La storia di Lola

di LolaMilka_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partita di quidditch ***
Capitolo 2: *** Le rose Blu ***
Capitolo 3: *** Il regalo di Natale ***
Capitolo 4: *** Il bacio al professore ***
Capitolo 5: *** Un piccolo cambiamento ***
Capitolo 6: *** Una notte con Piton ***
Capitolo 7: *** La voce di Draco ***
Capitolo 8: *** La vittoria contro i Serpeverdo ***
Capitolo 9: *** Il ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** La partita di quidditch ***


Iniziò tutto così!

Era un giorno come tanti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, oggi ci sarebbe stata la partita contro i Serpeverde, quindi ero carica di adrenalina. Aspettavo quel momento da così tanto tempo, volevo far vedere a Malfoy che una mezzosangue come Me avrebbe potuto batterlo. Ero diventata da poco la nuova cercatrice dei Corvonero, la scuola non lo sapeva ancora, questo sarebbe stato il mio debutto. Avrei fatto vincere i Corvonero e fatto piangere Malfoy, questo era il mio giorno!

Mi avviai alla lezione del professor Lupin, il compito che dovevamo portare era sui lupi mannari, discorso che mise in mezzo il prof. Piton la settimana prima. Il compito era di compilare una pergamena, ma ne portai due, forse avrei avuto qualche punto in più per lo sforzo, ma alla consegna Lupin si limitò a un "Buon lavoro Lola. " Ero insoddisfatta, credevo in un "Complimenti, ottimo lavoro, ti sei preparata bene su quest'argomento." Tra me e me mi dissi che era inutile pensarci e che non avrei più fatto cose in più senza motivo.

Dopo la lezione, io e Hermione andammo a pozioni, per ripetere alcune formule che non ci erano chiare; ovviamente erano formule del sesto anno, eravamo le più brave della scuola ma in pochi apprezzavano il nostro potenziale. Eravamo molto amiche, non solo perchè il nostro quoziente d'intelligenza era alla pari o perchè eravamo mezzosangue, ma perchè ci capivamo anche solo con uno sguardo, avevamo gli stessi gusti e interessi, ed entrambe volevamo battere Malfoy. Lei non poteva entrare nella squadra di quidditch, non aveva la forza fisica e mentale per provarci, ma io si! 

Era quasi l'ora della partita, io e la squadra eravamo già in campo da un pezzo, per gli allenamenti. Mi sentivo carica. Hermione e i suoi amici erano sugli spalchi a fare il tifo, non che servisse a molto ma mi davano fiducia e coraggio. Era arrivato il momento. Madama Bumb fischiò l'inizio della partita quando il boccino fu liberato, Malfoy era di fronte a me, con gli occhi sgranati dal fatto che ero io la nuova cercatrice, adocchiai il boccino dietro di lui e molto lenta gli girai intorno guardandolo con aria di sfida, poi passai il mio sguardo sul boccino e questo scappò, gli corsi dietro e Malfoy fece lo stesso. Mi spintonò un paio di volte per allontanarmi dal boccino, ma non ci riuscì, ero più forte di lui. Ero ad un palmo di naso dal boccino, Malfoy era dietro di me. La tensione iniziava a farsi sentire, ero quasi riuscita a prenderlo, c'ero quasi quando Draco mi spintonò ancora, ma stavolta con tutta la forza che aveva in corpo, persi l'equilibrio dalla scopa e caddi giù. L'ultima cosa che vidi fu Draco che prendeva il boccino e che scendeva giù a guardare come stavo.

Sentivo le voci di Hermione e Ron, sopraffatte dalle urla di Harry contro Malfoy. “Draco sei uno stupido, è una ragazza, può avere un trauma cranico, idiota figlio di papà” disse Harry. “Hey tu, come ti permetti di insultare la mia famiglia, e poi sarà anche una ragazza ma è lei che ha voluto far parte di questa squadra, era meglio se entrava a far parte della squadra cervelloni di magia, è inutile una mezzosangue che gioca a quidditch.” Ad un certo punto sentii la voce di Ron rimbombarmi nella testa “Piccolo inetto, lei fa parte di tutte le squadre esistenti in questa scuola, e sarà anche una mezzosangue ma se non lo hai notato è più brava di te a quidditch! Ora sparisci stupido.” Hermione era seduta accanto al mio corpo inerme, cercava di farmi svegliare ma senza alcun risultato, a quel punto seppi che Silente e la Mc.Granit mi stavano portando in infermeria e riuscii a sentire l’infermiera che diceva “Non dovete preoccuparvi, nessun trauma, ha solo un braccio rotto, deve rimanere a riposo per un paio di giorni.” Bhe era una buona cosa, ma volevo distruggere Malfoy e non potevo farlo con un braccio rotto, non riuscivo a pensarci. Mi ero fatta buttare giù dalla scopa da Malfoy.

Il giorno seguente sentii una voce, di un ragazzo. Sembrava quella di Draco, e con lui c’era qualcun altro, forse Tiger o Goyl, comunque stava dicendo qualcosa a proposito di fiori, e poi sentii un rumore sul tavolino accanto al mio letto. Poi il silenzio totale, per i quattro giorni che seguivano.

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Capitolo 2
*** Le rose Blu ***


Quei quattro giorni passarono velocemente, era tutto così silenzioso, cupo e solitario quando mi svegliai. Al posto dei miei amici c’erano tantissimi regali, fiori, caramelle tutti i gusti +1, cioccorane. Sul comodino, di fianco al letto, c’erano delle rose blu. Le mie preferite. Adoravo il blu e avevo le lacrime che mi rigavano le guance alla vista di quel regalo magnifico. Di fianco al mazzo di rose c’era un bigliettino con due lettere “M.S” il significato era a me sconosciuto ma sapevo che era un pensiero davvero tenero e che chi me lo aveva mandato era una persona con un cuore d’oro. Avevo intenzione di scoprire chi era il mio ammiratore segreto.

Subito dopo essermi asciugata le lacrime Silente entrò in infermeria “Vedo che ti sei ripresa, il signor Malfoy ha dichiarato davanti al corpo insegnanti e quello studentesco che non era sua intenzione farti del male e verrà personalmente a chiederti scusa ma, per il momento, ci sono qui i tuoi amici, è pronta a incontrare qualcuno signorina Queen?” Disse con voce sicura e serena. “Si! Certo, non vedo l’ora di sapere cosa è successo in questi giorni!” Entrarono uno ad uno, prima Hermione, seguita da Ron e Harry, poi la squadra di quidditch e alcuni amici delle altre case.

“Per fortuna il tuo braccio è guarito, se no non avremmo potuto partecipare alla prossima partita, questa volta Potter, vi batteremo!” disse il capitano con un sorriso smagliante. “Non ci contare, non per niente Lola, sei davvero brava ma sono il prescelto, non puoi battermi!” Hermione diede uno schiaffo dietro alla testa di Harry facendogli fare un piccolo salto per la paura, poi rise. “Non li ascoltare Lola, pensa solo a stare bene, nessuna partita fino a che non ti senti completamente ristabilita.” La guardai con degli occhi da cucciolo smarrito e lei mi sorrise dolcemente, “Mi sento in ottima forma. Potter, sarai anche il prescelto ma io sono Lola Queen, nuova cercatrice dei Corvonero, e vi faremo mangiare la polvere alla prossima partita, chiaro!?” Harry sembrava spaventato dal mio sguardo, o forse dal fatto che ero decisa a vincere. Per tanto aggiunsi “Bhè, volete qualcosa, prendete tutto quello che vi va, io non posso mangiare queste cose, sono a dieta.” Con un sorriso Hermione invitò Ron a fare la sua mossa, quella di mangiare tutto quello che trovava, era un ingordo. “Ma noi queste cose le abbiamo prese per te, e ora le fai mangiare a noi!?” disse con aria interrogativa Harry. “Si! Abbuffatevi, io non posso mangiare certa roba, non la mangerò mai! Siete stati davvero carini a portarmi tutte queste cose e ora vi ripago facendovele mangiare” Gli risposi sorridendo. “Hey, che bei fiori, chi te li ha portati?” la voce sottile di Hermione si avvicinò al mio orecchio, “Hai un ammiratore, è, Lola?!” Poi si allontanò e ci guardammo per un secondo netto, poi scoppiammo a ridere. “Ho trovato questo, vicino ai fiori, non so cosa voglia dire “M.S” tu che dici?” chiesi con aria interessata. Dallo sguardo che fece capii che nemmeno lei sapeva cosa voleva dire. Silente rientrò in infermeria “Su, ragazzi, domani la vostra compagna parteciperà con voi alle lezioni, lasciatela riposare ancora un giorno, su uscite.” Quando tutti uscirono si avvicinò e mi guardò sorpreso, poi passò lo sguardo sulle rose e feci lo stesso poi disse “Malfoy verrà a porgerti le sue scuse presto. Ora riposa.”

Perché aveva guardato le rose? Perché menzionare Malfoy proprio ora? Ogni anno che passavo in questa scuola era sempre più strano, succedevano cose che un Babbano non si sognerebbe nemmeno la notte. Chiusi gli occhi e provai ad immaginare chi poteva essere il misterioso ragazzo, piano piano mi addormentai.

“Sta attenta Lola, il lago nero è un posto pericoloso, non andare Lolaaaa. Ti prego torna indietro!” Draco mi stava pregando di non andare al lago, “Lola! Fermati, Lolaaa, ti prego. Non fare pazzie!” continuavo a camminare verso il lago, non mi fermavo e lui continuava a seguirmi. “Smettila Draco! Smettila di seguirmi. Lasciami sola. Devo pensare.” “Lola, andiamo. Lo sai che ti amo.”

Ti amo? Cosa? Mi svegliai, misi a fuoco la stanza, volevo mettermi a sedere sul letto ma vidi Malfoy seduto al mio fianco. Stava piangendo. “Draco?” si asciugò le lacrime con la divisa e si girò di scatto con aria spavalda. “Sono venuto a farti le mie scuse, non volevo farti del male, spero che parteciperai ancora alle partite di quidditch.” Lo guardai, come per dire “Se partecipo o meno a te che importa?” Capì quello che stavo pensando, si alzò e ripetette “Ti porgo le mie scuse. Spero di vederti alla prossima partita.” Poi chinò la testa e se ne andò silenzioso, lasciando una scia del suo odore da cattivo ragazzo. Iniziavo a pensare che non era poi così cattivo, però subito svanì e mi tornarono in mente tutte le cattiverie che aveva detto a me e ad Hermione. Lasciai sfuggire quel ricordo e feci tornare quello del sogno. Cosa voleva dire? Perché sarei dovuta scappare da lui? Lo facevo sempre ma di solito andavo in biblioteca. Guardai il mazzo di rose, presi il bigliettino in mano e ripensai a quelle lettere “M.S” poi gli diedi un bacio ad occhi chiusi e sperai di poter incontrare presto il mio ammiratore. Riposai la lettera, chiusi ancora una volta gli occhi e finalmente mi addormentai.

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Capitolo 3
*** Il regalo di Natale ***


Quando tornai a lezione mi sembrava tutto così tranquillo, nessun ragazzino del primo anno che piangeva, nessuna ragazza che veniva presa in giro, Draco non era nei paraggi e anche a lezione non si fece vedere. Mi chiedevo che fine avesse fatto.
 
 “Si sta bene oggi, non trovi?” Intervenne Hermione, stava inspirando l’aria gelida del cortile. Era quasi Natale, mancava meno di una settimana e a scuola faceva davvero molto freddo.
 
 Le lezioni terminarono con un annuncio di Silente “Quest’anno scolastico è terminato velocemente, dopo le vacanze di Natale, ragazzi, con la Mc.Granit, Piton e Madama Bumb andrete a visitare la stamberga strillante. Divertitevi, e buon Natale giovani maghi!”
 
All’ora di cena tornai alla sala comune dei Corvonero. Mentre andavo sentii delle urla provenire dal cortile della scuola, corsi a vedere cos’era successo ma nessuno era lì. Mi guardai intorno e mi resi conto che ero sola, nessuno aveva urlato, stavo diventando pazza? Quando arrivai alla sala comune mi misi seduta di fronte al fuoco, per riscaldarmi, presi un libro e con occhi sgranati lessi il mio romanzo dark preferito per la decima volta, “Il bacio dell’angelo caduto...” una voce mi fece sobbalzare, era Baston.
 
“Come hai fatto ad entrare? Non sei un Corvonero.” Mi guardò e sorrise dolcemente, “i miei amici si, però.” Giusto, era molto apprezzato da tutta la scuola, ovviamente solo i Serpeverde non lo lodavano come tutti. “Mi hai spaventata. Come conosci questo libro?” si sedette di fianco a me, “L’ho letto, me lo regalò un’amica il natale scorso, disse che era bello e infatti, lo è… giusto?” Si era un libro stupendo perciò l’ho avevo letto dieci volte. Mi guardò e iniziò a ridere, mi voltai verso di lui scandalizzata, “che hai da ridere? Cos’ho fatto?” mi fissò per venti secondi senza dire niente, i nostri occhi si intrecciarono, un lampo mi colpì e il cuore batteva e batteva così forte, avevo paura che a momenti sarebbe saltato via dal mio petto. Poi si girò e si disse qualcosa, non riuscii a capire bene cosa ma sembrava che si dicesse di smetterla di fissarmi. Che gli era preso? I ragazzi sono così strani, prima Malfoy che piange,  poi Baston che parla da solo, che altro mi aspettava? 
 
Era giunto il giorno della partita contro i Grifondoro, finalmente potevo far vedere a Potter quello di cui ero capace. Madama Bumb lasciò libero il boccino e fischiò l’inizio della partita, Harry corse verso la sua squadra ma il boccino era nella posizione opposta, cosa stava facendo? Andai in contro al boccino, lo inseguii per tutto il campo, poi scappò fuori, lontano, verso la scuola e quando fu quasi arrivato fece un’inversione tornando al campo. Lo seguii senza fermarmi un momento, il sudore mi rigava la fronte, i muscoli delle braccia e delle gambe mi si erano gonfiati, quando il boccino arrivò al centro del campo si fermò, lo superai di un metro o più, poi girai e tornai verso di lui, scappò di nuovo. Andò in contro a Harry, lui lo vide e iniziò a dargli la caccia ma gli urlai “Potter non avrai mai questa vittoria! Questo è il mio giorno!” lui si girò e rallentò, lo superai e poi mi corse dietro, che mi stesse dando l’opportunità di vincere?! Mi fermai di fronte a lui “Potter, ma che diavolo fai?! Devi giocare! Non mi devi regalare la vittoria, muoviti!” mi guardò e corse dietro al boccino, feci lo stesso. Ero tutta sudata nonostante facesse freddo, io e Potter eravamo spalla a spalla e lo spintonai, lui si scostò e mi lasciò spazio, presi velocità allungai la mano e … finalmente “Lola Queen ha preso il boccino d’oro! Corvonero vince!” annunciarono. 
 
Scesi in campo con la scopa nella mano sinistra e il boccino in quella destra, lo mostrai a tutti sugli spalchi, poi Potter scese a complimentarsi, ci stringemmo la mano e i miei amici mi presero in braccio, mi portarono fino alla sala comune per festeggiare, c’era anche la squadra di Harry e tutti i tifosi, non si sarebbero persi mai una bella festa… mentre tutti festeggiavano io stavo seduta davanti al camino, a pensare al ragazzo misterioso. 
 
Baston mi si avvicinò e si sedette a fianco a me sul divano. “Guardi sempre le fiamme del camino, che hanno di particolare che attirano la tua attenzione?” guardava nel camino con sguardo vuoto mentre me lo chiedeva, “le fiamme non fanno domande del genere, soprattutto durante un pensiero profondo!” lo apostrofai, vidi che era scosso per qualcosa allora cercai di essere gentile, “è successo qualcosa? Posso aiutarti?” lo guardai con occhi pieni di curiosità, “no, avevi ragione, le fiamme non fanno domande mentre pensi.” Mi sorrise. Bhè era ovvio che avevo ragione, le fiamme non parlano, mi girai con tutto il corpo verso di lui e lo guardai attratta. Il suo fisico era così perfetto, e il suo sguardo così cupo e serio quando pensava. “a cosa pensi?” gli chiesi sorridendo, lui posò lo sguardo sulle mie labbra e prese un respiro profondo, “ti ho preso un regalo per Natale.” Aprii la busta che mi aveva poggiato dolcemente sulle gambe, era il continuo de 'il bacio dell’angelo caduto', mi vennero le lacrime agli occhi e lo guardai, “Baston! Io? Credo che anche il mio regalo ti piacerà” posai il libro sul tavolino davanti a noi, lo guardai negli occhi e, lentamente posai le mie labbra sulle sue. 
 
La sua mano cadde sul mio fianco e mi misi a cavalcioni su di lui, mentre lo baciavo cinsi le mie braccia attorno al suo collo e lui chiuse le sue attorno ai miei fianchi. Quel bacio fu la notizia dell’anno nella scuola, tutti oramai parlavano della coppia “Baston & Lola”.

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Capitolo 4
*** Il bacio al professore ***


Era passata una settimana da che io e Baston stavamo insieme, una bellissima settimana. Passammo alcuni giorni separati, lui voleva leggere il libro che mi aveva regalato, e che io avevo già finito, e io dovevo allenarmi per la partita contro i Serpeverde di fine anno. Ero diventata davvero brava, anche più del 'signor Potter'.

Le lezioni iniziavano ad annoiarmi e anche Hermione le trovava banali, noi avevamo un livello più avanzato di quello che stavamo studiando, l’approfondimento sui lupi mannari era noioso. Avevo già approfondito con quella pagina di pergamena in più che portai tempo prima. Non potevo saltare le lezioni, ma non perché sarei stata espulsa o cosa ma perché ero da sola, perché le svariate volte che avevo chiesto ad Hermione di stare con me, lei, mi rispondeva sempre che non avrebbe mai saltato una lezione, anche noiosa.

Mi subii quelle due ore strazianti di pozioni con il prof. Piton. Mentre il resto della classe preparava una pozione semplicissima, che io avevo già consegnato, mi misi al fianco destro della scrivania del professore, per guardare la classe con una visuale diversa. Era strano guardare gli altri dall’alto. Hermione era di fianco a Ron, lo aiutava con la sua pozione, Harry era concentrato a leggere le spiegazioni sul libro di testo, Nevil guardava nel pentolone quel miscuglio che aveva preparato, Seamus metteva nel suo pentolone delle erbe che non c’entravano con la pozione e gli esplose tutto in faccia, come al suo solito. L’intera classe rise all’accaduto, no, non tutta la classe, mi girai a sinistra e vidi Draco concentrato sulla pozione e non a quello che era successo a Seamus, di solito lui era il primo a ridere degli altri, gli stava capitando qualcosa, dovevo scoprire cosa. Mentre riflettevo tra me e me lui si avvicinò al prof. Piton, porse la pozione e se ne andò, chiesi con lo sguardo cupo al prof. se potevo andare anche io, ovviamente mi rispose che potevo. Feci un cenno a Hermione, presi i miei libri e corsi fuori dall’aula, mi guardai a destra, poi a sinistra, per cercare Draco, ma era già sparito.

Dov’era andato? Come aveva fatto a sparire così velocemente? Tornai nella sala comune a prendere i libri per la lezione della prof.ssa Mc.Granit, avevo sentito dire che questa volta ci avrebbe spiegato come ritrasformare i nostri animali da calici d’acqua in bestioline indifese com’erano una volta, molti studenti avevano rimasto i loro animali come calici, io no! Lessi il capitolo della trasformazione inversa e feci l’incantesimo l’anno prima. Anche se questa lezione l’avevo già anticipata non volevo perdermela. L’anno prima Ron trasformò il proprio topo in un calice peloso, adesso sarebbe tornato normale e la faccia del povero Ron non me la sarei mai persa, per niente al mondo.

Mi avviai nell’aula della professoressa, posai i libri su un banco al centro della classe e mi avvicinai alla cattedra, guardai i fogli sparsi su di essa, su alcuni c’erano le foto di Harry, Ron ed Hermione con delle cose scritte vicino ad ogni foto. Perché quei tre erano sempre da per tutto anche quando non c’erano. Ok, Harry era il prescelto, lo sapeva tutta la scuola, ma perché i professori erano tanto in fissa con lui? E perché c’erano in mezzo anche Ron e Hermione? Anche io ero sua amica e non ero mai stata interpellata in una discussione riguardante quei tre. Battei un pugno sulla cattedra. Avevo lo sguardo di fuoco. Sentii un rumore nella classe, alzai lo sguardo e vidi Draco. Era a venti passi di distanza da me, mi allontanai dalla scrivania avvicinandomi sempre di più a lui. Spostò una sedia e si mise comodo. Lo guardai con aria interrogativa, non era mai arrivato in anticipo in classe, era sempre l’ultimo. “Che ti prende Malfoy? Sei diverso, sei cambiato!” Gli dissi con sguardo perso su di lui, “Non sono affari tuoi, sporca mezzosangue!” mi guardò con un’aria schifata e mi lanciò un’occhiataccia. Ok, ecco tornato il vecchio Malfoy, “Antipatico!” lo apostrofai avvicinandomi al mio banco, mi ci sedetti sopra e aprii una conversazione con Draco. “Sono solo preoccupata, lo so non dovrei, tu sei Draco Malfoy, non hai bisogno di aiuto, ma non ce la faccio a vederti sempre in disparte, di solito prendi in giro le persone e ora!? Che fine ha fatto quel Malfoy?” lo stavo fissando come un’assatanata, lui guardava verso la lavagna, poi si girò “Quel Malfoy c’è ancora, è solo stanco. Ora taci mezzosangue, non hai il diritto di parlare con una persona come me!” scesi dal banco e mi sedetti sulla mia sedia, poggiai il gomito sinistro sul banco e guardai Draco, si trovava al lato opposto dal mio, qualche fila più indietro. “Ti ho sentito piangere, quella sera, in infermeria. Cos’era successo?” gli chiesi con un filo di voce. Si alzò e si diresse verso di me con fermezza, mi afferrò i capelli e si chinò i avanti per guardarmi negli occhi, “Io non piango, un Malfoy non piange! Ti avevo detto di chiudere la bocca. Non ti voglio più sentire!” Aveva la voce che tremava, sembrava che stesse per piangere ancora, ma si trattenne. Mi lasciò i capelli e tornò a sedere. Quando si sedette, in quel preciso istante, entrarono gli altri ragazzi, prima Tiger e Goyl, che si sedettero uno al fianco e uno al banco dietro di Malfoy, poi arrivarono Harry, Hermione e Ron seguiti da Nevil, Seamus, che aveva ancora il viso nero per l’esplosione, Dean e, prima che la Mc.Granit entrasse presi i miei libri e uscii di corsa. Hermione mi guardò perplessa, “Lola, dove vai? La lezione inizierà tra pochissimo!” Mi girai a guardarla “Hermione, ho già studiato questa lezione, anche tu. E non ho intenzione di perdere tempo in quest’aula, con gente che crede di essere migliori di noi perché sono Purosangue. Tu stai anche a perdere tempo, io passerò il mio ad allenarmi.” Mentre uscivo la Mc.Granit stava entrando “Sig.na Queen, dove sta andando?” Mi chiese mentre le passavo avanti con il capo chino, “Ad allenarmi, la partita è tra un mese e sono poco allenata.” Non era vero, ma volevo andarmene. “Ma la lezione...” La interruppi prima che potesse finire “Ho già studiato il capitolo dove spiega come riportare alla forma originale un animale, l’ho studiata con un anno di anticipo. Buona lezione professoressa”

Mentre salutavo presi velocità e iniziai a correre. Mentre correvo il vento passava tra i miei capelli neri come l’ebano, e li scombinava. Delle lacrime calde mi riempirono gli occhi, e lente scesero sulle mie guance. Continuavo a correre, non mi importava di chi mi vedeva o cosa pensassero, correvo senza una meta. Nella sala comune ci sarebbero stati gli studenti più grandi e non sarei stata sola, come tra i corridoi, c’erano molti ragazzi e non ero sola nemmeno mentre correvo, stavo per uscire dal castello quando andai a sbattere contro il prof. Piton, avevo ancora lo sguardo basso ma capii che era lui dalla veste nera che indossava sempre. In quel momento alzai lo sguardo pieno di lacrime, lo fissai poi scoppiai in lacrime e lo abbracciai. Era un uomo spregevole ma non mi avrebbe mai lasciata piangere senza una spiegazione. Io non avevo una spiegazione, non sapevo cosa dire. “Signore, io, Draco.” E non dissi più niente. “Signorina Queen, se si tratta di Draco, me ne occupo io, non si preoccupi.” Ero più bassa di lui di qualche centimetro, (ero piuttosto alta per la mia età) ma si abbassò ugualmente, solo per spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “La ringrazio professore” Lo guardavo dritto negli occhi, occhi neri come la pece. Mi sfiorò il viso con la mano e poi si ricompose, mi guardò come per dire “Ti bacerei se non fossi così piccola." Mi alzai sulle punte per raggiungerlo e lo baciai. Vidi che lui chiuse gli occhi un istante prima che lo baciassi, e feci lo stesso. Le sue mani caddero sui miei fianchi e poggiai le mie sul suo collo e le passai tra quei capelli lunghi che, dopo essermi staccata da quel bacio frenetico, erano scompigliati. “Questo non è mai accaduto signorina Queen, non ne faccia mai parola.” Abbassai il capo e accennai un si. Se ne andò e rimasi sola davanti all’uscita del castello.

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Capitolo 5
*** Un piccolo cambiamento ***


Le lacrime riempirono ancora una volta i miei occhi, iniziavano a bruciarmi, erano troppe le volte che avevo pianto in questo anno scolastico. Il bacio con il professore il giorno prima, mi aveva sconvolto; e se qualcuno ci avesse visti? E se Oliver l’avesse saputo? La nostra relazione sarebbe finita. Non volevo che finisse, era appena iniziata.

Quella mattina fu la peggiore di tutto l’anno, mi sentivo osservata, sebbene nessuno mi stesse guardando, camminavo con i libri stretti al petto, e il capo chino. Guardavo ogni passo che facevo, lento e insicuro. Avevo la lezione di difesa contro le arti oscure. Questa volta la lezione era su come sconfiggere un molliccio. Ero poco interessata alla lezione ma l’ascoltai fingendo che m’importasse.

“Dov’eri finita? Ti ho cercata ovunque!” mi incalzò Hermione. “Non sono affari tuoi. Lasciami in pace.” La ignorai, come se mi avesse fatto qualcosa. In pratica mi aveva dimostrato che non era mia amica, mi aveva ignorata quando ero uscita dall’aula il giorno prima. Io l’avrei seguita e lei, per essere la ragazzina perfetta, aveva perso un’amica che condivideva le sue passioni. Adesso era rimasta sola, con quei due inutili ragazzi che, per quel poco cervello che avevano, non servivano a nulla. “Chi vuole essere il primo?” risuonò nell’aula la voce del professor Lupin. Mentre chiamava Nevil a fare la sua mossa, uscii in silenzio dall’aula, in modo che nessuno mi vedesse o sentisse. Mi tornò in mente il bacio con il prof. Piton, non mi faceva più effetto, che mi prendeva? La mattina piangevo e adesso mi sentivo … soddisfatta. Stava cambiando l’aria nella scuola. Prima Draco, poi il prof. Piton, adesso io. A chi altri toccava?

Non sapevo dove andare ma non mi importava, camminavo a testa alta guardando tutti dalla testa ai piedi, iniziavano a disgustarmi tutti. Un ragazzino stava correndo dalla mia parte, si guardò indietro e mi venne a sbattere contro. “Hey! Stupido ragazzino, guarda dove metti i piedi, e non mi toccare. Chi sa che ci hai fatto con quelle sudice manacce. Sparisci gnomo!” gli urlai contro, non era mia intenzione ma quelle parole mi uscirono spontanee. Il ragazzino mi fissò impaurito, aveva gli occhi gonfi di lacrime, cercava di tirarle indietro, ma volevo vederlo piangere. Volevo vedere qualcuno soffrire come avevo sofferto io in tutto l’anno. “Allora, ti levi da davanti ai piedi idiota!” scoppiò in lacrime, lasciò cadere i libri che aveva fra le mani e scappò via, corse lungo il corridoio alle mie spalle. Feci una risata isterica, notai che mi stavano guardando tutti con disgusto. “Che diamine avete da guardare, pezzenti?!” lo urlai e feci una faccia arrabbiata e divertita allo stesso tempo. A sinistra del corridoio vidi Draco che si nascondeva dietro un angolo buio, per non farsi vedere. Accennai un sorriso malefico, mi girai e continuai a camminare. 'Sono diventata cattiva' pensai accennando il solito sorrisetto malvagio. 'Non mi interessa più niente, non mi interessa più nessuno.' In verità una persona mi interessava ancora, Oliver, il mio Oliver. A pensarci era un po’ che non ci vedevamo.

Andai verso l’aula di pozioni, il professor Piton mi vide fuori la porta e mi fece un cenno con il capo poi abbassò lo sguardo ed entrai “Mi scusi professore, la professoressa Mc.Granit chiede la presenza di Oliver Baston nella sua aula.” Feci un sorriso ad entrambi, “Vai Baston.” Feci l’occhiolino al prof. Piton e uscii seguita da Oliver. “Lola, che ci fai in giro? perché la Mc.Granit mi cerca?” era così ingenuo. “Tesoro, la Mc.Granit non ti cerca, era una scusa per vederti, in questi giorni non ci siamo visti. Mi mancavi.”

Eravamo al centro del cortile, stava nevicando, gli presi il colletto della maglia e portai le sue labbra sulle mie, ci legammo in un bacio freddo, c’era poca passione in quel bacio. Avevo l’impressione che non gli andasse bene ciò che avevo fatto. Ma come ho detto, era solo un’impressione perché il bacio si trasformò in passione allo stato puro. Quando quel dolce momento terminò mi strinse tra le sue braccia e mi diede un piccolo bacio sulla fronte. Non sapevo perché ma anche se mi sentivo cattiva dentro, con Oliver era tutto diverso, potevo farlo fuori dal nostro rapporto ma quando si trattava di lui, mi scioglievo. Aveva un cattivo effetto su di me. No, aveva un buon effetto, chi era che mi aveva fatta diventare così? A questa domanda era facile rispondere, Draco Malfoy. Era colpa sua.

Quella giornata io e Oliver la passammo fuori dai cancelli della scuola, andammo lontano, mi portò ai “tre manici di scopa”, mi offrì una burro birra, e quando era quasi sera tornammo all’interno del castello. Erano più o meno le undici, il coprifuoco era scattato da due ore. Minimo ci sarebbe aspetta una punizione esemplare se ci avessero beccati gironzolare per il castello a quell’ora. Eravamo molto tranquilli, non ci importava ne della punizione, ne di nient’altro, volevamo stare insieme e niente ci avrebbe fermati. Girammo tutta la notte, per tutto il castello, a parlare e parlare, di cose inutili, della partita che stavo per affrontare. Mancavano due settimane alla partita e tre alla fine dell’anno scolastico. Non volevo partire. Adesso le lacrime che avevano consumato la mia dolcezza erano diventate la parte più bella di quest’anno, e iniziava a piacermi la nuova me.

Quando tornai nella sala comune mi distesi sul divano di fronte al caminetto, chiusi gli occhi e mi addormentai senza esitare. “Sta attenta Lola, il lago nero è un posto pericoloso, non andare Lolaaa. Ti prego torna indietro!” Draco mi stava pregando di non andare al lago, “Lola! Fermati, Lolaaa, ti prego. Non fare pazzie!” continuavo a camminare verso il lago, non mi fermavo e lui continuava a seguirmi. “Smettila Draco! Smettila di seguirmi. Lasciami sola. Devo pensare.” “Lola, andiamo. Lo sai che ti amo.” Mi ero fermata, avevo i capelli che mi scendevano lungo il viso bagnato dalle lacrime “tu non mi ami Draco, era tutta una falsa!” mi girai e me lo trovai di faccia. Mi guardò e …

Draco? Perché quel sogno mi perseguitava? Si erano fatte le 10 del mattino, avevo saltato due lezioni, a quanto pare la mia mancanza non si sentiva. Rimasi stesa sul divano altri cinque minuti, a pensare a quel sogno, Draco che mi dice di amarmi, io che scappo al lago nero. Perché al lago nero? Che c’è lì di tanto speciale? Salii nel dormitorio e mi cambiai, non potevo andare a cercare delle risposte in divisa. Indossai degli stivali neri in pelle, un pantalone scuro, una maglia nera e una felpa. Aggiunsi degli accessori e il gioco era fatto. Sistemai i capelli in una coda. Ero semplicemente stupenda, come sempre.

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Capitolo 6
*** Una notte con Piton ***


Prima di andare presi la lettera dell’ammiratore dal comodino e la misi in tasca sperando che mi portasse fortuna.

Uscii dal castello senza problemi, mi incamminai al lago nero, e, quando arrivai, scrutai in ogni angolo di quel posto freddo e puzzolente per trovare una risposta.

Mentre percorrevo quella strada mi tornò in mente la scena del sogno. “Smettila Draco. Smettila di seguirmi. Lasciami sola. Devo pensare.” Che mi significavano quelle parole? Al lago non c’era niente d’interessante. Perché avrei dovuto perdere il mio tempo a pensare in un luogo così?! Feci per tornare indietro quando sentii una voce, un ragazzo, proveniva da dietro alcuni alberi, stava cantando e suonava. Aveva una voce stupenda, il suono di quella chitarra rimbombava nella mia testa. “All I need to do … is be with you. Everything I do, I do it, girl, for you!” era l’ultima frase di quella canzone. Mi avvicinai al suono di quella chitarra, sbirciai un po’ dietro l’albero, e lo vidi. Draco. Era lui che aveva quella voce, era lui che sapeva suonare così bene. Che dolce. Era veramente cambiato. Chissà perché non voleva far vedere questo lato di lui?

Tornai subito indietro, per evitare che mi vedesse, mi avviai al castello senza risposte ma con un ritmo che si ripeteva nella mia testa, era così bello. Giurai a me stessa che quello che avevo visto al lago sarebbe rimasto al lago.

Mancavano pochi giorni alla partita di quidditch, ora non mi allenavo più, ero pronta a batterlo. Draco faceva tanto il duro, ed invece aveva un lato tenero. Avrei usato questa cosa come arma segreta per vincere. Io non ero più la ragazzina indifesa di prima, adesso il mio cuore era diventato duro e i suoi insulti non mi facevano più effetto.

In questo ultimo periodo avevo saltato molte lezioni per andare al lago, cercavo sempre quelle risposte e tornavo con una nuova canzone impressa nella mente, era straordinario il potere che avevano quelle canzoni, per qualche minuto mi facevano tornare bambina e mi facevano pensare a così tante cose.

Stavo tornando dal lago, era molto tardi, dopo il coprifuoco, e speravo che nessuno mi vedesse anche se la fortuna da un po’ mi aveva abbandonata. Per poco non mi facevo vedere da Draco al lago quello stesso giorno e mentre tornavo nel dormitorio m’imbattei nel prof. Piton. Era da un po’ che non lo vedevo ed ero quasi felice di quel casuale incontro. “Sera prof. Come sta?” Gli chiesi guardandolo con un aria provocatoria, “Bene signorina Queen, sa che non deve girare per il castello a quest’ora di notte?” il mio sguardo si fece più intenso possibile per farlo cedere, “Certo prof. Lo so molto bene, ma io, non sono sola, sto con lei. Andiamo professore, stiamo insieme.” Lo invitai a seguirmi, andai nell’aula di pozioni, mi misi seduta sulla cattedra a gambe accavallate, in modo da essere provocante e aspettai che lui entrò.

Quando chiuse la porta dietro di se, con uno schiocco di dita, le tende vicino alle finestre incupirono la stanza. Scesi dalla cattedra e mi tolsi la camicetta, un bottone alla volta, molto lentamente, lo invitai a togliersi quella tunica orrenda che indossava mentre poggiavo la camicetta su un banco al centro dell’aula, lentamente mi avvicinavo sempre più a lui, velocemente si tolse i vestiti e rimase a petto nudo, aveva dei muscoli da paura, mi sbottonai il pantalone e mi avvicinai a lui prendendo la sua mano portandola su di esso, me lo tolse con delicatezza, rimanemmo l’uno di fronte all’altra per venti interminabili secondi poi, gli saltai a dosso baciandolo freneticamente, cinsi le gambe attorno ai suoi fianchi e le mani possenti del professore scendevano sul mio fondo schiena, i miei baci diventavano sempre più potenti, passavo le mani tra i suoi capelli ormai sudati. Mi posò su un banco dietro di me e dolcemente mi sbottonò il reggiseno lasciandomi a petto nudo, gocce di sudore che scendevano sul suo petto lo facevano brillare. I nostri petti si sfioravano mentre le nostre labbra celavano baci potenti. In meno di un minuto ci trovammo completamente nudi, i nostri vestiti erano sparsi per l’aula, e noi che prendevamo posto in ogni angolo di essa. I nostri corpi sembravano uniti con la forza ma era piacevole essere legata a lui, avrei voluto che quella sera non fosse finita mai.

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Capitolo 7
*** La voce di Draco ***


Quella sera fu indimenticabile. Ovviamente entrambi facemmo in modo che nessuno lo venisse a sapere, non avevamo una relazione e non era nemmeno un appuntamento fisso. Dopo quella sera mi ripromisi che non avrei più avuto contatti fisici con Piton, bhè forse avrei potuto stuzzicarlo un po’ di tanto in tanto, ma niente di più.

La mattina seguente, Baston mi aspettava nel cortile della scuol
a. Non faceva più così freddo, la neve si stava sciogliendo e il sorriso di Oliver scioglieva me.

C’erano molti ragazzini che ci separavano, ma, mentre camminavo, uno ad uno si spostavano aprendo un varco verso il mio uomo. Erano tutti impauriti da me, in un mese ero riuscita a tirare fuori il peggio di me e l’unico che non se ne accorgeva era Oliver, il mio perfetto ragazzo. Mi avvicinai a lui con un sorriso malizioso, gli presi il colletto della camicia e lo baciai dolcemente. Quando le nostre labbra si staccarono l’una dall’altra, un lampo si accese negli occhi di lui, mi guardò e poi mi strinse così forte da poter sentire i battiti del suo cuore, andavano a tempo con il mio. Stranamente in quei battiti sentivo il ritmo della musica di Draco, “Non mi lasciare mai. Ok?” Oliver mi sorprese con quelle parole, come poteva pensare che lo avessi lasciato. Gli regalai un altro bacio, mentre nella mia mente suonava ancora il ritmo di quella chitarra che trasportava il mio cuore in un’altra dimensione. Mi stavo innamorando di Draco? O solo della sua musica? “Olly, come potrei lasciarti!” Mi cinse il braccio attorno la collo e presi la sua mano nella mia.

Mi accompagnò all’aula di difesa contro le arti oscure, ci salutammo con un bacio passionale e, quando le nostre labbra si separarono, vidi Draco, era lì, di fronte a noi, a guardarci con quei suoi occhi grigi e profondi. Forse mi stavo veramente innamorando di Draco, forse era grave, avevo detto a Oliver che non lo avrei lasciato, e non lo avrei fatto. Dovevo evitare Draco, dovevo togliermi dalla testa quelle sue canzoni, non dovevo più andare al lago per sentirlo.

La lezione del professor Lupin fu davvero noiosa, non sapevo come riuscivo a rimanere sveglia. Per il resto della giornata saltai le lezioni, non avevo voglia di ascoltare le voci dei professori che mi spiegavano cose che già sapevo, non mi andava di ridere dei ragazzi che sbagliavano quello che io avrei fatto in meno di un minuto. Non volevo perdere il mio tempo.

Andai al campo di quidditch ad allenarmi un po’, ne avevo bisogno. Il quidditch mi aiutava a non pensare, e poi per la partita contro Serpeverde mancava solo un giorno. Rimasi al campo per più di due ore, e, mentre ero decisa a tornare al castello, vidi dall’alto Draco che si dirigeva al lago con la chitarra in mano. Volevo seguirlo ma mi ero ripromessa di non ascoltarlo più. Era più forte di me, il desiderio di tornare ad essere piccola e indifesa tra quelle magiche note che mi cullavano era irrefrenabile.

Scesi in picchiata verso di lui. Lo seguii senza farmi vedere. Si mise al solito albero di fronte al lago.

Smontai dalla scopa e la poggiai sull’erba che puzzava di muffa, mi misi all’altro capo dell’albero dov’era lui, mi sedetti e rimanemmo per ore cullati da quel soffice suono, da quella tenerezza che il suo cuore comunicava. In una canzone affermava di amare una ragazza dalla folta chioma nera, raccontava di un pianto nella notte dedicato al suo corpo inerme. Quelle parole risuonavano in me come un tormentone.

Mentre lui cantava la prima canzone che avevo sentito feci l’errore più grande della mia vita, cantai insieme a lui. Le nostre voci erano unite e creavano un dolce suono armonioso. Purtroppo quel bel momento terminò in meno di un minuto. Si accorse che ero lì, si alzò e mi guardò arrabbiato. “Tu, sei sempre in mezzo ai piedi, sporca mezzosangue. Vattene, non hai niente da vedere.” Certo io non vedevo, lo ascoltavo. “Da sentire, piuttosto!” gli feci un’occhiataccia e girai il viso dall’altra parte per evitare un contatto con i suoi occhi. “Che hai sentito?!” diciamo tutto in quest’ultimo mese. “Cosa vuoi che abbia sentito idiota, la tua musica!” gli urlai in faccia, i nostri occhi s’incrociarono e il mio cuore fece un balzo come se volesse uscire e dichiarare tutto il suo amore. Lui mi fissava con la bocca aperta “Siete uguali.” Sussurrò sta se e se, “Chi? Cosa?” Ero confusa, chi era uguale a me? Che stava succedendo? “Ho detto di andartene, non ti voglio vedere!” lo accontentai all’istante, “Canti davvero bene.” Aggiunsi mentre ero in volo. Il suo sguardo non si staccava dalla mia scopa. Feci per andarmene d'ando un'ultima occhiata all'albero che ci aveva sostenuti fino a quel momento.

Non dovevo fargli capire che mi ero affezionata a lui, dovevo rimanergli molto lontana e a scuola, se serviva, avrei dovuto fare la dura, evitarlo e se me lo trovavo avanti litigare, litigare così che non si accorgesse dei miei sentimenti. Prima di lasciare il bosco che circondava il lago scesi dinuovo giù, senza farmi vedere. Speravo che continuasse a cantare ma rimase fermo nella posizione in cui l’avevo lasciato. I suoi occhi si erano gonfiati di lacrime, il suo volto era bagnato e brillava alla luce di quel sole che stava tramontando. Era illuminato da un rosso che passava ad arancione e poi a giallo, i raggi colpivano quel volto così bello e semplice, gli zigomi risaltavano con le lacrime che luccicavano. Quel bel momento finì in un attimo. Prese la chitarra con le due mani, caricò con tutta la forza che aveva in se e la ruppe contro un albero. Quel gesto fu seguito da un urlo strozzato, si gettò sull’erba e poggiò il volto tra le mani umide di sudore, “Ti odio! Perché? Perché le doveva assomigliare?” di cosa parlava? Volevo arrivare in fondo a questa faccenda ma volevo tenermi anche molto lontana da lui, in quel momento mi faceva paura. Presi la scopa e tornai al castello.

Sorvolai il cortile e vidi Oliver che guardava in su, mi aveva vista, tornai indietro e scesi ad abbracciarlo.

La sera rimanemmo insieme a parlare di quello che avevo scoperto, non gli dissi della cotta per Draco ma il resto, tutto, si. Gli raccontai ogni particolare. “Devi stargli lontana, non voglio vederti vicino a lui, sono stato chiaro?” il suo tono era molto serio, era geloso, e accettai le sue condizioni. Eravamo nella sala comune dei Grifondoro, sul divano di fronte al caminetto, lui mi teneva stretta al suo petto e mi raccontava la sua giornata, io ascoltavo il suo cuore che mi parlava, comunicava con il mio, e questo gli rispondeva a ritmo di Draco Malfoy. La sua musica mi aveva rapita. Mi ero addormentata sul suo petto soffice ma allo stesso tempo duro come il marmo.

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Capitolo 8
*** La vittoria contro i Serpeverdo ***


Era il giorno più importante della mia vita, la partita contro i Serpeverde era vicina. Mancavano poche ore ed ero carica, con l’adrenalina che saliva sempre di più.

Quel giorno decisi si partecipare alle lezioni, tutte.
A pozioni ero l’unica che era rimasta senza far niente da quasi un’ora, Piton ci aveva chiesto di preparare una pozione di “veris felicitas”, era così semplice. Non mi andava ne di uscire d
all’aula ne di ridere dei disastri che combinava Seamus, ero seduta sul banco dove accadde l’inaspettato col prof. A quel punto mi tornò tutto in mente, tutti intorno sparirono e quelle immagini ripresero vita nei miei ricordi, ogni imprecazione, ogni movimento fluido che i nostri corpi creavano, ogni bacio lungo e accattivante. Un sorriso malizioso comparve magicamente sul mio volto e il professore lo notò, mi si avvicinò e mi fece cenno di andare fuori. “Quello che è successo in quella classe rimane in quella classe, hai capito?” Ovvio, se lo fosse venuto a sapere qualcuno la mia reputazione avrebbe avuto conseguenze drammatiche. “Professore, non si preoccupi. Io non l’ho detto a nessuno. Lei non l’ha detto a nessuno, siamo tranquilli.” Speravo non avesse parlato, ma ovviamente era così perché sarebbe finita male anche per lui se si sarebbe venuto a sapere. Mi guardò e mi tolse una ciocca di capelli dal viso, lo stesso gesto che fece la prima volta che lo baciai, “Mi era solo tornato in mente un bel momento trascorso con lei professore, nessuno lo verrà a sapere.” Lo rassicurai con il cenno di un sorriso. Porse la mano all’interno dell’aula facendomi strada ma, dato che non avevo voglia di rimanere a perdere tempo presi la strada opposta senza guardami indietro.

Mancava un’ora alla partita e i miei compagni di squadra erano in campo ad allenarsi, li raggiunsi così da aumentare le possibilità di vittoria. Ogni volta che mi allenavo la mia forza e velocità sulla scopa diventavano sempre maggiori.

Eccoci. Eravamo fuori dal campo, nel tendone delle squadre, Draco e la sua combriccola erano al lato opposto da noi, gli lanciai uno sguardo di sfida e lui s’incamminò verso di me. “Buona fortuna mezzosangue.” Che idiota che era, la fortuna non mi serviva a niente. “Ne servirà di più a te inetto. Non sperare di vincere questa partita, sono più forte di te e sarò felice di dimostrarlo, oggi, in campo.” Mi accennò un “non ci sperare” con le sopracciglia, e tornò dalla sua squadra.

Madama Bumb lasciò liberi i bolidi, lanciò la pluffa e il boccino sfrecciò via. Il fischio d’inizio risuonò in tutto il campo e i ragazzi che facevano il tifo riempivano l’aria di urla e applausi. Io e Draco eravamo faccia a faccia, il boccino era dietro di lui, e scappò alla sua sinistra. Presi velocità e gli andai in contro, Draco mi seguì, “Non lo avrai mai!” urlava, più per convincere se stesso, non me. Durante l’inseguimento del boccino Roger fece tre goal a Serpeverde, dandoci trenta punti iniziali, Malfoy imprecava alla sua squadra di darci dentro. Mentre lui si preoccupava della partita in corso, ne approfittai per andare a prendere il boccino che ancora una volta uscì fuori dal campo. Questa volta si diresse al lago nero. Lo seguii.

Ogni tanto mi guardavo dietro per essere sicura che Draco non ci fosse, arrivati al lago il boccino si fermò di colpo, lo superai finendo in una nuvola di nebbia fittissima, cercai di uscirne ma non riuscii a trovare la strada. Improvvisamente un’abbagliante luce uscì dal lago. Essa fece dissolvere tutta la nebbia nel nulla. Una candida voce mi risuonò in testa, “Torna al campo, non è sicuro, il lago fa brutti scherzi. Torna al campo” un’immagine iniziò a schiarire dalla luce. Era una ragazza, i capelli lunghi le ricadevano sul viso pallido, in dosso aveva una veste da notte, era tutta bagnata, non riuscivo a vedere il suo volto e incuriosita mi avvicinai di più a quella ragazza. “Vai via, non tornare. Non tornate!” La ragazza si allontanava sempre di più. “Draco. Proteggi mio fratello.” Alzò il volto e vidi il mio viso tra i capelli di quella ragazza. “Sei la sorella di Draco? È a te che si riferiva ieri? È per te che veniva a suonare.” La pallida ragazza si allontanava sempre di più, volevo seguirla ma sparì nello stesso modo in cui era arrivata a salvarmi.

Il boccino ripartì a tutta velocità verso il campo e feci per seguirlo quando sentii un urlo che proveniva dal lago, era la sorella di Draco. Sospesa a mezz’aria con le braccia divaricate e la bocca spalancata. Somiglia ad un demone. Ebbi paura di quella scena ma non riuscivo a muovermi, per fortuna riuscii a chiudere gli occhi e non guardare quella scena da film horror. Quando li riaprii lei era sparita, la nebbia era tornata e il boccino mi girava intorno. Prendemo velocità scappando da lì e quando fummo arrivati, avevo Draco di fronte a me. Il boccino aveva superato entrambi e lo rincorremmo fino sotto al campo, sfuggiva tra le travi che sostenevano gli spalchi, ci spintonammo per evitare l'uno all'altro di riuscire a prenderlo. Quando il boccino risalì sul campo Draco non fece in tempo a girare la scopa e cadde tra le travi. Continuai a seguire il boccino fino a che non si fermò ancora. Mi girai e lo afferrai con la mano destra. Finalmente! Ero riuscita a vincere contro i Serpeverde. “Lola Queen ha preso il boccino d’oro, Corvonero vince!” la vittoria della mia squadra venne annunciata a meno di un secondo da che avevo afferrato il boccino. Baston corse in campo ad abbracciarmi. La mia squadra andò a festeggiare la vittoria ai 'tre manici di scopa' seguita da tutto il resto della scula.

La sera fu molto movimentata, anche Draco era lì, nonostante la sua squadra avesse perso lui era a festeggiare. Volevo andargli a parlare, di ciò che avevo scoperto su di lui, per consolarlo perché anche se sorrideva e scherzava con i suoi amici i suoi occhi rivelavano il dolore che provava. Mi ero innamorata di lui e volevo vederlo felice, volevo poter abbracciarlo, baciarlo, rivelargli i sentimenti che iniziavo a provare. Oliver mi aveva proibito di parlare con lui, di avvicinarmici, volevo ignorare quelle parole, ma gli avevo promesso che non lo avrei lasciato, anche se i miei sentimenti erano cambiati non potevo infrangere una promessa. Mi ero incantata a guardalo, avevo la testa china sulla destra per ammirare le sue labbra che si piegavano in un leggero sorriso, sorrideva raramente e quando lo faceva somigliava ad un angelo. Ero sul punto di immaginarlo senza vestiti, e un sorriso malizioso comparve sul mio volto quando si girò verso di me e scossi la testa, aveva un bicchiere di burro birra in mano e lo alzò alla mia salute sorridendo ancora di più, i suoi occhi erano lucidi sembrava stesse per piangere ma non fu così. Gli sorrisi e alzai la mia burro birra per ricambiare il brindisi, “Ti stai divertendo tesoro?” Oliver mi poggiò una mano sulla spalla e mi guardò perplesso, “Si. Vedere tutti che si divertono, mi fa sentire bene.” Il suo braccio si cinse al mio collo e lo abbracciai forte, chiusi gli occhi per un istante, immaginai che quello che stavo abbracciando fosse Draco, il ritmo delle sue canzoni mi tornarono in mente e canticchiai l’ultima canzone che avevo sentito al lago, quella stessa canzone che cantammo assieme sotto i caldi raggi del tramonto. Oliver mi prese le spalle e mi guardò sbalordito, “Non sapevo avessi questa voce, è stupenda, perché non ci fai sentire qualcosa?” sgranai gli occhi, “Ma sei impazzito?” Scossi la testa in un No secco, “Andiamo!” insistette. “Lola vuole cantare qualcosa, per la vittoria dei Corvonero.” Gli diedi un colpo secco sul braccio, aveva ignorato il mio No, come aveva potuto farlo? Non volevo cantare. In verità si, avrei voluto cantare una delle canzoni di Draco, ma assieme a lui e trovai un modo per farlo. Vicino al bancone del bar c’era una chitarra, “Ok, canterò, ma non posso farlo senza un accompagnamento. Chi mi passa quella chitarra?” Quando arrivò tra le mie mani m’incamminai verso Draco porgendogliela, “C’è qualcuno che sa suonare? Bhè credo che tu abbia un talento nascosto, vediamo che sai fare.” Mi tolse la chitarra dalle mani violentemente ma con un’aria rilassata, fece un piccolo assolo e gli sorrisi dolcemente “Bene ho il mio chitarrista!” urlai, “Suona la canzone che abbiamo cantato al lago l’ultima volta.” Gli sussurrai, per non far capire agli altri che tra noi stesse cambiando qualche cosa. “Te la ricordi?” mi chiese guardandomi sbalordito, “Inizia a suonare!” Gli dissi addassando lo sguardo, non volevo fargli capire che era importante. La melodia della chitarra risuonava in tutto il locale, quella dolce musica mi faceva battere il cuore come il primo bacio che diedi in tutta la mia vita. Quando iniziai a cantare gli cinsi la mano attorno al braccio guardandolo negli occhi, gli stavo facendo segno di cantare con me. Quando la sua voce si unì alla mia un brivido mi attraversò la schiena e il cuore perse un battito. I suoi occhi s’incrociarono ai miei e le nostre labbra si muovevano armoniosamente a tempo. Quelle parole, quella musica, quel momento, sarebbero rimasti nella mia memoria per sempre. Oliver guardava quella scena dalla fine del locale, i suoi occhi iniziavano a gelare, era poggiato al muro con le braccia incrociate, sembrava arrabbiato e non mi piaceva quel suo sguardo freddo, non portava nulla di buono.

Quando le dita di Draco si staccarono leggermente dalle corde sottili della chitarra mi guardò e mi sorrise, poi allungò il braccio e mi strinse in un abbraccio dolce, il suo sguardo era così sereno adesso, il suo sorriso era così vero, in quell’attimo in cui Draco mi abbracciò vidi Oliver uscire dal locale. Feci per seguirlo, ma quando aprii la porta per chiamarlo, lui era già sparito. Il mio sguardo si fece cupo, chinai il capo lasciando cadere i lunghi capelli sul volto pallido. Guardavo la neve sciolta sotto le mie scarpe, le impronte che inizialmente aveva lasciato poi sparivano man mano che si avanzava.Quella era l’ultima sera di quell’anno scolastico che avevamo passato insieme.

Il pomeriggio seguente ci fu l’annuncio del preside della coppa della casa, come ogni anno Grifondoro aveva vinto, ma Corvonero era al secondo posto, poi c’era Serpeverde e Tassorosso, avevamo perso la coppa delle case per meno di cinquanta punti di differenza. Per tutto il giorno non avevo visto Oliver, non avevo potuto chiedergli il perché di quella reazione esagerata della sera prima, era una sua idea farmi cantare.

In cambio, invece di vedere Oliver, incrociavo spesso lo sguardo di Draco e i suoi sorrisi accendevano una luce calda nel mio petto, volevo poter evitare di fargli capire che provavo dei sentimenti forti per lui così gli facevo solo un cenno di saluto ogni volta che lo vedevo, non ne sembrava soddisfatto ma ero indifferente a ciò che pensavano gli altri, volevo solo trovare Oliver prima di partire. Nessuna traccia di lui. Ne nel castello, ne nel treno del ritorno. Lo avevo ispezionato tutto, binario per binario e lui non c’era, era sparito nel nulla. Mi toccava aspettare un anno lontano dalla scuola e da ogni risposta che cercavo di ottenere. Quell’anno era terminato nel peggiore e nel migliore dei modi immaginabili.

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Capitolo 9
*** Il ritorno a casa ***


Quando scesi dal treno i binari erano pieni di persone. Parenti dei ragazzi di tutta la scuola. Mi guardai intorno alla ricerca di mio padre, quando girai la testa a sinistra Draco era appena sceso e guardava verso di me, sul suo volto un sorriso caldo mi fece arrossire, trattenni il mio sguardo innamorato e gli feci un cenno. M’incamminai verso il muro, poggiai la mia valigia a terra e mi ci sedetti sopra in attesa che tutta quella gente sparisse pian piano dai binari. Qualche ora dopo ero rimasta sola, mio padre non era venuto a prendermi, che si fosse dimenticato di me? Poggiai la testa fra le gambe e chiusi gli occhi, la musica di Draco risuonava nella mia mente, era possibile che non riuscissi a fare a meno di lui? Le immagini della serata ai “tre manici di scopa” mi scorsero davanti come un film, prima il sorriso spento di Draco, poi l’inaspettata esibizione e la scomparsa di Oliver, non volevo perderlo. I miei sentimenti erano cambiati ma era l’unico che riuscisse ad apprezzarmi anche quando ero scortese e quello lo rendeva fantastico. Mi tornò in mente il primo bacio che gli diedi, il sentimento forte che provavo verso di lui, gli occhi mi si riempirono ancora una volta di lacrime calde che rigavano il mio volto, il pensiero che quei sentimenti adesso li provassi per un’altra persona, e che si facevano più invadenti nel mio cuore, mi rendeva nervosa. Non ero mai stata innamorata ma in quel momento pensai che per Draco, solo per vederlo felice, avrei fatto qualsiasi cosa. Non potevo, anche volendo. I miei sentimenti dovevano rimanere nascosti fino al momento in cui non avessi avuto più la forza di racchiuderli in me.

“Tesoro, perdonami. Sono parecchio in ritardo, ma non sono un mago non posso smaterializzarmi!” la voce di mio padre risuonò potente in quel posto desolato. Alzai lo sguardo e vidi che era sudato, aveva il fiato corto e poggiava le mani sulle ginocchia come per riposarsi, alla sua destra la custodia della tastiera era accasciata a terra. “Siamo appena tornati da un concerto, mi dispiace.” Mi alzai e gli sorrisi dolcemente poi lo abbracciai forte come per dirgli “non mi lasciare mai Pà.” Ci dirigemmo verso l’auto in silenzio, quando chiusi la portiera un’aria calda m’investì, iniziai a sudare anche io. Papà mise in moto e partimmo lentamente. “Com’è andato quest’anno scolastico tesoro?” mio padre era un gran chiacchierone, faceva sempre domande e mi piaceva rispondergli, gli raccontavo sempre tutto come fosse un mio caro amico, ovviamente non potevo raccontargli della sera passata con Piton, ma il resto si! “E’ iniziato tutto una meraviglia, o quasi. Sono entrata a far parte della squadra di quidditch, sono la nuova cercatrice. Alla mia prima partita mi sono rotta un braccio, alla seconda ho vinto e hanno organizzato una festa in mio onore, dato che era quasi Natale, un ragazzo, Baston, mi ha regalato il continuo del “bacio dell’angelo caduto” l’ho letto in pochi giorni, e poi l’ho baciato. Siamo stati insieme fino all’ultima sera. I miei sentimenti in tanto cambiavano, mi stavo innamorando di un ragazzo spregevole, ma che poi si è rivelato dolce e che ricambiava i miei sentimenti. L’ultima sera Baston è sparito dopo che ho cantato con il rispettivo ragazzo per cui provavo dei sentimenti e che lui mi aveva proibito di vedere. Sono diventata cattiva e tutti o quasi non mi sopportano.” Lo guardai con gli occhi sgranati in attesa di una risposta scioccata. Il suo sguardo era posato sulla stara ma per un istante si spostò verso di me, un sorriso acceso mi investì “Sono fiero di te. Finalmente mi assomigli sempre di più.” Non capivo se si riferisse al fatto di essere cattiva o dell’essere innamorata di un mezzo spregevole, o del fatto che abbia cantato. Mio padre era un metallaro dai tempi del liceo, quando ero piccola avevo lo stesso carattere della mamma, che oramai era morta a causa di un incidente con varie pozioni. Lo guardai e mi scappò una risata scioccata, il mio sguardo si spostò in meno di un minuto fuori dal finestrino, vedevo il riflesso del mio volto che lentamente cambiò in quello di Draco che sorrideva. Per quanto provassi a dimenticarlo, il suo pensiero, tornava nella mia mente più forte di prima. “Pà, a te il concerto com’è andato?” Papà faceva parte di un gruppo Heavy Metal e si esibiva in giro per il mondo da anni ormai. “Bene, tutto esaurito. Come sempre.” Girò il manubrio per portare la macchina nel vialetto di casa, fermò e mi guardò sorridendo, “Tra meno di un mese devo ripartire, te la caverai senza di me. Sei adulta e puoi rimanere sola per un po’ di tempo.” Cosa? Mio padre mi stava abbandonando? Per quanto gli volessi bene non potevo sopportare la sua assenza nel periodo in cui io sarei rimasta a casa. Aprii la portiera e me la chiusi alle spalle con forza, andai verso la porta d’ingresso a tutta velocità per evitare discorsi inutili con mio padre.

Entrai in casa e lasciai cadere la borsa che avevo a tracolla accanto al porta ombrelli, salii le scale e andai in camera mia chiudendo la porta con rabbia e frustrazione. Mi lanciai sul letto a peso morto e mi guardai in torno, “La mia camera. Finalmente sola.” Ero felice di poter avere un po’ di privacy, di tornare a dormire nel mio comodo letto fatto di piume d’oca. Chiusi gli occhi per qualche minuto fino a che non mi addormentai.

“Lola non andare! Il lago nero è un posto oscuro!” una voce sottile proveniva dalle mie spalle “Lola, morirai! Non fare il mio stesso errore! Questo non è il posto adatto a te, non lasciarlo solo! Lui ha bisogno di te!” mi fermai, strinsi i pugni e tenni lo sguardo basso, “No, Kate! È di te che ha bisogno! Di sua sorella, non di me!” la mia voce era cupa e i miei occhi ormai spenti. “Lui ti ama, lo sai. Non è più me che gli ricordi! Adesso pensa a te come il suo vero amore.” La voce di Kate era sempre più lontana, mi girai per guardarla e lei stava sparendo. “Kate! Lo amo anche io! Tanto. Ti prometto che lo proteggerò!” i miei occhi si accesero di rabbia e orgoglio per la decisione che avevo preso, li chiusi un istante e quando li riaprii il suo volto era così vicino al mio da farmi sobbalzare. I suoi occhi erano freddi e i suoi capelli volavano come se non ci fosse gravità. “Vattene dal lago! Adesso! Se muori, lui, verrà con te! Non puoi fargli questo!”

Mi svegliai di colpo, era notte fonda, avevo i capelli e le mani tutti sudati e il cuore mi batteva impaurito in petto, il cervello stava per scoppiarmi. Mi misi seduta sul letto, come se servisse a calmarmi, l’unica cosa che mi avrebbe calmate era un abbraccio della mia migliore amica. Mi ero dimenticata di Mary, avrei voluto chiamarla ma l’orologio segnava le tre del mattino e se lo avessi fatto mi avrebbe uccisa. Mi promisi che l’indomani sarei andata da lei a raccontarle tutto. Mi stesi nuovamente sul letto e guardai fisso il soffitto, le dolci note di Draco erano tornate a calmare i battiti del mio cuore.

“Tesoro?! Tesoro?!” la voce di mio padre mi riempiva il cervello che quasi scoppiava, aprii lentamente gli occhi e cercai di mettere a fuoco tutto in torno a me. Papà era piegato verso di me con un sorriso smagliante e un vassoio con la colazione e delle lettere al fianco del bicchiere con il latte. “Buon compleanno cucciola” Come? Era il mio compleanno? Lo avevo dimenticato! “Buon giorno Pà, grazie per la colazione!” gli feci un mezzo sorriso addormentato, “Queste? Cosa sono?” presi le lettere tra le mani e le squadrai, sulla prima c’era il nome di Oliver, nei miei occhi si accese una luce potente. “Sono lettere, dei tuoi amici!” mi misi a sedere con le gambe incrociate, mio padre posò il vassoio sul comodino a fianco al letto e mi diede un bacio sulla fronte. Avevo la lettera di Oliver tra le mani, tremavo al pensiero di quello che poteva aver scritto. Decisi di lasciarla per ultima, c’era una lettera da parte di Hermione, Harry e Ron. Aprii la busta e oltre alla lettera nella busta c’era un medaglione, lo presi tra le mani e lo guardai attentamente, quello era il medaglione che le avevo regalato il primo anno di scuola, lo strinsi e poi lo lanciai contro il muro. Era un segno della nostra amicizia, ne aveva uno identico anche Mary, e lei me lo aveva rimandato con una lettera. L’aprii e questa iniziò con: “Cara Lola, ti auguro un buon compleanno. Tutti noi dei Grifondoro te lo auguriamo. Anche se il nostro rapporto non è più come quello di due anni fa, voglio che tu sappia che se hai bisogno di una mano in qualsiasi cosa noi ci siamo. Sarai sempre ben accetta nel nostro gruppo. Cordiali saluti Hermione, Harry e Ron!” Stropicciai la lettera con una sola mano e la lanciai nel cestino in paglia vicino la porta, feci canestro anche non volendo. Non volevo tornare ad essere amica di quella ragazzina perfetta e dei suoi amici, tantomeno avrei chiesto loro una mano in qualcosa. La seconda lettera era della squadra di quidditch: “Buon compleanno cara vincitrice. Tutta la squadra ti manda i più sinceri auguri e non vediamo l’ora di tornare a giocare con te e vincere. Passa buone vacanze!” Bell’apprezzamento da parte dei miei amici. Un piccolo sorriso comparve sul mio volto quando notai l’ultima lettera, era del prof. Piton: “Felice quattordicesimo compleanno, mi sento male a pensare a ciò che ho fatto ma anche felice che tu me lo abbia fatto fare. L’anno prossimo spero non sia tanto diverso, Lola. Buon compleanno e divertiti, un forte bacio piccolina.” Avevo gli occhi sgranati per quelle parole, la bocca spalancata e nella mia testa pensavo che era totalmente impazzito. Un professore che dice queste cose ad un’alunna, chi se lo sarebbe aspettato. Poggiai la lettera sul comodino e presi tra le mani quella di Oliver. Iniziai a tremare, non avevo la forza di aprirla, stavo per strapparla e prendere la lettera quando mio padre entrò in camera con il telefono in mano, “Mary, al telefono, sembra arrabbiata!” fece per porgermi il telefono e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle. “Mary, posso spiegarti! Draco, le canzoni, Oliver, mio padre e il concerto. Mi sono addormentata e non ti ho chiamata. Perdonami!” parlai tutto d’un fiato per non farmi interrompere, il silenzio che seguì dopo fu straziante. “Mary, tesoro? Ci sei?”

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