Milk and coffee. di queerzay (/viewuser.php?uid=273980)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cold. ***
Capitolo 2: *** Dark. ***
Capitolo 3: *** Nightmare. ***
Capitolo 4: *** Museum. ***
Capitolo 5: *** Room. ***
Capitolo 6: *** You look like a menstruating woman. ***
Capitolo 7: *** Wabble ***
Capitolo 8: *** Portrait and guitar. ***
Capitolo 9: *** Painful. ***
Capitolo 10: *** Together we cry. ***
Capitolo 11: *** Bad Christmas Day. ***
Capitolo 12: *** New Year's Eve. ***
Capitolo 13: *** Magic ***
Capitolo 14: *** The sea. ***
Capitolo 15: *** Sul bel Danubio blu. ***
Capitolo 1 *** Cold. ***
Capitolo
1
Abbiamo una scelta: vivere o esistere.
Niall sospira e ingoia spasmodicamente una boccata
d'aria, carica del tipico smog londinese mischiato al profumo soffuso
di cornetti appena sfornati.
Poggia il casco e si infila le chiavi della moto in tasca; le sente
tintinnare, il freddo contatto del metallo gli causa i brividi
nonostante ci sia la stoffa a separarlo dalla pelle.
Distrattamente, si
accorge che il freddo del metallo è simile al freddo che
ultimamente lo circonda, freddo che non riesce in alcun modo a placare
indossando un maglione in più.
Quello di Niall è un freddo che gli sta ibernando il cuore,
un freddo che costruisce muri e muri di ghiaccio, che stratificano e
formano una solida barriera.
Perché Niall è così.
Freddo.
Gli altri non se ne rendono conto, pensano che lui sia un ragazzo
normale.
Solare, simpatico e divertente.
Ma quando si guarda e vede il proprio viso riflesso nel vetro della
porta di servizio, Niall vede una sola cosa.
Un freddo, inconfondibile vuoto.
Scuote la testa e si passa una mano tra i capelli, prima di entrare nel
bar in cui lavora da quasi tre mesi.
E' un giorno come tutti gli altri.
Dave sta armeggiando con la macchinetta del caffè e Lisa
volteggia leggiadra tra i tavoli, i capelli ordinatamente raccolti in
uno chignon.
Harry quella mattina non ha voluto un passaggio, ed è
più in ritardo del solito.
Il bar è pieno di gente: clienti abituali, clienti di
fiducia, turisti, universitari.
E' tutto come sempre. Tutti i giorni, per Niall, sono uguali.
Sono un susseguirsi di azioni svolte meccanicamente, un limitarsi a
sopravvivere.
Harry una volta ha detto a Niall che l'essere umano ha una scelta:
quella di vivere o quella di esistere.
Niall sa che, da troppo tempo ormai, lui si sta limitando ad
esistere.
Sa che la sua non è una vera vita, è la vita di
qualcun altro, e lui la sta guardando come se fosse un film.
Ma sa anche che lui si sta limitando ad esistere perché non
c'è nessuno per cui valga la pena vivere.
E' a questo che sta pensando Niall Horan, vent'anni e nessun futuro
felice davanti, quando sente Lisa che gli grida istericamente di
aiutarla con il rubinetto.
Niall si riscuote, come se qualcuno l'abbia appena ridestato da
riflessioni altamente profonde, e si avvicina alla ragazza
bionda.
Osserva il rubinetto con le sopracciglia aggrottate, senza capire il
problema.
"Lavi tu qui?" gli chiede Lisa, frettolosamente.
Niall sa che
non può perdere tempo e annuisce velocemente, mettendosi al
lavoro.
L'acqua gli scorre sulle mani, e il ragazzo pensa che sia una
sensazione rilassante, anche se non gli piace lavare ciò che
gli altri hanno sporcato.
Rassegnato, inizia ad accatastare le tazzine all'interno del lavello e
afferra il detersivo, canticchiando.
Niall sa di essere solo, e sa di essere triste, ma fa sempre in modo
che gli altri non se ne accorgano.
Non vuole che le persone gli stiano vicino per pena, o
perché pensano che abbia bisogno di qualcuno.
Vuole che le persone che lo amano trovino in lui un ragazzo allegro e
vivace, che prende la vita con ottimismo.
Che vede sempre il bicchiere mezzo pieno.
Così ogni mattina, quando si alza, Niall si guarda allo
specchio e si esercita a sorridere.
A fingere di essere felice.
Finge per gli altri.
E forse, sotto sotto, finge anche per se stesso.
Così quando Dave lo saluta allegramente si dipinge in faccia
il solito sorriso, le labbra morte che tentano di interpretare
un'espressione fin troppo viva.
Dave, diciannove anni e tutt'ossa, è solo uno dei tanti
amici di Niall.
Perché Niall, pur di non pensare alla propria tristezza e
alla propria solitudine, preferisce legarsi a tante persone.
In modo superficiale, certo, ma sceglie pur sempre di legarsi a troppe
persone per poter essere davvero amico di almeno una di
queste.
Tutti cercano Niall, tutti parlano di lui, tutti lo vogliono, e lui,
bene o male, si concede a tutti, ognuno di loro, per non
pensare.
Niall sa di non avere nessun problema.
I suoi genitori sono divorziati, ma non pensa che quello sia un vero
problema, perché non è mai stato legato a nessuno
dei due.
No, Niall davvero non ha alcun problema.
Non gli manca nulla: non i soldi, non gli amici, non un lavoro, non una
casa.
Quello che gli manca è la felicità.
Ma lui prova a fare finta di niente, giorno dopo giorno, indossando una
maschera talmente spessa e ben scolpita che togliendola rischierebbe
soltanto di farsi pù male.
Un fischio interrompe i pensieri bui e sinceri di Niall.
Si volta e vede Harry - evidentemente appena arrivato, visti
il fiatone e e guance arrossate - che prepara un piattino, per poi
poggiarci sopra una brioche alla marmellata.
Niall capisce perché ha fischiato solo quando alza gli occhi
sul cliente che il suo collega sta servendo.
Un ragazzo
moro, con due occhi azzurri e le gote rosse per l'imbarazzo, sta
afferrando il cornetto che ha appena ordinato.
Niall non può fare a meno di ridere e di intercettare lo
sguardo del povero ragazzo.
"Tranquillo, fa così con qualsiasi
ragazzo sia di suo apprezzamento, non è vero Harry?" dice,
la voce divertita.
Harry si esibisce in un piccolo ghigno, poi si
volta nuovamente verso il ragazzo dagli occhi azzurri, il quale
è ancora terribilmente imbarazzato.
Il riccio lo sta fissando in silenzio, e Niall pensa che il suo
migliore amico non ha mai guardato in quel modo nessuno, nemmeno
lui.
Non può fare a meno di chiedersi se qualcuno, vedendolo per
la prima volta, lo guarderà come il ragazzo dagli occhi
azzurri sta guardando Harry, e come Harry sta guardando il
ragazzo.
Niall maschera i suoi pensieri con una risatina e si allontana dai due,
tirando una pacca scherzosa sul sedere di Harry, che quasi non se ne
accorge.
Sta chiedendo a Louis se quella sera andrà ad una certa
festa in un certo posto.
La cosa dà a Niall un'immensa tristezza, ma, allo stesso
tempo, un'immensa felicità.
E si sente diviso a metà, perché Niall non
è mai in grado di scegliere una sola opzione tra due,
sceglie sempre e solo la via di mezzo.
Guarda Harry da lontano, e si chiede come due persone come loro possano
essere migliori amici.
Harry e Niall sono l'opposto, ma sono anche lo stesso lato di un'unica
medaglia, e Niall non è mai riuscito a capire questa
cosa.
Ci sono aspetti in cui lui e Harry sono completamente identici, e
aspetti in cui non potrebbero essere più diversi.
E, a volte, gli sembrano più gli aspetti diversi a tenerlo
unito ad Harry, che non gli aspetti comuni.
Gli sembrano quelle, le loro differenze, ad averli uniti.
C'è stato un periodo in cui i due non erano uniti solo come
amici, c'è stato un periodo in cui si amavano, se di amore
si poteva trattare.
E' stato Niall a lasciare Harry, sostenendo di non amarlo davvero, di
non voler stare con lui solo per il lato fisico, ma in quel momento,
vedendo Harry provarci spudoratamente con Louis- così si
chiama il ragazzo dagli occhi azzurri - , Niall non può fare
a meno di sentire una morsa stringergli il cuore.
Per un momento, un folle momento, Niall sarebbe felice di avere anche
soltanto il corpo di Harry, le sue mani grandi che un tempo stringevano
le sue dita esili, la bocca che fin troppe volte aveva indugiato sulla
sua pelle, i ricci che gli avevano accarezzato le guance e solleticato
il collo.
Forse è per questo che Niall è profondamente
infelice?
Per Harry? Ma no, non è di certo per lui.
Niall sa di non amare Harry.
Ama solo la sensazione di sapersi amato da qualcuno, perché
lui stesso è incapace di amare.
E ha usato Harry, il povero, catastroficamente innamorato, Harry,
soltanto per sentirsi apprezzato.
E Niall sa di essere una persona orribile - incapace di amare, e che
non può essere amata fino in fondo da nessuno, nemmeno dal
suo Harry - mentre asciuga una ad una le tazzine da
caffè.
Sposta nuovamente lo sguardo sul suo migliore amico, e, quando lo vede
ancora intento a parlare con il ragazzo sconosciuto, sente una fitta al
cuore.
"Un caffè nero, doppio e senza
zucchero."
Niall si riscuote, stordito da quella
voce.
E' certo di non aver mai sentito una voce più bella di
quella, e pensa che potrebbe accompagnarlo mentre suona la
chitarra.
Poi si rimprovera per quella stupida idea, sollevando la testa e
intercettando lo sguardo del cliente.
Niall non è mai stato un tipo da colpi di fulmine, non crede
nell'amore a prima vista.
Per lui ogni persona ha qualcosa di bello, che lo colpisce e che non
riesce a togliersi dalla testa per un po', finché non
finisce per dimenticarsene appena poche ore dopo.
Tutte le persone colpiscono Niall, e lo lasciano a bocca
aperta.
Niall vede il bello e il buono in tutti, e non può davvero
farne a meno.
Ciò che lo colpisce del ragazzo che gli si trova di fronte
sono gli occhi.
Due profondi occhi castani, quasi neri nel grigiore di quella mattina
di fine ottobre.
Due occhi che paiono brillare e incendiarsi, e allo stesso tempo
morire.
Ma Niall ben presto si accorge che non sono solo gli occhi ad aver
attirato la sua attenzione, perché le sue labbra di quel
ragazzo sono una cosa allucinante.
Niall non può fare a meno di fissarle, mentre si schiudono,
probabilmente per la sorpresa.
Il rosa pallido che le tinge, la loro forma, il labbro inferiore
più pieno di quello superiore, gli fanno desiderare che non
ci sia nessun bancone a separarli.
Vede il ragazzo deglutire, a disagio, e poggiare le mani giunte sul
bancone, in attesa.
Niall prova a non mostrare il suo turbamento, ma le sue mani tremano
quando cerca la cialda per il caffè.
Qualcosa, nello sguardo del ragazzo, lo ha sconvolto.
Niall si arrischia a gettargli un' occhiata di nascosto, e trova il
ragazzo a fissarlo, sul viso un'espressione indecifrabile.
Niall gli volta nuovamente le spalle e si concentra sulla macchina per
il caffè, mordicchiandosi le labbra con fare
nervoso.
Sente il peso dello sguardo dello sconosciuto sulle sue spalle, ma
quando gli porge il caffè, questo sta guardando un punto
indefinito alla sua destra. Niall appoggia la tazza sul bancone, vicino
alle mani del ragazzo, e questi sembra ridestarsi
improvvisamente.
Lo sconosciuto lo guarda per un momento, e Niall riesce a cogliere uno
sguardo smarrito e combattuto prima che il ragazzo si alzi e,
rischiando di far rovesciare lo sgabello, esca velocemente dal bar.
Niall non sa cosa sia successo. Saranno stati i
suoi capelli neri, così ordinatamente spettinati, le sue
dita affusolate e intrecciate sul bancone, le profonde occhiaie che
circondavano i bellissimi occhi del ragazzo, o forse le sue labbra. Non
sa cosa sia stato.
Sa solo che, guardandolo, si è sentito
terribilmente vivo.
-
Dio,
non potrebbe esserci capitolo più personale di questo, ma
pace.
So
di avere in sospeso bad blood, ma la aggiornerò oggi stesso.
So
anche che questa ziall doveva essere una os, ma è diventata
una long da sola, non è colpa mia.
E'
probabilmente la cosa più personale che io abbia mai scritto
e automaticamente la peggiore, perché ho scritto tutto
ciò che mi passava per la testa, senza preoccuparmi
dell'equilibrio di ciascuna frase.
Questo
è il mio vero modo di scrivere, e riconosco che è
davvero pesante, perciò i capitoli non saranno lunghi come
al solito, bensì di una lunghezza su per giù come
questa.
Comunque,
domani posterò il primo capitolo della larry, e, se ci
riuscirò, anche il primo capitolo di una long un po'
più leggera e buttata sul ridere - perché
sì, non scrivo solo cose depresse.
Se
qualcuno fosse interessato basta che visitiate la pagina, come sapete
io sono negata a mettere link.
E,
oh, ringrazio chi è arrivato fin qui.
Siete
forti, davvero, se vi siete avventurati fin quaggiù, io al
posto vostro non l'avrei fatto.
E
ringrazio anche chi continua a leggere ciò che scrivo e che
mi sostiene, grazie davvero J
|
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Capitolo 2 *** Dark. ***
Capitolo
2
Don't
get too close
It's
dark inside.
-
Demons, Imagine Dragons.
"Niall, lo servi tu il tuo amico?"
La voce di Harry giunge a Niall come se fosse avvolta e attutita da del
cotone.
E' il 30 novembre, e Niall sta pensando che - esattamente un mese prima
- il suo "amico" è entrato per la prima volta nel bar dove
lavora.
Da allora non c'è stato giorno in cui il ragazzo sconosciuto
non si sia presentato per ordinare il suo caffè nero, doppio
e senza zucchero.
Niall non sa neanche il suo nome, ma tutte le mattine si avvicina al
tavolo del ragazzo e gli porge la sua tazza di caffè.
Ormai non ha più neanche bisogno di prendere l'ordinazione,
perché sa che l'ordine è sempre lo stesso.
Ad essere onesto, Niall è un po' spaventato da questa
situazione: il ragazzo non gli toglie mai gli occhi di dosso, e l'hanno
notato tutti.
E' per questo che Harry lo chiama "il suo amico".
Niall non ne è sicuro, ma è quasi certo di
sentire un velo di gelosia ogni qual volta che Harry gli parla del
ragazzo moro.
Non sa se esserne felice, o se esserne rattristato, perchè
sa che Harry sta ancora uscendo con il ragazzo dagli occhi azzurri, che
ha scoperto chiamarsi Louis.
Non gli sta antipatico, è solo geloso, e non capisce
perché. Niall sa di non essere innamorato di Harry,
altrimenti la sera, prima di addormentarsi, penserebbe a lui e non al
ragazzo del caffè nero.
"Niall?"
Niall alza la testa e guarda Harry negli occhi, sorridendo debolmente.
L'amico gli sta porgendo la tazza d caffè per il ragazzo
misterioso.
Harry borbotta qualcosa, prendendolo in giro, ma Niall finge di non
sentire e si pulisce le mani sul grembiule, per poi afferrare il
vassoio.
Ci sono appoggiati sopra anche due caffè macchiati e un
bicchiere d'acqua.
"A
che numero vanno questi?" domanda all'amico, mentre mette il vassoio in
equilibrio sul braccio. Harry abbassa un momento il capo, per poi
rispondere: "Quindici."
Niall
annuisce e si fa strada tra i tavolini occupati, raggiungendo il numero
quindici. Seduti al tavolo ci sono un ragazzo e una ragazza.
Niall non può fare a meno di notare la bellezza del ragazzo,
come i capelli biondo cenere gli ricadono sulla fronte, e come gli
occhi castani corrono velocemente al vassoio.
Per un momento pensa che sia il più bel cliente che abbia
mai servito - dopo il ragazzo del caffè nero, ovviamente, -
poi cerca di scacciare via quel pensiero e di ricordarsi della ragazza
che è seduta accanto a lui.
Il ragazzo lo fissa e gli fa un debole sorriso, in cui Niall riesce a
scorgere un velo di sopresa.
Per tutta risposta sorride anche lui posando il bicchier d'acqua
accanto al caffè della ragazza.
E' una ragazza davvero bella, anche se i suoi capelli ricordano a Niall
il pelo di un barboncino, come tutti i capelli ricci.
Tranne i capelli di Harry. I capelli di Harry sono ricci, ma non
sembrano quelli di un baroncino.
A pensarci bene, Niall si rende conto di non poterli paragonare ad
alcunchè.
Inttercetta per un momento gli occhi della ragazza riccia, e la scopre
a fissarlo, come ogni singola ragazza lo fissa quando lo vede.
Colpita, affascinata, stregata.
Niall si ritrae, entrambi lo ringraziano gentilmente e lui in cambio
sorride.
Sente i battiti accellerare man mano che si avvicina al tavolo numero
otto, il tavolo del ragazzo misterioso, vicino alla finestra che
dà sulla strada, e cerca di concentrarsi.
Pochi giorni prima è stato talmente preso dalla figura del
ragazzo che osservava la strada con lo sguardo perso nel vuoto, da
inciampare e rovinare malamente a terra, rovesciandosi addosso il
caffè.
Niall non ha fatto altro che rimproverarsi per il resto della giornata,
specialmente perché il ragazzo si era girato e lo aveva
guardato.
E aveva riso di lui, un piccolo sorriso appena accennato, senza
preoccuparsi di aiutarlo.
Niall aveva sbuffato irritato e aveva rimediato in fretta al disastro,
le guance rosse per l'umiliazione appena subita e gli occhi accesi di
rabbia.
Ecco, Niall si sta distraendo di nuovo e rischia di inciampare per
l'ennesima volta e di combinare l'ennesimo disastro.
Scuote la testa e si avvicina al tavolo, il ragazzo gli dà
le spalle, e il modo scomposto in cui è seduto gli fa
pensare ad un'opera d'arte contemporanea.
Con le mani tremanti, affianca lo sconosciuto e poggia il
caffè sul ripiano del tavolo. Niall si muove in silenzio,
senza proferire parola, come ogni mattina.
Se potesse, eviterebbe di servire lui il ragazzo misterioso, ma
quest'ultimo gli lascia sempre una lauta mancia che non lascia quando a
portare il caffè è Harry.
Anzi, forse non è sicuro di non volerlo servire,
perché in fondo gli piace quel tipo.
Gli piace come si sporge in avanti per sedersi compostamente quando
Niall gli porta l'ordinazione.
Gli piace quando il proprio braccio sfiora la stoffa del suo cappotto.
Gli piace come lui lo guarda mentra poggia la tazza sul tavolo,
concentrato.
Gli piace che guardi così solo lui, che quando lo serve
qualcun altro si limiti appena ad un'occhiata.
A Niall piace, perché Niall ama essere guardato, essere
studiato, essere visto.
Niall lo guarda un momento negli occhi, e fa per andarsene, constatando
con tristezza che le occhiaie che circondavano i bellissimi occhi del
moro il primo giorno in cui si sono visti non sono ancora sparite, ma
la voce del ragazzo lo ferma.
"Mi chiamo Zayn" dice solo.
Il suo sguardo è perso fuori dalla finestra, sta studiando i
passanti, giocherellando con la tazza che Niall gli ha appena portato.
Quest'ultimo si volta e si riavvicina a lui, il vassoio stretto nella
mano sinistra.
Le nocche di Niall stanno sbiancando per quanto è forte la
presa con cui si sta aggrappando ad esso.
"Niall" mormora per tutta risposta il ragazzo, con gli occhi fissi su
Zayn.
Un piccolo sorriso si apre sul viso del ragazzo seduto al tavolo, che
si volta per guardare Niall negli occhi. Il suo sorriso è
così piccolo e insicuro che Niall pensa di non averne mai
visto uno più bello. Neanche quello di Harry, per quanto
possa essere sexy, è lontanamente comparabile al sorriso che
gli ha appena fatto Zayn.
Niall si accorge solo in seguito, forse con distacco, che Zayn sembra
piuttosto nervoso.
"Cosa fai nella vita?"
La
voce del moro è talmente bassa e timida che Niall si sente
riscaldare il cuore a quel suono così profondo.
Poi recepisce la domanda e guarda il ragazzo perplesso. Non capisce
cosa intende con quella domanda, non è forse evidente che
nella vita è un cameriere?
Non fa in tempo a farglielo notare che il ragazzo parla di nuovo,
stavolta senza guardarlo.
"Io dipingo."
Dunque
é questo che fa.
Dave e Lisa si sono divertiti a cercare di capire cosa faccia il
ragazzo misterioso.
Se sia un poliziotto, se spacci, se sia uno scrittore, o solamente un
semplice universitario.
Niall sta per complimentarsi con lui - ha sempre trovato affascinanti
le persone che dipingono - quando Zayn lo lascia senza fiato con una
nuova domanda.
"Poseresti per me?"
Gli occhi del moro sono fissi in quelli color ghiaccio di Niall, e li
catturano, intrappolandoli. Niall ha un attimo di esitazione, prima di
sorridere.
"Nudo?" domanda, sforgiando uno dei suoi sorrisi più
provocanti.
Vede Zayn avvampare e abbassare lo sguardo, a disagio.
"Come scusa?" chiede poi con voce flebile.
Le sue mani sono aggrappate al bordo del tavolo, e le unghie dei
pollici stanno grattando nervosamente il legno di questo.
Niall sorride, divertito. "Devo posare nudo?"
Zayn deglutisce e si tormenta le mani, le guance ancora rosse per
l'imbarazzo. "Sì. Cioè no, devi essere vestito.
Poi... poi sembra troppo allaTitanic."
Il suo è stato poco più che un borbottio, ma
Niall l'ha udito lo stesso e non può fare a meno di
scoppiare a ridere.
Zayn gli rifila un'occhiata confusa e tormentata, grazie alla quale
Niall capisce che il ragazzo voleva porgergli quella domanda da giorni,
o forse settimane.
Così "Va bene" sussurra, spostando il vassoio nell'altra
mano e appoggiando quella libera al tavolo.
Il moro volta la testa di scatto e lo guarda negli occhi.
Niall si sente un po' a disagio.
E' stato guardato in tanti modi: desiderio, ammirazione, invidia,
sopresa.
Ma nessuno l'ha mai guardato così.
Cerca di non pensarci e tira fuori dalla tasca del grembiule la penna e
il foglietto per le ordinazioni, per poi porgerlo a Zayn.
Nel farlo, le sue dita sfiorano quelle del moro e Niall sente il calore
delle sue mani, le mani di Zayn, che aveva così a lungo
studiato, irradiarsi nelle proprie.
Quando Niall si concentra di nuovo sui suoi occhi, Zayn lo sta
guardando confuso.
"Scrivimi l'indirizzo" mormora, chinandosi appena in avanti.
Niall si rende perfettamente conto dell'effetto che fa a Zayn,
perché è l'effetto che fa a tutte le altre
persone, specialmente alle ragazze.
Ma Niall non ha interesse per loro, a Niall interssano i ragazzi, come
ad Harry.
E, evidentemente, come a Zayn, che ha appena abbassato il capo sul
block-notes e ci sta scribacchiando sopra qualcosa.
Lo porge a Niall, il quale lo sta fissando senza alcun ritegno.
E' davvero preso da Zayn, Niall, e quando è preso da
qualcuno non si proccupa tanto di ciò che gli altri pensano.
E' per questo che non si prende nemmeno la briga di distogliere lo
sguardo, quando Zayn lo coglie in flagrante.
"Scusi?" lo chiama una voce, prima che Niall riesca ad afferrare il
block-notes.
Si volta e vede il ragazzo seduto al tavolo quindici con la mano
alzata. Getta uno sguardo a Zayn, a mo' di scusa, poi si dirige verso i
due fidanzati.
"Ci porta il conto?" chiede il ragazzo.
Niall annuisce e si avvicia al bancone, facendo lo scontrino per i due
ragazzi.
E' irritato, lo hanno interroto nel fulcro della prima vera
conversazione con Zayn.
Per scaricare la rabbia, pigia violentemente i polpastrelli sui tasti
della cassa, imprecando sottovoce.
Strappa il misero pezzo di carta che lo ha allontanato dal moro e lo
porta riluttante al ragazzo con la fidanzata barboncina.
Lo molla lì sul tavolo, battendo il piede con fare
impaziente, mentre la ragazza riccia si alza in piedi e sussurra al
ragazzo che deve scappare.
Questo annuisce e porge a Niall i soldi, che fa per prenderli. Ma il
castano chiude la mano intorno al polso di Niall, facendolo sussultare.
"Il ragazzo moro."
Niall
lo guarda perplesso. "Come scusa?"
"Viene qui tutte e mattine?"
Il suo tono è urgente, come se si trattasse di una questione
di vita o di morte, e Niall capisce che sta parlando di Zayn.
"Non vedo perché-" inizia Niall, ma il tipo lo zittisce
immediatamente.
"Per favore, è importante. Puoi dirgli che devo parlargli?"
gli occhi del ragazzo sembrano tormentati e preoccupati, sfrecciano a
intervalli regolari verso Zayn, che li sta fissando con la mascella
contratta.
"Perché dovrei?" domanda Niall, impuntandosi, la gelosia
mischiata all'astio che prova per quel ragazzo sconosciuto.
"E' una questione di vita o di morte, davvero. Sono il figlio del
medico di sua madre."
Niall non è sicuro di capire cosa intende con questo, ma si
allontana dal ragazzo, gli occhi leggermente sgranati, e si volta verso
Zayn.
Ma Zayn non c'è più. Il ragazzo castano, il quale
ha appena notato l'assenza del moro, scatta in piedi, imprecando, e
corre fuori dal locale.
Niall lo segue, ignorando le grida di Harry che lo chiamano.
Si ferma sull'uscita del bar e fa in tempo a vedere il ragazzo
raggiungere Zayn e afferrarlo da dietro.
Lo fa voltare verso di sè e gli tiene le braccia unite
dietro la schiena con una mano. Le dita dell'altra sono conficcate sul
volto di Zayn, che tenta di divincolarsi.
Niall si avvicina di qualche passo e riesce a sentire Zayn gridare un
paio di "Lasciami andare!" al tipo sconosciuto.
La presa del ragazzo è forte, e dopo un po' Zayn smette di
divincolarsi.
Lo guarda con un misto di paura e disgusto, ma lui non desiste e
continua a parlargli, forse cerca di calmarlo.
Niall sente che gli sta dicendo "Zayn, per favore, ascoltami."
E' tutto quello che riesce a sentire, prima che Zayn riprenda a
divincolarsi e ad urlare contro Liam.
Niall li sta ancora guardando quando il moro sputa sulla spalla dello
sconosciuto, ma quest'ultimo non sembra turbato da quel gesto.
Lo guarda, guarda Zayn, come se il dolore del moro sia anche il suo, lo
guarda come se lo capisse, e Niall si sente inutile.
Niall vede come quel ragazzo guarda Zayn, e capisce che lui non
riuscirà mai a volere così bene al moro.
E pensa che sia l'ennesima dimostrazione di quanto sia incapace di
amare e di aiutare gli altri.
Guarda tristemente il ragazzo castano, e vorrebbe poter amare Zayn
almeno la metà di quanto lo ama lui, ma sa che non
potrà mai farcela.
Li vede, vede Zayn quando travolge il tipo in un violento abbraccio.
Vede come le sue dita si aggrappano al colletto del suo cappotto, vede
la disperazione del suo gesto, gli occhi serrati, il viso premuto
contro la spalla del ragazzo.
Vede le sue mani muoversi velocemente dalle sue spalle alla sua
schiena, le dita stringere il cappotto.
E vede il ragazzo ricambiare con uno sguardo triste il suo abbraccio,
nascondendo la testa tra i capelli corvini di Zayn.
Lo
conforta.
Lo
sorregge.
Lo
aiuta.
Lo
ama.
Niall invece non lo conforta, gli porta il caffè la mattina.
Niall
non lo sorregge, lo guarda soltanto fare colazione.
Niall
non lo aiuta, lo fa stare sveglio la notte per colpa di tutto quel
caffè.
Niall
non lo ama, lui lo vuole soltanto.
E'
per questo che capisce che quel ragazzo è la persona giusta
per il suo Zayn.
Perché
Niall non può confortarlo, nè sorreggerlo,
nè aiutarlo.
Ma
soprattutto non può amarlo, perché Niall sa di
non esserne capace.
Perché
Niall sa che Zayn non può avvicnarsi.
Dentro
è buio.
-
Hey.
Dunque.
Innanzitutto ringrazio tutte le persone che preferiscono, seguono,
ricordano, e specialmente quelle che si sono fermate a lasciare una
recensione.
Avete idea di quante siete, cioè boh. Sono senza parole,
ahah.
Specialmente perché, come già precisato, i
capitoli sono un po' pesanti, nel senso che sono concentrati su un
periodo di tempo breve e quindi boh, sembrano più os che
veri e propri capitoli.
Allora,
vi dico solo che aggiornerò presto perchè il
terzo capitolo è quasi pronto.
In verità, sto già lavorando al sesto, solo che
nel paesino di montagna dove ho la casa la chiavetta non prende, mentre
qui sono in trentino e ha il massimo della connessione (YEYEYE)!
Avevo
pensato ad una storia di circa dieci capitoli, il problema è
che, essenso abituata a capitoli più lunghi, al sesto non
sono nemmeno a metà storia.
Quindi i capitoli saranno suppergiù.. venti.
Non uccidetemi, ma ho già in testa tutto e preferirei non
tagliare nulla.
Anyway,
ultimamente mi escono cose molto depresse, e questa fanfiction
è particolarmente influenzata dalla mia depressione, quindi
pace.
Ah già, ho dimenticato la cosa più importante.
Non vi chiederò chi sia il ragazzo castano che abbraccia il
nostro zayno, perché è palese che sia liam,
muahah.
Coomunque, non amo particolarmente gli ziam, quindi il triangolo non
sarà con il povero liam, no.
E non vi dico con chi sarà, perché si
è già capito, lalalala.
Bona, vado a cercare i link per i tca che è meglio.
P.S.:
non esprime la definizione di amore, questa gif? (probabilmente non si
caricherà, ma è quella in cui niall dice che zayn
ha delle belle ciglia e degli zigomi bellissimi). No, ditemi. Non sono
l'amore? Cristo. E poi, non è carino da parte di Niall
fargli i complimenti sul palco, dopo che hanno offeso così
malamente Zay dandogli del terrorista? Scusate, ma io lo trovo
adorabile.
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Capitolo 3 *** Nightmare. ***
Capitolo 3
I
want to hide the truth
I want to shelter you.
- Demons, Imagine Dragons.
Niall scatta a sedere sul
letto e scalcia via le coperte, respirando forte.
Non gli sono mai piaciuti gli incubi, come a nessuno, del resto.
E, soprattutto, non gli sono mai piaciuti gli incubi durante i
temporali.
Si alza in piedi e si passa una mano tra i capelli sudati.
Rabbrividisce, l'incubo che ancora sosta sulla sua pelle lo fa tremare.
Niall serra gli occhi e se li stroppiccia un paio di volte, il respiro
ancora accellerato, poi va in cucina, per bere un bicchier d'acqua.
Quando torna in camera, il temporale non è ancora cessato e
i fulmini illuminano a giorno la stanza a intervalli irregolari.
Un tuono lo fa spaventare, e gli ricorda terribilmente la risata del
ragazzo del sogno.
Cuatamente, Niall si avvicina al letto di Harry, separato dal suo
soltanto dal comodino, e scosta le coperte.
Fa di tutto per non svegliarlo, e pensa di esserci riuscito, ma ad un
certo punto sente la voce impasata di Harry mugugnare un "Niall?"
Lui lo ignora e lo spinge verso il
muro, coricandosi accanto a lui.
Si aggrappa alle braccia del suo migliore amico e nasconde il viso
contro la sua spalla.
"Niall? Cosa
c'è?" la voce di Harry è meno impastata di prima,
ma decisamente più turbata.
Niall non gli risponde, lo stringe solo più forte, e sente
le braccia el suo migliore amico avvolgerlo. "Stai bene, piccolo?"
Il ragazzo nega con il
capo, ma le sue labbra si increspano in un sorriso a sentire quel
nomignolo.
Intreccia le gambe con quelle di Harry, rendendosi conto con cupo
distacco che l' amico è nudo.
Il riccio inizia ad accarezzargli con una mano i capelli sudati, in
silenzio, mentre con l'altra mano disegna dei cerchi immaginari sulla
sua schiena nuda.
Niall si sente più tranquillo, sa che Harry lo
proteggerà dal ragazzo del sogno e che non
lascerà che lo trascini sotto terra con lui.
Così lo abbraccia ancora più stretto, gli
circonda la schiena ampia con le braccia e avvicina il corpo dell'amico
al proprio.
Sente il cuore di Harry battere contro il proprio petto, la sua pelle
asciutta lo conforta pù di quanto possa fare la coperta.
Niall sente Harry.
Sente tutto di Harry, dai suoi capelli alla punta dei suoi piedi, lo
sente premuto contro il proprio corpo esile e pallido.
Sente il calore che emana, lo tranquillizza e al tempo stesso lo eccita.
Niall non ha pensato al fatto che Harry dorme nudo, e che lui indossa
semplicemente un paio di boxer, e quel pensiero gli fa provare un
macabro calore al basso ventre.
Sospira quando la mano di Harry inizia ad accarezzargli la guancia,
delicatamente.
Chiude gli occhi.
Non vuole pensare all'incubo, ma nemmeno a Harry, nudo, che lo
accarezza.
Quel pensiero lo manda decisamente fuori di testa, e lo terrorizza
quasi pù dello stesso incubo.
Le mani di Harry gli accarezzano le palpebre, e Niall sorride.
Quello che a Niall piace di Harry è che lui lo tratta come
se fosse prezioso.
Niall con Harry si sente importante, sente che Harry lo vuole, che lo
ama, che si preoccupa per lui.
Morde delicatamente la spalla all'amico, il quale fa una mezza risata e
sposta le dita dagli occhi chiusi di Niall alle sue labbra pallide.
Ne disegna il contorno con un dito, che Niall si affretta a mordere.
Harry ride di nuovo.
A Niall piace quando il riccio ride, come le sue labbra si curvano, e
come il suo corpo si scuote.
Le mani di Harry tornano tra i capelli di Niall, come se volessero
evitarlo, ma le sue gambe si stringono ulteriormente intorno a quelle
dell'amico.
Harry spinge il suo bacino contro quello di Niall, e sente attraverso i
boxer dell'altro l'erezione appena accennata.
Anche Niall sente quella di Harry, e non riesce a reprimere un gemito
soffocato.
Harry ride, ma smette immediatamente quando la mano di Niall si infila
sotto le coperte.
Il riccio la ferma, afferrando il polso di Niall. La sua voce
è roca, quando dice fermamente: "Niall."
"Che c'è?"
sussurra lui, per tutta risposta.
Niall sente la propria voce, eccitata e carica di desiderio, e si
rimprovera. Sta per fare di nuovo del male ad Harry.
Se ci fosse un altro ragazzo, Niall saprebbe trattenersi.
Ma Harry è la sua debolezza.
Niall non sa dirgli di no, è l'unica persona a cui non
può dire di no.
E Niall si sente morire, perché Harry è la
persona a cui tiene di più al mondo, e più Niall
vuole bene una persona, più la ferisce.
"Non voglio essere la tua
puttana."
Quelle parole per Niall
sono una stilettata al cuore. "Non sei e non sarai mai la mia puttana,
Harry."
Il riccio per tutta
risposta sospira. "Ti voglio così tanto, Niall."
Il respiro di Niall si
ferma per un momento, e Harry probabilmente se ne accorge. "Anche io ti
voglio, Harry. Ma, come hai detto tu, non sei la mia puttana."
Harry avvicina il proprio
viso a quello di Niall, ma quest'ultimo si scosta, serrando gli occchi.
Sente le labbra morbide di Harry sfiorargli la guancia, e il calore del
suo fiato riscaldarlo.
Niall non vorrebbe fare altro che voltarsi e baciarlo, toccarlo,
scompigliargli i capelli come aveva fatto un tempo, ma si costringe a
parlare.
"Sappiamo entrambi quanto
tu sia innamorato di me" mormora con voce spenta, la tristezza che
cerca senza sosta di infiltrarvisi.
"E sappiamo anche che io non potrò mai amarti quanto tu ami
me."
Harry accarezza
distrattamente le labbra di Niall. "Non ti amo più come
prima, sai? Ormai quel tipo di amore per me è solo un
ricordo."
Per Niall quelle parole
sono davvero dure da digerire, perchè se c'è una
cosa per cui continua ad alzarsi la mattina, quella è Harry.
E, solo nell' ultimo periodo, Zayn.
Cerca di non pensarci.
Cerca di non pensare a come Zayn si sia aggrapato a quel ragazzo, e a
come lui l'abbia sostenuto.
Cerca di non pensare che, appena poco prima, lui si è
aggrappato ad Harry nello stesso identico modo.
Ma Harry non ama Niall, non come il ragazzo sconosciuto ama Zayn.
Niall cerca di essere forte, ma con Harry non riesce a fingere.
Sa che Harry non gli farà mai del male, così come
sa che è l'unico di cui può fidarsi.
"Non sei contento?"
La voce di Harry gli giunge
ovattata e carica di domande.
"Sai benissimo che sono fin
troppo egoista per essere felice di una cosa del genere."
Harry ride, la voce spenta,
e stringe di più Niall, che ricambia l'ulteriore abbraccio.
"Sapevo che avresti risposto così."
"E io sapevo che tu te lo
saresti aspettato" replica, sorridendo e passando le mani tra i ricci
di Harry.
Niall sente l'amico ridere, e gli è davvero difficile
pensare a qualcosa di più bello di quel suono.
Solo la voce di Zayn può competere con quella risata.
"Ho sonno piccolo, ma se
vuoi puoi raccontarmi del tuo incubo."
La voce d Harry, quando
mormora quelle parole, è stanca ma dolce, e Niall sorride al
pensiero che lui, il suo Harry, lo capisca ancora come una
volta.
"Me lo sono già
dimenticato" mente prontamente, voltandosi verso di lui.
Muore dalla voglia di baciarlo, ma sa che non può, farebbe
solo del male ad entrambi.
Niall fa per dire qualcosa, ma si accorge che Harry si è
già riaddormentato.
E Niall si sente solo,
perché con lui non c'è più nemmeno
l'amore di Harry.
Niall è solo.
Terribilmente solo.
* * *
Niall sta ancora dormendo, quando
qualcuno spalanca le persiane e inizia a cantare in una lingua che lui
non conosce nemmeno.
Si stropiccia gli occhi e si tira a sedere.
Harry è affianco al letto, una maglietta dei Ramones e un
paio di boxer neri addosso, con il suo spazzolino da denti in mano.
Niall lo fissa sconcertato, pensando distrattamente che anche lui ha
quella maglietta, però bianca.
"Che ore sono?!" quasi urla, lasciandosi cadere all'indietro.
Il cuscino attutisce la sua caduta e il materasso che lo accoglie
sembra volerlo cullare per il resto della giornata.
"Le sei e mezza, e noi
siamo già in ritardo" trilla Harry, la sua voce è
allegra.
"Ooddio Harry, altri dieci
minuti, ti prego. Io non ci metto tanto a prepararmi, lo sai."
Niall si volta a pancia in
giù e affonda la testa nel cuscino del suo migliore amico.
Inspira e l'odore dello shampoo di Harry gli invade le narici.
Fa appena in tempo a pensare a quell'odore, che gli ricorda le mele,
prima di sentire una folata di aria gelida.
Le coperte sono volate giù dal letto insieme al lenzuolo e
Niall si sente nudo.
Tutto quello che riesce a pensare è che sente un freddo del
diavolo, un freddo che non aveva mai sentito prima.
Guarda la finestra, pensando di trovarla aperta, ma i vetri sono
sigillati.
Niall rabbrividisce e raccoglie da terra un panno, per poi avvolgerselo
sulle spalle.
Ancora mezzo rintronato, barcolla verso il bagno.
Si sente come dopo una sbronza, soltanto che la sera prima non si
è ubriacato.
Harry gli dà un vero buongiorno scompigliandogli i capelli e
lasciandogli libero il bagno.
Niall non osa guardarlo negli occhi dopo quello che è
successo quella notte.
Perché è abituato ad interagire con persone che
sono innamorate di lui, che lo ammirano, che lo adulano, ma non con
persone che gli hanno confessato di non amarlo.
Cerca di non pensarci e apre l'acqua della doccia. Generalmente le
persone si fanno una doccia per schiarirsi le idee quando gli capita
qualcosa di inaspettato.
Niall invece deve farsi la doccia più perché la
sera precedente ha sudato freddo a causa dell'incubo che per
ciò che gli ha detto il riccio.
E, magari, l'acqua calda gli laverà via il freddo che sente.
Quando Niall esce dalla
doccia, non si sente cambiato come dicono tutti quegli scrittori in
tutti quei maledettissimi libri, anzi, se possibile sta anche peggio.
Harry vede la sua smorfia e gli dà un buffetto sulla guancia.
"Tutto okay, piccolo?" gli
domanda, avvicinandosi a lui.
Niall annuisce e si libera dell'accappatoio, dando le spalle ad
Harry.
"Sai Niall, non
è che perché non mi piaci più puoi
spogliarti così davanti a me. Gay ero e gay rimango."
Niall ridacchia e si
riveste velocemente, poi corre in cucina per fare colazione.
Beve un sorso di latte direttamente dal cartone e quando varca la
soglia della porta con il casco della moto in mano sta ancora
masticando la brioche che gli ha portato Harry.
I due ragazzi scendono le scale a rotta di collo, in ritardo come al
solito, e si fiondano sulla moto.
Niall si infila il casco con una mano sola mentre con l'altra tenta di
infilare la chiave, senza riuscire in nuessuna delle due
operazioni.
"Dio Niall!" sbotta
spazientito Harry, e si sporge per allacciargli il casco. "Questa
è la volta buona che ci licenziano, e sarà tutta
colpa tua."
Niall sente le dita di Harry
sfiorargli il collo, ma cerca di non darci peso, mettendo in moto.
Le mani di Harry gli circondano la vita e le sue gambe stringono
leggermente la vita di Niall.
"E io dovrei anche credere
di non piacerti, eh?" lo provoca Niall, non appena è
costretto a fermarsi davanti ad un semaforo.
Harry sbuffa sonoramente.
"Ho detto che non mi piaci,
non che non mi ecciti."
Niall ride e si lecca le
labbra, facendo ripartire la moto.
Grazie alla sua guida tutta frenate improvvise e accellerazioni fuori
dalla norma, riescono ad arrivare a lavoro con appena dieci minuti di
ritardo.
Niall si lega il grembiule bordeaux
intorno alla vita, infila nella tasca la penna e il block-notes e
inizia a lavorare.
I suoi occhi corrono continuamente al tavolo numero otto, in attesa che
il ragazzo moro arrivi.
Il giorno prima Niall si è reso conto con rammarico che Zayn
non gli ha lasciato l'indirizzo, e non ha idea di cosa fare.
Da una parte non vuole altro che conoscere Zayn, dall'altra preferisce
stargli lontano.
Per il suo bene.
E' per il suo bene, si ripete ogni volta che ci pensa.
Niall sa che le persone si innamorano di lui con nulla, ma non vuole
che Zayn si innamori di lui.
Perché sa che non potrà mai amarlo, o almeno non
potrà amarlo quanto lo ama il ragazzo castano.
Getta un'occhiata all'orologio.
Le 8:10.
Niall è turbato, ma cerca di non darlo a vedere.
Sa che Zayn si siede al tavolo sempre alla stessa ora, alle 8:00.
Sono ormai le 10:30 quando
con cupo distacco si rende conto che il ragazzo non verrà.
-
Okay, non uccidetemi. So
che è una ziall, però, insomma, c'è
anche un triangolo, e inevitabilmente sarà tra niall, harry
e zayn, e quindi ci saranno un po' di scene narry stile questa
quà sopra. I poveri lou e lee sono abbandonati al loro
destino, ahah.
Bene, vi scrivo da
Vipiteno, chiusa in un maso, tende tirate e sotto il piumone.
Sono piuttosto depressa e perciò ho pensato di postare.
L'unica cosa che mi tira su siete voi che seguite, preferite, ricordate
e recensite.
Siete fantastiche, tutte, e soprattutto siete tante. Non avevo mai
scritto una ff così seguita, e a dire la verità
neanche mi aspettavo che a qualcuno piacesse.
Anyway, posterò il
prossimo capitolo domani o venerdì, perché ancora
non si capisce niente di importante.
E poi diciamo che scrivere
tutto questo mi sta aiutando un sacco, perché io sono moolto
simile al niall di questa storia.
Non è un bel periodo, no, e di certo non mi aiutano tutte le
foto zerrie che stanno uscendo.
Non mi aspetto che voi capiate, ma mi fa davvero male vedere tutte
queste foto, quindi meno vedo zayn e perrie insieme, meglio sto e prima
mi riprenderò.
Comunque, sto scrivendo una
os ziall ambientata nel medioevo in cui zayn è il
prigioniero e niall uno della corte.
Louis è il figlio del re e mi sto divertendo da matti a
immaginarmeli vestiti all'antica.
E sto scrivendo anche una os larry e boh, penso di avervi detto tutto.
Ah, no, vedete. E' quasi pronto il
terzo capitolo di bad blood (yee) e nella mia testa è pronto
anche il primo di una het su zayn molto più leggera e
buttata sul ridere.
Scappo, un bacio :) xx
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Capitolo 4 *** Museum. ***
Capitolo 4
Flames, they licked the walls
Tenderly
they turned to dust all that I adore.
-
Things we lost in the fire, Bastille.
Niall è a casa sua.
Sono
le tre del pomeriggio e non riesce a togliersi dalla testa
Zayn.
Si
sta chiedendo perché quel giorno non sia venuto.
Si
sta chiedendo cosa gli abbia detto di così sconvolgente il
ragazzo castano.
Si
alza e si avvicina all'angolo cottura, cercando di distrarsi.
Afferra
l'apribottiglie e stappa una birra, quando sente il campanello
suonare.
Va
ad aprire la porta, e si aspetta chiunque, ma non il ragazzo che gli
sorride insicuro sul pianerottolo.
E'
Louis, l'amico di Harry.
Quello
con gli occhi azzurri quasi più belli dei suoi. Niall
solleva le sopracciglia, perplesso, e "Harry non è in casa"
comunica al ragazzo.
"Però se vuoi puoi aspettarlo qui" aggiunge subito, vedendo
la sua espressione titubande.
Louis annuisce. "Sì, grazie. Mi ha detto che avrei dovuto
aspettarlo qui se non ci fosse stato."
Niall si scosta e lo lascia entrare, dicendogli di accomodarsi sul
divano.
Louis
si siede senza troppi complimenti e lo guarda in silenzio.
Niall
non è abituato ad avere degli ospiti, quando si trova con i
suoi amici generalmente è per andare in qualche pub, o a
qualche festa, così gli offre una birra.
Louis
l'accetta di buon grado e bevono insieme, in silenzio.
Entrambi
sono in imbarazzo e attendono trepidamente l'arrivo di Harry, nessuno
dei due ha il coraggio di iniziare una conversazione.
Niall
non è interessato, e Louis sembra essere concentrato su
altro.
"Suoni?" domanda ad un certo punto Louis, notando la chitarra acustica
di Niall poggiata in un angolo, contro al muro.
Niall annuisce senza troppo entusiasmo e avvicina la bottiglia alla
bocca.
Louis
invece sembra molto colpito da quel fatto, e, per i gusti di Niall, fin
troppo incuriosito.
"Cosa suoni?" gli chiede, sistemandosi i capelli castani.
Niall nota solo in quel momento che Louis è davvero un bel
ragazzo.
Si
è sempre soffermato soltanto sulle sue labbra sottili,
l'unica cosa che l'avesse colpito in lui, da non accorgersi del resto
del viso del ragazzo.
"Quello che scrivo" mormora a bassa voce, abbassando lo sguardo sulle
mani di Louis.
Il ragazzo sembra ancora più colpito. "Scrivi canzoni?"
Niall annuisce leggermente. "Quando non so cosa fare."
"Bello."
Niall fa una mezza risata.
Louis
non è poi così male, e se servirà ad
Harry per dimenticarsi di lui, allora non potrà fare altro
che approvarlo.
"Mica tanto, quando è l'unica cosa che sai fare."
Louis lo guarda e inclina il capo. "Non è l'unica cosa che
sai fare" mormora, ma a voce fin troppo bassa.
"Come?" Niall non ha capito quello che ha detto, così si
volta verso di lui e lo guarda negli occhi.
"Dico, non è l'unica cosa che sai fare. Probabilmente non
vedi come ti guardano le ragazze. Le fai cadere tutte ai tuoi piedi"
dice in tono pratico.
Poi sembra rendersi conto di quello che ha appena detto e sussurra: "Ma
a te non interessano le ragazze."
"Già" conferma Niall, con un sorriso cupo.
Louis sembra perplesso, resta un momento in silenzio. "Pensavo che non
stessi con Harry per una ragazza, non perché non
ricambiassi."
Quelle parole fanno girare di scatto Niall, i suoi occhi sembrano voler
fulminare Louis. "Come fai a sapere che è innamorato di me?"
Niall riesce a scorgere un lampo di tristezza negli occhi di Louis,
prima che questo abbassi la testa e dica con voce cupa: "Si vede. Ti
guarda in un modo..."
In quel momento, Niall vorrebbe abbracciare Louis, perché sa
come si sente.
Sa
cosa intende dire con quelle parole.
Lo
sa perché si ricorda ancora il modo in cui Zayn ha guardato
il ragazzo castano, di come si sia aggrappato a lui.
Sente
le chiavi girare nella toppa del portone e sospira di sollievo,
accogliendo Harry con un sorriso.
Pochi
minuti dopo decide di lasciare Harry e Louis soli ed esce di casa,
sostenendo di aver un impegno.
Così si ritrova nuovamente solo, a passeggiare tra le vie di
Londra, pensando a Zayn.
Sente
un vuoto all'altezza del cuore quando pensa a quel ragazzo.
C'è
una paura sepolta in esso che alimenta gli incubi di Niall, ed
è quella che il ragazzo scompaia dalla sua vita e non entri
più al bar per chiedere il suo caffè nero, doppio
e senza zucchero.
E,
ascoltando i propri pensieri, Niall capisce di essere arrivato ad un
punto di non ritorno.
Si
passa una mano sul viso e si imbocca un viottolo laterale, camminando
in fretta.
Trafelato
com'è, sbatte senza accorgersene contro un
cartello.
Impreca,
cercando di smorzare con le parole il dolore provocatogli dall'urto,
poi osserva il cartello.
E'
la pubblicità di un museo d'arte, e senza stare troppo a
pensarci, Niall poggia la mano sulla maniglia della porta lì
accanto ed entra.
Ricollega
l'arte a Zayn, e pensa sia l'unico vero modo per stargli
vicino.
Paga
il biglietto ed entra nella prima sala, sentendosi ridicolo.
Vuole
disperatamente stare vicino a Zayn, ma ad un certo punto si rende conto
di non conoscerlo per niente.
Dopotutto,
cosa sa di lui?
Che
dipinge, che beve il caffè a colazione - ma non lo fanno
forse tutti? -, che sua madre ha un medico - ma non ce l'hanno forse
tutti? - , che il ragazzo castano è innamorato di
lui.
E
poi?
Non
sa nient'altro.
Scuote
la testa e inizia a fissare i quadri appesi alla parete, uno ad
uno.
La
stanza è vuota, e Niall pensa sia un vero peccato,
perché trova i quadri molto belli.
Muore
dalla voglia di sapere cosa ne penserebbe Zayn se fosse
lì.
Dopo
alcuni minuti entra nella stanza successiva, guardandosi
intorno.
Pensa
di trovarla vuota, invece un ragazzo gli dà le spalle, sta
osservando un dipinto che occupa tutta la parete.
Per
un attimo il respiro di Niall si ferma.
La
giacca scura, i pantaloni neri e gli anfibi, anch'essi neri, gli
ricordano terribilmente Zayn.
Così
come lo zainetto retrò - che sembra quasi appartenere ad
un'altra epoca - e il berretto nero.
Niall
arretra di qualche passo con gli occhi fissi sul ragazzo.
E
continua ad arretrare, finché la sua schiena non batte
contro qualcosa e i suoi piedi inciampano, facendolo rovinare a
terra.
Il
ragazzo si volta di scatto, e Niall si sente morire quando Zayn lo
guarda e scoppia a ridere, divertito.
Il
suo sorriso è in contrasto con le profonde occhiaie che
bordano i suoi occhi, ma Niall pensa lo stesso che sia
bellissimo.
Poi
si riprende e si alza velocemente in piedi, le guance rosse per
l'imbarazzo.
E
in que momento, per la prima volta, a scappare è
lui, non Zayn.
* * *
Niall sospira di sollievo quando alle otto vede Zayn entrare nel
bar.
Non
si sente più le gambe, tanta è l'agitazione che
gli provoca quel ragazzo.
Nessuno
l'ha mai fatto sentire così.
E
poi, non sa cosa aspettarsi dopo il casuale incontro che hanno avuto il
pomeriggio precedente.
Chissà
cosa pensa Zayn?
Questa
domanda affligge Niall più di qualsiasi altra cosa, ha il
terrore che Zayn pensi che l'abbia pedinato.
E,
Dio, magari pensa di piacergli.
Niall
lo segue con gli occhi, osservando tutti i movimenti che compie
finchè non si siede, dandogli le spalle.
Non
ha ancora distolto gli occhi quando Zayn si volta e lo guarda al di
sopra della spalla, sorridendogli debolmente.
Niall
schiude le labbra, sorpreso, poi distoglie lo sguardo.
Sente
Harry dirgli qualcosa, la sua voce è un borbottio confuso,
la curva delle labbra di Zayn invece è chiara davanti ai
suoi occhi, la vede come una linea scavata nella terra.
Come
una buca nella sabbia, una pista per le biglie.
E
i suoi occhi, gli occhi neri di Zayn, sono le biglie.
"Niall."
Harry gli sventola una mano davanti al viso, come a volerlo richiamare.
Gli occhi di Niall si spostano verso l'amico e lo guardano perplesso.
"Sì?" domanda questo, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Si sente perso, dopo aver guardato Zayn.
Harry scrolla le spalle, per poi dire: "Nulla, ti eri incantato."
Il riccio gli porge un vassoio, e Niall con terrore si rende conto che
non è un semplice vassoio, ma è il vassoio.
Perché
sì, su quel vassoio c'è il famigerato
caffè di Zayn, e Niall vorrebbe morire pur di avvicinarsi di
nuovo a lui.
Guarda
il riccio con una silenziosa richiesta d'aiuto, ma quello sembra non
farci caso e gli volta le spalle, per servire un cinquantenne e sua
figlia.
Niall
sospira sconfortato, avvicinandosi al tavolo otto.
Vorrebbe
avere il coraggio di chiedere a Zayn per quel ritratto, ma è
combattuto.
Sa
che se gli si avvicinerà, immacabilmente il moro si
innamorerà di lui e sa anche di non essere capace di
ricambiare.
Tiene
gli occhi fissi sulle spalle di Zayn, finché non lo affianca
e non si inclina in avanti per posare la sua ordinazione sul
tavolo.
Niall
si sente addosso il suo sguardo e iniziano a tremargli le mani per la
tensione.
Zayn
sembra notarlo, perché gliele sta fissando e sul suo volto
stanco si apre un sorrisetto divertito.
Niall
sobbalza e quasi lascia cadere il vassoio quando il moro allunga la
mano per afferrare la tazza e le loro dita si sfiorano.
Zayn
ritrae la mano di colpo, come se avesse sentito la scossa, e Niall si
affretta a distogliere lo sguardo, prima di voltargli le spalle e
cercare di allontanarsi da quel ragazzo così strano e
affascinante.
"Niall," lo richiama la voce roca di Zayn, il tono lento e
strascicato.
Il ragazzo si volta e "Sì?" chiede, titubante.
Zayn si morde il labbro e inizia a torturarsi le mani, e Niall pensa
che sia dannatamente adorabile.
"Io... ti ricordi che ti avevo chiesto se potevi... ecco..."
Zayn sembra in difficoltà, così Niall completa la
frase per lui: "Posare per te?"
Il moro sembra rivolgergli un'occhiata riconoscente, poi annuisce
debolmente. "Mi chiedevo, ecco... mi chiedevo se potessi
venire..."
Niall sente tremare qualcosa all'altezza del cuore, ancora prima che
Zayn aggiunga:"... oggi."
Lo stomaco di Niall si ribalta, e lui si sente patetico.
Nessuno
l'ha mai fatto sentire così scombussolato, nemmeno
Harry.
"Quando devo venire?"
La domanda gli esce di bocca senza che riesca a bloccarla, e si
maledice in silenzio per la sua avventatezza.
Zayn
abbassa il capo e poi lo rialza, dedicandogli uno sguardo incerto.
"Alle sei va bene?"
Niall annuisce immediatamente, per poi rimproverarsi.
Non
vuole che Zayn capisca che non aspettava altro che un appuntamento da
ormai un mese.
Stupido, si
dice da solo, non
può nemmeno essere considerato un appuntamento,
questo.
"Certo" dice infine, rassegnato.
Zayn sembra profondamente tormentato. "Io... vuoi che ti scriva
l'indirizzo?"
Niall annuisce nuovamente, porgendogli il blocchetto delle
ordinazioni.
Anche
Zayn annuisce, e un piccolo sorriso fa capolino sulle sue
labbra.
Abbassa
gli occhi sul block-notes e ci scarabocchia sopra qualcosa, sembra
profondamente concentrato.
Poi
glielo porge con un ennesimo piccolo sorriso.
Niall
pensa di nuovo che quel sorriso sia la cosa più bella che
abbia mai visto, e di nuovo si rimprovera per quei pensieri
stupidi.
Non
vuole ferire Zayn come ha sempre fatto con tutti gli altri
ragazzi.
Non
vuole che finisca come con Harry.
Ma
ormai è fatta, e Niall pensa che dopo aver posato per lui
possa sempre tornare tutto come prima, e che Zayn perda interesse per
lui.
Perchè
probabilmente è solo questo che alimenta l'interesse di
Zayn, il fatto che lui sia un perfetto soggetto da ritrarre.
Probabilmente,
anzi, sicuramente, a Zayn, da artista che è, gli interessa
solo di dipingere.
Niall
gli rivolge un sorriso, e, prima di allontanarsi lo guarda nuovamente
negli occhi.
"E Zayn..." inizia, per poi rendersi conto di aver pronunciato il suo
nome solo per il puro paicere che gli provoca farlo.
Zayn.
Esiste
forse nome pù bello?
Il
suono dolce della zeta, il modo veloce in cui va pronunciato, Niall ne
è completamente affascianto.
Zayn, vedendo che non continua a parlare, dice: "Sì, Niall?"
Niall pensa velocemente a qualcosa di serio da dire, ma non torva
nulla. Il suo sguardo si posa sul tavolo, e immediatamente sussurra:
"Niente. Ti si sta rafreddando il caffè."
Dio, Niall, che frase stupida. Ti si sta raffreddando il
caffè? Nemmeno il più patetico degli imbranati
avrebbe detto una cosa del genere.
Tuttavia Niall riesce a scorgere un piccolo sorriso sulle morbide
labbra di Zayn, prima che questo abbassi la testa e mescoli il suo
caffè.
-
Ciao!
Dunque,
parliamo di questo capitolo.
Abbiamo lou, finalemente, anche se non è ancora molto
approfondito il suo personaggio, ma come ho già detto questa
storia ha sviluppi alquanto lenti, quindi ci vorrà un po'
prima di scoprire perché zayn è così
strano, o per capire il rapporto che lega niall e harry.
Per quanto riguarda il povero liam, che non compare nel capitolo (ma
va'?), direi che ci vorrà un po' di tempo prima di scoprire
del tutto il suo personaggio.
Bene,
ora che ho parlato della storia, posso dire due parole su bse?
Sinceramente, sono rimasta molto delusa dai ragazzi. Voglio dire, ci
sta che decidano i menager, ci sta che gli facciano fare le tappe
forzate, ci sta che li usino come macchine per soldi, ci sta che
vietino la larry, ci sta tutto, perché tutte le persone
famose sono marionette in mano a qualcuno. Ma non ci sta che bse sia
uguale identica alla canzone dei the who. Ora, io li conoscevo, ma non
avevo mai sentito quella canzone in particolare, e devo dire che ci
sono rimasta malissimo. So che non è colpa dei ragazzi,
però, cristo santo, se ti fanno cantare una canzone che ha
l'introduzione uguale ad un brano di una delle più famose
band del mondo... Bè, tu rifiuti. Non so, è una
cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca. Ovviamente questo non cambia
il mio amore per i ragazzi, non che io riesca a smettere di seguirli
per questo, però mi ha fatto schifo questo comportamento.
Davvero. Ci sono rimasta male.
Bene,
ora che l'ho scritto sono più felice. E che non saltino
fuori ragazze che dicono che io non li amo, perché non sono
obbligata a supportarli sempre e comunque. Ci sono certe cose che non
possono essere sopportate, e questa è una di quelle.
Bona,
dopo sto lunghissimo spazio autrice vi lascio e vi auguro una buona
notte.
Adieu
:)
xx
|
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Capitolo 5 *** Room. ***
Capitolo 5
Come show me your bones,
fore
everyone there is a home.
-
Alone is no together, The Darling Buds.
Niall si lascia cadere sul letto a peso morto, sente le doghe del letto
scricchiolare malamente e lamentarsi sotto il suo peso.
Chiude gli occhi e cerca di calmarsi.
Tra poco più di mezz'ora deve essere a casa di Zayn, e non
ha ancora deciso cosa fare.
Non sa cosa indossare, non ha degli argomenti di conversazione che
potrebbero interessarlo, non ha niente.
Apre gli occhi e fissa il soffitto della sua stanza, a cui sono
incollate quelle stelle di plastica che si illuminano al buio.
Si passa una mano sul viso e fa leva sui polsi per alzarsi in piedi e
dirigersi poi verso l'armadio.
Aprirlo gli fa quasi prendere un colpo.
Lui ed Harry non sono due tipi molto ordinati e nell'appartamento regna
il caos totale, ma nulla è paragonabile all'armadio.
I vestiti sono buttati a casaccio, stropicciati, ammucchiati uno sopra
all'altro, le magliette sono al posto delle scarpe e le scarpe infilate
nel cassetto dedicato alla biancheria.
A Niall non dà poi così fastidio, ma se lo
vedesse sua madre ne morirebbe.
Lo terrebbe chiuso in casa un intero weekend per sistemare soltanto
l'armadio.
Una settimana intera per dedicarsi invece a tutta la casa.
Niall rabbrividisce a quel pensiero.
L'ordine maniacale di sua madre l'ha sempre messo un po' in soggezione,
e quando ha scoperto che Harry non è un maniaco del pulito
si è sentito sollevato.
Scuote la testa e cerca di concentrarsi su ciò che
è davvero importante.
Zayn.
Fruga nell'armadio, finché non ne tira fuori una maglietta
con le maniche a tre quarti che si intona perfettamente ai suoi occhi e
un paio di jeans.
Disseppellisce un cappellino grigio e se lo cala sulla testa, poi ci
ripensa e se lo sfila.
Apre l'altra anta dell'armadio e fissa il suo riflesso allo specchio.
Si sfila il cappellino e la maglia , rimanendo a petto nudo, e se ne
infila una nera a maniche corte.
Guarda nuovamente il suo riflesso, per niente compiaciuto della sua
immagine.
Sbuffa e si sfila la maglia nera, per poi riafferrare quella azzurra.
Alla fine opta per quella. Gli mette in risalto gli occhi, e poi gli
aderisce perfettamente al corpo, mettendo in mostra il suo fisico,
asciutto ma allenato.
Prende il cappellino con una mano, mentre con l'altra chiude l'armadio,
senza accompagnare le ante che sbattono.
Ignora il rumore fastidioso e esce dalla camera, afferra le chiavi
dallo svuotatasche sul mobiletto del salone e si avvicina
all'attaccapanni.
Afferra un cappotto nero e se lo infila velocemente, poi si infila in
tasca il cellulare e si chiude la porta alla spalle, dando due madate
di chiave.
Scende velocemente le scale del condominio e si affretta ad uscire dal
palazzo.
Una folata di vento gelido lo investe ed è costretto ad
incassare la testa tra le spalle e a nascondere il mento nel colletto
del cappotto.
Aspetta impaziente l'autobus, per poi scendere dopo appena due fermate.
Il palazzo in cui abita Zayn è un po' sbilenco e malandato,
ma Niall sorride lo stesso, perché lo trova adatto ad una
persona come lui.
Fa qualche passo in avanti e cerca il nome di Zayn tra i campanelli,
senza tuttavia trovarlo.
Alla fine sta per optare per l'unico cognome che gli risulta straniero,
Malik - e non riesce a trattenersi dal pensare che stia dannatamente
bene con il nome del moro - quando un'anziana signora esce dalla porta
e gliela lascia cortesemente aperta.
Così Niall si infila all'interno del palazzo, iniziando a
salire le scale.
Vicino al cognome Malik c'era scritto terzo piano, ma lui non
è neanche sicuro che quello sia davvero il cognome di Zayn.
In ogni caso decide di fare un tentativo, che, stranamente, riesce.
Ad aprirgli la porta, infatti, è Zayn, in tutta la sua
trasandata bellezza.
Niall, come al solito, si prende un momento per contemplarlo,
per osservare attentamente il viso stanco del ragazzo, gli occhi vitrei
e le gambe magre.
Niall ha provato a scrivere di Zayn, ha provato a scrivere dei
versi su di lui, ma non gli è uscito nulla.
E questa cosa lo sta logorando.
"Ciao" dice sorridendo titubante.
Zayn si scosta e lo lascia entrare in casa, chiudendo la porta alle sue
spalle.
Niall si guarda intorno estasiato.
Zayn vive in un monolocale e un'enorme finestra occupa quasi tutta la
parete che dà sulla strada.
Niall la osserva affascinato, quella finestra dà alla stanza
un'incredibile luce, quasi accecante.
E ciò che si vede fuori lo lascia ancor di più
senza fiato.
Sono abbastanza in alto da poter vedere le piccole casette
londinesi con i tetti coperti da una spolverata di neve.
Senza nemmeno accorgersene sorride, per poi darsi un'occhiata intorno.
La stanza non è estremamente ordinata, ma non è
neanche il caos totale.
Sul letto sfatto sono ammucchiati dei vestiti spiegazzati, e la stanza,
pur essendo abbastanza grande, è occupata da decine di tele.
Niall vorrebbe avere il tempo per poterle osservare tutte, ma decide di
voltarsi verso Zayn e guardarlo negli occhi.
"Wow" dice solo, e si sente incredibilmente stupido.
Il sorriso che gli rivolge il moro è tirato e stanco.
Niall non sa bene cosa fare, così inizia a dannarsi per
trovare qualche argomento di conversazione.
Sta ancora parlando a raffica quando il Zayn lo ferma e mormora
divertito: "Niall."
Gli occhi di Niall, che sono rimasti per tutto quel tempo puntati sul
pavimento, si fissano nei suoi. "Sì?"
Zayn sorride, e Niall potrebbe giurare di vedere un misto di dolcezza e
tenerezza sotto il velo stanco che rende la sua espressione
così apatica.
"Non devi per forza parlare."
Le guance di Niall si tingono di rosa quando Zayn gli si avvicina.
Il ragazzo dagli occhi azzurri inizia a balbettare e a dire cose senza
senso, per poi riuscire a borbottare una frase compiuta.
"Ah no? Cosa... cosa dovrei fare, allora?"
Zayn ride del suo imbarazzo e Niall sente il suo fiato caldo sul viso.
Il ragazzo sa di fumo, e Niall con stranezza si rende conto di non
averlo mai visto fumare.
Posa lo sguardo sul tavolo alle spalle del moro, e vede che in effetti
sopra c'è un pacchetto di sigarette.
E ce n'è un altro sul comodino.
"Non saprei, dovresti saperlo tu" soffia Zayn, riportandolo alla
realtà.
Niall lo guarda perplesso, ma allo stesso tempo affascinato.
Zayn gli fa paura, ma lo incuriosisce anche.
E' una sorta di attrazione-repulsione, ciò che prova.
Sente che non può stare senza Zayn, ma tuttavia stare con
lui lo mette terribilmente a disagio.
Per la prima volta capisce cosa provino gli altri a stargli vicino.
Perché anche Niall è una di quelle persone che
attrae, per via del suo aspetto fisico, ma allo stesso tempo respinge,
a causa del suo carattere fin troppo particolare.
Il viso di Zayn è straordinariamente vicino al suo, e per un
momento Niall pensa che il moro stia per baciarlo.
Zayn punta i suoi occhi in quelli del ragazzo, per poi abbassarli sulle
sue labbra.
Si avvicina, e Niall per un momento trattiene il respiro, tutto il
corpo in tensione, finché Zayn non sorride e si allontana
bruscamente.
"Vuoi del caffè?"
Le parole del moro confondono Niall, che inizia a incespicare come uno
stupido che non capisce ciò di cui si sta parlando.
Lo sforzo che fa per trattenersi dal dire uno spaesato 'Cosa?!'
è davvero incredibile.
Aspetta un paio di secondi, prima di arrischiarsi a rispondere.
"Non bevo caffé" mormora, per poi gettare un'occhiata
all'angolo cottura.
Zayn gli volta le spalle e raggiunge il frigo, spalancandolo.
"Fantastico, se vuoi qualcosa serviti pure" gli dice.
Il moro inizia a svuotare la macchinetta del caffè, poi apre
un nuovo pacco di quest'ultimo e inizia a travasarlo nella macchinetta,
aiutato da un cucchiaino.
Niall si avvicina cautamente al frigo e prende il cartone del latte,
poi se ne versa un po' nel bicchiere.
Si appoggia al bancone e osserva la stanza, mentre Zayn traffica
incessantemente con il fornello.
Niall fissa le tele sparse per la stanza, che lasciano davvero poco
spazio per muoversi.
Nell'angolo opposto della stanza si trova il disegno più
grande.
Raffigura una stanza, in prospettiva.
E' in bianco e nero, ma sembra contenere più colori quella
tela che l'intera stanza in cui si trovano lui e Zayn in questo momento.
Il pavimento è logoro e disconnesso, fatto di pietre
tondeggianti.
Le tende che coprono la finestra svolazzano quasi come se fossero mosse
dal vento, e Niall è quasi sicuro che nella stanza sia notte.
I toni che Zayn ha usato sono scuri e lugubri, l'arredamento quasi
scompare nel nero del carboncino.
Quel disegno intimorisce Niall più di quanto non faccia Zayn
stesso, così sposta la propria attenzione su altro.
Per terra ci sono un mucchio di fogli appallottolati e delle matite
sparse.
Niall nota con inquietudine che le matite sono quasi tutte nere o
grigie, così come le tempere, i colori ad olio.
Se davvero possono chiamarsi colori.
Il ragazzo guarda le altre opere, e inizia a pensare che siano
terribilmente angoscianti e tristi.
Si sofferma sul foglio poggiato sul letto, circondato da scarti di
gomma da cancellare e da matite con la mina più o meno dura.
Sopra c'è raffigurato l'interno del bar dove lavora Niall.
Il ragazzo distoglie velocemente lo sguardo, leggermente turbato, per
spostarlo su un altro foglio, mezzo spiegazzato e poggiato su una sedia.
E con orrore Niall riconosce Harry, intento a fissare un ragazzo senza
volto.
Quando capisce che il ragazzo senza tratti è lui,
rabbrividisce.
"Hai paura di me, Niall?" Niall sobbalza e rovescia un po' del latte
che si era versato nel bicchiere.
Zayn si è avvicinato a lui, con una tazza di
caffè in mano, e la sta sorseggiando tranquillamente.
Non sono vicini come prima, ma Niall riesce a vedere lo stesso le
profonde occhiaie del moro.
"Devo averne?" chiede per tutta risposta, mentre giocherella con il
bicchiere che tiene in mano.
Zayn sorride e si volta verso di lui, e per l'ennesima volta Niall non
può fare a meno di pensare a quanto sia bello.
"La gente di solito mi sta alla larga" mormora, guardando dritto
davanti a sè.
Niall ha ancora il capo rivolto verso di lui, quando Zayn
aggiunge: "Infatti pensavo che non saresti venuto."
Niall scoppia a ridere. "Bè, pensavi male, no?"
Zayn non dà alcun segno di vita, si limita semplicemente ad
annuire con aria cupa, per poi prendere un sorso del suo
caffè.
Niall fissa le sue labbra chiudersi attorno a bordo di essa e sente una
scossa elettrica attraversargli il corpo.
Questo ragazzo mi farà impazzire, pensa affranto, mordendosi
il labbro.
"Non dovresti essere nervoso, bevendo tutto questo caffè?"
osserva Niall, per non pensare a come lo fa sentire la vicnanza con
Zayn.
Questa volta è Zayn a scoppiare a ridere. "Infatti lo sono."
Niall annuisce leggermente, senza tuttavia dare credito a quella frase.
"Non sembra. Sembri uno piuttosto tranquillo."
Il moro fa un mezza risata, poi poggia la tazza vuota sul bancone e
volge la sua attenzione a Niall.
"E' perché mi sto controllando. Per esmpio, mi innervosisce
molto il fatto che tu ti sia messo quella maglia."
Niall si passa un mano tra i capelli biondi tinti, per poi abbassare lo
sguardo sulla sua maglia.
Ne tira il bordo con entrambe le mani per vedere cosa ci sia che non
va, ma nessuna macchia campeggia sul tessuto elastico.
"Cos'ha che non va?" chiede infine, perplesso.
Zayn sembra essere a terribilmente a disagio, perché
deglutisce ed evita il suo sguardo. "E' dannatamente attillata."
Niall avvampa e abbassa lo sguardo, senza dire niente.
Dopo qualche minuto di silenzio, è Zayn il primo a parlare.
"Sono gay, Niall. Lo sai, vero?"
Il biondino alza lo sguardo e lo punta sul moro, per nulla imbarazzato.
"Sì, l'avevo immaginato."
Zayn lo guarda perplesso.
Evidentemente non ha ancora capito che anche Niall è
'orientato', per usare l'espressione più comune.
"Ah."
Nella stanza ricade il silenzio, ma questa volta dura appena pochi
secondi, perché poi Zayn riprende a parlare.
"Bè, se lo sapevi potevi anche evitare di metterti una
maglietta così. Ci hai pensato che io con questi vestiti ti
ci devo ritrarre?"
Niall si concede una mezza risata, poi dice: "Se ti dà
così fastidio, prestami qualcosa che mi cambio."
Il moro impallidisce e il suo sguardo si fa ancora più
vitreo di quanto non lo sia già normalmente.
Sembra che quella domanda lo metta parecchio a disagio, ma il biondo
non se ne rende conto.
Zayn si allontana dall'angolo da cucina e spalanca l'armadio,
tremendamente ordinato, e ne estrae una semplice maglietta bianca, a
maniche corte.
Niall la afferra al volo e gli dà le spalle, sfilandosi
dalla testa il cappellino grigio da rapper e la maglia.
Sente lo sguardo di Zayn fisso sulla sua schiena nuda, e, a disagio, si
infila in fretta la sua maglia.
Quando la stoffa gli sfrega contro il viso Niall sente l'odore di Zayn.
E' un misto di ammorbidente - probabilmente quello azzurro che usa
anche sua madre - caffè, e nicotina.
E' un odore a cui non è abituato, ma tutto sommato non gli
dispiace.
Appallottola la maglia e rovescia il cappellino, infilandocela dentro e
poggiando il tutto sul ripiano della cucina.
Quando si volta Zayn ha lo sguardo fisso su di lui, ed è
apoggiato all'armadio con le braccia incrociate.
"Fantastico" borbotta Niall, leggermente in imbarazzo. "Allora, dove
devo mettermi?"
Prima di rispondergli, Zayn libera il pavimento dalle scartoffie
prendendole a calci.
Quando il pavimento è relativamente libero, dice: "Sdraiati."
Niall lo fissa, poi si siede cautamente a terra, senza distogliere gli
occhi dal moro.
Sospira, prima di decidere di fare come dice lui e adagiarsi al
pavimento, percependo il freddo delle mattonelle contro le ossa della
spina dorsale.
Quel contatto fa rabbrividire Niall, che si irrigidisce non appena Zayn
accenna a muoversi.
Notando la sua reazione, quest'ultimo scoppia a ridere. "Tranquillo,
non ti faccio nulla."
Niall sbuffa, ma si rilassa quando lo vede allontanarsi e sedersi per
terra, con un album tra le mani.
Zayn lo osserva un attimo, poi sbuffa. "No, così non va
bene. Scambiamoci di posto."
Il biondo fa leva sui gomiti e si tira a sedere, guardando Zayn
divertito.
Il moro invece sembra pensieroso, e, mentre si sposta, non si
accorge nemmeno di aver urtato Niall.
Questo si sdraia nuovamente, nel posto che prima occupava il moro, che
sta nuovamente scuotendo la testa.
"No. Devi avere la faccia rivolta verso la finestra."
Niall sbuffa, spazientito. "Ma così mi acceco,
c'è troppa luce."
A quella frase seguono un mare di imprecazioni da parte del moro, che
si alza in piedi e tira la tenda color bianco sporco.
Niall sorride. "Grazie."
Zayn non dice nulla, torna nuovamente a sedersi, ma dopo pochi secondi
si alza per sostituire l'album con un foglio di dimensioni decisamente
maggiori.
Lo poggia sul pavimento e si sdraia sulla pancia, afferrando una matita
e iniziando a mordicchiarne l'estremità.
Niall cerca di non fissarlo mentrelo fa, ma pensa che sia un gesto
dannatamente sexy.
Per non pensarci, cerca una posizione comoda, anche se non pensa di
poterne trovare una su un pavimento.
Ma tentar non nuoce, dice sempre Harry.
Così appoggia le mani sotto la testa, intrecciando le dita,
in modo che il suo capo sia leggermente più in alto rispetto
al suo corpo, e guarda Zayn.
Anche Zayn lo sta guardando, ma lui pare concentrato.
Niall ne approfitta per osservarlo, per osservare quegli occhi
così tristi e allo stesso tempo così profondi,
quelle mani così assurdamente perfette.
"Che c'è, Niall?" domanda ad un certo punto Zayn.
Niall si accorge che i suoi occhi non sembrano più
così distanti e concentrati.
"Niente" replica, senza distogliere gli occhi dal moro.
"Perché mi stai guardando così?"
Niall fa un mezzo sorriso. "Perché sei bello."
Le guance di Zayn si fanno sospettosamente colorite, e a Niall farebbe
piacere, se non si stesse mordendo anche l'anima per aver detto quelle
cose ad alta voce.
Al moro ci vuole un secondo per far sparire l'imbarazzo, ma
è pur sempre un secondo, e Niall fa in tempo ad accorgersene.
"Bè, allora non guardarmi così. Mi distrai"
mormora, la voce bassa e gli occhi fissi sul proprio foglio da disegno.
Niall sorride intenerito. "Cosa devo guardare, allora?"
"Guarda le stelle" gli suggersice il moro, senza degnarlo di uno
sguardo.
Poi "Oh" dice, come rendendosi conto di ciò che ha appena
detto.
Con un cenno indica al biondo, che lo sta ancora fissando confuso, il
soffitto.
Niall volta il capo verso di esso, e rimane incantato.
"Oh."
-
Heilà.
Okay, questo capitolo è dannatamente lungo.
Cioè, lo è per questa storia, visto che gli altri
sono comunque piuttosto brevi.
Sostanzialmente non succede nulla, però a me è
piaciuto scriverlo, perché mi immaginavo zayn e niall
lì a dirsi quelle cose e... addio mondo, aha.
Il prossimo capitolo sarà un po' più... triste.
Triste sempre negli standard di questa storia, e fidatevi che
generalmente quando scrivo saltano fuori cose decisamente
più tristi di questa.
Bene, dopo questo spazio autrice non sense, vi lascio.
ourvuar madmuasel :)
Ah, già, me ne stavo quasi per dimenticare, come al solito.
Grazie a chi preferisce, ricorda, segue, recensisce, grazie a chi mi ha
inserito tra le autrici preferite, perché - oh cielo! -
delle persone mi hanno inserito tra le autrici preferite.
Vi giuro che a vederlo sono morta, non sapete quando questo sia
importante per me.
Vi volgio bene :')
Okay, vado veramente, ciao ciao <3
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Capitolo 6 *** You look like a menstruating woman. ***
Capitolo
6
Well, I'm sorry guy but I can't stay
Feelin' like I do today
It's too much pain and too much sorrow.
- The last time, The Rolling Stones.
Zayn
Zayn
si prende un minuto per guardare Niall, sa di poterlo fare, avendo la
scusa del ritratto.
In
verità, l'idea del ritratto a prescindere è stata
solo una scusa per provare ad avvicinarlo.
E
forse per poterlo guardare come lo sta guardando in questo momento.
"Perché
mi stai guardando così?"
"Perché
sei bello."
Zayn
sta cercando di ricordarsi quando è stata l'ultima volta che
qulcuno gli ha detto che è bello.
E
si rende conto che nessun altro ragazzo gliel'ha mai detto.
Lui
è sempre stato per tutti 'il sesso che cammina'
o 'un figo della madonna'.
Nessuno
gli ha mai detto che è bello.
E
lui non ha mai pensato di esserlo.
Anche
perché non aveva idea di cosa fosse la bellezza prima di
incontrare Niall.
Liam,
il figlio del medico di sua madre, lui è bello,
sì.
Ma
cos'è in confronto al biondino che in quel momento
è sdraiato a pochi centimetri da lui e guarda con
espressione estasiata il soffitto?
"E'...
vetro?" sta domandando, rapito.
Zayn
sorride.
Gli
piace quel ragazzo.
Gli
piace come aggortta le sopracciglia, osservando il soffitto.
Gli
piace come si arricciano le sue labbra nel tentativo di capire come il
cielo possa essere sul soffitto di casa del moro.
"L'ho
dipinto io."
"Wow,
è... sembra vero" si complimenta il biondo.
Sembra
colpito, come se non se lo aspettasse.
Zayn
abbassa lo sguardo sul foglio ancora bianco, per poi farlo riadagiare
su Niall.
Il
moro pensa che Niall sia la cosa più bella che abbia mai
visto.
Si
sofferma sul suo viso, sull'espressione estasiata, e sul sorriso che
gli fa incurvare le labbra in una mezzaluna sbilenca.
Ci
mette un attimo per capire di voler ritrarre Niall con quella precisa
espressione sul viso, come se avesse appena visto una cosa bellissima.
Le
sue mani corrono in fretta sul foglio, la matita che lascia tratti
leggeri e appena accennati, tutto il suo corpo è concentrato.
Alza
di nuovo gli occhi verso Niall per poter riprodurre la linea della sua
fronte, ma i suoi occhi si perdono.
Quel
ragazzo è talmente bello che è impossibile
soffermarsi soltanto su un suo particolare, gli occhi vengono rapiti
immediatamente dalla linea dritta del naso, dalla curva morbida della
bocca, dal collo, il pomo d'adamo che va su e giù quando
deglutisce...
Zayn
si impone di fermarsi e di tornare a concentrarsi sul disegno.
Vuole
vedere Niall, e lo vuole vedere tutto, persino le sue mani nascoste
sotto la nuca.
"Come
hai fatto a farlo?" domanda il biondo, voltando la testa verso di Zayn.
Quest'ultimo
fa spallucce, tracciando alcune ombre nell'angolo del foglio.
"Ho
usato una scala" spiega con tono disinteressato.
Non
gli sembra poi così afascinante, ma Niall ne sembra
completamente colpito.
Volta
il capo verso il soffitto, poi torna a guardare Zayn, che sembra
piuttosto concentrato.
Quando
alza la testa e si trova Niall a fissarlo si innervosisce.
"Non
guardarmi così, Niall. Rimettiti com'eri prima."
Il
biondo fa una mezza risata e si volta su un fianco, verso Zayn. "Ti
metto a disagio, vero Zayn?"
Il
moro deglutisce e punta gli occhi sul pavimento. "Non mi piace quando
la gente mi guarda disegnare," dice solo.
Il
tono che ha usato desiste Niall dal suo intento di infastidirlo e lo fa
rigirare sulla schiena.
Zayn
riprende il suo lavoro.
Passano
i secondi, i minuti, passa un'ora, ne passano due.
E
Zayn non a nemmeno terminato il viso.
Vuole
metterci il più possibile, vuole avere una scusa per
studiare Niall, per poterlo guardare.
Per
poter stare con lui.
Zayn
non ha mai avuto molti amici.
Ora
ha Liam, e sa che Liam ci tiene lui.
Zayn
sa che sarebbe il ragazzo perfetto di cui innamorarsi.
Liam
è dolce e comprensivo, e gli vuole bene.
E
anche Zayn gli vuole un gran bene, ma non è sicuro di amarlo.
Zayn
non sa neanche cosa sia l'amore, nessuno gliel'ha mai mostrato, ma
Niall gli ispira amore.
Tutto
in Niall gli suggerisce di conoscerlo meglio, ma sa che Niall ha paura
di lui, come qualsiasi altra persona.
Ha
visto come ha guardato i suoi disegni, e ha visto la sua espressione di
terrore quando ha notato il ritratto dell'altro cameriere, Harry,
mentre lo fissava.
Se
solo Niall sapesse quante volte Zayn ha provato a ritrarlo, senza
tuttavia riuscirci.
C'è
riuscito con Harry, c'è riuscito con il ragazzo dagli occhi
azzurri e i capelli castani che lo guarda sempre, con il barista
tutt'ossa e gli occhiali con la montatura nera, con la ragazza bionda
che serve ai tavoli insieme a Niall.
Ma
non c'è riuscito con il biondino.
I
suoi tratti continuano a sfuggirgli, come se fossero un liscio specchio
d'acqua sul quale qualcuno ha fatto rimbalzare dei sassi.
E'
questo che vede quando prova a ritrarlo, solo una grandissima
confusione.
Gli
serve avercelo davanti, per potersi ricordare i suoi lineamenti.
Immerso
nelle sue riflessioni, ci mette qualche secondo per accorgersi che
Niall ha abbandonato la sua postazione per avvicinarsi a lui.
Sbuffando,
si sdraia sulla pancia accanto a Zayn, facendo sfiorare le loro braccia.
Zayn
ha appena il tempo di pensare che a Niall dovrebbe dare fastidio il
contatto tra il suo braccio nudo e il maglione di lana che indossa in
quel momento il moro, quando il biondino si sporge per guardare il
disegno.
Zayn
si irrigidisce di colpo, mordendosi la lingua e aumentando la
presa sulla sua matita.
Niall
osserva attentamente il lavoro di Zayn e, sorridendo, mormora: "Mi
somiglia."
Zayn
sembra perplesso. "Bè, sì, dovrebbe essere quello
l'intento."
Il
sorriso di Niall si allarga e il biondino si volta verso l'artista,
cercando i suoi occhi.
Zayn
lo guarda, leggermente a disagio, sposta i gomiti in modo che le loro
braccia non si tocchino più e abbassa nuovamente la testa.
"E'
molto bello" aggiunge Niall, scostando la mano di Zayn, che in parte
copre il disegno.
Zayn
rabbrividisce.
Il
tocco di Niall è così delicato e allo stesso
tempo così rude che gli ricorda allo stesso tempo Liam per
la prima qualità e il proprio padre per la seconda.
Il
moro poggia lo sguardo sulla mano di Niall, sulle unghie piccole, quasi
da bambino.
Quelle
mani gli sembrano una contraddizione.
Sono
grandi, chiare e lattee come la pelle del ragazzo, eppure le
unghie sono così piccole.
"Anche
tu lo sei" sussurra a bassa voce, per poi mordersi la lingua da solo.
Non
avrebbe dovuto dirlo.
In
quel mese si è reso conto di alcune cose, e tra queste il
fatto che tutti gli facciano sempre i complimenti per il suo aspetto.
E
improvvisamente capisce che a Niall questo dà fastidio.
"Ma
certo" dice infatti il biondo, facendo leva su braccia e ginocchia per
alzarsi velocemente in piedi.
"Niall
io non..." inizia Zayn, scattando in piedi e raggiungendolo. Niall sta
già armeggiando con la porta.
"Scusa,
ma è tardissimo, e non ho avvisato Harry che non tornavo per
cena. Ci vediamo" mormora senza guardarlo negli occhi, poi esce
dall'appartamento e inizia a scendere le scale a rotta di collo.
"Niall
io... scusa" sussurra Zayn, più a sè stesso che a
qualcuno in particolare.
Sente
i passi di Niall fermarsi un momento, è questione solo di un
secondo, e Zayn per un secondo spera che torni indietro, ma poi lo
sente continuare per la sua strada. Sbatte la porta, imprecando e
riproverandosi da solo.
Torna
in casa e sferra un calcio contro il mobile della cucina, senza che il
dolore riesca completamente a distrarlo.
E'
talmente abituato a soffrire fisicamente che ormai non si rende
più conto di nulla.
Il
suo sguardo cade sul ritratto di Niall, e si obbliga a sopprimere
l'urlo che minaccia di uscire dalla sua bocca.
Lo
pesta violentemente, lasciando che vi compaiano decine di pieghe.
Non
gli somiglia nemmeno un po', anzi.
Non
sembra nemmeno lontanamente il ragazzo che fino a poco prima gli teneva
compagnia, no.
Non
è riuscito a coglierne il dolore nascosto sotto a quel velo
di menefreghismo e arroganza che copriva i cuoi occhi.
Non
è riuscito a coglierne la bellezza così rude e al
tempo stesso dannatamente equilibrata.
Zayn
si inginocchia per terra e raccoglie il foglio, lo studia, lisciando le
pieghe, e le lacrime iniziano a velargli gli occhi.
Non
ce la fa.
Non
riesce a ritrarlo.
Guarda
con rabbia quello stupido foglio e lo strappa, milioni di pezzi di
carta che gli scivolano tra le dita e si adagiano sul pavimento.
Li
lascia cadere tutti, uno ad uno, e poi chiude gli occhi.
Non
vuole piangere.
Non
ancora.
Si
passa una mano tra i capelli e prende un respiro, poi getta un'occhiata
all'orologio.
"Sto
impazzendo" mormora a sè stesso, scuotendo la testa. "Sto
diventando pazzo."
Si
avvicina al ripiano della cucina e si prepara la macchinetta del
caffè, e accende il gas.
Dopo
quello che è successo, Niall non verrà
più a farsi ritrarre, ne è sicuro.
Inizia
a rimproverarsi da solo.
Zayn
è abbasanza sensibile da aver capito che Niall ha bisogno di
tutto tranne che di un'altra persona che gli dica quanto è
bello.
Zayn
ha visto quanti amici ha Niall, e ha visto anche quanto sono falsi e
adulatori, e ha capito che per conquistarsi la sua fiducia non bastano
i complimenti o le adulazioni.
Si
butta sul letto e fissa il soffitto senza vederlo veramente, in attesa
che salga il caffè.
Deve
prepararsi ad un'altra notte, e pensa che i rimorsi lo possano aiutare
a rimanere sveglio.
Gli
sembra l'unica cosa positiva di tutta quella faccenda.
Niall
E'
domenica mattina e Niall sta ancora dormendo, quando Harry infila nello
stereo 21 di Adele.
Niall
sente le note strazianti e fa un verso disgustato.
"HARRY"
grida, riuscendo ad apparire comunque calmo.
Getta
un' occhiata alla sveglia e quando nota che le lancette sono ferme sul
nove e sul dodici sbuffa e seppellisce la testa sotto al proprio
cuscino.
"Harry,
amore mio. Io mi alzo tutte le mattine alle sei-" inzia con tono
stanco, ma Harry lo interrompe per precisare dalla cucina: "Sei e
mezza!"
Niall
alza gli occhi al cielo, nonostante in quel momento li abbia chiusi.
"Sei
e mezza," si corregge, stizzito, continuando ad urlare.
"Ebbene, cosa ti fa pensare che io voglia alzarmi alle nove di domenica
mattina, per di più con questo strazio come sottofondo?"
"Ehi!"
la voce di Harry è più vicina e Niall intuisce
che è sulla porta. "Come ti permetti di criticare
così mia moglie?"
Niall
sbuffa rumorosamente, il più rumorosamente che
può, a dire la verità, ma il suo fiato
è soffoscato dal cuscino.
"Harry, per l'ennesima volta, Adele non è tua moglie. E'
felicemente sposata ed ha un figlio."
"Niall,
per l'ennesima volta, ti ho già detto che quel figlio
è frutto della nostra relazione clandestina, ha preso tutto
dal suo bellissimo papà" replica il riccio, con tono
irritante.
"Oh
per Dio!" esclama Niall, scattando a sedere e gettando via le coperte.
"Non
ne posso più di questa storia, Harry. Te lo dico, se non ci
dai un taglio esco da questa casa e non ci entro più."
Harry gli dà le spalle per tornarsene in cucina, poi dice:
"Ah sì, e dove andrai ad abitare? Sotto un ponte?"
Niall sbuffa, scoraggiato. E' impossibile averla vinta con quel ragazzo.
A volte è talmente infantile e fastidioso.
Si nasconde di nuovo sotto il piumone, provando ad ignorare la
fastidiosa luce che filtra attraverso le tende.
Niall non crede che ci sia qualcosa di più orrbile del
svegliarsi presto la domenica mattina.
E' un ferreo sostenitore della cura del sonno lui.
Ossia: dormi quanto, come, dove, e quando vuoi.
Ci sono giorni in cui torna da lavoro e si mette a dormire senza
risvegliarsi fino all'indomani.
Niall sente Harry uscire di casa, il portone che sbatte violentemente.
A quel rumore, la pazienza di Niall termina e il biondo scatta in piedi.
Si alza, chiude le tende, barrica la porta e si infila sotto le
coperte, sperando di riuscire a riaddormentarsi.
Ovviamente non ci riesce.
***
E' lunedì mattina, e Niall freme impaziente, lo sguardo
puntato verso la porta.
Non ha fatto ancora colazione, nonostante siano ormai le nove e mezza,
perché l'unica cosa a cui riesce a pensare è che
Zayn non è ancora arrivato.
Sospira, mentre Harry gli ripete ancora una volta di mangiare qualcosa.
Niall lo ignora, il mangiare in quel momento è l'ultimo dei
suoi problemi, e dire che in genere lui mangia qualcosa ogni tre per
due.
Un'altra furtiva occhiata all'ingresso del bar, ovviamente invana.
Niall scuote la testa e si dice da solo che Zayn non verrà,
non quel giorno.
Non oggi.
Con uno scatto di rabbia getta lo strofinaccio sul bancone, la
frustrazione evidente nei suoi occhi e nelle sue mani tremanti.
Sente Harry affiancarlo e posargli una mano sulla schiena, sente il suo
sguardo vigile e preoccupato.
"Tutto okay, piccolo?" gli domanda con voce respondabile.
Niall non può far altro che annuire e gettare un'ulteriore
occhiata alla porta.
Smettila, tanto non
verrà.
Harry gli scompiglia i capelli e se ne torna al suo lavoro, un vassoio
in una mano e una serie di depliant nel'altra.
Niall lo segue con lo sguardo, poi, scoraggiato, riprende a lavare le
varie tazze e tazzine.
Generalmente preferisce servire ai tavolim, ma quel giorno non
è proprio in vena.
L'acqua tiepida gli scorre sulle mani, la ceramica liscia separata
dalla sua pelle soltanto grazie ad una spugnetta lilla intrisa nel
detersivo.
Non è una bella giornata, no. Non è per nulla una
bella giornata.
Fuori nevica, c'è freddo, buio, e Harry quella sera lo
lascerà da solo per uscire con i suoi amici.
E' così scoraggiato e depresso che quell'insieme di cose non
fanno che intristirlo ancora di più.
A Niall non piace l'inverno. E' così freddo e apatico, e gli
ricorda troppo se stesso.
Non gli piacciono le cose che gli ricordano se stesso. Per niente.
Harry
Harry sospira e serve ad una coppietta i loro espressi accompagnati da
brioche, poi torna al bancone per ricaricare la macchina del
caffè e prepararne altri.
E' così frustrante vedere coppiette dappertutto, sembrano
volergli ricordargli continuamente che Niall ormai non è
più suo.
Sospirando, si passa una mano sul viso. In fondo non è
così doloroso, una volta che ci fai l'abitudine.
Sta solo male a vedere Niall così triste per un ragazzo che
non lo merita.
Zayn non gli va proprio a genio, ecco. Non che sia facile che ad Harry
vada a genio qualcuno, ma Zayn proprio non lo tollera.
Lo innervosisce. Sa che è il motivo degli incubi di Niall.
E sa anche che Niall merita molto di più.
Getta un'occhiata stanca a Niall, fermandosi un momento per osservarlo.
Niall sorride a tutti i clienti, ma ogni tanto perde il controllo e
impreca, frustrato, gli occhi che corrono alla porta.
Dalla sua impazienza Harry comprende che il biondo non aspetta altro
che di vedere Zayn.
Con un respiro forzato manda giù il groppo che ha in gola e
impila le tazze e i piattini da lavare sul banco, affianco a Niall.
Fa di tutto per allontanarsi in fretta dall'amico e per tornare a
portare vassoi avanti indietro, stesso tragitto ma ordinazioni diverse.
Sta poggiando su un vassoio due caffè e una brioche quando
una voce squillante lo interrompe.
"Ciao Harry!" mormora Louis, poggiando le mani sul bancone.
Louis ha delle belle, bellissime mani.
Quelle di Niall sono diverse, le unghie corte e smangiucchiate, quelle
di Louis invece sembrano più delicate.
Harry distoglie velocemente lo sguardo per posarlo sul suo viso e
rivolgergli un debole sorriso.
"Ciao Lou" ricambia, mentre gli occhi azzurri del ragazzo lo studiano,
mettendolo a disagio.
"Tutto okay?" gli chiede, e Harry sente i suoi polmoni sgonfiarsi
perché no, non è tutto okay.
E' tutto uno schifo. Lui è ancora innamorato di Niall e
Niall invece ha perso la testa per Zayn.
Esce con Louis perché lo aiuta a distrarsi, a volte ci prova
anche con lui, ma Louis non lo segue mai.
Liquida le sue battutine e le sue avance, giustificandosi con cose del
tipo 'non sono un ragazzo da una botta e via'.
Harry pensa distrattamente che si sono visti ormai parecchie
volte, circa una decina, e una di queste a casa sua.
Louis invece non ha mai invitato Harry a casa sua.
Respinge quei pensieri e "Sì, tu?" risponde stancamente.
In quel momento ha voglia di parlare con tutti tranne che con lui, i
continui rifiuti da parte del più grande a volte gli danno
un po' sui nervi.
Il riccio non è abituato a essere respinto e, al contrario
di Louis, è un tipo da una botta e via.
"Sai" inizia tentennante Louis, le mani che si contorcono mentre Harry
le fissa.
Louis se ne accorge e se le infila in tasca, con un piccolo colpo di
tosse imbarazzato.
In quelle poche volte che si sono visti, Harry ha capito che Louis
è uno di quei tipi che arrossiscono facilemente e che si
imbarazzano per nulla.
Niall invece non lo è mai stato, nè timido
nè in imbarazzo.
"Io..." continua Louis, fissando il legno del bancone. "Io mi chiedevo
se oggi pomeriggio ti andasse di fare un giro con me, ecco."
Le labbra di Harry s'incurvano in un sorriso e le sue mani interrompono
ciò che sta facendo per congiungersi e posarsi sul bancone.
Con un'espressione incuriosita e provocante, guarda Louis, che balbetta
un paio di parole, per poi zittirsi.
Harry si sporge in avanti e lo guarda dritto negli occhi, divertito.
"Sembri una femminuccia, Tomlinson."
Louis sembra sinceramente offeso per quel commento, perché
si volta e gli dà le spalle.
Con un movimento fulmineo Harry gli afferra la manica della giacca e lo
attira a sè, per quanto gli possa permettere il bancone che
li divide.
"Dove vai?" gli chiede, la voce forse un po' troppo alta.
Louis guarda la sua mano sul proprio braccio e solleva le sopracciglia,
poi guarda Harry, schiarendosi la voce.
Sembra volergli dire di lasciarlo andare, e ciò incoraggia
Harry a stringere la presa.
Il più basso prende un respiro e si sforza di ignorare la
mano di Harry, per poi dire: "Mi sembrava di aver capito che non ti era
gradit-"
Harry lo interrompe con una sonora risata e sposta la mano dal braccio
del ragazzo ai suoi capelli.
I brividi si ricorrrono sulla pelle di Louis e Harry sorride
compiaciuto, consapevole dell'effetto che gli fa.
"Quindi cosa vorresti fare oggi pomeriggio?" gli chiede, ignorando per
l'ennesima volta le urla isteriche di Lisa.
Louis sembra preso in contropiede da quella domanda, perché
guarda Harry con la bocca socchiusa.
"Ehm, io... magari potremmo andare a prendere un gelato?" bisbiglia, la
voce incerta.
Harry pensa che sia patetico. I tipi come Louis lo divertono e lo
distraggono, ma non fino al punto in cui ci riesce Niall.
Così "Louis, è dicembre. Non verrò a
prendere un gelato con questo freddo" ribatte, sforzando di mettere un
po' di disgusto nella sua voce.
Louis sembra deluso, la sua espressione si fa risoluta e arrabbiata.
Harry non riesce a guardarlo negli occhi.
Non riesce a capire quello che prova per lui. Da una parte vorrebbe
conoscerlo meglio, dall'altra vorrebbe allontanarlo.
L'ultima volta che si è inamorato di qualcuno è
andata a finire come è andata a finire, ossia con un Niall
depresso e un Harry con il cuore spezzato.
E il riccio non è sicuro di voler provare a innamorarsi di
Louis, non se poi dovrà soffrire di nuovo.
Harry ha una gran paura del dolore, al contrario di Niall.
Niall sembra lo faccia apposta a farsi del male, a isolarsi e a non
amare nessuno.
"Sembri una donna mestruata" sta sbottando Louis, la voce
più alta di un'ottava.
Harry crede che nessuno gli abbia mai detto qualcosa del genere, e
spalanca la bocca, mentre una giovane donna cerca di attirare la sua
attenzione per ordinare qualcosa.
Lui la ignora prontamente e sbatte lo strofinaccio che tiene in mano
sul bancone.
Louis non sobbalza nemmeno, come se si aspettasse uno scatto simile.
La voce di Harry è carica di disprezzo e rabbia quando dice
"Ah, io sarei la donna mestruata?"
"Ma se sei tu che quando ci provo con te - perché
sì, ci provo con te, nel caso tu non l'avessi notato - fai
il prezioso come una quindicinne!"
Sbraita il riccio, mentre la donna lì vicino rotea gli occhi
e sbuffa spazientita.
L'espressione di Louis non potrebbe essere più indignata
quando si appoggia al bancone e avvicina il viso a quello di Harry, la
timidezza svanita in un solo colpo.
"Io non faccio il prezioso!" replicò Louis, nei suoi occhi
azzurri sembravano aredere fiamme incandescenti.
"Forse, se tu ti concentrassi un po' meno su te stesso e un po'
più sugli altri capiresti che ci tengo abbastanza a te da
non volere una semplice storiella!"
Harry spalanca la bocca, poi, rendendosi conto di come dev'essere la
sua espressione, la richiude e si passa una mano sulle labbra.
Fa per dire qualcosa, ma l'espressione furiosa di Louis gli fa morire
le parole sulla bocca.
Sente distrattamente la donna affianco a Louis schiarirsi la voce, e
sia lui che il ragazzo si voltano verso la donna, il primo sconvolto e
il secondo con uno sguardo truce.
Harry torna a guardare Louis. "Io... tu... non muoverti" conclude
infine, per poi rivolgersi alla donna.
Le prepara velocemente un espresso, mentre quella getta occhiate
curiose e irritate prima al riccio e poi a Louis.
Harry la liquida velocemente dicendole di pagare alla casse e sposta la
sua attenzione su di Louis.
"Bè io... io non so che dirti... se non vuoi 'una semplice
storiella' tu... oh!" borbotta, rendendosi conto di quanto sia
insensato ciò che ha appena detto.
Louis ride freddamente e lo guarda negli occhi. "E poi sarei io la
femminuccia, eh?"
Harry scuote la testa e si morde il labbro, passandosi una mano sul
viso. "Beh io... io non sono il tipo da storia alla sole cuore e amore."
Sole cuore amore? Ha detto davvero sole cuore amore?
"Sole cuore amore?" ripete infatti Louis, un ghigno dipinto sul volto.
Harry fa un gesto di noncuranza con la mano, cercando di sminuire
quella frase. "Sì, dai, hai capito."
Qualcosa gli dice che in verità Louis non ha capito proprio
un bel niente, ma si sforza di non pensarci.
Harry non è abituato a non avere una risposta pronta, e
questa cosa lo infastidisce.
Dall'altra parte del bancone, Louis sembra combattuto. "Bene, perfetto.
Allora se non sei un tipo da storiella 'sole cuore amore', sparisci
dalla mia vita, Styles."
Harry non può trattenersi dal scoppiare a ridere. "Fino a
prova contraria, sei tu che continui a presentarti qui" sibila,
schernendolo.
"Io..." inizia Louis, forse leggermente interdetto. Poi serra le labbra
e alza gli occhi su di Harry.
"Bene, allora sai cosa facciamo? Me ne vado, ah?" abbaia Louis,
sbattendo una mano sul bancone.
E, dette quelle parole, dà le spalle al riccio e esce
frettolosamente dal locale.
Harry lo fissa, la bocca spalancata, mentre apre con violenza la porta
del bar e urta il ragazzo che Niall sta spettando, Zayn.
Il moro inciampa e cade per terra, attirando l'attenzione di Niall.
Gli occhi del biondo brillano quando capiscono che il ragazzo appena
rovianto a terra è il suo Zayn.
E Harry si sente morire, perché vorrebbe che Niall guardasse
lui così.
E anche perché Louis se ne sta andando.
-
Hey.
Capitolo un po' lungo, eh?
Solo che era da un po' che non postavo, perciò ho deciso di
allungare, il pov harry non doveva esserci, lol.
Mi scuso per errori, ma sono dal portatile e non ho word che mi
sottolinea le parole sbagliate, sigh :(
Dunque, ringrazio voi magnifiche anime che avete messo la storia tra
preferite/ricordate/seguite, e alle ragazze che recensiscono.
Siete splendide deavvero.
E, ohj, ho visto il film di shadowhunters, è bellissimo,
jamie è bellissimo, e sì dai...
Il finale è completamente inventato, la coppa mortale l'ha
clary e non valentine, simon non diventa topo, la moto non vola.
Ci sono rimasta un po' male per la trama, perché non
è stata molto rispettata.
Però in generale è un bel film.
Un'altra cosa, ho scritto una os larry e vorrei che qualcuno mi desse
un parere, basta che andiate sulla mia pagina.
E poi, ho una os ziall ambientata nel medioevo, devo ancora finirla e,
boh, qualcuno la leggerebbe?
Detto questo, ringraziate il mio pellicciaio e dan, e un po' i 30stm
per avermi aiutato a scrivere il pov di haz.
Anyway, scappo.
E, oh, ieri lee ha fatto vent'anni :)
Ancora non ci credo, davvero. Che bello, sono così felice.
Cioè, per lui dev'essere importante aver raggiunto i
vent'anni.
Niente, lo amo, non si può spiegare a parole.
Detto questo,vi lascio, un bacio.
Ah, su twitter sono @zayniesvoice
Ciao ciao :) xx
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Capitolo 7 *** Wabble ***
Capitolo
7
When you’re happy from a dream
Is
it hard to work out what’s real
Is
the real over there
More
vivid than here ever feels
We
could love, we could love you
If
you need somebody
to love you
While
you’re looking for somebody to love.
-
Love illumination, Franz Ferdinand.
Niall
Zayn
è appena entrato nel bar.
E'
appena entrato.
Niall
strabuzza gli occhi e volge gli occhi verso l'orologio a parete alla
sua destra.
Le
dieci.
Sono
le dieci di mattina, il che significa due ore di ritardo.
Niall
prova ad intercettare lo sguardo di Zayn, ma quest'ultimo si siede
stancamente al solito tavolo e gli volge le spalle.
Il
biondo sospira e con impazienza inizia a prepare il caffè
nero per Zayn, le mani che quasi tremano.
Non
sa precisamente perché Zayn lo riduca in quello stato
pietoso di dipendenza, quasi come se fosse la sua droga.
La
sua iniezione giornaliera di felicità. Di vita.
Mentre
la macchinetta svolge il suo lavoro, Niall serve ad una ragazza
altissima un frappuccino, poi si volta verso Harry.
Da
come Louis è uscito dal locale, urtando malamente Zayn, ha
intuito che hanno litigato.
E
l'espressione di Harry sembra confermare il tutto: le labbra sono
curvate verso il basso, il che è piuttosto insolito per il
riccio.
La
lucina della macchina per il caffè lampeggia e Niall afferra
la tazza con un movimento veloce.
Quasi
vola per raggiungere il tavolo di Zayn, il quale in quel momento
è al telefono.
Niall
si rende improvvisamente conto di non averlo mai visto al cellulare,
nemmeno una volta.
Con
un'espressione confusa, si avvicina ancora di più al moro e
poggia la tazza di caffè sul tavolo, affianco al pacchetto
di Marlboro.
Zayn
non alza nemmeno gli occhi per guardarlo, continua ad annuire e a dire
'mh-mh' con una voce atona e annoitata.
"Sì,
ti sto ascoltando, Lee" sbotta, alzando finalmente il capo e
incrociando gli occhi di Niall.
Questo
si affretta ad allontanarsi dal tavolo e a raggiungere il sicuro
bancone, dietro al quale si nasconde, leggermente sollevato.
Da
lì si concede di gettare una veloce occhiata a verso il
tavolo 8, e scopre che Zayn ha chiuso la ciamata e sta bevendo il suo
caffè, seduto scomposto.
Niall si volta con un profondo sospiro e si concentra sul proprio
lavoro.
Non può lasciarsi prendere così da uno stupido
ragazzo, non può.
Lui è Niall Horan, il ragazzo che conquista il cuore di
tutti ma che non ha nel cuore nessuno.
Non può davvero arrivare ad una tale dipendenza per Zayn.
Dovrebbe essere proibito.
Ci dovrebbe essere un tasto sul cuore di ogni persona, per poterlo
premere prima di innamorarsi di qualcuno che non ricambierà
mai.
Qualcosa che ti dica 'Ehi! Se spingi questo pulsante lui
uscirà dalla tua testa e tu eviterai di stare male!'.
Sì, ecco cosa ci vuole: un modo per decidere di chi
innamorarsi.
Se potesse, Niall sceglierebbe certamente Harry.
Senza dubbio, Harry è il ragazzo che fa al caso suo.
E' solare, lo fa ridere, è dolce, e, quando vuole,
estremamente gentile.
E Niall è tutto il contrario, ma comunque sceglierebbe
Harry, se solo non sapesse di non poterlo amare.
E' doloroso per Niall sapere che il riccio lo ama con tutto se stesso
mentre lui non può ricambiare.
Non può ricambiare perché lui non è
fatto per innamorarsi, ma solo per essere amato.
Il suo cuore non è stato programmato per dare amore, ma
soltanto per riceverne.
Le mani di Niall armeggiano con le tazzine di ceramica, le sistemano in
ordine di grandezza in diversi scaffali, per poi riprenderle non appena
un cliente arriva.
Passano i secondi, i minuti, un'ora, e il ragazzo continua a lavorare,
gli occhi che talvolta corrono verso Zayn, come se non potessero farne
a meno.
Alla fine, quando sono ormai le unidici e quaranta, Niall decide di
avvicinarsi al tavolo di Zayn per chiedergli se può portare
via la tazza.
Lo raggiunge, gli occhi che si sforzano di non guardarlo, e gli parla
con voce tremante.
"Zayn, ehm... posso... posso prendere la tazza?" balbetta agitato.
Quando il moro alza il capo per sorridergli, l'agitazione di Niall non
può che crescere, accumulandosi in lui progressivamente.
Gli occhi di Zayn si soffermano su Niall, lo scrutano, gli corrono
addosso, soffermandosi sulla maglietta e le sue labbra si curvano
ancora di più.
"Ti sei messo la mia maglia" osserva, senza rispondere alla domanda.
Niall arrossisce, perdendo l'ultimo briciolo di sciurezza che ha.
Di solito, Niall è un ragazzo piuttosto schietto, non
timido, e per di più non si imbarazza con poco, ma Zayn
sembra sconvolgere completamente il suo essere.
Quando Niall lo vede, gli sembra di morire ogni volta.
Sente che gli manca la voce e le guance gli vanno a fuoco, sente i
brividi lungo la schiena.
E non ha mai pensato che ci si potesse sentire così
davvero, ha sempre creduto che fossero soltanto stupidi paradossi, ma
ora non ne è più così sicuro.
Ora che Zayn è di fronte a lui e gli sorride in quel modo
assolutamente perfetto, non è più sicuro di
niente.
Buffo come ogni sua teroia, idea, convinzione, si sia miseramente
sbriciolata una volta conosciuto Zayn.
Buffo come si sia ritrovato a non dormire la notte per pensare a lui.
O come sia diventato così dipendente da lui, dopo poco
più di un mese.
"E tu la mia" mormora finalmente, dopo aver adagiato lo sguardo sui
vestiti del moro.
La maglietta di Niall, quella azzurra - tra l'altro una delle sue
preferite - si intravede appena sotto la felpa scura.
Zayn sorride e abbassa leggermente la testa, posando gli occhi sulle
proprie mani. "Sì beh io... lascia stare."
Il biondo ridacchia e si appoggia al tavolo, sporgendosi leggermente in
avanti.
Non sa da dove gli esca tutta quell'audacia, ma chiede: "Quando ci
rivediamo per finire il disegno?"
E, non appena l'ha detto, se ne pente.
Gli basta vedere come il sorriso di Zayn si spegne all'improvviso, e
come la sua espressione diventa fredda e distante.
I suoi occhi corrono verso il tavolo e si fermano a fissare il ripiano
liscio coperto dalla carta ruvida.
"Niall io non... ho strappato quel disegno" borbotta infine, la voce
che sembra quasi combattuta.
Niall sente un nodo alla gola, quasi come se non riuscisse a mandare
giù la saliva, e le parole gli muoiono in bocca.
Così tira indietro una sedia e vi si lascia cadere sopra,
poi appoggia le mani sul tavolo, vicine a quelle di Zayn.
Troppo vicine a quelle di Zayn, tanto che il moro le tira indietro di
scatto.
Niall cerca di non dare troppo peso a quel gesto e decide di essere
coraggioso per una volta, prendendo in mano le redini di quella debole
conversazione.
"Ah. Beh, puoi sempre rifarlo" gli suggerisce, e forse lo fa non
perché ci tiene alla sua carriera da artista, ma
perché vuole passare del tempo con lui.
Zayn non sembra per nulla d'accordo, perché scuote la testa.
"L'ho strappato."
Il biondo davvero non capisce dove sia il problema, insomma,
è un disegno, no?
Se ne può sempre rifare un altro.
Prende un sospiro e lo dice al moro, il quale gira la testa di scatto e
lo fissa con gli occhi penetranti.
"Non capisci, Niall" bisbiglia solo, mentre il biondo appoggia
svogliatamente i gomiti sul tavolo.
I suoi occhi azzurri stanno scrutando Zayn, indifferenti e interessati
allo stesso tempo, quando dice: "Cosa c'è da capire?"
Il moro sospira sconfortato e cerca di dire qualcosa, per poi
interrompersi a metà frase.
Si alza di scatto, l'espressione scocciata, e gli dà le
spalle.
Niall lo guarda leggermente perplesso, poi, ignorando tutto, persino la
voce di Harry che lo richiama, segue Zayn fuori dal locale.
I fiocchi di neve si adagiano leggermente sulle sue spalle e sui
capelli chiari, mentre avanze e cerca di raggiungere il moro.
"Zayn!" esclama, aumentando il passo.
Alcune persone di girano verso di lui, probabilmente per la voce troppo
alta, ma lui le ignora, concentrandosi solo su Zayn, che sembra deciso
a non voltarsi.
"Zayn, aspettami!" grida di nuovo, soltanto per essere ignorato una
seconda volta.
Dopo qualche metro riesce finalmente a raggiungerlo, strattonandolo per
la manica del giubbotto e facendolo girare verso di lui.
Zayn gli rifila un'occhiata tutt'altro che amichevole, eppure Niall si
sente le ginocchia cedere lo stesso, come se gli stesse sorridendo.
"Che c'è?" sbotta il moro.
Niall socchiude la bocca per la sorpresa e poi "Niente, è
solo che sei andato via così e..."
La sua voce si affievolisce gradualmente quando si accorge che lo
sguardo del moro è posato sulle loro mani, intrecciate.
Lascia la presa e ritira la mano, imbarazzato, per poi riprendere a
parlare, la voce leggermente più insicura.
"Volevo solo sapere cosa ti fosse preso" conclude, abbassando la testa
e fissandosi le scarpe.
Quel gesto pare intenerire Zayn, perché quando parla la sua
voce è dolce. "Niente Niall, va tutto bene."
Lo sguardo di Niall è dubbioso, e il ragazzo si
ritrova a pensare a quanto Zayn sia strano e singolare.
E' più che ovvio che nella sua vita vada tutto tranne che
bene. Fin troppo ovvio.
"Allora?" chiede il biondo, con l'unico scopo di rompere
quell'imbarazzante silenzio e di riuscire ad uscir vivo da quella
conversazione.
Zayn lo guarda perplesso. "Allora cosa?"
Niall non vuole sembrare petulante o altro, ma il disegno è
l'unica scusa che ha per poter stare più vicino a Zayn, e
non vuole che il moro si allontani da lui.
"Allora quando devo venire per il ritratto?" replica incerto, evitando
lo sguardo dell'artista e soffermandosi ad osservare i passanti.
Sembrano così indaffarati, presi dalla fretta, dalla
frenesia, i passi svelti, i secondi contati.
Mai un minuto libero, mai un momento di vuoto.
La loro vita sembra così piena in confronto a quella di
Niall, che pare solamente un guscio freddo e vuoto, incavato.
La risata di Zayn interrompe i suoi tristi pensieri.
Il moro sta scuotendo la testa divertito quando Niall torna a
guardarlo, incuriosito.
"Non ci sarà nessun ritratto, Niall" mormora quello, il
sorriso ancora disteso sulle labbra.
Niall s'infila le mani in tasca e lo guarda attentamente. "Ah, no?"
Zayn conferma con il capo, più che convinto, poi intercetta
il suo sguardo e sorride leggermente.
"Posso sapere almeno il perché?" la voce di Niall appare un
tantino dispiaciuta, un dolore quasi impalpabile filtra attraverso le
sue parole.
Niall sente la neve accumularsi sui suoi capelli e ci passa una mano in
mezzo per scrollarla via, mentre Zayn si tira su il cappuccio e ignora
la domanda.
Il biondo sospira sconfortato e "Vabbè, allora ci vediamo in
giro" mormora, per poi voltarsi e avviarsi verso il bar.
"Niall" lo richiama ad un certo punto la voce di Zayn.
Il ragazzo si gira e lo guarda negli occhi, occhi così scuri
che talvolta gli paiono neri. "Sì?"
Zayn abbassa lo sguardo e fa scrocchiare le nocche delle mani, come se
fosse improvvisamente teso o nervoso per qualcosa.
"Non è colpa tua, sono io che non riesco a ritrarti come sei
veramente" mormora infine, così piano che Niall pensa di
averlo soltanto immaginato.
Il biondo fa qualche passo in avanti e sorride debolmente, anche se
sotto sotto è un po' intimorito.
"E come sono veramente?" gli domanda, inclinando la testa e osservando
il ragazzo con attenzione.
L'altro non sembra aver nemmeno il bisogno di pensarci,
perché risponde di getto: "Triste."
Niall resta un momento in silenzio, e osserva l'espressione imbarazzata
di Zayn con triste felicità.
"E solo. Vuoto. Freddo, forse" aggiunge il moro, ormai incapace di
trattenersi e lasciando che le parole gli fuggano dalla tana sicura che
è la sua gola.
Il biondo annuisce, poi "Tu invece sei strano"dice, e Zayn scoppia a
ridere.
"Dovrei offendermi?" chiede divertito.
Niall sembra pensarci un momento, poi "No, sei strano nel senso buono"
mormora, ma è quasi certo che Zayn non l'abbia sentito.
Così, alzando la voce, gli dice: "Anzi, non sei strano, sei
solo Zayn."
Il ragazzo sembra trovare divertente quell'ultima frase
perché sorride e dedica a Niall uno sguardo indecifrabile.
Gli occhi di Zayn sono troppo.
Troppo neri, troppo profondi, troppo veri.
Niall non è certo di poter reggere una cosa del genere.
Neanche gli occhi di Harry lo fanno sentire così.
Zayn è troppo.
Niall lo osserva: gli occhi del moro vagano tra la strada ed il
marciapiede, le mani sono infilate in tasca e tra le labbra
c'è la sigaretta che ha appena acceso.
"Hai ancora voglia di fare quel ritratto?" salta sù ad un
certo punto, e Niall lo guarda sconcertato.
"Certo."
Louis
Harry Styles.
Ovunque si giri, Louis vede Harry Styles.
I suoi capelli, i suoi occhi, le sue fossette, le camicie improponibili
e i suoi stivaletti marroni.
Non è possibile essere così ossessionati da
qualcuno, non è possibile.
Non fino a quei livelli.
Sospira ed entra nel supermercato per prendersi qualcosa da mangiare,
anche se ha lo stomaco piuttosto chiuso.
Harry lo segue dappertutto, il pensiero di Harry, la voce di Harry, gli
occhi di Harry.
Louis ha un fantasma di Harry che lo pedina costantemente, che non lo
lascia libero un momento.
Gli sembra una cosa da film, il fatto di essere inseguito da un
fantasma.
Gli fa pensare ad un cartone animato che corre per le strade della
città inseguito da un'ombra nera, con una colonna sonora
inquietante.
Magari "The ghost of thousand little lies" nel momento in cui parte il
pezzo movimentato.
Si immagina un Louis cartone che corre e si guarda alle spalle,
frettoloso, i piedi che quasi non toccano terra tanto è la
fretta di allontanarsi da Harry.
Tanta è la fretta di scappare, di non soffrire di nuovo.
Louis è un ragazzo forte, ma è fragile.
E' un ragazzo che non si fa mettere i piedi in testa, ma è
insicuro.
E' un ragazzo combattuto, incoerente e lunatico, un momento prima pensa
una cosa e un momento dopo ne pensa tutt'altra.
E' acido, scorbutico e scontroso, ma soltanto con chi non gli va a
genio.
E vorrebbe tanto che Harry non gli andasse a genio, ma purtroppo non
può fare a meno di pensare a lui.
Lui non è abbastanza bello per Harry.
Non è abbastanza Niall.
Non è abbastanza alto, non è abbastanza biondo,
non ha gli occhi abbastanza azzurri.
Afferra i cereali special k original e li mette nel cestello a rotelle
che si trascina dietro, mentre si inoltra tra gli scaffali senza vedere
realmente ciò che lo circonda.
Louis sa cosa significa amare senza essere corrisposti.
Ha sprecato gli anni migliori della sua vita con un amore non
corrisposto, specialmente perché il ragazzo in questione era
eterosessuale e non avrebbe mai potuto amarlo, a prescindere.
Ma Louis ovviamente non ha mai pensato che il ragazzo non lo
amasse perché interessato all'altro sesso, si è
solo concentrato sui propri difetti, le proprie debolezze.
Sul suo fisico poco scolpito, sul viso troppo femminile, sul suo look
troppo curato.
Ed è cambiato tanto, troppo.
I pantaloni attillati sono diventati jeans larghi, le bretelle sono
scomparse, i colori accesi sono diventati cupi.
Il sorriso si è spento, gli occhi sono morti, le labbra sono
diventate fredde.
Tutto per ciò che la gente chiama "amore".
"Amore" è ciò che dovrebbe farti stare bene,
ciò che dovrebbe aiutarti ad andare avanti.
Invece a Louis sembra solo che l'amore lo trascini indietro, che lo
avvolga nel suo manto nero e che lo rapisca, portandolo nelle viscere
della terra.
E Louis Tomlinson non vuole amare, perché amare per lui
significa soffrire.
Affezionarsi ad Harry Styles significa soffrire.
Soffrire significa morire.
Tutti parlano sempre di quanto sia bello vedere la persona che sia ama
felice, di come sia bello farla ridere, di come sia bello parlare con
lei, scherzare con lei.
Tutti parlano sempre di quanto sia bello avere qualcuno al
proprio fianco, qualcuno di speciale, qualcuno che ci vuole bene.
Qualcuno che ci ama almeno la metà di quanto noi amiamo lui.
La verità è che nessuno parla di come sia
difficile vedere la persona che si ama con qualcun altro, di come sia
distruttivo vedere che a farla ridere è qualcun altro, di
come sia avvilente vederla parlare con qualcuno che non siamo noi, di
quanto sia doloroso non poter scherzare con lei.
Nessuno parla di quanto sia lacerante non avere al proprio fianco la
persona che più si desidera al mondo, la persona che per noi
è speciale e a cui vogliamo bene.
E' tutto ciò è molto frustrante per Louis, il
povero e innocente Louis, ferito, calpestato, maltrattato e deriso, ma
nonostante questo ancora in piedi, barcollante.
Barcollante.
E' questa la parola giusta per descriverlo.
Barcollante.
Un momento c'è, il momento dopo non c'è
più.
Un giorno è qui, il giorno dopo è là.
Nessun posto preciso, nessuna certezza, nessuna casa.
Non un punto fisso, nè una persona da cui ritornare.
Niente di niente.
Solo un grande vuoto.
-
SCUSATE.
Mi dispiace davvero tanto per l'estremo ritardo, non aggiorno questa
storia da un secolo e scelgo di mettere il nuovo capitolo alle 5:04 del
mattino.
Vado convinta insomma.
Niente, nelle recensioni mi avevate chiesto un pov louis, ed eccolo
qui, anche se molto depresso.
Non ho avuto l'ispirazione per giorni e ovviamente mi viene adesso.
Tra l'altro il pov lou è piuttosto depresso, scusatemi.
Gli ziall, per ora loro preocedono bene.
Ripreto, per ora, lol.
E niente, ringraziate asaf che mi ha dato l'ispirazione per il pov
louis.
Avevo già scritto tutto quello su niall, ma per louis
porprio non mi usciva niente, e, siccome il capitolo mi sembrava troppo
corto, sono riuscita a pubblicare solo dopo una giusta dose di maybe
you are e di the ghost of thousand little lies, che vi consiglio da
ascoltare.
Grazie a chi ha messo la storia tre preferite/ricordate/seguite (siete
tante, aw) e a chi mi ha inserito tra le autrici preferite (scherzate,
vero?)
Grazie a tutte le lettrici silenziose, mi fa piacere sapere che ci
siete, sapete che per me non ha importanza il numero di recensioni, mi
basta che ci siate.
Ringrazio in particolare Mrs_Larry, andre_nialler e Sogni d Horan che
mi lasciano sempre un mucchio di recensioni.
(spero di aver scritto bene tutti i nomi, se ho sbagliato scusatemi,
sigh).
Povere, credo si rompano un po' a recensire sempre ahahha.
Un grazie particolare a Sunrise Efp che mi sostiene sempre, non solo in
questa storia ma anche in tutte le altre (passate dalla sua
pagina,scrive da dio).
Stasera mi sento in vena di ringraziamenti, ahaha.
Bene, meglio vada.
Se doveste trovare errori di battitura (ce
ne saranno 23489605) non
esitate a segnalarmeli, scrivo dal portatile e non ho word he mi
eidenzia le parole sbagliate (un dramma, in pratica).
Oh, oggi i paramore erano in concerto a bologna, nello stand vicino a
dove io faccio volontariato servendo ai tavoli.
Nono sono riuscita a vederli, purtroppo, però è
stato emozionante, era tutto molto alla mano, non come con i oned che
non sapevi dove cristo fossero.
Bene, vi lascio, tra l'altro senza gif perché non mi va di
incasinarmi in questo momento.
Un bacio :) xx
|
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Capitolo 8 *** Portrait and guitar. ***
Capitolo
8
Is
in your arms
When
the world gives heavy burdens
I
can bear a thousand tons
On
youe shoulder
I
can reach an endless sky
Feels
like paradise.
-
Uncover, Zara Larsson.
Niall
Niall
segue Zayn, che cammina speditamente pochi metri davanti a lui.
Affretta il passo per raggiungerlo e, quando lo affianca, inizia a
parlare del più o del meno.
Sa che non dovrebbe farlo, ma non può davvero farne a meno,
è più forte di lui.
E' un vizio che ha da quando è piccolo, e non può
semplicemente liberarsene grattandolo via come si gratta
via la vernice usurata.
Non è un'abitudine superficiale, è un'abitudine
profonda e radicata, legata ad ogni fibra del suo essere.
Ed è così, Niall quando è nervoso non
può davvero fare a meno di parlare, parlare, parlare.
Zayn si arrischia a gettargli un'occhiata divertita e Niall, sentendosi
addosso lo sguardo del moro, arrossisce violentemente e tace.
Ci mettono pochi minuti per raggiungere la casa barcollante di Zayn,
l'aria pungente e fredda che si infila sotto i vestiti e piccoli
fiocchi di neve che cadono leggiadri.
Il moro tira fuori le chiavi e si sfila i guanti per riuscire a
impugnarle meglio.
Niall lo osserva, con le labbra che tremano e i denti che sbattono per
il freddo, poiché non si è portato dietro il
cappotto.
Harry lo ammazzerà per essersene andato così, ma
sa anche che in questo momento sta facendo di tutto per coprirlo e per
non farlo licenziare.
Salgono le scale sbattendo i piedi sul tappetino posto davanti alla
porta dell'appartamento di Zayn, e piccoli ammassi di neve si
accumulano sul pianerottolo.
Niall non fa in tempo a guardarli che quelli già iniziano a
sciogliersi e a formare piccole pozzanghere sul pavimento.
Buffo come la neve sia così istantanea, o come velocemente
ritorni alla sua forma originaria.
Niall vorrebbe essere altrattanto istantaneo, vorrebbe tornare ad
essere il Niall che era da bambino, quello che riusciva ad amare e a
volere bene sul serio.
Vorrebbe tornare alla sua forma originaria, veloce come è
veloce la neve.
Istantaneo come è istantanea la neve.
Bianco come è bianca la neve.
Sporcata, ingrigita e annerita dalle persone e dalle macchine.
Contaminata e inquinata.
Come è contaminato e inquinato lui.
Si lascia cadere sul divano ad angolo di Zayn e accende distrattamente
la televisione, cercando qualcosa di interessante da guardare.
Non sa perché si sia già preso tutta quella
libertà, ma a Zayn non sembra dare troppo fastidio,
così si lascia andare, sedendosi scompostamente.
Ogni tanto lascia che i suoi occhi corrano verso il moro,
inconsapevole, il quale si sta preparando del caffè.
Le occhiaie che quel giorno gli bordano gli occhi sono spaventose, e
Niall sente l'impulso di alzarsi, raggiungerlo, baciargli entrambe le
mezzelune scure e abbracciarlo.
E chiedergli cos'ha che non va, cosa gli impedisce di dormire.
Vorrebbe solo passargli le mani tra i capelli, guardarlo negli occhi e
dirgli che va tutto bene.
E convincerlo a smettere di bere tutto quel caffè,
convincerlo a mangiare qualcosa, convincerlo a lasciarsi andare.
Perché è questo che è Zayn per Niall,
un fuoco scoppiettante che brucia e arde e soffre a non uscire dal
camino, costretto nei suoi confini.
E questo camino lo costringe, gli vieta di espandersi, gli vieta di
muoversi oltre una linea netta e scura, c'è qualcosa che non
può, non deve oltrapassare.
Come un barriera, oltra la quale non può mettere le mani,
c'è qualcosa che lo costringe a rimanere compatto e unito.
Non come Harry, così facilmente scomponibile,
così apribile.
Con Harry è stato facile, Harry è aperto.
Zayn invece è chiuso.
Il moro si lascia cadere a peso morto accanto a lui e gli sorride,
mentre l'odore forte del caffè invade gradualmente le narici
di Niall.
"Niall" inizia Zayn. Tiene tra le mani la tazza bollente, dalla quale
esce un rivolo di fumo che si disperde lievemente nell'aria.
"Dimmi" replica il biondo, privando la televisione della sua attenzione
e guardando Zayn negli occhi.
Quest'ultimo incorocia le gambe e inizia a giocherellare con il manico
della tazza, lo sguardo fermo sul televisore.
"Io faccio solo disegni in bianco e nero" spiattella all'improvviso, le
labbra stratte tra i denti.
Niall solleva un sopracciglio perplesso e si volta verso di lui.
"Quindi?" domanda, senza capire il vero significato di quella sua
uscita.
Un sospiro sconfitto esce dalla bocca di Zayn, che sta ancora fissando
la televisone. "E' una cosa strana?"
Il biondo resta in silenzio un momento, in parte perché Zayn
lo lascia sempre senza parole, in parte perché è
troppo preso dalle sue dita che si contorcono nervose attorno alla
tazza.
"No" dice infine, soppesando attentamente ciascuna parola come se fosse
oro. "Non credo. Insomma, ogni artista ha la sua tecnica, no? Se la tua
tecnica è quella del bianco e nero, perché
dovrebbe essere strana?"
Zayn non lo guarda, ma scrolla le spalle, leggermente a disagio. "Non
lo so. Tutti dicono così."
Prima di rispondere, Niall ascolta per qualche istante il sottofondo
rassicurante della televisione, che sembra aver conquistato tutta
l'attenzione del moro.
Il biondo si rigira tra le mani il telecomando e osserva con attenzione
il profilo di Zayn.
"Io ho un debole per i disegni i bianco e nero" mormora all'improvviso,
nonostante non sia vero.
A Niall il bianco e nero fa paura.
Lui è colore, un'esplosione di colori.
Giallo, azzurro, colori caldi e colori freddi.
Forse preferisce i colori freddi perché sono come lui:
freddi.
Ma è comunque colore.
Forse non è nemmeno tanto il bianco e nero a terrorizzarlo,
ma l'idea del nero.
Niall è bianco.
E il nero è il suo opposto, invalicabile, irraggiungibile e
terribile.
Ecco, sì, non è il bianco e nero a terrorizzarlo,
ma solo il nero.
Il nero è un colore così improponibile.
Il nero è la notte, il caffè.
Il nero sono i capelli di Zayn, l'inchiostro dei suoi tatuaggi e di
tutti i suoi quadri.
Il nero è Zayn.
"Non è vero" il moro interrompe di colpo le sue riflessioni
inconclusive e si gira di scatto verso di lui, le gambe ancora
incrociate.
Niall sorride leggermente e lo guarda divertito. "Non è vero
cosa, scusa?"
Il suo sorriso si allarga quando Zayn incrociando i suoi occhi
arrossisce e abbassa repentinamente la testa.
Il moro fissa il televisore quando "Che tu hai un debole per il bianco
e il nero" dice.
"Okay, forse non è proprio verissimo" ammette Niall, la voce
divertita e perplessa al tempo stesso.
Zayn scuote la testa e si passa una mano tra i capelli, mentre un
piccolo sorriso si apre sulle sue labbra.
"Tu sei colore" se ne esce ad un certo punto, alzando di scatto la
testa verso il biondo.
Niall lo guarda un momento e poi cerca di distrarsi e di poggiare gli
occhi su qualcos'altro.
"Anzi per la precisione sei bianco. Come le nuvole" e, come a
confermare quella frase, guarda fuori dalla finestra, poggiando il
caffè sul tavolo.
Gli occhi di Niall seguono la figura di Zayn, che si sta alzando in
piedi e si avvicina alla finestra, accanto alla quale è
posta una tela bianca e immacolata, adagiata su un cavalletto in legno.
"No" dice ad un certo punto il moro, di spalle a Niall. "Le nuvole non
sono sempre bianche. Tu sei tipo... la neve."
E, dette quelle parole, si allunga di lato per afferrare la tavoletta
delle tempere.
La apre e tira fuori il tubetto del bianco, mentre Niall lo osserva dal
divano, curioso.
Zayn svuota l'intero tubetto su una tavolozza e poi immerge l'indice
nella tempera e successivamente in un bicchiere di acqua stantia, di un
colore innaturale.
Muove velocemente la mano sulla tela, lasciando dietro di sè
una scia di colore imprecisa e grossolana, quasi invisibile.
Niall osserva attentamente i movimenti che compie il suo corpo e non
può fare a meno di notare quanto il ragazzo sia magro e
instabile sulle proprie gambe.
Sembra quasi consumato. Brucia da dentro, all'interno.
Di disperzione, di dolore.
Dolore così evidente nei suoi gesti.
Perché sì, Niall lo vede, quel dolore, in tutti i
suoi disegni, è palapabile, ma allo stesso tempo sembra
inesistente.
E' un velo di dolore così sottile che quasi non si vede.
Niall incrocia le gambe e aspetta, in silenzio, riflettendo.
Aspetta che Zayn finisca, e che quel lato tormentato di lui sparisca di
nuovo, nascosto da un debole sorriso a dall'odore del caffè.
"Però la neve con il tempo si annerisce" dice ad un tratto
Zayn, e Niall pensa che appena pochi minuti prima ci stava pensando
anche lui, a quelle cose.
E non può non chiedersi per quale assurdo motivo un'altra
persona al di fuori di se stesso faccia riflessioni così
inutili e insensate.
La mano di Zayn s'impossessa del tubetto nero e ne riversa
metà del contenuto accanto alla tempera bianca.
Poi ci immerge l'indice e va a definire i tratti abbozzati e a
contaminarli, come è contaminata la neve.
"Tu sei bianco. E nero. Il nero" dice sicuro di sè Zayn,
come se stesse spiegando una dimostrazione di matematica ad un bambino,
"ti fa paura."
Niall è leggermente turbato da quelle parole,
perché sì, probabilmente è
così.
Il nero è il suo opposto, la sua paura più grande.
Il nero è oscurità, buio e terrore.
Il nero è inchiostro che filtra attraverso i suoi tessuti.
"Perché tu sei bianco, e il nero è il tuo
opposto. E ti sporca. Si intromette dentro di te e-"
"Zayn" lo interrompe Niall, leggermente impaurito.
Non gli piace il modo in cui Zayn sta dando voce ai suoi
pensieri più profondi. Anzi, lo terrorizza.
"No, lasciami finire" replica con voce dure, mentre inizia a muovere
più velocemente la mano, preso da una frenesia agli occhi di
Niall icomprensibile.
"Tu hai paura del nero perché è diverso. Ma non
puoi fare a meno di cercarlo e di lasciarti contaminare,
perché sotto sotto ti attrae."
Niall si alza in piedi e raggiunge Zayn, poi gli afferra il braccio con
una mano e serra le sue dita attorno al suo polso.
"Così mi fai paura, Zay" gli dice all'orecchio, lasciando
che le sue labbra sfiorino di proposito la sua guancia.
Zayn lascia cadere il braccio e arrossisce leggermente prima di "Mi
piacciono i Coldplay" biascicare.
Niall volge la sua attenzione alla televisione, dove il video della
canzone 'The Scientist' sta correndo velocemente.
Sente i battiti del polso di Zayn attraverso la sua pelle e guardandolo
negli occhi dice "So suonarla con la chitarra."
Il respiro di Zayn accelera quando
mormora "Mi piacerebbe sentirtela suonare."
Niall lascia andare il suo polso e annuisce leggermente, un lieve
sorriso dipinto sul viso.
"Un giorno te la faccio sentire" gli dice, e suona quasi come una
promessa.
Poi guarda la tela che ha davanti e sospira nel vedere ritratta la sua
figura, la gambe incrociate e la schiena appoggiata al divano.
E' tutto bianco, tranne alcuni tratti sui quali Zayn ha passato il
nero, e i due colori si mischiano senza diventare tutt'uno.
Sono solo sovrapposti.
Per il momento.
E' il venti di dicembre.
Niall è stravaccato sul divano con un pacco di biscotti
accanto e Zayn è seduto sul tappeto con in mano la chitarra
e attorno fogli e spartiti vari.
Da due settimane Niall e Zayn si vedono praticamente tutti i giorni,
sia a casa dell'uno che a casa dell'altro.
Il biondo a volte ci pensa, e si rende conto di quanto poco tempo ci
abbia messo per diventare amico di Zayn.
Se pensa che nemmeno tre settimane prima si faceva un sacco di paranoie
per cercare di attaccare bottone con il moro e che adesso lo stesso
moro è sul tappetto di casa sua, gli sembra tutto uno
scherzo della natura.
Afferra l'ennesimo oreo e se lo infila in bocca, sgranocchiandolo
ruorosamente.
"Niall" la voce irritata di Zayn lo distrae dai suoi pensieri e dalla
televisione. "Tutto questo masticare mi sta dando ai nervi."
Niall sghignazza e guarda Zayn divertito.
In genere non è un tipo di molte parole.
Quando sono insieme, si limitano a stare insieme.
Non parlano troppo, stanno soprattutto in silenzio.
Di solito Niall strimpella qualcosa con la chitarra o butta
giù dei nuovi testi, mentre Zayn studia e lo ritrae.
Perché sì, Niall ha scoperto che Zayn frequenta
l'università, studia storia dell'arte.
E il biondino ama quando il suo amico studia, perché per
farlo indossa degli occhiali - con la montatura spessa e nera - che lo
rendono adorabile.
Ignorando le lamentele di Zayn, Niall continua tranquillamente a
mangiare i suoi amati biscotti e a masticare rumorosamente.
Il moro alza gli occhi al cielo e con un sospiro disperato poggia la
chiatarra per terra, strofiandosi il viso con le mani.
"Tra te e questo aggeggio non so quale sia la cosa peggiore" mugugna
contrariato, appoggiando la schiena contro il divano.
Niall sorride e scansa i biscotti per potersi muovere liberamente sul
divano e sdraiarsi.
Si mette a pancia sotto e si puntella sui gomiti, la testa poggiata sui
palmi delle mani.
Zayn sospira e rovescia la testa all'indietro, poggiandola
sul'estremità del sedile del divano.
Gli occhi di Niall seguono i suoi movimenti, divertiti e sorpresi dalla
loquacità del moro.
Zayn, dietro gli occhiali, ha gli occhi chiusi, e, quando li apre,
arrossisce nel ritrovare il viso di Niall a pochi centimetri dal suo.
Si raddrizza di scatto e si gratta il capo imbarazzato, mentre Niall
scoppia a ridere.
"Sei adorabile quando ti imbarazzi" commenta quest'ultimo, la voce
leggermente roca.
Le guance di Zayn si tingono ancora di più di rosso e questi
per mascherare il tutto si affretta a recuperare la chitarra e a
raddrizzare lo spartito.
Niall alza gli occhi al cielo e pensa che quel ragazzo è
davvero un caso irrecuperabile.
Con lui si fanno un passo avanti e due indietro.
"Cos'è che non ti viene?" chiede con un sospiro rassegnato,
scivolando giù dal divano e raggiungendo il moro sul tappeto.
"Tutto" replica lui, sconfortato.
Niall afferra lo spartito e lo sposta, per potersi sedere davanti a
Zayn.
"Dio Zay sei proprio idiota. Non puoi pretendere di poter suonare un
intero brano senza sapere nemmeno le note" gli fa notare Niall,
divertito.
Poi si sporge in avanti e gli aggiusta le dita sulle corde.
"Prova a suonare adesso" gli dice, annullando il contatto con il
ragazzo e ritraendosi.
Zayn lo guarda un momento negli occhi e poi abbassa la testa per
fissare le proprie dita.
Lentamente, fa correre le dita della mano destra lungo le sei corde
della chitarra, mentre quelle delle mano sinistra restano ferme in un
accordo che lui nemmeno conosce.
"Questo è un mi" gli spiega Niall, e Zayn si fa un appunto
mentale sulla posizione delle sue dita, sperando di ricordarsela il
giorno successivo.
Il biondo si sporge nuovamente in avanti e sposta con delicatezza le
dita di Zayn, che si lasciano manovrare come se fossero morte.
"Faresti meno fatica se ti tirassi su le maniche" gli consiglia Niall,
quando per l'ennesima volta le manice troppo lunghe della maglia di
Zayn si intromettono tra le sue dita e le corde della chitarra.
Niall fa per scostarle e arrotolarle lungo le braccia di Zayn, ma
quest'ultimo lo blocca e "Va bene così, davvero" lo assicura.
Niall riesce a scorgere un velo di terrore nei suoi occhi, ma cerca di
non farci caso e riprende il suo lavoro.
"Questo è un do" mormora quando Zayn ha le dita sistemate e
lascia correre il plector lungo le corde vibranti.
"Mi piace" sorride Zayn, e a quel punto è certo di una cosa,
ossia che domani si ricorderà ancora di come sono messe le
dita per poter suonare un do.
Niall ride e "Anche a me" conviene, annuendo piano.
Sono quasi a metà spartito quando Niall si decide a mettere
in piedi una debole conversazione. "Come passerai il Natale?"
Sa che è una domanda idiota, ma ha il disperato bisogno di
sentire la voce bassa e strascicata di Zayn.
Il moro si irrigidisce e smette improvvisamente di suonare e Niall
capisce di aver toccato un tasto dolente.
Così si affretta a riparare il danno combinato dicendo
immediatamente: "Scusa, non volevo-"
"Non fa niente" lo interrompe Zayn con voce tetra, poggiando la
chitarra per terra e strofiando le mani contro le proprie ginocchia.
"Scusa se vuoi..." inizia Niall, senza poi sapere come concludere la
frase.
Le parole gli sono semplicemente venute meno nel momento in cui ce ne
sarebbe più bisogno.
Zayn alza la testa di scatto e lo guarda negli occhi. "Non vedo mio
padre da quando ho undici anni. E mia madre è all'ospedale
con un cancro al fegato."
E Niall ci prova a sostenere il suo sguardo, ma vede solo due pietre
nere al posto degli occhi di Zayn, vede solo due barriere scure e
spesse, invalicabili.
Ci prova a scimmiottare un 'mi dispiace' o una qualsiasi cosa che possa
confortarlo o consolarlo, ma proprio non ci riesce.
Non riflette quando si appoggia con la schiena al divano, di fianco a
lui, e lo abbraccia.
Le parole ci sono sempre per Niall, ma adesso che ne ha davvero bisogno
sono scomparse, evaporate misteriosamente nell'atmosfera.
Non tornano nemmeno quando Zayn appoggia il capo sulla sua spalla e
ricambia l'abbraccio, stringendo forte la stoffa della sua maglietta
tra le dita.
E forse è meglio così, è meglio quel
silenzio che li circonda, leggero e impalpabile, che centinaia di
parole.
I capelli di Zayn sono schiacciati contro il collo di Niall e gli fanno
solletico, ma il biondo cerca di non farci caso.
Sopporterebbe qualsiasi tipo di solletico pur di avere Zayn
così vicino e così vulnerabile, tra le sue
braccia.
Gli accarezza con delicatezza la schiena, gli occhi fissi sul tappeto
colorato e le dita dell'altra mano incastrate tra i suoi capelli.
Non è ciò che definerebbe la posiozione
più comoda del mondo, ma può accontentarsi.
"Io per Natale vado da mia madre, in Irlanda" butta lì,
all'improvviso.
Gli è appena venuta un'idea, ma ha paura che a Zayn non
possa piacere.
Fa scorrere le dita sulla colonna vertebrale del moro due volte, avanti
e indetro, prima di riprendere a parlare.
"Se ti va potresti venire con me. Solo se ti va, ecco" bisbiglia,
così piano che a momenti non riesce nemmeno a sentire
ciò che ha appena datto.
Sente Zayn irrigidirsi tra le sue braccia e alzare leggermente il capo.
"Non lo so" balbetta per tutta risposta, prima di allontanarsi con un
unico movimento da Niall e apoggiare la schiena contro il divano.
Il biondo lo guarda in silenzio e deglutisce il più
silenziosamente possibile, poi congiunge le mani attorno alle ginocchia
e fissa il televisore.
"Scusa" mormora ad un certo punto Zayn, e Niall si volta per guardarlo.
La sua testa e appoggiata al sedile del divano e i suoi occhi sono
fissi sul soffitto, mentre cercano di trattenere le lacrime.
"Non dovrei tipo... comportarmi così" biascica,
raddrizzandosi di colpo, e tirandosi in piedi con un unico movimento.
"Io... Forse è meglio che vada."
"Certo" replica Niall, come se si fosse preparato quella risposta ore
prima.
Cerca di non mostrare emozioni, la verità è che
in quel momento vorrebbe prendere a pugni Zayn perché ancora
non si fida di lui.
Il moro afferra la sua giacca e esce velocemente dall'appartamento di
Niall, senza nemmeno salutarlo.
Dopo neanche un'ora, Niall ha già deciso cosa fare.
Innanzitutto obbligherà Zayn ad andare con lui in Irlanda e
a passare il Natale insieme, poi durante i giorni che passeranno
insieme cercherà di avvicinare Zayn.
Perché ormai quel ragazzo è diventato una sfida
per Niall; il biondo infatti sa che Zayn è inspiegabilmente
attratto da lui, ma allo stesso tempo ha anche paura.
E Niall non può sopportare che qualcuno non lo ami.
Egoista e autocompiacente, sì, ma Niall cerca la propria
sicurezza nelle opinioni altrui, e non può accettare che
Zayn lo eviti o che scappi da lui.
"Mamma sono io" dice rivolto al cellulare, sentendo dall'altro capo
della linea la voce di sua madre.
Sua madre lo saluta e lo intrattiene con i soliti 'come va? Hai
mangiato? Il lavoro come procede? Com'è lì il
tempo?' e le solite domande a cui si riducono genitori e figli quando
questi ultimi crescono e si allontanano.
Dopo una decina di minuti, Niall decide di andare al punto e di dire a
sua mamma di Zayn.
"Ma' senti ci sarebbe un mio amico che a Natale sarebbe solo e io
pensavo che mh..." si blocca un minuto per cercare le parole adatte e
per dare tampo a sua madre di prevedere ciò che sta per dire.
"Insomma, mi piacerebbe che venisse con me. Potrebbe stare con noi,
ecco" snocciola velocemente, scompigliandosi i capelli con la mano
libera.
"Parli di Harry?" indaga circospetta la donna, e Niall sussulta
leggermente a quel nome.
"No, non di Harry. E' un altro ragazzo, si chiama Zayn" mormora piano,
quasi inudibile.
Sua madre non sembra molto convinta, anzi, Niall la sente restia e
scettica.
Probabilmente non vuole estranei in casa e specialmente non li vuole
durante le festività o le vacanze.
Ma a Niall piange il cuore a lasciare Zayn lì a Londra da
solo, in compagnia di sua madre e basta.
No, anzi, a Niall non piange il cuore perché il suo cuore
non c'è.
Gli dà semplicemente fastidio non poter stare con Zayn per
due intere settimane.
Chiude la chiamata e butta il telefono sul divano, poi si volta e fa
per andare in cucina, ma si blocca.
Harry è appoggiato contro il muro, le braccia e le caviglie
incrociate e il cappotto ancora addosso.
Lo guarda con le sopracciglia sollevate in un'espressione che dovrebbe
essere di scherno, ma che non lo è completamente
perché il dolore filtra attraverso gli occhi verdi e lucidi
di Harry e attraverso i denti piantati nel labbro inferiore mentre
tentano di trattenere le lacrime.
"Harry..." mormora Niall.
Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che Harry ha già
sbattuto il portone delle scale ed è scomparso, lasciando
dietro di sè soltanto un'acre scia di rabbia e di dolore.
-
Hey.
Lo so, non aggiorno da tipo un mese e mi dispiace tantissimo, ma ho
avuto un sacco di problemi.
Sarò breve, anche perché devo correre a studiare
greco, sigh.
Dunque, ho allungato un po' il capitolo, vista la lunga attesa, e ho
anche già in testa il capitolo nove, che scriverò
sabato sera (perché sì, io il sabato sera scrivo,
ahahha).
No vabbè a parte questo in questi giorni ho avuto
tosse/raffreddore/vomito e quindi sono stata a casa, e ho potuto
rielaborare bene la storia.
Anyway, nel nove avremo un pov Harry e uno Liam (sia lodato il cielo,
non aspetto altro che scrivere un pov Liam, gesù dio).
In questo invece c'è solo Niall perché comunque
la storia è una ziall, e anche perché vista la
lunga assenza ci ho infilato un sacco di fluff e di cose nonosense, ma
pace.
In ogni caso, grazie a chi recensisce (HiSheeran__, andre_nialler,
Euly_Chan, kidrauhlismyheroe, Mrs_Larry, Sogni D Horan,
BlueButterfly90, Sunrise Efp) e a chi ha la storia tra le
preferite/ricordate/seguite.
Ogni volta che ci guardo mi prende un colpo, non pensavo che
così tante persone potessero seguire una storai tra zay e
niall, ahah.
So, se volete, ho iniziato a scrivere una larry, se andate sulla mia
pagina c'è, si chiama 'until the end starts' (è
rossa, quindi non so quante di voi la potranno leggere) e mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate (grazie a andre_nialler che ha
recensito, ora ti rispondo).
Scappo, un bacio a tutti :) xx
P.S. se vi piace shadowhunters sto scrivendo una os malec
(magnus+alec), e una mia amica (il mio maguns, per la precisione) sta
scrivendo una long.
Si chiama magnussino e potete trovarla tra i miei autori preferiti.
Su twitter sono @zayniesvoice, se mi dite chi siete vi seguo, ancora un
bacio, addio :) xx
P.P.S ho i biglietti prato verde per il 28! Chi verrà?
|
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Capitolo 9 *** Painful. ***
Capitolo
9
In
those days we were lions,
In
those days we were kings.
- All things all at once, Tired Pony.
Harry
Harry
sbatte violentemente la porta d'ingresso dell'appartamento di Niall e
si precipita giù per le scale, percorrendole a rotta di
collo.
Raggiunge
in pochi secondi la strada e inizia a camminare a passo spedito, senza
avere in mente una precisa destinazione.
Si
ferma solo quando le gambe iniziano a lamentarsi e la sua pelle
è ormai diventata insensibile al freddo pungente di dicembre.
La
sua mente è sgombra, ma allo stesso tempo piena di pensieri
contrastanti e dolorosi e terrificanti.
Non
crede di riuscire a sopportare tutto il dolore che prova in quel
momento.
Non
crede di poter sopportare le strette al cuore e lo stomaco chiuso, le
lacrime che rischiano continuamente di affiorare e il respiro che viene
a mancare.
Si
appoggia contro il muro di un palazzo e si lascia scivolare lungo di
esso, strisciandovi contro tutta la schiena.
Fissa
il marciapiede davanti a sè, ignorando le persone che gli
gettano occhiate curiose e la neve che gli inumidisce i jeans scuri.
Ha
impresso nella mente ogni fottuto particolare dell'asfalto sporco e
bagnato, ed è quasi sicuro che se gli mettessero davanti una
tela per disegnarlo lui riuscirebbe a riprodurne, come fanno gli
artisti, anche il più piccolo dettaglio.
Come
la gomma da masticare annerita e lievemente in rilievo sull'asfalto, o
il volantino ridotto in uno stato di decomposizione talmente avanzato
che ormai non si legge più ciò che c'è
scritto sopra.
E
si sente così, Harry si sente così.
Come
se fosse una gomma da masticare, estratta dalla confezione, masticata,
sputata su un marciapiede anonimo e lasciata lì a marcire.
A
morire.
Si
infila le mani in tasca e ne estrae il telefono e gli auricolari,
attivando una playlist a casaccio.
Ha
solo bisogno di qualcosa che lo distragga, qualcosa che gli rubi
l'attenzione e gli impedisca di pensare a Niall.
A
Niall e a Zayn.
E
al loro Natale che a quanto pare passeranno insieme.
If
you ever leave me babe, leave some morphine at my door canta
nelle sue orecchie la voce di Bruno Mars, e si chiede per quale assurdo
motivo quella canzone sia così adeguata alla sua situazione
sentimentale.
Ma
perché allora Niall non gli ha lasciato della morfina prima
di lasciarlo solo, prima di abbandonarlo nelle mani di qualcuno che non
esiste?
Perché
anche Harry non può avere la sua morfina, perché
non può attenuare il dolore che prova?
Conosce
Niall da quando sono piccoli, sono sempre stati insieme.
Sono
sempre stati amici inseprabili, in ogni momento della loro vita.
Erano
leoni.
Erano
re.
In
quei giorni.
Hanno
affrontato tutti i loro problemi insieme, come se i guai dell'uno
fossero quelli dell'altro, così come le gioie.
Il
legame che li unisce, o forse che li univa, è sempre stato
forte, tanto da far loro scegliere di abitare insieme.
Sono
sempre stati loro due: Harry e Niall, Niall ed Harry.
Nessun
altro.
Loro
sono sempre stati speciali, sono stati diversi.
Si
appartengono da sempre e nessuno ha mai tentato di dividerli.
E
ora invece è arrivato Zayn, un mare in tempesta, capace di
sconvolgere perfino l'inesistente vita di Niall.
There's
no religion that could save me.
E
ad Harry sembra proprio così, nessuna religione lo
può salvare.
Nessuno
può capire cose significa vedersi portare via l'unica
persona con cui si ha condiviso tutto, nessuno può sapere
cosa si prova a essere messi da parte per qualcuno di più
bello, più intrigante e più intelligente.
Preso
da un momento di disperazione, cambia canzone, prima che le lacrime
affiorino e lo mostrino per quello che è.
Debole.
Fragile.
Ma
solo quando si tratta di Niall.
Perché
Niall è la sua debolezza.
E
Harry si sente stupido a sprecare così il suo amore, a
rendere Niall così partecipe della sua vita quando lui non
può essere partecipe a quella del biondo.
Si
sente così stupido, e usato, e sprecato.
Inutile,
ecco cos'è.
Quello
che prova per Niall è inutile, non serve a nessuno.
Perché
Harry sotto sotto sa che Niall in ogni caso preferirebbe Zayn a lui, lo
sa.
Sa
che preferisce l'amore del moro, le sue parole e i suoi gesti.
Sa
che del proprio amore Niall non se ne può fare niente,
perché non è corrisposto.
Harry
è soltanto un amico di Niall, e deve accettarlo, sebbene
tutto ciò sia più doloroso che piantarsi dei
chiodi nelle mani.
Deve
accettare che Niall per lui sarà sempre l'unico e solo,
mentre per Niall lui sarà soltanto uno stupido amico.
Amico,
migliore amico, ha forse importanza?
Ha
importanza quando ami il tuo migliore amico così tanto da
sentire di aver la capacità di poterti buttare
giù da un grattacielo pur di poterlo aiutare?
Ha
forse importanza quando mette Niall davanti a tutto e a tutti, senza
che Niall lo metta davanti a tutto a tutti?
Come
se il telefono leggesse il suo umore, parte dalla riproduzione casuale
della playlist 'One and only' di Adele.
Manda
avanti senza nemmeno pensarci, perché non ha proprio voglia
di piangere.
In
those days we were lions, in those days we were kings.
Le
parole di 'All things all at once' lo accompagnano mentre si alza in
piedi a fatica, scrollando via la neve dai jeans e sistemendosi meglio
i capelli dentro il cappello.
Ha
così tanto dolore dentro che le sue mani tremano e che per
tenere ferme le labbra è costretto a mordersele in
continuazione nel mesto tentativo di non scoppiare in lacrime.
Si
sente troppo una ragazzina alla prima cotta, ma quello che prova per
Niall è così forte, grande e doloroso che lo
devasta da dentro.
Lo
corrode, come se ci fosse qualcosa che lo sbrana all'altezza del petto
e dei polmoni.
Qualcosa
di oscuro e di meschino, che vuole solo farlo soffrire.
Ridicolo
come i poeti innalzino tanto l'amore, quando è una delle
principali rovine dell'uomo, dopo i soldi e il potere.
Harry
riprende a camminare, tra le persone ignare.
Nessuno
vede, nessuno sente e nessuno sa quello che sta provando in questo
momento.
Nessuno
può capirlo davvero, perché è
così destabilizzande, così fottutamente
demoralizzante.
Ti
consuma e tu bruci, come il fuoco quando inizia a mancare l'ossigeno.
Sei
una creatura pietosa, compassionevole, e indifesa.
Completamente
esposta ai mali degli altri, ferita.
E
il tuo segreto è talmente palese che tutti possono
guardarlo, ma nessuno riesce a vederlo davvero.
E
tutto ciò è così doloroso, e Harry
vorrebbe proprio farne a meno.
Vorrebbe
poter fuggire da tutto questo.
E
l'unico modo per fuggire gli sembra Louis.
Louis
Louis
afferra il maglione che gli sta porgendo la ragazza, lo passa su
quell'affare che serve per togliere l'antitaccheggio - non ha ancora
capito quale sia il suo astruso nome - e lo infila in un sacchetto, poi
batte il conto sulla macchinetta e prende i soldi che la ragazza gli
sta porgendo.
Una
volta che le ha dato il resto si rilassa e si lascia cadere sullo
sgabello alle sue spalle, gettando un'occhiata al negozio.
Sono
quasi le otto di sera e ormai sono in chiusura, ci sono soltanto un
paio di ragazzi che si aggirano tra quel labirinto di grucce, vestiti e
specchi.
Liam
si lascia cadere a peso morto sulla sedia affianco a lui, stanco e
provato da una giornata di duro lavoro.
A
Louis piace Liam.
Gli
impedisce di pensare ad Harry.
"Non
vedo l'ora di andare a casa" sta biascicando in quel momento, mentre si
passa una mano sul viso.
Ha
le sopracciglia aggrottate e un velo di barba dà al suo viso
un'espressione scura e corrucciata.
Louis
lo trova adorabile.
"Potremmo
mangiare qualcosa insieme" butta lì con nonchalance, come se
Liam non sia consapevole che Louis ci prova spudoratamente con lui ogni
volta che ne ha l'occasione.
Ma
Louis è così, e non può farci niente.
Sta
cercando di non pensare ad Harry, e perché ciò
sia possibile sono necessari altri ragazzi.
E
Liam è un ragazzo, uno dei suoi amici più
stretti, per la precisione.
Ed
è anche molto bello.
E
forse è proprio per questo che non può fare a
meno di provocarlo in continuazione.
Si
diverte troppo a vederlo avvampare e forse si diverte anche ad essere
respinto ogni volta.
Liam
infatti arrosisce e alza gli occhi al cielo, sbuffando rumorosamente.
"Louis, per l'ennesima volta-"
"No,
Lee" lo interrompe l'altro, alzandosi e raggiungendolo.
Si
chinaleggermente in avanti e poggia le mani sullo schienale della
sedia, in modo che Liam rimanga ingabbiato tra le sue braccia e il suo
busto.
"Dammi
una cazzo di soddisfazione, madonna santa" continua, allargando le
gambe e sedendosi in braccio a Liam, che si sta mordendo nervosamente
l'interno della guancia.
"Preferisco
non sapere cosa intendi per 'soddisfazione', davvero" mormora il
ragazzo, mentre cerca di togliersi Louis di dosso.
Le
mani di quest'ultimo si posano sulle guance di Liam e gli fanno alzare
il capo verso di lui.
"Non
è che perché Zayn non ti caga di striscio devi
fare la verginella pudica, Lee" biascica scocciato Louis, roteando gli
occhi.
Liam
sembra offendersi per quella frase, perché il suo tono di
voce aumenta quando dice: "Io non sono una verginella pudica."
Louis
scoppia a ridere divertito e Liam si chiede cosa ci sia di
così divertente in se stesso, perché davvero, lui
non è proprio una di quelle persone simpatiche e ironiche.
E'
solo un tipo diretto e, quando gli va e con chi gli va, dolce.
"E,
per la cronaca, anche io non cago di striscio Zayn" precisa, con un
voce fastidiosa che a Louis fa davvero saltare i nervi, ma che lo
diverte lo stesso.
"Allora
esci con me" replica Louis, avvicinandosi ulteriormente a lui e
abbracciandolo.
Poggia
la testa sulla sua spalla e inspira il profumo di pulito e di dopobarba
che emana Liam.
Louis
sa già cosa otterrà in risposta a ciò
che ha appena detto, ma vale la pena provarci e insistere.
Sa
che sia lui e Liam hanno bisogno di una distrazione, e
perché non aiutarsi a vicenda, distraendosi tra di loro?
Quando
sente Liam rimanere in silenzio si prende la libertà di
dirlo ad alta voce.
"Senti
Lee, tu sei pazzo di Zayn e io di Harry. Siamo entrambi due poveri
sfigati che amano e non sono amati. Non può di certo farci
male un po' di divertimento."
Con
sua grande sorpresa, Liam annuisce e alla fine mormora un misero
"Okay", per nulla convinto.
E
Louis si sente felice.
Per
poco tempo, certo, ma è felice.
Liam
Liam
non sa come Louis abbia potuto convincerlo ad uscire insieme, sa solo
che se non riesce a toglierselo di dosso rischia di sentirsi male.
Vorrebbe
davvero fare come Louis, ossia cercare altri ragazzi, smettere di
pensare a Zayn, ma proprio non può farne a meno.
In
ogni pensiero, gesto, movimento o parola sente Zayn, come se fosse una
presenza incombente, come un temporale in attesa di scoppaire.
Un
piccolo tuono che dà il via a tutto.
E
allora qualsiasi parola diventa un piccolo tuono, scalpitante, che non
vede l'ora di provocare un uragano di pensieri negativi e pericolosi.
Per
Liam è così: gli basta un attimo e il suo
cervello corre a pensare a Zayn.
Gli
basta una scintilla per provocare un'intera vampata di fuoco, ardente.
E
sa che uscire con Louis non gli servirà a
granché, e nemmeno a Louis servirà uscire con
lui, ma tentar non nuoce.
Finalmente
Louis si decide ad alzarsi e inizia a gironzolare per il negozio,
sistemando le ultime cose fuori posto.
Liam
invece mette a posto la cassa e porta tutto sul retro, dove il
proprietario del negozio si sta infilando velocemente il cappotto scuro
e lungo.
Appena
dieci minuti dopo è scomparso, portando con sè
parte dei soldi incassati e tutta la sua agitazione.
Il
capo mette un po' in soggezione Liam, che proprio per questo motivo non
ama la sua compagnia.
Torna
in negozio e aiuta Louis a chiudere le casse e a sgomberare i camerini,
nei quali sono ammucchiate pile di vestiti.
Guarda
tristemente le vetrine, e le sbarre della saracinesca intrappolarli
all'interno del negozio.
Non
ama essere chiuso dentro ad uno spazio così ristretto, si
sente come un animale in gabbia, ma ormai ci è abituato,
poiché per evitare furti mentre riordinano il negozio sono
costretti a tirare giù la saracinesca.
Sta
per uscire dall'ultimo camerino con in mano un paio di jeans e una
sciarpa quando Louis gli si para davanti e gli blocca l'uscita.
La
sua espressione non promette niente di buono e Liam si lascia sfuggire
uno sbuffo, a metà tra l'imbarazzato e l'arrabbiato.
Ma
non fa in tempo nemmeno a proferire una parola che la bocca di Louis
è già sulla sua, avida.
E
Liam resta lì, immobile e passivo, a lasciarsi manovrare,
perché sa che Louis sta provando a immaginare che le sue
labbra siano quelle di Harry.
Forse
anche perché vorrebbe che al posto di Louis ci fosse Zayn,
ma solo forse.
E
poi ci sono i mormorii sconnessi di Louis contro le sue labbra e contro
il suo collo, le sue dita sotto la maglietta e i vestiti per terra.
Ci
sono le mani di Louis ovunque, così diverse da quelle di
Zayn, e la sua bocca, prepotente e rude, dappertutto.
"Credevo
che dovessimo solo andare a mangiare qualcosa insieme"
biascicò con la voce leggermente affannata, contro le labbra
morbide di Louis.
Il
ragazzo sbuffa e lo spinge per terra, in ginocchio. "Sta zitto, Payne."
E
Liam lo fa davvero, sta zitto, cercando di non pensare alla fitta di
dolore che gli ha trafitto il ginocchio destro quando l'ha sbattutto
sul pavimento.
E
per un attimo non c'è Zayn, c'è solo Louis.
C'è
Louis che geme oscenamente con la testa reclinata all'indietro, le sue
mani sul suo corpo e la sua lingua sul suo collo.
E
per un po', in un camerino di un negozio deserto, Liam si lascia andare.
Se
qualcuno, appena un'ora prima, gli avesse detto che avrebbe fatto sesso
con Louis, lui non ci avrebbe creduto.
E
forse per un po' di tempo ha anche pensato che gli piace come Louis lo
fa sentire, nonostante sia così diverso da Zayn.
Ma
solo per un po' di tempo.
Massimo
dieci minuti.
Harry
Harry
raggiunge il negozio d'abbigliamento dove lavora Louis, sperando di
trovarlo ancora aperto.
Invece
quando arriva le saracinesche sono tirate giù, anche se la
luce all'interno del locale è ancora accesa.
Il
ragazzo aspetta un po' appoggiato alla parete, in attesa di vedere
Louis comparire.
Passano
cinque minuti.
Poi
ne passano dieci.
Quindici.
Alla
fine si decide a chiamarlo, spazientito.
Quando gli
risponde Louis ha la voce trafelata e lo sente sospirare tristemente un
"Harry."
"Sono
io, Lou" mormora, anche se non è necessario. Fissa l'interno
del negozio, vuoto e illuminato a giorno.
"Che
c'è?" chiede, con una voce leggermente scontrosa.
Harry
si è completamente scordato della loro ultima litigata e
solo in quel momento si pente di averlo chiamato.
Specialmente
quando lo vede uscire dalla zona camerini a petto nudo, il cellulare
schiacciato tra la spalla e l'orecchio e le mani a rigirare la maglia
per potersela infilare nel verso corretto.
"Niente"
mormora piano. "Mi chiedevo se stasera fossi libero."
Harry
fissa Louis mentre si morde un labbro e si passa una mano sul viso, con
una sottile disperazione nei suoi movimenti.
Continua
a seguirlo con lo sguardo mentre si infila la maglia e afferra il
giubbotto, infilandoselo lentamente.
"No,
stasera ho da fare" replica, lo sguardo fisso sul pavimento.
"Con
chi?" si lascia sfuggire Harry, geloso all'idea che Louis possa uscire
con qualcun altro oltra che con lui.
Louis
si infila un berretto grigio prima di rispondere: "Questi non mi
sembrano affari tuoi."
Il
riccio sbatte i peidi per scaldarsi e si morde un labbro, pieno di
rimorso. "Sì scusa, hai ragione."
Sta
per riattaccare, quando Louis "Se vuoi possiamo fare per domani sera"
biascica, senza troppo entusiasmo.
Harry
lo studia, attraverso il vetro e le sbarre della saracinesca, e, in
quel momento Liam raggiunge Louis.
Liam
arrossisce non appena Louis gli sorride debolmente.
"Okay"
sussurra, e non sa davvero dove ha trovato la voce per dirlo,
perché vedere Louis da solo con Liam, lì, lo ha
lasciato senza parole.
Sì,
sa che sono colleghi, ma non che sono così amici.
Non così amici
per lo meno.
Non
quel tipo di amici che si comportano così.
Infatti
Louis, una volta chiusa la chiamata con il riccio, raggiunge Liam e gli
dà un bacio a fior di labbra, che in pochi secondi diventa
ben altro.
E,
mentre Harry li fissa pietrificato, Liam aggancia le mani attorno ai
fianchi di Louis e risponde al suo bacio.
Appassionato.
A
Harry sembrano una cosa sola, quasi come lui e Niall quando stavano
insieme.
E
si sente stupido, perché ancora una volta lui ha messo il
suo cuore, ma non ne ha trovato un altro.
E
si sente morire per questo.
Sente
tutto quel dolore che traspare dalle parole della canzone che ha
ripreso ad andare dopo che ha chiuso la chiamata con Louis.
I
wanna cry and I wanna love,
but
all my tears have been used up.
And
if somebody hurts you yeah I wanna fight,
but
my hands been broken one too many times.
Tutto
continua ad essere doloroso.
Ha
esaurito tutte le sue lacrime.
Anzi,
non le ha proprio versate, quelle lacrime.
Le
ha esaurite perché si sono prosciugate all'interno del suo
essere.
-
Hey.
Eccomi
qui.
Ho
iniziato a scrivere il capitolo alle dieci e ho finito ora, ahahha.
Però
sono stata brava, dai. Un applauso per me.
Dunque,
capitolo un po' sofferente in generale, privo dei miei adorati ziall,
ma assolutamente necessario per introdurre bene liam (il suo pov
è uno sputo, è cortissimo, ma riesco a scrivere
meglio i pov harry, scusatemi).
Harry
è molto sofferente, sorry.
Harry
soffre sempre nelle mie storie, ahah. Sia nella het, che nella larry
che qui.
Poi
vabbè, i lilo. Non ho idea di quali siano i limiti del
rating arancione, però non credo di averli oltrepassati,
perciò addio, va bene così.
(anche
se mi paicerebbe mettere la storia a rating rosso, ahah).
Niente,
vado a scrivere il primo capitolo di 'until the end starts' (larry
rossa con ziall a sfondo), di cui trovate il prologo sulla mia pagina.
Ah,
oggi ho comprato le scarpe nuove (le dr martens, aw), e ho incontrato
il mio prof di storia. Solo a me capitano ste cose, cristo.
Per
finire, grazie alle lettirici silenziose, a chi recensisce ogni volta
(Mrs_Larry, andre_nialler, kidrauhlismyheroe, Sogni d Horan,
HiSheeran__, Euly_Chan)
Inoltre
grazie a chi segue/preferisce/ricorda, siete tantissime, aiuto.
E anche a chi continua ad aggiungermi tra gli autori preferiti, mi fate
arrossire ahah.
Niente,
corro.
Ah,
già.
Le
canzoni e i vari testi sono, in ordine:
-
it will rain, bruno mars;
-
all things all at once, tired pony;
-
another love, tom odell.
Un
bacio :) xx
|
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Capitolo 10 *** Together we cry. ***
Capitolo
10
When you hold me, when you hold me in your arms
When
you hold me, yeah I can feel your heart
When
you hold me, when you hold me in your arms
When
you hold me, yeah I can feel your heart beating.
- Hold me, Tom Odell.
Niall
Niall
è sdraiato a stella sul letto di Zayn e fissa il soffitto
con aira assorta, mentre la voce lamentosa dell'altro gli giunge
ovatatta e lontana, quasi fosse inesistente.
"Niall!"
lo richiama Zayn per la centesima volta, la voce alterata che varia da
uno stato di disperazione ad uno stato di ansia costante e
inestinguibile. "Tra due ore dobbiamo essere all'areoporto e siamo
già in ritardo!"
Niall
inspira sconfortato e alza gli occhi al cielo. "Zay, te lo ripeto per
l'ennesima volta: stai calmo."
La
sua voce è così pacata che non fa altro che
innervosire ancora di più Zayn, già preso da una
terribile angoscia.
Zayn
non ha mai preso l'aereo in vita in sua, e a dir la verità
ha una paura tremenda; il suo stomaco somiglia ad un calzino rivoltato
e la pelle del viso è pallida e tirata, e Niall non
può fare a meno di notarlo.
Così
si alza in piedi e si decide a dargli una mano con la
valigia, buttandoci dentro le prime cose che gli capitano sottomano:
uno spazzolino da denti abbandonato sul tavolo, un paio di calzini
grigi, una tuta, un cappellino.
Zayn
lo interrompe spazientito prima che Niall possa mandare completamente
all'aria l'ordine della sua valigia e con un verso innervosito lo
allontana.
Niall
sogghigna e se ne torna al suo posto di supervisione, mentre Zayn
sospira irritato e riflette su cosa sia meglio portare e cosa lasciare
a casa.
"Quando
sei nervoso sei decisamente adorabile" commenta mollemente Niall,
chiudendo gli occhi e rilassandosi.
Pochi
minuti e tanti versi spazientiti di Zayn dopo, quest'ultimo si accende
una sigaretta.
Niall
socchiude un occhio per poterlo osservare: Zayn fissa sconfortato
l'interno del suo borsone, poi all'improvviso lo prende e lo rovescia
sul letto.
Il
biondo solleva leggermente le sopracciglia, prima di alzarsi e "Zay, si
può sapere che c'è?" chiedere, raccogliendo
alcune cose che sono scivolate per terra.
"Vacci
da solo dalla tua famiglia" sbotta il moro, dandogli le spalle e
avvicinandosi alla finestra.
E'
il suo posto preferito, Niall non ci ha messo molto per capirlo.
E'
il posto dove vicino c'è una nuova tela ogni volta,
costantemente bianca, pulita e ancora da usare.
E'
il posto in cui Zayn si mette quando non ha voglia di parlare, ma
semplicemente di stare in silenzio.
Restando
zitto, Niall fa scorrere lo sguardo tra lui e i vestiti rovesciati sul
letto.
Poi,
dopo aver arricciato il naso a causa dell'acre odore del fumo, inizia a
rimettere dentro il borsone i bagagli che Zayn ha precedentemente
rovesciato.
"Fanculo"
mormora il moro pochi minuti dopo, chiudendo gli occhi e respirando il
fumo della sigaretta.
Come
ogni volta, come ad ogni cambiamento così repentino di Zayn,
Niall rimane in silenzio e si limita a svuotare il cervello da
qualsiasi altro pensiero che non riguardi il moro, che in questo
momento sta fissando con aria affranta la tela bianca.
Zayn
vi spegne contro la sigaretta, lasciando che la carta bruci lentamente,
contorcentosi su se stessa e andando a formare un minuscolo buco con
dei bordi neri, unica pecca in un tutto quel bianco.
Poi
guarda Niall e lo raggiunge, una seconda sigaretta già
stretta tra l'indice e il medio e la bocca distorta in una smorfia
triste.
"Fanculo"
ripete, più piano, questa volta. "Come fai a sopportarmi?"
Niall
scrolla le spalle e infila in una tasca laterale del borsone di Zayn un
libro malmesso, la copertina che quasi rischia di strapparsi da un
momento all'altro.
"Anche
tu mi sopporti" replica soltanto, per poi afferrare un secondo libro e
un album da disegno spiegazzato.
Incuriosito
e allo stesso tempo innervosito a causa dell'estrema vicinanza di Zayn,
inizia a sfogliarlo.
Si
irrigidisce non appena alternati a disegni astratti o a porpri ritratti
trova quelli di una ragazza.
"Chi
è?" domanda, prima di potersi trattenere.
Zayn
si allontana da Niall per spegnere la sigaretta e buttarla nel
posacenere.
Rimane
lì, fermo, a fissare la cenere, mentre Niall si volta per
guardarlo.
Quando
capisce che non ha voglia di rispondergli, decide di lasciar perdere e
continua a sfogliare l'album.
Nelle
ultime pagine ci sono soltanto suoi ritratti, e per Niall è
un po' strano vedere così tante copie di sè in
così tante varianti.
In
quei fogli sembra avere mille facce, mille diverse nature segrete,
mille espressioni e mille emozioni.
Tutte
diverse.
Niall
ha sempre pensato di essere statico.
Un
cosa fissa, come la linea telefonica, le colonne di cemento o le
montagne.
Ha
sempre pensato di essere invariabile.
Non
una variabile dipendente, non una cascata in continua caduta o una
nuvola.
Niall
non è mai stato una parola su cui si possono compiere
anagrammi.
Niall
è semplicemente Niall.
Ma
a volte Zayn gli fa credere che esistano fin troppi tipi di Niall.
Come
se Niall avesse spessore.
Quando riemerge dai suoi pensieri Zayn è alle sue spalle e
Niall è così teso che ha paura che il moro possa
accorgersene da un momento all'altro.
"Sono
ossessionato da te, Niall. Ossessionato" bisbiglia Zayn, mentre una
leggera nuvola di fumo supera la spalla di Niall e si estingue davanti
agli occhi di quest'ultimo.
"Sei
sempre nella mia testa" aggiunge Zayn, mentre un brivido corre lungo la
schiena di Niall.
"Ed
è una cosa positiva?" domanda quest'ultimo, aumentando la
presa sul libro che tiene in mano e conficcando le unghie nella
copertina.
"Non
credo" replica il moro, arretrando di scatto e gettando la terza
sigaretta nel posacenere, insieme a quella precedente.
Niall
rimane in silenzio per parecchi minuti , durante i quali Zayn fissa il
paesaggio oltra la finestra, inerme.
Alla
fine "Comunque anche tu sei sempre nella mia testa" si decide a dire,
senza avere il coraggio di alzare lo sguardo.
Zayn
ridacchia piano. "Devo prenderla come una dichiarazione d'amore?"
chiede divertito.
A
Niall sembra di stare ingoiando schegge di vetro per quanto quelle
parole lo feriscono.
"Non
lo so. La tua lo era?" mormora piano, la voce fredda.
Zayn
invece che rispondergli lo affianca e lo scansa con una spallata, un
sorrisino storto dipinto sul viso.
Butta
tutti i vestiti spiegazzati all'interno del borsone e con un unico,
fluido movimento lo chiude, caricandoselo in spalla.
Niall
lo guarda mentre si avvia verso la porta d'ingresso con l'espressione
leggermente confusa, ma poi Zayn si volta a guardarlo e si deve
affrettare a darsi un contegno.
"Se
te ne stai ancora imbambolato per un po', rischiamo di perdere l'aereo
sul serio, Ni."
Zayn
lo sta forse sfottendo?
Niall
davvero non lo capisce.
Non
capisce lui, il suo comportamento, le sue parole.
Non
capisce niente di niente.
Ma
per la prima volta non gli dà fastidio, perché
finché si tratta di Zayn può anche non capire.
*
Due ore dopo sono sull'aereo, Niall dalla parte del finestrino e Zayn
da quella del corridoio.
Il biondo fissa il paesaggio al di là del vetro, ma vede
solo uno strato grigiastro di fitte nuvole rabbiose.
Appoggia la testa al sedile e ringrazia il cielo riguardo la durata del
viaggio, appena un'oretta.
Zayn ha tirato fuori un libro e ha iniziato a leggere senza proferire
una parola, e Niall ha capito che non ha troppa voglia di parlare.
Così tira fuori il telefono e porge a Zayn l'auricolare
sinistro.
Quest'ultimo lo prende di buon grado senza degnarlo nemmeno di
un'occhiata e se ne torna a leggere il suo libro.
Niall cerca furtivamente di scorgerne il titolo, ma la sua missione
fallisce miseramente, così è costretto ad
arrendersi e a riappoggiarsi al sedile, un sottile sconforto che
alleggia attorno alla sua aurea solitamente solare.
Cerca di dormire, e forse ce la fa anche, perché ad un certo
punto si sveglia e non si ricorda dei precedenti venti minuti.
Apre e chiude le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto di
essere crollato sulla spalla di Zayn.
Provando a non mostrare imbarazzo, si raddrizza con un piccolo
sbadiglio e si volta nella sua direzione.
Zayn ha appena sollevato lo sguardo e gli sta sorridendo, e, pur di non
guardarlo negli occhi, Niall si finge indaffarato con gli auricolari.
Si schiarisce la voce con un colpo di tosse poi "Quando arriviamo?"
chiede, come faceva quando era un bambino.
I suoi genitori però tendevano a zittirlo nervosi e stanchi,
mentre la risposta si Zayn è mite e posata.
"Circa venti minuti" risponde infatti, per poi tornare a sottolineare
il suo libro - che, nota Niall, è un altro, probabilmente
scolastico - con aria annoiata.
Dopo aver emesso un piccolo sbuffo, il biondo tira su le gambe e le
incrocia, poi scorre nella playlist dove si trovano gli ultmi brani
aggiunti e fa partire la prima canzone che gli capita sotto il dito.
Poi non si ricorda, probabilmente si è perso nella
contemplazione delle mani di Zayn che stringono la matita color giallo
ocra e che girano le pagine ad intervalli irregolari.
Non è di certo una buona cosa se a distrarlo sono soltanto
un paio di comuni mani, pensa.
Niall è andato, partito, corre e non riesce più a
fermarsi, nonostante la consapevolezza che a pochi metri, davanti a
lui, ci sia un incombente dirupo.
Si riscuote soltanto quando nella riproduzione parte la canzone che
Harry gli ha dedicato pochi mesi prima.
Si affretta a cambiare traccia e a pensare ad altro, ma gli
è davvero difficile non concentrare i suoi pensieri su Zayn
e al contempo su di Harry.
Chiaaà dov'è in questo momento, o con chi
è.
Niall si sente enormemente responsabile, ma soprattutto enormemente
colpevole.
Ma se non si sentisse così non si chiamerebbe Niall Horan.
*
I genitori di Niall sono divorziati.
Proprio per questo motivo ad aprire la porta e ad accoglierli
c'è soltanto la madre di Niall, Maura.
Il biondo le si getta addosso, abbracciandola con foga e lasciando
indietro Zayn, che probabilmente si sente un po' imbarazzato.
Poi entrano in casa, e, una volta fatte le solite domande, Niall
accompagna Zayn di sopra.
Gli mostra velocemente la casa e gli fa portare il borsone in camera
sua, poiché è lì che dovrà
stare.
Niall è parecchio teso riguardo a questo fatto,
perché non ha mai condiviso la camera con qualcuno eccetto
Harry.
Ma Harry è Harry, e Zayn è Zayn.
O forse dovremmo dire che Niall non ha mai avuto una cotta assurda per
Harry come ce l'ha adesso per Zayn.
Niall ha addirittura elaborato il pensiero di dormire sul divano per
tutta la durata delle vacanze e di lasciare la sua camera all'amico, ma
la cosa lo rende ugualmente nervoso, perchè lì,
in quelle quattro pareti, c'è tutta la sua storia e non sa
se ha voglia di condividerla con qualcuno.
Il moro poggia la borsa accanto alla scrivania con un'espressione
perplessa e Niall si affretta a dargli spiegazioni.
"Ehm" inizia, maledicendosi da solo per la sua estrema eloquenza che
viene sempre a mancare nel momento del bisogno.
Zayn solleva le sopracciglia e lo guarda in attesa.
"Mh, dunque. Questa è la mia camera. In verità
avrei voluto lasciarti la camera di mio fratello, ma ho scoperto ieri
che arriverà stasera, perciò devi accontentarti
della mia e-"
"Tu dove dormi?" lo interrompe Zayn, senza il minimo riguardo.
Niall si gratta la testa imbarazzato e distoglie lo sguardo dai suoi
occhi scuri, prima di rispondere: "Sul divano."
Anche se non gli piace farlo e gli sembra una cosa da egoisti, Niall
sta sperando che Zayn gli dica 'Ma no, dormirò io sul
divano'.
E con sua grande gioia Zayn lo dice, ma alla fine Niall si sente
così in colpa che declina l'offerta.
O forse lo fa solo perché teme l'ira di sua madre nel caso
scopra che fa dormire un suo ospite sul divano.
Niall tentenna pochi secondi, spostando il peso da un piede all'altro,
gli occhi divertiti di Zayn puntati addosso.
"Io vado, ehm, a farmi una doccia" conclude infine, annuendo
più per convincere se stesso che per altro.
Fa in tempo a vadere Zayn sorridere prima di chinarsi sulla propria
valigia e tirarne fuori dei vestiti puliti.
Una volta lavato, vestito e rinvigorito, Niall torna in camera e lascia
il bagno libero per Zayn, poi scendono insieme in salotto per cenare.
Greg, il fratello di Niall, è arrivato mentre quest'ultimo
era sotto la doccia e Niall si rende improvvisamente conto di quanto
gli sia mancato.
In questo momento sta raccontando del suo lavoro in banca, e di come i
suoi affari vadano a meraviglia.
E se da una parte Niall vuole bene a Greg, dall'altra non lo sopporta,
perché è sempre perfetto in tutto e lui in
confronto si sente un rifiuto umano, con il suo misero lavoretto da
cameriere e una carriera da musicista sconosciuto semi-avviata.
E' quello il principale motivo per cui tiene la testa china sul piatto
e si limita a parlare a monosillabi e a ridere quando ce n'è
bisogno, senza essere davvero felice.
Perché disturbarsi a parlare quando sua madre è
così presa da Greg e dalle sue immense imprese lavorative
che la rendono così fiera?
Zayn, che è seduto accanto a lui, gli tira un colpetto con
una gamba e gli colpisce delicatamente il gionocchio con il suo.
Niall sussulta leggermente prima di voltarsi verso di lui e fissarlo
disinteressato.
"Tutto okay?" gli sussurra il moro, chinandosi leggermente in avanti e
posandogli una mano sulla spalla.
Niall si affretta ad annuire, per poi voltarsi verso la madre, che gli
ha appena chiesto come procede il lavoro.
Nota il disappunto nel suo sguardo e nella sua voce, come se vedesse
Niall di cattivo occhio soltanto perché non lavora in banca.
Mandando giù il groppo che ha in gola, risponde a tutte le
domande di sua madre e sostiene ogni suo critico sguardo,
finché non si scoccia e con la scusa di aver mal di testa si
alza e se ne va in camera.
Si sente addosso lo sguardo di sua madre e di suo fratello, ma
specialmente quello di Zayn.
"Magari è la stanchezza" sente Greg commentare, rivolto alla
madre.
Alcuni istanti di silenzio, durante i quali Niall rimane fermo sulle
scale, nascosto dal muro, indeciso tra rimanere ad aspettare Zayn
lì o salire in camera.
Niall sente il tintinnio delle posate che si scontrano con la ceramica
dei piatti, ma nessuna sedia strusciare sul pavimento e nessuno Zayn
che lo raggiunge.
"Allora Zayn, cosa ti porta qui?"
A sentire suo fratello porgere quella domanda, Niall si irrigidisce
leggermente, in attesa che Zayn risponda.
"Oh, ehm... Niall mi ha invitato a trascorrere il natale con lui"
biascica questo, la voce bassa e misurata.
Un rumore di posate cadute, seguito da una sottile risata di Greg, che
subito si affretta a domandare a Zayn se abita a Londra.
Dopo aver ottenuto una risposta positiva, il fratello va dritto al
punto.
"Che cosa fai nella vita?"
E Niall in quel momento lo odia, perché Greg, come sua
madre, si preoccupa sempre e soltanto del lavoro.
Il lavoro, il lavoro, il lavoro.
I soldi, i soldi, i soldi.
"Sono al primo anno di università" replica Zayn, nella voce
una piccola quantità di irritazione e sfida.
Pochi secondi di silenzio, poi subito la madre di Niall "Quale
facoltà?" domanda.
"Lettere e filosofia, e quando ho tempo seguo dei corsi di storia
dell'arte" ribatte, con lo stesso tono che ha usato la donna.
Greg si limita a commentare con un "Wow, Niall in pratica non fa un
cazzo in confronto" accompagnato da una risatina.
A quel punto Niall decide che può anche non aspettare Zayn e
tornarsene in camera.
O forse in bagno, visto che sente l'impellente bisogno di vomitare.
Fa appena in tempo a raggiungere il gabinetto, poi la cena si rigetta
nel water senza che lui lo voglia veramente.
Niall fissa per tre secondi il suo stesso vomito, per poi essere
assalito da un secondo conato.
Appoggia una mano e il mento sull'asse e allunga un braccio per tirare
lo sciacquone.
Si ritrae e si lascia cadere contro il muro liscio e freddo, scoppiando
a piangere, senza sapere il vero motivo.
Una volta Harry gli ha detto che se scoppi a piangere senza un motivo,
allora significa che ne hai fin troppi.
E Niall lo cerca - disperatamente - quel motivo, ma non lo trova.
Vorrebbe Harry.
Sarebbe un buon motivo per non piangere.
Sarebbe un buonissimo motivo per non piangere.
Così "Hey" scrive a Harry, cercando di vedere lo schermo del
telefono anche attraverso il velo di lacrime.
Il riccio non risponde al messaggio.
Harry
Harry si appoggia il libro sullo stomaco, lasciandolo
aperto alla pagina a cui è arrivato, e si allunga per poter
afferrare il cellulare.
E' steso sul letto, solo la lucina del comodino accesa, e sta leggendo,
mentre ascolta musica.
Non ha assolutamente voglia di parlare con nessuno, vuole solo essere
lasciato in pace.
Vuole solo sentire Tom Odell cantare il suo dolore fino alla
sfinimento, fino a soffrire con lui e per lui.
Apre svogliatamente il messaggio, accorgendosi troppo tardi che
è da parte di Niall.
"Hey"
Riadagia il cellulare sul comodino, senza rispondere, ma purtroppo
l'apparecchio vibra nuovamente, appena un minuto dopo.
"Come stai?"
Harry alza gli occhi al cielo e si affretta a togliere la vibrazione
dal cellulare, prima che possa bloccarsi.
Dieci minuti dopo ci sono cinque nuovi messaggi, tutti in tema
'perché non rispondi?'.
Mezz'ora dopo, Niall gli ha inviato altri due messaggi: il primo parla
di qualcosa a proposito del fatto che in Irlanda non ci sia ancora la
neve, il secondo contiene alcune frasi alla cazzo.
"When you hold me, hold
me in your arms."
Ad Harry scappano un paio di bestemmie mormorate sotto voce,
perché in quel momento sta ascoltando proprio quella canzone.
"Scusa, avevo il
telefono spento. Tutto okay, tu? Come è andato il viaggio?" risponde
alla fine, pentendosene quasi immediatamente.
La risposta di Niall, un misero"Tutto
okay :-)" non
tarda ad arrivare, e Harry fissa lo schermo del telefono per svariati
minuti, prima che compaia nuovamente l'icona di un nuovo messaggio.
"Vorrei che tu fossi qui
e che le tue braccia mi circondassero."
Harry manda giù la saliva, poi decide di
spegnere il telefono, chiudere il libro e spegnere la luce.
E' stato Niall a scegliere Zayn, non Harry, quindi adesso Niall deve
arrangiarsi e Harry deve cercare di non pensare a quanto vorrebbe Niall
lì, a venti centimetri di distanza, nel suo letto freddo e
disfatto.
Com'è piatta la notte senza le chiacchere insulse di Niall,
senza i suoi continui borbottii o il suo strimpellare alla chitarra.
Com'è lunga la sera senza che Niall gli si butti addosso e
lo distragga dalla lettura.
Com'è infinita la cena quando non c'è Niall che
ride e che lo prende per il culo, quando non c'è Niall che
gli lascia i piatti da lavare.
Com'è triste la vita senza Niall.
Ed è passato soltanto un giorno.
Nel buio, Harry si rigira finché la coperta non gli copre la
testa e la sua faccia non sprofonda nel cuscino, il respiro mozzato
dalla stoffa.
Sarebbe bello che per una volta ci fosse qualcuno a stringerlo, e non
che sia sempre lui a dover confortare gli altri.
Sarebbe bello se per una volta fosse lui quello ad essere in lacrime
tra le braccia sottili e pallide di Niall.
E Harry piange.
Perché non ce la fa, perché è un
fallimento, perché il libro che sta leggendo lo deprime
enormemente e perché vorrebbe essere felice.
Piange perché è sempre la seconda scelta, e
perché non c'è mai nessuno che si preoccupi di
quello che pensa.
Piange perché è stanco.
Piange perché una volta ha detto a Niall che chi piange
senza motivo in realtà ha troppi motivi per poterlo fare.
Piange perché si è improvvisamente reso conto
dell'entità e dell'enorme quantità dei suoi
motivi per poterlo fare.
Piange perché sente le braccia di Niall che lo circondano.
Piange perché quelle braccia nel sonno diventano le braccia
di Louis Tomlinson.
Liam
Liam sbuffa. Una, due, tre volte.
Alla fine scaglia per terra il telefono e cerca di togliersi dalla
testa l'idea di scrivere a Zayn due righe di messaggio.
Ha deciso che sarà Zayn il primo a scrivere questa volta.
Così si libera dalle coperte, si alza in piedi e si veste
velocemente, diretto dappertutto ma da nessuna parte.
E' in quel modo che scopre che il suo dappertutto e il suo
nessuna parte sono Louis.
"Ciao" dice solo, non appena un Louis assonnato e rincoglionito gli
apre la porta.
"Liam" replica il ragazzo, facendosi da parte per poterlo far entrare.
Liam si sfila il cappotto e lo butta su una sedia, poi si lascia cedere
a peso morto sul divano e si passa una mano tra i capelli.
Louis lo affianca e si siede accanto a lui, fissando il tavolino in
vetro sul quale sono ammuchiati i resti di una cena improvvista: un
cartone di pizza e due bottiglie di birra vuote, un tovagliolo
accartocciato, un bicchiere pieno d'acqua ristagnante.
"Zayn è in Irlanda con Niall" mormora tetro, senza alzare lo
sguardo su di Louis.
"Harry è a casa, probabilmente a piangere perché
Niall è con Zayn" ribatte allora il più basso,
tirando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
"Mi sento uno straccio."
"Credo di essere ubriaco."
"Io non ho ancora cenato."
"Ho voglia di vomitare" borbotta Louis spento, gli occhi azzurri
intrisi di nero.
"Vai in bagno, per cortesia" gli consiglia l'altro, sbadigliando piano.
"Mi è passata."
"Voglio morire."
"Harry mi fa schifo."
"Non mi merito questo" la voce di Liam è tremendamente
lamentosa e strasciacata, e forse un po' irritante.
"Scherzavo, Harry mi piace da impazzire."
"Il mondo è una merda."
"Harry è la cosa migliore che potesse capitarmi."
"A Zayn non è mai importato."
"Ad Harry nemmeno, ero solo un suo passatempo."
"E' una gara per vedere chi sta peggio?" mormora Liam, la voce
abbattuta e l'espressione sconfortata.
Loui si volta verso di lui e appoggia la testa sulla sua spalla,
sbadigliando. "Ho voglia di baciarti."
"Allora fallo."
Così Louis con una spallata lo spinge all'indietro e lo fa
sdraiare sul divano, guardandolo negli occhi.
Si sdraia su di lui e poggia la fronte contro la sua, prima di prendere
possesso delle sue labbra e dimenticarsi di quanto stia
sbagliando.
"Liam forse non dovremmo..." inizia, Liam gli ha già messo
le mani addosso, preso da una fretta assassina.
"No, noi dobbiamo."
Niall
Harry non risponde, così Niall si infila il
telefono in tasca e cerca di calmarsi.
Non che gli serva a molto, ma non può di certo uscire dal
bagno come se avesse appena visto uno di quei film strappalacrime che
ama tanto Harry.
Alla fine si decide ad uscire dal bagno e a tornare in camera.
Zayn è seduto sul pavimento, la schiena appoggiata contro il
letto e un libro tra le mani.
"Hai pianto?" chiede il moro, senza mezzi termini, alzandosi in piedi e
parandosi di fronte a lui.
"No" sbotta Niall infastidito, ma le lacrime e i sighiozzi che tenta di
soffocare lo tradiscono.
"Oh Ni, vieni qui" dice piano Zayn, avvicinandosi cautamente e
abbracciandolo.
Niall appoggia il capo sulla sua spalla e stringe la felpa rossa di
Zayn tra le dita.
Zayn sta così bene quando veste di rosso, quel colore gli
mette in risalto i capelli neri e a Niall piace.
Le mani del moro sono poggiate sulla sua schiena e a Niall si ferma il
respiro quando Zayn fa scorrere le dita lungo la sua colonna vertebrale.
Rimane lì per un po', tra le braccia di Zayn, il viso
premuto contro la stoffa della sua felpa e le mani chiuse a pugno.
Rimane fermo a sentire il cuore di Zayn battere, piccoli suoni
ripetitivi e regolari, attenuati dallo spessore dei vestiti.
"Perché piangi?" chiede la voce pacata di Zayn, mentre le
sue dita si incastrano tra i capelli chiari di Niall.
Niall inclina leggermente la testa per permettere all'aria di entrare
nella sua bocca, poi "Non lo so" biascica, stanco.
Si stacca da Zayn e si sdraia sul letto, fissando il soffitto e
cercando di cacciare indietro le lacrime.
"Scusa. Sono una persona molto emotiva. A volte mi capitano cose tipo
questa. Sai, scoppiare a piangere per nulla e cose del genere" spiega,
senza staccare gli occhi del soffitto intonacato.
Zayn ridacchia e si siede sul letto, accarezzandogli un braccio.
Colto di sopresa, Niall sussulta e la sua reazione scatena una lieve
risatina e un'espressione divertita sul viso di Zayn.
"Non farlo" sussurra il biondo, gli occhi fissi sulla mano di Zayn.
"Cosa?"
"Questo."
Le sopracciglia del moro si sollevano, conferendogli un'espressione
perplessa. "Perché?"
"Mi dà fastidio" gli comunica con voce piatta, sperando che
si allontani.
Ovviamente Zayn non lo ascolta, iniziando a giocherellare con il
braccialetto nero che abbraccia il polso destro di Niall.
Infastidito, questo si tira a sedere di scatto e sottrae il braccio,
guardando Zayn in cagnesco.
"Perché fai così?" gli chiede rabbioso.
"Così come?" replica spaesato l'altro, come se non abbia la
minima idea di ciò di cui sta parlando Niall.
"Così. Come se a volte t'importasse e a volte no."
Il suo viso è appena ad una decina di centimetri da quello
di Zayn, e Niall sente l'impellente bisogno di spingerlo all'indietro e
di avventarsi su di lui, senza dargli il tempo di rispondere, ma cerca
di non pensarci.
"Mi importasse di cosa?" soffia Zayn, gli occhi fissi sulle labbra di
Niall.
Niall indica prima se stesso e poi Zayn, poi "Di questo" mormora. "Di
noi."
"E da quando io e te siamo un noi?" chiede retoricamente il moro,
ritraendosi leggermente.
"Non lo so, dimmelo tu" la voce di Niall è terribilmente
insicura nel pronunciare quelle parole.
"Il fondamentale problema è che un noi non c'è
mai stato, Nail. Non un noi che riguardasse me e te, almeno."
"Vaffanculo" sibila Niall, spingendolo con violenza.
Odia quando Zayn storpia il suo nome, odia quando Zayn parla per
engimi, odia Zayn. "Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo."
Zayn rimane immobile, i suoi occhi scuri puntati su quelli chiari e
umidi del biondo, rigidi e rabbiosi.
"Allora perché stai con me, eh? Vattene. Esci da questa
casa. Adesso."
Il moro non si muove e Niall si arrabbia ancora di più.
Si sente andare a fuoco, brucia e scotta e vuole prendere a pugni Zayn.
"Vaffanculo Zayn, sparisci. Lasciami in pace. Esci dalla mia vita. E'
abbastanza chiaro come concetto?"
Niall accompagna tutto gesticolando, e sa di apparire patetico, anche
se vorrebbe risultare soltanto freddo e distaccato.
Eppure non ci riesce proprio, non ce la fa a fermare le lacrime e a
soffocare i singhiozzi disperati che gli partono dal cuore e vengono
trasmessi a tutte le terminazioni nervose.
Poi, visto che Zayn rimane fermo a guardarlo, si tira a sedere e lo
spinge nuovamente, tirandogli un pugno sulla spalla.
Tuttavia i riflessi di Zayn sono piuttosto veloci e il ragazzo gli
blocca le braccia senza fare alcuna fatica.
"Nail" cerca di dire Zayn, tendogli fermo il mento con una mano e le
braccia con l'altra.
"Ni, calmati, per favore."
"No! Lasciami in pace! Non rompermi i coglioni, porca troia!" gli urla
in faccia, chiedendosi se sua madre e suo fratello stiano sentendo o
meno.
Niall si sdraia sul letto e si asciuga le lacrime.
Davvero non riesce a capire da dove arrivino, sono troppe per essere
contenute in un solo essere umano.
Davvero troppe.
Troppo dolore.
Dopo qualche secondo, Zayn si sdraia accanto a lui.
Niall non vuole condividere niente con lui.
Niente di niente.
Zayn l'ha appena preso per il culo in un modo così crudele
che solo a ripensarci gli viene da piangere ancora di più;
infatti decide di voltarsi su di un fianco e dargli le spalle.
Il moro gli sfiora con le dita le vertebre, una ad una, prima di
avvicinarsi a lui e abbracciarlo goffamente.
Quando parla, le labbra di Zayn sfiorano il collo di Niall. "Ti prego
Niall non mandarmi via."
"Vaffanculo" sbotta l'altro ragazzo, continuando a fissare il muro
contro il quale è appoggiato il letto.
"Niall?" tenta di nuovo Zayn, e quando il biondo si gira è
incazzato nero.
"No Zayn, sta' zitto. Mi fai schifo."
"Mi dispiace" mormora a bassa voce Zayn, cercando la sua mano.
Niall allontana repentinamente la mano infilandola sotto il cusino e
manda giù la saliva che gli blocca le vie respiratorie.
"Non è vero, non ti dispiace. A te non te ne frega un cazzo,
Zayn" sbotta duramente, arrabbiato sia con lui che con se stesso.
Rimangono in silenzio per un momento, e Niall sente solo il respiro di
Zayn contro la sua nuca e il suo braccio attorno al fianco.
L'eco lontano e attutito di una macchina in partenza invade la stanza,
successivamente seguito dal rumore della televisione.
Il mondo va avanti e loro stanno fermi, ma stranamente questa cosa a
Niall non dispiace.
"Hai ragione, Ni: non me ne frega un cazzo" sussurra ad un
certo punto Zayn, dal nulla. "Ma di te m'importa."
Niall si volta verso Zayn e intreccia le dita con le sue, incastrando
la testa contro la sua spalla, vicino al suo cuore.
Quel giorno, il ventidue di dicembre, Niall Horan è morto e
rinato tra le braccia di Zayn Malik.
-
Hey.
Lo so, lo so, lo so.
Sono in ritardissimo. Ma se pensate che non aggiorno la larry da quasi
due mesi, sono in ritardo solo relativamente, no?
Sono le tre di notte, quindi posterò il capitolo domani,
dopo aver controllato gli errori di battitura.
Dunque, il capitolo.
E' uno schifino, all'inizio non dovevano nemmeno esserci i pov di liam
e harry ma alla fine per allungare un po' li ho inseriti,
sennò il capitolo era una merdina schifosa.
A parte questo, sono tutti molto depressi, un po' come me, haha.
Insomma, questa storia è triste eccetera eccetera e non ha
una fine ed è noiosa, e mi dispiace enormemente, ma non
riesco a renderla più interessante di così.
Come al solito, ringrazio chi si è fermato a recensire gli
scorsi capitoli
(nialljameshoranslaughs, _Sunrise, HiSheeran__, Sogni d Horan,
kidrauhlismyheroe,
andre_nialler), chi segue, preferisce, ricorda.
Siete fantastiche, davvero, e siete troppe :(
Un enorme grazie a chi continua a inserirmi tra le autrici preferite,
mi fate commuovere.
Ho sonno, ma comunque: story of my life.
Se best song ever mi aveva delusa e diana non mi prendeva
particolarmente, questa canzone invece è splendida.
Anche se non ne colgo a pieno il significato, è strano
dedicare una canzone del genere ad una ragazza, e per di più
il video non c'entra una minchia, perciò boh.
Resta il fatto che si va ad aggiungere alle loro canzoni migliori e che
io la amo con tutta me stessa.
Basta, vado via, ciao ciao :) xx
Oh, su twitter sono @zainsheist :-)
Allora, giuro su zayn che domani sera il
primo capitolo della larry sarà postato, lo giuro.
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Capitolo 11 *** Bad Christmas Day. ***
Capitolo
11
I'm
all the days
That
you choose to ignore.
- All I need, Radiohead.
Zayn
Zayn si agita nel sonno, forse
per il freddo o forse per l'eccessivo caldo, non lo sa di preciso.
Passano alcuni minuti infiniti,
durante i quali il suo incubo senza fine lo trascina verso il fondo,
rasoterra e poi sempre più giù, nelle viscere
più profonde.
Poi si sveglia, di soprassalto.
Il suo respiro è affannato e le labbra tremano leggermente,
così come le dita delle mani scure e consumate.
Sente una goccia di sudore
percorrergli lentamente la schiena, sotto la felpa che indossa come
pigiama.
Non respira, non solo per
l'incubo, ma anche per il piumone scuro e per Niall, che gli
è praticamente addosso.
Chiudendo gli occhi e cercando
di regolarizzare il respiro, Zayn scansa le coperte con un gesto
impacciato e inclina la testa per poter guardare Niall.
Vorrebbe alzarsi, ma il suo
braccio è incastrato sotto il corpo del biondo, e tra
l'altro gli fa un gran male.
E anche se la sua mente gli sta
dicendo di alzarsi, il suo braccio libero si allunga per accarezzare i
capelli morbidi e sudati di Niall.
Riesce a vedere il suo viso
tranquillo, la luce della luna che illumina la stanza conferendole
un'aria terrificante e allo stesso tempo misteriosa.
Niall quando dorme è
silenzioso, al contrario di quando è sveglio.
Quando è sveglio
Niall è rumore.
Rumore vero e proprio,
perché la sua parlantina per un tipo silenzioso è
tutto tranne che piacevole.
Rumore fastidioso e quasi
insopportabile, uno di quei rumori che ti irritano a tal punto da
diventarne dipendente.
Quando invece dorme Niall
è silenzio.
Il silenzio che tanto brama
Zayn, di cui è alla ricerca da anni, quel limbo surreale e
inesistente nel quale crogiolarsi quando tutto va per il verso
sbagliato.
Spesso le persone hanno paura
del silenzio, spesso sentono il bisogno di colmare una cosa
così sacra con parole futili e prive di significato.
Con gli anni Zayn ha imparato
ad apprezzare il silenzio, a rispettarlo e a fare di esso uno dei suoi
più cari amici.
Trascorre la maggior parte
della sua vita da solo, pensando o disegnando, e il silenzio
è sempre lì, costante e presente, seppur
invisibile.
Tuttavia basta poco per rompere
il silenzio: un sospiro, uno sbuffo, un battito di palpebre.
Basta poco rumore, per romperlo.
Con Zayn accade lo stesso, gli
bastano poche cose per essere rotto.
E così come il
rumore rompe il silenzio, Niall rompe Zayn ogni giorno, arrivando a
frammentare persino le sue molecole.
Pezzi che non si rimetteranno
più a posto una volta che Niall si scoccerà di
lui e lo abbandonerà, come hanno sempre fatto tutti.
Zayn si rigira tra le dita le
corte ciocche di capelli di Niall, mentre sente il peso della sua testa
sulla propria spalla, ad impedirgli qualsiasi movimento.
Si guarda tristemente intorno,
lasciando che i suoi occhi si fermino sul proprio corpo perfettamente
incastrato con quello del biondino.
E' buffo, perché
Niall si regge a lui con una tale decisione che pare da un momento
all'altro possa cadere, se solo Zayn lo lasciasse andare.
Ed è anche buffo che
sia Niall ad aggrapparsi così a lui, il braccio stretto
attorno al fianco del moro, le gambe intrecciate in una morsa
soffocante e la testa incastrata sulla sua spalla.
E' buffo perché in
realtà è Zayn che si sta disperatamente
aggrappando a lui, nonostante tutto.
Tra i due sarebbe Zayn a
cadere, come al solito.
Ma Zayn bene o male
c'è abituato, a cadere.
La sua vita è una
continua caduta, un precipitare, la forza di gravità che lo
spinge sempre più giù, e lui è sempre
più vicino allo schianto, senza mai raggiungerlo.
E' così: cadiamo
tutti, ma non ce ne rendiamo conto, non sempre per lo meno.
Zayn invece è
pienamente consapevole della sua disastrosa e incessante caduta, e ha
imparato a conviverci.
Così come ha
imparato a convivere con il silenzio, la solitudine e gli incubi.
Provando a non svegliare Niall,
cerca di liberarsi dalla sua stretta e si tira su.
Scende lentamente dal letto,
una mano a scompigliare i capelli scuri e sudati e l'altra attorno allo
stomaco, come se in questo modo potesse scaldarsi.
Nella penombra si china e cerca
le sigarette tra le tasche del borsone, poi esce dalla stanza, dopo
aver gettato un'ultima occhiata a Niall.
La casa è avvolta
nell'ombra e nel silenzio, e lentamente a Zayn tornano in mente tutti i
ricordi che da sempre cerca di archiviare.
Il buio attraversato da una
striscia sottile di luce, il silenzio rotto dalle urla, la notte
interrotta dal dolore.
Fa di tutto per scacciare
immediatamente quella fastidiosa sensazione che gli si è
accampata addosso ed esce nella veranda che dà sul giardino.
Si accende la sigaretta, poi si
lascia cadere contro il muro chiaro e freddo della casa, raccogliendo
le ginocchia al petto e incrociando le caviglie.
La luna è
così incredibilmente luminosa da illuminare a giorno il
terreno fangoso e gli alberi del tutto privi di foglie, quasi fosse
tutto morto.
Quando Zayn ha visto per la
prima volta Niall, è proprio questa l'idea che si
è fatto di lui: Niall è come un albero quando
inizia a perdere le foglie.
E' scoraggiato, abbattuto,
triste e solo.
Apatico e distaccato dal resto
del mondo, quasi come se le emozioni non lo tocchino con un dito.
Però questa sera
Zayn le ha viste le sue emozioni, per la prima volta.
Eppure a Zayn sembra lo stesso così triste, nel profondo;
forse perché non riesce a credere che Niall sia felice ogni
volta che ride, o forse solo perché la vede, tutta quella
tristezza, quasi come se fosse una catasta di ricordi e fatti
accumulati e poi messi da parte dal ragazzo, proprio come Zayn mette da
parte i suoi ricordi.
Ci sta provando anche adesso,
ad allontanare i ricordi del suo incubo.
Come al solito tuttavia non ci
riesce, la confusione che ha in testa vince su di lui, gli opprime
qualsiasi tipo di ragionamento logico, gli impedisce di non pensare.
Zayn sa che per il suo cervello
malato e mal funzionante servirebbe uno psichiatra, ma non gli piace
l'idea che uno sconosciuto si intrometta nella sua vita e estragga da
lui ciò che ha bisogno di sentire, senza che lui possa
opporre resistenza.
E poi ormai ci è
abituato, a quella costante confusione, perché Zayn
è una di quelle persone che bene o male si abitua a tutto,
anche piuttosto velocemente.
Solo ad una cosa non riesce ad
abituarsi, solo una cosa continua a tormentarlo, e quella cosa
è il motivo per cui quando il dolore prende il sopravvento
Zayn si arrotola la manica della felpa e si spegne la sigaretta
direttamente sulla pelle, stringendo i denti e attendendo con
impazienza che il dolore fisico oltrepassi il dolore morale che prova
ormai da troppi anni.
Continua a fare male lo stesso,
nonostante adesso bruci anche la sua pelle insieme alla sua anima.
Niall
Niall si sveglia
all'improvviso, il sonno ridestato da uno spiffero d'aria fredda che
soffia dalla finestra vicina.
Ci mette qualche secondo prima
di capire cos'è che l'ha fatto svegliare e cosa manca: le
coperte gli coprono soltanto una gamba e Zayn non è con lui.
Sbadigliano si stropiccia gli
occhi, ancora quasi completamente intontito dal sonno, e si alza in
piedi tutto barcollante.
Non afferra nemmeno una felpa, scende al piano di sotto soltanto in
boxer e maglietta, i piedi scalzi che si raffreddano in pochi secondi e
i peli delle braccia che si rizzano per la pelle d'oca.
Non vedendo Zayn in salotto, decide di andare in cucina, ma il ragazzo
non è neppure lì.
Niall si guarda attorno incuriosito, per poi decidersi a uscire nella
veranda, pensando che magari Zayn è uscito per starsene un
po' da solo.
Infatti trova il moro accasciato per terra, la schiena poggiata contro
il muro; e Niall se ne stra frega, non gli interessa se Zayn vuole
starsene da solo, perché lui vuole fargli compagnia, se
proprio non riesce a dormire.
“Zay” mormora, stropicciandosi con la mano un
occhio, la voce roca impastata di sonno e i capelli sparati in tutte le
direzioni, “Non vieni a dormire?”
Il moro si volta verso di lui e Niall vede lo sbrilluccichio di un
sorriso nel buio e una sigaretta accesa tra le sue labbra.
“Sì, arrivo subito” gli risponde quello,
mentre una nuvoletta di fumo esce dalla sua bocca. “Torna
dentro o prenderai freddo.”
Ignorando deliberatamente il suo consiglio, Niall si accuccia accanto a
lui, cercando di respingere il freddo agghiacciante che gli sta
penetrando persino il cuore.
Si passa una mano sul viso, sospirando forte, poi si gira verso Zayn,
che gli pare così bello sotto la luce chiara della luna, gli
occhi neri che brillano come braci ardenti e i capelli abbassati fin
quasi sopra gli occhi.
“Quando mi spiegherai il motivo per cui ti imbottisci di
caffè e la notte non dormi?” domanda scoraggiato,
attento a non far trapelare alcuna emozione.
A Niall sembra di essere stato punito con la legge del contrappasso: ha
passato tutta la vita a recitare e a fare finta di aver bisogno di
provare emozioni, mentre adesso fa una grande fatica a contenerle e a
fare sì che non oltrepassino il sottile confine della sua
pelle e della sua espressione.
Zayn scuote leggermente la testa e lascia cadere un po' di cenere dalla
sigaretta. “Non c'è nessun motivo.”
Il biondo si volta leggermente verso di lui e lo guarda sollevando le
sopracciglia. “Zay, lo so che posso sembrare stupido o
infantile, ma non sono idiota fino a questo punto.”
Con un movimento improvviso Zayn scrolla le spalle e abbandona la testa
sulla spalla di Niall, che per la sorpresa sussulta piano, mordendosi a
sangue l'interno della guancia.
Gli basta sentire il respiro caldo di Zayn appena sopra la sua
clavicola per risvegliarsi completamente dal torpore in cui il sonno
l'ha fatto cadere.
“E' una storia troppo lunga, Ni” biascica piano
Zayn, spegnendo la sigaretta e gettandola via, lo sguardo fisso sulle
sue mani.
Il moro solleva la testa e la poggia al muro contro il quale
è seduto, e Niall, ormai completamente sveglio, lo osserva
minuziosamente mentre il moro si lascia andare ad un profondo respiro
scoraggiato.
“Ti ascolto” replica allora il biondino, la voce
che trema leggermente per il freddo.
Zayn scuote la testa e l'inclina all'indietro, fissando il soffitto
della veranda come contrario a quell'affermazione. “E'
complicato.”
Niall non riesce a togliergli gli occhi di dosso, non ce la fa proprio,
ed è inoltre consapevole di star guardando Zayn
così come a volte Harry guarda lui, ma non può
proprio farne a meno.
Prima che possa rendersene conto, le sue dita accarezzano leggermente
le labbra di Zayn, lisce e più carnose rispetto alle sue; il
respiro del moro sulla mano lo fa rabbrividire e Niall non crede di
poter descrivere la sensazione che prova, perché
è semplicemente in pace con se stesso e si sente felice.
Si sente felice lì, di notte, al freddo, in una stupidissima
veranda, con le dita che sfiorano le labbra di Zayn e con Zayn che lo
guarda leggermente confuso, la postura rigida e attenta.
“Ni, che...?” inizia a biascicare Zayn con voce
tremante, ma Niall lo zittisce quasi immediatamente: “Mi
piacciono le tue labbra.”
Il moro tace e lo guarda quasi spaventato, arretrando leggermente e
cercando di allontanare Niall, che “Guardami, Zayn”
sta dicendo a bassa voce.
Il biondo lascia cadere mollemente le dita, per poi farle correre lungo
il profilo della mascella di Zayn, coperta da un velo di barba.
Zayn è così bello ai suoi occhi, nonostante le
profonde occhiaie che gli bordano gli occhi, la barba che lo fa
sembrare più grande di quello che è, le guance
incavate e l'eccessiva magrezza. E' sempre così bello, lo
sconvolge sempre in tutti i sensi, gli sconvolge tutti i sensi. Niall
davvero sta iniziando a chiedersi che cosa ne abbia fatto del vecchio e
apatico Niall Horan, perché con Zayn è tutto uno
sconvolgimento continuo, ci sono sempre nuove emozioni.
E il biondino non ha mai messo nemmeno un'emozione nel fare qualcosa,
se non nel voler bene ad Harry; la sua esperienza con i sentimenti e le
emozioni non va oltre quello.
“Niall non... Non toccarmi per favore” sussurra
Zayn, gli occhi grandi e spalancati e il respiro leggermente affannato.
Il biondo ritrae senza fretta la mano, intercettando lo sguardo di Zayn
e perdendosi nelle sue ciglia, che tanto lo affascinano.
Il contatto visivo che si è andato a creare viene
brutalmente interrotto da Zayn, il quale si volta e riporta gli occhi
dritti davanti a sé; le mani serrate attorno alle ginocchia
lasciano quasi dei solchi.
“Come vuoi tu” sussurra piano Niall, tornando a
guardare il giardino buio, illuminato soltanto dalla luce bianca e pura
della luna.
Dopo un quarto d'ora Niall sente che non ce la fa, non ci riesce, se
resta all'aperto un altro minuto rischia di morire congelato.
“Ti aspetto dentro, Zay. Svegliami quando torni”
gli sussurra piano, sapendo che in ogni caso il moro non lo
sveglierà.
Niall sistema i cuscini e vi si appoggia contro, aprendo il pacchetto
di pop corn che si è portato in camera dalla cucina.
Poi accende la tv alla ricerca di un film interessante, in attesa che
Zayn rientri.
Ha pensato che mangiare e guardare un film l'aiuterà a
rimanere sveglio con Zayn, perché se proprio il moro non
può dormire, allora lui vuole fargli compagnia.
Sul canale 532 c'è un film che è iniziato da
circa una ventina di minuti e Niall decide di guardarlo,
così inizia a sgranocchiare i suoi pop corn.
E' completamente stravaccato sul letto, il sonno che minaccia di
coglierlo da un momento all'altro senza preavviso e gli occhi stanchi.
Per di più gli brucia leggermente la gola, forse per il
freddo che ha appena preso mentre faceva compagnia a Zayn sulla veranda.
Tossisce un paio di volte, sperando con tutto se stesso di non
ammalarsi, ingoiando una pasticca per la gola e giocherellandoci con i
denti finché non si spezza.
Dopo un po' Zayn entra in camera e alza di scatto la testa quando sente
delle voci provenire dalla televisione.
Il film che il biondino sta guardando vede l'attore che ha impersonato
Harry Potter come protagonista - gay - innamorato di un suo amico.
Niall avvampa perché - cristo! - Zayn ha deciso di
tornarsene in camera proprio mentre Harry Potter si sta facendo fare un
pompino da una bibliotecaria, per permettere a Lucian, l'amico di cui
Harry Potter è innamorato, di rubare il mazzo di chiavi
della biblioteca.
Le labbra di Zayn si incurvano in un sorrisino sbilenco e i suoi occhi
corrono verso Niall, che si affretta a distogliere lo sguardo e a
fissarlo sulla tv, errore gigantesco perché proprio in quel
momento compare Lucian.
Niall si morde l'interno della guancia con tutta la forza che ha,
mentre fissa l'espressione provocante che ha Lucian mentre guarda Harry
Potter che viene dopo pochi secondi in bocca alla ragazza.
Quando Zayn sogghigna e si avvicina al letto Niall si irrigidisce, ma
tenta comunque di rimanere impassibile e per nulla turbato, come se
quel Lucian non lo ecciti terribilmente anche solo mentre guarda Harry Potter venire.
Il biondo deglutisce il più silenziosamente possibile,
mentre Zayn lo raggiunge sul letto e si sdraia, poggiando la testa
sulle sue gambe nude.
"Se ci fosse stato un tipo così a guardarmi io sarei venuto
anche in meno di nove secondi" commenta divertito, mentre Niall si
sforza di non strozzarsi con la sua stessa saliva.
Nel frattempo il film va avanti e il moro afferra il libro che ha
lasciato sul comodino per riprenderne la lettura.
Come se non fosse sdraiato sulle gambe di Niall.
Come se la sua bocca non fosse fottutissimamente vicina al cazzo di
Niall, che, per di più, non indossa altro che un paio di
boxer.
Il silenzio cade nella stanza, interrotto soltanto dai rumori del
televisore e da Zayn che gira le pagine del libro, apparentemente
disinteressato a ciò che sta leggendo.
Niall si chiede come faccia Zayn a rimanere concentrato sia sul film
che sul libro, senza essere minimamente in imbarazzo per la situazione
che si è andata a creare.
Infatti lui, che è troppo occupato a non pensare a Zayn e a
diverse oscene idee che gli stanno venendo in mente, non sta seguendo
alla perfezione il filo logico del film e a dirla tutta non riesce a
comprenderne nemmeno una parola, o almeno non finché Lucian
e Harry Potter si baciano.
O non finché c'è una scena di sesso abbastanza
esplicito, che vede Harry Potter a letto con uno sconosciuto.
Niall segue la scena sinceramente interessato, e Zayn dà due
colpetti di tosse che suonano piuttosto allusivi.
“Vuoi smetterla?” mormora ad un certo punto Niall,
mentre gli monta la rabbia e un'estrema irritazione.
Zayn fa un sorriso ancora più storto del solito e lascia
cadere il libro al suo fianco per guardarlo negli occhi. “Di
fare cosa, scusa?”
“Io... Tu...” Niall vorrebbe avere un tono
infastidito, invece tutto ciò che gli esce sono balbettii
scomposti e completamente privi di senso.
“Oh, lascia stare!” sbotta, cercando di alzarsi in
piedi e di liberarsi di Zayn.
Sente l'imminente bisogno di rifugiarsi in bagno e toccarsi, magari
pensando a Zayn e ai suoi sorrisetti del cazzo.
Tuttavia la voce innocente di Zayn e la sua presa ferma lo tengono
fisso al letto e gli impediscono qualsiasi tipo di movimento.
“Dove vai?”
“Io mh....” biascica arrossendo e immobilizzandosi,
la vergogna e l'imbarazzo che si consolidano nell'affluire del sangue
al viso. “Ho... ehm, bisogno del bagno.”
Il sorriso carico di sottintesi del moro si allarga ancora di
più e prima che possa alzarsi “Scommetto che ne
avresti meno bisogno se ti lasciassi fare una sega.”
Niall inizia improvvisamente a sentire troppo caldo e con un verso
irritato e infastidito si scrolla di dosso Zayn e si rifugia
nell'angolino del letto, tirandosi dietro le coperte.
“Zayn, quali sono i tuoi cazzo di problemi?” sbotta
indignato e rosso in viso, un po' per l'imbarazzo un po' per il fatto
che già di suo aveva caldo, e in più adesso
è pure costretto a tenersi addosso il piumone sgualcito.
"Nessun problema, Ni" replica quello, sempre con la sua aria da
divertito cronico.
“Tu soffri di schizofrenia” constata Niall pochi
minuti dopo. “Sdoppiamento della personalità e
company.”
Quella di Zayn è una risata vera e propria, una di quelle
per niente forzate o fatte giusto per accontentare l'interlocutore.
“Può darsi.”
Un rumore improvviso sveglia Niall, che sussulta e si tira a sedere,
leggermente spaventato.
Zayn è sulla porta, tremante e infreddolito, e nello schermo
della televisione non ci sono più Harry Potter e Lucian, ma
due ragazze su un taxi, mentre parlano tutte fomentate.
"Oh, sei ancora sveglio" mormora il moro sottovoce, buttando nella
borsa il pacchetto di sigarette, per poi raggiungere Niall e
accasciarsi sul letto.
Oh.
Oh.
Niall si rende conto soltanto in quel momento di essersi addormentato
davanti alla televisione: infatti i pop corn sono mezzi rovesciati e
incastrati tra le pieghe del piumone e Zayn è appena
rientrato in camera.
Il moro si scompiglia i capelli con una mano e si volta a guardare
Niall, un mezzo sorriso sul volto. “Posso
spegnere?” domanda, probabilmente riferendosi alla
televisione.
Tutto quello che riesce a fare Niall e muovere la testa in un cenno di
assenso, cercando di non pensare a ciò che è
successo.
Ha sognato Zayn.
Ha sognato Zayn che voleva fargli una sega.
Solo ad alzare lo sguardo sul moro si sente in colpa, perché
- dannazione! - quel ragazzo sembra talmente innocente e Dio solo sa
quanto Niall si senta una persona orribile.
In estremo imbarazzo, incrocia le gambe, attento a non scoprirsi e
posando le mani sopra la coperta.
Nel frattempo il moro ha spento la tv e sta raggiungendo Niall sotto le
coperte, ignaro dei complessi che si sta facendo il biondo e del suo
terribile imbarazzo.
“Che cazzo fai?” esclama infatti quest'ultimo,
quando capisce che Zayn ha intenzione di affiancarlo, e magari anche di
abbracciarlo come ha fatto ore prima.
Le sopracciglia del moro si sollevano perplesse mentre dice:
“Vengo a letto?”
Vengo.
A letto.
Vengo.
Niall potrebbe morire in questo preciso istante, santo cielo.
Possibile che un ragazzo chiuso e silenzioso come Zayn, innocente quasi
quanto un bambino, gli destabilizzi il cervello in questo modo?
“Sì, okay... No, anzi, non è okay. Okay
un cazzo” borbotta più tra sé e
sé che rivolto all'amico, il capo abbassato e le guance in
fiamme.
Niall non ricorda l'ultima volta in cui qualcuno l'ha messo in un
imbarazzo simile (oltretutto senza dire o fare nulla), ma sa che se
è successo, allora è stato molto tempo fa.
Ancora in piedi, mentre sposta il peso da un piede all'altro, Zayn lo
sta fissando con un leggero sorriso dipinto sulle labbra e
un'espressione curiosa.
“Ni, tutto okay?”
La testa del biondino si alza di scatto e i suoi occhi sfuggenti sono
inchiodati da quelli di Zayn, fermi e decisi.
“Sì. Cioè, no” biascica per
tutta risposta, trattenendosi dall'infilarsi una mano dentro le mutande
davanti al ragazzo. “Bagno, devo andare in bagno”
riesce finalmente a borbottare con voce titubante e strascicata,
sforzandosi di non lasciar trasparire ciò a cui sta pensando
in quel momento.
Esce dalla stanza sfilando accanto a Zayn, le guance in fiamme e il
corpo caldissimo, per non contare la gola che brucia e il naso che gli
cola.
Possibile che in così pochi minuti si sia preso un
raffreddore?
O meglio, possibile che sogni Zayn in situazioni equivoche e
tremendamente eccitanti?
Così
non vai avanti, Niall, si dice da solo, raggiungendo
il bagno e premendo una mano sui propri boxer.
Appoggia la schiena al muro e reclina la testa all'indietro, tentando
di non pensare a Zayn.
Così non vai avanti, si ripete.
* * *
Guardare Zayn mentre beve il caffè, con i capelli sconvolti
e il viso stanco, per Niall è una delle cose più
belle.
Osservare attentamente le dita sottili del moro, quel giorno
appesantite da due anelli grigi e spessi, chiudersi attorno al manico
della tazzina è decisamente troppo per Niall, che sta
davvero perdendo la testa per lui.
Non sa come comportarsi con Zayn, perché un momento vorrebbe
saltargli addosso e fargli le peggio cose, avventarsi su di lui e
baciarlo come ha baciato a tempo debito Harry, ma il momento dopo
vorrebbe solo osservarlo in silenzio e contemplarlo in tutta la sua
bellezza.
È il giorno della vigilia di Natale e in casa Horan quella
sera stessa ci saranno almeno una decina di ospiti, tra parenti e
amici, e Niall sa soltanto che lui preferirebbe starsene da solo con
Zayn.
“Niall” sibila ad un certo punto la voce del moro,
fin troppo vicina. Niall sussulta leggermente accorgendosi che Zayn si
è avvicinato e che il suo busto è inclinato in
avanti per potergli parlare all'orecchio, in modo che la madre del
biondo, che in quel momento si trova nella stanza adiacente, non senta.
“Dimmi” mormora piano Niall, mescolando il miele
che ha aggiunto alla sua tazza di latte per poter portare un po' di
sollievo alla sua gola in fiamme.
Zayn sospira debolmente e abbassa lo sguardo sulla tovaglia
monocromatica, per poi riportarlo sull'amico. “Avrei bisogno
di altro caffè.”
“Fai pure, è tutto lì sopra”
replica, accennando con il capo alla penisola spaziosa che si trova a
pochi centimetri di distanza e trovando le pasticche per il mal di gola
nascoste dietro la caraffa d'acqua.
Zayn si alza in piedi e si avvicina alla macchinetta della
caffè, nello stesso momento in cui Greg li raggiunge in
cucina.
“Hey!” saluta allegramente, facendo correre gli
occhi sul tavolo alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“Che cazzo è 'sta roba?” domanda
irritato, vedendo metà del ripiano occupato dal necessario
per preparare una torta.
“Buona vigilia di Natale anche a te, Greg” biascica
Niall con voce scocciata e lamentosa, mentre Zayn ridacchia e Greg
agita le braccia e solleva le sopracciglia.
“Dove la faccio io colazione?” chiede retorico,
senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
Niall scrolla le spalle e non accenna a muoversi, Zayn invece
“Se vuoi puoi sederti al mio posto, tanto io ho
finito” gli dice.
Greg sembra particolarmente colpito dalla gentilezza del moro, infatti
non è abituato a simili gesti poiché suo fratello
è tutto tranne che altruista.
Scocca un'occhiata carica di rimprovero a Niall, che lo ignora
prontamente e finisce di bere la sua tazza di latte con indifferenza.
“No, pazienza, tanto sono in ritardo. Ci vediamo per
pranzo” replica, rivolgendosi a Zayn con un sorriso educato.
Scompiglia i capelli a Niall e urla un saluto a sua madre, poi esce di
casa, come eco la suoneria del telefono e le sue imprecazioni.
Una volta che i due ragazzi sono soli, cade un silenzio che per la
prima volta a Niall pare opprimente, così si schiarisce la
gola e mormora con voce atona: “Allora, sei riuscito a
dormire, stanotte?”
Il moro scrolla le spalle e “Dov'è tua
mamma?” chiede, per sviare la domanda in un tentativo
piuttosto futile e impacciato.
“Zayn.”
Il ragazzo alza la testa e guarda Niall negli occhi, il viso stanco e
gli occhi spenti. “Sì?”
Niall si sposta leggermente verso di lui, dopo aver posato la tazza
ormai vuota sul tavolo con un lungo sospiro. “Dovresti
dormire di più.”
Il diretto interessato sbuffa e rotea gli occhi, ma Niall gli afferra
il mento con una mano e lo fa voltare vero di lui alla ricerca del suo
sguardo sfuggente.
“Puoi ascoltarmi per una volta? Non lo dico perché
voglio darti addosso, lo dico per il tuo bene.”
Un altro leggero sbuffo e un emaciato “Dormire è
una perdita di tempo” da parte di Zayn e una maggiore
pressione nelle dita di Niall.
“Sembri sempre così stanco e consumato, come se la
vita ti sfinisse” sussurra, senza rendersi conto di averlo
detto ad alta voce.
Zayn scrolla il capo e cerca di sottrarsi alla presa dell'amico.
“La vita mi sfinisce.”
Il biondo lascia cadere la mano e poggia la testa sull'altra, il busto
contro il bordo tavolo e il gomito inchiodato al ripiano. “A
me sfinisci tu.”
Gli occhi del moro continuano a restare fissi sul tavolo, come se
cercassero qualcosa nel caffè, e le sue mani non smettono di
giocherellare con il manico della tazza.
Fa un minuscolo sorriso, rotto dal dolore, poi alza la testa verso di
Niall e incrocia i suoi occhi. “Se sono così
fastidioso avresti potuto fare a meno di invitarmi a passa-”
“Non intendevo in quel senso” lo interrompe il
biondino, ancora prima che il moro possa terminare la frase.
“Fai finta che non l'abbia detto” aggiunge poi,
abbassando lo sguardo e buttando la tazza vuota nel lavello.
Le labbra di Zayn s'incurvano in una risatina divertita, mentre Niall
"Vieni, andiamo a fare un giro" gli ordina, senza dargli la
possibilità di reclinare la sua proposta.
“Signor sì, signore.”
“Pensavo che con il raffreddore fosse consigliato rimanere a
casa, al caldo, sotto le coperte” sta dicendo Zayn, mentre
Niall si avvicina all'altalena che c'è nel parchetto del
quartiere.
Zayn scrolla via la neve con piccoli gesti veloci, per poi sedervisi
sopra, una gamba da una parte e una dall'altra e la schiena poggiata
alla catena.
Leggeri fiocchi di neve cadono dal cielo, radi e senza alcuna fretta di
raggiungere il suolo, liberi e soli come il sole è solo
nell'universo.
Niall si tira su il cappuccio del piumino e raggiunge Zayn, facendolo
scansare e sedendosi di fronte a lui sull'altalena, le gambe
intrecciate a quelle dell'amico e la schiena poggiata contro la catena
opposta, fredda e sottile.
Il moro è leggermente arrossito quando Niall si è
seduto, così vicino a lui e nonostante tutto così
lontano.
“Mi piace di più vivere di notte”
mormora Zayn ad un tratto, gli occhi fissi su un punto lontano e
indefinito e le mani calate nella tasca del giubbotto.
Niall si volta a guardarlo e resta in silenzio, colpito da quella
rivelazione improvvisa; è infatti abituato ad uno Zayn
taciturno e che raramente parla dei propri sentimenti e quando si
esprime a parole riguardo cose interessanti o che lo riguardano sono
casi più unici che rari.
“Di notte hai una concezione diversa del tempo,
perché la gran parte delle altre cose si fermano, ed
è come se ti muovessi soltanto tu.”
Il ragazzo si scompiglia i capelli con una mano e li tira leggermente,
le guance arrossate per il freddo e per l'imbarazzo, gli occhi distanti.
Gli occhi di Niall lo osservano in silenzio, lucidi e spalancati.
“È come se vivessi soltanto tu. Come se potessi
vivere più vita degli altri esseri um-” sta
cercando di spiegare, ma Niall lo zittisce, abbracciandolo e
nascondendo il viso contro il collo del ragazzo e mormorando un flebile
“Non continuare, non ce n'è bisogno.”
Gli accarezza i capelli con le mani coperte dai guanti di lana grigia e
strofina il naso contro la pelle calda di Zayn, gli occhi serrati e la
bocca semiaperta.
In quel momento vorrebbe davvero baciarlo, ma per adesso può
anche accontentarsi delle due parole e di un suo abbraccio, se
è il massimo che il moro può offrirgli.
* * *
La vigilia di Natale Zayn e Niall la passano tra un sussurro e l'altro,
colpetti alle ginocchia sotto il tavolo che gli ospiti non possono
vedere e tanti starnuti da parte del biondino.
Dopo aver mangiato a sufficienza, si accasciano sul divano, mentre gli
amici e i parenti della madre di Niall continuano a chiacchierare
incessantemente al tavolo.
“Andiamo in
studio?” gli domanda Niall dopo alcuni minuti, guardandolo
negli occhi.
Zayn sembra pensarci qualche istante, poi “Okay”
acconsente, con un piccolo sorriso.
Così raggiungono lo studio e cercano un bel film da vedere,
tirando la porta di vetro opaco e chiudendosi nella stanza, sperando
che nessuno vada a disturbarli.
Passano i minuti, poi un'ora, e il film che hanno deciso di guardare
– Django – continua ad andare avanti nella sua
carneficina di corpi umani e budella che esplodono sanguinolente.
Niall sbuffa e si esibisce in una smorfia disgustata ogni qual volta
che un personaggio viene ucciso da un colpo di fucile, a suo parere
esagerato.
“Non è
possibile che con un colpo di fucile ti esploda il cervello,
dai” sbotta ad un certo punto, spazientito.
Zayn si limita a sorridere, la schiena appoggiata al divanetto e le
braccia che allacciano le gambe magre.
“Niall”
dice Zayn svariati minuti dopo, alzando il capo per poterlo guardare in
faccia. Poiché il biondino è seduto sul divano e
lui sul tappeto. “Posso sedermi lì?”
domanda, accennando con un movimento della testa al divano, per
metà vuoto.
“Ma ti
pare?” domanda per tutta risposta Niall, facendogli spazio e
invitandolo ad affiancarlo.
Zayn lo raggiunge e si raggomitola sul divano, e a Niall pare
così tenero e indifeso che, lo giura, potrebbe sembrargli un
orsacchiotto.
Il moro si sistema meglio, avvicinandosi a lui e poggiando il capo
sulla sua spalla, e il biondino s'irrigidisce di colpo, sorpreso da
quel contatto così simile a quello della sera precedente.
Forse percependo la sua tensione, Zayn si volta a guardarlo e,
leggermente imbarazzato, domanda: “Posso, cioè...
Va bene se i-” prima che possa iniziare a balbettare,
fortunatamente Niall lo interrompe e “Sì, non
preoccuparti” lo rassicura. “Va bene.”
Zayn
Zayn si sveglia, due voci dai toni accesi che fanno
da sottofondo, e si tira a sedere.
S'accorge solo in seguito di essere ancora sul divanetto dove era la
sera precedente, insieme a Niall.
Si guarda intorno, stropicciandosi gli occhi, e i suoi occhi cadono
sulla televisione.
Li distoglie subito, per non pensare a quanto tutto il sangue che ha
visto nel film di poche ore prima l'abbia turbato. Con un lamento
assonnato, si alza in piedi e esce dallo studio, mentre cerca di
lisciare i vestiti spiegazzati e di dare una sistemata ai suoi capelli.
Sta per entrare in cucina, quando si rende conto che è da
lì che provengono le voci; rispettivamente quelle di Niall e
di sua madre.
“Niall, non ho intenzione di ospitare
quella sottospecie di ameba anche per il primo dell'anno, quindi vedi
di liberartene in fretta” sta dicendo Maura con voce dura.
Un rumore di uno
sportello chiuso con troppa violenza, poi la voce fredda di Niall si
disperde velocemente per la stanza. “Non è una sottospecie
di ameba, mamma. È una persona,
cristo santo.”
“Non bestemmiare,
Niall” lo riprende la madre.
Zayn sente Niall sbuffare e può immaginarlo mentre rotea gli
occhi con fare teatrale. “Cristo santo non è una
bestemmia!”
Dal rumore, sembrerebbe che Maura stia armeggiando con pentole e
tegami, mentre Niall girovaga per la cucina senza una meta, cercando
qualcosa con cui fare colazione, che sembra non trovare, visti tutti
gli sportelli che sta sbattendo con violenza.
“Poco importa Niall,
fatto sta che io non voglio quel ragazzo in giro per casa”
ribadisce la madre, trascinando una sedia e probabilmente
accasciandovisi sopra.
“E io invece
sì” ribatte impassibile il biondo, restando poi in
silenzio. Un sospiro da parte della donna inonda la cucina e si
disperde velocemente, scemando nel silenzio che è calato tra
i due.
Poi “Se fosse una ragazza invece lo vorresti, in giro per
casa?” chiede freddo il ragazzo.
Zayn si appoggia al muro e attende in silenzio, curioso di sentire la
risposta della madre, risposta che per arrivare ci mette svariati
minuti.
“Io non...
Sì” conclude infine, combattuta, come se abbia a
lungo ragionato su quella storia. “Insomma Niall, guarda
Greg. Ha un buon lavoro, sta per sposarsi e ha la testa a posto. Tu
invece sei una continua delusione.”
Lo stomaco di Zayn si contorce a quelle parole, immaginando quanto
possano ferire il biondino, così estremamente apatico, ma
tuttavia così fragile.
Zayn non ha mai visto Niall piangere, se non qualche sera prima; in
effetti, è un evento più unico che raro che il
biondino lasci andare le sue emozioni senza nascondersi dietro quel
velo semitrasparente che lascia intravedere soltanto un terzo di
ciò che è veramente.
“E per di
più sono gay, dillo” la incoraggia sarcastico
Niall, sbattendo un pugno sul tavolo.
Cala il silenzio e nessuno dei due dice nulla, finché Maura
non si decide a parlare nuovamente. “Niall, sai benissimo che
io ti voglio bene per ciò che sei-”
Ma la donna viene brutalmente interrotta dalla voce incrinata del
figlio che “Non fa niente, mamma. Ho capito” sputa
con difficoltà. Poi, senza alcun preavviso, esce dalla
cucina e quasi inciampa nei piedi di Zayn, ancora fermo immobile. Gli
occhi di Niall trovano i suoi e li catturano, poi il biondo con un
brusco movimento della testa gli fa cenno di salire in camera. Zayn non
se lo fa ripetere due volte e lo precede per le scale, ma, quando
raggiunge la camera, Niall lo scosta e lui rimane fermo sulla porta,
perplesso.
Segue i movimenti di Niall con curiosità, capendo infine che
sta buttando in uno zaino malmesso i vestiti e tutto ciò che
si è portato dall'Inghilterra.
“Niall, cosa
sta-?”
“Sta' zitto, Zay.
Prepara la tua roba. Adesso”
aggiunge l'ultima parola, tagliente, nel vedere il moro ancora fermo e
impassibile. Quest'ultimo s'affretta a gettare nella borsa le poche
cose che ha tirato fuori – un libro, un album da disegno,
delle sigarette e un accendino – gettando di tanto in tanto
qualche occhiata a Niall, che sta inforcando lo zaino e se lo sta
mettendo in spalla. Passano dal bagno, dove Niall prende lo spazzolino
da denti e tutti i suoi effetti, poi scendono rapidamente le scale, il
biondo a precedere Zayn.
“Niall! Dove pensi
di andare?!” esclama Maura, vedendo il figlio abbottonarsi il
giaccone e ignorarla.
“Zayn, mettiti il
cappotto” ordina impassibile, per poi aprire il portone di
casa e uscire in veranda, voltandosi per guardare a che punto
è il moro.
“Niall, non
azzardarti ad andare via, mi hai capito?! Se esci da questa casa non ci
entrerai mai più!”
Zayn si sente leggermente a disagio, e sotto sotto sa di essere la
causa di quel litigio, motivo per cui si sente ancora peggio. I suoi
occhi saettano da Maura a Niall, indecisi e tormentati.
Alla fine “Scusi” dice rivolto alla donna,
seriamente dispiaciuto, poi esce dalla casa, tirandosi dietro il
portone e chiudendoselo alle spalle.
Si affretta a seguire il biondino, che nel frattempo si è
già allontanato e procede a passo spedito nella neve
candida. A fatica, saltellando come un bambino che rincorre il proprio
padre, Zayn lo raggiunge.
Camminano in silenzio per un po', l'aria fredda che si abbatte su di
loro e gli fa pizzicare la pelle, le labbra screpolate per la bassa
temperatura.
“Dove pensi di
andare?” domanda infine Zayn, accendendosi una sigaretta e
voltandosi per poter guardare il biondo negli occhi. Lo sguardo di
quest'ultimo è freddo e distante, velato da un patina di
lacrime che non sa se attribuire al dolore o al freddo.
“Dappertutto,
andiamo dappertutto, Zaynie” gli dice, e sembra serio mentre
lo fa, così “Okay” acconsente il moro,
rabbrividendo e stringendosi le braccia attorno al busto per scaldarsi.
Camminano ancora, Zayn che tenta di far parlare Niall in ogni modo
possibile, senza tuttavia riuscirci: il biondo è una
maschera dura e impassibile, quasi come se nessuna emozione lo
attraversasse.
Dopo circa una mezz'oretta di continuo camminare senza alcuna meta, il
moro si accende una seconda sigaretta, proprio mentre comincia a
nevicare.
“Ni, per favore,
puoi parlarmi?” lo implora, quando il silenzio tra loro
diventa così opprimente da soffocarlo e metterlo in estrema
difficoltà.
Per tutta risposta il biondo gli frega la sigaretta e fa un tiro, ma il
risultato ottenuto non è ciò che sperava, infatti
inizia a tossire come un forsennato. “Che cazzo...? Come
cazzo fai a fumare sta roba?” domanda allibito, tra un colpo
di tosse e l'altro, mentre Zayn sorride divertito, scrollando le spalle.
“Alla faccia di 'il
fumo ti fa rilassare'!” aggiunge, la voce indignata.
Il moro sorride e getta per terra la sigaretta ormai consumata, alzando
poi lo sguardo su Niall e incrociando i suoi occhi blu.
“È soltanto perché non sei
abituato” gli spiega, la voce stranamente dolce e divertita.
Quando vede che il biondino si è richiuso nel suo silenzio
“Ti va di parlarne?” domanda, leggermente
più serio. Il diretto interessato smette di camminare e,
senza guardarlo, esclama: “Le dà fastidio che io
lavori in uno schifoso pub da quattro soldi.”
“Beh, magari non
intendeva dav-” cerca di consolarlo Zayn, prima di essere
interrotto da un gesto brusco della mano dell'amico.
“Per lei io sono una
cazzo di nullità” sbotta, se possibile ancora
più arrabbiato di prima, gli occhi fissi su un punto
indefinito davanti a loro e le gambe che riprendono a camminare a
grandi falcate.
“Ni, non dire
così” tenta ancora Zayn, ma il biondo lo liquida
con un altro gesto della mano e uno sbuffo, passandosi una mano tra i
capelli e spazzolando via la neve che vi si è attaccata.
Zayn pensa distrattamente che dovrebbe fare anche lui la stessa cosa,
ma è troppo preso dal viso contratto di Niall, le mani che
prudono per la voglia che ha di ritrarlo con quella precisa espressione.
“Colpiscimi”
gli consiglia ad un certo punto il moro, e come a confermare quella
proposta spalanca le braccia e gli offre il suo busto.
“Che cazzo stai
dicendo?” la voce di Niall è carica di rabbia e
intrisa di sarcasmo, ma Zayn non ci fa caso e “Ad alcune
persone fa bene sfogarsi in questo modo quando sono arrabbiate. Un mio
amico quando si arrabbiava doveva colpire qualcosa per far sbollire la
rabbia” spiega atono, per poi fare qualche passo in avanti.
Niall sembra pensarci per qualche istante, ma alla fine aggrotta le
sopracciglia e lo manda a fanculo
“Le dà
fastidio che io sia gay” aggiunge ancora, la voce incredula e
turbata, le sopracciglia aggrottate.
Il moro, non sapendo cosa dire, continua a camminare in silenzio,
fissandosi i piedi e tenendo le mani in tasca.
Passano altri minuti di silenzio, continuano a camminare senza una meta
precisa, la strada da una parte e i campi innevati dall'altra.
“Sei terribilmente
carino quando ti arrabbi, sembri uno di quei buffi cartoni animati. Mi
piacerebbe ritrarti così” si lascia sfuggire ad un
certo punto Zayn, arrossendo quasi istantaneamente.
Niall si volta verso di lui per poterlo guardare negli occhi, e il moro
nota con piacere che non è l'unico ad essere arrossito,
infatti anche il biondino ha le gote più scure del solito.
“Uno di quei buffi
cartoni animati?” ripete Niall, ma sta sorridendo, non
è arrabbiato; non in quel momento per lo meno. Zayn non fa
tempo a replicare che Niall gli sta già tirando una violenta
spallata, come vendetta per quel paragone scomodo e imbarazzante.
Il moro lo guarda, indignato, e lo spinge leggermente, le labbra
curvate in un minuscolo sorriso che scoprono i denti fin troppo bianchi.
Sta osservando Niall, mentre ride, la testa rovesciata all'indietro e
gli occhi chiusi, e all'improvviso si chiede come possa esistere
qualcosa di più bello: sono loro due, lui e Niall, la neve,
una strada deserta alla loro sinistra e i campi innevati alla loro
destra. Loro due e nient'altro.
Niall, avvolto nella sua giacca da sci blu, è l'unica
macchia di colore in quel bianco accecante in cui sono immersi, l'unica
cosa viva.
Appunta mentalmente ogni dettaglio, ogni increspatura, ogni ruga
d'espressione sul viso di Niall, perché vuole ricordare.
Vuole ricordare e dipingerlo, una volta arrivato a casa.
Perché – dannazione! - vuole dipingere Niall in
ogni singolo momento, con ogni singola espressione. Con tutte le
espressioni.
Anche adesso, mentre Niall lo sta raggiungendo, le labbra piegate in
una risata rumorosa e gli occhi che luccicano, anche adesso vorrebbe
imprigionarlo per sempre tra i colori e un foglio di carta, per poterlo
poi imprigionare dentro di sé.
Preso com'è dai suoi pensieri, non si accorge che l'intento
di Niall è quello di spingerlo ancora una volta, e, colto di
sorpresa, si aggrappa al suo giubbotto. Scivolano insieme
giù per la leggera discesa, cadendo nel fosso che corre
parallelo alla strada e ritrovandosi la neve persino nei calzini.
La risata di Niall risuona nell'orecchio di Zayn, che a sua volta
scoppia a ridere e tossisce, sputacchiando un po' di neve. Il biondo si
puntella sui gomiti, ma non accenna ad allontanarsi dal moro o a
liberarlo del suo peso leggermente opprimente; si limita semplicemente
a fissarlo negli occhi con un'espressione indecifrabile dipinta sul
viso.
Zayn sorride, leggermente a disagio, senza sapere cosa fare o dove
mettere le braccia, che in quel momento sono stese lungo i suoi
fianchi. Segue terrorizzato ogni singolo movimento di Niall,
finché quest'ultimo non si siede, la ginocchia che
circondano il bacino del moro e le mani che giocherellano con la zip
della sua giacca.
Gli occhi di Niall sono fissi sulle proprie mani e quelli di Zayn sulle
labbra del biondino; nessuno dei due accenna a dire una parola,
finché Niall non sospira e “Per te io sono una
nullità, Zaynie?” domanda.
Zayn, preso in contropiede, scoppia a ridere e punta i suoi occhi in
quelli cristallini di Niall.
“No”
risponde, la risata ancora intrisa nella voce graffiata dal freddo.
“No, Ni, non sei una nullità.”
“Okay”
annuisce il biondo, quasi tentando di convincersene. Fissa lo zaino
rovesciato a pochi metri di distanza e “Okay”
ripete di nuovo, l'aria assente e le mani che tremano leggermente. Zayn
si tira a sedere di scatto – pentendosene quasi subito, visto
l'improvviso contatto tra i loro bacini – e cerca qualcosa,
qualsiasi cosa, da dire per poterlo rassicurare.
“Niall?”
inizia incerto, inclinando il capo alla ricerca del suo sguardo.
“Mh?”
mugugna l'altro per tutta risposta, continuando a giocherellare con la
cerniera della sua giacca.
Zayn stringe tra i pugni la neve fredda e sente le mani andargli a
fuoco e le dita immobilizzarsi, poi “Sei
bellissimo” sussurra piano, abbassando la testa. La delicata
risata di Niall s'infrange contro i capelli corvini di Zayn, e il
biondo si avvicina per potergli dare un bacio sulla guancia.
Preso in contropiede per una seconda volta, Zayn sorride di nuovo,
arrossendo e sentendo una strana sensazione acciambellarsi sul fondo
dello stomaco. Non è abituato ad essere trattato con amore e
riguardo, e la cosa un po' lo spaventa: ci mette infatti un minuto per
scostarsi da Niall e poggiare le mani nella neve fresca, dietro la
propria schiena.
Il biondino lo guarda sorridente, poi allunga una mano fa correre le
dita lungo la linea della sua mascella, e Zayn è costretto a
ripetersi che va tutto bene, che non gli farà del male.
Le dita di Niall continuano ad accarezzargli delicate il viso: passano
dalle labbra alla linea del naso, dalle palpebre alle sopracciglia, e
Zayn serra gli occhi, cercando di mantenere la calma.
Quando li riapre, Niall lo sta fissando divertito e sta spostando le
dita sul suo collo, un'aria di sfida sul viso.
Il moro sbuffa leggermente nel tentativo di resistere al solletico;
grazie al cielo le mani di Niall raggiungono piuttosto velocemente le
sue spalle, coperte dal giaccone pesante e spesso.
Sono nel vuoto più totale, e Zayn torva così
ridicolo che Niall abbia scelto proprio quel momento per sorridergli in
quel modo da mozzare il fiato, mentre le sue mani slacciano la giacca
ingombrante di Zayn e gli circondano il bacino, separate dalla pelle
del moro soltanto dallo strato di vestiti.
“Niall,
non...” prova a dire, ma s'interrompe quando sente che Niall
gli sta accarezzando il basso ventre. S'irrigidisce nel sentire le sue
dita sul bottone dei suoi jeans e si allontana da lui con un movimento
brusco e impacciato. Gli dà le spalle a fatica, smuovendo un
sacco di neve e sforzandosi di trattenere le lacrime.
Fissa la neve candida davanti ai suoi occhi, cercando di concentrarsi
soltanto su quella e, quando è sicuro che la sua voce non
tremerà, “Scusa” dice.
Sente Niall sbuffare e può benissimo immaginarlo mentre
rotea gli occhi, proprio come ha fatto circa un'ora prima con sua
madre. “No, non preoccuparti. Continua pure a fare la
ragazzina preziosa.”
Zayn abbassa il capo, ferito da quelle parole, e si tortura le mani,
voltandosi poi verso il biondo e cercando di decifrare la sua
espressione.
“Non... Io non
faccio la ragazzina preziosa” mormora sottovoce, gli occhi
fissi sulle scarpe di Niall, che ora si è alzato in piedi e
lo sta guardando dall'alto.
“Noo” il
biondo allarga le braccia e lo guarda, forse ancora più
arrabbiato di prima. “Per favore, Zayn, non dire
cazzate.”
La gola del moro è secca e le parole che vorrebbe dire gli
muoiono sulla lingua appena prima di poter uscire e liberarlo dalla
terribile tortura che lo tormenta. “Niall, non...”
Non riesce a terminare il discorso, perché Niall gli
dà le spalle e cerca di risalire il fossato – lo
zaino già in spalla – senza dare segno di volerlo
ascoltare. Gli va dietro, risalendo insieme a lui il dislivello ripido
e raggiungendo la strada.
“Niall”
tenta di nuovo, poiché lo vede allontanarsi da lui a passo
deciso.
“Niall!”
aumenta l'andatura del passo finché quasi non lo affianca,
poi si ferma e “Okay” constata risoluto.
Aspetta un momento, poi “Ho bisogno di tempo” prova
a spiegargli, senza aggiungere nient'altro.
Niall si ferma d'un tratto e si volta, guardandolo in silenzio, la neve
sparsa tra i capelli chiari e le labbra e le guance rosse per il
freddo. Incerto, Zayn fa qualche passo in avanti fino a che non li
separa un metro scarso.
“Dammi il mio
tempo.”
La voce di Niall è leggermente incrinata quando risponde:
“E a me? A me chi me lo dà quello che
voglio?”
A Zayn si spezza il cuore nel vederlo così fragile, che
rischia di spezzarsi in due sotto anche la minima pressione, ma non
può far a meno di stringere i denti e “Se tutto
quello che vuoi è mettere le mani addosso a qualcuno allora
dovresti trovarti qualcuno con cui scopare, non credi?”
chiedere duramente.
Niall si passa freneticamente le dita tra i capelli, tormentato, e
scalcia più volte piccoli cumuli di neve ai suoi piedi, poi
finalmente alza gli occhi su Zayn e si decide a parlare.
“Tu non capisci. Io
non voglio 'qualcuno con cui scopare', io voglio te.
Ho una fottutissima cotta per te,
e tu continui
a fare finta che non stia succedendo un cazzo!”
Quelle parole sono dolorose da mandare giù per Zayn, che si
morde a sangue la lingua e prova fin troppe emozioni nel guardare
l'amico. Vorrebbe essere sordo per non sentire il dolore intriso nella
sua voce.
“Tu non lo sai
quanto sia orrendo essere continuamente respinti da tutto e da tutti.
Non hai idea di cosa voglia dire aver passato l'adolescenza tra mio
fratello e mia madre. Fa schifo” la voce di Niall nel dire
quelle parole è pericolosamente traballante e Zayn capisce
che gli sta dando le spalle per non farsi vedere piangere.
Sente qualcosa creparsi dentro di sé, perché non
può sopportare di vedere il suo biondino in quelle
condizioni, così fragile e indifeso, un cucciolo sul quale
si potrebbe avventare il primo predatore con le minime
capacità di caccia.
“Niall, ti prego.
Dammi tempo” sussurra, e con orrore si accorge di star
piangendo come non piangeva da tempo, troppo tempo.
Gli si stanno congelando le mani per il freddo e la borsa inizia a
pesargli sulla spalla, ma non importa: attende soltanto di sapere cosa
dirà Niall. Non vuole fargli del male, non vuole ferirlo o
renderlo triste, anche se ormai ha capito che chiunque gli si avvicini
finisce per stare male, perché Zayn è un po'
così: rovina sempre tutto. Rovina sempre tutti.
Quando Niall si volta verso di lui, con gli occhi velati dalle lacrime
e le labbra contratte in una smorfia addolorata, sente una morsa
stringergli il cuore e strattonarlo, come a volerlo staccare dal suo
corpo e trasportarlo via.
“Io non ho tempo,
Zayn. Non più. Non per te” la voce rotta di Niall
è bassa e si disperde nell'aria insieme ai refoli di vento
freddo che gli agitano i capelli.
Zayn si limita a guardarlo in silenzio, senza prendersi nemmeno la
briga di asciugarsi le guance bagnate di lacrime, e lo segue con gli
occhi mentre gli dà le spalle per l'ennesima volta e
riprende a camminare.
Lo guarda mentre va via e lo lascia solo in quel deserto bianco, e lo
guarda mentre si lascia cadere per terra e vede la sua sagoma farsi
sempre più piccola e sempre più lontana.
Vede la sua sagoma camminare.
E camminare.
E camminare.
-
Hey.
Scusatemi tantissimo.
Non aggiorno questa storia da - wow! - più di due mesi.
Direi che era anche ora di pubblicare il nuovo capitolo, che
– perdonatemi – è estremamente fluff e
nonsense, senza un cristo di filo logico e senza altri personaggi a
parte Zayn e Niall.
A parte questo, spero di riuscire a scrivere il dodicesimo capitolo in
questi giorni e di postarlo prima dell'inizio della scuola (cosa che
dovrebbe essere facile, visto che so già cosa
accadrà e ho deciso bene o male quasi tutto).
Cercherò anche di inserire pov di Liam, Harry e Louis, che
avrei voluto mettere qui, però poi sarebbe venuto fuori un
capitolo troppo lungo e quindi ho dovuto rimandare.
Dunque, direi che ho detto tutto, il finale
è leggermente triste soltanto perché l'ho scritto
ascoltando “If you were a movie, this would be your
soundtrack” degli Sleeping with sirens, quindi incolpate loro.
Se volete, sul mio account trovate una os ziall,
è un po' lunghina, però mi farebbe piacere sapere
il vostro parere!
Ringrazio come ogni volta chi recensisce (scusate
se stavolta non vi cito una per una, ma sono le 2:14 e non ho molto
tempo), chi preferisce, segue, ricorda, siete davvero tante. Mi fate
stare in tensione, ho sempre paura che i capitoli possano deludervi,
perché – avanti – gli ultimi sono
parecchio cagosi e inconsistenti.
Bona, la smetto di autocommiserarmi e vi saluto, un bacio.
Se avete voglia di parlare o bla bla bla, su twitter sono @queerzay.
Ciao ciao :) xx
|
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Capitolo 12 *** New Year's Eve. ***
Capitolo
12
But
I’ve been looking at you for a long, long time.
-
Bonfire Heart, James Blunt.
Niall
Niall
cammina velocemente, sforzandosi di non scoppiare in lacrime da un
momento all'altro, perché – dannazione!
– non ha mai pensato di
essere così debole. Da quando si ritrova sull'orlo di una
crisi di
pianto soltanto per uno stupido ragazzo?
Da
quando si sente così fragile, quasi come un pezzo di vetro
pronto ad
incrinarsi da un momento all'altro?
Da
quando i suoi pensieri sono così confusi, la sua voce
così rotta,
le sue mani così tremanti?
Come
ha fatto a diventare questo... questo.
Questo
ammasso di insicurezza e malinconia, questi dubbi e queste mille
domande che rotolano come pietre circolari, troppo veloci per
fermarsi, troppo lente per concepire anche soltanto il pensiero di
muoversi più velocemente?
Quando
la sua apatia è diventata malinconia?
Quando
il suo distacco è diventato un confuso insieme di sentimenti?
Come
ha potuto permettere che qualcuno facesse di lui una persona
così
diversa, senza nemmeno rendersene conto.
Cosa
gli sta succedendo? Perché d'un tratto sente questa
dipendenza da
una persona che non sia lui stesso? Perché sta lasciando che
qualcun
altro al di fuori di se stesso tocchi così il suo cuore,
scoprendone
gli antri più nascosti?
Stringe
con più forza l'interno delle tasche dei suoi jeans, come se
conficcare le unghie in qualcosa possa aiutarlo a trovare le risposte
che cerca.
Ha
detto a Zayn che è innamorato di lui, e cosa ha ottenuto?
Nulla.
Solo
questa voragine spalancata che lo divora dall'interno, risucchiando
tutto ciò che sempre gli è appartenuto,
strappandoglielo via con
violenza, facendo sanguinare il suo cuore come un fiume in piena.
Così
stupido, così ingenuo, così debole.
Si
sente stupido, indifeso, scoperto, come se abbia appena svelato a
qualcuno il suo punto debole, l'unica cosa che lo rende vulnerabile,
il suo tallone d'Achille.
E
non l'ha forse fatto? Non è forse vero che Zayn è
il suo fottuto
punto debole, che se non gli avesse stravolto la concezione di come
guardare il mondo tutto starebbe andando meglio?
Niall
non lo sa, non lo sa e non lo capisce, e forse preferisce non sapere,
non capire.
Preferisce
rimanere immerso nella sua ignoranza, nella sua debole forza, nella
sua corazza inesistente che credeva di essersi costruito intorno, una
muraglia circolare, priva di qualsiasi fenditura, impossibile da
attraversare.
Nessuno
spiraglio sparso, nessun buco tra le pietre combacianti e rotonde.
E
ora gli pare solo che tutte le pietre che costituivano quella
muraglia stiano rotolando giù, percorrendogli le braccia, il
petto,
le gambe, portandosi via la parte più forte di Niall, la
parte più
intraprendente, quella capace di snocciolare frasi su frasi senza
fermarsi, di guardare negli occhi una persona per tanto tempo senza
che nessun sentimento lo attraversi.
I
suoi occhi impenetrabili? Li portano via le pietre.
La
sua voce atona e fredda? La portano via le pietre.
Le
sue mani fredde, le labbra immobili? Le portano via le pietre.
Gli
staccano via pezzi di sé che per lui sono indispensabili e
se li
trascinano dietro, lontano, lontano, lontano, finché non
spariscono
oltre l'orlo delle nuvole bianche e spumose, oltre il bordo della
corda sulla quale cammina, semplicemente oltre.
Gli
portano via le cose più preziose che ha: la sua
invulnerabilità, lo
strato di ghiaccio che lo obbliga a restare sempre nella stessa
posizione, immobile.
Sassi,
sono sassi quelli che gli impediscono di respirare e che gli
opprimono i polmoni.
Sassi
che gli affaticano il respiro, lo affannano e velocizzano la sua
ansia, facendolo consumare come una gomma da cancellare.
Niall
cancella, cancella le parole che ha detto, tutti i gesti, gli
sguardi.
Cancella
perché fa male, questo continuo esser respinti da tutto e da
tutti,
questo essere così privi di sentimenti.
Cancella
perché non è più abituato a quel
dolore; prima soffriva perché
non riusciva a sentire nulla, ora soffre perché sente troppo.
Nessuna
via di mezzo, nessun compromesso, soltanto questo oscillare da una
parte all'altra, una l'opposto dell'altro, lontane ma vicine.
È
come un fiume: da una parte c'è niente e dall'altra tutto;
lui
continua ad oscillare, appeso ad una corda, l'acqua che scorre rapida
sotto i suoi piedi e gli schizzi che gli bagnano le caviglie,
regalandogli una sensazione mista e indefinibile, indecifrabile ai
pensieri di chiunque.
C'è
vento, e più c'è vento, più la corda
oscilla, da una sponda
all'altra del fiume; e non può buttarsi, non può
semplicemente
lasciar andare la corda ruvida, perché se lo facesse
cadrebbe in
acqua e affogherebbe in un territorio sconosciuto.
Così
rimane lì, in agonia, tra il tutto e il niente, la destra e
la
sinistra, l'Ovest e l'Est, il tramonto e l'alba.
Liam
Liam
è... rotto a metà.
La
prima metà è propizia a mandare a fanculo Zayn e
a divertirsi con
Louis, la seconda invece è quella parte un po' nostalgica
che
possediamo tutti e che ci invita a non staccarci dalle nostre
abitudini.
Quelle
solite, le cose piccole e ripetitive che facciamo tutti i giorni,
abitudinarie e consumate per quanto sono state svolte.
Liam
guarda le stelle, sdraiato sul pavimento del suo balcone, il freddo
che gli trafigge la pelle come tanti aghi e gli occhi che luccicano.
È
così difficile amare, ma allo stesso tempo è
così difficile non
amare.
Lui
se ne sta rendendo conto adesso, le stelle che si specchiano nei suoi
occhi scuri e il vento che gli solletica la pelle, sta capendo cosa
è
Zayn per lui: ricordi.
Zayn
è passato, a cui Liam si sta attaccando per la troppa paura
di
continuare a vivere e di andare avanti, a cui si sta disperatamente
aggrappando, con forza, perché lui è sempre stata
l'unica cosa
sensata nella sua vita.
Pensa
a Danielle, a come lei lo abbia lasciato così, su due piedi,
stanca
di lui e di tutta la sua distrazione, stanca di essere trascurata, e
si morde l'interno della guancia, intrecciando le mani sotto il capo.
È
tutto così difficile, la vita è così
difficile; a volte vorrebbe
soltanto fermarla, stopparsi, guardarsi intorno e aver il tempo di
poter vedere quante cose stanno cambiando e quante ancora
cambieranno.
Gli
sembra di star correndo, il paesaggio che lo circonda soltanto una
sfocata massa di colori, mescolati e confusi, che gli incasinano il
cervello e gli scombussolano lo stomaco, facendogli venire voglia di
vomitare.
Ma
nessuno è in grado di fermarlo, nessuno è capace
di farlo scendere
dalla giostra a cui è incollato, non riescono a tirarlo
giù e a
farlo tornare sulla terraferma, a far smettere di girare
così il
terreno fasullo sotto i suoi piedi instabili.
Con
un agile movimento si tira su e si aggrappa con le dita alla fredda
balaustra del balcone, gli occhi fissi sull'asfalto a una decina di
metri di distanza; basterebbe così poco, così
poco.
Una
spinta e tutto smetterebbe di girare, lui smetterebbe di girare.
Sospira
e torna in cucina, spegnendo la luce e venendo avvolto da un buio
tetro e languido, che gli si attacca addosso come una seconda pelle.
Quando
afferra le chiavi di casa non sa nemmeno dove sta andando, sa solo
che ha tanta voglia di muoversi; se sta fermo, gli sembra di girare
di più, se invece si muove quel fastidio assillante diventa
quasi
sopportabile.
Uno,
due, tre, quattro, il rumore dei suoi passi che risuona leggero per
la strada deserta, il marciapiede umido di pioggia, scivoloso e
insidioso per i piedi di uno stupido essere umano così
distratto
come lui.
Cinque,
sei, sette, otto, le sue stesse dita che si scompigliano i capelli
corti, che corrono veloci sul suo viso, strofinandolo come a volerlo
risvegliare da un letargo che è durato fin troppo a lungo.
Cammina.
Fa
mille passi.
Duemila,
e poi tremila.
Poi
smette di contarli perché è arrivato a 3987 e si
è stancato e la
pioggia ha iniziato a cadere irregolare, intrufolandosi tra i suoi
capelli corti e lisci e scivolandogli sulle guance pallide.
I
suoi vestiti sono ormai fradici quando decide di fermarsi nel bel
mezzo del parco sconosciuto in cui si trova, buio e freddo, la
nebbiolina leggera che lo avvolge e gli si attacca addosso come una
seconda pelle.
Le
sue ginocchia cedono e si ritrova a chinino, ad affondare in
quell'impiastro di erba e fango appiccicoso e molliccio, le mani che
gli dolono per il freddo e gli occhi vuoti dietro le iridi scure.
Lentamente,
si lascia cadere all'indietro finché non è
completamente sdraiato,
la schiena che aderisce al terreno freddo e spossato e le mani
insensibili perse in quella macchia verde e marrone.
Forse
Liam è solo stanco.
Stanco
di sentirsi solo, stanco dei clienti maleducati, stanco di non
riuscire a capire i suoi stessi ragionamenti; il suo cervello sembra
soltanto un contorto intreccio di filamenti sparsi a caso, qua e
là,
che galleggia in una marea sconfinata di un sospetto fluido, il quale
non fa altro che complicare ancora di più la situazione.
Si
strofina le mani sul viso e cerca di non pensarci, prova a non
pensare a quanto in quel momento gli venga da piangere e da
distruggere tutti quei verdi fili d'erba che lo circondano,
rovinandoli quanto è rovinata la sua persona, spezzandoli
quanto è
spezzata la sua persona.
Ma
può forse danneggiare ciò che gli sta intorno
soltanto perché ciò
che gli sta intorno lo ha precedentemente danneggiato?
Niall
Niall,
lo sguardo perso fuori dalla finestra, sospira affranto.
Si
trova a casa di Jem, un suo amico d'infanzia, o meglio, il
suo
amico d'infanzia.
L'unico,
quello che tutti hanno e che è stato presente per i primi
dieci anni
della tua vita, per poi sbiadire lentamente nell'allontanarsi, fino a
diventare solo un misero puntino d'affetto nel tuo cuore pulsante.
Jem
gli ha lasciato la camera per cambiarsi e per appoggiarci i suoi
effetti personali, poi hanno deciso che Niall e Zayn passeranno le
successive cinque notti da lui, dormendo sul divano.
Non
che al biondo faccia piacere approfittare così di Jem, ma
è stato
proprio quest'ultimo ad insistere, rifiutandosi categoricamente di
lasciarlo in strada, senza uno straccio di niente se non i biglietti
aerei di ritorno per l'Inghilterra e il suo zaino consunto, quello
blu scuro che usava già da quando era alle medie.
Adesso
Jem è di sotto, alle prese con i fornelli, e lo sta
aspettando, ma
Niall non ha il coraggio di muoversi. Sente la presenza di Zayn,
nell'angolo opposto della stanza, lo sente mentre sistema il suo
zaino e fa cadere qualche oggetto dalle mani impacciate.
Se
chiude gli occhi, Niall può addirittura immaginarsele,
quelle mani;
parte tutto da lì: le mani, le dita sottili, sottilissime,
che
talvolta spariscono tra gli anelli terribili che indossa, le unghie
corte, ma mai quanto quelle del biondo.
Quelle
mani che Niall desidera tanto toccare, intrecciare le dita tra le
sue, sentire che Zayn c'è, non solo per il mondo, ma per lui.
Se
solo potesse sfiorare le sue mani, gli sfilerebbe gli anelli che
indossa quel giorno, accantonandoli sul comodino per non avere
intralci mentre gli stringe forte le dita, raggirandosele tra le mani
pallide e studiandole come se non ci sia niente di più bello
al
mondo.
Giocandoci
come se siano di sua proprietà, senza mai lasciarle andare.
Si
obbliga a dare un taglio a tutti quegli strani pensieri e, serrando i
pugni all'interno delle tasche dei jeans, si volta verso Zayn, senza
sapere cosa dire.
Quando
il moro si accorge di essere osservato, alza la testa e, cogliendo
Niall in flagrante, ricambia la sua occhiata con le iridi dubbiose e
al tempo stesso tormentate.
Resta
immobile, in silenzio, così in silenzio che il biondino
può
sentirlo mentre deglutisce a disagio, abbassando gli occhi sul
parquet di legno scuro, rigirandosi tra le dita una maglietta tutta
stropicciata.
“Ti
sei già cambiato?” domanda per spezzare
quell'assordante silenzio,
in un'implicita richiesta di separarsi dall'opprimente compagnia del
moro, che lo asfissia e gli impedisce quasi di respirare.
Zayn
scuote la testa, ma non accenna a dirigersi verso il bagno per
spogliarsi dei suoi vestiti fradici, nelle cui pieghe si nasconde
della neve ormai sciolta, quasi allo stato liquido.
Rimane
lì, e a Niall sembra troppo, perché Zayn
è sempre troppo.
Troppo
per lui, e troppo per qualsiasi altra persona: troppo per Liam
– il
ragazzo castano che ha una cotta per il moro – troppo per
Niall,
troppo per chiunque.
Niall
è sempre stato poco, parsimonioso con le dosi, con le
emozioni: poca
felicità alla volta, poiché ha paura di usarla
tutta in un colpo
solo e poi rimanere senza; poca tristezza, spartita in uguali dosi e
suddivisa giorno per giorno, misurata. Eppure Zayn è
arrivato con le
sue troppe occhiate, le sue troppe attenzioni, le sue troppe
qualità,
la sua troppa tristezza e, inutile negarlo, i suoi troppi problemi e
le sue troppe, infinite, sconfinate emozioni.
Periodiche,
ecco come potrebbe definirle.
Se
Niall è un numero finito, limitato fino ad un certo punto,
Zayn è
un numero infinito, però periodico, perché Zayn
si ripete.
Si
ripete con i suoi sorrisi stanchi, con gli occhi scuri e le occhiaie
che glieli bordano, si ripete con la voce bassa e quasi inesistente e
con le mani delicate e leggere.
Niall
invece rimane fermo al primo stadio; troppo grandi gli ostacoli,
troppa la fatica di andare avanti.
Vedendo
che Zayn tira fuori il suo album da disegno, il biondino sbuffa
irritato e, una volta riscosso dai suoi pensieri deleteri, s'avvia
verso il bagno, imprecando sottovoce.
Gli
piacerebbe poter parlare con Harry, ma in fondo sarebbe come buttarlo
nella fossa che il riccio si è scavato da solo, spingendolo
ancora
più a fondo.
Per
scacciare definitivamente tutti quei pensieri così confusi e
trasportanti, apre il getto della doccia e si lascia trasportare dal
rumore scrosciante dell'acqua, concedendosi la libertà di
non
pensare.
Dieci
minuti dopo, i capelli ancora umidi e i vestiti che indossa
leggermente sgualciti per via della permanenza nello zaino, torna in
camera, dove Zayn è seduto sul letto con le gambe incrociate.
Senza
degnarlo di uno sguardo, si avvicina al termosifone, per poi
stendervi sopra i vestiti bagnati e stropicciati, un'espressione
scocciata a rovinargli il viso perennemente immobile e un sospiro
rassegnato a cancellare la sua apatia.
Decide
infine di sedersi di fianco a Zayn, continuando tuttavia ad evitare i
suoi occhi e sforzandosi di sembrare normale; ma anche solo provare a
parlargli senza che gli si incrini la voce gli sembra più
arduo che
camminare su un sentiero fatto di aghi.
Nella
stanza c'è silenzio, un silenzio di quelli pesanti, spezzato
soltanto dai loro respiri e dalla matita di Zayn che si muove leggera
sul foglio, guidata dalla sua mano, che – nota Niall mentre
gli
getta un'occhiata veloce – trema leggermente.
“Vuoi
sapere chi è lei?” domanda ad un certo punto il
moro,
picchiettando con la punta della matita sul foglio, ad indicare un
ritratto in carboncino che raffigura l'unico viso che si alterna a
quello di Niall all'interno dell'intera collezione di ritratti di
Zayn.
Niall
si morde l'interno della guancia e cerca i suoi occhi, annuendo
appena e abbassando immediatamente lo sguardo quando il moro risponde
alla sua occhiata; per Niall è così bello,
così dannatamente
bello.
“Mia
sorella, si chiama Doniya” mormora dopo un po', la voce
piatta e
gli occhi persi nel suo stesso disegno. Non sapendo che dire, Niall
soffia un “È molto bella” poi, dopo una
pausa di silenzio “È
più grande o più piccola di te?”
domanda, per spezzare
l'imbarazzo.
“Diciassette
anni. Aveva diciassette anni.”
Il
tono lugubre che ha usato il ragazzo per rispondergli gli fa scattare
qualcosa in testa, come un macchinario rotto in cui ci sono pezzi ma
non riesce a farli combaciare, ecco, in quel momento è come
se,
pezzo per pezzo, il meccanismo stia tornando a funzionare.
A
Niall il respiro si ferma in gola, capendo finalmente cosa ci sia di
così sbagliato in Zayn, cosa lo tormenti e lo logori in quel
modo
terribile.
“Quindi
è, uhm” si ferma un momento per non usare un
termine troppo duro,
ma l'altro lo precede: “No, è semplicemente
scomparsa, da un
giorno all'altro.”
Pur
sforzandosi di comprendere, Niall non capisce; gli sembra che Zayn
gli stia parlando per enigmi.
Si
domanda come possa essere scomparsa: è forse scappata di
casa?Sparita nel nulla mentre tornava a casa, dopo una serata tra
amici? Così “Scomparsa in che senso?”
chiede, cercando di
apparire gentile e allo stesso tempo cauto.
A
malapena si ricorda delle promesse che si era fatto sotto la doccia:
non essere gentile con Zayn, non rivolgere la parola a Zayn, non
guardare negli occhi Zayn.
Occhi
che in quel momento sono fissi sul foglio e lo studiano come se fosse
l'opera più interessante del mondo, mentre con i denti si
morde le
labbra, indeciso.
Sembra
sul punto di dire qualcosa, come se non possa stare fermo, in
silenzio, ancora per un po', ma alla fine non dice nulla e tace.
Appoggia
la schiena alla parete, gli occhi persi nel vuoto, e richiude l'album
da disegno, mentre Niall non sa cosa dire, né tanto meno
cosa fare.
“Scomparsa”
ripete Zayn d'un tratto, come una cantilena. “Bum”
aggiunge poi,
“Un minuto prima c'era e quando mi sono risvegliato era
già andata
via.”
Louis
“Ciao
Lou.”
Louis
getta un'occhiata di sufficienza al ragazzo che si trova di fronte a
lui, appoggiandosi allo stipite del portone e “Che cazzo
vuoi?”
chiedendo maleducatamente.
Ha
la febbre ed un gran mal di testa e l'ultima cosa che vuole in quel
momento è intrattenere una stupida conversazione con Harry
Styles,
che si è presentato alla sua porta senza nemmeno avvertirlo.
“Ma
come siamo gentili oggi” replica il ragazzo riccio,
scansandolo ed
entrando in casa senza il permesso. Si spoglia del giaccone marrone
che indossa e lo appoggia sull'attaccapanni, voltando il viso per
rivolgere un innocente sorriso all'altro.
“Se
non chiudi la porta vien freddo, Lou” gli fa notare schietto,
avvicinandosi a lui; alla fine la chiude al posto di Louis,
poiché
quello non accenna a muoversi. Harry lo tira leggermente per il
gomito e, dopo aver trovato il salotto soltanto per un fortunato
caso, lo trascina fino al divano e lo invita a sedersi, come se la
casa non fosse di Louis, ma sua.
Il
ragazzo dagli occhi blu lo fa senza obiettare, coprendosi con il
panno di cui si era liberato appena due minuti prima per poter aprire
la porta. Harry si siede un momento sulla poltrona posta di fronte al
divano, ma poi sembra che non sia felice della posizione presa,
infatti si alza e inizia a girovagare per il salotto, studiando ogni
singolo soprammobile con le mani congiunte dietro la schiena.
Dopo
alcuni istanti di silenzio, durante i quali Louis sta quasi per
assopirsi per via della febbre, Harry, dandogli le spalle, domanda:
“Perché non mi hai detto che ti fai
Liam?”
Forse
un po' intontito dalla febbre, forse per il tempo che impiega a
riaprire gli occhi, la voce di Louis, quando risponde, è
terribilmente atona: “Non mi sembrano affari tuoi.”
Pensa
confusamente che Harry è così strano: quando lui
era sempre lì a
chiedergli appuntamenti su appuntamenti, lo respingeva inventandosi
ogni scusa possibile; adesso invece, da ormai due settimane, Harry lo
tormenta assiduamente. Ovunque si gira, vede Harry, ma questa volta
non è l'immaginazione, perché Harry
c'è davvero.
Quando
il ragazzo riccio si volta, le mani calate negli skinny jeans
– che
per una volta non sono neri ma blu – e gli occhi verdi bui
come una
foresta dopo il tramonto, Louis si sente mancare.
Gli
occhi di Harry si fermano su di lui, lo fissano attentamente, senza
il minimo imbarazzo.
“Io
ti piaccio, Louis?” domanda diretto, perché lui
non è un tipo da
mezzi discorsi come Niall.
Lui
è un tipo schietto e dice sempre ciò che gli
passa per la testa,
anche se è sbagliato, e forse è proprio per
questo che agli occhi
delle altre persone appare così lunatico: esprime
semplicemente i
suoi pensieri, così come sono. Può risponderti
con gentilezza se è
nel suo attimo di gioia, incenerirti con un'occhiata se invece lo
disturbi o lo distrai da Dio solo sa cosa.
La
domanda ha causato lo spalancamento degli occhi di Louis, che,
nascondendo il naso e la bocca sotto la coperta, lo fissa stralunato.
“Come scusa?”
“Ho
detto: io ti piaccio, Louis?” ripete Harry, la voce che si
trascina
lenta per la stanza e gli occhi di un colore così intenso
che sembra
che da un momento all'altro possano diventare completamente neri.
A
Louis piacciono gli occhi di Harry, gli piacciono le mille sfumature
che hanno: verde, azzurro, grigio.
I
colori freddi, così diversi da lui, che arde e brucia,
così lontani
e distaccati.
Interrompendo
le sue riflessioni, fa leva sui gomiti per poterlo vedere meglio in
viso e “Che razza di domande sono?” sputa
acidamente, per poi
sporgersi e afferrare gli occhiali. Li indossa con un movimento
veloce, dato dalle numerose volte in cui l'ha fatto, e torna a
rivolgere la sua attenzione al ricciolino, che in quel momento lo sta
fissando come se fosse un assassino.
“Avanti
Lou,” lo canzona quello, dondolandosi leggermente sugli
stivaletti
marroni e facendo un sorriso storto, “Rispondi alla mia
domanda.”
“Io, uhm... Ma che cazzo vuoi da me, si può
sapere?” sbotta risoluto, incrociando le braccia. Quando vede
Harry
avvicinarsi a lui, si ritrae sul divano giallognolo, mentre il sangue
gli affluisce alle guance per l'imbarazzo. Si sente proprio stupido,
perché è consapevole di starsi comportando come
una ragazzina, ma
non può proprio farne a meno, del resto non può
impedire al suo
sangue di concentrarsi nelle sue gote pallide, né
può evitare alle
sue mani di contorcersi come spesso fanno quando è nervoso.
“Che
cazzo voglio?” ripete Harry, incurvando le
labbra in un
sorriso che a Louis sa di qualcosa di fin troppo losco,
“Ovviamente
il tuo, Tomlinson.”
Il
respiro gli si blocca in gola e Louis tenta di prendere le distanze
da Harry, allontanandolo con una leggera spintarella.
“Lasciami in
pace, Harry.”
Tuttavia
quel rifiuto non allontana il riccio, né lo fa desistere
dalle sue
iniziali intenzioni, infatti si siede sul divano, puntellando le mani
tra i cuscini di questo e cercando avidamente gli occhi di Louis.
Sembra
quasi divertito dall'imbarazzo che si cela dietro i suoi chiari occhi
azzurri, come se l'idea di un Louis in difficoltà lo faccia
ridere
tanto quanto una battuta esilarante.
“Dio
Harry, si può sapere cosa ca-” fa per dire, ma
s'interrompe non
appena vede l'espressione del riccio, sadica e al tempo stesso
divertita, e si corregge “Si può sapere cosa vuoi
da me?”
Il
silenzio cade tra di loro, silenzio durante il quale i loro occhi non
si staccano un attimo, finché Harry non si decide a dar vita
alla
sua voce roca: “Sei sicuro di volerlo sapere?”
Forse
è la prima domanda di dubbio significato che Harry rivolge a
Louis,
una domanda intricata e difficile da scomporre, non come le sue
solite domande. Ne è sicuro? No che non ne è
sicuro, perché sa
cosa dirà Harry, sa cosa farà. È un
cliché talmente noto, una
scena talmente da film, che a Louis quasi viene da ridere per averci
pensato. Si sente così stupido e rimbambito a pensare a
romanticherie come quella, e, scendendo dalle nuvole,
“Harry...”
inizia, la voce stanca e leggermente incollerita, ma non fa in tempo
a terminare la frase che le labbra calde e carnose del riccio si
avventano delicate, ma allo stesso tempo impetuose, sulle sue,
più
sottili. Harry lo bacia con dolcezza, senza pretendere nulla in
cambio, e si allontana da lui dopo poco meno di dieci secondi, con
grande disappunto di Louis, il quale, ancora turbato, gli rivolge uno
sguardo confuso.
Il
riccio posa il capo sulla sua spalla e mentre riprende a parlare
Louis sente il suo fiato caldo scaldargli la pelle. “Voglio
questo
Louis. Voglio baciarti e voglio che tu mi voglia bene e che non mi
allontani come stai facendo ultimamente” gli confessa a bassa
voce,
come se fosse un segreto d'importanza mondiale, censurato a qualsiasi
essere umano fuorché lui.
Harry
solleva il capo e incatena gli occhi di Louis ai suoi, dedicandogli
uno sguardo che Louis è certo di non avergli mai visto sul
viso: i
suoi occhi sono tristi, chiedono aiuto, disperatamente.
Una
volta che si è sistemato gli occhiali, Louis balbetta
insicuro in
risposta all'altro, senza aver il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Harry,
io... Tu sei innamorato di Niall e-”
“No”
lo interrompe l'altro, scuotendo velocemente la testa e afferrandogli
il mento con due dita. “Io non sono innamorato di Niall.
Quello che
c'è tra me e Niall è più
dell'amicizia, ma meno dell'amore. Io...
Tu mi piaci, Lou” ammette infine, abbassando lo sguardo sulle
proprie mani e squadrandosi le unghie con un'espressione critica.
Quando rialza il viso, gli occhi di Louis lo stanno penetrando da
parte a parte, lo fissano con una tale decisione da mandarlo in
fibrillazione solo per il blu più intenso del solito che li
tinge.
“Okay, va bene. Il problema sono io Harry. Non sono disposto
a
farti da rimpiazzo.”
Le
parole del riccio sono taglienti quando “Però a
Liam fai da
rimpiazzo” fa notare aspramente.
Louis
smette un attimo di respirare, preso in contropiede, poi ritrova la
voce per replicare e, infastidito dalla luce che entra dalle tende
lasciate aperte, mormora: “Con Liam è diverso, la
cosa è
reciproca. Anche lui è un rimpiazzo per me.”
Il
sorrisino che si apre sulle labbra di Harry fa capire a Louis che
probabilmente ha detto la cosa sbagliata, ma ormai il danno
è fatto
e non può rimediare, se non arrossendo come un peperone.
“Quindi
io ti piaccio” conclude il ricciolino, una lieve nota di
derisione
nella voce e gli occhi illuminati.
Louis
si morde l'interno della guancia e scuote piano la testa, ma capisce
quasi subito che non vale la pena di fingere, così si limita
a
rimanere in silenzio; fissa Harry, vicinissimo a lui, con un misto di
terrore e un po' di voglia di baciarlo di nuovo, ma questa volta
più
a lungo.
Dopo
qualche istante di riflessione “Dammi
un'opportunità, Lou”
propone Harry, e, nel vedere la titubante espressione dell'altro,
aggiunge: “Solo una. Come se non ci fossimo mai
incontrati.”
Passano
infiniti secondi che finiscono poi per accumularsi in minuti, prima
che Louis s'accinga a decidere e infine ad accettare, annuendo
leggermente con il capo.
Sul
viso di Harry si apre un sorriso più ampio dei precedenti,
poi
fortunatamente – o sfortunatamente – si ritrae e lo
guarda negli
occhi.
“Grazie”
mormora, poi è già sul punto di alzarsi per
andarsene, quando si
volta di nuovo verso il ragazzo dagli occhi blu. “Posso
baciarti,
prima?”
E
Louis pensa che sì, può farlo quando gli pare, se
glielo chiede con
quell'espressione da bambino; poi però si ricorda del suo
orgoglio e
raccoglie la poca dignità che gli è rimasta e
“Col cazzo”
replica con un leggero risolino, “Abbiamo detto 'come se non
ci
conoscessimo', quindi vedi di uscire da questa casa adesso.”
Con
una risata più fragorosa del solito, Harry si avvia verso il
corridoio, voltandosi verso di lui per rivolgergli un ultimo sorriso
e salutarlo con un cenno della mano.
Dopo
che sente la porta sbattere, Louis si lascia cadere sul divano e nel
farlo tutto il suo corpo rimbalza, quasi come effetto della sua
inaspettata allegria. Quasi ride ad alta voce per la sua stessa
spensieratezza, che non gli aleggia nel petto da così tanto
tempo!
Certo, non renderà le cose facili ad Harry, sa che lui ha
comunque
un legame con Niall piuttosto forte, e, anche se ne è
geloso, non
vuole neanche che il riccio soffra. In ogni caso, è
estremamente
felice, forse perché per pochi secondi a conosciuto il
sapore delle
labbra di Harry, forse perché Harry è andato da
lui, forse perché
Harry gli ha chiesto di ricominciare e fingere di non conoscersi. I
suoi occhi fissano stralunati il soffitto, in un limbo tra sogno e
realtà, intorpidimento e dormiveglia, interrotti quasi
immediatamente dal suono del campanello.
Scocciato,
Louis si alza e ciabatta fino alla porta, grattandosi il capo e
dandosi una sistemata ai capelli, per poi chiedere: “Chi
è?”
“Il
postino” risponde una voce al di là della porta,
mentre con un
sospiro apre la porta e sposta lo sguardo su quell'individuo che gli
ha interrotto l'attimo di euforia.
Con
sua grande sorpresa, però, davanti ai suoi occhi
c'è Harry, la mano
tesa in avanti a porgergli una busta.
Sollevando
le sopracciglia, Louis sorride leggermente e la afferra, sovrastando
la voce di Harry, che sta annunciando: “Una raccomandata per
lei,
Mr. Tomlinson.”
Louis
scuote la testa e apre il foglietto spiegazzato, poi lo legge ad alta
voce, ironico:
“Gentile
Mr. Tomlinson,
Se
non desidera essere citato in giudizio, le consigliamo vivamente di
baciare il signor Harry Styles, nonché suo egregio amico ed
amante,
entro le 22:00 di questa sera.
Nella
speranza che si attenga al suo compito,
Cordiali
saluti, la Regina Elisabetta”
Una
risatina sfugge dalle labbra di Louis nel leggere la parola amante, e
successivamente anche nel leggere la firma.
“Accidenti,
devi essere un tipo importante se la Regina si scomoda di scrivere
una raccomandata solo per te” commenta, cercando di stare al
gioco
nonostante la testa che gli esplode.
“Tuttavia”
riprende, prima che Harry possa dire ciò che ha intenzione
di dire,
“Non credo obbedirò agli ordini di Sua
Maestà.”
Con
due passi ampi Harry raggiunge Louis e lo fissa, serio, inclinando il
capo verso sinistra per poterlo osservare da una diversa angolazione.
“Ha detto che se disobbedirai
t'impiccherà.”
“Allora
temo che dovrò morire stasera stessa” constata
Louis, ostentando
falsa tristezza e curvando all'ingiù gli angoli della bocca.
“Buona
giornata” conclude infine, facendo un passo indietro e
accingendosi
a chiudere la porta, ma proprio mentre lo sta per fare, Harry infila
un piede tra essa e lo stipite, impedendogli di chiuderlo fuori.
“Hey, hey, hey, un attimo! Lei ha dei bellissimi occhi,
potrei
corteggiarla” si offre, le mani congiunte in preghiera e un
espressione divertita sul viso.
Louis
trova la situazione terribilmente surreale, perché in quel
momento
Harry gli sembra fuori di testa, ma non si esprime a voce alta,
emette soltanto un misero: “No, grazie, non accettiamo le
pubblicità.”
E
finalmente riesce a richiudere il portone alle sue spalle, mentre il
ragazzo dagli occhi verdi si dispera e suona ripetute volte il
campanello, nella speranza che Louis s'infastidisca, ma questo
è già
crollato nel sonno profondo causato dall'alta temperatura corporea.
A
risvegliarlo è – di nuovo – il rumore
del campanello.
Scoglionato
com'è, Louis lo lascia suonare tre o quattro volte, prima di
alzarsi
e dirigersi verso la porta.
Si
trascina piano in corridoio, preparando mentalmente un piano per
scacciare Harry.
Tra
l'altro, si chiede da tutto il pomeriggio come faccia a sapere dove
abita, poi improvvisamente si ricorda di tutte le conversazioni che
hanno fatto Harry e Liam quando il primo ha assillato Louis persino
sul posto di lavoro.
Già,
dev'essere stato Liam, quel traditore!
Con
quei pensieri che gli rimuginano in testa, Louis raggiunge la sua
meta e “Dio Harry, quanto ti odio” sta
già dicendo, però poi
vede che il ragazzo al di là della porta non è il
ricciolino.
È
un po' più grande di lui, magro, abbastanza alto, gli occhi
scuri e
i capelli castano chiaro pettinati in un ciuffo apparentemente
disordinato, che deve aver sotto anni e anni di pratica per quanto
è
ben impostato. I vestiti sono semplici e estremamente simili a quelli
di Harry: un paio di jeans, degli stivaletti marroni e un giubbotto
che tende al beige, colore che Louis schifa con tutto se stesso.
Solleva
un sopracciglio, dubbioso. “E tu saresti?”
Niall
È
il trentuno di dicembre e la casa di Jem è affollata, l'aria
soffocante e la musica alta.
A
Niall gira leggermente la testa e, prima di mandare giù
l'ultimo
sorso di birra, pensa a dove può essersi cacciato Zayn.
Nonostante
sappia che non si parlano da ormai cinque giorni e che nessuno dei
due sembra voler dare un taglio a quella faccenda, non riesce a
smettere di cercarlo, come il ferro con la calamita.
Sbraita
quando una ragazzo lo spintona e gli fa sbattere un braccio contro lo
spigolo del mobile tv.
Non
gli sono mai piaciute le feste in casa, specialmente se poi
è lui
quello che deve rimettere a posto: le persone sono molto maleducate e
tendono a rovinare ciò che non è in loro
possesso, a farlo marcire
lentamente e a distruggerlo.
Barcollando,
raggiunge la camera da letto e poggia la bottiglia di birra sul
cassettone che si trova di fianco al lui, guardandosi intorno. Sgrana
gli occhi quando trova stravaccati per terra Jem, Zayn e George, il
migliore amico di Jem.
Insieme
a loro ci sono altri tre ragazzi che non ha mai visto in vita sua e
che urlanoStrizza un paio di volte gli occhi e si strofina una mano
sul viso, avvicinandosi poi ai suoi amici e affiancando Zayn, che
è
seduto contro il termosifone, la maglia larga che indossa gli scopre
le clavicole e lascia intravedere dei tatuaggi a cui Niall non aveva
mai fatto caso.
Jem
ride come un posseduto, il capo lasciato andare sulle spalle di
George, e rivolge a Niall un sorriso stralunato. “Giochi
anche tu,
Nì?” domanda ridacchiando e affondando il naso
contro il collo del
suo amico.
Niall
annuisce leggermente senza nemmeno ascoltarlo, troppo occupato a
pensare a l'esagerato calore che emette il termosifone e alla spalla
di Zayn che sfiora la sua non appena si muove.
Leggermente
in imbarazzo, cerca di accomodarsi in una posizione che non comprenda
sfioramenti fin troppo desiderati e guance troppo arrossate; nelle
orecchie gli risuona l'orribile motivetto che va da ormai una decina
di minuti. Possibile che nessuno sia abbastanza sobrio da accorgersi
dello schifo di musica che stanno ascoltando e da alzarsi per
cambiare canzone?
Un
misto di rabbia e imbarazzo gli accende gli occhi, sia per via della
musica che per via del ragazzo al suo fianco; non dovrebbe essere
così teso soltanto per lui, camminare su una corda di
violino
soltanto perché Zayn gli è seduto di fianco,
silenzioso e immobile,
gli occhi fissi su Jem e George e un sorriso triste sulle labbra. Si
accorge soltanto dopo qualche minuto che il moro gli sta dicendo
qualcosa, gli occhi che gli brillano e la voce leggermente trascinata
che gli rimbalza in gola: “Stasera sei bellissimo.”
Niall
non dice nulla, poggia semplicemente la testa contro il termosifone e
lo osserva in silenzio, mentre il moro ingoia un sorso di birra e si
pulisce la bocca con una mano.
Quella
sera è diverso dal solito, sembra uno di quei ragazzi da
pista da
skateboard o cose del genere, infatti indossa dei pantaloni della
tuta grigi, larghi in fondo, una canottiera con degli scarabocchi
sopra e una felpa larga.
Anche
i capelli sono diversi, tirati indietro e nascosti da un cappellino
infilato al contrario.
“Grazie”
replica, cercando di apparire freddo e distaccato. S'accorge di
quanto gli sembri faticoso dare quell'immagine di sé, quando
appena
due mesi prima gli veniva facile quanto sbattere le palpebre.
Le
labbra di Zayn s'increspano in un sorriso divertito prima che le sue
braccia lo tirino per la manica del maglione che indossa e lo
facciano cadere.
Nonostante
la resistenza che Niall ha provato ad opporre, cade sdraiato,
ringraziando dell'esistenza del tappeto che gli attutisce la botta al
braccio. Ridendo, Zayn gli strattona il braccio e lo tira verso di
sé, facendogli poggiare il capo sulle proprie gambe; la sua
risata è
così allegra che contagia anche Niall, facendogli
dimenticare il suo
piano e tutta la sua presunta apatia.
Sdraiato
su un fianco, Niall giocherella con il tessuto dei pantaloni di Zayn,
fissando i suoi amici di fronte a sé e cercando di capire
ciò che
dicono.
Si
accorge che stanno giocando ad obbligo o verità, ma non fa
in tempo
a rifletterci più di tanto, perché le dita di
Zayn – senza
permesso – gli si sono incastrate tra i capelli biondi e ci
stanno
giocando distrattamente, senza nemmeno essere consapevoli di quanto
lo stiano mandando in fibrillazione.
Sia
lui che Zayn evitano un paio di turni ammettendo delle
verità
leggermente scomode, poi Niall si addormenta, rapito all'improvviso
dalle braccia di Morfeo. O forse da Zayn Malik.
“Nì!”
gli grida qualcuno nelle orecchie, facendolo sobbalzare
all'improvviso.
Niall
si tira a sedere di scatto e spalanca gli occhi, poi si accorge di
essere praticamente addosso a Zayn e con un po' di buonsenso cerca di
spostarsi, ma Jem lo ancora al tappetto, inchiodandolo con il bacino
al pavimento.
“Cosa?”
domanda intontito, cercando gli occhi di Jem e trovandoli. Il
ragazzo, tirandosi indietro i capelli lisci e biondi – un
biondo
così chiaro che poteva sembrare bianco – gli
sorride ammiccante e
gli fa cenno di tirarsi a sedere. Niall aggrotta le sopracciglia e si
puntella sulle mani, ma alla fine esegue i suoi ordini e si siede,
arrossendo leggermente per la vicinanza del ragazzo.
Giura
che darebbe oro per vedere l'espressione di Zayn in quel momento,
vorrebbe che non fosse alle sue spalle per potersi concedere lo
sfizio di osservare la sua reazione nel vederlo così vicino
ad un
ragazzo.
Quando
risolleva gli occhi, Jem sta avvicinando le proprie labbra al suo
collo e, a quel gesto, Niall si ritrae leggermente. “Che
cazzo
fai?” esclama, cercando di togliersi di dosso il suo amico e
non
scoppiare a ridere al tempo stesso. Non gli riesce nessuna delle due
cose, così finisce per contagiare anche Jem nella risata, il
quale
poi gli risponde con la voce fin troppo alta: “Il mio
obbligo.”
“Sarebbe?”
chiese Niall in risposta, uno sguardo sbarazzino e le labbra
incurvate in un sorriso malizioso.
“Un
succhiotto” la voce di Jem rotola fuori lentamente, ironica e
traballante, mentre strofina il viso contro il collo di Niall e si
bea della sua pelle bollente.
Il
biondo rimane passivo, inclinando la testa per lasciargli
più
spazio; quando le labbra di Jem s'impossessano della sua pelle con
un'inaspettata arroganza, Niall sussulta leggermente e fa per
lamentarsi, ma poi è costretto a ricredersi,
perché le mani
dell'amico sono scese sul suo torace e stanno cercando di
intrufolarsi sotto la sua maglietta.
Niall
lo lascia fare, piuttosto contrario sembra invece George, che
“Questo
non è previsto nell'obbligo, Carstairs!” fa notare
con disappunto,
avvicinandosi a loro gattonando e asciugandosi il mento con la manica
della felpa.
Spinge
leggermente Jem in modo da farlo cadere all'indietro, poi inizia a
fargli il solletico e Niall, una mano che si massaggia il collo e
l'altra a sistemare i capelli, sorride intenerito.
George
e Jem sono sempre stati buoni amici. Lui, Niall e Jem si sono
incontrati per caso; Niall e Jem si conoscono da sempre, praticamente
da quando sono nati, e hanno conosciuto George appena una settimana
dopo che si era trasferito in Irlanda dall'Olanda.
Jem
e George, per quanto riguarda l'aspetto fisico, sono piuttosto
simili: hanno entrambi i capelli biondissimi, tendenti al bianco, e
il fisico esile, quasi inesistente, gli zigomi affilati e le labbra
pallide.
Sono
entrambi estremamente belli e l'unica cosa in cui non sono uguali
sono gli occhi, infatti quelli di Jem sono neri, quelli di George
grigio chiaro che si mescola quasi al bianco dell'iride, creando un
effetto spaventoso.
Niall
ancora si ricorda di quando da bambino era terribilmente geloso di
George, che, a detta sua, gli stava rubando Jem e se lo stava
portando via. Il fatto che poi si era trasferito in Inghilterra non
l'aveva di certo aiutato, facendogli pensare a quanto tempo George e
Jem avrebbero trascorsero insieme mentre lui non era presente.
Tuttavia
in Inghilterra si era ambientato quasi subito e ben presto era stato
troppo preso da Harry per poter pensare ai suoi amici dalla pelle
pallida e i capelli chiari.
Ancora
immerso nei suoi pensieri, fa leva sulle ginocchia e si risistema
accanto a Zayn, passando una mano tra i capelli e urtando con le
scapole il termosifone.
Passano
i secondi, che si trasformano in minuti e scivolano velocemente via
dalle mani del biondo, perso nei propri pensieri; la sua spalla
sfiora quella di Zayn ogni tre per due, causandogli un grande
imbarazzo che tenta di nascondere fingendosi disinvolto.
È
una situazione insopportabile per lui, potergli essere così
vicino,
ma allo stesso tempo così lontano, non riesce proprio a
capacitarsi
di come faccia a sentirsi così su di giri soltanto
perché il moro è
seduto di fianco a lui. Certo, forse l'alcol lo sta aiutando a
lasciarsi andare, ma non crede sia soltanto merito di quello, o non
nel suo caso, per lo meno. Zayn, invece, sembra piuttosto sciolto,
meno trattenuto del solito. Niall non riesce a togliergli gli occhi
di dosso perché – davvero – quella sera
è così bello che i
suoi occhi non possono fare a meno di correre verso di lui ad
intervalli fin troppo frequenti.
Così
preso dall'osservare minuziosamente ogni singolo movimento del
ragazzo – che in quel momento si sta accendendo una canna e
sta
parlando di cose insensate con il tipo che è seduto accanto
a Jem –
non si accorge nemmeno di ciò che gli succede intorno.
Gli
capita spesso di spegnere il cervello e isolarsi, lasciare fuori
tutto e tutti per rifugiarsi in una dimensione parallela nella quale
esiste tutto e niente, ma non gli è mai capitato di portarsi
qualcuno dietro, non gli è mai successo di riuscire a vedere
qualcun
altro, in questa dimensione.
Invece
Zayn c'è, e tutto, intorno, sfuma.
“Zayn”
dice la voce estasiata e sicura di Jem, mentre George cerca di
baciarlo, “Obbligo o verità?”
“Verità.”
“Ohhhh,
non puoi! Questa sarebbe la quarta volta di seguito che scegli
verità, non vale!”si lamenta ridendo George, che,
per poterlo
guardare in faccia, ha deciso di scollarsi dal povero Jem.
“Okay,
allora obbligo” replica Zayn, ridendo e passando la canna al
ragazzo con cui ha parlato fino a pochi minuti prima.
Jem
sembra particolarmente sorpreso dalla concessione di Zayn, e, dopo
aver mormorato qualcosa nell'orecchio di George, “Fa' una
sega a
Niall” dice deciso, trattenendo a stento un risolino.
Niall
non è sicuro di aver capito bene; s'irrigidisce e per
nasconderlo fa
finta di raddrizzarsi e sistemarsi meglio a sedere, ma nemmeno quei
gesti possono nascondere il rossore delle sue guance.
Poi
affila lo sguardo e fissa Jem con aria minacciosa e
“Cosa?”
chiede, la voce che si perde nelle chiacchiere dei ragazzi
sconosciuti e nel monologo di George, che sta blaterando di qualcosa
a proposito delle caramelle a forma di orsetto e a come le
vomiterà
sul pavimento di lì a poco.
“È
triste che una cosa così buona ti faccia stare
così male” sta
mugugnando, mentre cerca conforto tra le braccia di Jem.
“Oh,
avanti, Niall! In fondo state insieme, no? Tra farlo quando siete
soli e quando ci siamo noi non c'è molta
differenza” gli fa notare
il Jem.
“Noi
non stiamo insieme” precisa Niall, la voce effimera e gli
occhi
fissi in quelli di Jem; sente Zayn ridacchiare leggermente a quelle
parole, ma cerca di ignorarlo.
“Davvero?”
sta domandando Jem, “Pensavamo di sì.”
“E
invece no.”
“Questo
non esonera Zayn dal suo obbligo, in ogni caso” si intromette
George, che sembra non aver capito che sarebbe meglio se la smettesse
di ingollare una caramella dopo l'altra, per evitare di star male sul
serio.
“Invece
sì” lo contraddice Niall, ma prima che possa
aggiungere altro,
Zayn gli sale a cavalcioni sul bacino con un movimento brusco.
“Avanti
Niall, non fingere di non volerlo” gli mormora all'orecchio,
ridendo piano e facendolo irrigidire.
Confusamente,
Niall si chiede dove sia finita tutta quella paura, quel famoso tempo
che Zayn gli ha chiesto appena pochi giorni prima, dove sono? Dove
sono le insicurezze che hanno fatto lacerare l'anima di Niall e
l'hanno tartassato giorno e notte, nel sogno e nella realtà?
I
suoi occhi cercano risposte in quelli di Zayn, che però
sembrano
così spenti e lontani, velati di un rosso tendente al rosa,
le
ciglia lunghe che li ombreggiano, come a volerli nascondere da tutto
e da tutti.
Gli
occhi di Niall invece sono chiari e carichi di emozioni; sa che Zayn
è fatto, sa che il giorno dopo non si ricorderà
nulla, ma vuole lo
stesso baciarlo. Non riesce a togliersi dalla testa il modo in cui
prima scherzava con l'amico di Jem, è più forte
di lui. Vorrebbe
fargli capire che lui ne ha più diritto, perché
lui lo osserva da
due mesi, lo conosce da uno e lo pensa da tutta la vita, ma non
può
dargli delle prove realmente esistenti.
Appoggia
la nuca contro il termosifone, i capelli che si scaldano leggermente
e la maglietta che annega nel torpore creato, e guarda Zayn.
Gli
sta sorridendo divertito, quasi come se trovasse la situazione
estremamente esilarante, alle sua spalle anche George e Jem se la
ridono, probabilmente ricorderanno quella scena per il resto della
vita e la tireranno fuori per ricattare Niall nei momenti del
bisogno.
Quella
è l'ultima riflessione che riesce a fare Niall,
perché pochi
secondi dopo Zayn si appoggia contro il suo petto, nascondendo la
testa contro la sua spalla e sfiorando con la mano il cavallo dei
suoi pantaloni.
Niall
si morde la lingua per impedirsi di esprimere ad alta voce cosa gli
provi anche il minimo tocco da parte del moro, stringendo tra i pugni
la stoffa della sua felpa.
Quando
sente la mano di Zayn sbottonargli i jeans e il suo risolino
divertito contro il collo, seguito subito da un “Ti eccito
così
tanto, biondo?”, Niall sospira leggermente e tira la felpa
del
moro, infastidito.
“Fanculo”
replica a bassa voce, cercando di concentrarsi su tutto tranne che su
di lui. Cerca di fissare un punto preciso del tappeto sul quale sono
distesi, imprimendosene la fantasia in testa, ma i baci umidi che gli
sta lasciando Zayn sul collo e la sua mano nelle mutande non lo
aiutano più di tanto.
È
che non vuole. Non vuole che Zayn si comporti così soltanto
perché
è ubriaco, non vuole che l'indomani lui si allontani di
nuovo,
lasciandolo solo nella sua mantra desolata di terra secca, ma non
vuole neanche che lo lasci adesso.
Non
vuole smettere di sentirlo così vicino e spensierato,
così aperto e
divertito al tempo stesso.
Zayn
gli morde violentemente il collo, strappandogli via quei pensieri e
facendogli perdere la sua temporanea distrazione, e Niall cade nel
panico, perché sa che da un momento all'altro
verrà nella mano di
Zayn e che domani mattina dovrà tenergli nascosto il
succhiotto che
gli sta facendo, accanto a quello di Jem, quasi a voler competere con
l'altro ragazzo.
Leggermente
destabilizzato, Niall cerca le figure dei suoi amici, ma non le
trova, ha troppa voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, di
smettere di mordersi l'interno della guancia per non gemere, di
baciare Zayn, baciarlo sul serio, ma si trattiene.
È
strano, per Niall, avere la consapevolezza di avere Zayn
così
vicino.
Quando
viene, sente contro il suo collo le labbra del moro piegarsi in un
pigro sorriso; alza il viso alla ricerca degli occhi di Niall e,
quando li trova, il suo sorriso si amplia.
Le
risatine confuse di George, Jem e i loro amici si disperdono rade per
la stanza, ma Niall ci passa sopra, perché Zayn, in quel
momento, si
sta distrattamente pulendo la mano sui pantaloni della tuta mentre
con l'altra gli scompiglia i capelli.
E
Niall rabbrividisce, perché il moro all'improvviso lo
abbraccia,
baciandogli la guancia e ridendo piano, divertito.
E
pensa che forse alla fine vada bene così.
Harry
Harry
è stranamente euforico.
Sente
le trombette che si usano allo stadio risuonargli nelle vene, le
stelle filanti di Carnevale pizzicargli la pelle e i coriandoli
incastrarsi tra i suoi ricci.
I
suoi piedi marciano veloci, il ritmo carico dettato dalla gioia
interiore che si riflette attorno alla sua figura come un aura
dorata.
Una
volta al bar, Lisa lo accoglie con le solite lamentele da ragazza
isterica e perennemente mestruata, urlandogli dietro che, come al
solito, è in ritardissimo.
Il
ragazzo ride scuotendo la testa e si allaccia il grembiule bordeaux,
raggiungendo il bancone e lavandosi le mani, per poi iniziare a
lavorare.
È
una giornata così bella: il sole splende alto nel cielo
– anche se
forse più che splende, si potrebbe dire
“batte” poiché sembra
proprio una lucciola, quel giorno; infatti si comporta come una cuore
pulsante, a tratti più luminoso, a tratti più
pallido.
É
la mattina del trentun dicembre e Harry non vede l'ora di staccare
dal lavoro per poter assillare Louis e costringerlo ad uscire con lui
quella sera. È più che convinto che il ragazzo
dagli occhi blu
cederà con poco, perché sa che è cotto
di lui.
E
forse anche ad Harry Louis piace un po'.
C'è
stato un periodo in cui pensava che mai e poi mai si sarebbe liberato
del sentimento malato che provava per Niall, invece da quando
c'è
Louis gli viene più facile non pensare al biondino.
Certo,
Louis ha ragione: per Harry è soltanto una distrazione
momentanea,
eppure il riccio sa che c'è di più, sa che
c'è qualcosa che sta
nascondendo persino a se stesso.
Forse
Louis gli piace un po' più del dovuto, forse pensa a lui un
po'
troppo spesso.
O
forse è così abituato ad essere triste che ormai
l'essere così
felice lo fa sentire strano.
L'essere
così euforico, lo fa sentire strano.
Louis
lo fa sentire strano.
-
Hey.
Here
I am, in ritardo come al solito.
Partiamo
con le scuse: scuola, scuola, scuola.
Poi
ieri scienze mi ha interrogata e io avendo il ciclo e non avendo
preso alcuna medicina ho rischiato di vomitare in classe, quindi ho
chiesto se potevo uscire e se mi mandava a posto con quattro.
Almeno
mi ha mandato a posto con cinque, è stata gentile, no?
Poi
sempre ieri ho vomitato e mi è venuta pure una specie di
congiuntivite agli occhi.
Quindi
chiedo perdono.
Il
capitolo è lungo circa come lo scorso, direi, ossia dieci
pagine.
Detto
questo, abbiamo un pov iniziale di Niall (che per me è la
cosa
migliore del capitolo, tutto il resto è uno schifo), poi uno
di Liam
non troppo significativo, un sacco di risvolti tra i larry, Zayn che
fa una sega a Niall (ma che brutto scrivere 'ste scene con il rating
arancione, non c'è gusto), e infine un mini-pov Harry.
Però
li ho messi tutti, hehe. Tranne Zayn.
Detto
questo, ringrazio chi segue, preferisce, ricorda e chi recensisce
sempre (Eightsvoice, Sogni d Horan, Naru_Sasu, andre_nialler,
Mrs_Larry, nialljameshoranslaugh).
Direi
che ho detto tutto!
Ah,
scusate se ci sono spazi tra una riga e l'altra, ma non ho tempo di
cancellarli uno per uno, nel formato originale non dovrebbero esserci
però boh.
Un
bacio, Giuls.
Twitter:
@queerzay
:)
xx
|
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Capitolo 13 *** Magic ***
Capitolo
13
“Still
believe in magic
Oh yes I do
Oh yes I do
Yes I do
Oh
yes I do
Of course I do.”
- Magic, Coldplay.
Louis
Louis
è in cucina, il frigo vuoto con l'anta spalancata di fronte
a sé e
un Harry molesto alle sue spalle. “Possibile che tu non abbia
neanche un etto di butto?” si sta lamentando, le labbra
contratte
in un broncio da bimbo e le braccia conserte. Louis alza gli occhi al
cielo per l'ennesima volta, poi chiude lo sportello del mobile, si
volta verso Harry e, risoluto, sbotta: “Se tu piombi in casa
mia
senza avvertirmi né niente non puoi pretendere di trovare
tutto
organizzato.”
E,
come per evidenziare quella frase, si indica con il pollice la
maglietta del pigiama e i capelli schiacciati, che hanno quasi preso
la forma del cuscino.
Come
un disco rotto, Harry ripete ancora una volta che non avrebbe voluto
disturbarlo, ma che si tratta di una questione di vita o di morte.
Equivalente di questione di vita o di morte per Harry Styles: gli
manca il burro per fare i biscotti, e, essendo le due di notte, il
minimarket sotto casa sua è già chiuso.
“Ma
non hai nessun altro a cui rompere i coglioni?” sta sbuffando
il
ragazzo con gli occhi celesti, chinandosi verso l'anta inferiore del
frigo, che nasconde il freezer. Gli pare di aver lasciato nel primo
cassetto del congelatore un panetto di burro, poiché non lo
usa
spesso e lì si conserva meglio che non nel frigo vero e
proprio. Con
un sospiro di sollievo, infila la mano nel cassetto gelato e ne
estrae un blocchetto di burro da 250g, porgendolo poi ad Harry con
un'espressione di sufficienza.
Quando
vede che il ragazzo, afferrato il burro, non si muove, si alza in
piedi e solleva entrambe le sopracciglia. Per tentare di sopprimere
il moto di fastidio, si stropiccia gli occhi assonnati e conta fino a
dieci. Harry è capace di infastidirlo e al tempo stesso di
renderlo
allegro. Senza dubbio la sua presenza lo disturba, ma non
può fare a
meno di pensare che nessuno ha mai fatto finta di non avere del burro
nel bel mezzo della notte soltanto per vederlo; questa cosa lo fa
sentire un pochino su di giri. Quando si accorge di essersi distratto
e ritorna alla realtà, Harry lo sta fissando. Nessuno lo ha
mai
guardato così: negli occhi di Harry ci sono
curiosità,
impenetrabilità, ambiguità e – forse
– un pizzico di dolcezza.
Gli sorride debolmente, forse perché è stanco,
forse semplicemente
perché quel ragazzo con gli occhi chiari e i capelli troppo
ricci lo
rende più felice e spensierato del dovuto.
Il
silenzio che è calato su di loro, rotto soltanto dalla
lampada che
ronza come un insetto, viene sostituito pochi secondi dopo dalla voce
roca di Harry, che “Se vuoi possiamo fare i biscotti
insieme”
propone. Un po' attontito, Louis gli getta un'occhiata veloce e si
scompiglia i capelli.
“Ma
non avevi detto che dovevamo fingere di non conoscerci?”
domanda.
Il sonno, la febbre, e il mal di tesa di certo non sono d'aiuto, lo
incasinano ancora di più e lo mettono a disagio. Gli sembra
di
cogliere le risposte di Harry con almeno cinque minuti di ritardo,
come se fossero in una comunicazione sfasata.
Il
ragazzo scrolla le spalle, rispondendo semplicemente:
“Fingiamo che
io sia il tuo nuovo vicino di casa e che per conoscerci meglio io ti
abbia proposto di preparare insieme i biscotti.”
“Come
no, corso serale di cucina made by un diciannovenne
incompetente”
ribatte con il suo solito tono freddo, tradito però da un
leggero
sorriso che gli incurva le labbra pallide. Harry poggia il panetto di
burro sul tavolo e, senza dire un'altra parola, sparisce. Sul
momento, Louis pensa sia uscito di casa, invece pochi secondi dopo il
ragazzo è di nuovo di fronte a lui e sta poggiando la
tracolla sul
tavolo. Quello che più lo stupisce all'improvviso non
è più che
Harry abbia suonato alla sua porta alle due di notte, ma che si sia
portato gli ingredienti per preparare degli stupidissimi biscotti in
una cartella Eastpack sgangherata. Harry allontana con impazienza la
bretella consumata e sgancia le sicure, aprendola e iniziando ad
estrarne un pacco di farina, dello zucchero, e... quello che doveva
esserne un uovo, ma che, a quanto pare, si è appena spaccato
sotto
la pressione delle dita del ragazzo.
“Merda”
mormora quest'ultimo; quando tira fuori la mano dalla borsa, Louis la
osserva schifato, indeciso se provare ribrezzo o se approfittarne per
concedersi un dettagliato studio delle dita di Harry.
“Posso...?”
poi fa un gesto incomprensibile, e Louis lo guarda con la bocca
leggermente dischiusa e una mano su un occhio, l'espressione che
rasenta il disperato. Non appena capisce le intenzioni di Harry,
ossia raggiungere il lavello – lontano ben un metro da loro,
metro
che potrebbe essere sporcato dal colare di quella sostanza schifosa
di cui sono fatte le uova su tutto il pavimento immacolato –
si
allarma.
“Oh
no!” scatta, frapponendosi tra lui e il mobile.
“Non azzardarti a
fare un solo passo!”
Harry
ride divertito e “Posso lavare la borsa?” domanda.
“Non
se ne parla neanche. So benissimo quali sono i tuoi piani, Harry
Styles: vieni qui a cucinare perché così poi devo
rimediare io ai
tuoi disastri. Ma, indovina?, non lo farò. Fuori da questa
casa”
sbotta serio e veramente irritato da quel comportamento. Si
prenderebbe a sprangate sui piedi per aver anche solo pensato che
Harry abbia avuto voglia di vederlo. È logico che non
è stato così,
ma che non sapeva semplicemente che cosa fare per ammazzare una notte
insonne.
“Perché?”
gli chiede l'altro, esterrefatto. Ah, finge anche di essere
esterrefatto, pensa di poter recitare con me, pensa
tra sé e sé Louis, a quel punto assai irritato.
Biscotti, alle due
di notte. E pretende anche di venire a sporcare
casa mia
per non dover lavorare dopo, mh.
“Questa
non è una cucina!”
Harry
sembra voler ribattere e fargli notare che, invece, quella è
una
cucina, ma l'espressione di Louis sembra essere sufficiente a farlo
tacere.
“Non
puoi venire qui nel mezzo della notte soltanto perché non
hai voglia
di fare il lavoro sporco del pulire tutto finiti i tuoi giochini del
cazzo” continua, con la voce un p0' alterata e gli occhi
furiosi. È
davvero stanco, ha male alla testa e, come se non bastasse,
è deluso
dal comportamento meschino di Harry. Il riccio sa a che livelli
è la
cotta che Louis ha per lui, sa che effetto gli ha fatto la proposta
di qualche giorno prima e sa di come è cascato ai suoi
piedi.
“Lou”
sussurra Harry piano, ma Louis gli dà le spalle e finge di
controllare se in frigo ci sia qualcosa da mangiare. Quando si volta,
Harry è ancora immobile e lo sta fissando, la mano sporca
poggiata
sulla tracolla e i ricci che ricadono sulla fronte non appena inclina
il capo. È bello, anche con le occhiaie e la stanchezza
addosso, la
maglietta a righe gialle e nere e gli skinny jeans. Osserva
attentamente gli anelli, sono almeno sei e si domanda con che
coraggio una persona possa vestirsi di tutto punto alle due di notte
solo per fare dei biscotti. Il silenzio, ormai loro consulente
personale, li circonda; continua a farlo anche quando Harry domanda
nuovamente di poter sciacquare la borsa. Louis lo fulmina con uno
sguardo e un mare di imprecazioni esce dalla sua bocca: “Non
se ne
parla neanche, non puoi sporcarmi tutto, prendi la tua tracolla e
tornatene a casa.”
Il
riccio non lo ascolta e “Allora mi arrangio” gli
comunica, mentre lui ancora sta finendo di scacciarlo di casa in modo
sgarbato. Prima
che Louis possa fare qualcosa, Harry prende la tracolla tra le
braccia e percorre con tranquillità la mera distanza che lo
separa
dal lavello, buttandoci dentro la borsa. È un attimo, e il
pavimento
di Louis è sporco; sulle piastrelle c'è una
sottile scia di albume
d'uovo crudo che luccica sotto la luce del lampadario. Louis
bestemmia.
Odia
avere la casa sporca, odia lo sporco, odia il disordine e odia
persino la polvere o le briciole di pane, è per questo che
quell'uovo lo manda fuori di testa. “Cristo santo, Harry! Sei
proprio un disastro!” grida, forse un po' troppo forte, la
voce
simile a una donna isterica di quarant'anni a cui il figlio ha appena
fatto l'orribile torto di entrare in casa con le scarpe sporche di
fango. “Guarda che casino! Adesso pulisci!”
Harry
solleva entrambe le sopracciglia, ma sia accovaccia accanto a lui e
prende una spugna lilla con cui pulire la superficie. Strofina
accuratamente il pavimento, mentre Louis si rialza in piedi e poggia
il busto contro il bancone, guardandolo con un'aria che oscilla tra
il disprezzo e la commiserazione (non sa se la seconda sia per Harry
o per il pavimento, ma probabilmente è per il pavimento,
perché
Harry non la merita). Il ricciolino ci mette un attimo a finire di
pulire, ma, anche quando l'ha già fatto, si lascia cadere a
sedere
sul pavimento e alza il mento verso Louis, che tiene il capo voltato
verso la direzione opposta. “Scusa, non volevo fare un
casino,
volevo solo vederti” biascica in imbarazzo.
“Non
importa” si affretta a dire Louis, tutto perché
Harry non aggiunga
altro a quelle poche parole con troppi significati. Avevo
voglia di vederti; sente
una
morsa all'altezza dello stomaco anche dopo svariati secondi che Harry
le ha pronunciate. Il ragazzo si alza in piedi e getta la spugna nel
lavello, poi “Scusa, davvero. Mi dispiace, non era mia
inten-”
“No,
scusa tu. Sono stato esagerato, è che ho mal di testa e
vorrei
riposarmi” lo interrompe di nuovo Louis, la voce distaccata e
per
nulla dispiaciuta. Nessuno dei due dice niente per un po',
così alla
fine Harry, in imbarazzo, conclude: “Okay.”
Silenzio.
“Vieni”
gli ordina dopo un po' Louis, precedendolo e guidandolo verso il
salotto. Si lascia cadere a peso morto sul divano e Harry, a piccoli
passi, si avvicina a lui e si siede a gambe incrociate sul tappeto.
Il silenzio prende di nuovo il sopravvento e Louis ne approfitta per
poggiare la testa contro lo schienale del divano e serrare gli occhi.
“Sei molto arrabbiato, Lou?”
Louis
scuote la testa.
“Mi
dispiace” ripete dopo un po' Harry, e dal suo tono graffiato
lo
sembra davvero. “Non avevo sonno e stavo pensando a te. Avevo
voglia di vederti.”
Louis
ci mette un po' per scegliere cosa rispondere, e prima di farlo si
sdraia sul divano. I cuscini lo accolgono e la coperta lo avvolge
delicatamente nel suo incantevole torpore, regalandogli una
sensazione di tranquillità. “Okay.”
Dopo
un po', poiché i respiri regolari e controllati di Harry lo
mettono
a disagio, apre gli occhi e si volta verso di lui. “Puoi
vedere un
film, se vuoi.”
“Okay.”
“Okay.”
Silenzio.
“Lou?”
“Sì?”
replica l'altro dopo un po'.
“Me
lo dai un bacio?”
Louis
sorride e si issa sui gomiti, guardandolo di sbieco, poi avvicina il
proprio viso a quello del ragazzo e gli dà un bacio sul
naso. Harry
sbuffa,deluso, ma Louis lo vede, il sorriso che gli si apre sulle
labbra.
E ne
vede anche il minuscolo trionfo.
Niall
“Non
credo funzionerà, Nì.”
Niall
si volta con un movimento brusco, spostando lo sguardo dal lavandino
al ragazzo poggiato allo stipite della porta. Zayn, gli occhi
leggermente arrossati e la bocca distorta da una smorfia divertita,
sta fissando il ragazzo e la ragazza alle sue spalle, che si stanno
baciando furiosamente nella doccia.
A
Niall è difficile ignorarli, ma deve pur far qualcosa per la
sua
maglia, e, a dirla tutta, preferirebbe non farlo sotto gli occhi
attenti del moro. Deve ancora riprendersi dal pensiero di uno Zayn
ubriaco con la mano nei suoi pantaloni, gli sembra così
difficile da
assimilare. Si morde nervosamente l'interno della guancia, mentre il
ragazzo si avvicina a lui e poggia una mano sul ripiano del
lavandino. È questione di pochi secondi, poi sente le dita
bollenti
di Zayn che gli accarezzano lascive il braccio nudo, provocandogli
una serie di brividi a dir poco spiacevole. Lo sguardo del moro
è
compiaciuto quando nota la pelle d'oca sulla pelle diafana di Niall,
estasiato dall'effetto che gli fa, e il biondino s'impone di
allontanare la sua mano con un movimento brusco del braccio.
“Perché
mi hai seguito?” domanda, continuando a sciacquare
imbarazzato la
sua maglia, le braccia che sembrano quasi ingessate per la tensione.
Zayn, invece, è tranquillo e rilassato quando parla.
“Di
là è noioso, senza di te. I tuoi amici non fanno
altro che saltarsi
addosso ogni tre secondi” mormora, e accompagna la frase con
uno
scuotere della testa che sembra confermare la sua noia spropositata.
Niall
continua a strofinare la saponetta contro il tessuto della maglia,
senza azzardarsi ad alzare lo sguardo. Come se non bastasse, lo
imbarazza terribilmente aver sporcato la maglietta quando è
venuto,
anche se Zayn sembra estremamente divertito.
“Dai,
Niall, vieni di là” gli dice il moro, tirandolo
piano per un
gomito e mediando la voce, che sembra così simile a quella
di un
bambino che fa i capricci. L'altro non gli risponde, limitandosi a
sciacquare di nuovo la sua maglia, nella speranza che si asciughi
entro il giorno successivo, visto che è l'unica a maniche
lunghe.
“Niall” ripete Zayn con voce strascicata, battendo
piano i piedi
sul pavimento chiaro. Quando il ragazzo capisce che Niall non
risponderà, inizia ad accarezzargli piano prima il braccio,
poi la
schiena nuda, beandosi della sua pelle tiepida e delle vertebre
sporgenti che gli si incastrano sotto le dita come briciole di pane
sotto le unghie troppo lunghe. Vede Niall immobilizzarsi per un
millesimo di secondo, così poco tempo che se fosse stato di
più non
avrebbe fatto in tempo a vederlo, eppure così tanto da
averne il
tempo. Ma è un attimo, perché il biondino
riprende in fretta il suo
lavoro, strizza la maglia e si allontana da Zayn per poterla stendere
sul termosifone. E, una volta abbandonata la maglietta al suo
destino, si avvia verso il corridoio, con l'approvazione della
coppietta nella doccia.
Hanno
quasi raggiunto la camera da letto senza incappare in altri invitati,
quando due braccia gli circondano la vita e Niall è
costretto a
fermarsi, nascondendo un verso di sorpresa. Zayn lo ha abbrancato
alle spalle e ora lo sta abbracciando in un modo goffo e piuttosto
impacciato, la fronte posata sulla spalla di Niall e il petto che
aderisce con la sua schiena nuda.
“Zayn”
mormora piano, la voce che minaccia di sparire da un momento
all'altro e le guance in fiamme, colorate di un rosa pastello fin
troppo in tono con i suoi occhi celesti. Il moro sembra volerlo
evitare a tutti i costi, mentre chiude gli occhi e strofina il viso
contro il suo collo, il respiro che si abbatte sulla pelle chiara di
Niall come una pioggia di ghiaccio. “Mh” biascica
infine,
stringendogli i fianchi con le mani e premendo le dita contro le ossa
delle anche. Il sospiro che si lascia sfuggire il biondino è
a metà
tra il disperato e lo scoraggiato, ma nonostante questo si volta
verso l'altro e, mettendogli le mani sulle spalle per tenerlo a
distanza, lo guarda negli occhi. “Forse è meglio
che tu ti stenda
un attimo, Zay, sembri ridotto piuttosto male.”
Poi,
tirandolo per un braccio, lo riconduce in camera, che scopre vuota.
Immagina che James, George e gli altri siano scesi di sotto, ma quel
pensiero gli occupa il cervello soltanto per pochi secondi,
perché
viene subito distratto dalla voce di Zayn e dalle sue dita strette
attorno al suo polso.
“Vieni
Zay” gli dice, cercando di usare un tono dolce e basso e
guidandolo
verso il letto di James. Lo fa adagiare sulle coperte celesti e si
siede accanto a lui, sforzandosi di non allungare una mano per
sfilargli il cappellino e passargliela tra i capelli. Il moro si
volta su un fianco e lo guarda negli occhi, un sorriso pigro che gli
addolcisce l'espressione e le dita nascoste sotto il cuscino. Niall
decide di alzarsi e di raggiungere i suoi amici di sotto, ma, appena
dà le spalle al ragazzo, sente la sua voce fievole
richiamarlo.
“Niall?”
“Sì?”
chiede voltandosi per poterlo guardare in viso, e – dio
– quanto
è bello, anche mentre è mezzo fatto e batte il
palmo della mano
contro il materasso, anche mentre è vestito come un barbone
e tutto
quello che fa è guardarlo, invitandolo a raggiungerlo.
“Vieni
qui?”
Niall
tentenna un paio di secondi, poi, dopo un sospiro affranto, si
avvicina al moro, che si è alzato in piedi barcollando e ora
si
trova di fronte a lui; è così vicino che Niall
trattiene a stento
l'impulso di sporgersi e baciarlo. Zayn ride e gli sfiora una guancia
con le dita macchiate di nero e “Niall, Niall,
Niall” ripete
divertito, la voce trascinata e destabilizzata. Le dita del moro
corrono lungo le spalle dell'altro, soffermandosi sulle clavicole
sporgenti e marcate e premendoci sopra, mentre la bocca del ragazzo
s'inclina in un sorriso ancora più ampio. Niall
rabbrividisce e gli
afferra i polsi proprio mentre il ragazzo si accinge a spostare le
dita sul suo sterno.
“Sei
così bello, Niall” gli sussurra, piegandosi in
avanti e
lasciandosi cadere a peso morto su di lui, facendolo barcollare e
imprecare piano.
“Zayn,
rimettiti a letto, avanti” gli ordina secco, cercando di
mettere un
po' di autorità nel suo tono e di non incrociare i suoi
occhi neri.
“Non
ho sonno” si lamenta atono, aggrappandosi con le dita ai suoi
polsi
e cercando il suo sguardo, per poi riprendere a vaneggiare e a
cercare di toccarlo ovunque. “Niall, Niall, che bel nome, il
tuo.
Solo cinque lettere a caso, eppure così accostate sembrano
talmente...”
Ma
non finisce la frase, perché sbadiglia e Niall ne approfitta
per
parlare e spintonarlo all'indietro, nel mero tentativo di farlo
rimettere a letto. “Zay, sta' zitto e va' a letto.”
La
sua voce è autoritaria, eppure Zayn non sembra accorgersene
e
continua a sorridere divertito, gli occhi arrossati che lo cercano in
continuazione e la bocca inclinata. “Come sei bello, Niall.
Vieni
qui?” gli domanda ancora, apparentemente felice e
spensierato, le
dita che giocano con la coperta e gli occhi puntati sull'amico, in
attesa di una risposta che non sembra voler arrivare. Così
si lascia
cadere all'indietro sul letto, tirandosi dietro Niall e facendogli
emettere un verso stupito e allo stesso tempo sconcertato. Zayn si
sdraia sul letto, senza lasciare un momento Niall, mentre
quest'ultimo lo fissa sconvolto, la bocca leggermente socchiusa e gli
occhi persi nella contemplazione del suo viso. “Sei
così bello,
Niall” ripete il moro, come una cantilena, mentre lascia
correre le
dita della sua mano destra sul profilo del suo viso, soffermandosi
sulla mascella e premendoci contro le dita. E a Niall piace, gli
piace da morire quando Zayn lo tocca così, come se volesse
toccargli
le ossa e la pelle fosse di troppo, ed è per questo motivo
che i
suoi tempi di reazione sono lenti e ci mette un po' prima di
accorgersi di quello che sta dicendo il ragazzo.
“Così
bello” sta bofonchiando, ripetendolo all'infinito, mentre
Niall
rimane paralizzato, perfettamente consapevole del corpo dell'altro
che aderisce con il suo, come due pezzi di lego destinati ad
incastrarsi perfettamente, a stare insieme. “Ti ritrarrei a
tutte
le ore del giorno e della notte. E sai cos'altro farei?”
Niall,
invece di allontanarlo, lo guarda stregato e scuote la testa per
negare, completamente perso nei suoi occhi color caffè, le
labbra
attratte da quelle del ragazzo come il ferro è attratto da
una
calamita. “Ti bacerei qui” e, sollevandosi sui
gomiti sfiora con
le labbra la guancia di Niall, allontanandosene quasi immediatamente
e respirandoci contro, per poi spostarsi sul suo mento,
“Qui”
ripete, lasciando un altro bacio leggero, mentre il cuore di Niall
batte all'impazzata. Quasi gli esplode nel petto, quando Zayn, per
sfiorare con le labbra il suo naso, respira per un momento contro la
sua bocca.
“Qui”
mormora ancora, mentre Niall rimane fermo come un blocco di marmo.
Cerca di dire qualcosa, ma le sue corde vocali sono come bloccate,
quasi fossero fatte di ghiaccio, e le successive parole di Zayn le
rompono definitivamente in mille schegge di vetro. “Sei
così
bello” ride il moro, le labbra che sfiorano di nuovo la sua
guancia
e le mani premute sulla sua schiena che se lo tirano addosso.
“Zayn...”
inizia Niall con ottime intenzioni, ma poi si accorge di non avere
nulla da dire e così tace, perdendosi negli occhi del
ragazzo
sdraiato sotto di lui e sentendo le guance e tutto il corpo andare a
fuoco. E il moro ride nel vederlo in imbarazzo, così rigido
e
insicuro, e gli accarezza una guancia con le dita bollenti, gli occhi
liquidi come acqua e le labbra incurvate in un sorriso divertito, ma
stranamente dolce. Rimangono in silenzio, gli occhi di uno in quelli
dell'altro, finché Niall, sospirando, non tenta di
allontanarsi e
rimettersi seduto. Il moro tuttavia lo precede e, con un movimento
improvviso, inverte le posizioni, in modo che sia Niall quello
schiacciato tra il materasso a molle e il suo corpo. Poggia i gomiti
ai lati della sua testa e ride divertito, scavando nei suoi occhi
color cielo e facendo nascere nello stomaco di Niall una stretta di
agitazione. Poi, lentamente, si avvicina a lui e inizia a parlargli
nell'orecchio.
“Sai
che stanotte ti ho sognato?”
Il
biondo a quelle parole deve ben guardarsi dal non emettere un
esclamazione di sorpresa, concentrandosi sulle dita di Zayn, che ora
sono tra i suoi capelli. “Zay...” ci prova a
misurare la voce, ma
quando parla questa risulta tremolante e fin troppo affannata, allora
si maledice lentamente, perché, dannazione!, è
così ingiusto.
L'altro lo ignora completamente, continuando a sussurrargli parole a
caso nell'orecchio, ripetendogli quanto sia bello, finché
“Sai
come ti ho sognato?” non chiede, e Niall quasi non si
pietrifica
nel sentire la sua voce così roca e bassa, le labbra che gli
sfiorano l'orecchio ad ogni minimo movimento. Zayn, guardandolo negli
occhi, ride, prima di rispondere: “Mentre mi
fottevi.”
Questa
volta Niall lo sente chiaramente, il suo cuore che smette di battere
per un momento, le dita conficcate nella schiena del moro che
stringono la sua felpa quasi aggrappandovisi. Non sa cosa dire, le
parole gli rimangono incastrate all'inizio della gola come briciole
di pane e non è sicuro di voler dire qualcosa,
poiché è
consapevole di quanto sia ubriaco Zayn. Visto il suo silenzio, il
moro gli deposita un leggero bacio sulla guancia e “Proprio
qui, su
questo letto” aggiunge, come a voler sottolineare la cosa.
Niall,
la pelle in fiamme e il cervello disconnesso, non dice nulla. Passano
secondi, che diventano minuti carichi d'ansia e imbarazzo, poi Zayn
si ritrae per poterlo guardare negli occhi, sorridendo.
Dietro
gli occhi arrossati e il tono di voce leggero, Niall non riesce a
vedere nient'altro, pertanto cerca di convincersi che sta dicendo
tutte quelle cose perché è ubriaco. Ma il moro
non gli dà pace un
attimo, quasi si sia mentalmente promesso di infastidirlo e farlo
soffrire, continuando con le sue frasi a cazzo e la sua estrema
vicinanza. “Mi facevi tuo e mi dicevi che ero la scopata
migliore
della tua vita, mentre ansimavi e venivi dentro di me”
continua
imperterrito il moro, mentre a Niall non risulta troppo difficile
immaginarsi la situazione, rimproverandosi mentalmente per permettere
al suo cervello di pensare certe cose su Zayn, che non fa altro che
trattarlo come uno straccetto. “Zay io...”
incomincia incerto,
puntellandosi sui gomiti e cercando di liberarsi dalla morsa
astringente dell'altro, senza tuttavia riuscirci. “Sta'
zitto”
gli ordina l'altro.
Il
moro lo spinge indietro e gli sorride con gli occhi che luccicano,
poi si siede a cavalcioni su di lui e, dannazione, Niall si sente
schifosamente eccitato e non riesce a calmarsi mentre guarda Zayn
tracciare linee astratte sul suo stomaco, seguendo un percorso
immaginario. Fissa il moro, senza capacitarsi di quello che sta
succedendo: gli sembra che i ruoli si siano invertiti e che lui
adesso sia quello che prende l'iniziativa. Iniziativa che fino a
pochi giorni avrebbe preso Niall, se non fosse poi stato respinto dal
ragazzo. Si mette a sedere per poter guardare Zayn negli occhi e
“Senti” sussurra, al voce leggermente
più stabile e gli occhi
fermi, “Sei ubriaco e, siccome la nostra amicizia
è già
abbastanza in crisi, non vorrei che-”
E
stavolta le sue intenzioni sono davvero buone, ma Zayn lo interrompe,
spingendolo all'indietro e facendolo ricadere sdraiato,
contraddicendolo: “Amicizia? Come sminuisci in fretta il
nostro
rapporto.”
“Rapporto?”
ripete Niall stupito, cercando di rialzarsi, ma viene di nuovo spinto
giù dal moro, che impreca sottovoce un “Cristo
santo, Niall, sta'
fermo.”
Il
biondino apre la bocca per protestare, ma Zayn si è
avvicinato di
scatto, facendo aderire i loro corpi e premendosi il più
possibile
contro di lui, gli occhi che lo scandagliano attentamente. Niall
smette di respirare, concentrandosi soltanto sul respiro di Zayn che
gli sfiora la bocca e sul movimento delle sue costole, così
sporgenti che le sente conficcarsi in lui. È magro da fare
schifo,
le occhiaie gli bordano gli occhi e gli zigomi sono così
sporgenti
che creano delle magnifiche ombre, quasi spettrali, sulle guance. Un
attimo lo sta fissando, respirando la sua stessa aria e osservando
una per una le lunghe ciglia, e quello dopo sente le labbra di Zayn
premute contro le sue in un bacio veloce e quasi inesistente. Il moro
si allontana di pochi millimetri da lui, gli occhi immobili che
cercano una certezza nei suoi, poi sussurra, pianissimo:
“Quindi
due amici lo fanno, questo?”
Niall
rimane immobile e lo guarda, lo guarda mentre lui piega le gambe e
punta le ginocchia nel materasso, facendo scontrare ulteriormente i
loro bacini, lo guarda mentre si lecca le labbra e serra gli occhi,
strofinando il naso contro il suo. Stringe di più la felpa
di Zayn
tra le dita gelate quando il moro fa incontrare le loro bocche una
seconda volta e gli fa socchiudere le labbra, sfiorandogli i denti
con la lingua e scatenando in Niall una serie di brividi infiniti.
“O
questo?” domanda poi sottovoce, senza distogliere gli occhi
dai
suoi, notte nel giorno e nero nell'azzurro. In attesa di qualcosa
–
qualsiasi cosa – Niall lo guarda senza rispondere, spostando
le
mani di qualche millimetro e stringendo con più forza la
stoffa tra
le dita. Zayn si lascia sfuggire un sospiro carico di desiderio, come
se quella situazione fosse difficile da sopportare per lui, e non per
Niall. Come se quello disperatamente innamorato fosse lui, non Niall.
Sposta lo sguardo dagli occhi del biondo alle sue labbra e si
riavvicina a lui per l'ennesima volta, baciandolo a stampo e
obbligandolo, seppur con delicatezza, ad aprire la bocca, per poter
sfiorare la lingua del ragazzo con la sua. A quel punto, Niall
è
certo di aver oltrepassato la linea di contegno e rispetto personale
che si era imposto di non superare, per poter ancora considerarsi un
ragazzo con dei principi. Però sembra evidente che Zayn gli
mandi a
puttane ogni ideale e principio soltanto in pochi secondi. Mentre fa
queste riflessioni, il moro gli sta chiedendo: “O
questo?”
E
a quell'ulteriore domanda, Niall non riesce più a contenersi
e,
posando una mano dietro il collo del ragazzo, lo attira a sé
e fa
scontrare le loro labbra in un bacio sporco. Non era così
che aveva
desiderato fosse il suo primo bacio con Zayn, si immaginava una cosa
molto più romantica, intima e... romantica, insomma. Invece
il modo
in cui si stanno baciando è tutto fuorché
romantico: i denti si
scontrano e le bocche sono spalancate, alla disperata ricerca di
respirare e di avvicinarsi quanto più possibile all'altro.
Sente la
saliva di Zayn sulle proprie labbra, le dita del moro che sembrano
scavare nella pelle dei suoi fianchi, sfiora con la lingua i suoi
denti bianchi, mentre cerca disperatamente di darsi un contegno,
senza tuttavia riuscirci. Il moro abbandona la sua bocca e lo guarda
negli occhi, un sorriso di sfida e un luccichio pericoloso negli
occhi, poi “Quindi è questo che fai con i tuoi
amici?”
Niall
lo fissa per un veloce attimo, poi, senza potersi trattenere, lo
afferra per la felpa e se lo spalma addosso, biascicando un mero
“Sta' zitto” e facendo incontrare le loro labbra in
un bacio
ancora più furioso e sporco di quello precedente, per poi
far
scendere le mani lungo il torace di Zayn e avvicinarle all'elastico
dei suoi pantaloni, invertendo le loro posizioni. Sorride trionfante
sulle labbra di Zayn e continua a baciarlo, marchiandogli il collo
già di per sé scuro e infilandogli una mano nei
pantaloni. Lo sente
irrigidirsi un attimo, per poi lasciarsi andare in un sospiro
più
che esplicito e, ancora una volta, Niall sorride, facendo poi
scendere le proprie labbra sullo sterno di Zayn e scostando la
canottiera larga per poter baciare le ossa delle clavicole e adagiare
la bocca sul tatuaggio rosso che ha il ragazzo, a forma, appunto, di
bocca. Ride, perché sembrano le labbra di una ragazza, ma
uno Zayn
etero proprio non riesce ad immaginarselo, nemmeno in un universo
parallelo. Passa la lingua sopra il tatuaggio, sentendo Zayn fremere
sotto di sé, ma, quando prova a liberarlo della felpa con la
mano
che non è occupata a masturbarlo, il ragazzo gli blocca il
polso con
le dita. “No” è tutto quello che dice,
ridendo piano, e Niall
subito s'immobilizza, pentendosi di aver osato tanto. Fa per
allontanarsi da lui, ma Zayn lo trattiene per un fianco,
sussurrandogli piano: “No, va bene, ma non togliermi la
felpa.”
“Okay”
acconsente con un sospiro, cercando conferma nei suoi occhi e
chinandosi per baciarlo, questa volta con più calma e
più
dolcemente. Non ha mai pensato che baciare una persona ubriaca
potesse essere così esageratamente bello ed eccitante, Zayn
sembra
completamente rilassato, senza i soliti freni che si auto-impone e
l'insicurezza presente in ogni misero gesto. Il modo in cui lo bacia,
bagnandoli le labbra con la saliva e giocando con la sua lingua senza
pietà, è piuttosto nuovo per lui. Non che non ci
fosse abituato,
quando stava con Harry, ma Zayn è diverso. Pensa
distrattamente che
non gli è mai piaciuto tanto fare una sega a qualcuno come
gli sta
piacendo in quel momento, tanto che solleva leggermente il bacino per
poter calare i pantaloni e i boxer a Zayn e muoversi più
liberamente. E, lo giura su dio, niente è mai riuscito ad
eccitarlo
tanto quanto il moro mentre viene nella sua mano, inarcando la
schiena e serrando gli occhi, le dita conficcate nelle spalle nude di
Niall e la bocca semiaperta. Sorride e si pulisce la mano nella
canottiera di Zayn, baciandogli il collo e unendo le loro labbra in
un nuovo bacio, che al moro non sembra dispiacere. Quando si stacca
da lui, ride nel vederlo affannato e ansimante, gli occhi fissi sul
soffitto e il torace che si alza e si abbassa velocemente. Cerca di
non pensare al fatto che probabilmente Zayn è
così ubriaco che
domani non ricorderà nulla, ma con il corpo del ragazzo che
gli
piace a disposizione sotto di sé, non gli è tanto
difficile
distrarsi da quei pensieri. Si sente infimo ad approfittare di Zayn
mentre è in una situazione del genere, ma non può
farne a meno; non
può fare a meno di far aderire i loro corpi e di baciarlo
ogni volta
che può, di far correre le dita su tutto il suo corpo,
cercando di
toccarlo quanto può anche attraverso la canottiera. Restano
in
silenzio per un po', avvinghiati l'uno all'altro, mentre le loro
bocche si cercano quasi con una nota di disperazione e le loro dita
s'intrecciano. Staccandosi un momento da Zayn, le bocche
così vicine
che potrebbe addirittura respirare i suoi ansiti, lo provoca piano,
deridendolo malamente. “Chi era quello che
ansimava?”
“Fanculo”
borbotta l'altro con voce contrariata, per poi tirarlo su di
sé e
farlo rotolare di lato, invertendo i ruoli. Gli sorride e lo bacia,
mentre si riallaccia come può i pantaloni, seguendo l'unica
metà
ragionevole del proprio cervello. I loro occhi s'incrociano per un
momento e tutto quello che Niall riesce a pensare è quanto
sia
stupito dal fatto che Zayn sembra non voler fare altro che baciarlo e
sorridergli soffocando i numerosi sbadigli. Accarezzandogli una
guancia, si domanda da quanto tempo il ragazzo non dorma, pensando
poi a quanto sarebbe bello poterlo abbracciare nella notte. Senza i
centimetri di troppo che separano i due divani nel salotto di Jem,
senza doversi limitare a studiare la sua silhouette nel buio della
stanza, percependo i suoi occhi spalancati e il rumore dei suoi
pensieri. Tutto quello che sente ora, invece, non è il
rumore dei
suoi pensieri, bensì dei suoi baci, che gli fanno chiudere
gli occhi
per potersi proiettare in un universo completamente sconosciuto.
Niall ha sempre temuto di poter spaventare Zayn, così
instabile e
insicuro, ma in quel momento è lui ad avere paura. Ha paura
perché
sa che il mattino dopo non saprà come comportarsi,
perché sa che
poi tornerà tutto come prima, le mani si eviteranno, ma gli
occhi si
cercheranno; per la prima volta in vita sua gli sembra di capire
almeno un po' tutti quei poeti del cazzo che scrivevano poesie. Forse
non sono mai stati tanto pazzi quanto ha sempre ritenuto, o forse
semplicemente è lui che è diventato pazzo quanto
loro.
Zayn
Zayn
si rigira nel panno di stoffa che lo copre, infastidito da dei
mormorii inopportuni che lo hanno appena svegliato senza che lui lo
volesse davvero. Dopo un tempo che gli sembra infinito, solleva una
palpebra per potersi guardare intorno (e gli sembra un gesto tanto
faticoso quanto correre per dieci chilometri sotto il sole di
mezzogiorno). Nel semibuio, riesce ad inquadrare il salotto di Jem,
l'amico di Niall da cui stanno passando le feste. È steso
sul divano
e ha caldo, la coperta bianca che qualcuno gli ha gettato addosso gli
pare una vera e propria fornace e spera di potersene liberare al
più
presto, ma la voce di Niall interrompe i suoi piani.
“Dai,
J, non mi va di parlarne, voglio fare colazione” sta
biascicando,
la voce ancora impastata dal sonno. Zayn solleva anche l'altra
palpebra per poterlo guardare meglio e inclina leggermente la testa,
assonnato. Vede Jem trattenere Niall per un fianco e scompigliargli i
capelli.
“Che
c'è, bimbo? - e Zayn sente una morsa di gelosia
attanagliargli lo
stomaco a quel soprannome – ultimamente sei così
schivo e
silenzioso. È successo qualcosa di brutto?” gli
domanda il
ragazzo, che è stato etichettato da Zayn come
“quello coi capelli
bianchi”.
Niall
scrolla le spalle e alza il capo per poterlo guardare in viso, poi,
sottovoce, risponde all'amico con un'altra domanda.
“Perché
dovrebbe essere successo qualcosa di brutto?”
Il
ragazzo con i capelli bianchi gli accarezza nuovamente i capelli e
Zayn serra gli occhi, decidendo di limitarsi ad ascoltare il resto
della conversazione.
“Non
lo so, sei cambiato. A stento mi dici cosa ti passa per la testa,
sembra che tu ti sia dimenticato di tutto quello che abbiamo passato
insieme” sta dicendo, mentre Zayn si volta su un fianco e
spalanca
gli occhi per poter fissare lo schienale del divano. Il silenzio
piomba nella stanza e il ragazzo è certo di aver sentito
Niall
sospirare, lo stesso Niall che, pochi minuti dopo, replica affranto:
“Come potrei dimenticarti, J? Sei il mio migliore amico e
sempre lo
sarai. Se proprio dobbiamo dire le cose come stanno, sei tu che mi
hai scaricato per George.”
Silenzio.
Zayn
cerca di mantenere lento il respiro, in modo che i ragazzi non si
accorgano che si è svegliato, e attende. Dopo alcuni
istanti,
finalmente Jem si decide a parlare di nuovo.
“George
è... diverso. Non potrei mai sostituirti con lui, sai
benissimo che
è più di te, ma allo stesso tempo non abbastanza
te, Niall.”
Il
moro si arrischia a gettar loro un'occhiata: Niall e poggiato contro
il tavolo e Jem è in piedi di fronte a lui, gli occhi
esausti alla
ricerca di una risposta nel viso del biondino.
“Lui
ti piace?” snocciola diretto il biondo, giocherellando con le
dita,
mollemente adagiate sul bordo del tavolo. Zayn richiude gli occhi e
stringe tra le mani la coperta di pile quando Jem ribatte, tagliente,
“E a te piace Zayn?”
“Non
stiamo parlando di me e Zayn, adesso” taglia corto il
biondino, la
voce leggermente innervosita e di qualche nota più alta.
Jem, quando
parla, sembra infastidito dalla sua risposta, tanto che gli punta un
dito addosso come a sottolinearlo e “Oh, sì,
invece,” lo
contraddice, “stiamo parlando per l'appunto di quanto tu sia
diventato schivo nei miei confronti in questi ultimi tempi, e questa
ne è la dimostrazione.”
“Non
è che sono schivo” tenta di giustificarsi il
biondino, accampando
una scusa dopo l'altra, la voce che si incrina leggermente per poi
affondare nella disperazione, “Sei tu che sei sempre
così preso da
George da non avere nemmeno il tempo di chiamarmi.”
“Lascia
George fuori da questo discorso, lui non c'entra” ripete come
un
robot, e sembra davvero scocciato dal fatto che Niall continui a
tirare in ballo il ragazzo dagli occhi grigi.
“Lui
ti piace” ripete intestardito Niall, impuntandosi
sull'argomento
senza dare l'impressione di volerlo abbandonare facilmente. Jem
sospira irritato e “Sì, mi piace, e
allora?”
“Perché
non me l'hai detto?” domandò Niall con un velo di
trionfo nella
voce bassa.
Zayn
sentì chiaramente Jem imprecare, per poi rivolgersi a Niall,
estremamente sgarbato. “Oh, beh, vediamo, forse
perché eri sempre
troppo preso dalla tua nuova vita in cui io non ero compreso? Dal tuo
Harry adorato di cui mi parlavi ogni volta? La gente dopo un po' si
stanca, bimbo.”
“Smettila
di chiamarmi così” borbotta il biondino per tutta
risposta, come
se fosse l'unica cosa che può dire in quel momento.
Zayn
deglutisce a disagio e pensa a cosa fare, mentre gli altri due
continuano a discutere; i minuti passano sempre più in
fretta,
crogiolandosi insieme a lui nel torpore delle coperte e nella sua
perenne indecisione, finché i due non attirano di nuovo la
sua
attenzione. Stanno di nuovo parlando di lui e Niall sembra punto sul
vivo da ciò che gli sta dicendo Jem. “... sapere
perché non vuoi
parlarmi di questo tipo.”
E
nella parola “tipo” Zayn è certo di
sentire un velo di astio,
come se Jem facesse davvero fatica a sopportarlo – e forse si
sente
un po' in colpa, senza nemmeno sapere perché.
“Cristo
santo J, non mi va di parlarne, okay? Non mi va. Sì, lui mi
piace.
Sì, gliel'ho detto e no, a lui non frega un cazzo. Contento
adesso?”
sbotta all'improvviso Niall, facendo sobbalzare l'amico per la
sorpresa. Zayn serra immediatamente gli occhi, in parte
perché
all'ottanta per cento Niall si girerà per controllare di non
averlo
svegliato, in parte perché ne sente il bisogno. Non
è vero che non
gliene frega niente, ha solo bisogno di abituarcisi. A Zayn non
piacciono le cose nuove, non gli piacciono i cambiamenti, né
le
persone nuove e le novità. E Niall è una grande,
enorme novità,
novità che lui aveva deciso di accantonare per vivere nella
sua
monotona monotonia.
“Scusa”
borbotta Jem a voce bassa, la voce seriamente risentita, per poi
aggiungere: “Quindi ieri sera... cioè, mi dispiace
per ieri sera.
Non pensavo che-”
“Non
fa niente, eri ubriaco,” lo interrompe sul nascere della
frase
Niall, “e anche lui lo era.”
Seguono
alcuni istanti di silenzio in cui Zayn si staccherebbe la lingua a
morsi, perché, nonostante la sera precedente si sia
effettivamente
ubriacato, si ricorda tutto. Si ricorda perfettamente il momento in
cui ha baciato Niall e tutte le volte in cui gli ha detto cose
equivoche senza preoccuparsene minimamente, la timidezza intorpidita
dall'effetto dell'alcool. Si azzarda ad aprire gli occhi, notando che
Jem adesso dà le spalle sia a lui che a Niall, e fissa un
quadro,
mentre il biondino non sembra voler abbandonare la schiena stretta e
magra dell'amico. Zayn fa correre lo sguardo su di lui e coglie tanti
dettagli piacevoli insieme: i capelli di Niall sono abbassati e
indossa soltanto un paio di boxer, quindi la sua schiena è
completamente nuda e Zayn può soffermarsi ad osservare i nei
sparsi
sulla pelle lattea. Le scapole formano due ombre eleganti sulla
carnagione chiara del ragazzo che gli fanno venire una gran voglia di
disegnarle in ogni minimo dettaglio; gli costa un grande sforzo non
alzarsi per poter raggiungere il suo borsone ed estrarne il suo album
da disegno. È ancora perso nei suoi pensieri, quando Niall
parla di
nuovo. “Ieri sera mi ha baciato, dopo che me ne sono
andato”
mormora piano, alludendo al momento in cui aveva lasciato la stanza
dove stavano giocando ad obbligo e verità per rifugiarsi in
bagno e
pulire come meglio poteva la maglia.
“E...?”
poiché Jem nel domandarlo si volta, Zayn richiude gli occhi
e finge
– ancora una volta – di dormire.
“E
gli ho fatto una sega” soffia velocemente Niall, come se si
vergognasse di ciò che sta dicendo. Jem ride piano e Zayn lo
immagina mentre gli rivolge uno sguardo intenerito, perché
è quello
che farebbe per lui. E anche perché lui si ricorda tutto, si
ricorda
delle mani di Niall su di lui, dei suoi baci, delle sue poche parole
e delle sue guance arrossate.
“Ti
prego, non dirlo a nessuno. Non volevo... approfittare di
lui.”
Ancora una volta, Jem ride e “Approfittare di lui?”
ripete divertito, mentre Zayn tenta di rimanere immobile. Non pensa
che Niall abbia voluto approfittare di lui, né pensa che lo
farebbe
mai, soprattutto perché a lui tutte quelle cose vanno bene.
“Era
ubriaco. Si era pure fatto una canna” constata atono,
abbandonandosi poi ad un profondo sospiro. Zayn in quel momento pensa
solo a quanto vorrebbe alzarsi e accarezzargli i capelli, come per
rassicurarlo, per fargli capire che a lui va bene così e che
tutto
quello di cui ha bisogno è soltanto del tempo. Ma,
ovviamente,
trattenuto da qualcosa di cui persino lui ignora l'identità,
non lo
fa e rimane sdraiato sul divano fin troppo morbido.
“Se
ti chiede di raccontargli cosa è successo, tu non dirgli
niente, per
favore,” biascica Niall dopo alcuni minuti di silenzio,
“Preferirei
che non succedessero altri disastri, quindi cerchiamo di cancellare
questo episodio, okay?”
Jem
annuisce lentamente e alla fine “Okay” lo
asseconda. “Quindi
come ti comporterai con lui?”
Sentito il frusciare della
tovaglia e un sospiro rumoroso, Zayn immagina che Niall si sia
voltato per potergli gettare un'occhiata, così si sforza di
apparire
il più naturale possibile. Pensa che forse stia scrollando
le
spalle, come fa di solito quando vuole sminuire un argomento
importante, per dare l'impressione che non gli interessi più
di
tanto. Pensa a quanto lo adora quando lo fa.
“Farò
finta di niente. Tra poco torneremo in Inghilterra e, una volta
lì,
taglierò i rapporti.”
“Perché?”
domanda perplesso l'altro, mentre Zayn si stringe di più
nelle
coperte e se le tira su fin sotto al mento. Non vuole sentire quelle
parole, non vuole sentire Niall che dice che gli sta rovinando la
vita e che è soltanto una perdita di tempo, non ha il
coraggio –
né tanto meno la forza – di essere accantonato in
un angolo come
un foglio di cartastraccia usato.
“Perché
sono innamorato di lui” replica semplicemente, come se fosse
la
cosa più naturale del mondo. Il respiro di Zayn, questa
volta, non è
più tanto facilmente controllabile, i respiri gli sfuggono
dalle
dita ed è costretto a smettere di ingerire ossigeno almeno
per una
decina di secondi; e tutto solo perché Niall ha detto che
è
innamorato di lui.
“E
quindi?” domanda con poco tatto Jem, perché
davvero non capisce il
comportamento dell'amico.
Seguono
alcuni istanti di silenzio, che sono poi interrotti dalla voce
delicata di Niall che “Per lui non è la stessa
cosa.”
“Magari
sì” lo contraddice invece l'altro, e Zayn
– lo giura –
vorrebbe essere tanto bravo ad esprimere i propri pensieri come li sa
esprimere il ragazzo con i capelli bianchi. Dovrebbe essere lui a
rassicurare Niall sui sentimenti che prova per lui, ma è
molto più
facile lasciar parlare Jem, che sembra avere più esperienza
con le
parole.
Quando
Jem capisce che Niall non aggiungerà nient'altro oltre ad un
emaciato “Non dirglielo, per favore”, si sfila il
maglione e lo
porge a Niall, per poi resettarsi le maniche della camicia azzurra.
“Copriti,
prendi freddo così” gli consiglia soltanto. Il
moro lo immagina
mentre si avvicina a Niall e gli scompiglia i capelli, poi sente lo
schiocco di un bacio, probabilmente lasciato sulla fronte del
biondino. “Vado a lavorare, oggi ho il turno io”
borbotta a mo'
di scusa, per poi sparire in un paio di passi leggeri ed aprire la
porta. Zayn si gira su un fianco, meditando sul da farsi, ed
è in
quel momento che “Niall? Mi ha fatto piacere parlare di nuovo
come
facevamo una volta. Mi eri mancato” comunica piatto Jem,
prima di
tirarsi alle spalle la porta senza neanche attendere la risposta
dell'amico.
Zayn
solleva prima una palpebra, poi l'altra. Ha lasciato passare alcuni
minuti prima di farlo, fingendo poi di essersi risvegliato a causa
del rumore della porta. Niall si limita a salutarlo con un piccolo
cenno della testa, borbottando qualcosa che somiglia molto ad un
“vado in bagno”.
Quando
ricompare ha indosso – oltre al maglione di Jem –
un paio di
pantaloni della tuta e dei calzini colorati, e Zayn è ancora
seduto
sul divano, gli occhi fissi sullo schermo della tv spenta.
Gli
occhi di Niall incrociano per un momento i suoi e il moro nemmeno si
rende conto del modo in cui lo sta guardando, troppo preso dal
pensare a quanto stia effettivamente rovinando Niall. È
deleterio,
come l'acido che corrode la pelle, e non può assolutamente
entrare
in alcun rapporto con le altre persone. Troppo rischioso, se ne
è
quasi dimenticato; con Niall si è spinto troppo avanti, e ha
finito
per innamorarsene, senza poter accettare quel sentimento troppo
forte. Così è andata a finire che Niall si
è accorto di quello che
non va in lui, dell'insanità che gli corrode il cervello e
degli
sbalzi di umore che spesso sfociano in nervosismo.
“Vuoi
fare colazione?” gli domanda Niall, interrompendo le sue
riflessioni. Tentenna nel chiederglielo, il suo peso si sposta da un
piede all'altro con estremo nervosismo. Annuisce piano, mentre dentro
di lui cresce il bisogno che ha di doverlo sempre rassicurare. Si
alza e lo segue in cucina, senza perderlo di vista un istante mentre
prepara del caffè e tira fuori dalla dispensa un pacco di
biscotti
con le gocce di cioccolato. Zayn, quando Niall si decide a parlare,
sta fissando la confezione di biscotti come se contenesse le risposte
a tutte le sue domande soppresse e rinchiuse nei limiti del suo
cervello.
“Hai
dormito bene?”
Quella
domanda lo destabilizza talmente tanto che a momenti non si strozza
con la saliva, perché – cristo – ha
dormito e non se ne è
nemmeno accorto.
Nessun
incubo.
“Uhm,
sì” balbetta piano, giocherellando con le sue
stesse dita e
abbassando lo sguardo per non incrociare quello di Niall.
“Sono
felice che tu sia riuscito a riposarti, ne avevi davvero
bisogno”
butta lì il biondino, quasi sputando parola per parola tanto
sembra
lo sforzo che ha impiegato per mettere insieme quella frase. Zayn
annuisce soltanto, sedendosi di fronte alla finestra e osservando i
rami carichi di neve e il cielo tendente al bianco; bianco come la
pelle di Niall, le sue mani con le unghie mangiucchiate e i palmi
grandi.
Fanno
colazione in silenzio, mentre in Zayn cresce la consapevolezza del
peso che sta diventando per Niall, di quanto lui si effettivamente
superfluo, inutile e pressante, e si maledice per questo, ci sta
ancora pensando, a cosa è andato storto con il suo fottuto
cervello
da quando sua sorella non c'è più, a come ha
potuto ridursi ad una
sottospecie di vegetale umano.
Niall,
quando parla, sembra avergli appena letto nel pensiero, infatti
“Dovresti mangiare qualcosa, Zay, sembri davvero un
vegetale.”
Lui
resta in silenzio, perché quelle parole le ha già
sentite troppe
volte e ormai il suo cervello ha imparato ad archiviarle senza
nemmeno farci troppo caso o darci il giusto peso. Restano entrambi in
silenzio, mentre Zayn si ustiona la lingua bevendo il caffè
fin
troppo caldo.
Poi
Niall, un biscotto in bocca e le briciole incastrate tra le pellicine
delle labbra, lo distrae ancora una volta, studiandolo con i suoi
occhi terribili. “Cosa vuoi fare oggi?”
Zayn
riflette un momento sulla domanda, ma alla fine la evade con un
semplice: “Non saprei, tu cosa fai?”
Niall
scrolla le spalle e inzuppa un nuovo biscotto nel suo bicchiere di
latte, mentre il moro si chiede come possa bere latte freddo appena
alzato e come possa trovarlo una cosa piacevole, ma davvero non
riesce a trovare una risposta che lo convinca.
“Non
so” sta rispondendo, le spalle scosse da un movimento quasi
inesistente, “ho voglia di giocare alla Wii.”
Perplesso,
Zayn gli scocca un'occhiata per poi tornare a bere il suo
caffè
senza spiccicare parola, poiché in fondo, delle parole, non
ne ha
bisogno. Gli basta seguire Niall con lo sguardo mentre si alza in
piedi e sparecchia la tavola, evitando i suoi occhi, per capire che
non c'è bisogno di parlare. Non è necessario,
semplicemente perché
non ne ha voglia nemmeno Niall. Gli torna in mente quell'orrenda
espressione, “tagliare i ponti”, e la sensazione
che sente è
quella di un grosso macigno incastrato all'altezza del diaframma;
insopportabile. La cosa che più lo infastidisce è
che sa che quel
macigno potrebbe sparire, se solo il biondino si rimangiasse
ciò che
ha detto poco prima al suo migliore amico. Preso dai pensieri, lo
osserva mentre gironzola per la cucina e , quando si avvicina a lui,
senza pensarci troppo, gli circonda la vita con il braccio. Sente
Niall sobbalzare, ma lo ignora e poggia il capo contro il suo fianco,
aggiungendo a quel goffo abbraccio anche l'altro braccio.
Respira
piano, il tessuto del maglione di Niall che gli pizzica il naso e la
sensazione di calore che lo avvolge e lo circonda come un sottile
strato di pelle. Con Niall, non ha mai osato. Ha avuto il terrore di
qualsiasi cosa, terrore più che giustificato, eppure adesso
che sa
che il biondino ha intenzione di lasciarlo in balia di sé
stesso,
semplicemente pensa di non potercela fare.
“Zayn?”
domanda Niall, le mani ferme a mezz'aria che lottano per non
raggiungere i capelli scuri e passarci le dita in mezzo.
“Mh”
replica per tutta risposta, strofinando appena il naso contro il
maglione dell'amico. È una sensazione quasi piacevole,
quella che
prova, perché sa che sotto quella stoffa ruvida
c'è il suo Niall,
quello vero che non ha paura di nulla. E dopo pochi secondi sente le
dita del biondino che gli accarezzano lievemente i capelli,
sfiorandoli appena, come se la paura di qualcosa riuscisse in qualche
modo a trattenere i loro movimenti. “Ho sonno”
biascica il moro,
la voce che rasenta una stanchezza più che palpabile e gli
occhi
chiusi. Niall si rigira tra le dita una ciocca dei suoi capelli,
prima di dire: “Dai, torniamo in salotto, così
puoi dormire.”
Zayn
si limita ad annuire e racimola le forze per sollevarsi in piedi,
cercando di non pensare a quanto sia fastidioso il freddo che lo fa
rabbrividire. È scalzo, indossa solo la canottiera, la sua
felpa e
un paio di boxer, e sta decisamente anelando alla coperta bianca di
cui prima voleva liberarsi. Una volta raggiunto il salotto, Niall si
mette alla ricerca di qualche gioco decente per la Wii e lui si
affretta a raggiungere il divano con un tuffo fin troppo atletico. Si
rannicchia sotto le coperte e segue con lo sguardo i movimenti di
Niall, che sta imprecando poiché la Wii sembra non volersi
accendere. Scocciato, impreca ad alta voce, per poi estrarre il disco
e riporlo nella custodia. Zayn chiude gli occhi per qualche secondo
e, quando li riapre, Niall ha appena afferrato il joystick del ps3 e
sta gattonando sul pavimento per raggiungere il divano. Lo guarda,
sorridendo, e si obbliga a non scompigliargli i capelli quando Niall
si siede sul tappeto, appoggiando la schiena contro il divano e
pigiando tasti di cui lui non ricorda nemmeno la funzione.
“A
cosa giochi?”
Il
biondino scrolla le spalle e “Fifa” replica
schietto, senza
aggiungere altro. Un po' deluso, ma ricordandosi delle intenzioni del
biondo, Zayn si copre meglio con la coperta e si rassegna ad una
giornata all'insegna della noia. Ha sempre amato le giornate di quel
tipo: nulla da fare, nulla da dire, nulla da commentare; il problema
è che nulla è più noioso, quando si
tratta di Niall. Il tempo
passa in fretta mentre si perde nell'acuta osservazione degli omini
che rincorrono un pallone quasi invisibile, l'ombra proiettata su
tutti e quattro i lati del corpo e la riproduzione di grida
esultanti. È tranquillo e sta cercando di non pensare a
quanto Niall
sia bello oggi: in tutto quel guardarlo non riesce ad evitare di
sporgersi e scompigliargli i capelli, un sorriso impigliato tra le
labbra e gli occhi che luccicano. Non ne è certo, ma gli
sembra che
il viso di Niall si rilassi per un momento, nell'esatto istante in
cui quest'ultimo si volta per rivolgergli un mesto sorriso. Gli
avversari gli fanno goal, ma al biondino non sembra importare
più di
tanto, poiché “Ti annoi?” sta domandando
a Zayn. Il moro scuote
la testa e “No” mormora in risposta, giocherellando
con un ciocca
dei suoi capelli. Niall mette in pausa il gioco e molla il
telecomando sul tappeto per poterlo guardare negli occhi0 (e a quel
gesto, Zayn esulta mentalmente).
“Possiamo
uscire, se ti va” propone improvvisamente, senza rendersi
conto di
quanto Zayn sia in difficoltà in quel momento.
“Okay”
acconsente con voce pacata, gettando un'occhiata fuori dalla
finestra: minuscoli fiocchi di neve volteggiano in turbini d'aria
creando uno spettacolo incantevole e uscire sotto quel nevischio
leggero e delicato dev'essere estremamente piacevole. Così
s'alza in
piedi , imitato poi da Niall, e raggiunge la valigia. I pantaloni che
ne estrae sono quelli della tuta, e forse non sono molto adatti al
clima, ma se ne infischia altamente. Gli gira la testa e sente la
necessità di respirare aria fresca, prima che lo stomaco gli
si
accartocci su se stesso. Ha già indossato le scarpe, quando
Niall si
avvicina a lui, porgendogli il cellulare. Con orrore, Zayn si rende
conto di averlo lasciato accesso.
Niall
Il
telefono di Zayn continua a squillare anche mentre vagano per il
giardino della villetta di Zayn. Se c'è una cosa in cui
Niall è
bravo, quella è captare gli stati d'animo delle altre
persone.
Infatti, non avendone avuti di propri per parecchi anni, si
è
specializzato nel riconoscere quelli altrui. E Zayn, in quel momento,
è nervoso; lo capisce dai gesti più veloci del
solito, dalla sua
improvvisa voglia di parlare e dagli occhi che si posano ovunque
tranne che nei suoi. Lo sente nel tono tremolante della voce che
tenta di coprire invano le vibrazioni del telefono. Verso le tre,
Zayn spegne il telefono e lo butta sul divano, lasciandolo solo come
un cane. Da quando ha iniziato a vibrare, Zayn si è
incupito, come
se si fosse richiuso in se stesso. Una chiocciola, insomma, o un
riccio: in caso di pericolo, corre ai ripari. Ci sono tipi e tipi di
pericolo, ed evidentemente il mittente delle chiamate è uno
delle
infinite branchie appartenenti a quella categoria.
Senza
il telefono che vibra un minuto sì e uno no, passano un
pomeriggio
piacevole e Zayn per un momento sembra dimenticarsi di tutto, proprio
come ha fatto la sera prima. Quando tornano a casa, sono le sette
passate e di Jem non c'è nemmeno l'ombra.
Una
volta riacceso il cellulare, Zayn sospira e Niall non capisce se lo
fa perché è esasperato o perché
è rassegnato. In ogni caso,
intravede centoventisei chiamate perse e i quarantadue messaggi
codificati come “non letti”.
Trova
incredibile che qualcuno possa perdere un intero pomeriggio solo per
poter contattare Zayn.
-
Hey.
Che
ritardo, mamma mia. Perdonatemi, anche se non lo merito.
Avete
aspettato un mese, e il capitolo fa pure cagare, evvai.
Mi
dispiace davvero tanto, ma ho avuto un blocco e, come se non
bastasse, non sto passando proprio un bel periodo. Mi dispiace anche
che i miei stati d'animo influenzino parecchio la storia
perché –
credetemi – sono perfettamente a conoscenza di quanto sia
pesante e
lenta la mia scrittura. Perciò non sentitevi in obbligo di
continuare a seguire la storia, se non vi piace, perché so
perfettamente quanto stia diventando pesante e noiosa. Questo
capitolo credo sia il culmine dello schifo, perché
sostanzialmente è
il nulla più totale.
In
effetti potrebbe essere considerato un capitolo di passaggio,
perché
non succede nulla di particolarmente importante, sì, Niall e
Zayn si
baciano, ma la svolta della storia è tra uno/due capitoli,
ma non è
proprio di passaggio , poiché sono accennate alcune cose
importanti,
ma non è nemmeno un capitolo come si deve.
Ma
basta parlarne, ringrazio Eightsvoice, Violet_Snowflake, Mrs_Larry e
Mobilitas (cieu amica) per avermi lasciato un parere sul capitolo
precedente. Grazie anche alle persone che seguono, preferiscono e
ricordano la storia, troppe per i miei gusti.
Ringraziamo
anche i Coldlay, che mi hanno fatto sbloccare con il loro nuovo
singolo, è grazie a quello che sono riuscita a scrivere le
ultime
due pagine che mancavano per poter aggiornare.
Scusate
per gli spazi bianchi, ma non ho né tempo né
voglia di eliminarli.
Volevo
anche dirvi che ho iniziato con una raccolta di os/flashfic ziall non
collegate tra loro e completamente prive di senso.
Un
bacio :) xx
Giuls
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Capitolo 14 *** The sea. ***
Capitolo 14
“You keep on crying
Baby I'll bleed you dry
Skies are blinking at me
I see a storm bubbling up from the sea.”
Closer, Kings of Leon
Niall
A Londra piove. Non la solita pioggerella incessante e leggera, quella che non sembra nemmeno esserci per quanto è sottile, no. La grandine, mista a grossi goccioloni d'acqua, si abbatte violentemente contro la finestra della camera di Niall e il ragazzo nasconde la testa sotto il cuscino per non sentirne il rumore. Nulla lo infastidisce di più dei secchi colpi del ghiaccio contro il davanzale, così simili al continuo bussare di Harry alla porta della camera da letto.
“Che c'è?” sbuffa irritato e spazientito, gettando il cuscino dall'altra parte della stanza con un tale impeto che la lampadina Ikea di Harry cade per terra. Nel notare il danno provocato dal suo istinto, lo smorfia di disappunto di Niall non può che ingigantirsi. Quella sarà decisamente una brutta giornata.
Si libera dalle coperte, gettandole di lato con malagrazia, e tastando il pavimento nel buio della stanza, cerca di infilarsi alla meglio una maglietta e quelli che deduce siano un paio di pantaloni della tuta. Quando esce dalla camera, Harry è fermo di fronte a lui con un'espressione indecifrabile e i ricci completamente spettinati.
Niall gli rivolge uno sguardo perso, prima di scansarlo e di dirigersi verso la cucina per cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Racimola un mezzo cartone di latte e i resti del caffè abbandonati dal suo amico, un pugno di cereali e un cipiglio assonnato, sempre da parte del suo amico.
“Sono le tre del pomeriggio, Niall” commenta il ricciolino, una smorfia a deformargli le labbra rossissime e il sonno a deturpare la sua espressione, solitamente rilassata.
“E allora?” ribatte piccato il biondino, gettando rabbiosamente i cereali nel latte ed escludendo il caffè con un'espressione schifata. Inizia ad ingozzarsi, dando ascolto soltanto allo scricchiolare dei cereali sotto i suoi denti, mentre Harry parla a vanvera e si ravviva i ricci, preparandosi ad uscire. A Niall non interessa. Al momento il suo migliore amico potrebbe anche partire per una spedizione per il Nebraska e a lui non gliene potrebbe fregare più di quanto ad un pappagallo freghi della sanità della ciabatta del suo padrone, ecco. Lo segue con uno sguardo felino e lo osserva mentre lascia l'appartamento, felice di potersi crogiolare nella propria solitudine. L'unica cosa che gli interessa, al momento, è di restare solo con i propri pensieri. Il suo turno al bar inizierà entro poche ore e pensa di avere il sacrosanto diritto di cercare di dare un ordine ai propri pensieri.
Una volta terminata la colazione, si butta addosso le prime cose che trova e si tira dietro il portone di casa, le chiavi che tintinnano nella tasca interna del giubbotto. Ha preso quel vizio, quello di usare le tasche interne, da Zayn, senza nemmeno accorgersene. A forza di notare che il ragazzo spesso infilava i propri averi negli antri nascosti all'interno dei propri cappotti, ha iniziato ad imitarlo. Indugia un momento, prima di estrarre con un sospiro il mazzo di chiavi e infilarselo nella tasca esterna della giacca a vento. Gli All-American Rejects affollano le sue orecchie ormai smembrate con la loro trascinatissima It ends tonight e Niall si sente molto prossimo ad un pianto disperato.
Da quando è tornato dall'Irlanda, le incomprensioni con sua madre ancora accese e il ricordo di quei baci scambiati con il moro che lo perseguita, la sua vita è diventata un uragano di emozioni indefinite. Da tranquillo e apatico che è stato, all'improvviso non riesce più nemmeno a guardarsi allo specchio perché troppo preso dal turbinio di emozioni che gli intaccano la solita espressione fredda e distaccata. D'un tratto è diventato distratto, lui che è sempre stato attento ai dettagli ed estremamente vigile, in ogni singola situazione, ha iniziato a perdersi nei propri pensieri sempre più spesso, richiamando alla mente così tanti dettagli a cui, mentre li viveva, non aveva nemmeno fatto caso.
È una cosa automatica per lui, in realtà: chiude i rapporti esteriormente, mentre interiormente rimugina su ciò che è accaduto e che è stato irrimediabilmente in grado di sconvolgerlo e di rovesciare il suo mondo, scambiando il sopra con il sotto e la destra con la sinistra. È così che passa intere giornate, lasciandosi cullare dalle voci familiari di cantanti anonimi a gran parte dell'umanità e rifiutandosi di accettare la realtà, che non riesce a concepire nemmeno nella propria mente. Così si concede i dettagli: cose di minima importanza, che però gli fanno immancabilmente spuntare un sorriso sereno sulle labbra, ogni qual volta gli attraversino la mente. Magari sta camminando, magari è sotto la doccia, e improvvisamente un ricordo fende la sua muraglia e si intacca nel suo cervello, attaccandolo come un tarlo farebbe con il legno. Si concede la debolezza di lasciarsi divorare da quel ricordo, cadendo per un momento nel passato e permettendo alle emozioni di travolgerlo. Dettagli insignificanti, il modo in cui talvolta Zayn ha riso, nascondendosi gli occhi con la mano e dondolando il capo, momenti in cui Niall si è fermato un attimo, la risata l'ha abbandonato e sulle sue labbra è rimasta soltanto l'ombra di un sorriso, perché era troppo concentrato ad osservare l'adorabile modo in cui il ragazzo rideva. A volte gli è sembrato così fragile ed insicuro che gli è parso potesse frantumarsi in milioni di pezzi da un momento all'altro, sgretolandosi sotto i suoi occhi. Sorride a quel pensiero, poi si rende conto che sta succedendo di nuovo, sta sorridendo come un idiota per uno stupido ricordo; allora scuote la testa e si affretta a cancellarsi quell'espressione dal proprio viso, sostituendola con una linea dritta in cui le sue labbra si uniscono severe. Pensare a Zayn lo rende debole, amare lo rende debole, intraprendere rapporti con altre persone lo rende troppo debole, e lui questo non può concederselo. Si tira su il cappuccio per evitare i grossi goccioloni di pioggia e si dirige verso la stazione della metropolitana, cercando di sopprimere qualsiasi pensiero riguardante il ragazzo moro.
Da quando sono tornati dall'Irlanda, Niall ha ricevuto almeno una ventina di messaggi postali. Nel senso, bigliettini infilati nella buchetta della posta o lasciati sul tappetino del pianerottolo, davanti al portone d'ingresso. Ovviamente, ne è rimasto parecchio stupito. Avendo deciso di tagliare i ponti, ha pianificato ogni cosa nei minimi dettagli: Zayn non ha il suo numero, non ha modo di rintracciarlo e non è certo il tipo da venire a cercarlo o disturbarlo. Niall ha puntato, subdolamente, sull'insicurezza del ragazzo. Ha sfruttato il suo punto più debole e lo ha reso un punto di forza, per lo meno sotto il suo punto di vista. L'insicurezza e la scarsa stima di sé non hanno infatti permesso a Zayn di presentarsi alla sua porta e di chiedergli spiegazioni, di domandare a Niall il perché di quel silenzio, il perché di quell'allontanamento. Zayn l'ha messo su un piedistallo, portandolo a livelli irraggiungibili per se stesso, senza nemmeno accorgersene. E Niall, di buon grado, si è divertito a salire su quel piedistallo e si è beato di risultare così irraggiungibile agli occhi del moro.
Di certo, però, l'insicurezza non ha impedito a Zayn di lasciargli numerosi foglietti. In realtà non sono nulla di speciale: a volte sono schizzi di disegni, il panorama da qualche ponte di Londra, qualche cattedrale, talvolta il suo stesso viso, qualche riga scarabocchiata in cui sono citate frasi di libri che ha appena letto o canzoni che ha appena ascoltato. Niall le conserva tutte, sono sul fondo del cassetto del suo comodino, al sicuro da occhi indiscreti, al sicuro persino dai suoi occhi. Si promette ogni volta di aprire il biglietto, gettargli un'occhiata e poi riporlo nel comodino. Esattamente il diciannove gennaio, dopo esattamente quindici bigliettini, Harry ne ha sbattuto uno sul tavolo, evidentemente raccattato dalla buchetta della posta, ed ha accompagnato il suo “Questa faccenda sta diventando snervante” con un'occhiata eloquente. Niall lo ha ignorato. Ogni giorno si alza e controlla ansiosamente la propria buchetta della posta, alla ricerca del messaggio lasciato da Zayn. Sa che passa di lì la mattina presto, dopo aver trascorso la notte a vagabondare per Londra come un fantasma d'altra epoca, e sa anche che non dovrebbe più importargli. Sa che quel ragazzo è troppo speciale per lui e che finirebbe per rovinarlo, sa che è meglio tagliare i ponti, prima di illuderlo di un amore che non potrà esserci, perché dopo poco perderà interesse. È sempre stato così, Niall: ad un certo punto perde interesse per le persone. Ha perso interesse per se stesso, non c'è quindi da stupirsi se dopo un po' lo annoino anche le altre persone. Tuttavia, nutre ancora un certo interesse per Zayn, interesse che non sembra disposto a spegnersi, né tanto meno ad abbandonarlo, anzi, pare voler bruciare in una pira infinita di fuoco e cenere. Quella mattina nessun biglietto, motivo per cui si è rimesso a letto fino a quell'ora, e, ancora, nessun biglietto.
Scende dalla metropolitana, tra una folla accanita di persone e turisti, richiamati dal fascino nella capitale sotto una spolverata di neve e con l'atmosfera di un Natale appena finito ancora radicata nell'aria. Si fa strada tra la gente, leggermente scocciato, finché qualcosa non attira la sua attenzione.
Ritorna subito con lo sguardo in fondo alla banchina e i suoi occhi vengono catturati dal ragazzo che se ne sta in piedi, lo sguardo vitreo e l'espressione persa. Il sussurro del suo nome abbandona le labbra di Niall, che, senza nemmeno riflettere, si avvicina a lui a grandi passi. Indossa un paio di skinny jeans neri che sembrano aver vissuto epoche migliori, i capelli sono nascosti da un beanie rosso e una camicia dello stesso colore si intravede sotto un leggero giubbotto di pelle. Ai piedi porta i soliti anfibi e uno zainetto sgangherato gli pende da una spalla, la bretella stretta da una mano ornata da qualche anello. Lo raggiunge, sfidando la corrente di gente che gli va incontro, mentre la metropolitana si accinge a ripartire. Riesce quasi a percepire l'intenzione del ragazzo quando muove qualche passo in avanti, accingendosi a superare la linea di sicurezza, avvicinandosi più del dovuto alla fossa oscura in cui sono celati i binari, illuminati soltanto dai fari della metro, che promettono una dolorosa morte come occhi pronti ad inghiottirti.
“Zayn!” grida, dimentico di ogni buon proposito di escluderlo dalla sua vita. Quando il ragazzo si volta, Niall può leggere il terrore e il vuoto intriso nei suoi occhi, spalancati per la sorpresa ed al tempo stesso consapevoli e decisi. Lo raggiunge velocemente, afferrandogli il polso e facendolo trasalire. Zayn sussulta, come a risvegliarsi da un'incosciente stato di trance. I suoi occhi, neri come il caffè, saettano dai binari, alla vettura, per poi posarsi su Niall e cadere in un panico che gli fa strattonare il braccio per avanzare nel buio e lasciarsi cadere nelle accoglienti braccia della morte, tetri binari che con un unico colpo sembrano poter cancellare anni di sofferenza. Trascorrono quelli che paiono secoli – ma che in realtà sono secondi – poi Niall lo strattona nuovamente per il polso e lo allontana dalla linea di sicurezza, attirandolo a sé afferrandogli entrambe le spalle con mani tremanti.
“Zayn?” lo scuote leggermente. La sua voce pare preoccupata e colpevole, tormentata. La metro sfreccia accanto a loro, spostando un'ingente massa d'aria e facendo sussultare il moro ancora una volta, che si riscuote e lascia che i suoi occhi siano accolti da quelli spaesati dal biondo.
Niall lo guarda per un istante, mentre l'orrore gli scorre tra le vene come veleno e lo lascia completamente disarmato. Sente un gran bisogno di abbracciare il ragazzo che si ritrova di fronte, e di rassicurarlo, di regalargli tutto il proprio affetto, se solo non fosse così difficile. Guarda Zayn mentre scrolla il proprio braccio e si allontana rapidamente da lui, senza voltarsi indietro. Lo segue con gli occhi, finché non si decide a seguirlo, cercando di inabissare l'orrore e di ragionare lucidamente. Riesce a raggiungere il moro e a fermarlo, trattenendolo per la manica del giubbotto e sbattendolo contro il muro che corre parallelo alle scale. Sono entrambi affannati, hanno salito le scale di corsa, con un'impazienza che Niall non credeva nemmeno di possedere. Tenta di controllare il proprio respiro e “Zayn” mormora piano, cercando i suoi sfuggenti occhi e portando entrambe la mani sul suo viso. Percorre con le dita la sagoma degli zigomi sporgenti, sfiora piano le occhiaie che gli bordano gli occhi e sposta i polpastrelli sulle labbra screpolate del ragazzo, avvicinandosi al suo viso. Alla fine, o forse non poi così tanto alla fine, avvicina il proprio viso al suo e lo bacia, zittendo tutti i propri principi e i propri divieti. Sente Zayn irrigidirsi leggermente, prima che le sue mani corrano verso di lui e gli afferrino la giacca a vento, stringendone il lembi quasi come a volercisi aggrappare. Può sentire gli sguardi dei passanti addosso a loro e il disagio che avvolge il ragazzo moro nella consapevolezza di essere osservato, così si affretta ad allontanarsi da lui, afferrandogli una mano e invitandolo silenziosamente a seguirlo. Lo sguardo che gli rivolge Zayn è ancora più perso di quello che aveva pochi istanti prima, ma alla fine si lascia trascinare dalla mano gelata del biondino senza proferire una parola.
Camminano in silenzio. Niall non è mai stato consapevole della presenza di qualcuno accanto a sé come in quel momento. Le dita di Zayn sembrano bruciare, intrappolate tra le sue, anche mentre la pioggia le bagna.
Vorrebbe poter cancellare l'orrore e il panico che lo affliggono in quel momento, ma se tra i due c'è qualcuno che ha bisogno di aiuto, quello è Zayn, non di certo lui. Non appena vede un bar ci si intrufola dentro, con il ragazzo al suo seguito. “Aspettiamo che smetta di piovere” mormora, cercando i suoi occhi per la prima volta. Zayn annuisce in silenzio e sposta gli occhi al di là del vetro, mordicchiandosi l'interno della guancia. Niall può percepire il suo nervosismo, lo nota dal modo in cui gli occhi di Zayn fuggono ai suoi e dall'espressione completamente persa, che sembra aver preso possesso del viso corrucciato del ragazzo. Fa per lasciargli la mano, ma il moro serra le dita intorno alle sue e lo trattiene, come se fosse deciso a non lasciarlo allontanare per la seconda volta. A quel gesto, Niall sorride debolmente e gli rivolge uno sguardo quasi dolce. “Vado a ordinare qualcosa, tu intanto siediti” spiega, accennando con il capo ai tavoli del cafè. Tuttavia, il moro stringe ancora di più la sua mano, la supplica intrisa negli occhi e una silenziosa domanda che pare quasi urlare Ti prego non abbandonarmi di nuovo. Niall allora gli accarezza una guancia con la mano libera e fa sfiorare le loro labbra in un bacio quasi inesistente, sussurrandogli poi: “Ehi, va tutto bene. Tu intanto siediti, okay?”
Zayn pare quasi rasserenato da quelle parole, infatti annuisce e allenta la pressione sulle dita di Niall, dirigendosi verso l'interno del locale. Si gira verso di lui almeno tre volte, prima di raggiungere il tavolino, come se avesse il timore di vederlo scomparire da un momento all'altro. Nel notare la sua insicurezza, Niall gli sorride ancora una volta, poi si avvicina al bancone e ordina un caffè nero e un bicchiere d'acqua, attendendo in silenzio. Si sente leggermente in soggezione quando si accorge che il moro non gli toglie gli occhi di dosso un momento, un'espressione indifesa ad ornargli il viso spigoloso e un luccichio sinistro nelle pupille. In un gesto quasi nervoso, si passa una mano tra i capelli. Non ha la minima idea di cosa fare. Cosa si fa quando una persona tenta di togliersi la vita davanti ai tuoi occhi? Cosa si fa quando il dolore è tanto palpabile da intaccarti l'animo e corrodertelo come se fosse carta al cospetto del fuoco? Deve portare Zayn da qualcuno? Ma da chi? Sua madre è morta, suo padre non gliel'ha mai sentito nominare, i suoi amici... sempre ammesso che li abbia, degli amici. Si ricorda vagamente del ragazzo castano che ha abbracciato fuori dal bar, come se fossero passati anni da quel momento. Cercando di scacciare quei pensieri, afferra la tazza di caffè e si avvicina a Zayn, che si è tolto il beanie fradicio e ora si sta passando una mano tra i capelli, tirati indietro dal gel e più lunghi rispetto all'ultima volta in cui l'ha visto. Il ragazzo beve il suo caffè in silenzio e Niall nota con rammarico che, adesso che sono vicini, Zayn evita di incrociare il suo sguardo.
Dopo quelli che sembrano anni, si decide finalmente a parlare. “Pensavo non volessi più vedermi.”
Niall ridacchia nervosamente e solleva un sopracciglio, avvicinando una mano al viso dell'altro e afferrandogli il mento con tre dita per obbligarlo a guardarlo negli occhi. “Pensavi bene.”
Senza staccare gli occhi dai suoi, il moro posa una mano su quella di Niall e “Avresti potuto darmi una spiegazione, non pensi?” domanda, quasi ironico, per poi aggiungere: “Non sono uno rancoroso, sai? Me ne sarei fatto una ragione.”
Con un gesto secco, Niall lascia cadere la mano sul tavolo, ma il moro non sembra deciso a lasciarla andare. Chiude le dita bollenti intorno al suo palmo e lo scalda tanto quanto una tazza di tè appena tolto dal fuoco. “Non mi va di parlarne ora” conclude secco, alzandosi dal tavolo e facendo capire al ragazzo che si aspetta di essere seguito. Dopo essersi infilato il cappello, Zayn afferra la sua mano ed escono insieme dal locale, accompagnati soltanto da una pioggerella leggera.
Harry
Harry sa che a Louis piace quando sono sul divano e il ragazzo posa il capo sulle sue ginocchia, attendendo che il ricciolino inizi a giocherellare distrattamente con i suoi capelli, mentre nella televisione si agitano milioni di sagome e si intrecciano storie e pubblicità. La puntata de I celestini che stanno guardando, Harry l'avrà già vista almeno tre volte, ma Louis è un grande amante di quel cartone e, onde evitare bisticci, ha deciso di adeguarsi al suo volere e di non cambiare canale. Harry prende un biscotto e si premura di masticare a bocca aperta, perché sa che tutto ciò irrita terribilmente Louis. Si premura anche di sbriciolargli in testa, poi attende con impazienza che il castano se ne accorga e si volti verso di lui, per minacciarlo e rivolgergli una di quelle occhiatacce che lui adora. È terribilmente divertente far arrabbiare Louis e osservare la sua espressione corrucciata e in disaccordo evidente, ma, del resto, è divertente far scattare in lui ogni singola reazione, purché Harry possa osservarla rapito. La verità è che Louis potrebbe ridere e Harry starebbe lì a fissarlo con gli occhi persi e un sorrisetto sulle labbra per ore. Poi Louis smetterebbe di ridere per guardarlo e gli chiederebbe cosa ci sia da guardare, e Harry gli risponderebbe a caso solo per vedere la sua espressione interdetta e notare il disagio e l'imbarazzo che salirebbero rapidamente a colorargli le guance incavate. Sorride distrattamente a quei pensieri, mentre Louis, come previsto, si spazzola i capelli con un gesto irritato per liberarsi dalle briciole.
“Che schifo Harry!” sbotta, la voce che sale di un'ottava e le labbra curvate in un broncio da bambino. Lo scansa con una spintarella, ma poi si lascia stringere tra le braccia del più piccolo senza troppe proteste.
Harry gli scosta i capelli dall'orecchio e “Voglio fotterti” mormora sottovoce, coma a non volersi far sentire da nessuno, nonostante in casa ci siano soltanto loro due. Louis si irrigidisce e, prima che Harry possa anche solo muovere un dito, si volta di scatto verso di lui e lo spinge all'indietro, facendolo sdraiare. Con un sopracciglio alzato e una risatina divertita intrappolata tra le labbra, Harry lo guarda in attesa. Allora il ragazzo gli circonda il bacino con le gambe e posa le mani sul suo petto, facendole poi correre lungo le braccia muscolose di Harry. “Per prima cosa” inizia con l'aria di chi non ammette repliche, afferrandogli i polsi e portandoli intorno al suo capo, “Tu hai già fottuto abbastanza il mio cervello, perciò a rigor di logica spetta a me fottere te, questa volta” sibila. Si sfila la maglia sotto gli occhi divertiti di Harry, occhi che perdono tutto il loro divertimento quando le dita di Louis abbandonano i suoi polsi e iniziano a spogliarlo della maglietta e iniziano a tracciare invisibili percorsi sul suo torso. “Poi” continua Louis, le dita fredde a disegnare i contorni dei suoi tatuaggi, “Voglio il significato di ognuno di questi tatuaggi, anche di quelli più recenti. Tipo questi.”
Sotto un sussulto sorpreso di Harry, gli accarezza lascivamente la linea v, accanto alla quale sono impressi con l'inchiostro due rami di ulivo, uno simmetrico all'altro. Si china sul ragazzo e gli lascia un bacio umido sulle labbra, prima di spalancare gli occhi e cercare il suo sguardo; Harry sta sorridendo e un luccichio si nasconde dietro i suoi occhi verdi, più accesi del solito. “E sia” mormora infine, la voce leggermente più roca del solito e una mano chiusa a coppa sullo scalpo di Louis. Lo bacia.
Niall
“Puoi metterti questa” propone Niall, lanciando a Zayn un pile di almeno cinque taglie più grande. “Era di mio padre” aggiunge, notando l'espressione confusa del moro, che si accinge a dirigersi verso il bagno. Niall lo segue con lo sguardo finché non scompare oltre la porta, poi inizia a spogliarsi il più rapidamente possibile, come ad evitare di gelare ancora di più le sue ossa già ghiacciate. Poggia i pantaloni fradici e le scarpe accanto al termosifone, poi sistema sia la propria giacca che quella di Zayn su due sedie, in modo che possano asciugarsi più in fretta. Al di là della porta, sente l'acqua della doccia scorrere e si trattiene dal raggiungere il ragazzo, rifugiandosi in camera e infilandosi un paio di pantaloni della tuta e una maglia asciutta.
Sono quasi le cinque, così, tanto per tenere occupate le mani, si mette a preparare del tè, cosa che di certo lo aiuterà a scaldarsi le ossa. Si stringe nella felpa mentre attende che l'acqua raggiunga la temperatura desiderata, ciondolando per la cucina senza sapere come ingannare il tempo, mentre il desiderio impellente di poter avere di nuovo Zayn vicino lo tormenta incessantemente. Quando il ragazzo esce dal bagno, i capelli umidi tirati all'indietro e il vestiti stretti in un pugno, Niall non può fare a meno di gettargli un'occhiata piuttosto lunga. Lo osserva per qualche istante negli occhi, per poi abbassare lo sguardo sulle labbra screpolate e sulle spalle coperte dal pile che ricade su di esse come un mantello. Il biondino osserva con disappunto che la felpa gli copre almeno la metà delle cosce e che anche le bellissime mani del ragazzo sono celate dalle maniche troppo lunghe. Scandaglia tutta la pelle scoperta che può, accorgendosi con leggero stupore che su una gamba, appena sotto il ginocchio, è inciso con l'inchiostro il muso di un lupo. Nel vederlo, sorride leggermente, poi fa risalire lo sguardo lungo il corpo del moro, soffermandosi sul collo e sullo sterno, lasciati scoperti perché Zayn ha dimenticato di tirare su la zip del pile. Una volta che i suoi occhi ritornano sul viso del ragazzo, quest'ultimo è decisamente arrossito e sembra quasi a disagio per tutta quell'improvvisa attenzione. Niall si sforza di non sorridere e si avvicina svelto a lui, per poi sottrargli dalle braccia i vestiti e lasciarlo con un palmo di naso per lo stupore. Zayn sembra completamente perso, o forse è soltanto una sua impressione. È più che certo che non sia una sua impressione.
Sente l'acqua bollire, così ritorna sui propri passi e si affretta a spegnere il fornello, gettando a Zayn la scatoletta con la varietà di infusi. Ovviamente il moro non riesce a prenderla al volo e la scatoletta si rovescia per terra, disperdendo il proprio contenuto sul pavimento lucido e pulito. Dopo aver borbottato qualcosa sottovoce, Zayn si affretta a chinarsi per raccogliere le bustine, come sottofondo una risatina divertita di Niall e l'imbarazzo più che palpabile che sembra averlo avvolto in poco meno di un secondo. Raccatta ogni singola bustina e le racimola sul tavolo, mentre Niall “Scegline una” gli dice con voce pacata. Al che, sceglie un infuso a caso e lo tira al biondo, che, purtroppo, lo prende al volo. Insomma, non è colpa di Zayn se non è portato per gli sport e i suoi riflessi sono tanto veloci quanto quelli di un bradipo, però Niall lo trova divertente e al tempo stesso adorabile. Sotto i sui occhi vigili, Zayn si siede al tavolo e attende; Niall non può fare a meno di fissare il punto in cui, sedendosi, la felpa si è ritratta leggermente, scoprendo parte delle cosce di Zayn. Si morde l'interno della guancia e cerca di concentrarsi su qualcos'altro, ad esempio il tè.
Lo serve in tavola e poi si siede accanto a Zayn, soltanto l'angolo del tavolo a separarli. Le loro ginocchia si sfiorano e Niall è certo di poter toccare con mano la tensione che affolla l'atmosfera della stanza. Ingoia una sorsata di tè bollente giusto per non lasciarsi sopraffare dall'assuefazione che gli provoca la vicinanza di Zayn, poi, privo di ogni pudore, “Sembri proprio una ragazzina” biascica, lasciando cadere lo sguardo tra le clavicole del ragazzo e risalendo con gli occhi fino alle labbra rosse. Zayn non gli risponde, motivo per cui Niall aggiunge: “Sei magro come un chiodo.”
Ancora una volta, il ragazzo non risponde, cosa che fa scattare in Niall un moto d'impazienza. Gli afferra il mento con una mano e fissa i propri occhi nei suoi, scuri come la pece e con il nulla dentro. “Hai perso la voce?” gli domanda, forse un po' troppo bruscamente, visto che il ragazzo si ritrae infastidito. Niall lo osserva mentre prende un sorso del suo tè, poi sospira. “Sei arrabbiato?”
Zayn gli rivolge un'occhiata più che eloquente. “Tu al posto mio lo saresti?”
Quelle parole per Niall sono come il paradiso. Si gode per un momento la sensazione di caldo e sicuro che la voce trascinata di Zayn gli lascia nelle ossa, rendendosi conto che sono settimane che non lo sente parlare. Poi, con ancora il dolce suono della sua voce impresso nei timpani, elude la domanda.
“Oggi non mi hai lasciato nessun biglietto.”
Zayn ridacchia ironicamente. “Pensavo li buttassi.”
“Li ho tenuti. Tutti.”
Cade il silenzio, finiscono entrambi la loro tazza di tè. Poi, Zayn si alza. Niall lo imita, trattenendolo per il polso. Sente il battito sotto la sua presa accelerare e sorride leggermente, obbligando il ragazzo a voltarsi verso di lui. Sono alti uguali, anzi, forse Niall supera il moro di qualche centimetro. I loro occhi si scontrano per un istante, poi Niall lo sta baciando, la mani sulle guance sbarbate del ragazzo e gli occhi serrati. Le dita di Zayn si chiudono sui suoi fianchi, stringendo avidamente la felpa del biondino e rispondendo al bacio con quella che Niall potrebbe chiamare frenesia. Sono entrambi impazienti, fremono dalla voglia di avere di più dall'altro e di sentire di più l'altro. Le mani corrono veloci e Niall spinge Zayn contro il muro, facendogli aprire le labbra sotto la pressione delle proprie e intrufolandosi nella sua bocca rovente. Sa di tè ai frutti rossi e di nicotina e Niall pensa di non aver mai desiderato tanto qualcuno come in quel momento, mentre non riesce a tenere ferme le mani per la fretta. Vuole Zayn come i suoi polmoni vogliono l'aria, è un bisogno talmente radicato e necessario che si sente quasi male quando il moro si stacca dalle sue labbra e gli lascia piccoli baci sulla guancia e sul profilo della mascella. Si affretta a voltare il capo per potersi impossessare di nuovo delle labbra di cui tanto agogna il tocco, poi fa scendere le proprie mani sui fianchi del ragazzo e gli afferra con decisione le cosce, issandoselo addosso e facendo leva sul muro. Sente distrattamente che, come Zayn intreccia le caviglie contro la base della sua schiena, i loro bacini si sfiorano, facendo sussultare il moro. Niall sorride compiaciuto, sfiorandogli i denti con la lingua e stringendo la presa sulle natiche del ragazzo, avvicinandosi ancora di più a lui, che sta allontanando il viso dal suo per guardarlo negli occhi e infilargli le mani tra i capelli. “Niall” fa in tempo a mormorare, prima che il biondino si avventi sulle sue labbra e vi depositi un rapido bacio a stampo.
“Che c'è?” chiede, nascondendo il viso contro il suo collo e inspirando, l'odore del proprio bagnoschiuma gli invade le narici e Niall pensa che su se stesso quel fottuto bagnoschiuma non sia mai stato così buono. Ci dev'essere qualcosa, in Zayn, che rende migliore tutto quello che tocca, fa, o indossa. Giusto per fare un banale esempio, lui con un pile così grande sembrerebbe un bambinetto privo di grazia e completamente stralunato, mentre il moro pare pronto per un set fotografico. Non che la cosa gli dia fastidio, anzi, ma è, come dire, un po' invidioso. Si consola pensando che, nonostante la vita abbia dato una sovrumana quantità di bellezza a quel ragazzo, abbia sottratto una gravosa quantità di buona sorte nel donare a Zayn l'esistenza.
Ancora con quei pensieri in testa, lo sente mormorare nuovamente il suo nome, come in una supplica, mentre il biondino gli lascia un segno piuttosto evidente tra la mascella e il collo, appena sotto l'orecchio. Poi, senza nemmeno sapere quello che fa, circonda la schiena del moro con un braccio e se lo issa addosso, scansando il suo viso e dirigendosi tentennante verso la camera da letto. Nota distrattamente l'espressione allarmata di Zayn e tenta di cancellarla con un bacio più lungo dei precedenti, prima di lasciarlo cadere sul letto sfatto e di issarglisi sopra. Non gli dà nemmeno tempo di respirare, ha troppa paura che il moro lo scansi via da un momento all'altro, cosa che infatti succede pochi attimi dopo, quando le dita di Niall si fanno strada verso l'orlo del pile e si accingono a sfilarglielo il più velocemente possibile. È in quel momento che Zayn lo ferma con uno scatto e si ritrae sotto di lui, facendolo quasi cadere dal letto. Il ragazzo lo fissa leggermente interdetto, poi “Cosa?” domanda, senza capire il perché di quell'interruzione assolutamente indesiderata. “Non-” inizia incerto l'altro. Si stringe le ginocchia al petto come a volersi tenere insieme, poi ritenta: “Cioè, possiamo farlo se vuoi. Puoi toccarmi e puoi... scoparmi, se è questo che vuoi.”
Niall nota che Zayn evita il suo sguardo e si fissa le mani con un'espressione mortificata, i denti piantati nel labbro inferiore in un riflesso incondizionato dovuto al nervosismo.
“Però non togliermi il pile” sussurra piano, e il biondo è quasi certo di poter sentire l'orrore nella sua voce sottile. A quelle parole, si alza, infastidito. È terribilmente stanco. Si sente ingannato e preso per il culo da quel maledetto ragazzo, che sembra divertirsi a nascondersi dietro una facciata di menzogne.
Gli dà le spalle e incrocia le mani per non permettere all'altro – e a sé stesso – di notarne il tremolio.
“Sono stanco di questo, Zayn.”
“Questo?”
“Sì questo. Questo tuo nasconderti sempre ai miei occhi” spiega duro e freddo, senza la minima intenzione di voltarsi e guardarlo negli occhi. Lo sente mentre si mette a sedere sul letto e percepisce il suo sguardo perso.
Dopo qualche istante, lo sente mormorare: “Non mi sto nascondendo.”
A quel punto, l'ira si impossessa di lui e Niall si volta per gettargli un'occhiata carica di ironica rabbia, accompagnata da una risatina nervosa. “Sì, invece.”
Rimangono in silenzio.
Zayn si guarda le mani e Niall guarda Zayn.
Poi Zayn alza gli occhi e guarda Niall, ma Niall guarda fuori dalla finestra.
La pioggia scorre sul vetro velocemente, come a sostituire le lacrime che si ostinano a non scendere dagli occhi neri di Zayn, ma che Niall è certo potrebbe sentire se soltanto gli sfiorasse le guance asciutte.
Perché le lacrime di Zayn, come tutte le lacrime più dolorose, sono invisibili.
“Se ti tagli non me ne frega un cazzo” sbotta ad un certo punto Niall, rabbioso. “È il tuo corpo e puoi rovinarlo a tuo piacimento, non sono cazzi miei di quello che fai con le tue braccia e con te stesso.”
Quando vede che il moro non risponde, aggiunge: “Dei tagli non annienteranno il desiderio che ho di te.”
Passano interi istanti di silenzio, poi Zayn si decide a parlare, finalmente, dopo quelli che sono parsi secoli.
“Pensi davvero che sia... autolesionismo? Pensi davvero che sia tutto così facile?” sbotta, e Niall può intravedere la sua stessa rabbia riflessa nel ragazzo, quasi ad avere di fronte lo specchio di sé stesso, soltanto più tormentato. Lo osserva mentre si alza e allontana rabbiosamente le coperte, scoccandogli un' occhiata infuriata, poi si affretta ad allontanarsi da lui. Niall si morde la lingua, prima di afferrarlo per il polso e obbligarlo ad avvicinarsi a lui.
Si guardano negli occhi in silenzio, finché Niall non mormora: “No, ma vorrei che lo fosse, vorrei che fosse tutto così facile.”
Vede negli occhi dell'altro una saetta di rabbia che sembra riversarsi interamente su di lui ed investirlo in pieno. “Lasciami andare, Niall.”
Lo mormora piano, ma il biondino non l'ha mai visto così deciso in vita sua, tanto che allenta la presa sul suo polso e lo segue con lo sguardo mentre si dirige in salotto e si ferma davanti alla finestra, dandogli le spalle. Zayn talvolta gli sembra fragile ed effimero quanto una foglia, attaccata alla vita soltanto tramite un sottile gambo che prospetta di spezzarsi nel momento meno opportuno. E, proprio come una foglia, quando c'è vento trema impercettibilmente. Infatti, vede chiaramente le spalle del ragazzo tremolare, motivo per cui decide di avvicinarsi cautamente di qualche passo.
“Cosa volevi fare oggi, alla metro?” gli domanda, e si accorge che la sua voce è così incrinata che sembra in procinto di spezzarsi da un secondo all'altro sotto la pressione dalle lacrime che spingono per uscire.
“Zayn” mormora. “Zayn, ti prego.”
“Dio, Niall, sei davvero così stupido?” gli chiede con un filo di voce l'altro, voltandosi verso di lui e rivolgendogli il sorriso più doloroso che Niall abbia mai visto. Gli sembra di vedere il riflesso di tutte le lacrime non cadute sostare nelle iridi scure, a raccogliesi e fondersi con il nero invalicabile dei suoi occhi.
“Io non voglio che tu muoia” mormora piano, facendolo voltare di scatto. Scorge un lampo di dolore attraversare l'espressione dell'altro, prima che si giri e si affretti a vestirsi.
“Cosa- cosa fai?” trova il coraggio di chiedere, avvicinandosi di qualche passo, prima di essere fulminato dall'altro. “Tu non capisci, Niall. Non hai mai capito e mai potrai capire.”
“E allora aiutami a capire!” lo supplica, e lui stesso riesce a percepire la disperazione mescolata al suo tono di voce leggermente più alto del solito.
“Io non- tu...”
“Non volevo essere così brusco, prima. Scusa” mormora il biondino, senza sapere dove andare a parare. Non è mai stato un granché nei discorsi e adesso che si ritrova ad avere un grande bisogno di parole, quelle sembrano fuggire alle sue labbra ancora più in fretta di come usano fare normalmente.
“Io non... tu mi piaci Zayn. Voglio solo conoscerti davvero. Voglio sapere cosa nascondi sotto te stesso e- io non...” sussurra, più a se stesso che al ragazzo, che si sta vestendo velocemente e sembra non prestargli la minima attenzione. Quando il moro si volta verso di lui, Niall lo afferra per le spalle e lo trattiene con forza, nonostante quello tenti di divincolarsi.
“Zayn” sente il dolore che spezza la propria voce come se fosse una barca all'orizzonte, lontana da lui chilometri e chilometri.
“Niall ti prego, lasciami andare.”
Intercettando il suo sguardo disperato, il biondino allenta la presa e si limita a rimanere in piedi di fronte a lui, sforzandosi di non mettersi a piangere e mordendosi con forza l'interno della guancia. Si guardano, come al solito, e quella intrisa negli occhi di Zayn è supplica mista ad una sofferenza così vasta che Niall sente qualcosa morire dentro di sé. Allora annuisce piano e si scansa di lato, e lo guarda fisso mentre si infila il berretto e raggiunge il più in fretta possibile la porta d'ingresso. Sente l'eco dei suoi passi disperdersi lungo le rampe delle scale e osserva il ragazzo dalla finestra, mentre si allontana dalla palazzina sotto la pioggia, la testa incastrata tra le spalle e le guance bagnate da quelle che a primo impatto sembrerebbero lacrime, ma che in realtà sono soltanto acqua piovana. Lo segue con lo sguardo finché non sparisce oltre l'angolo, poi si lascia scivolare lungo la parete e raccoglie le ginocchia al petto per tenersi insieme e non lasciare capitombolare a terra i mille pezzi in cui si è rotto. Posa la testa contro il muro e fissa il pavimento, le lacrime che finalmente si decidono a solcare il suo viso niveo e il dolore che gli scorre sulle guance trasformato in acqua. Harry, quando rientra due ore dopo, lo trova così: le ginocchia raccolte al petto e gli occhi fissi nel vuoto, le lacrime ormai secche sulle guance e un po' più di dolore a gravare sulle proprie spalle.
Liam
Si chiama Sophia.
La ragazza che gli ha letteralmente rubato il cuore si chiama Sophia, anche se tutto il cuore non gliel'ha rubato: una parte di esso apparterrà sempre a Zayn. Niente e nessuno potrà mai rompere il legame che lo unisce al moro, nemmeno l'amore della sua vita. E se da una parte se ne dispiace perché non potrà mai amare Sophia quanto Sophia ama lui, dall'altra ne è felice perché amare di più comporta soffrire di più, e questo lui lo sa per esperienza. Quando il suo cuore era ancora interamente di Zayn, era stato lui quello ad amare di più, non lo augurava a nessuno, perché era una sensazione decisamente orribile. In ogni caso, da quando Sophia è piombata nella sua vita, tutto sembra avere un senso, tutto sembra chiaro e sano, a differenza del malsano sentimento che gli rodeva l'anima quando nei suoi pensieri c'era ancora Zayn.
In realtà, Sophia non è niente di speciale: è una ragazza molto semplice e schietta, con gli occhi più belli che Liam abbia mai visto e dei lunghi capelli castani. D'altro canto, però, nonostante non sia di una bellezza particolare quanto quella di Zayn, ha un carattere meraviglioso. Si accontenta di poco e non ha bisogno che delle cose essenziali per continuare a vivere. È una ragazza molto tranquilla, ma al tempo stesso divertente, e, quando è necessario, prudente e previdente. Liam pensa che sia scesa direttamente dal cielo, perché al momento è tutto ciò di cui ha bisogno. Quella ragazza è seriamente un angelo: non gli sta troppo addosso, gli lascia i suoi spazi e non chiede nient'altro che passare un po' di tempo in sua compagnia. È molto accondiscendente ed estremamente gentile, è evidente che per essere felice le basta condividere qualche istante con lui e Liam non potrebbe esserne più felice. Si sente, per la prima volta, amato e, sempre per la prima volta, necessario. Se per Zayn sarebbe sempre stato la seconda scelta, per Sophia sa che sarà la prima e non può fare a meno di esserne profondamente felice.
Niall
Harry si siede accanto a lui e gli carezza la guancia con un dito, percependo il suo dolore e accettando il suo silenzio. È ormai passata mezz'ora da quando è rientrato in casa ed ha trovato Niall seduto per terra, gli occhi vitrei e spenti come non li ha mai visti e le dita tremanti.
“È per Zayn, vero?” chiede finalmente, dopo quelli che paiono secoli.
Niall annuisce una sola volta, lentissimamente, poi ritorna a fissare un punto del pavimento indefinito.
“Quel ragazzo ti sta rovinando” commenta Harry, senza alcuna cattiveria. I sentimenti di affetto che ha provato per Niall si sono ormai spenti e si limitano ad una solida amicizia, le sue intenzioni non sono dunque quelle di denigrare o svalutare Zayn, ma sono soltanto il suo onesto parere. E, nonostante lo sappia, Niall lo fulmina con lo sguardo. “Sono io che sto rovinando lui.”
“Facciamo che vi state rovinando a vicenda, va bene così?” cerca un compromesso Harry. L'amico non gli risponde, ma le sue dita tremano leggermente a quelle parole.
Nasconde il viso tra le mani e il ricciolino può sentire Niall tremare sotto di esse. “Ti sei mai innamorato, Harry?”
La sua voce è soffocata, ma il ragazzo percepisce lo stesso il pianto che gli ostruisce la gola e si raccoglie in un ingente blocco che inghiotte tutte le parole.
“Sì, credo, di Louis” replica, tentennando. Niall spinge i palmi contro le palpebre e si vieta di versare anche una sola singola lacrima, poi si scopre il viso e cerca gli occhi di Harry, che accolgono i suoi come un porto sicuro rispetto al mare aperto e in tempesta in cui l'ha abbandonato Zayn poco prima.
“Allora perché tu sei felice e a me fa così male? È questo che si prova ad essere innamorati? Perché fa leggermente schifo” biascica con una risatina, tentando di fare dell'ironia. Harry sorride e gli scompiglia i capelli con affetto, regalandogli un goffo abbraccio.
“Non posso dirti che andrà tutto bene, perché tra te e lui siete due disastri ambulanti e insieme non fate una persona sana di mente, ma vedrai che il tempo allevierà tutto.”
“Non voglio che il tempo allievi tutto” lo corregge Niall, posando il capo sulla sua spalla e spostando gli occhi tristi sulla camicia che Zayn ha dimenticato sul termosifone. “Me lo merito, dopotutto. Io, che non ho mai provato uno straccio di emozione, mi merito di essere investito da tutto questo dolore.”
Prima ancora che Harry possa ribattere, si alza in piedi e si spoglia della felpa e della t-shirt, infilandosi quella di Zayn e affondando il viso nelle maniche troppo lunghe. Gli va troppo stretta sulle spalle, ma non gli interessa. È a quadri rossi, con delle rifiniture bianche e nere e Niall si sente addosso l'odore di fumo e caffè di Zayn e pensa che potrebbe morire con quella camicia addosso. La abbottona distrattamente, mentre lo sguardo di Harry lo segue vigile in ogni singolo movimento.
Se solo fosse facile togliersi Zayn dalla testa quanto sarebbe facile sfilarsi quella stupida camicia, Niall lo farebbe. Ma Zayn gli è entrato sotto pelle, si è infiltrato nella sue vene ed è sicuro che il suo sangue sia ormai contaminato dal dolore e dall'amore. Gira per la stanza a vuoto, si prepara una cioccolata in tazza, inganna il tempo facendo zapping al televisore e rigirandosi tra le dita gli auricolari. Strimpella alla chitarra mentre il fuoco arde nel camino, parallelo al suo amore che brucia nella cavità toracica del suo torso. Harry è in camera e si è ormai addormentato.
Zayn
Zayn colpisce un sassolino e lo segue con lo sguardo mentre quello rotola lungo il prato e con un leggero tonfo scivola in acqua, per poi annegarvi nell'arco di pochi secondi e andarsi a seppellire nel fango.
Si sfiora con un dito la cicatrice sull'indice della mano sinistra e si sforza di non pensare, perché sotto sotto sa che, se si concedesse quel lusso, finirebbe per scoppiare in lacrime al pensiero di aver abbandonato Niall in balia di se stesso. Si tira le maniche del pile sulle dita e affonda il mento dentro il colletto, inspirando l'odore di ammorbidente alla lavanda, mischiato all'odore che è solito associare a Niall. Ha più freddo del solito, ma per la prima volta riesce a percepirlo persino sotto la pelle, come se le sue stesse ossa fossero gelate e levigate dal freddo vento di gennaio. Gli tremano i denti e le labbra e può immaginarsi con le guance rosse per il freddo e gli occhi lucidi e scuri in cui le persone riuscirebbero a specchiarsi; solo sulla riva del fiume, il ponte a coprirlo dai leggeri e silenziosi fiocchi di neve e l'acqua gelida a gorgogliare ai suoi piedi. Si morde l'interno della guancia con i denti e si lascia cadere seduto sull'asfalto gelido, gli occhi fissi sull'acqua che scorre impetuosa di fronte a lui.
Non può raccontarsi a Niall come se fosse facile.
Non può aprirsi nello stesso modo in cui farebbero le pagine cedevoli di un libro particolarmente interessante.
Non può caricarlo con la valanga dei propri problemi, né scaricargli il proprio passato sulle spalle da un momento all'altro.
È certo che quando Niall saprà la verità e lo vedrà per ciò che realmente è, fuggirà.
Si allontanerà da lui, impaurito e schifato come hanno sempre fatto tutti e Zayn non vuole. Sta bene così. Sta bene senza che Niall sappia la verità sul suo conto, senza che Niall lo conosca davvero e senza che abbia la possibilità di affezionarsi a lui. Starebbe bene anche solo sapendo che esiste, che vive e che può seguirlo ovunque vada senza che il biondino non se ne accorga. O forse no. Forse non starebbe bene. Forse non è in grado di accontentarsi di quello che ha, ma al tempo stesso non riesce a creare di più. Così si ritrova bloccato in quel doloroso limbo carico di incertezze e dubbi radicati nella sua persona come organi vitali. Tormentato, si alza in piedi, deciso ad abbandonare quel luogo carico di morte e di dolore e si dirige a passi rapidi verso il proprio palazzo, la neve che si scioglie qualche minuto dopo essersi posata sul corpo caldo e gli occhi che fanno tutto fuorché tenerlo ancorato a terra.
Ovunque si volti ci sono cose che gli fanno pensare a Niall e a ciò che in quei masticati due mesi hanno condiviso; la neve gli ricorda i loro discorsi in Irlanda, le macchine e il traffico il disordine tipico del ragazzo, le luci dei lampioni i capelli dorati, le vetrine dei negozi i suoi occhi vitrei in cui era riuscito a vedere il fondo della sua anima, l'anima tormentata e divorata di una persona che non è capace di vivere senza avere una persona per cui farlo.
La propria anima, invece, è quella calpestata dai peccati e dalla colpa, dalle notti insonni e dalla violenza delle parole in grado di corrodere la pelle come lo stesso acido.
Fa freddo e Niall si è preso il suo cuore e la sua anima.
Sale le scale con una lentezza inesorabile e quando si lascia cadere sul letto sente la stanchezza accumulata di anno in anno stravolgerlo e investirlo come un treno, lasciando sul proprio corpo le strisce infuocate di due rotaie parallele e ardenti. I pensieri sfuggono al suo controllo e le dita fremono in attesa di potersi dedicare ad un nuovo dipinto in grado di distrarlo. Così, lasciandosi guidare dalle proprie mani, si alza e inizia a dedicarsi ad un nuovo lavoro.
Niall
Niall apre la porta e si ritrova davanti un ragazzo poco più grande di lui, la dentatura da cavallo e i capelli raccolti in un ciuffo castano. Lo guarda interdetto per una buona manciata di secondi, prima che la sua occhiata sia interrotta dalla voce squillante dello sconosciuto e dalla fredda aria di fine febbraio che si porta dietro.
“Abita qui Harry?” domanda con un sorriso che a Niall non sembra per nulla sentito.
Annuisce con il capo, poi aggiunge: “Chi lo cerca?”
“Nick” risponde subito il ragazzo, infilandosi le mani nelle tasche dell'impermeabile e spostando il peso da un piede all'altro. Sembra impaziente di vedere il ricciolino, così Niall senza troppe domande lo fa entrare e si affretta a svegliare l'amico.
Poi lo segue in salotto e domanda a Nick se abbia bisogno di qualcosa o voglia che gli prepari un tè. Visto il cenno di assenso alla seconda proposta, il ragazzo si avvicina ai fornelli e si accinge a preparare l'infuso, gettando qualche occhiata di sottecchi ai due, di tanto in tanto.
Harry adesso pare completamente sveglio e vigile, completamente rinsavito dallo stato di sonno profondo in cui era immerso qualche minuto prima. Niall riesce a leggere sul suo viso una vasta gamma di emozioni: sorpresa, piacere, gioia e una malcelata malinconia, forse dovuta al fatto che Nick, come sta dicendo in quel momento, è arrivato pochi giorni prima da Holmes Chapel, la città natale del ricciolino.
Quando il tè è pronto, lo porta ai due ragazzi e capisce dai loro gesti e dalla loro intesa che sono amici da parecchio. Si domanda perché Harry non gli abbia mai parlato di quel ragazzo, se è così importante quanto gli risulta agli occhi. Ascolta distrattamente la loro conversazione, gli occhi fissi fuori dalla finestra e la mente a vagare in posti diversi. Zayn lo ha lasciato soltanto da un mese e lui già sente un vuoto incolmabile nel petto, come se nel suo cuore mancasse qualcosa. Come se il moro fosse una componente assolutamente necessaria al suo cuore perché fosse completo, come se il suo organo vitale fosse fatto di tanti lego e Zayn, andandosene, ne avesse portato con sé un singolo e minuscolo pezzo, che però era bastato a far crollare l'intera costruzione. Così il suo cuore giaceva a pezzi nel suo torace, sciolto come neve al sole mentre gli colava lungo le ossa come una dolorosa e silenziosa lacrima. I fiocchi di neve si accumulavano sul davanzale così come la tristezza si incastonava i suoi occhi, mentre le parole di Harry e Nick gli scivolano addosso senza distrarlo dai suoi intricati pensieri. Si ridesta soltanto quando Harry gli annuncia che lui e Nick ordinano una pizza e poi vanno a prendersi una birra, dopotutto è sabato e il ricciolino ha la serata libera. Niall invece, ha il turno delle nove e non ne ha mezza di venire circondato da persone sconosciute e ubriache e da ragazze che flirtano spudoratamente con lui. Ma, dopotutto, non può nemmeno marcire in casa soltanto per colpa di un ragazzo. Così si alza e cerca qualcosa da mangiare, mentre si ripete incessantemente che può farcela anche senza di lui, che è sempre stato forte da solo e non ha mai avuto bisogno di nessuno e che non basterà un ragazzo per sconvolgergli l'esistenza. In fondo, lui è Niall Horan ed è famoso perché nessuno è mai riuscito a fare breccia nel suo cuore di ghiaccio.
* * *
Niall posa il bicchiere sul bancone e getta una rapida occhiata al cliente che gliel'ha domandato, soppesandolo da capo a piedi.
“Hai dei bellissimi occhi” si complimenta lo sconosciuto, tirando a sé uno sgabello e sedendosi di fronte a Niall. Le luci soffuse del locale e la musica di sottofondo lo cullano più del suo letto e si sente sul punto di cadere a terra per lo sfinimento. Ha sonno, non riesce a dormire per nulla la notte e vorrebbe solo che Zayn fosse lì con lui, al posto di quel ragazzo dagli occhi verdi che si ritrova di fronte.
“Grazie” biascica stralunato, grattandosi una guancia e lavando i bicchieri che alcuni clienti hanno abbandonato sul bancone qualche istante prima. Il ragazzo con gli occhi verdi non sembra voler desistere e Niall si sente il suo sguardo addosso come se fosse chissà quale opera d'arte. Non che la cosa lo infastidisca, ma da un po' di tempo gli unici occhi che vorrebbe addosso – e che purtroppo non ha – sono quelli di Zayn. È ridicolo come la vita ti dia tutto tranne quello che vuoi davvero.
“Ci sei mai stato al mare?” gli chiede lo sconosciuto. Niall alza gli occhi e li posa su di lui, concedendosi un'osservazione più dettagliata e raffinata. I capelli del ragazzo sono lunghi, gli coprono la fronte ma non gli ricadono sulle spalle. Ha gli zigomi estremamente sporgenti e le labbra quasi rosse quanto quelle di Harry. Distoglie lo sguardo e “No” risponde. “Non ho mai avuto abbastanza soldi.”
“Ti ci porto” annuncia dopo qualche istante il ragazzo. I suoi capelli scuri sono dello stesso colore di quelli di Zayn e lo stomaco di Niall si stringe per un secondo quando il ragazzo se ne accorge.
“Adesso?” chiede, dandogli corda giusto per distrarsi. Il moro annuisce e posa il bicchiere vuoto sul bancone, intrecciando le dita pallide e cercando i suoi occhi. Niall si concede il lusso di rivolgergli un'occhiata divertita quando il ragazzo aggiunge: “Quando stacchi?”
“Alle due” replica con voce stanca, gettando un'occhiata al suo orologio. Fortunatamente mancano soltanto venti minuti alla fine del suo turno. Sorride quando, a quella risposta, il moro incrocia le braccia sul tavolo e vi poggia sopra il mento. “Fantastico. L'attesa varrà le aspettative?” chiede con un sorriso sghembo.
Niall sorride e “Dipende dalle aspettative” ribatte divertito dalla scaltrezza del ragazzo. Asciuga un paio di bicchieri e si appoggia al bancone.
“Non molto alte in realtà” sta ammettendo il ragazzo. “Deduco dal tuo sguardo che dentro di te si nasconde un cuore spezzato. Mi sbaglio, forse?”
Niall si irrigidisce e distoglie lo sguardo, intrecciando le braccia e lasciando vagare gli occhi sui tavolini del locale, occupati da giovani universitari e trentenni che non hanno niente di meglio da fare che rifugiarsi in un bar. “No, non ti sbagli” gli concede infine Niall, tornando a concentrarsi su di lui. Il ragazzo gli sta sorridendo e sta mormorando qualcosa che Niall non riesce a capire. Gli domanda di ripeterlo.
“Quindi tutto ciò che posso aspettarmi è un rapporto carnale che non coinvolga la tua fragile anima” ripete alzando la voce. Niall ride, divertito dai vocaboli scelti dallo sconosciuto e dal buffo modo in cui sta flirtando con lui. Decide di non rispondergli e di lasciarlo con il dubbio di aver davvero accettato il suo invito.
“Mi piacciono le tue labbra” annuncia fiero il ragazzo, posandovi sopra gli occhi e osservandole attentamente. Niall si ritrae leggermente e vi passa la lingua sopra, permettendo al ragazzo di notare il luccichio della saliva che le bagna. In realtà lo diverte parecchio mettersi in mostra con il moro, si sente in qualche modo apprezzato per davvero. “Grazie” mormora infine, facendo cadere i propri occhi nei suoi. Brillano quasi quanto quelli di Zayn. Cerca di non pensarci, mentre il ragazzo ridacchia e “Sai dire solo grazie?” si informa, e sembra sinceramente interessato. Niall sorride e si allontana da lui per servire un gruppetto di quindicenni che pendono dalle sue labbra e, ne è più che certo, schiamazzano non appena volta loro le spalle. “Non vendiamo alcolici ai minori” commenta, per poi ridere quando una delle ragazze comincia a civettare con lui e a pregarlo. “Avete un documento? No, quindi fuori di qui” scandisce, e si diverte a seguirle con lo sguardo mentre si fingono ubriache. La voce del moro gli rimbomba piacevolmente nelle orecchie quando “Sei crudele” commenta. “Potevi accontentarle.”
Niall fa spallucce e sparisce sul retro, iniziando a spogliarsi della divisa, lasciando che a chiudere siano Lisa e un nuovo ragazzo esile ed imbranato. Si sta togliendo la maglietta con la scritta del bar, quando delle dita calde gli accarezzano la schiena nuda e gli percorrono lentamente tutta la colonna vertebrale. Rabbrividisce al pensiero che quelle mani rilasciano lo stesso calore delle mani tiepide di Zayn, poi serra gli occhi e li riapre, voltandosi verso il ragazzo. È sempre lui, che sembra deciso a non mollarlo per un istante. “Qualcuno ha mai contato i tuoi nei?” gli domanda piano. Niall sbuffa divertito e allunga una mano nel buio, cercando il suo viso. “Che razza di domanda è?” sussurra con un sorriso sulle labbra. Trova la guancia del ragazzo e la accarezza piano, sentendo la barba di pochi giorni fare attrito sotto i propri polpastrelli.
Il ragazzo scrolla le spalle e “Volevo solo sapere” chiarisce sulla difensiva, inclinando il capo e scaricando il peso sulla mano di Niall. Poi il biondo, senza pensarci, si sporge in avanti e lo bacia. Il ragazzo non si sottrae, ma non si fa coinvolgere nemmeno troppo, si limita a rispondere al suo bacio e ad aprire la bocca quando la lingua di Niall gli sfiora le labbra. Si baciano per qualche istante, le dita di Niall serrate sulla camicia nera che indossa il ragazzo e le braccia di quest'ultimo abbandonate lungo i fianchi stretti. Il sapore di vodka e sigaretta invade la bocca del biondo ricordandogli l'ultima volta in cui ha baciato Zayn, più di un mese prima. Le labbra del ragazzo dagli occhi versi sono morbide, ma Niall non riuscirebbe a mai a preferirle a quelle screpolate di Zayn, così come non riuscirebbe a sostituire le sue mani bollenti con quelle tiepide dello sconosciuto. Proprio mentre lo pensa, una mano del ragazzo si posa sulle sue labbra e lo blocca.
“Ho promesso che ti avrei portato al mare” mormora solo come spiegazione, prima di ordinargli di vestirsi e di seguirlo in macchina.
Niall sorride amaramente, poi lo segue.
* * *
Non sa quanti chilometri abbiano fatto, sa solo che quando scendono dalla macchina di Finn – così si chiama il ragazzo – è quasi l'alba e il cielo si è schiarito. Sono appoggiati contro un muretto in pietra e guardano entrambi l'oceano freddo e agitato. Niall tiene una sigaretta stretta tra le labbra e le mani infilate sotto le ascelle per ripararle dal vento gelido che si infila sotto i vestiti e lo fa rabbrividire.
I capelli di Finn sono un unico groviglio spettinato e Niall non riesce a reprimere l'impulso di allungare un braccio e infilarglieli dietro le orecchie, per poi osservarlo attentamente. Indossa soltanto una camicia nera e un paio di pantaloni aderenti dello stesso colore. Ai piedi ha degli stivaletti, sempre neri, simili a quelli che è solito indossare Harry. Niall pensa che, tutto sommato, sia un bel ragazzo. Affascinante forse sarebbe l'aggettivo più adeguato. Espira, poi si morde le labbra mentre regge la sigaretta tra l'indice e il medio e lascia che gli occhi tristi vaghino sull'acqua in tempesta.
“Niall” lo chiama dopo un po' Finn, inclinando il capo e cercando il suo sguardo.
“Mh?” mormora per tutta risposta, finendo la sigaretta e spegnendola contro il muretto, prima di issarcisi sopra facendo leva con le braccia.
“Mi chiedevo se potessi scrivere di te” dice schietto, trapassandolo con lo sguardo e facendolo rabbrividire. Si sente come se si fosse appena immerso nell'acqua gelata e, una volta uscito, l'avesse accolto un vento ancora più gelido.
“Tu scrivi?”
“Sì”
“Che cosa?”
“Un po' di tutto” spiega con voce piatta, gli occhi sempre fissi nei suoi.
“Fa' come ti pare” gli concede come responso il biondino, riportando lo sguardo verso l'orizzonte e immergendosi con il pensiero nelle onde furiose del mare. Trasale quando Finn posa una mano sulla sua e inizia a giocherellarci distrattamente.
“La tua sofferenza è così evidente, Niall, che mi chiedono come possano le altre persone non rendersene conto. Di certo tu sei molto bravo a fingere, ma per non notare uno sconforto così grande bisognerebbe essere ciechi.”
Niall sospira, piacevolmente colpito, prima di ribattere: “Le persone vedono solo quello che vogliono vedere.”
A quelle poche parole, Finn stringe le proprie dita intorno alle sue e Niall scopre che farsi toccare da lui è piuttosto piacevole, così lo lascia fare e non si sottrae a quel contatto. Anzi, a dire il vero, stringe la presa sulla sua mano e lo conduce nuovamente alla macchina, dove Finn lo segue senza proferire una parola. Gli chiede di aprire lo sportello e di farlo entrare. Ha freddo. Si siede sui sedili posteriori, prima di tirare verso di sé il ragazzo e di chiudere la portiera alle sue spalle. Lo guarda per qualche istante, poi si avvicina con prudenza al suo viso e lo bacia piano, incerto e con la paura di essere allontanato come è successo poche ore prima. Questa volta, però, Finn lo attira a sé e infila le dita tra i suoi capelli biondi, rispondendo a quel bacio timido e spingendo il ragazzo all'indietro. Passano svariati minuti, prima che Niall inizi a sbottonargli la camicia con frenesia per scoprire la pelle pallida e nivea del ragazzo. Lo guarda per un attimo e non riesce a togliersi di testa l'idea che sia uno dei più bei ragazzi che abbia mai visto, così perso e distratto, ma al tempo stesso presente e vivo. Sente le dita esperte di Finn armeggiare con il suo cappotto, per poi sfilarglielo e gettarlo sul tappetino insieme alla sua felpa e alla sua maglia. Si lascia maneggiare da lui e un gemito gli sfugge dalle labbra quando il ragazzo fa scendere la mano tra le sue gambe e inizia a giocherellare con il bottone dei suoi skinny jeans, per poi spogliarlo di questi ultimi con pochi e veloci movimenti. Si guardano per un momento negli occhi, prima che le labbra di Niall si accaniscano su quelle dell'altro e le sue mani inizino a sfilargli i pantaloni con foga. Si ritrovano in boxer, Finn a cavalcioni sul biondino, alcune ciocche di capelli sul viso e troppe parole non dette nascoste negli occhi.
A Niall ricorda così tanto Zayn.
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Cosa ci faccio qui dopo sei mesi? Non lo so nemmeno io, onestamente.
Ho deciso di finire questa benedetta storia, a cui mancano ormai soltanto sei capitoli.
Alla fine, anche se non ho la password dell'email, non ho cancellato l'account perché, a quanto pare, lo posso usare lo stesso (che gioia). Quindi ho deciso che era ora di darsi una mossa e di rispolverare questa storia.
Come avrete visto, ho pubblicato una os verde e una raccolta di falshfic, ma non sono nulla di che. La verità è che avevo abbandonato questa storia perché a fine marzo ho iniziato a concentrarmi su una os in cui Zayn è Ludwig II e di cui sono a pagina – udite udite – ventotto.
Il prossimo lavoro che vederete pubblicato sarà una os (sempre ziall) in cui Zayn è un modello e Niall ha un figlio ed è sposato, mi manca poco per concluderla e spero che qualcuno di voi la leggerà?
Poi, durante le vacanze di Natale, posterò quella su Ludwig II e intanto cercherò di continuare questa storia e in contemporanea la larry che ho su questo account e la larry-ziall sul mio nuovo account (bicaholic).
Detto questo, passiamo al capitolo. L'ho scritto questo weekend in preda ad una profonda depressione perciò non tiratemi pomodori virtuali, grazie. Non mi piace moltissimo ed ero davvero poco ispirata per il pov di Liam (credo si sia notato dalla brevità di quest'ultimo).
Comunque, la parte che ho preferito scrivere è in assoluto la scena in cui Zayn e Niall litigano perché boh sono sadica e mi diverto a soffrire. È anche l'unica scena che mi piace. Finn l'ho infilato nella storia perché era necessario, ma non preoccupatevi perché è assolutamente innocuo e poi io lo adoro.
Bene, detto questo, spero di riuscire ad aggiornare presto.
Ah e volevo ringraziare tutte le persone che continuano a seguire la storia e che su twitter mi hanno chiesto quando l'avrei continuata e che mi hanno fatto i complimenti perché, davvero, mi fa molto piacere. Siete così gentili, uff.
Spero che il capitolo non vi abbia deluse.
Bacini, Giuls
:) xx
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Capitolo 15 *** Sul bel Danubio blu. ***
Capitolo 15
Comptine d'un autre été, l'après-midi.
Niall si districa dall'abbraccio di Finn e si mette a sedere sul letto, guardandosi intorno e domandandosi cosa l'abbia svegliato. Getta un'occhiata fuori dalla finestra e si accorge che la sera prima si è dimenticato di chiudere le imposte, motivo per cui ora sta entrando la luce. La neve si è ormai sciolta del tutto e ne rimangono solo rari rimasugli sull'albero che copre la visuale della camera sua e di Harry. Harry. Capisce in quel momento che a svegliarlo sono stati dei colpi secchi alla porta e si ricorda che il suo amico ha passato la notte da Louis. Dev'essere lui a bussare alla porta. Fa cadere lo sguardo su Finn, prima di scostargli i capelli dal viso e alzarsi in piedi. Raggiunge il salotto, raccattando una maglia abbandonata sul divano e un paio di boxer e infilandoseli alla meglio. Quando apre la porta, però, si accorge che il ragazzo che ha di fronte non è Harry, no decisamente.
Si sforza di non spalancare la bocca per lo stupore e “Zayn” mormora cercando di celare il tremito della propria voce. Il moro lo guarda per un istante in silenzio, torturandosi le mani, e quando parla per Niall è come ricevere uno schiaffo in faccia, perché, oh!, la sua voce. Qualcosa si rompe dentro di sé quando dalle labbra del moro fuoriesce un indeciso “Ciao, Niall”.
Lo fissa restando immobile e senza aver idea di che cosa fare. Zayn è lì in piedi di fronte a lui, un maglione verde che si intravede sotto la giacca a vento e gli occhi titubanti, bordati dalle solite occhiaie. Si è fatto la barba e sembra essere molto più piccolo di quello che è, e Niall sente l'impellente bisogno di stringerselo al petto e di affondare il viso contro il suo collo per perdersi tra le sue braccia.
Zayn interrompe quel sacro silenzio con una certa urgenza. “Ho bisogno di parlarti, Niall.”
E, prima ancora che il biondino possa scansarsi, il ragazzo entra in casa e si ferma in mezzo alla stanza. Niall chiude la porta e poi rimane immobile, la mano ancora posata sulla maniglia di quest'ultima.
È più che certo che la voce l'abbia abbandonato.
Ha sempre pensato che la lontananza distruggesse l'amore, ma nonostante lui e Zayn non si siano visti per più di due mesi, lui sente lo stesso fuoco di gennaio ardergli nel petto, con una forza incredibile. Muore dalla voglia di avvicinarsi a lui e di toccarlo, di potersi rifugiare tra le sue braccia e di baciarlo, invece tutto quello che fa è fissarlo in silenzio, mordendosi l'interno della guancia e sforzandosi di non scoppiare in lacrime come un bambino. Segue con lo sguardo il moro mentre cammina senza meta nel piccolo salotto, finché finalmente non si decide a proferire parola: “Mi sei mancato.”
Niall sbuffa e rotea gli occhi al cielo. “Ma ti prego.”
L'occhiata che gli rivolge Zayn, però, è così carica di sofferenza e dolore che non riesce ad aggiungere nient'altro. Il moro è sul punto di aggiungere qualcos'altro, ma si interrompe quasi immediatamente nel vedere Finn appoggiato allo stipite della porta. Anche Niall lo guarda e per un momento vorrebbe morire.
Il ragazzo dagli occhi verdi li guarda per un attimo, grattandosi una guancia e scacciando via il sonno con un'occhiata perplessa rivolta ad entrambi.
“Chi è, Nì?” domanda Finn con voce strascicata, le mani lungo i fianchi e gli occhi che osservano attentamente Zayn. Anche Zayn osserva attentamente Finn e Niall teme che si renda perfettamente conto della loro incredibile somiglianza. Così, con voce tesa “Finn, Zayn. Zayn, Finn” li presenta.
L'occhiata di Zayn, unita ad un'alzata di sopracciglia e un sorrisetto che vorrebbe sembrare ironico ma risulta addolorato, fanno sprofondare Niall.
“Piacere” mormora Finn, allungando una mano verso Zayn. Il moro gli rivolge un'occhiata di sufficienza, ignorando la sua mano tesa, poi si volta verso Niall.
“Ci hai messo poco a sostituirmi, eh?” chiede, rivolto al nulla, gli occhi incastrati nel pavimento del salotto. Il biondo può chiaramente notare il velo di lacrime che gli rendono gli occhi lucidi e la mascella serrarsi per trattenerle.
Quando Niall non dà segno di risposta, è Finn che si affretta a specificare: “Oh, no. Noi non stiamo insieme.”
Zayn gli getta un'occhiata carica di falsa incredulità e di percepibile derisione, prima di guardare Niall in attesa di risposte.
“Non sono stato io a sparire senza avvisare” si difende infine, rendendosi poi conto che in verità, non appena tornato dall'Irlanda, lo aveva fatto. Zayn, infatti, ride, probabilmente ricordandosi gli orribili giorni in cui ha sommerso Niall di bigliettini e disegni, soffrendo e chiudendosi in se stesso più di quanto avesse mai fatto. “Non sarei dovuto venire” mormora, più a se stesso che ai due ragazzi. “Finn, non posso dire che sia stato un piacere” dice conciso, Niall teme che da un momento all'altro Zayn possa avvicinarsi al suo amico e spaccargli la faccia. “Niall, sono felice di vedere che sei felice.”
E, dette quelle poche parole, oltrepassa Niall e spalanca la porta, fiondandosi fuori da quel maledetto appartamento.
Passano almeno cinque minuti prima che Niall si riscuota e che le lacrime inizino a solcare il suo viso.
Non è abituato a piangere. Anzi, non è abituato, in generale, a provare tutte quelle emozioni. Dopo due interi mesi di dolore, ecco che a stravolgerlo sono tornate la voglia di stare con Zayn e il bruciante sentimento in grado di animargli l'animo, come nulla ha mai fatto. Finn lo abbraccia delicatamente e gli accarezza la schiena, confortandolo come meglio può.
“Il ragazzo che ti ha spezzato il cuore?” gli domanda, e dal modo in cui lo fa pare quasi che il dolore di Niall sia anche il suo. Niall gli è grato per quello, perché, al momento, Finn sembra l'unico a volergli bene. Harry è troppo preso da Louis e da Nick, e Zayn... Zayn è Zayn.
E Niall ha terribilmente bisogno di aggrapparsi a qualcuno, Niall ha bisogno che qualcuno gli voglia bene.
Così annuisce piano e si rannicchia contro di lui, intrecciando le gambe con le sue. Finn è una presenza rassicurante ed è tutto ciò di cui ha bisogno al momento. Lo conforta, lo aiuta e gli vuole bene senza chiedere nulla in cambio, se non di poter scrivere su di lui, e Niall non potrebbe provare nei suoi confronti più gratitudine. È felice di essere il protagonista del libro a cui sta lavorando, felice di sapere che è l'ispirazione di qualcuno, felice di poter avere quel qualcuno tutto per sé. Talvolta si sente per Finn come Dorian Gray per Basil, i sentimenti di Finn sono qualcosa di molto simile all'adorazione nei suoi confronti, infatti egli non desidera nulla in cambio da Niall.
“Vuoi parlarne?” interrompe le sue riflessioni il ragazzo, accarezzandogli i capelli e coprendogli il corpo con le lenzuola. Niall biascica un mero “È una storia troppo complicata” prima di stringersi ancora di più contro il suo corpo caldo e serrare gli occhi, nascondendo il viso contro il suo petto.
“Adoro le storie complicate” replica il ragazzo, sfiorandogli una guancia con i polpastrelli e chinandosi per baciarlo. Niall apre le labbra sotto la pressione delle sue e si lascia baciare, senza metterci troppo entusiasmo, motivo per cui Finn si separa da lui poco dopo, non prima di avergli depositato un leggero bacio sulla fronte increspata dalla preoccupazione.
Poi Niall gli racconta tutto.
O, almeno, tutto quello che sa.
Louis
“Non mi piace Nick” commenta acido Louis, mentre Harry giocherella con i suoi capelli.
“Come?” chiede il riccio, spostando le dita sul suo viso e cancellando con una leggera carezza la ruga di preoccupazione che si è formata tra le sopracciglia di Louis.
“Non mi piace Nick.”
“Perché?” domanda allora Harry, sfiorandogli il viso e accarezzandogli le labbra con il pollice.
Louis si imbroncia per un momento, l'espressione contrariata ad incupire il viso e le sopracciglia aggrottate. “Ti sta sempre addosso.”
Harry ridacchia, prima di spostare le dita sul suo collo, marchiato da lui nella notte precedente. “Non è vero” controbatte divertito, per poi aggiungere. “È soltanto uno dei miei più cari amici, Lou.”
“Beh, non mi piace come ti guarda” replica piccato il ragazzo dagli occhi celesti, tirandosi a sedere e scansando malamente la mano delicata di Harry.
Il riccio gli rivolge un'occhiata carica di derisione. “Sei geloso?”
L'espressione che compare sul viso di Louis a quella domanda è decisamente comica per quanto è indignata. “Non sono... geloso. Non mi piace come ti guarda, punto. Non deve guardarti.”
Harry rotea gli occhi al cielo e si tira a sedere a sua volta, carezzandogli una guancia con dolcezza e guardandolo come non ha mai guardato nessuno, nemmeno Niall.
“Lou, siamo solo amici. Non significo niente per lui” lo rassicura con voce dolce e Louis si sente quasi morire nel sentirlo così docile. Vorrebbe ucciderlo soltanto per non dover soffrire nel vederlo così carino e adorabile, dannazione.
“Tu nemmeno te ne accorgi di come ti guardano le persone, Harry” commenta con voce abbattuta e infervorata al tempo stesso. “Le ragazze si voltano quando passi. I ragazzi ti mangiano con gli occhi. Se solo ti vedessi” mormora addolorato, perché Harry non capisce. Non capisce che è bellissimo ed è una persona splendida e adorabile e che è troppo per chiunque, persino per lui. Si sente sempre così misero, rispetto ad Harry, così insignificante. Proprio lui, Louis, il bellissimo e simpaticissimo Louis, si sente completamente annullato dalla presenza di Harry, perché lui è... beh, è Harry. Non può essere descritto. È così Harry che non c'è un aggettivo adatto per descriverlo e questa cosa gli fa venire voglia di strapparsi tutti i capelli, uno ad uno.
Poi, all'improvviso, le labbra di Harry premono contro le sue e si baciano per un lungo istante mentre Louis si sente morire perché è talmente fortunato ad avere quel ragazzo per sé. Si stacca da lui soltanto per mormorare un “Davvero, Harry. Nick non deve guardarti. E tu non devi guardare lui. Promettimelo.”
“Sei possessivo” osserva con divertimento Harry, lasciandogli una bacio a stampo e leccandogli le labbra con la lingua.
“Protettivo” lo corregge l'altro, stizzito.
“Possessivo” replica il ricciolino, spingendolo all'indietro sul letto e sovrastandolo con il proprio corpo.
“Protettivo” ripete Louis, come in una litania continua, prima di sollevare il capo per baciarlo.
Harry sorride e nasconde il viso contro il suo collo, respirandoci contro e scompigliando i capelli del proprio ragazzo con le dita lunghe. Louis per tutta risposta affonda le mani nei suoi fianchi e le fa scivolare finché non si stringono sulle natiche del ragazzo con possessione.
“Possessivo” gli sussurra ancora una volta Harry, iniziando a baciargli il petto e percorrendo con la lingua i tatuaggi che lo macchiano. Louis stringe di più la presa e “Spero non ti dispiaccia, allora” mormora, ribaltando le posizioni e salendo a cavalcioni sopra ad Harry. Si china a baciarlo e lo morde con prepotenza, mentre un silenzioso “Sei mio” gli scivola tra le labbra. Harry fa finta di non sentirlo, ma sorride e se lo stringe di più addosso, approfondendo il bacio.
Zayn
Zayn si sforza di non scoppiare in lacrime e raccoglie le ginocchia al petto per tenersi insieme. Fissa il muro bianco di fronte a sé ed è certo di non essere mai stato così male in vita sua. Si può morire di mal d'amore? Se sì, lui sta rischiando la vita. Niall gli fa rischiare la vita. Deglutisce e serra le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che sembrano voler uscire a tutti i costi. Si sente un tale stupido. Lui è stato due mesi da solo, come unica amica la sofferenza e il bruciante ricordo di Niall e del suo freddo sentimento; si è completamente isolato dal mondo: ha smesso di uscire, smesso di parlare, smesso di mangiare, smesso di dormire. Più morto che vivo. Le incomprensioni con Niall non hanno fatto altro che accentuare la sua profonda crisi di depressione e lui spesso si è ritrovato a pensare di voler morire e di darci un taglio con quella sua stupida vita. Se dio vuole togliergli qualcos'altro, tanto vale che si muova. Dopotutto, che senso ha la vita quando non hai nessuno che ti ama, nessuno che ti cerca, nessuno che ti vuole. Persino per Liam, ora così preso da Sophia, è passato in secondo piano. Zayn ha sempre saputo che non sarebbe mai stato la prima scelta di nessuno, ed ha imparato a convivere con quella consapevolezza. Ha sperato di poter essere la prima scelta di Niall, si è sbagliato, ed ora è obbligato a metterci una pietra sopra. Lui, che fino a qualche ora prima sarebbe stato disposto a tornare da Niall e spiegargli tutto, lui che si sarebbe aperto con qualcuno, una volta per tutte. Invece no, è stato brutalmente sostituito da una ragazzo che gli somiglia fin troppo, se non fosse per la pelle pallida e i brillanti occhi verdi. Serra le dita le une con le altre e chiude gli occhi, tentando di scacciare quei pensieri. Inutile dire che non ci riesce. I sentimenti che prova per Niall sono così forti e sconvolgenti che sarebbero in grado di romperlo in tanti piccoli pezzi. Pensa al biondino e lo vorrebbe più vicino, lo vorrebbe lì con lui, tenerlo stretto tra le braccia e rabbrividire quando il suo respiro si infrange contro il proprio collo. Vorrebbe morire per tutta la malinconia che prova nel ricordare la gioia e lo sgomento che l'hanno invaso nel vederlo quella mattina, i capelli ancora sconvolti dal sonno, la maglietta stropicciata, le labbra storpiate da uno sbadiglio e le dita a grattarsi la guancia. Anche solo a pensarci, le lacrime risalgono ai suoi occhi e lui sente un grande bisogno di affetto. Si sente solo e spaesato. A volte, poche ore dopo essersi appisolato in un sonno breve e tormentato, si sveglia sudato e inizia a fissare il soffitto con occhi vuoti, perché sente un grande macigno di vuoto allargarsi e prendere possesso del proprio cuore. Non sa perché si senta così, sempre pronto a spezzarsi o a rompersi da un momento all'altro. Sa solo che, da quando ha incontrato Niall, la situazione è migliorata, anche se solo per pochi mesi. Poi, da quando Niall ha smesso di esserci, da quando si sono allontanati l'uno dall'altro – come due placche terrestri separate dall'Oceano che si ingrandisce di millimetro in millimetro man mano che passa il tempo – il mondo gli è crollato addosso e lui è ricaduto in quel baratro nero in cui si trovava prima di incontrarlo. Nemmeno pensare a sua sorella gli fa così male quanto lo distrugge il pensiero di non poter aver Niall vicino. Si strugge per un ragazzo che non ha fatto niente per tenerselo stretto e che non appena è stato respinto l'ha subito sostituito, e, nonostante sappia quanto sia sbagliato, continua a farlo. Perché sa che Niall pensa di non essere abbastanza, sa che continuerà sempre a respingerlo perché pensa che Zayn sia sprecato per uno come lui, eppure questo non gli ha impedito di frequentare Finn. Anche Finn è sprecato per lui, ma questo non gli ha impedito di invitarlo a casa sua e di condividere il letto con lui. Serra la mascella e continua a fissare il vuoto di fronte a sé, lo stesso vuoto che può sentirsi dentro, lo stesso vuoto che ad un certo punto aveva lasciato spazio ad una sensazione scalpitante ed al desiderio di vedere e di sentire Niall in tutti i modi possibili. Rimane così, gli occhi persi nell'autocommiserazione e il rimorso a torreggiare sopra di sé come una nuvola nera. Certe persone nascono per soffrire, e Zayn è certo di essere nato per fare quello, perché davvero non riesce a percepire nulla di più e nulla di meno di un'acuta fitta di dolore all'altezza del petto ed è convinto che potrebbe spezzargli il respiro per quanto è violenta.
Niall
Ormai è la fine di aprile, la primavera è inoltrata e la neve è quasi svanita del tutto, quando Niall vede Zayn passare davanti alla vetrina del bar. Lo segue con lo sguardo finché non scompare dalla sua visuale, poi si accorge con dolore che il moro non ha nemmeno gettato un'occhiata all'interno del locale e capisce che probabilmente si è lasciato tutto alle spalle. Con un gesto di impotenza mista a rabbia e tristezza, getta lo strofinaccio che sta usando sul bancone e si dirige nel retro del locale. Ha bisogno di stare da solo, ha bisogno di un momento. Ha bisogno di capirci qualcosa della sua stupida ed insignificante vita. Mai avrebbe pensato che una persona lo avrebbe ridotto in quello stato soltanto con uno sguardo. Si morde l'interno della guancia ed estrae una sigaretta dalla tasca posteriore dei jeans, poi se la accende e si appoggia contro la parete del vicolo stretto su cui si trova l'entrata secondaria del locale. Sono le undici di mattina, la strada perpendicolare è affollata e Niall non ha mai desiderato tanto di scomparire come in quel momento. Potrebbe prendere fuoco dalla voglia che ha nelle vene di bruciare in quel preciso istante, per mettere fine a quella terribile agonia. È assolutamente ingiusto che il suo dolore non sia stato spartito nei suoi lunghi vent'anni di vita, ma soltanto in quei pochi mesi in cui si è separato da Zayn. La nostalgia sale dentro di lui come la temperatura corporea durante una brutta febbre, mentre le dita tremano per i troppi ricordi e una nuova melodia si fa strada nella sua testa. Da quando ha smesso di vedere Zayn, tutto quello che riesce a fare è riflettere la propria tristezza all'interno delle proprie canzoni, che ultimamente risultano trascinate e, secondo Harry, estremamente commoventi. Se solo il riccio sapesse tutte le lacrime – decisamente non di commozione – che Niall ha versato mentre le ha scritte e composte, cercherebbe un aggettivo più adatto.
Scacciando quei pensieri, finisce la sigaretta e rientra nel bar, deciso a non pensarci.
Ogni tanto Finn lo passa a trovare durante il suo turno e Niall spera che quello sia uno di quei giorni, e spera che passi a prenderlo in macchina e che lo porti da qualche parte per cercare di cancellare la tristezza intrisa nei suoi occhi celesti. Finn sembra deciso ad aiutarlo e Niall di certo non lo vuole allontanare, anzi, con il tempo il ragazzo è diventato la sua ancora di salvezza e si ritrova spesso a pensare a come farebbe se lui non ci fosse. Sarebbe praticamente impossibile tirare avanti.
Serve un paio di clienti, tra cui una ragazza che non smette di sorridergli un momento, poi ritorna a rifugiarsi dietro il bancone a pensare. I giorni scorrono inesorabili e a Niall sembrano sprecati e insensati, senza Zayn. Il pensiero di amarlo ma di non poterlo avere lo strugge di più che l'idea di non essere ricambiato dal moro. Avere una cosa a metà, così terribilmente a brandelli, senza un senso o una ragione precisa, fa più male che non averla proprio.
* * *
“Dove andiamo?” domanda, quando nell'uscire dal locale si ritrova davanti la macchina nera di Finn.
“Sali” replica soltanto l'altro, invitandolo ad entrare nell'abitacolo. Niall esegue e si accomoda sul lato del passeggero, ascoltando distrattamente la canzone alla radio che crede si intitoli Candy, poi si volta verso il moro. Fa cadere lo sguardo sulla camicia nera sbottonata fino allo stomaco e sulle gambe fasciate dai soliti skinny jeans, poi si sofferma sul suo viso, rilassato e con l'accenno di un sorriso sulle labbra rosa. Una volta ha chiesto a Finn perché si vestisse soltanto di nero e lui gli ha risposto di farsi gli affaracci suoi, ma non può fare a meno di chiederglielo di nuovo.
Finn ovviamente non gli risponde, spostando la conversazione sull'ultima partita di campionato e sorridendo quando Niall inizia a parlarne tutto infervorato. Quel ragazzo ha la strana capacità di distrarlo anche nelle giornate più tristi e Niall se ne rende conto solo in quel momento.
Infatti “Tu sei sprecato per me, Finn” dice, d'un tratto serio. Il ragazzo sorride e “Lo so” conviene, scosso da una leggera risatina.
“Oh” sussurra sorpreso Niall. Forse è un po' ferito dalle sue parole perché, seppur implicitamente, Finn ha ammesso di essere migliore di lui. Poi si rende conto che è vero e decide di non fargliene una colpa.
“Allora perché ti sprechi così per me?” domanda, senza capire.
Finn scrolla le spalle. “Tu hai bisogno di me.”
“E tu?” gli chiede impertinente il biondo. “Tu di cosa hai bisogno, Finn?”
Il ragazzo dagli occhi verdi non risponde.
* * *
“Nessuno ha mai contato i miei nei” mormora d'un tratto Niall.
Finn volta il capo verso di lui e lo guarda, illuminato soltanto dalle stelle e dalla luce della luna.
Sono sdraiati su un telo di cotone, la risacca del mare a fare eco alle loro parole e la sabbia malleabile sotto i loro corpi. Il ragazzo moro sorride e “No?” chiede con la voce incredibilmente docile.
“No” asserisce il biondo. “Fallo tu.”
“Adesso?”
“Adesso” annuisce impercettibilmente Niall, mettendosi a sedere ed iniziando a spogliarsi.
“Nì, prendi freddo così, copriti” gli consiglia il moro, senza muoversi di un centimetro, nonostante senta l'impulso di avventarsi sulle labbra dell'altro.
“Non mi interessa.”
“Non si vede niente, Niall, non c'è luce” gli fa notare allora, ma soltanto per essere zittito da un nuovo “Non mi interessa.”
Così si tira a sedere e lo segue con lo sguardo, osservando la sua pelle diafana e chiarissima e mordendosi l'interno della guancia. Niall si sfila rapidamente i jeans e rimane di fronte a lui in boxer, poi si lascia cadere a sedere e pochi istanti dopo lo sta baciando. Baciare Finn è come immergersi in una vasca da bagno: sa perfettamente i confini della propria azione, sa che non andrà oltre, sa che, ovunque si sposterà, toccherà sempre. Baciare Zayn, invece, era come immergersi in un mare in tempesta.
Quando Niall si separa da lui, lo fa per sdraiarsi sul telo e invitare il ragazzo a fare lo stesso. Sorride quando Finn gli circonda il bacino con le cosce e inizia a contare i nei che gli macchiano la pelle nivea come se fosse una cosa di vitale importanza. Si lascia toccare da Finn, serrando gli occhi quando le sue mani iniziano a scendere e si fermano sul suo stomaco. Il ragazzo dagli occhi verdi inizia e giocherellare con l'elastico dei suoi boxer, poi lo spoglia e si spoglia, e lo riempie di attenzioni finché Niall non lo prega di farlo suo.
E Finn, come ogni volta, esaudisce il suo desiderio.
Harry
Nessuno pensa che sia divertente quando Nick invita Harry ad accompagnarlo in un pub, nessuno, ovviamente, eccetto i due ragazzi citati.
Harry è talmente estasiato che non fa nemmeno caso alle mani di Nick, che sono scese dai suoi fianchi sul suo sedere e non fa nemmeno caso alle sue labbra, che gli stanno marchiando il collo. Riesce a pensare soltanto alla pasticca che si è calato poco prima e al cuore che gli rimbomba al ritmo della musica che fuoriesce dalle casse. È completamente sballato, i capelli gli si appiccicano contro la fronte e la sua camicia bianca e nera, sbottonata fino a lasciare intravedere la grande farfalla che gli orna lo stomaco, è zuppa di sudore. Quasi non se ne accorge quando le labbra di Nick si spostano dal proprio collo alla propria bocca e vi fanno pressione. Senza nemmeno pensarci, risponde a quel bacio sporco e pieno di saliva, afferrando le spalle di Nick con entrambe la mani e avvicinandosi ulteriormente a lui. È solo quando lo sente ridere contro le sue labbra che si rende conto dell'enorme sbaglio che ha commesso.
Quando si sveglia il mattino dopo, la sensazione è quella di essere stato infilato nella lavatrice insieme al bucato sporco; si sente rivoltato come una calzino e pronto a vomitare da un momento all'altro. La testa gli duole così tanto che crede che da un momento all'altro possa spaccarsi a metà.
Trascorre una sofferente mattinata, finché Niall non rientra dal lavoro e, rendendosi conto della sua condizione, gli prepara un tè e cerca qualcosa di secco da fargli mangiare. Harry non gli ha mai voluto così bene come quando lo aiuta a mettersi a letto e gli rimbocca le coperte, porgendogli un'aspirina.
A quel punto Harry crede che potrebbe baciargli i piedi. Ringrazia di avere un amico come Niall, che, nonostante sia sempre apatico con chi non conosce, diventa affettuoso con le persone che gli stanno a cuore.
La sera stessa, a cena, Niall dopo un po' apre conversazione con un “C'è qualcosa che dovresti dirmi, Haz?”.
Siccome Harry lo guarda spaesato, Niall afferra il cellulare ed entra su facebook.
Zayn
Non sa cosa fare. Non sa dove andare. Non sa se ne vale la pena.
All'improvviso, così come un tempo gli erano piombate addosso dolorose certezze, un intero carico di dubbi sembra riversarsi sul suo esile corpo, preparandosi ad annientarlo.
Dalla totale apatia che l'ha consumato per ormai tre lunghi mesi, non è stato facile uscirne.
Zayn è più che sicuro di non aver passato un solo giorno senza pensare a Niall.
È stato più forte di lui, più si sforzava di non pensarci, più ci pensava.
Come se non bastasse, crede di star ascoltando In the air tonight di Phil Collins in loop da almeno un quarto d'ora buono. Potrebbe recitarla a memoria, vista la ripetitività del testo e la sua memoria inattaccabile.
Il campanello suona per la terza volta, così con uno sbuffo si decide ad alzarsi e va ad aprire la porta. Davanti a lui c'è Niall. Ha le guance arrossate, il respiro affannato e l'aspetto di chi non riesce a stare fermo per l'impazienza. Sposta il peso da un piede all'altro, nervosamente, mentre si morde le labbra e stringe le braccia intorno al proprio busto. Zayn lo fissa in silenzio per un lungo istante.
Ha cambiato pettinatura: il ciuffo è ancora biondo, ma ricade da una parte ed è molto più lungo rispetto ai capelli, rasati sopra le orecchie e lasciati al proprio colore originario. Sembra più grande.
“Ciao” mormora piano, lasciando cadere lo sguardo sul giubbino grigio che indossa. Le mani del ragazzo sono nascoste nelle tasche della giacca e Zayn nota che sono strette a pugno.
“Posso entrare?” chiede Niall, e sembra titubante nel farlo. Il moro si scosta e lo lascia passare, le dita che tremano e gli occhi che non sanno cosa guardare. Tutto ciò è ridicolo; il fatto che l'uomo abbia a sua disposizione così tante cose senza però sapere come usarle. Non sa cosa farci, con le mani, né sa cosa guardare con gli occhi, cosa sentire con le orecchie. È un tale spreco.
Zayn però sa cosa vorrebbe farci, con le proprie mani, e sa dove vorrebbe guardare – chi – con i propri occhi, ma non osa farlo per il timore che gli attanaglia l'animo e lo tiene stretto in una morsa asfissiante.
Quando trova la forza di alzare gli occhi, Niall lo sta fissando e si sta tormentando nervosamente il labbro inferiore, spostando il peso da un piede all'altro.
“Quindi...?” rompe il ghiaccio Zayn, sollevando appena il sopracciglio sinistro. Niall sospira.
“Non so. Avevo... voglia di vederti?”
Zayn ripete attonito quella breve sequenza di parole, come se gli fosse necessario per comprenderne appieno il significato: “Avevi voglia di vedermi?”
Serrando gli occhi per un istante, Niall si passa una mano sul viso e sbuffa piano. Quando la lascia ricadere, Zayn nota che i suoi occhi celesti sono bordati da due leggere occhiaie violacee e che la sua espressione sembra stanca e priva di vita. Si domanda se anche lui appaia a Niall nello stesso modo. Probabilmente sì, perché anche lui non dorme da giorni e la vita sembra ormai averlo completamente abbandonato. Si accascia contro il muro e aspetta che Niall apra di nuovo bocca, sperando di potersi beare ancora per una volta del suono della sua voce. È ridicolo come sia così subordinato a Niall, senza nemmeno desiderarlo. Senza poterlo controllare. È come se il suo corpo non rispondesse più ai suoi comandi e pensasse in un solo verso, ossia il tortuoso percorso che alla fine riconduce sempre allo stesso punto: Niall.
Si sente particolarmente infastidito di non potersi più ritenere padrone di sé stesso a causa di un altro essere umano. C'è qualcosa di tremendamente giusto ed irrimediabilmente sbagliato nel legarsi così profondamente a qualcuno, senza avere più il controllo delle proprie decisioni e mettendo quel qualcuno addirittura prima di se stessi. È come essere i fedeli di un Dio, dargli tutto senza però ricevere nulla in cambio. Quei fedeli che continuano a pregare nel loro Dio e a donare lui tutto ciò che hanno, nonostante non ne ricavino nulla e il loro Dio continui a ripagarli con continue sfighe. Zayn però in Dio non ci crede. Ha smesso di crederci quando la sua vita è diventata una sottospecie di inferno terrestre e non ha intenzione di sostituire al suo vecchio Dio un comune mortale come Niall.
Lo stesso Niall che in quell'istante interrompe le sue riflessioni con un trascinato: “Non mi è permesso?”
Zayn ci mette un po' per ricollegare quella domanda al discorso che stavano facendo. “Pensavo che quel tipo fosse sufficiente a tenerti occupato” sbotta irritato, prima ancora di riuscire a controllarsi.
“Sei geloso?”
Il moro lo guarda allibito. Non riesce a credere che, dopo tutto ciò che è successo, Niall abbia davvero il coraggio di presentarsi a casa sua e pungolarlo domandandogli se sia geloso o meno.
“Se devi dirmi qualcosa, è meglio che tu lo faccia prima che io perda la pazienza. Oggi non sono per niente in vena, Niall.”
Niall lo studia per così tanto tempo che gli sembra di poter scomparire da un momento all'altro. Poi si avvicina a lui con un passo, e Zayn arretra, infastidito. Può percepire il filo di tensione che li tiene legati. Scarica il proprio peso contro il muro e guarda negli occhi il ragazzo, senza dire una parola. Sembra così provato che tutto ciò che vorrebbe fare è baciarlo e assicurargli che andrà tutto bene. Si trattiene e Niall avanza di un altro passo, accorciando l'ipotetico filo e spezzandolo quando “Io volevo solo...” inizia a biascicare, incerto. Poi scuote la testa, la abbassa per un momento e si fissa i piedi, e quando la rialza intercetta lo sguardo del moro in poco meno di un istante.
Il respiro di Zayn si fa pesante e accelera; è costretto ad abbassare lo sguardo per non arrossire. Nonostante tutto il tempo che è passato, è ancora capace di arrossire sotto il gelido sguardo dell'altro.
Quando Niall si sporge in avanti per baciarlo velocemente sulle labbra, allora può considerare definitivamente rotto il filo che li univa. Zayn rimane immobile per svariati secondi, concentrandosi con costernata sorpresa sui movimenti lenti dell'altro, studiandone ogni singolo dettaglio e costringendosi ad imprimerseli sulla pelle. Gli mancava così tanto, sentire le dita gelide di Niall sui propri polsi, che, adesso che lo sta toccando, gli sembra quasi inverosimile. Surreale. Il ragazzo fa risalire le dita lungo le maniche della sua felpa e le appoggia delicatamente sulle sue guance, poi si stacca dalle sue labbra e spinge leggermente la propria fronte contro la sua. Ha gli occhi serrati; Zayn, invece, li spalanca e osserva, per quanto gli sia possibile, la sua espressione concentrata. Le ciglia bionde del ragazzo quasi si impigliano con le sue e Zayn è certo che, se solo fosse un poco più distante, riuscirebbe a contare le lentiggini che gli ornano la pelle nivea.
Niall lo bacia di nuovo e respira contro le sue labbra, direttamente nella sua bocca, poi apre gli occhi e fa scivolare la mano sinistra sulla nuca di Zayn, tirandogli leggermente i capelli e obbligandolo a guardarlo negli occhi. Resta in silenzio e il moro non ha il coraggio di aprire bocca. Si perde nell'azzurro dei suoi occhi e deve sforzarsi di non sorridergli, giusto per non mostrarsi troppo debole e così dannatamente dipendente da lui. Giusto per fargli pensare che ultimamente non è – assolutamente, figuriamoci – il suo primo ed ultimo pensiero. Giusto per illudersi di non essere completamente innamorato di lui. Che fatica la vita.
Specialmente quando Niall sembra così propenso a baciarlo di nuovo e a bloccarlo contro il muro. Lo lascia fare, in ogni caso. Sia perché non ha più la forza per nascondersi, sia perché sente l'impellente bisogno di averlo di nuovo accanto, non solo a livello fisico, ma anche emotivo.
Niall
Niall guarda negli occhi Zayn, gli tira leggermente i capelli. Gli accarezza la guancia con il pollice, lasciando correre l'indice lungo la sua mascella. I suoi occhi scuri lo fissano, incerti e curiosi al tempo stesso, allora Niall si sporge in avanti e lo bacia di nuovo. Come prima, si limita a sfiorargli le labbra con le proprie e a premercele contro con delicatezza. Fa scivolare la mano lungo il suo collo ed è più che certo di sentire i battiti accelerati di Zayn. Sorride. Gli sembra di essere in un sogno, incredibilmente consapevole di ogni mossa che compie, ogni movimento è lento e calcolato, studiato. Come se facesse parte di uno schema elaborato tempo prima, che deve essere rispolverato dall'ideatore perché egli ha qualche lacuna al riguardo. Come se non si ricordasse più come toccarlo, nonostante l'abbia fatto un milione di volte. Nonostante sia sempre stata la cosa più semplice, essere fisicamente attratto da lui.
Niall gli bacia il viso: la fronte, l'arcata delle sopracciglia, le tempie, la punta del naso, gli zigomi alti, il mento, le guance, completamente sbarbate. La pelle del moro è liscia e tiepida al tatto e Niall quasi sobbalza quando se ne accorge, rendendosi conto dello spaventoso contrasto tra la temperatura delle proprie dita e quella della pelle del ragazzo. Sorride, lo bacia con più decisione e poi si lascia prendere dalla foga. Si accorge di avere fretta, brama di poter avere di nuovo il sapore delle labbra di Zayn contro le proprie, desidera toccarlo al più presto. Fa correre le proprie dita dal suo collo al suo torace, fino a raggiungere i fianchi stretti del ragazzo, celati da una scialba felpa nera. Mette pressione nella propria presa e gli afferra le cosce, prendendolo in braccio e azzardandosi a staccarsi per un momento dalle sue labbra. Con passi incerti, si avvicina a letto, cercando di riprendere un normale ritmo di respirazione e nascondendo il viso contro il collo del ragazzo. Il suo odore gli invade le narici e Niall non riesce a scordarsi di esso nemmeno quando lascia cadere il moro sul letto e si issa sopra di lui, allontanandosi un momento dal suo corpo. Fa per guardarlo negli occhi, ma Zayn gli afferra il colletto della giacca e lo attira a sé, sfilandogli poi l'indumento con un movimento così brusco che Niall rischia di farsi male ad un braccio. Tuttavia ride, ricacciando indietro il lamento di dolore e annullando le distanze tra i loro corpi. Il suo petto combacia con quello di Zayn e ci vogliono appena pochi secondi prima che la propria respirazione si sincronizzi con la sua. I respiri accelerati del moro gli premono contro il petto e Niall vorrebbe tanto poterli assorbire per cibarsene. O collezionarli. Che idea malata. Ride della propria follia, e quando Zayn gli domanda il motivo, gli tappa la bocca con un leggero bacio a stampo, prima di venire completamente travolto dall'improvvisa presa di posizione del moro. Che, non si sa quando, ha deciso di afferrargli i polsi e spingerlo sotto il proprio corpo, serrando le ginocchia intorno al suo bacino e guardandolo con un'espressione esasperatamente incerta. Spaventata, quasi. Le sue pupille sono spalancate e il suo sguardo è attento anche al più minimo movimento, la sua postura è rigida. Niall si chiede perché il ragazzo appaia così teso. È immobile, a cavalcioni su di lui, e lo fissa penetrante, la labbra leggermente dischiuse e le mani posate sulla sua felpa. Poi, con un movimento un po' goffo, inizia a sfilargliela. Niall lo lascia fare, per vedere dove vuole arrivare. Teme che, non appena accennerà a sfilargli la felpa nera che indossa, Zayn si allontanerà; quindi rimane fermo, mentre percepisce sul proprio corpo le mani dell'altro. Ormai è così abituato ad avere addosso le mani di Finn, che quelle di Zayn gli risultano estranee: la pelle dei polpastrelli è indurita dall'uso frequente di tempere e pennelli, le sue unghie sono più squadrate di quelle di Finn, le dita più sottili e lunghe, i palmi più ampi.
E sono frenetiche. Niall sussulta quando le mani del ragazzo raggiungono il bottone dei suoi jeans e iniziano a giocherellarci. Nella stanza c'è un silenzio assurdo, l'unica cosa percepibile è il respiro accelerato di entrambi, così rumoroso da sovrastare qualsiasi altra cosa. Gli occhi di Zayn sono enormi, spalancati, e luccicano. Niall si chiede se sia sull'orlo delle lacrime, e sta per pronunciare quella domanda ad alta voce, quando il moro rompe quel breve idillio di sguardi chinandosi su di lui. Lo bacia con foga e frustrazione, come se fosse stanco di porsi tutti i freni precedenti e come se non volesse fare altro che abbandonarsi tra le sue braccia; così Niall lo stringe contro il proprio corpo e risponde al suo bacio urgente. Quasi singhiozza quando Zayn si allontana delicatamente da lui e scende impacciato a baciargli il collo, per poi passare allo sterno, allo stomaco. Chiude gli occhi quando i denti del ragazzo si conficcano con dolcezza nella pelle cedevole del suo stomaco e le sue mani circondano i suoi fianchi, sfilandogli con impazienza i jeans. Riapre gli occhi e fissa il soffitto della stanza. Adesso capisce perché Zayn soffre di insonnia: il suo letto, un materasso da una piazza e mezzo gettato nell'angolo più remoto della stanza, è davvero scomodo. Forse per il fatto che è semplicemente adagiato a terra, forse perché è vecchio. Attraverso la parete Niall percepisce le ovattate note di Sul bel Danubio blu e gli verrebbe quasi da ridere per l'assurdità della situazione, se solo fosse concentrato nel tentare di non venire immediatamente. La scena vista da un occhio esterno deve risultare totalmente assurda: il ragazzo di cui è innamorato da più di sei mesi gli sta facendo un pompino sul materasso più scomodo che sia mai esistito, mentre i vicini di casa fanno mostra di un vastissimo repertorio di musica classica alle dieci e mezza di sera. Quando raggiunge l'orgasmo, una mano tra i capelli di Zayn e l'altra serrata intorno al lenzuolo, i vicini hanno cambiato aria e sono passati al Valzer dell'Imperatore e Niall ha finalmente capito che stanno riascoltando il concerto di Capodanno di Vienna. Il perché lo stiano facendo in aprile non gli è esattamente chiaro, ma smette di preoccuparsene quando Zayn si tira a sedere e incrocia lo sguardo, passandosi il dorso della mano sulla bocca e pulendosela con la manica della felpa. Lo segue con lo sguardo e abbassa le palpebre quando lo vede lasciarsi cadere al suo fianco, sfiorandogli il corpo in più punti. Volta il capo e lo guarda di nuovo, spalancando gli occhi e sorridendo svogliatamente, ma quando nota che gli occhi di Zayn sono fissi sul soffitto, li sposta lì anche lui. Adesso che Zayn non è più tra le sue gambe, si sente incredibilmente scoperto e vulnerabile, ed ha freddo. Così, un po' goffamente, cela il proprio corpo pallido e proporzionato sotto il lenzuolo bianco, per poi voltarsi su di un fianco.
Zayn è esageratamente bello. Il suo profilo è qualcosa di statuario e la sua espressione qualcosa di decisamente meno statuaria. Niall è così incantato che non riesce nemmeno a descriverlo a parole: i suoi lineamenti sono duri, ma gli occhi enormi e i capelli, adesso più lunghi e vagamente ondulati, gli conferiscono un aspetto vulnerabile e, a tratti, innocente. Allunga una mano per accarezzargli una guancia e sorride quando Zayn chiude gli occhi e si lascia andare al suo tocco. Fa correre l'indice lungo la linea della sua mascella per un momento che gli sembra infinito, poi si decide ad issarsi a sedere e, con un movimento piuttosto brusco, gli cinge il bacino con le gambe. I pantaloni del ragazzo sembrano come propri sulla pelle nuda di Niall, che stringe un lembo della felpa del moro tra le dita e lo sprona ad alzarsi. Poi aspetta. Non sa se sfilargli o meno l'indumento, non tanto perché ha il terrore di cosa possa trovarci sotto, ma perché ha paura di ferirlo. Non vuole obbligarlo a mettersi in mostra, non se è quello che Zayn non vuole fare. Si domanda da quando in qua gli importi così tanto di qualcuno che non sia sé stesso. In ogni caso, molte persone sarebbero felici di sapere che parte del suo egoismo svanisce, quando si tratta di Zayn. Deglutisce, poi sposta le mani sui fianchi del ragazzo e lo guarda per un lungo istante, come per chiedergli il permesso. Non se nemmeno lui di cosa, poi, ma attende lo stesso. Quando Zayn scrolla leggermente le spalle, si azzarda a sfilargli la felpa, prima che il moro se ne penta. La prima cosa che nota, nel vederlo per la prima volta senza una maglia, è l'immensa quantità di tatuaggi. Il braccio destro ne è completamente ricoperto e, nonostante siano un ammasso di disegni senza senso, insieme danno luogo a qualcosa di incredibilmente equilibrato. Sul braccio sinistro ci sono meno tatuaggi: una tigre su una spalla, dei disegni astratti sul polso, il simbolo dello yin e dello yang. Un cerotto lungo e stretto copre la sua carnagione caffelatte dall'interno della piega del gomito fino al polso. Niall, notandolo, si morde l'interno della guancia e decide di non porsi troppe domande. Almeno per il momento. Non capisce cosa ci sia che non vada in Zayn: il suo corpo, se si esclude la fasciatura linda e lineare, è praticamente perfetto. Passa i polpastrelli lungo le sue clavicole e li fa scendere lungo lo sterno del ragazzo, aprendo il palmo della mano e posandolo sopra al suo cuore. Ne può sentire i battiti irregolari, cosa che lo fa sorridere. Il suo sorriso, tuttavia, si amplia quando Zayn posa una mano sulla sua e fa intrecciare le loro dita. Poi, mettendo una leggera pressione nei suoi movimenti, spinge la mano di Niall a circondargli la schiena. La pelle è più scivolosa vicino alla colonna vertebrale, a tratti sembra quasi non esserci. Non ha neppure tempo di fare domande che Zayn si gira di scatto e gli dà le spalle, mettendosi completamente in mostra, nudo sotto i suoi occhi. Dal modo in cui tremano le sue dita, Niall sospetta che non si sia mai mostrato a nessuno in quel modo. Solleva la mano sinistra per accarezzargli la nuca e il collo, gli occhi fissi sulla sua schiena. Parte di essa appare ai suoi occhi come bruciata. Non è un gran bello spettacolo, Niall deve ricacciare indietro un groppo di saliva prima di fare la domanda più stupida del mondo. “Ti fa male?”
Zayn ride nervosamente in risposta, mentre Niall si cura di far scendere la propria mano su quella cicatrice che occupa quasi tutta la parte sinistra della schiena del ragazzo. Anche il suo gomito e la parte superiore del suo braccio sono ridotti nello stesso stato.
“Scusa, era una domanda stupida.”
“Fa niente.”
Lo intravede chiudere gli occhi sotto il suo tocco delicato e si obbliga a non serrare gli occhi. Non sa se gli faccia più orrore il fatto che Zayn si sia nascosto da lui per così tanto tempo per una cosa del genere o la consapevolezza di vedere il suo corpo violato in modo così meschino. E allo stesso tempo si sente in colpa perché non riesce a restare indifferente a quella vista, non riesce a non inorridire. Non riesce a non esserne, almeno in parte, disgustato. Lì, dove la pelle dovrebbe essere liscia e distesa, sembra un foglio accartocciato.
“Di' quello che devi dire” la voce di Zayn, nel pronunciare quelle parole, sembra stanca e sconfortata, abbattuta da un peso così grande che Niall deve mettercela tutta per non scoppiare in lacrime. Non sa esattamente perché la cosa lo inorridisca tanto, ma se lui fosse al posto di Zayn non l'avrebbe presa con così tanta calma. Si domanda come dev'essere sapere che metà della tua schiena è come bruciata. Sempre meglio la schiena che il viso, certamente, ma dev'essere una cosa difficile da accettare. È come se una parte del corpo del moro non ci fosse più, completamente mangiata da... acido. Niall realizza solo in quel momento che non è una semplice bruciatura da fuoco. Si tratta di acido. Inorridisce anche soltanto a pensare a quella parola. Posa tutto il palmo della mano sulla sua scapola sinistra e si concentra sul calore che la sua mano irradia alla pelle del moro. “Ha fatto male?”
Lo vede annuire. Non gli chiede altro. Sia perché preferisce non sapere, sia perché non vuole sforzarlo a parlare. Ma forse tra le due opzioni più la prima. Perché Niall è un codardo e perché non è abbastanza forte da sapere cosa gli è successo senza scoppiare a piangere davanti a lui. Perché già non riesce a sopportare il dolore intriso nella voce di Zayn, figurarsi se riuscirebbe a sostenere una conversazione in cui il ragazzo gli spiega come si è procurato quell'orribile cicatrice e quanto abbia sofferto sia durante che dopo l'accaduto.
“Dài, Nì, di' quello che devi dire.”
Niall resta in silenzio, accarezza piano la parte lesa di pelle e scopre che al tatto non è poi così male; forse è solo questione di abitudine. Fa scorrere i polpastrelli sulla sua colonna vertebrale, sfiorandola appena, poi disegna dei ghirigori astratti su tutta l'estensione della cicatrice.
“Sei un mostro, Zayn. E anche se mi hai fatto il miglior pompino della mia vita, adesso che ho visto come sei veramente, ho qualche ripensamento su di te” biascica laconico Zayn, sottovoce. Niall ridacchia della sua estrema serietà, poi si sporge in avanti e gli bacia il tatuaggio rappresentante un uccello su un ramo che gli decora la base del collo. Con incertezza, si china appena e gli bacia una spalla, poi la scapola, il torace. La pelle ha una consistenza diversa sotto le sue labbra, ma non per questo gli sembra meno degna di attenzione. Per quanto a primo impatto una vista del genere possa inorridire, per quanto riguarda il senso del tatto non è troppo diverso. La carnagione è traslucida e arrossata, ma Niall cerca di non farci vaso. Così come cerca di ignorare i suoi tremolii. Gli circonda le spalle con entrambe le braccia e lo attira contro di sé, facendo combaciare la sua schiena con il proprio petto. Al fine di baciargli delicatamente una guancia, inclina la testa e sorride nell'inspirare e assorbire l'odore del suo dopobarba.
“Zayn,” mormora contro il suo orecchio, “Smettila di tremare.”
“Scusa” biascica il ragazzo, un sospiro sconfortato smarrito. In ogni caso non smette di essere scosso da lievi tremiti per i successivi dieci minuti, tanto che è costretto a girarsi appena per poter nascondere il viso contro l'incavo del collo di Niall. I vicini hanno fatto ripartire il disco e Sul bel Danubio blu aleggia ancora nell'aria, attraverso la sottile parete della stanza.
“Fa schifo, vero?” mormora Zayn, il fiato che si abbatte contro la pelle cedevole del collo del biondo.
“Sì, abbastanza. Ma non sei tu a fare schifo. È la cicatrice in sé che fa schifo” si premura di fargli notare. Non se la sente di mentirgli e di dirgli che vedere la sua schiena deturpata in quel modo non lo tocchi minimamente.
“Grazie” biascica con voce atona il ragazzo, “per essere stato sincero.”
Niall sorride e inclina il capo per potergli lasciare un leggero bacio tra i capelli. Gli afferra il mento con la mano e lo obbliga a guardarlo negli occhi, ma finisce col perdervisi dentro: sono così grandi e spaesati e insicuri e timorosi e spaventati e abbandonati che gli viene quasi da piangere. Lo bacia delicatamente sulle labbra per non dover più guardare le sue pupille dilatate d'incertezza e di paura, lo bacia perché vuole il suo sapore sulle proprie labbra per l'ennesima volta e lo bacia perché non sa cos'altro fare. Non è mai stato granché con le parole, così si sforza di farsi capire a gesti e tenta di infilare in quel bacio tutto l'amore che prova per quel ragazzo. Cosa che ovviamente non gli riesce, perché Zayn si stacca quasi immediatamente da lui.
“Che c'è?” chiede, senza capire.
“Non voglio farti pena. Non voglio che tu mi baci perché ti faccio pena e non vuoi lasciarmi solo.”
“Credimi, non sono assolutamente quel tipo di persona” lo rassicura Niall, screditandosi senza nemmeno accorgersene.
“Lo so” ribatte Zayn, alzando una mano per accarezzargli la guancia e far scorrere un pollice sul profilo delle sue labbra. Niall aspetta che abbia spostato le dita, prima di riprendere a parlare: “allora perché me lo dici?”
“Non lo so. Di solito tutti stanno con me più per pena che-”
Non riesce a finire la frase che Niall lo sta baciando di nuovo, stringendolo in una morsa angusta e autoritaria. Zayn sorride leggermente e appoggia la nuca sulla sua spalla destra, mentre Niall punta il mento sulla sua clavicola sinistra. “Non sono una di quelle persone che sta in compagnia di determinate persone perché non ha il coraggio di abbandonarle. E tu dovresti smetterla di far girare la tua vita intorno a questo. È stupido pensare che una cosa del genere impedisca alle persone di amarti.”
Siccome Zayn non gli risponde, quell'ultima parola aleggia nell'aria per svariati minuti, in compagnia della melodia di Sangue Viennese. Niall non lo obbliga a parlare e non si obbliga a parlare. Rimane semplicemente immobile, nudo, con il corpo di Zayn schiacciato contro il proprio e il suo respiro a infrangersi contro il proprio collo. La sua posizione non è troppo comoda: ha le gambe piegate – affinché Zayn si senta protetto, circondato da un corpo altrui – le braccia strette intorno alle sue spalle ed ha un gran freddo, ma non si lamenta. Anzi, a dirla tutta, rimarrebbe così per tutta la vita. Questo è quello a cui sta pensando, quando Zayn si volta all'improvviso e lo spinge all'indietro sul materasso, issandosi su di lui e spartendo il proprio peso tra i gomiti e le proprie gambe. Lo sta guardando negli occhi e Niall fissa sbigottito questa sua improvvisa presa di posizione, anche se non se la sente di obiettare. Zayn lo bacia a lungo e lo tocca fino a portarlo all'esasperazione, fino a fargli pregare di fare l'amore con lui perché vuole che sia suo, nonostante tutto. Ed è esattamente quando Niall sussurra quelle esatte parole nel suo orecchio - “Fai l'amore con me, Zayn” - che teme di aver rovinato tutto e di aver fatto una cazzata. Invece la paura scompare dagli occhi del moro, sostituita da qualcosa di più profondo e indecifrabile, che fa percepire a Niall svariati crampi allo stomaco. Poi, quando Zayn lo bacia, un po' è come se lo stessero prendendo a pugni e un po' è come se stesse percorrendo la strada per il paradiso.
Si sveglia di soprassalto. È notte fonda, ma la luna piena illumina quasi a giorno la stanza. Niall si rigira tra le coperte, il panico a trasudare dai suoi pori sotto forma di sudore, e cerca Zayn con lo sguardo. Lo trova solo dopo svariati secondi, le spalle appoggiate al muro e il viso leggermente sollevato nella sua direzione. In silenzio, si districa dall'intreccio delle coperte e si avvicina a lui, accoccolandosi contro il suo petto e stringendosi addosso le lenzuola. Sa di essere sudato, e sa anche di star tremando lievemente, ma cerca di non pensarci troppo. Chiude gli occhi e cerca di regolare il respiro, lasciandosi investire dal persistente odore di Zayn, che pare calmarlo in pochi istanti. Passa almeno mezz'ora prima che Zayn si decida a chiedere: “Tutto okay?”
Niall annuisce solo e gli bacia lo sterno, serrando ancora di più le braccia intorno al suo busto. Nasconde il viso contro il suo petto e gli chiede di parlargli di qualcosa. Lo ascolta per svariati minuti, prima di decidersi e porre la domanda fatale: “Cosa hai fatto al braccio?”
Glielo sfiora nel chiederglielo, passando il pollice sulla stoffa ruvida della garza e sentendo Zayn tremare sotto il proprio tocco.
“È successo circa un anno fa” tossisce, si schiarisce la voce. “Non ne potevo più e ho pensato di darci un taglio. Nel vero senso della parola.”
C'è un velo di macabra ironia nel suo tono e nel modo in cui scuote il braccio sinistro, come se appartenesse ad un burattino e non al suo stesso corpo. Niall si mordicchia l'interno della guancia, pensieroso. Si domanda perché si sia dovuto innamorare di un ragazzo così difficile, fragile e indifeso. Deve c'entrarci qualcosa il karma, per forza. Se fosse stato una persona migliore, sicuramente avrebbe avuto una relazione meno complicata.
“Non lo fare più, okay?” domanda piano, chiudendo gli occhi e disegnando cerchi astratti sulla pelle del suo fianco.
“Cosa?”
“Non provare più ad ammazzarti, adesso che stiamo insieme.”
Poi, con una risatina, aggiunge: “Ho notato che sei piuttosto propenso al suicidio e preferirei passare un po' di tempo con te, prima di trovarti morto nella vasca da bagno o cose simili.”
Zayn non ride, ma gli accarezza la guancia e Niall può sentire il peso del suo sguardo, nonostante abbia gli occhi chiusi.
“Stiamo insieme?” domanda sorpreso Zayn.
“A quanto pare” conviene Niall. Poi si pente di quello che ha detto e “Perché, a te non va bene?” si affretta a domandare.
Zayn lo corregge immediatamente: “Non ho detto questo. È che pensavo che tu- tipo, venissi qui e poi te ne saresti andato come... come hai fatto ogni volta.”
“Non me ne vado” afferma solo Niall in risposta.
Ne è così sicuro che non ha nemmeno bisogno di baciarlo per confermarglielo. Sa che è così e basta, perché non riesce a stare troppo tempo lontano da lui e perché, in fondo, ha bisogno del moro, forse più di quanto Zayn ne abbia di lui.
“Quindi stiamo insieme?”
“Sì.”
“E siamo una coppia?”
“Sì.”
“Quindi posso venire a prenderti al lavoro, baciarti quando mi pare, cose così?”
“Ovviamente.”
“E possiamo fare sesso ogni volta che vogliamo?”
“Qualcosa mi dice che non hai mai avuto una relazione, Zen.”
“No, in effetti. Ma ci sto lavorando. Ho letto un sacco di cose al riguardo, no? Intendo, libri. Libri in cui delle persone hanno una relazione. È una cosa normale, no? Tipo tu parli e io ascolto, poi io parlo e tu ascolti, poi magari una sera io ti preparo la cena a sorpresa e tu fingi di non saperlo, anche se in realtà lo sai perché io non so fare le sorprese. Cose così no? Semplici, quoti-”
“Zayn?” lo interrompe divertito Niall, la voce impastata di stanchezza e gli occhi assonnati.
“Che c'è?”
“Niente, sei carino quando ti agiti.”
Lo scappellotto che gli tira Zayn se l'è totalmente meritato, deve ammetterlo, ma se è il prezzo che deve pagare per vederlo così spensierato e sereno, anche solo per pochi istanti, è più che disposto a farlo.
Zanzan!
Non so con quale coraggio io mi ripresenti qui dopo... quanti mesi? Probabilmente non aggiorno da settembre. La scuola e la vita mi hanno preso molto e la mia scarsa autostima ha fatto il resto. Ho letto e riletto questo capitolo fino alla sfinimento e alla fine ho deciso che basta. Quindi ieri sera ho scritto le ultime pagine e via. Ovviamente, non vi piacerà. Ma hey, non piace nemmeno a me, perciò non fatevene un problema. Anzi, siate arrabbiate. Sia perché sono una persona orribile, sia perché il capitolo è orribile. Anygay, in questo capitolo è fondamentale la parte finale perché si scoprono alcune cose su Zayn e blablabla. Questo capitolo è esageratamente fluff (solo la parte finale, forse), ma ero in vena. La parte finale è anche molto lenta, infatti non succede un cazzo, ah ah. Non sono soddisfatta del lavoro, ma se non posto ora poi me ne pentirò e addio.
P.S.: sto lavorando a due minilong (una ziall e una larry) e la larry credo la posterò domani? I really don't know. Se la leggete fatemi sapere cosa ne pensate.
Ah, non recensite questo merdoso capitolo 15 perché davvero non se lo merita. Me l'ha detto personalmente.Spero abbiate passato delle vacanza di Natale belle bellissime meravigliose e che vada tutto bene.
Su twitter sono @biacholic ma non vi conviene seguirmi, visto che disagio. Scrivetemi se volete contattarmi in luoghi diversi da efp.
Bacini,
Giuls xx :)
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