Amore, sofferenze e batticuore.

di Sissi94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vita nuova, c'è chi la ha, c'è chi ci prova ***
Capitolo 2: *** Vita di seccatura, ben poco dura ***
Capitolo 3: *** Viaggio di ritorno ***
Capitolo 4: *** Tutto quello che ho ***
Capitolo 5: *** Pericolo imminente ***
Capitolo 6: *** Prima o poi incontri chi non vuoi ***
Capitolo 7: *** Come una famiglia ***



Capitolo 1
*** Vita nuova, c'è chi la ha, c'è chi ci prova ***


- Roma -

Era ormai sera. Lei era rimasta lì, seduta su quel letto. Il cuore infranto. Ancora frastornata, non riusciva a capacitarsi di quello che Marco le aveva detto quando la aveva lasciata per andare da Maya. Maya, lui la amava, diceva. Eva, - pensava - era scappata dalla Francia. Era scappata da quella che lei chiamava "la sua vita a Parigi" perché si era resa conto che la sua vita era e sarebbe stata sempre e solo Marco. Marco, e la loro figlia Marta, ovviamente. Aveva lasciato tutta la sua "nuova vita" per lui, e lui che aveva fatto? La aveva lasciata. La aveva lasciata per amore di una principessa. Una principessa che lui conosceva da pochi mesi. E, per giunta, cosa che aveva ferito Eva ancora di più, quell'amoruncolo di pochi mesi, lui lo aveva messo sullo stesso piano di quello che era nato tra lei e Marco. Un amore durato per anni, e che aveva dato loro anche una figlia, grazie alla quale - Eva aveva sempre creduto - forse loro sarebbero stati una famiglia per sempre, senza mai separarsi. Ma Marco, come aveva potuto farle questo? Come aveva potuto dire "Marco ed Eva non esistono più da tempo"?
Mentre questi pensieri facevano rumore nella mente di Eva, qualcuno la riportò alla realtà. "Mamma" disse la piccola Marta che, dalla sua culla, mentre faceva la torre con i lego, scrutava la sua mamma con un'aria un pò triste. La bimba aveva quasi 4 anni, ed era piccola per comprendere ciò che era successo ai suoi genitori, ma percepiva quell'aura di tristezza emanata da Eva. "Mamma, sei tritte? Pecchè piangi?" continuò a dire Marta, guardando Eva con ìquegli occhietti profondi e lucidi, come a voler sapere chi era che faceva soffrire così tanto la sua mamma. Eva, effettivamente, si era resa conto che delle lacrime stavano solcando il suo volto. Tempestivamente, quasi a voler far capire alla figlia che sua madre stava bene, si era asciugata le lacrime, e, accennando un sorriso, rispose a Marta:"Oh, no, amore, la mamma non è triste, davvero." ...ma a chi voleva darla a bere? Inutile mentire, le lacrime proprio non ne volevano sapere, di fermarsi. La piccola Marta, da quel visino, sembrava non essere convinta della risposta della mamma. Eva decise di alzarsi, di staccarsi da quei ricordi che straziavano il cuore e, quasi ad essere guidata da un istinto di madre, prese la figlioletta dalla culla e la strinse a sè, per rassicurarla. "Vieni dalla mamma", disse, e si risedette sul letto, non in quel punto, ma vicino alla culla. Abbracciò la figlia, per consolarla. Ma in realtà era lei stessa, che voleva essere consolata, e quell'abbraccio della figlia le trasmetteva quell'amore di cui lei aveva bisogno. Fu un lungo abbraccio. Si staccarono, ma Eva, continuava a cullare la figlia, ormai unico amore della sua vita, mentre la sua mente pensava: "Da domani ricomincerò da 0. Avrò una nuova vita, un nuovo lavoro, una nuova casa". Pensieri, quasi a cercare di spronarsi. La piccola si era addormentata tra le braccia della madre, la sua manina a tenere due dita di quella della mamma. Eva le baciò la manina, poi la fronte, e la mise nella culla, sotto le copertine, delicatamente per non svegliarla. Piano piano poi, sfilò le sue dita dalla presa delle ditine della figlia, e le accarezzò la manina, stanca di tutte quelle sofferenze. Si sdraiò sul letto, cercando di lasciarsi prendere dal sonno.


- Lussemburgo -

In un altro letto matrimoniale, che sapeva di principesco, stanca, dormiva lei, Maya D’Oil Aldemburger. La principessa che aveva posto (per sempre?) fine alla storia di due ragazzi che si amavano da sempre. Accanto a lei, un ragazzo non riusciva a dormire, un pò perchè stanco della giornata da "principe", un pò perchè scosso ancora dalla faccia sofferente, distrutta, della sua ex-ragazza, per le parole che lui le aveva detto, e per il modo in cui lui la aveva lasciata. Marco Cesaroni, sicuramente un bravo cantante, un bravo ragazzo, non si può negare. Ma quella volta – pensava – l’aveva fatta grossa, a lasciare Eva avvolta in un mondo pieno di sofferenze, senza neanche salutare sua figlia Marta. Maya, la sua donna, aveva finito per privarlo di quella ragione di uomo che lui aveva sempre avuto, e lo aveva, si può dire, reso quasi insensibile nei confronti di tutti quelli che non fossero lei stessa. “Povera Marta” - pensava - “non l’ho neanche salutata. Che padre sono?”. Curioso era il fatto che lui, ogni volta che la mente lo riportava alla famiglia che si era costruito, pensava quasi sempre e solo alla figlia. E la madre della figlia? Niente, cacciata da qualche parte nel cervello, chissà dove, con l’etichetta “caso Cudicini archiviato”.

Mentre era occupato in questi pensieri, Maya, distolta dal sonno, si era svegliata. Parlò con il suo ragazzo.

Maya: “Amore, che hai? Come mai non riesci a dormire?”

Marco (che, come al solito cadeva dalle nuvole): “Eh? Ah si, no niente tranquilla amore, pensavo a mia figlia, al fatto che me ne sono andato via senza neanche salutarla per l’ultima volta.”

Maya: “Mmm...sei sicuro che non stavi pensando anche a...Lei?”

Marco: “Pensavo solo che forse ho un po' esagerato con le parole...dovevi vedere che faccia aveva, quando mi diceva “Va Via Marco”...”

Maya (pareva essere leggermente infastidita): “L’hai lasciata per me, è normale che ci sia rimasta male. Forse, se non fosse tornata da Parigi, si sarebbe evitata tutta quella sofferenza.”

Marco: “Maya, le mancava la sua famiglia, è tornata per stare con lei...e a me mancava molto Marta...e mi manca già anche ora...”.

Maya:”Tsè, Marco...non essere stupido, sai bene che lei non era tornata per la sua famiglia...”

Marco capì le intenzioni di Maya e disse: “Beh, anche se fosse come dici tu, io ormai amavo te...anche se devo ammettere che appena me la sono ritrovata davanti, quando ho aperto la porta di casa, un po' ho tentennato...”

Maya (ancora più infastidita): “Beh, ormai hai scelto me, non pensiamoci più a lei, ok?”. Sorrise.

Marco (accennando un finto sorriso, che Maya riconobbe per vero): “Va bene amore, ora dormiamo” - se ci riesco – pensava stavolta dentro di lui.

Maya: “Va bene amore, buona notte”

Marco: “Buona notte, amore”

Marco e Maya si baciarono, ma al ragazzo quel bacio lasciò una punta di amaro in bocca.

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E' solo l'inizio, ma spero che vi piaccia :) posterò presto un nuovo capitolo, anche perchè devo allenarmi (da grande voglio diventare sceneggiatrice :D ) un bacio a tutti!

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Capitolo 2
*** Vita di seccatura, ben poco dura ***


- Lussemburgo, 4 mesi dopo -

Il sole si affaccia alla finestra del palazzo D’Oil Aldemburger. I raggi penetrano dispettosi nella camera di Marco e Maya, svegliando il ragazzo. Marco si alzò con ben poca voglia di cominciare una nuova giornata a palazzo. Sarà la difficoltà dettata dai molteplici impegni che caratterizzano la vita da principe, o il papà di Maya che, non avendolo ancora accettato come amore della figlia, ogni giorno lo metteva duramente alla prova, fatto sta che Marco era sempre nervoso e stava lentamente distaccandosi da una cosa che aveva sempre amato: il canto. Da un pò di tempo si sforzava, ma nulla, neanche una minima ispirazione. I fogli della moleskine erano costantemente bianchi. Se continuo così – pensò Marco – non avrò mai più opportunità di cantare. Dovrei staccare un attimo la spina, - la sua mente continuava a vagare – ma come? Ed ecco che la sua mente, neanche a farlo apposta, rievocò quel pomeriggio in cui non aveva salutato Marta. Ecco – pensò – potrei tornare a vedere la mia piccola a Roma! Un istante dopo il ragazzo impallidì. Vedere Marta – pensò – significherà rivedere lei. Rivedere Eva. Ma, dopo il modo in cui lui la aveva trattata, come avrebbe reagito la ragazza alla vista di lui? Decise che, intanto, per non far ulteriormente soffrire Eva, avrebbe evitato di portare Maya con sé. Alla fine, anche se avevano litigato, lui voleva ancora bene ad Eva. Rimaneva, però, un problema. Il biglietto per l’aereo. Marco non aveva mai un attimo per accendere il computer, per cui era chiaro che l’unica soluzione era andare ad un’agenzia viaggi. Ma come trovare una scusa per uscire da palazzo? Mentre era in balia dei suoi pensieri, Marco fu riportato alla realtà da Maya, che era entrata nella stanza per dire al suo amato che quella sera sarebbero dovuti andare ad Hesperange (vicino Lussemburgo) per una cena con un ambasciatore. Marco però non la stava ascoltando. Gli era appena venuta un’idea per poter andare solo all’agenzia viaggi, e intendeva metterla in atto.

Marco: “Maya, ieri al ristorante “Clairefontaine” mi devo esser perso l’orologio, perchè non lo ritrovo più da nessuna parte. Sai, quello era di mio padre, ci tenevo! Vado a cercarlo, tu sta tranquilla, torno subito!”

Maya: “Dai, amore ti accomp...”

Niente da fare, Marco era corso a cercare l’orologio. Orologio che, in realtà, aveva nel taschino del giacchetto, e lo sapeva.

Appena sicuro di non poter più esser visto da Palazzo, Marco rallentò il passo, e dopo 10 minuti era arrivato all’agenzia viaggi:

Marco (in francese): Buongiorno, mi scusi, sarebbe possibile avere un biglietto aereo per un viaggio di sola andata a Roma Fiumicino?

Commesso: Certamente, quando intende partire, signore?

Marco: “Ehm...” (cavolo, non ci aveva pensato! Ma improvvisò) “...sta notte alle 3?”

Commesso: “Perfetto, le prenoto allora il volo con Alitalia per le 3.35 signore! Potrebbe favorirmi I documenti?”

Marco: “Oh, certo” (gli diede I documenti in mano)

Il commesso registrò, Marco lo ringraziò e salutò cortesemente prima di andarsene, felicissimo per il viaggio di quella notte, ma annoiato poichè sapeva che ora sarebbe dovuto tornare a Palazzo.


 

- Roma, 4 mesi dopo -

Eva, la quale si stava lentamente riprendendo dopo la sera in cui Marco la aveva lasciata, era nel frattempo riuscita a trovare un lavoro come giornalista in prova (al momento le toccavano solo lavori rognosi) e una modesta, piccola casetta per lei e Marta. La piccola aveva 4 anni, parlava ormai quasi bene ed era contentissima di avere una cameretta tutta per lei. Andava all’asilo, e aveva legato in particolare con due amichette, anche se alcuni giorni, vedendole giocare insieme ai loro papà, pensava a dove fosse il suo. Le mancava tanto, ma sapeva che parlare di lui avrebbe ferito la sua mamma, allora non chiedeva nulla. Ma Marta non era la sola a non dover chiedere nulla, anche se avrebbe voluto farlo. Eva infatti sapeva di non avere I soldi necessari per mantenere, oltre lei stessa, una figlia e una casa tutta da sola. Aveva sempre detto ai suoi di stare bene economicamente, ma più lei cercava di guadagnare e fare straordinari, più le tasse aumentavano. Il padre di sua figlia non si era mai preoccupato di questo, e nè tanto meno Eva osava chiamarlo per ricordargli che aveva una figlia da mantenere, se non era lui a ricordarsene da solo.

Uscita da lavoro, alle 16, Eva passò a prendere Marta, che tutta contenta saltò in braccio alla sua mamma”.

Eva:”amore della mamma!” (baciandole le guanciotte) “Ti sei divertita?”

Ormai solo la piccola Marta riusciva a strappare un sorriso ad Eva.

Marta:”Si mamma, ma ora possiamo andare alle giostre? :D”

Eva:”Certo amore, anzi, la mamma ti compra anche un bel gelatino! :D”

Marta:”Evvai siiii grazie mamiiii! Prendo il “Conetto” (Marta chiamava così Il Cornetto Algida), quello che prendeva sempre papi! :D”

Eva alla parola “papi” impallidì.

Eva:”S-si, certo amore!” (tentò di tornare a sorridere)

Marta, dispiaciuta per avere nominato il suo papà, disse:” Mamma scusa, non volevo. Ma papi mi manca, e non capisco perchè le mie amiche possono giocare con I loro papà e io no...”

Eva abbracciò Marta. Era ora di affrontare l’argomento “Marco”. Eva pensò:”stasera lo chiamo, deve sapere che sua figlia lo cerca”. E si diressero tutte e due alle giostre.

Ma Eva ancora non sapeva che, proprio quella notte, Marco sarebbe tornato.

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Capitolo 3
*** Viaggio di ritorno ***


- Lussemburgo, tardo pomeriggio -

Marco, tornato a Palazzo, era sommerso da una montagna di esercizi da svolgere. Avrebbe giurato che se avesse visto o sentito una lingua che non fosse l’italiano avrebbe vomitato all’istante. Tuttavia, quel pomeriggio aveva spiegato alla famiglia D’Oil Aldemburger di non sentirsi bene, e allora gli avevano concesso un giorno di riposo.

Maya: “Amore, mi dispiace che non ti senti bene...certo un giorno dovrai proprio spiegarmelo perchè oggi sei voluto andar da solo a cercare l’orologio...a proposito, alla fine l’hai trovato?”

Marco:”Si, ieri quando si era rovesciata l’acqua, ho tolto l’orologio perchè temevo non fosse resistente all’acqua, e l’ho posato sulla panca. Poi ovviamente l’ho lasciato lì, ma non me ne sono accorto perchè avevo troppo sonno hehehehe”

Maya:” Sei sempre il solito, amore!” ora vado dai, ti lascio riposare!”

I due si scambiarono un bacio. Era chiaro però che Marco provava sempre meno piacere a baciare Maya. Il problema è che non riusciva proprio a capire il perchè.

La mia bugia è riuscita” - pensò Marco - “ora posso fare le valigie senza che nessuno se ne accorga. Che il piano abbia inizio”.

Così Marco sfilò la valigia da sotto il letto e cominciò a metterci dentro tutto ciò che era suo, avendo cura di non dimenticare nulla. Se il piano era lasciare Maya e il Palazzo senza dire nulla, certo non poteva tornare nella dimora D’Oil Aldemburger dicendo:”mi ero dimenticato una cosa, passo a prenderla e poi me ne rivado!”.

Dopo circa un’ora e mezza aveva tutto pronto e, prima che Maya entrasse in camera, fece in tempo a cacciare la valigia piena sotto al letto e a sdraiarsi come la principessa lo aveva lasciato. Aveva però preso il cellulare in mano.

E, mentre Marco stava scrivendo un messaggio a suo padre Giulio, per chiedere l’indirizzo della casa dove Eva abitava, Maya entrò nella stanza.

Maya:”Come stai amore? Meglio?”

Marco:”Mah, insomma...mi ci vuole ancora un po' di riposo!”

Maya:”Va bene amore, ora vado allora, anche perchè papà mi sta chiamando!”

Marco: Vai, vai!” sorridendo.

Marco aveva riletto il messaggio e l’aveva inviato al papà. Nel messaggio c’era scritto:”Ciao papà, come va lì? Io sto bene, domani torno a Roma. Sai dove abita Eva?”.

La cena era pronta, erano le 21.00, e così Marco dovette andare a mangiare, ma prima dovette cambiarsi di abiti, come regolamento.

Dopo cena, verso le 22.00, Marco tornò in camera dicendo educatamente di essere ancora stanco e, ve controllò il cellulare. Aveva ricevuto la risposta del papà:”A Marcolì, bello de papà, so’ contento che ritorni! Eva abita a Via Auconi 32, perchè? Baci papà”.

Marco risponde:”Grazie pa’, voglio fare una sorpresa ad Eva e Marta, per cui a loro non dite niente del mio ritorno! Un bacio”

Giulio risponde:”Va bene bello de papà, sta’ tranquillo. Ce vediamo presto! Baci”

Marco sorrise alla vista della risposta del padre. Si alzò e andò a lavarsi, prima di coricarsi. Erano le 22.00. Decise di spegnere il telefono, così non se ne sarebbe dovuto ricordare all’aereoporto. Si addormentò alle 22.30, e Maya lo raggiunse e si addormentò circa mezzora dopo. Verso l’1.30 Marco si alza, e, cautamente, facendo quanto più silenzio poteva, estrae la valigia da sotto il letto, e la porta via con sé. Prese prima il cellulare e tutte quelle poche cose che erano sul comodino, e sicurissimo di non aver dimenticato nulla, uscì dalla stanza e prese le scale che portavano all’uscita da palazzo. Piano piano, scendendo un gradino alla volta, riuscì ad arrivare alla porta, la aprì, la richiuse dietro di sé e respirò. Era libero! Libero da quella vita di obblighi, libero da Maya, finalmente! Ormai si era reso conto di non provare più amore per lei. Chiamò un taxi e si fece condurre all’aereoporto, a circa 10 km di distanza. Erano le 2.40, Marco ringraziò il tassista, pagò ed entrò in aereoporto, mostrò biglietto e documenti, e per le 3.00 era pronto per l’imbarco. Mentre pensava che il giorno dopo avrebbe rivisto Eva, gli scappò un sorriso.

Erano le 3.10, mancavano solo 25 minuti alla partenza quando, in francese....”Attenzione, il volo C16 diretto a Roma Fiumicino con operatore Alitalia, verrà effettutato alle ore 5.05 anziché alle ore 3.35. Ci scusiamo per il disguido”.

Cavolo, - pensò Marco, ancora assonnato, ma un po' irritato – un’ora e mezza di ritardo, lo sapevo io!”. Dopo 30 minuti, preso dal sonno, si addormentò. Fu una voce che diceva, sempre in francese:”Sono aperti gli imbarchi per il volo C16 diretto a Roma Fiumicino” a svegliare Marco. Prese la valigia, si mise in fila, mostrò documento e biglietto aereo, salì sull’aereo, si sedette al suo posto ed attese di arrivare a Roma. L’aereo decollò alle 5.15 e atterrò alle 7.45. Il viaggio era stato piuttosto calmo, e Marco, che aveva dormito profondamente, si era sentito riposato. Sceso dall’aereo, aspettò che arrivasse la sua valigia, tra tutte quelle che uscivano dal macchinario, la prese e chiamò un taxi per dirigersi verso casa. Quando arrivò, alle 8.40, pagò la cifra impostagli dal tassista, ringraziò e prendendo le chiavi di casa, aprì casa Cesaroni, andò in silenzio in camera sua, sul suo amato letto. Si lasciò i vestiti per non far rumore, ma dopo 20 minuti che pensava a quanto era contento di essere a Roma, con la sua famiglia e, soprattutto, senza più lingue da studiare, si riaddormentò felice.


 

- Roma, casa di Eva -

Marta dormiva. Dopo la giornata alle giostre si era visibilmente stancata, e aveva bisogno di ricaricare le batterie. Eva invece era sul letto, finalmente in pausa dopo aver adempito, come tutti i giorni, al ruolo di madre. Era dalle 22.30 che provava a chiamare Marco per parlargli del fatto Marta, sua figlia, aveva chiesto di lui, e chiedergli se per una volta poteva cercare di immedesimarsi nel ruolo di padre, ma il telefono era costantemente spento, ed a ogni chiamata si faceva sempre sentire la segreteria telefonica. “Eppure è strano che non risponda” – pensò Eva – “lui di solito era sempre sveglio a quest’ora quando stava a Roma”. “Già...quando stava a Roma...” la tristezza invase Eva per un momento. Pensò:”Forse ora starà insieme alla sua Maya e non vorrà essere disturbato da persone che non ama più”. E rieccole, inevitabilmente. Anche se Eva cercava di trattenerle, le lacrime si impossessarono di nuovo delle sue guance, solcandole. Odiava Marco per quello che le aveva fatto, ma nello stesso tempo lo amava ancora. A volte avrebbe voluto averlo lì con lei. E non solo lei. Anche Marta avrebbe voluto suo padre. Aveva provato a chiamare Marco altre 4 volte, ma poiché la segreteria non si faceva mai attendere, si era rassegnata. Avrebbe riprovato la mattina dopo, ora voleva dormire. Ma non sapeva che non ne avrebbe avuto bisogno. Marco sarebbe stato lì di persona, quella mattina.

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Capitolo 4
*** Tutto quello che ho ***


- Lussemburgo, mattina -

Maya si era svegliata e non aveva trovato Marco a letto. Sarà andato di là, aveva pensato. Aveva infilato le ciabatte reali, era corsa giù nell’ampia sala dove si consumava la colazione, e Marco non c’era. Maya allora andò a bussare al bagno, e anche da lì non ricevette nessuna risposta. Cominciava a preoccuparsi, lei era da sempre stata una tipa un tantinello ansiosa. Un orribile pensiero aveva attraversato la sua mente all’istante. Tornò in camera, aprì l’armadio dove c’erano sempre stati i vestiti di Marco, e lo trovò completamente vuoto. Si accucciò per vedere se sotto al letto c’era la valigia. No, non era più lì. Maya, furiosa, ritornò giù in sala.

Maya:”Mamma, papà, Marco se ne è andato! I suoi vestiti non sono più nel suo armadio, e la valigia non è più nel suo letto! Mi ha lasciato senza neanche scrivermi un biglietto! Ma dove sarà?”

Duchessa (madre di Maya):”Maya tesoro, ma come è possibile? proprio ora che cominciavo a pensare che quel ragazzo aveva finalmente messo la testa a posto!”

Duca (padre di Maya):”Quel Marco Cesaroni...te l’avevo detto che non era l’uomo giusto per te!Se avessi sposato Jay invece di quel cantantuccio da quattro soldi, lui non ti avrebbe lasciato, tu non soffriresti e non avrebbe portato disonore al nome dei D’Oil Aldemburger!”

Maya:”Papà smettila, io Marco lo amavo! E lo amo ancora! Devo sapere dove sta, devo riportarlo da me, forse è solo spaventato. Spaventato da tutti quegli esercizi e dal fatto che tu hai sempre un tono di sfida nei suoi confronti! Se tu non lo avessi trattato così, forse lui non se ne sarebbe andato!”

Maya non aveva fame, non aveva voglia di sentire altro da suo padre, e né tanto meno aveva intenzione di fare colazione. Con un atteggiamento che certo non si addice ad una principessa, tornò di sopra e si chiuse in camera sua a sfogarsi. Dopo avrebbe cercato il suo amato Marco.


 

- Roma, Casa Cesaroni, sabato mattina -

Giulio:”A bello de papà, viè qua! So contento che sei tornato, fatte abbraccià! Me sei mancato! Ma Maya?”

Lucia:”Marco, tesoro! Che bello riaverti qui con noi! E Maya dov’è?”

-C’erano anche Alice e Rudi a Casa Cesaroni. Alice era tornata dalla vacanza con Francesco

Alice:”Ciao Marco, finalmente di nuovo qui! Senza donne stavolta? :P”

Rudi:”Oh finalmente, fratellone! Qua senza di te che fai soffrire le donne ci si annoia da morire”

Alice (dando una pacca a Rudi):”Rudi, finiscila! sei il solito scemo!” con tono divertito.

Mimmo:”Marco ciao! Ora che ci sei anche tu, Casa Cesaroni non sembra più vuota! :D”

Marco:”Grazie, grazie a tutti, davvero! Mi siete mancati tanto anche voi, ed è anche per questo che sono qui. Sentite. Ho lasciato Maya, ma senza dirle nulla. Sentivo di non amarla più, non so, non c’era più quel profumo d’amore che ci legava. E la vita da principe non fa per me. Per studiare tutte quelle cavolo di lingue ho soppresso la musica. Non riuscivo a scrivere. Ora la voglio ritirare fuori. Voglio far rinascere il cantante che è in me. Poi c’è Marta...mia figlia mi manca tantissimo, non riuscivo mai a dormire pensando al fatto che quando sono corso via da casa per andare da Maya – nella mente di Marco, mentre parlava, un flashback di quando aveva lasciato Eva – non l’avevo nemmeno salutata.. Ho voglia di riabbracciarla e rivederla, ed ora andrò da lei...”

Tutti sembravano dispiaciuti del fatto che Marco avesse lasciato Maya, ma nessuno disse niente. Pensavano che per Marco fosse stata una decisione difficile quella di lasciare la principessa, pur non amandola più, per cui decisero di non mettere il dito nella piaga. L’unico che quasi pareva non nessere dispiaciuto era Giulio, che era sempre stato “dalla parte di Eva”.

Lucia:”Va bene Marco, sono sicura che Marta sarà felicissima, l’altra volta ha chiesto di te a...ad Eva.”

Marco (a quel nome provò una strana sensazione):”Ah...”

Marco salutò tutti quanti e uscì per dirigersi verso casa di Eva, chiedendosi perchè lei non le aveva detto nulla del fatto che Marta aveva chiesto di lui.

Erano le 11.30 e Marco arrivò davanti alla porta di casa di Eva. Prese un bel respiro, sapendo che doveva rivedere la donna che aveva lasciato, e suonò.



- Roma, casa di Eva -

Eva aveva finito di fare colazione insieme a Marta e la aveva preparata. Il sabato e la domenica per loro erano giorni di riposo, per cui non avevano molto da fare.

Mente Eva lavava i piatti, all’improvviso...”Driiiiiiin”

Eva:”E chi sarà a quest’ora?”

Marta:”Mamma mamma chi è?”

Eva:”Ora lo vediamo amore” prese in braccio Marta, e sorridente ed ignara di chi aveva suonato, aprì la porta.

Eva e Marco rimasero a guardarsi per un minuto come solo loro sapevano fare. Erano pietrificati entrambi. Eva perchè non si aspettava di vedere Marco, Marco perchè provava (senza sapere perchè) uno strano brivido nel rispecchiarsi negli occhi di lei.

Marta li risvegliò

Marta:”Papà, papà! Finalmente sei tornato da me e mamma! Ora vivrai per sempre qui da noi vero? :D”

Eva sorrise leggermente e arrossì. Non riusciva a capire se era arrabbiata o felice di verlo, ma era contenta per Marta.

Anche Marco arrossì. Non si aspettava questa proposta dalla figlia.

Marco:”A-amore di papà, vieni qui! Quanto mi sei mancata!” e prende in braccio la piccola.

Poi Marco si girò verso Eva

Marco:”Mamma...tu che dici?”

Eva, rivolgendosi a Marta:”Ma, amore della mamma, non c’è posto...come facciamo?...e poi papà e mamma non stanno insieme...”

Marta:”Siii mami che c’è il posto per papi! Uniamo il mio lettino al tuo, così tu e papà dormite insieme in cameretta tua da soli, e fate la pace. Io invece dormo nella mia culla in cameretta mia :D”

Eva, stupita dall’intelligenza di Marta, fu “costretta” a dare il suo assenso.

Eva:”Va bene Marco, puoi restare, entra.”

Marco:”Grazie Eva”.

Sorrise, ed Eva ricambiò con un sorriso che però sembrava forzato.

Marco:”Come stai Eva?”

Eva:”Potrebbe....andare meglio....insomma....e tu?”

Marco lasciò andare la sua piccola Marta, che stava in braccio a lui. Voleva lasciare più soli possibili la sua mamma e il suo papà

Marco:”Potrebbe andare meglio anche per me...”

Eva guidò Marco per fargli vedere la casa, ed intanto parlavano. Marta era andata a disegnare nella sua cameretta.

Marco:”Ma che bella casa!”

Eva:”Grazie. Come hai saputo il mio indirizzo?”

Marco:”Ho chiamato papà e glielo ho chiesto. Gli ho detto di non dirvi nulla perchè volevo farvi una sorpresa...”

Eva:”Beh...ce l’hai fatta direi...”

Marco:”Eh già...ah...ehm...Lucia mi ha detto che Marta mi cercava...”

Eva:”Si, è vero. Ieri sera avevo provato a chiamarti per dirtelo, ma il tuo telefono era sempre spento...”

Marco:”Ah già si, l’avevo spento così da non dovermi ricordare all’aereoporto di spegnerlo. Grazie comunque per aver provato a chiamarmi”.

Eva:”Sai che voglio bene a nostra figlia...non vorrei mai che soffrisse”

Marco: “Già, anche io le voglio bene”

Dopo una piccola pausa in cui si sentirono solo i loro respiri, Eva decise di rompere il silenzio.

Eva:”...come dirai a lei che resti qui?”

Marco:”A lei chi?”

Eva:”...come “A lei chi”...a Maya”

Marco:”Maya l’ho lasciata, Eva...l’ho lasciata per sempre”.

Eva dentro di se era felicissima, ma cercò di non far trasparire questa felicità anche all’infuori di sé.

Eva:”Ah capisco. Posso...chiederti come mai?”

Marco:”Sentivo di non amarla più. Poi mi mancava Marta...”

Eva:”Ah...certo, capisco...” era dispiaciuta, sperava che Marco le dicesse che anche lei gli era mancata.

Marco:”...e mi mancavi sinceramente un pò anche tu...”

Eva:”Davvero?”

Marco:”Si, Eva. Sono sei mesi che la notte non dormo. Pensavo sempre a quella sera...a quando me ne sono andato senza nemmeno salutare Marta, a quelle mie parole che ti avevano distrutto, al tuo viso pieno di tristezza...”

Eva ricordava la scena nella sua mente, ma il fatto di avere Marco davanti gliela rendeva meno triste. Forse perchè era tornato.

Eva:”Già. Sono stata male per tre mesi, dopo che te ne sei andato, Marco. Tu non mi hai mai cercato, non hai mai cercato neanche tua figlia, anche per sapere solo come stavamo. E io ho dovuto mentire alla mia famiglia, dicendo che stavo bene, quando in verità avrei voluto sotterrarmi in un bunker e non uscire mai più. Poi però c’era Marta, allora dovevo farle vedere che stavo bene, che anche senza di te potevamo farcela. Solo lei mi dava la forza di andare avanti.”

Marco:”Dirti che non ho mai avuto tempo di chiamarvi per il fatto che ero sempre pieno di doveri propri del mestiere di principe, non sarebbe comunque una scusa. Mi dispiace se non ti ho – se non vi ho – mai chiamato, non sono stato un buon padre e...un buon ex. La verità è che, forse, temevo la tua reazione alla mia chiamata”.

Eva:”In effetti, forse all’inizio non avrei voluto parlarti, ma poi ho capito che non era giusto nutrire rancore nei tuoi confronti. Tu eri fuggito perchè amavi Maya, io ho fatto lo stesso con Jean...non potevo darti torto per quello che mi avevi detto”.

Marco:”Eva avrei dovuto essere più delicato nei tuoi confronti...per esempio, non avrei dovuto dirti che Marco ed Eva non esistono più da tempo...”

Eva cominciava a capire qualcosa...qualcosa che Marco non voleva ammettere neanche a se stesso...

Marta:”Mamma, papà, ho fame! Pranziamo tutti e tre insieme? :D”

Marco ed Eva risero, poi Marco guardò l’orologio e si rivolse verso Eva.

Marco:”Effettivamente Marta ha ragione ad avere fame, sono le 13.30! vi porto ad un bellissimo ristorante, vi va?”

Eva:”Va bene Marco” stavolta Eva sorrise, ed il sorriso era vero.

Marta:”Siiii papi! Io sono già pronta :D”

Marco:”Brava amore di papà!”

Eva:”Eh ma la mamma si deve ancora preparare, amore!”

Marta:”Va bene mamma, ma sbrigatiii che il pancino brontola! E non ti truccare, che ci metti taaanto!”

Marco colse subito la palla al balzo e disse:”Marta ha ragione...dopotutto a che ti serve il trucco se sei già bellissima così?”

Eva arrossì molto.

Marta:”Papi ha ragione, mamma!”

Eva:”Grazie a tutti e due, allora!”

Eva e Marco si sorrisero, ed Eva corse a farsi una doccia veloce ed a vestirsi. Come promesso, non si truccò. Appena Eva scese giù, Marco disse a Marta:”Piccola mia, hai davvero uno schianto di mamma!”

Marta:”Si papi, è vero!”

Eva arrossì di nuovo, e sorridendo disse:”Dai, smettila Marco...”

Uscirono tutti e tre e si diressero al ristorante con la (macchina) Panda di Eva.

 

Spero che non risulti troppo noioso, io cerco sempre di fare del mio meglio! :) grazie a tutti quelli che seguono sempre la mia storia! un bacio, Silvia.

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Capitolo 5
*** Pericolo imminente ***


- Roma, ristorante “Antichi Sapori al Pigneto” -

Eva, Marco e Marta avevano posteggiato la macchina non lontano dal ristorante “Antichi Sapori al Pigneto”, che si trovava a Via Macerata, ed erano arrivati verso le 14.15 ed avevano ordinato. Eva aveva ordinato per Marta i rigatoni al sugo, mentre per lei un’insalata mista. Marco, invece, aveva preso una bistecca con patatine fritte. Da bere, tre bottiglie di acqua. Marco doveva guidare, ed Eva certo non poteva bere da sola vino o birra.

Dopo 5 minuti un cameriere arrivò con le bevande, mentre dopo 25 min un altro cameriere arrivò con tutti e tre i piatti pronti. Tutti e tre lo ringraziarono e mangiarono, erano affamati.

Marta:”Finalmente la pappa!”

Marco:”Eh già, amore!”

Eva rise e le accarezzò i morbidi capelli. I ragazzi, pur vivendo insieme, avevano deciso di ricostruire un rapporto normale, per il bene della loro figlia. Marco, però, sapeva che Eva stava facendo uno sforzo morale enorme a riaccettarlo nella sua vita di sempre, e la capiva, per cui aveva deciso di non metterle alcun tipo di pressione e di adattarsi ai suoi bisogni, senza ovviamente nominarle Maya.

Una grande preoccupazione, però, opprimeva la mente del ragazzo. Lui – pensava - aveva lasciato Maya durante la notte, senza dirle nulla, senza scriverle un biglietto, perchè sapeva che lei o non lo avrebbe ascoltato, o avrebbe sicuramente voluto partire per Roma insieme a lui, cosa che Marco non voleva, perchè aveva bisogno di un lungo periodo da passare da solo con la sua famiglia. E Maya non glielo avrebbe mai permesso, perchè avrebbe avuto paura che Eva potesse riprenderselo. E la preoccupazione nasceva proprio da questo. Se Maya avesse capito che Marco era tornato da Eva e Marta (cosa che sicuramente avrà pensato) sarebbe piombata in casa di Eva all’improvviso e avrebbe rovinato quel rapporto che lui ed Eva stavano cercando piano piano di riavere. Sarebbe piombata a Casa Cesaroni, e subito Giulio o Lucia le avrebbero svelato l’indirizzo di casa di Eva. Marco cercava di non far capire ad Eva che era preoccupato, ma le donne, si sa, capiscono sempre tutto, senza bisogno di parole.

Eva:”C’è...c’è qualcosa che non va?”

Marco:”N-no, perchè?”

Eva:”Sembra che tu sia preoccupato per qualcosa, dall’espressione del tuo viso”

Marco:”Ma no...davvero, non sono preoccupato, va tutto bene, tranquilla.”

Eva non insistette, ma non era affatto convinta delle parole di Marco, e l’espressione del suo viso lo provava.

Marco, capito che era inutile nascondere la preoccupazione, cedette. Fece un sospiro e poi parlò.

Marco:”Va bene Eva...la verità è che ho paura che... che Lei arrivi all’improvviso da noi, distruggendo quel rapporto normale che stiamo cercando con fatica per il bene di nostra figlia. Sai, quando io sono partito l’ho lasciata di notte senza dirle niente, senza neanche scriverle un biglietto. Sicuramente capirà che sono tornato per rivedere Marta...”

Ad Eva, solo per un momento, tornò in mente la notte che Marco la aveva lasciata per Londra. Certo, almeno a lei, Marco aveva lasciato una lettera, perchè la amava.

Eva:”Bravo Marco, i miei complimenti. Vedo che l’esperienza a te non insegna nulla...”

Marco, sapendo a cosa Eva stava alludendo, rispose:”Dai, Eva...”

Eva:”...beh, quindi ora secondo te che dovremmo fare?”

Marco:”Quando suonerà, io aprirò ed uscirò fuori davanti alla porta a parlare con lei, di modo che voi non potrete vedervi, ma tu e Marta potrete sentire quello che le dirò e potrete stare in casa vostra tranquille.”

Eva:”...non so se potrò ancora fidarmi di te, Marco...”

Marco:”...e lo capisco, Eva. Lo capisco. Ma, dopotutto, non chiesto nulla né a te né a Marta, voi non dovrete fare nulla.”

Eva:”...d’accordo...”

Marta sembrava essere molto felice di rivedere i suoi genitori che parlavano insieme. I suoi occhioni che brillavano parlavano da soli. Con i suoi genitori scambiò opinioni su quello che avevano mangiato e sul ristorante. Le opinioni del trio risultavano tutte molto positive. Marco pagò il conto, €25.00, poi i te decisero di fare quattro passi. Marta si era addormentata ed era nel passeggino.

- Lussemburgo -

Maya, finito il momento di sfogo a causa della misteriosa partenza di Marco, cominciò a svolgere indagini, determinata a ritrovare il suo amato. “Dunque” – pensò – “l’unica volta che Marco era uscito da solo era stata quando si era perso l’orologio ed era corso da “Clairefontaine” a recuperarlo. E quando stava in casa non aveva tempo di accendere il computer, perchè era sommerso di esercizi. Ma era pure tornato a casa molto presto. Di conseguenza, sarà andato ad un’agenzia viaggi molto vicina”. E vicino al Palazzo, c’era solo un’agenzia viaggi. Decise di andare subito a chiedere informazioni, e dopo 15 minuti arrivò all’agenzia viaggi. Parlò in lingua francese.

Maya: “Buonasera signore, avrei bisogno di un’informazione importante”

Commesso:”Buonasera signorina, mi dica pure”

Maya:”Vorrei sapere se recentemente un certo “Marco Cesaroni” ha comprato qui un biglietto per una partenza”.

Commesso:”Mi spiace, signorina, ma per questioni di privacy non possiamo divulgare informazioni dei nostri clienti. Non posso esserle d’aiuto”.

Maya, favorendo al commesso il suo documento:”Sono una principessa, figlia del Duca D’Oil Aldemburger. Vuole che vada a chiamare mio padre o mi da l’informazione?”

Commesso:”D’accordo principessa, glielo dico subito, stia tranquilla”

Il commesso cercò nell’archivio del computer.

Commesso:”Si signorina, proprio due giorni fa un “Marco Cesaroni” ha comprato qui da noi un biglietto aereo.”

Maya:”Ah capisco. Potrei sapere dove era diretto?”

Commesso:”Si, dunque, era un biglietto aereo per sola andata a Roma Fiumicino”

Maya:”Ah...e l’ora della partenza?”

Commesso:”3.35, signorina”.

Maya:”Le tre di notte?!”

Commesso:”Proprio così, signorina!”

Maya:”Va bene, la ringrazio. Ah, già che ci sono, prendo un biglietto per primo volo di stasera per Roma Fiumicino”

Il commesso controllò gli orari, e dopo un minuto esordì.

Commesso:”Dunque, alle 19.30 potrebbe andarle bene?”

Maya:”Si, perfetto. Grazie”

Maya pagò la cifra del biglietto e se ne andò.

Maya:”La ringrazio per l’informazione, arrivederla!”

Commesso:”E’ stato un piacere, signorina”. In realtà il commesso non aveva avuto affatto piacere. Maya lo aveva obbligato a parlare.

La principessa ora aveva capito dov’era il suo amato, e non avrebbe esitato a tornare da lui il prima possibile. Doveva riprenderselo, non poteva permettere che Eva lo riconquistasse.

 

Altro nuovo capitolo tutto per voi! Si lo so, ho dipinto Maya come una persona quasi intelligente, quando lei in realtà non lo è, però ho dovuto necessariamente farlo :P un bacio a tutti! - Silvia.

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Capitolo 6
*** Prima o poi incontri chi non vuoi ***


- Lussemburgo, la mattina del giorno seguente -

Un bagaglio pronto fuori la porta di un castello. Una principessa agitata in attesa di un taxi. Maya quella mattina era proprio nervosa. Non tanto perché il taxi si faceva attendere, ma perché non vedeva l'ora di allontanare il suo uomo dalle grinfie di Eva. Continuava a pensare che “chissà cosa staranno facendo Marco ed Eva insieme” e si innervosiva sempre di più. Dopo circa 20 minuti, arrivò il taxi che la portò all'aeroporto. Giunta lì, adempì a tutti i doveri che si addicono a chi deve viaggiare in aereo, e quando fu il momento, salì a bordo. Durante il volo, nella sua mente continuava ad avere flash di Marco ed Eva insieme, non riusciva a calmarsi. Eva le faceva proprio un brutto effetto. Cominciò a pensare alle parole da dire al suo Marco. “Comincerò – pensava tra sé e sé, il mento sulla mano, fissa a guardare il finestrino – con il dirgli che lo capisco, che so perché è scappato, che ha assolutamente ragione, che ho deciso che non torneremo più al palazzo, ma andremo da mia nonna (Lady Victoria), cosicchè lui non dovrà più vedere mio padre. E poi gli dirò che lo amo, che lui ha deciso di rifarsi una vita con me, ed è giusto che continui nella sua decisione, che non possiamo buttare tutto all'aria dopo quello che c'è stato fra noi. E Tutto ciò, ovviamente, lo dirò davanti ad Eva, cosicchè anche lei possa capire che Marco è mio e che lei non ha alcuna chance con lui”. Dopo circa 2 ore e 40 minuti atterrò a Roma, riprese i suoi bagagli e si fece dare un passaggio a casa dalla nonna con un taxi.

 

Il giorno dopo, la mattina, arrivata, a Casa Cesaroni, suonò al campanello, e Lucia aprì la porta.

Lucia:”Oh, Maya, tesoro, che bello rivederti!” sorride.

Maya:”Grazie Lucia, anche io sono contenta di rivedervi” sorride.

Lucia:”Ehm...suppongo che tu stia cercando Marco, giusto?”

Maya:”Esatto, è qui in casa per caso?”

Lucia:”Oh no, lui ora vive con Eva e Marta, non te l'ha detto?”

Maya incassò il suo primo duro colpo. Stava andando a sbattere il muso contro l'amara verità.

Maya:”Ah capisco, no non me l'aveva detto...e...dove....dove posso trovarli?”

Lucia:”Abitano nella casa di Eva a Via Auconi 32, a pochi passi da qui”

Maya:”Grazie Lucia, allora vado da lui”

Lucia:”Perchè non ti fai accompagnare da Giulio? Dai, lo chiamo!”

Maya:”No no Lucia grazie, preferisco andare a piedi da sola, davvero”.

Lucia:”Ah va...va bene, allora ci vediamo presto!”

Maya:”Va bene, ciao cara!”

Lucia:”Arrivederci!”

Maya si diresse verso Via Auconi 32 più imbufalita che mai, manco fosse un toro che aveva davanti il manto rosso. Avrebbe ucciso chiunque le avesse sbarrato la strada.

Grazie alle indicazioni riuscì ad arrivare dopo circa 10-15 minuti. “Ecco” - pensava, arrivata alla via e avendo fatto pochi passi “...civico 28, 30, 32! Ecco la casa. A noi due Eva!”

Suonò alla porta.

 


- Roma, casa di Eva -

Eva e Marco si erano svegliati da poco. Si, dormivano nello stesso letto, ma per quanto concerneva le coccole, facevano come se fossero due sconosciuti. Anche Marta si era svegliata, Marco la prese in braccio e andarono a far la colazione. Subito dopo aver finito di mangiare, non ebbero nemmeno il tempo di alzarsi da tavola, che sentirono la porta suonare. Marco era di nuovo preoccupato. Sarebbe potuta essere lei. Marco disse ad Eva di andare in camera con Marta, ed Eva lo fece.

Ecco” - pensò Marco - “si comincia”. E aprì la porta.

Era lei.

Marco non sapeva se essere felice di vederla o arrabbiato. Non sapeva neanche lui cosa provava.

Maya:”Marco, amore mio!” Gli si butto tra le braccia”

Marco:”Ciao Maya” rispose all'abbraccio molto a malavoglia.

Maya:”Perchè te ne sei andato via senza salutarmi? Ci sono rimasta malissimo!”

Marco:”Mi dispiace, è che...avevo bisogno di stare da solo con la mia famiglia”.

Maya:”Ah capisco...beh, ma...posso entrare?”

Marco:”Perchè non parliamo qui fuori? Si sta meglio!”

Maya:”Vorrei che Eva ci sentisse”

Marco:”E t'ha detto male, perché Eva non c'è ora”.

Maya:”Ah...e dov'è?”

Marco:”In giro con nostra figlia Marta”

Maya:”Ah...va bene allora, parliamo qui fuori”

E secondo colpo incassato per Maya. Niente “parleremo davanti ad Eva”.

Nel momento in cui Marco chiuse la porta, Eva, lasciata Marta a giocare in cameretta, sicura di non essere vista da nessuno, uscì dalla camera. Voleva sentire, voleva capire le intenzioni di Marco, perchè fino a quel momento le aveva capite ben poco.

Maya:”Amore ascolta...so perchè te ne sei andato via. Perchè eri spaventato. La vita a Palazzo era dura con tutti quegli esercizi sulle lingue che ti dava mio padre, ed era complicato vivere con lui che manteneva ogni giorno quell'aria di sfida nei tuoi confronti. E te ne do pienamente ragione. Ho deciso di lasciare il palazzo anche io, andremo a vivere da mia nonna e cercheremo con calma una casa per noi due qui a Roma. Solo io e te. E nessun altro. Che ne dici?”

Marco:”No Maya ascolta...”

Maya:”Ho già avvertito nonna, quanto tempo ci metti a fare le valigie?”

Marco:”Non farò nessuna valigia, Maya”. Questa volta Marco era davvero serio.

Maya:”C-come? Perchè? Non vuoi che andiamo da mia nonna? Allora troviamoci subito una casetta per noi!”

Marco:”MAYA. Fammi parlare, cavolo. Sono venuto qui non solo perchè volevo passare del tempo con la mia famiglia. La verità è che è da quattro mesi che per te non provo più amore. Provo solo un “ti voglio bene”. E durante gli ultimi quattro mesi, quando tu vedevi che non dormivo la notte, mi chiedevi perchè e io ti rispondevo che mi mancava Marta, non ti dicevo tutta la verità. Perchè la verità è che mi mancava soprattutto Eva, la sua compagnia, i suoi occhi profondi, il suo profumo, il suo respiro. Mi mancava tutto di lei. E non ce la facevo più a vivere senza vederla. E non ho intenzione di andare via con te. Sono partito di notte per non ferirti e non dirti che volevo tornare dalla mia famiglia. Ma ora te l'ho detto. E questo è tutto, Maya. Mi dispiace. Ciao”

Maya era completamente senza parole. Era amareggiata. Il suo unico grande amore la stava lasciando per tornare con la sua ex, che lei odiava. Quale sofferenza più atroce?! Maya incassò pure questa.

Maya:”Mi fai schifo Marco. Mi fai schifo. Mio padre mi aveva avvertita, ma il mio amore per te aveva celato la vera persona che sei in realtà. E solo ora ho capito che aveva ragione. Non voglio vederti mai più. Addio”.

Eva aveva sentito tutto. Non le era sfuggita una parola. Era commossa, e sorrideva. Occhi che brillavano, e lacrime che sgorgavano dai suoi occhi sulle sue guance. Marco era tornato per Marta, come lui le aveva detto, certo. Ma era tornato soprattutto perchè gli mancava lei. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo, ma riuscì a frenarsi. Sentì la porta che si stava aprendo, si asciugò subito le lacrime e corse in cameretta da Marta dove Marco la aveva lasciata.

Marta, vedendo che la mamma aveva pianto, chiese:”Tutto bene mammina?”

Eva:”Si amore, la mamma sta bene” disse, accarezzandole i morbidi capelli profumati.

Marco si era tolto una zavorra dal cuore, si sentiva meglio, più leggero. Eva invece capì che forse avrebbe potuto provare a riconquistare il suo Marco, perchè ora lei era certa che Marco voleva bene sia a lei che a Marta. E, questa volta, per davvero.

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Capitolo 7
*** Come una famiglia ***


- Roma, casa di Eva -

Marco, dopo essere rientrato in casa ed aver lasciato finalmente Maya, andò a cercare Eva nella camera dove l'aveva lasciata, ma non la trovò.

Marco:”Eva, Eva dove sei?! Ev...ah eccovi qui! Non vi vedevo più!” Marco le aveva trovate nella cameretta di Marta.

Eva:”Eh si, ho pensato di venire un po' a disegnare con Marta, nell'attesa che tu parlassi con...beh...con Maya” mentì Eva.

A Marco pareva strano che Eva avesse chiamato Maya per nome. Normalmente, per non nominarla e per non ricordarsi di tutto quello che le aveva fatto passare, la chiamava sempre “Lei”. Che la sua rabbia per la principessa fosse passata?!

Marco:”Ah, ecco, capisco :) beh, ora Maya non verrà più a disturbarci. Finalmente mi sento più leggero e libero”.

Eva:”In che senso?”

Marco:”Nel senso che la ho definitivamente lasciata. Ora, perlomeno, possiamo vivere più sereni tutti e tre”.

Eva:”Ah” fece un sorrisino felice.

Marco ricambiò il sorriso, e i due si guardarono come solo loro sapevano fare.

Marco:”Ah Eva, potresti venire un attimo di là con me? Devo dirti una cosa”

Eva non capiva, ma disse a Marta:”Amore, vado di là con papà, fai la brava, mi raccomando!”

Marta:”Si mammina, tranquilla!”

Eva le sorrise e andò in camera insieme a Marco.

Eva:”Che devi dirmi Marco?”

Marco:”No, e che...tu l'altra volta mi hai detto che ti avevano dato una settimana di ferie, allora io ho pensato che saremmo potuti andare insieme al mare e...ho affittato una casetta per noi tre. Spero che ti vada”.

Eva:”Non so Marco...ma...anche a te hanno dato una settimana di ferie?”

Marco:”Beh...non esattamente...sapendo che tu avevi la settimana libera, ho chiesto io a Franco se potevo averla per passarla insieme alla mia famiglia...sai...lui sa come siamo...si insomma...com'è andata a finire tra noi...per cui ha detto subito di si...che ne dici?”.

Eva:”Beh sei...sei stato carino a fare questo per me e Marta...” ed ecco di nuovo spuntarle il sorrisino felice “...accetto la tua proposta, verremo”.

Marco:”Sono contento, davvero. E...beh...dopo quello che vi ho fatto...questo è niente...”

Eva si rabbuiò.

Marco:”E-Eva scusami io non...non volevo, perdonami”.

Eva:”Non fa niente, tranquillo...davvero”.

Marco:”Ehm...p-posso...abbracciarti?” sorrise

Eva:”Certo” sorrise.

Si abbracciarono, sorridendo. Entrambi sentivano un dolce brivido scorrergli sulla schiena, ma nessuno dei due lo ammise.

Si abbracciarono a lungo e, quando si sciolsero dall'abbraccio, Marco guardò in basso con un sorriso, e parlò.

Marco:”Già immagino Marta che fa il bagnetto e i castelli di sabbia, il Sole che splende alto, riflesso dal mare...”

Eva sorrise, mentre nella sua mente si accese un ricordo felice.

Marco:”Ci pensi anche tu...vero?”

Eva:”Già...quella volta che ci eravamo promessi di comprarcela, la casa al mare...”

Marco:”Ci eravamo promessi di ricominciare da capo...solo io, te, Marta e il nostro amore”.

Ricordarono entrambi a memoria quelle parole, sorridendo.

Eva:”Eh già...”.

Ed ecco di nuovo quello sguardo d'amore. Uno rispecchiava i suoi occhi profondi in quelli altrettanto profondi dell'altra.

Marco:”Pensavo di partire domani alle 14.00, subito dopo pranzo, se a te va bene” sorrise

Eva:”Certo che mi va bene” sorrise “vado a dirlo a Marta, sarà felice di stare una settimana al mare con i suoi genitori” disse sempre sorridendo.

Marco:”Certo” sorrise anche lui.

Il ragazzo era contento che Eva avesse accettato. Ripenso a quel dolce brivido di prima, a quell'emozione che aveva provato, e che non provava da parecchio tempo, a dire il vero. Si accorse di amare ancora la sua Eva, di non poter fare a meno di lei ancora per molto, e di avere fatto una cavolata a lasciarla per Maya. Aveva quindi intenzione di chiarire con Eva, anche se sapeva che non sarebbe stato per niente facile. Doveva pensare a qualche sorpresa romantica da poterle fare al mare. All'improvviso gli venne in mente un idea:”Affitterò per domani sera – pensò – un gazebo bianco con le tende e lo farò posizionare proprio sulla riva del mare. Lo farò decorare con delle rose rosse, tirerò le tende di modo che inizialmente non si veda da fuori cosa c'è dentro, se non una luce. All'interno farò mettere un tavolo bianco, tutto apparecchiato per due, con al centro un bel candelabro acceso e un vaso con altre rose rosse. Le canterò una delle mie canzoni, e ad un certo punto mi interromperò e mi dichiarerò alla donna dei miei sogni”.

Marco era lì seduto sul letto che pensava alla scena con occhi sognanti, quando Eva entrò e se ne accorse. Sorrise.

Eva:”A che stai pensando? Hai gli occhi che sognano...”

Marco:”Ah no niente niente tranquilla” sorrise.

Eva:”Mah, va bene. Beh, facciamo i bagagli?!” sorrise

Marco:”Ah si si certo, vado un attimo di là a fare una cosa, e arrivo subito, solo cinque minuti”.

Eva:”Mmm ok va bene...”

Marco andò in cucina con il suo cellulare, Eva non capiva cosa stesse tramando, e alla fine decise di lasciar perdere. Marco chiamò lo stabilimento del mare, e gli chiese tutto ciò che aveva pensato.

Capo stabilimento:”Va bene signore, avrà tutto quello che ha chiesto, per le 20.00, giusto?”

Marco:”Si si grazie mille! Ah, può dirmi quant'è?

Capo stabilimento:”Sono 2.500€ signore”

Marco:”Ok la ringrazio, domani passo per le 18.00 a darle l'assegno”

Capo stabilimento:”Va benissimo, grazie a lei, arrivederci”

Marco:”Arrivederci!” attaccò la chiamata felicissimo e tornò in camera.

Marco:”Eccomi qui! Allora, come vanno i preparativi? Marta è felice?”

Eva:”Abbastanza bene, e Marta è felicissima, non vede l'ora di arrivare!” sorrise.

Marco:”Menomale! Dai, ti aiuto.”

Eva:”Grazie” sorrise

E tra sorrisi e cose varie, fecero le loro valigie e poi aiutarono la loro Marta, dopodichè cenarono, e tutti e tre, stanchi, andarono a letto, non vedendo l'ora di partire. Marta, nella sua cameretta, e Marco si addormentarono subito. Eva invece, ripensava anche lei a quel brivido che aveva provato abbracciando Marco. “Sei ancora innamorata Eva – pensò - ...lo sei...è inutile non ammetterlo a te stessa...lo sei. E tanto...” e, pensando a questo, si addormentò anche lei.

 

- Roma, casa di Lady Victoria, sera tardi -

Maya:”Marco è uno stronzo nonna, avrei dovuto capirlo subito!”

Lady Victoria:”Dovevi aspettarselo da uno così, tesoro”.

Maya:”Uno “così” come, nonna?”

Lady Victoria:”Un popolano, tesoro...forse se fossi stata con Jay tutto ciò non sarebbe successo e tu non avresti sofferto inutilmente come stai facendo ora!”

Maya:”Lo so, nonna, lo so. E me l'ha detto anche papà”.

Lady Victoria:”Immaginavo. E ora che farai tesoro? Tornerai a Palazzo a Lussemburgo?”

Maya:”Si, ma non prima di aver fatto un po' soffrire Marco...una piccola vendetta” disse, con un ghigno cattivo.

Lady Victoria:”Maya, tesoro, non fare...” Maya la interruppe.

Maya:”Nonna, non posso dargliela vinta così, lo capisci anche tu”.

Lady Victoria:”Fossi in te, non mi metterei nei guai di nuovo!”

Maya:”Buonanotte nonna” senza neanche starla a sentire...

Lady Victoria:”Buonanotte tesoro...”

Maya andò su, lasciando Lady Victoria non convinta affatto.

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