Castle
guidava verso l’Old Haunt, il suo locale.
Aveva
convinto Kate a parlare un po’. Non voleva farle alcuna pressione,
voleva solo chiarire che per lui non era una di quelle ragazze da una
notte e via. Per lui era molto più importante.
Kate
invece non sapeva cosa dire.
Erano
in silenzio fin da quando erano usciti dall’ascensore.
Continuava
a torturarsi le dita e a pensare a qualcosa da dire, ma non le veniva
in mente nulla.
-“Ehi,
um… ottimo lavoro oggi!”- disse infine Castle precedendola.
Kate
sollevò lo sguardo grata di avere qualcosa di cui parlare.
-“Si.
Beh anche tu hai dato il tuo piccolo contributo!”- disse
stuzzicandolo.
-“Piccolo
contributo?! Avanti devi ammettere che senza di me sareste persi!”-
-“Certo,
infatti prima che arrivassi tu non riuscivamo a risolvere neppure un
omicidio, Castle!”- rispose Kate ancora prendendolo in giro.
Arrivarono
di fronte al locale e insieme si diressero all’interno.
-“Ehi,
Brian!”- disse Castle avvicinandosi al bancone –“La cucina è
aperta?”- chiese sottovoce.
La
cucina esisteva solo per permettere ai camerieri di mangiare un
boccone, non era ancora stata aperta per i clienti.
-“Per
lei Sig. Castle è sempre aperta! Vi porto subito qualcosa!”- disse
facendogli l’occhiolino.
-“Grazie.
Saremo in quell'angolino laggiù!”- gli rispose lo scrittore
indicando un tavolo piuttosto isolato e riservato.
Kate
osservava quel posto estasiata.
Da
quando Castle l’aveva acquistato c’era stata parecchie volte, e
ogni volta era rimasta sempre affascinata da quel luogo.
Castle
l’aiutò con il cappotto e Kate non poté far altro che chiudere
gli occhi e ricordare le sue mani sul suo corpo la sera precedente.
Voleva
girarsi e baciarlo. Non le importava nulla se tutti li avessero
visti.
Ma
non lo fece. Semplicemente sorrise e lo ringraziò.
Lo
scrittore invece aveva potuto sentire il suo profumo, lo stesso che
aveva avvertito la sera prima a casa sua.
Lei
era la donna per lui, perché si ostinava a negarlo?
Quando
entrambi si sedettero rimasero in silenzio.
Kate
riprese a torturarsi le mani e Castle lo notò.
-“Nervosa?”-
domandò
Kate
si bloccò immediatamente e stampandosi un sorriso rispose:
-“No!
Sto solo… ho molta fame. Tutto qui!”-
-“Kate
senti… non devi essere…”- ma fu interrotto dall’arrivo di
Brian.
-“Mi
spiace Sig. Castle. Ho trovato solo dell’insalata.”- disse
mortificato.
Ma
Castle aveva bisogno che Brian si levasse di torno quindi gli rispose
con cortesia che andava bene, ma poco dopo anche lo scrittore si alzò
e quando tornò aveva con se una bottiglia di Sherry
Brandy.
-“Che
c’è Castle! Vuoi farmi ubriacare?!”- chiese Kate scherzando.
-“Oh
detective, credimi non ho bisogno di farti bere!”- rispose
malizioso.
-“Davvero?
Ne sei così sicuro?!”- chiese in tono di sfida Beckett.
-“Beh,
ieri non eri ubriaca, eppure…”- disse lo scrittore lasciando
volutamente la frase in sospeso.
Kate
sbarrò gli occhi e arrossì vistosamente. Castle ce l’aveva fatta,
l’aveva fregata.
Non
sapendo cosa rispondere iniziò a mangiare quel poco di insalata che
sicuramente l’avrebbe lasciata più affamata di prima.
Castle
era soddisfatto dell’effetto che aveva avuto la sua frase. Voleva
spingerla oltre il bordo, vedere se si sarebbe lasciata andare
com’era successo a casa sua.
Riempì
entrambi i bicchierini con il brandy e gliene porse uno.
Kate
lo guardò titubante.
-“Cosa
si festeggia?”- chiese
-“Beh
abbiamo risolto un omicidio in una giornata direi che è un ottimo
motivo per festeggiare! E inoltre domani mattina Ryan si sposa quindi
è opportuno fare un brindisi per loro!”- disse convinto lo
scrittore.
-“Certo,
sul caso ti potrei anche dare ragione…”- iniziò Kate ma vedendo
la faccia soddisfatta dello scrittore continuò: -“non fare quella
faccia Castle! Ho detto potrei, non che ti do ragione!”-
-“Uffa!
Smonti sempre il mio entusiasmo!”- disse mettendo su il broncio.
-“E
poi qui non vedo i due sposini quindi il brindisi in loro onore non
si può fare!”- disse saccente la detective.
-“Credimi”-
le rispose lo scrittore con voce calda e suadente, -“troverò
qualcos’altro per festeggiare!”- ma nel dirlo si era avvicinato
pericolosamente a lei tanto da trovarsi a pochi centimetri dalle sue
labbra.
Entrambi
abbassarono gli occhi sulle
labbra dell’altro,
ricordando il reciproco sapore sulla propria bocca.
Non
sapendo cosa fare Kate distolse lo sguardo e prese il suo
bicchierino.
-“Al
caso!”- disse poi.
-“Al
caso!”- ripeté Castle bevendo il liquido tutto d’un sorso.
Poi
Kate prese la bottiglia e riempì di nuovo i due bicchierini, mentre
Castle la guardava dubbioso.
-“Che
c’è? Non eri tu a voler fare un brindisi per gli sposi?”- chiese
la detective.
-“Si.
Certo!”- disse ancora più confuso.
Lei
gli aveva detto che non si poteva fare un brindisi senza gli sposi,
ma poiché la vide sorridere e alzare il bicchierino, decise di non
dire nulla.
-“Beh
allora agli sposi!”- disse Castle.
Beckett
sorrise e insieme buttarono giù quell’altro bicchiere.
Passò
un’ora dove brindarono per le cose più disparate, da Nikki Heat
alla compagnia teatrale di Martha e dalla tigre alla bomba sporca.
In
quell’ora avevano consumato due bottiglie di sherry brandy, una di
vodka e una metà di tequila.
Ormai
erano rimasti in pochi nel locale.
Non
avevano parlato per nulla di ciò che avevano pensato, ma avevano
solo bevuto e brindato.
Erano
ubriachi persi e Brian si accorse che non si reggevano in piedi
quando Kate inciampò sui suoi piedi e Castle, cercando di aiutarla,
inciampò a sua volta e caddero per terra, fra un misto di risate e
parole incomprensibili.
Brian
li aiutò ad alzarsi e velocemente sfilò le chiavi di mano allo
scrittore.
-“Mi
spiace Sig. Castle ma non è in condizioni di guidare. Vi
accompagnerei io ma devo finire qui.”- disse poi dispiaciuto.
-“Ooooh
aniamo…so regere behe l’alcool!”- disse Castle con la lingua
impastata dagli alcolici.
-“Si…
lo vedo!”- disse poco sicuro Brian.
-“Uff!
Lascia perdehe Hastle! Prendiamo un taxi!”- rispose Beckett
sghignazzando, prendendolo per mano e trascinandolo fuori.
Ma
mentre stavano uscendo Brian si ricordò che quel giorno c’era lo
sciopero dei taxi dalle 19 fino le 8 del mattino dopo.
Stava
per dirglielo ma musa e scrittore erano già usciti.
Fuori
dal locale li investì subito un freddo polare. Ma dopo tutto
l’alcool che avevano bevuto lo sentirono a mala pena.
Cercarono
per un po’ un taxi ma ovviamente con lo sciopero non c’erano
tassisti in zona.
-“Non
possihamo andare a phiedi!”- esclamò convinto Castle.
-“E
cosa proponi di farhe?!”- chiese Kate.
-“Dietro
quell’edificio c’è un hotel carhino. Posshiamo dormire lì!”-
propose.
-“Io
non vojo dormire con te!”-
Ma
Kate sentiva la stanchezza prendere il sopravvento, tanto che le si
chiudevano gli occhi.
-“Ehi,
Kate! Devi arrivahe sveglia all’hotel. Sono solo pochi passhi!”-
disse Castle scuotendola leggermente.
-“Um…”-
mormorò in risposta la detective, così Castle la prese sottobraccio
e insieme, barcollando, si diressero verso il piccolo hotel che
Castle conosceva.
-“Volevo
parlarti stasera… e invesce ci shiamo ubriacati!”- disse lo
scrittore.
-“Shei
tu che mi hai fatta bere, scrittore da due soldi!”- rispose Kate.
Anche se era ubriaca trovava sempre il modo di prenderlo in giro.
Kate
alzò la testa per guardarlo e di nuovo erano a una distanza
ravvicinata. Troppo ravvicinata.
Gli
occhi verdi della detective incontrarono quelli blu dello scrittore e
non poterono fare a meno di pensare quanto si desiderassero.
-“Kate…
tu non puoi guhardami coshì. Perché poi io non riesco a
controlhlarmi!”- disse lo scrittore.
-“Forse
io non vojo che ti controlli!”- rispose Beckett piantando i suoi
occhi su di lui.
Probabilmente
era l’alcool che parlava, perché la Kate Beckett razionale non
avrebbe mai avuto il coraggio di dire ad alta voce una frase simile.
Castle
sorrise malizioso e avvicinò il suo volto a quello della detective,
posando le sue labbra su quelle di Kate.
Era
un bacio semplice. Si sfioravano solo con le labbra.
Per
loro era come un gioco in quel momento: stuzzicarsi ma non andare
oltre il bordo, non varcare quella linea di confine.
Kate
si staccò un poco ma sempre tenendo poggiate le labbra su quelle di
Castle disse:
-“Guarda!
Siamo arrivati!”-
Castle
si voltò e vide l’insegna luminosa.
Prendendo
Kate per mano entrarono dentro.
-“Buona
sera. Vorremo duhe camehe!”- disse Castle, non voleva costringere
Beckett a fare qualcosa di cui non era sicura.
La
receptionist sorrise e digitò al computer la prenotazione.
-“Sono
120$ a testa.”- disse loro porgendo le chiavi delle camere.
Kate
stava cercando il suo portafoglio quando Castle le bloccò la mano.
-“Lascia
fare a me!”- disse in un tono che non ammetteva repliche,
avvicinando la sua carta di credito alla receptionist.
Quando
tutte le carte burocratiche furono concluse entrambi presero la
chiave della propria stanza e si diressero verso l’ascensore.
Le
porte si chiusero e Kate sentì di nuovo tutta quella stanchezza
dovuta sia alla giornata pesante sia decisamente a tutto l’alcool
che aveva bevuto.
Così
appoggiò la testa su una parete dell’ascensore.
-“Ehi,
ehi Kate! Su, dhevi stare sveglia. Fra pohco sarai su un morbiiihdo
letto, e lì potrai addormentarti!”- disse Castle sorreggendola.
Kate
riaprì gli occhi e di fronte a lei c’era l’uomo che amava da
tanto tempo.
Si
avvicinò di più a lui aiutata dallo scrittore stesso e appoggiò la
sua testa sulla spalla dell'uomo.
Il
suono dell’ascensore li avvisò che erano arrivati al loro piano.
Sempre
barcollanti e sghignazzando per qualcosa di ignoto riuscirono ad
arrivare alle loro stanze che erano una di fronte all’altra.
Kate
non riusciva neppure ad infilare la chiave nella toppa e pensò che
era da troppi anni che non prendeva una sbronza simile. Il fatto di
essere stata con lo stomaco mezzo vuoto non doveva averla aiutata.
-“Hai
bisogno di ahiuto?”- chiese Castle.
-“Ce
la faccio!!!”- disse Kate accigliandosi come la mattina al
distretto.
Ma
lui senza aspettare le prese le chiavi e l’aiutò ad aprire la
porta.
Beckett
entrò veloce nella stanza e accese la luce.
Era
molto carina e semplice. Beh, non era il Plaza ma almeno era pulito.
Si
tolse il cappotto e l’appoggiò sulla sedia vicino al letto.
-“Non
dovehvi aiutarmi. Ce la fascio da sola!!”-
Castle
abbassò la testa e mormorò un ‘Scusami’, ma con quella parola
Kate si sentì in colpa. In fondo voleva solo essere gentile.
-“No,
scusami tu, Castle!”- disse poi quando vide che se ne stava
andando.
Lui
si voltò nuovamente verso di lei, ma la donna era appena entrata
dentro il bagno.
Kate
si aggrappò al lavandino. A mala pena riusciva a reggersi in piedi.
Alzò
gli occhi e vide il suo viso riflesso sullo specchio. Decise che non
avrebbe mai più bevuto in quel modo.
E
se il suo cellulare avesse squillato per andare a lavoro?
Se
ci fosse stato un corpo, che avrebbe fatto? Avrebbe detto che era
ubriaca fradicia e non poteva presentarsi?! Così sarebbe stata la
volta buona che la Gates l’avrebbe sbattuta a dirigere il traffico.
Che
cosa pensava quando Castle le aveva offerto da bere? Che con tutto
quell’alcool sarebbe riuscita a confessargli il suo segreto? Le
venne quasi da ridere.
Aprì
il rubinetto dell’acqua fredda e si bagnò il viso soffermandosi
sulla fronte per poi scendere e bagnarsi il collo.
Le
girava la testa e aveva caldo. Si sbottonò la camicia e passò la
mano bagnata sul petto, raccolse i capelli in uno chignon e continuò
il suo lavoro rinfrescandosi.
Quando
uscì dal bagno aveva il corpo umido fino alla vita e la camicia
quasi completamente sfilata dalle braccia. Alcune ciocche di capelli
si erano arricciate sotto l’umidità dell’acqua e ora le
ricadevano sul collo, incollandosi sulla sua pelle.
Castle
per poco non svenne.
Aveva
chiuso la porta e si era seduto nel letto aspettando che la sua musa
uscisse. Voleva solo assicurarsi che stesse bene.
Ma
nonostante fosse seduto sentì le sue gambe farsi molli.
Deglutì
sonoramente e cercò di parlare, ma in quel momento Kate lo vide.
Sbarrò
gli occhi e cercando di rivestirsi esclamò:
-“CASTLE!!!!!
Pehrché sei anchora qui?!”-
-“I-io…”-
balbettò lo scrittore, ma essendo già molto ubriaco non riuscì a
dire altro.
Nel
mentre Kate era riuscita a infilarsi velocemente la camicia ma
essendo abbastanza ubriaca non riusciva a inserire i bottoni nelle
giuste asole.
Vedendosi
in estrema difficoltà riuscì a farfugliare un:
-“Castle
vai viiha!”-
Lo
scrittore si alzò subito dal letto, ma con quello scatto gli girò
la testa. Fece qualche passo ma inciampò sui suoi piedi.
Kate
si precipitò da lui.
-“Ti
shei fatto male?”- chiese preoccupata la detective aiutandolo a
mettersi in piedi.
-“N-no.”-
disse ma ciò che avrebbe voluto dire gli morì in gola poiché la
camicia di Kate era ancora mezza sbottonata e poteva intravedere il
suo reggiseno nero, quell’indumento intimo che nascondeva il suo
petto.
-“Castle
smettila di fissahrmi!”- disse mollando la presa sullo scrittore e
allontanandosi da lui.
-“Non
possho!”- ammise lo scrittore.
-“Devi!!”-
rispose la detective girandosi verso di lui e incrociando le braccia
sul petto.
-“Ma
che hai? Ieri e anche prhima erhi…”- ma fu interrotto dalla
donna.
-“Cosa,
Castle? Ero che cosa?”- chiese quasi arrabbiata.
-“Dolce…e
genthile. E sentivo che provavhi qualcosa anche tu!”- sputò
l’uomo.
-“Beh!
Ti sei sbahgliato! Ora per favhore vai via!”- disse dirigendosi
verso la porta per aprila e farlo andare via.
Ma
mentre passò vicino lo scrittore, lui l’afferrò per un braccio
attirandola a sé, costringendola a guardarlo negli occhi.
-“Non
mi shono sbahgliato!”- affermò con sicurezza, posando
delicatamente le sue labbra sulle sue.
Probabilmente
se non fosse stato così ubriaco avrebbe fatto come sempre, se ne
sarebbe andato senza fiatare per paura di fare qualcosa di sbagliato.
Kate
sbarrò gli occhi per la sorpresa e cercò di divincolarsi.
-“N-no...
Castle, aspet...”-
Ma
nel momento in cui poté sentire nuovamente la dolcezza e la
morbidezza delle labbra dello scrittore, avvertì quel calore che
provava solo con lui, e che mai in vita sua aveva provato con altri.
Chiuse
gli occhi e anche lei si lasciò andare a quel bacio dimenticando
presto le sue deboli proteste.
La
stava baciando.
La
baciava con tutto l’amore che provava per lei e che sperava fosse
ricambiato.
Erano
ubriachi e forse era tutto l’alcool che avevano bevuto ad agire, ma
in quel momento a loro non importava.
Erano
lì, in una camera d’albergo, e si stavano baciando.
Castle
le prese il viso fra le mani e continuò a baciarla, ad assaggiare
quelle tenere labbra che erano lì per lui.
Ben
presto quella tenerezza e dolcezza iniziale si trasformò in
passione, quando entrambi schiusero le loro bocche per permettere
alle loro lingue di toccarsi.
Brividi
infiniti, farfalle nello stomaco e scosse furono avvertiti da
entrambi.
No,
decisamente non avevano mai provato nulla di simile con i loro
ex-partners.
Kate,
come la sera precedente, iniziò a sbottonargli la camicia. Questa
volta non ci sarebbero state interruzioni.
Lo
scrittore fece scorrere la sua mano sotto la camicia mal abbottonata
di Kate e delicatamente finì di sbottonargliela, lasciandola in
reggiseno.
Le
loro lingue ormai si stavano fondendo, ma quando entrambi si
staccarono Castle le chiese:
-“Sehi
sicura?”-
-“Per
una volta… taci!”- gli disse sorridendogli e sollevandosi sulle
punte per baciarlo di nuovo.
L’alcool
le faceva un brutto effetto, pensò Castle.
Un
attimo era incavolata e l’attimo dopo era felice, e lo stava
baciando.
Kate
gli allacciò le braccia dietro al collo mentre lui la faceva
arretrare fino a trovare il letto.
Castle
fece scorrere i jeans dalle lunghe gambe della sua musa e i vestiti
di lui andarono presto a fare compagnia a quelli di Beckett per
terra.
Lo
scrittore la accarezzava, sentendo quanto fosse morbida e vellutata
la sua pelle.
La
baciava sulla clavicola lasciando una scia di baci infuocati sul suo
corpo, arrivando fino all’incavo dei seni, slacciandole il
reggiseno.
Le
sfiorò la cicatrice del proiettile e la baciò, ricordandosi che era
sopravvissuta e che ora era lì con lui.
Kate
lo baciò di nuovo e quando il petto di Castle si poggiò su quello
di Kate, entrambi avvertirono i loro cuori battere veloci l’uno per
l’altra.
Per
tutta la notte si desiderarono e amarono, cedendo a quella tentazione
che avevano cercato disperatamente di reprimere in questi anni,
soprattutto Kate.
Non
era sicuramente così che avevano pensato alla loro prima volta
insieme, ma il destino aveva voluto che andasse in questo modo.
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