Lettere

di Locke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Baby,what did you expect? ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


2 capitolo

Caro Edward

 

 

Spero tu stia bene.Io non sto affatto bene,ma riuscirei a sopportare tutto se avessi la certezza che almeno tu sei felice.

Davvero.Non chiedo poi molto.Solo un segno,uno stupidissimo segnale,una magra consoazione per il mio futuro.La speranza.Non mi serve altro.

Ho deciso di continuare a vivere.Ho deciso di lottare,per te,per nostro figlio.E anche per me.

Non sono così masochista come sembro.

Sarai contento nel sapere che la gravidanza va piuttosto bene.Non ci sono complicazioni.Nessun anomalia,nessuna demorfità.È tutto perfettamente normale.Il nostro bambino cresce sano e forte come un sempicissimo essere umano.

Incredibile vero?Ma in un certo senso lo sapevo.

Quando tre anni fa ti ho incontrato per la prima volta,ho smesso di credere all’impossibile.

Semplicemente non potevo.Dopo tutto quello che ci è successo,ormai non mi stupisco più di niente.

Per questo continuo a sperare.Oh gli altri non si sono rassegnati,la rabbia e il dolore brucia ancora..

Troppo forte,troppo devastante.Ma nonostante io sia l‘umana del gruppo,in un cero senso l’elemento più ordinario,sono anche l’unica che ha ancora conservata la speranza.

La mia non è una cieca ostinazione nel negare la verità.O almeno non solo quello.

So che tornerai.So che ti rivedrò.Per te poi non dovrebbe essere troppo difficile.

In fin dei conti nessuno dei due era troppo incline a rispettare le regole.

E un eccezione in più non farebbe del male a nessuno.Io ne ho bisogno.Ne ho maledettamente bisogno.Se non per me,almeno per nostro figlio.Sto cercando di essere forte,una persona migliore.

Quando nascerà non voglio che debba sopportare anche la mia perdita.

Per questo mi faccio convincere dalle folli idee delle tue sorelle.La mia camera è diventata una discarica.Ovunque sono sparsi pacchetti e bustine,con l‘icona di un bebe disegnato sopra.

Sono una quantità esagerata,e sospetto che ve ne siano degli altri nascosti in garage.

Ma non mi preoccupo.Tento di essere transigente.Fingo di interessarmi ai libri sul parto e sui giochi adatti alla prima infanzia.L’unica cosa in cui mi sono veramente intestardita è stata “la faccenda ospedale.”Ma cerca di capirmi.

Dopo aver trascorso un mese immobilizzata in un lettino d’ospedale ho imparato ad odiare qualsiasi cosa mi ricordi quell’ambiente sterile ed opaco.

Adesso se avverto l’odore di un anestetico mi viene da vomitare.Anche se a dir la verità è quello che faccio di più nell’ultimo tempo.

Mangiare e vomitare.Forse in realtà il bambino non ha bisogno di cibo.

Sennò perché passerei la mattina piegata sulla sponda del water?Anche se Carl dice che è normale io non riesco a farci l‘abitudine.Lo detesto.Detesto anche solo sentir nominare la parola cibo.

Detesto il bianco e detesto dover ritornare in quel luogo.Sono riuscita ad ottenere un po di concessioni a riguardo.Dato che Carlisle è un dottore posso risparmiarmi un sacco di visite,anche se non riesco ad evitare del tutto quella tortura.

Ma non sono da sola.Ogni volta vengo sempre accompagnata da Rosalie,Alice ed Esme,e anche da Jasper e da Emmett se non sono a caccia.

A tale proposito devo avvertirti che i tuoi famigliari mi stanno viziando in un modo assurdo.

Non voglio sembrarti cattiva.Dopo tutto quello che hanno fatto,sarei un ingrata se dicessi di non sopportarli.Non è che non li sopporto,è solo che a volte mi sento oppressa.

So di essere egoista.Non posso negare il contrario.Si sono fatti tutti in quattro per farmi sentire felice.Addirittura Rosalie.La superba Rosalie,che ora passa il tempo a scegliere vestitini per neonati,e a leggere cataloghi sulle pappette nutrizionali.

In un certo senso sento come se questo figlio non fosse più mio.O meglio,non soltanto mio.

Come se non avessi più la possibilità di decidere.Ora non ci sono solo io.Esiste un’altra creatura a cui devo pensare.E fare del male a me stessa,saltare i pasti o cose del genere,significa danneggiare il bambino.Anche se il bambino è un esserino microscopico lungo qualche centimetro.

“Bella,pensa al bambino.”

“Attenta Bella,potresti fare del male al bambino”

“Bella sei sicura che quel cibo sia adatto per il bambino?”

Questo è diventato il ritornello rituale.E ogni volta che sento la parola bimbo,o bebè all’interno della frase so di aver perso in partenza.Non ho il potere di ribellarmi.

Devo obbedire punto.Le tue sorelle mi trattano con dolcezza e pazienza e mi viziano peggio di una principessa,ma se qualsiasi mio atteggiamento mette in pericolo la salute del bimbo,si trasformano in generali intransigenti.

Esme e Carlisle non sono da meno.Per esempio ho detto che non volevo un interfono nella mia camera,dato che era inutile,ma Esme annuiva e intanto preparava l’ordinazione.

Mi assecondano al momento e poi fanno come li pare.Forse pensano che oltre ad essere malata ed umana sono anche deficiente,come se avessi perso le mie facoltà cognitive.

Credo sia il loro modo di affrontare il dolore.Anche se sono incinta e mezza invalida riesco lo stesso a notare i segni della loro sofferenza.Lo vedo dall’atmosfera forzatamente gioisa,dal modo in cui evitano di guardare il tuo pianoforte o di pronunciare qualcosa che possa anche solo essere vagamente ricollegata a te.

Dal modo in cui Esme ogni tanto si attorciglia le mani in maniera nevrotica,o come Carl rimane immobile a fissare la porta della tua stanza quando pensa che non lo guardo.

I loro volti stanchi sono lo specchio del mio.Il loro tormento malcelato è il mio stesso tormento.

E anche se una regola mai pronunciata vieta di pronunciare il tuo nome,so che quando Alice si azzittisce improvvisamente o quando Rose abbraccia di slancio Emmett,stanno pensando a te.E le parole non dette pesano come macigni e mi impediscono di guarire.

Ci impediscono di guarire.In fin dei conti io sono rimasta un mese rinchiusa in un ospedale e non posso sapere quali sono state le loro reazioni istantanee.

Lo so,vorresti che mi impegnassi di più.Sei sempre stato così testardo,così ostinato a voler fare sempre a cosa giusta.

A mia discolpa posso dire che sto tentando di migliorare.Mi sto sforzando veramente di non pensarci,di far finta che tu non fossi mai esistito.Mi sforzo di fingere,di sembrare come minimo felice,preoccupata per la gravidanza.

Voglio essere una buona madre.Voglio davvero essere una buona madre per nostro figlio.

A volte ci riesco e posso quasi fingere che sei partito per una vacanza.

Mi aspetto di vederti tornare da un momento all’altro.Mi aspetto di vedere la tua figura sull’uscio di casa,un’espressione raggiante in volto,mentre entusiasta mi gridi“sorpresa!”

Sorridi felice e ti smetti a sghignazzare quando vedi la mia faccia sbaordita.

Davvero,come potevo pensare che mi avevi lasciato.Quant’ero stata stupida.Come potevo aver creduto,anche solo per un’istante che tu non saresti tornato.

Non riesco a reggere il tuo sguardo.Le lacrime mi bagnano gli occhi,e piango di felicità.

Tu mi fissi contrariato.Ma cosa mi era passato per la testa?Ero stata totalmente assurda.

E anche Alice,Esme,Jasper e il resto della famiglia ci raggiungono allegri.

Alice mi raggiunge e mi abbraccia.

“Scusa Bella.Sono così felice,non ce la facevo più a mantenere il segreto.Io volevo dirtelo,ma non volevo rovinarti la sorpresa”

Già,e che sorpresa.

“Allora Bella?”chiede Emmett ridendo.“Ti è piaciuta la sorpresa?”

Io non riesco a parlare.Bacio Edward e rido anch’io felice.

Non è mai successo.È stato solo uno scherzo.Uno scherzo perverso durato troppo a lungo.

Ma io non ce l‘ho con te.Ti posso perdonare tutto.Certo non avresti dovuto farmi soffrire così.

Non dovevi abbandonarmi,ma io ti ho perdonato.Non posso resisterti.

Quando ho visto quanto eri dispiaciuto,ti ho abbracciato e ti ho detto che era tutto apposto.

Davvero non fa niente.In fin dei conti l‘avevo sempre saputo.

Ora dovevamo pensare al futuro.Dovevamo pensare al bambino.Al nostro bambino.

Che stupida che ero stata a credere che l’avrei cresciuto da sola.Tu amavi i bambini.

Non avresti mai rinunciato a nostro figlio.Che sciocca che ero.

E ora che ci penso viene anche a me da ridere.Era tutto perfetto.

Il giorno dopo saremmo andati da Charlie,e poi in chiesa per organizzare il matrimonio.

Dovevamo sposarci.Presto,prima che partorissi.Anche se un po mi dispiaceva.Io volevo che nostro figlio fosse presente al nostro matrimonio.Vabbè non importava.

Potevamo sempre sposarci un’altra volta.Tu lo dicevi con tale noncuranza,che mi sentivo scoppiare il cuore di gioia.Dio,ti adoravo quando facevi così.

Quella notte facemmo l‘amore per molto,molto tempo.Prima con passione quasi con violenza,e poi con dolcezza,per celebrare la gioia di ritrovarci.

E prima di addormentarmi parlammò a lungo.Dovevamo comprare una casa.Una casa piccola ma accogliente,adatta per i bambini.Perche ne avremmo avuti più di uno.E poi dovevamo scegliere il nome.Si il nome,passammo ore a discutere quale fosse quello più adatto.

Io speravo in un maschietto,ma tu preferivi una femminuccia.Ma anche questo non era un probema.

C’era sempre la prossima volta.Si,il nostro bambino avrebbe avuto tanti fratellino e sorelline con cui giocare.Era tutto perfetto.

Dovevamo aspettare solo domani e poi…

 

“BELLA?BELLA?”Una voce insistente mi chiamava.Alice.“Bella?Bella ci sei?Ti senti male,oddio hai un mancamento…”

Sospirai.Perche aveva dovuto interrompermi?Stava andando tutto così bene.

“Si Alice,sto bene.Non ho niente,ero solo sovrappensiero.Che vuoi?”

“Esme voleva sapere se oggi andavi a fare la visita con il ginecologo.Non mi pare che fosse stata annulata”

Merda.Me ne ero completamente dimenticata.Dovevo andare dal ginecologo.

“Bella?”mi chiese Alice dubbiosa.

“Si,si hai ragione.Aspetta che finisco e poi vengo”

Il suo sguardo si soffermò sulla pila di fogli che stringevo in mano.La sua bocca si tese in una smorfia di disapprovazione.

“Bella non credo sia il caso.Forse dovresti pararlne con Carl.Magari…”

“Ho detto aspetta”la interruppiì acida.

“Ci metto un secondo.Ho quasi finito.Per favore aspettami fuori”

Vedo un lampo di sofferenza balenare su suo volto da folletto.Prima di andarsene si volta triste verso di me.

“Scusa Bella.Non volevo essere invadente.Davvero scusa,non so che mi è preso.”

Se ne va,sparendo veocemente.

Sospiro rilassata.Alice non approva la mia idea di scriverti delle lettere.È convinta che mi sto facendo del male.

Secondo lei il mio comportamento non porta da nessuna porta,ma io non lo trovo affatto deleterio.

Scriverti mi aiuta molto.Riesce a lenire in parte la mia sofferenza.

Scrivendo,riordino i miei pensieri e posso districare il nodo di emozioni che mi dilaniano il cuore.

Devo essere sincere.Quanto ti parlo non ho bisogno di nascondermi dietro inutili sotterfugi.

Sono me stessa.Non ho bisogno di fingere quacosa.Mi fido di te,e non mi vergogno ad ammettere le mie paure e le mie bassezze.So di non essere alla tua altezza.Tu eri sempre così altruista,così dolce e generoso,sempre pronto a consolarmi e a farti carico del mio dolore.

Il tuo amore per me era disinteressato.Non avevi bisogno di possedermi.Volevi soltanto la mia felicità.

Io non sarò mai come te.Sono troppo egoista.Penso sempre a me stessa.

Al mio dolore,alle mie paure,al mio stato d’animo,ai miei pensieri,ai miei bisogni…

Me,me,me,me.Solo e sempre me.Nonostante mi sforzi,il mio istinto di autoconservazione e la mia volontà di proteggermi sono troppo forti.Non mi importa se con il mio comportamento faccio del male altri.

L’unica cosa che mi interessa è di non soffrire,di liberarmi da mio tormento,addossandolo sulle spalle degli altri.Francamente non so se sarò una buona madre.

Questo bambino lo avvertò più come un peso,che come un dono.Già prima ero molto debole,ma ora con il fatto della gravidanza ho perso tutte le mie forze.Anche i piccoli movimenti mi provocano delle fitte di dolore,e fare cose apparentemente sempici e banali,mi costringono a dispendiare un gran quantitativo di energie.

O non fraintendermi io voglio questo bambino.Lo voglio disperatamente,perche è l‘unico legame vivente che ho con te.

Lo amo perche ti amo,e perche so che guardandolo vedrò te.Ma non mi sento attratta da lui come creatura di per se.Non so se riuscirò ad amarlo.

Io voglio te.Voglio anche tuo figlio,ma sarei disposta a cederlo pur di riaverti indietro.

Oh so di essere una madre snaturata.In effetti provo ribrezzo per me stessa.Ma non posso farci niente.Non posso cambiare quello che provo,e fingere altrimenti sarebbe una spregevole ipocrisia.

Non oso parlarne con nessuno perche mi vergogno e temo la loro reazione.

Temo il loro disgusto.Nonostante a volte non li sopporti,sono la mia famiglia ormai.

E li vogl io bene.Non potrei vivere senza di loro,anche se farei volentieri a meno della loro eccessiva invadenza.

 

Ogni tanto quando ti scrivo Alice viene ad osservarmi.Non mi piace essere fissata,e vorrei poter avere qualche momento di privacy,lontana dai loro occhi inquisitori che vagliano attentamente ogni mio comportamente,ogni mia singola scelta per scorgere qualche segno di cedimento.

Si aspettano di vedermi crollare da un momento all’altro.D’altro canto io non ho nessuna intenzione di cedere,ma le mie proteste non vengono nemmeno prese in considerazione.

Mi trattano con condiscendenza come se fossi una bambina di quattro anni,che ha bisogno di essere protetta e rassicurata. E ogni giorno diventa sempre peggio.

Da quand’è successo quello che è successo Alice non ha più fiducia nelle sue premonizioni.Per questo,ho una guardia del corpo che mi spia in ogni istante del giorno.

Naturalmente loro negano tutto.Come se Emmett si trovasse per caso all’una di notte dietro la porta della mia camera.O Jasper ed Esme,prontamente attrazzati con un libro da leggere o un lettore  cd in tasca.Hanno addirittura stabilito dei turni.

Il loro comportamento è esasperante.A volte vorrei urlare loro di smetterla,ma dato che non ho un minimo di coraggio,e neanche la forza per ribattere preferisco sopportare in silenzio.E sopporto.

Sopporto tutte le loro attenzioni.Sopporto che Alice e Rosalie mi regalino centinaia di inutili capi per il nascituro,anche se non ho voluto fare l’ecografia e quindi non ho idea se sia maschio o femmina.

Sopporto che Emmett mi prenda in braccio come ad un invalida,ogni volta che devo scendere le scale,anche se sono solo a quarto mese di gravidanza,e le atre donne incinte continuano a lavorare.

Sopporto lo sguardo intransigente di Esme,che controlla rigorosamente ogni singolo pasto che mangio.Probabimente fa il conto delle calorie e dei valori nutrizionali per accertarsi che riceva la giusta dose di proteine.

A volte mi aspetto quasi di essere imboccata o di farmi vestire da una delle tue sorelle.

Forse da un giorno all’altro mi chiuderanno dentro un box di plastica,per evitare qualsiasi possibile incidente.

E mi passeranno il cibo da una minuscola fessura che da sull’esterno.

Forse sto esagerando.Mi sento in trappola.In trappola da me stessa.In trappola con me stessa.

Invecie di essere preoccupata per il bambino,ed apprezzare tutti i loro sforzi non faccio altro che lamentarmi.

Sono consapevole che è il loro modo di affrontare la situazione.Probabimente è molto meglio che impazzire.

Tenere occupata la mente è utile per ignorare il dolore.E doversi occuppare di un’umana mezza invalida ed incinta,è ancora meglio.

Ma a volte non ce la faccio più,e mi chiudo in camera mia,maledicendoli in tutte le lingue del mondo.

“No,non volevo un bicchiere di tisana alle erbe.Non mi interessava il corso di parto prenatale,e no non avevo bisogno di una borsa d’acqua calda per lenire il dolore alle giunture”

Stavo bene.Avevo solo bisogno di stare da sola.

Dovevo stare da sola,altrimenti mi prenderà un collasso nervoso.

Rimpiango quasi la calma statica della camera d’ospedale.Almeno lì,potevo passare il tempo a contare le crepe del muro e ad osservare le goccie di flebo che scendevano nel tubicino trasparente per penetrare nel mio corpo.Il rumore del battito del mio cuore era rassicurante.

In un certo senso era il mio unico modo per essere conscia del trascorrere del tempo.

Il lento ed impacabile ticchettio del mio battito cardiaco.

Tum-Tum.Tum-Tum.La luce del sole penetra debole dalla tenda della finestra,e l’odore di marmellata appena scartata mi riempe le narici con il suo odore dolciastro.

Tum-Tum.Tum-Tum.Le infermiere parlottano del nuovo ed affascinante pediatra,ridacchiando come ragazzini del liceo,ed intanto mi vengono a controllare la pressione.

Tum-Tum.Tum-Tum.Un ragno trascorre le ore ad intessere una sottile ragnetela argentata,ed attende paziente che un’ignara mosca cada nella sua trappola elaborata.

Tum-Tum.Tum-Tum.Notte e giorno.Morte e vita.Il ragno per cibarsi uccide la mosca inerme.E quache essere umano,ogni mattina,esce dall’ospedale avvolto in un sacco di celofan.

Vengono a prelevarne il corpo,e ogni tanto mi capita di vedere lo sfortunato essere coperto da un telo di pastica per uscire dalla porta di servizio.

Insetti ed animali.Esseri umani e vampiri.Siamo tutti condannati allo stesso destino.

Nessuno è veramente immortale.E che differenza c’è tra la morte della mosca e quella di una persona?Cosa cambia?Nell’ordine cosmico tutte le vite sono di eguale importanza.

E forse la morte della mosca,impotente vittima di un ragno famelico,non merita più lacrime della morte del simpatico vecchietto del vicinato.

Sto delirando.Probabilmente sono impazzita.Per questo i tuoi fratelli mi trattano come una bambina di cinque anni.Non hanno il coraggio di dirmi che sono malata,forse pazza…

Non so che razza di madre potrò essere.Come potrò prendermi cura di un bambino se non riesco neanche a badare a me stessa?Non mi capita più spesso ma ogni tanto cado in una specie di catatonia.Divengo immobile,e smetto di ragionare…Non riuscirei a muovermi neanche se un tram stesse per investirmi.

In fin dei conti è un bene per me avere delle persone che mi controllano.Così posso essere sicura di non fare del male a me o al bambino.

Sento addirittura la mancanza della mia squallida cameretta d’ospedale.

Lì era tutto così irreale.Sembrava quasi un sogno.La vita non aveva significato.

Come i pasti controllati serviti in piatti disinfettati,e le visite che duravano solo due ore.

I tuoi fratelli ovviamente,essendo i figli de primario,potevano permettersi di sgarrare ale regole,ma in definitiva almeno là potevo stare in pace.

Ero malata e per questo dovevo curarmi.Le altre persone erano solo volti futtuanti ne mio oblio personale.

A stento riuscivo a pensare coerentemente,figuriamoci sentire la tua mancanza.In un certo senso stavo bene.

E per i giorni cattivi,come li chiamo io quando covo propositi di suicidio,potevo sempre farmi iniettare qualche tranquilante o una dose di morfina.

Il momento peggiore è stato quando sono stata dimessa dall’ospedale.Il dolore mi ha investito come una marea in piena,e ho creduto di affogare.Mi si mozzava il respiro e non riuscivo a vedere oltre i nero.

Carlisle mi ha aiutato.Esme mi coccolava in continuazione e Jasper ed Emmett si facevano in quattro per strapparmi un sorriso o per invogliarmi a mangiare.

Rose ed Alice mi sono state sempre accanto.Ho legato tantissimo con Rosalie.Ora la considero come una sorella al pari di Alice.

Ma d’altronde dopo tutto quello che hanno fatto per me non poteva essere altrimenti.

Comunque tu non devi preoccuparti.Sono migliorata.Ti farà piacere sapere che le ferite si sono competamente rimarginate e non rimarrà altro che qualche pallida cicatrice.

Non che interessi a qualcuno ormai.Praticamente non incontro più nessun estraneo,figuriamoci quache ragazzo a cui possa interessare il mio corpo.Ma ora è a me che interessa.

Nella disperazione sto iniziando a coltivare la mia vanità.

Ho ripreso a mangiare,e nonostante vomiti quasi tutto quello che ingerisco,sono ingrassata di cinque chili.

Non voglio più morire.Voglio vivere.E nonostante il trauma mi abbia debilitato molto,sia dal punto di vista fisico che emotivo,mi aggrappo con tenacia alla vita.

Voglio vivere,per nostro figlio.Forse non lo amo abbastanza.Forse non sarò una buona madre,ma vogio tentare.Voglio vedere i suoi occhi illuminarsi,saperlo vivo al sicuro.

E forse allora troverò abbastanza motivi per continuare ad andare avanti.Forse.

 

Non so ma un “forse” mi pare un modo brutto di finire una lettera.Alice è convinta che sia uno spreco di tempo,ma non mi interessa.

Io so che la leggerai.Ne sono convinta.Come sono convinta che mio figlio sarà un maschietto,anche se non l‘ho detto agli altri per non rovinare la sorpresa.

Sempicemente lo so.Chiamalo istinto,ma so che un giorno la leggerai.Me lo sento dentro.

È una strana sensazione ma mi da un briciolo si speranza.Sottile,effimera ma pur sempre speranza.

È quello di cui ho bisogno.Ne ho così bisogno che mi ci aggrappo tenacemente con le unghie,in maniera disperata,convulsa,patetica,ma non accetto un no come risposta.

Forse non eri tu il solo ostinato.Probabilmente ora ti sto battendo per testardaggine.Sono cocciuta,ostinata,lo riconosco,ma quando mi impunto su una cosa niente riesce a smuovermi.

Ma questo lo sai gia.Mi conosci.Come sai che non sono molto brava con i saluti.Vorrei non andare.

Non voglio andare dal ginecologo.Sarò costretta a sentire un sacco di spiegazioni inutili e noiose.

Ma non posso rimandare.Sono gia tre volte che do buca.Anch’io in fin dei conti ho diritto alla mia dose di esasperazione.Come paziente devo essere terribile.Insopportabile.

Ma non me ne curo.Ho smesso di interessarmi a simili inezie molto tempo fa.Ho deciso di prendere la vita come viene.Non posso fare altrimenti.Sono stata costretta ad intraprendere questa strada,e una cupa rassegnazione è meglio di una rabbia vana.

Indosserò i vestiti pre-mamma comprati da Rosalie,mi metterò quel nuovo cappottino regalatomi da Alice con il cappello color malva abbinato.

Non ci vorranno più di tre ore.Sopportabile.Lo farò per te,per nostro figlio e per me.

E mentre camminerò verso la macchina di Emm,non potrò non lanciare uno sguardo all’uscio di casa,e sperare che a mio ritorno tu sarai lì ad attendermi,e a gridarmi che era tutto uno scherzo.

Solo uno terribile,stupido scherzo.

 

Per sempre tua,

con amore                                  

 

                                     Bella

 

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Capitolo 2
*** Baby,what did you expect? ***



Un grazie speciale a Giuggiolina e elyxyz che sono state così gentili da lasciarmi un commento
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2 capitolo

Caro Edward

 

Sono incinta.Questo lo sai gia,ma ora il mio pancione è diventato ancora più grosso,che trovo difficile persino camminare

Sono incredibilmente goffa.Credevo che non potessi peggiorare,ma mi sbagliavo.

Ora mi muovo come una papera.Con un andatura traballante,instabile.Inciampo ogni tre passi con grande divertimento di Emmett.

Il dottore mi ha consigliato di stare a riposo e di evitare qualsiasi fonte di stress.

Non che faccia molto a dir la verità.Trascorro tutto il giorno rintanata nella mia cameretta.

Guardo la televisione,leggo qualche libro,e attendo che un meteorite precipiti nella mia camera per liberarmi dalla mia noia.

E a volte spinta da un qualche desiderio di autodistruzione mi avvicino al tuo pianoforte.

Mi siedo sul tuo sgabello e attendo.Attendo lo squarcio insopportabile del dolore.

Dolore che mi diverto a stuzzicare e ad incoraggiare.Come una bimba che lancia incauta un pezzo di carne ad uno squalo ed aspetta di vedere le consequenze.

So di essere masochista.La maggior parte delle volte riesco a fare finta di niente.

Ma poi...Poi cedo.Inevitabilmente.

Mi permetto solo di sfiorarlo.Lievemente,per quache istante,per poi ritrarre la mano spaventata.

Non mi concedo più di questo.Qualche momento,qualche misero attimo durante il quale il mio dito entra in contatto con la superficie liscia e levigata del tuo pianoforte.

Un semplice contatto.Così forte,però da lasciarmi stordita per ore.

Non oso più di questo.A volte provo l’impulso di spingermi oltre.Di più.

So che ce la farei.Ce la potrei fare.Potrei premere il mio dito su un tasto.

Assaporare la dolce nota musicale che scaturirebbe da quel mio semplice movimento.

Potrei farlo.So che potrei.Ma poi avrei la forza di sopportare il dolore?

Quel dolore che inesorabilmente mi colpirà se mi spingerò a ricordare.

No.Sono debole.Troppo debole per questo.

Preferisco di gran lunga fissare per ore e ore il profilo del tuo pianoforte.

Mi concentro sulle venature del legno,che variano dal marrone rossiccio ad uno più scuro,color ebano,e le osservo come se a loro interno ci fosse racchiuso un intero mondo.Un mondo che mi permette di dimenticarti.

 

Alice non approva.Nessuno dei tuoi famigliari approva il mio comportamento.

La definiscono una cosa perversa.Perversa ti rendi conto?

Secondo me esagerano.O meglio non me ne importa più di tanto.

Li ho battuti.Per una volta ho avuto la meglio su di loro.

Volevano spostarlo,casomai farlo sparire completamente.Non glielo avrei mai permesso.

In fin dei conti il mio comportamento non nuoceva al bambino.Non sono riusciti a trovare una scusa medica,secondo la quale scriverti lettere o fissare il tuo pianoforte sia dannoso per la gravidanza.

Era stata l’unica volta in cui avevamo affrontato la questione.Di solito evitavano qualsiasi argomento potesse essere ricollegato a te.

Questo mi ha lasciata felice.Sono riuscita a minare il “sistema”come lo chiamo io.

Ho trovato una falla,un punto debole,e ho premuto,fino ad ottenere ciò che volevo.

Ho vinto.È infantile,lo ammetto.

Probabilmente stupido,inutile,oltre che controproducente.So che loro vogliono soltanto il mio bene.

Vogliono aiutarmi.Dovrei essere più matura,più adulta,sto per diventare madre.

Dovrei.Eppure non riesco a pensare ad altro.

Ho vinto.Vinto.Vinto.Vinto.L’euforia della vittoria è sempre meravigliosa.

Mi illude di avere una qualche forma di potere sulla mia vita.

Mi fa sentire forte,potente.Non sono alla mercè del mio nemico,sono ancora in grado di difendermi.

Oh voglio bene alla tua famiglia,non fraintendere.Si fanno in quattro per me.

Ma il loro affetto e la mia gratitudine non possono annebbiare la verità.

Siamo in guerra.Io contro loro.

Vogliono costringermi a fare cose che non voglio,ed io mi oppongo.

Che c’è di male?E tra l’altro è l’unico modo per riempire le mie giornate.

Sono stufa di leggere.Sono stanca.Mi alzo il mattino e mi sento esausta.

Non è una stanchezza fisica,ma morale.Sono spossata.Distrutta dalla noia.

E il desiderio di rimanere al letto e di non alzarmi più si fa sempre più forte che mai.

 

Mi osservo allo specchio e al solito faccio fatica a riconoscermi.Non mi riconosco.

Una ragazza pallida mi ricambia lo sguardo.Un ragazza con il pancione,un vestitino pre-mamam a fiorellini,e uno sguardo statico e penetrante,antico e giovane allo stesso tempo.

“E allora,cos’hai da guardare”sembra sussurrarmi.“Cosa vuoi?Perche mi fissi?”

Non sono io.Non posso essere io.

È un pensiero automatico.Non sono in grado di controllarlo.

Come non posso non provare disgusto ogni volta che osservo quella figura patetica.

Quella figura rattappita,con le guancie scarne e gli occhi incavati,raccolta su se stessa,come se avesse troppa paura persino per alzare lo sguardo.

Mi osservo e vengo assalita dalla nausea.

Il mio aspetto mi accomuna più alle persone anziane che alle ragazze della mia età.

Gli occhi fissi,bassi,la musculatura molle,un’apatia così assoluta che assomigia ad un buco nero nel quale rischi di precipitare.

Chi mi vede prova come minimo un senso di disagio.La mia sola presenza è capace di scombussolare le altre persone.

Emano come una sorta di vuoto,un vuoto che annichilisce chiunque lo incontri.

Ed io in questo vuoto ci precipito,continuamente.Giorno dopo giorno,ci cado all’interno.

Non sono impaurita.Sono semplicemente annoiata.

E allora?mi viene da urlare.

Cosa viene dopo?In quale strabiliante paese delle meraviglie mi risveglierò?

Sono stanca di precipitare.Stanca di quest’insensata caduta libera.

Sto ancora aspettando la mia ricompensa.

Come Alice.Alice che insegue il bianconiglio e ruzzola al’interno del paese delle meraviglie.

Perche in fin dei conti non si può cadere in eterno no?

Anche il buco più scuro ha pur sempre un fondo.

E io attendo.Non mi importa del dolore o delle consequenze.Attendo semplicemente.

Attendo di scoprire il paese delle meraviglie.

Oh non importa se si rivelerà un paese degli orrori.Purchè questo strazio finisca.

Nessun orrore può liberarmi dal lento ed inesorabile incedere della vita.

 

Il tempo ora come ora,sembra non trascorrere mai.All’inizio amavo la mia camera.

Ora mi disgusta.La odio come odiavo la mia cameretta asettica dell’ospedale.

Odio la carta da parati a fiorellini che ricopre i muri immacolati.È giallo splendente.

Forse Alice sperava che mi mettesse allegria.Ora più la osservo e più mi viene da pensare al vomito.

Detesto i mobili di legno antico e i soffici tappeti,e le montagne di coperte ammassate sul mio letto.

Dapprima trovavo tutto confortevole.Ora lo trovo asfissiante.

Sembra quasi che i muri della mia camera si restringano giorno per giorno.

Giorno per giorno tutto rimpicciolisce,fino a farmi apparire come un goffo e sgraziato gigante.

Addirittura inizio a pensare che se continuano così,una notte mi ritroverò soffocata.

 

Sto diventando paranoica.Calmati Bella,calmati.Respira.Pensa in positivo.

Ma l’unica cosa positiva che mi viene in mente è Charlie.Charlie.

Tre giorni fa sono andato a trovarlo.Sta bene.

Ovviamente gli manco,ma anni ed anni di esercizio,l’hanno abituato a sopportare bene la solitudine.

Ogni volta che vado a trovarlo,gli porto sempre un po’ di cibo,qualche piatto appositamente preparato per lui,anche se naturalmente non glielo dico.

Si preoccuperebbe inutilmente.

Anche lui è convinto che dato che sono incinta debba essere trattata come un invalida.

Anche se sono solo al quinto mese,guidare sarebbe come uccidere il bambino,dal suo punto di vista.

Non me lo ricordavo così intransigente.O meglio la mamma non me ne aveva mai parlato.

Aveva sempre avuto un talento unico per cancellare i ricordi negativi.Talento che io non ho affatto ereditato tra l’altro.

Se dal punto di vista fisico assomiglio molto a mia madre,il mio carattere malinconico ed introverso è sicuramente una prerogativa di Charlie.

Fatto stà che ora,per spostarmi a Forks mi faccio scarrozzare da Emmett.Mio padre approva.

Sono convinta che Alice gli abbia fatto il lavaggio del cervello.Magari anche Carlisle "ha aiutata con i suo parere da esperto”.

Mi viene da ridere.Sono tutti contro di me.Mi sembra di essere in trappola.

“Forza Bella,non comportarti come una ragazzina,fallo per il bambino”

“Bella non ti sforzare,affaticherai il bambino”

“Suvvia Bella fai questo piccolo sacrificio.Non mi sembra poi tanto grave no.Ricorda che lo fai per il bambino”

Il bambino,il bambino,il bambino.Ormai è diventato una presenza costante nella mia vita.

Una presenza quasi opprimente.In un certo senso mi sento tradita.

Sento come se il bambino ti avesse rimpiazzato.Nei loro cuori la sua presenza ha sostituito la tua.

È te che hanno tradito.È te che hanno abbandonato.

Dopo solo un mese è come se ti avessero dimenticato.Come fanno a non capirlo?

Come fanno ad essere così ciechi ed ottusi?

Mi fa star male.La loro perdita della speranza mi ferisce come una coltellata a cuore.

Sono l’unica che ancora crede che un giorno tornerai.Sono sola.

Non credevo che potessi provare un tale senso di solitudine.Cosi potente da lasciarmi frastornata.

Mi sento sola.Ma quello che fa più male,quello che proprio non posso sopportare è la consapevolezza di essere colpevole.

La consapevolezze che anch’io ti ho tradito.Anch’io ti ho dimenticato.

Io,che invecie di soffrire continuo ingiustamente a vivere.

Ti ho rubato la famiglia.Ora guardano me,cercano me,quando sentono la tua mancanza.

Cercano me e il bambino.Il tuo bambino.Il mio bambino.

Quel bambino che però non sarà mai nostro.

Non so se amarlo.Non so se posso amarlo.E questo mi terrorizza.

Il fatto che quest’ombra,questa paura sottorranea ogni tanto risalga in superficie mi fa sentire un mostro.

Non sono una brava persone.Le brave persone gioiscono alla nascita del loro figlioletto.

Le brave persone sono delle mamme allegre e dei papà sorridenti.Le brave persone sanno come comportarsi.Le brave persone non pensano certe cose,non provano certe cose.

Non so se amare mio figlio.Non so cosa provo per lui.Una parte di me lo odia.

Lo odio perche lui è vivo,dentro di me,mentre tu mi hai abbandonata,mentre te,di cui avevo un disperato bisogno mi hai lasciata.Mi hai lasciata quando non potevo fare a meno di te.

Come hai potuto Edward?Edward,Edward,Edward.

Di chi è la colpa?Di chi è la colpa di tutto quello che ci è successo?

Mia,tua,di Jacob?A volte me lo chiedo,ma per la maggior parte del tempo me ne frego.

Appiccicare alla fronte di qualcuno una medaglia con su scritto“colpevole”non ti riporterà da me,ne renderà la mia vita migliore.

È anche per questo che sopporto le bizzarrie dei tuoi famigliari.

Riversare su di loro il mio dolore e il mio disprezzo non lenirà ne il mio dolore ne cancellarà il disprezzo che provo per me stessa.

Dire loro che sono degli stupidi non servirebbe a nulla.

Alla fine finirei soltanto per sentirmi un verme.

Ognuno ha la sua porzione di responsabilità e di colpe.Tutti noi siamo responsabili.Responsabili per quello che è successo.Io più di tutti.

E non posso permettermi di criticare il loro modo di affrontare il dolore.Non ne ho il diritto.

E neanche il tempo.

Per quanto tenti di ammassare tutte le emozioni,i pensieri,le sofferenze in un unico piatto non posso scegliere l’opzione“una botta e via”

Non posso abbuffarmi fino a sentirmi male,ne vomitare tutto quello che provo.

No,sono costretta a sopportarlo.A sperimentarlo sulla mia pelle e ad imparare a convinverci.

Devo conviverci.Convivere con il dolore,convivere con me stessa.

Quella me stessa che tutte le mattine si risveglia accanto a me.Quella me stessa che mi rammenta il perche mi odio.

Devo convinverci.Come devo convivere con la tua famiglia,che ormai è divenuta la mia famiglia,con la spiacevole sensazione di averti derubato di qualcosa e di averti tradito.

E con Jacob.

Jacob.Questo è un altro tasto dolente.

Non riesco a pensare a Jacob senza provare il desiderio di distruggere qualcosa o di prendere il muro a testate fino a sanguinare.

Anche Charlie se ne è accorto.

Non sa perche,ma ogni volta che sento il nome di Jacob inizio a tremare convulsamente.

Dopo un paio di volte non ne ha più parlato.Come non affronta mai l’argomento bambino.

È felice di diventare nonno,ma non osa domandarmi niente sull’identità del padre.

Non so che scusa abbia inventato Carlisle.Una scusa che giustifichi la tua improvvisa sparizione e al contempo il fatto che io mi trovassi in ospedale in coma ed incinta.

Vorrei saperlo.Ma non chiedo.Traggo un piacere malsano nel’ignorare il mio bisogno.

L’unica cosa che desidero me la nego.Peggio,mi diverto a negarmela.

Questo è il mio personale modo di punirmi.

Comunque Charlie deve aver saputo per forza qualcosa,qualche assurda bugia.

Oppure ha imparato a sopportare l’ignoranza.Non so.Neanche io gli chiedo molto.

Quando lo vado a trovare non so mai come comportarmi,ne di cosa parlare.

Di solito ci sediamo al tavolino della cucina e ci osserviamo con circospezione,mentre lui mangia le cose che gli ho portato e mi domanda qualche futilità.Non scendiamo mai nel personale.

Ci sono troppi tabù.Cose che non vanno dette,di cui è pericoloso parlare.

Nessun accenno ad Edward,Jacob,La Push,Renee(che forse non è neanche a conoscenza della mia gravidanza).

Tutti i nostri incontri sono basati su un delicato gioco di equilibri.

Come il domino.Una mossa falsa e il sistema va in pezzi.

Camminiamo sospesi su una corda,con le mani e gli occhi bendati.

Quasi impossibile ma noi ci riusciamo.

Io non dico troppo per non smascherare le bugie di Carlisle e Charlie non chiede niente per paura di ferirmi.

Le nostre conversazioni sono false.O meglio non sono mai vere.Niente è vero tranne l’affetto che ci unisce.

Solo una volta dall’incidente Charlie mi ha parlato con assoluta sincerità.

Ero distesa sul lettino d’ospedale.Mi ero da poco risvegliata dal coma e ancora non si sapeva se ce l’avrei fatta.

Avevo il corpo ricoperto da cicatrici non completamente rimarginate e i numerosi farmaci,antidolorofici e le dosi di morfina mi avevano annebbiato il cervello.

Ero mezza morta.Ma non così morta per non accorgermi della sua presenza.

Per non sentire le calde mani di Charlie che mi stringevano tenaci e il suo volto arrossato dalle troppe lacrime.Era distrutto.Probabilmente dentro era rotto tanto quanto me.

C’è una quantità precisa di sofferenza e di dolore che possiamo sopportare.Io l’avevo superata.E anche mio padre.

Vedermi ridotta così,ha frantumato la soglia della sua sopportazione.

Non lo meritava.Non era giusto.

Lui era una brava persona.Certo non andava in chiesa tutte le domeniche,si dimentica i compleanni degli amici e preferiva di gran lunga giocare a carte o guardare la partita anziche lavorare o parlare con la figlia adolescente.

Ma amava i suoi figli.Era buono,ergo non potevano succedergli certe cose.

Le tragedie non potevano capitargli.

I figli morivano dopo i genitori,non rischiavano di rimanere paralizzati o in coma per il resto della vita.

Le figlie andavano al’università e diventavano persone famose,futuri premi nobel,non si trasformavano in ragazze madri.

Era sbagliato.E guardandolo negli occhi,capiì che dovevo aver distrutto ciò in cui credeva.

Ero stata in coma per quasi un mese.Avevo rischiato di morire.

Ero incinta,il padre del mio bambino era ignoto,o meglio non mi avrebbe aiutato a crescerlo e avevo da poco compiuto i diciotto anni.

Charlie era sconvolto.La sua espressione diceva chiaramente“Non può succedere a me.Non può”

Ma nonostante tutto,appena mi ero destata mi aveva abbracciata e mi aveva sussurrato la sua promessa.Mi aveva preso il viso tra le mani e mi aveva fissato dritto negli occhi.

“Ti voglio bene Bella.Ricordati,qualsiasi cosa farai io sarò sempre fiero di te.

Starò sempre dalla tua parte.Non esitare mai a chiedere il mio aiuto.

Ti voglio bene Bella.Non esiste niente di più importante di te nella mia vita.

Io starò sempre con te Bella,per sempre.”

Con il senno di poi credo fosse preoccupato della reazione di Renee e delle dicerie che gia iniziavano a circolare su mio conto.

Forse voleva rassicurarmi.Farmi sapere che lui non mi avrebbe voltato le spalle.

Avevo infranto i sogni di mia madre.E forse anche i suoi.

Non sarei mai andata all’università.Ne sarei divenuta una scienziata o il prossimo presidente degli stati uniti.

Voleva dirmi che potevo contare su di lui.In qualunque caso.

Ma non mi importa.Tengo quelle parole come il dono più prezioso.

Le tengo strette al mio cuore,perche so che mio padre mi ama,e che non sarò sola,o almeno non del tutto.

 

Ho quasi terminato.Le mie ore di libertà stanno volgendo al termine.

Ho promesso ad Alice di non dedicare più di un ora per scrivere le lettere.

Certo potrei infrangere la promessa ma preferisco di no.Sono ostinata.

Trovo adorabile impuntarmi nelle cose e far impazzire i tuoi famigliari.

L’altro giorno per esempio dallo studio di Carlisle è saltato fuori un vecchio giradischi.

Un pezzo unico,risalente agli inizi dell’1900.

Appena l’ho visto me ne sono completamente innammorata.

Gli altri volevano buttarlo ma io mi sono rifiutata.Dicevano che era troppo vecchio.

Io invecie lo trovo meraviglioso.Irresistibile nel suo scintillante color nero,con quell’aria antica,vissuta.Lo adoro.

Ho riesumato dalla vostra soffitta vecchi cd ed ora passo gran parte del tempo ad ascoltare musica strana proveniente dal 1950 o da tempi ancora più remoti.

Esme mi ha procurato anche delle enormi cuffie da dj.

Ed Alice quando ha visto che ormai ero decisa a tenerlo ha acquistato alcuni cd moderni.

Assurdo.Ci sono tutte le canzoni più famose dell’ultimo anno.

Questa scoperta mi ha migliorato l’umore.

Non so come ho fatto a resistere per così tanto tempo senza musica.

Anche le note classiche di un clarinetto o la musica pop degli anni sessanta e il jazz di New Oreans per me sono delle melodie stupende.

Stavo per spegnerlo,quando il disco si gira ed inizia una nuova canzone.

Non una semplice canzone.

La nostra? canzone.Ma dopo tutto quello che abbiamo passato tutte le canzoni dovrebbero essere la nostra canzone.

È stupido.Infantile,inutile.Eppure le lacrime mi scivolano sul viso senza che me ne accorga,e iniziano a cadere sulla confezione del cd bagnando le scritte colorate.

Piango.Incredibile.Trovo ancora la forza per piangere.

“Baby what did you expect?......Baby what did you expect?”

Baby che ti aspettavi?

Non lo so Edward.Francamente non lo so.

Forse ingenua com’ero,nutrivo la speranza che sarebbe stato diverso.

Non avrei mai immaginato di ritrovarmi ridotta così:sola,a parlare con un vecchio giradischi e a scrivere lettere che non sarebbero mai state spedite,dato che non conosco neanche l’indirizzo del destinatario.

Che mi aspetto Edward?Mi aspetto che le mie lettere,come per magia arrivino a te,e tu che in un giorno di gelida pioggia,ti presenti raggiante all’uscio della mia porta e che felice mi abbracci gridando“sorpresa”,tenendo in mano un grosso pacco colorato contenente le chiavi magiche per cambiare la mia vita.

“Baby what did you expect?......Baby what did you expect?”

Sinceramente Edward,non mi aspettavo questo.

 

Per sempre tua,

con amore

 

Bella

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


2 capitolo

Grazie grazie a tutte coloro che hanno commentato e che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti.Vi ringrazio di cuore.Un bacio a tutte Locke

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“Bella?”La voce soave di Alice mi riscosse dal mio dormiveglia.
Le sue mani gelide mi accarezzarono la fronte e mi scostarono dal viso ciocche di capelli umidi.
“Bella dai svegliati!Non puoi mica stare a poltrire tutto il giorno.Forza alzati dai
Avvertiì un altro rumore.Non era sola.
Mi alzai stancamente dal letto per osservare il viso angelico di Rosalie e l’espressione materna di Esme.
“Ciao.”sbiascicai.“Che volete?”
“Uff sei sempre la solita.Bella ma non ti ricordi proprio niente?Avevi promesso che oggi avresti scritto la lista per le cose del bambino”
La lista.Merda.Me ne ero dimenticata.
Beh non proprio dimenticata,in verità mi ero comportata in modo molto più pragmatico,avevo finto di dimenticarmene per non essere costretta a fare una cosa che non mi andava.
“Bella,non ci credo.Non l’hai fatta”era un accusa.
Anche Esme e Rosalie mi guardavano accigliate.
“Ehm non si può fare adesso?”tentai di rimediare ben sapendo che era inutile.
Quando Alice aveva iniziato ad accusarmi di non comportarmi bene nei confronti del bambino,e di non interessarmi a sufficienza all’argomento,mi ero offerta di compilare una lista di”cose utili”pur di farla azzittire.
Non era stata una buona idea.Anche perché ultimamente non riuscivo più a mantenere nessun impegno.
Oziavo durante tutto il giorno,rintanandomi ogni qual volta che potevo nella mia cameretta ad ascoltare canzoni sconosciute da un vecchio grammofono.
Bah Bella sei incredibile.Noi non sappiamo più che fare con te.Giusto ieri ne parlavo con Rose,sembra proprio che non te ne importi niente”
“Non credi di star esagerando?”borbottai ferita.
“Tu credi?E allora come mai ti sei dimenticata della lista?Non ti rendi conto,manca solo un mese e dobbiamo comprare ancora un sacco di cose”
Sospirai.Era impossibile discutere con lei.
Impossibile discutere con loro,che non avevano la minima intenzione di ascoltarmi ne di cambiare atteggiamento.
Suvvia Alice non esagerare..Bella è molto stanca.Non dovremmo assillarla”
La voce di Esme suonava come un leggero rimprovero.All’improvviso mi venne voglia di abbracciarla.
Non ero dell’umore per litigare con Alice.
Ero esausta,non riuscivo più a dormire tranquilla da alcune settima,e gli incubi che popolavano le mie notti spezzavano il mio fragile autocontrollo.
Sentite facciamo così.Oggi lasciamo Bella da sola con i ragazzi,così può stare tranquilla e un po’ per conto suo,e noi andiamo in citta a fare tutte le compere necessarie”Rosalie sorrise.
Si era trasformata in una mediatrice,una sorta di cuscinetto tra i miei eccessi e quelli di Alice.
Era incredibile.Ma eravamo tutti cambiati.
Da quel giorno ognuno di noi non era stato più lo stesso.
Una volta entrati nel tunnel degli orrori,anche se si riesce ad uscirne si rimarrà segnati per tutta la vita.
E la tragedia aveva lasciato su tutti noi cicatrici indelebili.
Riuscimmo a trovare un accordo senza litigare,salutai le ragazze che uscivano e Carl che andava al lavoro,felice di essere sola e libera.
Avevo agognato così tanto quel momento..
Mi accomodai su una poltrona e inizia a leggere un libro prestatomi da Esme,ma già dalle prime pagine la noia era troppa,e non volevo sprecare quela giornata standomene rintanata dentro la mia cameretta.
Provai ad ascoltare un po’ di musica.Ma senza il gusto del peccato,senza sapere che il mio comportamento provocava i nervi di Alice,anche le note musicali che prima avevano dissetato il mio animo ferito,ora mi scivolavano addosso senza procurarmi la minima emozione.
Non provavo niente.Nulla.Mi sentivo vuota
Non avevo niente da fare,tranne che osservare le pareti gialline della camera che tanto detestavo.
Mi accorsi che l’improvvisa libertà non aveva il sapore che avevo sperato.
Ero penosa.Non ero in grado di divertirmi,non ero in grado di fare niente,neanche stare da sola.
Usciì dalla mia camera iniziando a vagare per la casa.
Senza di loro era vuota.
Carlisle era all’ospedale e Jasper rinchiuso in biblioteca a leggere un qualche libro.Anche Emmett era impegnato con altre cose.
Cose decisamente più divertenti che fare da baby-sitter ad una patetica umana come me.
Sospirai.In fin dei conti mi mancavano.Avevo nostalgia di loro,della confusione,delle risate,delle battutine e dei continui rimproveri.
Avevo addirittura nostalgia delle loro attenzioni esasperanti.
Ammetto che mi stavo comportando in modo irrazionale.Incoerente.
Fino a quache ora fa mi sarei lamentata in continuazione ed avrei dato di tutto pur di avere qualche istante di solitudine,quache momento lontana dalle occhiate ammonitrici e preoccupate delle tue sorelle.
Ed ora,che finalmente avevo ottenuto ciò che desideravo,mi sentivo abbandonata.
Sola,smarrita.Come un cucciolo perso nei meandri di una villa enorme e sconosciuta.Ridicolo,vero.
Ma avevo trascorso così tanti mesi a stretto contatto con i tuoi famigliari che ormai la loro presenza era divenuta per me un abitudine.
Non mi ero mai resa conto di quanto ne avessi bisogno finchè non li avevo persi.
Finchè non mi ero ritrovata a vagare per la tua casa come un fantasma.
Alice,Esme,Rosalie,Carlisle,Emm e Jasper.Erano loro la mia famiglia.Li sentivo più vicini a me di Charlie e Renee i miei genitori naturali.
È meschino lo so.Ma non posso cambiare i miei sentimenti o fingere qualcosa di diverso.Erano loro,la tua famiglia,che mi era stata vicina,che sapeva cosa mi era realmente successo,cosa avevo provato e cosa provavo tutt’ora,una sofferenza atroce,dilagante,e che nonostante tutto non mi aveva mai abbandonata nel momento più difficile di tutta la mia vita.
Sembra esagerato ma non è così.Senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Bambino o non bambino
Ora me ne vergogno,ma purtroppo è così.Allora non avrei esitato ad uccidermi,avessi anche dovuto usare uno straccio come corda ed impiccarmi.
Ma non l’avevo fatto.Ed ero ancora viva.Come un soldato appena tornato da una guerra,ferito,distrutto,ma vivo.E soprattutto dentro di me,cresceva l’emblema de nostro amore,la mia unica ragione di vita:il nostro bambino.
Oh anche Charlie aveva tentato di aiutarmi,di comprendermi,ma semplicemente non poteva.
La sua mente da semplice ed onesto cittadino,non poteva accettare gli orrori e le creature sovrannaturali che abitavano nella sua stessa cittadina.Non poteva.
Ed ora come ora Charlie non era mai stato così distante da me.Apparteneva ad un’altra realtà,ad un'altra me stessa,ad una Bella diversa,felice,il cui unico desiderio era diventare immortale per poter stare per sempre con il suo unico amore.Edward.
Quella Bella era morta.Annientata.Completamente.Ora il mio unico obbiettivo era andare avanti.
Portare a termine la gravidanza.Il resto del mio futuro non aveva importanza.
Anzi,non avevo più pensato al mio futuro,da quel giorno.Non osavo.
Charlie non poteva comprendere il mio cambiamento e Renee,beh Renee era ormai soltanto un nome,un nome appartenente ad un'altra me stessa ancora,alla bambina,all’adolescente che ero stata,e probabilmente non era nemmeno a conoscenza del fatto che ero incinta.
Non l’avrebbe sopportato.Ed io non avrei potuto biasimarla.Avevo infranto tutti i suoi sogni.
In un certo senso avevo tradito i suoi insegnamenti,peggio l’avevo delusa.

Sospirai.Rimpianti,rimpianti,rimpianti.Quando ero da sola non facevo altro che pensare al passato,ad autocommiserarmi e a piangere per tutto quello che avevo perduto.
Non dovevo stare da sola.Mi faceva male.Troppo.E non era giusto che a solo un mese dal parto mi sentissi così.
Era sbagliato.Dovevo sentirmi felice.Dovevo provare...ma cosa poi?
Gioia,allegria,impazienza?
Io mi sentivo solo stanca e sola.E l’atmosfera della casa di certo non mi aiutava.
Un atmosfera tetra,malinconica,troppo silenziosa per non essere opprimente.
All’improvviso provai l’irrefrenabile impulso di mettermi ad urlare.
Anche solo per sentire il suono della mia voce,che seppur misera,era una compagnia migliore di quel silenzio assoluto.
I vampiri,se si impegnano,possono essere più silenziosi dei morti.Ed io avevo l’impressione di essere l’unica creatura viva presente.
Ero ridicola.Se l’avessi fatto Emmett e Jasper si sarebbero precipitati da me spaventati e trafelati.
E io cosa gli avrei potuto dire?
“Scusate,ma avevo voglia di sentire il suono della mia voce.Se sentite delle urla agghiaccianti non vi preoccupate,sono solo io che mi tengo compagnia”
Non avrei potuto biasimarli se mi avessero rinchiuso in un manicomio.

Scesi lentamente le scale.Decisi di cucinare qualcosa.Almeno avrei smesso di pensare.
Mi muovevo con estenuante lentezza,ma tra l’altro avevo un pancione a dir poco enorme,che mi rendeva ancora più impedita nei momenti.
Anche Carl aveva dovuto ammettere che in effetti era un po’ anomalo.
Ero troppo grossa,parevo sul punto di scoppiare.
Mentre prima mi avevano rimpinzato di cibi nutrienti,ora ero costretta a seguire una dieta.Non che servisse a qualcosa.
La pancia era sempre gigantesca,mentre il viso e le gambe erano perfettamente magre,giusto con un po’ più di carne di quando ero stata ricoverata al’ospedale.
Il risultato era che il mio aspetto era mostruoso.Le gambe secche e il viso incavato stridevano con il gonfiore del ventre e mi facevano sembrare un anoressica con una pancia artificiale.
Ero orribile.Non che mi importasse qualcosa.
La mia unica preoccupazione era la salute del bambino.
Avevamo provato a fare un ecografia,ma il tutto era piuttosto sfocato e non avevano potuto individuare il sesso.Anche le visioni di Alice erano come bloccate.
Non solo non poteva vedere il futuro del bambino,ma anche il mio,come consequenza era scomparso dal suo radar sovrannaturale.
Non era positivo.La mia ansia cresceva giorno per giorno.
Che il bambino avesse già dei poteri particolari?In fin dei conti Edward era un vampiro.
Non avevo idea cosa sarebbe venuto fuori,un bambino vampiro,un umano geneticamente modificato?Ne avevo idea come fosse stato possibile tra l’altro.
Nessuno lo sapeva.Il fatto che io avessi qualche strano potere anomalo era ovvio,ma che addirittura le mie cellule fossero diverse tantochè da permettere la nascita di un bambino vampiro era tutt’un'altra storia.Aveva dell’incredibile.
Ovviamente era solo un quesito puramente accademico,che non avevo il tempo,ne il desiderio di approfondire la questione,anche se ogni tanto spinta dall’ansia non potevo non domandarmi che genere di creatura crescesse dentro il mio ventre.
Scendevo lentamente le scale soffermandomi su ogni mio passo intenta a noi inciampare.
Gettai uno sguardo in direzione del suo pianoforte…Per poco non svenni.

Un allucinazione.Mai,neanche nei miei sogni più febbrili,lui era stato così reale.Mai.
Forse fu la stanchezza e l’ansia,che mi giocarono un brutto scherzo,o il mio desiderio,no la mia brama perversa di voler credere al’impossibile,combinata ad un gioco di luci e riflessi,che mi spinsero a vedere ciò che vidi.
Non lo so.Non so dire perché la mia mente scelse proprio quel momento,estrapolando dai miei ricordi quell’immagine,la sua immagine.
So solo che lo vidi.
Un lampo di una ciocca ramata,il suo sorriso,la sua figura diafana illuminata da un raggio di sole,ed infine il suo profumo,e la vista delle sue labbra che mi sorridevano scherzose,come in atto di star per pronunciare qualcosa.
Durò solo per una manciata di secondi.Ma fù sufficiente.Persi il controllo.
Con il senno di poi posso dire che successe tutto troppo lentamente.
Avvertiì come al rallentatore la sensazione di star per cadere,le mie gambe che si inclinavano mollemente,la vista che si annebbiava,il sangue che mi fluiva al cervello e la scarica di adrenalina e paura che si diffondeva nel mio corpo.
Poi il colpo.La collisione con il pavimento,il dolore sordo,il sapore delle setole del tappeto impresse sulle mie labbra.Ed infine il buio.
L’incoscienza.Un incoscienza troppo breve,perché mi risvegliai stesa sullo stesso tappeto,con i muscoli doloranti e la testa intontita.
E dopo lo schock iniziale venni sommersa dalla vergogna.
Ero stata una stupida,un’illusa.Mi ero comportata proprio come mi ero proibita di fare.
Gettai un’occhiata verso il suo pianoforte.
C’era solo un pianoforte.
Nero,lucido,con i tasti di un avorio brillante,e spartiti musicali appoggiati sul leggio.
Non trovai niente.Niente,niente,niente.Mi sentiì defraudata,derubata di ciò che mi spettava
Ogni volta che lo osservavo provavo sempre un emozione indicibile.Una stretta al cuore,un dolore sordo al petto che mi ricordava di essere umana.
Quella volta invecie non provai nulla.Lui non c’era.
E il suo strumento non mi era mai apparso così vuoto,così inutile,misero paragonata all’esplosione di gioia che mi aveva invasa quando avevo creduto di vederlo.
Lacrime amare mi bruciarono gli occhi.
Tentai di alzarmi,felice che nessuno avesse assistito a quella mia patetica esibizione.
Illusa,illusa,illusa,mi scherniva una vocina nella mia testa.
Idiota Bella,Stupida,Stupida,Bella.Stupida ragazzina umana.
Mi alzai,ma un liquido caldo mi bagnò improvvisamente le gambe,e mi ritrovai nuovamente per terra.
Un liquido caldo in mezzo le gambe..
I pantaloni bagnati,l’odore del sangue che mi impregnava i vestiti.
Mi si erano rotte le acque....


Forse urlai.Gridai disperata in preda al panico.
So solo che non capiì più niente.Vennì raggiunta poco dopo da Emmett e Jasper,sconvolti dalle mie urla.Credo di averli visti sbiancare.
Emmett aveva impressa sul viso un espressione cinerea.Era livido.
Jasper mi osservava schoccato,non sapendo come comportarsi.
I miei gemiti non aiutavano.
Non provavo dolore ero solo preda di un terrore dilagante e la loro preoccupazione non faceva che aumentare la mia paura.
Non durò molto.Vennì sorretta dalle braccia enormi di Emmett,che mi sollevò da terra e corse verso la macchina,depositandomi sul sedile posteriore accanto a Jasper.Sentiì stralci di conversazione
“Ospedale..Imprevisto..Chiamare,ragazze..Troppo presto...Carlisle”
Quel nome mi rassicurò.Carlisle sapeva come comportarsi.Carlisle era un dottore.Carlisle vrebbe risolto tutto.
Smisi di gridare anche se non ero in grado di frenare le lacrime che scendevano copiose sul mio viso.
Jasper cercava di rassicurarmi,usando sia il suo potere sia la sua voce,che si era fatta calma e gentile.Non serviì a niente.
Forse la mia paura era troppa.O forse a causa del bambino i suoi poteri non funzionavano come quelli di Alice.Non so.
Tremavo sconvolta,la macchina che correva ad una velocità allucinante,Jasper ed Emmett che parlavano concitati,il telefono che suonava in continuazione e le grida di Emmett che risuonavano nell’abitacolo.
Si Alice sta partorendo adesso...NO NON SONO MICA SCEMO SAI…”
Altri borbottiì e frasi sconnesse.
“Si va bene ho capito,ci vediamo all’ospedale”
Arrivammo dopo poco.Emmett mi riprese in braccio,incurante di nascondere la sua forza straordinaria,e Jasper che lo seguiva come un ombra.
Piombammo nella sala d’aspetto,come apparsi dal nulla.
Non facevamo un bel effetto.Un infermiera si rivolse ad Emmett,probabilmente spaventata dall’espressione del suo viso.Non era mai stato così simile ad un vampiro.
Ad un vampiro arrabbiato per giunta.
Metteva molta più paura di Jasper,con la sua stazza enorme,la pelle che riluceva diafana,le braccia che sorreggevano incuranti una donna incinta e in lacrime dall’espressione sconvolta.
Chiese se andava tutto bene.Emmett gli rispose urlando.
Ma è mica ritardata?Non vede che sta partorendo.Gli si sono rotte le acque,certo che c’è qualcosa che non va?!!”
Giustificazioni,frasi di scusa,sussurri imbarazzati.
“Chiami mio padre...Si il dottor Carlisle,è lui il suo medico”
Altre parole,altre infermiere e dottori che incontrammo ai queli ripetemmo sempre la stessa storia.
Non ascoltavo più.Mi sembrava di vivere un incubo.Non poteva succedere a me.
Era
troppo presto.Troppo presto.

Mancava ancora un mese,il bambino non poteva nascere prematuro.Non poteva.
“Emmett non dovremmo chiamare Charlie?Dovremmo avvertirlo no?”La voce di Jasper risuonava lontana.
“Si,si dopo..Prima occupiamoci di Bella”
Il bambino volevo urlare,io.Dovete pensare al bambino.
Ma non riuscivo a spiccicare parole,avevo la gola secca,la lingua incollata al palato.Mi sentivo impotente.
Mi depositarono su una barella,uno stuolo di medici che mi fissava,le braccia di Emmett che si staccavano dale mie.
Venni nuovamente colta dal panico.Dove mi trovavo?Cosa era successo?Cercai di restare aggrappata ad Emmett,di non perdere l’unico contatto con la sola persona che mi era famigliare.
“Sta tranquilla Bella..Andrà tutto bene.Ora abbiamo chiamato tuo padre,arriverà tra qualche minuto non ti preoccupare”
“Alice?”sbiasciacai.Dov’erano Alice,Rosalie,ed Esme?
Dov’erano,perché mi avevano lasciata da sola.Perchè proprio oggi?
“Le ho avvertite,non ti preoccupare.Erano andate a comprare i regali per il bambino,verranno il prima possibile”
Parole.Parole,mi suonavano false,ipocrite.Cos’era successo?Rischiavo di perdere il bambino?
Era solo colpa mia.Solo ed unicamente colpa mia.Se l’avessi perso..Non avrei potuto più vivere.
“Emm è arrivato Charlie.Sta venendo da Bella”
Emmett per la prima volta si rilasso
.

“Hai sentito Bella?Va tutto bene,sta arrivando tuo padre”
Non andava tutto bene.Niente andava bene.
“Il bambino?”chiesi in lacrime.Non mi rispose.
Emmett mi osservava preoccupato,Jasper mi accarezzava la fronte con la mano gelida.
Ci stavamo muovendo.Mi veniva da vomitare.
Repressi un conato di vomito,mi costrinsi a parlare,a dire ciò che dovevo dire.
“Il bambino...Se ci so...no problemi...Dovete pe...pensare a..lui..Salvarlo...
Incespicai.Mi sentivo stordita.Dovevano pensare prima al bambino.Lui doveva salvarsi,non io.
“BELLA?BELLA?”La voce di Charlie risuonò potente ed ansiosa.
“Bella?Bella tesoro,come stai?”Mani.
Mani calde mi carezzavano,mi toccavano,il suo viso bagnato dalle lacrime.
“Pa..Papà”
“Bella..Bella amore non ti preoccupare,sono qui”
Continuava a ripetere il mio nome,a sussurrarmi promesse,a dirmi che tutto sarebbe andato bene.
Mi amava.Mi voleva bene.Ed io non me ne ero mai accorta.Avevo sbagliato tutto.
Mi ero allontanata da lui,convinta che lui non capisse,consapevole solo della MIA sofferenza,del MIO dolore,di me,di me,di me.
Solo e soltanto io,incurante dei suoi sentimenti,dei sentimenti altrui.
E ora non avevo più tempo.Ora rischiavo di non rivederlo mai più.
“Signore deve andarsene.Mi spiace ma non può entrare con lei”
Una voce asettica gli ordinava di lasciarmi.
“Bella?Bella?”venne fermato da Jasper.
“Stai tranquillo Charlie..Ora se ne occuperanno loro.Ci pensa Carlisle.Sono tutti dottori bravissimi,non c’è di che preoccuparsi”
Mi allontanai da lui,braccia di altri dottori in camicie bianco mi spingevano in una sala opaca.
E poi lo vidi.Carlisle.
“Tutto Bene Bella?Come ti senti?”
Era un angelo biondo.La somiglianza con Edward,con il mio Edward era agghiacciante.
Non vi era somiglianza genetica.Non esistevano legami di sangue.
Ma avevano comunque la stessa pelle diafana,gli stessi tratti del viso temprati dal tempo,gli stessi occhi dorati,colmi di tenerezza e di saggezza.Occhi capaci di sciogliere.
“Il bambino”mugolai con voce spezzata.
“Non ti preoccupare Bella.”mi sussurrò con voce tranquilla e musicale.Dolce come miele.
“Ti opereremo con un cesareo.Non sentirai niente e sarà molto meno pericoloso per il piccolo.Devi solo rilassarti”
Mi mise
sul viso una mascherina.

“Respira,respira piano,respira”
Ero stanca.Ed intontita.Dovevo respirare.
Mi faceva male la testa,mi pulsava dolorosamente,i pensieri e le paure aggrovigliati in una matassa caotica.
“Respira.Respira”Continuai a respirare.
Pian piano perdevo conoscenza,e il volto di Carlisle si faceva sempre più lontano,meno nitido,mentre la mia mente sostituiva i suoi tratti con quelli di Edward.
Ora era il suo volto quello che vedevo.I suoi occhi,il suo sorriso sghembo,i suoi riccioli ramati.
Era solo un po’ più alto.Più alto di come ricordavo e con indosso un camicie da dottore.Gli stava divinamente.
“Respira,Bella,respira”Mi sembrava di annegare.Ma non potevo non fidarmi di lui.
Gli avrei donato la mia vita,il mio cuore,la mia anima.
Una mano pallida mi accarazzò una guancia.
“Respira cara,non temere andrà tutto benissimo”Ora era un'altra la voce a parlarmi.
Stavoltà più acuta,con un accento femminile,tintinnante.Ma l’immagine di Edward era sempre accanto a me.Più bella e splendente che mai.
“Siamo pronti dottore.Iniziamo a tagliare”
Respira Bella,mormorò una voce famigliare nella mia mente.
Persi conoscenza con il sorriso sulle labbra.

 

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