We Found Love In A Hopeless Place

di Mari24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 7 GENNAIO 2012 ***
Capitolo 2: *** 8 GENNAIO 2012 GIORNO ***
Capitolo 3: *** 8 GENNAIO 2012 NOTTE ***



Capitolo 1
*** 7 GENNAIO 2012 ***


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Era sera al distretto.

Beckett stava riponendo in una scatole tutte le foto e gli indizi del caso appena concluso e si accingeva a pulire la lavagna.

Ennesimo caso risolto. Aveva assicurato alla giustizia l’ennesimo assassino e dato un po’ di pace, per quanto fosse possibile, alla famiglia della vittima.

Sapeva cosa si provava, lei ci era passata con sua madre.

Ma non sapeva cosa si provava ad avere pace per un caso. Quel caso.

Aveva trovato l’assassino, e da un anno a questa parte erano andati avanti sul caso di Johanna, ma ancora, dopo la sua sparatoria, non avevano piste.

Tutti quelli che erano collegati al caso erano morti.

Al Lockwood, Johanna, Montgomery, Coonan. Erano tutti morti. Erano solo nomi ormai.

E in più la Gates non le permetteva di indagare.

Lei non era Montgomery, ma alla fine non era neppure così male rispetto a come si presentasse.

Non aveva un debole per Castle, ma per ora non aveva avuto altro da ridire su di lui.

Già, Castle.

Lui l’aveva salvata tante volte, in tanti modi, e se avesse potuto si sarebbe preso lui la pallottola al funerale di Montgomery.

Kate chiuse gli occhi e respirò a fondo.

Ricordava molto bene le parole che gli aveva detto. Lui l’amava. Ma lei?

Lei non lo sapeva. Aveva bisogno di fare ordine nella sua vita prima di impegnarsi con lui in una storia ed era per questo che stava andando in terapia.

Non era semplice per lei fare queste sedute dallo psicologo ma lo stava facendo per recuperare un po’ di serenità.

L’omicidio brutale di sua madre l’aveva fatta diventare ciò che era ora, aveva permesso che la morte di Johanna la plasmasse e si facesse guidare da essa.

Ma ora era pronta a lasciarsi tutto indietro e il Dr Burke la stava aiutando in questo.

Quando Castle all’ospedale le chiese se si ricordava qualcosa, lei aveva detto di no, ma lui sapeva che aveva mentito.

Non si erano sentiti per tre mesi. Per alcune settimane lui l’aveva cercata, ma vedendosi ignorato dopo un po’ smise di chiamare.

Quando si era presentata alla libreria mentre firmava i libri, lui era davvero arrabbiato con lei. Non una chiamata, non uno stupido sms. Nulla.

Ma lei gli aveva spiegato che in quei mesi aveva capito che non poteva essere la persona che voleva, non poteva avere la relazione che voleva fin quando non avesse risolto l’omicidio di sua madre.

E lui l’aveva accettato. Con quella frase gli aveva praticamente detto che a modo suo anche lei ci teneva a lui, ma che non era pronta.

Così, dopo aver chiamato il sindaco per farsi reintegrare al 12°, era ancora lì.

Erano passati quattro mesi da quando era tornato al distretto e Kate aveva dato piccoli segnali di voler abbattere quel muro, di aver davvero voglia di vivere. Ed erano questi piccoli segnali che non fecero arrendere lo scrittore.

Castle la osserva dalla sala relax.

Non voleva che tornasse a casa da sola, voleva passare la serata con lei. Anche solo per mangiare un boccone insieme. Voleva solo stare in sua compagnia al di fuori del distretto.

Così si decise ad invitarla a cena.

Con passo sicuro si avvicinò a lei.

-“Ehi!”- disse.

-“Ehi! Stai andando a casa?”- chiese la detective.

-“Si. Volevo…”- ma Beckett lo interruppe.

-“Ti va di mangiare un hamburger? Offro io!”- disse sorridendo e chiudendo la scatola con le prove.

-“Ho un’offerta migliore detective!”- rispose lo scrittore.

Beckett lo guardò con uno sguardo fra il curioso e il confuso, ma Castle non disse nulla. Si limitò a sorridere furbo e porgerle il braccio, che Kate accettò sorridente.

Castle la portò a casa sua. Avrebbe preferito portarla da qualche parte come un vero appuntamento.

Ci sarebbe stata la paura all’inizio di chiederglielo, ma lei poi avrebbe accettato, quindi colta dal panico avrebbe chiamato Lanie per chiederle un consiglio su come vestirsi.

Ci sarebbe stata l’ansia che si ha normalmente al primo appuntamento.

Ma sapeva che lei non era pronta e voleva lasciarle il suo spazio.

Per ora andava bene così. Era in sua compagnia, aveva accettato di cenare da lui. Non poteva essere più felice ora come ora.

Kate entrò in casa Castle e subito si ritrovò stritolata da quello che era un abbraccio di Martha.

-“Come stai, darling?!”- chiese la donna dai capelli rossi.

-“Bene Martha. E tu? Sei in gran forma!”-

-“Adulatrice!”- rispose la gran diva.

-“Madre, stai uscendo?”- chiese Castle togliendosi giacca e cappotto.

-“Si tesoro. Voglio insegnare ai miei studenti che un attore deve essere sempre pronto a recitare per il bene dell’arte! A qualsiasi ora e sotto ogni stagione! Che ci sia il sole o la neve! E direi che questa è l’ora buona!”- rispose Martha facendo ampi gesti con le braccia.

-“Alexis?”- chiese poi Castle interessato di più a sua figlia.

-“Oh è uscita con il suo nuovo amico. Ha detto che non farà tardi comunque! Beh io vado! Non aspettatemi in piedi bambini!”- disse Martha facendo una delle sue uscite teatrali.

Kate sghignazzò. Adorava Martha.

-“Penserai che siamo una famiglia di pazzi!”- disse Castle iniziando a cucinare.

-“In realtà penso che tua madre sia adorabile. Solo tu non stai apposto!”- disse stuzzicandolo.

-“In effetti è vero!”- ripose lo scrittore riflettendoci su.

Kate scosse la testa ridendo e si avvicinò allo scrittore per vedere cosa stava cucinando di buono.

Castle le preparò una favolosa carbonara e essendo a digiuno dalla mattina, Kate mangiò con fame il suo piatto.

Quando ebbero finito di cenare Kate prese una mela rossa dal cesto e la addentò.

-“Castle ne vuoi una?”- chiese.

-“No grazie. Non amo particolarmente la frutta.”- disse seguendo la detective e sedendosi sul divano.

Kate alzò le spalle e continuò a mangiare la sua mela.

-“Allora detective, com’era la cena?”-

-“Era davvero ottima Castle.”-

Lo scrittore gonfiò il petto in segno di soddisfazione. Il suo ego era appena stato alimentato.

-“No, non montarti la testa! Può essere stato solo un caso!”- disse Kate sorridendo furba.

-“Eh no. Io sono davvero bravo a cucinare. Se vuoi ti preparo qualcos’altro e ti dimostrerò che non è un caso!”-

-“Oh no Castle! Ti credo!” – disse Kate con le mani alzate in segno di resa.

-“E vedo anche come sei morbido ai lati!”- continuò scoppiando a ridere.

-“Ah e così eh?!”- rispose Castle con un ghigno malvagio e velocemente le prese la mela dalle mani.

-“Questa ora la mangio io!”- continuò addentandone un morso.

-“Ehi!”- disse Kate mettendosi in ginocchio sul divano cercando di riprendersi la sua mela.

Castle alzava la mano in alto mentre la detective si sporgeva verso di lui.

Ad un tratto lo scrittore si bloccò rendendosi conto della vicinanza col viso di Beckett, mentre la donna era così impegnata a riprendersi la sua mela, che non si era accorda di avere un ginocchio in mezzo alle gambe di Castle e la sua mano sulla sua spalla.

Quando finalmente riuscì ad afferrare la mela, anche le loro dita si sfiorarono e istintivamente Kate guardò negli occhi Castle rendendosi conto solo in quel momento che era davvero vicina a lui.

Potevano sentire il profumo dell’altro. Lui sentiva quell’inconfondibile profumo alla ciliegia di lei. Ormai associava le ciliegie a lei.

Mentre lei sentiva quel profumo dolce ma non troppo forte. Era leggero e delicato, fresco che sapeva di legno, arancio e vaniglia, ma sulla persona giusta era un profumo piccante che eccita. Era il suo profumo. Sapeva di lui.

Entrambi intrecciarono le loro dita notando come si incastrassero perfettamente, dimenticando completamente la mela che nel mentre era rotolata giù per il divano.

Continuavano a fissarsi negli occhi, quegli stessi occhi che ormai conoscevano bene e, come se fossero sincronizzati, entrambi abbassarono gli occhi sulle labbra dell’altro.

Si erano già baciati, una volta. Non ne avevano mai parlato, ma per tutti e due era un ricordo impresso a fuoco.

Kate voleva cambiare, stava cercando di abbattere quel maledetto muro, e senza Castle probabilmente non avrebbe neppure iniziato.

Voleva baciarlo. Voleva sentire le sue labbra sulle sue. Voleva solo sentirsi amata per una volta, e sapeva bene che lui l’amava.

E poi in un secondo Castle istintivamente annullò la distanza fra loro, premendo le sue labbra su quelle di Beckett.

Dopo qualche secondo di incertezza, la risposta di Kate non si fece attendere.

Avevano entrambi voglia di sentirsi.

Con delicatezza Castle strinse i fianchi di Beckett, avvicinando il suo corpo al suo, mentre Kate si sistemò a cavalcioni su di lui.

Inizialmente fu un bacio semplice, dolce, delicato, ma quando entrambi avvertirono il corpo dell’altro farsi sempre più vicino, quel bacio si trasformò in qualcosa di profondo facendo uscire tutta la passione che avevano represso in questo quattro lunghi anni.

Le grandi mani di Castle vagavano senza meta nella schiena di Beckett stringendola a se, mentre Kate affondava le sue mani sui capelli castani dello scrittore.

Le loro lingue esploravano ogni centimetro della bocca dell’altro, volendo conoscersi e assaporarsi all’infinito.

Ma non volevano fermarsi. Kate sapeva che se si fosse fermata avrebbe razionalizzato tutto e non avrebbe più avuto il coraggio di continuare. Mentre per una volta voleva vivere.

Castle invece era su un altro pianeta. Il fatto che lei non si fosse tirata indietro avrebbe dovuto essere per lui un campanello d’allarme, ma decise anche lui per una volta di non dire nulla, invece continuò a baciarla e con la sua bocca scese sul collo trovando quei punti che, aveva capito, facevano impazzire Kate.

Con mano tremante, forse per l’emozione, Beckett iniziò a sbottonare la camicia di Castle, bottone dopo bottone.

Castle le accarezzava la schiena da sotto la camicia, sentendo la sua pelle morbida.

Continuavano a baciarsi, a sentirsi vivi.

Si staccò da lei solo quando non ebbero più fiato e fissandola negli occhi vide stupore e confusione per aver interrotto il bacio, ma anche determinazione e passione. Vide anche che i suoi occhi brillavano per l’emozione e la felicità di quel momento.

-“Kate…”- ma venne subito interrotto da un bacio di lei.

Beckett aveva paura che ritornasse la detective razionale di sempre e se fosse successo, sarebbe scappata subito.

Riprese a baciarlo con foga con passione, facendo duellare la sua lingua per il dominio, mentre i suoi fianchi si appoggiavano sempre di più su quelli dello scrittore.

Kate faceva vagare le mani lungo il suo petto, mentre anche Castle iniziò a sbottonarle la camicia.

Gli unici suoni presenti nella stanza erano gli schiocchi dei loro baci.

Erano ancora così quando sentirono la serratura della porta scattare.

Kate si sollevò in due secondi, abbottonandosi velocemente la camicia e passandosi una mano fra i capelli.

Che cosa stava facendo? Pensava la detective.

Voleva davvero fare questo con Castle così?

Si. Perché la verità era che si desideravano da tanto tempo.

Anche lo scrittore dal canto suo si riabbottonò la camicia velocemente, mentre sua figlia entrò nell’appartamento.

-“Ciao papà! Oh, ciao Beckett!”- disse la ragazza notando Beckett rossa in viso e piuttosto imbarazzata.

Kate si sentiva colta in flagrante. Sapeva di avere le guance color porpora e le labbra gonfie, così afferrò il suo cappotto e salutando veloce Alexis, scappò via da quella casa.

-“Che succede papà?”- chiese piuttosto confusa.

-“Nulla zucca!”- rispose veloce, uscendo e inseguendo la sua musa.

-“Kate. Kate, aspetta!”- disse uscendo dall’appartamento.

Beckett aveva lo sguardo basso, come se fosse colpevole. In realtà l’unica sua colpa era quella di voler vivere finalmente.

Ma Kate non lo ascoltò. Ora aveva bisogno di stare sola.

Proprio mentre Castle arrivò all’ascensore, le porte si chiusero davanti a lui.




ANGOLO MIO: salve! :D ogni tanto ritornano! xD
dunque non ho tanto da dire se non che questa ff l'ho iniziata il 6 febbraio 2012 e ad ora non è ancora finita! xD 
quindi questa è ambientata a metà quarta stagione. L'immagine della ff è stata fatta dalla mia herm LaAngol! :D
Cliccando su questo link trovate il trailer di questa ff. Lo potete vedere anche in HD! 
http://www.youtube.com/watch?v=YDYR_T4OrVI

bon buona lettura e ci leggiamo presto! :3

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Capitolo 2
*** 8 GENNAIO 2012 GIORNO ***


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Kate tornò a casa in una mezz’ora. Castle aveva provato a chiamarla ma lei non aveva risposto. Aveva bisogno di stare da sola ora.

Con quello che era appena successo, e che sicuramente sarebbe andato avanti se non fosse tornata Alexis, aveva davvero fatto un bel passo avanti.

Ma se fosse stato troppo affrettato? Se fosse stata spinta solo dal desiderio di stare con lui? Non le sembravano buoni motivi per ciò che aveva appena fatto.

Fece una doccia veloce e si mise a letto.

Era mezzanotte ma non aveva per nulla sonno. Voleva sentire lo scrittore ma conoscendolo si sarebbe catapultato a casa di Beckett e almeno per questa notte doveva fare ordine nella sua testa.

Forse era stata troppo dura a non rispondere alle sue chiamate, così decise di scrivergli un sms, almeno gli avrebbe fatto capire che non era arrabbiata.

Non pensando a niente di meglio gli augurò solo la buona notte e la risposta dello scrittore non si fece attendere.


Buona notte anche a te, Kate. Ricordati… Always.”


Aveva usato il suo nome e l’always. Questo significava molto per Kate. E significava anche che questa volta ne avrebbero dovuto parlare.

Decise che il giorno dopo sarebbe andata dal Dottor Burke.

Con quei pensieri Kate si addormentò.


Castle era rimasto in ansia fin quando le porte dell’ascensore si erano chiuse. Aveva pensato di prendere le scale, ma la conosceva, non gli avrebbe parlato. Ciò non gli impedì però di tempestarla di telefonate.

Era preoccupato. Forse avevano fatto una cosa di cui si sarebbero pentiti, di cui forse lei non era ancora pronta.

Si preparò un bicchiere con dello scotch e lo portò in camera sua.

Si sedette sul letto e lo bevette tutto d’un sorso, quando sentì il cellulare squillare. Era la buona notte di Kate.

Quel messaggio lo illuminò.

Forse c’era ancora speranza. Forse lei non era arrabbiata con lui ma aveva bisogno di stare sola per quella notte, per elaborare il tutto.

Le scrisse always alla fine. Era certo che lei avrebbe capito.

Con questa nuova speranza si coricò e in poco tempo riuscì ad addormentarsi.


Era troppo presto quando il cellulare di Kate squillò.

Lo sapeva. Quando chiamavano a quell’ora assurda c’era un omicidio. Infatti era Esposito. Appuntatasi l’indirizzo Kate saltò fuori dal letto, ma avrebbe voluto ritornarci subito.

Erano le 5.30 anche per lei dopo tutto.

Si vestì veloce. Mise l’orologio di suo padre al polso e la collana con l’anello di sua madre al collo. Inserì la pistola nella fondina e fu pronta ad andare.

Quando prese il cellulare in effetti si rese conto che non aveva chiamato Castle.

Facendo un respiro profondo compose il suo numero.

-“Pronufrghsjfcb?”- chiese la voce addormentata di Castle.

-“Castle?!”- chiese a sua volta Beckett.

-“Kate? Perché mi chiami a quest’ora? Stai bene?”- continuò lo scrittore investito da tutte quelle domande.

-“Si, si! Sto bene. C’è stato un omicidio. Volevo… volevo avvisarti!”- disse, ma in realtà un sorriso le spuntò sul visto appena lui l’aveva riempita di domande pensando che non stesse bene.

Era carino. Era protettivo nei suoi confronti.

-“Oh… arrivo subito! Mi lasci l’indirizzo?”-

Kate gli diede l’indirizzo e appena chiusero lei si diresse verso il luogo del delitto e Castle iniziò a prepararsi.


Quando anche lo scrittore arrivò la scena che gli si presentò era piuttosto strana: un uomo era caduto da un palazzo, atterrando sul bancone della frutta, ed era completamente….

-“…nudo!”- esclamò Castle.

-“Però! Perspicace eh?!”- lo punzecchiò Lanie.

Kate ridacchiava sotto i baffi. Se c’era una donna di cui Castle aveva timore oltre lei, era senz’altro Lanie.

La mattinata passò veloce, interrogando sospettati e iniziando a compilare la lavagna bianca. Dovette anche rinunciare alla visita dal dottor Burke.

Questo caso le avrebbe occupato tutto il giorno.

Castle avrebbe voluto parlare con lei di quello che era successo la sera precedente, spiegarle che non voleva forzarla in alcun modo, ma con le indagini non c’era stato un momento libero, fino quando Kate andò a prepararsi una tazza di caffè.

Era davvero stanca.

Aveva dormito poco la notte prima e anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce ripensava a Castle e a quei momenti a casa sua.

Si stava preparando il caffè quando si scottò il pollice, troppo vicino alla macchinetta.

-“Lascia, ci penso io!”- disse lo scrittore entrando nella stanza.

-“No, no! Ce la faccio!”- rispose Kate sicura, ma Castle le prese delicatamente la tazza dalle mani e iniziò a trafficare con la macchina.

Kate si fece silenziosamente da parte osservando con quanta cura lui le stesse preparando un semplice caffè.

Quando ebbe finito le porse la tazza fumante con il suo prezioso liquido scuro all’interno.

Le loro dita si sfiorarono appena, ma quel tanto giusto per far riaffiorare in loro i ricordi della notte precedente, di come si erano baciati, di come si erano toccati e di quanto si fossero desiderati.

-“Grazie.”- mormorò a bassa voce la detective.

Castle le sollevò il viso avvicinandosi di più a lei.

-“Beckett, senti… per quanto riguarda ieri…”- iniziò lo scrittore, ma venne interrotto da Esposito che entrò nella saletta.

-“Yo, Beckett! C’è una cosa… che devi vedere!” – disse il guapo incerto vedendo che scrittore e musa erano troppo vicini ma che con il suo arrivo si erano separati alla velocità della luce.

-“Ho…interrotto qualcosa?!”- chiese cercando di trattenere un sorrisetto malizioso e pensando che probabilmente avrebbe aumentato la posta sul giro di scommesse.

-“No!”-

-“Si!”- risposero contemporaneamente.

Kate fulminò Castle e vide sempre quella risatina sul volto di Esposito.

-“Cosa volevi farmi vedere?”- chiese la detective schiarendosi la voce e dirigendosi verso il collega.

-“Siamo stati a casa dell’amico della vittima, quella specie di gigolò che ci ha provato con te durante l’interrogatorio…”- iniziò Esposito .

L’aveva detto apposta, l’aveva detto per vedere la reazione di entrambi, e come volevasi dimostrarsi Kate spalancò gli occhi e Castle irrigidì la mandibola.

Sorridendo soddisfatto fra sé e sé continuò:

-“…e guarda cos’ho trovato!”- disse facendo sventolare un quadernetto nero.

Kate lo prese e vide che c’erano foto di tutte le ragazze con il quale era andato a letto.

Beckett non poteva credere che certa gente fosse così. E per di più questo “grande seduttore” era pure bruttino!

La detective si diresse verso la sua scrivania e poggiato il caffè accanto a lei, iniziò a controllare se ci fosse qualcosa di utile nello scatolone che Esposito aveva riempito.

Castle invece si accomodò nella sedia vicino a lei e iniziò a sfogliare il libretto.

Ogni tanto ridacchiava ma quando vide un volto che lui conosceva, sgranò gli occhi.

Per fortuna Ryan era più concentrato sulla ciambella che Esposito stava mangiando sennò avrebbe visto tutto.

Quando i due amici si allontanarono, litigando sulla ciambella, Castle chiese:

-“Beckett. Quando hanno iniziato a frequentarsi Ryan con Jenny?”-

-“Non lo so. Mi pare nel 2009 verso aprile. Perché?”- chiese continuando a frugare nella scatola alla ricerca di qualche indizio.

Castle si guardò intorno assicurandosi di non essere visto e velocemente girò il libretto verso la detective.

Kate guardò la foto e ci mise qualche istante a capire che si trattava proprio della futura sposina.

-“Oh mio Dio!! È Jenny!!”- esclamò a bassa voce.

-“Si e guarda la data. Quando Jenny stava con Ryan ha frequentato anche il nostro amico!”-

Kate non poteva crederci. Il giorno dopo Ryan si sarebbe sposato con lei.

-“Sicuramente c’è una spiegazione a tutto questo. E non sono affari nostri!”- disse guardandolo minacciosamente.

Sapeva che Castle era peggio di una donna quando si trattava di gossip.

Ma purtroppo non aveva calcolato che Esposito, saputo di Jenny, voleva dirlo a Ryan, al suo partner, e proprio quando sembrava che stesse per svuotare il sacco, Ryan li anticipò chiedendo se anche la sua futura moglie fosse segnata in quel libretto.

Alla fine Jenny gliel’aveva detto e l’irlandese spiegò che in quel periodo loro due non avevano ancora una relazione esclusiva.

Castle guardò intensamente Kate.

Una relazione esclusiva. E loro due cos’erano?

Doveva parlarle assolutamente. Non poteva continuare così.

A sera inoltrata riuscirono a trovare l’assassina e a sbatterla in prigione.

Così mentre Castle l’aiutava con il cappotto esclamò:

-“Sai sono contento che Jenny abbia rivelato il suo segreto a Ryan.”-

A Kate si strinse lo stomaco. Anche lei aveva un segreto.

Cercò di non dare a vedere la sua preoccupazione e disse:

-Oh Castle, if we were getting married, would you want to know all the guys that I’ve slept with?”-

-“All??”- chiese Castle alzando un sopracciglio.

-“Seriously? You sign women chests at book readings, you cannot be shocked that I’m not a vergin!”- disse sorridendo maliziosamente.

-“It’s just the word ‘all’, suggests…’a lot’. How many are we talking, exactly?”-

-“Are you really asking for my number?”-

-“You show me yours, I’ll show you mine!”-

Kate scosse la testa divertita, mordendosi il labbro inferiore.

-“Men! You all wanna know, but you don’t wanna know!”- rispose lasciando lo scrittore senza parole con sicuramente molta curiosità addosso.

Prese la sua borsa e si avviò verso l’ascensore sapendo bene che Castle la stava seguendo con gli occhi.

E fu lì che lo scrittore decise di agire. O adesso o mai più.

Beckett stava entrando nell’ascensore quando lui l’affiancò.

-“Kate, oggi non abbiamo avuto tempo. Il caso e tutto il resto, lo capisco. Ma ho davvero bisogno di parlarti. Andiamo a prendere qualcosa all’Old Haunt. Mangeremo un boccone e beviamo qualcosa. Solo…per parlare.”- disse Castle.

Non voleva forzarla a fare qualcosa che non voleva ma questa volta avrebbero dovuto parlare di ciò che era successo la sera prima.

Beckett non sapeva cosa dire.

Accettare significava che avrebbero parlato anche del bacio sotto copertura e probabilmente anche della sua confessione in punto di morte. Ma sapeva che se non avesse accettato Castle non l’avrebbe lasciata in pace.

Annuì e appena le porte dell’ascensore si aprirono, si diressero in silenzio verso la macchina di Castle, che li avrebbe portati al locale.



ANGOLO MIO: Ciaooo! e Buon Ferragosto... dunque non ho da dire quasi nulla se non che la storia seguirà i casi a partire da quello del matrimonio di Ryan ma non verranno calcolati più di tanto! u.u  bon a presto... magari se la concludessi sarebbe meglio! xD

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Capitolo 3
*** 8 GENNAIO 2012 NOTTE ***


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Castle guidava verso l’Old Haunt, il suo locale.

Aveva convinto Kate a parlare un po’. Non voleva farle alcuna pressione, voleva solo chiarire che per lui non era una di quelle ragazze da una notte e via. Per lui era molto più importante.

Kate invece non sapeva cosa dire.

Erano in silenzio fin da quando erano usciti dall’ascensore.

Continuava a torturarsi le dita e a pensare a qualcosa da dire, ma non le veniva in mente nulla.

-“Ehi, um… ottimo lavoro oggi!”- disse infine Castle precedendola.

Kate sollevò lo sguardo grata di avere qualcosa di cui parlare.

-“Si. Beh anche tu hai dato il tuo piccolo contributo!”- disse stuzzicandolo.

-“Piccolo contributo?! Avanti devi ammettere che senza di me sareste persi!”-

-“Certo, infatti prima che arrivassi tu non riuscivamo a risolvere neppure un omicidio, Castle!”- rispose Kate ancora prendendolo in giro.

Arrivarono di fronte al locale e insieme si diressero all’interno.

-“Ehi, Brian!”- disse Castle avvicinandosi al bancone –“La cucina è aperta?”- chiese sottovoce.

La cucina esisteva solo per permettere ai camerieri di mangiare un boccone, non era ancora stata aperta per i clienti.

-“Per lei Sig. Castle è sempre aperta! Vi porto subito qualcosa!”- disse facendogli l’occhiolino.

-“Grazie. Saremo in quell'angolino laggiù!”- gli rispose lo scrittore indicando un tavolo piuttosto isolato e riservato.

Kate osservava quel posto estasiata.

Da quando Castle l’aveva acquistato c’era stata parecchie volte, e ogni volta era rimasta sempre affascinata da quel luogo.

Castle l’aiutò con il cappotto e Kate non poté far altro che chiudere gli occhi e ricordare le sue mani sul suo corpo la sera precedente.

Voleva girarsi e baciarlo. Non le importava nulla se tutti li avessero visti.

Ma non lo fece. Semplicemente sorrise e lo ringraziò.

Lo scrittore invece aveva potuto sentire il suo profumo, lo stesso che aveva avvertito la sera prima a casa sua.

Lei era la donna per lui, perché si ostinava a negarlo?

Quando entrambi si sedettero rimasero in silenzio.

Kate riprese a torturarsi le mani e Castle lo notò.

-“Nervosa?”- domandò

Kate si bloccò immediatamente e stampandosi un sorriso rispose:

-“No! Sto solo… ho molta fame. Tutto qui!”-

-“Kate senti… non devi essere…”- ma fu interrotto dall’arrivo di Brian.

-“Mi spiace Sig. Castle. Ho trovato solo dell’insalata.”- disse mortificato.

Ma Castle aveva bisogno che Brian si levasse di torno quindi gli rispose con cortesia che andava bene, ma poco dopo anche lo scrittore si alzò e quando tornò aveva con se una bottiglia di Sherry Brandy.

-“Che c’è Castle! Vuoi farmi ubriacare?!”- chiese Kate scherzando.

-“Oh detective, credimi non ho bisogno di farti bere!”- rispose malizioso.

-“Davvero? Ne sei così sicuro?!”- chiese in tono di sfida Beckett.

-“Beh, ieri non eri ubriaca, eppure…”- disse lo scrittore lasciando volutamente la frase in sospeso.

Kate sbarrò gli occhi e arrossì vistosamente. Castle ce l’aveva fatta, l’aveva fregata.

Non sapendo cosa rispondere iniziò a mangiare quel poco di insalata che sicuramente l’avrebbe lasciata più affamata di prima.

Castle era soddisfatto dell’effetto che aveva avuto la sua frase. Voleva spingerla oltre il bordo, vedere se si sarebbe lasciata andare com’era successo a casa sua.

Riempì entrambi i bicchierini con il brandy e gliene porse uno.

Kate lo guardò titubante.

-“Cosa si festeggia?”- chiese

-“Beh abbiamo risolto un omicidio in una giornata direi che è un ottimo motivo per festeggiare! E inoltre domani mattina Ryan si sposa quindi è opportuno fare un brindisi per loro!”- disse convinto lo scrittore.

-“Certo, sul caso ti potrei anche dare ragione…”- iniziò Kate ma vedendo la faccia soddisfatta dello scrittore continuò: -“non fare quella faccia Castle! Ho detto potrei, non che ti do ragione!”-

-“Uffa! Smonti sempre il mio entusiasmo!”- disse mettendo su il broncio.

-“E poi qui non vedo i due sposini quindi il brindisi in loro onore non si può fare!”- disse saccente la detective.

-“Credimi”- le rispose lo scrittore con voce calda e suadente, -“troverò qualcos’altro per festeggiare!”- ma nel dirlo si era avvicinato pericolosamente a lei tanto da trovarsi a pochi centimetri dalle sue labbra.

Entrambi abbassarono gli occhi sulle labbra dell’altro, ricordando il reciproco sapore sulla propria bocca.

Non sapendo cosa fare Kate distolse lo sguardo e prese il suo bicchierino.

-“Al caso!”- disse poi.

-“Al caso!”- ripeté Castle bevendo il liquido tutto d’un sorso.

Poi Kate prese la bottiglia e riempì di nuovo i due bicchierini, mentre Castle la guardava dubbioso.

-“Che c’è? Non eri tu a voler fare un brindisi per gli sposi?”- chiese la detective.

-“Si. Certo!”- disse ancora più confuso.

Lei gli aveva detto che non si poteva fare un brindisi senza gli sposi, ma poiché la vide sorridere e alzare il bicchierino, decise di non dire nulla.

-“Beh allora agli sposi!”- disse Castle.

Beckett sorrise e insieme buttarono giù quell’altro bicchiere.

Passò un’ora dove brindarono per le cose più disparate, da Nikki Heat alla compagnia teatrale di Martha e dalla tigre alla bomba sporca.

In quell’ora avevano consumato due bottiglie di sherry brandy, una di vodka e una metà di tequila.

Ormai erano rimasti in pochi nel locale.

Non avevano parlato per nulla di ciò che avevano pensato, ma avevano solo bevuto e brindato.

Erano ubriachi persi e Brian si accorse che non si reggevano in piedi quando Kate inciampò sui suoi piedi e Castle, cercando di aiutarla, inciampò a sua volta e caddero per terra, fra un misto di risate e parole incomprensibili.

Brian li aiutò ad alzarsi e velocemente sfilò le chiavi di mano allo scrittore.

-“Mi spiace Sig. Castle ma non è in condizioni di guidare. Vi accompagnerei io ma devo finire qui.”- disse poi dispiaciuto.

-“Ooooh aniamo…so regere behe l’alcool!”- disse Castle con la lingua impastata dagli alcolici.

-“Si… lo vedo!”- disse poco sicuro Brian.

-“Uff! Lascia perdehe Hastle! Prendiamo un taxi!”- rispose Beckett sghignazzando, prendendolo per mano e trascinandolo fuori.

Ma mentre stavano uscendo Brian si ricordò che quel giorno c’era lo sciopero dei taxi dalle 19 fino le 8 del mattino dopo.

Stava per dirglielo ma musa e scrittore erano già usciti.

Fuori dal locale li investì subito un freddo polare. Ma dopo tutto l’alcool che avevano bevuto lo sentirono a mala pena.

Cercarono per un po’ un taxi ma ovviamente con lo sciopero non c’erano tassisti in zona.

-“Non possihamo andare a phiedi!”- esclamò convinto Castle.

-“E cosa proponi di farhe?!”- chiese Kate.

-“Dietro quell’edificio c’è un hotel carhino. Posshiamo dormire lì!”- propose.

-“Io non vojo dormire con te!”-

Ma Kate sentiva la stanchezza prendere il sopravvento, tanto che le si chiudevano gli occhi.

-“Ehi, Kate! Devi arrivahe sveglia all’hotel. Sono solo pochi passhi!”- disse Castle scuotendola leggermente.

-“Um…”- mormorò in risposta la detective, così Castle la prese sottobraccio e insieme, barcollando, si diressero verso il piccolo hotel che Castle conosceva.

-“Volevo parlarti stasera… e invesce ci shiamo ubriacati!”- disse lo scrittore.

-“Shei tu che mi hai fatta bere, scrittore da due soldi!”- rispose Kate. Anche se era ubriaca trovava sempre il modo di prenderlo in giro.

Kate alzò la testa per guardarlo e di nuovo erano a una distanza ravvicinata. Troppo ravvicinata.

Gli occhi verdi della detective incontrarono quelli blu dello scrittore e non poterono fare a meno di pensare quanto si desiderassero.

-“Kate… tu non puoi guhardami coshì. Perché poi io non riesco a controlhlarmi!”- disse lo scrittore.

-“Forse io non vojo che ti controlli!”- rispose Beckett piantando i suoi occhi su di lui.

Probabilmente era l’alcool che parlava, perché la Kate Beckett razionale non avrebbe mai avuto il coraggio di dire ad alta voce una frase simile.

Castle sorrise malizioso e avvicinò il suo volto a quello della detective, posando le sue labbra su quelle di Kate.

Era un bacio semplice. Si sfioravano solo con le labbra.

Per loro era come un gioco in quel momento: stuzzicarsi ma non andare oltre il bordo, non varcare quella linea di confine.

Kate si staccò un poco ma sempre tenendo poggiate le labbra su quelle di Castle disse:

-“Guarda! Siamo arrivati!”-

Castle si voltò e vide l’insegna luminosa.

Prendendo Kate per mano entrarono dentro.

-“Buona sera. Vorremo duhe camehe!”- disse Castle, non voleva costringere Beckett a fare qualcosa di cui non era sicura.

La receptionist sorrise e digitò al computer la prenotazione.

-“Sono 120$ a testa.”- disse loro porgendo le chiavi delle camere.

Kate stava cercando il suo portafoglio quando Castle le bloccò la mano.

-“Lascia fare a me!”- disse in un tono che non ammetteva repliche, avvicinando la sua carta di credito alla receptionist.

Quando tutte le carte burocratiche furono concluse entrambi presero la chiave della propria stanza e si diressero verso l’ascensore.

Le porte si chiusero e Kate sentì di nuovo tutta quella stanchezza dovuta sia alla giornata pesante sia decisamente a tutto l’alcool che aveva bevuto.

Così appoggiò la testa su una parete dell’ascensore.

-“Ehi, ehi Kate! Su, dhevi stare sveglia. Fra pohco sarai su un morbiiihdo letto, e lì potrai addormentarti!”- disse Castle sorreggendola.

Kate riaprì gli occhi e di fronte a lei c’era l’uomo che amava da tanto tempo.

Si avvicinò di più a lui aiutata dallo scrittore stesso e appoggiò la sua testa sulla spalla dell'uomo.

Il suono dell’ascensore li avvisò che erano arrivati al loro piano.

Sempre barcollanti e sghignazzando per qualcosa di ignoto riuscirono ad arrivare alle loro stanze che erano una di fronte all’altra.

Kate non riusciva neppure ad infilare la chiave nella toppa e pensò che era da troppi anni che non prendeva una sbronza simile. Il fatto di essere stata con lo stomaco mezzo vuoto non doveva averla aiutata.

-“Hai bisogno di ahiuto?”- chiese Castle.

-“Ce la faccio!!!”- disse Kate accigliandosi come la mattina al distretto.

Ma lui senza aspettare le prese le chiavi e l’aiutò ad aprire la porta.

Beckett entrò veloce nella stanza e accese la luce.

Era molto carina e semplice. Beh, non era il Plaza ma almeno era pulito.

Si tolse il cappotto e l’appoggiò sulla sedia vicino al letto.

-“Non dovehvi aiutarmi. Ce la fascio da sola!!”-

Castle abbassò la testa e mormorò un ‘Scusami’, ma con quella parola Kate si sentì in colpa. In fondo voleva solo essere gentile.

-“No, scusami tu, Castle!”- disse poi quando vide che se ne stava andando.

Lui si voltò nuovamente verso di lei, ma la donna era appena entrata dentro il bagno.

Kate si aggrappò al lavandino. A mala pena riusciva a reggersi in piedi.

Alzò gli occhi e vide il suo viso riflesso sullo specchio. Decise che non avrebbe mai più bevuto in quel modo.

E se il suo cellulare avesse squillato per andare a lavoro?

Se ci fosse stato un corpo, che avrebbe fatto? Avrebbe detto che era ubriaca fradicia e non poteva presentarsi?! Così sarebbe stata la volta buona che la Gates l’avrebbe sbattuta a dirigere il traffico.

Che cosa pensava quando Castle le aveva offerto da bere? Che con tutto quell’alcool sarebbe riuscita a confessargli il suo segreto? Le venne quasi da ridere.

Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e si bagnò il viso soffermandosi sulla fronte per poi scendere e bagnarsi il collo.

Le girava la testa e aveva caldo. Si sbottonò la camicia e passò la mano bagnata sul petto, raccolse i capelli in uno chignon e continuò il suo lavoro rinfrescandosi.

Quando uscì dal bagno aveva il corpo umido fino alla vita e la camicia quasi completamente sfilata dalle braccia. Alcune ciocche di capelli si erano arricciate sotto l’umidità dell’acqua e ora le ricadevano sul collo, incollandosi sulla sua pelle.

Castle per poco non svenne.

Aveva chiuso la porta e si era seduto nel letto aspettando che la sua musa uscisse. Voleva solo assicurarsi che stesse bene.

Ma nonostante fosse seduto sentì le sue gambe farsi molli.

Deglutì sonoramente e cercò di parlare, ma in quel momento Kate lo vide.

Sbarrò gli occhi e cercando di rivestirsi esclamò:

-“CASTLE!!!!! Pehrché sei anchora qui?!”-

-“I-io…”- balbettò lo scrittore, ma essendo già molto ubriaco non riuscì a dire altro.

Nel mentre Kate era riuscita a infilarsi velocemente la camicia ma essendo abbastanza ubriaca non riusciva a inserire i bottoni nelle giuste asole.

Vedendosi in estrema difficoltà riuscì a farfugliare un:

-“Castle vai viiha!”-

Lo scrittore si alzò subito dal letto, ma con quello scatto gli girò la testa. Fece qualche passo ma inciampò sui suoi piedi.

Kate si precipitò da lui.

-“Ti shei fatto male?”- chiese preoccupata la detective aiutandolo a mettersi in piedi.

-“N-no.”- disse ma ciò che avrebbe voluto dire gli morì in gola poiché la camicia di Kate era ancora mezza sbottonata e poteva intravedere il suo reggiseno nero, quell’indumento intimo che nascondeva il suo petto.

-“Castle smettila di fissahrmi!”- disse mollando la presa sullo scrittore e allontanandosi da lui.

-“Non possho!”- ammise lo scrittore.

-“Devi!!”- rispose la detective girandosi verso di lui e incrociando le braccia sul petto.

-“Ma che hai? Ieri e anche prhima erhi…”- ma fu interrotto dalla donna.

-“Cosa, Castle? Ero che cosa?”- chiese quasi arrabbiata.

-“Dolce…e genthile. E sentivo che provavhi qualcosa anche tu!”- sputò l’uomo.

-“Beh! Ti sei sbahgliato! Ora per favhore vai via!”- disse dirigendosi verso la porta per aprila e farlo andare via.

Ma mentre passò vicino lo scrittore, lui l’afferrò per un braccio attirandola a sé, costringendola a guardarlo negli occhi.

-“Non mi shono sbahgliato!”- affermò con sicurezza, posando delicatamente le sue labbra sulle sue.

Probabilmente se non fosse stato così ubriaco avrebbe fatto come sempre, se ne sarebbe andato senza fiatare per paura di fare qualcosa di sbagliato.

Kate sbarrò gli occhi per la sorpresa e cercò di divincolarsi.

-“N-no... Castle, aspet...”-

Ma nel momento in cui poté sentire nuovamente la dolcezza e la morbidezza delle labbra dello scrittore, avvertì quel calore che provava solo con lui, e che mai in vita sua aveva provato con altri.

Chiuse gli occhi e anche lei si lasciò andare a quel bacio dimenticando presto le sue deboli proteste.

La stava baciando.

La baciava con tutto l’amore che provava per lei e che sperava fosse ricambiato.

Erano ubriachi e forse era tutto l’alcool che avevano bevuto ad agire, ma in quel momento a loro non importava.

Erano lì, in una camera d’albergo, e si stavano baciando.

Castle le prese il viso fra le mani e continuò a baciarla, ad assaggiare quelle tenere labbra che erano lì per lui.

Ben presto quella tenerezza e dolcezza iniziale si trasformò in passione, quando entrambi schiusero le loro bocche per permettere alle loro lingue di toccarsi.

Brividi infiniti, farfalle nello stomaco e scosse furono avvertiti da entrambi.

No, decisamente non avevano mai provato nulla di simile con i loro ex-partners.

Kate, come la sera precedente, iniziò a sbottonargli la camicia. Questa volta non ci sarebbero state interruzioni.

Lo scrittore fece scorrere la sua mano sotto la camicia mal abbottonata di Kate e delicatamente finì di sbottonargliela, lasciandola in reggiseno.

Le loro lingue ormai si stavano fondendo, ma quando entrambi si staccarono Castle le chiese:

-“Sehi sicura?”-

-“Per una volta… taci!”- gli disse sorridendogli e sollevandosi sulle punte per baciarlo di nuovo.

L’alcool le faceva un brutto effetto, pensò Castle.

Un attimo era incavolata e l’attimo dopo era felice, e lo stava baciando.

Kate gli allacciò le braccia dietro al collo mentre lui la faceva arretrare fino a trovare il letto.

Castle fece scorrere i jeans dalle lunghe gambe della sua musa e i vestiti di lui andarono presto a fare compagnia a quelli di Beckett per terra.

Lo scrittore la accarezzava, sentendo quanto fosse morbida e vellutata la sua pelle.

La baciava sulla clavicola lasciando una scia di baci infuocati sul suo corpo, arrivando fino all’incavo dei seni, slacciandole il reggiseno.

Le sfiorò la cicatrice del proiettile e la baciò, ricordandosi che era sopravvissuta e che ora era lì con lui.

Kate lo baciò di nuovo e quando il petto di Castle si poggiò su quello di Kate, entrambi avvertirono i loro cuori battere veloci l’uno per l’altra.

Per tutta la notte si desiderarono e amarono, cedendo a quella tentazione che avevano cercato disperatamente di reprimere in questi anni, soprattutto Kate.

Non era sicuramente così che avevano pensato alla loro prima volta insieme, ma il destino aveva voluto che andasse in questo modo.

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