My Brutal Romance

di HoneyFLW
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Bleeding Girl on the Street ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 – Disappeared from the earth’s face.. ***
Capitolo 3: *** The nature of an angry gesture ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4- Lost and Founded ***
Capitolo 5: *** Starbucks dependents.. ***
Capitolo 6: *** My Best Friend in second ***
Capitolo 7: *** The treacherous tie ***
Capitolo 8: *** Just four years.. ***
Capitolo 9: *** The little Iero ***
Capitolo 10: *** Schizzo & Frankie ***
Capitolo 11: *** The castigator’s story ***
Capitolo 12: *** Peter Pan and Hazy ***
Capitolo 13: *** Hi Asshole! ***
Capitolo 14: *** When Jamia came into our life ***
Capitolo 15: *** My Way Home is Kiss You ***
Capitolo 16: *** Special Detention ***



Capitolo 1
*** A Bleeding Girl on the Street ***


DISCLAIMER:I componenti dei My Chemical Romance non mi appartengono(.. ç_ç .. uffi!); i loro gesti ed i loro pensieri espressi in questa Fan Fiction sono frutto della mia fervida e contorta immaginazione

 

 

CAP.1 – A Bleeding Girl On The Street

 

“Sei sicura di stare bene?” Mi chiede una voce. È agitata e sommessa, come se qualcosa le impedisse di giungere alle mie orecchie correttamente. Poi mi ricordo: probabilmente sto ancora indossando quegli stupidi paraorecchie di mia cugina, quelli a forma di cuore rosa e peloso.

Parlo senza sapere di farlo e non mi rendo conto di ciò che dico sino a che non ascolto le mie stesse parole, sbiascicate lì sull’asfalto “Uhm.. dove sono? Paraorecchie.. Logan.. freddo..”

“Non  è cosciente (gentile eufemismo per dire che è sbronza e strafatta).. dobbiamo portarla all’ospedale, ora!” si intromette una seconda voce; è un timbro che mi è familiare, ma non riesco ad associarlo a nessun volto in questo momento. “NO!” urlo, e ora so quello che dico. “Non.. in ospedale!” finalmente apro gli occhi, anzi, li spalanco, prima di trovarmi di fronte a due ragazzi. “Ha aperto gli occhi” afferma uno dei due. Sarà che sono mezza tramortita a terra, ma mi sembrano altissimi. Non riesco a vedere i loro volti. “Tutto ok? Stai calma, non è successo niente..” quello che tra i due mi pare il più alto si avvicina, prendendomi le mani e cercando di tranquillizzarmi. Perché dovrei agitarmi? Non ho idea di quel che mi stia succedendo; ciò che non sai non può ucciderti, non si dice forse così?

“Mamma mia, è proprio tanto sangue..” considera il più basso. “SANGUE?!” grido, tastandomi un po’ ovunque in cerca della tragica ferita. E poi lo sento: è sulle labbra. È dentro le labbra. “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” sputo via tutto, mi chino come se stessi per vomitare e mi accorgo che sull’asfalto ci sono anche dei minuscoli pezzetti di vetro. Fanali..

“Non dovevi dirglielo, cazzo! L’hai fatta agitare!” lo rimprovera lui, il primo dei due volti che ho visto poco prima. Tento di alzarmi e ci riesco, anche se sono un po’ traballante. “Cosa è successo! Cosa diavolo mi è..” mi fermo; non si può parlare e vomitare nello stesso tempo. “Maledizione..” impreca uno dei due, delle mani fredde mi cingono fronte e bacino per sorreggermi mentre finisco di vomitare l’anima. “Allora? Ospedale?” chiede l’altro. Smetto di rigettare e lo guardo di sbieco; ha un ciuffo strano che gli ricade sugli occhi, non ne capisco il colore, è troppo buio.  “Niente. Ospedale.” Sono secca e concisa, quasi minacciosa. Può una ragazza essere minacciosa se indossa dei paraorecchi di peluche rosa?

“Non ci servi coraggiosa. Ci servi viva” la mano che prima serviva da appoggio alla mia fronte mi ha preso per la guancia, costringendomi a guardare in faccia il suo proprietario.

Hai i capelli neri.. no, biondi.. o forse tutti e due, non ci capisco più niente, diamine. Sento il cuore che batte a mille, sento che mi manca il terreno da sotto i piedi. Come se il mio equilibrio non fosse già abbastanza precario. “Hey, che hai?” mi chiede. Non mi ero resa conto di quanto fosse bella la sua voce.. “Uhm?” sarà, ma non capisco tanto. Certo che se parlasse normalmente invece di sussurrare io.. “Così mi senti?” mi ha tolto i paraorecchi.

Sono. Una. Idiota. Totale.

“Tutto tranne l’ospedale, vi prego.. non lì..” imploro. I suoi occhi -credo siano verdi- mi perforano, sento che mi stanno esaminando in cerca di una motivazione, convincente quanto basta per non portarmi di peso al Moorside Hospital. “Hai paura degli aghi?” Oddio, perché dovrebbero usare degli aghi su di me?? “N-no.. ci lavora mia madre, all’ospedale..” sospiro. Mi gira la testa. Se non mi aggrappo a lui finirò per certo a terra, come prima. Il suo giubbotto è tiepido, ci affondo il viso senza inibizioni e lo stringo più forte che posso. “Non riesce neanche a stare in piedi.. ”

“La portiamo in un ospedale lontano da qui?” è l’altro. Ma lo vuole capire o no che io non ci metto piede in ospedale???

“Non sappiamo in quale lavori sua madre.. non dobbiamo correre rischi!”

“Ma sta male! Dove possiamo portarla?”

I timbri delle loro voci si mescolano, le parole si accavalcano sino a diventare indecifrabili bisbigli per le mie orecchie. “Portiamola a casa di Matt” propone il mio salvatore. Non so chi cazzo sia Matt, ma il nome non mi ispira niente di buono. “Ok..”

“Ripulisci tutto, io la sistemo nel retro” delle braccia mi sollevano. Ho la vista annebbiata e forse anche la febbre. Non è influenza -e la mia coscienza lo sa. Oh, se lo sa! Sento che il mio nuovo amico qui sta aprendo qualcosa.. un furgoncino? E sento che i sedili su cui mi sdraia puzzano terribilmente di tabacco. Si ritaglia un po’ di spazio e sbatte la portiera. Ogni suono si moltiplica nella mia testa sino al livello più critico dell’emicrania. “Uhm!” mugugno, premendomi le tempie ”Scusa, scusa!” si affretta a dirmi. No, la sua voce non mi fa affatto male “Prometto di stare molto più attendo per questa notte, ok?” mi stringe di nuovo. O forse sono io che ormai ho preso il vizio di accoccolarmi a lui, come un gatto su un cuscino di seta accanto ad una stufetta a legna. “Tu chi sei?” gli chiedo. Ho la voce rauca e bassa, non è la mia solita voce. Magari penserà che la mia voce sia così 365 giorni l’anno; mi piace e non mi piace preoccuparmi di cosa lui potrebbe pensare di me. “Gerard.. e tu? Ti ricordi il tuo nome?” la risposta arriva dopo un po’, come se avesse paura a rivelarsi. Potrei fare lo stesso solo per ripicca, giusto per fargli bramare quanto basta il mio nome. Ma non lo so. Cristo Santo, io non ricordo come mi chiamo!

“Non lo so..” tartaglio a metà tra l’imbarazzo e l’agitazione. Inizio a fremere e cerco ancora i suoi occhi pieni, profondi, calamitanti; magari spero che il mio nome sia scritto lì dentro. Mi stringe forte e mi inchioda con uno sguardo più che rassicurante. “In questo momento non è un problema.. ti va bene se ti chiamo Honey?”. Honey, dolcezza. Mi piace.

“Nessun problema..” bisbiglio, prima di crollare tra le braccia di Gerard.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 – Disappeared from the earth’s face.. ***


Quando riapro gli occhi non posso non notare due cose. Uno: c’è il sole che sbuca da qualche parte, vuol dire che ormai la notte è passata. Due: so dove sono. Certo, mi ci vuole un po’ perché i miei occhi si riabituino a vedere, ma ogni cosa che incontrano non è una sorpresa, riconosco tutto. Sono in camera mia e il sole mi acceca dalla finestra. E il mio cordless sta anche squillando. “Pronto?”

“Oh, grazie la cielo! Allora sei viva!”. So con chi sto parlando, sto riacquistando pezzi della mia vita “Marty? Cosa..” non mi lascia neanche finire “Non sai che sollievo che è sentire la tua voce, Hazel! Ma dove diamine sei finita ieri sera?”. Ed ecco che arriva il buco nero, l’unica parte dei miei diciassette anni e mezzo che non ricordo. Buio totale. È in silenzio, Marty, aspetta che parli, vuole che le dica che è tutto ok, solo un bicchiere di troppo e via. Potrebbe anche essere stato così per quello che (non) so.. mi concentro così tanto che mi fa malissimo la testa, è come se.. “AHIA!” frigno nella cornetta “Cosa! Cosa c’è!” mi urla in rimando Marty. “Non lo so..” dico io, sorpresa dell’allucinante dolore. “Hazel, sono stata in pena tutta la notte.. perché non vieni qui e ne parliamo?”

“Qui?” ripeto a pappagallo, cercando di capire che ora è: la radiosveglia è muta sotto il peso dei miei calzini preferiti. “Cazzo! Le nove e mezza! La mia sveglia non ha suonato e.. cazzo, sto facendo tardi per la scuola!”

Corro frenetica per tutta la stanza, cercando i miei vestiti “Calmati Hazy! Oggi non c’è scuola!” “No? Ma.. che giorno è?” la sento ridere, ma non è del tutto rilassata, lo so. “È domenica, Hazel.. avanti, preparati e vieni subito a casa mia.. Hazel? Hazel, ci sei?”. Sono immobile, davanti all’immagine che lo specchio mi mostra: non ho vestiti addosso, sono in mutande e canottiera; neanche se mi fossi soltanto ubriacata sarei riuscita a cambiarmi.. e poi ci sono Loro. Sono ovunque su di me, segnano le mie braccia, la mia fronte, sono centinaia. E oltre a quei minuscoli tagli fini e già cicatrizzati, ho i gomiti graffiati e un polpaccio squarciato da una fenditura un po’ troppo profonda. Ma ciò che mi shocca è la riga sulle mie labbra; sembra rossetto, se non lo osservi bene, ma alla fine capisci cos’è effettivamente: sangue. “M-martina io.. io NON posso uscire. Vieni tu qui, ti prego..” so che la farò agitare da morire con questo tono di voce tartagliante e incerto, ma non riesco a calmarmi “Ti prego..” ripeto, nel caso non avesse capito bene. “Ok Hazel, ok! Non ti muovere, sono subito da te!”. Sento i passi veloci che compie già prima di buttare giù il telefono.

Mi aggiro furtiva per la mia stanza; è bianca, maledettamente piena di bianco, come del resto ogni singola stanza di questo stramaledetto appartamento elegante. Bianco e soffocante. Mi riguardo allo specchio, cercando altri segni: non ho né lividi né.. bè, non sono stata violentata, almeno quello! I miei capelli profumano, ma non del mio shampoo. Ho fatto la doccia? Dove? Perché? Il tempo scorre e sono così presa che non sento neanche Marty che piomba in camera mia come una furia e, con gli occhi sbarrati, esclama “Ma che diavolo..” le corro incontro e l’abbraccio forte, facendo pizzicare un paio di quei taglietti che la notte appena passata mi ha lasciato in dono. Bel regalo, non c’è che dire!

Poi scoppio a piangere.

“Davvero non ti ricordi di niente?”.

Siamo nella mia bianca cucina; come al solito ogni membro della mia famiglia non è in casa. Ho superato lo shock iniziale e sto rilassando gran parte dei muscoli. O almeno spero. “Te l’ho già detto Marty: niente! Zero assoluto! È come se.. uffa!” mi accovaccio sulla sedia, i pugni stretti sulle tempie: loro non sembrano aver subito dei danni. La mano di Martina afferra dolcemente la mia e la fa distendere sul ripiano dove abbiamo posato le tazze; tra poco il mio tè/tisana/camomilla/bevanda rilassante sarà pronto. Infatti la teiera fischia e io, da brava padrona di casa, sono già pronta per servirlo, ma la mia amica mi precede “Tranquilla..” mi dice, afferrando il contenitore e versando l’infuso. Si siede. Non è tranquilla. Mi fissa. “Insomma Marty, cos’è successo di così eclatante ieri sera che io non mi ricordo?” sbotto all’improvviso “Avanti, Marty!”.

“Bè, eravamo alla festa di Patty Higgins, te lo ricordi questo?”

“No.”

“E ci aveva accompagnato Greg, te lo ricordi?”

“No.”

“E poi c’erano tutti, te lo ric..”

“Non mi ricordo niente, capito?! N.I.E.N.T.E!!!”

“Ok.. bè, andava tutto bene, noi ci stavamo isolando su un divanetto del Cubik’9, quando poi tu ti sei alzata e.. sì, insomma..” si blocca. Cosa posso aver fatto di così orribile? “.. hai rotto con Logan. Io non so se poi era tutto vero o no, ero già al secondo giro e poi c’era anche Robert, quello carino dell’ultimo anno e..” non la sto più ascoltando. Di solito presto attenzione a ciò che dice Marty, ma soltanto aver sentito pronunciare il suo nome mi provoca una fitta al cuore, aggiungendo la scoperta di una nuova ferita. “Regina..” lo dico a denti stretti, il più serrati possibile. Questa parte ora me la ricordo: stavo cercando Logan per chiedergli se gli andava di fare qualcosa assieme ad un'altra coppietta felice di liceali. Ed è stato allora che l’ho beccato a pomiciare con Regina Higgins, sorella della festeggiata. Me ne ha combinate troppe, sul serio. Le loro pose succinte e viscide risalgono la mia memoria nel modo più doloroso possibile; poi i ricordi si fanno confusi: non gli ho urlato contro, credo. Me ne sono andata con non calanche, credo. A testa alta, spero. Una bottiglia di Bailey’s.. Logan che mi rincorre.. gli ho forse sputato in faccia? “Uhm..” dopo il mio cervello mi impedisce di ricordare, non mi fa scavare oltre in quell’assurda girandola di emozioni che è stata la notte scorsa. “Tutto ok Hazel?” Marty mi è vicina, lo sento. È una ragazza fantastica, per essere capitata in un giro di snob e figli di papà come il mio. Ma io non l’ho scelto. No, io ci sono nata, dentro a quel giro. Non ho potuto cambiare genitori o fratello, così mi sono dovuta adeguare a bugie e tradimenti, a falsità e assurdi sproloqui su creme per il corpo e abiti firmati. Certo, lo Swarovski le mi penzola dal collo potrebbe sembrare una contraddizione, ma è un regalo di mio padre. Non ho potuto rifiutarlo.

“L’ho lasciato, vero? L’ho piantato in asso per bene?” chiedo. Non posso sopportare l’ennesima figura patetica nel finto e tanto odiato mondo di barbie in cui vivo. “Non lo so Hazy! Dopo che hai lasciato il divanetto non ti ho più vista.. sei letteralmente sparita dalla faccia della terra!”. Sbuffo. Appoggio il mento sulla spalla della mia migliore amica e rifletto sulle sue parole.

Sparita dalla faccia della terra.. mi piace come suona.

Ringrazio becky cullen e RiceGrain per aver commentato prontamente il primo capitolo, sono contenta sia piaciuto! (me tutta rossa.. ^_^ ). Spero la storia continui ad appassionare voi, Girls, e non solo n_n

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Capitolo 3
*** The nature of an angry gesture ***


CAP.3 – The nature of an angry gesture

 

Oggi sto meglio. Sul serio.

Ieri Marty mi ha aiutato a.. ripulirmi. Ma non ce n’era tanto bisogno, a dire il vero. Era lavata, stirata e profumata. Disinfettata, persino. Chiunque mi ha ridotta in questo stato deve essersi pentito amaramente di averlo fatto. “Ti sei incantata o cosa?” mio fratello è un Ken. Zero tatto, popolare, belloccio, agognato da ogni troietta tipica di scuola privata che si rispetti. A volte mi chiedo se è vero che abbiamo lo stesso sangue..

Sento che sbatte la portiera della sua auto talmente forte da farla vibrare solo per riportarmi sulla terra. “Ok, arrivo..” sbuffo, tirando fuori l’iPod dallo zaino. La divisa è odiosa, ma sopportabile. Ecco che, appena mio fratello, Gregory Malloy, entra nel territorio del Liceo, il suo branco va in fibrillazione, soprattutto le ragazze. A volte mi chiedo perché io non lasci perdere quel gruppo; loro non sono la mia ragione di vita, loro non incarnano e/o condividono i miei ideali.. e allora perché? mi chiedo, preparandomi a salutare il branco. Però alzo la musica: almeno ho una buona scusa per isolarmi sino all’arrivo di Marty. Un saluto generale, prima di incrociare le gambe sulla dura plastica della panchina. Ridono, scherzano, non mi guardano mai troppo a lungo. O sanno tanto, o non sanno affatto. Ma a me cosa importa? Pazza? Mi ci hanno già chiamata. Alzo il volume al massimo, sparando nei miei poveri timpani riff di chitarra che mi cullano sino a che.. sino a che Regina non ancheggia verso di noi -pardon, verso di Loro!- mano nella mano con Logan, il mio ex ragazzo. Ci siamo mollati meno di tre giorni fa e loro già girano mano nella mano. Ma non devo farmi del sangue marcio a proposito di Logan: con lui ho chiuso. Una volta per tutte. Eppure quando, una volta giunti sino al branco, lui mi dice “Ciao Hazel..” non posso non provare una morsa agghiacciante al cuore. No, cazzo, non devo fare così! So di avere le guancie in fiamme e che quel ciao gliel’ho dovuto leggere sulle labbra, visti i decibel con cui mi sti spaccando i timpani, ma non devo, assolutamente fare così! La musica cessa, permettendomi di sentire anche il saluto di Regina. Si comportano entrambi come se niente fosse, tutti quanti. Ma, accidenti, sono circondata da tutti i ragazzi più popolari della scuola -e che quindi erano alla festa- e nessuno mi ha visto marciare via infuriata come una belva? E poi, vabbè che il loro neurone ha un andamento lento costante, ma non si chiedono come mai Logan sia avvinghiato a Regina e non a me? Falsi.. tutti falsi!

“Hey, ma che hai fatto alla faccia?” è la voce di Logan che si preoccupa per me. Fa male, però.. non so, è come se nella mia mente ci fosse un ricordo che indora un poco la pillola.. un ricordo di qualcosa che mi aiuta a non fare scena muta.. qualcosa o qualcuno. “L’altra sera dopo la festa sono inciampata finendo in un cespuglio di rovi.” Sono inespressiva e piatta. Sono un robot con le guancie amaranto. Chissà che faccia farebbe se il mio squarcio sul polpaccio non fosse coperto dalle collant. “Uhm..” fa lui. Ti brucia, vero? Il non avermi protetta a dovere? L’avermi portata a sfregiarmi per un tuo errore, ti brucia, non è così?

Suona la campanella. Io filo in classe, cercando di capire perché proprio questa mattina Marty ha deciso di darmi buca. “Ciao” dico algida, lasciando che il branco sparli ancora un po’ alle mie spalle.

 

L’ora di pranzo la consumo come al solito nel cortile. Sono sempre con il branco, ma Marty mi ha raggiunto: è entrata un’ora dopo, la disgraziata. Ma è bastata la fetta di torta che mi ha offerto a perdonarla. Sento la voce stridula di Regina che ride; magari non è neanche stridula, è che a me piace immaginarla così. “Hey..” Marti mi accarezza una spalla. Fa freddo, ma nonostante ciò dobbiamo stare su questa scomoda panchina a pranzare con le persone che più detesto al mondo. E perché? Ah, giusto: perché a Marty piace Robert, un componente della cerchia di mio fratello. “È tutto ok..” le dico, ma questo tono di voce non convince neanche me. Regina sta giocando con i capelli di Logan e io sto pensando a come starebbe bene il suo corpo perfetto su una sedia elettrica. Non è tutto ok. “Cinquanta dollari che lo becco in faccia con il tramezzino!” “Sessanta che non ce la fai!” due ragazzi stanno scommettendo. “Ecco che ci risiamo!” mi dice Marty, delusa. Ormai è tipico del branco prendersela con i più deboli solo per fare soldi; per le prime non mi andava tanto a genio, poi ho lasciato perdere e così anche Marty: in questa scuola ognuno deve gestirsi i suoi guai da solo. Vedo che il panino è in una mano che conosco, della quale conosco anche il tocco. Logan prende la mira, carica e.. “Bersaglio colpito!” grida entusiasta; forse spera che anche io mi esalti per le sue malefatte. Risate convulse e schiamazzi vari nel branco.

Però non è come al solito. Questa volta mi urta, come se fosse la prima volta che vedo la violenza e la stupidità dei galletti della scuola che rovinano la vita a quel povero innocente con quell’assurdo ciuffo sugli occhi. È un novellino, si vedo lontano un miglio, anche se ha qualcosa di familiare ai miei occhi.. ma non importa, se è un veterano mi dispiace vederlo soffrire così e se è nuovo, bè, che bella accoglienza che gli abbiamo riservato!!

Non so perché lo faccio, forse è soltanto il mio istinto naturale, ma prendo la porzione di sacker che ho nel piatto e la piazzo sulla faccia di Logan, non molto distante da me; anzi, mi è letteralmente di fronte. “Hey!” grida Regina, mentre Logan mi guarda con gli occhi fuori dalle orbita. E così fa tutto il tavolo, il tavolo dei belli e impossibili. Il tavolo dei belli senz’anima. “Bersaglio colpito!” lo scimmiotto, prima di marciare furibonda al mio posto preferito per nascondermi: la biblioteca. Ho addosso gli occhi di tutti e ne sono consapevole. Ma infondo non me ne frega un bel niente. Almeno oggi ci sarà qualcosa di cui sparlare.

 

becky cullen capisco la tua voglia smodata di rivedere Gerard (oh, se la capisco! u_u) però.. la Natura non ha voluto elargirmi il dono della sintesi, ma non ti preoccupare, ho postato subito il 4° capitolo, dove ci sono moooooolte sorprese.. n_n

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4- Lost and Founded ***


CAP.4 – Lost and Founded

 

Ora mi pento delle mie azioni. È un classico: prima faccio una cretinata, poi mi sento un’ebete. Almeno in biblioteca non ci trovo le solite pettegole; solo ragazzi occhialuti e ragazze che si preoccupano della loro media scolastica. Mi aggiro per gli scaffali come in cerca di una qualsiasi ispirazione divina. Marty non mi ha seguita, grazie al cielo. Sa che potrei risponderle male in questo momento, sa che ora sono come un paglierino appena acceso. Mi conosce meglio di me, suppongo. Anche se ormai sento che il fuoco in me si sta spegnendo, sono arrivati i pompieri e hanno lavato via ogni stimolo, lasciando solo un grande senso di umiliazione e l’amara consapevolezza di essermi resa ridicola senza un buon motivo. Arrivata nella sezione musica, prendo a leggere la biografia di Mozart; ormai la so a memoria, ma è una delle poche cose in grado di rilassarmi. L’iPod diffonde in me la straziante melodia di Killing Me Softly, e so di aver appena raggiunto il limite del patetico. Il libro si bagna: sto piangendo davvero? Mi guardo attorno per controllare se davvero ho la vista annebbiata ed è allora che lo vedo.

È in piedi sopra di me, che invece sono accucciata contro gli scaffali di ciliegio. È.. come assistere a un déjà-vu non mio, un flashback che non sapevo neanche di avere.

 “Sei sicura di stare bene?” Mi chiede. Non percepisco il suono della sua voce, come potrei se ho il volume messo al massimo? Sento qualcosa che pulsa nella mia testa. Se non lo fermo ora mi spaccherà il cranio, proprio come il cuore mi spaccherà la cassa toracica se non la pianta di battere così veloce. Ha gli occhiali da sole e i capelli neri scompigliati da un vento immaginario. Sono come paralizzata da un’emozione che non sapevo di poter provare.

Sorpresa, mista all’ansia e alla voglia di sapere..

Lui continua a parlarmi, ma non è come al solito: ascolto la musica, ma non voglio davvero farlo. Sono curiosa, desidero il suono della sua voce come un assetato che chiede acqua dopo aver pellegrinato nel più arido e caldo deserto. Voglio che le mie orecchie si beino nel suo cantare, sempre che sia un tipo intonato. Lo voglio, lo voglio, lo voglio!!!

Eppure le mie stupide mani tremano, non riescono a fare nulla per levarmi le cuffie, né arrivano al blocco tasti dell’iPod per mettere a zittire questa odiosa e deprimente canzone. Le sue labbra si muovono sinuose, mentre la fronte gli si corruga in un’espressione preoccupata.

Io vorrei dirgli che sono come paralizzata da lui e che non sono una scema paraplegica, io.. “Così mi senti?” mi ha tolto le cuffie. Ok, sono davvero paralitica. E anche cerebrolesa.

Si accuccia accanto a me, mi afferra per le spalle e mi da una leggera scossa. E se stessi avendo una crisi epilettica?

Continuo a non sentire ciò che dice, è come se il mio cervello fosse in tilt totale. “Io.. sto. Bene.. tu..” tartaglio. Ok, almeno gli ho fatto vedere che so parlare. “Calmati, andrà tutto bene..” mi dice; ora le sue mani mi incorniciano il viso, mi accarezzano. “No, non è vero..” sospiro, chiudendo gli occhi e aprendo il cuore. Piango di nuovo, mi stringo a lui, il perfetto sconosciuto/déjà-vu ignoto, che non sa ancora in che razza di guaio si è cacciato prestandomi attenzione in un momento del genere. “E invece andrà tutto bene, te lo prometto. Non ti accadrà più nulla..” mi sussurra ricambiando il mio abbraccio. Ho bisogno di uno sfogo. Mi serve una via di fuga. “Chi ti ha violentata?” chiede. “Ma che cazzo..?” lo allontano e lui rovina a terra con tutto il suo corpo perfetto. Cristo Santo, violentata?! Ma cosa accidenti è andato a capire, questo!

”Scusa, scusa!” si affretta a dirmi; forse ora sa di aver frainteso tutto.

Sono solo sull’orlo dio una crisi di nervi/ crisi sentimentale, non ho mica subito uno stupro!

Provo ad alzarmi, ma decido di restarmene accovacciata lì per terra. È come se avessi le vertigini, e lo stomaco sottosopra. Perché questa scena mi è familiare?

“Prometto di stare molto più attendo per oggi, ok?” mi stringe di nuovo. Non mi oppongo, sono di nuovo in trance, ma ora so il perché: è come se stessi rivivendo la notte scorsa. Dio mio, è Lui!

 Potrò aver perso il suo ricordo assieme agli avvenimenti di quella dannatissima notte, ma ora l’ho ritrovato. E chi se lo lascia scappare uno così??

“Tu chi sei?” gli chiedo, pur sapendo già la risposta. Ho la voce rauca e bassa, non è la mia solita voce. Magari si ricorderà il timbro, lo stesso da accanita bevitrice di tre giorni fa. “Tu lo sai già come mi chiamo.. Ti ricordi il tuo nome ora?” passano interminabili minuti prima che lui risponda; ha paura, sa che è stato scoperto e sa che ora io ricordo. Ma oggi col cazzo che scopre come mi chiamo. Deve morirci, del desiderio di sapere come mi chiamo!

“Non te lo dico” gli faccio, asciutta e vendicatrice. Gli tolgo gli occhiali ed ecco la conferma che cercavo: un paio di occhi verdi che contemplerei per ore, se ne avessi il tempo; potrei smarrirmi, in quegli occhi. Mi stringe forte e mi inchioda allo scaffale, scontento di non indossare più gli occhiali da sole: ormai gli ho tolto ogni speranza di dileguarsi. Si alza al rallentatore e le sue mani, nuovamente sulle mie gote, mi portano su con lui. Non sembra al settimo cielo di avermi incontrata, ma negli occhi gli si legge che è contento che io stia bene. Abbozza un sorriso tendente a destra, un’assurda mezzaluna sbieca in grado di catturare la mia attenzione. È lei che parla, ora “In questo momento non è un problema.. ti va bene se continuo a chiamarti Honey?”.

Honey. Sarà, ma il modo in cui lo dice mi da i brividi.

Mi stringo forte al suo petto e bisbiglio su di lui “Nessun problema, Gerard.. nessun problema”.

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Capitolo 5
*** Starbucks dependents.. ***


CAP.5 – Starbucks dependents

 

Se Gerard non mi prendesse per pazza giuro che mi riempirei di pizzicotti.

Perché se questo è solo un sogno, non voglio andare avanti; non avrebbe senso soffrire inutilmente.. voglio dire, stiamo camminando per tutta l’area del liceo che ci separa dalla panchina dei belli e senz’anima.

Io e Gerard!

 Fa un freddo boia e il vento tagliente mi fa apparire più rossa del dovuto, però non c’è male. Sempre che non sia davvero un sogno! Allora sarebbe orribile, perché vorrebbe dire che tra poco la sveglia suonerà e io mi risveglierò nella mia stanza bianca come la neve. Ho bisogno di una prova, un segno che mi dica che tutto questo non è frutto della mia povera e piccola mente contorta.

“Hey, ehm.. Gerard..” lui si gira verso di me: si è rimesso gli occhiali da sole, credendo di passare inosservato. Ha dei jeans e un giubbotto di pelle imbottito, mentre tutti gli altri -me compresa- indossano la pidocchiosa divisa della Holy Heart High School: esiste un modo per farlo passare inosservato se non procurargli in pochi una divisa in tempo record?

Naaaaaaaaaa.. e poi così è davvero carino!

“Cosa c’è, Honey?” ed il mio cuore sussulta ancora; non so perché, forse la strana decadenza che ha, forse il fatto che venero la sua voce, ma adoro il modo in cui lo pronuncia. Il mio nome. È deciso, domani corro all’anagrafe assieme a mia madre e mi faccio cambiare nome; addio Hazel ‘Eirene’ -sì, sì, ridete pure del mio secondo nome.. ci sono abituata- Malloy, benvenuta Honey!

Tanto il passo da ‘Nocciola’ a ‘Dolcezza’ è breve, no?

Ma sto divagando..

“Vedi, stavo pensando..” ecco, siamo già partiti male se la mia mente malata ha concepito qualcosa “.. non è che, bè.. potremmo fare una deviazione?”. Mi guarda perplesso: sino ad un attimo fa, dopo che sono nuovamente scoppiata in lacrime tra le sue braccia, ho detto di tutto; non a lui, ma ho urlato bestemmie ad un destinatario più generico, tipo il mondo intero.

Logan, Regina, mio fratello Gregory, il branco.. non ho risparmiato ‘Fanculo, tu e tua sorella!’ a nessuno, tranne che a Greg. Non sono così idiota da darmi la zappa sui piedi da sola.. o sì?

È stato gentile da parte del mio salvatore aspettare che avessi sbollito la mia rabbia per chiedermi se volevo mi accompagnasse da qualche parte. “Ho solo bisogno di Marty..” ho mugugnato senza disavvinghiarmi da lui. E per quanto ne so, Marty è ancora seduta al tavolo del pranzo, circondata da tanti Ken e da altrettante Barbie.

E ora una deviazione. Spero capirà.

“Una deviazione?”

“Sì, vedi.. ho sempre bisogno di questa mia amica, Marty, però prima ho bisogno di qualcos’altro”

“Cosa?”

“Uno Starbucks. Il più ristretto che possono darmi” esiste qualcosa meglio di un caffè per svegliarsi?

“Oh, caffè! Ottima idea! Anche io ho bisogno di uno Starbucks” mi sorride. E anche io non posso che sorridergli, mentre riassumo a me stessa i pro di Gerard: intanto è bello, quel tipo di bellezza esteriore che in certe volte è la dimostrazione esplicita ed esteriore dell’animo; in questo caso confermo io per l’animo di Gerard. Bellissimo.

Per quel che so, mi ha salvato la vita, l’altra sera, e ora è di nuovo qui, come per magia. Ogni volta che ne ho bisogno lui c’è. Però non ho intenzione di ricevere soltanto e dare niente in cambio, non sono così egoista! Potrei iniziare offrendogli il caffè.. ah, altro punto: caffèinomane/caffè dipendente/amante del mitico Starbucks. Potrei non volergli bene??

“Caffetteria?” mi domanda con la sua fantastica voce, riportando i miei piedi per terra. Annuisco, devo essere ancora un po’stordita. L’opzione B è che ci sono nata così, un tantino rincoglionita e lenta di riflessi.

Come nei piani che mi ero fatta, a quest’ora la caffetteria è pressoché deserta, salvo qualche emo in cerca d’ispirazione e poetucoli di bassa leva. È il mio mondo, questo, quello fatto di giovani artisti in erba e cuori straziati, catapultati in contesti non adatti a loro. Passo così tanto tempo qui dentro che quando Lucas mi vede mi saluta sorridente e con un cenno della testa mi indica una direzione che so a memoria: porta dritta dritta al mio tavolino preferito. Ed è anche riservato.

Faccio strada alle poltroncine di velluto verde consumato e lascio che Gerard si sieda di fronte alla sottoscritta. Non ho bisogno di guardare dalla finestra, so già così ci vedrò; ma Gerard invece è.. nuovo ai miei occhi, per quanto l’abbia già visto quella ormai strafottuta e stracitata notte. “Ma non te li levi mai quegli occhiali?” sbotto lì; non voglio che i suoi occhi rimangano nascosti da un paio di insulse lenti nere. “Come vuoi..” ride, posando gli occhiali sul tavolo di legno che ci separa; ho ottenuto ciò che volevo, ma aspetto. Mi tengo da sola sulle spine, passando in rassegna le mani, le braccia possenti e il petto, ora che Gerard si è tolto la giacca rimanendo in una deliziosa maglietta nera che ne esalta la massa muscolare. Io di solito non sono frivola, preferisco esaminare più l’anima dei ragazzi che ho davanti piuttosto che l’aspetto fisico, ma.. cavoli, Gerard è uno schianto, sul serio!

Deve aver tinto i capelli, perché io me li ricordo anche metà biondicci. Alcune ciocche più lunghe ricadono sugli zigomi, osservo il naso, la bocca e.. finalmente arrivo agli occhi.

I nostri sguardi collissionano in modo irrompente, non so per quanto sopporterò il suo sguardo. Sento che il mondo sta scomparendo attorno, è come se stessi per entrare in un posto più grande dell’universo.. e poi, quando le nostre fronti già si toccano e i nasi si strusciano, arriva Lucas con il mio Starbucks.

Cazzo, che tempismo!

“E a te cosa porto, amico?” chiede il barman a Gerard; le sue gote mi sembrano arrossate. “Starbucks normale, grazie..” ordina, prima di tornare a me. Ora mi sento più timida di quanto non lo sia mai stata, probabilmente sto battendo il mio record personale; abbasso lo sguardo sul mio caffè e lo sorseggio. È bollente e cremoso, diamine, è perfetto.. lo butto giù in gola, accaldandomi ancora di più. Così mi tolgo la giacca e allento la cravatta della divisa, sempre sotto lo sguardo vigile e dolce di Gerard. Arriva anche il suo caffè e io, che ho sempre più caldo, arrotolo le maniche della camicia.

“Vedo che i tuoi tagli stanno guarendo..” constata; si acciglia, sa qualcosa che io non so e che voglio sapere. DEVO sapere. “Come me li sono fatti, Gerard?” ho la voce tremante, intimidita dalla risposta che potrebbe darmi. “Lo vuoi davvero sapere?” con le mani ha preso a tamburellare sul legno “Sì..” sussurro. Lui tira un respiro profondo. “Sono stato io, Honey..” confessa guardandomi dritta negli occhi. E per la prima volta, ho paura di quello sguardo.

 

 

Ringrazio becky cullen –come al solito n_n-.. questo capitolo è uno spazio tutto per Gee, Hazy e per lo Starbuck (*me sbava peggio di un mastino*) scritto durante la mia estenuante e sofferta astinenza da cioccolato e caffè – ç_ç -.

Ringrazio anche FaKe_RoMaNcE sono contenta che ti sia piaciuta!

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Capitolo 6
*** My Best Friend in second ***


CAP.6 – My Best Friend in second

 

Il caldo è sparito. Ho quasi freddo, ora.

“Sono stato io, Honey..” le sue parole mi rimbombano nel cervello ad un ritmo sempre più incalzante, assordante. “Sono stato io, Honey..” e quasi non mi sembra vero. Cristo, è colpa di Gerard se sono ferita. È colpa sua se ho vissuto le ultime quarantotto ore nel marasma totale, credendo di essere stata aggredita o chissà cosa, e ora..

“Honey ti prego non saltare subito a conclusioni affrettate..” balbetta Gerard; tenta di stringere la mia mano, posata a peso morto sul tavolo, ma la ritraggo con un riflesso involontario.

Un velo truce gli annebbia lo sguardo: crede che abbia paura di lui!

Cristo, no! No Gerard, io non ho davvero paura di te! Io.. devi solo darmi il tempo di assorbire la cosa, te lo giuro!

“Tu.. come?” sto tremando. Sono.. non ho paura di Gerard! Davvero, io non..

“Ti ho investita” bisbiglia, stringendosi nelle possenti spalle. A questo punto è come se avessi le convulsioni: delle lacrime mi rigano le guance. Ma perché diavolo ogni volta che la vita mi si complica io scoppio a piangere? La mia media quotidiana di pianti è superiore a quella di un neonato, temo.

Ma oggi non posso fare così, cazzo. Trattengo il respiro e ricaccio indietro le poche lacrime che ancora non ho buttato fuori. Devo calmarmi, poco ma sicuro.

“Mi hai investita..” ripeto, giusto per essere sicura che le parole siano quelle. “Sì” conferma Gerard “Stavo guidando assieme a Frank, eravamo appena arrivati nel Jersey e..”

“No, frena un attimo! Hai detto che tu e chi eravate appena arrivati nel Jersey? Dove, di preciso?” lo blocco “A Newark. È dove i miei hanno preso casa e io e Frank, il mio amico, stavamo portando le ultime cose nel mio appartamento, così..” non ha senso, Marty ha detto che eravamo al Cubik’9, che è a due passi da qui. Newark e totalmente fuori zona. “Cosa diavolo ci facevo io lì?” gli chiedo; ora sì che sono confusa. E dire che appena l’ho visto ho creduto che i miei problemi si fossero risolti!

“Non lo so”

“Ma io speravo che tu la sapessi, quella parte della storia..”

“Mi dispiace.. tu cosa ti ricordi?” ha appoggiato la mano davanti allo Starbucks; non lo ha neanche iniziato. “Io mi ricordo solo che tu mi hai raccolto da terra e mi hai sdraiato in un posto che puzzava di tabacco, mi hai detto di chiamarti Gerard e poi.. ci siamo.. baciati?” lo dico al rallentatore, sono molto incerta su quest’ultima parte “Ma non credo che fossi cosciente, quindi ciò che mi ricordo non ha importanza.. perché non mi racconti la tua versione dei fatti?” lo sprono. Dopotutto ora ho solo dei flashback confusi e disordinati in testa; qualcuno deve riordinarli per me.

“Uhm..” accetta, ma ci mette molto prima di iniziare e quando parla la sua voce è delicata, sommessa “Bè, non è poi così corretto dire che siamo baciati.. me lo hai rubato, quel bacio..” accenna un sorriso, incerto se sia il caso di ridere o no. Per lui è divertente, mentre io non so come reagire. “Ma partiamo dall’inizio.. come ti ho detto, stavo guidando il furgoncino che divido con Frank, mio fratello e altri ragazzi.. sai, siamo una band” se la mia mente non fosse mezza in standby aggiungerei questa cosa nei pro di Gerard. “Bè, era notte fatta, saranno state le due e mezza quando.. ecco, sei sbucata fuori da un cespuglio. Credo fossero rovi.. sai, non ci ho fatto molto caso mentre sterzavo!” smorza con un po’ di ironia il nostro incidente. Faccio un cenno positivo con la testa, per dirgli che sto seguendo tutto, come una brava bimba. “Però sei arrivata troppo veloce. ‘Forse’ anche io ero oltre il limite, non so.. alla fine ho fatto una mezza derapata, però un po’ ti ho presa. Di striscio..”. Smette. Vuole che dica qualcosa. “È tutto ok, va avanti!” lo tranquillizzo. Mi ha presa di striscio..

“Barcollavi, con la testa hai rotto prima un fanale e poi lo specchietto.. e non chiedermi come cazzo hai fatto, perché non è ho la più pallida idea!” mi avvisa, vedendo la mia smorfia di stupore. Sorseggia il caffè, segno che si sta calmando “Sei rimasta lì sull’asfalto per dieci minuti buoni, mentre io e Frank non sapevamo cosa fare.. chiamare l’ambulanza era fuori discussione e la polizia.. bè, immagino che tu sappia quanto sia incivile a Newark!”.

Newark.. periferia industriale alquanto squallida che proprio per questo mi ha sempre attirato. Per questo e perché ora ci vive l’uomo più importante per me: mio padre.

 Ma non ci ho mai messo piede, sino all’altra notte. Neanche mio fratello mi ci lascerebbe andare di giorno: che cosa direbbe del mio vagabondare notturno?

“Poi hai aperto gli occhi.. eri così debole e indifesa, quasi non ti reggevi in piedi. Ed eri anche sbronza e fatta: hai vomitato l’anima, Honey..” sospira e abbassa lo sguardo.

“Il resto lo so, Gerard.. ma dopo il posto che puzzava di tabacco? Dopo che mi hai detto il tuo nome? Cosa è successo?” lo ricopro di domande, troppo impaziente per rivolgergliene una alla volta. “Ti sei addormentata. Frank ha ripulito la strada da sangue, vetri e vomito, poi siamo andati a casa di un nostro amico, Matt.. ah, il posto che ‘puzza di tabacco’ sarebbe il sedile posteriore del furgoncino, per precisione..” ridacchia, e io con lui. La mia solita gag del giorno. La tensione accumulata prima sta svanendo, lo sento a pelle. “Matt vive con sua sorella Lilian, un’infermiera. Ho pensato di portarti lì, così poteva medicarti.. eri piena di tagli e sangue e.. ehm, come va il polpaccio? È quello destro, vero?” mi chiede; ecco che ricomincia a sentirsi in colpa: dopotutto un po’ è stata una mia imprudenza quella di girare ubriaca alle due di notte! “Il mio polpaccio sta bene..” gli sorrido in tono rassicurante. “Diamine, quanto hai urlato l’altra notte! Non ti piace il disinfettante, vero?” “No.. così mi avete curata?” novantanove su cento sto facendo tardi per la lezione di scienze, ma chi se ne frega della vivisezione; credo che così allungherò di una settimana la vita ad una povera rana.

“Tutto merito di Lilian! Ti ha lavata, disinfettata e vestita!”

“Perché prima hai detto che ti ho rubato un bacio? Voglio dire.. come, come ho fatto?” gli chiedo, a metà tra la curiosa e l’imbarazzata. Sentirlo ridere con la sua voce cristallina è come un sollievo per il mio piccolo cuoricino. Mi stavo quasi sentendo in colpa per lui. “Hai minacciato di denunciarmi alle autorità, se non mi fossi lasciato baciare! E mi hai anche ordinato di ricambiare il bacio!” sghignazza “E tu hai accettato?! Ma io.. i-io ero sbronzissima e.. no, avanti, è una cosa insana, solo una malat-ta di mente chiederebbe..” tartaglio. Sento che ritorna il caldo, sotto forma di sangue che scorre più rapido sotto le mie guancie. Di solito si nota quando arrossisco, visto la mia pelle così pietosamente diafana.

“Non volevo dirti di no..” abbassa la voce e con lei anche gli occhi raggiungono il pavimento; è.. imbarazzato?

“Pietà? Lo hai fatto per pietà? O perché ti sentivi in colpa per avermi investito? Perché?” sento che sono rossa, sento il sangue che scorre nelle mie vene ed è come se stesse scimmiottando Fast & Furious, derapando nelle arterie e sgommando nei rettilinei. Oltre i duecento km/h, ovviamente!

“Non.. non era per.. insomma, io..” non la finisce neanche la frase: non servirebbe a nulla, da quanto risulta inutile davanti ai fatti. E i fatti dicono che Gerard ha afferrato il mio viso, in un modo così veloce e passionale quanto dolce e tenero e che ci stiamo baciando.

Lo riconosco: sa di tabacco certo, ma sa anche del mio burro di cacao al lampone, sa di zucchero e caffè, Starbucks, per la precisione. Sa di neve candida che si poggia sulla lingua prima di sciogliersi, sa di miele che ti avvolge la gola per curarti, sa di cioccolata calda nel pieno dell’inverno più gelido, sa di Vodka Lemon presa al pub con gli amici dopo un mese di punizione e che festeggia la tua riottenuta libertà, sa di fottutissima musica rock che ti culla assordandoti quando solo lei ti capisce, sa di ragazzo ribelle coi capelli perennemente spettinati e gli occhi striati di verde che confondono.. sa di Gerard, ecco di cosa sa.

Cristo, vorrei che non finisse mai questo momento! La sua lingua inizia a cercare la mia, ma io, prima che essere desiderosa, sono cinica, sugar!

Gli do un assaggio, poi scappo; nelle nostre bocce, ormai un tutt’uno, le lingue corrono frenetiche: si cercano, si incontrano, poi la mia scappa ancora, ma alla fine la pianto. Non sono così cinica, dai!

Ma, come in ogni momento perfetto che si rispetti, la fine arriva nel modo più brusco e inappropriato possibile.

“HAZEL!”

Oh Cristo Santo. Lui no. Non lui, vi prego!

Anche se il bacio di Gerard mi ha stordito un goccio, riconosco ancora bene quella voce. La voce del mio migliore amico in seconda. La prima è Marty, non ci sono dubbi.

“Chi cazzo è questo?” impreca, rivolto a Gerard.

Sto passando dal ‘lieve-arrossamento-di-gote-tipico-del-primo-bacio-con-un-nuovo-ragazzo’ ad una tonalità simile, se non identica, al ‘paonazza-perché-beccata-durante-un-giro-di-lingua-con-uno-che-per-il-tuo-migliore-amico-in-seconda-non-è-altro-che-un-perfetto-sconosciuto’.

“MA CHI CAZZO SEI TU, SEMMAI!” si scalda Gerard.

 “AGLI ANGOLI, AGLI ANGOLI!” strillo io, mettendomi a fare da barriera umana tra i due. Come se la mia ridicola costituzione potesse davvero impedire loro di picchiarsi.

“Avanti Pooh, calmati!” dico al mio best friend in second. Lo chiamo Pooh perché, detto fra noi, per me è come un tenerissimo orsetto giallo con la maglietta rossa pazzo per il miele.

 “Lui è Gerard e.. bè, è.. ci siamo incontrati ad una festa, l’altra sera..” tartaglio rossa di vergogna. Gerard mi rivolge un piccolo sorriso, che per me equivale al mio privatissimo raggio di sole. “Gerard, questo è il mio migliore amico in seconda, Bob Bryar!”.

Silenzio.

I loro sguardi si fronteggiano sopra la mia testa e l’unico pensiero che riesco a formulare è: ‘Ora si menano, ora si menano, ora si menano!!!’.

 

 

becky cullen: concordo pienamente: Mr Way è perfetto! *___* Picciolo, come vedi alla fine non l’ha fatto apposta, è stato solo un piccolo incidente.. grazie per i soliti complimenti v_v

linkin park: stai trenci, non me la prendo mica! Comunque sono contenta che ti piaccia, è la prima FF che scrivo n_n

 

note: ok, forse il titolo è scritto male e questo capitolo è davvero patetico, prometto che con il prossimo mi rifaccio, ok???? Perdonatemi!!! Ç_ç

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Capitolo 7
*** The treacherous tie ***


CAP.7 – The treacherous tie

 

I secondi scivolano lenti su di noi, il trio più improbabile del mondo: Hazel, Bob e Gerard.

Continuano a fronteggiarsi, loro; io non sono altro che una povera spettatrice, capitata lì per caso e che non voleva neanche vederlo, questo spettacolo!

“So chi è” è algida la voce di Bob, ruvida quasi quanto il suo lieve accenno di barba. Mi fulmina con lo sguardo, poi va avanti “Tu sei Way. Gerard Arthur Way, non è così?”. Sposto il mio sguardo a quello di Gerard: ha gli occhi vitrei e il volto paonazzo, goccioline di sudore che scivolano lungo la tempia.. cosa c’è che non va, Gerard?

Non pensavo che potesse essere così timido, è come se Bob lo avesse appena colto con le dita nella marmellata. “Sì.. e con questo?” gli risponde il mio baciatore preferito.

“Sì, e con questo?” gli sbotto contro, giusto per fargli capire il concetto “E tu ora non dovresti essere in classe?” ‘Come me, del resto’ penso senza dirlo ad alta voce. “Avevo un’ora buca.. e poi nei corridoi prima di entrare ho incontrato Marty: è preoccupata per te.. e poi anche tu dovresti essere in classe!” si giustifica. Ma sì dai! Andiamocene in giro nelle ore buche, giusto per il gusto della trasgressione! Tanto nelle scuole private non fanno il mazzo per queste cose, naaaaaa.. ti espellono e basta.

“Chiedi a Logan perché non sto bene.. e ora potresti lasciarci in pace?” mi sto incazzando. Di brutto. “Logan? Ma cosa..” Bob sembra confuso.

Alt. Fermi tutti. è da prima di sabato che non sento Bob. Questo vuol dire che non sa nulla di tutto quel casino che è successo!

“Bob.. tu.. dove.. sabato?” balbetto frenetica, facendo sì che le cinquemilanovecentoventi domande che voglio rivolgergli si sovrappongano l’un l’altra. “Hazy, penso che dovremmo parlare. Da soli”

“Sì.. no!” uffi, ma perché diamine non riesco a dire chiaro e tondo ciò che mi passa per la testa? Devo calmarmi, diamine, devo calmarmi! “Parlare sì. Gerard resta!” mi impunto, sfoderando un perfetto accento stile ‘donna della giungla’. Noto che Bob ha disteso i muscoli e la vena che ha sul collo ha smesso di pulsare; al contrario, Gerard è ancora più teso di prima. Mi siedo e Bob si mette davanti a me, mentre Gerard si accomoda al mio fianco. Si asciuga freneticamente le mani sui jeans; cosa cazzo c’è che non va, Sugar??

“Come lo hai conosciuto?” chiede Bob, e già mi viene voglia di mettergli su il broncio: manco Gerard fosse un maniaco pervertito!

“Sabato notte, o domenica mattina.. dopo la festa di Patty.. è lunga da spiegare..” gli dico alla fine; non sono nelle giuste condizioni di fare l’offesa.

“Allora direi di ordinare altro Starbucks..” sospira Bob.

 

“.. e questo è quanto!” dico, dopo aver bevuto il quinto Starbucks. Cinque caffè più quello preso a colazione: devo sembrare, o peggio, essere schizzata di brutto.

Tace, il mio piccolo orsetto; l’ho lasciato senza parole -il che è molto strano, perché Bob vuole sempre contraddirmi-.

Gerard non ha più aperto la sua meravigliosa e saporita bocca, salvo quando ho detto che mi ha investita. “Involontariamente!” si è giustificato “Sì, involontariamente, Pooh!” ho sottolineato la sua innocenza.

Il silenzio mi scorre addosso in modo lento e opprimente, sottraendomi ogni briciolo di pazienza che mi è rimasta.

 

‘DRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!’

 

L’ho odiato dal primo giorno. Lo odierò a vita. Lo odio, il suono di quella maledetta campanella!!!!

Spezza quei taciti momenti, seguita a ruota dai vari studenti che si riversano nel perimetro del liceo al cambio d’ora. Dovrei andare, lo so. Tutti dovremmo andarcene di lì; sarà che sono sotto l’effetto magico e fantastico della caffeina, ma sarei in grado di correre sino a New York e ritorno piroettando in aria ogni quattro passi con addosso un’armatura di piombo. No, ma cosa cazzo dico???? Oddio, il caffè deve per forza essermi entrato in circolo nelle vene, perché come diavolo faccio a pensare certe cose?

“Sentite io.. HEY!” non ci sono più.

Cavoli, ero così presa dai miei fottuti pensieri che non li ho neanche sentiti mentre si alzavano. Stai peggiorando cara mia, il prossimo livello è la cella imbottita con la camicia di forza, lo sai, vero?

I soldi del conto sono già sul tavolo, così prendo la giacca blu della mia divisa e schizzo fuori, accennando un saluto a Lucas. Bravo ragazzo, Lucas: sempre disposto a coprirmi.. non che io salti spesso le lezioni, diciamo che ogni tanto ho bisogno di un posto diverso dal mio banco per.. riflettere.

Esco dallo Starbucks che si trova al centro del mio liceo -Cristo, è una delle poche cose che mi fa alzare dal mio caldo lettino, la mattina, e che mi porta sin qui, giuro!- e mi faccio investire dalla fredda e gelida aria di Belleville; siamo quasi sotto Natale, alla TV non parlano altro che dell’allerta neve. Il bianco non si è ancora fatto vedere, ma il freddo.. mi penetra nelle ossa con una facilità inaudita, ma non sarà lui a fermarmi.

Prendo a correre senza una meta precisa, spero solo di non essermi concentrata troppo a lungo sui miei ‘pensieri’ a proposito degli effetti della caffeina. Dopo aver superato un paio di edifici in mattoni scorgo, ai piedi di un albero del cortile, due figure familiari. Eccoli!

Ancora qualche passo e li raggiungo, guancie rosse e fiato corto: no, non sono decisamente pronta per correre e piroettare sino a New York e ritorno, questo è certo.

“Voi.. lasciata.. mi avete lasciat.. Starbucks..” ansimo a Gerard e Bob. “La mia sportiva.. bè, allora è tutto chiarito, vero Gee?” dice Bob. Da quando tutta questa confidenza con Gerard? Devo però dire che come soprannome mi piace: Gee.. ha un suono che mi ricorda un soffice pasticcino..

 “Ci si vede dopo, Hazy! E non saltare altre lezioni per oggi, chiaro?” saluta Pooh prima di allontanarsi; io lo saluto con un cenno della mano, sono ancora intenta a far ritornare regolare il mio battito cardiaco. Ma non posso, maledizione: c’è Gerard davanti a me e non so cosa accidenti si siano detti quei due.. ‘Tutto chiarito’ ha detto Bob. Cosa voleva dire?

“Hey, stai bene Honey? Non hai freddo?” mi chiede la bellissima e ammaliante voce di Gee. “Io.. in effetti un po’ di freddo lo sento, ora..” lo guardo, poi mi do un occhiata: sono scappata da un caffè con la camicia sbottonata, arrotolata fin sopra i gomiti e con la cravatta portata a mo’ di cappio al collo. La giacca che tengo in mano è la prova che non ho minimamente pensato a coprirmi, prima di iniziare a cercarli. Prendo a sistemarmi, cercando di fare il più in fretta possibile: fa frrrrr-rreddo!

“Tutto ok?” mi richiede Gerard; penserà che sono sorda “No è solo che.. cazzo di una cravatta..” impreco, tutta presa dal mio piccolo e personalissimo cappio.

“Aspetta, faccio io..” si offre “Di solito mi diverte mettere le cravatte.. quelle rosse si abbinano bene al nero, non trovi?”conversa lui in maniera normale. Io invece mi sto infiammando ancora di più ad avere le sue labbra così a portata di bacio; ogni tanto le punte delle sue dita sfiorano il mio collo, mandandomi nel delirio più totale. Dio, ma perché mi comporto e penso sempre come una quindicenne arrapata?

“G-grazie..” sospiro quando lui ha finito di armeggiare sotto il mio mento con la perfida cravatta “Figurati..” mi sorride, arrossendo un poco sugli zigomi pressoché perfetti. No Gee, così mi mandi l’unico neurone rimasto vivo a farsi fottere, ti prego non ridere così..

Mi metto la giacca, ma ho sempre freddo “Allora, cosa fai ora? Hai qualche lezione?” cerco di far partire una nuova conversazione, prima che il mio desiderio di saltargli addosso davanti all’intero istituto diventi irrefrenabile “Uhm.. no, non proprio..” ed ecco ancora quella maledetta mezzaluna sbieca. Maledizione Hazy, controllati!

“Come mai?” chiedo, anche se dopo un attimo di raccoglimento ci arrivo da sola. Che idiota, che idiota, che idiota sono stata! “Gee.. ehm, va bene se ti chiamo Gee?”. Acconsente. Bene. “Tu.. sì, tu quanti anni hai?” chiedo tremante “Uhm.. tu quanti me ne dai?” ci penso “Dic..diciassette?” butto lì tra un balbettio e l’altro. Lui scoppia a ridere in maniera irrefrenabile, sotto il mio sguardo di pura adorazione.

Vorrei che questi istanti non finissero mai.. vorrei non dover conoscere per forza la risposta. E vorrei che Qualcuno, lassù in alto, ascoltasse le mie preghiere, una volta tanto..

 

 

becky cullen:  hai ragione, sono troppo teneri insieme! n_n Sono davvero happy che sia piaciuta la scena del bacio (ho pensato a tutte le cose di cui avevo bisogno in quel momento quando l’ho scritta *___*). Cos’altro dire? Tanto ci sentiamo presto n_n

RiceGrain: non sai come ti capisco! Io prima dovevo sudare sette camicie per postare in tempo (nn avevo l’adsl, puoi immaginare +____+). Non ti preoccupare, l’importante è che la storia ti piaccia!

Anche a te è piaciuta la scena del bacio.. gente, nn so cosa dire u_u, arrossisco sempre di più!!!

Mcr_girl: glashie, glashie! n_n.. in effetti posto sempre il prima possibile ed il ritmo degli aggiornamenti è rapido.. e tu invece hai commentato tutti e due i chappy!!!!! Raga, mi rendete tutte così euforica!!! n_n

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Capitolo 8
*** Just four years.. ***


CAP.8 – Just four years..

 

“Allora? Quanti anni hai? Ci sono andata vicina, almeno?” gli domando, sperando che non sia davvero maggiorenne come penso che sia. Certo che però sarebbe troppo bello se avesse la mia età, troppo bello, troppo..

“No, non proprio.. ehm, ne ho 21..”

Mentre sento il rumore del mondo che mi crolla addosso, mi lascio sfuggire un ‘COSA??!!’ di quelli micidiali, come se avesse appena detto che mi restano due settimane di vita. Anzi, facciamo una.

“Oddio, non credevo che avresti reagito così, Honey! Cioè.. voglio dire..” inizia a scusarsi; è imbarazzato, e forse pure compiaciuto della mia reazione. “Davvero mi dai diciassette anni? Avanti, non sono così..” dolce? Tenero? Bambinesco? Indescrivibilmente bello? Oh, sì che lo sei Gerard.. dovrei dirglielo, se voglio che questa conversazione non coli a picco come la precedente. Però non parlo. Cazzo, 21 anni.. quattro lunghi, pesanti e troppi anni di differenza! Che se poi ci penso sono gli stessi che corrono tra mia madre e mio padre. Oddio, ora sì che ho paura: e se qualsiasi cosa nascesse tra me e Gee sfociasse in grida isteriche e pianti convulsi come è successo a Tori e Daniel Malloy? No, non può, non può, punto e basta!

“Honey, tutto bene?” sarà la terza volta che me lo chiede nel giro di un’ora, ma io non ho ancora trovato una risposta adatta. “Uhm.. ventuno, hai detto?” magari ho solo sentito male.

“Già.. 9 aprile 1977..” faccio un po’ di calcoli.. sì, ha proprio 21 anni. “Oooooh..” sospiro, senza neanche preoccuparmi più dell’aria tagliente e gelida che mi soffia tutt’intorno. Prendo a vagare a passo lento e senza una meta; dietro di me, sento incombere la presenza di quei ventuno anni. Ora Gerard è al mio fianco, sta ancora cercando di adattare il suo passo al mio, simile a quello di una creatura accoltellata al cuore in un vicolo buio, che però cerca ancora di andare avanti. “Uhm.. così ti chiami Hazel?” aspetta che siano passati due minuti buoni prima di rivolgermi la parola.

Grazie Bob, per avermi tolto di dosso quell’alone di mistero che poteva incuriosire Gerard e legarmi a lui per qualche giorno ancora! Grazie davvero!

“Ehm sì, Hazel e-eir.. Hazel e basta.” biascico in maniera incomprensibile. Lui mi guarda accigliato “Hai anche un secondo nome?” “Sì. Ma non devo dirtelo per forza, giusto?” ribatto io. Non voglio che sappia il mio secondo, ridicolo, imbarazzante nome. “Ma tu sai già il mio..” mi implora, guardandomi con due occhioni da cucciolo che non trova più la sua mamma. Cristo Santo, come faccio a resistere? “Io..Eirene..” bisbiglio, così piano che faccio fatica a sentirmi da sola “Cosa? Non ho capito” ecco che il suo viso si riavvicina pericolosamente al mio. “Eirene! Hazel Eirene Malloy!” gli grido contro stizzita. Forse però ho esagerato; se ne sta muto, Gerard Arthur Way, con la stessa espressione usata quando Bob ha scoperto chi è. “M-malloy?” mi chiede, augurandosi che il destino non gli stia giocando l’ennesimo brutto tiro “Sì.. Malloy.. so che non sembra, però è un cognome irlandese, non si sente tanto qui nel Jersey..” senza rendermene conto mi ritrovo ad elogiare le origini europee di mio padre, Daniel Malloy. A differenza di Greg e di mamma, ogni tanto lascio che i ricordi di mio padre escano dal cassetto in cui la separazione mi ha costretto a rinchiuderli; le sue mani ruvide, la sua voce profonda quanto incerta, i bei momenti passati assieme.. poi un dolore fottutamente grande mi impedisce di continuare. Ma sto divagando, tanto per cambiare..

“Gregory-il-Castigatore Malloy?” mi domanda Gee in un sussurro; ha gli occhi offuscati dalla paura, tanta paura. “Non l’ho mai sentito chiamare così.. mio fratello..”

“Gregory è tuo fratello?”

“Uhm.. s-sì, perché?”

“No, niente.. è tardi Hazel, devi tornare in classe.. ci vediamo!”

“NO, ASPETTA GEE!”

“Ci rivedremo. I PROMISE!” è l’ultima cosa che mi grida prima di lasciarmi lì come una cretina spastica in mezzo al prato che sta davanti all’aula di Inglese. La mia prossima ora di lezione.

Perché è scappato via così? E poi che cazzo gliene importa a lui di chi è mio fratello? Come l’ho ha chiamato.. ah, ‘Gregory-il-Castigatore Malloy’. Mio fratello un castigatore.. bè, ne ha combinate tante ai chi credeva più insignificante e mene importante di lui -cosa che continua a fare- però cosa centra Gee con tutto questo? Ancora dubbi e l’irremovibile certezza che ora Gerard non c’è più e se in futuro ci sarà le cose non saranno più come prima; gliel’ho letto negli occhi. Qualsiasi accenno di intesa creatosi fra di noi è ostacolato dall’esistenza di mio fratello, Gregory. Devo scoprirne di più in merito.

“Eccoti, diamine! Si può sapere perché hai saltato l’ora di biologia?” l’uragano Marty mi piomba addosso, con tutta la preoccupazione possibile. Però la devo giustificare, povera Marty!

“Io.. ho risolto un po’ di cose in biblioteca.. e mi sono appena incasinata la vita, dopo essere stata allo Starbucks..” le rispondo, enigmatica ed incomprensibile. “Tesoro, non avrai esagerato con i caffè? Vieni, che mi spieghi tutto in classe..” la mano di Marty cerca e trova la mia: oh, come sono belli caldi i suoi guanti di lana!

Anche la classe è calda, con il suo impianto riscaldante di prima categoria. Ci sediamo in ultima fila, così possiamo parlare senza che il prof., una volta entrato, ci presti troppa attenzione. Riesco a spiegare ad una Martina a dir poco shockata metà del mio racconto, poi quando le sto riferendo dell’arrivo improvviso di Bob, nell’aula entra il professor Holien, quello di letteratura inglese. Dalla sua postazione alla cattedra inizia a fare l’appello.

“Malloy..” chiede dopo un po’ senza neanche guardarsi in giro; pronuncio in maniera stanca e strascicata un ‘Presente’ e torno a Marty. Lei si chiama Borrini.. metà italiana da parte di padre ed è quasi sempre la prima dell’appello; la sua attenzione è volata via già da una manciata di minuti, ormai. Mentre Holien termina l’appello, allo stesso modo io finisco il resoconto delle mie ultime due ore.

“E questo Gerard se ne è andato via, così?” è ancora un po’ scossa, posso capirla “Sì.. credo che si tratti di mio fratello.. e devo sapere, Marty! Non posso perdere Gee.. non di nuovo..” sospiro. “Gradirei un po’ di silenzio, laggiù infondo, ho un annuncio da fare..” ahia, beccate! Meno male che ‘ha un annuncio importante da fare’; se così non fosse ci avrebbe già mandato fuori a prendere una boccata d’aria gelida. Molto gelida.

“Ehm, ehm..” si schiarisce la voce con tono spiritoso prima di cominciare “..anche se ormai è quasi tempo di vacanze natalizie, da oggi avete un nuovo compagno.. non vedeva l’ora di conoscervi e di farsi dare compiti, così ha preferito incominciare l’anno qui alla Holy Heart High School già da ora. Sarebbero graditi applausi per il fegato e la sua impertinenza, signori!”. Il professor Holien è sempre stato il mio preferito: cinico, spietato, simpaticissimo e anticonformista al punto giusto; ciò non cambia che sia un insegnante, la razza umana più infima del pianeta. Lui è solo più sopportabile degli altri, tutto qui.

“Ora farà anche un discorso, poi se vorrete lo porterete in trionfo sino alla fontana centrale.. ragazzi del penultimo anno, vi presento Frank Anthony Iero!” lo annuncia.

 

becky cullen:  sorry girl, non volevo farti diventare pazza =P  comunque credo di non rivelarlo subito, sarebbe un concentrato di eventi troppo.. troppo troppo, ecco! (scusa se parlo in modo incomprensibile, ma credo di essere in astinenza da cioccolata +_________+). Come al solito grazie dei complimentz, a presto!

RiceGrain: come ho già risposto, si saprà tra un po’ cosa si sono rivelati GerardoArturo e Bobbone (three cheers 4 the arrapante Bob!!!!!!!!! 0_o) ma nn vi farò penare troppo.. sono fiera che Honey/Hazel piaccia, è un personaggio particolare (già dal nome si capisce tutto =_=)..

 

note: piccolo preavviso.. l’arrivo di Frank capovolgerà le fila della storia. Non so neanche perché, però mi ispirava, ecco tutto.. spero che la piega che prenderà la ff sarà comunque di vostro gradimento, Girls! n_n

 

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Capitolo 9
*** The little Iero ***


CAP.9 – The little Iero

 

Tutti si guardano intorno, noi comprese, in cerca di Frank Anthony Iero, un ragazzo che già dal nome promette di essere robusto e potente. Penso che, quattro file davanti alla mia, il mio ex ragazzo stia già macchinando un modo per averlo nella squadra di Football.

Ma dovrà ricredersi: dal banco accanto al mio, neanche lo avevo notato, si alza un ragazzino. Non è mingherlino di corporatura, ma.. è.. basso! Incredibilmente basso!

Tra le risatine generali, avanza spavaldo e a testa alta sino alla cattedra. “‘Giorno a tutti.. io sono-” inizia, ma qualcuno lo interrompe “-l’ottavo nano di Biancaneve!”. Schiamazzi da parte di tutti. Sinceramente, a me non fa né caldo né freddo; ragazzi idioti, battute idioti, penso. “Contegno, Bronnett!” lo rimprovera Holien.

“Dicevo.. io sono Frank e dovrete sopportare me e tutto il mio metro e sessanta di genio, perfidia e spirito vendicativo sino alla fine del Liceo. Fine.” Torna marciando al suo posto, la testa alta e il naso all’insù. Si è appena guadagnato l’ammirazione di Holien, nonché la mia più totale attenzione: quel ragazzino ha molto in comune con il bersaglio umano colpito dal tramezzino di Logan, all’ora di pranzo. Anzi, deve proprio essere lui; avevo ragione, è un novellino. Però c’è dell’altro: io ho già sentito la sua voce, ho già.. CRISTO SANTISSIMO!!! Si chiama Frank! Come l’amico di Gerard, quello che voleva portarmi in ospedale a tutti i costi! È LUI!

“Bene ragazzi..” è Holien “.. dato che Frank non ha ancora tutti i libri di testo, se qualcuno di voi vuole spost-”

 “IO!” esclamo alzandomi dalla sedia; non ho neanche dato il tempo a Holien di finire la frase, presa da uno spasmodico desiderio di fare due chiacchiere con Mr. Iero. “Quanta irruenza, Hazel! Bene, vorrà dire che.. sì, che tu e Frank sarete compagni di banco durante le mie ore da qui sino alla maturità!” gongola cinico Holien.

“Ma prof, lei non può!”

“Ma dico, ha visto quant’è schizzata?!” esclamiamo io e Frank all’unisono. Ma guarda un po’ ‘sto nanetto qui! Schizzata? Ma chi, io??? Bè, forse ho esagerato un pochino con la caffeina, oggi, però..

“Non ammetto repliche, Malloy! E non insultare Malloy, Iero!” quando Holien mi chiama per cognome, vuol dire che non ammette alcun tipo di replica davvero. Sono la sua allieva preferita, però non posso permettermi di contestare, quando usa quel tono.

Prendo riluttante la mia roba e si accascio accanto a Frank. Ma la mia depressione per non poter sedere più accanto a Marty da qui all’eternità passa subito.

“Tu!” gli sibilo contro, indicandolo; lui mi guarda, per niente intimorito, poi capisce. E allora diventa paonazzo “T-tu!” prende anche lui a indicarmi; molto probabilmente è sotto shock.

“Tu sei quello che voleva portarmi a tutti i costi in ospedale, vero?”

“E tu sei quella che ha baciato a tradimento Gerard, vero?” uno a zero per lui. “Io.. non è rilevante ora!” gli rispondo, fissandolo dritta nei suoi occhi verdi, nei quali mi perdo per pochi istanti.

“Devi aiutarmi a scoprire una cosa..” gli bisbiglio nell’orecchio con meno foga. Lui mi guarda accigliato. “Perché mai dovrei aiutare una pazza schizofrenica che neanche conosco?”

“Perché.. mi devi un favore, Iero! Ecco, tu mi devi proprio un favore!” non vorrei mai arrivare a tanto, ma il fine giustifica i mezzi “Potrei anche denunciarvi, sai?”.

A questo punto i suoi graziosi occhietti sono più che sbarrati, ricordano facilmente gli occhi di un cerbiatto di fronte  ai fari di un autotreno lungo la strada. “Non oseresti..” sibila con aria di sfida “Mettimi alla prova..” controbatto io. “Uhm.. e va bene. Però finito questo devi promettermi che mi lascerai in pace!” mi porge la mano e io, che sono una persona leale, la stringo più forte che posso. È callosa e le unghie sono più lunghe rispetto a quelle dell’altra mano: Frank è un chitarrista?

Ah, ma che m’importa, tanto ora ho un complice che mi permetterà di scoprire cosa centra quella Bestia di mio fratello con Gee il Bello, questo è ciò che conta.

“Andata!” esclamo sottovoce “Andata..” ripete lui, prima di concentrarsi seriamente su Shakespeare.

 

 

 

note: sono a conoscenza del fatto che questo capitolo è una micro schifezza (e tenderei a sottolineare la parola MICRO). Scusate se ho scritto meno del solito, ma non uccidetemi, sono ancora troppo giovane e pazza per morire ç_______________ç

prometto che se posso posto il nuovo chappy quando rientro questa sera e appena avrò i vostri pareri su questo.. kissoli a tutte quante!!

 

becky cullen:  anche io ne so qualcosa di pazzia (0_o) spero che il prossimo capitolo ti piaccia, lo sto già scrivendo e.. bè, lo posterò il prima possibile!! Grazie mille per i soliti apprezzamenti!!! A presto (spero) n_n

RiceGrain: so che può sembrare roba da pazzi ma sono andata in fibrillazione pure io quando ho fatto arrivare il mitico Frankieboy *___*!!!!! C’è da dire che sarà un po’ rompi..bolle, per Honey, però rimarrà adorabile n_n!!!! Thank u 4 the complimentz, girl!

Mcr_girl: ormai sono tutte pazze per Frankie!!! Girl, mi fai arrossire sempre più °////° però sono felice dei complimenti!!!!!

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Capitolo 10
*** Schizzo & Frankie ***


CAP.10 – Schizzo & Frankie

 

“Giorno Schizzo!”

Sono seduta in cortile, avvolta nella sciarpa più calda che ho, tremante dal freddo ed in attesa di Marty, quando la sua voce mi sorprende alla spalle.

“Come mi hai chiamata?!” gli strillo contro; lo conosco solo da ieri e già non lo sopporto “Schizzo!” sghignazza lui “In onore della tua pazzia temporaneamente perenne!”.

“Senti nano, posso sopportare la tua bassa presenza, ma gli insulti..”

“NON CHIAMARMI MAI PIÙ NANO, CHIARO?!”. Silenzio.

Frank mi guarda con degli occhi da invasato, mentre gli sguardi di tutta la suola sono incentrati sulla scena.

“Cavoli Frank.. io.. ok, non ti chiamo più nan.. non ti chiamo più così, ok?” tartaglio, shockata dalla sua reazione esagerata e, sì, anche dall’urlo che ha cacciato pochi istanti fa. “Bene.. e non fare più strane allusioni alla mia.. statura, chiaro?” mi dice dopo aver preso un respiro profondo. Annuisco in silenzio.. e poi sono io la schizzata!

“Allora, rispiegami tutta la faccenda..” sospira, mentre si avvia verso un albero del cortile che porta all’ingresso; non posso fare altro che seguirlo “Ok.. insomma, devi aiutarmi a scoprire perché Gee ha così tanta.. ehm, paura di mio fratello, Gregory Malloy e..”

“Ah, Gregory-il-Castigatore Malloy! Così tu sei la famosa ‘Nocciolina’, eh?”

“Frank, ho la pianti di affibbiarmi soprannomi idioti o giuro che..”

“Ma non è una mia creazione (purtroppo), giuro! Tutti quelli che sono stati Castigati dal Castigatore ti chiamano Nocciolina!” mi spiega serissimo.

Nocciolina.. dico, ma si può??

“Frank, mi sa che dovrai spiegarmi mooolte cose..” enfatizzo di proposito la parola ‘molte’, giusto per essere certa che capisca. “A quanto pare.. preferisci restare qui a gelare o andiamo al chiuso?” mi chiede premuroso, notando i miei denti che tremano ad un ritmo incalzante. “Uhm.. sto aspettando una persona.. poi possiamo andare in caffetteria se ti va” propongo, stringendomi ancora di più nel mio cappotto.

“Andata..” sospira prima di accovacciarsi sotto le radici dell’albero, occhi chiusi e iPod in mano. Mentre Marty si fa aspettare, come di suo solito, osservo meglio Frank: nonostante anche io lo superi in altezza(non di molto, ad essere sinceri), il suo corpo è ben proporzionato. Ha gli occhi nocciola con qualche delicata sfumatura verdognola, ma niente a che vedere con gli occhi di Gerard.. almeno, questa è la mia opinione..

“Che ascolti?” gli chiedo sedendomi accanto a lui; Frank mi guarda in modo strano, forse mi sono presa troppa confidenza?

The judge's daughter , Green Day” risponde “Posso prendermi una cuffietta?”. Sembra sorpreso dal mio improvviso interesse, ma alla fine mi porge la cuffietta, permettendo alla voce di Billie Joe Armstrong di fare capolino nella mia testa e anche nella mia anima.

Princess in a school girl's dream/May I please speak with you?/I'm having troubles with control/And it's all because of you” canticchio. È una delle canzoni che so a memoria e che, per disgrazia di chi ascolta, ogni tanto canticchio nonostante sia più stonata di un gesso sulla lavagna.  Frank mi guarda dritto negli occhi basito e prosegue la canzone  Today I kept on falling down/I thought it was the street/So I look down at my shoes/They were on the wrong feet”. Sorridendo cantiamo assieme il ritornello, per poi scoppiare a ridere come poveri cretini. Peggio, siamo euforici come due bambini dell’asilo che scoprono di amare lo stesso supereroe.

“Diamine, la sorella del Castigatore che ascolta i Green Day! Questa non me l’aspettavo!” sghignazza Frank coprendo l’inizio della prossima canzone. “Ci sono molte cose che non sai di me, Frankie..” gli sorrido in risposta.

Oddio. No! Ma che diavolo combino, sto flirtando con Frank! No, no, no, no! Solo perché conosce quella maledetta canzone non significa che.. devo aver passato troppo tempo in compagnia di fan di Britney Spears per essermi rincitrullita a tal punto! E poi com’è che l’ho chiamato? ‘Frankie’.. neanche fosse il mio amico d’infanzia.

Il sopracciglio di Frank con sopra il piercing si alza e gli occhi di lui mi fissano imperterriti e..

“Giorno Hazy! E buon giorno anche a te.. uhm.. nuovo amico di Hazy!” Marty arriva da noi trotterellando come la Vispa Teresa, con in faccia un sorriso da ebete di prima categoria. Scommetto 50$ che ha appena salutato Robert.

“Noi non siamo amici!” il tono schifato con cui Frank lo dice è pressoché identico al mio; stessa intonazione, stesse parole, stessi attimi. Scoppierei a ridere se non fosse che io detesto questo ragazzo.

“Uh, ok, calmi!” sorride Marty “Bè, allora potresti anche presentarmi il tuo non-nuovo-amico! Oh, ma tu sei quello nuovo, vero? Scusa, non ti avevo riconosciuto, io sono Martina, ma tu puoi chiamarmi Marty! Ti chiami Frank Anthony, vero?” Marty tende la mano a Frank, ma lui sembra essere rimasto paralizzato dal suo fiume di parole “Ehm.. Frank può bastare.. piacere..” alla fine stringe il guanto lilla di Marty, e solo ora noto che sulle nocche ha una scritta..

“Ora possiamo andare o dobbiamo aspettare che tu ti sia congelata?” schernisce Frank.. odioso, Frank!

“Andiamo allo Starbucks Marty, non vorrei che il bimbo si prendesse una bronchite!” ringhio in risposta.

Convinto che io non lo stia guardando, Frank imita la mia smorfia in un modo patetico, ma Marty deve ritenerlo buffo, perché ride. Ecco, ora si è preso anche la simpatia della mia migliore amica.. grrrrrr...

Arrivati davanti allo Starbucks, entriamo: nonostante sia un locale tipicamente caldo, oggi è ancora più afoso, vista la quantità di persone che si spintonano al suo interno. “Hazy! Grazie a dio sei arrivata! Ancora cinque minuti e ti andava via il tavolo! Per tenertelo ho fatto cose che nessun barista dovrebbe fare..” Lucas avanza verso di noi; è ironico, eppure è già esausto alle 7:30 del mattino. “Grazie Luc, ti devo un favore!” gli grido, sgomitando sino al mio tavolino privato “Come sempre!” grida lui di rimando, dirigendosi verso il bancone carico di stoviglie.

“Ok..” sospiro sedendomi al mio solito posto, con affianco Marty e di fronte.. no, non è Gerard. Sino a meno di ventiquattro ore fa al posto del novellino della mia classe sedeva Gerard, ventuno e pesanti anni, occhi troppo dolci per essere sopportati a lungo. Io qui e lui lì e.. il nostro primo bacio. “Aaaah..” sospiro senza rendermene conto.

“Lo è o ci fa?” chiede Frank a Marty, che ridacchia. Mi schiarisco la gola il più forte possibile, colorando involontariamente le mie gote di rosso “Allora..” inizio “Spiegami la storia della Nocciolina!”.

 

 

becky cullen:  MATEMATICA???!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!!! È il mio incubo! 0_0 comunque grazie per apprezzare le mie capacità espressive e linguistiche (giro di parole x evitare il solito e monotono “grazie” =_=).. ihih! Povero Frankolo.. picciolo.. però anche se è un po’ short è lovvosissimo!!!!!!!! *Q*   a presto!

Mcr_girl: glashie mille girl! And don’t worry, prima o poi farò sbucare anche il mitico Mikey promesso! n_n

linkin park: se il tuo neurone viaggia sulla stessa onda del mio sarà molto probabile! (per intenderci, il mio passa tutto il suo tempo a gridare “c’è nessuuuuuuuuuuuuuuuuuno?”, stile particella dell’acqua Lete!!). Scherzi a parte (e chi ha detto che sono scherzi?? 0_o) ne succederanno davvero di tutti i colori tra Frankie e Honey.. leggere x credere.. A prestuuu

 

note: ok ragazze, so che fino ad ora avete apprezzato molto sia la storia, sia la mia innata capacità di postare presto presto (modesta la tipa, eh? u_u) però.. ora ricomincio la scuola ç_ç!!!!!! E la dura vita del Ginnasio si riabbatterà su di me, impedendomi di dedicarmi alla ff come ho fatto x tutto questo tempo.. vi giuro che farò del mio meglio per tenere lo stesso ritmo di postaggio, ve lo prometto!

Note 2: scusate, non ho potuto fare a meno di citare gli altri miei miti, i Green Day! Un po’ perché li adoro con tutta l’anima e un po’ perché, secondo le mie fonti, neanche Frank li disprezza n_n

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Capitolo 11
*** The castigator’s story ***


CAP.11 – The castigator’s story

 

“Ok.. ti spiego.. hai presente quando tuo fratello aveva 12 anni?”

“Eh?!” ci manca poco che non sputi fuori tutto il caffè, alla domanda di Frank; sul tavolo, due frappucini, uno per lui e l’altro per Marty, più il mio solito caffè ristretto. Ah, e poi abbiamo ordinato del cibo solido per fare colazione: Marty addenda un biscotto al cocco e mi guarda basita. “Come? Mio fratello..”

“All’età di dodici anni!” Frank annuisce convinto, certo di fare un discorso sensato. “Cosa centra questo con..” dico, ma la sua voce mi zittisce nuovamente “Tu rispondi solo ‘sì’ o ‘no’, chiaro?” acconsento. Sorseggio il caffè e agguanto una brioches “Dodici anni.. quando, di preciso?”

“Non ha importanza. Focalizzati la recita alla Belleville middle  school, il musical di Peter Pan!” prosegue Frank, sempre più convinto.

“COSA DIAV.. sì..” mi rassegno: devo rispondere solo sì o no. Non è così difficile dopotutto.

“Bene.. essendo mooooooooooooolto breve, quel giorno tuo fratello è stato ‘iniziato’ alla violenza verso i più deboli dai ragazzi dell’ultimo anno della middle school, castigando la sua prima vittima” . Frank fa una pausa lunga abbastanza da permettergli un gradito sorso di frappuccino, poi prosegue “Il poverino fu picchiato, umiliato e Gregory gli ficcò pure la testa nel water! Povera anima.. e quello è stato solo il primo di lunghi e schifosi giorni..”

“Ma Greg aveva solo dodici anni! Come avrebbe mai potuto..”

“E invece ha potuto! Anche se credo che se non l’avesse fatto, molto probabilmente sarebbe toccata a lui quella sorte..”.

Mio fratello è diventato un mostro. Non che io non gli voglia bene, però.. mi ricordo che fu proprio dopo quella maledetta recita che Greg iniziò la sua ‘metamorfosi’. A quei tempi l’attribuii alla recente separazione di mamma e papà, ma mai avrei pensato che fosse cambiato solo per un gioco vile ed idiota. Col tempo poi si era fatto violento anche con me.. era stato lui a mettere il mio coniglietto nero Batuffolo in lavatrice con doppia dose di detersivo e, ovviamente, io dovetti piangere in silenzio. Mamma vuole più bene a Greg che a me; è sempre stato così. Ogni volta che Greg mi faceva qualcosa, se osavo parlarne a mia madre, venivo presa per una bugiarda. Come se ora le cose fossero cambiate..

“Hazel è tutto ok?” la voce ancora bambinesca  di Frank giunge al mio cervello con un lieve ritardo (molto probabilmente la spina dei miei neuroni è saltata per lo shock provocatomi dalla storia che ho appena ascoltato).

“HEY!” Frank mi afferra per le spalle e mi strattona dolcemente “Ci sono! Solo.. wow.. non credevo di non sapere così tante cose di mio fratello!” esclamo. Ma un punto non mi è ancora chiaro “E l’origine di Nocciolina?” chiede Marty al mio posto.

Telepatia? Naaaaaaaaaa.. semplicemente io e lei siamo “spiriti affini”.

“Bè, immagino che, come Gregory sia diventato ‘il Castigatore’ tu, la sorellina piccola ed innocente sei diventata ‘Nocciolina’. Fine”.

Sono allibita “Mi stai dicendo che la gente mi chiama in quel modo solo perché qualcuno non mi ha trovato un soprannome migliore?!” OPS. Devo averlo detto un po’ troppo forte. Meno male che con questo chiasso nessuno mi ha..

“Quale soprannome?”

.. sentito ( =_=).

“Ehm.. Bob!” balbetto “Vuoi.. un croissant??”

“Bob ma lo sai che i Castigati chiamano Hazel Nocciolina?” uff.. Marty e la sua lingua sempre troppo lunga! Ritiro ogni cosa che ho detto a proposito degli spiriti affini!

“Uhm.. chi ti ha raccontato questa storia? Il tuo altro nuovo amico?” chiede Bob rivolgendosi a Frank.

“Noi non siamo amici!” ringhiamo io e lui all’unisono “E comunque anche se fossi stato io?!” avanza spavaldo Frank. Ora che è in piedi il confronto con Bob è.. bè.. molto evidente.

“Allora dovrei fare un discorsetto anche a te..” Pooh si avvia verso l’uscita e Frank lo sta seguendo, quando mi impunto e urlo “NO! NON NE POSSO PIÙ DI ‘STI CAZZO DI SEGRETI!”. Peccato che intanto il casino sia diminuito e che tutti mi abbiano sentito.

Bob ha stampata in volto un’espressione indecifrabile “È per il tuo bene..” mi dice. Ma io non posso non sapere!

Il desiderio di rivedere Gerard è così bruciante che, nell’istante in cui Bob esce, mi ritrovo a fare gli occhi dolci a Frank in un modo più che spudorato. Lui mi guarda accigliato, poi va alla cassa a pagare il conto ed esce.

“Ci rinuncio..” sbuffo sprofondando nella poltroncina; non ho neanche la voglia di seguirli. “Andiamo Hazy, tra poco suona la prima ora..” Marty mi poggia la mano sulla spalla e mi invita ad alzarmi.

Arrivate al bancone, paghiamo e salutiamo Lucas, quando la cassiera, una ragazza che avrà sì e no la mia età, mi afferra per l’orlo della giacca “Hey, aspetta!” mi dice “Tieni, questo è per te!” e la sua mano mi tende un lembo di tovagliolo scarabocchiato.

Lo prendo.

Lo leggo.

È di Frank e.. oddio, è il suo indirizzo..

E mi aspetta lì domani pomeriggio alle tre, con la videocassetta del musical.

Quel ragazzo mi preoccupa sempre di più, giuro..

 

becky cullen:  mi dispiace di averti tenuto sulle spinte, scusa +0+ se io “allungassi” un po’ i capitoli sopporteresti di dover leggere di più? Così i chappy sarebbero ancora più farciti.. però dovrei anche postare meno in fretta.. fammi sapere, ok? Kisses .+Honey+.

Mcr_girl: oddio! Ti prego, non mi collassare davanti al pc, please!!! ^^ scherzo.. chiedo anche a te se ti andrebbe di ritrovarti con dei chappy più lunghi da leggere(eufemismo x dire “sopportare”)ma meno “pericolosi x la vostra salute!” n_n

 

note: !!grazie girls x i compliments!!

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Capitolo 12
*** Peter Pan and Hazy ***


CAP.12 – Peter Pan and Hazy

 

Non è stata una buona idea.

Anzi, ad essere precisi è stata una pessima idea, la peggiore idea nella storia delle peggiori idee che avessi mai potuto concepire per mezzo del mio unico neurone.

E la cosa deprimente è che lo sto pensando solo ora che ho già suonato il campanello di casa Iero.

Sono le tre del pomeriggio, mancano pochi giorni alle vacanze di Natale e pochissimi minuti prima che questo dannatissimo portone verde si apra, rivelando ai miei occhi il volto di Frank e della sua famiglia. Non dovevo accettare l’invito, lo sapevo! Che poi tanto invito non era, scritto su quel pezzo di carta. Voglio dire.. avrei anche potuto offendermi!

“Oh, ciao.. ehm.. entra pure..”

Ma certo! Ora me ne vado e se a scuola mi cerca.. aspetta, Frank non verrà mai a cercarmi a scuola! Andiamo, mica è un pedofilo, no?

“Ha..Hazel?”

E se invece lo fosse? Potrebbe offendersi lui e per davvero.. potrebbe perseguitarmi fino alla fine della mia misera esistenza, potrebbe tartassarmi a tal punto da portarmi al suicidio! Morirei per colpa di uno che non è ancora abbastanza sviluppato da permettersi un’altezza degna di essere definita tale!

“Ehm, ehm! Pianeta Terra chiama Hazel! Nocciolina, rispondi!”

Oddio, ma cosa dico, ha diciassette anni, per l’amor del Cielo! Un pedofilo, ma come mi viene in mente? Forse ho bevuto troppo caffè, oppure mio fratello lo ha corretto con uno degli alcolici che tiene nascosto nel suo bagno privato.. mi sono sempre chiesta a cosa serva avere un bagno a testa in casa mia: uno comune non andrebbe bene? Oh, già, dimenticavo che mamma e i genitori di mamma sono quasi milionari e possiamo permettercelo..

“Quando vuoi, eh?”

Chissà quanti bagni ha in casa Frank.. ha le dimensioni di un’abitazione comune, casa Iero, con un giardino sul viale anteriore e con molta probabilità anche su quello posteriore, un piccolo porticato bianco e le finestre verdone. Il giardino è ben curato, credo sia per la mancanza di animali. Senza nessuna offesa o pregiudizio, come può Frank pagare la quota della H.H. high School?

“Io aspetto qui.. non mi muovo..”

Magari i suoi sono dei dentisti e guadagnano molto, ma preferiscono una casetta semplice del quartiere accanto al parco comunale di Belleville, dove non ci sono gli snob, quei luridi esseri nei quali, agli occhi di molti, rientro pure io.

Mi guardo intorno ma non scorgo nessun vicino, né qualcuno che mi sbircia dalle finestre, così decido di risuonare il campanello.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

“WOW!”

“Frank, diamine! Da quanto sei lì!”

“Da quando hai suonato il campanello la prima volta, genio! Com’è stato il viaggio nel mondo dei sogni?”

Appoggiato allo stipite della propria porta, Frank mi guarda di sottecchi. E ride pure sotto i baffi (che non ha ancora).

“Io.. stavo pensando.. e comunque potevi anche chiamarmi, sai?” protesto indignata.

“Oh, ma l’ho fatto..” ridacchia “D-davvero?” chiedo, arrossendo quanto basta per far capire al mondo che ho appena realizzato l’ennesima gaffe. “Uhm, uhm.. dai, entra!” con un gesto teatrale mi invita in quello che è il suo ingresso, il quale funge anche da salotto. È soleggiato, caldo e accogliente. Non come la mia casa supertecnologica, bianca in un modo così intenso da confondere.

“Siediti pure sul divano.. l’hai portata?” mi chiede; io mi accoccolo sui cuscini arancio e annuisco, poi tiro fuori dalla mia tracolla un vhs dall’aria consumata. Sopra, la mano di mio padre aveva scritto a carattere cubitali Peter Pan.

“Bene..” Frank la prende e se la gira tra le dita, neanche avesse per le mani un tesoro.

“Allora? Hai intenzione di metterla del videoregistratore o devo ammuffire qui nel tuo salotto?” lo sprono. Lui mi fulmina con lo sguardo e infila i miei ricordi, ormai pronti a riscorrermi davanti agli occhi.

Lo schermo lampeggia e le immagini iniziano a scorrere.

La camera inquadra un foglio e rende visibile la scritta I Malloy a Teatro. Oh, quanta illusione leggo nella calligrafia di mio padre, quante false ed ultime speranze in quelle lettere, quante menzogne in.. in me, con i codini, che saltello davanti all’obbiettivo! Oh, Merda!

“Puoi.. ehm, puoi anche andare avanti, in questo punto..” tossicchio imbarazzata “Oh, ma stai scherzando? E perdermi tu.. in quello stato? Ma neanche per idea!”

“Oh, diamine Frank, premi quel pulsante e arriva al punt..” mi fermo ad osservare la mano di mio padre che mi passa la cinepresa. Io, una bambinetta di undici anni, la prendo e, con molta fatica, lo inquadro: capelli spettinati, alto.. un paio di occhi azzurri identici ai miei circondati dalla montatura degli occhiali. E poi quel sorriso, quella risata.. soffocata dal magone cerco di trattenere le lacrime e soprattutto di non farmi vedere da Frank.

Passa all’incirca un quarto d’ora, durante il quale Frank mi rifila delle patatine alla paprika e scopro la presenza di una gatta, tale Girina. È morbida e perdo un sacco di tempo ad accarezzarla mentre lei mi fa le fusa.

“Strano, di solito graffia ogni estraneo che vede..Ah, ecco!” esclama ad un tratto l’ignaro Frank, cliccando sul fermo immagine; è la parte in cui Peter Pan si mette a cantare una canzone idiota, I Don’t Wanna Grow Up.

Ma qualcosa non va; perché Frank ha stoppato proprio ora?

“E ora?” domando. Frank mi osserva in un modo che non posso sopportare; poi le sue ginocchia toccano terra, dimezzando la distanza fra la TV e il divano. Il suo dito sfiora lo schermo ad indicare il ragazzino paffuto rinchiuso nella calzamaglia verde di Peter Pan. “Avvicinati..” mi invita malizioso, accetto e pure io mi ritrovo inginocchiata sul tappeto etnico degli Iero. “Avanti, non lo riconosci?”

“Ma chi, quello?”

“Uhm, uhm!”

“No, non credo di.. PORCA PUZZOLA!”

Porca Puzzola?!

“DIO SANTISSIMO, QUELLO È REALMENTE GERARD ARTHUR WAY?!?!”

“Eh già.. carina la tua esclamazione, ‘Poca Puzzola!”

“Oh, taci Frank, sono ancora sotto shock..” con gli occhi stanchi e il cervello in tilt mi appoggio al divano, senza staccare lo sguardo dal Gerard quindicenne che mio padre ha inconsciamente filmato. E io l’ho inconsciamente incontrato e applaudito. Né è passata di acqua sotto i ponti da allora, e.. bè.. Gee è decisamente cambiato. Una cosa però lo rende riconoscibile: lo sguardo, con quei suoi occhioni verdi.. Dio, come mi manca..

“È lui, vero? Intendo, è stato lui il primo Castigato..” chiedo. Frank annuisce e prende a fissare un punto non precisato del suo soffitto, mentre io preferisco concentrarmi sui fili che compongono il tappeto che ci ospita, divertito dall’imbarazzo così spesso che abbiamo creato.

Gli unici rumori che si sentono sono le fusa di Girina e i nostri respiri affannati, a disagio.

Poi di colpo la porta d’ingresso si spalanca e una donna sommersa da borse della spesa fa capolino in casa; immediatamente io e Frank ci allontaniamo. E ora mi chiedo il perché: non abbiamo fatto niente, non ci stavo neanche pensando!

“Frankie, aiutami! Ho fatto incetta di pelati!” ansima la donna. Deve essere sua madre. Mi sento sempre più di troppo.

Il buon Frankie corre ad afferrare le borse e le porta in un’altra stanza, certamente la cucina.

“Oh, e tu chi sei tesoro?” ha un tono particolarmente allegro per aver scoperto una diciassettenne sconosciuta sul proprio tappeto. “Io.. uhm.. amica di Frankie.. Frank. Anthony..” ok, ora so per certo di essere rossa come i pelati appena presi dalla signora Iero.

“Ehm! Lei si chiama Hazel, è qui perché.. così mi aiuta con la scuola!” grida Frank arrivando dalla cucina; ottima scusa, Frank!

“Molto piacere Hazel!” la signora Iero mi tende la sua mano in segno di saluto. Io mi alzo e l’afferro “Piacere di conoscerla, signora Iero!”.

Silenzio.

Merda, un’altra volta! Cosa cazzo avrò mai detto di così imb..

“Cara, sono anni che non vivo più con il padre di Frank, chiamami semplicemente Linda e andrà benone!”

Credo di avere due occhi grandi come palline da tennis ora, ma li riservo solo per Frank, mentre a Linda mostro solo uno dei mie peggiori sorrisi e dico “Ah. Ok” nel modo più secco che conosco.

“Hai intenzione di fermarti per cena, Hazel?” mi sorride Linda.

“NO!”

“NO!”

Ecco, ricominciamo con ‘sta cosa di dire le stesse cose nello stesso momento!

“Va bene, va bene! Scusatemi ragazzi! Ora vi lascio soli..” Linda sembra delusa di non avermi a cena; forse vuole solo liberarsi in fretta di quei pelati..

“Ehm! Veramente Hazel stava per andarsene, NEVVERO HAZY?!” Frank mi afferra per le spalle e mi indirizza alla porta “Saluta, Hazy! Non ti preoccupare ma’, la riaccompagno io a casa! Mi passi le chiavi della macchina per favore? Grazie mamma, a dopo mamma!” dice lui tutto d’un fiato, e in cinque secondi mi ritrovo nel vialetto assieme a Frank, che tira un sospiro di sollievo.

“E la mie videocassetta?”

“Te la riporto domani a scuola, sta tranquilla! Non ci tengo ad averla tutta per me.. avanti, cammina, o mia madre capirà che ti ho cacciato di casa!”

“Perché mi hai cacciato?” mi impunto accigliata “Perché potrebbe.. credere che.. noi, insomma.. io e te.. capito?”

“Ma bleah!” esclamo schifata, arrivando spedita alla macchina.

“Wow, wow! Ma che fai!” la mano di Frank afferra la mia e la porta lontana dalla portiera.

“Hai detto che mi riaccompagnavi a casa!” frigno io.

“Ma neanche per idea!”

“Ooooooooooooooowh.. per favooooooooooooooooooooreee..” miagolo con gli occhioni grandi grandi.

Sporgo anche il labbro, giusto per impietosirlo quanto basta.

“Eddai Frankieboy, come diavolo fai a dirmi di no?” (“una bella leccatina!” ndA)

“Uff e va bene..” acconsente lui “Ma non chiamarmi mai più Frankieboy! Non ne hai il permesso..”

“Per ora!” ribatto io.

“Per ora..” sospira lui, aprendomi elegantemente la portiera.

 

note: mi dispiace tantissimo di non aver postato in fretta!

Avevo il capitolo già pronto da almeno due giorni, al calduccio nella sua cartella, ma quel ******** di internet non funzionava >_<

Scusate Girls, spero che in compenso il chappy vi piaccia!!

E grazie per i commenti!

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Capitolo 13
*** Hi Asshole! ***


CAP.13 – Hi Asshole!

 

“Ok, ora svolta a destra..” sto dando istruzioni a Frank su come entrare nel viale privato in cui abito.

Ormai si sta facendo buio, nonostante siano le sei di sera. Ma l’inverno non mi dispiace, con tutta quella neve, le sciarpe pesanti, guanti.. Dio Santissimo quanto adoro i guanti..

“E poi? Dopo la destra?”

“Uhm..? Oh, siamo arrivati!” grido, facendo sterzare Frank.

Siamo davanti alla mia casa che.. indovinate un po’? È bianca! Come del resto ogni dannatissima villetta in Grower Boulevard. Muri candidi e lisci, prato all’inglese, stile molto tecnologico. Sembrano delle eleganti prigioni di vetro, più che delle case.

“Vuoi rifare il viaggio sino a casa mia o scendi qui?” come al solito, la voce infantile di Frank mi riporta al mondo reale con una battutina idiota e di basso ordine. Giuro che non avessi promesso di chiamarlo ‘Nano’ io..

“Tranquillo, non ci tengo!” rispondo acida mentre apro con forza la portiera.

Non lo saluto neanche, non se lo merita! Cavolo di un uomo in miniatura maleducato, non mi volto neppure! Ora ti sbatto la portiera in faccia e vedrai che ridere! Oh, riderà la cara Hazel, o Hazy, o Honey, o Nocciolina, o come caz..

“Ah, Hazel!” tartaglia lui sporgendosi sul posto del passeggero; ho la mano bloccata sopra la portiera. Se voglio lasciargli un segno rosso in faccia, questo sarebbe il momento giusto..

“Volevo dirti.. ehm.. grazie..”

“Come scusa?”

“Per aver insudiciato di sacker quel tipo belloccio che mi ha usato come bersaglio a mensa, l’altro giorno. Sai, il panino spalmato sulla mia faccia..” sussurra abbassando lo sguardo sul sedile. Non c’è molta luce, ma sono quasi certa che stia.. arrossendo? Possibile? Frank Anthony Iero, piccolo ma fiero, che mi ci sono voluti solo due minuti per iniziare ad odiarlo, si sta scusando con me e per giunta è arrossito??

Deve trattarsi dell’allineamento dei pianeti, non può essere altrimenti.

“uhm.. non c’è di che, tranquillo..” balbetto. Non ho bisogno di guardarmi nello specchietto per vedere le mie guance mentre prendono fuoco; le sento.

“Ok allora, a domani, no?”

“Sì certo Frank, a domani!” dico correndo verso il mio portone. Ok, forse lo grido, ma è perché se resto ancora un secondo vicino a lui rischio di esplodere. Per cosa poi? Imbarazzo? Timidezza?

Poco importa scoprirlo, tanto la macchina ha già lasciato il viale, diretta a casa Iero. Devo ammettere che è un posto molto accogliente.

Preferirei tornare là e affrontare una cena con Linda, per me una perfetta sconosciuta, che degustare per la centesima volta i gamberi rosolati nel vino bianco offerti a mia madre dal catering. Come se io non fossi in grado di cucinare!

Una volta lo sapeva fare anche mamma, credo; ora invece temo si sia scordata tutto e si avvicina al bancone solo per prepararsi un cocktail.

“Giorno..” saluto rivolgendomi a qualcuno in particolare mentre mi chiudo il portone alle spalle.

“Ciao Hazel!”

“LOGAN?!”

 

“Avanti, non fare scene zuccherino!”

Mia madre Mi chiama ‘zuccherino’ solo ed unicamente se vuole costringermi a fare qualcosa.

E questo rende ancora più precario il nostro rapporto.

“Ma col cazzo che io stasera prendo i miei vestitini da fighetta e esco con quello stronzo di Logan!” ecco cosa vorrei e dovrei dirle. Peccato che le mie labbra riescano a spiaccicare solo un mesto “Oh, avanti mamma, non ne ho davvero voglia!”. Anche io però ci do dentro: non la chiamo mai mamma, salvo certe occasioni. Da quando il pater familias è stato costretto a smontare le tende da casa Malloy, per me lei è e rimane Tori Hawkins.

“Zuccherino, è il tuo ragazzo! E poi sono settimane che avete in programma questa uscita!” ribatte lei, le labbra sottili leggermente corrugate. Diamine, ha ragione e, cosa di gran lunga peggiore, sa di averla. È da prima che succedesse tutto il casino che è successo alla festa di Patty Higgins che Logan e io parlavamo di andare a questo locale, il Seven Venoms, per ascoltare della sana musica rock.

Se non odiassi a morte Logan, mi ricorderei che uno dei suoi pregi è quello di avere i miei stessi gusti in quanto a musica; per lui niente pop, house o simili. Rock.

“E poi la settimana prossima lui e la sua famiglia sono a cena da noi, non te lo ricordi?”.

Sbuffo. Tanto ormai ho perso, giusto?

“Uhm.. però non lo metto il vestito di velluto blu, sia chiaro..” biascico, trascinandomi a mo’ di zombie in camera mia. Vedo che mia madre sorride soddisfatta: non so perché, ma il suo ghigno mi da i brividi..

 

“Hey, stai benissimo, Hazy!” mi sorride Logan dal mio divano quando faccio il mio ingresso in sala; ho tirato fuori un abito rosso che, ammettiamolo, mi dona. Ma per non perdere quel poco di ribelle che c’è in me, l’ho abbinato al giubbotto di pelle che un tempo era di mio padre e i miei anfibi preferiti.

“Uhm.. ci sentiamo quando torno, ciao Tori.. Greg..” congedo la mia famiglia con noia e mi lascio accompagnare al sedile riscaldato dell’auto di Logan. Lui si mette al volante.

Silenzio.

Silenzio voluto e tagliente, di quelli che ti pesano sulle spalle come fossero fatti di cemento armato.

Cosa aspetta Logan a parlare? Crede che sarò io la prima a spiaccicare una parola? Illuso..

“Hazy..” inizia allungando la mano sul mio ginocchio. Con uno schiaffo secco la rispedisco al cambio marce. “Avanti Hazel, lo sai che mi dispiace!”

“Certo che ti dispiace Logan! Quasi quanto a me dispiace aver perso così tanto tempo dietro a te!”

“Dici sempre così..” sussurra, questa volta dirigendo la mano al mio mento. Ha rallentato l’auto.

La sua mano potente dirige piano la mia faccia verso la sua, labbra contro labbra..

“Giuda!” lo rimprovero imbronciata, giusto qualche secondo prima che mi baci.

Logan riporta lo sguardo sulla strada, ma non sembra deluso.

Sa che ha una possibilità, sa che un briciolo del mio cuore può e vuole ancora amarlo..

“Sei davvero bella questa sera..” si complimenta lui “Vacci piano, Casanova! Hai ancora molta strada da fare per.. riconquistarmi..” dovrei dirgli che gli mancano davvero tanti, troppi punti per eguagliare Gerard, il mio salvatore.

Mi chiedo com’è che rendo così semplice a Logan riguadagnare la mia fiducia; sembra facile tornare a prendere il cuore che hai rotto dopo che qualcun altro lo ha aggiustato. Facile e meschino..

“Hey..” Logan mi accarezza la spalla. Non è più seduto al volante: ha parcheggiato l’auto e mi sta tenendo aperta la portiera. Schivo la mano che mi tende e mi dirigo verso l’entrata del Seven Venoms. Lo sento sbuffare divertito alle mie spalle, e non posso non ridacchiare sommessamente assieme a lui.

Il locale è abbastanza grande, i muri di mattoni rossi e un leggero stile vintage. Non è la tipica discoteca dove un casino spacca timpani (mi rifiuto di definire quel tam-tam musica!) esce potente dalle casse stereo giganti, mentre tutti sudano in un metro cubo di pista.

Il Seven Venoms è e rimane uno dei migliori locali di Belleville per quanto riguarda la scena rock. Lo amo.

“Ciao Hazy! Logan..” ci saluta Marty, accovacciata accanto al suo Robert. Anche lui, nonostante sia la perfetta reincarnazione umana di Ken, ha i suoi pro in quanto a musica. “Hola Madame!” mi accoglie l’altro Robert, quello biondo con un leggero accenno di barba e gli occhi azzurro chiaro. Il mio Winnie Pooh privato.

“Non credevamo saresti venuta..” sibila una voce nel tavolo accanto.

Cazzo..

“Ciao Regina..” ringhio a denti stretti, prima di accorgermi che tutto il tavolo affianco al nostro e colmo di bulli e pupe. Cosa ci fanno in un posto del genere? Cosa ci fanno nel mio Seven Venoms?!

“Allora Bob, hai detto che le band di stasera suonano bene?” chiede Logan mentre io e lui ci accomodiamo vicini a Martina. Bob sorseggia la sua birra e annuisce “Vi piaceranno.. credo che anche quella piccola imbronciata di una Hazel apprezzerà!” mi sorride, facendomi pure l’occhiolino.

Prima io che perdono Logan, poi Bob che fa il vago.. ah, e non dimentichiamoci i ringraziamenti di Frank! Deve trattarsi di qualcosa molto più potente dell’allineamento dei pianeti.. forse è Dio, Dio che mi punisce per non essere andata in chiesa negli ultimi due anni; io, studente quasi-modello di una scuola cattolica che eludo puntualmente la messa!

“ È carino qui..” afferma Regina, con un tono di voce che maschera bene la sua vera opinione, ossia “per essere una bettoliera di birre e riff di chitarra questo posto fa davvero schifo!” ma io la ignoro. DEVO ignorarla, perché se così non fosse a questa sera mia madre si ritroverebbe a dover sottoporre una diciassettenne bionda e svampita alle sue costosissime sedute di fisioterapia. Ce la vedo già, nella palestra al piano terra di casa mia, con un ginocchio lussato da me che si contorce in pose assurde..

Ma sono relativamente brava.

Dopo un po’ di metal e punk, la musica si concede una pausa, lunga quanto basta per far sì che il rodie di turno si smazzi gli strumenti dei Nooses: è il turno della seconda e ultima band della serata.

Nonostante sia già passata l’una di notte, il locale non si è affatto svuotato, anzi.. le persone sono aumentate e il Seven Venoms ha un’aria più caotica del solito. Noto che la maggior parte dei clienti è composta da ragazzine, le cosiddette teenagers (senti chi parla, neanche fosse una donna vissuta.. ndA).

“Bob, sai chi è che sta per suonare?” chiedo, mentre mi frulla in testa una mezza idea “Qualche gruppo famoso sotto falso nome?”.

“Nah.. si tratta di una nuova band. Però dicono che sono forti!” risponde lui, sempre più enigmatico.

“Come si chiamano?” lo interroga Logan. Credo di aver firmato con lui un silenzioso armistizio; se così non fosse non potrebbe permettersi di cingermi le spalle con il suo braccio muscoloso.

“Uhm.. My Chemical Romance, credo..” dice Marty, dimostrando che, nonostante la presenza di Robert, lei è ancora cosciente.

Mi sento stanca e dubbiosa “Uhm.. speriamo bene..” sospiro, permettendo alla mano di Logan di frugare nei miei capelli. Regina ci spia con i suoi malefici occhietti, dalla parte opposta del tavolo: ma perché abbiamo invito pure lei?

Forse all’epoca non ero consapevole delle sue tendenze filo stronze da cleptomane di fidanzati.

Per ora la serata non è che sia stata un granché. Voglio dire, solite cazzate sparate fra ‘amici’, una o due birre, buona musica e ho fatto pace con Logan. Ma mi manca quel tocco speciale, quello che rende una serata indimenticabile.

Ho bisogno di quel qualcosa in più, altrimenti rischio di collassare e sbattere la testa sul tavolo.

Bob si schiarisce la voce e alza la sua Heineken in segno di bicchierata “Un brindisi a Hazel, che tra poco proverà l’ebbrezza di essere diciottenne!” pronuncia solennemente. In realtà il mio compleanno cade il 3 di Gennaio, ma per quella data Pooh sarà via, sfortunatamente.

“A Hazel!”

“A Hazy!”

“A me!” esulto, sorseggiando l’ultimo goccio di birra che mi è rimasto.

Poi accade qualcosa si incredibile: nell’istante in cui Regina si alza, forse per andare in bagno, io porto la bottiglia alla bocca e bevo e lancio una rapida occhiata al palco, dove si trova il vocalist di questa band, i My Chemical Romance.

E giuro che mentre sputo via il liquido, perché sotto shock alla vista del cantante, infradicio completamente la mini di Regina.

Com’è dolce e inatteso il sapore della vendetta..

 

 

becky cullen:  concordo, quella scene mi è venuta bene (modesta….. u_u) spero di non averti fatto aspettare troppo e so che mi stai già maledicendo per essermi bloccata sul più bello, ma credimi.. ho fatto il possibile visti gli impegni di questi giorni..

Mcr_girl: chi ha visto Gee? Credo sia quel bel moretto sul palco, pronto a cantare inconsciamente davanti alla sua Honey.. mi scuso nuovamente per aver interrotto il chappy proprio ora, ma con il prossimo mi farò perdonare, promesso! *_*

RiceGrain: anche a te devo delle scuse per aver postato così tardi ç_ç.. comunque grazie per i complimentz!

linkin park: x ora basta il liceo ad uccidermi, ti capisco.. anche io adoro Hazy e Frankie (ma va? Forse perché li ho ‘inventati’ io??) sono troppo pucciosi assieme! Meglio di due comici professionisti! ihihih..  n_n spero che apprezzerai questo capitolo, personalmente credo che avrei potuto fare meglio di così..   .___.

 

note: mi scuso apertamente con tutte le mie readers per aver postato tardi una schifezza di capitolo.. ma in questi giorni ho avuto da fare con.. il mio compleanno °///°

non risparmiatevi con i commenti, non merito alcuna forma di pietà.. ç______ç

note 2: altra causa di ritardo è stata una massacrante versione di greco, che domani sarà seguita a ruota da una verifica di storia.. la scuola mi sta uccidendo +__+

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Capitolo 14
*** When Jamia came into our life ***


CAP.14 – When Jamia came into our life

 

Se non lo vedessi con i miei stessi occhi, giuro sulla mia testa che mai potrei crederci.

In pochi istanti la mia mente, che di solito se la prende molto comoda ed è avvezza a ragionamenti lenti, richiama a se una marea di dettagli a cui prima non avevo dato troppo peso, impegnata com’ero a venerare gli occhi di Gee.

Suona in una band.. il furgone lo divide con i ragazzi.. la sua voce, così impeccabile in ogni singolo tono..

“Hey, posso sedermi qui?” chiedono. Chi sia non lo so, devo ancora riprendermi dalla visione di Gerard, lì, in piedi su quel piccolo palco, intendo a sbrogliare tutti i nodi del suo microfono in modo così minuzioso.. che fortuna, quel microfono..

“Certo, accomodati pure!” l’accoglie Bob “Sei la nuova cassiera dello Starbucks interno alla Holy Heart High School, vero?”

“Ehm.. sì, esatto, proprio io!” ridacchia la ragazza, sedendosi nell’unico posto libero: quello accanto alla sottoscritta.

“E tu sei l’amica del novellino, vero?” mi chiede spigliata. Cos’è tutta questa confidenza? Mi ha solo passato un biglietto, che, come ho già detto, non era neanche degno di tale nome. Crede che questo le dia il permesso di sedersi accanto a me?

Ok, forse sto esagerando, ma sono realmente traumatizzata per la presenza di Gee, il mio Gee.

“Noi non siamo amici!” mi rianimo “Mi deve solo un favore, ecco tutto.. e tu sei…?”

“Oh, che stupida! Scusatemi tutti, io sono Jamia!” dice, tendendo la mano solo a me, però. La stringo con scarso interesse e torno al palco.

“Scusala, ma è un po’ stanca.. lei è Hazel e io sono Logan!” ci presenta il mio.. ragazzo? Ex-ex-ragazzo? Come cavolo posso definirlo?

“Piacere..” si salutano.

“Uh.. uno due.. prova..” gracchia il microfono. Sarà, ma per me la sua voce ha un suono perfetto anche con lo sfrusciare elettronico che fa da sottofondo. È come se lui fosse l’incantatore ed il cobra; il fatto che poi i veri incantatori ipnotizzino il serpente con il solo movimento del flauto è poco rilevante ora. Ipotizziamo che il flauto di Gee sia il suo microfono.. praticamente mi ha già stregata!

“Bene gente, si comincia!” dice il mio angelo; mentre le fan iniziano ad andare in fibrillazione, Gerard fa un cenno al resto della band, che solo ora mi appresto ad osservare.

C’è un ragazzone con i capelli chiari che stanno in mezzo all’elettrostatico e lo stile afro, ruolo: chitarra elettrica. Il basso lo impugna un tipetto magrolino; a dire il vero ha un po’ l’aria da anoressico, ma lo perdono perché un po’ assomiglia a Gee. Dietro alla batteria siede un tipo che sembra il più grande del gruppo; difatti sia il simil-Gee che il rasta sembrano avere più o meno la stessa età.

Mi chiedo che cosa stiano aspettando i My Chemical Romance per attaccare a suonare; basso, chitarra e batteria si guardano all’unisono con facce preoccupate, mentre Gerard manda i suoi occhi verdi/nocciola in ricognizione per tutto il locale.

Cazzo no, no no no no no! Non può vedermi qui assieme a Logan! Nuuuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!

Si chiederebbe chi diavolo sia quello sconosciuto che mi accarezza i capelli e di certo riconoscerebbe alcuni degli amici di mio fratello, farà due più due e allora sì che il nostro rapporto, se così si vuol chiamare un tentativo di flirt post-investimento, andrà a farsi fottere nel vero senso della parola!

“Uhm.. io vado fuori a fumarmi una sigaretta..” mi informa Logan, lasciandomi libera dal suo abbraccio “Ok..” rispondo. Sa che odio categoricamente il fumo e, grazie al cielo, qui al Seven Venoms non è permesso fumare. Molti altri della cricca si alzano ed escono assieme a Logan.

“Uhm.. carini questi My Chemical Romance, vero?” fa notare Jamia a me, Marty e.. bè, è rimasto solo Bob con noi, ma non credo sia interessato alla band. Non in quel modo, intendo.

“Già..” concorda Marty. Sembra per metà in catalessi, vista l’assenza momentanea del suo Robert; devo tirarla su, almeno farla rinvenire. “Quello è Gerard” butto lì piatta, e lei per poco non soffoca per una sorsata di birra.

“EH?! QUEL GERARD?!” chiede, meglio, urla a tutto il locale.

Dio santissimo, che figura.. ora tutti sono voltati verso di noi e più precisamente verso di me, che con un vestito rosso corallo non passo certo inosservata. Ma ora non ho più paura: se Gee vuole può anche passare tutta la notte a guardarmi, visto che Logan è fuori ad affumicarsi i polmoni assieme alle Barbie e ai Ken.

Jamia, sotto shock per la reazione di Marty, ci osserva accigliata “Lo stesso Gerard che ti sta salutando?” chiede.

Gerard mi sta salutando?!               

Effettivamente, quando mi giro verso di lui, la sua mano, della quale ricordo esattamente il tocco, si agita verso di me in segno di saluto. E sorride. Sorride come se ci fossimo solo io e lui; “no band, no girls, no other. Just you and me, Honey” sussurra al microfono, provocandomi un attorcigliamento di stomaco da far impressione, nonché la pelle d’oca.

E di colpo capisco il piano ordito dal buon ‘vecchio’ Bobbone: non voleva tenermi alla larga da Gerard e Frank; voleva solo rendere la sorpresa di Gerard ancora più inaspettata!

Dio solo sa quanto adoro quel ragazzo!

Lo conosco da quando eravamo alti sì e no una spanna; prima che si trasferissero da Chicago, io e Bob ci eravamo incontrati al J. Moore Hospital, io come figlia del dottor Malloy, lui come primogenito del signor Bryar, paziente.

Il signor Bryar doveva sottoporsi ad un difficile trapianto di cuore e, modestamente, mio padre era il miglior chirurgo di tutta la Est Coast e dintorni (questo prima di ritirarsi in seguito ai nostri disguidi familiari per aprire un microscopico studio medico a Newark).

Fatto sta che l’intervento era stato programmato per la sera del 24 dicembre e mia madre non aveva alcuna intenzione di rinunciare alle vacanze natalizie, così papà ci portò con se a Chicago, con la promessa di una bella vacanza ai Grandi Laghi per la quale saremmo partiti il giorno seguente da lì.

Senza tirarla ancora troppo per le lunghe, mio padre operò alla perfezione il padre di Bob e io e Pooh, che avevo conosciuto nella sala d’aspetto dell’ospedale, diventammo amici inseparabili.

Avevo solo 4 anni e lui 6.

“Ti devo un favore Bob..” ammicco al mio storico compare “Come al solito Hazy..” risponde lui. È ovvio che alla fine non troverò il modo giusto per ricambiarlo di tutto questo, però voglio che  sappia che farò il possibile.

E finalmente la voce di Gerard invade il locale, le mie orecchie ed il mio cuore..

"Late dawns and early sunsets. Just like my favorite scenes..." canta lui, dolce come il miele.

Ci sa fare il ragazzo, non c’è che dire. Anche la band mi piace. Hanno un bel sound e sono bravi nel primo e unico loro live a cui io abbia assistito; voglio dire, il chitarrista mezzo afro è davvero molto bravo e anche il basso è grandioso,ma.. un momento.. da dove sbuca quella mezza spanna di chitarrista?!

“Frankieboy?!” esclamo, mentre mr. Iero salta fra le fan dei My Chemical Romance, che iniziato a sciuparlo tutto.

Mio. Dio.

Se un giorno dovessi mai trovarmi nella condizione di sbavare dietro a Frank Anthony Iero, vi prego: uccidetemi.

 

RiceGrain: glashie glashie.. n_n me gongola tutta felice x i complimenti! (concordo: Regida è odiabile al 100%, come una persona reale di mia conoscenza alla quale mi sono ispirata x creare il personaggio)..

Mcr_girl: ho postato il prima possibile, spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento e che nn mi manderai strane maledizioni x aver nuovamente rimandato l’incontro vero e proprio fra Gee e Hazel.. Baciux

bao: sono realmente happy che la ff ti piaccia! n_n  è la mia prima ed unica storia (x ora) spero che continuerai a leggere! =)

 

note: x questo capitolo non ci sono “note”..

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Capitolo 15
*** My Way Home is Kiss You ***


CAP.15 – My Way Home is Kiss You

 

“Grazie..” sussurra Gee nel microfono, dopo un’ora di cover e canzoni firmate MCR.

MCR.. potrei proporlo come soprannome..

Comunque sia sono già le due e mezza di notte; non ho sonno. Non ho sete. Forse un po’ di fame..

Nutrimi Gee, sfamami con il tuo amore, spegni in me questo ardente desiderio che mai avrà fine, pensa la parte più ubriaca di me.

Le fan, arrapate e urlanti al punto giusto, chiedono a gran voce un souvenir targato My chimica Romance, qualcosa tipo un plettro o una bacchetta.

Illuse.

“Hey Hazy, allora? Non sarebbe ora di andare a casa?” Toh, è tornato Logan!

Quanto è stato via? Un’ora, forse due?

“Ci hai messo poco a fumarti la sigaretta..” sospiro acida “Eh, eh! Sai, ci siamo messi a parlare della partita di sabato e abbiamo perso la cognizione del tempo!” si giustifica. Ha creduto che stessi facendo dell’ironia, quando invece ero serissima: ci ha messo DAVVERO troppo poco.

“Uhm.. il mio coprifuoco sta per scadere.. chi mi accompagna a casa?” sbadiglia Martina. L’unica nota negativa che consegue il lieto e felice matrimonio dei suoi (ben 27 anni, complimenti!) è che i signori Borrini sono mooolto apprensivi; voglio dire.. abbiamo quasi diciotto anni, non ci serve un coprifuoco!

“Ti porto io, ok?” le chiede Robert di punto in bianco. Gli occhi di Marty prendono ad irradiare il locale di pura e felicità e sono quasi certa di poter sentire il battito accelerato del suo cuore. Marty acconsente e quasi esce senza salutare, tanto è presa dal suo dolce Robert. Poco a poco le barbie e i ken lasciano il locale e rimaniamo solo io, Jamia, Bob, Logan e Regina.

E di punto in bianco dico “Bob, non avevi detto di volermi presentare uno di quel gruppo.. i My Chemical Cosi..?”

“EH?!”

“Ma sì Bob, mi hai detto che uno suona il piano, non ricordi??” proseguo con la bugia, sperando che Pooh capisca e mi regga il gioco. “AH, QUELLO! Ehm.. non vi dispiace ragazzi se io e Hazy andiamo un attimo nel backstage, vero?” fa lui.

“Ok.. però non metteteci tanto, domani c’è il compito di biologia..” ci ricorda Logan. Oddio, domani sezioneremo le rane! Se solo non avessi saltato la lezione scorsa.. forse ora non avrei già questo disgustoso senso di nausea.

“Così state andando nel backstage, eh?” sospira Jamia seguendoci a passo svelto.

“Già.. vuoi farci compagnia?” la invita gentilmente Bob mentre oltrepassiamo una porta di compensato che mostra il retro del locale “Uhm.. posso?” chiede con falsa timidezza e spudorata innocenza “Bè, tanto ormai ci siamo, no?”.

Già, ormai ci siamo.. sto per rivedere Gerard.

Lungo un micro corridoio buio intravediamo una porta semiaperta che volge in una stanza all’apparenza ben illuminata. Bob appoggia la sua mano ruvida sulla maniglia ed il mio stomaco inizia ad attorcigliarsi in modo non molto piacevole. Un bel respiro profondo e..

“Permesso!” canticchia allegro Bob, facendo entrare il suo testone nella stanza. Il vociare che prima animava la stanza si affievolisce mentre io, Bob e Jamia facciamo il nostro ingresso. Le numerose luci alogene mostrano dei divani infeltriti, un frigo, strumenti e relativi amplificatori; al centro della stanza vi è uno strano tavolo con dei bastoni a cui sono appesi omini in calzoncini (mai visto un tavolo da calcetto, eh?  ndA). C’è gente: il gruppo che ha suonato per primo, qualche rodie, delle ragazze.

“Ciao Ben!” saluta Bob “Hai visto i Way?” prosegue. “Uhm.. sono laggiù che stanno finendo di metter via gli strumenti!” Ben ci indica un angolo, l’unico poco illuminato, arredato con pezzi di batteria, piatti, chitarre e birre, posate sopra gli amplificatori che fungono da tavolini.

Mio. Dio. Eccolo.

“Sì, avremmo dovuto regolarli meglio e.. e..” appena gli occhioni verdi di Gerard collissionano con i miei, le sue labbra si inceppano. Forse anche il suo cervello, come il mio, ha difficoltà a connettersi, ora che il tempo sembra rallentare e tutto accade in slow motion: il nostro gioco di sguardi, il sorriso che si fa spazio sul suo viso, la sua mano che va a sistemargli un ciuffo ribelle..

“Ehilà! Come va? Io sono Jamia, ma potete chiamarmi Jam! Ciao.. ciao.. piacere..” esclama Jamia nel modo meno delicato che conosce, riportando il tempo alla sua solita velocità. Con una scusa patetica Bob lascia me e Jamia sole con i My Chemical Romance.

“È la tua grande occasione Hazel Malloy.. sta a te decidere se prenderla al volo o no..” mi bisbiglia Bob di volata, prima di incamminarsi verso il fantomatico Ben.

Jamia sta finendo di stringere le mani alla band; è una tipa davvero affettuosa, non c’è che dire!

“Uhm.. così sono passati solo due giorni, eh?” considera Gerard, alzandosi ed avvicinandosi piano a me “Già..” concordo. Nel frattempo, l’allarme per il controllo degli ormoni situato nel mio cervello inizia a dire: Attenzione! Attenzione! Le difese sono a rischio! Possibile disfunzione del sistema!

A questo punto Gee avvicina le labbra al mio orecchio e mi sussurra tra i capelli “Strano, perché mi sono sembrati un’eternità..”.

ALLARME! ALLARME! I PORTELLONI HANNO CEDUTO! FASE ESTREMA DI PERICOLO! SI SALVI CHI PUÒ!

“Hey, non salutare tu, eh?”

“Uhm.. ciao Frank..” rispondo assente alla provocazione di Frankie e torno a concentrarmi su Gerard. Non l’avevo notato prima, ma quel giubbotto di jeans gli sta d’incanto..

“Che ne dici se ci spostiamo, così possiamo parlare con più calma..” mi sussurra Gerard afferrando il mio polso.

Acconsento e mi lascio guidare attraverso una porticina sul tetto del Seven Venoms. La notte stellata stenta a farsi riconoscere con tutte le luci dei locali e della strada e la luna gioca a nascondersi dietro una nuvola passeggera. I capelli di Gee ora sembrano colati d’argento.. WOW.

“Ti piace qui?” parte a chiedermi Gerard “Sì.. è fantastico..” rispondo sedendomi sul solido parapetto e lasciando le gambe penzoloni sopra il retro dell’edificio; dal suo cantuccio, un gatto nero mi guarda sornione.

“Uhm.. senti, di solito giro sempre attorno ad un discorso perché sono nato timido e morirò timido ma.. ci tengo a mettere bene le cose in chiaro con te, Honey..” tartaglia lui, e di colpo mi si secca la gola: addio, salivazione cara!

“Tu mi piaci, Honey.. mi sei piaciuta dal primo momento che ci siamo incontrati.. scontrati, per la precisione!” ammette. C’è poca luce, ma sono certa che sia arrossito.

“Ma vedi.. apparteniamo a mondi diversi.. sia moralmente che fisicamente.. penserai che sarò un emerito cretino, ma quattro anni si sentono.. pesano, Honey..” prosegue, mettendo alla luce anche le mie, di paure. “Frank mi ha detto dove vivi.. intendiamoci, casa mia se va bene equivale ad un tuo sgabuzzino!”

“Gee, ascolta..”

“No, ascolta tu! Io vorrei davvero provare a stare assieme a te, perché quando accade mi sento fantasticamente bene.. ma non farei altro che rovinarti l’esistenza.. parlando con Bob ho capito che ogni forma di rapporto fra me e te ti metterebbe contro i tuoi amici, la tua famiglia e.. contro il tuo ragazzo..”.

Pausa.

Giuro che vorrei tanto scoppiare a piangere, se non mi si fisse seccato anche il condotto lacrimale.

“Sarebbe prematuro parlare di amore, ma.. penso di essermi affezionato troppo a te per diventare la causa di..”

“TACI!” gli grido contro. Lui mi fissa basito “C-come?”

Hai capito bene Mr. Way! Piantala di rifilarmi queste stronzate da emo depresso e dammi questo bacio che stai agognando di rifilarmi da quando mi hai visto giù di sotto!”.

Silenzio.

Cavoli, magari ho esagerato..

“Ok, Miss Malloy..” sospira, prendendomi il volto fra le mani e pigiando le sue labbra sulle mie. Dopo pochi attimi di sorpresa, schiudo le labbra e lascio che i nostri gusti si mischino, formando nuovamente quel mistico sapore che è il nostro bacio.

Esploro la bocca di Gee, come in cerca di un posto che mi faccia sentire al caldo e al sicuro. Cerco in lui un via che mi conduca a casa, quella vera. Una casa che non è bianca e futuristica, piena di persone che mi sembrano estranei e in cui non voglio vivere. Casa. Dove sono amata e considerata. E so che con Gerard sarà così. Così io e Gee ci baciamo, sotto lo sguardo curioso del gatto nero e della luna, che ora ci fa da riflettore naturale, donandoci un leggero riflesso argenteo, rendendoci due amanti estranei al mondo, pronti a consumarsi a vicenda, pur di vivere quella cosa chiamata Amore.

Non mi importa del resto del Pianeta, di cosa accadrà domani, di cosa diranno gli Altri.

La mia esistenza è adesso, qui, con Gerard.

E con questo bacio, comincio a Vivere.

 

 

note: vorrei scusarmi apertamente con tutte voi, Readers, per non aver postato come di mio solito. Non ho avuto internet, mi dispiace moltissimo! Spero di farmi perdonare con questo capitolo!!!

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Capitolo 16
*** Special Detention ***


CAP.16 – Special Detention

 

C’era un campo di grano, una vasta pianura sotto il cielo grigio, pronto a piangere da un momento all’altro. L’aria odorava di terra e foglia bagnata; un potente vento agitava rami frondosi e spighe mature. Qualcuno mi stava chiamando. Una voce familiare che però stentavo a riconoscere. Il suono della voce si avvicinava, ecco, riuscivo quasi a vedere il volto dell’ignoto individuo che mi cercava. Ancora Pochi passi..

HAZEL.. HAZEL.. HAZEL..

“HAZEL! Ti decidi ad aprire o devo buttare giù questa cazzo di porta?!”.

Mi sveglio di soprassalto e tutta sudata, nelle orecchie ancora la eco di quella voce, mista al tono basso e rozzo di mio fratello.

La mia unica reazione è quella di rannicchiarmi ancora di più sotto il piumone.

 

SBANG!

 

“WAAAAAAAH!” strillo appena la porta va a sbattere contro il muro, mostrando un Gregory assai impaziente e strizzato nella sua divisa. “Oddio, ma dormi ancora? A che ora pensi di arrivarci a scuola?” mi rimprovera, da bravo fratello maggiore che non è altro “Uhm.. ho sonno..” mormoro, appallottolandomi sempre di più sotto le coperte.

“Avanti Hazy, non fare la bambina!”

“Ok, ok.. dammi cinque minuti e sono giù..”.

Greg si dirige a passo lesto al piano terra, mentre io mi trascino con gli occhi semi chiusi alla mia cabina armadio.

Dio santissimo, che sonno! Penso mentre agguanto la divisa e una t-shirt a casaccio. Temo di avere le occhiaie, mi sento un braccio indolenzito e l’alito odora ancora di birra dalla notte prima, devo essere impres.. un attimo. Fermi tutti.

La notte prima.. io.. Gerard..

SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!

Grido nella mia mente; in contemporanea prendo a saltare come una pazza per tutto il perimetro della stanza e a sorridere quasi come se avessi una paresi permanente.

Ma chi non lo farebbe, dopo essersi ricordata di essere la fidanzata (non)ufficiale di Gerard Way?!

Mi vesto il più rapidamente possibile e mi fiondo in cucina, dove agguanto un plum-cake e saluto mia madre a trentadue denti.

Lei fa una faccia strana, però. Non è certo da me rivolgere un tale sorriso, ma lei non sa! Non sa che il ragazzo dei miei sogni ora è diventato realtà, benché per ora la nostra relazione sia segreta.

“Credo che sia meglio, se la gente non sa.. capisci cosa intendo, Honey?” mi aveva sussurrato Gee sul tetto del Seven Venoms “Non mi vergogno certo di te, Honey, ma se.. diciamo.. se tu facessi ancora finta di stare con Logan, magari..”

“Assolutamente no!” l’avevo interrotto io “Fingerò di essere single, se vuoi, ma non relazionerò mai più con quel.. quel.. Logan!” dissi, facendolo ridere. E poi il suo sorriso aveva oscurato la luna.

“Che fai? Ora dormi in piedi come i cavalli??” prosegue Greg con la sua parata di simpatia, gridandomi dal finestrino di sbrigarmi.

Non ho neanche il tempo di crogiolarmi in dolci pensieri rivolti a Gerard, che già siamo davanti alla scuola.

“Ci si vede, Greg!” saluto mio fratello e trotto allegramente verso le panchine su cui si riuniscono Martina, Logan ed il Branco.

“Hey! Allora? Come state, tutti?” sorrido girando su trecentosessanta gradi, ricevendo però solo sguardi da cerebrolesi.

“Uhm.. sonno..” farfuglia Marty, accovacciata sotto la spalla di Robert. Oh, oooh.. qualcuno mi deve delle spiegazioni! Gongolo fra me sedendomi in un posto libero accanto a Regina.

“Ciao Regina!” le sorrido diretta “Di cosa ti sei fatta, Nocciolata?” mi prende in giro lei. Ma oggi non sono proprio dell’umore giusto per litigare; sono troppo felice.

“Ho notato che ieri sera tu e il tipo dalla bocca larga vi siete appartati per bene sul tetto.. Logan lo sa?” ecco, mi ci mancava proprio una sua frecciatina.

“Cara, Carissima Regina..” inizio io con una calma da far invidia al Dalai Lama “Ormai devi capire che Logan e io siamo un capitolo chiuso per quanto riguarda l’essere una coppia.. quindi ora sei libera di mangiarti la torta da sola.. o almeno, quello che ne rimane..” e la lascio lì, con la bocca aperta ad acchiappare le mosche -sempre che ce siano ancora, con questo dannato freddo!-.

Però dopo qualche passo assai fiero mi rendo conto che non so dove andare, ma non posso fermarmi, altrimenti farei una figura del cazzo! Uhm.. dove diavolo posso.. Oh. Non avrei mai pensato di poterlo dire, ma sono contenta che Frank sia nei paraggi, oggi.

“Franaaank! Frankieboy!!!!” grido sbracciandomi in direzione di Frank Anthony Iero.

Due occhi spaesati e spalancati mi fissano da sotto la quercia del cortile; due occhi spalancati di un verde davvero incredibile..

“Ciao!” lo saluto avvicinandomi; lui continua a sostenere un’espressione a metà tra lo shockato e l’impaurito. È avvolto in una grossa sciarpa arancione che lo incappuccia per bene. “Bèh, che fai, non saluti?” gli chiedo io in modo assai perplesso; dopotutto riconosco che le cose tra me e Frank non sono proprio iniziate per il verso giusto, quindi vorrei

riscattare la mia fama di simpaticona anticonformista.

Da sotto quell’ammasso di lana color zucca esce un debolissimo e rauco ‘ciao’.

“Oddio Frank, hai forse ingoiato un porcospino?!”

“Pezzo di cretina, ho mal di gola.. da ieri sera che sto così..” riesce a spiegarmi lui tra molti colpi di tosse, forse troppi per la sua esile statura.

“Oh..” faccio io dispiaciuta; e poi butto lì una frecciatina, è più forte di me “Non c’è ché dire Frank, con tutte le urla che hai fatto c’era da aspettarselo..”

“Ma piantala..”

“È da tanto che suonate, tu e i My Chemical Romance?”

“Io non sono nella band.. non ancora..” sospira Frank, appoggiandosi all’albero.

“Come mai? Ti ritengono meno bravo del tipo con i capelli ribelli?”

“Ma i cazzi tuoi non te li fai mai, Hazel?!” mi urla lui esasperato.

Non so perché, ma mi sento afflitta per lui e provo anche l’enorme desiderio di scusarmi “Lo so Frank, sono un’impicciona.. mi dispiace, davvero..” sospiro.

“Dai scema, piantala con quegli occhi da Bambi.. non me la sono presa..”

“Sicuro?”

“Seee.. e poi da quando ti importa di avermi offeso?”

“Non farti strane idee, bello mio! Lo faccio solo perché per i prossimi due anni dovrò sedermi accanto a te durante la mia lezione preferita.. non ci tengo a far scendere Lettere all’ultimo posto della mia personalissima top ten di materie scolastiche..” gli dico, mollandogli un leggero buffetto sulla guancia.

Ridiamo.

Poi il silenzio.

Ma prima che le guancie abbiamo il tempo di arrossarsi, qualcuno ci afferra entrambi: è Jamia.

“Eccovi qui! Cavoli, credevo non mi avrei mai trovati in questa marmaglia di gente!” ci dice, mostrandoci il miglior sorriso che è in grado di fare.

“È facile: basta cercare un nano e una pazza con la faccia da drogati ed il gioco è fatto!” ridacchia Bob. Sarà, ma Frank non gli fa il predicozzo per aver alluso alla sua statura e ciò mi innervosisce.

Alla fine però sorrido e abbraccio Bob, che ricambia il mio affetto stropicciandomi per bene. “Non ti ho ancora ringraziato per tutto quello che hai fatto ieri..” gli sussurro all’orecchio.

“Per te questo e altro, Hazy..” fa lui di rimando, e per pochi istanti rimango stordita dal profumo della sua barbetta; ora, non fraintendetemi, io e Bobbone siamo solo amici, solo che.. è come se il suo odore rientrasse in quella serie di profumi familiari che ognuno di noi ha. Sentirlo per me è come annusare il profumo del bucato di casa mia, o come l’odore di mamma e papà, quando ero ancora piccola..

“Allora.. che fate voi qui di solito, prima che suoni la prima ora?” ci chiede Frank curioso; nel frattempo anche sul volto di Jamia si dipinge un’espressione interessata.

“Starbucks..” sospiro, pregustando già il buon aroma del caffè che mi scivola giù nella gola “Ma se preferite possiamo sempre andare in biblioteca.. è un posto tranquillo e lontano dai bambocci..”

“Portiamoci gli Starbucks in biblioteca.. è un compromesso!” ridacchia Frank, e tutti lo prendiamo in parola. “Pooh, prendimi anche un cornetto, oltre che all’espresso.. vado a chiamare Marty..” annuncio “Ci vediamo poi nella sezione musica.. ok?” e mi allontano, tornando alle panchine su cui siede il Branco.

“Hey.. Marty, noi andiamo in biblioteca, vuoi venire?” le chiedo, evitando di guardare gli altri; penseranno che sono una fottutissima bipolare, dato che prima li ho salutati come se fossero i miei migliori amici sulla Terra ed ora invece non li guardo neppure.

“Uhm.. ‘noi’ chi?” chiede lei svogliatissima.

“Io, Bob, Jamia e Frankie.. prendiamo uno Starbucks e facciamo colazione lì..” le dico, sorpresa dal suo scarsissimo interesse.

Martina prima guarda Robert, poi me, poi ancora Robert ed infine Logan, che sta arrivando. Mi si avvicina al viso e mi dice “Ma credevo che tu e Logan avesse fatto pace.. non possiamo restare qui con Loro.. eh?”

“Marty, sia io che te abbiamo sempre odiato Loro..” ribatto io, confusa.

“Uhm.. intanto vai, io posso raggiungerti dopo, ok?” mi liquida brevemente per tornare al suo bel bambolotto.

“Come.. come vuoi..” tartaglio io prima di telare a razzo; non ho voglia di parlare con Logan, né tanto meno di vedere l’alter ego della mia migliore amica.

Forse è ancora sbronza dalla notte prima, forse non ha voglia di vedere Jamia, potrebbe non starle simpatica..

Ed è con questi pensieri oscuri che mi dirigo a passo di zombie in biblioteca, quinto scaffale a sinistra, divanetti di velluto rosso.

“E Marty dov’è?” mi chiede Bob appena mi accoccolo sul cuscino “Uhm.. è impegnata a fare la Barbie.. forse ci raggiungerà..” sbuffo, prendendo a sorseggiare il mio caffè.

“Ma lei non è la tua migliore amica?” si intromette Frank “Ah aah..” annuisco io.

“E non dovrebbe starti sempre vicino, perché ti vuole bene?”

“Ah aah..”

“Quindi, se ora tu sei qui con noi e lei è là fuori.. avete litigato?”

“Ah a- NO! Diavolo Frank, piantala di fare il cretino!” lo rimprovero.

“Sarà difficile.. sembra che gli venga così naturale..” ridacchia Jamia, sistemando sfacciatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio a Frank.

E in quel preciso istante, senza alcun motivo, il mio stomaco prende ad accartocciarsi capricciosamente.

Grazie al cielo la campanella ci invade i timpani e tutti prendiamo strade diverse; tutti, tranne me e Frank, ovviamente.

In cinque minuti il tempo è peggiorato tantissimo; il cielo è alto e bianco, l’aria gracchiata.

“Freddino, eh?” sospiro io, stranamente imbarazzata.

“Già.. prima o poi dovrà arrivare quella maledetta neve..”

“Uff.. finirò per ammalarmi, di sicuro, con sto cavolo di vento..”

“Uhm.. tieni, prendi questa..” dice Frank, passandomi la sua mega sciarpa.

Io lo guardo stupita, poi gli riferisco impettita “Non ho bisogno della tua sciarpa, sto benissimo così come sto!”

“Facevo solo per essere gentile! Mamma mia, come sei permalosa Hazel!”

“Permalosa un corno! Chissà quante volte ci hai tossito, in quella sciarpa! Ma io lo so perché lo hai fatto! Oh, se lo so!”

“Illuminami, svitata che non sei altro..”

“Volevi infettarmi! Contagiarmi! Farmi ammalare!”

“Ah! Questa poi! Cos’è, al posto dello zucchero hai messo cocaina nel caffè, prima?”

“Sì, me l’ha data il tuo spacciatore!”

“Ora smettila, sei solo una ragazzina capricciosa e fuori di testa!”

“Smettila di fare strane insinuazioni sul mio stato mentale, Frankolo!” gli ringhio contro, spintonandolo.

“Levami le mani di dosso, pazza!” urla lui nei miei timpani.

“Questa scuola è mia! Sparisci e torna nel buco dal quale sei strisciato fuori!”

“La tua scuola? La TUA scuola?! Ma se tu odi tutti, qui dentro!”

“Sbagliato, io odio solo te! Sei l’essere più subdolo, ridanciano, schifoso e io conosca!”

“Dopo te stessa, ovviamente..” e dopo che Frank bisbiglia queste parole, prendo lo slancio e lo butto a terra, tirandogli un gancio sinistro che gli scheggia lo zigomo.

“Brutta..! Questa me la paghi.. grrr..” ringhia Frank. E mentre continuo a prenderlo a pugni, le sue mani si insinuano fra i miei capelli e tirano. AHIA!

“Prendi questo, fattona!”

“Assaggiate il mio destro, Vostra Bassezza..”

“Hey! Venite gente! Una rissa!” grida qualcuno accanto a noi. Non me ne frega della gente che ci sta accerchiando, così come non me ne frega degli urli e degli schiamazzi che sembrano quasi darci il tempo.. Picchia, picchia!Picchia sempre più duro! Mordi! Addenta!

E faccio proprio così: confisso i canini nel bicipite di Frank e riesco a fargli male nonostante fra la mia mandibola e la carne ci siano la camicia e la giacca della divisa. Lui grida, si dimena e cambia la situazione: ora è lui a sovrastarmi e non si lascia sfuggire l’occasione di sputarmi addosso.

“ADESSO BASTA! FERMI!”.

Oh,oh.. la voce della Preside Gilmore ci impone di fermarci, ma è come se le parole entrassero nelle nostre orecchie, facessero un bel giro turistico nel cranio e poi uscissero dall’orecchio opposto.

“PIANTATELA, VOI DUE!” sento, mentre una mano robusta e callosa mi tira su per la cottola, quasi fossi un gattino. In pochi attimi mi ritrovo a cinque metri da Frank, trattenuto dal prof. di ginnastica; io invece sono placcata dal professor Holien.

“Malloy! Che storia è questa!” mi grida contro “Ha iniziato lui!” è la scusa più valida che riesco a trovare.

“Non trovo sia una valida giustificazione.. è chissà se la Preside sarà del mio stesso parere..”

“Ma professor Holien, io..”

“Tu mi hai deluso, Hazel.. profondamente”.

 

In neanche mezz’ora tutta la scuola è venuta a conoscenza della rissa mia e di quel lurido, subdolo, viscido essere meglio noto come Frank Iero.

In neanche mezz’ora mia madre e quella di Frank sono state avvisate e ora stanno parlando con la Preside Gilmore nel suo ufficio.

In neanche mezz’ora, seduti nella sala d’attesa che fa da anticamera alla Presidenza, io e Frank ci siamo scambiati ben 148 occhiatacce.      Giuro. Le ho contate. Le ho contate perché non so cosa diavolo potrei fare d’altro, se non ammirare Sandy Path che si contorce al solo scopo di scaccolarsi.

Di tutti i tipi che bazzicano nella saletta, io e Frank sembriamo i più normali.

E poi ecco che le nostre madri escono da quella porta, sguardi di fuoco, sguardi rabbiosi.

Sono così diverse, messe a confronto: la mia sembra una statua di marmo, algida in tutta la sua bellezza marmorea; indossa un completo beige di Prada, coordinato con le decolté nuove fatte su misura in Italia. Molto probabilmente l’hanno chiamata mentre pagava al suo parrucchiere di fiducia il conto del suo taglio da circa 1.000$, perché le sue ciocche rosse fiammeggiano lucenti, arrossando l’aria e rendendola irrespirabile.

Dietro di lei, cammina affranta Linda, quasi non riuscisse a credere che il suo bambino, il dolce e piccolo Frankie, abbia realmente pestato una ragazza.

Entriamo.

La stanza è inquietante in tutta la sua perfezione, Preside Gilmore compresa.

“Ragazzi, ho già detto abbastanza alle vostre madri..” inizia lei “.. e assieme abbiamo preso una decisione..”.

Ok, calmati Hazel, mi dico, non ti succederà niente.. vedrai, farai qualche ora in detenzione e via..

“Non so cosa ci sia tra di voi, ma dovete imparare a gestire il vostro rapporto, da bravi studenti e amici che siete..” prosegue la Gilmore. “Neanche fossimo fidanzati..” bisbiglia Frank, così piano che solo io posso sentirlo. “Ti piacerebbe..” sussurro io di rimando.

“Quindi..” trilla la Preside “Passere trenta ore di detenzione.. una detenzione molto speciale..”

“Quella tradizionale non va bene, Preside Gilmore?”

“No signorina Malloy, affatto! È per questo che, durante le vostre ore extra di punizione, aiuterete il bidello nelle sue mansioni quotidiane..”.

“EH?!”

“È uno scherzo, vero?”

“No! E potrete iniziare a collaborare esattamente.. da ora! Andate, il signor Gruttemberg vi sta già aspettando in cortile..”.

“Perfetto..” grugniamo io e Frank all’unisono, prima di fulminarci a vicenda con lo sguardo.

E siamo a 149.

 

 

 

note: SCUSATE.SCUSATE.SCUSATE.SCUSATE.

ho tardato tantissimo con questo capitolo, è che ho finito le mie ore mensili di navigazione e sono rimasta due settimane quasi senza pc (again! ndA).

Chiedo nuovamente scusa, spero che vi piaccia il capitolo, che ho allungato in modo da farmi perdonare almeno un po’…

Kisses 4 everyone

 

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