno! Abbiamo già perso troppo tempo per colpa vostra, perciò, adesso filate di sotto con noi, Rose e Lily ci stanno già aspettando dal capanno delle scope!- sbraita Lorcan. Guardo Al, con espressione ormai sconfitta e lui mima, con uno scatto della testa un “ne riparliamo dopo”.


 

Sbuffo d’irritazione, ma poi, rassegnato, raccolgo velocemente la sacca con l’essenziale, ovvero la bacchetta, un paio di libri e un quaderno ed una penna babbani che porto sempre con me, sotto lo sguardo severo dei due gemelli; poi, tutti e quattro, scendiamo le scale in fretta fino alla cucina, oramai deserta ed infine, dopo averla attraversata, usciamo in cortile e ci dirigiamo sul retro della casa, dove le due cugine Weasley ci stanno aspettando.


 

  • Ah, siete riusciti a far muovere i due principini, finalmente!- ci accoglie acida L, riservando poi un’occhiataccia, oltre che a me e a suo fratello, anche a Lysander che, senza battere ciglio, immediatamente gliela restituisce.


 

  • Hai poco da rimproverare tu! Se non fosse stato per il mio Levicorpus, a quest’ora staresti ancora ronfando della grossa..- al fianco di L, Rose ridacchia divertita.


 

La sua risata è piacevole, gentile, non sguaiata o frivola, come quella della maggior parte delle ragazze che si incontrano nei corridoi di Hogwarts, ma non è solo questo che mi costringe a fissarla per l’ennesima volta. Guardandola ridere, con una mano a coprirle leggermente la bocca, non posso fare a meno di notare quanto sia bella.


 

I capelli lunghi e ricci sono raccolti in una coda alta, a cui però sfuggono, sulla fronte e vicino alle orecchie, alcune ciocche di capelli più corte e ribelli ed indossa solamente una maglia con strani disegni, decisamente più grande della sua taglia ed un paio di pantaloncini blu scuro, che lasciano scoperte le gambe lunghe, dritte e tornite. Eppure, anche così, senza trucco, e con un aspetto assolutamente normale, è bellissima.


 

Le mie guance cominciano a scaldarsi a questo pensiero, perciò, distolgo velocemente lo sguardo da lei, tanto da farmi male al collo, per poi posarlo sui miei piedi. Rimango immobile in questa posizione, sperando che nessuno abbia notato il mio arrossire, incurante del movimento che c’è intorno a me.


 

  • Ehi, Scorp, ci sei?- la voce di Al mi riscuote dai miei pensieri. Sollevo il capo per guardarlo, e istintivamente afferro la scopa che mi sta porgendo, cercando di ignorare lo sguardo indagatore con cui mi sta osservando. Se solo sospettasse qualcosa, nemmeno Merlino in persona potrebbe aiutarmi.


 

  • Sì scusa, non mi devo essere ancora ben svegliato- farfuglio, cercando di suonare il più convincente possibile, per poi montare sulla scopa, la sacca ben assicurata sulla spalla, e librarmi in volo con una spinta decisa.


 

Assaporo questo istante, quanto più posso. Ho sempre amato volare, fin da piccolo e quando sono al castello, approfitto sempre di qualche minuto di sole per farmi un giro sulla mia scopa. Al ha sempre trovato curioso come, anche in questo, io e lui ci ritroviamo ad essere opposti: io amante del volo ma da sempre poco interessato al Quidditch, al quale mio padre non mi ha mai introdotto; lui innamorato del Quidditch, anche per influenza familiare, ma spaventato a tal punto dalle altezze da non riuscire a volare a più di tre metri da terra.

Dopo qualche istante, anche gli altri si alzano in volo accanto a me, Al continuando a guardarmi con fare circospetto ed L facendo a gara con Lysander, a chi arriva più in alto con una sola spinta.


 

  • Bene, ora che finalmente ci siamo tutti, possiamo andare!- esclama entusiasta Lorcan, per poi piegarsi sulla sua scopa e sfrecciare in avanti. Immediatamente lo imito, seguito poi dal resto del gruppo.


 

Il clima della giornata è ideale, sia per volare, sia per fare il bagno nel Lago, e la sensazione della fresca brezza mattutina che mi scivola addosso, solleticandomi la pelle, è qualcosa di meraviglioso ed indescrivibile.


 

La pace, però, dura solo pochi istanti, perchè L e Lysander cominciano a sfrecciare sempre più veloci e sempre più in alto, apparentemente impegnati in un’altra delle loro gare, Lorcan prende a fare strane e pericolose acrobazie ad alta quota, prendendo in giro Al per la sua lentezza ed insicurezza con la scopa.


 

Vedendo tutti gli altri impegnati a divertirsi e sbeffeggiarsi, non posso impedirmi di far guizzare lo sguardo in direzione di Rose. E, come accade da quando sono arrivato, ciò che vedo mi lascia senza parole e senza fiato. Sul suo viso è dipinta un’espressione di pura serenità e beatitudine, si vede che si trova a suo agio nel volo, perchè si regge al manico con sicurezza e delicatezza.


 

Ha gli occhi chiusi, i capelli le svolazzano intorno al viso, anche se legati nella coda e un leggero sorriso le increspa le labbra. Per la seconda volta, non riesco a fare a meno di arrossire e distogliere in fretta lo sguardo. Perchè non riesco a smettere di fissarla?


 

Con questa ormai costante domanda in testa, sorvolo, insieme agli altri, le due colline che ci separano dalla nostra meta, osservando il meraviglioso paesaggio che si staglia sotto di me. Già da qui riesco ad intravedere, nascoste in gran parte dagli alberi, le acque del nostro lago.


 

  • Ci siamo quasi... Sia ringraziato Salazar!- il sussurro nervoso, quasi isterico, di Al, raggiunge miracolosamente il mio orecchio. Sorrido fra me e me e rallento subito un poco, per affiancarmi a lui e fargli coraggio nella discesa, la parte che odia di più del volo.


 

In pochi secondi, la fitta chiazza di alberi che circonda il lago si fa vicinissima, finchè non atterriamo tutti, chi con grazia e chi decisamente in modo maldestro, appena al di fuori di essa. Il luogo, infatti, è spesso frequentato anche dai babbani, ragion per cui non possiamo permetterci di entrare in volo.


 

Al mi lancia un’occhiata di profonda gratitudine, cui io rispondo con un occhiolino d’intesa, mentre L raccoglie tutte le nostre scope e le nasconde in un cespuglio particolarmente grosso e fitto. Una volta sistemate tutte le nostre cose e riposto le bacchette e tutti i possibili oggetti magici nelle rispettive borse, ci addentriamo nella cerchia frondosa che ancora ci separa dalla nostra meta.


 

Dopo un paio di minuti di cammino, ecco apparire davanti a noi l’azzurrissimo specchio d’acqua che tanto amo. Mi fermo, incapace di muovere un altro passo e lascio che il resto del gruppo avanzi ed inizi a sistemarsi, mentre mi perdo ad osservare ogni minimo dettaglio di questo posto incantevole.


 

  • Dai Scorp, avrai tempo di osservare dopo, adesso dammi una mano a sistemare la coperta!- la voce di Al interrompe la mia contemplazione, riportandomi a ciò che mi accade intorno.


 

  • E va bene, piaga! Non si può nemmeno godersi un fantastico panorama, con te in giro!- sbuffo, fingendomi infastidito e guadagnandomi una bella linguaccia dal mio amico ed un’occhiata curiosa da Rose, intenta a sistemare le borse.


 

In pochi istanti, le coperte sono già sistemate all’ombra di un albero dall’aspetto imponente e austero, e le borse sono raggruppate ordinatamente in un angolo, tutte meno la mia, ancora salda sulla mia spalla destra, e quella di Rose, che giace invece su un plaid azzurro cielo.


 

  • Bene amico, ora che abbiamo sistemato, io vado a farmi una nuotata con gli altri, non ti chiedo se vuoi unirti a me perchè già conosco la risposta, mi limiterò a dirti che, se vuoi, sei il benvenuto anche in acqua- mi sorride, togliendosi scarpe, calzini e maglietta, per poi raggiungere di corsa i gemelli ed L, che invece sguazzano nell’acqua fin dal nostro arrivo, come era prevedibile.


 

Scuoto la testa, osservando L e Lysander che cercano, spero per scherzo, di affogarsi a vicenda e Lorcan ingaggiare una gara di nuoto con Al, poi, dimentico del resto, mi accoccolo contro l’enorme tronco dell’albero sotto il quale ci siamo sistemati, deposito la sacca accanto a me e ne estraggo un libro di poesie babbane, “Lo Spleen di Parigi”, dell’autore francese Baudelaire.


 

In pochi istanti mi immergo nella lettura di quei versi per me così incomprensibili, poichè enormemente distanti dalla mia persona, eppure così belli da tenere vivo il mio interesse, e mi estraneo totalmente da ciò che mi accade intorno, per l’ennesima volta.


 

Dopo quelle che sembrano ore, tuttavia, un rumore delicato e ritmico, molto vicino a me, cattura la mia attenzione. Mi concentro su di esso senza sollevare la testa dal libro, cercando di intuire di cosa possa trattarsi, ma la mia curiosità ha ben presto il sopravvento, per cui mi volto verso la fonte del rumore, abbandonando le poesie e quello che vedo mi immobilizza.


 

Rose è seduta a meno di mezzo metro da me, appoggiata, come il sottoscritto, al tronco dell’albero, le gambe raccolte al petto su cui poggia un blocco da disegno e stringe in mano una matita che, con gesti esperti, va a graffiare ritmicamente i fogli dell’album, provocando il rumore che mi ha distratto.


 

Superato lo shock iniziale, mi soffermo ad osservarla, curioso. Sul suo volto troneggia un’espressione concentrata, una piccola ruga le si è formata fra le sopracciglia ed i suoi denti stanno intrappolando il labbro inferiore in una morsa delicata ma tenace.


 

Approfittando della distrazione degli altri, mi concedo di osservare bene quelle labbra, quella piccola ruga e i movimenti fluidi, talora delicati, talora rabbiosi, ma sempre esperti, con cui la matita scorre sul foglio. Ancora una volta, non posso evitare di pensare a quanto sia bella. Istintivamente, distolgo lo sguardo, come scottato e forzo me stesso a riprendere l’attività appena interrotta.


 

Ricomincio la lettura, cercando di isolare la mente da ciò che ho appena visto, ma più mi sforzo, più mi rendo conto di quanto, all’improvviso, le parole del poeta francese mi risultino poco interessanti, se paragonate alla ragazza che mi siede accanto.


 

Sbuffo mentalmente, tentando di concentrarmi maggiormente, ma a nulla valgono i miei sforzi, perchè mai come ora, il mio corpo e la mia mente sono consapevoli di lei e della sua presenza, ad una distanza così breve da me. Posso quasi sentire il suo respiro, il suo calore ed i suoi capelli scossi dal vento, solleticarmi la guancia e non riesco a pensare ad altro che a questo, mentre, nella mia testa, una domanda si fa largo, come urlata: perchè?


 

Non so se per mia fortuna o meno, ma proprio mentre sto per iniziare uno dei miei monologhi interiori su questa domanda, i gemelli e Al escono dall’acqua, seguiti, poco dopo, da una recalcitrante L.


 

  • Ragazzi che nuotata, mi ci voleva proprio- esclama il mio migliore amico sdraiandosi al mio fianco, ancora completamente zuppo.


 

  • Peccato sia già quasi mezzogiorno...è proprio vero quello che dicono: il tempo passa in fretta quando ci si diverte!- gli dà man forte Lysander, seguito dai mormorii d’assenso del gemello e della rossa.


 

  • Mezzogiorno?! State scherzando spero?!- urlo con voce strozzata. Com’è possibile che sia già mezzogiorno, ho davvero perso la percezione del tempo per così tanto tempo?


 

  • No, siamo maledettamente seri S, altrimenti come lo spieghi che IO sia fuori dall’acqua?- sbotta L indispettita, lanciando occhiate di fuoco ai gemelli ed al fratello, che probabilmente l’hanno costretta ad uscire. L ama l’acqua, come i pesci o le sirene, è in grado di restarvi immersa per ore, senza mai annoiarsi o stancarsi.


 

  • Allora sarà meglio rientrare ragazzi, o la nonna si arrabbierà davvero- interviene Rose, con voce calma ed un sorriso gentile sul volto, mettendo via il blocco e la matita. Il sorriso, però, non le arriva agli occhi, che rimangono spenti, quasi tristi, come la Rose che ho imparato a conoscere a scuola.


 

In silenzio e a malincuore, tutti ci adoperiamo per mettere via le coperte e recuperare le borse, poi, sempre senza proferir parola, ci addentriamo nuovamente fra gli alberi e raggiungiamo il limitare della radura, recuperiamo le scope dal cespuglio e ci alziamo in volo, uno dopo l’altro, con la tristezza negli occhi.


 

Monto sulla scopa, certo, ma stavolta non riesco a godermi il viaggio, perchè continuo a voltarmi indietro, per guardare un’ultima volta il mio posto preferito, o a lanciare occhiate furtive a Rose, che sembra persa in un mondo tutto suo. All’ennesima occhiata che le lancio, senza un motivo ben preciso, mi torna in mente la mezza spiegazione di Al di questa mattina. Agorafobia, paura della folla.


 

Vista la fretta che i gemelli ci hanno messo, non siamo riusciti a finire il nostro discorso e non ho neppure avuto modo di rifletterci da me, ma ora che ho il tempo di farlo, le domande mi riempiono la testa in pochi secondi. Che cosa le sarà capitato quando aveva cinque anni? Come riesce a frequentare Hogwarts senza avere attacchi di panico ad ogni passo? E soprattutto, che sia questa la causa della sua apparente indifferenza a tutto e tutti?


 


 

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Capitolo 5
*** Pomeriggi di Pioggia ***


Capitolo 3, Parte 2

 

Pomeriggi di pioggia

 

Rientriamo alla Tana nel miglior momento immaginabile: la signora Weasley ha appena sfornato una delle sue solite leccornie e tutta la cucina ed il salotto sono invasi da un profumo delizioso ed unico, che riesce finalmente a distrarmi da ciò che ha occupato la mia mente per gran parte della mattinata.

A coronare questo momento però, ci pensa lo stomaco di L, che emette un brontolìo sordo ed incredibilmente forte, tanto da suscitare l'ilarità di tutti.

 

  • Ehi, ho nuotato tutta la mattina e non mangio da quattro ore o più, non rompete!- sbotta indispettita, dirigendosi a passo spedito verso la cucina.

 

Mentre gli altri ancora ridono e io la osservo allontanarsi, mi chiedo se io sia l'unico a vedere oltre la maschera di sicurezza e durezza dietro la quale si nasconde. Istintivamente, mi volto verso Rose e noto che anche lei, come me, sta guardando verso la cucina senza l'ombra di un sorriso sul volto. Le sue spalle sono curvate in avanti, in una postura che spesso le ho visto assumere, ma che adesso, per la prima volta, fa sorgere in me un'improvviso desiderio di proteggerla.

 

Ma perchè proprio questa sensazione? E proteggerla da cosa?

 

Scuoto la testa impercettibilmente, quasi fra me e me, cercando di non ricadere nel vortice di domande che ormai mi tormenta costantemente.

 

  • Eddai Carota, non te la prendere per così poco, sappiamo che mangi quanto tre Ronald Weasley messi assieme e con la sua stessa grazia e compostezza, per giunta!- le dice Lysander quando la raggiungiamo in cucina, mentre prende posto accanto a lei.

     

Con mia grande sorpresa noto che nonostante le parole appena pronunciate possano sembrare un insulto, non vi è cattiveria nel suo tono, nè tanto meno sul suo viso che, anzi, sembra quasi volerla rassicurare. Lei lo scruta sospettosa per qualche istante, poi fa un piccolo cenno di assenso e si volta verso sua nonna che ancora sta armeggiando ai fornelli, con un malcelato sorriso ad incorniciarle il volto.

 

Un piccolo tassello del mio puzzle mentale L&L, è finalmente andato al suo posto. Non vedo l'ora di poter parlare un po' con quella testa di rapa, e chiederle finalmente di sputare il rospo su tutta questa storia. Siamo amici da una vita, eppure non mi ha mai raccontato nulla di lui, anche se, conoscendola, non dovrei prendermela, dato che sicuramente non si è neppure accorta di quello che le sta succedendo.

 

Di nuovo, non posso fare a meno di scuotere mentalmente la testa. Fortunatamente per me, però, la signora Weasley fa volteggiare i piatti da portata davanti a noi, quindi non ho il tempo di perdermi in nuove congetture e penso piuttosto a concentrarmi sul pranzo, prima che L ed Al si sbafino tutto.

 

Purtroppo, è proprio in momenti cruciali quali i pasti, che quei due fanno bella mostra della loro altrimenti trascurabile parentela e cominciano a riempire i rispettivi piatti, come se quello che si apprestano a consumare, fosse l'ultimo pasto delle loro vite.

 

Non riesco neppure a ricordare quante volte, in questi anni ad Hogwarts, io abbia dovuto salvare il mio migliore amico da un maligno pezzo di cibo incastratosi nella sua gola. O quante volte L mi abbia avvicinato nel pomeriggio, narrandomi di come un boccone di carne avesse quasi interrotto la sua "giovane e promettente vita", per citare le sue esatte parole. Come il fratello, anche L sa molto bene come essere drammatica, anche se nè in questa dote, nè nell'ingordigia, riuscirà mai ad eguagliarlo.

 

Il pranzo trascorre nel migliore dei modi, almeno per l'attuale situazione fra i presenti. La signora Weasley non risparmia a Rose nessun dettaglio sulle pietanze cucinate, Al e Lorcan si lanciano occhiate in cagnesco di tanto in tanto, mentre Lysander osserva divertito L che divora un boccone dopo l'altro, senza quasi aver bisogno di respirare.

 

All'improvviso una luce accecante fa capolino dalla finestra, ed un boato familiare squarcia il cielo. Un temporale si avvicina. Sento immediatamente il mio volto tendersi in una espressione di pura gioia, così come percepisco all'istante lo sguardo di disapprovazione che Al mi sta lanciando dal suo posto. Io amo i temporali.

 

  • E fu così che il pomeriggio venne rovinato. Amen.- avevo già detto che L sa essere molto drammatica, vero? Lysander scoppia in una fragorosa risata, mentre accanto a me Al sbuffa sonoramente.

     

  • Non per tutti.- sbotta poi lui, guardandomi dritto negli occhi - Solo, Scorp, ti prego, non gongolare troppo. Mi rendo conto che ti risulti difficile comprendere gli esseri umani, ma alla maggior parte di noi, la pioggia fa venire la depressione, quindi, per il tuo bene, ti consiglio di cancellare l'entusiasmo dal tuo muso.- mi dice, con il suo caratteristico ghigno stampato in volto.

     

  • Cugino, devo forse ritenermi offesa?- ridacchia Rose, attirando su di se gli sguardi di tutti i presenti, che, fino a poco fa, erano fissi su di me. La osservo, e immediatamente non posso fare a meno di notare che sul suo viso, è dipinta un'espressione pressochè speculare alla mia. Pura gioia. Mentre la scruto, il suo sguardo incontra il mio, e mi cattura. Tutto il resto, per qualche istante, scompare alla mia percezione.

     

  • Perdonami Ross, avevo quasi dimenticato che anche tu non sei un comune essere umano- ridacchia Al, facendole un mezzo inchino come scusa e suscitando l'ilarità di tutti i presenti. Per tutta risposta, Rose distoglie il suo sguardo da me e gli regala una linguaccia di tutto rispetto, incrociando le braccia al petto, nella fantastica imitazione di una bambina offesa.

     

  • Bene, visto che la metti così, rimani pure a crogiolarti nella tua cosiddetta depressione, vorrà dire che oggi saremo solo io e Scorpius a divertirci- dice, regalandomi un piccolo sorriso che mi fa istantaneamente sciogliere. Il mio istinto prende il sopravvento, e senza neppure avere il tempo di riflettere, mi ritrovo a stare al suo gioco.

     

  • Certo! Chissà, potremmo anche metterci a cercare i nostri simili non umani e lasciarti qui! Tanto sei in buona compagnia, sono certa che L farà le mie veci in modo impeccabile- ridacchio, mentre il viso del mio migliore amico si trasforma in una maschera di puro terrore. Rose e i gemelli scoppiano in una sonora risata, mentre L scuote il capo con rassegnazione.

     

  • Ora che ci penso Rosie cara, visto che sia a te, sia a Scorpius piace tanto leggere, ed entrambi adorate la pioggia, potresti approfittare del brutto tempo per fargli vedere la casetta! Da lì potreste godervi entrambe le cose!- esclama la signora Weasley, con l'espressione di chi ha appena avuto l'idea del secolo.

 

Mi volto verso Al, confuso. Casetta?

Un'espressione di terrore misto ad un autentico orrore, prende immediatamente forma sul volto del mio migliore amico.

 

  • NONNA! Ero riuscito a tenerlo all'oscuro dell'esistenza di quel rudere per tutti questi anni!Come hai pottuto rovinare tutto così?! - il suo tono lamentoso e terrorizzato, è talmente esilarante da farmi quasi dimenticare ciò di cui stavamo parlando.

     

  • Al stai scherzando?! Non gli hai mai parlato della casetta?!- l'indignazione nella voce di Rose, non fa che aumentare la mia confusione e la mia curiosità... Di che diamine stanno parlando tutti quanti?

 

  • Volete spiegarmi di cosa si tratta?- chiedo infine, non resistendo più e salvando Al dalla rossa che persiste nell'osservarlo in cagnesco ormai da qualche istante.

     

  • Forza, caro fratello degenere, spiega al tuo MIGLIORE AMICO di cosa state parlando!- l'improvviso tono di profondo divertimento di L, mi mette definitivamente in allarme. Mi volto verso Al con un cipiglio deciso, e la definitiva sensazione di essere ad un passo dal dovermi arrabbiare con lui. Non appena i suoi occhi entrano in contatto con i miei, avvampa.

     

  • Ehm...Ecco... Io....Diciamo che, POTREI averti nascosto una cosa che credo ti sarebbe piaciuta molto, nelle tue visite qui alla Tana. MA, ci tengo a sottolineare che se ho fatto ciò, è solo perchè ci tengo alla nostra fantastica amicizia e....-

     

  • Taglia corto fratello, ormai il danno è fatto- L interrompe, spazientita e sadica, quello che temo sarebbe stato un lungo sproloquio atto ad intenerirmi prima di rivelare il torto fattomi. Tipico di Al. Ancora più tipico, nemmeno so di cosa si tratti, e già vorrei strozzarlo.

     

  • Lascia perdere Lils, ci girerà intorno per un'ora. Meglio se spiego io.- Al ammutolisce e mi lancia un'occhiata dispiaciuta, mentre io sposto la mia attenzione, per la milionesima volta, sulla rossa, segretamente lieto di avere una scusa plausibile per farlo apertamente.

     

  • Prima di iniziare Hogwarts, come sicuramente Al e Lils ti avranno raccontato, noi cugini eravamo soliti trascorrere tutti i pomeriggi qui alla Tana. Con il passare del tempo, il nonno si accorse che, mentre tutti si divertivano a giocare a Quidditch, il loro passatempo prediletto, io me ne stavo rannicchiata sotto un albero a leggere, continuamente interrotta dalle loro grida, e talvolta da qualche palla intenzionata a colpirmi. Osservando che ogni tentativo di coinvolgermi nelle partite, falliva miseramente, decise quindi di farmi un regalo speciale, per quel Natale: mi costruì un piccolo rifugio in un luogo silenzioso e stupendo poco lontano da qui, e lo riempì con decine e decine di libri di ogni tipo. Quando le giornate diventano uggiose, o quando ho bisogno di stare sola, mi rintano sempre lì.- mi spiega tutto con voce appena tremante, ed un sorriso sul volto.

     

Sebbene io non conosca ancora bene Rose, dentro di me si radica istantaneamente la sensazione che ci sia molto di più dietro a quello che mi ha raccontato.

Il suo sorriso sembra sincero ma non si rispecchia negli occhi, di nuovo spenti, o nel tono di voce, tuttavia mi sforzo di reprimere la curiosità: non è il momento adatto per mettermi ad indagare su di lei. Non appena prendo questa decisione, la collera nei confronti di Al riaffiora prepotentemente. Mi volto di scatto verso di lui, che ancora mi fissa dispiaciuto e gli lancio una delle mie migliori occhiate raggelanti. Poi però, un pensiero mi riporta alla calma e la collera svanisce. Mi rivolgo di nuovo a Rose.

 

  • Per quanto mi piacerebbe prendermela con Al e nonostante io sappia che i motivi per cui non mi ha rivelato tutto ciò siano molto più vicini all'egoismo che ad altro, non posso interamente biasimarlo.- affermo, con un accenno di sorriso sul volto. Gli occhi velati di Rose, si illuminano di nuovo...Curiosità? Sbatte velocemente le palpebre, incredula, e io le regalo un altro sorriso, prima ancora di potermelo impedire.

     

  • So che ormai trascorro qui ogni estate, e di essere il benvenuto, e sarò esternamente grato a tutti voi per questo, ma quello di cui stiamo parlando è il tuo personale rifugio...Se anche Al me ne avesse parlato, non mi sarei mai permesso di avventurarmici, senza aver ricevuto un invito direttamente da te, Rose. -le dico con franchezza,

     

Nello sguardo che mi sta rivolgendo ora, vi é un vortice di pensieri e parole, una mescolanza talmente fitta da impedirmi di comprendere cosa esattamente stia pensando di me.

Infine il vortice si dirada e sul suo viso si fa strada un fantastico sorriso, talmente luminoso da scaldarmi il cuore. Non saprei dire cosa vedo ora nei suoi occhi, poiché un simile sguardo non mi é mai stato rivolto prima d'ora.

 

  • Bene, allora da oggi, messer Scorpius, hai ufficialmente il permesso di rifugiarti nel mio posto segreto, ogniqualvolta lo desideri o ne senta la necessitá- dice, alzandosi in piedi e facendomi un piccolo inchino, il tutto brandendo una forchetta e con il tono di voce piú solenne che io abbia mai udito.

     

  • Perfetto, sono fregato.- il tono sconsolato di Al, provoca l'ilarita' generale, facendomi completamente dimenticare tutta l'indignazione per il segreto celatomi. In fondo il mio migliore amico ha ragione: avendo avuto un posto tranquillo in cui leggere, avrei certamente rischiato di passare molto meno tempo con lui, durante le mie permanenze.

 

Gli rivolgo un sorriso, cercando di rassicurarlo, e fra battute e risate, il pranzo si conclude. Tutti ci alziamo da tavola e, come al solito, mi appresto a sparecchiare, quando un tocco gelido e delicato mi blocca.

 

  • Tranquillo Scorpius, ci penso io oggi. Tu vai a rassicurare Al, o gli verrá un esaurimento nervoso e sappiamo entrambi che questa evenienza deve assolutamente essere evitata.- ridacchia Rose, le dita fredde ancora poggiate sul mio braccio. Ridacchio con lei, scuotendo mentalmente la testa: di certo i brividi che sento ora, saranno procurati dal freddo, nulla più.

     

  • In effetti hai ragione, l'ultima volta non e' finita bene per l'aula di Astronomia...-

     

  • O per il corridoio del quarto piano...-

     

  • O per l'aula di Trasfigurazione!-

     

  • E per carita, non dimenichiamoci dell'ufficio di Gazza!- scoppiamo entrambi a ridere.

     

  • Il mio povero nipotino: la permalosità di un Potter e la testa calda di una Weasley... Non aveva chance.- sospira la signora Weasley, unendosi a noi nelle risate.

     

  • EHI, guardate che vi sento benissimo! Trattatemi bene, o potrei spiattellare tutti i vostri più intimi segreti, chiaro?- fa capolino dal salotto la voce del diretto interessato. Non posso vederlo, ma potrei scommettere tranquillamente quindici galeoni che sta sfoggiando il suo broncio migliore e un fantastico colorito pomodoro brillante.

     

  • Fratellino caro, taci e ringrazia che si siano dimenticati di menzionare l'evento più catastrofico di tutti. Vi dice qualcosa il nome Lago Nero?- a quelle parole, io e la rossa ridiamo ancora piu intensamente, mentre la signora Weasley sospira e scuote la testa sorridendo. Non ricordo di aver mai assistito ad un evento più memorabile di quello appena menzionato da L.

     

  • Non c'è assolutamente NULLA da ridere. Vi ricorderei che la piovra gigante mi ha quasi staccato una gamba quella volta!- sbraita indignato.

     

  • Certo, certo e io mi chiamo Malocchio- ulula quello che sembra Lorcan fra le risate.

     

Mentre in salotto prorompe una nuova serie di risate e battutine, Rose mi fa cenno di andare e comincia a raccattare i piatti con movimenti sicuri e veloci.

 

  • Ah, dimenticavo: la casetta non si trova lontano da qui ma ti serviranno comunque scarpe comode, se vuoi arrivarci senza problemi, quindi ti consiglierei di cambiarti...e magari anche di portarti una felpa, non si sa mai- mi strizza l'occhio, prima di superarmi con una pila altissima di piatti perfettamente in equilibrio sulle sue braccia.

     

  • Ai suoi ordini capo!- di nuovo, le parole mi escono prima ancora che io possa averle formulate, bloccandomi. Da quando mi prendo tutta questa confidenza con lei? Preoccupato che la mia battuta possa averla infastidita mi volto a guardarla, ma le brutte sensazioni svaniscono quando la vedo voltarsi verso di me, con un cucchiaio in mano e un sorrisetto beffardo.

     

  • Bene soldato, ora vada ad assolvere i suoi compiti- dice, ostentando una finta voce grossa e tornando alle faccende di casa, non prima di avermi lanciato un occhiolino.

 

Sbatto le palpebre più volte, immobile e non visto, prima di decidermi a raggiungere gli altri in salotto. Questa ragazza riesce decisamente a confondermi. Non sono mai stato ficcanaso, o invadente, eppure ora più che mai, sento il bisogno fisico di scoprire cosa la tormenti e, fatto ancora piu sorprendente, di porre fine a qualunque cosa essa sia e farla ridere. Per di più, la facilità con la quale riesco a conversare con lei, comincia ad essere inquietante: per la metà del tempo, le frasi mi escono di bocca prima ancora di averle pensate.

 

Scacciando qualunque sospetto o ipotesi, mi affaccio alla porta del salotto e faccio cenno ad Al. Come un macchinario perfettamente collaudato, coglie al volo l'invito, e lanciando un'ultima occhiataccia a Lorcan, puntualmente ricambiata, si affretta a salire con me nella camera che condividiamo.

Ci arrampichiamo fianco a fianco fino a raggiungere la nostra camera, e per tutto il tragitto, Al non fa altro che inciampare, troppo concentrato a studiare la mia espressione, per guardare dove mette i piedi.

 

Io non sono una persona cattiva o crudele, nè tanto meno rancorosa: ho perdonato Al nello stesso istante in cui mi ha chiesto scusa, però, qualche tratto caratteristico della mia famiglia l'ho preso anche io, ovvero l'innata capacità di far sentire gli altri in colpa per qualunque cosa abbiano fatto.

E sì, ammettiamolo, ho ereditato anche un pizzico di sadismo, ma a mia discolpa, ne faccio mostra solo con Al ed L, e quei due se lo meritano proprio certe volte. Diciamo che, la tendenza al dramma e la testa calda, non sono gli unici tratti ereditati dai genitori: entrambi, fanno una particolare mostra della loro infinita ottusità in campo sociale.

 

Comunque, Al è stato egoista in questa situazione particolare e sebbene io non sia intenzionato a fargli una scenata, si merita di sudacchiare almeno un po'. Cinque piani di scale, sono più che sufficienti.

 

Non appena entriamo nella nostra camera, con lentezza calcolata, mi volto verso di lui e fisso il mio sguardo nel suo, stampandomi in viso l'espressione più impassibile che io sappia sfoggiare.

Ci fissiamo per qualche istante. Poi sorrido.

 

  • Santo Merlino Scorp mi stavi facendo venire un infarto! ODIO quando ti comporti da Malfoy, lo sai.- gli rifilo un'occhiataccia eloquente – E va bene, ammetto che forse questa volta un pochino me lo sono meritato, ma non farlo mai più!- annuisce, fintamente offeso, ma decisamente più rilassato, mentre io ridacchio.

     

  • Non te lo sei meritato solo per il tuo egoismo da manuale, signor Potter.- mi guarda confuso, le sopracciglia cespugliose inarcate all'inverosimile. Una foto in questo momento, varrebbe più di dieci galeoni, seriamente. - Sul serio hai creduto possibile che io preferissi passare tutto il mio tempo sui libri piuttosto che con i miei migliori amici?-

     

  • Beh io, ecco... A te piace molto leggere. E uhm, non so. -

     

  • Al, se venissi qui per leggere farei prima a rimanere a casa con i miei genitori, non credi? - gli sorrido incoraggiante.

     

  • Non ci avevo proprio pensato... che scemo.- annuisco, alzando gli occhi al cielo. Almeno una volta ogni tanto, se ne rende conto anche lui.

 

Iniziamo a ridacchiare entrambi, poi improvvisamente un lampo di consapevolezza gli attraversa gli occhi, smette di ridere e si schiaffa una mano sulla fronte. Ahi, prevedo guai.

 

  • Sono un imbecille!- mi tranquillizzo, ridacchiando ancora-

     

  • Non preoccuparti Al, lo sappiamo tutti, il fatto che tu sia l'ultimo ad esserci arrivato non vuol dire...-

     

  • NO, tu non capisci Scorp!- lo guardo confuso, mentre comincia a camminare avanti e indietro davanti ai miei occhi, furioso ed incredulo allo stesso tempo. Improvvisamente si ferma e mi guarda sconsolato – Ho avuto la soluzione al mio piano C&P davanti agli occhi per tutto questo tempo e non l'ho mai utilizzata!-

     

Il mio cuore fa un tonfo mentre lo fisso, immobile, per qualche secondo, cercando con tutte le mie forze di non arrossire o non fare nulla che possa farlo insospettire.

Se solo sapesse quanto ho osservato sua cugina in questi giorni, non riuscirei più a liberarmi di lui. Faccio un respiro profondo.

 

  • Cioè, fammi capire. Tutta questa scena, lo schiaffo e gli auto insulti, solo per il tuo stupidissimo piano da Cupido dei poveri?- fingo indignazione e divertimento, sperando che sia troppo sconvolto per poter cogliere la nota di preoccupazione che non riesco a celare.

     

  • Sì! Maledizione, sono anni che provo a convincervi che sareste perfetti l'uno per l'altra, avevo la soluzione ideale per farvi avvicinare proprio qui, sotto al mio naso e ho impedito che accadesse. Sono un idiota patentato!- piagnucola, passandosi le mani fra i capelli. Io tiro mentalmente un sospiro di sollievo perchè, anche questa volta, l'ho passata liscia.

     

  • Ah ma adesso non mi sfuggirete più.- ghigna poi, riscuotendosi dalla sua disperazione, mentre il terrore prende possesso di ogni cellula del mio essere. - Se entro la prossima estate non sarete fidanzati, giuro che mi rassegnerò e vi lascerò vivere le vostre vite tristemente separate e vuote. Ma fino ad allora, io, Albus Severus Potter, farò tutto ciò che è in mio potere, per farvi mettere assieme. Dovesse costarmi la sanità mentale.- sono fregato.

     

  • Amico, mi sa che questa fantomatica "sanità mentale" tu nemmeno sappia cosa sia. Ma da anni eh, se non addirittura dalla nascita.- sussurro, terrorizzato, mentre uno strano calore si fa strada nel mio petto. Improvvisamente, sento il cuore battere più forte e i palmi cominiano a sudarmi. Adrenalina?

     

  • PICCIONCINO BIONDO, ROSE HA FINITO, TI ASPETTA FUORI!- la soave voce di L, interrompe ogni mia possibile elucubrazione, afferro la mia borsa e una felpa azzurra e mi precipito giù dalle scale, seguito a ruota da Al.

     

  • Finalmente, pensavamo non la smetteste più di ciccipucciare!- ci accoglie lo scricciolo rosso, assestando una sonora pacca sulla schiena del fratello, che immancabilmente inciampa e rischia di finire spalmato per terra.

     

  • Carota, da dove ti escono certi termini proprio non si spiega. Ciccipucciare?- chiede sconvolto Lysander, mentre il gemello viene colto dall'ennesimo attacco di risa della giornata. E poi dicono che la pioggia deprime.

     

  • Beh come altro lo chiameresti scusa? Il termine è perfetto: stucchevole, frivolo e allo stesso tempo immediatamente comprensibile. Ciccipucciare.- declama, mentre tutti la fissiamo attoniti.

     

  • Scorpius, hai per caso somministrato un vocabolario a mia cugina in mia assenza?- ridacchia Rose, affacciata dall'esterno alla finestra della stanza.

     

  • Giuro che non ho idea di cosa le sia successo, ma prometto di non smettere di fare qualunque cosa lo abbia causato- proclamo solennemente, facendola ridere.

     

  • Pronto soldato?- risponde poi a tono.

     

  • Sì, Signora!- esclamo, mettendomi sull'attenti. Devo decisamente aver visto troppi film Babbani con Al.

     

  • Allora in marcia!- sorride, indicandomi la porta.

     

Saluto con un cenno i presenti, cercando di ignorare l'espressione sognante e trionfante del mio migliore amico, che ovviamente non mancherà di farmi notare ogni minimo particolare della breve conversazione appena avvenuta.

 

  • A dopo signora Weasley!- esclamo, affacciandomi alla cucina per salutare quella santa donna.

     

  • A dopo caro! Mi raccomando, fate attenzione, e mangiate tutto quello che ho dato a Rose, chiaro?- mi sembrava strano che non avesse ancora parlato di cibo.

     

  • Lo prometto!- aggiungo, prima di lanciarmi l'incantesimo antipioggia e raggiungere Rose fuori.

     

Mi avvicino a lei, che mi aspetta con un gran sorriso stampato in volto e ad ogni passo mi sento sempre più leggero e più caldo.

Certamente si prospetta un pomeriggio interessante: non ho mai amato di più la pioggia.

 

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Capitolo 6
*** Niente Da Dichiarare ***


Capitolo 3, Parte 3

 

Niente da Dichiarare

Martedì pomeriggio

 

Ci sono situazioni che, per quanto probabili o scontate, mai si pensava potessero verificarsi.

Camminare accanto a Rose sotto la pioggia, chiacchierando amabilmente, è una di queste.

 

  • Seriamente, "ciccipucciare" è uno dei termini che credevo mai e poi mai sarebbe uscito dalla bocca di Lils. Da che mondo e mondo, le parole zuccherose sono tabù con lei!- scuote la testa ridacchiando, mentre scendiamo dalla collina sulla cui sommità si erge la Tana.

     

  • Giuro che in tutti questi anni, mai l'avevo sentita proferire nulla di simile. MAI. Certo, bisogna anche aggiungere a sua discolpa, che la maggior parte del suo tempo la passa ad ingerire quantità inimmaginabili di cibo, per cui magari ci sbagliamo noi!- rifletto ad alta voce, facendola scoppiare a ridere.

     

  • E se aggiungiamo a questo il fatto che nel tempo in cui non mastica, o russa, o sbraita contro Lys, direi che le rimane davvero poco spazio per poter sfoggiare il suo certamente ampio e variopinto vocabolario- aggiunge poi, facendo scoppiare a ridere me. Improvvisamente, qualcosa nelle sue parole mi colpisce, facendomi smettere di ridere.

     

  • Chissà dove ho avuto la testa...- mormoro, appena udibile, attirando la sua attenzione. Il suo sguardo curioso, da bambina quasi, mi fa sorridere, così mi decido a spiegare cosa intendessi, preparandomi ad ammettere di essere un pessimo migliore amico.

     

  • Mi sembra incredibile non aver mai notato questi rumorosi scambi d'opinione che ha L con Lysander. Io e lei passiamo molto tempo insieme, certo, non sono con lei in ogni momento della giornata, ma mi sembra che il loro rapporto sia ben consolidato, quindi non capisco come io possa non aver mai notato nulla- osservo, decisamente deluso da me stesso. Al dice sempre che ho un talento innato nell'osservare le cose, eppure qualcosa di così importante, mi era completamente sfuggito.

     

  • Non essere duro con te stesso Scorpius: non te ne sei mai accorto perchè L ha sempre cercato di tenertelo nascosto.- sobbalzo leggermente, voltandomi nella sua direzione con uno scatto fulmineo.

     

  • Cosa?!- mi fermo, incredulo. - Come....Perchè?- addio proprietà di linguaggio, è stato un piacere conoscerti.

     

  • Credo che questo dovresti chiederlo a lei- mi sorride incoraggiante – Ma se vuoi la mia opinione, posso farti un piccolo spoiler.- aggiunge, facendomi cenno di seguirla.

     

  • Sono tutto orecchi- soffio, ancora sconvolto.

     

  • Non so come sia riuscita ad evitare che tu lo scoprissi, ma ne conosco di certo il motivo. Lils ha paura. Che tu le faccia notare qualcosa? Probabile. Di dover spiegare a se stessa quella strana situazione? Sicuramente. Resta il fatto che ha paura, e tu sai bene cosa fa quella scellerata quando ha paura..- conclude, mentre io annuisco pensieroso. Ora tutto ha un senso.

     

  • In questo, L ed Al sono diametralmente opposti. Sai come si dice, di fronte al pericolo si può reagire in due modi "fight or flight". L scappa, nasconde, ignora. Al sclera, strepita e spacca.- rifletto, spostando la mia attenzione sull'altro rapporto incostante e rumoroso: Al e Lorcan.

     

  • Fanno impazzire anche te vero?- chiede, pensierosa, una straba luce ad illuminarle lo sguardo.

     

  • A volte. Ma immagino sia il prezzo da pagare, per avere vicino persone come loro.- faccio spallucce, rievocando tutti i momenti in cui avrei volentieri abbandonato le arti magiche per spaccare in testa qualcosa ad uno di quei due idioti. Alla maniera Babbana. - Ma tu li sopporti da molto più tempo di me, quindi non posso lamentarmi!- cerco di mantenermi sul leggero, preoccupato dal quel velo che sta di nuovo incupendo il suo viso.

     

  • Non ci crederai, ma con il tempo diventa più facile ignorare i loro piagnistei sai? Non dirlo ad Al, ma a volte quando comincia in uno dei suoi sproloqui sui suoi amici o, senza offesa, su di te, nemmeno lo sto a sentire- mi lancia un'occhiata, e la sua bocca si piega in un sorrisetto di scuse. Decido di non prendermela.

     

  • TI PREGO, devi assolutamente dirmi come fai. Non ne posso più di ascoltare ogni suo astruso piano per accoppiare le persone, ma per quanto io mi sforzi di estraniarmi, la sua voce riesce misteriosamente a raggiungere note che sono per me impossibili da escludere.- scherzo, fintamente supplichevole ma sinceramente curioso.

     

  • Sarò buona, ma solo perchè non ti sei offeso per la mia confessione. Quando comincia a blaterare, scelgo una delle ultime parole che ha pronunciato e comincio ad associare ad essa delle idee. Mi concentro al massimo su tutto ciò che mi viene in mente e lascio che le idee fluiscano, finchè non mi sono dimenticata a parola originale; solo allora mi fermo e cerco di rifare tutto il percorso al contrario.- spiega, con quello che sembra leggero imbarazzo.

     

  • E' un'idea geniale! Ti dispiace se provo a metterla in pratica anche io qualche volta?- chiedo, sinceramente ammirato.

     

  • Certo che no! Pregherò affinchè le tue orecchie riescano a liberarsi del suono della sua voce- si posa una mano sul cuore, facendomi un mezzo inchino.

     

  • Ne avrò bisogno, credimi.- sospiro, speranzoso. Prima ancora che io possa pensare a cosa dire, mi balena in testa un'idea; qualcosa che prima mi recava solamente imbarazzo, ma di cui ora voglio assolutamente sapere ogni cosa. Mi faccio coraggio. -E quindi Al parla molto di me eh?- butto lì, cercando di far trapelare tutta la mia curiosità e nascondere l'ansia.

     

  • Oh sì. Non sapessi chi gli piace, penserei che voi due avete una storia segreta- ridacchia, le guance leggermente imporporate. Okay, Rose è arrossita. La mia curiosità raggiunge livelli inesplorati ed il bisogno di saperne di più, si fa sempre più impellente. Un'idea orribile fa capolino nella mia testa.

     

  • Ti prego non dirmi che tesse le mie lodi nella speranza che io e te cominciamo a frequentarci! Pensavo lo facesse solo con me!- in queste parole imprimo tutto il mio sincero imbarazzo, tanto che non riesco ad impedirmi di arrossire. Maledetti geni Greengrass, potevo almeno prendere questo dai Malfoy? Mi lancia un'occhiata e notando il mio rossore, arrossisce ancora di più, sospirando.

     

  • Eh già. Sono anni ormai che glielo spiego, ma proprio non capisce che i rapporti fra persone non si possono forzare. Se devono succedere, succedono e basta. Prendi oggi, ad esempio: qualcosa che ci accomuna è successa e ora ci ritroviamo a chiacchierare come se fosse routine trovarci in questo tipo di situazione. Tutto questo, senza il suo aiuto.- azzarda un sorriso timido, guardando dritta davanti a sè, le guance ancora rosse per l'imbarazzo.

 

Allora non sono impazzito del tutto, anche per lei è naturale parlare e scherzare con me. Il mio cuore accelera un battito, quasi volesse sfuggirmi dal petto, mentre arrossisco ancora di più. Beh, ormai mi sono buttato, tanto vale buttarla sul ridere e sputare tutta la verità, no?

 

  • In effetti non avevo mai pensato alla nostra situazione sotto questo punto di vista. Certo, non ho mai nemmeno immaginato che il suo approccio potesse essere quello giusto, gli voglio un mondo di bene, ma quando fa così preferirei avere a che fare con un Dissennatore che con lui. Almeno in quel caso la mia fine sarebbe veloce.- le accenno un sorrisetto, facendola ridacchiare ed alleggerendo un po' la tensione.

     

Nel suo sguardo ora, oltre all'imbarazzo, vi è anche molta curiosità. Comincio seriamente a chiedermi come io possa leggere così bene tutte le sue emozioni, quando a stento gliene ho viste provare prima. Scrollo via il pensiero, aggiungendolo alla lista delle mille cose su cui dovrò riflettere stanotte, poi continuo.

 

  • Ad essere sincero, per un bel po' ho creduto di starti antipatico.- rivelo, lanciandole un'occhiata di scuse. Sbatte le ciglia velocemente, sorpresa dalle mie parole.

     

  • Seriamente?- mi chiede, la voce spezzata. Dispacere? Diamine, come cavolo faccio a saperlo?! No, non posso pensarci ora.

     

  • Beh, in parte è anche colpa di Al. Vedendo che non ti avvicinavo come secondo lui avrei dovuto fare e che non entravamo in confidenza come voleva, ha cominciato a buttarla sull'irritazione. Continuava a ripetermi che forse era colpa mia se non volevi essere mia amica, perchè ho un caratteraccio e solo i fantastici Potter possono sopportarmi- alzo gli occhi al cielo, sospirando. - A volte può essere davvero subdolo. Lo diceva con quel tono di scherzo e io sapevo che lo stava facendo apposta, eppure non ho potuto impedirmi di pensare che fosse avesse ragione.- scuoto la testa ridacchiando. Quella piccola serpe.

     

  • Non pensarlo nemmeno per un istante Scorpius.- mi afferra il braccio, piantando gli occhi nei miei. Di nuovo il mio cuore fa un tuffo, mentre le sue dita delicate e gelide mi stringono leggermente l'avambraccio.

     

Tutto intorno a noi si ferma, perfino il rumore della pioggia sembra più distante. Ci siamo solo io e lei, a contatto. Non ho mai visto i suoi occhi così vivi come adesso. Sembra che vogliano leggermi dentro. L'impulso di avvicinarmi comincia a farsi pressante, mentre le sue dita continuano a stringermi, salde, fredde, ma allo stesso tempo familiari, come se fossi abituato ad esse.

Come se quello fosse il loro posto.

 

Rimaniamo immobili per interminabili istanti, a fissarci, sto per cedere alla tentazione di avvicinarmi, quando una folata di vento spezza l'incantesimo, e Rose scioglie la presa sul mio braccio. Una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco mi distrae da quello che è appena successo, e quando i nostri sguardi si incontrano di nuovo, il fuoco è svanito, lasciando il posto a qualcosa di diverso, più intimo. Ci sorridiamo, e riprendiamo il nostro cammino.

 

  • Ecco Scorp, li vedi quegli alberi in cima alla collina?- seguo con lo sguardo la direzione indicatami, incontrando un fitto boschetto di alberi altissimi, a pochi metri da noi.

     

Sono stato così preso dalla conversazione e da lei, da aver completamente ignorato il paesaggio che ci circonda. Non ho nemmeno idea di quanta strada abbiamo percorso. Eppure degli alberi del genere, così vicini a noi, avrei dovuto notarli!

 

  • Sì! E' lì che dobbiamo arrivare?- ne approfitto per guardarmi intorno, notando che le colline tutte intorno a noi, sono praticamente deserte, se si eslcude qualche spiazzo alberato in lontananza. La Tana, dietro di noi, è praticamente minuscola. Non mi ero reso conto di aver camminato così tanto.

     

  • Precisamente.- annuisce, riprendendo a camminare. Mi affretto a seguirla.

     

  • Credo di cominciare a capire perchè tu mi abbia consigliato di portarmi una felpa- constato, accorgendomi che il vento che si è alzato con la pioggia, comincia ad essere decisamente fresco.

     

  • Resisti freddoloso, ancora qualche minuto e saremo al riparo!- ridacchia, lanciandomi uno sguardo canzonatorio. Decisamente lei non è freddolosa, visto che la sua felpa è ancora dentro il borsone e non c'è traccia di brividi sulla sua pelle.

 

Percorriamo velocemente gli ultimi metri di tragitto e ci ritroviamo in breve tempo, ai piedi di un bellissimo albero, dal tronco spesso e dalla foltissima chioma. Gli strani disegni della superficie del suo tronco, catturano completamente la mia attenzione. Rune?

 

Mi volto verso Rose, che mi sorride compiaciuta. Evidentemente è molto orgogliosa del lavoro di suo nonno. Improvvisamente, capisco perchè nessuno dei cugini si sia mai avventurato qui e decisamente non ha nulla a che fare con il disprezzo per la lettura.

 

  • Quindi nessuno può entrare se non conosce la parola chiave, giusto?- chiedo, studiando più da vicino i simboli tanto familiari. Sono impressi sulla superficie a formare un complicatissimo intreccio.

     

  • Molto bene, molto bene! Dieci punti a Corvonero, signor Malfoy!- ridacchia, esibendosi in una perfetta imitazione del professor Vitious, che mi lascia letteralmente basito.

     

  • Cavolo, non ti avessi davanti agli occhi, crederei di parlare con Vitious davvero! Sei brava!- esclamo, sorpreso.

     

  • Ah, solo tanta pratica, credimi. Lils mi chiedeva sempre di imitarle i suoi futuri professori, nell'estate prima di venire ad Hogwarts- scuote la testa. -Dunque, osserva bene i movimenti che faccio io con la bacchetta. Non si tratta solo di conoscere la parola chiave, anche il modo in cui formi la sequenza è importante, capito?- aggiunge, seria.

     

  • Cristallino.- assicuro.

     

  • Bene. La parola chiave è "Jean". Devi stare bene attento a toccare le rune in modo che il movimento descriva sul tronco la parola stessa. In questo modo.- mi dice, estraendo la bacchetta, e cominciando a creare svolazzi, sfiorando le quattro lettere, all'inizio di ogni nuovo movimento.

     

Devo farmi violenza psicologica per osservare il tronco e non lei, ma alla fine ricordo esattamente tutti i movimenti, mentre osservo le lettere sfiorate, che adesso luccicano attraverso la corteccia.

 

  • Capito tutto?- mi chiede, aspettando risposta. Annuisco. -Bene, ci vediamo dentro. Se non arrivi entro cinque minuti, torno a recuperarti okay?- ridacchia, poi posa la mano sul tronco, e scompare.

 

Sbatto ripetutamente le palpebre. Che razza di magia è questa? Ridacchio divertito, al pensiero che mio nonno ritenesse i Weasley una famiglia di sempliciotti babbanofili. Una magia del genere, credo che lui se la possa anche sognare, checchè ne dica il suo sangue puro e la "nobile casata dei Malfoy".

 

Pendo un respiro profondo e ripeto con mano ferma tutti i movimenti fatti dalla rossa poco prima, facendo attenzione a sfiorare le rune giuste e a non interrompere il movimento della mano. Quando tutte le rune sono illuminate, stringo a me il borsone e appoggio la mano sul tronco. Un piacevole tepore mi avvolge, e quando riapro gli occhi, quello che mi trovo davanti, altro non è che il sogno di ogni lettore incallito.

 

La stanza è luminosa, al centro vi è uno spazioso tavolino da caffè sul quale Rose sta sistemando tutte le pietanze affidatale dalla signora Weasley. Inutile dire che con tutto quello che ci ha dato, avrebbe potuto sfamare un esercito.

 

Sulla destra il camino in pietra scoppietta allegro, regalando un'atmosfera ancora più accogliente, e di fianco ad esso vi sono un piccolo armadio in legno ed una cassettiera dall'aria bizzarra e antica.

 

Sulla sinistra, invece, vi è un comodissimo e lungo divano in stoffa color crema, dietro ad esso torreggia l'unica spaziosa finestra della stanza, che si affaccia sugli alberi circostanti, mentre vicino all'ingresso si trova un cavalletto da pittore, con una tela bianca già posizionata.

 

Il pezzo forte però, è la parete di fondo.

E' interamente ricoperta di libri.

 

Respiro a fondo per imprimere nella memoria il fantastico odore di questo posto, un misto di legna arsa e carta che si fonde con l'odore della pioggia. Praticamente la perfezione.

 

  • Allora, cosa ne pensi?- la osservo, sprizzando felicità da tutti i pori.

     

  • Semplicemente perfetta. Non ho altre parole Rose.- il mio sguardo continua a saettare in ogni angolo della stanza, mentre Rose mi osserva e ride compiaciuta. Sì, il suo orgoglio per questo posto è veramente ben riposto.

     

  • Non hai idea di quanto sia bello sentirtelo dire- sorride raggiante. - Dunque, non so come tu sia abituato a leggere, ma quando vengo qui, tre cose sono assolutamente d'obbligo: il camino acceso, un coperta calda sulle gambe e un termos di cioccolata calda. Come ti pare l'idea?- mi chiede, aprendo le ante dell'armadio ed estraendone due plaid colorati dall'aria soffice.

     

  • La mia domenica pomeriggio ideale. Non capisco l'astio delle persone nei confronti della cioccolata calda d'estate. La cioccolata calda è perfetta tutto l'anno.- asserisco, con un cipiglio offeso. La questione della cioccolata, per me, è fonte di innumerevoli battibecchi con i miei genitori.

     

  • Credevo di essere l'unica a pensarla così, grazie al cielo esiste ancora qualcuno con un po' di buon gusto al mondo!- esclama, porgendomi il plaid e richiudendo l'armadio.

 

Poso la morbidissima e calda coperta su un lato del divano, e mi avventuro alla scoperta della fantastica libreria. Certo, non avrà le dimensioni della biblioteca di Malfoy Manor, ma dubito che qui potrei mai trovare libri maledetti che ti staccano le dita appena li tocchi, o manuali di torture contro i Babbani che mio nonno ha nascosto per suo personale diletto, quindi per me è più che perfetta.

 

Faccio scorrere freneticamente lo sguardo sui titoli, e come immaginavo, qui c'è veramente di tutto, dalla letteratura inglese Babbana, alle fiabe per maghi; da Freud a Mille Erbe e Funghi Magici. Questo, è il mio ideale di biblioteca.

Rose mi affianca, sfiorandomi la spalla con una mano, ed il mio braccio comincia a formicolare.

 

  • Trovato qualcosa di interessante?- chiede, visibilmente curiosa.

     

  • Dire tutto sarebbe esagerato?- le sorrido, continuando poi ad osservare i titoli, fino a quando il mio sguardo cade su un tomo a me molto familiare, facendomi sussultare.

     

  • Quale?- chiede, capendo che avevo visto qualcosa.

     

Mi scosto, estraendo dalla borsa il libro che mi sono portato dietro, facendo attenzione a non spostare il segnalibro. Non appena capisce di cosa si tratti, il suo sguardo si illumina.

 

  • Veronika Decide di Morire, io amo quel libro.- esclama entusiasta, regalandomi un sorrisone – Incredibile, nessuno che io conosca a scuola lo hai mai nemmeno sentito nominare!- ridacchio di rimando.

     

  • Beh, diciamo che durante l'ultima visita di mio nonno, le cose sono alquanto degenerate. Per quanto i tempi siano cambiati, lui ancora non accetta tutto questo liberalismo ed interesse nei confronti dei Babbani, specialmente quando viene espresso dal sangue del suo sangue. Quando mi ha beccato a leggere un trattato di psicologia Babbana, è andato su tutte le furie, finendo per far esplodere uno degli scaffali della biblioteca di casa. Questo libro mi è letteralmente caduto in mano, mi sono documentato sull'autore e ho deciso di leggere qualche sua opera. Fino ad ora però, questa è l'unica che mi stia piacendo veramente- spiego, leggendo nei suoi occhi prima sorpresa, poi disappunto ed infine ammirazione.

     

  • Già, anche per me è il migliore. L'autore era davvero in voga qualche anno fa, ma questa è l'unica opera che mi abbia colpita davvero.-

     

  • Tu cosa leggerai invece?- le chiedo curioso e allo stesso tempo incredibilmente felice di aver trovato qualcuno di cui poter parlare liberamente di questi argomenti.

     

  • Nulla di nemmeno lontanamente interessante.- sbuffa, rassegnata – Mia madre mi ha dato un compito, decidere quale carriera io voglia intraprendere una volta fuori da Hogwarts, per cui, passerò il pomeriggio a leggere un tomo di Medimagia per principianti- si lascia cadere sul divano, estraendo dalla borsa un enorme libro che riconosco immediatamente.

     

  • Uuuh, buona fortuna.- soffio, lasciandomi cadere sull'altra sponda del divano – Io ho rinunciato dopo nemmeno due capitoli: la Medimagia non fa per me- scuoto la testa al ricordo di quali orrori contenga quel libro.

     

  • Allora ne avrò seriamente bisogno- mi guarda sconsolata e sconvolta.

     

  • Non abbatterti dai, quando avrai bisogno di una pausa, io sono qui. E quando vedrai qualcosa di disgustoso, chiudi il libro e cambia lettura, ti prego. Io ho avuto incubi per non so quanto tempo.- la faccio ridacchiare, e mi sembra leggermente rincuorata.

 

Ci sistemiamo comodamente, ognuno col suo termos accanto, la coperta sulle gambe, e dopo un'ultima occhiata, ci immergiamo nelle rispettive letture.

Mai avrei creduto che leggere con qualcuno accanto potesse essere così rilassante ed appagante. Il pomeriggio trascorre velocemente e serenamente, ogniqualvolta uno dei due fa una pausa, l'altro si ferma a chiacchierare, per poi riprendere tranquillamente. Nessuno mette fretta, non c'è pressione, solo tanto tempo, buon cibo ed ottima compagnia.

 

Eppure è proprio nel silenzio che si vede la differenza. Quando si è soli, quella calma può diventare talvolta inquietante, dare un senso di vuoto, di freddo. Mentre sentire il calmo respiro di qualcuno al tuo fianco, percepirne il calore e la presenza, infonde un meraviglioso senso di beatitudine.

 

Inutile dire che dopo due capitoli e mezzo, Medimagia venne irrimediabilmente abbadonata, per essere sostituita da un altro pesante tomo da Magiavvocato e quando infine entrambi chiudemmo i rispettivi libri, esausti, fuori era buio pesto e la pioggia era cessata.

 

  • Per la barba di Silente, ma che ore sono?!- esclama allarmata, rendendosi conto del buio che avvolgeva il nostro rifugio. Il mio sguardo vola all'orologio da polso.

     

  • Mezzanotte e quaranta. Rose....- ci guardiamo allarmati, balzando contemporaneamente in piedi. Senza nemmeno aver bisogno di parlare, con rapidi colpi di bacchetta, sistemiamo tutto esattamente com'era al nostro arrivo, raccattiamo gli avanzi del banchetto luculliano made in Molly, e in pochissimi attimi siamo pronti.

     

Faccio per avviarmi alla porta, quando Rose mi afferra un braccio.

 

  • Dove credi di andare con questo buio?-

     

  • Torniamo indietro no? Possiamo sempre far luce con le bacchette- spiego, preoccupato.

     

  • Non è sicuro, siamo in aperta campagna, non si sa mai cosa potrebbe spuntare fuori.- mi fa notare. Non ci avevo pensato. Annuisco. -Beh, vorrà dire che per stavolta useremo la Metropolvere.- a queste parole, la mascella quasi mi casca dalla sorpresa.

     

  • Vorresti dirmi che questo camino è utilizzabile con la Metropolvere?- chiedo sbigottito -Pensavo che con tutta la segretezza per entrare, la strada a piedi e l'isolamento voluto, tuo nonno l'avesse costruito anche come rifugio sicuro per la famiglia!- Rose mi sorride, entusiasta.

     

  • Capisco sempre più perchè tu sia finito a Corvonero- ridacchia – Ma sì, hai ragione, questo è anche un rifugio sicuro. Questo camino è molto particolare, vedi, ci sono dei vantaggi ad essere parte della famiglia Weasley- Potter: l'appartenenza all'Ordine della Fenice. Questo camino è stato incantato dal Ministro in persona, come regalo alla mia famiglia per aver combattuto così coraggiosamente nella guerra. Dopo quello che successe a zio Fred, i vecchi membri dell'Ordine decisero che fosse più che doveroso offrire ad una famiglia numerosa e leale come la nostra, un posto sicuro in cui poterci rifugiare in caso di pericolo.- sbalordito, continuavo a spostare il mio sguardo dal camino a lei.

     

  • E quindi come funziona?- chiedo, frustrato e curioso allo stesso tempo.

 

  • Beh, semplice. Funziona solo a senso unico: in uscita. E' stato incantato con l'unico e solo scopo di fuggire in caso di necessità. Nessun estraneo potrebbe mai entrare.- spiega, facendomi l'occhiolino. - E ora andiamo, curiosone. La prossima volta ti racconterò anche di tutte le altre misure di sicurezza, ma è passata la mezzanotte, e credo che gli altri potrebbero davvero preoccuparsi non vedendoci tornare.- spiega, afferrando la borsa e trascinandomi nel camino.

 

Mi mordo la lingua per non insistere oltre, afferro una manciata di polvere, ed insieme scandiamo attentamente "La Tana". Il viaggio è talmente breve e diverso da quelli a cui sono abituato, che in un istante mi trovo sdraiato nel camino della Tana, ricoperto di fuliggine e con Rose sopra di me.

 

Ci fissiamo, completamente immobili, per quelche secondo. Poi scoppiamo a ridere. Siamo entrambi completamente coperti di fuliggine, tanto che a stento potrei intravere un ciocca di rosso nei suoi capelli. Continuiamo a ridere, sdraiati così, per qualche minuto, non accennando a smettere, finchè l'urgenza di sfiorarle il viso ed avvicinarmi non si fa di nuovo prepotente.

 

La guardo negli occhi, ridacchiando ancora, e vedo qualcosa cambiare nel suo sguardo, che si fa incredibilmente più intenso: i suoi occhi sembrano leggermi di nuovo dentro. Ancora una volta, tutto attorno a noi scompare, siamo soli, sporchi di fuliggine ed incredibilmente vicini. La osservo rapito, lo spettro della risata ancora impresso sui nostri volti, e stavolta non riesco a trattenermi.

 

La mia mano si solleva, animata di vita propria, e si va a posare sul suo viso. Delicatamente, con il pollice, comincio a pulirle la guancia dalla fuliggine. Il suo sguardo non si scosta di un millimentro, ma la sua espressione si addolcisce, regalandomi un fantastico sorriso. E dentro di me qualcosa esplode: un mare di sensazioni intense, mai provate prima, trova il suo posto legittimo.

 

Il cuore martella, la pelle formicola, la bocca si secca e tutto il mio corpo si tende, mentre un calore liquido mi riempie, millimetro per millimetro. Le sorrido di rimando. Di nuovo, il silenzio è nostro alleato, ma proprio quando la sua mano sta per posarsi sulla mia guancia, dei passi al piano di sopra spezzano l'atmosfera, riportandoci al presente. Un presente in cui ormai è quasi l'una del mattino e ci sono almeno altre cinque persone in casa. Ridacchiando, ma senza alcuna ombra di imbarazzo o fretta, ci alziamo, cercando di scostare la fuliggine per non spargerla troppo in giro per casa.

 

  • Ragazzi siete voi?- la voce assonnata della signora Weasley fa capolino dalle scale.

     

  • Sì nonna, scusa, non volevamo svegliarti- spiega, uscendo dal camino, ormai quasi del tutto pulita.

     

  • Non preoccupatevi, non ero ancora del tutto addormentata. Buonanotte cari, a domattina!- aggiunge dolcemente. Quanto adoro questa donna.

     

  • Buonanotte!- rispondiamo all'unisono, portando in cucina i resti della cena.

     

  • Beh, Rose, non so davvero come ringraziarti. Sia per la fantastica compagnia, sia per il meraviglioso posto. La ringrazio Madama!- faccio un mezzo inchino, fingendo un'espressione pomposa.

     

  • Oh per la barba di Merlino, con quell'espressione sembri proprio mio zio Percy quando è a lavoro- scoppia a ridere, cercando di mantenere un volume accettabile, data l'ora. Mi unisco ancora una volta alla sua risata, eleggendola ufficialmente come la più contagiosa che io abbia mai udito.- In ogni caso, non deve ringraziarmi Messere, è stato un vero piacere. Credo proprio che da ora in poi ogni volta che andrò ti chiederò di venire con me. Leggere in compagnia è molto più bello.- fa anche lei un inchino, e sembra radiosa. Pagherei oro per vederla sempre così.

     

  • E io credo proprio che non potrò rifiutare l'offerta.- le faccio un occhiolino, finendo di sistemare tutto

     

  • Beh, credo sia arrivato il momento dei saluti. Buonanotte Scorp, a domattina- si avvicina, e mi lascia un piccolo bacio sulla guancia, che mi affretto a ricambiare.

     

  • Buonanotte Rose.- le sussurro, poco prima che lei sparisca su per le scale. Mi sento uno stupido, lì impalato in mezzo alla cucina, con la guancia e le labbra in fiamme. Sono più che certo, di aver anche assunto un fantastico colorito vermiglio. Fantastico.

 

Prendo qualche respiro profondo, poi comincio lentamente a salire le scale, cercando di non pensare a nulla che riguardi Rose o tutto quello che è successo oggi. Il mio cervello sta esplodendo dal bisogno di riflettere e chiarire, ma potrei scommettere cento Galeoni, che quel malefico del mio migliore amico mi sta aspettando per un interrogatorio con i controfiocchi. D'altra parte, ha un padre Auror, che altro potevo aspettarmi?

 

Devo assolutamente imporre al mio corpo di non arrossire, non tendersi e non tradire in alcun modo nessuna parvenza di emozione. Se mi lasciassi sfuggire qualcosa, sarei finito. Arrivo in cima alle scale, con l'espressione di chi sta per ricevere il bacio di un Dissennatore, prendo un ultimo respiro profondo ed entro, lentamente.

 

Non appena la porta si chiude alle mie spalle, la luce si accende.

 

  • Bene, bene, bene. Scorpius Hyperion Malfoy che rientra in punta di piedi all'una del mattino. Domattina pioveranno unicorni, sicuramente.- il ghigno soddisfatto e malizioso di Al è seriamente una delle visioni più inquietanti di questo secolo. Nemmeno la faccia di Voldemort, incute più paura di ciò che ho di fronte a me ora. - Voglio sapere tutto. Che avete fatto? Cosa vi siete detti? Vi siete baciati? Come....- autocontrollo. Concentrati Scorpius, ignoralo, pensa a qualcos altro. Ecco, pensa agli unicorni.

     

Volteggiavo per la stanza, disseminando ordinatamente le mie cose ed infilandomi alla svelta il piagiama, mentre Al, continuava a sparare domande a raffica e nella mia testa zocccoli, caschetti, carlini e pozioni si mescolavano, prendendo il sopravvento sulla voce del mio migliore amico. Finito tutto questo, mi infilo immediatamente nel letto, mi volto con decisione a guardarlo e gli lancio un sorriso beffardo.

 

  • Spiacente Capitano Auror Potter, non ho assolutamente niente da dichiarare.- con un colpo di bacchetta spengo la luce e lancio un muffliato alle tende del mio letto, chiudendole accuratamente, sotto lo sguardo di sfida di Al.

 

Nel buio, sorrido.

Desolato Potter, stavolta ho vinto io.

 

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Capitolo 7
*** La Notte Più Lunga ***


Capitolo 4

 

La Notte Più Lunga

Mercoledì

 

 

Una volta amavo i mercoledì.

La settimana scolastica era arrivata a metà e nell'aria si respirava già odore di weekend, sveglia tardi e serata in relax. Ero così felice dell'esistenza del mercoledì, da fare tutti i compiti in anticipo per prendermi quell'unica fantastica sera di calma e lettura, senza dovermi affannare dietro qualche tema da consegnare.

 

Questo fino ad oggi, quando una giornata che poteva essere piena di novità e bei momenti, si è trasformata nella più lunga ed esasperante della mia vita. E sì, in questo arco di tempo sono da considerarsi anche le sessioni di studio per i GUFO.

 

La signora Weasley, infatti, ha messo a disposizione la Tana per lo staff di preparazione al matrimonio di Victoire e Teddy, che avrà luogo a Villa Conchiglia fra un paio di giorni. Siccome lo spazio là è poco, e le cose da fare sono tante, per evitare di combinare disastri, gli ultimi ritocchi ai vestiti di sposa e damigelle, la cena di prova, la preparazione della torta e del banchetto e tutte le decorazioni, verranno sistemate qui provvisoriamente, mentre i genitori della sposa liberano la casa per far posto agli addobbi.

 

Per fare in modo che le cose procedano secondo i piani e soprattutto la tabella di marcia, tutti noi abbiamo dovuto collaborare, il che non sarebbe stato affatto un problema, se non che, per poter seguire tutto quanto, siamo stati divisi in due gruppi.

 

E con chi sarei potuto capitare io, se non con L ed Al?

 

In condizioni normali, chiedere di lavorare ai due fratelli, è già di per sè come cercare di insegnare l'alfabeto ad uno Schiopodo Sparacoda, se poi aggiungiamo a questo il fatto che entrambi erano furiosi con me, si può immaginare quanto la mia giornata sia stata gioiosa.

 

Eh sì, non solo Al era furioso perchè ho "osato non rispondere" a nessuna delle sue domande, ma anche L lo era, perchè secondo lei la signora Weasley ha "perpetrato un'inconcepibile ingiustizia", non punendo me e Rose per essere tornati così tardi ieri sera.

 

Oltre a dovermi sobbarcare tutto il lavoro, quindi, ho trascorso la mia giornata, cercando di rimediare a tutti gli errori di quei due e contemporaneamente trattenendomi dall'urlargliene di tutti i colori per il loro comportamento infantile e stupido, cosa che avrebbe certamente fatto andare in bestia Molly, con conseguente rallentamento dei lavori e crisi isteriche esponenziali.

 

Aggiungiamo poi a tutto questo, il fatto che non ho potuto scambiare che qualche parola con Rose e non ho potuto vederla per il resto della giornata, la quantità indistrale di fiori e brillantini che mi sono ritrovato addosso all'ora di cena ed un'incredibile iperattività da assaggio di campioni di torta ed ecco completato il quadro della mia giornata.

 

Inutile dire che, quando finalmente le tanto agognate dieci di sera sono arrivate, la mia frustrazione era ormai giunta al limite, così, volendo evitare di uccidere qualcuno, con un bacio alla signora Weasley che mi guardava preoccupata, un cenno della mano per tutti e una carezza sul braccio a Rose, mi sono ritirato in camera.

 

Nell'esatto istante in cui la porta della camera si è chiusa dietro di me, le urla della signora Weasley hanno riempito l'intera casa.

 

  • VOI DUE SCELLERATI. COME AVETE OSATO TRATTARE IN QUELLA MANIERA IL VOSTRO MIGLIORE AMICO. UN OSPITE DELLA MIA CASA, PER GIUNTA. NON CREDIATE CHE NON MI SIA ACCORTA DI NULLA, HO OCCHI DOVUNQUE, IO! LILIAN LUNA POTTER, VERGOGNATI DI TE STESSA, NON PUOI NEMMENO PERMETTERTI DI PARAGONARE I TUOI COMPORTAMENTI DA SCAVEZZACOLLO ALLA CONDOTTA ESEMPLARE DI TUA CUGINA E DI QUEL POVERO RAGAZZO. NON VOGLIO SENTIRE UN'ALTRA PAROLA DA TE, FILA IN CAMERA TUA E RESTACI FINCHE' NON SARAI IN GRADO DI FARGLI LE TUE SINCERE SCUSE!- non voglio nemmeno immaginare l'aura di terrore che in questo momento quella santa donna sta emanando.

     

Un piccola parte di me è dispiacuta che i miei migliori amici si stiano prendendo una simile strigliata per causa mia, ma il mio feroce mal di testa e la terrificante giornata che mi hanno fatto trascorrere, soffocano in fretta qualunque parvenza di senso di colpa. Mi ritrovo perfino a sogghignare un pochino, nell'immaginare le loro facce terrorizzate.

 

Con un ghignetto sadico stampato in faccia, mi lascio cadere sul mio letto, tutti i muscoli indolenziti, le orecchie che fischiano e la felpa ancora ricoperta di brillantini.

Quando la porta della camera di L si chiude, mi preparo a sentire la seconda ondata di grida.

 

  • E TU, ALBUS SEVERUS POTTER. NON HO PAROLE PER DESCRIVERE IL TUO COMPORTAMENTO. NON HAI ALCUN DIRITTO DI TRATTARE A QUEL MODO UNA PERSONA, BEN CHE MENO QUALCUNO COME SCORPIUS. NON MI INTERESSA NEMMENO SAPERE CHE COSA TI SIA PRESO, MA TI ORDINO DI LASCIARLO IN PACE ALMENO FINO A DOMANI MATTINA, E TI DIRO' DI PIU', QUESTA NOTTE DORMIRAI NELLA VECCHIA STANZA DI BILL E CHARLIE. MI SONO SPIEGATA?!- le urla si sono calmate, e l'ordine è stato finalmente ristabilito, quando sento dei passi fuori dalla porta.

     

  • Scorp, ci sei?- mi giunge in un sussurro la voce di Rose.

     

  • Sìsì, entra pure!- non fossi così sfibrato da questa giornata, starei vibrando dalla gioia di poter finalmente scambiare due parole indisturbate con lei. Apre la porta con delicatezza e scivola dentro in un attimo. Non appena i nostri sguardi si incrociano, scoppiamo entrambi in una risata sommessa.

     

  • Porco Salazar, quanto se lo sono meritati- riesce ad esalare fra le risate, sedendosi sul letto di Al a pochi centimetri da me. - Avresti dovuto vedere le loro facce, credo che nemmeno Voldemort in persona sarebbe riuscito a spaventarli di più. Anzi, forse solo Ginny Weasley riesce a spaventarli di più- aggiunge, non riuscendo a smettere di ridere.

     

  • Ed io me lo sono perso, che disdetta- scuoto la testa sconsolato, ancora scosso dalle risa – Seriamente Ginny è così spaventosa? Io non l'ho mai vista arrabbiarsi a questi livelli- chiedo curioso. Non riesco ad immaginare proprio nessuno più spaventoso di una Molly Weasley inferocita.

     

  • Credimi, se non è arrabbiata con te, le sue incazzature sono qualcosa di meraviglioso da osservare. In realtà, è praticamente identica a nonna Molly, solo con un timbro di voce più acuto, i riflessi di una Cacciatrice formidabile e soprattutto un'ineguagliabile talento per le fatture.- spiega concentrata. Okay, l'immagine che mi ha dipinto non è affatto rassicurante.

     

  • In effetti, l'immagine che ho davanti in questo momento, non è affatto rassicurante- osservo, cercando di immaginare sul serio la scena. Un brivido mi percorre la schiena. Forse è meglio non pensarci.

     

  • Già, dovresti vedere la faccia di zio Harry quando si rende conto di averla fatta arrabbiare. Sono più che certa che, in quei momenti, preferirebbe trovarsi davanti Voldemort che non sua moglie.- l'attacco di risa è ormai finito, e il suo sguardo si incatena al mio. - Mi dispiace molto per oggi.- aggiunge, con cipiglio deluso e seriamente costernato – E' stato davvero penoso il modo in cui si sono comportati. Odio quando fanno così.- sospira.

     

  • Non preoccuparti, mi spiace solo che ci sia finita in mezzo anche tu. Magari se ieri sera avessi risposto alle domande di Al, avrebbe evitato di comportarsi come un bambino capriccioso...- ci guardiamo.

     

  • Naaaah.- concludiamo assieme, ridacchiando di nuovo. Incredibile come con lei l'imbarazzo sia praticamente inesistente. Basta uno sguardo e l'atmosfera si alleggerisce subito.

     

  • Che cosa voleva sapere quel ficcanaso?- le leggo la curiosità negli occhi. Se solo sapesse cosa mi ha chiesto, credo che andrebbe ad ucciderlo lentamente.

     

  • Credimi, è già tanto che non mi abbia chiesto quanti panini al formaggio ti sei mangiata. Ah no aspetta, forse l'ha fatto, un paio di volte- ridacchio, non del tutto convinto che la mia sia solo una battuta però.

     

  • Come, non ricordi cosa ti ha chiesto?- chiede sbalordita.

     

  • Eh già, a quanto pare il tuo metodo funziona abbastanza bene anche per me. Sei una salvatrice, credimi- le sorrido, contagiandola.

     

  • Nessun problema, è una scoperta che diffonderò molto volentieri, d'altra parte, c'è in gioco la sanità mentale di molte persone, come potrei tenerla per me?- mi fa l'occhiolino, e il mio cuore fa un balzo.

     

  • A proposito, come sono andate le prove del vestito?- mi sovviene di chiederle quando ricordo che un'altro motivo per cui ci siamo visti poco oggi, è che lei è una delle damigelle d'onore, e quindi aveva un vestito da provare e sistemare.

     

  • Ah, guarda, lasciamo perdere... Odio tutto questo.- scuote la testa, una vena di disperazione nella voce. Inclino la testa, studiandola, e lei lo nota – Non fraintendermi, adoro mia cugina, è una delle persone che amo di più al mondo, ma essere al centro dell'attenzione è insostenibile per me. Non mi piace sentirmi osservata, in più avrò addosso un vestito sbrilluccicante che odio e che di certo non aiuterà la mia causa e dovrò anche indossare i tacchi.- mi lancia un'occhiata sconsolata, per poi prendersi la testa fra le mani.

     

Non l'ho mai vista così preoccupata in tutti questi anni, neppure prima di un esame particolarmente importante.

Prima ancora che io possa pensare a cosa fare, il mio corpo si muove istintivamente verso di lei, e mi ritrovo seduto al suo fianco, una mano sulla sua spalla e i suoi occhi preoccupati puntati nei miei.

Deglutisco, nel panico, ma lascio che le parole fluiscano da sole.

 

  • Niente panico, okay?- dico, quasi più a me stesso che a lei – Non hai nulla di cui preoccuparti, hai tutta la tua famiglia con te e in caso dovessi essere troppo nervosa, fammi un cenno e sfoggerò una delle mie migliori imitazioni di Al che fugge dalla piova gigante, okay?- la rassicuro, sorridendole e sfregandole piano il braccio con il pollice. Lei mi sorride, ma si vede che è ancora preoccupata. - Wow, deve essere davvero qualcosa di grave, se nemmeno l'idea di quella visione può tranquillizzarti- sdrammatizzo, strappandole un altro mezzo sorriso. - Che cosa ti preoccupa così tanto?- le chiedo ora, serio.

 

Rimaniamo a fissarci negli occhi per qualche istante, io curioso e rapito, lei esitante. Posso vedere nei suoi occhi la battaglia che si sta svolgendo ora dentro di lei: qualcosa di grave la preoccupa, e da quello che ho visto di lei in questi anni, non può trattarsi solo di timidezza.

Sta chiaramente decidendo se si fida di me abbastanza da raccontarmi la verità.

Mi rendo conto di aver trattenuto il respiro, solo quando la vedo infine sospirare rassegnata, il suo sguardo, ora più sereno, sempre fisso nel mio.

 

  • É complicato da spiegare con chiarezza.- inizia, pensierosa – Diciamo solo che, da piccola ho avuto un'esperienza traumatica e da allora la folla mi terrorizza. Avrai certamente notato che anche a scuola tendo ad evitare i luoghi troppo caotici, e finora non ho partecipato a nessun ballo...- prosegue. Leggermente a disagio.

     

  • Beh, in realtà quella del ballo non la sapevo, nemmeno io ci sono mai andato- le faccio un'occhiolino, cercando di alleggerire la situazione. Non mi piace vederla a disagio, preoccupata e imbarazzata com'è ora. Sgrana gli occhi, sorpresa, ma mi sorride.

     

  • Davvero? Credevo di essere l'unica! Come mai...-

     

  • Ehi non crederai di sviare il discorso, signorina?- le sorrido, interrompendola con finto tono autoritario, lei ride. - Se non mi dici che cosa ti preoccupa del dover camminare lungo la navata, come posso trovare una soluzione?- continuo, incoraggiandola a proseguire con un cenno del capo. Lei arrossisce un pochino, seguita istantaneamente da me, poi sbuffa.

     

  • E va bene... Ho una gran paura di cadere di fronte a tutti.- ammette poi, arrossendo ancora di più. Qualunque ragazzo di mia conoscenza, a quest'ora sarebbe già piegato sul pavimento dalle risate, io invece la osservo evitare il mio sguardo e non posso fare a meno di trovarla incredibilmente adorabile.

     

  • E questo, più la paura di cui mi parlavi poco fa, ti fanno preoccupare tanto da andare nel panico, giusto?- le chiedo. Lei annuisce, tornando a guardarmi, le guance ancora imporporate. Di nuovo, l'impulso di avvicinarmi ulteriormente a lei diventa quasi irresistibile, e devo costringermi a respirare profondamente, per non cedere. Sbuffa.

     

  • Il punto è che sono sicura che cadrò. Io odio tutte queste cose, non sono assolutamente capace di camminare sui tacchi, in più la cerimonia è all'aperto, per cui dovrò stare in equilibrio su quei trampoli e farmi strada su un tappeto steso sulla sabbia. Come se non bastasse, dovrò farlo di fronte ad un'autentica folla di persone che mi osserva, dopo mia cugina Dominique e il suo accompagnatore, che saranno sicuramente impeccabili e non goffi. Non ce la posso fare.- scuote la testa, e sotto al mio tocco, il suo braccio prende a tremare.

 

Istintivamente rafforzo la stretta, cercando di infonderle un po' di sicurezza e allo stesso tempo costringendola a guardarmi. Un'idea folle mi balena in testa, talmente folle che già senza ancora averla espressa, mi fa arrossire. Eppure averla qui in queste condizioni, mi spinge a buttarmi.

Non credo di essere mai stato tanto Grifondoro come in questo momento.

 

  • Ti accompagno io.- butto fuori, deglutendo, la mia folle, folle idea. Ci guardiamo, entrambi rossi in volto e immobili, per qualche istante. Non respiro. Di nuovo. Poi lei sorride.

     

  • Sei sicuro Scorp? Non sei costretto, insomma, posso sempre farmi insegnare da mia madre qualche incantesimo, sono sicura che conosca qualcosa...- riprendo a respirare. Non ha detto di no. Al diavolo, ormai mi sono buttato, tanto vale arrivare fino in fondo.

     

  • Certo che sono sicuro, dovessi portartici in braccio su quella navata, niente riuscirà a farti cadere, se ti ci accompagnerò io.- continuo, assumendo una voce grossa e gonfiando il petto in una perfetta imitazione di suo cugino James. Certo, il rossore sulla mia faccia certamente non fa lo stesso effetto del suo sorriso sornione e smagliante, ma lei sta ridendo di nuovo, non trema più e sembra molto più rilassata: direi che lo scopo è stato raggiunto.

     

  • Ti ringrazio davvero, sei il mio salvatore!- ridacchia, poi sgrana gli occhi divertita -Per Merlino, ti immagini la faccia di Al se dovessi sul serio portarmi in braccio?- ci guardiamo e scoppiamo entrambi a ridere. Un'altra idea prende possesso del mio cervello, facendomi immobilizzare.

     

  • Cosa?- chiede curiosa. Dimenticavo che anche lei è una buona osservatrice. Pondero la questione per qualche secondo, poi decido di parlare. Questo matrimonio sarà una giornata da non dimenticare.

     

  • Non diciamo ad Al che ti accompagno al matrimonio.- le dico, tutto d'un fiato. Lei sgrana di nuovo gli occhi e un guizzo di malizia le attraversa lo sguardo.

     

  • Questa è l'idea del secolo Scorp. Ooooooh, non vedo l'ora di vedere la sua faccia!- scoppia di nuovo a ridere, ora infinitamente più rilassata, poi, una volta calmatasi ed asciugatasi le lacrime d'ilarità, sbuffa. La guardo curioso. - Vorrei restare a chiacchierare ancora, ma la nonna mi ha spedita qui con un compito, e per quanto io sia al di fuori del suo mirino, non vorrei darle un pretesto per prendersela anche con me- ah, quindi è stata mandata da Molly.

 

Una piccola parte di me ne rimane delusa, ma una parte ancora più grande, si è fermata a "vorrei restare". Al, o non Al, credo che la mia sanità mentale sia ugualmente in pericolo.

 

  • Ti ha mandato a recuperare il suo pigiama e le sue cose vero?- annuisce. Poi d'improvviso scuote la testa.

     

  • No beh, in realtà non mi ha mandata, mi sono offerta di venire a prenderle io. Volevo accertarmi che non tentassi di dar fuoco alla sua roba...o forse aiutarti a farlo, non avevo le idee ben chiare. Resta il fatto che ho comunque un compito- scrolla le spalle, per poi alzarsi e cominciare a raccattare le cose di Al, che ovviamente sono tutte sparpagliate a terra in un mucchio.

     

Ringrazio tutti i grandi maghi della storia, perchè lei sia girata in questo momento: sono più che certo che il sorriso che mi si è stampato in faccia, non possa certo essere considerato intelligente, o tanto meno ammaliante. Ebete, ecco come lo classificherei. Ebete, per Merlino.

 

  • Quindi se avessi improvvisamente deciso di dar fuoco alla roba di Al, tu mi avresti aiutato?- chiedo curioso, cercando di reprimere ogni traccia del sorriso di poco prima. Si ferma, fingendo di pensarci su.

     

  • Sì, beh, c'è un buon ottantacinque percento di possibilità che l'avrei fatto- ridacchia, continuando poi a raccattare vestiti e ciabatte.

     

  • Non avrei potuto chiedere di meglio- mi alzo, raccogliendo da terra le ultime cose che le mancavano.

     

  • Grazie! Beh, non solo per questo, non so davvero come ringraziarti Scorp.- dice, accettando quello che le porgo ed avviandosi alla porta. Capisco immediatamente a cosa si riferisce dal rossore sulle sua guance.

     

  • Non devi, mi fa sinceramente piacere. Prima di tutto, perchè potremo prenderci la rivincita su Al e poi perchè almeno non dovrò passare tutta la giornata a sentire le idiozie sul Quidditch di tutti i tuoi cugini e i battibecchi di Al e Lorcan. Chissà perchè ma ho proprio l'impressione che tu sia una compagnia decisamente migliore di tutti i sopracitati.- confesso, cercando di non arrossire di nuovo. O almeno di nasconderlo meglio.

     

  • Non so perchè, ma ho la stessa sensazione anche io riguardo a te. Comunque, speriamo che domani vada meglio di oggi. E se proprio non succedesse, possiamo sempre nasconderci in soffitta e fare la danza della pioggia finchè non inzia a diluviare, che dici?- scherza, piegando accuratamente tutte le cose in una pila e sistemandosela in grembo.

     

  • Trovo che sia un'ottima idea. Conto su di te per la danza della pioggia però, perchè purtroppo la mia conoscenza dell'argomento è assai scarsa- aggiungo, aprendole la porta.

     

  • Potrei sorprenderti!- ridacchia. - Bene, ci tocca salutarci. Buonanotte Scorp!-

     

  • Buonanotte Rose- la saluto ricambiando l'ormai solito meraviglioso bacio sulla guancia e richiudendo la porta alle sue spalle.

 

Come uno scemo, rimango interi minuti a fissare quella porta chiusa, in testa il suono della sua risata, e negli occhi tutto ciò che è successo stasera.

Per la prima volta da quando sono arrivato, sono solo e non ho sonno: non c'è davvero più nulla, ora, che possa impedirmi di riflettere sulle piccole rivelazioni avute negli scorsi giorni.

 

Tutte le immagini di lei e le sensazioni provate negli ultimi giorni, mi inondano il cervello, costringendomi a sdraiarmi sul letto per non esserne sopraffatto.

Rievoco irrimediabilmente tutti i sorrisi sinceri, le risate, le battute e il tepore del nostro pomeriggio nella casetta. Il fuoco nei suoi occhi quando ha ammonito Al, e quello ancor più evidente quando mi ha rimproverato per aver pensato di esserle antipatico. Il guizzo di sincero divertimento e quello di pura preoccupazione nell'osservare sua cugina e Lysander. Le note amorevoli nel parlare di cucina con sua nonna, e la pura eccitazione nel suo sguardo quando disegnava in riva al lago.

 

Non avevo mai visto una Rose più viva di così.

Io, non mi ero mai sentito più vivo di così.

 

Ed è strano tutto questo, perchè sulla carta, in realtà, nulla di particolarmente eclatante è successo, da quando sono qui. Eppure credo di essere amico di Rose Weasley e questo è certamente un fatto eclatante.

 

Dopo anni ed anni trascorsi ad un passo l'uno dall'altra, separati solo da un immotivato silenzio, ora siamo vicini, e parliamo, ridiamo, pianifichiamo e leggiamo, come se questo fosse il nostro posto da sempre.

La guardo, e riesco a capire quello che sta provando.

Riesco a vedere le incertezze, a suscitare risate e a calmare il panico.

Tutto questo, senza averle mai davvero parlato prima di ieri.

Non avessi vissuto tutto in prima persona, crederei di essere prigioniero di una di quelle storielle adolescenziali piene di predestinazioni e anime gemelle.

Se è così, ti prego, Merlino, non svegliarmi.

 

Improvvisamente, mi tiro su a sedere.

Per. Tutti. I. Gargoyle.

Aspetta un attimo.

Battito accelerato, desiderio di proteggerla, essere sempre con lei e conoscere anche la più insignificante cosa che la riguardi, formicolii diffusi ad ogni minimo contatto, l'impellente bisogno di starle vicino ogniqualvolta incontro il suo sguardo e la necessità fisica e mentale di vederla sempre felice e di essere io la causa di quella felicità.

I segnali ci sono tutti.

Porca miseria.

No.

Ooooooh, no.

Mi piace Rose Weasley.

Mi piace Rose Weasley e l'accompagnerò al matrimonio di sua cugina.

Credo che questa sia appena diventata la mia notte più lunga, perchè, detto in poche parole: sono fregato.
 

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Capitolo 8
*** Something Old, Something New... ***


Capitolo 8

 

Something Old, Something New...

Giovedì

 

Apro gli occhi lentamente, cullato dal rumore del vento che infuria fuori la mia finestra ed immediatamente, la consapevolezza della mia scoperta notturna mi colpisce come un pugno allo stomaco.

Mi piace Rose Weasley.

 

Con un gesto meccanico cerco a tentoni l'orologio che tengo sul comodino.

Le cinque e venti.

Le cinque e venti ed io ho la tachicardia, le farfalle nello stomaco e il cervello in pappa.

Le speranze che io riesca a riaddormentarmi entro le prossime tre ore, sono praticamente a zero.

 

E adesso che cosa faccio?

Se Rose non fosse Rose, a quest'ora mi starei crogiolando nella piacevole agitazione e nell'attesa, probabilmente starei trascorrendo le ore mancanti alla colazione, progettando mille e più modi in cui poterle strappare due minuti di conversazione da soli, stilando liste di domande da farle e fantasticando su quanto sarebbe bello poterla baciare, per poi farmi venire mille complessi sull'argomento.

 

Invece si tratta proprio di lei, cugina della mia scavezzacollo e ficcanaso migliore amica, ma soprattutto del mio iperattivo ed inarrestabile migliore amico. Come posso anche solo sperare di poter vivere questa nuova situazione come un ragazzo qualunque, quando accanto a me ci sono due persone come loro che capirebbero all'istante cosa mi sta succedendo e tenterebbero in ogni modo di aiutarmi, con Merlino solo sa quali disastrosi risultati?

 

Per di più, sarò il suo accompagnatore al matrimonio, occasione in cui sarà decisamente complicato mantenere le apparenze e far finta che nulla di tutto questo stia accadendo.

 

In poche parole: sono davvero fregato.

Sospiro, rigirandomi nel letto, prima di arrendermi definitivamente: dormire non è più un'opzione, tanto vale aprire la finestra e mettersi a leggere qualcosa.

Mi alzo dal letto con l'agilità di un lombrico e apro immediatamente la finestra. Chiudo gli occhi, lasciando che la frescura dell'aperta campagna inglese mi schiarisca un po' la mente e respiro a fondo, per assicurarmi di averne tratto tutti i possibili benefici.

Molto meglio.

 

Con rinnovato entusiasmo, mi fiondo alla ricerca della giusta lettura, scavando nella borsa dei libri.

Non so quanto possa essere condivisa questa mia convinzione, ma in anni ed anni di esperienza, ho ormai imparato che l'unico genere che possa aiutarmi a staccare la mente nei momenti di stress, specialmente se il mio cervello rischia l'iperattività, è un buon giallo.

Senza che neppure lo stessi ancora cercando, a capitarmi in mano è proprio "Macabro Quiz", della mia tanto amata Agatha Christie.

Non potrò mai ringraziare abbastanza zia Andromeda per avermela fatta scoprire.

 

Non devo neppure pensare ai miei movimenti, come in trance, mi sistemo al mio solito posto, proprio sull'orlo del davanzale della finestra, un cuscino morbido dietro la schiena e mi immergo nella lettura.

 

Dopo quelli che sembrano eoni, proprio nel momento in cui il meraviglioso Poirot stava facendo le sue prime brillanti considerazioni, uno scricchiolìo improvviso fuori dalla camera, cattura la mia attenzione, strappandomi alle mie elucubrazioni. Mi volto verso la porta, giusto in tempo per veder sgusciare in camera Al.

 

  • Oh, sei sveglio!- esclama, sorpreso, quando richiusa la porta dietro di sè, si volta ed incrocia il mio sguardo. La sua espressione si trasforma subito nella sua più tipica manifestazione di rammarico: il muso da cane bastonato. Istintivamente, alzo gli occhi al cielo.

     

  • Ti prego Al, risparmiami. Non sono arrabbiato con te.- mi affretto a dire, non appena vedo la sua bocca aprirsi, ma so già ancor prima di terminare la frase, che nulla di ciò che dirò servirà ad alcunchè.

     

  • Mi dispiace davvero, ammetto di aver un tantino esagerato, ma tu sai che quando si tratta di te e Rose, non posso fermarmi, è più forte di me, DEVO sapere ogni più piccolo particolare e...-

     

  • Va bene, VA BENE. Ti racconterò tutto ciò che ci siamo detti...Ad una condizione.- i suoi occhi cominciano a brillare ed io mi trattengo con tutte le mie forze dall'alzare gli occhi al cielo e sbuffare sonoramente per poi rifilargli una strigliata. D'altra parte, c'è una cosa che necessito di sapere e, a questo punto, l'unico che può raccontarmela è proprio Al.

     

  • Tutto quello che vuoi.- se non avessi tanta urgenza di sapere, non esiterei un solo istante a sfruttare un'occasione simile per fargli pagare tutte queste sue esagerazioni. Sapere di avere tutto questo potere su di lui, però, mi fa ben sperare per il futuro.

     

  • Prima di andare al lago, martedì, mi stavi raccontando qualcosa che riguardava Rose. Ecco, ieri parlando ha accennato a quel fatto, ma sembrava a disagio e non avendo tutta questa confidenza con lei, non me la sono sentita di indagare oltre. Vorrei che tu mi spiegassi.-

     

  • Giuri solennemente di raccontarmi tutto quello che è successo ieri fra voi?- assume un tono solenne tipico delle situazioni in cui vuole aggiungere drammaticità. Che regina dell'esubero.

     

  • Non c'è bisogno che io giuri, sai benissimo che una volta fatto un patto, non lo infrango mai.- gli ricordo, cercando di riportarlo alla realtà e strapparlo dalla sua bolla di primadonna.

     

  • Bene.- annuisce energicamente, come fa sempre quando vuole rimarcare un concetto, per prendere poi posto sul bordo del mio letto, a pochi passi da me.

     

Lo osservo sistemarsi i pantaloni della tuta ed assumere una posizione ancor più composta del solito con lentezza esasperante, nel tentativo probabilmente, di accrescere ancor di più la mia curiosità. Odio quando fa così.

 

  • Entro l'anno, magari- esclamo infine spazientito, dopo aver assistito più o meno pazientemente alla sua sceneggiata. Il perfetto esempio del perchè nessuno dia mai compiti di una certa importanza ad Al.

     

  • Va bene, va bene, come sei suscettibile! Non si può mai fare nulla con te- brontola, beccandosi un'occhiataccia di tutto rispetto. -Dunque, come ben sai, Hermione è cresciuta in una famiglia Babbana, di conseguenza, prima di frequentare Hogwarts, ha studiato in una scuola elementare, esperienza che ricorda ancora oggi come fantastica e formativa. Quando nacque Rose, lei e Ron decisero di comune accordo che sarebbe stato bello se anche la loro piccola avesse fatto le stesse esperienze della madre, per cui, la famiglia si trasferì a vivere per qualche anno in un appartamento in affitto, vicino alla casa dei genitori di Hermione.-

     

  • Mentre gli zii erano al lavoro, Rose trascorreva le giornate in compagnia della nonna, Jean, ormai in pensione da qualche anno, che l'ha aiutata tantissimo a conciliare il mondo magico e quello babbano, insegnandole come comportarsi e facendola sentire a suo agio con chiunque lei si trovasse. Avevano sviluppato un legame molto speciale, della quale nonna Molly a volte si mostrava gelosa- ridacchia, immagino ricordando qualche avvenimento particolarmente divertente riguardo l'argomento. Jean. Non mi stupisce ora che abbia usato il nome della nonna come parola segreta per la casetta. Deglutisco istintivamente: ho la netta impressione che questa storia non avrà un finale piacevole.

     

  • Quando Rose aveva cinque anni, sua nonna decise di portarla alla fiera del paese, una specie di festa con tanta gente, bancarelle e gente in costume. Doveva essere una giornata divertente, ma mentre attraversavano la piazza insieme, nonna Jean si sentì male. Rose se ne accorse solo dopo qualche istante. Cercò di scuoterla, di chiamarla e di chiedere aiuto, ma era piccola e non aveva capito bene cosa fosse successo e quando alla fine qualcuno si è accorto di loro e ha chiamato i soccorsi, non c'era più nulla da fare.- il mio cuore sprofonda, mentre nei miei occhi le immagini di ciò che mi ha appena raccontato Al, si imprimono a fuoco, ed il primo tassello del grande puzzle di Rose, va al suo posto.

     

  • Agorafobica.- la parola esce dalle mie labbra come la più bassa delle imprecazioni.

     

  • Sì, credo sia quello il termine medico, non sono pratico di queste cose. Puoi immaginare quanto sia rimasta traumatizzata, piccola com'era. Inutile dire che non ha proseguito i suoi studi nella scuola babbana e per molto tempo non è riuscita a passare le feste alla Tana con tutta la famiglia riunita. Quando si trovava in un posto con più di sei o sette persone, si bloccava e faceva fatica a respirare...Credo che anche per questo ci fosse un termine medico, ma non me lo ricordo in questo momento.-

     

  • Per questo ad Hogwarts i primi anni non mangiava mai in Sala Grande e stava quasi tutto il tempo in biblioteca da sola.- cerco di immaginare quanto debba essere stato difficile per lei, trascorrere tutti questi anni ad Hogwarts, con tutte quelle persone sempre intorno. L'improvvisa necessità di correre da lei e stringerla forte si fa impellente, per quanto in cuor mio, so benissimo di non poterlo fare. In casi come questi, non servono pietà nè compassione, ma comprensione e sostegno. Lei è forte, è arrivata al settimo anno ormai e se c'è un modo in cui posso aiutarla, è farla ridere.

     

  • Già. Gli zii non erano nemmeno sicuri di mandarla ad Hogwarts, ma il dottore che l'ha seguita fino a qualche anno fa, l'ha aiutata molto, e se l'è cavata alla grande, direi.- sorride, gli occhi che luccicano di orgoglio per la sua cuginetta.

     

  • Ed ecco spiegato anche il motivo del suo smistamento...- osservo improvvisamente. Mi ero sempre chiesto come una ragazza con un cervello come il suo potesse essere smistata a Grifondoro e non a Corvonero. Ora che so, non riesco davvero ad immaginare nessuno più coraggioso di lei.

     

  • HA! Lo zio Ron ne ha parlato per mesi, tutto orgoglioso. Quando siamo tornati a casa per Natale, il primo anno, era così fiero della sua bambina che non la smetteva più di abbracciarla e coccolarla. Zia Hermione ha rischiato il soffocamento da risata e sfuriata più e più volte- ridacchiamo entrambi, cercando di allontanare dagli animi la tristezza del racconto ormai terminato. - Beh, io ho mantenuto la mia parte...Ora tocca a te, piccioncino!- esclama poi lui, con una luce febbrile negli occhi. Dentro di me, ghigno.

     

  • Giusto. Beh, mi spiace infrangere i castelli che ti sei costruito in quel cervello bacato che possiedi, ma fra me e tua cugina non è successo assolutamente nulla, caro il mio cupido fallito.- esordisco.

     

  • Voglio tutti i dettagli di quello che avete fatto, non importa cosa sia o non sia successo, mio caro. Giudicherò poi io, se è successo o meno qualcosa- alzo inevitabilmente gli occhi al cielo, sospirando spazientito. E sia.

     

  • Bene, abbiamo camminato fino alla casetta, durante il tragitto mi ha spiegato grossomodo come fu costruita e perchè e abbiamo parlato di libri. Una volta dentro, abbiamo passato tutto il pomeriggio a leggere e sgranocchiare i manicaretti di tua nonna, scambiando qualche parola ogni tanto, ma eravamo così immersi nella lettura che non ci siamo accorti dell'ora, per cui siamo tornati via camino. Tutto qui.- racconto indossando la mia migliore faccia da schiaffi, evitando accuratamente di menzionare gli accenni al perchè non siamo stati amici prima. Dubito che sarei riuscito a mantenere la calma e l'impassibilità, altrimenti.

     

  • Hm. Quindi adesso suppongo vi consideriate amici, visti tutti i bacini di saluto e le occhiate di ieri.- deduce, osservandomi tanto intensamente da farmi sospettare l'uso della legilimanzia.

     

  • Direi di sì.- annuncio con finta nonchalance.

     

  • VEDI CHE ALLORA QUALCOSA E' SUCCESSO?! Mio piccolo ingenuo amico, ora siete un passo più vicini al mio scopo finale! AAHHHH, queste sì che sono belle notizie! Dovrò faticare la metà perchè il mio piano abbia successo!- comincia a ululare di felicità, per poi alzarsi e saltellare per la stenza come un coniglio impazzito.

     

  • Sei impazzito?! CALMATI! Non ti rendi conto di che ore sono?!- esclamo allarmato, sperando ardentemente che nessuno sia stato svegliato dai suoi schiamazzi. Si immobilizza all'istante.

     

  • Oh, già, ehm... Riguardo a questo...- ma il mio amico non fa in tempo a terminare la frase, che la porrta si spalanca.

     

  • ALBUS SEVERUS POTTER; MA QUANTO CI METTI A... Oh Scorp, sei già sveglio! Che meraviglia!- Victoire fa il suo ingresso plateale nella nostra camera, scavalca il cugino mollandogli uno scappellotto e mi avvolge in uno dei suoi abbracci stritolatori.

 

Avvolto fra le sue spire, non posso fare a meno di ringraziare ogni singolo mago del Wizengamot presente, passato e futuro, del fatto che lei ed Al siano gli unici nipoti di Molly ad aver ereditato il suo talento per questo particolare tipo di abbracci.

 

  • Buongiorno Vic- riesco a sibilare, mentre provo a ricambiare il suo abbraccio meglio che posso.

     

  • Oh, scusa Scorpius, mi dimentico sempre della potenza dei miei abbracci- ridacchia liberandomi dalla sua morsa. - Fortuna che sei già sveglio, mi dispiace dover sconvolgere i vostri piani anche oggi, ma ci sono ancora così tante cose da fare! Ah, ho visto il magnifico lavoro che avete fatto ieri, vi ringrazio infinitamente, è tutto perfetto e stupendo, proprio come l'avevo immaginato. Ma non perdiamoci in chiacchiere, è ora di fare colazione, ci aspetta un'altra lunga giornata! Domani mi sposo!- in tutti questi anni di conoscenza, giuro che non avevo mai visto Victoire parlare ad una tale velocità. E sì che, già normalmente si fa fatica a distinguere le parole, quando deve spiegare qualcosa.

 

Non ho nemmeno il tempo di realizzare cosa abbia detto che io e Al ci ritroviamo completamente vestiti e stiamo già scendendo le scale, trascinati dalla forza ciclonica della bionda. Un istante dopo, siamo già seduti a tavola, ancora intontiti, insieme a tutti gli altri.

 

  • È arrivata da meno di dieci minuti, e ha già tirato tutti giù dal letto. Credo che la vita coniugale di Teddy, non potrà mai essere definita noiosa- mi sussurra Rose, seduta alla mia sinistra, porgendomi una brioche alla crema. La mia preferita.

 

All'improvviso, mi sento sveglio come non mai e prima che possa impedirmelo, un gigantesco sorriso mi si dipinge in volto.

Anche solo starle vicino, mi rende felice.

Sono proprio cotto a puntino.

Accetto la brioche.

 

  • Ha, credo che anche la sua non potrà mai esserlo, con tutti i disastri che combina quotidianamente mio cugino!- ridacchiamo, mentre mi verso nella tazza del tè fumante.

 

Proprio mentre mi appresto ad addentare la mia brioche, il mio sguardo incontra quello di L. Ha delle occhiaie profonde e violacee, i capelli scarmigliati e tutta l'aria di chi potrebbe decisamente addormentarsi da un momento all'altro. So di non aver fatto nulla di male, ma non riesco a non sentirmi in colpa per la strigliata che si è presa ieri. Voglio troppo bene a quella rompipluffe casinista.

 

Le sorrido, cercando di farle capire che non sono affatto arrabbiato con lei che immediatamente annuisce e si rilassa. Probabilmente ha passato tutta la notte sveglia a pensare che fossi furioso con lei o cose simili. Testaccia.

 

Inevitabilmente, il mio sguardo finisce su Lysander, seduto alla sua sinistra, che si sta strafogando col pane tostato, ma non la perde di vista un istante. Quando nota che si è rilassata, spinge verso di lei il piatto colmo di pane caldo che lei accetta con un grugnito, prima di cominciare ad abbuffarsi.

Nascondo abilmente un sorrisetto dietro alla tazza di tè, prima di berne un lungo sorso. Accanto a me, Rose ridacchia, probabilmente per il mio stesso motivo.

 

  • Dunque, ora che siamo tutti svegli, e abbiamo tutti qualcosa nello stomaco, è tempo di parlare dei programi della giornata.- esordisce Victoire, prendendo posto accanto alla signora Weasley. - Grazie al fantastico lavoro che avete fatto ieri, tutto è già pronto per la festa di domani, sia benedetta Tosca.- continua, versandosi il succo di zucca nel bicchiere. - Quindi oggi non ci restano che le commissioni a Diagon Alley: dobbiamo ritirare il fiore da testimone per Scorpius e la coroncina di fiori per Rose, le fedi nuziali e infine i vestiti di Lily e Dominique.- elenca, leggendo da una pergamena che ha l'aria decisamente frusta e malconcia.

     

  • E già che ci siete, ragazzi, potreste approfittarne per fare gli ultimi acquisti per Hogwarts, in caso vi manchi qualcosa. La partenza è domenica, ed è l'ultima occasione che avete per assicurarvi di avere tutto.- aggiunge la signora Weasley bonaria, cercando di calmare la nipote.

     

  • Sì, sì, anche quello. Ora sbrigatevi, vi voglio tutti pronti a partire per Diagon Alley fra dieci minuti!- esclama sbrigativa, alzandosi da tavola come un ciclone e abbandonando la cucina.

 

Ci guardiamo tutti sgomenti, ringraziando Merlino perchè è l'ultimo giorno di pazzia e da domani potremo tornare a poltrire come se non avessimo un futuro, per poi affrettarci a finire la colazione.

Dieci minuti dopo, siamo tutti in salotto, assonnati ma rassegnati all'affrontare una lunghissima ed estenuante giornata.

 

******

 

Atterro sulle ginocchia nel camino della Tana come un sacco di patate, cercando di non far cadere i vari pacchetti che ho fra le braccia.

 

  • Scorpius caro, dai a me, come siete arrivati tardi!- esclama la signora Weasley affrettandosi a togliermi i pacchetti di mano, cosicchè io possa rialzarmi.

     

  • Non ho mai visto Diagon Alley così piena in vita mia! Tutti in ritardo con i loro acquisti per il nuovo anno. Mah.- Victoire è decisamente stressata e contrariata. Quelle che dovevano essere commissioni da un paio d'ore, si sono trasformate in un'unica, lunghissima ed estenuante corsa contro il tempo.

 

Esco dal camino, cercando di non spargere ovunque la fuliggine che la signora Weasley fa sparire subito abilmente con uno sventolìo di bacchetta, per poi lasciarmi cadere pesantemente sul divano accanto ad Al.

Dalla cucina, spunta Rose, l'apprensione dipinta sul volto ed un enorme vassoio pieno di panini imbottiti fra le mani.

 

  • Eravamo preoccupatissime, cominciavamo a temere che vi fosse capitato qualcosa- esclama, spostando lo sguardo da me al cugino, per poi porgerci il vassoio. Le restituisco lo sguardo, altrettanto preoccupato. Diagon Alley era così piena che Rose è stata costretta a tornare a casa subito dopo pranzo. Non l'avevo mai vista così pallida e per quanto cercasse di controllarsi, tremava come una foglia.

     

  • Aaah, preoccupazioni inutili Rosie, l'unico pericolo che hanno corso tutti quanti è quello di essere uccisi da me.- esclama rabbiosa L uscendo dal camino, facendo sorridere la cugina.

     

  • Cosa avete combinato stavolta alla povera Lils?- ridacchia, guardando me e Al con finto sguardo indagatore.

     

  • Loro niente- ridacchia Lysander, appena arrivato, prima di acciuffare due tramezzini dal vassoio, prendere posto insieme ad L, ed offirgliene uno – Dai carotina, il mio era un commento sincero! Pace?- propone poi, indossando la sua migliore faccia da schiaffi.

     

  • Solo perchè sono troppo stanca per suonartele, ma non preoccuparti, domani me la pagherai cara- minaccia ghignando, per poi accettare il tramezzino e cominciare ad abbuffarsi.

     

  • NON CI PENSARE NEMMENO, domani mi sposo, non osare iniziare una rissa, o te la vedrai con me!- strilla Victoire dalle scale – E ora, tutti a dormire, vi voglio freschi e riposati per domattina! Buonanotte!- esclama poi, sbattendo la porta.

     

  • È impazzita o cosa?!- esclama Lorcan, fra un boccone e l'altro – Sono solo le... OTTO E MEZZA?! Non si aspetterà sul serio che andiamo a dormire a quest'ora?!-

     

  • Perchè, tu hai ancora la forza per fare alcunchè?- interviene Al, mettendo in bocca l'ultimo boccone del secondo panino

     

  • Albie bello, non sono una principessina delicata! Non sono stanco e non ho sonno per nulla- protesta il biondo, con sguardo di sfida.

     

  • Sì, sì, come dici tu Macho Man- lo zittisce il mio amico, per poi alzarsi – Io vado a farmi una doccia e mi fiondo subito a letto. Buonanotte principessine!- esclama poi, lasciando Lorcan con un palmo di naso e tutti gli altri piegati in due dalle risate. C'è da dire che, la mia regina del dramma preferita sa come fare un'uscita con stile.

     

  • Albus ha ragione ragazzi, siete in piedi dalle sette e da allora non vi siete fermati un minuto, forse sarebbe meglio se andaste tutti a riposare. Senza contare che la sveglia domani è alle sei e mezza, per cui dovreste approfittarne adesso per recuperare qualche ora di sonno- ammonisce la signora Weasley, spuntando dalla cucina.

     

  • E va bene, mi arrendo. Buonanotte a tutti!- saluta il gemello, per poi avviarsi alla sua camera.

     

  • Se anche Macho Man si è convinto, chi sono io per restare ancora in piedi? Buonanotte ragazzi, Carota, ci vediamo domattina!- ridacchia Lysander, prima di scompigliare i capelli ad L e seguire il gemello.

     

  • BRUTTO...! Notte ragazzi.- soffia L prima di mollarmi una pacca sulla spalla e correre dietro al biondo – Non credere di cavartela così, stupido....!- il filo dei suoi insulti si perde sulle scale, fra tonfi ed eslcamazioni di dolore, che suscitano l'ilarità mia e di Rose, rimasti da soli in salotto.

     

  • Che cosa le ha combinato questa volta?- ridacchia lei, prendendo posto accanto a me mentre continua a sgranocchiare il suo panino.

     

  • Ha osato farle un complimento per come le stavano i tacchi. Un crimine imperdonabile.- scuoto la testa, rievocando l'immagine cristallina della sua espressione ammirata e delle guance arrossate di quella tonta della mia migliore amica.

     

  • Non sia mai che si faccia notare a Lils quanto stia bene vestita da ragazza! Ancora non l'ha imparato in più di dieci anni di battibecchi?- scuote la testa anche lei, sospirando e terminando il suo panino. - Sì, sto meglio, grazie.- dice con voce flebile poi, regalandomi un piccolo sorriso. Mi legge nel pensiero. Ricambio.

     

  • Sono felice di vedere che stai meglio.- un po', certo, non ero affatto ad un passo dal portarla in braccio fino alla Tana io stesso.

     

  • Devo ammettere che mi hai sorpresa, hai reagito meglio di chiunque altro prima d'ora. Di solito gli attacchi di panico spaventano a morte le persone. O per meglio dire, io spavento a morte le persone. Tu però sei ancora qui.- mi osserva, pensierosa, con lo sgurdo fisso nel mio. Di nuovo, non c'è alcuna traccia di quel velo nei suoi occhi, anzi, sono più vispi che mai.

     

  • Sì, sono ancora qui. Pensavi che avrei avuto paura di te?- chiedo, sorpreso. La sola idea mi sembra assurda, ma forse sono troppo di parte. D'altro canto, ho una super cotta per lei, no? Una piccola parte del mio cervello, mi fa notare che dovrebbe preoccuparmi con quanta facilità sono ormai abituato ad ammettere i miei sentimenti, ma sono troppo interessato alla risposta, per poterle prestare attenzione.

     

  • L'ho pensato, sì. Non saresti stato il primo.- ammette candidamente e sono certo di non aver affatto immaginato la nota di dolore che ha accompagnato queste parole.

     

  • Beh, sono fiero di non far parte di quel gruppo. Mi dispiace distruggere le tue convinzioni, ma non sei affatto spaventosa, mia cara.- le lancio uno sguardo di sfida, incrociando le braccia al petto.

     

  • HA, ma sentitelo! Allora perchè mai una persona temeraria come te, non si trova nella Casa del nobile Godric?- sta al gioco, imitando la mia postura.

     

  • Oh cielo, non potevo certo uccidere mio padre così giovane!- esclamo, scoppiando poi a ridere, seguito immediatamente da lei. Restiamo così per qualche istante, poi lei si alza.

     

  • Dovremmo proprio andare a dormire, ci aspetta una lunghissima giornata domani, mio cavaliere- ridacchia di nuovo, facendomi un inchino. Mi alzo anche io.

     

  • Ha ragione come sempre, mia dama. Sempre che arriveremo ancora interi al dopo cerimonia- sbuffo, guardandola con apprensione.

     

  • Aaaaah, non preoccuparti per Albie bello, se dovesse rompere le pluffe, so io come sistemarlo- ghigna facendomi l'occhiolino, per poi prendermi sotto braccio e condurmi alle scale. Il mio cuore fa una capriola, mentre il mio braccio, a contatto col suo, prende a formicolare. Non devo perdere il controllo.

     

  • Ho come l'impressione che Salazar sarà fiero di te, domani- ghigno in risposta, cercando di mantenere un certo contegno e di non inciampare sugli scalini.

     

  • Mio caro Scorp, non hai visto ancora nulla.- dichiara, lapidaria, sempre ghignando, e non so perchè, ma non posso fare a meno di crederle sulla parola, in questo caso.

     

Ridendo e scherzando, siamo ormai arrivati di fronte alla sua camera ed è già tempo di separarci. Ogni cellula del mio corpo, mi sta spingendo nella direzione opposta ma, con uno sforzo immenso, lascio che il suo braccio scivoli via dal mio e mi posiziono di fronte a lei.

 

  • Beh, a domattina Scorp. E che Merlino ci assista domani.- proclama solennemente, prima di lasciarmi un leggero bacio sulla guancia.

     

  • Aggiungiamoci anche i Fondatori e forse potremmo avere qualche chance. Buonanotte Rose- sussurro, beandomi di questo ultimo contatto, per poi vederla scomparire nella sua stanza.

     

Rimango imbambolato per un paio di secondi a fissare la porta chiusa, ma infine riesco a riscuotermi e a raggiungere la mia stanza, fortunatamente ancora vuota. Al deve essere ancora sotto la doccia.

Approfittando della mia fortuna sfacciata, metto il pigiama in un attimo, e mi fiondo sotto le coperte, decisamente troppo sveglio per dormire, ma anche troppo preoccupato di farmi scoprire in questo stato dal mio migliore amico.

Non ci sono dubbi, domani sarà decisamente una difficile giornata.

 

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Capitolo 9
*** ...Something Borrowed, Something Blue ***


Capitolo 9

 

...Something Borrowed, Something Blue.

Venerdì

 

  • LILIAN LUNA POTTER, ALZA SUBITO QUELLE CHIAPPE!-

 

Il giorno in cui oserò definire pacifico e normale un risveglio qualunque alla Tana, saprò di essere definitivamente impazzito.

Sbuffo rassegnato, rigirandomi nel letto, ormai troppo sveglio per ignorare i mille rumori provenienti dai piani inferiori ed incontro lo sguardo disperato del mio migliore amico.

 

  • Prepariamoci amico, questa sarà una lunga e difficile giornata.- si lagna, seppellendo poi la testa sotto il cuscino per la disperazione. Non ha nemmeno una vaga idea, di quanto le sue parole siano vere.

 

Deglutisco a fatica, la bocca improvvisamente secca, colpito dall'istantanea consapevolezza di cosa effettivamente mi aspetti oggi.

Mio cugino Teddy si sposa e non solo io sono il suo testimone di nozze, ma sarò anche l'accompagnatore di Rose all'insaputa di tutti.

Che Merlino mi aiuti.

 

Sto per seppellirmi anche io sotto il cuscino, quando un lupo argenteo si materializza attraverso la nostra porta.

 

  • Disgraziato di un Malfoy, alza le tue chiappe aristocratiche dal letto e vieni subito nel capanno!- la voce di Teddy riesce a suonare disperata perfino attraverso il suo Patronus. Le cose si mettono male.

 

Senza proferire verbo mi fiondo giù dal letto, infilo la camicia ed i pantaloni del mio completo, mi sistemo i capelli, infilo un paio di scarpe a caso e mi precipito giù dalle scale, evitando accuratamente di passare dalla cucina, luogo dal quale provengono chiaramente le urla di Victoire.

Non c'è che dire, un fantastico inizio.

 

In punta di piedi, scivolo fuori dall'uscio aperto ed ignorando gli uomini in divisa che stanno allestendo il rinfresco in giardino, mi precipito dentro il vecchio capanno.

Apparentemente, il mio stolto cugino ha ritenuto che la mattina del suo matrimonio fosse il giorno adatto per sfoggiare una fantastica chioma rosa fluorescente.

Nemmeno si accorge del mio arrivo, tanto è l'impegno che sta investendo nello scavare un solco sul pavimento con il suo passeggiare nevrotico per la stanza.

 

Non so se sia per la nostra parentela, ma il lato Serpeverde che ci scorre nelle vene, si fa sentire sempre con maggiore prepotenza quando siamo insieme. Per questo motivo, vedendolo in questo stato, non provo neppure a trattenere un ghigno malefico o tanto meno a frenare le parole che stanno per uscire istintivamente dalla mia bocca.

 

  • Lupin, dovrei forse ricordarti che sotto quei capelli rosa shocking, scorre purissimo sangue Black? Ma forse non dovrei dirlo ad alta voce, generazioni e generazioni di spocchiosi Purosange potrebbero rivoltarsi nella tomba, vedendoti in questo stato- esalo, come saluto. Uno dei nostri tipici buongiorno.

     

  • Non trovassi ciò che hai appena affermato abbastanza sconvolgente, ti chiederei di ripeterlo, anche fosse solo per far un dispetto ai cari genitori del buon vecchio Felpato.- ghigna in risposta, fermandosi istantaneamente. Mi squadra da capo a piedi, ridacchiando. - Forse però per lo scopo basta il tuo, di aspetto. Credevo che i platinatissimi capelli made in Malfoy, non fossero in grado di scompigliarsi- ghigna poi, istantaneamente più rilassato, mentre il rosa sulla sua testa muta in un più tenue violetto.

     

  • Beh, almeno io non ho ereditato la tendenza alle scenate da primadonna di Al ed L. O forse devo presumere che la colpa di questo loro trattto, sia solo ed esclusivamente tua?- rispondo con perfetta nonchalance, passandomi una mano fra i capelli. Non ringrazierò mai abbastanza chiunque mi abbia impedito di ereditare i piattissimi e drittissimi capelli di mio padre. Mi sorride, abbandonando il ghigno Black, mentre i suoi capelli sfumano fino a tornare del loro consueto colore celeste.

     

  • Sono patetico vero?- lo osservo torcersi le mani, la cravatta storta e la camicia male abbottonata e scuoto la testa.

     

  • Non più del solito, credimi- gli sorrido, avvicinandomi e poggiandogli le mani sulle spalle, costringendolo così a guardarmi negli occhi. - Ora ascoltami bene, cugino degenere che non sei altro: stai per sposare la donna con la quale hai condiviso la maggior parte della tua vita, colei che ti è stata vicina in ogni momento bello e difficile, riuscendo ad amarti nonostante tutte le tue scenate e i mille difetti. Di cosa diamine ti stai preoccupando?- lo vedo mordiccharsi il labbro inferiore, in un gesto che ormai ho imparato ad interpretare come esitante.

     

  • Ho paura di incasinare tutto.- sospira infine, abbassando lo sguardo -Mi conosci, sono un disastro ambulante dotato di bacchetta magica. Ho sempre pensato al presente, alle persone che amo e al vivere la mia vita al meglio: il matrimonio, la carriera, i figli, sembravano sempre così lontani ed ero certo che per allora sarei stato pronto. Ora invece mi sembra tutto ad un passo da me, le responsabilità incombono ed io sono ancora il solito disastro. E se non fossi in grado di gestire tutto?- mi guarda, sconsolato, lasciando trasparire tutta la sua più sincera preoccupazione. La soluzione a tutti i suoi dilemmi, è così semplice da dovermi mentalmente costringere a non scoppiargli a ridere in faccia.

     

  • Pensaci bene: in tutti questi anni di vita quotidiana, Hogwarts, vacanze, lavoro e amicizie, cosa o chi ti ha impedito, nonostante i vari disastri e drammi, di rovinarti la vita e mandare tutto a monte?- gli chiedo, incoraggiandolo con lo sguardo. Dopo qualche istante, una scintilla gli illumina lo sguardo, scacciando temporaneamente la preoccupazione.

     

  • Vic. C'era quando per l'agitazione mi sono trasfigurato per sbaglio poco prima dei GUFO, alla stazione ad impedirmi di fuggire a gambe levate quando ero troppo spaventato per salire sull'espresso e perfino adesso, quando combino qualche casino a lavoro, rovesciando cose o peggio, perdendole, lei è sempre accanto a me con una soluzione.- dice, tutto d'un fiato, come se si fosse reso improvvisamente conto della veridicità delle sue parole. Poi sorride radioso.

     

  • Precisamente. Stai per sposare l'unica persona che sia in grado al cento per cento di garantirti una vita meravigliosa e priva di disastri e diciamocelo, anche l'unica che riesca a trovarli adorabili: meglio di così si muore!- rido, assestandogli una pacca sul braccio.

     

  • Hai ragione...sono proprio uno scemo. Avevo così paura di essere inadeguato, che non riuscivo più a vedere chiaramente le cose. Cosa farei senza di te?- scuote la testa, definitivamente sollevato, facendomi poi un occhiolino.

     

  • Non lo so, non faresti! Immagino sia per questo, che sono io il tuo testimone e non James – mi pavoneggio fintamente, in una semi penosa imitazione dello stesso James. Teddy non ha neppure il tempo di farmi notare la pochezza delle mie doti attoriali che un vociare indistinto cattura la nostra attenzione e pochi istanti dopo, la porta del capanno si spalanca con un boato.

     

  • SCORDATELO ROSIE, NON USCIRO' MAI PIU' DI QUI!- grida a pieni polmoni Al, per poi richiudersi la porta alle spalle.

     

  • Sev, i tuoi toni soavi riescono sempre ad allietare le mie mattin...CHE COS'HAI FATTO AI CAPELLI?!- non appena il nuovo arrivato solleva il capo nella nostra direzione, sia io, sia Teddy, sobbalziamo per lo shock. Mi ritrovo a sbattere le palpebre più e più volte, incredulo, prima di riuscire a proferir nuovamente parola.

     

  • Non ci credo... sto sognando, vero?- chiedo, con un filo di voce, a mio cugino che continua a fissare Al con la bocca spalancata.

     

  • Vi prego, non dite nulla. E SMETTETELA DI FISSARMI A QUEL MODO!- sbraita, mezzo supplichevole, mezzo furioso, quando si accorge che non riusciamo a staccare gli occhi dai suoi capelli.

     

La sua chioma nera, solitamente dotata di vita propria ed abbandonata allo stato brado, è ora perfettamente appiattita e domata da quello che sembra gel magico a lunga tenuta. Se non sapessi quanto Al sia suscettibile riguardo l'argomento, a quest'ora sarei già scoppiato a ridere come un matto: non credo di aver mai visto acconciatura più ridicola di quella.

 

  • Al, smettila di fare il bambino e vieni fuori.- la voce soffocata di Rose, giunge dall'altro lato della porta.

     

  • Non sto facendo il bambino e non uscirò di qui.- lo vedo imbronciarsi ed infuriarsi ancora di più. Non posso credere che Rose, la sua migliore amica, abbia potuto seriamente decidere di toccare i capelli di Al, sapendo quanto lui ci tenga a lasciarli esattamente come sono.

     

  • Dai tesoro, è il giorno del suo matrimonio, non potresti accontentarla solo per questa volta?- aah, non Rose. Vic. Avrei dovuto immaginare che una come lei, non potesse permettere che il suo cuginetto presenziasse al suo grande giorno, con quella giungla in testa.

     

  • Non mi interessa, è una sporca traditrice e io mi rifiuto categoricamente di trascorrere la giornata conciato in questo modo.-

     

  • Dai Al, ragiona, sono solo poche ore! Quando torneremo qui per il rinfresco sarò io stessa a far tornare i tuoi capelli esattamente come prima, te lo prometto.-

     

  • CERTO, come se servisse a qualcosa. Ormai il danno sarebbe fatto. E non provare a dirmi che nessuno noterà nulla, perchè ho ancora perfettamente chiare nei miei timpani le grasse risate che Lorcan si è fatto appena mi ha visto- scuoto la testa sconsolato. Se c'è una persona in grado di far crollare l'autostima di Al, è proprio Lorcan. Oltre, ovviamente, al fratello maggiore James.

     

  • Beh... diciamo che QUALCUNO potrebbe averlo rimesso al suo posto – la sentiamo ridacchiare sommessamente e sul volto di Al vedo comparire una scintilla di divertimento mentre Teddy, accanto a me, si riprende finalmente dalòa sorpresa.

     

  • Ah sì? E come?- chiede, timidamente, curioso.

     

  • Non lo saprai mai, se non uscirai da lì – cantilena la rossa, divertita. Al sembra pensarci un po' su ma alla fine, lentamente, si volta ed apre la porta.

     

  • Eccomi, sono uscito. Ora sputa il rospo - la porta si spalanca mostrandoci una Rose in piagiama e sorridente. Il mio cuore fa una capriola non appena incrocio il suo sguardo. Riesce ad essere bellissima anche scarmigliata e con un enorme e scolorito pigiama azzurro indosso. Incredibile come, ad ogni nostro incontro, il mio livello di autocontrollo si stia abbassando paurosamente.

     

  • Hm, diciamo solo che qualcuno potrebbe accidentalmente aver usato del gel ad alto fissaggio, sulla sua biondissima chioma...- non fa in tempo a finire la frase, che Al le salta al collo per la gioia.

     

  • Sei la cugina migliore del mondo.- ride, felice, dimentico di tutta la rabbia provata fino a qualche istante prima.

     

Da sopra la sua spalla, Rose fa un occhiolino a me e Teddy, che scuotiamo la testa divertiti. Il solito, melodrammatico, Al: riesce a creare scompliglio ogni giorno, anche fosse solo per qualche minuto.

 

  • Bene, ora che le crisi della mattinata sono state superate, credo sia meglio che torniamo tutti in casa. E tu sposo, faresti meglio a finire di prepararti e filare subito a Villa Conchiglia: la tua dolce metà è più indelicata del solito stamattina, non voglio nemmeno immaginare cosa succederebbe se per sbaglio dovessi vederla prima della cerimonia – spiega, sbrigativa, lanciando un'eloquente occhiata a Teddy, che sbianca all'istante.

     

  • Corro.- risponde lui immediatamente, per poi mimarmi un grazie con le labbra e sfrecciare in casa.

     

  • Non vedo l'ora di vedere com'è conciato Lorcan!- esclama poi Al, prima di lanciarsi verso la cucina.

     

  • Magistrale, Rose.- mi complimento, non appena restiamo soli, cominciando ad avviarmi anche io verso la Tana.

     

  • Ah, non è nulla, credimi. Ormai sono abituata. Tu piuttosto, hai fatto un ottimo lavoro con Teddy: quando l'ho visto mezz'ora fa, sembrava sul punto di vomitare.-

     

  • Beh, diciamo che, con Al ed L, ho fatto molta pratica: gestire il resto del mondo ora, sembra quasi una passeggiata- confesso, varcando la porta d'ingresso.

     

  • Ho detto a Vic che sei il mio accompagnatore...- butta lì, fermandosi sulla soglia della cucina. Un altro balzo per il mio povero cuore. Come ci arrverò a fine giornata?

     

  • Oh, cosa ha detto?- chiedo, sinceramente curioso. E se la sua famiglia la ritenesse una cosa sbagliata? Deglutisco. Non avevo pensato a questa possibilità. Dopo tutto, sono sempre un Malfoy. Rose mi scruta, curiosa ma divertita

     

  • Era entusiasta. Ha letteralmente strillato per la felicità dicendo, testuali parole, "sarete bellissimi a camminare insieme lungo la navata!"- ridacchia, arrossendo leggermente. D'istinto, arrossisco anche io, rilassandomi però non poco: un primo, piccolissimo scoglio è stato superato. - Avevi paura che la prendesse male, vero? Ho visto il terrore nei tuoi occhi, per un attimo.- osserva, seria. Sospiro, rassegnato: pochi giorni che ci parliamo e già so che non potrò mai nasconderle nulla.

     

  • Beccato.- la guardo di sottecchi, sostenendo il suo sguardo indagatore. Non so come, ma i suoi occhi riescono a scavarmi dentro.

     

  • Ormai dovresti averlo capito Scorp: il tuo cognome, qui dentro, non conta più un fico secco- mi sorride, comprensiva. - Ed ora forza, corri a cambiarti le scarpe e a sistemarti, che fra poco più di un'ora si va in scena- ridacchia, avviandosi verso la sua camera.

 

Lentamente, con mille pensieri e dubbi che mi vorticano in testa, salgo le scale, fino a raggiungere la camera mia e di Al. Insieme, ci vestiamo accuratamente ed il più velocemente possibile senza nemmeno proferir parola, per poi avviarci in salotto, dove gli altri stanno controllando le ultime cose.

L'ultima ora che ci separa tutti dalla cerimonia, scorre talmente in fretta da passare quasi inosservata. Gente che corre a destra e a manca, scalza, per metà vestita e per metà in pigiama, mentre la signora Weasley grida ordini ed incita tutti a sbrigarsi.

 

  • Ragazzi, credo sarebbe meglio che voi cominciaste a Smaterializzarvi alla Villa. Gli invitati saranno ormai arrivati ed i vostri genitori avranno sicuramente bisogno di una mano. Scorpius caro, tu aspetta insieme a Bill che Rose e Victoire si smaterializzino nel salotto della Villa, okay?- annuiamo tutti, troppo agitati per poter replicare, anche se tutti per motivi differenti.

 

Guardandomi intorno, nella speranza di distrarmi dal nervosismo improvviso che mi sta assalendo, noto che Lysander non riesce a fare a meno di fissare L, incredibilmente femminile e decisamente bella nel suo abito colo acquamarina. Dal canto suo, lei è rossa come un pomodoro e non riesce a non fissare di rimando il biondo, elegantissimo nel suo completo.

 

Le cose poi, non sono molto diverse alla mia sinistra: Lorcan ed Al continuano a scambiarsi occhiate silenziose, entrambi impassibili in volto ma visibilmente agitati.

Sarà decisamente una giornata interessante, per ben più di un motivo.

Sospiro, chiudendo gli occhi, per poi sgombrare la mente e concentrarmi solo sulla mia destinazione.

Quando li riapro, mi trovo nel salotto di Villa Conchiglia, luminoso e più che mai decorato a festa.

 

  • Oh ragassi, siete arrivati! Mon dieu, siete di un'elegansa invidiabile!- esclama Fleur, elegantissima nel suo abito argentato, abbracciandoci ad uno ad uno.

     

  • Finalmente siete qu... OH MERLINO. Al, Lorcan, che cosa avete fatto ai capelli?!-

     

  • Per favore papà, non dire nulla.- supplica Al, rivolgendo a suo padre, sconvolto per la visione, uno dei suoi migliori sguardi da cucciolo bastonato. Al suo fianco, Lorcan annuisce mesto. Entrambi si sono ormai rassegnati, dopo un'ora di battutacce ed urla, a sfoggiare le strambe acconciature, senza proferir parola.

     

  • Beh, per lo meno così conciati possiamo star certi di non dover assistere a qualche scenata delle vostre: dubito vogliate attirare troppa attenzione – sentenzia saggiamente, battendo una mano sulla schiena di entrambi i ragazzi. - E ora forza, andate ad indirizzare gli invitati ai loro posti.- ridacchia, per poi posare gli occhi sulla figlia. - Porco Salazar, se da una parte potrò star tranquillo, dall'altra dovrò farmi in quattro: tesoro, sei stupenda!- esclama, abbracciando L, che arrossisce nuovamente.

     

  • Non preoccuparti Harry, ci penserò io a tenerla d'occhio – le parole di Lysander lasciano tutti spiazzati per qualche istante, finchè lo stesso non afferra delicatamente la mano di L e la trascina fuori, verso l'area degli invitati.

     

  • E' proprio questo che mi preoccupa – mi sussurra poi Harry ad un orecchio, assestandomi una pacca sul braccio e regalandomi un sorriso preoccupato. Non so quale grande mago mi abbia trasmesso la forza di non scoppiare a ridere in quel momento. Gli lancio un'occhiata comprensiva per poi prendere posto sul divano, accanto ad un Bill decisamente sovrapensiero.

     

  • Harry, come siamo messi ad invitati?- la voce di Hermione cattura la mia attenzione, mentre la strega fa il suo ingresso nella stanza, seguita dal marito. - Oh ciao Scorpius caro!- esclama poi, avvicinandosi e regalandomi un caloroso abbraccio.

     

  • Direi che ci sono quasi tutti, i ragazzi sono arrivati poco fa-

     

  • Mancano solo mamma, Rosie e ovviamente la sposa- conclude Ron facendomi un occhiolino divertito e stringendomi energicamente la mano.

     

  • Bene, allora sarà il caso di prendere i nostri posti, saranno certamente qui a minuti. Bill, facci un fischio quando arrivano, okay?- raccomanda Hermione, stringendosi al braccio del marito e dirigendosi fuori, seguita anche da Harry e Fleur. I quattro fanno appena in tempo a prendere posto che nel salotto fanno la loro comparsa le uniche persone mancanti.

     

  • In ritardo di ben dieci minuti, ma ce l'abbiamo fatta- sospira la signora Weasley, ben attenta a non calpestare lo strascico del vestito della sposa alla sua destra. - Vi do due minuti, poi faccio partire la musica, d'accordo?- stabilisce sbrigativa, mentre io e Bill ci alziamo dal divano, poi regala un ultimo sorriso a tutti, un bacio leggero alla sposa e si affretta a prendere posto insieme agli altri invitati.

 

Victoire è stupenda nel suo elaboratissimo abito bianco, sorride felice al padre, che la osserva come un cieco che veda il sole per la prima volta.

Eppure i miei occhi sono immediatamente calamitati da Rose.

I capelli rossi sono raccolti in una elaboratissima treccia laterale, dalla quale spunta qualche ricciolo ribelle ed il suo vestito di una particolare tonalità di rosa, fa risaltare i suoi occhi. Mi accorgo di aver smesso di respirare, solo quando lei stessa si posiziona accanto a me, sorridente.

 

  • Pronto cavaliere?- mi sussurra all'orecchio, mentre mi costringo a recuperare le mie funzioni vitali. Una scarica di brividi mi percorre la schiena ed è in quel momento, accanto a lei, che mi rendo conto di non aver più paura: ora posso affrontare tutto, Le sorrido.

     

  • Con te accanto, come potrei non esserlo? Sei stupenda.- le parole mi escono spontanee, più rivelatrici di quanto volessi ma non riesco a pentirmi di averle pronunciate. La vedo arrossire e sorridere radiosa, stringendosi al mio braccio.

     

  • Direi che Victoire aveva ragione – osserva, in quello che afferro come un ricambiare il mio complimento.

     

  • Io ho sempre ragione, non scordatevelo mai.- sentenzia lei, spuntando al nostro fianco, aggrappata al braccio del padre, decisamente troppo sconvolto per proferir parola. Il povero Bill, silenzioso come non mai, non si aspettava certamente di vedere la figlia sposata così presto.

 

Ricordo ancora la scena accaduta il Natale di ormai due anni fa, quando Vic e Teddy decisero di annunciare il loro fidanzamento al cenone della Vigilia. Mentre tutti i parenti ridevano felici e facevano a gara per fare le loro congratulazioni ed abbracciare la coppia, lui svenne sul porridge, dando vita ad una serie di battute ed imitazioni da parte dei suoi parenti che lo tormentano ancora oggi.

Credo che la sua unica consolazione, ormai, sia il fatto che la sua primogenita stia per sposare Teddy, nato e cresciuto come uno di famiglia e a cui lui ha sempre voluto bene.

 

Mentre mi perdo nei ricordi di quella divertente vigilia, la musica inizia a risuonare fuori dalla casa, e lo vedo deglutire ripetutamente. Sì, sarà sicuramente una giornata difficile per lui.

 

  • Ci vediamo all'altare- ci strizza l'occhio la sposa, incurante dello stato d'animo del padre, mentre io e Rose ci avviamo verso la porta. Ci fermiamo un secondo, proprio all'inizio del lungo tappeto che porta all'altare e ci guardiamo negli occhi.

     

  • Si va in scena.- sussurriamo contemporaneamente, per poi avanzare senza più timore.

 

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Capitolo 10
*** Di Carote e Biondi Impauriti ***


Capitolo 10

 

Di Carote e Biondi Impauriti

Sabato Pomeriggio

 

 

 

  • Quindi, tu e mia cugina eh?- mi alzo di scatto, sbattendo la testa contro il davanzale della finestra sotto la quale mi ero rifugiato a leggere.

 

La giornata di ieri è stata ancora più incredibile di quanto pensassi: ho trascorso con Rose la maggior parte del mio tempo, fra balli, chiacchiere ed abbuffate insieme agli altri e cosa più importante, oltre ad aver avuto modo di conoscere molte più cose su di lei, sono riuscito perfino ad ignorare le occhiate di pura gioia e malizia che Al ha lanciato nella nostra direzione per tutto il giorno. Per di più, Rose è riuscita a trascorrere una giornata intera con tutti i suoi parenti senza nemmeno un accenno di attacco di panico, cosa che ha lasciato tutti basiti ed incredibilmente orgogliosi.

 

La quasi caduta di Teddy sulla torta è stato un momento topico per tutti e ha distratto perfino noi dalla nostra fitta conversazione, ma nessuno si sarebbe aspettato qualcosa di meno da lui: è già un miracolo che non sia caduto sulla pista da ballo trascinandosi dietro Vic e metà degli invitati.

 

Siamo stati tutti così presi dai festeggiamenti, che Al non ha avuto poi il tempo di tormentare me e sua cugina come temevamo, anche se devo dire che abbiamo ricevuto apprezzamenti da più della metà dei suoi parenti, compresa Hermione, con nostro grande imbarazzo.

 

Oggi, tuttavia, ho dovuto trascorrere la maggior parte della mattinata a fuggire da quell'impiastro del mio migliore amico, che ha trascorso le ultime quattro ore a rimarcare quanto io e Rose fossimo belli insieme e a mostrarmi le decine e decine di foto che ci ha scattato di nascosto.

Non che la cosa mi dispiaccia, siamo chiari, però sta diventando sempre più difficile dissimulare il mio interesse ed impedirmi di arrossire ogni due secondi.

La cosa sorprendente, però, è che la voce che mi ha fatto sobbalzare, non appartiene ad Al.

 

  • Oh, ti prego, non dirmi che adesso ti metterai anche tu a tormentarmi come tuo fratello!- esclamo, esasperato, massaggiandomi la testa dolorante. Il folletto rosso, ridacchia, assumendo una delle sue migliori espressioni alla "posso ricattarti quando voglio".

     

  • Sei fortunato caro, non ho ancora deciso... Forse, se ti comporterai bene, potrei decidere di aiutarti- azzarda, lo sguardo lampeggiante e le braccia incrociate. Sospiro, sorridendo.

     

  • E va bene, va bene, ho capito. Sandwich burro e marmellata, cioccorane e succo di zucca in arrivo- le do un pacca sul braccio e lei si apre in un enorme e smagliante sorriso.

 

Quando L è giù o anche solo quando ha una giornata storta è mio dovere, in qualià di suo migliore amico, portarle questi snack per tirarla su di morale. Strano ma vero, funzionano sempre.

Lei poi, fa lo stesso per me, portandomi brioche alla crema, cioccolata e succo alla pesca, una combinazione che potrebbe stendere anche un Dissennatore.

 

  • Vado a sistemare una coperta sotto l'albero e prendo la mia agendina. Ci vediamo lì fra dieci minuti, non tardare!- strilla, precipitandosi in camera sua, tanto velocemente da quasi ruzzolare giù dalle scale.

     

  • Ai suoi ordini capo!- rispondo, dirigendomi poi in cucina per recuperare tutto il necessario.

 

Al mio ingresso nella stanza, però, la mia attenzione viene immediatamente catturata da una cascata di capelli rossi.

Rose, con le spalle alla porta, è scompostamente seduta al tavolo della cucina, sola.

Mi prendo un istante per respirare a fondo ed imprimere nella mia memoria ogni singolo dettaglio visibile dalla mia posizione, poi, facendo meno rumore possibile, mi dirigo ferso il frigo.

 

  • Se cerchi il cestino da picnic, dovrebbe essere sotto il lavello- esordisce, vedendomi perso ad osservare i vari ripiani che compongono la cucina. Mi volto e la vedo sorridente, sempre china sul suo foglio, ma distratta dalla mia presenza. Le sorrido istintivamente.

     

  • Oh, grazie, sarei rimasto a cercarlo per ore credo! Giuro che prendo due cose e me ne vado, farò meno rumore possibile- aggiungo, agguantando il cestino da lei indicatomi e cominciando a raccattare i vari barattoli di marmellata e le posate.

     

  • Non c'è problema, davvero, sto solo scarabocchiando un po'... Mi aiuta a riflettere- fa spallucce, posando la matita che ancora teneva in mano. - Prepari il Lily Special?- chiede, raggiungendomi e cominciando ad aiutarmi ad imburrare il pane.

     

  • Già, quella piccola peste riesce sempre ad averla vinta. Uno di questi giorni, dovremo smettere di viziarla- butto lì, cercando di farla di nuovo sorridere. Il suo viso si è trasformato in una maschera indecifrabile poco fa, segno che qualcosa la preoccupa.

     

  • Uuuuuh e chi la sopporterebbe poi?!- risponde, mettendo insieme l'ultimo sandwich. - Credo che ormai sia troppo tardi- scuote la testa, lanciandomi un'occhiata eloquente. Entrambi sappiamo molto bene quanto L diventi intrattabile, se non sapientemente calmata ed accudita. E no, non ho usato questo verbo a caso.

     

  • Credimi, so che hai ragione... è che non riesco ad immaginarmi a quarant'anni, con una famiglia e delle responsabilità, a fermare tutto per portare alla mia migliore amica un cestino da picnic con le sue cose preferite. Sarebbe oltremodo inaccettabile.- rabbrividisco, immaginandomi la scena, mentre lei ride genuinamente, infilando poi le cioccorane nel cestino.

 

Mentre verso il succo di zucca in due termos colorati, la sua risata si spegne. La guardo di sottecchi mentre sistema nel cestino i sandwich con estrema lentezza. La affianco, per mettere i termos ormai pieni nel cestino ed immediatamente noto che il suo viso è ora contratto in una smorfia pensierosa.

Mi fermo ad osservarla, preoccupato, finchè finalmente non si accorge di avere la mia attenzione.

Immediatamente, il suo sguardo si rattrista, per poi fissarsi sui suoi piedi ed il violentissimo impulso di abbracciarla, mi costringe ad avvicinarmi a lei ed a stringerle leggermente gli avambracci con le mie mani.

Lei rialza lo sguardo.

 

  • Lo vedo che qualcosa ti preoccupa. Si tratta di qualcosa di grave?- sospira, sotto il mio sguardo deciso, per poi mordicchiarsi il labbro. Posso quasi sentire il suo cervello valutare velocemente se dirmi la verità o mentirmi e far cadere il discorso. Dopo tutte le piccole confessioni ed il nostro notevole avvicinamento, tengo il fiato sospeso, in attesa di sapere cosa deciderà.

     

  • Qualcosa che potrebbe influenzare la mia vita, con effetto immediato.- dichiara poi decisa, rilassandosi e puntando nuovamente lo sguardo nel mio.

 

I suoi occhi non sono mai stati così limpidi: non saprei nemmeno io come, ma riesco senza alcuna difficoltà a leggervi dentro tutta l'apprensione, la stanchezza e l'incertezza che la stanno tormentando.

Non l'ho mai vista più vulnerabile di ora.

Eppure si è fidata di me.

Senza nemmeno accorgermene, i miei pollici cominciano ad accarezzarle le braccia con piccoli movimenti circolari e lei mi regala un piccolo sorriso, per quanto triste.

 

  • Sai, anche a me piace molto scarabocchiare quando ho qualche pensiero che mi tormenta. Non sono assolutamente capace di disegnare alcunchè, ma trovo sia comunque rilassante e di grande aiuto per la riflessione. A dirla tutta, però, il più delle volte mi ritrovo con un sacco di fogli pieni di immagini sconnesse ed insensate- ridacchio cercando di tranquillizzarla, e sembra che funzioni un po', perchè la tristezza sul suo viso si sta pian piano diradando.

     

  • Allora come fai quando hai un disperato bisogno di capire?- mi chiede, curiosa.

     

  • Non ci crederai, ma la soluzione al mio problema, mi si è presentata per caso una mattina, in una piccola libreria nel centro di Londra.- le sorrido, incoraggiante, mentre il suo sguardo si alleggerisce un pochino. Ha fiutato una storia.

     

  • Mi trovavo lì alla disperata ricerca di qualche libro babbano che stuzzicasse la mia curiosità, la noia mi stava uccidendo e la lettura era diventata la mia unica ancora di salvezza. Stavo per dichiararmi sconfitto e lasciare il negozio, quando per sbaglio urtai uno scaffale e mi piovve tra le mani una piccola perla, che sarebbe altrimenti passata totalmente inosservata: si trattava di un libro per l'interpretazione del disegno.- vedo una scintilla illuminarle lo sguardo, così prendo posto su una sedia, invitandola a fare altrettanto.

     

     

  • All'inizio ero scettico, ma la mia curiosità era stata ormai stuzzicata, quindi decisi di comprarlo e testare subito ciò che vi avrei letto. Una volta tornato a casa, non ti dico la mia sorpresa quando, analizzando uno dei miei ultimi scarabocchi, ogni singolo elemento del disegno e la sua interpretazione fornita dal libro, fossero incredibilmente fedeli a quella che era la realtà della mia situazione all'epoca.- concludo, osservando come ad ogni mia parola, il suo viso si sia illuminato sempre più, fino a far scomparire del tutto, tutta la negatività che lo oscurava pochi attimi prima.

     

  • Ora, siccome vederti così triste mi procura dolore fisico, il qui presente andrà a recuperare il sopracitato libro dalla sua borsa e sarà ben felice di potertelo prestare, se sei d'accordo- le sorrido, alzandomi, per poi precipitarmi in camera, appellare il famoso tomo, afferrare il mio zaino e, ignorando totalmente Al, precipitarmi nuovamente in cucina, dove Rose è rimasta ad aspettarmi nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata.

     

  • Ecco a lei, madamigella- le porgo il libro ridacchiando e facendole un mezzo inchino.

     

  • Non so davvero come ringraziarti Scorp- sussurra, gli occhi colmi di gratitudine ed il libro stretto al petto. Le sorrido.

     

  • Risolvi il tuo problema. Oh, e un altro paio d'ore a leggere insieme nella casetta, non sarebbero male come ringraziamento- le faccio l'occhiolino, facendola finalmente ridere. Prima ancora che possa rendermene conto, si avvicina posa una mano sul mio collo e, sollevandosi un poco per raggiungere la mia altezza, mi lascia un piccolo bacio sulla guancia.

     

  • Grazie.- dice, allontanandosi e lasciandomi col cuore in gola ed un lungo brivido a percorrermi la schiena. - E considera il pomeriggio alla casetta come una promessa: domani è prevista pioggia.- mi fa l'occhiolino, per poi tornare a sedersi al suo posto. Mi riprendo e ricambio l'occhiolino, per poi afferrare il cestino da picnic, pieno zeppo di viveri.

     

  • Allora ci conto. Buon lavoro!-

     

  • A te buona fortuna, credo ne avrai bisogno!- ridacchia, gettando un'occhiata fuori dalla finestra, per poi aprire il mio libro.

 

Improvvisamente consapevole del tempo trascorso in cucina, mi precipito fuori dalla Tana, ed in poco tempo, raggiungo L sotto l'albero al limitare del giardino dei Weasley, pregando tutti i grandi maghi deceduti perchè non sia troppo arrabbiata.

Quando però la raggiungo, noto immediatamente che mi sta guardando con un sorrisetto e l'aria saputa.

 

  • Messere, ha salvato la damigella in pericolo?- chiede, ridacchiando. Beccato. Avrei dovuto immaginare che la peste avrebbe osservato tutto. Arrossisco leggermente, cercando di darmi un contegno mentre prendo posto accanto a lei e comincio a sistemare i viveri.

     

  • Forse- asserisco, estraendo dallo zaino il mio blocco degli schizzi e la mia stilografica preferita, per poi guardarla dritta dìnegli occhi. Mi sorride.

     

  • Allora ne è valsa l'attesa- le sorrido di rimando, riconoscente.

 

Questo è uno dei motivi per cui adoro L. Così come sa mettermi in difficoltà in modo impeccabile, riesce anche a capire alla perfezione quando è il caso di fermarsi e lasciar cadere un argomento.

Ha capito che non sono ancora pronto per parlarne.

Sfortunatamente per lei, però, il discorso mi riporta alla memoria qualcosa che mi tormenta da giorni: è ora di scoprirne di più su un certo biondo di mia conoscenza.

 

  • Strano che non siamo ancora stati raggiunti da due biondi di mia conoscenza... Da quello che ho visto in questi giorni, il cibo li attira come il miele con le mosche.-butto lì con finta noncuranza, osservando attentamente la reazione di L. Immediatamente si irrigidisce, ed il suo viso assume sfumature di irritazione e di qualcosa che ancora non saprei ben definire.

     

  • Sì, beh, quei due zucconi dovranno ben finirli prima o poi i loro stramaledetti compiti delle vacanze, ti pare?- sentenzia, velenosa, prima di addentare rabbiosamente il primo sandwich.

     

  • Hm, sono certo che Lorcan sia uno zuccone, ma non mi pare che la descrizione sia appropriata anche per Lysander, che dici?- chiedo noncurante, mentre lei continua a mangiare il suo sandwich pensierosa. - Chiedo a te perchè, mi sembra di aver capito che tu lo conosca molto bene. O sbaglio?- continuo, quando non ricevo risposta, facendola arrossire leggermente. Non ho bisogno di ulteriori conferme. - Beccata, rossa.- le sorrido.

 

La osservo addentare gli ultimi bocconi del suo sandwich, lo sguardo perso nel vuoto, e so che si sta preparando ad una lunga spiegazione. Tutto ciò che devo fare adesso, è aspettare.

 

  • Io e Lysander ci conosciamo da quando avevo solo pochi mesi, e lui poco più di un anno. I miei genitori e la madre dei gemelli, sono sempre stati molto amici, tanto che l'hanno anche nominata mia madrina. Tutto è sempre andato bene fra di noi, passavamo tutte le vacanze insieme qui alla Tana e io e Lysander eravamo letteralmente inseparabili.- comincia a spiegare, afferrando distrattamente un altro sandwich.

     

  • Poi è andato ad Hogwarts. Alla stazione, poco prima di salire sull'espresso, mi aveva promesso che ci saremmo scritti spessissimo e all'inizio ha mantenuto la promessa: ogni due giorni, puntualissima, mi arrivava una sua lunga lettera in cui mi raccontava tutto quello che gli stava succedendo ed io gli rispondevo sempre entro il giorno dopo. Ad Ottobre, le lettere arrivavano ogni due settimane, sempre più brevi, stentavo quasi a riconoscerlo. A fine Novembre, nemmeno si sprecava più a rispondere. Ho cercato di dare la colpa ai compiti e agli impegni, ma lettere di Al, sconvolto dagli atteggiamenti di Lorcan mi facevano pensare tutt'altro.- spiega, seguendo con lo sguardo il volo di una farfalla accanto a lei, per poi sospirare.

     

  • Quando a Natale tornarono a casa e ci trovammo tutti insieme alla Tana a festeggiare ero decisa a scoprire la verità. Non vedevo l'ora di rivederlo, gli avevo comprato il regalo più bello che potesse desiderare e non vedevo l'ora di vedere la sua faccia quando l'avesse aperto. Ovviamente le cose sono andate in modo ben diverso: mi ha a mala pena salutata. Ogni volta che provavo a parlargli, lui mi lanciava un'occhiataccia, per poi tornare ad ignorarmi. Non gli ho mai dato il regalo.- scuote tristemente la testa, mentre il mio cervello comincia rapidamente a lavorare su ciò che ha appena appreso.

     

  • Quando avete ricominciato a parlarvi?- chiedo poi, giungendo ad un'improvvisa realizzazione che, se confermata, spiegherebbe perfettamente tutta la situazione.

     

  • Durante le vacanze estive. All'inizio tutto era come a Natale: lui che mi ignorava ed io che ci stavo male, mentre Lorcan, James e Fred davano il tormento ad Al. Poi ha cominciato a zittirmi con un commento acido ogni volta che aprivo bocca per dire qualcosa. Le prima volte sono rimasta sorpresa, poi ho cominciato a rispondere per le rime. Non fossi stata così piccola, gli sarei saltata al collo.- ridacchio leggermente, questo sì che suona più come la L che conosco io.

     

  • Quello che mi faceva arrabbiare di più, è che mentre mi diceva cose crudeli, sorrideva felice, come se insultarmi lo facesse stare meglio. Rosie mi ha spesso ripetuto che secondo lei, lui nasconde qualcosa, ma io non riesco a crederle: mi ha trattata troppo male.- asserisce, posando poi il sandwiche ancora intatto, ed afferrando al suo posto una cioccorana. Sorrido. Rose, come al solito, ha capito tutto fin dall'inizio.

     

  • Quando però sono arrivo io alla Tana, verso fine estate, non mi sembrava che vi rivolgeste molto la parola. Eppure, tu, io ed Al, eravamo sempre insieme.- ossero, pronto ad incastrare al suo posto, l'ultimo tassello del puzzle. Ormai ho capito tutto.

     

  • Devo ammettere che quello è stato uno dei motivi per cui ti ho avvicinato inizialmente- confessa, imbarazzata – Quando tu sei arrivato, ho notato subito che in tua presenza Lysander non osava fare commenti cattivi: si limitava a lanciarmi qualche occhiata di sfida qua e là, ma niente di più. Mi ero convinta che avesse paura di te: in fondo, eri sempre un Malfoy.- mi sorride.

     

  • Tranquilla, per me significa solo che ho iniziato a farti favori molto prima di quanto pensassi- rido, mentre lei mi tira uno scappellotto.

     

  • Ora che ci penso, con te è sempre stato cortese e cerca sempre di contenersi, quando sei presente.- continua pensierosa mentre io sorrido e l'ultimo tassello del puzzle va al suo posto.

     

  • Ecco spiegato perchè non avevo mai notato la vostra conoscenza fino a queste vacanze.- osservo, noncurante, osservando la sua reazione. Il suo viso si illumina leggermente, per poi tornare pensieroso e cupo, mentre addenta distrattamente la sua cioccorana. Sospiro pesantemente, scuotendo la testa ed attirando la sua attenzione.

     

  • Eppure sei una ragazza integìlligente, è oltremodo ridicolo che tu ancora non ci sia arrivata.- ridacchio, guardandola, mentre lei arrossisce di imbarazzo e si irrigidisce, punta sul vivo.

     

  • Cosa c'è da capire? Ha deciso di preferire i suoi amici di Hogwarts ad una ragazza, tutto qui. Forse non ero degna di essere considerata sua amica.- replica, stizzita.

     

  • Beh, un piccolo dettaglio almeno l'hai centrato: sei una ragazza.- commento, cercando di farla arrivare alla soluzione tanto agognata.

     

  • Non vedo cosa ci sia di male nell'essere amico di una ragazza: tu lo sei, eppure non hai nulla che non va.- commenta, piccata, mentre io vengo colto dall'irrefrenabile voglia di stamparmi una mano sulla fronte. Proprio non ci arriva.

     

  • Giusto, a parte il fatto che ci ho rimesso la salute mentale, non ho nulla che non vada.- commento, ironico, cercando di sdrammatizzare. Mi fa una linguaccia. - Seriamente, pensaci: non ti pare che il suo comportamento e quello di Lorcan, siano molto simili, nei confronti tuoi e di tuo fratello?- le faccio notare, cercando di spingerla ad arrivare alla soluzione.

     

  • Ora che me lo fai notare, sì..- ammette, sorpresa.

     

  • Entrambi hanno cominciato ad ignorarvi e poi a prendervi in giro, con la stessa tempistica, giusto?- rincaro. Mi sento come un padre che cerchi di insegnare a parlare alla figlia.

     

  • Giusto. Però io e te sappiamo che Lorcan l'ha fatto perchè quel cretino di James ha scoperto che era innamorato di...OH.- si blocca, gli occhi spalancati e quel che resta della cioccorana a pochi centimetri dalla bocca.

     

  • Ci sei arrivata!- esclamo, cercando di non ridere della sua espressione. Non credo di averla mai vista più sconvolta di così.

     

  • Impossibile.- decide poi, scrollando il capo.

     

  • Perchè sarebbe impossibile?- le chiedo, serio, cercando di capire cosa le passi in quella testolina dura e bacata che si ritrova.

     

  • Perchè quando Lorcan prende in giro Al, gli si legge l'amore in faccia, ed è tutto dire, se ci riesco io che sono l'antiromanticismo fatto a persona. Lysander invece si diverte proprio ad insultarmi, lo vedo nei suoi occhi. E poi, scusa, ma io sono una ragazza: se si fosse innamorato di me, perchè avrebbe dovuto nasconderlo? Lorcan almeno ha la scusa del dover ammettere alla sua famiglia di essere gay, lui non ha nemmeno quella. Ripeto, è impossibile.- dichiara, decisa, con il volto scuro, inghiottendo in un sol boccone l'ultimo pezzo di cioccorana.

     

Lily è molto testarda, e quando ci si mette, dura di comprendonio. A questo punto, non mi stupisce che non abbia mai compreso le vere ragioni di Lysander e ciò che nascondevano: non le ha volute vedere. Scuoto la testa esasperato, sotto il suo sguardo curioso.

 

  • Proprio non vuoi cedere all'evidenza, vero? Lui non si diverte a farti stare male: prenderti in giro, ormai, è l'unico contatto che riesce ad avere con te, ecco perchè sembra sempre felice di farlo. Battibeccare è diventato il vostro mezzo di comunicazione e gli è anche particolarmente propizio, perchè è molto difficile che facendolo ti riveli troppo delle sue vere intenzioni, ovvero essere al centro della tua attenzione. Perchè credi che sia quasi sempre lui a cominciare? Quasi ogni volta che apri bocca, per di più.- spiego.

     

  • Come fai ad esserne così convinto? - insiste, testarda come sempre, le guance rosse ma più esitante del solito.

     

  • Non ne sono convinto, ne sono più che certo. Credimi, tu non vedi come ti guarda quando tu non gli presti attenzione. Non se ne accorge nemmeno, ma ogni volta che sei nella stanza, lui gravita intorno a te, ed è raro che ti scolli gli occhi di dosso. Quando sei triste, fa una battuta semi offensiva per distrarti dai tuoi pensieri, e quando lo prendi in giro per qualcosa, gli si illuminano gli occhi. Tante volte, le sue prese in giro non sono nemmeno sentite: il tuo soprannome, per esempio. Ogni volta che ti chiama Carota e tu ti offendi, si gratta la nuca, come se fosse in imbarazzo. Sono tutte piccole cose che tu, troppo presa dallo scontro verbale, nemmeno noti.- le spiego, sorridendo, mentre lei arrossisce sempre di più con ogni parola che pronuncio, assumendo il colore di un pomodoro maturo. Se l'argomento non fosse così delicato, a quest'ora la starei già prendendo in giro.

     

     

  • Ma... Allora perchè cambiare atteggiamento proprio adesso?- chiede poi, ancora rossa in viso ed incredula. Mi fa quasi tenerezza, ed è raro che accada con un terremoto come lei.

     

  • Questo non lo so. Potrebbe essersi reso conto che essendo questo l'ultimo anno ad Hogwarts per lui, questi mesi saranno gli ultimi che potrà trascorrere in tua compagnia senza dare troppo nell'occhio, e sta sfruttando quindi ogni secondo.- ipotizzo, cercando di capire cosa le stia passando per la testa.

     

  • Non lo so S. Questa storia mi puzza.- continua, dubbiosa e rossa in viso.

     

  • Beh, io purtroppo non ho tutte le risposte, posso solo dirti quello che vedo e che penso. Credo che il resto dovrai scoprirlo da te- le faccio un'occhiolino, facendola arrossire, se possibile, ancora di più. - A questo punto però, ho io una domanda per te.- aggiungo, lapidario.

     

  • Spara.-

     

  • Perchè non mi hai mai detto nulla? Siamo migliori amici da anni ormai, e mi hai sempre raccontato tutto quello che ti accadeva, anche le cose più imbarazzanti. Perchè non questo?- credo di aver ormai intuito la risposta, ma voglio sentirla da lei. Abbassa lo sguardo, colpevole.

     

  • Avevo paura.- ammette, torcendosi le mani ed evitando accuratamente il mio sguardo.

     

  • Paura di cosa?- insisto, deciso a ricevere una risposta ben precisa.

     

  • Paura che tu mi dicessi che ho una cotta per Lysander.- continua, sempre evitando il mio sguardo.

     

  • Paura che hai ancora adesso che ci sei arrivata, vero?- chiedo, evitando le parole che non è ancora pronta a sentire, mentre lei annuisce, guardandomi poi dispiaciuta.

     

  • Sono una pessima Grifondoro.- sospira poi, sconfitta. Io sorrido: è proprio in questi momenti che mi sento come un affettuoso e saggio fratello maggiore.

     

  • No, non lo sei. I sentimenti non sono facili da affrontare: non è come trovarsi davanti un Avvincino o un Ippogrifo. Non ci sono manuali, nessuno ti spiega cosa fare. Quando il pericolo è reale, è più facile buttarsi a capofitto, senza pensare, ma quando ci sei tu in gioco, con i tuoi sentimenti, nessuno è immune alla paura.- le spiego, offrendole una cioccorana in segno di pace. La afferra sorridendo, mentre il rossore comincia a diradarsi.

 

Restiamo in silenzio per un po', pensierosi, mangiucchiando cioccorane e sorseggiando succo di zucca. Il sole è ormai prossimo al tramonto ed il cielo si è colorato di un meraviglioso e carico rosso.

Tutto, intorno a noi, è calmo.

Giornate così, ti rimangono impresse nella memoria.

 

  • Cosa devo fare, adesso?- mi sussurra poi, lo sguardo perso nel vuoto. Mi sembra di sentire un'eco dei miei pensieri. Cosa dobbiamo fare?

     

  • Sai che non sono un grande esperto in relazioni. Un paio di consigli però, me la sento di darteli- esordisco, il suo sguardo su di me. - Primo: parlane con Rose. Lei conosce te e conosce lui, vi osserva da tempo e sospetto che sapesse tutto da anni ormai, il che la rende decisamente più indicata di me a darti consigli in questo campo. Secondo: non rovinare tutto. Non ti ho mai vista così in vita mia, nemmeno quando ti eri presa una cotta per Jed due anni fa. Qualunque cosa tu faccia, fai in modo di non dovertene pentire. E sii felice, per l'amor di Merlino.- le sorrido, tirandole piano una ciocca dei suoi perennemente sbarazzini capelli. Lei ridacchia, sovrappensiero, per poi abbracciarmi e correre verso casa.

 

Sospirando, mi appoggio al tronco dell'albero ed addento l'ultimo morso del mio sandwich. Sono sicuro che con l'aiuto di Rose, L sarà finalmente felice con Lysander: sono due testoni, ma hanno entrambi un cuore d'oro, di questo sono certo.

Non sarà altrettanto semplice sistemare le cose per Al, invece.

 

  • Il paladino della verità ha colpito ancora?- sollevo lo sguardo, sorpreso, mentre il protagonista dei miei pensieri prende il posto della sorella. Strano come entrambi trovino sempre aggettivi o titoli molto pittoreschi per descrivermi.

     

  • Probabile. Credo ne vedremo delle belle.- commento, lanciandogli un'occhiata eloquente. Ride, spensierato. Quanto vorrei poter fare qualcosa per lui.

     

  • Beh, sembra che almeno un elemento del nostro trio, possa finalmenteessere felice.- commenta, sfoggiando un sorriso che, lo so bene, deve avere un retrogusto molto amaro. - C'è invece chi è masochista e se lo impedisce di proposito, o sbaglio?- aggiunge poi con un ghigno. Ci risiamo.

     

  • Ancora con questa storia Al?- chiedo esasperato. Non so per quanto ancora avrò la forza di negare l'evidenza.

     

  • Aaaah, non ti preoccupare, ho deciso di andarci piano. D'altro canto, mi sembra che stiate facendo un buon lavoro anche da soli!- ridacchia malizioso, ingozzandosi con uno dei sandwich rimasti.

     

  • Non ci credo, vuoi dire che sarai così maturo da smetterla con i tuoi piani segreti per far finire me e tua cugina insieme?- esclamo, oltremodo sorpreso. Mi sembra quasi di sognare.

     

  • Non ci allarghiamo troppo adesso! Ho solo detto che allenterò un po' la corda, non che vi lascerò in pace. Per chi mi hai preso scusa?- esclama indignato, ridendo poi della rassegnazione sul mio viso.

     

  • Mi sembrava troppo bello per essere vero.- sospiro.

 

Restiamo così, a chiacchierare e mangiare per un po', in tutta tranquillità. Il miglior modo per distrarre Al dall'amarezza nella sua vita è semplicemente stare al suo gioco. Se sa di non essere solo, può affrontare tutto.

Il sole tramonta, i viveri terminano e noi ci apprestiamo a raccogliere tutto e rientrare in casa, quando all'improvviso un urlo belluino squarcia l'aria, facendoci immobilizzare.

 

  • QUESTA ME LA PAGHI ALBUS SEVERUS POTTER!!- la voce furiosa di Lorcan ci raggiunge fino a qui, insieme alle risate dei nostri amici. Guardo Al bloccarsi, impaurito ma con aria colpevole.

     

  • Scorp, mi sa che stavolta l'ho fatta grossa.- mi affretto a raccogliere tutto e a correre verso casa, seguito da Al, bianco in volto.

 

Sento odore di guai. 
 

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Capitolo 11
*** Sotto La Mia Pelle ***


Capitolo 11

 

Sotto La Mia Pelle

Sabato Sera

 

  • ...E NON VOGLIO SENTIRE SCUSE, NON METTERAI PIEDE FUORI DA QUESTA STANZA FINCHÉ NON AVRAI RISOLTO LA SITUAZIONE!- le urla della signora Weasley riecheggiano per tutta la casa. Per l'ennesima volta, mi stupisco nel vedere che i muri non tremano e che la Tana è ancora in piedi, tanta è la potenza del suo timbro di voce.

 

Dal salotto, io, L, Lysander e Rose attendiamo in silenzio che le urla si fermino, lanciandoci occhiate allarmate. Come previsto, questa volta Al l'ha combinata davvero grossa.

 

  • Però devo dire che il tutto gli è riuscito alla perfezione. Non me la aspettavo dal nostro Albie: evidentemente ha ereditato più geni malandrini di quanto pensassi- commenta Lysander, ancora sconvolto per l'accaduto. Ci ritroviamo tutti ad annuire.

 

Per qualche motivo a me sconosciuto, Al ha pensato bene che potesse essere una fantastica idea mettere nei guai il suo personale tormento: Lorcan. Ha così deciso di modificare una delle vecchie Caccabombe rimaste in casa riempiendola di inchiostro magico, per poi nasconderla nella sacca scolastica del biondo, in modo da rovinare tutti i suoi compiti appena terminati.

 

Immagino che la sua volesse essere una specie di vendetta per tutte le battute che il biondo gli ha rifilato durante il rinfresco del matrimonio, tutte le occhiatine e le risate, ma probabilmente anche per tutto ciò che gli ha fatto passare in questi ultimi sei anni. Come dargli torto?

 

Quello che non aveva previsto però, era che questa potesse esplodere proprio in faccia al biondo che stava sistemando nella sopracitata sacca le ultime pergamene, rovinando così non solo i suoi compiti ma anche la sua faccia.

Non credo di aver mai visto Lorcan così furioso in tutti questi anni di conoscenza. O Al così dispiaciuto, per dirla tutta.

 

  • Bene ragazzi, mi è venuta un'idea: visto che è la penultima sera di vacanza e che fuori si sta così bene, che ne direste se sistemassimo fuori la tavola con un paio di lanterne e mangiassimo in giardino?- propone la signora Weasley, tornata dalla sua epica strigliata.

     

  • Nonna, è un'idea geniale!- esclama L, per poi correre ad abbracciare la nonna e fiondarsi in cucina a recuperare il necessario. Io, Rose ed il biondo ci scambiamo un'occhiata divertita, per poi seguire nonna e nipote in cucina.

     

  • Ragazzi, io mi occupo del tavolo, voi pensate al cibo ed alle stoviglie- annuncia, per poi afferrare la sua bacchetta ed avviarsi in giardino.

 

Io e Lysander ci dividiamo le pietanze da portare, mentre Rose ed L si dividono le stoviglie ed in pochi minuti siamo già tutti seduti intorno alla tavola in giardino, alla luce brillante delle lanterne. L'atmosfera che si respira è, se possibile, ancora più magica del solito.

La cena trascorre serenamente, fra risate, mezzi soffocamenti evitati dal pronto intervento del gemello biondo e molti, molti commenti sulla mancanza di grida ed esplosioni ai danni di Al e Lorcan.

 

  • Io sono seriamente preoccupata ragazzi, e se si fossero ammazzati a vicenda? Già non è normale che stiano nella stessa stanza per più di cinque minuti senza attentare alla pazienza dell'altro, figurarsi poi dopo quello che è successo!- esclama, sincera, L subito dopo aver rischiato la morte con un osso di pollo.

     

  • Stai tranquilla Carota, non c'è nulla di così strano: mio fratello è talmente furioso che credo abbia perso la capacità di parlare, dopo l'urlo disumano di prima. Sicuramente stanno pulendo tutto in silenzio- rassicura il biondo, lanciandole un pezzetto di carota sul naso. Per tutta risposta lei gli fa una linguaccia, per poi regalargli un meraviglioso sorriso.

 

Lo vedo bloccarsi, totalmente incantato da quel piccolo miracolo che è appena avvenuto, gli occhi che brillano felici ed infine ricambiare quel sorriso e ritornare a fatica a concentrarsi sulla sua cena.

Dall'altro lato del tavolo, Rose fissa il suo piatto, sorridendo sotto i baffi.

Probabilente ho perso un passaggio, ma di una cosa sono certo: lei c'entra qualcosa con ciò che è appena successo.

 

Terminiamo di mangiare in silenzio, poi, con uno svolazzo di bacchetta, la signora Weasley spedisce tutte le stoviglie in cucina, fa evanescere il tavolo e le sedie e si ritira a riposare sulla sua poltrona preferita, avendo però cura di lasciare qualcosa da parte per i due assenti a cena.

 

  • Che ne dite di restare un po' qua fuori ragazzi? Si sta così bene!- propone L, il naso all'insù ad osservare le stelle.

     

  • Beh, se prendiamo un paio di coperte e qualcosa da fare, ci sto- aggiunge il biondo, osservandola curioso. Lei si illumina.

     

  • Spara Schiocco? Gobbiglie? Scacchi Magici?- comincia a proporre, tutto d'un fiato, facendolo sorridere.

     

  • Ancora meglio: porta tutto e facciamo un torneo. Chi vince il maggior numero di partite, decide una punizione per i perdenti.- propone lui, sfidandola.

     

  • Odio fare il guastafeste, ma io preferisco portarmi qualcosa di più tranquillo da fare: non voglio ritrovarmi di nuovo a lavare il bagno di L con il solo uso della mia sciarpa di Corvonero.- dichiaro, sospirando al ricordo di quella punizione crudele inflittami dalla rossa solo due anni fa. Lei ghigna.

     

  • Lils sei tremenda. Comunque concordo con Scorp, anche io mi porto qualcosa di meno competitivo da fare, se non vi spiace- mi affianca Rose, facendomi un'occhiolino.

     

  • Bene, vorrà dire che saremo solo noi due biondino. Ci stai?- rincara L, ridendo malandrina.

     

  • Ci sto.- ghigna lui.

 

Dieci minuti dopo ci ritroviamo tutti sdraiati sulle due ampie coperte che abbiamo usato io ed L quello stesso pomeriggio: i due matti hanno già cominciato la prima sfida a Gobbiglie, mentre io sono sdraiato a pancia in giù col naso incollato alle pagine di un libro e Rose, accanto a me, si sta dedicando all'interpretazione di uno dei suoi disegni.

 

La osservo di sottecchi, un cipiglio concentrato a deformarle il volto ed il labbro inferiore catturato fra i denti e per l'ennesima volta, mi sento il cuore in gola. Poso lo sguardo sul piccolo taccuino blu che tiene in mano, sul quale sta annotando qualcosa. A quanto pare ha preso il mio consiglio molto seriamente: non posso fare a meno di chiedermi che cosa la preoccupi tanto e cosa stia imparando dai suoi stessi disegni.

Mi trattengo dal sospirare per non attirare la sua attenzione.

 

Ormai oltremodo distratto dalla mia lettura, poso il mio sguardo sui due sfidanti a pochi metri me.

Stanno giocando ormai da qualche minuto e non posso fare a meno di notare che, nonostante siano in competizione in questo momento, nessuno dei due sta provocando veramente l'altro.

Si prendono in giro come due amici, terminando le piccole dispute verbali con un complimento per una mossa particolarmente abile dell'altro, o facendo paragoni con qualche memorabile partita passata. Chissà cosa avrà detto Rose ad L per convincerla a sotterrare l'ascia di guerra così in fretta.

Qualunque cosa sia stata, ha funzionato alla grande, perchè in mezzo alle mosse, alle battute e alla concentrazione, gli sguardi che si lanciano quei due, hanno perso del tutto l'antica rivalità. Ora, vi è solo puro divertimento.

 

  • Fanno passi da gigante, direi- osserva Rose a bassa voce, chiudendo e riponendo tutto ciò che si è portata dietro, per poi sdraiarsi a pancia in giù al mio fianco.

     

  • Non so quale strano potere tu abbia usato, ma ha funzionato alla grande. Dovrebbero darti una cattedra per queste cose.- osservo, sinceramente ammirato, mentre tutta la parte destra del mio corpo, formicola nell'avvertire la sua vicinanza.

     

  • Non ho fatto niente di così speciale, credimi, le ho solo detto quello che pensavo. E poi, una parte del merito va certamente a te, sai? Avevo provato ad accennarle qualcosa al riguardo più volte, ma non mi ha mai ascoltata.- confessa, sorridendo mesta.

     

  • Davvero strano. Se c'è qualcuno la cui opinione tiene in considerazione più della mia, quella persona sei tu.- considero, pensieroso.

     

  • Sicuramente è perchè mi considera un'inguaribile romantica.- ridacchia, scuotendo la testa.

     

  • Davvero?- chiedo, quasi avido di scoprire qualcosa in più su di lei.

     

  • Oh sì, dice che io vedo segni di romanticismo dappertutto e che la maggior parte delle volte questi esistono solo ai miei occhi, perchè nel mondo reale, non tutti sono così propensi ad amare come lo sono io.- spiega, osservando la cugina vincere la prima partita della gara ed esultare sotto lo sguardo ammirato del biondo.

     

  • Ed ha ragone, secondo te?-

     

  • In parte. Trovo sia calzante la spiegazione che dà della considerazione che ha di me, ma non sono affatto un'inguaribile romantica. Odio le cose forzatamente sdolcinate, le frasette smielate e tutte le falsità che spesso si vedono nelle coppie.- la osservo parlare, ammirato. - Amo semplicemente cercare il meglio nelle persone: cogliere una scintilla nel loro sguardo quando guardano chi amano ed osservare i piccoli gesti di amore quotidiano. Quello, è il tipo di romanticismo che piace a me, spontaneo ed imprevedibile. Tutta colpa della mia tendenza ad amplificare le emozioni, suppongo.- conclude, facendo spallucce e sorridendomi timidamente. La guardo stupito.

     

  • E' la stessa cosa che Al dice di me.- osservo, sorridente. Sobbalza, stupita a sua volta.

     

  • Davvero?- sorride, sorpresa.

     

  • Te lo giuro, me lo ripete sempre. Dice che tutti i libri che leggo da sempre, mi hanno fatto allontanare troppo dalla realtà e ora tutto quello che mi circonda mi sembra troppo banale e prevedibile. Dice anche che è per questo motivo che non mi sono mai messo in gioco con una ragazza, perchè le trovo tutte troppo smielate e poco interessanti- spiego, ridacchiando esasperato al ricordo di tutte le lavate di capo che mi ha sempre dato sull'argomento. "Finirai vecchio e solo, amico mio. A meno che tu non voglia provarci con Rose, allora sì che saresti a posto per la vita" era solito dire. Comincio a capire, cosa intendesse.

     

  • Sono le stesse identiche parole che ha sempre usato con me!- esclama, divertita e sorpresa allo stesso tempo.

     

Senza nemmeno accorgercene, ci ritroviamo a raccontarci tutte le sfuriate ricevute, esibendoci in una serie infinita di diverse imitazioni della voce e della gestualità del nostro migliore amico, ridendone come matti.

Nemmeno ci accorgiamo che Lysander, rifiutandosi di perdere l'ennesima partita, ha rovesciato tutti i giochi ed è fuggito e che L è immancabilmente partita al suo inseguimento, ridendo e lanciandogli erba addosso, lasciandoci così, soli.

 

  • Credo che a toccare definitivamente il fondo, sia stato proprio tuo cugino James l'anno scorso, con quella gallina di Lisa Canon.- affermo, ancora sconvolto dal ricordo di quella orrenda mattinata.

     

  • Oh Merlino, me n'ero quasi dimenticata! Quella mattina ho seriamente rischiato di vomitare tutta la mia colazione.- ridacchia.

     

  • Non so se mi abbiano sconvolto di più le centinaia di rose rosse che spuntavano ovunque al suo passaggio, lo striscione smielato o quell'esagerato pomiciare di prima mattina di fronte a tutta la scuola. Mi sorprende che la McGrannit gli abbia dato solo due rotoli di pergamena da scrivere come punizione. Io lo avrei sospeso.-

     

  • Totalmente d'accordo, ma forse la cosa peggiore di tutte te la sei persa: le chiacchiere di tutte le ragazze di Hogwarts che sospiravano alla vista di tutto ciò. Potrei giurare di averne viste una decina rischiare lo svenimento.- rabbrividisco, inorridito.

     

  • La mia paura più grande è che adesso le ragazze vogliano gesti di quel tipo dai loro ragazzi. Non voglio svegliarmi la mattina, scendere a colazione e stare male ancor prima di aver mangiato qualcosa. E' un attentato alla mia salute.- affermo, deciso, facendola ridere.

     

  • Beh, a ben pensarci, in quel caso potremmo sempre approfittare delle cucine...- propone, pensierosa. Improvvisamente sento caldo.

     

  • Non ci avevo pensato. Facciamo così, se uno dei due dovesse sentire strane voci riguardanti l'argomento, deve avvisare l'altro, così da evitare la Sala Grande e fare colazione inseme nelle cucine.- butto lì fingendo totale nonchalance, mentre il cuore scalpita per uscirmi dal petto.

     

  • Affare fatto!- esclama, sorridente.

 

Mentre siamo persi nel nostro mondo di chiacchiere e progetti, qualcosa di fresco e bagnato mi piomba improvvisamente sul collo. Allarmato, porto una mano a toccare qualunque cosa sia e mi ritrovo a stringere fra le dita un generoso mucchietto d'erba.

Io e Rose ci guardiamo, spostiamo lo sguardo sull'altra coperta, vuota ormai da tempo a nostra insaputa, mentre piano piano prendiamo entrambi atto delle risate che provengono dalle nostre spalle.

Ci voltiamo giusto in tempo per assistere all'epica conclusione di quella che, a giudicare dall'aspetto del giardino, è stata una memorabile guerra al lancio d'erba: Lysander, infatti, con uno slancio ha appena preso sulle sue spalle L, che scossa da incontrollabili risate, nemmeno prova a liberarsi.

 

Sorrido come un ebete, nel guardare quei due scapestrati scherzare e ridere felici. So che non sarà sempre così fra loro, che hanno ancora un sacco di cose da affrontare per essere definitivamente felici, ma vederli così, in questo momento, è il regalo più bello che potessi chiedere da questa giornata.

 

  • Ecco, è proprio di questo romanticismo che parlavo.- sospira Rose, sorridendo felice all'indirizzo della cugina e del suo amico, che presi come sono l'uno dall'altra, non si accorgono neppure di essere osservati.

     

  • Spettacolare, vero?- sussurro, immaginando di poter un giorno fare qualcosa di simile con lei.

 

  • Assolutamente.- mormora, pensierosa. Per un attimo, mi sembra di avvertire il suo sguardo su di me, ma quando mi volto per ricambiarlo, è già tornata ad osservare l'allegra coppietta.

     

Chissà se anche lei pensa quello che penso io... e chissà se lo scoprirò mai. Non sono mai stato tanto tentato di usare la Legilimanzia su qualcuno come in questo preciso momento, eppure anche solo pensarlo mi fa sentire tremendamente in colpa: non voglio scoprire ciò che pensa usando sotterfugi, voglio che sia lei a parlarmene. Magari un giorno saremo così vicini da poterci dire tutto e allora mi farò dire cosa ha pensato in questo momento.

 

  • Ma guarda tu e io che pensavo non avrei mai più visto una scena del genere...- la voce incredula di Lorcan, arriva soffusa alle nostre spalle. Ci voltiamo di scatto, vedendo il ragazzo ed Al camminare verso di noi, stranamente tranquilli.

     

  • Ecco qui i due grandi assenti! Lils aveva paura che vi foste uccisi a vicenda!- esclama Rose sarcastica, osservando curiosa i due prendere posto sulla nostra stessa coperta. Qualcosa, non va.

     

  • Naaah, è già tutto perdonato, non è vero Albie bello?- esclama sorridente Lorcan, sotto lo sguardo incredulo mio e di Rose, e quello stralunato di Al.

     

  • Su...Suppongo di sì.- balbetta lui, deglutendo. Ma cosa diamine è successo a tutti oggi? Prima L e Lys che sono di nuovo pappa e ciccia, poi Lorcan che perdona Al. Sto sognando forse?

     

  • Susu, non fare quella faccia, te l'ho detto caro, ti è riuscito così bene quello scherzo, che non potrei essere arrabbiato con te nemmeno volendo- ride il biondo, assetando un colpetto col gomito sul fianco di Al, che lo osserva come farebbe con una creatura mai vista prima. Sono oltremodo confuso.

 

Lancio un'occhiata a Rose ed incontro il suo sguardo: sul suo viso, la stessa espressione incredula, sconvolta e curiosa che immagino di avere io. Nessuno dei due ha idea di cosa stia succedendo.

Quando poi riportiamo lo sguardo sue due ragazzi, notiamo che mentre Al ha ancora lo sguardo sconvolto e confuso, mentre Lorcan ha preso a fissare insistentemente l'orizzonte, con le guance leggermente più colorite del solito.

Questa poi.

 

  • Beh, credo sia ora di rientrare in casa, che dite? La mezzanotte è passata ormai da un pezzo.- esclama poi d'improvviso il biondo, alzandosi e dirigendosi verso i due piccioncini, ancora presi a rincorrersi.

     

  • Al, cosa diamine gli hai fatto?- chiedo al mio amico, appena Lorcan non è più a portata d'orecchio.

     

  • Ti giuro che non ne ho assolutamente idea. Quando siamo rimasti soli temevo volesse picchiarmi alla Babbana, tanto era immobile e sconvolto. Poi gli ho chiesto scusa e si è messo a pulire come se nulla fosse. Ho dovuto pizzicarmi a forza il braccio più volte per assicurarmi di non essere in un dannatissimo sogno.- spiega agitato, spostando lo sguardo da me alla cugina.

     

  • Questa sì che è strana. Forse ancora di più di tua sorella e l'altro gemello che ridono e scherzano come se non avessero mai litigato sul serio prima.- Al spalanca la bocca, sconvolto.

     

  • Volete dirmi che vanno di nuovo d'accordo? Non si insultano più?- chiede a mezza voce.

     

  • No beh, si insultano sempre, però adesso lo fanno scherzando. E ridono insieme, come puoi ben vedere.- spiego, sotto il suo sguardo sorpreso.

     

  • Una giornata davvero piena di novità eh...- sussurra in modo udibile Rose, parlando quasi a se stessa.

     

  • Rosie, posso sentire il tuo cervello elaborare teorie fin da qui.- sbuffa Al, distraendo la cugina dalle sue elucubrazioni e strappandole un sorrisetto di scuse.

     

  • Beh, è innegabile che in questa settimana insieme, un sacco di cose siano cambiate- osserva, sempre pensierosa.

     

  • Era anche ora, no?- ribatte sarcastico Al, guardandola con aria di sfida.

     

  • Probabilmente hai ragione.- concede alla fine, lasciando da parte i suoi arrovellamenti.

     

  • Gli altri stanno rientrando. Che dite, andiamo anche noi?- propongo, alzandomi e cominciando a raccattare le mie cose. I due annuiscono ed in poco tempo raccolgono tutto ciò che avevamo sparso, per poi rientrare tutti insieme.

     

  • Oh ragazzi, siete tornati, sarei venuta a chiamarvi fra poco!- ci accoglie la signora Weasley sorridendo.

     

  • Ma nonna cosa fai ancora in piedi!? E' tardissimo e sarai esausta!-

     

  • Non riuscivo a prendere sonno, ma non preoccuparti cara, adesso vado a dormire. Voi due piuttosto, datevi una ripulita prima di andare di sopra, o mi spargerete erba e terra per tutta la casa- ridacchia all'indirizzo di L e Lysander, per poi mandare un bacio a tutti e ritirarsi nella sua stanza.

     

  • In effetti ragazzi siete ricoperti di verde, non ve ne siete accorti?- osserva Lorcan, costringendoli a guardarsi per poi scoppiare a ridere come matti. Con uno scatto fulmineo, Rose afferra una fotocamera digitale dalla mensola vicino all'ingresso e scatta loro una foto, proprio qualche istante prima che Lorcan, con un secco gesto della bacchetta, li ripulisca.

     

  • Cavolo Rosie, dovevi proprio?- lamenta la rossa, guardando sconsolata la cugina.

     

  • E tu devi proprio lamentarti ogni volta?- ribatte la cugina, facendole una linguaccia ed infilandosi la fotocamera in tasca.

     

  • Sì.- rispondono in coro L ed il fratello, ridendo.

     

  • Bene ragazzi, credo sia ora di andare a dormire. Domani è il nostro ultimo giorno di vacanza e non ho intenzione di sprecarne neppure un istante.- dichiara deciso Lysander, scompigliando i capelli ad L. - Vi voglio tutti svegli alle otto in punto, chiaro? Notte a tutti!- saluta, avviandosi in camera sotto lo sguardo sconvolto di tutti.

     

  • Cercherò di trattenerlo fino alle nove- sospira il gemello, avviandosi anche lui verso la camera – Buonanotte!-

     

  • Vado anche io, buonanotte ragazzi- sorride L prima di andarsene.

     

  • Aspettami!- urla Al, dopo qualche istante, correndole appresso e lasciando me e Rose da soli. Lei scuote la testa.

     

  • Beh, non avrà tatto, ma almeno ha imparato a riconoscere i miei segnali.- dichiara, spostandosi di fronte a me. La guardo, incuriosito, il cuore che comincia ad accelerare, come ormai fa ogni volta che siamo da soli. - Volevo ringraziarti davvero Scorp. Il tuo libro, mi è stato più utile di quanto avessi mai potuto immaginare.- spiega, porgendomi il mio libro. Senza nemmeno pensarci due volte, estraggo la mia bacchetta e lo duplico.

     

  • Tienilo. Ci saranno sempre momenti in cui avrai bisogno di una rassicurazione e di scavare un po' più a fondo e mi sento già più tranquillo, se so che in quei momenti avrai quel libro con te. Mi basta averne una copia.- le sorrido, stringendo saldamente in mano la mia copia del libro. Il suo sguardo diventa lucido, poi mi regala un enorme sorriso.

     

  • Grazie.- esala, prima di abbracciarmi. La stringo, beandomi del suo calore e di questo meraviglioso momento. Non eravamo così vicini dal matrimonio di ieri e già sentivo la mancanza di questa sensazione stupenda.

     

  • Prego- sussurro, lasciandole un piccolo bacio sulla testa, mentre la mia mente registra ogni minimo dettaglio di questo momento. Poi, dopo quelle che sembrano ore, sciogliamo l'abbraccio.

     

  • Buonanotte.- mi sorride, le guance leggermente più rosee, per poi avviarsi verso la sua camera, lasciandomi, come al solito, imbambolato.

 

Impiego qualche secondo a riprendermi, respirando profondamente per calmare il mio cuore impazzito, ma alla fine mi riscuoto e mi avvio anche io verso la mia camera, spegnendo mano a mano con un colpo di bacchetta tutte le luci.

 

Entro nella mi camera, pronto ad infilarmi sotto le coperte e a ripensare al momento appena vissuto, ma quando chiudo la porta dietro di me, trovo Al seduto sul suo letto, con lo sguardo fisso sulla parete opposta della stanza. Come sospettavo, qualcosa non va.

 

  • Al, va tutto bene?- mi avvicino a lui preoccupato, posando sulla piccola scrivania i libri che avevo in mano.

     

  • Non ne sono certo.- sussurra, continuando a fissare il muro. Prendo posto davanti a lui, facendomi spazio sul suo letto.

     

  • Sputa, cosa è successo in quella stanza?- chiedo brusco, seriamente preoccupato, cercando di incontrare il suo sguardo.

     

  • Non lo so...E' stata una serata strana e ho bisogno di dormirci su...- spiega, evitando il mio sguardo.

     

  • Per la barba di Silente, questa sì che è nuova. Tu che rifletti su qualcosa? Di solito non vedi l'ora di riversare tutte le tue chiacchiere sul mio povero cervello!- esclamo, cercando di farlo ridere. - Ma alla fine, non sei l'unico ad essersi comportato in modo strano oggi...- butto lì, riferendomi soprattutto a Rose, mentre il suo viso preoccupato mi balza di nuovo in mente.

 

  • Ho notato. Ammettiamolo, è stata una giornata davvero bizzarra. L che avanza dei sandwich burro e marmellata e che ride e scherza con Lysander come se nulla di brutto fosse mai accaduto fra loro e Rose che mette in dubbio la sua capacità di giudicare sè stessa e il suo futuro? Big day today!- esclama, ricordandomi per l'ennesima volta quanto i suoi poteri da comare siano enormemente sviluppati.

     

  • Non c'è mai verso che ti sfugga qualcosa, vero?- commento, esasperato, sdraiandomi sul mio letto.

     

  • Assolutamente, Watson.- scandisce con voce profonda. Ridiamo.

     

  • Dai, è ora di dormire, domattina ci aspetta un'alzataccia- commento, spegnendo la luce con un colpo di bacchetta.

     

  • E va bene, andiamo pure a dormire, ma sappi che se ti sento mormorare il nome di mia cugina in sogno, ti registro e glielo faccio sentire- arrossisco improvvisamente, terrorizzato. Non avrò mormorato il suo nome in sogno, spero!

     

  • Notte.- commento rigido, prima di imperturbare il mio baldacchino.

     

  • Notte!- ridacchia.

 

Chiudo gli occhi e rilasso i muscoli, cercando di addormenarmi il prima possibile, ma il mio corpo si rifiuta di rilassarsi: il ricordo di Rose stretta a me, non vuole lasciarmi andare.

Riesco ancora a sentire perfettamente le sue braccia avvolgermi, le sue mani fresche sulla schiena e i suoi capelli che profumano di pulito.

Poche ore fa, mi chiedevo cosa avrei dovuto fare con lei: forse è troppo tardi per scegliere, questa ragazza è già sotto la mia pelle.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Cespuglietto & Platinato ***


Capitolo 12

 

Cespuglietto & Platinato

Domenica Pomeriggio

 

Contro ogni mia più rosea aspettativa, nessuno si è presentato alle otto del mattino nella nostra camera.

Nè, alle nove, se è per questo.

Delle sette persone in questa casa, nessuno ha aperto gli occhi prima delle dieci e mezzo.

Rimasi totalmente basito quindi, quando finalmente riuscii a svegliarmi e mi accorsi che la casa era immersa nel più totale silenzio, mentre Al, a pochi metri da me, era sveglio da ore a mia insaputa: fissava il soffitto, rosso in viso e pensieroso.

 

"Odio quando rimugini, te l'ho detto mille volte, è più salutare se lasci che sia io a farlo per entrambi." glielo ricordo costantemente, lui non è fatto per rimuginare, perchè tutto quello che non dice, lo ferisce e basta.

 

"Lo so, lo so."

 

"Non hai ancora intenzione di dirmi cosa sia successo, vero?" l'ho osservato annuire a mala pena, col cuore pesante. Se c'è una cosa che odio di più del suo rimuginare, è il suo escludermi così, non lo fa quasi mai, non ci sono abituato e mi spaventa, lo ammetto.

 

Sono sceso a colazione con lui, pochi minuti dopo, in silenzio, ansioso di vedere cosa sarebbe successo a colazione, timoroso che potesse scoppiare una guerra.

Quello che non mi aspettavo, era il totale imbarazzo che Lorcan avrebbe mostrato nel corso della mattinata.

Quando ci siamo ritrovati tutti in cucina per la colazione ha a malapena osato alzare lo sguardo su Al, anche se almeno è stato educato ed ha salutato entrambi al nostro ingresso.

Mentre mangiavamo, ha cominciato a parlargli a raffica, infilando nel suo discorso anche un paio di battute divertenti e facendoci ridere tutti ed infine si è definitivamente zittito, sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti, lasciando me ancora più curioso e preoccupato di ciò che possa essere successo ieri sera.

 

Il fronte L&L invece, ha ormai la strada spianata: hanno trascorso tutta la mattinata in giardino, continuando la sfida di ieri sera, finchè non sono stati colti dalla pioggia, che li ha inzuppati completamente, facendoli rientrare fradici ed in preda a convulse risate.

 

Ora siamo tutti qui in salotto da almeno mezz'ora, abbiamo già terminato il pranzo da almeno un'ora e io e Rose continuiamo a lanciarci occhiate eloquenti: abbiamo entrambi ai piedi una borsa e non vediamo chiaramente l'ora di poter andare alla Casetta.

 

  • Ragazzi, CALMATEVI, per favore! Mi farete venire il mal di testa!- protesta Al seduto sulla poltrona a fianco a me, spazientito. Lui e Lorcan hanno trascorso la passata mezz'ora a scambiarsi occhiate curiose, senza però rivolgersi la parola, facendomi sentire in colpa per i miei progetti del pomeriggio.

  •  

  • Scusa Al.- rispondiamo contemporaneamente, sorridendo. Fortunatamente per noi, questo piccolo avvenimento gli fa tornare il buonumore.

  •  

  • Bene ragazzi, qui c'è tutto, vi ho aggiunto anche qualche fetta del dolce che ho preparato ieri sera. Mi raccomando, state attenti, e non tornate troppo tardi, ricordatevi che domani tornate a scuola!- la signora Weasley fa il suo ingresso in salotto, porgendomi il cestino colmo di cibo che si ostina a darci ogniqualvolta mettiamo piede fuori dalla Tana per più di mezz'ora. L’ho già detto che adoro questa donna?

     

  • Non preoccuparti nonna, credo siamo entrambi d'accordo nel rientrare prima di cena. E' l'ultima sera che possiamo passare qui, sarebbe bello riuscire a fare qualcosa tutti insieme- spiega Rose, guardandomi come a cercare la mia approvazione. Le sorrido e annuisco: mi ha tolto le parole di bocca.

     

  • Bene, allora vi aspettiamo per cena cari- aggiunge Molly, prima di tornare in cucina.

     

  • Ragazzi, noi andiamo: vedete di non buttare giù la casa con la vostra gara, okay?- raccomanda Rose, afferrando la sua borsa, gli occhi puntati su Al e Lorcan, che hanno deciso di unirsi alla gara dell'allegra coppietta.

     

  • Sissignora!- esclama Al, alzandosi di scatto e portandosi una mano alla fronte nel tipico saluto militare, facendo ridere tutti, ma non riuscendo nell'intendo di distrarmi dalla sua espressione ancora sconvolta e dall'atteggiamento strano del biondo. Scuoto la testa, per poi praticare il solito Impervius e raggiungere Rose che mi attende sull’uscio.

     

Non appena metto piede fuori dalla Tana, chiudendomi la porta d’ingresso alle spalle, il battito del mio cuore accelera: un intero pomeriggio con Rose. La osservo legarsi i capelli in una coda disordinata, mentre mille domande mi riempiono la mente. Ci sono così tante cose che vorrei sapere di lei.

 

  • Secondo te la Tana sarà ancora integra al nostro ritorno?- mi chiede non appena la affianco, un sorriso sarcastico ad arricciarle le labbra.

     

  • Spero davvero di sì, non voglio che tua nonna finisca ad Azkaban per omicidio- commento sospirando, ancora preoccupato per il silenzio di Al.

     

  • Hai notato anche tu vero?- chiede preoccupata, cominciando la lunga passeggiata che ci porterà alla casetta.

     

  • Già. E quel che è peggio è che ieri sera non ha voluto proferir parola.- spiego, comprendendo all’istante a cosa si riferisse, per nulla sorpreso della sua preoccupazione.

     

  • Una volta tanto che avrebbe avuto davvero bisogno di parlare, perde improvvisamente tutte le sue capacità interlocutorie da rompipluffe di prima categoria?- il suo tono di voce a metà fra l’indignato, l’irritato ed il preoccupato, mi fa sorridere. Vedere con quale naturalezza si comporti con me adesso, ancora sortisce un certo effetto su di me.

     

  • A quanto pare. Dovremmo insistere e farlo parlare, secondo te?- chiedo, ammettendo implicitamente di non avere assolutamente idea di come comportarmi in questa situazione. Non mi è mai capitato nulla di simile con Al. Insomma, lui è sempre stato un libro aperto praticamente in tutto.

     

  • Ammetto che non lo so… Sono davvero preoccupata però. L’ultima volta che non ha voluto parlarmi di qualcosa, è stato quando Lorcan ha cominciato ad evitarlo. Si è tenuto tutto dentro per più di un mese, ha perfino cercato di evitarmi, per un po’- osserva, sempre più preoccupata e pensierosa.

     

  • E se…- soffio, scosso dall’improvvisa comparsa di una potenzialmente geniale quanto banale idea.

     

  • Cosa?- s’incuriosisce, voltandosi a guardarmi.

     

  • Okay, ho un’idea. Però ti avviso, i suoi risultati non sono certi: potrebbe potenzialmente spaventare Al a morte e farlo chiudere in se stesso ancora di più, oppure potrebbe farlo cantare come una sirena. – le spiego velocemente, mentre il mio cervello sta già inconsciamente elaborando le modalità con le quali mettere in atto il tutto.

     

  • Vuoi tendergli un agguato vero?- esclama sorpresa, illuminandosi.

     

  • Assolutamente sì. Lo chiudiamo in camera con noi con una scusa e lo facciamo parlare.- sorrido, segretamente felice che le nostri menti viaggino sugli stessi binari in ben più che nelle preoccupazioni.

     

  • Sai che potrebbe davvero funzionare? Lui è abituato ad affrontarci singolarmente, ormai sa benissimo come aggirare le nostre domande e sviare l’argomento, ma non ha mai avuto a che fare con noi come squadra.- esclama sorridente, esibendosi poi in un ghigno decisamente malandrino. Cerco di ignorare il sussulto che il mio cuore ha fatto all’idea che io e lei possiamo essere effettivamente una squadra, sperando con tutto me stesso di non essere arrossito.

     

  • Sai Rose, se non sapessi in che Casa sei, potrei tranquillamente scambiarti per una Serpeverde al momento- rido, osservando il suo ghigno cospiratore.

     

  • Mio caro Scorpius, ci sono ancora tante cose che non sai di me!- esclama, dandomi un buffetto sul braccio.

     

  • Bene signorina Rose, vorrà dire che dovrò impegnarmi di più e scoprirle tutte.- dichiaro, a metà fra lo scherzoso ed il risoluto. Scuote la testa, arrossendo leggermente, non so se per la mia frase, per l’aria sferzante o per la fatica del camminare: preferisco pensare sia per tutte le cose insieme ed inconsapevolmente, arrossisco con lei.

     

Ci sorridiamo leggermente ed il silenzio cala fra di noi per qualche istante, mentre continuiamo a camminare. La sento sospirare ed immediatamente le lancio un’occhiata curiosa. Ricambia immediatamente il mio sguardo e ciò che vedo sul suo viso, mi lascia sconvolto: i suoi occhi sono lucidi e tutti i bei lineamenti sono contratti in quello che senza ombra di dubbio è profondo rammarico.

 

  • Mi dispiace davvero Scorpius.- dice poi, con una voce spezzata che mi fa stringere il cuore. L’impulso di abbracciarla giunge immediato, così come la realizzazione di non poterlo fare, non ora.

     

  • Per cosa?- chiedo, sinceramente preoccupato.

     

  • Per averti tenuto lontano per tutti questi anni. È tutta colpa mia, se non ci siamo mai avvicinati e non siamo mai stati amici prima d’ora.- ci guardiamo, senza nemmeno renderci conto di esserci fermati.

 

Fremo dalla voglia di dirle qualcosa, qualunque cosa che possa farla stare meglio, ma nel suo sguardo vi è una serietà tale da ammutolirmi. Lentamente, mi muovo verso di lei e faccio l’unica cosa che in questo momento sento di poter fare: le stringo una mano. In quel piccolo gesto, metto tutto me stesso. Accenniamo entrambi un sorriso mentre lei ricambia la stretta ed un piacevole calore comincia ad espandersi nel mio stomaco. Faccio per aprire bocca e dirle che non è vero, che anche io avrei potuto fare di più per avvicinarmi, ma lei scuote la testa.

 

  • So di essere una Grifondoro, ma questo è probabilmente l’unico momento in cui riuscirò a dirti tutto quello che devo dirti, quindi per favore, lasciami parlare.- chiede, accarezzandomi con il pollice la mano che stringe la sua. Annuisco, conscio che la voce, a questo punto, non mi uscirebbe nemmeno se lo volessi. Riprendiamo a camminare, le mani sempre intrecciate e l’andatura più lenta.

 

  • La verità è che, sono sempre stata meno coraggiosa di quello che tutti si aspettano da me.- asserisce sospirando – Quando ero piccola, mia nonna Jean, alla quale ero legatissima, morì d’infarto a pochi passi da me. Ancora non riesco a parlarne del tutto, o a spiegare ciò che mi successe quel giorno: posso solo dire che, da allora, non sono più stata la stessa. Cominciai ad avere paura di tutto, una paura incontrollabile e spesso immotivata, che mi impedì di continuare a frequentare la scuola babbana. Le persone mi spaventavano. Ogni situazione in cui fossero presenti più di cinque o sei persone, era diventata per me fonte di disagio estremo, motivo per il quale lo stare in classe, era diventato insostenibile. Ben presto, cominciai ad evitare tutti i luoghi pubblici: bar, negozi di qualunque tipo e perfino le strade, se erano trafficate. Quando arrivò il Natale, scoprii che anche le riunioni di famiglia alla Tana, non sarebbero più state una realtà possibile per me. Nel giro di qualche mese, mi ritrovai pressochè sola e fu solo dopo quasi otto mesi di reclusione che mia madre ebbe un’idea: decise di provare a portarmi in una libreria. Inutile dire che fu subito amore. Le librerie diventarono l’unico luogo pubblico nel quale potermi avventurare, perché quasi sempre deserte e fu così che i libri, che già amavo, divennero la mia vera famiglia ed il mio unico contatto col mondo, al di fuori di Al, l’unico membro della mia famiglia che riuscì a sopportare ciò che mi stava succedendo.-

 

  • Gli anni che mi separavano da Hogwarts, trascorsero con la sola compagnia dei miei genitori, mio fratello, Teddy, Al, James, Lily ed i loro genitori, che a quel punto riuscivo a vedere anche tutti insieme, con grande gioia dei miei. Io però, mi sentivo sempre più sola e strana. Non era solo il fatto di sapere che alcuni membri della mia famiglia mi reputassero una strana o peggio, mi compatissero, quanto più il cominciare a capire che nessuno di loro, nemmeno i più vicini a me, per quanto mi volesse bene, avrebbe mai davvero potuto capirmi: i miei unici veri amici, rimanevano i miei libri.-

 

  • La lettera di accettazione ad Hogwarts, fu allo stesso tempo una benedizione ed una tragedia. Certo, avrei sempre potuto consumare i pasti nelle cucine, ma come avrei fatto ad aggirarmi fra corridoi gremiti di ragazzi, o anche solo a frequentare le lezioni? Grazie alla McGrannit, riuscimmo a trovare una soluzione e così decisi comunque di venire ad Hogwarts. Fu più difficile di quello che credessi, nei primi tempi. Gradualmente mi ci abituai e cominciai anche a migliorare e a fare conversazione con qualche ragazza sola come me, nel silenzio della biblioteca, ma non riuscii mai a stringere vere e proprie amicizie: gli sguardi di disprezzo delle persone e gli anni di solitudine, mi avevano resa troppo diffidente.-

 

  • Fu solo quando trovai Al seminascosto in un corridoio, in preda ad un attacco di panico, che capii quanto, della mia solitudine, fosse sbagliato. Mi sentii un verme, quando mi resi conto di ciò che gli stava capitando: l’avevo lasciato solo, ed ora lui soffriva come avevo sofferto io. Da quel giorno, fummo più uniti che mai. Fu sempre quel giorno, che venni a conoscenza della vostra amicizia.-

 

  • Non saprei dirti quante volte Al mi abbia pregato di venire a studiare con voi, in questi sei anni di scuola. Ha cercato di convincermi in tutti i modi che tu fossi diverso da tutti quei ragazzi che mi guardavano incerti, additandomi come una pazza o un’altezzosa, dicendomi che tu avresti capito e che saremmo stati grandi amici perché in fondo, ci somigliavamo molto. Le sue parole mi hanno tormentata costantemente, qualche volta ti ho perfino osservato, mentre eri con lui a studiare a qualche tavolo da me ed in fondo, sapevo che sicuramente mio cugino avesse ragione, ma avevo troppa paura. Ho provato a stare con voi qualche volta, ma ero terrorizzata dall’idea di poter dire qualcosa di sbagliato e convincerti a pensare che fossi una povera matta e non avrei sopportato che anche tu, che significavi tanto per Al, potessi pensare male di me. Così vi ho sempre evitati e quando ci trovavamo a portata d’orecchio l’uno dell’altra, ero sempre fredda e fingevo qualche impegno.-

 

  • Mi dispiace davvero, Scorp. Non sono stata abbastanza coraggiosa, ho avuto paura di te e perfino pensato male di te. Sono una pessima Grifondoro ed una pessima amica per Al.-

 

Rimango ad ascoltare le parole di Rose dare una risposta a tutti i miei dubbi, a tutti quei rompicapi che mi hanno assillato da che sono arrivato qui alla Tana. La osservo parlare a ruota libera, confessare il suo dolore, le sue debolezze, tutto ciò che ha passato in questi anni e la vedo perfino sorridere mentre ammette di avermi osservato. Ascolto tutto questo e non riesco a fare a meno di sentirmi un totale idiota. Mi fermo, facendola fermare con me a pochi passi dall’ingresso della casetta, per poi voltarmi a guardarla, deciso ed anche un po’ incazzato.

 

  • La colpa non è tua, Rose. Non lo è mai stata.- mi guarda curiosa, gli occhi sgranati e le guance ancora rosse per tutto ciò che mi ha appena confessato. – E non è affatto vero che tu non sei una buona Grifondoro. Diamine, hai affrontato qualcosa che la maggior parte delle persone non capisce e nemmeno sa che esista e sei riuscita non solo a tenergli testa ma anche a continuare la tua vita nonostante tutte le difficoltà. Non posso certo biasimarti, per avermi voluto tenere a distanza. E per Merlino, voglio sapere chi ha avuto il coraggio di dire che sei una pazza, pechè giuro che una fattura non gliela leva nessuno.- esclamo, improvvisamente furioso, riuscendo nell’unica cosa che credevo non avrei più visto oggi: la faccio ridere. La tensione improvvisamente scema ed io mi ritrovo a ridere con lei.

 

  • Quindi sono perdonata?- chiede a voce bassa, guardandomi con due occhi da cucciolo che già so riuscirebbero a farmi fare qualunque cosa. Sono davvero, davvero fregato.

 

  • Certo che lo sei, razza di testona. Anche se ammetto che sei stata per me un rompicapo non da poco, in questi anni, niente di tutto quello che è successo è stata colpa tua.- la rassicuro, sorridendole e cercando di non arrossire per aver praticamente appena ammesso di aver pensato a lei per anni. Poi però mi viene in mente che lei ha ammesso la stessa cosa proprio un paio di minuti fa ed arrossisco come un cretino prima di attirarla a me ed abbracciarla, nella speranza che non abbia notato nulla. Restiamo così per qualche secondo, che già so rimarrà impresso a fuoco nella mia memoria finché camperò, per poi staccarci e sorriderci.

 

  • Ora mi sento molto meglio- sospira, raggiante. – Che ne dici, entriamo?- aggiunge, indicando l’albero incantato a pochi passi da noi. Senza più bisogno di parlare, a turno eseguiamo l’incantesimo ed in pochi instanti, siamo dentro.

 

Lentamente, recupero dall’armadio le due coperte che avevamo usato la scorsa volta, mentre una domanda prende a vorticarmi in testa. Quando richiudo l’armadio e mi volto verso il divano per posare le due coperte, trovo Rose, ferma ad osservarmi.

 

  • Sei troppo silenzioso Scorp, qualcosa non va?- chiede, cercando di mascherare con scarso successo la sua preoccupazione. Scuoto immediatamente la testa, dandomi dello stupido per averla fatta preoccupare.

 

  • No, davvero. Solo…- replico, sistemando le due coperte sul divano e facendole segno di sedersi accanto a me, segnale che viene colto immediatamente, dato che subito mi raggiunge, un po’ meno preoccupata e decisamente più curiosa.

 

 

  • Spara Scorp, ormai non ci sono più segreti- ridacchia, cercando di alleggerire un’atmosfera che stava già appesantendosi nuovamente.

 

  • Che cosa ti ha fatto cambiare idea?- sputo, prima ancora di potermelo impedire. – Non fraintendermi, sono felicissimo che tu l’abbia fatto, ma come mai adesso?- chiedo, sinceramente curioso. Lei arrossisce leggermente, sistemandosi dietro all’orecchio una ciocca che le è sfuggita dalla coda.

 

  • Beh… i motivi per la verità sono due.- spiega, riprendendo con mio sommo disappunto un colorito normale. La trovo adorabile con le guance arrossate. – Il primo, è che ormai sono quasi sei anni che mi tormento per questa storia e adesso siamo arrivati all’ultimo anno: se non l’avessi fatto ora, probabilmente non avrei mai più avuto il coraggio di farlo e mi sarei odiata per questo. Dopo tutto il mio rimuginare sulla faccenda, sarebbe stato davvero un peccato non poter mai scoprire se Al avesse davvero avuto ragione.- mi sorride timidamente, mentre io sento che sto per arrossire di nuovo come un cretino.

 

  • Ed il secondo?- incalzo, sempre più curioso.

 

  • Il secondo è stato vederti arrivare in biblioteca con Al, l’ultimo giorno di scuola. Quando siete entrati, ho capito subito cosa fosse appena successo, ormai so riconoscere in mio cugino i segni di un attacco di panico a prima vista. Ho potuto studiarne accuratamente i segni su me stessa per anni.- spiega con un velo di sarcasmo, mentre io sento di nuovo la rabbia montarmi dentro, al ricordo di quel giorno. - Quando ti ho guardato però, non ho visto paura, biasimo o confusione, come succede spesso a chi non sa con cosa ha a che fare. Tu camminavi al suo fianco, attento ad ogni suo minimo passo. Sembravi una mamma leonessa che difende il suo cucciolo- ridacchia, strappandomi dai ricordi e facendo svanire nuovamente la mia rabbia.

 

  • Cercherò di non offendermi per questo insulto alla mia virilità- commento, ridacchiando con lei.

 

  • È lei che ha voluto sapere perché adesso la volessi come amico, signor Malfoy! Se l’è cercata!- ride, aprendo poi la borsa dei viveri della signora Weasley e tirandone fuori due thermos.

 

  • Ah è così eh?- ridacchio, accettando il thermos che mi sta porgendo. – Beh, se siamo ufficialmente amici adesso, signorina Weasley, ci toccherà rispettare la tradizione imposta dal Codice di Al- le ricordo, facendola sbuffare.

 

  • Me n’ero quasi dimenticata… Ci tocca, vero?- chiede, sconsolata, sorseggiando la cioccolata dal suo thermos.

 

  • A meno che tu non preferisca che sia Al a farlo…- la vedo sbiancare – Come immaginavo- sorrido, prendendo anche io un sorso di cioccolata.

 

  • Al e le sue stupide tradizioni. Non potevamo avere un migliore amico normale che non richiedesse l’esistenza di soprannomi specifici per ogni coppia di amici?- sbuffa, scuotendo la testa.

 

  • Beh, consolati, fra un anno avremo finito Hogwarts e allora non ci saranno più occasioni perché lui metta in atto piani strampalati che richiedano nomi in codice ed amenità simili- le ricordo, non senza un velo di malinconia.

 

  • In effetti sarà solo per quest’anno…Ci è andata fin bene! Pensa a quei poveri disgraziati che ne hanno uno dal primo anno- rabbrividisce, ed io con lei, al ricordo di tutti i soprannomi osceni che al ha affibbiato nel corso degli anni ai suoi amici e conoscenti.

 

  • Credo che il peggiore sia andato a tuo fratello però.- decido, ricordando il giorno in cui al povero Hugo venne affibbiato il suo soprannome.

 

  • Credo che si ribellerà a chiunque lo chiamerà Anne per tutta la vita- afferma, appoggiandosi allo schienale del divano. – Tutto per uno stupido libro di Babbanologia- sospira.

 

  • Beh dai, abbiamo tutto il pomeriggio per pensare a quale soprannome vorremmo avere, se stasera vogliamo davvero affrontarlo insieme per la storia di ieri, non perdiamoci d’animo- la incoraggio, sistemandomi la coperta sulle gambe e tirando fuori il libro che sto leggendo dal mio zaino.

 

  • Hm, io potrei già avere qualche idea per entrambi e credo proprio che Al approverebbe- sentenzia, per poi avvicinarsi alla libreria e cominciare la ricerca di un libro.

 

  • E tu pensi davvero di poter sganciare questa bomba e poi tacere?- le dico, osservandola. Si volta, interrompendo la sua ricerca per qualche istante.

 

  • Certamente! Ancora non sono sicura, ho un paio di opzioni fra le quali scegliere- mi fa l’occhiolino, per poi darmi di nuovo la schiena ed io scuoto la testa divertito. Nemmeno un minuto dopo, mi raggiunge sul divano con un libro in mano.

 

  • Niente ricerca per la tua futura professione oggi?- mi sorride e scuote la testa.

 

  • No, oggi mi dedico ad una lettura leggera e piacevole- dichiara, mostrandomi il libro. Si tratta di “Gli elefanti hanno buona memoria”, una delle opere di Agatha Christie.

 

  • Oh, il buon vecchio Poirot!- esclamo.

 

  • Già. Non so perché, ma i libri di Poirot riescono sempre a farmi recuperare le forze in un periodo un po’ stressante… Ammetto però che oggi ho semplicemente voglia di leggerne uno- spiega, felice. – Questo lo hai già letto?- chiede poi.

 

  • No, quello mi manca- ammetto.

 

  • Bene, almeno non potrai spoilerarmi il finale- mi fa una linguaccia – Tu cosa leggi invece?- curiosa, cerca di sbirciare il titolo del libro che ho in grembo.

 

  • Oggi finisco di leggere Il Miglio Verde. Mia madre ha tanto insistito perché lo leggessi, è uno dei suoi libri preferiti- sorrido al ricordo di mia madre che, entusiasta, mi mette questo libro in mano.

 

  • Dovrei averlo anche io da qualche parte, è piaciuto un sacco a mio fratello ma io non l’ho ancora letto- osserva la libreria, pensierosa.

 

  • Facciamo così, se entrambi finiamo di leggere i rispettivi libri in tempo ragionevole, ce li scambiamo- propongo, facendola sorridere ed annuire entusiasta.

 

Inutile dire che, nemmeno due ore dopo, abbiamo entrambi terminato la lettura dei rispettivi libri e, dopo dieci minuti di pausa merenda, ce li siamo scambiati entusiasti.

Il resto del pomeriggio si è letteralmente volatilizzato, proprio come le provviste forniteci dalla signora Weasley. Alle sette, entrambi avevamo finito anche il libro dell’altro.

 

  • È quasi ora di andare, non credi di avermi fatto aspettare abbastanza per conoscere questi benedetti soprannomi?- le chiedo scherzoso, aiutandola a riporre tutto al proprio posto.

 

  • E va bene, va bene, per questa volta te la do vinta. Però devi promettermi di non offenderti, okay?- precisa, issandosi lo zaino ormai vuoto in spalla. Immediatamente annuisco, esortandola a proseguire.

 

  • Dunque, ho pensato che se non vogliamo che Al li sostituisca con soprannomi orrendi, quelli scelti da noi debbano avere determinate caratteristiche: per prima cosa, non devono essere complimenti, anzi, sarebbe ancora meglio se riguardassero qualcosa che non ci piace di noi. In secondo luogo, devono essere facilmente comprensibili ed associabili alla persona, anche se non troppo palesi, o si rovinerebbe il loro scopo.- annuisco nuovamente, incuriosito ed ammirato.

 

  • Ebbene, c’è una caratteristica fisica che sia tu, sia io, sia Al, detestiamo di noi stessi…- esorta, lo sguardo furbo puntato su di me. Qualcosa che io ed Al detestiamo di noi stessi. Mi illumino.

 

  • Ma certo! I capelli!- esclamo, battendomi una mano su una fronte – Ma perché tu detesti i tuoi? Io li trovo fantastici- le chiedo, sinceramente curioso.

 

  • Credimi, se li avessi li odieresti anche tu: vanno sempre dove vogliono e me li ritrovo sempre ovunque, nemmeno tagliarli serve, anzi, quando li avevo più corti era ancora peggio, li avevo tutto il tempo davanti agli occhi!- protesta sbuffando e strappandomi così un sorriso.

 

  • Ecco spiegato perché li porti sempre legati- ridacchio – E quindi a quale soprannome avresti pensato per i tuoi capelli?-

 

  • Beh, quando ero piccola e li portavo a caschetto, erano ancora più ricci ed indomabili di adesso e mio padre scherzosamente diceva sempre che somigliavo proprio ad un cespuglio. Per cui, pensavo che Cespuglietto sarebbe stato appropriato- ridacchia, cercando di rimettere a posto l’ennesimo ciuffo sfuggito alla coda.

 

  • Ti dirò, mi piace- ammetto, facendola sorridere – E sentiamo, che cosa avresti inventato per la massa orribilmente bionda che ho in testa io?- chiedo curioso e lei arrossisce.

 

  • Beh, ora che ci penso, anche il tuo è stato inventato da mio padre, ma non per te: per tuo padre. Certo i tuoi capelli non sono affatto chiari come i suoi, anzi, io trovo abbiano davvero un bel colore, ma visto che secondo te sono comunque troppo chiari…- lascia intendere, ed io capisco subito a quale soprannome si riferisca.

 

  • Platinato. È… perfetto. Voglio dire, lo detesto, ma è perfetto.- mi sorride, felice.

 

  • Sono contenta che ti piaccia, davvero, ma adesso è proprio ora di andare- esorta poi, avvicinandosi al camino ed acciuffando una manciata di polvere. La imito, guardandomi intorno un’ultima volta.

 

  • Bene, dopo di te Cespuglietto- le dico, invitandola con un mezzo inchino ad entrare per prima.

 

  • Non senza di te, Platinato- mi trascina dentro il camino con lei, ridendo e prima ancora che io possa accorgermene, veniamo avvolti dalle fiamme.

 

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Capitolo 13
*** Possiamo Sperare ***


Ci siamo ragazzi. Sono stati tre anni meravigliosi in compagnia di questa storia che, senza nemmeno farlo apposta, silenziosa ma potente, si è ormai insediata nella mia mente creativa, creandovi scompiglio. Amo i personaggi che ho creato, non posso dire di essere soddisfatta quanto avrei voluto di tutto ciò che ho scritto, ma alla fin fine, chi può dire di esserlo mai interamente.
Vi ringrazio di cuore, se siete rimasti con me fino alla fine, ma non crediate di essere meno importanti, voi che avete iniziato a leggere da poco: ho apprezzato allo stesso modo anche il vostro supporto. 
Grazie davvero. 
In caso voleste sapere come la storia prosegua, sappiate che il seguito sta arrivando. 
Alla prossima.
 

 Capitolo 13

 

Possiamo Sperare

Domenica Sera

 

 

 

L’ultima cena alla Tana è un mix di emozioni ed imbarazzi mai visto prima. Per la prima volta, tutti mangiamo in silenzio, cullati dal ritmico tintinnio delle posate.

Al non alza la testa dal suo piatto, nemmeno fa il bis e Lorcan continua a lanciargli occhiate indecifrabili da sopra al suo piatto, ancora praticamente intatto.

Lys ed L, invece, guardano i rispettivi fratelli con preoccupazione.

Vorrei dire o fare qualcosa che possa allentare la tensione, ma non ho idea di cosa sia successo e le occhiate eloquenti si Rose mi convincono a desistere.

 

  • Se nessuno di voi ragazzi vuole più fare il bis, io comincio a sparecchiare- azzarda la signora Weasley lanciando occhiate interrogative ai commensali.

     

  • Credo che per stasera abbiamo finito qui, nonna- risponde L con voce rauca. Che diamine è successo?

     

  • Va bene cari. Se più tardi vi venisse fame, gli avanzi saranno in frigo- annuncia, prima di cominciare a raccogliere le stoviglie.

 

Senza nemmeno pensarci, io e Rose ci alziamo e cominciamo ad aiutarla, per poi seguirla silenziosamente in cucina.

 

  • Per Godric nonna, ma che è successo?- sbotta Rose sottovoce non appena ci ritroviamo fuori dalla portata d’udito di della sala.

     

  • Vorrei averci capito qualcosa, davvero. So solo che stava andando tutto bene quando sono andata a dare da mangiare alle galline e dieci minuti dopo, Al e Lorcan si stavano urlando di tutto. Quando sono rientrata, Lily e Lysander stavano cercando di fermarli, ma quei due testoni non li ascoltavano nemmeno e avevano cominciato a lanciarsi pezzi degli scacchi. Ho dovuto ricorrere ad un Immobilus.- spiega, sospirando tristemente, mentre io e Rose sistemiamo le pietanze in frigo, attoniti.

     

  • Quindi hanno avuto un brutto litigio... Poi che è successo?- chiedo, pensieroso. Sapevo che la pace di ieri sera non sarebbe potuta durare a lungo fra quelle due teste calde, questo però non spiega i silenzi di L e Lys.

     

  • Quando ho sciolto l'incantesimo, ho spedito tutti nelle rispettive stanze, ma è servito a poco. Nemmeno due minuti più tardi, le urla sono ricominciate, stavolta tra i rispettivi fratelli- conclude, lasciandosi cadere sulla sua solita poltrona vicino al lavello.

     

  • Temo che quei due possano aver combinato un casino. Urge chiacchierata con Al, e subito anche.- dichiara Rose dando voce ai miei pensieri. Annuisco.

     

  • Prima però voglio capirci qualcosa. Meglio chiedere agli altri due zucconi, prima di torchiare Al- suggerisco, sinceramente preoccupato mentre sistemo gli avanzi in frigo.

     

 

Quando torniamo in sala, Al e Lorcan non ci sono più, i loro piatti, ancora semivuoti, sono stati abbandonati e Lys ed L sono rimasti da soli, gli sguardi fissi sui rispettivi piatti.

 

  • Che cosa diamine è successo.- fa Rose battagliera, rivolgendosi all'amico ed alla cugina. I due sobbalzano, per poi scambiarsi un'occhiata triste.

     

  • In realtà non abbiamo capito molto nemmeno noi. Stavamo giocando e scherzando tranquillamente- comincia a spiegare L, la confusione bel visibile nella sue espressione.

     

  • Poi io ho fatto una battuta a Lily. Mi aveva rifilato uno dei suoi soliti pugni spaccaossa, così le ho detto di non mostrare troppo la sua forza o qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse segretamente un maschio, per giunta gay- noto subito che non l'ha chiamata come suo solito Carota e che ha fatto di tutto per non guardarla, durante la sua spiegazione. Un sospetto, comincia a farsi strada nella mia mente, ma è ancora troppo presto per dire qualcosa.

     

  • Al che Lorcan ha cominciato a ridere e poi a tossire e sputacchiare, tanto che sembrava quasi che stesse soffocando e quello scemo di mio fratello, invece di aiutarlo, è diventato bordeaux ed ha cominciato ad inveirgli contro- continua la rossa con sguardo attonito.

     

  • E che cosa gli urlava?- incalzo, sempre più preoccupato, ma lei non dà segno di volermi rispondere, così sposto la mi attenzione sul biondo imbarazzato al suo fianco.

     

  • Non ho capito esattamente, qualcosa del tipo 'Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te', ma non ne sono sicuro, non ho capito a cosa si riferisse...- racconta, pensieroso. Scocco un'occhiata allarmata a Rose, che ricambia con una smorfia di puro terrore. Scuote la testa.

     

  • La nonna ha detto di averli sentiti urlare anche con voi, dopo...- suggerisce lei, cercando di spingerli a raccontare cosa sia successo dopo.

 

Per qualche secondo, nessuno dei due sembra intenzionato a parlare, poi L alza lo sguardo per incontrare quello della cugina e, dopo un respiro profondo, si decide. Brava la mia Grifondoro coraggiosa.

 

  • Non so cosa sia successo fra i due biondi, anche perchè il qui presente si rifiuta di parlarmi- azzarda, con una punta di risentimento, lanciando al biondo un'occhiata eloquente che lo costringe ad arrossire – Ma quando sono entrata in camera, ho ripreso Al per il putiferio che aveva scatenato lui mi è scoppiato a ridere in faccia, mi ha sputato addosso veleno e cattiverie. 'Solo perchè ora non ti scanni più col gemello intelligente, ti senti in grado di giudicare gli altri?' e cose del genere- fa un gesto con la mano, come fa sempre quando non vuole più parlare di un argomento.

     

  • Davvero ti ha detto questo?- esplode il biondo, bianco in viso. Lei annuisce, sbuffando.

     

  • Statemi bene a sentire voi due.- interrompe Rose con voce decisa – Non mi interessa quello che quei due zucconi hanno avuto la faccia tosta di dirvi: mi rifiuto categoricamente di pensare che voi due siate tanto stupidi da starli a sentire. Quindi ora piantatela di fare i bambini- fa una piccola pausa per un'occhiata al biondo – e riprendete a fare quello che stavate facendo prima di tutto questo casino. Ad Al ed al gemello tonto, ci pensiamo noi.- conclude perentoriamente, per poi scoccare un occhiolino di incoraggiamento alla cugina, che ricambia con un timido sorriso.

     

  • In effetti, ci sarebbe ancora una partita di scacchi in sospeso...- accenna Lysander, guardo la rossa al suo fianco con aria di sfida.

     

  • E sia, ma sappi che ti distruggerò- concede la suddetta con aria soddisfatta, prima di alzarsi e dirigersi in salotto.

     

  • Questo lo vedremo, Carota!- le urla dietro lui, prima di seguirla. Tiro un sospiro di sollievo.

     

  • Ecco, perchè non può essere così semplice anche con quei due zucconi?- sospiro, mettendomi le mani nei capelli.

     

  • Questo non lo so, ma sappi che stavolta non la passeranno liscia.- decreta con voce ferma. I suoi occhi emanano scintille ed io non posso fare a meno di pensare che non vorrei mai trovarmi nella sua lista nera. - Andiamo da Al.- sentenzia, afferrandomi la mano e trascinandomi verso le scale.

     

  • Okay, okay, prima però ci calmiamo un attimo, altrimenti non otterremo niente- lamento, cercando di farla ragionare. Si ferma improvvisamente, facendoci scontrare, per poi voltarsi nella mia direzione.

     

  • Sì. Hai ragione.- prende un profondo respiro e mi lascia libera la mano, con mio disappunto – Mi dispiace, mi sono lasciata prendere dalla rabbia- le sorrido, mentre la osservo prendere profondi respiri ad occhi chiusi.

     

  • Non preoccuparti, avrai modo di sfogarti su di lui... dopo che lo avremo fatto parlare- la rassicuro, ridacchiando e cominciando a salire le scale.

     

  • Allora, quale metodo inquisitorio è più appropriato usare oggi?- chiede scherzosa, seguendomi.

     

  • Sai cosa potrebbe funzionare egregiamente?- nega, scuotendo il capo – Il silenzio.- mi osserva, curiosa e pensierosa ed io le sorrido – Analizziamo la situazione: si tiene tutto dentro da un giorno intero ed abbiamo capito che si tratta di qualcosa di grosso, giusto? Quindi sta ribollendo dal bisogno di parlarne...- suggerisco.

     

  • In più ora sa di aver combinato un disastro e di aver detto cose orrende alla sua sorellina, per cui si sentirà tremendamente in colpa...- continua lei, seguendo alla perfezione il filo del mio ragionamento.

     

  • Per di più, da buona primadonna, l’unica cosa alla quale non riuscirebbe a resistere è una rivelazione ad effetto. Quindi noi ci sediamo e cominciamo a fissarlo e con tutta la calma del mondo, aspettiamo che esploda- dichiaro soddisfatto.

     

  • E se mi dovesse guardare, gli rifilerò anche una buona dose del mio sguardo alla 'so cosa hai fatto', lo fa cedere praticamente sempre.- ridacchia, mentre ci avviciniamo alla porta chiusa della camera che condivido con Al. Ci guardiamo per un istante e poi entriamo, decisi.

 

La luce accesa mi permette di vedere le cose di Al spare con malagrazia su qualunque superficie, mio letto compreso, segno che deve aver dato di matto e lanciato tutto in aria.

Il diretto interessato se ne sta seduto a gambe incrociate sul suo letto, lo sguardo fisso su un punto imprecisato del muro senza davvero vederlo. Sembra in stato catatonico.

 

Rose mi supera con passo fermo, con uno svolazzo della bacchetta rimette in ordine tutto ciò che suo cugino ha sparpagliato in giro e prende poi posto sulla poltrona che troneggia fra i due letti, lo sguardo fisso su di lui.

Immediatamente la seguo, andandomi a sedere sul mio letto, schiena alla finestra e sguardo puntato sul mio rigido amico.

 

Per cinque lunghissimi minuti, nulla cambia, anzi, sembra quasi che il moro non si sia nemmeno accorto della nostra presenza. Infine, si riscuote leggermente e dopo aver preso un lungo respiro, si decide a parlare.

 

  • Gli ho detto che sono gay.- confessa, spaesato. Tutta la mia preoccupazione, si trasforma improvvisamente in puro e semplice terrore. Guardo Rose di sfuggita e quel mezzo secondo mi basta per poter scorgere sul suo viso, un’espressione identica alla mia.

 

  • Co...Come...- balbetto, deglutendo. Fantastico, ho anche perso l'uso della parola.

 

  • Non so come mi sia uscito. Era vero quello che ti ho detto ieri sera: gli ho chiesto scusa quando siamo rimasti soli, lui è rimasto zitto e ha cominciato a darsi una pulita mentre io pulivo la sua borsa. Stava andando tutto bene ma poi si è fermato e ha cominciato a prendermi in giro come al solito, dicendomi che sono proprio bravo a fare le pulizie e che forse dovrebbe assumermi come domestica, così per cambiare discorso gli ho detto che passando tanto tempo con Annie, mi ero abituato a ripulire disastri...- comincia a spiegarmi, ma ormai ho capito dove andrà a parare. Annie è sempre stata un punto di non ritorno per Lorcan.

 

  • ...lui ha cominciato ad insultarla e a ridere e a dirmi che mi ero trovato proprio la fidanzata perfetta, un disastro fatto e finito. Non ci ho più visto e gli ho praticamente urlato che sarei stato fortunato ad avere una ragazza dolce come lei e che avrei scelto sicuramente di stare con lei, se non fossi nato gay.- scuote la testa sconsolato.

 

Sospiro: avrei dovuto aspettarmi che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere. Lorcan è stato geloso di Al ed Annie fin dal primo anno, quando li ha visti insieme per la prima volta. Quella povera ragazza è stata l'inconsapevole motivo scatenante degli insulti e dei litigi di Al e Lorcan, perchè se lei non avesse scatenato la gelosia del biondo, questi avrebbe continuato ad ignorare il mio migliore amico e semplicemente avrebbero smesso di avere qualsivoglia tipo di rapporto.

 

  • Vuoi bene ad Annie, è logico che sentirne parlare così ti abbia fatto arrabbiare. Cosa è successo poi?- lo esorta a continuare Rose, dando voce ai miei pensieri.

 

  • E' stato strano. Ci siamo fissati negli occhi per non so quanto tempo, perfettamente immobili. Poi mi ha sorriso. Non il ghigno cattivo che fa quando mi prende in giro, mi ha fatto un vero sorriso. Ci sono rimasto di sasso. Per un attimo, è stato come se mi fossi trovato davanti il mio Lorcan, non quel mostro che vedo ogni giorno da sei anni.- ammette tristemente.

 

  • Vuoi dirmi seriamente che non ti ha preso in giro?- chiedo stupito. Credevo che questa scoperta lo avrebbe fatto diventare ancora più aggressivo. Ero convinto che, una volta scoperto quest'ultimo segreto, ne avrebbe approfittato per umiliare definitivamente Al davanti a tutta la scuola, noncurante come al solito dei suoi sentimenti per lui e del fatto di essere lui stesso gay. Perchè diciamocelo, Lorcan sarà pure un Grifondoro, ma dei leggendari coraggio, fegato e cavalleria che dovrebbe vantare, io non ne ho mai visto nemmeno un briciolo.

 

  • Me lo aspettavo anche io, credimi. Pensavo che mi avrebbe riso in faccia e avrebbe cominciato a pianificare la mia distruzione sociale a scuola, insomma, una mia definitiva umiliazione pubblica. Invece mi ha sorriso e ha cominciato a farmi domande su me ed Annie e sul mio essere gay. Come se fossimo amici.- racconta incredulo, passandosi le mani fra i capelli.

 

  • Cosa ti ha chiesto di preciso?- chiede la rossa, pensierosa.

 

  • Ha esordito con un "Vorresti dirmi che passi tutto quel tempo con la Wright senza nemmeno starci insieme? Allora come mai siete sempre appiccicati come due cozze?", poi mi ha chiesto come ho scoperto di esserlo, domanda alla quale ho risposto con una mezza verità, per ovvie ragioni e se i miei amici e la mia famiglia ne sono al corrente.- elenca, pensieroso. - E' stato davvero strano, vederlo di nuovo gentile.- sospira.

 

Il mio cervello comincia ad elaborare teorie a velocità supersonica, inserendo ciò che Al mi ha appena raccontato nel quadro della giornata.

Che sia stato felice della sua scoperta è innegabile: almeno adesso sa per certo, che se mai dovesse trovare da qualche parte una buona dose di coraggio, potrebbe davvero provare a stare con lui.

 

Mi stupisce però questo suo atteggiamento. Si è sempre dimostrato abbastanza codardo e subdolo, quasi un perfetto Serpeverde e sono comunque certo che fino a poco tempo fa, avrebbe usato un'informazione del genere per umiliare Al e prendere ancor di più le distanze dalla sua omosessualità. Quindi perchè questo comportamento gentile e normale?

Che ci sia sotto qualcosa?

 

  • A cosa stai pensando?-

 

  • Sto cercando di capire cosa lo abbia cambiato così. Voglio dire, sappiamo entrambi che fino a qualche tempo fa, avrebbe fatto lo stronzo e ti avrebbe preso in giro fino alla morte. L'unica spiegazione è che la scoperta lo abbia reso felice... anche se questo, devo ammetterlo, spiega solo la sua reazione e non ci garantisce che non farà lo stronzo comunque in futuro.- osservo, preparandomi mentalmente ad un'altra lunga spiegazione.

 

  • Perchè mai il mio essere gay dovrebbe renderlo felice?- chiede infatti, scettico ed amareggiato.

 

  • Perchè prova qualcosa per te fin dall'alba dei tempi, e questo lo sanno anche i muri, Al. L'unico che non vuole convincersene, sei tu.-

 

  • Certo, prova qualcosa per me, come no. Scorp, Lorcan non è gay. Non ti sei accorto che passa tutto il suo tempo con quella oca della Goldstein?- scuoto la testa.

 

  • Mi dispiace Al, ma sei sciocco esattamente quanto lui. Anche tu passi un sacco di tempo con Annie, eppure non ci stai insieme. Li hai mai visti baciarsi? Tenersi la mano? Fare qualunque cosa che provi una relazione sentimentale?- elenco, cercando di farlo arrivare all'ovvia conclusione.

 

  • No, questo no. Ma scusa, tu che prove hai che lui provi qualcosa per me? Mi tratta da schifo fin da quando siamo entrati ad Hogwarts, non perde occasione per umiliarmi ed insultarmi, nonostante io non gli abbia mai fatto nulla di male. Il mio unico errore è stato innamorarmi di lui e questo per fortuna nemmeno lo sa.- sbuffa, frustrato. Apro la bocca per ribattere, ma vengo interrotto da Rose.

 

  • Lascia perdere Scorp, non ci crederà finchè non ci arriverà da solo: per adesso sarebbe solo fiato sprecato.- scuote la testa sospirando ed inducendomi al silenzio. Ha ragione, eccome se ha ragione.

     

  • Se non altro, adesso si spiega il perchè del putiferio scoppiato oggi.- sentenzio, esasperato dalla cocciutaggine del mio migliore amico.

     

  • Scusate se mi sono sentito umiliato dalla sua reazione! Voi che avreste fatto al mio posto?!- esplode, risentito, per poi calmarsi immediatamente sotto la mia occhiata di gelo totale. Al suo posto, avrei ascoltato i miei migliori amici e risolto la situazione da anni, ormai.

     

  • Non importa, quel che è fatto è fatto. Adesso gli andrai a chiedere scusa e poi scenderemo tutti insieme e faremo qualcosa di divertente per la nostra ultima sera di vacanza.- dichiara Rose, gli occhi fiammeggianti.

     

  • Devo proprio?- lamenta lui, prendendosi la testa fra le mani.

     

  • Sì. Ah, quasi dimenticavo: una volta sceso, chiederai scusa anche a Lily per quello che le hai detto.- ordina con un tono che non ammette repliche. Lui sospira.

     

  • Hai ragione.- ammette, colpevole, alzandosi improvvisamente e lasciando la stanza con passo deciso.

 

Dall'uscio, lo vediamo dirigersi di gran carriera verso la stanza dei gemelli, esattamente due pianerottoli sotto al nostro. Cautamente, lo seguiamo e ci fermiamo a qualche passo dalla porta, in attesa, osservandolo bussare cautamente alla porta.

 

  • Avanti...- la voce triste di Lorcan giunge ovattata attraverso il muro. Senza esitare oltre, il mio amico apre la porta prendendo un respiro profondo. Dall'interno, sentiamo sbuffare pesantemente.

     

  • Albus, se sei qui per urlarmi ancora addosso, sappi che non sono dell'umore.- sentenzia freddamente.

     

  • Mi dispiace.- lo sentiamo dire, con tono fermo – E non guardarmi come fossi un unicorno che balla la hula, sono serio. Credevo mi stessi prendendo in giro per quello che ti ho detto ieri e non ci ho più visto, quindi ti chiedo scusa.- guardo Rose, sorpreso. Chi l'avrebbe detto che Al sapesse essere anche serio e maturo, a volte. Sono quasi orgoglioso di lui.

     

  • Ammetto che se avessi avuto ancora dodici anni, sarebbe stato il mio primo pensiero. Adesso però siamo grandi Al ed io sono quasi stufo di prenderti in giro. Quasi, ovviamente, non montarti la testa, continuerò a farlo quando mi pare e piace... solo, non su cose serie come questa, ecco.- un sorriso malizioso mi si dipinge immediatamente in volto.

     

Non ho mai creduto nelle coincidenze, men che meno quando si tratta di sentimenti, eppure guarda caso, Lorcan decide di fare l'adulto ed il serio proprio ora che ha scoperto le preferenze sessuali di Al. Come il mio migliore amico riesca a non accorgersi di tutte queste cose, però, resta ancora un mistero per me.

 

Mi volto verso Rose, che sfoggia un sorriso vittorioso e le faccio segno di seguirmi. Mi stacco dal muro, per poi affacciarmi cautamente alla stanza dei gemelli. Va bene che le cose stanno andando per il verso giusto, ma non credo sia ancora saggio lasciarli da soli in una stanza per troppo tempo. Suscettibile com'è, Al finirebbe per fare un altro casino e saremmo punto e a capo.

 

  • Allora reginette del dramma, scendete o no a fare qualcosa con noi poveri sudditi?- interrompo i loro sguardi imbarazzati, cercando di sdrammatizzare un po' la pesante atmosfera che si è creata nella stanza, facendoli rilassare immediatamente.

     

  • Arrivo- risponde immediatamente Al, quasi fuggendo dalla camera.

     

  • Volentieri, ma prima potreste mandarmi mio fratello? Vorrei parlargli un attimo. Prometto che vi raggiungeremo a breve.- chiede, imbarazzato ma sorridente.

     

  • Sarà fatto- annuisco, per poi uscire dalla camera e chiudermi la porta alle spalle. - Andiamo, dai- esorto il mio amico, impalato nel bel mezzo del corridoio con espressione vacua.

     

  • E va bene, vado, non spingermi!- lamenta, mentre scuoto la testa, facendo ridacchiare Rose.

 

Quando arriviamo in fondo alle scale, le risate felici di L e Lys ci raggiungono immediatamente, facendoci sorridere tutti.

 

  • Sei incredibile Carota, non sai proprio perdere con stile!- ulula il biondo, tenendosi la pancia dalle risate.

     

  • Ha parlato colui che rovescia le scacchiere per non dover ammettere la sconfitta!- ride lei, rossa come un peperone.

     

  • Oh ragazzi, ce l'avete fatta!- esclama il biondo accorgendosi del nostro arrivo.

     

  • Già, uno è stato recuperato, l'altro zuccone però vuole parlare con te, prima di unirsi a noi- ridacchia Rose, andandosi a sedere sul divano accanto ad L.

     

  • Non sia mai che la principessina debba attendere, vado subito!- scherza Lys, scattando in piedi e dirigendosi a passo svelto verso la stanza che divide col gemello.

 

Non appena il biondo scompare dalla vista, Al si getta sulla sorella, stritolandola in uno dei suoi tipici abbracci.

 

  • Per l'amor di Godric, lasciami subito andare, beota che non sei altro!- strilla quest'ultima , sempre rossa in viso, cercando inutilmente di divincolarsi dalla stretta del fratello. Io e Rose scoppiamo a ridere.

     

  • Non finchè non accetti le mie scuse, Coniglietta!- esclama in risposta lui, facendo ricorso all'orribile soprannome 'segreto' della sorella.

     

  • VA BENE, VA BENE, basta che mi levi le mani di dosso e non mi chiami mai più in quel modo!- grida lei, in risposta, a metà fra il puro disgusto ed il panico, ottenendo però di essere liberata.

     

  • Sul soprannome non posso prometterti nulla, lo sai. Cercherò di non farlo di fronte al gemello intelligente, okay?- le fa l'occhiolino, guadagnandosi un pugno sul braccio dalla sorella.

     

  • Come, ed io chi sarei?- chiede Lorcan, che sta scendendo in questo momento gli ultimi scalini a fianco del sopracitato, lanciando ad Al un'occhiata sospettosa.

     

  • Ancora non ho deciso. O meglio, non l'ho fatto se proprio vuoi una definizione che non contenga insulti- precisa il moro, facendo inaspettatamente sorridere Lorcan.

     

  • Allora posso sempre essere il gemello bello- afferma, lisciandosi la t-shirt. Per un istante è il silenzio totale, poi, scoppiamo tutti a ridere a crepapelle, compreso Al, che diventa anche rosso come non mai. - EHI, come osate?!- esclama poi, indignato.

     

  • Scusaci Lorc, è che anche volendo, io e te siamo identici, la cosa non ha senso- singhiozza fra le troppe risate il gemello.

     

  • Ma cosa c'entra, la bellezza è questione di stile- insiste l'altro, passandosi una mano fra i capelli e scatenando così ancora più risate.

     

  • Ti prego Lorcan, smettila, sto per morire soffocata!- grida L sull'orlo del collasso.

     

  • Non capite proprio un bel niente.- sentenzia questi, lasciandosi cadere, sconfitto, sul divano accanto alle due cugine.

     

  • Scherzi a parte, abbiamo ancora un paio d'ore prima che la nonna ci spedisca tutti a letto... Cosa vogliamo fare?- chiede Rose asciugandosi le lacrime con una mano, proprio un secondo prima che gli stomaci dei nostri quattro amici cominciassero ad emettere suoni mostruosi.

     

  • Mi sa che qualcuno qui ha fame- ridacchio, guardando i diretti interessati.

     

  • Beh, ad essere obiettivi, nessuno di noi ha mangiato gran che a cena...- ricorda L, interrompendosi poi con espressione pensierosa – Io però ho voglia di pizza...- accenna, guardandomi supplichevolmente. Contemporaneamente, Al, Lorcan e Lys si illuminano ed io non posso fare a meno di sospirare. Sarebbe stato troppo bello, riuscire a scamparla almeno per una vacanza alla Tana.

     

  • OOOOOH, ti prego, ti prego Scorp, facciamo la pizza?- incalza subito quel goloso di Al, sfoderando la sua migliore espressione da cucciolo. Sbuffo, ridacchiando, sapendo che non ho alcuno scampo da questa situazione.

     

  • Se va proprio a tutti...- concedo a mezza voce, facendo annuire tutti e lasciando perplessa Rose.

     

  • Sai cucinare la pizza Scorp?- chiede proprio quest'ultima, curiosa.

     

  • Per la barba di Merlino, Rose, tu non hai mai assaggiato la pizza di Scorp! Mi spiace amico, ma non hai scampo. Vorrai mica privare una cara amica del piacere di assaggiare la tua pizza?- come volevasi dimostrare, non ho alcuna scelta. Sorrido a Rose, scuotendo la testa per gli atteggiamenti idioti di quel furbastro del mio migliore amico.

     

  • E va bene, va bene, la faccio.- concedo, facendoli esultare – Comunque sì, Rose, per rispondere alla tua domanda, so cucinare la pizza. A dirla tutta, la cucina italiana è l'unica cosa che mi riesce davvero bene in cucina – rispondo a Rose, cominciando ad avviarmi verso la cucina di casa Weasley, amici al seguito.

     

  • Oh ragazzi! Vi è venuta fame?- ci accoglie la signora Weasley, intuendo le nostre intenzioni.

     

  • Più o meno...In realtà è colpa mia, mi è venuta una tremenda voglia di pizza...- ammette, facendo ridere la nonna, che ci scruta tutti con un gran sorriso.

     

  • Allora vi lascio volentieri la cucina, o per meglio dire, la lascio a te Scorpius caro. Mi raccomando..- avvisa, alzandosi e dirigendosi verso le scale.

     

  • Non si preoccupi signora Weasley, li farò sgobbare come muli per ripulire tutto – ghigno, facendola sorridere e facendo impallidire i miei due migliori amici. Non appena veniamo lasciati soli in cucina, mi volto verso i presenti, il ghigno ancora ben stampato in volto e do il via al mio solito teatrino. - Bene scansafatiche, sapete tutti qual è il vostro compito: L la farina, Al l'olio d'oliva, Lysander il sale e Lorcan il lievito- impartisco gli ordini e subito li vedo schizzare come fulmini ad adempiere i loro rispettivi compiti, sotto lo sguardo attonito di Rose. - Tu invece, mia cara, avrai un compito molto importante – le dico, tirando fuori da un armadietto il solito pianale di legno per impastare.

     

  • Mi dica, mastro chef!- chiede, curiosa, osservando attentamente ogni mia mossa.

     

  • Sarà tua premura occuparti della mansione più delicata: il taglio della mozzarella – annuncio solennemente, guidandola al frigo. Non lo ammetterò mai, ma in realtà adoro questi momenti alla Tana, quando mi pregano di fare la pizza e lavoriamo tutti insieme come una vera squadra.

     

  • Ai suoi ordini, adempierò a questo mio dovere con la massima attenzione- proclama lei, portandosi solennemente una mano al cuore ed afferrando la confezione di mozzarelle, per poi richiudere il frigo.

     

  • EHI!- protesta L, appena tornata con la farina, notando le mozzarelle in mano alla cugina – lei è la nuova arrivata e già le affidi le mozzarelle? Non è giusto!- strepita, guardandomi male.

     

  • Poche storie cuoca Lilian, aiuto cuoca Rose ha dieci volte più pazienza e precisione di te ed è quindi la più indicata per questo delicato compito.- decreto, facendomi dare la farina – Ed ora recuperami la passata di pomodoro e l'origano- le ordino sorridendo e lei obbedisce, non senza un pizzico di stizza.

 

Molti cucchiaini di lievito di birra istantanea made in Molly Weasley e fin troppe risate dopo, stavamo già infornando le nostre due meravigliose teglie di pizza.

 

  • I miei complimenti, chef Scorpius!- applaude L osservando le pizze che cominciano a cuocere.

     

  • Come sempre- aggiunge Al, entusiasta e sporco di farina sul naso.

     

  • E piantatela di fare i lecchini voi due, tanto aiuterete comunque a ripulire- li riprende Rose scatenando l'ilarità generale – Anzi, direi che sarebbe il caso di cominciare subito- aggiunge poi, osservando inorridita lo stato pietoso in cui versa ora la cucina.

     

  • E va bene-sbuffano i due fratelli ed i gemelli, rimboccandosi le maniche

 

Nemmeno a dirlo, un'ora dopo stavamo gustando una meravigliosa pizza margherita, mentre la cucina splendeva come se mai vi avessimo messo piede. C'è poco da dire, siamo proprio un'ottima squadra.

 

  • Allora Rosie, ti piace?- chiede curiosa L, dando voce ai pensieri che avevo troppa paura per esprimere io. Come uno scemo, non ho il coraggio di chiederle cosa ne pensi della mia cucina, come se ne andasse del nostro rapporto.

     

  • È straordinaria. Mi dispiace caro, ma da ora in poi non sarà più solo L a pregarti di farla ogni volta che vieni qui: ti toccherà farla molto più spesso, ora che so di questo tuo talento- dichiara lei, con sguardo furbo, prima di addentare un'altra fetta di pizza.

     

  • Come dimenticare che la pizza è il tuo piatto preferito!-esclama Al ridacchiando e facendo arrossire e ridere la cugina.

     

  • Per Merlino, diventerò un elfo domestico- esclamo, fintamente esasperato ma segretamente felicissimo di aver scoperto un'altra cosa che io e Rose abbiamo in comune.

     

  • Naaah, non sono Lily, però sappi che se mai vorrai farmi un bel regalo per Natale, o per il mio compleanno, farmi la pizza sarebbe un'idea perfetta- mi fa l'occhiolino ed io le sorrido felice. Ha appena implicitamente dichiarato di volermi nella sua vita ancora per molto tempo e la cosa non potrebbe rendermi più leggero ed entusiasta di così.

     

  • Consideralo fatto- ridacchio, afferrando un altro pezzo di pizza.

 

Il resto della serata trascorre fra risate, scherzi e stomaci pieni, così come dovrebbe essere ogni vacanza che si rispetti alla Tana. È solo quando finalmente, stanchi per la giornata piena di emozioni ed assopiti dal cibo, andiamo a dormire che posso definitivamente consacrare questa vacanza come la migliore in assoluto.

 

  • Quindi, domattina sveglia alle otto, colazione, valigia e poi si parte!- esclama L saltellando sulle scale.

     

  • Non ce lo ricordare piattola rossa- sbotta Al, notoriamente nemico delle alzatacce mattutine, beccandosi una gomitata dalla sorella.

     

  • Verremo a svegliarti alle sei Albie bello, non preoccuparti- ridacchia Lysander – Buonanotte!- urla poi dandogli una pacca sulla spalla, tirando i capelli scherzosamente ad L e fuggendo in camera prima ancora che qualcuno potesse replicare alcunchè.

     

  • Che gemello degenere- scuote la testa Lorcan – Buonanotte ragazzi- esclama poi, seguendo a ruota l'altro biondo e chiudendosi la porta alle spalle. Ridendo e sbadigliando, noi quattro saliamo un'altra rampa di scale e raggiungiamo la stanza delle ragazze.

     

  • È stata una bella mangiata ragazzi, grazie Scorp, mi hai regalato sogni meravigliosi per questa notte- esclama sognante L, entrando in camera, non prima di aver dato uno scappellotto affettuoso al fratello.

     

  • Rosie ti prego, se la vedi fare facce strane, vieni a svegliarci- supplica Al, ridendo dell'espressione beata della sorella.

     

  • Sarà fatto cuginastro- gli assicura la rossa, lasciandogli un bacio sulla guancia -Notte Al- poi si volta verso di me facendo lo stesso, facendomi balzare il cuore in gola e pregare tutti i maghi del Wizengamot di non arrossire – Buonanotte Platinato- esclama, allontanandosi.

     

  • Buonanotte Cespuglietto!- esclamo io ridendo, di rimando, mentre lei si chiude la porta alle spalle.

 

Mi volto verso Al, in attesa di un suo commento e lo trovo immobile con la bocca spalancata, gli occhi fuori dalle orbite e lo sguardo fisso su di me. Lo guardo preoccupato, per qualche istante.

 

  • Cespuglietto... Platinato...- sussurra, con voce strozzata – Sono... sono... PERFETTI!- esclama, fuori di sè dalla gioia. Sorrido, felice e compiaciuto, salendo l'ultima rampa di scale.

     

  • Lo so mio caro, lo so- sussurro tra me e me, per poi entrare in camera e buttarmi sul letto, sorridendo come un ebete. Pochi istanti dopo, Al mi raggiunge, raggiante, chiudendosi la porta alle spalle.

     

  • Amo quando le mie previsioni si avverano. E tu che mi prendi sempre in giro per i miei voti in Divinazione- esclama fiero, lanciandosi con poca grazia sul suo letto.

     

  • Vuoi biasimarmi? Sei il cocco della Cooman, fossi in te non andrei in giro a vantarmene- commento sarcastico, scuotendo la testa. - E comunque, di quale delle tue mille previsioni stai parlando, o esimio Mastro Veggente?- chiedo, mezzo preoccupato di avergli appena dato il permesso di intontirmi con le sue solite chiacchiere.

     

  • Ma di te e Rose ovviamente, santo Godric, sei ben lento per essere uno dei migliori studenti di Hogwarts! Proprio come avevo detto io, state facendo tutto da soli e nemmeno ve ne rendete conto- esclama, entusiasta, gettandomi nel panico. Mi blocco, terrorizzato dell'idea che abbia capito qualcosa, che mi abbia magari visto arrossire o beccato ad osservarla qualche secondo in più del necessario. -Voglio dire, vi siete anche dati i nomignoli da soli!- batte le mani, felice, voltandosi a guardarmi.

 

Non appena i suoi occhi mi raggiungono, mi affretto ad assumere un'espressione noncurante, sperando con tutto il cuore di riuscire a nascondere il sollievo nei miei occhi: grazie a Merlino, si riferiva solo ai nomignoli. Direi che sto riuscendo a nascondere i miei sentimenti meglio di quanto avrei mai pensato, se nemmeno Al che cerca ogni minimo dettaglio per potermelo rinfacciare, si è accorto di nulla.

 

  • Pff, quello è solo istinto di sopravvivenza, mio caro. Pensavi davvero che avremmo lasciato fossi tu ad imporcene di assurdi quanto quelli che hai rifilato agli altri?- lo provoco, rilassandomi e facendogli assumere un'incredibile faccia da schiaffi. Sono davvero un bravo attore, nonna Cissy sarebbe fiera di me.

     

  • Inutile che insulti tesoro, non riuscirai a dissuadermi, io ho ragione e vedrai se non sarà così- decreta sistemandosi a pancia in su – Finchè le cose andranno così, posso ancora sperare- dichiara, sorridendo, rendendo inconsapevolmente la mia giornata assolutamente perfetta.

 

Sì, possiamo sperare.  

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