Across The Universe

di TheNowhereGirlOfYesterday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nothing is real ***
Capitolo 2: *** Perfection has to be imperfect ***



Capitolo 1
*** Nothing is real ***


Across The Universe

Liverpool, August 21st 2013

Forthlin Rd.

Sally McCartney, Sally Cooper McCartney, 16 anni, figlia di Mary McCartney ed Harold Cooper, quest’ultimo morì affetto dal cancro, ancor prima che Sally nascesse; Mrs. McCartney, ormai vedova da otto anni decise di risposarsi: trovò conforto in Simon Radcliffe, proprietario del Cavern Club.
La ragazza, sin da bambina, aveva sempre sognato di diventare famosa e, poiché suo padre adottivo Simon era proprietario del Cavern, lei ne approfittò.
Il suo idolo per eccellenza? Sir James Paul McCartney ed ovviamente, a seguire, i Beatles.
Sally è sempre stata orgogliosa del proprio cognome e della sua provenienza. I motivi? Beh, sono ovvi.
I suoi idoli l’ispirarono sin da piccola a cantare ed a suonare uno strumento: prima il pianoforte e la chitarra, poi il basso, l’armonica e via discorrendo. Una polistrumentista, no?
Sally era anche molto popolare a Liverpool e dintorni per la sua Band, per le serate al Cavern Club, il Cavern Club, il celeberrimo Cavern Club in cui esordirono i suoi idoli.. che onore seguire i loro passi, che onore essere lì.
Gran parte della città era tempestata di manifesti che annunciavano le esibizioni della sua band: il suo viso delicato, quegli occhi lievemente inclinati verso il basso.. quegli occhi color nocciola in cui in verde risaltava.. Sally padroneggiava, oltre che durante le esibizioni, anche nei cartelloni; ma non perché lo volesse anzi, lei avrebbe voluto che emergessero nel medesimo modo anche gli altri componenti ma, a quanto pareva, lei era quella con più talento quindi più acclamata.
Inoltre, era circondata di ragazzi. Lei non voleva: da quando era diventata piuttosto famosa si era chiusa in sé stessa, non voleva sbilanciarsi troppo.. un passo falso e la sua reputazione sarebbe caduta in basso.
Com’è risaputo, le cose s’ingigantiscono ogni qualvolta vengono dette, diventano enormi.. enormi bugie capaci di far cadere ai più infimi livelli anche la persona con la miglior reputazione al mondo.
Ma, tornando a Sally: il suo talento non era l’unica cosa che l’aveva aiutata a scalare la montagna chiamata “fama” : oltre che ad avere il cognome di Paul, aveva anche il suo volto, il talento musicale ed artistico in generale, la brillantezza, la furbizia.

La ragazza camminava, pensierosa, verso casa sua tenendo in mano un ombrello quando sentì qualcuno urlare il suo nome con udibile affanno: ella si voltò e vide un ragazzo alto, snello e con un lungo impermeabile correrle incontro.
Nonostante la pioggia, la quale impediva la visuale oltre qualche metro, riuscì a capire che, quel ragazzo era Ivan: Il manager della sua band.
 
Ivan Smith, un ragazzo tanto simpatico quanto, all’occorrenza, serio, prediligeva il sarcasmo ed il black humor .
Non si vestiva come i classici ventenni del ventunesimo secolo: lui detestava quelle scarpe da passeggio, quei jeans a vita bassa e dannatamente attillati e, oltre ciò, detestava anche quei capelli rasati do un lato o, ancor peggio, da ambedue i lati: li definiva  strani e come un modo alquanto infantile per farsi notare.
Lui era un ragazzo.. come si dice? Ah! Un ragazzo vecchio stampo.
Della Old School.
Amava i Beatles, I Rolling Stones, I Queen, Elvis, Buddy Holly, Oasis, Michael Jackson, Chuck Berry: uno dei tanti motivi per cui andava d’accordo con Sally.
Ivan era vestito con  dei jeans scuri non molto attillati (se lo fossero stati non li avrebbe mai messi) con un risvolto alla fine lasciando scoperte le sue caviglie affusolate e mettendo in risalto le sue scarpe da Teddy Boy.
Il suo cappotto nero, reso lucido dalla pioggia, si fermava qualche centimetro più sopra delle ginocchia; inoltre, lasciava intravedere una maglia bianca in forte contrasto con quel cappotto nero corvino.
I suoi capelli ramati, bagnati, gli coprivano la fronte ed i suoi occhi azzurri con sfumature verdi, come il mare delle Hawaii, brillavano con forte intensità su quel volto candido dal lineamenti delicati: la bocca piccola e sottile, il naso dritto pur se sembrava lievemente aquilino ed i suoi occhi lievemente a mandorla.
 
Sally, con il suo ombrello blu scuro come la notte, andò incontro al ragazzo per ripararlo; egli sorrise riconoscente: -Grazie! Allora, questo periodo è un po’ fiacco per gli ingaggi o mi sbaglio?- disse passando una mano tra i suoi capelli bagnati facendo sì che si spostassero di lato.
-Sì, hai ragione … - replicò la ragazza sospirando e, guardando Ivan di sfuggita, riprese a camminare.
-Mh, colpa di quel gruppo di Manchester, scommetto.-
La ragazza, a quest’affermazione, si limitò ad annuire ed a sospirare amaramente rendendo vagamente nota la sua delusione.
-Ma, hey, su con il morale! Ho parlato con i gestori delle esibizioni che si svolgono al Club..- disse lui accennando un sorriso.
-Ah, sì? Cos’hanno detto?- un sorriso illuminò il bel viso di Sally facendo sorridere anche Ivan.
-Hanno detto che potrete esibirvi venerdì e sabato, come ben sai in quei giorni c’è il pienone.. Recupereremo tutto il tempo perso, cara mia!- rise il ragazzo facendo un tono buffo.
-Oh, Ivan.. non avremmo potuto avere un manager migliore! Grazie.. ti va di venire a casa mia? Prepariamo la scaletta e ti faccio sentire qualche pezzo. Ci stai?- Sorrise mettendo la mano libera nella tasca dei suoi pantaloni di pelle attillati.
-Perfetto, ci sto!
 

***

 
Sally infilò la mano sinistra nel suo giubbotto di pelle, prese le chiavi ed aprì la porta facendo segno al ragazzo d’entrare.
-Mamma, sono a casa! C’è anche Ivan con me!- urlò la ragazza per fare in modo che la madre, ovunque si trovasse in casa, la potesse sentire.
-Va bene!- Replicò, con lo stesso tono, la donna più grande la quale di trovava in cucina.
Sally si tolse il giubbotto mostrando la sua maglia bianca degli Oasis: uno dei suoi gruppi preferiti in assoluto.
Prese il cappotto di Ivan, lo appese con il suo e si avviò verso la rampa di scale facendo segno ad Ivan di seguirla.
Il ragazzo non esitò e la seguì.
Una volta giunta dinanzi alla porta della sua stanza, rigorosamente chiusa come al solito, la aprì  e si fece strada verso la sua chitarra acustica Epiphone EJ 160e (Lo stesso modello di quella che John Lennon aveva all’epoca di A Hard Day’s Night) ed Ivan prese l’armonica a bocca che si trovava sulla scrivania.
-No, no.. per questo pezzo non serve l’armonica, bensì la tastiera.- disse Sally presa dall’accordare la sua chitarra.
-Che pezzo vuoi fare?- chiese curiosamente l’altro mentre prendeva l’enorme tastiera posizionandola sull’apposito supporto. Fatto ciò guardò Sally in attesa di una risposta.
La ragazza, intanto, stava raccogliendo i suoi castani (quasi ramati), lunghi e lisci capelli in un’alta coda lasciando libero il ciuffo corto e liscio, facendo in modo che le coprisse la maggior parte della fronte.
-Good Rocking Tonight, Elvis.- disse sorridendo e suonò il primo accordo della canzone come per testare il modo in cui aveva accordato la sua chitarra.
-Sally.. la solita Rocker: è per questo che mi stai particolarmente simpatica!- rise e cacciò lo spartito della suddetta canzone nel mucchio di fogli sulla scrivania alla sua sinistra.
-Già … - rise lei orgogliosamente –Ok, al mio quattro si parte, mh?- posizionò le dita sulla tastiera della chitarra formando un MI e guardò il ragazzo, il quale annuì.
-One, two, three, four!- esclamò la ragazza per poi iniziare a suonare accompagnata da Ivan.
Ivan l’accompagnava solo strumentalmente, nonostante avesse una bella voce.
Era Sally la star, la colonna portante, il cuore e la mente del gruppo.
Il suono dei due strumenti s’incastrava alla perfezione con la dolce e profonda voce della ragazza: era sorprendente il modo in cui cantava, riusciva a toccare note estremamente acute ed estremamente gravi.. un’estensione vocale degna d’essere acclamata dal mondo, no? Andava da un estremo all’altro, come si dice di solito.
Anche questo era un punto a favore della somiglianza, oltre che fisica, con Sir Paul.
Durante la canzone, ogni tanto, i due si scambiavano sguardi d’intesa.
-Fantastica come sempre, Sally!- disse Ivan entusiasta qualche secondo dopo aver terminato la canzone e applaudì brevemente.
-Tu sei troppo gentile, come sempre, d’altronde..- rise per poi tornar seria –Comunque, secondo me, dovrei migliorare le parti gravi.- la ragazza annuì convinta ed indicò ad Ivan le suddette parti.
-A mio parere sono perfette … ma come vuoi.- Si strinse nelle spalle –Tu sei l’artista.- sorrise dolcemente e Sally fece lo stesso di rimando.
Il ragazzo guardò l’orologio e sbarrò subito gli occhi –Diamine, devo scappare!-
-Oh.. err.. ti accompagno giù.- Sally adagiò la chitarra sul letto e si alzò.
-Mi dispiace.. quando potremmo rivederci per concordare la scaletta?-
-Tranquillo, quando vuoi.- Sorrise e lo accompagnò di sotto porgendogli il cappotto che fu preso subito dal rispettivo proprietario.
-Va bene.. allora t’invio al più presto un messaggio. Ci sentiamo presto.. ciao!- sorrise aprendo la porta ed uscì imboccando il vialetto.
-Ok.- sorrise e salutò con la mano.
Restò con la porta finché il ragazzo, qualche metro dall’uscita di casa sua, non svoltò per Hurstlyn Rd.
Casa di Sally si trovava affacciata su Forthlind Rd e Hurstlyn Rd, infatti.
Sally diede un’ultima occhiata ad una casa con il giardino perfettamente curato, la porta bianca con il contorno rosso .. il tutto era messo in risalto da un fioco raggio di sole che rompeva l’oscurità del cielo di Liverpool.
Dopodiché chiuse la porta e tornò in camera: lì prese l’armonica e, stesa sul letto arrangiò Songbird degli Oasis.
Intanto, aveva ripreso a piovere; lei amava la pioggia, la rilassava, le faceva dimenticare tutti i problemi.. aveva il potere di calmarla. Fungeva da calmante.
Sì posizionò dietro il vetro della finestra a fissare la medesima casa di prima: non c’era più quel raggio di sole che la illuminava, esso era stato sostituito dall’ombra e dalle gocce pesanti della pioggia.
La fissava senza tregua ed ignorò la pioggia scrosciante che batteva insistentemente e con forza sul vetro, sull’asfalto, sull’erba del suo piccolo giardino.
La casa osservata era quella in cui Paul McCartney passò la sua infanzia e parte della sua adolescenza.
La guardava sempre, sempre. Come se l’avesse aiutata tutto il tempo.
Ah! Come desiderava essere nata negli anni ’40, conoscere Paul, John, George, Ringo, Pete, Stuart.. sapeva tutto di loro!

Oh Sally.. Sally la sognatrice.. quante volte guardava indietro con rabbia, quante volte chiudeva gli occhi sperando di riaprirli e trovarsi negli anni ’50: magari al Walton, proprio quanto vi si esibirono per la prima volta i Quarrymen, quando Paul e John si conobbero.. 6 luglio 1957.
Ma sapeva che, ormai, era troppo tardi, era fuori tempo; tornò alla realtà, prese una foto dei Silver Beetles, la strinse a lei e si buttò sul letto chiudendo gli occhi.
La sua mente iniziò a viaggiare, come sempre, desiderando di trovarsi nel passato, desiderando l’impossibile.
Ma proprio quando sembrava aver superato ogni limite della realtà, della possibilità.. una, due, tre gocce le bagnarono il viso.
Erano troppe per contarle.

 
 
Note dell’autrice: Ebbene sì, pochi ma amati lettori, sono tornata, non sono morta. Yay. (Nobody cares, I know. Ugh. ;_;)
Mi è venuta l’illuminazione divina per fare questa storia, mh, spero di riuscire a finirla.
A volte il caldo fa miracoli, credo che mi sia servito non dormire la notte! La mia mente viaggiava per spazi sconosciuti! :’D
E vbb(?).
Che ne dite del primo capitolo? Sono cosciente del fatto che questo sia alquanto fiacco e, apparentemente, non attinente a quel che lo svolgimento della storia è ma, fidatevi, è importante.. non potevo far avvenire la sorpresa già al primo capitolo!:D
Oops, a little spoiler. Damn it!
Come avete notato questo capitolo e’ davvero molto corto rispetto a quelli delle precedent storie.. ahimè, non avevo altro da scrivere lol.
In ogni caso… grazie a coloro che hanno deciso di aprire questa fanfic, a coloro che l’hanno letta e che, quindi, sono a questo punto, a coloro che (eventualmente) metteranno tra I preferiti/seguiranno/recensiranno/blah blah blah. (?)
Ok, la smetto.
Il prossimo capitolo è pronto, devo solo trascriverlo.
Prossimo aggiornamento? Il prima possibile! O almeno spero.
Restate sintonizzati(?) e… alla prossima!
xxx
-TheNowhereGirlOfyesterday
 

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Capitolo 2
*** Perfection has to be imperfect ***


Across The Universe

Capitolo #2


Sally si alzò di scatto, si guardò attorno e capì ch’era al Walton; guardò il suo orologio ma era bloccato.
Panico.
Per quale ragione il suo orologio era bloccato?
Che si fosse bloccato a causa della pioggia? O magari le pile erano scariche! ..ma, infondo, che importa!? Adesso c’erano cose più importanti a cui pensare! Come, ad esempio, capire come fosse arrivata lì.
Era troppo spaventata e confusa per formulare pensieri che avessero un senso..ma, forse, tutto ciò non ce l’aveva nemmeno un senso! E, Sally, credeva che tutte le cose avevano un senso.. o almeno quelle che faceva lei. Mentre, se gli altri facevano qualcosa senza un senso.. be’, semplice! Si rifiutava di trovarne uno.
Ma, in quel momento, la sua mente le stava giocando brutti scherzi.. come quelle domande.
Mind Games.
Un modo per proteggersi dalla realtà. Ma, alla fine.. era davvero la realtà?
 
Continuò a guardarsi attorno spaventata, spaesata.. eppure era a Liverpool, la sua città, come faceva a sentirsi così persa? Forse perché non aveva la benché minima idea di cosa le fosse accaduto in quel breve arco di tempo in cui aveva chiuso gli occhi.
Quel senso di smarrimento ebbe fine non appena scorse due Teddy Boy che correvano nella sua direzione.
Ma, un attimo.. Teddy Boy nel 2013? Strano.. e non poco!
Era stupita.
Il suo stupore si tramutò in un senso di attrazione verso quei due ragazzi: erano così dannatamente simili a Paul McCartney e John Lennon.
Lei, senza pensarci su, urlò:- Exscuse me! Exscuse me lads!-
Le passarono davanti, il ragazzo simile a Paul si girò di scatto, fu possibile udire un “ ’Ey, kidda’!” e la ragazza riconobbe la voce del suo idolo.
Anche l’altro si girò, probabilmente attirato dalle parole del compagno, ed entrambi s’avvicinarono a Sally, ignorando la pioggia scrosciante.
Quello dai capelli tendenti al ramato la guardò con occhi sbarrati, completamente rapito:- Ma buon pomeriggio Miss! Cosa ci fa qui, sotto la pioggia, al Walton, una bella donzella come lei?-
-John, finiscila. È evidentemente impaurita da qualcosa.. io sono Paul, James Paul McCartney.- disse il ragazzo dai capelli scuri, sorridendole rassicurante.
-Quello sciupa femmine di McCartney, per intenderci!- rise John per poi tornare più serio non appena l’altro gli diede una gomitata. –Anyroad, John Winston Lennon al suo servizio, madmoiselle.-
-Huh, huh! Ma sentitelo, ha imparato il francese!- Rise Paul.
-Non è che l’ho imparato, Paul, lo sapevo già! Insomma, non c’è cosa che il qui presente Lennon non sappia fare!- disse vantandosi, senza distogliere lo sguardo da Sally: più la guardava, più si rendeva conto di non averla mai vista da nessuna parte. Eppure, quei lineamenti, quegli occhi.. quel viso gli sembrava dannatamente tanto familiare.
 
Sally era senza parole: come faceva a vederli? Sentiva il loro profumo, il profumo della pioggia!
Un sogno? Be’, molto realistico.. tanto da far paura.
 
Con un filo di voce la ragazza disse l’unica cosa che, alla sua mente, sembrava sensata:-Io.. io sono Sally McCartney.. Cooper McCartney. Sally Cooper McCartey..- disse titubante e balbettando appena.. la balbuzie tornò a farsi sentire. “L’avevo superata!” pensò.
Nonostante avesse superato questo problema nell’infanzia, esso tornava a farsi sentire in casi che comportavano parecchia agitazione..e questo era uno di quelli.
Era sempre più confusa e spaventata, ma non per via dei ragazzi e dei loro comportamenti, anzi! Erano fantastici, esattamente com’erano nel suo immaginario.
Anzi..forse era anche colpa loro: cosa ci facevano due giovani quali McCartney e Lennon erano nel tardo 1950, nel 2013?
Aveva fatto bene a dire il suo vero nome? “Ma sì!” pensò “D’altronde.. Sembrano avere buone intenzioni.”
 
Paul le si avvicinò, assottigliando gli occhi: era estremamente bello, bello più del sole, da eguagliare alla musica. Non avrebbe mai creduto che una persona potesse essere tanto bella, perfetta, delicata: i capelli scuri e bagnati coprivano la fronte del ragazzo, le gocce di pioggia che bagnavano il suo viso mettevano in risalto i suoi occhi nocciola con sfumature verdi, leggermente inclinati verso il basso. La sua bocca.. oh, quella bocca rosea, un po’ carnosa.. perfetta ma sprecata per un ragazzo, no? E poi c’era quel naso perfetto, perfettamente dritto ma che sembrava all’insù.
Sì, era sul serio perfetto, soave. Lo era più di quanto sembrasse in foto.
Lui sorrise dolcemente, in modo da far assottigliare le labbra, mostrando i suoi denti bianchi, di cui l’incisivo sinistro un po’ accavallato sul destro il quale era lievemente rotto:- Un’altra McCartney.. Ma è fantastico! Non avere paura, non ti faremo nulla. Vieni, dai!- sorrise togliendosi la giacca, per poi posarla delicatamente sulla testa della ragazza ( per ripararla dalla pioggia), e le porse la mano: grande, sottile, delicata: la rassicurava.
Sally prese la mano del ragazzo come se non volesse mai più lasciarla, come se cercasse conforto; evidentemente, Paul lo comprese subito e tentò di rassicurarla con un tono dolce, sembrava quasi sussurrare:- Suvvia,  anche se può non sembrare un bravo ragazzo, John lo è..fidati di me.-
Il ragazzo in questione intervenne sorridendo e Sally potè scorgere facilmente un velo di dolcezza in quel sorriso:- Mah, sì. Prendiamo l’autobus, no?-
-Yeah! Come ‘ead!- esclamò Paul guardando prima John, poi Paul.
-Bene.. Hurry up, so!- detto ciò, iniziò a camminare a passo svelto verso la fermata più vicina.
Paul  e Sally continuavano a tenersi per mano e John, mordendosi freneticamente il labbro, ogni tanto si girava e lanciava occhiatacce a Paul.
Saliti sull’autobus era la stessa storia: John li guardava.. Sally e Paul, Paul e Sally, Sally e Paul.. come se stesse guardando una partita di ping pong.
Sembrava molto geloso, ma perché? Perché mai avrebbe dovuto esserlo? Che ragione aveva?
Ad un tratto, proprio quando John schiuse le labbra per proferire parola, ciò gli fu impossibile poiché la ragazza voltò lo sguardo a lui: la rabbia scomparve.
John sorrise.
Sally non aveva mai pensato a John come il ragazzo “perfetto”.. insomma, per intendersi, non pensava a lui come pensava a Paul.. ma, in quel momento, si rese conto di quanto fosse bello.
Vederlo di persona faceva un altro effetto.
Il quel sorriso vide quelle labbra sottili, assottigliarsi ancor di più per dar spazio ad una dentatura perfetta; gli occhi nocciola, leggermente a mandorla, si assottigliarono, dando l’impressione di diventare più piccoli e vispi di quanto già non fossero.
John si passò una mano tra i capelli, ormai quasi asciutti, e li sistemò rapidamente, rivolgendole ancora una volta un sorriso.
Forse aveva sbagliato a sottovalutarlo, aveva sbagliato ad usare un solo modello universale per la perfezione.
Essa è soggettiva, è risaputo.
Essa è imperfetta, anche questo è risaputo, ma spesso è dimenticato.
E, come recita Noel Gallagher:
“Dreaming perfection has to be imperfect, I know that sounds foolish but it’s true.”
 
 
 
Note dell’autrice: Sì, compagni, sono tornata.
CHEERS!
Sono ancora viva e mi scuso per non aver aggiornato presto (come avevo promesso).
Anyroad.. perché non ho aggiornato? Devo dirlo? Ma sì.
Faccio un piccolo riassunto? No, è tardi.. e domani ho scuola.
COMUNQUE.. Cosa ne pensate di questo capitolo? Sapete che ci tengo molto a sapere la vostra opinione, vero? Sì, lo sapete.
Bene, spero recensiate, vi ringrazio in anticipo! E ne approfitto per ingraziare i miei lettori, coloro che hanno aperto questa storia, leggendola fino qui, recensori & co.
GRAZIE. Davvero grazie tante!
Spero tanto di non avervi delusi.. al prossimo aggiornamento! (studio permettendo, conto di pubblicare presto.)
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday

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