Un incubo chiamato amore

di Kiji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore amaro e tenero amore ***
Capitolo 2: *** L'addio di un amore ***
Capitolo 3: *** Ti farò innamorare ***
Capitolo 4: *** Legato e slegato ***
Capitolo 5: *** La scatola misteriosa ***
Capitolo 6: *** Parole non dette ***



Capitolo 1
*** Amore amaro e tenero amore ***


Le sue mani circondavano il mio corpo, rendendomi schiavo di quel desiderio senza tempo. Sentivo la sua lingua che infuocava la mia carne, le sue ossa premere sul mio corpo fragile e i suoi gemiti sussurrarmi nelle orecchie e, in quel breve attimo, dimenticai me stesso ed il mondo intero. Esistavamo solo noi due, in un universo separato, relegato negli inferi della terra, succubi di quella libido che non aveva fine. Le spinte del suo corpo sul mio, erano una melodia magica, che mi faceva fremere ma anche soffrire.
- Chul, ancora... - La mia voce, sussurrata appena in quella stanza buia e tenebrosa, era macchiata di peccato. Lui non parlava, sentivo solo dei brevi suoni a contraddistingure la sua presenza. Era sempre in quel modo, ormai lo sapevo bene ed avevo smesso di sperare. Sebbene il mio cuore anelasse qualcosa di più, era impossibile che potesse accadere. Quando il mio corpo arrivò alla soglia del piacere, mi abbandonai esausto sul materasso impolverato e mi sentii sporco e sconfitto.
Ero così patetico ai suoi occhi, eppure non riuscivo a fare a meno di quel corpo che mi odiava. Lui si alzò lentamente da me, ancora in silenzio. Sapevo bene cosa sarebbe successo, era sempre il solito rituale. Trovare i vestiti sparsi sul pavimento, indossarli di fretta ed uscire dalla stanza senza dire nulla, sbattendosi la porta alle spalle pesantemente. Io sarei rimasto lì, a tremare e a piangere come ogni volta, era inevitabile.
- Aspetta! - Lo afferrai per un braccio, con il volto sconvolto dalle lacrime e lo fissai per un tempo interminabile. Il suo volto era crudo e freddo, non gli importava nulla di me e dei miei desideri.
- Resta con me, solo per questa notte, rimani qui. Non ti chiederò altro, puoi anche maltrattarmi ma ti prego, non uscire da quella porta. - Avevo lo sguardo basso, non riuscivo ad affrontare quegli occhi accusatori, ma dovevo pur tentare. Quel cerchio infinito in cui mi ero volutamente immerso, dovevo pur cercare di cambiarlo, altrimenti sarei rimasto imprigionato per sempre.
Sentivo le spine che mi avvolgevano la carne, faceva male e sanguinavo, eppure nessuno se ne accorgeva. Heechul, mi guardava in silenzio, ma erano i suoi occhi che parlavano per lui. Era colpa mia se era diventato quell'uomo freddo e spietato, vero? Ero solo io ad averlo fatto soffrire, per questo dovevo fare di tutto per riportarlo indietro dall'oscurità.
- Resta con me! - Sussurrai quella supplica con tutta la forza che mi restava in corpo, ma non fu sufficiente. Lui mi spinse con forza, facendo cadere il mio corpo duro e fragile in un sol colpo.
- Non comportarti da femminuccia Hong Ki, non hai gli attributi per farlo! - Dette quelle parole, di spalle, si alzo con forza dal letto e si incamminò lentamente fino a quando non sparì nel nulla. Il tonfo di quella porta che sbatteva nell'oscurità, era così difficile da sopportare. Odiavo quel buio che mi circondava l'anima, mi faceva paura. Non ricordo quando iniziai a tremare avvolto da quelle coperte. Quando fu la prima volta che successe, tre mesi prima? No forse è sempre accaduto, non riuscivo a distinguerlo nei miei ricordi. Vidi di nuovo me stesso, la nostra amicizia così bella e fraterna, poi quel batticuore inaspettato. Innamorarmi di lui, fu solo un passaggio naturale, come respirare o mangiare, era scritto nel mio destino.
I suoi occhi, che prima mi facevano felice, iniziarono a farmi del male ogni volta che incrociavano i miei. Fu allora che mi confessai, che inizia questa dura lotta, ma anche che pugnalai il mio stesso cuore.
«Sei pazzo? Siamo due uomini.» I suoi occhi che mi disprezzavano, le sue parole che mi ferivano, non le avevo premeditate. Al me stesso che considerava l'amore in modo ingenuo ed idealista, quel tenero sentimento era così dolce, eppure mi sbagliavo. Mi aggrappai a lui, sperando che col tempo imparasse ad amarmi, cercando in tutti i modi di conquistare il suo cuore. Se solo avessi saputo che mi avrebbe odiato, se per caso ne avessi avuto il minimo sentore, non avrei mai commesso quell'errore iniziale.
La prima volta che facemmo l'amore, la ricordo ancora così bene che posso sentirne il dolore con la stessa identica intensità. Lui mi prese d'improvviso, sbattendomi alla parete con tutta la forza che il suo esile corpo riusciva a scatenare. Le sue mani mi strapparono i vestiti bagnati dalla pioggia primaverile e la sua bocca iniziò a torturarmi in un'incredibile danza assassina. Sentivo la sua lingua corrodermi dentro, non stavamo facendo l'amore, non poteva essere definito in quel pudico modo.
Il nostro era puro e semplice istinto animalesco. Non era ciò che mi sarei immaginato, non corrispondeva ai sogni che avevo fatto, ma al solo contatto con il suo corpo, tutto me stesso perse di significato. Il piacere era troppo sconvolgente che non riuscii a fermarmi, ed iniziai a detestarlo per quella macchia che mi stava infliggendo. Era la prima volta per entrambi, la nostra prima esperienza con lo stesso sesso, eppure, lui non mi fece alcuno sconto. Fu selvaggio e rude senza pensare ai miei sentimenti, ma anche in quel modo, non riuscivo a smettere di amarlo. Sebbene sentissi le mie ossa spezzarsi, il solo pensiero che eravano una cosa sola, mi bastava.
Che stupido! Continuò così per tante volte, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, non riuscimmo più a fermarci. Ancora adesso, immobile in questo letto disfatto, non riesco a ricordare la mia vita prima di questo incubo d'amore. Mi alzai ancora dolorante. Quella casa che condividevamo per le nostre notti di passioni, era troppo sporca e la causa di tutto, ero io stesso. Viverci era impossibile! Con lo sguardo spento, entrai nella doccia e lavai via tutte le cellule impure che riuscivo a vedere con gli occhi sgranati dalla polvere.
Ma per quanto sfregassi, fino a vedere la pelle bianca diventare rossa, non riuscivo ad eliminarle del tutto. Il sapore amaro del peccato, impregnava totalmente il mio corpo ormai. Piansi lentamente, ero così abituato a quelle lacrime che ormai scendevano incontrollate senza che la mia volontà riuscisse a dominarle. Dovevo porre fine a quella pazzia, ma era impossibile riuscirci! L'acqua fredda scendeva incontrastata nel mio corpo, ne sentivo la dolce fragranza. Una volta calmato, mi asciugai e mi vestii di corsa, era tempo di tornare alla realtà, alla vita di tutti i giorni.
Uscii senza pensarci da quell'appartamento di periferia, la luna era ancora alta nel cielo, ma nessuna stella adornava quel tappeto nero che mi sovrastava. Camminare nella fresca aria della sera, era come un'elisir proibito, mi faceva stare bene. Circondato da quella pesante sciarpa di lana grigia, mi sentivo al sicuro da ogni male. Passo dopo passo, il sorriso che avevo perso, tornò a sconfinare nel mio viso, un'altra notte era passata ed io ero ancora vivo. Tornando nel dormitorio, mi fermai in una piccola vetrina del centro, il riflesso del mio volto mi fece tremare ancora una volta.
Vedendo quel sorriso, mi sentii atterrito, odiavo quell'espressione che non rappresentava me stesso, ma non potevo cambiarlo. Entrando in quella casa dalle luci spente, mi sentii svuotato e stanco, mi trascinavo a fatica in quel corridoio pieno di foto della mia vita passata, del me stesso che ormai era scomparso. Ero davvero io quel ragazzo che sprizzava gioia da tutti i pori? Non mi riconoscevo più. Sentii un rumore nella notte, una piccola luce diffondersi e colpirmi il viso.
- Hyung, sei tu! Mi sono spaventato. - Jae Jin si stropicciò gli occhi ancora pieni di sonno e si avvicinò a me.
- Dov'eri? Sembri stanco. - Non avevo la forza di rispondere ed in fin dei conti, non era qualcosa che potevo raccontare, non a lui!
- Stai tranquillo, sto bene. Ne parliamo domani. - Continuai a camminare, senza badare alle sue parole di protesta, al suo sguardo preoccupato per quell'amico che lo evitava. Lanciarmi sul letto senza forza, chiudere gli occhi ed abbandonarmi ad un sonno privo di sogni, fu davvero una cosa semplice. Mi svegliai alle prime luci dell'alba, dormivo sempre poche ore, era sempre stato in quel modo.
Un tiepido odore di caffè si diffuse nell'ambiente, non ero il solo a guardare quel cielo del mattino. Aprii la porta senza far rumore, non volevo svegliare i miei compagni. Camminavo a passi leggeri, fino a quella grande cucina colorata dalla luce del sole. Di spalle, riconobbi quell'amico di vecchia data, i suoi capelli castani brillavano e la sua maglietta bianca, rifletteva un'aura di positività. Si voltò a guardarmi con un grande sorriso pieno di un dolce calore.
- Buongiorno Hyung. - Arrossii brevemente, non meritavo la sua gentilezza. Risposi con un cenno del capo e mi sedetti sulla mia solita sedia vicino alla finestra aperta a metà. Jae Jin prese due tazze di quella calda bevanda e le posò nel bianco tavolo appena pulito. Lo ringraziai senza pensarci e iniziai a bere a brevi sorsi.
- Hyung, io... - La sua voce era un pò flebile, quasi tremante. Mi fermai a guardarlo, aveva gli occhi lucidi e la pelle spenta.
- Ti prego, smettila di soffrire! Ogni giorno, resto a guardarti mentre ti fai del male ma non posso fare nulla per fermarti. Non sono io la persona che può darti il sorriso, vero? - Non capii le sue parole. Il loro significato, era celato alle mie orecchie! Vedevo solo quel caro amico, preoccupato della mia salute e non riuscivo a scorgere altro. Gli sorrisi, con la massina intensità che la mia mente riusciva ad ottenere e avvicinai la mia fredda mano al suo viso asciugandogli quella piccola lacrima salata.
- Stai tranquillo! Io sto bene. - Jae Jin, lentamente, si avvicinò a me. Le sue braccia circondarono improvvisamente il mio collo e le sue labbra, calde e profumate, si posarono con forza sulle mie. Non riuscii a pensare a nulla, la mia mente era completamente inondata dallo stupore. Mentre vedevo il suo viso allontanarsi dal mio, ma restare fisso a guardarmi, sentii l'odore opprimente del vapore colorato del caffè.
- Permettimi di curare le ferite del tuo cuore! - Sentii quelle parole, cercando di donargli una forma concreta. Mi immersi in quell'abbraccio che non aveva fine, forse cercando la tenerezza che stavo disperatamente cercando. 

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Capitolo 2
*** L'addio di un amore ***


Le mani di Jae Jin circondavano il mio collo e la dolce fraganza della sua bocca, si infrangeva nella mia. Rimasi sconcertato eppure, sentivo quel calore che non riuscivo ad ottenere e divenni debole. Chiusi gli occhi, immaginando che quelle carezze innamorate, fossero di un'altra persona. Che quella lingua che mi frugava dentro, fosse quella dell'unico uomo che riuscivo ad amare e non del mio migliore amico.
Quando li riaprii, mi trovai di fronte quella cruda realtà e, cercai di rimediare a quell'errore che non potevo ripetere. Lo spinsi via da me in un sol colpo, ansimante e ancora carico di desiderio. Il mio corpo, con quel solo contatto, era in fermento. Pensai ancora alle carezze piene di erotismo di Chul, al suo alito eccitate sul mio orecchio destro e ai suoi gemiti mentre spingeva il suo corpo su di me. Non andava bene! Non potevo provare quei sentimenti, non di fronte quella persona innocente.
- Cosa... cosa significa! - Con il palmo della mano, mi premetti le labbra pulsanti cercando di far calmare quel batticuore che non voleva diminuire dentro di me.
- Hyung, per me, tu... non sei solo un amico. Ti amo! Ti ho sempre amato, fin dalla prima volta che ti ho incontrato. A quel tempo eravamo solo dei trainee, ti ricordi? Se ho continuato senza arrendermi, è anche merito tuo, perchè eri lì insieme a me. Ho sempre aspettato che ti accorgessi del mio amore, giorno dopo giorno, ma tu sei così cocciuto! - Aveva la mani impacciate, che si sfioravano distrattamente, dimostrano la sua insicurezza e la sua ansia in quel particolare momento.
- Noi siamo due uomini, è ovvio che non me ne accorgessi, stupido! - A quelle parole, i suoi occhi tornarono a guardarmi supplichevoli, con una punta di critica che non tardai a notare.
- Non dirlo mai più! Cosa c'entra l'amore con questo? Anche tu sei innamorato di un altro uomo, vuoi forse negarlo? - Era vero! Terribilmente vero eppure, sapevo che era anche diverso. Non sapevo spiegarlo ma il mio cuore che batteva per Chul, era qualcosa che era completamente staccata dal suo essere uomo. Era difficile da dire attraverso parole vuote, ma l'istante in cui capii i miei sentimenti per lui, seppi che lo avrei amato in qualsiasi modo, se fosse donna o uomo o anche animale, non sarebbe cambiato mai.
- So che non sono io quella persona, ma ho la certezza che posso darti di più di lui. Io posso renderti felice Hyung. Lasciami provare, ti mostrerò cosa sia realmente l'amore. - Rimasi in silenzio, cercando di mettere ordine dentro di me. Era difficile pensare, perchè la mia mente era divisa in due grandi vortici di dolore.
- Va bene se non rispondi subito. Non mi aspettavo mica che saltassi dalla gioia, quindi, promettimi almeno che ci pensarai seriamente. Anche se non mi amerai inizialmente, sono sicuro che riuscirò a farti innamorare di me, perchè il mio sentimento per te è sincero. - Mi alzai di fretta, mentre quello strano ragazzo mi strappava quella promessa incredibile, senza che me ne accorgessi. Liberandomi da quei fastidiosi vestiti sudati dalla notte, mi immersi nel getto freddo d'acqua cercando conforto a quel mio cuore in subbuglio. Mentre trovavo la pace dentro me, iniziò quella dura giornata di lavoro.
Non avevo voglia di lavorare, di stare a contatto con quel ragazzo che mi aveva così tanto sconvolto, eppure non potevo tirarmi indietro. L'intervista fu estenunate, restare a sorridere in quell'istante, era così terribilmente duro. Fui brillante, sagace, simpatico ed allegro, proprio come quell'immagine sana che davo di me. Quando tornammo a casa, eravamo stanchi morti, eppure non era ora per me di riposare, non ancora. Il nostro solito appuntamento, ormai una routine che si seguiva periodica da così tanto tempo, era vicino. Il mio cuore, sapendo di doverlo incontrare, si sentiva ancora più confuso ma sicuramente felice come non lo era mai stato.
- Che ne dite di ordinare le pizze questa sera? - La voce di Min Hwan riecheggiava forte nel piccolo pulmino che ci scorrazzava come sempre per quelle strade affollate della sera.
- Io non posso ragazzi, devo uscire! - Nel dire quella frase, sentii lo sguardo pressante di Jae Jin riversarsi completamente sul mio corpo. Non riuscivo a voltarmi verso di lui, colpevole della mia inettitudine.
- Non è una novità, vero? Ormai non ti contiamo più per la cena! - Il sorriso fievole di Seung Hyun, ravvivò in me il breve spirito di fiducia che riuscivo a sopportare. Mentre i miei compagni ridevano e scherzavano, mi esiliai completamente, cercando di non pensare, di seguire quell'istinto che i miei sensi mi dettavano. Non appena arrivammo, scattai dall'auto più velocemente possibile, sperando di passare inosservato tra quei visi che mi conoscevano da così tanto tempo. Mentre camminavo, sentii una mano afferrarmi saldamente, impedendomi di continuare ad avanzare.
- Vieni con me. - Jae Jin era dietro di me, sentivo gli sguardi confusi dei nostri compagni scrutarci nell'ombra, impedendomi di rifiutare. Lo seguii in silenzio, liberandomi di quella mano che mi soffocava le membra. Quando arrivammo in un angolo isolato, lui si fermò d'improvviso, continuando a guardare il muro bianco ed inespressivo.
- Devi andare per forza? Non puoi restare con noi a divertirti? Per quale ragione ti ostini ancora a vedere quella persona che non ti ama abbastanza da renderti felice? - Vedevo la sue spalle, fievoli e deboli, contrarsi ad ogni fiato che i suoi polmoni rilasciavano nell'aria tranquilla della casa.
- Jae Jin, so che non riuscirai a capirlo, ma ciò che provo per lui è sincero. Io lo amo! - Lui si voltò, mostrandomi i suoi occhi in lacrime e si gettò con forza nel mio petto caldo ed accogliente.
- Lo so, quindi ti prego, non dirlo più! Anche così, dammi una possibilità! Non chiedo altro. Se non riuscirò nel mio intento, mi farò da parte. Se non mi amerai, sarò il primo a rinunciare! Non posso arrendermi in questo modo. - Sentivo il suo corpo morbido contro il mio, la sua voce candida e profumata, il suo respiro regolare ed il battito del suo cuore che si adattava al mio.
Non riuscii a dire nulla, ed in fin dei conti lui non si aspettava una risposta. Quella tacita conferma gli bastava per tenermi legato a lui, solo un altro pò. Quando si staccò da me, si asciugò gli occhi con la punta delle dita e mi guardò sorridente, sebbene sapessi che quell'espressione di gioia, non corrispondesse al suo cuore in lacrime.
- Va bene. Vai pure per oggi. Fino a quando mi permetterai di tentare, ti lascerò stare con quella persona. Domani però, sarà il mio turno. Anche a costo di farmi odiare da te, non ti lascerò incontrarlo. Ricordalo. - Io annuii e mi allontanai in silenzio. Corsi più che potevo verso quell'autovettura che mi avrebbe condotto in quella squallida casa ad incontrare il mio amore distorto dal tempo. Andava bene, fino a quando potevo abbracciarlo. Me lo ripetevo eppure, non ne ero più così convinto.
Non appena entrai, la porta era aperta. Lui era arrivato prima di me e mi aspettava famelico in quell'angolo oscuro. Aveva gli occhi contriti dalla rabbia, non gli piaceva aspettare, era sempre lo stesso anche quando la passione della carne lo rendeva succube di quel sentimento ardente. Mi prese all'improvviso, sbattendomi con forza in quella parete ruvida. Sentii la pesantezza del mio corpo esile premermi le ossa e per un attimo esitai un urlo inespresso. La sua gamba, premeva forte e compatta a dividere le mie sentendo il suo corpo sul cavallo dei pantaloni ormai troppo stretti. La sua lingua mi esplorava violenta e libera da ogni freno.
- Hee... Chul.... aspetta... non riesco... a respirare... - La mia voce tremava di fronte al suo piacere sconfinato. A fatica riuscivo a contenermi, l'amore che provavo per lui, in quel momento non significava nulla. Le sue mani entrarono dentro di me, forti ed irrispettose, lasciandomi senza fiato per un secondo senza tempo. Senza che me ne accorgessi, ero già nudo e venni trascinato con forza su quel materasso disfatto, impedendomi di dire qualunque cosa.
Non chiese scusa, cercava solo di soddisfare la sua voglia senza misure, non accorgendosi del mio sguardo affamato d'amore. Entrò dentro di me d'un colpo, facendomi male, quasi volesse punirmi per qualche peccato che non avevo commesso. La mia sete era insaziabile, il suo ardore sconfinato. Quando si accasciò su di me, esausto per quell'atto di piacere intenso, tornai a soffrire per quel vuoto che mi attendeva. Odiavo quella parte, quel momento che mi avrebbe di nuovo ferito. Piansi involontariamente, come ogni volta, sebbene sapessi che il mio posto era proprio in quel punto.
- Domani... non potrò venire! - Dissi quelle parole senza pensarci, sapendo che se non l'avessi fatto, la mia punizione sarebbe stata tremenda. Lui si limitò ad un semplice suono indistinto, che solo il silenzio di quella stanza vuota poteva cogliere d'istinto.
- Non mi chiedi il perchè? Non ti interessa sapere per quale ragione io, che non ho mai saltato questo appuntamento anche a costo di essere rimproverato dal mondo intero, domani non sarò qui? - Ero stufo, il mio cuore era sempre più debole e non risucivo ad andare avanti. Ero solo io che ci credevo in quell'amore, vero? Ne ero totalmente sicuro ormai. Urlai quelle domande, con tutto me stesso, forse sperando che almeno una volta, avessero raggiunto il suo cuore distante.
- Ancora con queste domande da ragazzina innamorata? Non hai proprio nessun limite Hong Ki. - Si voltò e fece per andarsene quando lo fermai aggrappandomi saldamente alla sua mano.
- Domani, sarò con un altro uomo. Davvero non ti importa nulla? Il nostro rapporto è così inutile per te, da potermi perdere come se nulla fosse? - Rimase immobile, non riuscivo a vedere il suo volto, ma sentivo che la sua espressione era rimasta immutata.
- La vita è la tua, fai come preferisci. - Non riuscii a notare quella nota di tristezza nelle sillabe che pronunciava, nè potei vedere quelle lacrime che scendevano sul suo viso. Ignaro di tutto, mi accasciai al pavimento, mentre quella porta si richiudeva sbattendo violentemente, camuffando la mia sofferenza espressa a singhiozzi. Rimasi in quel modo, a svuotare me stesso fino a quando, tornai a guardare quel punto indistinto della stanza e non provai più nulla.
Cadendo ci si fa male, ma solo quell'intenso dolore, può farti risalire in superficie. Avevo toccato il fondo ma finalmente, ero pronto per riprendere la mia vita. Quel giorno, quando presi quei quattro stracci che mi coprivano dal freddo della sera, mi soffermai a guardare quella stanza in silenzio. Non un segreto era stato rivelato tra quelle mura, non una parola d'amore, solo i nostri gemiti di piacere e la nostra lussuria incontrastata. Tremai di rabbia e preoccupazione, era davvero la fine, dovevo arrendermi! Presi le chiavi, lasciate cadere nella furia del momento, da quel pavimento in legno. Mentre mi chiudevo la porta alle spalle, sentivo che era il momento di dire addio a quella finta illusione di tenerezza. Avrei voltato pagina, mi sarei innamorato di nuovo e questa volta, avrei smesso di piangere.
La strada della notte, era sempre piuttosto affollata eppure quel giorno, mentre abbandonavo la mia illusione, il traffico sembrava essere cessato in un sol momento. Non appena arrivai a casa, stanco e scoraggiato dalla vita, vidi un leggero chiarore indistinto. Ero esausto, eppure, avevo bisogno di una parola gentile, anche solo una andava bene! Mentre camminavo in silenzio, sentii un breve rumore e sobbalzai, cosa stava succedendo? Nel momento stesso in cui entrai in cucina, vidi la luce del frigorifero aperta, il latte versato completamente sul pavimento ed il volto contratto dalla paura di Jae Jin.
- Oh, ma cos'è successo? - La mia voce, un pò sorpresa, risuonò nella stanza, mentre il mio compagno, alzando gli occhi verso di me, mi intimò il silenzio.
- Hyung, non sai che ore sono? Vuoi svegliare tutti? Invece di chiacchierare, vieni a darmi una mano. - Corsi verso di lui ed inizia a tamponare con uno straccio bagnato che mi aveva lanciato. L'odore del latte, mi era entrato fin nelle ossa, eppure, mi sentii quasi bene. Quella sensazione di utilità, quel suo viso allegro seppur fossimo in quella strana situazione di disagio, mi facevano bene. Non appena finimmo di asciugare, mi appoggiai al mobile espirando violentemente per la stanchezza.
- Sei sempre il solito combinaguai! Poi ovviamente, tocca a me risolverli. - Quel piccolo corpo si mosse di fronte a me, aveva gli occhi totalmente incentrati sui miei e la sua ombra sembrava voler mischiarsi totalmente alla mia.
- Secondo me ti diverti a venirmi a salvare. - Sorrise di cuore, ed anche io, insieme a lui, ritrovai la serenità. Andava bene, anche solo per poco, quelle risate era ciò che stavo cercando. Poi ci fermammo, imbarazzati ed inconsapevoli su cosa dire.
- Non ti chiederò nulla. Non voglio sapere cos'è successo. Promettimi solo che mentre saremo insieme, penserai solo a me. Se puoi farlo, sarò felice anche se non potrò essere al primo posto. - Mi avvicinai a lui, prendendo saldamente la sua mano.
- E' finita! Voglio davvero provarci questa volta, a liberarmi di questo amore. Per favore, aiutami. - Dette quelle parole, abbandonai il mio viso sulla sua spalla, sentendo il dolce calore della sua mano a scompigliarmi teneramente i capelli color nocciola. Quando mi addormentai quella notte, per la prima volta, non pensai a Heechul come ultima immagine nel mio cuore. 

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Capitolo 3
*** Ti farò innamorare ***


Un nuovo giorno era arrivato e una nuova vita mi aspettava. Guardai raggiante la luce del sole, debole e pallida sul mio viso freddo. Il nostro primo appuntamento iniziava quel pomeriggio e nel mio cuore, si agitavano già sentimenti contrastanti. Se da una parte speravo ardentemente che arrivasse quel momento, dall'altra mi sentivo morire dentro. Quale delle due rappresentava davvero la mia volontà?
Non lo sapevo e preferivo non scoprirlo, almeno al momento. Non avevamo molti impegni quella giornata, avremmo finito presto e mi sarei preparato in tempo per quel giorno speciale. Era da tanto tempo che passavo una serata diversa, non in compagnia di Heechul e tutto mi sembrava così strano e fuori dal comune. La sessione d'autografi durava 2 ore, era qualcosa che facevamo spesso e che mi dava il tempo per riflettere. Vedere tutte quelle ragazze, con occhi brillanti, mi ha sempre fatto pensare molto, alla mia vita ed a ciò che rappresento. E' in quei momenti che davvero, capisco quanto sia bello il mio lavoro.
Se anche una sola persona, sentendo la mia musica, si emoziona, allora il nostro duro esercizio, non è andato sprecato. Vidi tanti volti, tante persone diverse ognuno con la propria vita, così diversa dalla mia e con così tanti sogni e speranze. Quando finimmo ero esausto, mentalmente però. I pensieri si affacciavano schiacciandosi l'un l'altro, dandomi una strana sensazione di soffocamento. Tornando al dormitorio, così in anticipo, vidi i volti dei miei compagni esaltati dalla gioia, mentre io ero l'unico che avrei preferito lavorare al dover affrontare le mie paure.
Prepararmi per un appuntamento, era qualcosa che non facevo da troppo tempo. L'ansia e la preoccupazione mi impedivano di concentrarmi e rimasi per un tempo indefinito, a guardare come un pesce lesso l'armadio pieno di vestiti eleganti. Quando finalmente trovai gli accostamenti giusti, ero già in ritardo e il batticuore iniziò a torturarmi il petto. L'eccitazione di un nuovo inizio, la sorpresa di una nuova scoperta, era il bello di quel giorno improvviso. Quando uscii dalla stanza e vidi i suoi occhi allegri, seppi che stavo facendo la cosa giusta. Uscendo dall'edificio, nella mia macchina nera sportiva, non sapevo ancora dove ci sarebbe diretti, ma qualsiasi luogo andava bene in quel preciso momento.
- Vai a sud, c'è un posto dove ti voglio portare. - Guidavo tranquillo, seguendo le sue istruzioni mentre lasciavamo la città per dirigerci in una quartiere più tranquillo alla periferia di Seoul. Le case, dapprima lussiose, inziarono a farsi più «normali» eppure, non vedevo tristezza negli occhi della gente. Prima, ero anche io come loro, quando ancora non ero stato abbagliato dalle luci dello spettacolo e dalla mia vita luccicante e finta.
Quando arrivammo, vidi una piccola casetta al centro della strada, semplice e comune, di quelle che si possono trovare facilmente in quella zona di città, nulla di affascinante eppure, sentivo che quel posto era unico. Il giardino curato e la costruzione pulita ed ordinata, dava un tocco di originalità alla nostra quotidianietà.
- Questa è la casa della mia infanzia. Mi trasferii nel centro città a 12 anni, ma non ho mai dimenticato questo posto. Il luogo dove ho iniziato a camminare, a parlare, dove sono caduto, ho pianto e sorriso, è sempre stato dentro di me. Fin da trainee, ho sempre avuto il sogno di comprare questa casa, non appena sarei diventato famoso. Eppure, non riuscii nel mio scopo, ormai ci vive un'altra famiglia e la loro vita è radicata in queste mura che prima erano le mie, ma non sono triste. Volevo che vedessi una parte di me, per questo ti ho portato qui. Il mio passato, non voglio che nulla ti venga negato, mentre per il presente, basta la mia mano a guidarti. - Avvicinai la mia mano alla sua, era un tiepido sentimento di calore quello che mi teneva legato al suo cuore.
- Grazie, di tutto. - Seduti in quella panchina, ad ammirare quella vecchia casa ancora splendente, ci raccontammo molto di noi stessi. Eravamo amici da sempre, ma quanto sapevamo in realtà l'un dell'altro? Il tempo passò in fretta, ma non volevo allontanarmi e tornare alla realtà. Mentre trovavamo la forza dentro noi stessi, ristabilendo le nostre emozioni, il telefono iniziò a squillare. Non appena vidi il suo nome lampeggiare in quella piccola mano tremante, il mio cuore esitò. Non volevo cedere, tornare a provare quello sconforto, eppure la sua mancanza, anche se di poche ore, era intollerabile.
Lui non era solo il mio amore proibito, era la mia droga, l'aria che i miei polmoni sapevano respirare e di cui non riuscivano a fare a meno. Jae Jin, prese con forza dalle mie mani, quel piccolo telefono rumoroso. Vidi l'esatto momento in cui le sue dita chiudevano la telefonata, la batteria che veniva tolta ed il suo sorriso che si manifestava su di me.
- Te l'ho già detto, fino a quando sarai con me, non puoi pensare a nessun altro uomo. - Disse quelle parole lentamente e si avvicinò al mio corpo cedendo le sue labbra sulle mie, morbide e tentatrici. Quel bacio, proprio come il primo che mi diede, fu così dolce che quasi mi misi a piangere. Non era ciò a cui ero abituato, ciò che mi mancava di quel passato felice. Restammo in quel modo, vicini e con occhi sognanti fino a quando la notte non giunse sulle nostre teste.
- Non ho voglia di tornare. Che ne dici se... - La sua voce era dubbiosa, un pò esitante. Sapevo dove voleva arrivare, ciò che non capivo era se il mio cuore era pronto. Dovevo fare quel passo? Non ne ero ancora sicuro.
- Non voglio forzarti. Se non ti senti pronto, possiamo anche semplicemente dormire, però, non riesco a lasciarti andare. Fino a che posso, vorrei tenerti accanto a me. - Come potevo rifiutare a quelle parole? Trovammo un piccolo albergo familiare, piccolo ed isolato ed entrammo sicuri di noi. Le stanze erano adorabili, sebbene non riuscivano a competere con il lusso a cui eravamo ormai abituati. Vi era un unico grande letto matrimoniale, un grande specchio e quei pochi mobili che ci avrebbero reso il soggiorno confortevole.
Non sapevo se era la scelta giusta dormire insieme, ma di sicuro non volevo restare da solo. Non avevamo vestiti di ricambio, quindi, sebbene volessi cambiarmi, non ne ebbi la possibilità. Immobili in quella stanza, mi sentii tremendamente a disagio. Ci conoscevamo da sempre, eppure quella era una situazione talmente diversa dal nostro vivere quotidiano, che non sapevamo come comportarci.
- Che ne dici di metterci comodi? Restare così non ci aiuterà a vincere l'imbrarazzo! - Aveva ragione, ma non sapevo cosa fare. Mi tolsi il giubottino leggero posandolo delicatamente sulla sedia vicino al letto e rimasi a guardarlo mentre, prendendo confidenza con l'ambiente, si spogliava lentamente. Notando il mio stupore, sorrise debolmente.
- Tranquillo, non voglio saltarti addosso. Solo che, non posso mica dormire con i jeans. - Risi a quel suo tono di voce ilare, mi stavo facendo troppi problemi, forse? Dovevo rilassarmi, non potevo conservare quello sguardo severo. Seguii il suo esempio e, rimasto in boxer e maglietta, mi sdraiai sul materasso morbido. Le lenzuola, seppur di uno strano tessuto economico, erano fresche e profumate.
Quando anche il suo corpo si posò accanto al mio, temetti il peggio. Lui avrebbe posato la sua mano su di me, mi avrebbe girato con forza ed avrebbe abusato del mio corpo, eppure, quegli atti non arrivavano. Non sentii la pressione della sua pelle su di me, nè i suoi gemiti di passione, sostituiti da un dolce bacio in bocca e da quella carezza al mio viso spaventato.
- Calmati! Non farò sesso con un uomo che non mi ama. Non farmi aspettare troppo! - Spense la luce e mi abbracciò dolcemente, infondendo in me quei sentimenti puri e genuini. Ci ardormentammo vicini, continuando ad espirare l'uno sull'altro, quei sospiri di gioia. Non credevo più di poter dormire una notte così serena, senza incubi e tristezza di lontananza. Jae Jin, sapeva colmare quel vuoto che il mio cuore provava ardentemente, sebbene forse, avevo bisogno di qualcosa in più, che non riuscivo ad ammettere neanche a me stesso. Ci svegliammo presto, inondando il mio sguardo sul suo e sorridendo come due stupidi sposini innamorati.
Era davvero quella la felicità? Tornando a casa, lasciando a lui la guida sicura e ferma, mi fermai a guardare il cielo limpido del mattino. Non pensavo a nulla, eppure era come se la mia mente fosse inondata di troppi quesiti e domande inespresse. Fu solo quando arrivammo a destinazione che la mia mente venne completamente sconvolta, di nuovo. Lui era lì, con lo sguardo basso ed arrabbiato, ad aspettare il mio ritorno impaziente. Non credevo potesse accadere, non era nel suo stile. Ero sicuro che fosse un'allucinazione eppure, per quale motivo si muoveva e mi guardava con quell'intensità omicida? Non mi lasciò neanche il tempo di scendere dalla macchina, fulminandomi in un colpo solo, aprì di colpo lo sportello e, prendendomi con forza il polso, mi tirò fuori da quella gabbia di ferro e plastica.
- Heechul, aspetta! - Mi faceva male eppure, non potevo dire di essere triste di vederlo lì. Per la prima volta, sembrava davvero provare un minimo interesse per me, era possibile? Non fecimo molti passi, prima che Jae Jin ci fermò d'improvviso.
- Lascialo. Fino a quando non saremo tornati a casa, lui è con me! Non posso lasciartelo. - La sua determinazione, era così ferrea. Cercai di divicolarmi, ma era difficile spezzare la sua forza.
- Ti chiamo più tardi, ma adesso, lasciami andare. - Dovevo farlo, altrimenti sarei caduto ancora nella sua trappola.
- Più tardi non ci sarò! Se adesso vai via, smetteremo per sempre di vederci. Non possiamo più essere amici, nè potremo tornare ad essere amanti. - Ero di fronte ad un bivio, seguire il mio cuore o quella ragione che mi spingeva a lasciar perdere i miei sogni? Non sapevo cosa fare eppure, una piccola fiammella si riaccese in me, ponendomi una sola domanda: volevo davvero che quella mano smettesse di circondare la mia? 

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Capitolo 4
*** Legato e slegato ***


Senza che dicessi nulla, Jae Jin si allontanò da noi e, avvicinandosi al mio corpo privo di volontà, mi sussurrò lentamente all'orecchio destro quelle parole che non credevo potesse mai dirmi.
- Vai! - Sembrava così semplice, quella risposta che mi avrebbe impedito di prendere una decisione dolorosa. La mia mente, che in quegli istanti mi aveva abbandonato rendendomi incapace di intendere e volere, tornava a bussare lentamente.
- So che non puoi prendere una decisione adesso, quindi non ti angustiare. Ti aspetto dentro, non metterci troppo. - Heechul non rispose, continuando a guardare avanti senza scomporsi. Mi trascinò senza lasciami la possilibità di rifiutare e mi fece entrare con forza nella sua auto posteggiata a pochi metri di distanza.
Il sedile, attutì l'impatto che il mio corpo ebbe cadendo all'improvviso. Chiuse con forza la portiera alle spalle e, salendo accanto a me, mise in moto e partimmo di fretta verso una destinazione sconosciuta.
- Heechul... dove stiamo... - Lui non mi guardava neanche, intento a sfrecciare nelle strade ancora affollate della prima mattina lavorativa. Era inutile, non mi avrebbe detto nulla, ormai lo conoscevo troppo bene. Mi sistemai comodo, e continuai ad osservare la strada, sperando di scoprire dove eravamo diretti ed immediatamente capii. Quel percorso, era lo stesso che percorrevo ogni sera, proprio come se nulla fosse cambiato. Un incrocio, poi l'altro fino a quando non fummo a destinazione.
Lui scese dopo poco, senza farsi attendere, mentre io, con le mani impacciate, ebbi difficoltà a muovermi. Vederlo lì, trascinarmi con la forza, per un attimo avevo creduto che volesse il mio cuore, invece era solo il corpo quello che lo ossessionava. Avevo due scelte, abbandonarmi di nuovo a lui o decidere di cambiare la situazione sopportandone il peso delle mie azioni avventate.
Slacciai la cintura, con le dita tremanti e scesi senza voltarmi indietro. Avrei trovato la via, dovevo solo lasciarmi trasportare dalla corrente del mio cuore in subbuglio. Salimmo le scale e aprì la porta per la prima volta, insieme. Non appena entrammò si girò all'improvviso e mi avvolse con le sue mani ricche di desiderio ma io, con una ferma decisione, lo allontanai da me. Sebbene il mio corpo non aspettasse altro, avevo appena deciso la seconda opzione, senza che me ne accorgessi realmente.
- Aspetta! Dobbiamo parlare. - Non riuscivo a vedere i suoi occhi, nascosti abilmente dal profilo basso e dalla frangia troppo lunga per il suo piccolo viso.
- Parla! - Disse quell'unica sillaba in un solo respiro. Era difficile, non mi aveva certo aiutato ma io, tremante di paura, non potevo sperare in meglio.
- Quello che è successo oggi, io... Io ti amo Chul però, ho bisogno di essere ricambiato. Ieri, insieme a Jae Jin, ho sentito il cuore tremare, mi sono ritrovato a comportarmi come alla mia prima cotta per l'insegnante d'inglese. Tu... con te non potrà mai accadere, vero? - Ero sconfitto, mentre con impegno, cercavo di mantenere vivo quel rapporto che non era mai esistito realmente. Ero l'unico che a fatica, mi aggrappavo a lui, con le unghie, finendo per svivolare sempre di più in quell'abisso di disperazione.
- Ti prego parlami! Dici qualcosa, qualsiasi cosa! - Non sopportavo quel silenzio di tomba che mi rendeva ancora più confuso e terrorizzato.
- Vuoi davvero liberarti di me? Mi hai reso patetico ed adesso vuoi mettere fine a tutto? Come se fosse possibile! - Si fermò per un attimo, prima di sbattere con violenza il suo pugno nella parete bianco opaca. - Non potrò mai permetterlo! Anche a costo di farmi odiare da te, con ti lascerò essere felice con un altro uomo! - Vidi il suo sguardo, freddo come l'acciaio e i suoi momenti rapidi e fluidi. Mi prende nella sua trappola ed iniziò il suo sfogo della carne.
- Il tuo corpo è mio! Mi chiama e mi desidera! Non vedi come risponde perfettamente alle mie carezze? - Avevo paura, ma non di lui che mi sovrastava, ormai ci ero abituato! Quel timore insito nella mia mente, era solo verso quel mio corpo che non rispondeva al mio volere, che cedeva come un burattino di fronte a quella persona. Mi prese di nuovo, pieno di rabbia sebbene i suoi baci, erano diversi dal solito, quasi più dolci.
Quando ebbe finito, mi guardò per un attimo con una strana espressione, qualcosa che non avevo mai visto in lui. Eppure, fu solo un breve istante, prima di tornare a quell'immancabile freddezza.
- Continuerò a vedere Jae Jin. Ho promesso che gli avrei dato un'opportunità! Se durante questo periodo riuscirò ad innamorarmi di lui, probabilmente potrò essere più felice ed anche tu, ritroverai te stesso piano piano. - Lui si era già alzato, sebbene sedesse ancora nel letto, accanto al mio corpo, di spalle. L'ombra del suo corpo, oscurava completamente la luce del sole che filtrava i suoi raggi dalla finestra chiusa.
- Non ti permetterò di amarlo, fino a quando non mi stancherò di te, non posso lasciarti andare! - Fece per alzarsi, non potevo continuare quello stupido gioco, avevo promesso qualcosa a me stesso mentre oltrepassavo quella porta. Era il momento di mantenere la mia promessa. Una parte di me sperava che in quel modo, lui potesse capire di amarmi. Una vana illusione!
- In ogni caso, continuerò a vederlo! - Si bloccò all'improvviso, voltandosi verso di me e guardandomi intensamente. Era il momento? Forse davvero le mie preghiere avevano raggiunto il suo cuore? Era impossibile infondo!
- Ed io continuerò a punirti! Fino a quando non ti sanguineranno i polsi, ti terrò legato stretto a me. - Dette quelle parole crudeli, ma che alle mie orecchie suonavano con uno strano tepore, mi baciò violentamente lasciandomi spiazzato. Non avevo via d'uscita da quell'amore malato, eppure non riuscivo a lasciarlo andare. Avevo paura!
Lui si alzò ed uscì di fretta, senza lasciarmi dire altro, confondendomi ancora di più quei pochi pensieri che la mia mente riusciva a creare. Accovacciato a quel letto, sentivo freddo. Non era il vento, ma una strana sensazione di gelo che mi ghiacciava il sangue nelle vene. Il telefono squillava, ma non avevo la forza di rispondere. Vidi il suo nome sullo schermo, quell'amico che mi riscaldava con la sua amorevole presenza e, a fatica, cliccai quel tasto immaginario.
- \\ Hyung, che succede? Stai bene? \\- Sebbene volessi rispondere, la mia voce non usciva e le lacrime si liberarono incondizionatamente dentro di me.
-\\ Hyung, stai male? Cosa ti ha fatto? Rispondimi ti prego! \\- Sapevo che lo stavo facendo preoccupare, ma non riuscivo a fare altro che piangere. Volevo sentire il suo appoggio, le sue parole di conforto e forse, solo in quel modo il mio cuore avrebbe riposato.
- \\ Almeno dimmi dove ti trovi! Sentirti piangere e non poterti abbracciare, mi sta uccidendo! \\- La sua voce era sconvolta, cosa potevo fare?
- Il mio... appartamento. - Non riuscii a dire altro, chiusi la telefonata senza dargli spiegazione. Adesso, ripensando a quel momento, mi sento uno sciocco. Ero così disperato e sentivo che il mio intero corpo, non volesse rispondere alla mia vera volontà e forse, mi comportai da immaturo. Il mio disperato bisogno della sua forza, il mio egoismo a trovare un sentimento puro, furono la causa di qualcosa più grande.
Non importava che lo amassi o no, quel supporto era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare. Eppure, anche dopo ciò, se potessi tornare indietro, non cambierei nulla. Quando lui arrivò, con quel viso modificato dalla profonda preoccupazione per le mie condizioni, sentii una sensazione di liberazione e di profonda gioia. Volevo che lui fosse lì, il suo tocco gentile e l'illusione di una grandiosa, vera, storia d'amore.
- Hyung, cosa ti ha fatto? Perchè sei in quello stato? - Era così vicino che potevo sentire il calore del suo corpo che si diffondeva in me, seppur non mi stesse neanche sfiorando. Avevo bisogno di lui, totalmente ed eternamente. Mi avvinghiai a Jae Jin, baciandolo come se non ci fosse confine. Le nostre lingue non erano più due entità diverse, ma si muovevano come una cosa sola. Lui, inizialmente si oppose.
- Ti prego! Cancella il suo tocco dal mio corpo, altrimenti, non potrò mai dimenticarlo! - A quelle mie parole di supplica, si lasciò andare e venne sopra di me. Sentivo il peso delle sue ossa schiacchiarmi pesantemente ma con gentilezza. Sembrava come se davvero, fossi il suo tesoro più grande e meraviglioso che possedesse.
Io, ancora mezzo nudo e tremante, sfilai lentamente la sua camicia, bottone dopo bottone, continuando a baciarlo e ad espirare il suo profumo di fiori. Il suo addome, così diverso da quello scolpito di Heechul, era perfettamente piatto, proprio come lo ricordavo. Toccare la sua pelle calda ed invitante, sentire il suo amore senza confini, mi rese ubriaco di affetto. Nella mia mente, non c'era Jae Jin, eppure non poteva neanche esserci quel mio sogno d'amore, era impossibile! Vagavo tra le tenebre, ad occhi aperti ma senza vedere nulla. Fu allora che sentii quei passi, il suo respiro e la sua voce che squillava nella stanza infuocata.
- Voi due... fermatevi! - Era tenue, eppure, forte e squillante. Scostandomi da quel corpo che ancora non mi aveva profanato, vidi l'unica persona che amavo in questo mondo distorto, guardarmi sprofondare giù nelle tenebre.
Lui continuava a guardarci, gli occhi iniettati di sangue e pensai davvero che fosse giunta l'ora della nostra morte eppure, non fece nulla.
- Da questo momento in poi, sei libero! Fa finta di non avermi mai conosciuto. Addio Hong Ki! - Dopo quello sfogo di rabbia concentrata, uscì dalla porta e, a quel tonfo profondo, anche il mio cuore smise di battere.

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Capitolo 5
*** La scatola misteriosa ***


Era finita! Il mio desiderio più grande, si era finalmente avverato. L'amore che mi aveva fatto soffrire e che odiavo con tutto me stesso, che mi ossessionava e mi rendeva schiavo, era finalmente giunto al capolinea eppure, non ero ancora libero. Quel sentimento di pace interiore che credevo davvero avrei provato, tardava ad arrivare.
Avevo immaginato tutto, da tanto tempo ormai, dalla prima volta che il suo sguardo d'odio mi aveva fatto piangere lacrime amare. Io che urlavo, lui che mi diceva parole crudeli ed io che trovavo il coraggio di chiudere quella tremenda storia d'amore, però, la realtà era così diversa. Non avrei mai creduto in quel finale, troppo semplice, troppo banale, troppo crudele. Jae Jin, dopo che Heechul se ne fu andato, si rivestì in silenzio e mi lasciò il tempo per assimilare gli eventi.
Fu estremamente gentile e garbato, mi tenne compagnia e mi stringeva la mano per far sentire la sua presenza. Confesso che se fossi rimasto solo, probabilmente sarei impazzito e forse avrei commesso qualcosa di cui mi sarei pentito. In quel momento, la mia vita era come se si fosse conclusa e mi vedevo vagare in quel tunnel nero e tenebroso. Solo grazie alla sua presenza, riuscii a riemergere eppure, una parte di me era rimasta indietro. Non ero più completo!
Lo sapevo eppure, cercavo di ignorarlo. Quando mi sentii meglio ci alzammo ed uscimmo da quella casa. Era un bene, dovevo convincermene. Avrei fatto piazza pulita di tutto, cancellando completamente quel passato in modo che smettesse di farmi del male. Se eliminavo quelle traccie di dolore, anche il mio petto avrebbe smesso di tremare, ne ero convinto.
- Metterò la casa in vendita! - Lo dissi mentre guardavo quelle case tutte uguali sfrecciare dal finestrino dell'auto, diretti verso quel mondo che mi apparteneva.
- Ne sei sicuro? Potresti ristrutturarla, è pur sempre un appartamente molto bello. - Non avrebbe cambiato nulla. Se anche mi fossi tinto i capelli ed avessi cambiato pettinatura, io sarei rimasto uguale, così pure quel luogo che mi avrebbe per sempre ricordato lui. Non potevo far altro che cacciarlo via, solo così lo avrei lasciato andare dalla mia mente. Tornando al dormitorio, non riuscii a dire altro.
Sebbene sapessi che Jae Jin, accanto a me, desiderasse una risposta, un qualsiasi segno di vita, non potevo farlo. Mi buttai sul letto, il viso schiacciato sul materasso fresco e profumato. Non avevo voglia di lavorare, come potevo affrontare quel peso quando la mia mente non riusciva a concentrarsi? Sentii bussare alla porta e dei passi che si incamminarono dentro lentamente.
- Riposa un pò, Hyung. Parlo io con il manager! - Jae Jin non disse altro, lasciandomi lì di nuovo, uscì come se nulla fosse, ma in fondo era meglio. Dovevo restare solo, perchè in quel modo avrei scacciato via quei sentimenti d'amore profondo. Non avrei mai più amato con quella tremenda intensità, non volevo più farlo. Fino alla fine dei miei giorni, ero consapevole che il mio cuore poteva accettare solo lui eppure, non potevo averlo perchè quella sua presenza mi avrebbe portato alla pazzia più totale.
Era un bene averlo lasciato, ma era anche la causa della fine della mia vita. Senza di lui, anche se non potevo essere felice, almeno non avrei sofferto, mi sembrava un buon compromesso inizialmente, ma era più difficile di ciò che immaginavo. Mi abbandonai al sonno, sebbene il sole era ancora alto nel cielo, ma neanche la mia mente, attenuata dal senso di stordimento, riusciva a formulare sogni, ero troppo esausto anche per quello. Quando mi svegliai era già sera, il sole stava tramontando e sentii uno strano profumo di cibo fatto in casa.
Quando era stata l'ultima volta che mi era successo? Ripensai d'istinto alla mia infanzia, a mia madre e a quanto la feci soffrire ed una nuova lacrima scese nel mio volto. La asciugai con forza, non era il momento di fare quei pensieri tristi. Avevo iniziato una nuova vita, forse migliore, ma pur sempre diversa. Quando mi alzai dal letto, sentii le gambe deboli, il mio corpo era instabile quanto la mia anima. Non appena uscii dalla stanza e mi avviai in cucina, l'odore intenso del cibo si fece più vivo ed il mio stomaco iniziò a protestare per la fame. Nella stanza, i miei compagni d'avventura erano lì, a guardarmi con occhi stupiti e, dietro ai fornelli, Jae Jin mi sorrideva.
- Finalmente ti sei svegliato! Mi chiedevo quando ti sarebbe venuta fame. - Disse Min Hwan con un tono allegro e vivace. Quella calda atmosfera familiare mi riempì il cuore e mi diede sollievo. Mangiammo tutti insieme, scherzando come un tempo. Per quell'istante, non esistevano i problemi, le preoccupazioni, l'amore o la famiglia, eravamo solo noi. Quando finimmo, tutti si allontanarono, mentre io rimasi a sparecchiare insieme a Jae Jin che mi guardava ancora piuttosto preoccupato.
- Sto bene adesso, non c'è bisogno che mi controlli. Scusa per averti fatto preoccupare per me. - Cercai di essere forte, anche se stavo solo mentendo abilmente.
- Non c'è bisogno che fingi, so come ti senti e non intendo farti pressione. Prenditi il tuo tempo, io sarò qui ad aspettare. - Sapere di avere qualcuno accanto, anche se non usurpava la mia vita e decideva al mio posto, era meraviglioso. Lui mi avrebbe aspettato ma forse, ero io che non riuscivo a cercarlo. Non riuscii a dormire quella notte, come potevo dopo aver passato tutto il giorno sotto le lenzuola?
Sebbene non avessi voglia di restare in casa, non ebbi la forza di uscire. Rimasi per tutto il tempo a guardare fuori la finestra, quelle luci che si diffondevano con forza nella città buia. Quel brillare, sembrava come il cielo stellato che quella notte, era troppo nuvoloso per poterlo ammirare. Quando arrivò il giorno, ripresi la mia normale routine, alzarmi e sistemarmi per andare a lavorare, era qualcosa di essenziale. Eppure, la prima cosa che feci, quella mattina speciale, fu troncare di netto il mio passato.
- Si, grazie. La prego di trovare un acquirente il più presto possibile. La ringrazio. - Chiedere a qualcuno di eliminare quei ricordi, mi avrebbe forse risparmiato quel peso? Lavorai duramente, cercando di dimenticare quella stanchezza che mi soffocava.
Ballai e cantai mettendo in ogni istante il meglio di me, in modo che persino la mia mente, avrebbe smesso di torturarmi. Quando finimmo, il vuoto che provavo si faceva sempre più grande. Sentivo che se non fossi tornato lì, dove tutto aveva avuto inizio, dove mi ero incasinato la vita, tutto sarebbe stato perduto. Come uno stupido, speravo di rivederlo mentre mi saltava addosso ed i nostri corpi si univano in una sola grande essenza. Jae Jin, sebbene sapesse dove il mio corpo, che si muoveva autonomamente come un fantasma, mi stesse portando, non disse nulla.
Le uniche parole che la sua bocca pronunciò, furono « torna presto», sebbene non riuscii a sentire l'eco della sua voce. Non ero abituato a quella falsa libertà, ma non potevo far altro che essergli grato. La strada che percorsi, sempre uguale e mai diversa, la affrontai con un nuovo stato d'animo. Ciò che vidi nel mio cammino, non era la disperazione, ma la consapevolezza di quella fine inevitabile. Per tutto quel tempo passato, ho sempre avuto paura che succedesse. Vivevo quella storia tremante ed in ansia per quel fatale momento in cui non ci saremmo più rivisti. Solo quando lo persi davvero, capii che, se avessi continuato in quel modo, me ne sarei pentito per tutta la vita. Non appena arrivai, non vi era neanche una luce in quel piccolo monolocale che raccontava di noi.
Quando entrai, mi sembrò quasi di vederlo, con la sua espressione corrucciata ed antipatica, ma che aspettava sempre e solo me. Il suo profumo, quella fraganza troppo pungente e forte per il mio senso dell'olfatto, era ancora impregnato nelle pareti, come a marchiare la sua presenza dominante. Ispezionai quella semplice dimora, come cercando qualche traccia di lui, ma pochi effetti personali gli appartenevano. Presi poco, in fin dei conti quel luogo sarebbe appartenuto a qualcun altro e forse era meglio in quel modo.
Quelle mura, avrebbero trovato un pò di pace senza di noi a sporcarle. Mi sedetti stanco sul letto, attorniato dal pressante silenzio che si era creato dal vuoto dei miei sospiri. Tutti i ricordi felici che avevo sperato comprando quella casa, non si erano realizzati, neanche una sola volta. Ricordavo perfettamente il momento in cui firmai il contratto, pochi giorni dopo essermi dichiarato ad Heechul. I miei occhi brillanti nel sognare il momento in cui avremmo condiviso quel letto che avevo accuratamente scelto pensando ai suoi difficili gusti. Tutto, lo avevo scelto per lui, per farlo felice, eppure non aveva mai detto nulla a riguardo. Sfiorando il lembo di quelle lenzuola disfatte, sorrisi ripensando a quanto le avevamo sgualcite in quei momenti di intensa emozione.
Alzandomi, le raccolsi lentamente, non poteva restare nulla che mi ricordasse lui, andava tutto distrutto. Fu in quel preciso istante che notai qualcosa, quel piccolo particolare che non avevo mai visto. Sotto al letto, poco distante il materasso soffice e bianco, una scatola mai vista si presentò di fronte a me, quasi chiedesse di essere aperta. Per quale motivo non me ne ero mai accorto? Come avevo fatto ad essere così cieco? Un lucchetto chiudeva quella serratura appronciata all'ultimo momento, una chiave che non avevo, ma che trovai senza alcuna difficoltà dentro l'unico cassetto poco distante la mia postazione.
Sentii qualcosa muoversi in me, era giusto farlo? Probabilmente apparteneva ad Heechul, era l'unico che avrebbe potuto depositarla lì. Se l'avessi aperta senza il suo permesso, si sarebbe arrabbiato, vero? Eppure, una volta che il nostro legame si era spezzato, cosa importava ferirlo di nuovo? Con cautela, sentii lo scatto del giro di chiave e, liberato da quell'infame sigillo, lentamente, aprii il coperchio. Ciò che trovai, fu qualcosa che mi lasciò senza fiato. Ancora adesso, mentre ripenso a quella scoperta, mi viene da piangere, e non riesco a smettere di tremare. I miei occhi, furono accecati per un solo istante, lasciandomi palpitante per quella incredibile scoperta. 

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Capitolo 6
*** Parole non dette ***


Aprendo quella scatola, tutto nella mia mente cambiò, diventando più confuso e poco chiaro. Le certezza che mi ero costruito in tutto quel periodo in cui ci incontrammo, era possibile che avessi frainteso tutto? Non sentii il rumore della porta, turbato da quell'evento così incredibile, ma solo la sua voce riuscì a riportarmi indientro da quel baratro oscuro.
- Cosa credi di fare? Chi ti ha dato il diritto di aprire quella scatola? - Heechul era arrabbiato, era facile sentire la sua collera dal momento che ne ero assorbito. Eppure, il suo volto era diverso da solito, non vi era quella ruga abituale, quell'espressione corrucciata, ma uno strano ed inusuale imbrarazzo.
- Chiudila immediatamente, è roba mia! - Non riuscii a muovermi, le mani ferme e serrate su quel piccolo tesoro che mi ero conquistato a fatica.
- Queste lettere... sono indirizzate a me! Le hai scritte tu? - A quelle mie parole, vidi il suo volto diventare rosso scarlatto. Era veramente lui? Non credevo di poter mai vedere quella dolce reazione sbocciare nel suo volto.
- Tu... Non è così! Sono mie, quindi restituiscimele! - Fece per avventarsi su di me, ma prima che il suo corpo attaccasse, mi spostai abilmente evitando il suo tentativo di furto. Dovevo leggerle, sentivo che erano parti importanti per capire la realtà. Io, che fino a quel momento ero stato cieco, forse sarei riuscito a vedere finalmente i colori di quel che era stato il nostro amore.
- Non vedi? C'è scritto chiaramante «Lee Hong Ki», quindi sono mie! Chiedi a qualsiasi avvocato. - Con un sorriso presi la prima busta, ma non feci in tempo ad aprirla che Heechul mi fermò prontamente. Per quale motivo non voleva che leggessi? Quali segreti contenevano che non potevo assolutamente scoprire?
- Ormai non importa più! Le parole che vi sono scritte in questi fogli, sono tutte inutili adesso! - Presa dalle mie mani, la strappò in mille pezzi lasciandole cadere per terra come neve invernale. Perchè? Non potevo permettere che le distruggesse, era qualcosa che non riuscivo ad accettare. In un attimo fui su di lui, bloccandogli entrambe le mani saldamente. Fu la prima volta che era lui quello in balia del mio capriccio e forse la mia unica possibilità per fargli provare ciò che tante volte sentii io. Forte del mio coraggio, mantenei la presa impedendogli di fuggire. Ormai non avevo nulla da perdere!
- Cosa stai facendo? Lasciami Hong Ki! - Per tanto tempo, lui mi aveva terrorizzato, avevo paura che qualsiasi momimento errato lo avrebbe allontanato da me. Forse è per questo motivo che non mi opposi mai, neanche quando il mio solo desiderio era quello di riempirlo di bastonate per avermi fatto soffrire in quel modo assurdo. Eppure, non ero più disposto a farlo! Potevo finalmente essere me stesso, mostrarmi di nuovo per ciò che ero realmente.
- No! Non ti lascio andare, perchè strapperesti le altre lettere! Per quale motivo non posso leggerle? Sono mie e le hai lasciate qui. Se non avessi voluto mostrarmele, potevi tenerle a casa tua o almeno nascondere meglio la chiave. Spiegami il perchè! Ci deve essere un motivo, vero? -  Vidi il suo sguardo esitare, avevo ragione e quella era la prova! In quelle lettere c'era qualcosa che dovevo sapere ma, per qualche ragione era tutto cambiato. La mia curiosità aumentò ancora di più, sentivo che se non avessi scoperto la verità, me ne sarei pentito per tutta la mia vita.
- Sei più scemo di ciò che pensavo! Mi chiedi anche il perchè? Davvero non hai capito nulla? Tsk! - La mia mente era in confusione, quel sospetto che non riuscivo ad accettare, era l'unica opzione che mi pressava dentro. Era davvero possibile?
- Può essere che... Tu sei innamorato di me? - Lo dissi quasi sussurrato, sperando che la sua risposta non mi avrebbe di nuovo spezzato il cuore. Non lo avrei più accettato, sarebbe stato troppo difficile rialzarmi se una nuova spinta mi avesse fatto cedere ancora.
- Davvero non l'avevi capito? Credi che farei sesso con un uomo solo per godere? Sveglia! Sono in idol se volessi solo divertirmi potrei avere tutte le donne ai miei piedi! - Si fermò per un attimo, continuando a guardare con risentimento i miei occhi pieni di stupore così vicini ai suoi. Non mi era mai passato per la testa quella possibilità. In fin dei conti, era così semplice, ma per quale motivo non ci avevo mai pensato?
- Perchè non me l'hai mai detto? Io ti ho sempre detto di amarti, ma non mi hai mai risposto. - Notai solo alla fine, che la mia voce era più stridula del normale.
- Come se fosse possibile per me! Come potevo affermare di amare un altro uomo? Era troppo umiliante! Ma queste lettere adesso... non hanno più un significato. Tra di noi, è finita! - Non vi era il minimo cenno di rimorso in lui, come se non gli importasse di quella frattura incolmabile che mi creava.
- Non lo dire! Non può finire così! - Urlai con tutto me stesso, consapevole che solo in quel modo sarei potuto giungere fino al suo cuore.
- Non posso dimenticare. Tu mi hai tradito con un altro uomo. Ho visto il suo corpo sopra il tuo, i miei occhi non potranno più cancellare quelle immagini. - Spingendolo più forte contro il materasso, facendo sentire su di lui il mio peso per la prima volta, mi tuffai sulle sue labbra, cercando di vincere la sua avversione.
- Non puoi lasciarmi! Tu non hai neanche idea di quanto ho sofferto a causa tua, quindi non puoi farlo! Ho sbagliato, ma anche tu lo hai fatto. Quando piangevo da solo in questa stanza, quando ti vedevo abbandonarmi, quando ti supplicavo di donarmi un pò d'affetto, tu mi hai sempre rifiutato. Quindi adesso non puoi lasciarmi, non ne hai il diritto! Quelle lettere, fino a quando non sarò io a deciderlo, non potranno essere distrutte così come i tuoi sentimenti. - Vederlo inerme, sotto di me, non era ciò che davvero volevo, eppure, per una volta, andava bene. Fino a quando lui sarebbe stato al mio fianco, anche se non ero me stesso, dovevo tentare.
- Non eri solo. Non ti ho mai lasciato. Ogni volta mi fermavo nell'ingresso, chiudendo la porta come se fossi uscito. Avevo paura a restare perchè non volevo che il mio cuore si affezzionasse troppo a te. Ciò che tu non hai mai capito è che siamo due uomini, il nostro amore è impossibile. Prima o poi dovremo lasciarci, non voglio che quando accadrà, ne usciremmo troppo distrutti. Sebbene ti sentissi piangere, non potevo avvicinarmi a te. Finivo sempre per nascondermi dentro, aspettando che tu tornassi al dormitorio per poi scriverti quelle parole che non potevo pronunciare. Le ho sempre lasciate qui, forse perchè volevo che tu le trovassi, che riuscissi un pò a capirmi, ma sei troppo stupido anche per questo! - Credetti di morire. Sicuramente, il mio cuore si fermò, anche se solo per un breve istante. Era stato tutto inutile, quella sofferenza, poteva essere evitata! Lo lasciai, andando a recuperare quello scrigno dai mille tesori, con la mente pigra ed il corpo devastato. Lo odiai, sebbene lo amassi più di me stesso. Per quale motivo non riusciva a capire anche dopo tutto quel tempo? Per lui sarei sempre rimasto un uomo, non potevo essere la sua anima gemella. Di spalle, mentre sentivo le molle del letto scricchiolare, svuotai quelle lettere sul pavimento.
- E' inutile vero? Non cambierà mai nulla tra di noi. Anche se tornassimo insieme, tu continueresti a pensare che il nostro amore non è degno di essere vissuto e soffriremmo solamente. Non le leggerò, se dovessi farlo non riuscirei più a lasciarti andare. Fanne ciò che vuoi! Se desideri puoi anche strapparle in minuscoli pezzetti, ma falle sparire. - Stavo per andarmene, quando sentii il suo corpo dietro di me e una spinta mi fece sobbalzare finendo contro la parete. Non fu forte, eppure la sorpresa era stata troppa.
- Che altro possiamo fare? Credi che il mondo ci accetterebbe? Se domani dicessi ai giornalisti di amarti, saremmo più felici? I miei genitori, come i tuoi, saranno i primi ad odiarci. Anche così, vuoi continuare? - Sentii la sua presa cedere e lentamente mi voltai verso di lui. Aveva le lacrime agli occhi, era la prima volta che lo vedevo soffrire in quel modo e, d'istinto, lo abbracciai forte. Non importava il male che avevamo passato, non potevo vederlo in quel modo. Preferivo mi odiasse, mi trattasse male, ma le sue lacrime erano decisamente più dolorose.
- Vai via! Lasciami andare! E' tutta colpa tua stupido! Se non ti fossi mai dichiarato, non avrei mai scoperto di amarti. Ti odio! - Non provò minimamente ad allontanarmi, sebbene le sue parole fossero così diverse dal suo stesso desiderio. Anche io mi trovavo in difficoltà, quella decisione era troppo pesante da prendere in una sola volta. Avrei dovuto caricarmi di quel peso da solo eppure, non ero più capace di staccarmi da quel corpo che chiedeva solo il mio sostegno.
- Non mi importa di nulla. Anche se il mondo dovesse odiarci, cosa cambierebbe? L'unica cosa che so è che non potrò mai amare nessun altro oltre te, neanche in una prossima vita. Eppure, so bene che continuare così è troppo difficile per me. Adesso la scelta è tua. Sei tu che hai il potere di decidere se amarmi o dimenticarmi per sempre. Se scegli la via più facile, ovvero dimenticarmi, allora non ci incontreremo più come amanti, nè come amici. Tra un mese o forse due, ci capiterà di incrociare lo sguardo in qualche spettacolo e forse i nostri cuori palpiteranno ancora, ma non potremmo più tornare indietro. Probabilmente riusciremo anche a costruirci una nuova storia, ma personalmente, so bene che non potrò più amare nessuno in questo modo. - Mi fermai, i suoi occhi, ormai immersi totalmente nei miei, erano indecifrabili. Sentivo il peso di quelle parole talmente pesanti che mi bloccavano le membra.
- Scegliendo di amarmi, le cose cambieranno parecchio. Non voglio più solo il tuo corpo, devi anche cedermi il tuo cuore. So che non potremo mai essere come gli altri innamorati, sarà troppo difficile per te, vero? Voglio che tu mi accetti per l'uomo che sono. Non devi più considerarci sbagliati, ma ricambiarmi come una persona che ama fa. Solo a questa condizione potrò accettare di continuare la nostra storia. Pensaci con calma, devi essere sicuro della scelta che fai. - Feci per allontanarmi, volevo dargli il tempo per riflettere e metabolizzare le mie parole. Eppure lui non era dello stesso avviso. Feci appena pochi passi quando sentii le sue mani afferrare la mia maglietta bianca appiccicata alla pelle.
- Ho bisogno di 10 minuti. Puoi aspettare? - Rimasi perplesso. Volevo davvero che lui decidesse con calma, come poteva prendere quella decisione così in fretta? C'era in gioco la nostra vita, il nostro stesso cuore, per lui era sempre e solo un brutto gioco? Non riuscii a dirgli le mie perplessità, sebbene dentro di me, quei pensieri contrastanti vorticavano nervosamente donandomi sempre maggiore timore.
Rimasi immobile, con le sue dita a tenere saldamente la mia maglia sgualcita ed un pò sudata. Sentivo ogni battito del mio cuore, lento ma anche veloce, forte ma anche leggero come una piuma. Poi, lui si mosse ed anche io iniziai ad irrigidirmi. Il momento della verità era forse giunto? Non riuscivo a tranquillizzare la mia carne in fermento, cosa avrei fatto al suo rifiuto? Non lo sapevo ancora, ma anche solo un attimo in più faceva la differenza. Non disse nulla, sebbene aspettassi quelle sue parole, semplicemente mi abbracciò, più forte che poteva, tanto da riuscire a percepire ogni sporgenza del suo corpo caldo ed accogliente.
- Mi sono serviti solo 10 minuti, il tempo necessario ad immaginare la mia vita senza di te. Non posso! Ti odio Hong Ki perchè mi hai reso debole. Io che fin da piccolo, sono sempre stato bene da solo, adesso non riesco più a sopportarlo. Ti amo! Oddio finalmente l'ho detto. L'ho tenuto dentro di me per così tanto tempo. Ti amo e non smetterò mai di amarti. - Si fermò, lasciandomi il tempo di riprendere fiato. Non vidi i suoi occhi e forse era meglio. Sapevo bene che per lui già solo dire quelle parole, era così difficile. In quel modo, senza il contatto con il mio viso, si sentiva più protetto ed anche io sorrisi dolcemente.
- Non credere che adesso diverrò tutto zuccheroso e coccoloso. Lo sai bene che non è da me, ma ti prometto che starò al tuo fianco. Farò tutto il possibile per non farti più piangere. E' una promessa. - Non mi bastava altro, quella dichiarazione, qualcosa che non riuscivo a credere reale, era tutto ciò che mi serviva per vivere la mia vita come la persona più fortunata del mondo. Mi staccai leggermente, ed impressi un bacio sulla sua bocca socchiusa.
Subito la sua lingua entrò in me, frugandomi e cercando il mio sapore nascosto. Non era più aggressiva ma dolce e passionale. Camminammo leggermente fino ad arrivare alla sporgenza del letto e, con cautela, mi fece sdraiare. Vedere i suoi occhi preoccupati, la sua tenerezza nel considerarmi, la cura che provava nei miei confronti, era qualcosa che mi rendeva schiavo di lui.
Eravamo stati lontani un solo giorno, ma anche solo quel breve lasso di tempo, era come una grave mancanza per i nostri corpi bollenti. Lo volevo, più di ogni altra cosa al mondo. Presi l'iniziativa, avventandomi su di lui ed iniziando a spogliarlo lentamente. Heechul sembrava imbarazzato e, sebbene inizialmente cercò di fermarmi, si lasciò toccare con cautela, mentre il suo viso si tingeva di rosso. Non appena fu tolta, passai ai pantaloni, feci con cura, con timore per paura che mi rifiutasse eppure lui, non fece nulla.
Nudo di fronte a me, iniziai a toccarlo come mai prima di quel momento. Avere la possibilità di averlo per me, completamente concentrato su tutto ciò che ero io, mi faceva bene. Quella sera, la nostra unione fu indescrivibile. Nel momento in cui entrò in me, sentii la sua tensione. Lui, il grande ed insensibile Heechul, aveva paura di ferirmi.
- Non preoccuparti, muoviti più veloce. Non fa più male ormai! - Gli sorrisi ed iniziò a prendere velocità, mentre i suoi occhi non smettevano di fissare i miei. Per la prima volta, sentii davvero il mio cuore scoppiare dalla gioia. E' possibile morire di felicità? Era l'unica cosa che riuscivo a pensare. Quando esausto, si accasciò su di me, mi diede un bacio tenero e sincero. Per la prima volta, non aveva nessuna fretta. Si scostò di lato, permettendomi di respirare e mi guardò intensamente. Restare in quel modo, era davvero possibile!
- Ti amo! - Sussurrai quelle parole tra la mia mente, sebbene l'eco della mia voce rimbombò nella stanza. Lui sorrise e si accostò ancora di più al mio corpo tremante. Il telefono iniziò a squillare, forte e solitario. Mi alzai di poco, cercando di afferrare quel piccolo arnese meccanico, ma lui mi fermò d'improvviso.
- Lascialo suonare. - Mi rimise al mio posto e circondò il mio corpo con il suo braccio esile ma potente.
- Dov'è finito il ragazzo che mi chiamava «femminuccia»? - Lui mi fulminò con lo sguardo e si fece più pressante su di me.
- Si è innamorato! - E con quelle uniche parole, sigillò quel bacio che sapeva di lui. Il suo sapore, era mischiato al mio in modo indissolubile. Tutti i problemi che avevamo creato, le persone che inconsciamente avevo ferito, era qualcosa che in quel momento non ci importava.
Sebbene un altro ragazzo, nella sua stanza, vedendomi non tornare, stava piangendo solitario, egoisticamente, non ci badai. In quell'istante, noi eravamo noi ed il mondo non esisteva più. Persi in quell'abbraccio che sapeva di tenerezza, ci addormentammo aspettando l'alba di un nuovo giorno. Da quel momento, sapevo che non lo avrei più lasciato. Anche tra 20 anni, riguardando al mio passato, rivedrò sempre il suo volto. Mentre circonderò la sua mano, con il viso più stanco e tempestato dalle rughe del tempo, ci scambieremo un bacio passionale e finiremo per fare l'amore abbracciati ed ansimanti. Quel futuro, sebbene non fosse romantico come la storia che mi immaginavo, sembrava davvero qualcosa di magico. Il mio amore, egoistico ed a senso unico, finalmente, potevo viverlo pienamente. Quando il sole sorse, aprendo gli occhi, feriti dalla luce del sole accecante che ci diede il buongiorno, vidi i suoi, neri e profondi e d'isinto mi tuffai di nuovo in quel mare sconosciuto. Quella sua mano, così difficile da aggrappare, non l'avrei più lasciata andare, per nulla al mondo.
FINE

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