§ * You are the music in me * § di hilaryssj (/viewuser.php?uid=25690)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio delle vacanze ***
Capitolo 2: *** Luna rossa. ***
Capitolo 3: *** Lacrime e dolore ***
Capitolo 4: *** Lascerà il segno. ***
Capitolo 5: *** Senza te... ***
Capitolo 6: *** Ricominciare... ***
Capitolo 7: *** Niente resta come prima. ***
Capitolo 8: *** L'idea non detta. ***
Capitolo 1 *** L'inizio delle vacanze ***
You
are the music in me
L'inizio delle vacanze
Giugno.
Gli ultimi giorni
di scuola erano sempre i più pesanti da sopportare, legati
alle ultime verifiche e interrogazioni, mentre il caldo soffocante
iniziava a farsi sentire nelle aule affollate.
I professori
continuavano a spiegare gli ultimi concetti, argomento di studio che
gli alunni avrebbero dovuto affrontare il prossimo anno, ma i ragazzi
non ascoltavano quasi più. La loro mente vagava oltre le
mura dell’edificio in cui si trovavano, immersi
già nelle loro prossime vacanze estive, fra uscite con gli
amici e tuffi in piscina.
Pochissimi minuti
ancora e l’ultima campanella sarebbe suonata. Per tre
rilassanti mesi nessuno più l’avrebbe sentita
trillare ancora.
Il prof. di
matematica continuava a parlare di numeri, scrivere alla lavagna,
convinto che qualcuno prendesse davvero appunti. Gli zaini erano
già chiusi, i banchi liberi da qualsiasi materiale
scolastico, i ragazzi pronti all’ urlo di vittoria.
I secondi
scorrevano a rallentatore scandendo i respiri di ognuno.
“Bene
… questo è tutto. Non dimenticate di fare le
equazioni che vi ho assegnato. Vi auguro buone vacanze e spero che in
questi tre mesi non vi scordiate almeno le quattro operazioni di base,
anche se è inutile che ve lo dica. Prima che mi dimentichi
… questi sono i moduli per gli stage estivi e gli eventuali
corsi extrascolastici, se siete interessati.” disse il prof.
passando tra i banchi, distribuendo i fogli.
“Chissà
se qualcuno di voi ha la buona volontà di fare qualche
lavoretto durante l’estate …”
continuò sarcastico.
“Figuriamoci
… io me ne sto a casa a dormire!”
sussurrò un ragazzo della penultima fila al vicino che
annuì sbuffando.
“Si
dà il caso, signor McDugal, che a questi stage non solo si
guadagna un lauto stipendio, ma vengono aggiunti punti al vostro
curriculum scolastico … cosa che vi servirà molto
agli esami di maturità. Ovviamente, nessuno la obbliga
… sempre se ci arriva alla maturità.”
riprese l’uomo ancora più acido.
McDugal, umiliato,
arrossì e abbassò lo sguardo fissando il modulo
sul suo banco.
Driiin …
Il suono stridulo
della campanella prese a rimbombare per tutta la scuola di Satan City.
Subito dopo un urlo
collettivo riempì le aule, fogli volanti di vecchi appunti
si sparsero sul pavimento e un fracasso di sedie scricchiolarono
fastidiosamente.
Era finita.
Fuori dalla scuola,
nel piazzale, rombi di motorini e clacson impazziti turbavano la quiete
del quartiere. Circa un centinaio di studenti, se non di
più, stavano sulle scalinate a parlare assaporando a pieno
l’inizio definitivo dell’imminente estate.
Due ragazze
all’incirca sui diciassette anni si allontanarono dalla
bolgia con lo zaino in spalle e un sorriso di chi alla fine aveva vinto.
“Maledetta
scuola! Fortuna che è finita … alla faccia della
professoressa di chimica, sono riuscita a strappare un sei di
media.” esclamò entusiasta la giovane
dall’aria latina e una carnagione lievemente più
scura del normale, esotica.
“Hai
ragione, Kerol. Non ne potevo più di reazioni e miscugli
…” concordò l’amica dalla
carnagione chiara e i capelli dorati.
“E poi
… hai sentito il prof di matematica, all’ultima
ora? Stage estivi e corsi extrascolastici … maddai
… figurati se ci andiamo a rovinare l’estate in
quel modo.”
“Bhè
… veramente io …” non finì
la frase … venne interrotta.
“Ciao
ragazze!” urlò un ragazzo più grande
comparendo dietro di loro, al settimo cielo.
“Ciao
Kail! Per te è finita definitivamente eh?”
scherzò Kerol.
“Puoi
dirlo forte! Addio liceo, benvenuta Università!”
disse Kail abbracciando la bionda affettuosamente.
“Frena
l’entusiasmo, caro fratellino. La maturità non
l’hai ancora passata, meno che mai i quadri.”
ribattè la ragazza sciogliendosi dalla stretta del fratello
maggiore, guardandolo con una smorfia compiaciuta.
“Oh
… eddai, Becky … non portare jella! Tuo fratello
ce la farà, di che ti preoccupi? Pensa a divertirti!
E’ estate!” la riprese la mora.
“E poi
…” continuò il fratello, Kail, passando
un braccio intorno alla vita di Kerol con un sorriso fiero
“so di avere la sufficienza in tutte le materie. Dopo la
maturità sarò completamente libero fino a
Settembre! Tre mesi di completo ozio totale …”
disse sognante “pensando solo al divertimento … e
alle ragazze!” concluse fissando malizioso lo sguardo
divertito di Kerol, ancora abbracciati.
Becky
strabuzzò gli occhi. Non poteva credere che …
“Kail,
non provarci con la mia amica!” esclamò quasi
scandalizzata.
“Oh
… lascialo fare, Becky … non mi dispiace affatto
…” intervenne Kerol con tono sensuale.
“Kerol,
non provarci con mio fratello! Ma che vi prende a voi due?”
urlò, rabbrividendo all’idea di suo fratello e la
sua amica che …
“Rilassati,
sorellina. Stavamo solo scherzando. Lo sai che punto a prede ben
più ardue …” l’occhio gli
cadde su una rossa che gli passò accanto in quel momento
“ Tipo quella … ci vediamo stasera, Becky! Ciao
Kerol!” le salutò con entusiasmo salendo sulla
Golf metallizzata degli amici e defilandosi.
“Non
dimenticarti della cena pre-diploma … a casa, alle otto! Sei
il festeggiato, mi raccomando!” urlò la bionda per
farsi sentire.
“Certo!
Magari farò un po’ tardi, ma ci sarò
… salutami mamma e papà …
ciao!” disse distratto.
Becky fece per
ribattere, ma l’auto era già sulla strada con il
finestrino chiuso.
“Oh
… non cambierà mai, quel testone! Mi fa sempre
passare un sacco di guai …” sospirò
esasperata.
“Forza,
Becky … come ho già detto …
è finita! Rilassati … hai ancora i nervi troppo
tesi …” la consolò la mora.
“Si,
forse hai ragione …”
“Bene
… per prima cosa … gettiamo via questi moduli per
stupidi lavori estivi e vacanze studio … proprio non ci
aiutano a goderci questi benedetti tre mesi come si deve!”
Fece per estrarli
dallo zaino della bionda e gettarli nella spazzatura, ma venne bloccata
…
“Ferma!”
“Perché?
Non mi dire che vorrai …”
“Si,
esatto! Mi interessa quello del Conservatorio di Briston …
gli altri puoi anche gettarli, se vuoi.” disse disinvolta
estraendo dalla mano dell’amica l’opuscolo colorato.
“Ma sei
matta, Becky? Hai solo novanta giorni per crogiolarti nella
tranquillità … e tu che fai? Te ne vai in
un’altra scuola?!?”
“Il
Conservatorio di Briston è diverso … Nel periodo
estivo organizzano corsi di musica, alcuni al mattino altri al
pomeriggio, dipende dalla disciplina che scegli … Non
è una vera e propria scuola … alla fine avrai
solo un voto unico per tutto ciò che hai fatto e, nella
prova finale, ti misuri con tutti gli altri ragazzi
nell’Accademia con strumenti e vocalità diverse
… se vinci ti offrono una borsa di studio per proseguire gli
studi di 10’000 Yen. Non è male per un corso
estivo, no?”
“Si, ma
io credevo di passare con te le giornate in piscina e in giro per
negozi … non vorrai abbandonarmi, vero?” disse
dispiaciuta la mora.
“Cerca di
capire, Kerol … è una grande
opportunità per me! Mi piacerebbe davvero molto potermi
mettere alla prova …”
“Fammi
capire bene … tu vorresti andare a studiare in piena estate
in una scuola di musica? A quale scopo? E poi da quando ti interessi a
certe cose?” Kerol era davvero amareggiata
dall’iniziativa di Becky. Si era preparata molti piani per le
giornate di sole, in spiaggia, con la sua migliore amica …
non pensava si verificasse un imprevisto di questo genere.
“Non
c’è uno scopo. Voglio farlo e basta. E poi
… dai … secondo te perché ogni anno mi
offro al coro della scuola come voce principale o a comporre nuove
strofe con il pianoforte per la canzone di Natale?” era
davvero decisa. Avrebbe voluto farlo già l’anno
scorso, ma sua madre era stata operata al ginocchio e aveva bisogno di
lei. Quest’anno invece niente l’avrebbe fermata.
“Ehm
…” Kerol non sapeva neanche cosa rispondere.
“Senti
… mi piace la musica e adoro cantare. E’
l’ unica possibilità che ho per prendere un
diploma in un Conservatorio famoso come Briston prima del
diploma.”
“Ma come
farai? Si trova a più di cento chilometri da qui! Rever City
è sotto provincia della città dell’Est
… sei sicura che i tuoi saranno
d’accordo?”
“Devono
esserlo. Farò questa scuola ad ogni costo!”
rispose sicura Becky. Era convinta, ormai. Cantare era
l’unica cosa che amava fare e che le riusciva alla
perfezione. La Briston Hillman era la più grande scuola di
musica di praticamente mezzo mondo …
“Va bene
… tanto non riuscirò a farti cambiare idea. Fammi
sapere come và a finire con i tuoi, eh! Ciao!” la
salutò Kerol imboccando una viuzza di traversa.
“Contaci!
Ciao!” fece Becky proseguendo diritto per la via principale.
S’infilò le cuffie dell’I-Pod nelle
orecchie e sintonizzò la musica sui preferiti …
Percorreva il viale
alberato del suo quartiere, circa venti minuti dopo, sempre con le
canzoni dei più grandi artisti che
l’accompagnavano nei passi, nei respiri, nella mente
…
Era così
che si sentiva.
Il mondo si
colorava di mille sfumature quando ascoltava la voce di Kathia Ferring,
così dolce, melodica, alta, precisa …
La batteria di
sottofondo scandiva i suoi passi …
La chitarra dava
vitalità al suo stato d’animo …
Le cose davanti a
lei si aprivano al suo passaggio, più sicuro …
come se il mondo le appartenesse, come se lei e la musica fossero una
cosa sola, un unico spirito che viaggia sempre in coppia. Il battito
del suo cuore era in sintonia con ogni nota … non sapeva che
presto non sarebbe più stato così.
******************
“Mi
dispiace, Signor Son … ma, cerchi di capire … lei
è all’ultimo anno di Università e non
ha ancora abbastanza esperienza per un lavoro come professore di
chimica e fisica per recuperi estivi, qui, alla scuola
superiore di Satan City.” disse il Preside della scuola
osservando interessato le credenziali del ragazzo che aveva di fronte.
“Ma ho
conseguito il massimo dei voti l’anno scorso e pensavo
potessi essere utile durante l’estate per i ragazzi che hanno
bisogno …”
“Certo,
certo … noto con piacere che è davvero un ottimo
studente, ma come ho già detto, non possiamo offrirle questo
lavoro per via della mancata esperienza …” rispose
impassibile l’uomo. “Tuttavia … la sua
Università è di alto livello, a quanto vedo, e
tratta moltissimi argomenti di studio … le sarà
difficile stare dietro a così tanto lavoro, Signor
Son!”
“Bhè
… ho sempre gestito al meglio le mie ore di studio e speravo
comunque di guadagnare qualcosa durante il periodo estivo
…”
“Capisco.
Senta … so che studia anche storia della musica, alla sua
Facoltà, e fa anche molta pratica sulla chitarra e il
pianoforte, giusto?” chiese il Preside.
“Si
… a dire il vero non è una delle mie materie
preferite, ma non ho problemi in quel campo. Il pianoforte lo suonavo
già da quando avevo otto anni … mia madre mi ha
fatto prendere lezioni …”
“Molto
bene! Credo che lei sia la persona giusta, allora
…” sorrise.
“Che
intende dire, Signore?” domandò titubante il moro.
“Conosce,
vero, la famosissima scuola di musica Briston Hillman, a Rever
City?”
“Certo!
Durante le mie lezioni dell’anno scorso ho ricevuto gli
insegnamenti dagli stessi professori che d’estate insegnano
proprio lì! So bene di quale fama gode quella scuola
…”
“Perfetto!
Se vuole insegnare con un più che lauto stipendio, stanno
cercando alla Briston nuovi insegnanti, per lo più
apprendisti insegnanti, i quali impareranno a spiegare le tecniche
degli spartiti, eccetera … Lo fanno per portare avanti la
vecchia tradizione che vige in quel Conservatorio …
Sarà insegnante ai ragazzi che per il primo anno estivo
metteranno piede in quella scuola, con tante speranze … So
che magari non è ciò che si aspettava, ma
farà comunque esperienza e l’anno prossimo
potrà aspirare ad insegnare proprio qui. Che ne dice, Signor
Son?”
Gohan rimase senza
parole. Insegnare in un Conservatorio di musica?! Non era
ciò che si aspettava e sicuramente, nemmeno ciò
che voleva.
“Ecco
… River City è molto lontana e, sa, mi sono
appena fidanzato … non vorrei …” prese
a balbettare. Non sapeva che fare …
La distanza non era
un problema per lui … in volo ci avrebbe messo dieci minuti,
se non di meno, ma insegnare musica proprio non voleva …
eppure era l’unico modo per avere un minimo di esperienza
…
“Capisco,
Signor Son … vorrà dire che sarà per
il prossimo anno, dopo la laurea …”
sentenziò il Preside chiudendo la cartella delle referenze.
“No!
Voglio dire … va bene. Insegnerò al Conservatorio
di Briston Hillman …” disse con una punta di
risentimento.
“Eccellente!
Le preparo i moduli che dovrà compilare e spedire
…” disse l’uomo alzandosi dalla
scrivania “ah … Signor Son … non mi
sono dimenticato dei suoi voti quando ancora studiava qui!
L’intera scuola è entusiasta di avere un ex
allievo così applicato nello studio. Per
curiosità … chi è la
fortunata?” domandò assumendo un sorriso
amichevole.
“Oh
… bhé … si ricorda di Videl Satan,
vero?”
“La
figlia del Campione del mondo!?! Allora è lei il fortunato,
Signor Son!” esclamò sorpreso il Preside.
“Eh
già … ci sposiamo i primi di Settembre
…” confermò felice Gohan.
“I miei
più sentiti auguri, a lei e alla giovane Satan! Ve li
meritate tutti!”
Continua
...?!?
Sono
tornataaaaa!! Vi sono mancata?? Spero di si, perchè a me voi
siete mancate tantissimo!!
Bhè ... che dire? Questa è un'altra delle mie
enormi cavolate! Spero vi piaccia ...
Io ce l'ho messa tutta ... e se voi amate la musica ... questa fic
potrebbe aprirvi il cuore, come lo ha aperto a me nel scriverla!
Ditemi se la devo continuare ...
VVB ...
Mi lasciate un commentino?!? ^_^ Ne sarei molto contenta!!
Grazie! kiss
Ah ... prima che mi dimentico ... questa fic è ispirata al
film "Nata per vincere" (Hilary Duff) ...
La fic la dedico a Tara (Anche lei scrive su EFP) !! Lei adora Hilary
Duff (come me del resto ^__^). TVTTTB Taralluccina!! hihi
A presto!!
Kisses,
Hilaryssj
Dedicate
to Tara
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Capitolo 2 *** Luna rossa. ***
Capitolo 2: Luna rossa.
“Mamma,
papà … sono a casa!” urlò
chiudendo la porta d’ingresso.
Posò lo zaino sulla cassapanca e si diresse in cucina per un
abbondante pasto che la madre le preparava ogni giorno dopo la scuola.
“Ciao, tesoro! Com’è andata
oggi?” domandò Verisia alle prese con i fornelli.
“Molto bene, mamma … un sacco di compiti per le
vacanze e ragazze pon pon acide, come al solito. Niente di
speciale.” rispose Becky accomodandosi alla tavola
apparecchiata solo per lei e suo fratello.
“Oh, Becky … ti posso capire .. Anche alla mia
scuola era un continuo di litigi e pugnalate alle spalle.
C’è di buono che ora sei in vacanza! Tre mesi di
completo relax e shopping sfrenato!” esclamò
entusiasta zia Helen sedendosi accanto alla nipote, rubacchiando dal
cesto un panino integrale.
“Helen!” sgridò Verisia “Ozio
totale, dici? No! Mia figlia farà i compiti suddivisi per
giorno e farà qualche corso estivo di lingua straniera per
avere una marcia in più per il College … dico
bene, Rebecca?”
Becky sorrise.
Sua zia era la migliore in assoluto!
Era la sorella di suo padre, ma al contrario di lui, Helen aveva un
carattere molto spensierato e gioviale … era la sua migliore
amica, nonostante la differenza di età, l’adorava.
“Rebecca? Rispondi!”
Sua madre … era un tipetto con un carattere molto forte e
combattivo. Molte volte si litigava in casa, per cose anche futili come
il colore delle tende da bagno, ma, dopotutto, sapeva essere anche
molto dolce.
La zia le fece una smorfia confidenziale. Loro due sapevano capirsi.
“Rebecca!” la riprese la madre.
“Si, mamma … ecco … volevo appunto
parlarti di questo. Io pensavo che …”
“Visto, Helen? Becky sa cosa le aspetta nel periodo estivo.
Non riempirle la testa di sciocche frivole cose da ragazzina
… Piuttosto … Becky, sai
dov’è tuo fratello?” domandò.
La ragazza sospirò. Sapeva che non sarebbe stato facile.
Dopotutto, nessuno si aspetta che proprio lei, Becky, la studentessa
modello, perda tempo con corsi di musica e canto.
Sua zia capì che ci doveva essere qualcosa che non andava.
Le fece segno con la mano che ne avrebbero parlato più
tardi, da sole, mentre Verisia era girata.
La bionda annuì.
“Ha detto che andava a pranzo con i suoi amici …
tornerà stasera, immagino.” rispose alla richiesta.
“Oh … Kail è sempre il solito! Mi fa
preparare il pranzo per due quando potrebbe semplicemente avvertirmi
prima … ecco, tesoro! Mangia la pasta che ho cucinato
… almeno tu, fammi vedere quanto ci tieni a me e alla mia
fatica.” sospirò posando il piatto in tavola.
“Certo, mamma! Tu e papà avete mangiato al
ristorante, suppongo.”
“Si, come al solito, c’è sempre tanto
lavoro … ora lui è là che serve i
tavoli. Alle tre vado ad aiutarlo … vieni anche
tu?” chiese Verisia.
“No, mamma … almeno oggi, lasciami
vivere!” pregò la ragazza.
“Solo oggi perché è un giorno di festa
per voi. Dopodichè ci verrai a dare una mano nel locale
…”concluse la discussione la madre.
**************
Il sole iniziava a tramontare su Satan City. Le ombre si facevano
più lunghe e un leggero venticello, resto della primavera,
aleggiava caldo per le vie.
La grandissima casa Satan ergeva imponente, circondata da un giardino
curato enorme.
Alla finestra del secondo piano, sulla fiancata del palazzo, dove i
raggi luminosi puntavano verso le cinque del pomeriggio, Videl stava
salutando il suo fidanzato …
“E’ lontanissimo da qui, Rever City!
Perché ti hanno assegnato proprio quel lavoro?”
chiese imbronciata.
“Non ci posso fare niente, tesoro. Dovrò fare
esperienza da qualche parte, no?! La Briston Hillman è la
scuola giusta per iniziare! Tu non hai idea di quanto sia prestigiosa
…” si giustificò Gohan.
“Lo so benissimo, ma … oh … andiamo,
nemmeno ti piace, dì la verità.”
“Si, è vero … musica è una
materia che francamente non mi entusiasma, ma cerca di capire, Videl
…”
“Si, ho capito … ma allora vorrà dire
che non potremo vederci per tutta l’estate
…” disse la mora, dispiaciuta.
“Bhè … non proprio … i corsi
inizieranno a Luglio. Questo mese siamo liberi, dopodichè
…”
“Gohan, non puoi lasciarmi sola due mesi interi …
e con tutti i preparativi da fare ancora …”
mugugnò imbronciata.
“E’ per il nostro futuro, amore. Senza quel lavoro
non ho abbastanza referenze per fare il salto di qualità, lo
sai. E poi … non ti lascio da sola. C’è
sempre mia madre e mio padre …” disse il Sayan.
“Si, ma …”
“E … in volo ci metto pochissimo tempo a tornare a
casa. Se c’è qualche problema non devi fare altro
che chiamarmi. Dopo le cinque sono libero e prometto di venirti a
trovare ogni sera.” concluse Gohan malizioso.
Attirò a sé la ragazza e le diede un dolce bacio
sotto gli ultimi calori del sole estivo.
“Va meglio adesso?” chiese il ragazzo facendo gli
occhi dolci.
“Mhnn” fece finta di pensare
“assolutamente si!” esclamò richiedendo
ancora quel romantico contatto che non le fu negato.
“Sono solo due mesi. Dopo saremo marito e moglie, te ne rendi
conto, Videl?” Gohan era eccitato all’idea di
sposarsi con la donna dei suoi sogni.
“Si … non vedo l’ora!”
Si coccolarono ancora per qualche minuto, poi il Sayan
spiccò il volo, cullato dallo splendido pensiero del loro
imminente matrimonio.
************
Alle nove e mezzo di sera il cielo era già un unico velo blu
notte, ancora senza stelle e una luna bassa e rossiccia.
Non capitava spesso di vederla così grande e vicina alla
Terra. Becky dalla sua finestra la osservava, rapita da quella visione
mistica che l’affascinava.
Non sapeva perché, ma si sentiva strana, come se quella
visione spettacolare era comparsa per avvertirla di qualcosa.
Nonostante tutto, era felice di provare quella particolare sensazione
perché in un modo o nell’altro le dava
l’ispirazione giusta per comporre la canzone a cui stava
lavorando da tempo ormai.
It’s
funny when you find yourself
Looking
from the outside
I'm
standing here but all I want
Is
to be over there …
L’intonazione non era male. Forse andava cambiare qualche
nota sullo spartito e tenere un ritmo più fluido.
Becky afferrò gomma e matita e scribacchiò sul
block notes appoggiato sul leggìo del pianoforte.
Terminò soddisfatta, prese un lungo respiro e
lasciò che ogni nota scivolasse sotto le sue dita con
più continuità …
It’s
funny when you find yourself
Looking
from the outside
I'm
standing here …
Ripensandoci, il ritmo doveva sembrare leggermente più
lento, ma marcato, in modo da accompagnarlo meglio con la voce.
Bevve un sorso di thè alla malva abbandonato sul tavolino
accanto, si schiarì la gola e ricominciò dando ad
ogni tasto il tempo di farsi sentire …
It’s
funny when you find yourself
Looking
from the outside
I'm
standing here but all I want
Is
to be over there …
Molto meglio! Il primo pezzo non era male e l’espressione era
giusta …
Ora c’era da lavorare sul secondo tempo …
“Lo sapevo!
Quel disgraziato ha pure il cellulare spento! Appena rientra a casa lo
metto in punizione per tutto il mese …”
urlò suo padre dal piano di sotto.
“Un mese,
dici? Per tutta l’estate! Sapeva bene che stasera
c’era la cena del suo diploma … avrebbe potuto
avvertirci come minimo!” concordò sua madre.
“No, no
… è un irresponsabile! Fortuna che Rebecca non
è come lui! Vorrei tanto sapere dove abbiamo sbagliato
…”
“Tesoro, ora
non ti arrabbiare che ti fa male alla pressione. Quando
tornerà avrà quel che si merita … Ora
mangiamo che altrimenti si raffredda!” concluse Verisia.
Becky ascoltò in silenzio la loro discussione. Scosse la
testa esasperata …
Possibile che Kail si dovesse comportare sempre così?!
La bionda ci provava, lo riprendeva e lo sgridava, ma lui niente
… continuava a fare cavolate insulse come quella …
Toc toc …
“Avanti!” disse Becky.
Zia Helen comparve dalla porta color crema della sua stanza e la
richiuse.
“Puff …” sbuffò lasciandosi
cadere sul letto della giovane “E’ da minimo
mezz’ora che i tuoi litigano per Kail … ma si
può sapere dov’è finito?”
domandò stanca.
“Non ne ho idea … aveva detto che sarebbe
ritornato in tempo per la cena, ma è già in
ritardo di un’ora buona …” rispose
alzando le spalle.
“Oh … tuo fratello è incorreggibile!
Lui se ne sta fuori a divertirsi e noi qui ad aspettarlo con lo stomaco
che brontola dalla fame!” sospirò la zia
massaggiandosi la pancia modellata da anni di salutare palestra.
“Già …” assecondò
la ragazza con tono assente.
Helen si tirò su dal materasso. Prese un elastico dal mobile
e la spazzola. Si avvicinò alla nipote e si
dilettò a spazzolarle i lunghi capelli dorati.
Ad entrambe piaceva quel momento solidale fra loro. Era uno dei modi
migliori per rilassarsi e parlare tranquillamente.
“Allora, signorina 10 e lode … dì cosa
ti tormenta a zia Helen …”
Becky sorrise. Nessuno la capiva meglio della sorella di suo padre.
Semplicemente prese l’opuscolo della Briston Hillman e glielo
porse.
La donna lo squadrò per qualche secondo …
“Ahh … ho capito. Vuoi seguire il corso di musica
ques’estate, giusto?”
Becky annuì, deliziata dal massaggio alla testa che la
spazzola le procurava.
“Perché non l’hai detto a tua
madre?”
“Oh … andiamo, zia … mia madre
già mi rimprovera perché passo ore davanti al
pianoforte quando potrei studiare di più … come
se i miei voti non andassero bene … credi che
sarà felice di lasciarmi andare dall’altra parte
del paese per due mesi interi a studiare una materia che lei non vuole?
Per non parlare di mio padre poi …”
sospirò.
Helen ci riflettè un attimo.
“In qualche modo li convinceremo, allora!”
sentenziò alla fine.
“Già … spiegami come! E’
tutto il pomeriggio che cerco un modo …”
“Ti aiuterà la tua fantastica zia! Sai quanto io
possa essere convincente a volte … credimi! E inoltre
… so che tu ci tieni troppo a questo corso …
quindi dovremo mettercela tutta per vincere!”
Era così. Quella donnetta di trent’anni con i
capelli color castano e gli occhi verdi. Se voleva una cosa, la
otteneva … a costo di raschiare con i denti, vinceva sempre
lei. Becky riponeva sempre fiducia nelle sue parole e non ne era mai
rimasta delusa.
Drin … drin …
Il telefono squillò e subito Verisia dal piano di sotto si
precipitò a rispondere sperando che fosse Kail.
La sua teoria non era del tutto esatta, ma in qualche modo suo figlio
c’entrava …
La cornetta le scivolò dalle mani penzolando nel vuoto. Si
accasciò a terra per un giramento di testa improvviso.
Tutto intorno alla madre si offuscò. Tutto le
sembrò che le crollasse addosso.
Le parole urlate dal ricevitore chiamavano lei, ma nella sua testa ne
rimbombavano solo alcune, sconnesse e maligne.
“Suo figlio
… incidente … lesioni gravi … subito
… ospedale …”
Continua ...
Rieccomi!
Spero vi sia piaciuto il capitolo ... ^^ ... a me è piaciuto
tantissimo scriverlo!
Ps:
Per tutti i fan della
coppia Gohan/Videl. Non posso rivelare niente del continuo
della fic e di conseguenza non posso dirvi niente della coppia, ma vi
prego di fidarvi di me! Giuro, non vi deluderò!
Ringrazio:
- Tara :
Tesoroo ... hai visto??? Ti piace la fic? Eheh ... kissà
cosa ti ricorda!?! hihi ... tranqui ... è molto diversa
dall'originale! tvttttttttb kisskiss
- SweetPrincess
: Grazie infinite, cara! Sono felice che ti piaccia, anche se mi sembra
esagerato chiamarlo "capolavoro" eheh ... Comunque grazie di cuore!
kisskiss
- LinaSayan
: Che bello risentirti!! Sono felicissima che il primo cap ti sia
piaciuto! Cosa ne pensi di questo? hihi ... tvtttttttb kissskiss
- Ary22
: Ma ciaooo!! Da tantissimo che non ci sentiamo!! Grazie 1000 ...
aspetto una tua sentenza per questo cap! hihi kisskiss
- Frullalas
: o.o ... è una minaccia??? hihi ... nono ... tranquilla/o
(scusa ... non so chi sei e non vorrei fare le mie solite figure,
quindi parlo in generale^^) come ho già detto ... non
deluderò nessuno, spero! No ... anche io sono una fan di
Gohan e Videl e mi dispiacerebbe guastare il loro rapporto ... anche se
... hihi ... me si cuce la bocca! a presto e grazie! kiss
- Ladyultraviolet
: A te che ti ringrazio a fare? Tanto non lo leggerai mai!
ç_ç ... oh bhè ... fatti sentire eh!
(ps: grazie comunque!) kisskiss
- Gokuccia :
Devo dire che la tua recensione mi ha lasciata a bocca aperta! o.o Hai
definito il mio capitolo "perfetto"? Wowwww ... grazie 1000000000 ...
non pensavo facesse questo effetto! Davvero mi ha fatto molto piacere
leggere la tua recensione e spero di trovarne altre! kisskiss
- Marisa91
: Ciaooo!! Sono felice di risentirti! Si, in effetti è stato
proprio un bruttissimo periodo ... avevo paura di non riuscire
più a scrivere, ma poi si è rivelato il
contrario! Sono contentissima che ti piaccia ...!! a presto! kisskiss
PPS:
A proposito del mio bruttissimo periodo ... Per chi fosse interessato
ho scritto una one-shot al riguardo nella sezione "Drammatico"
(originali) ... s'intitola "E' tutto finito.". Magari potrà
non piacervi. A me ha aiutato molto scrivere quella fic
perchè ho scaricato tutto il mio rancore e i miei sentimenti
... Spero possa farvi capire o in parte ciò che ho passato!
Grazie.
Al prossimo cap!
Hilaryssj
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to Tara
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Capitolo 3 *** Lacrime e dolore ***
Lacrime e dolore.
Era
stato orribile.
Sua madre era scoppiata a piangere e quasi non era svenuta.
Suo padre si era precipitato da lei e l’aveva sorretta.
Dopo poche spiegazioni spezzate dai singhiozzi di Verisia, i suoi
avevano preso la giacca mentre lei e Helen erano accorse
nell’atrio, attirate dalle urla di disperazione.
Suo padre aveva accennato le condizioni gravi di Kail, da come era
riuscito a capire, e Becky si era spaventata.
Aveva pregato di poter andare anche lei all’ospedale, ma non
le fu permesso.
Non si era data per vinta … sua madre era troppo scossa per
significare qualcosa di superficiale.
Aveva cercato di salire in macchina, ma Helen l’aveva tenuta
stretta a sé.
La faccenda era grave e lei era troppo piccola per reggere
un’atmosfera grigia come quella della sala rianimazione.
Guardava le stelle brillare nel cielo e quella Luna rossa avvolgere
l’intera città.
Quella Luna che poco prima l’aveva tanto affascinata, ora le
pesava sullo stomaco. Era vero.
Quella notte era stato versato del sangue. Il sangue di suo fratello.
Era destino che il loro satellite fosse così quella sera
… e l’aveva avvertita.
Quella sensazione che aveva sentito non era solo semplice indigestione.
Se solo si fosse preoccupata di chiamare Kail quel pomeriggio, forse
tutto questo non sarebbe successo …
Lo sguardo le cadde sul pianoforte lì accanto, sullo
spartito scritto …
La canzone composta grazie all’ispirazione di
quell’avvertimento che ancora le affliggeva il cuore.
Le note accordate sotto il dolore che Kail aveva dovuto subire
…
La voce che le era uscita più melodica del solito, merito
del sangue versato sull’asfalto …
Si alzò dal davanzale con le lacrime agli occhi, sicura.
Chiuse con veemenza lo sportello dei tasti bianchi e neri, sbattendolo
con forza e fece scattare la chiavetta due volte, prima di lanciarla
per terra, da qualche parte …
Sull’orlo di un esaurimento, prese il quadernetto dove le
parole della canzone si ripetevano, piene di cancellature …
lo strappò in mille pezzi e lasciò che la carta
le scivolasse dalle mani, lacerata.
Era preoccupata.
Suo fratello era all’ospedale e lottava tra la vita e la
morte …
Come poteva ora non essere lì … vicino a lui?
Fargli capire che lei c’era, che non l’avrebbe mai
abbandonato al suo destino …
Sua zia era di sotto, a preparare del thè caldo …
poteva farlo … doveva farlo.
Scostò la tenda e con attenzione si calò
giù per la grondaia.
Appena toccò terra, scavalcò il recinto del
giardino e iniziò a correre …
L’ospedale era parecchio lontano da casa sua, ma non riusciva
a fermarsi.
La milza le doleva e il fiato le mancava, ma non poteva arrendersi
…
Credette quasi che se si fosse fermata, il respiro di Kail si sarebbe
arrestato e non poteva accettarlo.
Le lacrime scivolavano sulle guance senza sosta, offuscandole la vista
e le persone che passeggiavano felici per il corso sembravano solo
ombre indistinte.
Il buio intorno a lei.
Seguiva solo un punto immaginario davanti a sè.
Il resto non contava.
Spintonava e menava gomitate alla gente che le ostruiva il passaggio.
Non le importava.
Kail doveva vivere.
Si scontrò con un ragazzo, appena girato l’angolo
…
“Ehi, Becky!” salutò sorpreso, non
accortosi dello stato della ragazza.
“Lasciami, lasciami!” urlò furente.
“Ehi, ma … cos’hai?”
“Lasciami andare! Togliti di mezzo!”
sbraitò ancora, senza successo.
Sembrava sconvolta. Non sapeva come comportarsi. Nonostante lei si
dimenasse, la teneva stretta.
“Becky, che ti succede? Cos’è
successo?” chiese ancora.
La giovane si arrese e lasciò che le sue gambe doloranti
cedessero alle suppliche.
Il ragazzo la sorresse prima che potesse cadere.
Becky cercava di prendere respiro, piegata in due.
Le girava la testa e aveva la nausea.
Dovette tossire più volte, ma il fiato le mancava
…
“Becky, maledizione … respira!” lui era
spaventato. Non l’aveva mai vista in quello stato.
Lei non sapeva più cosa fare … Voleva continuare
a correre, ma a stento stava in piedi.
La gola era secca e le lacrime le ingoiava con amarezza.
Aveva freddo.
Ancora quella sensazione.
Più forte.
Con le ultime forze che le rimanevano cercò di allontanarlo.
“Ka … Kail … lascia … mi
…” disse con tono spezzato.
“Kail? Che centra? Tuo fratello? Dannazione, che è
successo, Rebecca?” la scuoteva per ottenere una spiegazione,
ma lei continuava a tossire e a piangere.
Becky stava male, lui lo sentiva. Forse aveva corso troppo e il suo
organismo richiedeva tregua.
La trascinò dietro l’angolo, più
tranquillo e le poggiò una mano sulla fronte.
Non ricordava che lei fosse asmatica …
“Becky, sei pazza! Hai corso da casa tua fino a qui senza
fermarti … come diamine hai fatto?”
Poggiò due dita sulle arterie alla base del collo di lei. Il
battito era troppo veloce …
“Becky, ascoltami …” disse terrorizzato,
prendendole il viso fra le mani “Devi calmarti. Respira
profondamente … segui il mio di respiro
…” le prese una mano e se la poggiò sul
petto.
Dopo alcuni minuti l’ossigeno stavano pian piano tornando e
lei respirava con più facilità, mentre la vista
si normalizzava.
“Tutto bene?” chiese riprendendole il battito
cardiaco dalle arterie.
“S- si” faceva ancora un po’ fatica a
respirare, ma almeno la testa le doleva di meno.
“ … Non sapevo fossi asmatica
…”
“Non lo sono …” rispose con un lieve
sospiro.
Non aveva ancora smesso di piangere. Le gocce continuavano a scendere
senza sosta.
“Mi vuoi dire che ti è successo? Perché
piangi?”
Becky non rispose nemmeno. Si scostò dal muro senza nemmeno
fissarlo e si guardò intorno cercando di orientarsi un
attimo.
Le ginocchia non la reggevano più.
Si appoggiò ad un palo della luce con la mano. Non ce la
faceva.
I singhiozzi ripresero più forti di prima. Non poteva
raggiungere suo fratello.
“Avanti, Becky … qualcuno ti ha fatto del male?
Cosa centra tuo fratello?” stava sclerando, non riusciva a
capire.
“Becky …” la girò e la
fissò dritta negli occhi, arrossati per il pianto
“Spiegami, ti prego!”
La ragazza, ormai priva di forze, gli si gettò fra le
braccia, sfogando tutto il suo dolore.
Lui non esitò a consolarla. L’angoscia lo
sovrastava. Non l’aveva mai vista piazzata così
…
Le accarezzò la testa, incapace di fare altro, impotente
davanti ad uno sfogo così drammatico.
“Aiutami, ti scongiuro!” pregò lei con
il viso nascosto, poggiato sul torace di lui.
La scostò prendendola per le spalle fragili e minute e la
fissò dritta negli occhi con uno sguardo serio.
“Becky … spiegami tutto. Dopo potrò
aiutarti!”
“E’ … si tratta di Kail … ha
… ha fatto un incidente … grave. E’
all’ospedale e … ho paura che
…” non ce la fece anche solo pronunciare quella
parola. Non poteva credere che …
“Kail?” era esterrefatto. Il suo compagno di classe
…
Gli vennero i brividi solo a pensare che fino a poche ore fa ridevano e
scherzavano del più e del meno. Avevano progettato di andare
in vacanza insieme al mare quell’estate … con i
loro amici. Kail aveva fatto un grave incidente …
Chiuse gli occhi cercando di percepirne l’aura.
“Trunks …” supplicò Becky
“ti prego … devi aiutarmi …”
Era difficile. Le auree terrestri erano deboli e tutte uguali o quasi.
Si concentrò ancora.
Con la mente vagava per le vie di Satan City, entrava
nell’ospedale, girava i reparti … auree in fin di
vita gli scorrevano affianco e quasi non se ne accorgeva. Poi una forza
conosciuta. Stentava a credere che quello spirito così lieve
fosse del suo caro amico.
“Dobbiamo muoverci!” esclamò riaprendo
gli occhi.
La prese per il polso e la trascinò per qualche passo. Becky
si bloccò.
“Trunks … dimmi che è vivo.”
Il glicine non sapeva cosa rispondere. L’aura di Kail si
stava affievolendo sempre più …
“Trunks …” ripetè con gli
occhi lucidi.
“Ma certo! Tuo fratello è un ragazzo in gamba
… se la caverà. Stai tranquilla.”
disse, ma in realtà non era molto sicuro. Le
carezzò una guancia rossa cercando di rassicurarla.
“E’ lontano il Satan Hospital da qui … e
tu non hai più le forze per andare avanti
…” mormorò tra sé. Forse
stava sbagliando, ma di Becky si poteva fidare. Non aveva altra scelta.
“Vieni!”
La condusse in un vicolo buio e poco raccomandabile.
“Trunks … dove …”
“Shht …” la zittì lui
“E’ l’unico modo per arrivare in un
attimo …” la prese in braccio e spiccò
il volo.
Becky non riuscì a mettere a fuoco subito la situazione, poi
vide Satan City da un’altezza vertiginosa e si
spaventò.
“Oddio! Ma che …” Urlò
stringendosi al collo del Brief.
“Tranquilla, tranquilla … poi ti
spiegherò … adesso dobbiamo raggiungere
l’ospedale.” ammiccò imbarazzato,
tenendo salda la presa per darle più sicurezza
“Devo aumentare la velocità … tieniti
più stretta che puoi!”
L’aria gelida, seppur fosse quasi estate, le tagliava il viso
e le lacrime sulle gote si congelavano, bruciando
all’inverosimile. Tremava dal freddo e dalla paura. Non
sapeva chi delle due le procurasse quel malessere … sperava
solo non fosse un altro avvertimento.
Trunks se ne accorse ed aumentò la propria aura, avvolgendo
la ragazza di un caldo scudo giallino.
Atterrarono davanti al Satan Hospital dopo pochi minuti e si
precipitarono dentro, girando per i reparti, in cerca di lui.
Trunks la guidava con la sua percezione, ma era difficile …
troppo.
Becky correva affianco a lui, accecata da qualsiasi cosa. Cercava Kail
e tutto ciò che non gli riguardava lo trapassava senza
preoccuparsene.
Poi … il glicine si bloccò di colpo, trattenendo
anche la bionda per un braccio, a testa bassa … terrorizzato.
“Che fai? Avanti … Kail è in pericolo
… lasciami!”sbraitò lei.
Non lo sentiva
più.
In lontananza, dal corridoio di destra, delle urla di dolore tagliarono
l’aria dell’ala est.
Becky le riconobbe. Era sua madre.
Si voltò verso il ragazzo, sconvolta.
Allora capì.
Continua ...
Eccomi tornata! Metto subito le mani avanti e chiedo perdono! So che il
capitolo non è dei migliori ...
Premetto che questo è un argomento abbastanza delicato da
riprodurre in una storia, ma ho deciso di provare.
Spero di aver riportato decentemente i sentimenti e l'angoscia di Becky
nei confronti del fratello ... anche se i capitoli sucessivi saranno
ancora più impegnativi, vi prego di darmi una
possibilità.
Ps: New Entry della fic!!! Ve l'aspettavate fose Trunks il nuovo
arrivato? eheh ... Credevate davvero avrei scritto solo di Gohan e
Becky?? U_U ... non si è mai sicuri con me nei paraggi!
Spero vi abbia fatto piacere! kiss
Ary22
: Grazie della fiducia!! Non ti deluderò per nessun motivo
al mondo! grazie!!! kisskiss
Frulallas
: Sei molto gentile! Sono contenta di scrivere in questo modo e sono
ancora più felice che ci siano persone come te che la
apprezzano! Grazie 1000!! kisskiss
Linasayan
: Kail? Oh bè ... lo sai che vado matta per il genere
drammatico! ^-^ ... Grazie per la rece! Tu ci sei sempre for me ... e
ne sono molto felice! kiss
Ladyultraviolet
: Ciao cara! Eh si, ma io lo sapevo! hihi ... grazie per seguire questa
fic ... tvtrb!
Tara
: Lo sai che lo faccio con piacere! Sono troppo contenta di
dedicartela! Sei speciale! Non cambiare mai! baciotti!
Ragazzi e ragazze ... ma a voi non piace la musica? Sembra che questa
fic non interessi a nessuno ç_ç!
Sono davvero peggiorata così tanto? Non voglio per forza
ricevere delle recensioni per fare numero, ma mi piacerebbe vedere che
chi legge e chi segue la mia fic mi sostenga anche!
E' molto importante per me!
Per chi ama la musica ... per chi ama le storie d'amore ... per chi
crede nel destino ... ragazzi e ragazze, la vostra passione
è la mia stessa ninfa vitale!
Sostenetemi ... ora ne ho bisogno più che mai!
Grazie ...
Siete tutti fantastici!
Un bacione enorme!!
Hilaryssj
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to Tara
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Capitolo 4 *** Lascerà il segno. ***
Lascerà il segno.
-
“Lasciami!
Ti prego, Trunks … voglio andare da Kail …
Lasciami!”
Becky urlava e sbraitava tra singhiozzi e lacrime.
Non poteva rassegnarsi. Doveva vederlo. Kail era lì
… Kail era vivo … non era morto.
Alcune persone assistevano alla scena con amarezza, dispiaciuti.
Chi varcava la soglia del Satan Hospital gli si chiudeva lo stomaco
alla vista di quella povera ragazza che chiedeva di suo fratello.
A Rebecca non importava. Non si preoccupava più di niente.
Desiderava solo che il destino le desse una seconda
possibilità …
Trunks, invece, non sperava più. L’aura del suo
amico era pari a zero.
Non c’era più.
Sul viso del Brief scorrevano piccole gocce silenziose. Non fu in grado
di trattenerle.
Non lasciava Becky, le stringeva un braccio. Non voleva vedere altro.
Non avrebbe accettato il lenzuolo bianco che ricopriva il corpo di Kail.
La ragazza smise di tirare e si avvicinò a lui.
“Voglio vederlo! Se deve essere l’ultima volta
… permettimi di salutarlo, ti prego …”
Era seria, con gli occhi gonfi. Nascondeva il dolore che più
l’affliggeva.
Aveva ragione.
L’abbracciò. Sapeva che sarebbe stato un trauma,
ma in quel momento era l’unica cosa che si poteva fare
… Salutarlo.
Raggiunsero la sala rianimazione, a testa bassa, in silenzio
… il cuore in gola.
Nessuno dei due sapeva in quale stanza si trovasse Kail. Gettavano una
svelta occhiata ad ogni porta per controllare se era lui. Poi un urlo
disperato da qualche camera più avanti …
Sua madre.
Sbraitava senza sosta parole sconnesse … rivoleva suo figlio.
Ancora … suo padre offendeva i dottori, incapaci ed inutili,
senza una vera ragione … accusava le macchine a cui il corpo
di Kail era ancora attaccato, dicendo che fossero difettose …
Becky non ce la fece più. Si precipitò nella
stanza 47 … l’orrore la soggiunse come una
secchiata di acqua gelida.
Kail era steso sul lettino, pallido, con il viso pieno di lividi e un
taglio rosso molto evidente sulla fronte … gli occhi chiusi.
Verisia era piegata su di lui, urlando e piangendo. Becky non
l’aveva mai vista piangere.
Suo padre era seduto in disparte su una sedia con le mani nei capelli.
Borbottava qualcosa di insensato, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Due dottori prendevano nota sulla cartella clinica e
un’infermiera cercava di consolare la madre senza successo.
Aleggiava una strana aria in quel momento, davanti a quella situazione.
L’odore della morte era vivido e la disperazione pesava sul
cuore di tutti i presenti.
Il fischio continuo della macchina che prende le pulsazioni cardiache
era insopportabile quanto quella linea rossa che si susseguiva senza
alcuna variazione sul monitor.
Becky non avrebbe mai potuto reggere tutto quello. Cadde a terra con lo
sguardo fisso su suo fratello. Mormorò il suo nome, ma
nemmeno lei sapeva cosa volesse dire.
Era cresciuta insieme a lui. Avevano giocato, riso scherzato
… senza mai lamentarsi l’uno dell’altra.
Si volevano bene. Avevano affrontato tanti problemi, tra cui sgridate
dei genitori, primi amori, inimicizie varie, sentimenti diversi,
adolescenza, crisi … sempre vicini.
La scuola era ciò che un po’ li separava, lei,
ottima studentessa, lui, ribelle, ma si erano sempre aiutati, in ogni
situazione.
Non sarebbe mai più stato così.
Kail non sarebbe mai potuto andare a quel concerto che tanto avrebbe
desiderato ascoltare, non sarebbe mai più potuto uscire con
Sara Golbin, non si sarebbe mai sposato, mai laureato, non sarebbe mai
diventato un grande giocatore del Football, mai genitore … e
lei mai zia.
Fu come se Becky rivivesse in pochi attimi tutta la sua vita e di
quante volte Kail le era stato vicino. Con amarezza pensò
anche che Kail non ci sarebbe più stato per lei e i suoi
ricordi di lui finivano lì … con quella stanza
orrendamente bianca e il suo viso rilassato e livido.
Le sembrò di vivere in un altro mondo. Lei era estranea a
tutto. Era come vedere la scena da una televisione, con le voci
ovattate e le inquadrature della telecamera sui protagonisti. Non le
sembrava vero tutto quello. Credette quasi di sognare.
Poi scoppiò in lacrime e i singhiozzi che le mozzavano il
fiato purtroppo erano veri.
Rimase lì, incapace di muoversi, ad annegare nel suo stesso
dolore, pensando che non sarebbe mai più stato come prima
… mai più.
Trunks si accovacciò accanto a lei, in ginocchio. I suoi
occhi erano coperti dalla frangia, ma si potevano scorgere ancora rossi
e lucidi, reduci del pianto.
Ebbe un tuffo al cuore quando vide il suo amico, compagno di tante
marachelle, steso immobile, senza respiro e senza più uno
spirito. La morsa allo stomaco era insopportabile e le lacrime
premevano di uscire, ma non poteva farlo. In quel momento era
l’unico con ancora una leggera lucidità mentale.
Sapeva bene quale dolore si prova nel perdere una persona cara. Suo
padre era morto in battaglia quando lui aveva solo sette anni ed era
stato un duro colpo da incassare, soprattutto per sua madre.
L’unica cosa che poteva fare ora era occuparsi di Becky. Lei
era sempre stata molto fragile e suscettibile di fronte alla vita. Il
suo carattere era debole e vulnerabile. Lui aveva il dovere di starle
vicino, di non lasciarla sola.
La prese con dolcezza e la lasciò sfogare quanto lei avesse
voluto. Fra le sue braccia era al sicuro, l’unico sentimento
che ancora si poteva sentire … l’unico diverso
dalla morte.
*****
Due giorni dopo ci fu il funerale.
Il cimitero era colmo di persone venute a dare l’ultimo
saluto ad un ragazzo davvero speciale.
Tutta la scuola volle dare l’ultimo omaggio a Kail.
La madre e il padre erano in prima fila, abbracciati alla figlia minore
… in lacrime.
La zia appena dietro di loro teneva una mano appoggiata sulla spalla al
fratello per confortarlo.
Amici di tutte le età accerchiavano la bara che piano piano
scendeva nella fossa.
Le ultime belle parole dette da chi in quel momento non stava piangendo
riempivano il silenzio che incombeva e davano l’addio a un
grande amico.
Ragazzi e ragazze, compagni di classe o semplici conoscenti del sabato
sera, cercavano di darsi un contegno, ma sotto gli occhiali da sole le
lacrime si raggruppavano e il magone stringeva lo stomaco di tutti.
Per terra, vicino alla fossa, c’erano tantissimi fiori e
ghirlande colorati, grandi e piccoli … su ognuno vi era un
piccolo biglietto.
Trunks era con la sua famiglia. Aveva convinto anche suo padre a
presentarsi in abito adeguato e sua madre, al suo fianco,
l’aveva aiutato.
Bra, dietro di lui, piangeva in silenzio senza ammettere davvero che i
fondo Kail non era solo un gran rompiscatole, ma soprattutto un
simpaticissimo ragazzo e un ottimo amico.
Da lontano, Trunks vedeva Becky, sconvolta e troppo fragile per
ciò che il destino le aveva presentato, con sguardo assente
e qualche lacrime bagnarle il viso tirato.
Sembrava un fantasma, così pallida e smagrita, ed era
preoccupato.
Vicino a lui c’era tutta la famiglia Son (tranne Goku,
scomparso con il drago Shenron qualche anno fa). Goten usciva spesso
con Kail in discoteca e anche lui non aveva saputo reggere la notizia.
La bara era scesa nel buco di terriccio umido ed ora veniva ricoperta.
“Addio, amico mio” sussurrarono gli amici con
amarezza.
Le corone di fiori vennero poste accanto alla lapide.
Una era la loro … grande e ben intrecciata con margherite e
orchidee, l’omaggio dei compagni di scuola.
Il biglietto diceva:
L’ultimo
saluto ti regaliamo,
Prima
che la tua anima voli lontano.
Ci
hai lasciati e non ritornerai,
Ma
nel nostro cuore sempre resterai.
Gli amici.
La funzione era finita, ma nessuno ebbe il coraggio di allontanarsi.
Rimasero tutti lì ad ammirare le dediche di chi gli voleva
bene e il groppo in gola non ne voleva sapere di andarsene.
Dopo una buona mezz’ora la folla iniziò a
diradarsi, porgendo le condoglianze alla famiglia.
Con un lungo respiro, Trunks si avvicinò alla lapide di
pietra e vide la foto di Kail sorridere dal quadretto ….
Come se fosse ancora lì, insieme a loro.
Poggiò il suo regalo accanto alle ghirlande e, a testa
bassa, ricordò i bei momenti trascorsi quando ancora lui era
vivo.
Il braccialetto fosforescente del gruppo di cantanti preferito di Kail
era solo un simbolo, ma ritraeva la giusta essenza di chi era stato
quel ragazzo ribelle.
Si avvicinò a Becky con sua madre, Buma, e sua sorella.
Anche loro erano scosse, in certe situazioni non si sa cosa dire
… si può solo piangere.
Baciò Rebecca sulla fronte, era fredda, e
l’abbracciò senza dire niente.
Le parole non servivano.
Solo conforto le poteva dare.
“Sarà sempre con noi, Becky.”
sussurrò.
Lei non rispose. Si limitò a versare qualche lacrima sulla
sua giacca nera, ma lo strinse più forte, cercando di non
singhiozzare.
“Per qualsiasi cosa, io ci sono sempre. Tu lo sai.”
disse ancora, guardandola negli occhi velati dalla malinconia.
La ragazza annuì tirando su con il naso.
Era troppo.
Troppo era il dolore che quella fragile creatura aveva dovuto
affrontare.
Il segno sarebbe rimasto su di lei. Indelebile.
Continua...
Ok
... Ribadisco che questo tema è molto delicato da trattare e
non so se sono riuscita o meno ad affrontarlo al meglio. Spero di si.
Fatemi sapere ...
Pink Videl : Grazie tesoroo!! Sei fantastica! Ti voglio un bene
dell'anima! Grazie di tutto! kiss
Miss miyu 91: Hai ragione ... il film è fantastico! Sei
davvero troppo gentile a dire lo stesso della mia fanfic! Ti ringrazio
di cuore! un bacione!! kiss
Eleonora 94: Meravigliosa? Sono davvero felicissima che ti piaccia
così tanto! E' un mio obbiettivo far percepire le sensazioni
al lettore di ciò che scrivo! D'altronde è un
obbiettivo della scrittura in sè! Grazie davvero! Sei
fantastica! kisskiss
Ary22 : Rieccola!! Sempre qui ... sempre a sostenermi! 1000 grazie!!
Come farei senza di te?? Sei magnifica! kisskiss
Frulallas : Diciamo che ho aggiunto dopo Trunks ... in
realtà mi è venuta dopo l'idea, ma spero ti
piaccia comunque! (Gohan ci sarà sempre!! hihi) Grazie
grazie grazie!! una mega bacio!
Marisa91 : Bè ... che devo dire? Sono felicissima che ti
piaccia! Questo cap è stato difficile da scrivere, ma spero
sia uscito bene! grazieeee!! kisskisskiss
Barbycam: Che bello!!!! Sono strafelice che ti piaccia, davvero! Spero
continuerai a seguirmi! *-* ... kisskiss
Ragazzi ... uff ... che fatica! Questo capitolo è stato
difficilissimo! Chiedo un vostro parere ...
Ce l'ho fatta a riprodurre i sentimenti?
Datemi la vostra opinione!
Grazie a tutti!!
Kisskiss
Hilaryssj
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Capitolo 5 *** Senza te... ***
Senza te...
Erano
trascorse due settimane dal giorno del
funerale.
Casa Blomwood era immersa nel silenzio più assoluto. Il
padre, Paul, lavorava nel suo ristorante dalla mattina presto alla sera
tardi. Conduceva la sua vita come al solito, ma nella sua espressione
si notava la forte malinconia.
Verisia svolgeva i lavori di casa senza tregua. Forse per lei era un
modo per non pensare e distrarsi, ma sotto il rumore dell'aspirapolvere
i singhiozzi si sentivano nitidi.
Helen passava tutto il giorno in giro per la città. Magari
per distogliersi dal peso di quel silenzio da lutto, o per semplice
voglia di fare altro... Anche lei era cambiata.
Becky... Becky non era più lei. Passava ore nella sua
stanza, affacciata alla finestra, rintanata nel suo mutismo da giorni
instaurato. Le guance rosse, gli occhi gonfi, la gola arsa...
Mangiava pochissimo, beveva giusto lo stretto necessario per
sopravvivere...
Quando cercava di dormire, il dolore la assaliva e le lacrime
ricominciavano a scorrere senza sosta, soffocate dal cuscino ormai
complice del suo malessere.
Il pianoforte era pieno di polvere.
Rebecca se ne stava sempre accucciata sul davanzale, sotto il sole
splendente, la mente libera... senza pensieri. Era diventata
trasparente.
L'unico rumore che riempiva il vuoto della sua vita era la vibrazione
del cellulare di Kail. Sempre vicino a lei, sempre acceso con la
cartella dei messaggi piena.
Gli amici inviavano piccole e-mail a quel numero mai dimenticato: un
semplice 'ciao', immagini simpatiche, video musicali, registrazioni
vocali...
Per tutti era un modo per sentirsi più vicino a lui, per
fargli sapere che nessuno l'avrebbe scordato, nemmeno ora che il suo
corpo giaceva sotto terra. Becky li leggeva uno ad uno. Viveva in un
mondo di vetro, protetta sotto una bolla di cristallo, esclusa dal
mondo.
Alle quattro del pomeriggio di una giornata soleggiata, non diversa
dalle altre, un messaggio arrivò inaspettatamente sul
cellulare della ragazza...
Ciao,
Becky
Sono
Trunks... volevo solo sapere
come
stavi. Sono preoccupato...
Siamo
tutti preoccupati per te... Rx
Becky lesse il messaggio. Il telefono volò a qualche metro
di distanza, ai piedi del letto.
Come stava? Non doveva importare a nessuno, dal momento che nessuno
poteva capirla...
Qualche minuto dopo il suo cellulare prese a squillare, rompendo la
sfera che la rinchiudeva in sè stessa...
Sulla schermata appariva il nome "Trunks5B"...
Schiacciò il tasto rosso e chiuse la chiamata senza nemmeno
accettarla. Era persa.
Rivoleva suo fratello più di qualunque altra cosa al mondo.
Un desiderio che non sarebbe mai stato colmato.
Il tramonto quel giorno era bellissimo. Il cielo era di una
tonalità simile all'arancione che sfumava con il rosa.
Becky seguì il sole con lo sguardo, immobile sul davanzale
della camera, finchè anche l'ultimo raggio scomparve dietro
le colline.
Aveva bisogno di Kail. Era persa senza di lui. Sentiva che la sua anima
stava pian piano morendo dentro di lei, un sonno senza ritorno dal
quale nessuno avrebbe più potuto aiutarla. Non parlava
più da quel giorno maledetto, ma il suo cuore urlava.
Nessuno la sentiva.
Si alzò di scatto e uscì dalla stanza. Voleva
sentirlo vicino, almeno per quella notte. Entrò nella camera
di suo fratello con una morsa nello stomaco. Tutto era rimasto
esattamente come se Kail non se ne fosse mai andato. Il caos regnava
come al solito e i vari poster dei cantanti ricoprivano le pareti come
fossero carta da parati. Becky avanzò verso la scrivania,
facendosi largo tra i vestiti gettati alla rinfusa per terra.
Afferrò la boccetta di Cavalli e se la spruzzò
addosso. Il profumo di suo fratello lo ricordava perfettamente, come se
fosse lì, vicino a lei. Aprì il cassetto ed
estrasse quella foto. Lei e lui, abbracciati in spiaggia, felici.
Quelli erano ormai tempi lontani, estranei alla realtà di
adesso. Piccole gocce salate bagnarono la carta plastificata.
Becky si sentiva vuota. Non ce l'avrebbe mai fatta.
Ripose la foto nel cassetto...
Una siringa?!?
Polvere bianca!?!
Becky rimase sconcertata. In quel sacchetto c'era di tutto...
Sapeva che Kail era un ribelle, ma non così tanto da
drogarsi.
Eppure quella busta rivelava ogni dubbio.
Perchè?
Perchè Kail si era immischiato in quei giri malfamati?
Cosa ne aveva ricavato? La morte...
Eppure Becky non riusciva ad essere in collera con lui. Se solo se ne
fosse accorta prima avrebbe potuto salvarlo. Invece era stata
così cieca da non vedere...
Guardava l'ago scintillare sotto il riflesso della luce. La sua vita
era finita; qualunque cosa avesse fatto non avrebbe cambiato
ciò che per sempre avrebbe gravato sul suo cuore.
Era tentata. Cosa aveva da perdere? La mente sragionava e il richiamo
di abbandonarsi alla frenesia dell'ago era forte.
Si sedette sul letto. Le sembrò di sentire il calore di Kail
avvolgerla. Se stava sbagliando, non le importava.
Infilò l'ago nel tubicino ed estrasse una
quantità di liquido.
Se lo poggiò sul braccio, senza paura.
Una stretta improvvisa le bloccò il polso e
lanciò la siringa lontano. Non provò nemmeno a
dimenarsi, non aveva più le forze...
Un'ombra la obbligò a stendersi sul letto con forza,
trattenendole i polsi, ma senza farle male.
"Cosa volevi fare?" sussurrò calda una voce che avrebbe
preferito non sentire.
"Stanne fuori, Trunks... non sono affari tuoi!" lo incalzò
con rabbia.
"Starne fuori?" sibilò, quasi offeso. La lasciò
libera mentre raccoglieva quell'oggetto ignobile dal pavimento. "Ecco
cosa succede se mi faccio gli affari miei!" sputò con
rancore.
Becky non ebbe neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Non rispondi ai miei messaggi, delle mie chiamate non ne parliamo...
sono due settimane che non ho tue notizie... per quanto ne sapevo
potevi essere morta! Stavo impazzendo... e quando arrivo a casa tua
cosa scopro? Che ti droghi!"
"Piantala!" urlò Becky "Tu non sai niente... Non sai quello
che sto passando... e di certo non devo rendere conto di quello che
faccio a te!"
"No, hai ragione... Io non so niente! Ma qui sono l'unico che cerca di
aiutarti a superare questo momento, o sbaglio?"
"Non ho bisogno di aiuto e nemmeno della tua compassione!"
urlò lei. Un improvviso giramento di testa la costrinse a
sedere con il fiato corto.
"Guardati... non hai neanche la forza per reggerti in piedi." si
avvicinò a lei, più calmo "Da quanto tempo va
avanti questa storia?" chiese indicando la siringa che
appoggiò sulla scrivania.
Si sedette accanto a lei e le prese il viso fra le mani costringendola
a guardarlo. "Becky, rispondimi!" esclamò con tono fermo.
"Questa sarebbe stata la prima volta... Sono venuta qui e nel cassetto
ho trovato di tutto... tu sapevi che Kail aveva questo problema? Lo
sapevi?"
"No... Sapevo che aveva qualche amico poco raccomandabile, ma non
sapevo di questo..." mormorò, lasciandola andare.
Becky si alzò mantenedo una maschera impassibile e
notò la finestra aperta.
"Come sei arrivato qui?" chiese. Le stelle iniziavano a brillare nel
cielo cupo, ma i suoi genitori non erano ancora tornati dal ristorante.
Negli ultimi giorni capitava spesso.
"Volando. A questo proposito, Becky..."
"Tranquillo. Non mi interessa sapere il perchè o come fai...
Per quanto mi riguarda, non lo dirò a nessuno." disse seria.
Era fredda, distaccata, intangibile. Non era più la Becky
che conosceva; la Rebecca divertente e dolce. Quello che era successo
l'aveva cambiata per sempre. Si chiese se fosse possibile salvarla dal
tugurio in cui era volontariamente entrata, ma non conosceva la
risposta.
"Grazie..." riuscì a dire soltanto. "Promettimi che non
proverai mai più a fare una cosa del genere, Becky."
aggiunse.
Non ottenne risposta.
"Perchè sei venuto qui?"
"Per sapere come stavi..." ammiccò, Trunks. Per qualche
ragione, quel motivo gli parse estremamente idiota.
"Come dovrei stare?" mormorò la ragazza senza guardarlo.
Il Sayan si avvicinò a lei e la abbracciò. In
quel momento non sapeva cosa fare se non darle conforto.
"Manca a tutti, Becky... l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno
è di vederti ridotta così. Da quanto non mangi?"
"Non me lo ricordo..." sospirò la bionda cercando di
reprimere le lacrime stringendo tra i pugni la maglietta del ragazzo.
"Devi reagire... ti sei allontanata da tutto." le prese il viso fra le
mani e la guardò negli occhi "Ti va di uscire stasera?"
domandò.
La ragazza scosse la testa.
"Avanti... andiamo in un ristorantino tranquillo. Mangiamo qualcosa e
intanto di distrai... è pur sempre estate."
continuò lui.
"Non sono dell'umore adatto per uscire..."
"Provaci almeno..." la incalzò ancora.
Becky sospirò ed annuì. Forse uscire le sarebbe
davvero servito per dimenticare. Riprendere il contatto con la
realtà era il primo passo per ricominciare a vivere.
"Ma solo noi due. Non voglio vedere altre ragazze che mi abbracciano e
che mi chiedono come sto..."
"Certo." sorrise, prendendola per mano "Ora ti vai a vestire... io
aspetto in salotto e chiamo per prenotare un tavolo al ristorante."
disse portandola davanti alla porta della stanza.
"Perchè devi prenotare? Possiamo direttamente andare
là e chiedere un tavolo..."
"E' sabato sera... trovare un posto non è facile." rispose
Trunks sorridendo.
E' vero. Becky aveva perso anche la percezione del tempo.
Si divisero e lei entrò in camera sua per scegliere i
vestiti. Non aveva idea di cosa indossare. Un sabato sera in un
ristorante...
Cosa avrebbe dovuto mettersi?
Alla fine optò per dei jeans perlati e una semplice
maglietta nera a tre quarti di manica con una scollatura a V non troppo
accentuata. Non si sentiva a proprio agio con quella roba, ma il suo
armadio prevedeva poca altra scelta.
In qualche modo si sentiva in colpa. Kail, il suo Kail, non c'era
più e lei usciva. Non ci doveva pensare. Doveva rassetare
pezzo per pezzo la sua vita e prendere atto di non avere più
un fratello. Questo faceva male, ma era l'unico modo per continuare a
vivere. Senza di lui. Senza suo fratello.
Continua...
___________________________________________________________
Ok ... Stavolta devo
scusarmi due volte:
1- Scusate il
capitolo corto e schifoso all'inverosimile! Ho cercato di fare del mio
meglio... ç_ç
2- Perdonate il
tremendo ritardo!
Spiegazione: Ormai
mi conoscete. Ho degli sbalzi di umore... non ho scritto per un bel
pò prima di riprendere in mano questa storia. Comunque ora
sono tornata (per circa l'ennesima volta=) e cmq spero vi interessi
ancora!
Pink Videl:
Tesoro, quanto tempo!!! Sono felicissima che ti sia piaciuto il cap
precedente! Di questo non si può dire lo stesso ...
ç_ç ... ti ringrazio di cuore, davvero! kisskiss
Ary22:
E rieccola! Come sempre ... a sostenermi!! Sei fantastica! Grazie di
tutto! tvb kisskiss
Eleonora 94:
Anche se non ti conosco bene ... ti devo ringraziare dal profondo del
cuore! E' bello che tu pensi questo di me! Te ne sono riconoscente!
Grazie infinite! bacioni!
Linasayan:
Amoooreee!! Ma quanto mi sei mancata? Non lo so ... ti voglio un bene
dell'anima!! Grazie di tutto! un kiss tutto kissoso!!
Barbycam :
Grazieee!! Ti giuro sono troppo contenta che ti piaccia! Ti ringrazio
1000 volte!! kiss
Frulallas:
Ehy!! Eccoti! ^^ ... grazie grazie grazie!! Non so che altro dire se
non che sono felice che ti piaccia!! Grazie per il tuo sostegno!! un
bacio!
Ladyultraviolet:
GRAZIE! Per essermi sempre vicino, ti dico solo Grazie! Spero di aver
interpretato bene anche questo capitolo! oh bhè ... lo sai
... tv1kdb ... kisskisskisskiss
miss miyu 91:
Il "grazie" è troppo banale? Assolutamente si, ma non so che
altro dire! Sei magnifica! Grazie di cuore! kisskiss
Sweet GiulySs
: Oddio, grazie davvero!! Non pensavo ti fosse piaciuta così
tanto! GRAZIEEEE!! ti mando un bacione enorme e un abbraccio da
stritolarti! No skerzo! Però è quello il senso!
^^ -.. tvb! kisskiss
Importante:
Ringrazio davvero tutti! Non solo chi ha recensito, ai quali mando un
grosso bacione, ma anche a voi che avete solo letto! Spero l'abbiate
apprezzato. Io davvero ce la metto tutta e la gratitudine che voi mi
date anche solo leggendo mi riscalda il cuore! Quindi ringrazio
sinceramente tutti coloro che leggono questa fic e che spero, piaccia!
1000 bacioni a tutti! kiss
Hilaryssj
|
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Capitolo 6 *** Ricominciare... ***
Rincominciare...
Il
ristorate era appena fuori dal centro di Satan City. Non era uno di
quei soliti posti dove era pieno zeppo di ragazzi che si strafogavano
nella birra e ridevano come dei matti. Semplicemente un luogo appartato
dove le coppiette potevano mangiare senza troppi soldi una buona pizza.
Trunks l'aveva scelto apposta. Una piccola pizzeria non affollata era
il posto giusto per Becky.
Erano arrivati da poco.
Trunks voleva portarla in volo, poi si dovette ricredere quando alla
ragazza venne l'angoscia.
Volare le riportava alla mente il dolore che aveva provato quando la
prima volta correvano contro il tempo per raggiungere Kail
all'ospedale.
Decisero quindi per una passeggiata tranquilla dove nessuno di loro
spiccicò parola.
Ora erano seduti al tavolo. Uno ben appartato, in un angolo contro la
parete.
"Volete ordinare?" chiese un cameriere sui trent'anni circa,
avvicinatosi al tavolo.
"Io prendo una pizza quattro formaggi. Tu, Becky?" chiese il glicine.
"Ehm ... io veramente..." solo il pensiero del cibo la faceva star
male.
"Per lei una margherita. Da bere una coca alla spina e una birra media,
grazie." concluse Trunks, congedando l'uomo in divisa.
Becky lo guardò torva.
"Perchè mi fissi così?"
"Non volevo la pizza." sentenziò acida.
"Sbaglio o siamo qui per cenare?" rispose impassibile, Trunks.
"Questo non ti da il diritto di dirmi cosa devo o non devo mangiare..."
sputò senza espressione lei.
Silenzio.
"Ascolta, Becky..." sospirò facendo una pausa "sto solo
cercando di aiutarti. La tua astinenza dal cibo ti sta riducendo ad un
cadavere vivente."
"Sono affari miei"
"E adesso, invece, sono diventati anche miei... quindi smettila di fare
la sostenuta." disse Trunks con tono di chi la sa lunga.
"Non capisco..." mormorò la bionda distogliendo lo sguardo
da lui.
"Cosa?"
"Che te ne importa di me? Di quello che faccio o non faccio? Non ci
siamo nemmeno mai parlati a scuola... adesso invece ti comporti come se
fossi il mio migliore amico da una vita." riflettè lei.
Un altro sospiro, poi rispose "Io e tuo fratello eravamo molto uniti.
Uscivamo quasi tutte le sere. Io, lui e Goten. Ci divertivamo un
mondo... nelle discoteche e nei pub. Siamo cresciuti insieme, dalle
elementari alle superiori... e dovevamo andare anche al college
insieme. Poi ... poi è successo. E da quel giorno mi sono
sentito come se mancasse una parte di me... come se non potessi
più essere me stesso. All'inizio credevo che la mia vita si
sarebbe fermata lì, ma ho lottato giorno dopo giorno. Tu
però... sei rimasta indietro. In qualche modo... mi sento
come in debito con tuo fratello. Quel giorno maledetto, anche se non te
ne sei accorta, ci ha avvicinato e..." dovette riprendere fiato
perchè l'angoscia lo sovrastava "... e da quando lui ha
chiuso gli occhi per l'ultima volta ho sentito come una voce che mi
pregava di prendermi cura di te. Io non lo so cosa significa, ma se
quella voce era veramente di Kail... bhè ... allora non
posso deluderlo."
A Becky pungevano gli occhi. Non ne poteva più di piangere,
ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva a smettere. Quella volta
però si trattenne quanto meglio poteva.
Era vero. Trunks era l'unico a preoccuparsi per lei. Nemmeno sua zia
Helen le era stata vicina dopo la morte di suo nipote.
Non poteva fare altro che vergognarsi per come si era comportata con
Trunks in quei giorni. Si era isolata, ma non voleva veramente farlo.
Cercava solo protezione. Una sensazione che ora suo fratello non poteva
più farle provare. E Trunks questo lo aveva capito.
"Scusa..." mormorò asciugandosi gli occhi.
"Ehi ... non preoccuparti." la rassicurò prendendole una
mano "So bene che è difficile... e non pretendo che tu lo
superi subito. Non voglio farti dimenticare Kail perchè
è e rimarrà sempre una parte di te, ma... voglio
solo aiutarti ad andare avanti e vivere la tua vita nel migliore dei
modi. Solo... devi volerlo anche tu." disse cercando consenso.
"Becky... pensi di potercela fare?"
La ragazza annuì prendendo un lungo respiro. Aveva ragione.
Stava buttando la sua vita quando invece avrebbe dovuto reagire.
Represse le lacrime e per la prima volta dopo due settimane
riuscì a sorridere.
Trunks le sorrise a sua volta "Bene... vedrai che insieme ce la faremo."
Becky lo guardò intensamente "Trunks?"
"Si?"
"Grazie."
Lui capì e le accarezzò la guacia togliendo
l'ultima lacrima che le solcava il viso.
In quel momento arrivarono le pizze.
"Ecco a voi." disse il cameriere appoggiando i piatti davanti ai due
giovani. Poco dopo arrivò con i bicchieri, poggiò
il conto sul tavolo e se ne andò.
Becky squadrò il piatto davanti a sè. Quella
margherita le sembrava enorme. Le veniva la nausea solo guardarla.
"Becky..." la incalzò Trunks. Per ricominciare doveva
partire da lì.
Lei prese coltello e forchetta e tagliò una minuscola fetta.
Diede il primo morso sotto gli occhi vigili del ragazzo.
Lui non disse niente, ma sorrise iniziando a mangiare come lei.
"Basta... mi viene la nausea." mugugnò Becky dopo la terza
fetta.
"Becky non hai mangiato niente..." asserì Trunks con il suo
piatto già vuoto.
"Mi gira la testa..."
"Va bene... è meglio se andiamo adesso." Si alzò,
imitato dalla ragazza, e si avviarono alla cassa.
Becky tirò fuori dai jeans il suo portafoglio, ma Trunks la
fermò.
"Offro io..."
La bionda sorrise e ripose il borsellino della tasca.
Uscirono dal ristorante e si avviarono a piedi verso casa di Becky.
"Trunks..." mormorò lei.
"Dimmi..."
"Non ho voglia di ritornare adesso... non possiamo fare qualcos'altro?"
"Per esempio?" domandò il ragazzo.
"Non lo so ... qualsiasi cosa. Non mi va proprio di rinchiudermi di
nuovo in camera mia."
Trunks le prese la mano mentre camminavano. Stava cambiando veramente.
"Che ti va di fare? Discoteca?" buttò lì lui.
Becky lo fulminò con lo sguardo. Scatenarsi sotto le luci
intermittenti non era proprio il caso. Se doveva ricominciare a vivere,
andare in un posto dove di solito ci si ubriaca fino all'inverosimile
non era esattamente il posto adatto.
"Ok ... hai ragione. Allora dove vuoi andare?" chiese a corto di idee.
"Non so..." in realtà un posto ce lo aveva in mente, ma era
imbarazzante "Al parco?"
"Al parco?" ripetè lui stupito.
Che importava se, di notte, ci andavano solo le coppie? Becky voleva
andarci per un altro motivo...
"Si... è tranquillo e possiamo parlare senza essere
disturbati..." asserì lei arrossendo.
Trunks non disse niente, ma notò comunque il suo imbarazzo.
Finalmente la vedeva tornare sè stessa. Un pò
impacciata come se la ricordava. Semplicemente Becky.
"Va bene... allora giriamo a destra..."
"No... non quello in centro... intendevo, il parco Natura... Sai...
quello vicino a casa mia..."
"Quello in Camana Street?"
"Si, quello." concordò lei.
"Perchè proprio quello?" chiese lui.
"Poi te lo spiego..."
Dopo mezz'ora di cammino, arrivarono a destinazione. Il parco Natura
era uno dei più grandi di Satan City. Veniva chiamato
così per via del verde che ospitava. La città
veniva dimenticata lì in mezzo. Al centro c'era un grosso
lago artificiale dove solitamente i pescatori andavano ogni domenica.
Trunks e Becky camminarono fino a costeggiare la riva di esso. Le
fronde degli alberi erano smosse dal leggero venticello estivo. I
capelli della ragazza svolazzavano come sotto l'effetto di una strana
magia mistica, liberando i lunghi e morbidi boccoli dorati. Gli occhi,
sconvolti dal pianto, luccicavano come smeraldi sotto il chiarore della
Luna. Trunks le camminava accanto, spiandola con lo sguardo di tanto in
tanto. Gli faceva male vederla così: spenta, smagrita,
lacerata nell'anima. Un fiore appassito prematuramente, senza nemmeno
aver avuto il tempo di sbocciare.
Becky era la prova tangibile del crollo immediato di un solido
rapporto. Quanto dolore può portare il filo sottile che si
spezza all'improvviso tra fratello e sorella?
Trunks non lo sapeva. Aveva perso suo padre all'età di sette
anni, ma le sfere del drago avevano risistemato tutto. Certo, non
poteva dire di aver avuto un buon rapporto con suo padre, Vegeta,
nemmeno dalla tenera età, ma tra loro c'era comunque un
affetto nascosto.
Il Sayan immaginò sul momento di perdere sua sorella. Non lo
percepiva. Non poteva concepire una cosa del genere. Certe cose non si
possono immaginare e quando le si prova sulla propria pelle... allora
brucia. Scotta come la brace e ghiaccia come la neve. Si sente la terra
tremare sotto i piedi e la pressione dell'aria farsi sempre
più pesante, fino a perdere completamente le forze e allora
l'unica cosa che si può ancora fare è lasciarsi
trasportare dall'irrazionalità e da ciò che
rimane della propria vita.
Tutto questo Becky l'aveva provato e Trunks, per quanto fosse maturo,
non poteva capirlo.
Passeggiava come fosse un'autonoma. Come se dovesse fare solo quello
per tutta la vita. Come se percorrere quella stradina ghiaiosa fosse
l'unica cosa che ancora poteva fare. Un fantasma che trascinava delle
pesanti catene, ecco come la vedeva. Il viso stanco, martoriato dalla
giovane età.
Guardava davanti a sè, come solo un'anima in pena sa fare.
All'improvviso la vide scattare in avanti e correre verso una grande
quercia centenaria. La seguì subito dopo, lasciandosi dietro
i mille pensieri che ancora lo tormentavano.
"Becky... che ti è preso?" ansimò il giovane
raggingendola.
Si era gettata ai piedi del tronco e sembrava cercare qualcosa.
"Becky..." la richiamò alla realtà.
La ragazza abbassò la testa, singhiozzando.
Trunks non poteva più sopportare di vederla piangere. Era
una tortura.
S'inginocchiò accanto a lei e la strinse fra le braccia.
"Basta, Becky... vederti così fa star male anche me. Hai
già versato troppe lacrime e non ce la fai
più..." le sussurrò sentendola tremare.
"No, Trunks... non potrò mai guardare avanti senza
ricordarmi di lui. Scordarmi del passato mi sembra impossibile... mi
rincorre e mi trascina giù..." confessò con voce
strozzata.
"Non devi dimenticare, ma solo imparare a conviverci... I ricordi fanno
parte di noi, ma non pensare che la tua vita finisca qui. Non
è vero..."
Continuava a piangere, sfogando tutto ciò che aveva represso
in quelle due settimane. Le lacrime la sfinivano, ma non cessavano mai.
Trunks non se la sentiva di riprenderla ancora. Era inutile. Il dolore
non poteva guarire così in fretta. Il tempo avrebbe
trascinato via, a poco a poco, tutta quell'amarezza che ancora pesava
su quella ragazzina.
La tenne abbracciata fino a quando non la sentì rilassare i
muscoli e calmare il respiro.
Becky si riprese con fatica e si asciugò il viso con il
dorso della mano.
"Scusami... non avrei dovuto insistere per venire qua."
mormorò fissando un punto sulla corteccia dell'albero.
"Invece hai fatto bene... dovevi sfogarti. Tenersi tutto dentro
può uccidere..." la rassicurò il ragazzo, non
capendo.
Lei sfiorò il legno nascosto appena dall'erba con un leggero
fremito. Lo indicò al diciottenne "La vedi questa incisione?"
Lui annuì.
"L'ha fatta Kail con un taglierino quando aveva nove anni..." prese un
lungo respiro prima di continuare.
"Venivamo spesso qui. Quasi tutti i pomeriggi, dopo la scuola,
correvamo per questi prati... Lanciavamo sassolini nel lago e facevamo
gli scherzi ai passanti. Un giorno, lui mi prese per mano e mi
portò qui sotto... sotto la Grande Quercia Del Bosco, come
l'avevamo soprannominata noi..." si lasciò sfuggire una
smorfia divertente, poi tornò seria "Per gioco, proclamammo
questo parco di nostra proprietà... il nostro rifugio
segreto... e lui incise questa 'B' di 'Blomwood' con le nostre iniziali
ai lati 'K' e 'R'... Qui sotto ho passato tanti bei momenti con mio
fratello e spesso parlavamo del futuro. Poi ... per lui sono iniziate
le superiori e non siamo mai più venuti in questo posto. Per
me, invece, è il luogo dove più sento la sua
presenza..."
Quanto era difficile aprirsi in quel modo. Ricordare tutto quello che
era stato e che non potrà mai più essere...
La Luna risplendeva sopra di loro. Stranamente nel parco non c'era
nessuno. Solo il fischio del vento li raggiungeva.
Il silenzio che incombeva tra i due ragazzi non pesava affatto. Non
servivano parole. I pensieri e le emozioni si attorcigliavano tra loro
e ognuno rifletteva su quello che d'ora in poi avrebbe affrontato.
Era estremamente complicato e doloroso pensare a un domani, mentre
ancora si cercava di aggiustare il presente.
Il Sayan era logorato dalla malinconia. Il suo compito era
più difficile del preivisto. Salvare Becky era un'impresa
troppo grande anche per un guerriero come lui.
Perdonami Kail se non
riesco a fare di più...
Una mano sottile si posò sulla sua. Rebecca lo fissava...
con un sorriso. Un nuovo sorriso.
"Ti ingrazio per quello che stai facendo per me..."
Gli posò un bacio sulla guancia.
"Ho bisogno di te..." gli sussurrò all'orecchio,
stringendogli la maglia.
Trunks le accarezzò la testa e vi posò le sue
labbra.
"Stai tranquilla. Io non ti lascerò da sola... Mai
più."
Continua...
***************************************************************************
Oddio
... ragazzi!!!!! Vi rendete conto? Io che aggiorno due giorni di
seguito!! E la stessa fic per di più!!!
Oddio!!!!
Ok
... mi auto proclamo pazza! Devo avere la febbre!!
No,
dai ... a parte scherzi ... ho vinto il Nobel!!!!!!!!!!!!!
Bhè
... il Nobel è esagerato, però un premio ci vuole
dai!!!
Sono felicissima
che vi piaccia la mia storia e bla bla
bla bla ...
Fatto sta che ho perso
anche quelle povere tre o quattro persone che la leggevano...
Ragazzi e
ragazze... non mi lamento delle recensioni!
Però ... oh avanti ... ho aggiornato in fretta questa volta
e ho scritto anche un capitolo piuttosto lungo...
Una recensione come regalino me la fate??? *-* Pleeeeseeee!!! (Pensate
di avere davanti un cane bastonato che ha finalmente capito di doversi
sedere dopo il comando "Seduto!"... il biscottino glielo si da per
riconoscimento!) Lo fate anche per meeee...
Vi plegoooooooooo.....
E... chissà ...
Ok ...
Seriamente...
VOGLIO sapere a
quanti di voi interessa leggere la mia storia...
Motivo?
Ho
idea di portarla avanti giornalmente... (un capitolo al giorno) ...
Però se non c'è un cane che la segue... che la
posto quotidianamente a fare?!?
Quindi ... dò
ufficialmente il via alle votazioni!!!!
Altra
cosa... anzi ... due ... ... ... ... Anzi ...
facciamo tre e non se ne parla più! ^^
Per
le vostre domande che non mi avete ancora posto...^-^
1- Che
fine ha fatto Gohan?!? O_o
---->
Credete che mi sarei scordata di lui?? Ihihihih ... se mi conoscete...
sapete la mia perversione!! ahahah ... apparirà quando meno
ve lo aspettate!!!
2-
Rapporto tra Gohan e Videl a rischio?!?
---->
Se ve lo dico... cosa la leggete a fare la fic?? Commento solo che...
chi mi conosce, sa che può aspettarsi di tutto!
3-
La musica che fine ha fatto?!?
---->
Date alla povera Becky il tempo di riprendersi!! Le ho ucciso il
fratello... come minimo avrà il diritto di star male, no?
SADICA!!! Muhuhuhhahahahahahah... Comunque ... tranquilli!! La musica
verrà a fiotte più avanti! (O non l'avrei
intitolata così la fic, no? ^^)
Angolino ringraziamenti:
Miss miyu 91:
Eccolaaaaa!!! Ciao tesò!!! UUUUU ... grazie grazie grazie!!!
TI VOGLIO UN BENE DELL' ANIMA!!! Sei un tesoro!! kisskiss
Videl '95 :
Saaaaaaalveeee!! Piacere di conoscerti, straniera! No scherzo! Sono
contenta che ti piaccia! Grazie infinite! kisskiss
Ladyultraviolet
: Grazie, amore! Che ti devo dire? Sai già tutto! ihih ...
Vabbè dai... un megabacione anche a te!!
sssssssmmmmmmaaaaaakkkkkkkkkk
aaaaaaaaaaaaaaaaa...
O_o : Ok ... ahah ... questo "nome" mi ha fatto ridere appena ho visto
la recensione!!! ahahahah ... no dai ... (anonimo era meglio, cmq! ^^)
OOOOkkk ... lasciamo perdere le mie idee perverse appena ho letto
questo nome!! ihihihi ...
Ti ringrazio tantiximo!! (Non ti doci cos'ho pensato...) Nono ...
grazie davvero! Mi hai fatto sorridere due volte... per la rece ... e
per il nome! ^^ thank you!! kisskiss
Ok
... per chi invece vorrebbe fare due chiacchiere con me ... conoscermi,
parlare di fic, sparare caz***e, e chi più ne ha
più ne metta... andate sul mio profilo e troverete il mio
contatto di msn!! ^^ (Aperto a tutti! Dal clone perfetto di Tom Kaulitz
*-* ... Al clone perfetto di Bill Kaulitz *-* ... ok ... tutti comunque
potete contattarmi! VVB)
L'ultima cosa poi mi tolgo dalle pa**e ...
Se vedo
che la fic piace... dalla prossima settimana aggiungerò il
settimo capitolo e poi ogni giorno posterò... (sempre verso
sera) ...
Vojo il regalinoooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!! ^-^
Kiss a tutti!!!!
Danke Shone!!! (Grazie 1000)
Hilaryssj
|
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Capitolo 7 *** Niente resta come prima. ***
Niente resta come prima.
Il
prato era leggermente umido, ma piacevolmente fresco. I rumori
cittadini erano lontani. Il vociare della natura li avvolgeva in una
dolce atmosfera.
Erano stesi sull'erba, in silenzio, uno accanto all'altra, e guardavano
le stelle.
"Non sarà mai più come prima, vero?" chiese Becky
con lo sguardo perso sulla stella più
luminosa, dopo un tempo indefinito.
Trunks trasse un lungo respiro di sconforto. Era dura ammetterlo...
ammettere che ormai era tutto finito. Che il dolore d'ora in poi
sarebbe sempre stato accanto ad ognuno di loro.
"Niente resta uguale, Becky. Tutto cambia in continuazione... e noi non
possiamo impedirlo."
"Ho paura, Trunks... perchè è cambiato tutto?
Perchè proprio adesso? Perchè io?
Perchè Kail?" disse con un misto di rabbia e frustrazione,
strappando una manciata di fili d'erba dalla disperazione.
Il giovane si issò su un gomito e la guardò con
occhi pieni di compassione.
"Becky... non sempre il cambiamento è facile da accettare ed
ora meno che mai. Tutto adesso ti può sembrare diverso e
questo ti irrita, ma... con il tempo starai meglio, vedrai..." le
sussurrò spostandole una ciocca di capelli dal viso.
"Non riesco ad immaginarmi di nuovo felice come una volta. I tempi in
cui uscivo con le amiche e mi divertivo come una normale adolescente mi
sembrano lontani mille anni... Non riesco a pensare nemmeno ad un
futuro... mi sento piatta..."
"Ti capisco, Becky. Solo... non devi aggrapparti al passato. Il tempo
scorre e noi dobbiamo trovare il modo di andare avanti con lui..."
"E' difficile, Trunks... troppo difficile..." mormorò la
ragazza tra i singhiozzi.
"Lo so, Becky... lo so." cercò di calmarla come meglio
poteva accarrezzandole la guancia e la testa. "Ricordati che non sei da
sola. Ci sono sempre io... non devi piangere e non devi più
stare male... credi che Kail sarebbe contento di vederti ridotta
così?"
Lei si asciugò le lacrime scuotendo la testa. Sembrava una
bambina... fragile, delicata, indifesa. Trunks per la prima volta
capì che il suo compito era di gran lunga più
importante che consolare una ragazza della 3° C. Era come se
lui avesse preso il posto di Kail, ora. Forse non ne era all'altezza,
ma Rebecca aveva bisogno di aiuto e lui sembrava fosse l'unico in grado
di poterglielo dare.
La giovane si tranquillizzò e si mise a sedere imitata dal
Brief. Il lago rifletteva la loro immagine rischiarata da un lampione
del parco poco lontano. Tirava una leggera brezza piuttosto tiepida.
L'aria tra loro era pesante e carica di sensazioni.
Trunks le prese una mano e gliela strinse, confortandola.
"Promettimi una cosa..." sussurrò lei lievemente, sorridendo
appena al contatto con la mano calda di lui.
"Che cosa?"
"Promettimi che non mi abbandonerai mai... che, qualsiasi cosa accada,
non te ne andrai senza di me..." disse in un sospiro, guardando nel
vuoto davanti a sè.
Trunks esitò un istante prima di rispondere. Becky aveva
perso la sua unica figura di riferimento tutto un tratto. Adesso non
sapeva più a chi appoggiarsi e sembrava che in qualche modo
ora l'avesse inconsciamente trovato.
"Te lo prometto, Becky. Qualsiasi cosa succede io ci sarò."
"Sei il mio migliore amico?" chiese lei, fissandolo negli occhi celesti.
"Si... a meno che tu non preferisca un cane... guarda che io non
scodinzolo e non mangio ossi!" scherzò con una punta di
ironia.
Becky scoppiò a ridere dandogli una leggera spinta
amichevole. "Cretino!" esclamò tra le risate.
Quella era la prima volta che la vedeva ridere. A scuola non la
frequentava e il suo sorriso l'aveva notato poche volte di sfuggita.
Era bella quando rideva. Era semplice. Era semplicemente lei. Quella
risata Trunks la sentì come una liberazione per lei. Come
qualcosa che finalmente lavava via le sue frustrazioni. Qualcosa che la
rendeva leggera. Lo capì da una lacrima solitaria che le
solcava la gote. Una lacrima di felicità.
Si ridistesero sull'erba ad ascoltare i grilli. Era davvero rilassante.
Una specie di aromaterapia, con il profumo dei fiori e il silenzio
della natura a circondarli.
"Trunks... tu hai già progetti per il futuro?"
domandò ad un tratto lei rotolando su un fianco e
ritrovandosi a pancia in giù vicino a lui.
"In che senso?"
"Bhè... non so... che Università frequenterai
dopo gli esami di maturità?"
"Sul tema 'Università' cè un dibattito aperto a
casa mia tra mio nonno e mia madre... Princeton o Yale... una delle
due." rispose con un sospiro quasi stressato.
"Mi sembrano entrambe molto prestigiose... tu cosa vorresti fare una
volta laureato?" chiese ancora Becky.
"Non saprei... immagino di portare avanti l'azienda di famiglia... sai,
la Capsule Corporation e il resto... penso che studierò
ingegneria."
"Già... è il lavoro perfetto per te... sei molto
in gamba a scuola... e con i numeri..." sorrise lei, d'accordo con la
scelta dell'amico.
"E tu?"
"Io cosa?"
"Tu... hai progetti per il futuro?" chiese Trunks improvvisamente
curioso.
"Non lo so. Al momento non riesco ad immaginare un mio possibile
futuro." ammise con tristezza.
"Dài... ogni ragazza ha un sogno ed è quasi
sempre lo stesso" disse alzando gli occhi al cielo "Una grande villa
dove vivere con il marito, o pseudonimo del Principe Azzurro, e almeno
cinque canaglie di mocciosi che scorrazzano per casa... dimentico
qualcosa, forse?" chiese ironizzando.
"Ah-ah... molto divertente. Comunque, per tua informazione, le ragazze
non sognano solo QUEL futuro!" ribattè con enfasi.
"Ah no? E cos'altro sognano le ragazze?" domandò,
visibilmente divertito.
"Bhè... la maggior parte preferisce diventare una
famosissima modella-attrice con un amante per Stato e un figlio
clandestino, che ovviamente non rovini la sua immagine. Questo comporta
quasi sempre una liposuzione all'anno e una plastica quando si superano
i quaranta!" rispose unendosi contemporaneamente alla risata del
ragazzo.
"Spero che tu non faccia parte di questa categoria!"
enfatizzò Trunks con le lacrime agli occhi per lo sforzo di
ridere.
"No, traquillo. La modella rifatta non mi si addice proprio!"
"Buono a sapersi, allora!" disse quasi senza pensare il Brief.
"Cosa?"
"Scherzavo..." disse infine, riaquistando la calma.
Restarono in silenzio per qualche secondo, leggermente imbarazzati.
Trunks si rimise a sedere con un sospiro rilassato.
"Qual è il tuo sogno, Becky?" chiese d'un tratto.
"Te l'ho detto... non lo so..." nella sua voce c'era una timida
incertezza.
"Si che lo sai... perchè non vuoi dirmelo?" insistette il
glicine, fissandola con intensità tanto che Becky dovette
distogliere gli occhi e guardare l'erba sotto di sè.
Non rispose.
"Becky?"
"Trunks... io non ho un sogno... non ne ho mai avuti..."
"Non ci credo." la incalzò.
"Ti dico che è così. Per anni io sono sempre
stata la ragazza modello. La studentessa migliore. La figlia perfetta.
Con i miei voti potrei entrare in qualsiasi College, ma ciò
che farò dopo la laurea... non ne ho la più
pallida idea." rispose con una punta di malinconia.
"Capisco... d'altronde hai ancora due anni davanti... le idee alla fine
ti saranno più chiare, vedrai!" la rassicurò lui.
Tornò il silenzio. Il rombo di una moto si sentì
in lontananza riportando l'essenza della città anche in
quella radura idilliaca.
"Oh, avanti... avrai pure un hobby, un qualcosa che fai sempre... un
qualcosa che ti piace fare, dài..." la incoraggiò
ancora una volta.
"Spiacente..." rispose lei scuotendo la testa "Oltre alle equazioni di
secondo grado non mi viene in mente nient'altro che possa piacermi."
disse sorridendo, con quell'espressione di sfida.
"Ne sei sicura?" sussurrò lui appoggiandosi sui gomiti, lo
sguardo penetrante piantato su di lei.
"Io... credo di si..." mormorò abbassando lo sguardo,
cercando di sfuggire al suo.
Era imbarazzata. Quel silenzio era pesante e lasciava spazio a tanti
pensieri. Non riusciva a capire...
"Va bene..." sospirò lui alzandosi in piedi "Ora
sarà meglio che ti accompagni a casa. E' tardi." le disse
porgendole la mano per alzarsi.
Ripercorsero la stradina sterrata finchè non si immersero
nuovamente nel traffico cittadino. Mentre camminavano sul marciapiede
verso casa Blomwood, Becky divenne d'un tratto curiosa.
"Senti, Trunks... mi spieghi come... come fai a..." non sapeva se
quella domanda era opportuna o se gli avrebbe dato fastidio.
"A volare?"
"Si..." forse era decisamente inopportuna.
"E' una lunga storia. Diciamo che è un'eredità di
famiglia..." rispose,vago.
"In che senso?" domandò sentendo la curiosità
aumentare.
"Non è facile da spiegare. Non è solo il fatto di
volare... è molto di più." disse sorridendole.
"Intendi dire che c'è dell'altro?"
"Si... ma non preoccuparti... un giorno ti spiegherò ogni
cosa."
Forse non era una buona idea. Raccontarle le sue origini, i suoi
poteri... Non l'aveva mai fatto con nessuno. Nemmeno con Kail. Era
strano, ma dopotutto si fidava di lei. Le avrebbe raccontato ogni cosa,
ogni avventura, ogni scontro... Sarebbe stato bello confidarsi con
qualcuno, mostrare chi era veramente.
Si guardò intorno, circospetto. Non c'era nessuno per quella
strada. A quell'ora erano tutti in discoteca o già a casa.
Si fermò, bloccando la ragazza per un braccio.
"Aggrappati a me..." le disse.
"Perchè?"
"Fidati."
Becky lo guardò stranita. Dopo un istante, si
avvicinò a lui con gli occhi bassi. Non voleva ammetterlo,
ma tutto ciò era davvero imbarazzante.
Gli circondò il collo con le braccia. I capelli di lui le
sfioravano il viso, solleticandole le palpebre e le labbra. Trunks le
passò le sue mani intorno alla vita...
"Tieniti forte."
Becky non ebbe neanche il tempo di ribattere che si trovava
già a parecchi metri da terra. Avrebbe voluto urlare, ma
cercò di inghiottire la paura stringendosi a lui
più forte che poteva con gli occhi serrati.
Erano fermi. Galleggiavano per aria come una bolla di sapone. Faceva
tanto freddo e il vento ululava come fosse l'unica cosa esistente. I
rumori cittadini erano lontani e ovattati. Sembrava tutto
così chiuso, protetto, come fosse sotto una boccia di
cristallo. A Becky pareva quasi di essersi addormentata.
"Puoi aprire gli occhi, adesso." disse Trunks leggermente divertito,
rompendo quel magico silenzio.
La ragazza si fece coraggio. Aprì lentamente un occhi e poi
l'altro e quello che vide la lasciò senza fiato.
Sotto di loro c'erano i grattacieli che al confronto sembravano delle
casette di cartone. Da lassù si vedeva tutta Satan City. Le
numerose luci nel buio si fondevano tra loro facendo sfavillare le
strade e le vie del centro. La macchia verde dove erano stati poco
prima attenuava il grigio dei palazzi e annegava i colori nel velo blu
scuro del lago. Becky non sapeva come definire tutto quello. Era uno
spettacolo unico, impensabile. Non aveva mai assistito a niente del
genere prima d'ora e tutto le sembrava così...
"Trunks... è meraviglioso..." mormorò rapita da
quel contesto.
"Si... proprio come il tuo sorriso." le sussurrò con quel
tono basso, ansante, lo stesso con cui stava facendo sciogliere il
cuore di Becky.
Lei rimase colpita da quella risposta. Tanto che non riuscì
a dire altro, affondando il viso color porpora nel suo vigoroso petto.
Il respiro di lui le scaldava la base del collo. Rebecca stava andando
in escandescenza. Non sapeva nemmeno lei se era per l'imbarazzo o per
il freddo che le bruciava le ossa.
In quel momento sembrava che tutto si fosse fermato. Anche il suo
respiro.
"Se ti fidi di me... allora non avere paura." le sussurrò
ancora lui.
"Come... ?!" chiese non avendo capito a cosa Trunks stesse alludendo.
La presa si sciolse d'un tratto. L'aria ghiacciata l'avvolse in un
abbraccio pesante che la spingeva verso il basso.
Stava precipitando.
Non riusciva neanche ad urlare. I polmoni sembravano essersi spostati
in gola.
E' finita.
La paura sembrava essersi dissolta.
L'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il sorriso
rassicurante di suo fratello.
Era questione di attimi e ci sarebbe stato l'impatto con il suolo.
Becky temeva di aprire gli occhi...
... Poi qualcosa arrestò la sua caduta. Sembrava tornata a
galleggiare in aria. Sentiva la pressione sui suoi fianchi.
Si fece coraggio e spalancò le palpebre. La città
era ancora sotto di lei. Stava volando!
"Non stai volando!" disse una voce snervante sopra di lei. Sembrava
ridere di gusto.
Idiota!
"Trunks... sei un idiota!" urlò evidentemente irritata lei.
Lui fece una mezza capriola senza mollare la presa, finendo con il
trovarsi sotto di lei e sorreggiendola con le braccia per vedere la sua
faccia rossa di rabbia.
"Ma guarda che è vero... in teoria sono io che sto volando e
tu sei solo il peso che mi sono portato dietro..." esclamò
ridendo. Becky divenne ancora più adirata.
"Sei un idiota perchè questo peso che ti sei portato dietro
rischiava di essere spiaccicato a terra!" urlò rossa in
viso, cosa che faceva sbellicare dalle risate il diciottenne.
"Oh, andiamo ... credevi veramente che ti avrei lasciata cadere? L'ho
fatto apposta... non è stato divertente?"
"No che non lo è stato, deficente che non sei altro!"
Trunks si mise a ridere più forte mollando di nuovo la
presa. Stavolta Becky non trattenne alcun urlo.
L'afferrò al volo come se l'avesse presa in braccio e
cercò di far morire quella risata alla vista del colorito
blu della ragazza.
"Fossi in te terrei a freno la lingua... Non sei nelle condizioni di
insultarmi, ora." affermò solenne e Becky decise di
ascoltarlo per evitare ulteriori infarti continuando però ad
imprecare nella sua mente.
Mentre volavano verso casa Bloomwood, Becky ammise comunque a
sè stessa di essersi divertita. Uscire quella sera le era
stato utile. Aveva ritrovato la voglia di vivere, una cosa che ormai
aveva dichiarato persa.
Trunks aveva ragione. Niente resta come prima. Becky non aveva comunque
intenzione di arrendersi. Sarebbe andata avanti. Era una promessa. Per
lei e per suo fratello. E i suoi pensieri in qualche modo riconducevano
sempre al ragazzo che in quel momento la stava stringendo a
sè per proteggerla dal freddo di quelle altezze.
Gli era grata per quello che stava facendo e non potè fare
altro che lasciarsi sfuggire un ultimo sincero "Grazie" prima di
scivolare nel sonno. Per la prima volta dalla tragedia senza incubi.
Continua...!?!?
Eccumiiiii!!! Sono tornataaaaa!!! Leggero ritardo, ma sapete
com'è ... le feste, il Natale... eheh
AUGUUURRRIIIIII!!!!!!
Buon Natale a tutti! (ritardo, ma sapete come sono fatta hehe)
Già che ci sono colgo l'occasione per augurarvi un felice
anno nuovo!
Questo è il mio capitolo-regalo per voi ^^
Ho
poco tempo quindi nn posso ringraziare uno per uno (scusate):
Videl'95
; linasayan ; miss miyu 91 ; ladyultraviolet ; Frulallas ; Pink_Videl ;
Arianna ; Sweet GiulySS
Grazie davvero
ragazze!! Non so come farei senza di voi!
Un ultima cosa ...
Purtroppo non posso aggiornare giorno per giorno come aveva
precedentemente detto...
Causa: Nuove fic in lavorazione!
Pensavo di finire questa e poi iniziare con le altre, ma l'istinto mi
ha vinto! Eheh ... scusate!
Non preoccupatevi! Comunque aggiornerò più o meno
in fretta! Non mi dimentico di questa fic, tranquille! ^^
Ringrazio ancora tutti quanti!
BUONE FESTE
by
Hilaryssj
|
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Capitolo 8 *** L'idea non detta. ***
L’idea
non detta
Casa
Bloomwood era avvolta dal buio della notte. I genitori di Becky non
erano
ancora rincasati dal loro ristorante nonostante l’ora tarda.
Trunks
entrò levitando dalla finestra semiaperta della camera della
ragazza, attento a
non fare rumore. Becky giaceva addormentata tra le sue braccia,
raggomitolata
contro il suo petto, troppo esausta per svegliarsi ma ancora troppo
irrequieta
per non reagire al minimo chiasso.
L’adagiò
delicatamente sul letto e la vide rabbrividire al contatto con le
lenzuola
fredde. Afferrò la leggera coperta di pile piegata con cura
ai piedi del
materasso e vi avvolse dolcemente la sedicenne infreddolita.
A
giudicare dalle occhiaie ben visibili, era parecchio tempo che Becky
non
dormiva un sonno tranquillo. Finalmente sembrava che gli incubi fossero
scomparsi.
Trunks
le scostò una leggera ciocca di capelli dorati dal viso e le
passò
impercettibilmente un dito sulle labbra carnose.
Non
seppe perché lo fece, ma ne provò la voglia
irresistibile. Era morbida e calda
al suo tocco e poteva percepirne la sofferenza scaturire dalla pelle
liscia e
pallida.
Quelle
sensazioni gli provocarono una scossa elettrica in tutto il corpo tanto
da
obbligarlo a distogliere bruscamente le mani da lei.
Era
bella. Nemmeno lui, che di donne ne aveva viste e talvolta assaggiate,
poteva
negare la naturale bellezza di quella fragile creatura.
Si
chiese come aveva fatto a non notarla prima d’ora. Le sue
forme stavano
sbocciando lasciando all’immaginazione un radioso sviluppo.
Trunks l’aveva
frequentata pochissimo, tanto da non ricordare neppure la
luminosità del viso
che emanava ogni volta che accennava un sorriso prima del tragico fato.
Accostò
le labbra alla cerea fronte in parte coperta dalla bionda frangetta e
vi posò
un flebile bacio, rammaricato al pensiero che probabilmente non avrebbe
mai più
rivisto quell’antico splendore che caratterizzava la piccola
Becky.
La
mia piccola Becky.
Al
contatto, la sedicenne emise un lieve mugolio e si strise nella coperta.
“Buona
notte, Becky” le sussurrò il giovane Sayan.
Girò
intorno al letto e, molto lentamente per non svegliarla, le tolse le
scarpe e
le appoggiò ai piedi del letto.
Solo
in quel momento si accorse degli stracci di foglio sparsi su tutto il
pavimento.
Nel
buio della tarda sera ne raccolse qualche pezzo e li adagiò
sulla scrivania
dall’altra parte della stanza. Accese la fioca lucetta della
lampadina da
lettura e ne lesse qualche frammento cercando di coglierne il senso per
quanto
fosse possibile.
It’s
funny when…
I'm
standing here but
all I want…
Looking from the…
Erano
frasi spezzate, senza senso, scritte in lingua inglese e quasi
incomprensibili date le varie cancellature.
Su alcune parole c’erano dei riferimenti, su dei pezzi
c’era disegnata
la chiave di violino, su altri delle note disegnate che racchiudevano
un “mi” o
una chiave di “do”.
Con la fronte aggrottata, Trunks lanciò
un’occhiata alla ragazza per
controllare che stesse ancora dormendo e posò l’
attenzione sul pianoforte alla
sua sinistra.
Era pieno di polvere da quanto potesse constatare al buio e sembrava
inutilizzato da tempo.
La tastiera era chiusa a chiave.
Solo i numerosi quadernetti che trovò nel cassetto del
tavolino lo
convinsero del fatto che quel pianoforte non era lì per
figura.
Più di una decina di quei fascicoli stampati in pentagramma
erano pieni
di canzoni, simboli di note musicali e data di realizzazione. A Trunks
ci volle
circa
una buona mezz’ora per consultarli tutti sino
all’ultimo ricostruendo
ogni anno.
Alla fine ripose tutto al proprio posto come lo aveva trovato.
E così era questa la passione di Becky…
Aveva scoperto che scriveva canzoni da quando aveva nove anni e che le
piaceva anche cantare a giudicare dal microfono che trovò
nell’ultimo cassetto
in basso.
Non riusciva ad immaginarsela mentre, seduta al piano, dava voce alle
sue predilezioni e probabilmente nemmeno lei si poteva più
vedere in quel modo.
E’
così difficile
farti tornare ciò che eri, piccola mia…
Passò
un dito sul legno del grosso strumento inutilizzato pensando a un
modo qualsiasi per tirarla fuori da quel brutto momento che stava
passando.
Cos’era che poteva renderla di nuovo felice?
Era la musica ad alimentare la sua vita e le sue speranze o era lei
stessa
e la sua dispersa vitalità a sostentare la sua passione?
Lanciò uno sguardo disperato alla foto appesa al muro che
ritraeva una
piccola Rebecca undicenne al suo compleanno: lei davanti alla torta di
panna
con i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle abbaracciata al
fratello,
Kail, di ancora tredici anni. Erano molto uniti. Kail adorava sua
sorella…
Trunks non ricordava in nessuna circostanza che lui avesse mai parlato
male di
Becky; la difendeva sempre se veniva a sapere che qualcuno si era
azzardato a
chiamarla
secchiona.
Kail,
amico mio, cosa
posso fare?
Intravide
un depliant sotto una pila di altri fogli che gli parve famigliare.
Ne afferrò un lembo che spuntava e lo estrasse facendo
attenzione a non
far cadere gli altri documenti.
Conservatorio Briston
Hillman
Scuola di musica e
canto di Rever City
Il conservatorio estivo…
Lo conosceva.
Goten gliene aveva parlato; Gohan era stato assunto come professore in
quella scuola per migliorare le sue referenze.
Becky aveva deciso di frequentare quei corsi?
Sfogliò il depliant fino all’ultima pagina per
confermare la sua
teoria.
Come pensava, il foglio per le iscrizioni era ancora bianco e alla data
di scadenza mancavano tre giorni.
Quindi aveva deciso di mollare tutto… non poteva tirarsi
indietro a
quel modo.
Grazie,
Kail…
Si
appostò sul balcone, richiuse dolcemente la finestra e
spiccò il
volo verso casa.
Nella mano destra teneva saldo il depliant e nella sinistra un
quadretto che ritraeva Becky seduta al piano
all’età di quattordici anni.
“Sei
sicuro che può ancora entrare?”
“Certo… la scadenza è dopodomani, ma se
faccio una telefonata al
direttore non credo ci saranno problemi…”
“Grazie, Goahn… sei il migliore!”
“Di nulla, Trunks… ora, toglimi una
curiosità… lei lo sa?”
“Ehm… non proprio”
Gohan lo guardò accigliato.
“Ti conviene sbrigarti a farglielo sapere… fra due
settimane
inizieranno i corsi!”
“Lo so... l’ho chiamata oggi ma non ho avuto il
coraggio di
spiegaglielo… domani la porto al cinema e le dirò
tutto…”
…
o almeno, spero di
riuscirci…
Continua...!?!
Ciao
a tutti!!
Anf...buff...
Ke fatica! Scrivere questi capitoli mi sta togliendo la linfa vitale a
poco a poco! eheh...
Comunque...
ma gente... ma come va??? Da tanto che nn ci sentiamo...
uhuhuhuh...
Probabilmente non ci sarà più nessuno che legge
questa fic a parte me stessa!
Ah
bhè... siamo a posto!
Allora
Hilary... come stai? Bene grazie! Ti è piaciuto questo cap?
... ... ... bho... ... ...
-_-"
... risposta esaudiente!
Comunque...
se c'è ancora qualche buon uomo (o donna, s'intende) che
segue questa enorme cavolata triste senza capo nè
coda...
...
prego di farsi sentire... sapete ... ci terrei a ringraziare chi mi ha
aspettato così tanto! *-*
Uhuhuh
... a parte scherzi... vi
è piaciuto questo capitolo (un pò corto a dir la
verità)??? Please... recensite! (sigh)
Ringrazio:
Videlina 95 :
Grazie 1000!!! Sono felicissima che ti piaccia così tanto a
tal punto da reputarla una delle migliori che tu abbia mai letto!
Davvero sono contentissima! ... Peccato che piaccia a pochi,
però mi fa davvero piacere ricevera la tua opinione. Sai...
anche a me piace tanto leggere le ff che adoro di più ed
elogio tanto gli autori o autrici che le scrivono... alcune ff le
stampo addirittura per leggermele a scuola ogni tanto (ehehe) e nelle
recensioni scrivo tutti i miei complimenti. Una mia amica mi aveva
dedicato un capitolo e ne fui tanto contenta e in qualche modo ripagata
da ciò che leggevo. E' per questo che ho deciso di dedicarti
questo cap! ^^ Spero ti faccia piacere! Un bacioniximo! A presto!
Ladyultraviolet: Amica mia!!!! Ke
bello risentirti! Sempre qui, sempre al mio fianco! Grazie 1000 per il
tuo continuo supporto! sempre accanto a me!! sigh... basta
sennò mi commuovo! kisskisskiss un abbraccione!!!!
^^
miss miyu 91 : Anche
tu sempre qui! Sempre al mio fianco! La mia fedelixima missy miyu!!! ke
billo! Grazie per la rece e grazie di esserci sempre! kisskisskiss
Dedicate
to Videlina 95 (un bacione)
Hilary
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