Cacciatori per scelta

di Lachelle Winchester
(/viewuser.php?uid=175679)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everybody Hurts ***
Capitolo 2: *** Always ***
Capitolo 3: *** Country Roads,take me home to the place I belong ***
Capitolo 4: *** 13 Going on 30 ***
Capitolo 5: *** I've forgotten what I started fighting for ***
Capitolo 6: *** I can't fight this feeling anymore ***
Capitolo 7: *** We're off to never-never land ***
Capitolo 8: *** I'm gonna give you every inch of my love ***
Capitolo 9: *** There's Something About Lachelle ***
Capitolo 10: *** Forever trust in who we are and nothing else matters ***
Capitolo 11: *** Now and then when I see her face she takes me away to that special place ***
Capitolo 12: *** She brings me love, love. I know it's all that I need ***



Capitolo 1
*** Everybody Hurts ***


Everybody hurts

Kansas

I raggi del sole di primo mattino entrarono dalle finestre spalancate, le tende si muovevano di tanto in tanto, spinte da quell'alito di vento delle calde giornate di metà giugno mentre dagli alberi arrivava un lieve fischiettio.
Lachelle, udendo quel dolce suono, si svegliò con una sensazione di pace, poggiando le mani sulla pancia per dare il buongiorno a BobbyJohn come faceva da ormai quattro mesi e mezzo, per poi rivolgere il viso verso l'uomo da cui aspettava il bambino, suo promesso sposo, l'uomo che amava da sempre, il suo Dean Winchester.
Quando anche lui si svegliò, le mostrò un sorriso, la baciò e le accarezzò delicatamente la pancia.
Entrambi avevano il sonno più leggero, dote di ogni buon cacciatore, ma loro con la caccia avevano chiuso, avevano scelto una vita serena, tranquilla, senza più sofferenze. I Winchester vivevano a casa di un'anziana signora, Muriel, che si era rivelata molto ospitale nel momento del bisogno, e con loro vivevano anche Sam, da poco fidanzato con la sorella di Lachelle, Emma e suo figlio Kevin, che l’uomo amava come fosse suo figlio. Il minore dei Winchester cominciò a lavorare presso un ufficio di avvocati dopo aver ripreso gli studi, stretto nuove amicizie, trovato una donna che lo apprezzasse e persino un figlio che lo adorava letteralmente. Con Emma aveva un buon rapporto; i pochi litigi erano dovuti al fatto che lei lo mandava a comprare oggetti personali di tanto in tanto e lui se ne vergognava, ma per il resto il loro rapporto funzionava e dopo poche settimane avrebbero dovuto trasferirsi in una nuova casa, sempre in Kansas.
Emma era una Winchester, ma non aveva mai cacciato grazie a Lachelle che fino a poco prima le aveva nascosto quella realtà.
Dean lavorava in una grande officina, dove trascorreva gran parte del tempo a parlare della sua Chevy Impala del 67, che tutti gli invidiavano, e Lachelle restava a casa, tra piccole faccende domestiche, letture di libri d'avventura e chiacchiere con Castiel, che ogni tanto passava a trovarli. La sera lei e Dean rimanevano a guardare la tv, sul divano in salotto; di solito lui rimaneva seduto accanto a lei, sdraiata a pancia all'aria, e insieme giocavano, parlavano con BobbyJohn, si sfidavano a chi ricordasse meglio le canzoni e cercavano uno stato in cui non fossero stati indagati e ricercati dalla polizia per potersi sposare. Sam, Emma e Kevin invece uscivano e Muriel prendeva il tè con le amiche in cucina.

Una di queste sere di giugno, prima di cenare, Lachelle decise di andare a farsi la doccia e pochi minuti dopo Dean la raggiunse per aiutarla a non fare sforzi; da quando seppe di diventare padre divenne più dolce, più premuroso e più aperto nel dimostrare l'affetto che provava.
« Dean. » sussurrò la donna, saltando dopo esserselo trovato direttamente senza vestiti sotto la doccia. « Ricordati che sono incinta, ti prego. Non puoi farmi questo. » aggiunse in tono quasi lamentoso, consapevole di non poter fare sforzi, ma senza riuscire a negare l'attrazione che il corpo di Dean le faceva avvertire.
Dean le sorrise malizioso, prese la spugna dalle sue mani e la passò lentamente dietro la schiena, facendo scivolare le dita dell'altra mano lentamente sulla sua gamba.
« E’ troppo per me trattenermi. » disse con un mezzo sbuffo.
« E l'insaziabile sarei io? » la prese in giro lui, usando un tono ironico.
Si avvicinò con il capo alla sua schiena e poggiò le labbra sulla spalla destra, partendo dal tatuaggio, trascinandole sul collo, baciando ogni lembo di pelle libero dalla schiuma. Pian piano si spostò vicino all'orecchio e le sussurrò un « Sei proprio la mia donna. » divertito, mentre ripensava alle sue parole. Lachelle si era sempre sbilanciata in commenti piccanti senza volerlo, si era sempre dimostrata pronta ad affrontare qualsiasi argomento senza vergogna con lui e Dean amava da morire questa sua intraprendenza.
Improvvisamente si sentì uno scricchiolio di una maniglia e due voci avvicinarsi, e a giudicare dalle effusioni amorose che ne seguirono quando la porta si aprì, i Winchester capirono che dovevano essere Sam ed Emma.
« Potremmo prendere dei popcorn. » suggerì Dean a voce bassa.
La risposta di Lachelle fu una gomitata sul fianco.
« Ma hai ancora 13 anni? Poi sono io la pervertita. » lo ammonì lei stizzita, infastidita da una forte sensazione di gelosia. « Non voglio che vedi Emma nuda. » sbottò.
A quelle parole Dean si irrigidì e avvertì la stessa sensazione.
« Neanche io voglio che vedi Sam nudo. » le rispose diventando improvvisamente serio. I due stavano pensando a come uscire quando fortunatamente sentirono la voce di Muriel che li avvisava della cena pronta. Sam ed Emma si sistemano i vestiti e scesero in cucina, lasciando Dean e Lachelle finalmente soli.
« La prossima volta chiudi la porta a chiave. » lo rimproverò la maggiore delle Winchester.
Dean la guardò con uno sguardo da cucciolo e lei non poté resistere dal dargli un altro bacio.
Dopo cena, Muriel chiese a Dean di dare un'occhiata alla lavatrice, che lui cercò di aggiustare prendendola a calci. Di lì a poco la loro vita era cambiata completamente; era una vita normale, senza demoni, mostri, acqua santa, con un tetto fisso sulle loro teste e cibo sano.
Cosa sarebbe potuto andare mai storto? Tutti erano felici e Dean si era lasciato alle spalle tutte le sofferenze, le delusioni, le paure, i sacrifici, tutti i pianti che non poteva condividere con nessuno; finalmente aveva ciò che meritava, aveva una donna che amava e che lo amava, a cui poteva raccontare quello che sentiva, quello che pensava, con cui condivideva ogni cosa e non aveva più bisogno di parlare da solo, aspettando i momenti in cui non c'era Sam: c'era lei sempre pronta ad ascoltarlo.

Una mattina della terza settimana di giugno, dopo aver fatto colazione, Dean si avviò in giardino per raggiungere l’Impala e recarsi a lavoro. Nonostante avesse già salutato tutti, Lachelle lo seguì senza farsi vedere e lo sorprese di spalle con un bacio, dolce e passionale. « Torna presto. » gli raccomandò mentre rientrava, fermandosi sulla soglia della porta. « Ti faccio trovare una sorpresa questa sera. Che ne dici di un dolce a cioccolata fatto da me? » propose accarezzandosi la pancia.
Lui prima la guardò silenzioso, poi la stuzzicò come sempre.
« Vuoi farmi finire all'ospedale questa sera? ».
Lachelle gli mandò un ultimo bacio e poi rientrò.
Avrebbe potuto essere una cosa comica ma non faceva affatto ridere, perché la sera Dean raggiunse davvero Lachelle in ospedale.

Sam lo chiamò per avvisare che tutti lo aspettavano lì e il nervosismo che trapelava dalla sua voce fece capire al fratello che fosse successo qualcosa di brutto a Lachelle o al bambino, così si precipitò in ospedale, correndo per strada senza guardare le auto, pregando affinché non fosse successo nulla di grave. Nonostante le sue preghiere, quando arrivò all'ospedale il dottore gli confermò che la donna aveva avuto un aborto naturale, spiegandogli che in questi mesi è frequente a causa di una selezione naturale, ma questo non metteva in pericolo il loro futuro come genitori. Dean a quella notizia aveva voglia di buttare tutto a terra e di piangere, ma si ricordò che non era l’unico a soffrire in quel momento.
Si recò dagli altri nel corridoio d’attesa, dove gli dissero che Lachelle si rifiutava di parlare con chiunque. L'uomo si girò di spalle per non mostrare il volto cupo e afflitto dal dolore, poi si diede coraggio e si costrinse ad entrare nella camera. Lei era seduta sul bordo di un lettino bianco, con le lacrime che le rigavano il volto e lo sguardo fisso nel vuoto, immersa in un pianto silenzioso.
La guardò e non riuscì a trovare nulla da dire, neanche una delle sue battute per farla sorridere. Si avvicinò alla finestra che, coperta dalla tenda, non lasciava passare molta luce e Lachelle gli si precipitò addosso. Lo abbracciò forte, si strinse alla sua camicia e si nascose con la testa nel suo petto, tentando invano di trattenere i singhiozzi. La testa le sembrava così pesante che aveva paura di non riuscire a reggerla. Avrebbe voluto addormentarsi e svegliarsi solo per scoprire che quello era stato tutto un incubo, solo un brutto sogno.
Dean la strinse ancora più forte, sforzandosi di non piangere ma era proprio quello che avrebbe voluto fare; avrebbe voluto urlare e spaccare ogni maledetta cosa in quella stanza dell'ospedale, avrebbe voluto picchiare il dottore per la notizia che gli aveva dato, avrebbe voluto correre senza sapere dove stava andando e buttarsi su un divano di un locale per bere fino a perdere la consapevolezza di quello che aveva appena saputo, ma rimase lì, abbracciato a lei per darle forza e farla sentire al sicuro.
Rimasero abbracciati per quelle che potevano sembrare ore, pensando all'ingiustizia del mondo e al modo in cui a tutti capitano cose brutte, e che non sempre la causa di ogni male è la caccia, perché ormai ne erano fuori eppure continuavano a soffrire.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Always ***


1 Always

Kansas


Le settimane successive non furono per niente facili per nessuno, soprattutto per Lachelle, che non riusciva a riprendersi in alcun modo. Vide il mondo crollarle addosso, si sentiva impotente e non riusciva a non pensare che tutto fosse successo a causa sua. Dean cercò in ogni modo di tirarle su il morale, portandole la colazione a letto, cercando di parlarle, ma ogni sforzo sembrava essere inutile. Più di una volta i due finirono per discutere e non trovavano il modo di parlarne e chiarirsi.
« Non è colpa tua, smettila di farti del male. » le disse lui una sera, seduto ai piedi del letto mentre la guardava piangere in silenzio, raggomitolata nell'angolo della stanza.
Non ne poteva più di vederla chiusa in camera, al buio e senza mangiare. Non l'aveva mai vista tanto fragile; Lachelle si era sempre dimostrata forte di fronte a qualsiasi situazione, aveva sempre affrontato tutto senza mostrare mai un segno di debolezza, e vederla d'un tratto così non era facile per nessuno.
« Non puoi continuare così. Io capisco quello che provi ma sei sempre stata forte, tu non ti arrendi così. » continuò cercando invano di confortarla e di starle vicino.
« Non puoi capire, » biascicò lei, quasi infastidita dalla consapevolezza che nessuno poteva comprendere il suo stato d'animo ma nonostante ciò tutti le continuavano a ripetere il contrario. « è tutta colpa mia, era compito mio. » aggiunse singhiozzando, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Dean avvertì il sangue bollirgli dalla rabbia; tante volte si era sentito colpevole di cose che non poteva controllare, quindi riusciva ad immaginare come si sentisse. Voleva farle evitare di soffrire inutilmente, voleva che la smettesse di sentirsi in colpa, proprio come lei gli aveva insegnato.
Il silenzio riempì la stanza ancora per un po', poi la donna si alzò da terra e si avviò in direzione del bagno per lavarsi la faccia. Si ritrovò avanti ad uno specchio che non le mostrava più la pancia che aveva avuto fino a poche settimane prima e quella visione la fece ricominciare a piangere. L’uomo si portò le mani alla fronte, arrabbiato con lei ma anche con sé stesso perché non riusciva a farla stare meglio, preso dalla disperazione e anche spaventato.
« La smetti di ritenerti l'unica responsabile? » le chiese avvicinandosi. « Non sei solo tu a stare male. » le confessò guardando il suo volto allo specchio.
La donna si era appoggiata con le mani al lavandino e aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
« Era una mia responsabilità. » ribatté lei abbassando il volto mentre il senso di colpa si faceva sempre più spazio dentro di lei.
Il Winchester si avvicinò per prenderle la mano, per instaurare un contatto fisico. Lachelle cercò di ritirarsi ma Dean afferrò i suoi polsi mentre lacrime e singhiozzi diventavano sempre più difficili da trattenere.
« Era una nostra responsabilità, non era solo figlio tuo e non è colpa tua. » le urlò lui perdendo la pazienza. « Ma a quanto vedo, anche per stasera è inutile. Chiudiamola qui. » concluse uscendo e sbattendo la porta con forza.

Dean, angosciato, rimase fermo dietro la porta chiusa alle sue spalle, massaggiandosi gli occhi stanchi con le dita della mano destra e stringendo la sinistra in un pungo.
« Qualsiasi cosa ti abbia chiesto non me l’hai mai concessa. » disse sedendosi su una poltrona di stoffa arancione, poco distante dalla stanza da letto.
Di rado gli capitava di pregare Dio, un Dio al quale non era neanche sicuro di credere, ma quando era davvero disperato era l’unica cosa che riuscisse a fare.
« Non la voglio perdere, aiutami per una volta. Ho perso tutto per la tua maledetta Apocalisse e tutte le stronzate che sono seguite dopo » imprecò alzandosi e tirando un calcio forte alla sedia; la prospettiva di vita che vedeva senza Lachelle non era delle migliori e permise alla rabbia di controllare le sue azioni.
« Non è di Dio che adesso hai bisogno. » si sentì arrivare una voce dalle scale, poi ne seguì la figura di Muriel. « Ma di una donna. » aggiunse salendo a fatica l’ultimo scalino.
Dean la vide e cercò di assumere il solito atteggiamento forte che aveva sempre avuto, immaginando che tutti in quella casa li avevano sentiti litigare ancora una volta.
« Non voglio interrompere le tue preghiere... » cominciò lei ma il Winchester la interruppe bruscamente.
« Non stavo pregando. » dichiarò con tono fermo, ma sapeva che all'anziana signora non poteva mentire; era in grado di capire sempre ogni cosa senza che nessuno le diceva nulla.
« Come vuoi tu, caro ragazzo. » continuò lei. « Io ti ripeto che hai bisogno di una donna. Chiamiamolo un piccolo aiuto in un momento di bisogno. » disse facendogli l’occhiolino.
Dean la guardò accigliato, limitandosi a farfugliare un « Non capisco. ».
« Non vuoi dei consigli per aiutare La Shelli? » lo esortò mentre prendeva posto sulla sedia arancione.
Sospirando, Dean si chiese come avesse potuto fraintendere; forse perché Muriel lo riempiva sempre di complimenti, facendo ingelosire Lachelle. I pensieri dell'uomo si spostarono sulla fidanzata ed immaginò la faccia rossa che avrebbe fatto in quel momento e sorrise.
"Immagino ti stia chiedendo se tu e La Shelli vi amiate ancora" prosegue lei massaggiandosi le gambe doloranti. Dean la sente quasi come una mamma e decide di accettare il suo aiuto.
« L'amore può finire per questo? » le chiese incrociando le braccia e inclinando la testa verso dietro, in modo da poggiarsi al muro. « Se non mi amasse più? Noi parlavamo sempre di tutto, affrontavamo tutto insieme, l'abbiamo sempre fatto. » confessò amareggiato e spaventato.
« Che caro che sei, Dean. » disse Muriel, mostrando un grande sorriso; il maggiore dei Winchester le aveva ricordato tanto un suo vecchio fidanzato, dal primo momento in cui l'aveva conosciuto, anche lui all'apparenza molto duro ma in realtà molto dolce.
« La Shelli sta attraversando un periodo difficile, perdere un bambino è una cosa che ti cambia la vita, che ti fa dimenticare tutto il resto. Le devi stare vicino, farle capire che ci sei, essere dolce, romantico... » gli spiegò con calma ma si interruppe quando vide il suo volto contrariato.
« Trasformare i topi di Cenerentola e una zucca in carrozza, certo. » ironizzò. « Io non lo so fare, non ne sono capace, hai sbagliato persona. » confessò, cercando di convincere entrambi che non sarebbe mai stato capace di fare queste cose. « Tenero e romantico io? Sono cose da film, queste. » concluse.
Muriel rimase in silenzio per alcuni minuti, poi si alzò e gli poggiò una mano sulla spalla.
« Metti da parte l'orgoglio, cerca di sforzarti, pensa a voi insieme. Tu la ami? » gli chiese guardandolo negli occhi.
Dean li chiuse e si vide abbracciato a Lachelle, vide i suoi occhi scuri e il sorriso ogni volta che lo baciava, la vide correre e inciampare, cantare con lui, fantasticare sulla magia e sui mondi che chissà perché tanto amava. Le sue labbra si increspano involontariamente in un sorriso.
« E allora non devi preoccuparti, ti verrà naturale. » sentenziò dunque la signora. « Dean io vi invidio. Una alla mia età non dovrebbe ma chi non vorrebbe essere guardato dalla persona amata come vi guardate voi? Vorrei sentire ancora quella sensazione. » gli confessò mentre le guance diventavano dello stesso colore dei suoi capelli, però senza fiocchetto.
« Grazie per l’aiuto, Muriel, ma non ho intenzione di ascoltare storie sulle farfalle nello stomaco e altre stronzate del genere. » sbottò lui prima che il discorso degenerasse. Cercò di evitare il suo sguardo, consapevole che l'anziana sapesse che provava davvero quelle cose e che non l'avrebbe mai ammesso.
« Quindi non conosci quella sensazione di ansia e felicità insieme, batticuore, mancanza di respiro, pressione nello stomaco? » cominciò ad elencare le sensazioni che provava quando era fidanzata col marito e ad ogni parola Dean riconobbe una sensazione familiare.
« Si, è l'acidità di stomaco. » le rispose per non darle soddisfazione, ma ormai la signora lo conosceva bene e gli sorrise mentre scuoteva la testa in segno di dissenso.
« Falle ricordare quanto sei importante, Dean e soprattutto falle capire quanto lei è importante per te. » gli consigliò prima di lasciarlo solo, avanti alla porta della camera da letto.
Lui rimase lì, fermo a provare qualche discorso, qualcosa da dire ma nulla gli sembra abbastanza convincente. Sam, passando di lì più tardi, lo vede discutere animatamente con la porta.
« Sai che avresti bisogno di un controllo dallo psichiatra, vero? » lo schernì, ma il fratello maggiore lo rimbeccò come sempre con uno « Sta zitto, Sammy! ».

Nei giorni successivi l’uomo pensò ai consigli di Muriel e trattò con distacco Lachelle; non era esattamente quello che gli aveva consigliato, ma per lui Lachelle non si sarebbe accorta davvero che le mancava se non avesse pensato di averlo perso. Il ragionamento non fu sbagliato, infatti una sera d'inizio luglio in cui Dean era rimasto con Kevin a magiare cioccolatini davanti alla tv, Lachelle uscì  dalla propria camera e scese in salotto. Si propose di aprire i cioccolatini che non erano riusciti ad aprire ma Dean rifiutò il suo aiuto, usando un tono distaccato e freddo; gli dispiaceva comportarsi in questo modo ma sentiva di doverlo fare per il loro bene.
Lachelle si rese conto davvero di quanto avesse sbagliato, di quanto le mancasse e di quanto facesse male vedere Dean comportarsi così con lei. Solo in quel momento capì che per settimane quell'uomo aveva fatto di tutto per lei ma non l’aveva apprezzato, presa dal dolore forte.
« Kevin, ti spiace andare di sopra a vedere i cartoni? » chiese al nipote con voce tremante.
L'istinto le diceva di sistemare le cose prima che degenerassero, di rimanere da sola con Dean e chiedergli scusa, dirgli che gli mancava e che le dispiaceva. L'uomo però si alzò dal divano e si recò in giardino.
« Non ce n'è bisogno. » intervenne freddo.
« Devo spegnere la tv? » le chiese Kevin, costringendo il suo sguardo a posarsi su di lui dopo che aver seguito Dean fuori alla porta.
Lei scosse la testa e una terribile sensazione la paralizzò.
« Ma non vuoi più bene a Dean? » le chiese il bambino con tono educato e innocente.
« Certo che gli voglio bene. Non so se lui ne vuole più a me. » rispose lei sorpresa dalla spontaneità del nipote.
« E allora perché non glielo dici? » suggerì lui.
Lei lo guardò e si rese conto di quanto i bambini riescano a trovare soluzioni così semplici perché per loro tutto è così semplice. Senza perdersi d'animo, si avviò in giardino a passo veloce.
« Dean, ti prego, basta. Ti posso parlare? » cominciò, cercando di non sembrare spaventata ma in realtà si rese sempre più conto di aver corso il rischio di perderlo in quelle settimane e pregò Dio affinché questo non succedesse.
Lui, girato di spalle e le braccia incrociate, aveva lo sguardo fisso sulla sua Impala e non le rispose.
« Smettila di ignorarmi ed evitarmi. » la voce cominciava a mancarle, la paura stava prendendo il controllo assoluto sul suo corpo, poi vede dal riflesso del finestrino su cui batteva la luce del lampione una lacrima sul volto dell'uomo scendere sulla guancia.
« Sei tu che hai smesso di parlarmi per prima. » furono le sue prime parole.
Non ebbero l’effetto che la donna si aspettava; aveva sperato che qualunque cosa avesse detto, l'avrebbe fatta sentire meglio solo per il fatto di sentirlo rivolgerle la parola, ma sottolinearono solo quanto l’abbia fatto soffrire nell'ultimo periodo.
Sapeva che aveva ragione, che l'aveva ignorato troppe volte mentre piangeva, di avergli chiuso la porta alle spalle e averlo lasciato solo. Sapeva di non meritare un uomo come lui accanto in quel momento, ma aveva troppo bisogno dei suoi abbracci, della sua presenza, dei suoi sorrisi, dei suoi scherzi, aveva perfino bisogno dei suoi difetti 
« Ho sbagliato, mi dispiace. » si scusò abbassando il viso. « Ero troppo impegnata a passare dal divano al letto, a piangere come una stupida per rendermene conto prima. Ti giuro che non ho capito niente, non riuscivo a rendermi conto di nulla. » proseguì senza aspettarsi di essere capita; quella era una cosa che facevano quando si confidavano ogni cosa, prima che lei rovinasse tutto.
« 
Mi sentivo un vuoto dentro e adesso l'ho solo reso più grande. » concluse avviandosi di nuovo dentro, rendendosi conto che Dean non aveva intenzione di continuare a parlare, ma si sbagliava.
« Ho cercato di aiutarti, sai che farei qualsiasi cosa per te. » mordendosi le labbra per il nervosismo, l'uomo riprese a parlare.
Lachelle si fermò di colpo.
« Anche fare pace? » azzardò lei. Non era mai stata così sfacciata in vita sua, ma amava Dean da troppo tempo e non l'avrebbe mai dimenticato, senza di lui non sarebbe più riuscita ad andare avanti. « Mi manchi tanto, Dean. » gli confessò avvicinandosi e prendendo la sua mano.
Dean riuscì a mantenersi freddo con lei fino ad un certo punto, poi le afferrò il braccio e la tirò a se per abbracciarla forte. Gli era mancato tutto di lei, dal suo profumo ai suoi capelli disordinati, dal suo calore ai suoi occhi scuri, dal suo volto sul petto alle sue mani intrecciate nelle proprie.
Continuarono a ripetersi « Mi sei mancata. », « Mi dispiace. » « Va tutto bene. » mentre si stringevano in un abbraccio senza fine, avvolti da quel formicolio di cui aveva parlato Muriel a Dean.

Dopo quello che sembrò un secolo, il loro abbraccio si sciolse e Dean le accarezzò il viso, asciugandole le lacrime. La aiutò a sedersi a terra e finalmente riuscirono a parlare, come avevano sempre fatto, senza nascondersi niente.
« Hai detto che io non potevo capire cosa provi. Perché non me lo fai capire tu? » le chiese e Lachelle si sdraiò sulle sue gambe, accanto ai colori lasciati a terra da Kevin.
« Non so spiegarlo. Un attimo prima stai lì che ti accarezzi la pancia e un attimo dopo non c’è più, come un pensiero che ti passa di mente e non puoi più recuperarlo. » rispose lei.
Dopo un lungo sospiro ricominciò a spiegare come si era sentita in quelle settimane.
« 
Ti viene l'ansia, la paura, l'angoscia, il senso di colpa, c'è solo buio, vuoto, silenzio. Poi senti gli occhi di tutti puntanti addosso e dei commenti che ti fanno vergognare. ».
L’uomo si chinò per darle un bacio.
« 
Emma? » le chiese, ricordando gli atteggiamenti poco piacevoli che la sorella aveva avuto con lei.
« Si e sai qual è la novità? » chiese lei guardandolo negli occhi. « Lei e Sam aspettano un bambino ma non l'hanno detto per non mettermi a disagio. » gli confidò mentre prese a sistemargli un sopracciglio col pollice. « Li ho sentiti parlare questa mattina. » aggiunse al suo sguardo interrogativo.
Dean prese uno dei colori a terra e cominciò a disegnarle qualcosa sul viso.
« So che la notte hai degli incubi »  disse, felice di avere di nuovo la propria donna tra le braccia. « e so anche che ti passano solo con un abbraccio.».
Da quando erano tornati dall'ospedale, ogni notte Lachelle sudava freddo e parlava nel sonno prima di cominciare a piangere, fino a che lui si svegliava e la stringeva forte, nonostante avessero appena finito di litigare.
« Se Sam sapesse quanto è dolce il suo fratellone. » scherzò lei con un sorriso, pensando a quanto dovesse davvero amarla per preoccuparsi per lei nonostante la loro situazione nei giorni precedenti.
« E se Emma sapesse quanto è trasgressiva sua sorella. » ribatté lui, a mo' di minaccia.
Lachelle si mise a sedere per vedere i disegni che Dean aveva cominciato a fare su dei fogli trovati a terra.
« Sai che i bambini disegnano meglio? » lo prese in giro, guardando uno sgorbio che aveva tutte le credenziali di essere stato disegnato da un Winchester; lo stile dei disegni dei due fratelli è inconfondibile.
« Io sono un grande artista. » fece la parte dell'offeso. « Disegno manga. Sai, i cinesi loro e il porno, uhm? » riprese in tono malizioso facendo schioccare la lingua e facendole l’occhiolino.
La donna cominciò a ridere fragorosamente.
« I manga cinesi? » ripeté senza riuscire a smettere con facilità, poi guardò meglio i fogli e la sua espressione si fece seria. « Dean, dimmi che non sei così stupido da disegnare queste cose sui quaderni di Kevin. ».
Il Winchester forzò un sorriso, rendendosi conto del guaio.
« Ehm...non è una cosa così stupida. » cercò di difendersi.
Dopo aver strappato le pagine incriminate, misero a posto e andarono in camera da letto, felici di essersi ritrovati, felici nonostante tutto.
« Sai che ho bisogno di te? » gli chiese lei ricavandosi un po’ di spazio con la mano sotto la sua schiena poggiata al materasso.
« Sono qui per questo. » le rispose avvicinandosi al suo viso. « Non c'è niente che non farei per aiutarti e lo sai. » .

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Country Roads,take me home to the place I belong ***


1 Country Roads, take me home to the place I belong

Kansas

Pian piano la situazione cominciò a migliorare e l’atmosfera in quell'accogliente casetta del Kansas ritornò allegra. Lachelle smise di trascorre le intere giornate in camera a piangere e prese come esempio Dean, che ogni mattina si alzava per andare al lavoro e cercava di imparare anche lei qualcosa, per riempire quel vuoto che sentiva dentro e che grazie all'affetto di Dean ogni giorno cominciò a diminuire sempre più.
Di certo non era brillante quanto Emma, che per anni si era sempre occupata dei lavori domestici, ma cercò di migliorare di giorno in giorno, sotto consigli e critiche continue di Muriel.
Una sera la donna le diede il compito di preparare la pasta al forno, ma i pochi minuti in cui si era distratta bastarono a far bruciare due volte la pasta; nonostante gli sforzi, la cacciatrice non si sentiva portata per quella vita. Fissò la pasta attaccata sul fondo della pentola pensando a quanto le mancavano la caccia, i panini, le biblioteche, i distintivi falsi e i nomi che Dean ogni giorno si inventava prendendo spunto dai membri dei loro gruppi preferiti e rischiando di farli scoprire. Persa tra queste immagini familiari non si rese conto che qualcuno era entrato nella cucina fino a che non sentì il calore di due braccia intorno alle sue che l'aiutavano a girare la pasta, che aveva dovuto sostituire per la terza volta.

« Hei. » sussurrò sorpresa, con un tono dolce. « Sei appena tornato? » gli chiese, lasciando che i pensieri malinconici sparissero.
Dean le stampò un bacio sulla guancia e sorrise. 

« Si, appena in tempo per evitare un altro "La Shelli, hai bruciato di nuovo la pasta". » le rispose imitando la voce di Muriel. 
La donna si girò e lo baciò, felice che fosse tornato finalmente a casa; non era ancora abituata a stare lontana da lui per una giornata intera.
« Oggi La Shelli ha già accoltellato un polpettone perché non era perfetto come quello di Miss Emma Winchester, la dea dei polpettoni. Ah, poi credo di aver messo qualcosa in lavatrice che ha bucato qualcosa e ora Muriel ti chiederà di aggiustarla, macchiato la televisione perché a quanto pare non si pulisce col detersivo, bruciato due volte quasi tre la pasta per stasera... » cominciò lei a fare un elenco dei disastri che aveva fatto quel giorno. 
Le dispiaceva perché ci metteva davvero molto impegno, ma parecchie cose non le sapeva fare, non le aveva mai fatte e mai nessuno le aveva spiegato come funzionano, dando per scontato che qualunque donna a quasi quarant'anni sia in grado di essere utile in casa. Lachelle però aveva dedicato l'intera vita alla caccia.
« Ognuno fa quello che sa fare meglio. » cercò di confortarla lui. « Emma sicuramente non sa medicare le ferite come fai tu. » aggiunse.
La donna sospirò all'udire di quelle parole, poi sbuffò rumorosamente per farsi notare da Dean.
« Appunto. Dean, non ti manca mai cacciare? » si decise a chiedergli con tono di voce basso ed incerto. 
Lui la guardò aggrottando leggermente le sopracciglia per la domanda improvvisa. Indietreggiò e si appoggiò al tavolo con le braccia incrociate, la scrutò curioso senza rispondere, aspettando di vedere se la donna avesse detto altro. Lachelle gli si avvicinò appoggiando le mani sulle sue gambe, fissandolo negli occhi e sperando di non sembrare un'egoista. 

« So che è una follia, ma dal momento che non c'è più tutta questa fretta di stabilirci in un punto fisso, ecco io pensavo che potevamo tornare a cacciare. » disse tutto d'un fiato. « Lo so, è una cosa stupida, proprio adesso che la nostra vita è così... » cominciò a parlare nervosamente, ma il Winchester la interruppe.
«
Abbiamo fatto di peggio. » la consolò con un sorriso che rassicurò la giovane.
« Torniamo ad Itaca. » sentenziò ironico, spostandosi più dietro sul tavolo per darle modo di avvicinarsi.
« Conosci anche i classici? Che ho fatto per meritarti? » gioì lei sedendosi sulle sue gambe e guardandolo dall'alto. 
Dean si sentiva letteralmente in paradiso ogni volta che Lachelle prendeva il controllo di tutta la situazione; gli piaceva alzare la testa e guardare la donna che amava, sentirsi desiderato non solo per una notte da una donna qualsiasi trovata in un locale, ma dalla sua donna, quella che amava e che desiderava con tutto sé stesso. Gli piaceva essere coccolato e ricevere attenzioni tanto quanto alla donna piaceva essere protetta da lui, anche se entrambi avevano sempre fatto di tutto per dimostrare il contrario. Per mantenersi in equilibrio appoggiò il peso sulle braccia appena dietro la schiena. La cacciatrice intanto gli sistemava il colletto della tuta da lavoro ancora sporca, lo baciava senza sosta, fermandosi solo per scandire qualche parola.
« Però-solo io e te-il diario di tuo padre-e l'Impala.-Niente straordinari-solo caccia-ai cari-vecchi-normali-mostri-di sempre. » 
L'uomo non riusciva a muovere le braccia senza cadere, quindi era sotto il suo completo dominio e la cosa gli piaceva non poco.
La voce minacciosa e arrabbiata di Muriel li avvertì della pasta bruciata:
« La Shelli, ma senti questa puzza? Non avrai mica fatto bruciare di nuovo qualcosa? »  chiese scendendo di fretta le scale.
Dean si affrettò a scendere dal tavolo e fece finta di apparecchiare.
« Ascolta la Signora Connelly, Nancy. » scherzò lui facendo un occhiolino alla Winchester; lei e Dean le avevano dato segretamente questo soprannome perché li disturbava sempre nei momenti migliori.
« Ridi, ridi pure. Che ci scommettiamo che ora ti chiede di aggiustare la lavatrice? » lo sfidò lei sicura di vincere, prima dell'arrivo di Muriel in cucina.
« Oh caro, sei qui? Mi daresti un'occhiata al rubinetto del bagno? » gli chiese Muriel quando varcò l'entrata, poggiando una pila di panni da cucina che aveva tolto dagli stendini. « E già che ci sei, puoi fare qualcosa per la lavatrice? Non parte più. » aggiunse cominciando a piegarli e a riporli nei cassetti della cucina.
« E’ proprio la Signora Connelly. » sussurrò Dean all'orecchio della sua fidanzata che lo guardò vittoriosa, poi uscì e si diresse al piano superiore.
« La Shelli, io sono proprio contenta che ti stia rimettendo in forma e che stia bene con tuo marito, però ricordate che c'è un bambino per casa... » la rimproverò incrociando le braccia e picchiettando col piede destro a terra. 
Lachelle diventò rosso fuoco come il fiocco di Muriel e abbassò il volto imbarazzata.
« Mi dispiace, staremo più attenti. » cercò di scusarsi. « E comunque non è ancora mio marito. » precisò per cambiare argomento.
« E che aspetti allora? » le rispose prontamente con un occhiolino. « Vuoi farti scappare un uomo del genere? » aggiunse uscendo dalla cucina e lasciando la giovane di stucco. 

Dopo cena Dean era in vena di fare qualche scherzo a Sam come ai vecchi tempi, e proprio come ai vecchi tempi Sam si vendicò. Il fratello maggiore aveva nascosto una testa di clown fuori dalla doccia e quando Sam entrò in bagno per lavarsi saltò e urtò con la testa.
« DEEEAN! » si sentì la sua voce ringhiare per la casa, ma non era necessario per farsi sentire; il fratello era nascosto dietro la tenda del bagno.
« Hei, non è colpa mia se mamma e papà hanno creato la controfigura di King Kong. » disse in sua difesa, prima di essere cacciato dalla stanza.
Lachelle si trovò a passare per il corridoio in quel momento e cominciò a ridere da sola. Dean le fece cenno di seguirlo in silenzio per continuare con gli scherzi perché non ne aveva ancora abbastanza; l'idea della Winchester l'aveva messo di buon umore. Mentre Sam era ancora sotto la doccia, il fratello maggiore, senza farsi accorgere, salì sullo sgabello per versargli lo shampoo sulla testa. Il minore continuava a sciacquarsi, ma dai capelli usciva altra schiuma.
« Ma che diavolo sta succedendo? » continuava a ripetersi. « Che cavolo significa? » urlò quando in prenda alla disperazione aveva cominciato a strofinarsi i capelli sempre più forte.
« Che devi tagliarti i capelli, Raperonzolo. » rispose Dean scendendo dallo sgabello e uscendo di corsa dal bagno, tirato da Lachelle. 
Quella sera i due andarono a dormire presto, pieni di adrenalina per la partenza del giorno dopo. Senza averci pensato due volte, la mattina Dean si alzò presto e presentò le dimissioni poiché non avevano nessun programma e non sapevano ancora cosa fare della propria vita. Lachelle invece si occupò di sistemare gli zaini e spiegare tutto a Sam, Emma e Muriel; lasciarli era l’unica cosa che avrebbero voluto evitare.

« Io non capisco. » iniziò a dire Sam, appoggiato al vetro dell'Impala, sorpreso per la notizia della loro partenza. 
Il fratello, accanto a lui, sbuffò. 
« Non è colpa tua se sono io il fratello intelligente. » ironizzò.
« Pensavo che dopo tutti questi anni avessi odiato il modo in cui siamo cresciuti. Credevo volessi una vita normale. » gli confessò perplesso.
Dean lo guardò per un po' e cominciò a spiegare quando decise che era arrivato il momento di rispondere seriamente.
« Sam, ero stanco perché mi sentivo un soldato solo e senza speranza. Ho sempre fatto tutto quello che mi ha detto papà per una mia scelta, tu hai scelto più di una volta la tua strada e mi dispiace di averti giudicato, ma anche io ho fatto la mia scelta: inconsapevolmente ho scelto di cacciare e non perché papà me l'ha insegnato, ma perché mi piace e sono fiero di essere un cacciatore. Ce la siamo davvero vista brutta certe volte e dopo tutto quello che abbiamo passato forse non dovrei dirlo, ma io non posso non cacciare. » si sorprese di essere riuscito a fare un discorso così chiaro, come se tutto ciò che avesse detto lo avesse saputo da sempre.
« Ma non è troppo tornare a cacciare adesso? » gli chiese il fratello. « La vedo una cosa stupida, Dean. » confessò preoccupato per lui e per Lachelle, ma come aveva immaginato, Dean rispose con un « Vedila come ti pare, Sammy. » .
« Però fate attenzione. » gli raccomandò Sam abbracciandolo forte, consapevole che anche se il fratello era molto fastidioso, in fondo gli sarebbe mancato.
« E tu tagliati i capelli. » gli rispose Dean salendo in macchina. 
A quella risposta Sam cambiò idea e si disse che quella era di sicuro una frase che non gli sarebbe mancata.
Dopo alcuni minuti, dopo aver salutato Emma e Muriel, anche Lachelle arrivò all'Impala dove Sam la stava ancora aspettando a braccia aperte per salutarla e per dirle una cosa che avrebbe voluto confidarle da tempo.

« Promettimi che per qualsiasi cosa mi chiami. » gli disse lei stringendo forte il suo migliore amico.
Lo sguardo di Sam era teso e la donna lo conosceva fin troppo bene per non capire che voleva dirle qualcosa di importante.
« Ascolta, so che Emma è incinta e che sei stato tu a convincerla di non dire niente per non farmi sentire peggio. Ti ringrazio tanto per averla tenuta calma. E' vero che so tutto, ma se avesse gridato ai quattro venti la sua gravidanza proprio adesso io probabilmente sarei crollata di nuovo. Sei un amico, Sam, il migliore. ».
« Dovevo aspettarmelo. » confessò lui. « Però c’è anche un'altra cosa: tra due mesi ci sposiamo. » annunciò. 
Lachelle lo guardò sorpresa; questo non lo sapeva e a quanto pareva sarebbe dovuta andare al secondo matrimonio della sorella prima di fare progetti concreti per il proprio.
« Sono felice per voi, non ti vedevo così bene da quando avevamo minimo undici anni. » ammise sincera, poi lo salutò ancora una volta e salì in macchina. 
Le era mancato tantissimo salire e prepararsi per un lungo viaggio che li porterà in un'altra città. Sam si appoggiò al finestrino e augurò loro buon viaggio e un "buon ascolto musicale", ma solo quando accesero lo stereo e sentirono musica classica a tutto volume capirono a cosa si riferisse.

« SAAAAM!! » grugnì Dean guardando il fratello che se la rideva.
« Bentornato a casa. » gli disse Lachelle per calmarlo, una volta trovate le cassette nascoste sotto il sediolino.

Oklahoma

Dopo sei ore di viaggio, Dean scese a comprare il giornale e i loro amati, grassi e calorici panini in un locale per poi portarli in macchina; mangiare nell'Impala con Lachelle gli riportava alla mente un bellissimo ricordo, ma quella volta la donna quasi non toccò cibo e si fiondò subito su un caso.
« Ritrovato un cadavere evirato e dissanguato di un uomo, chiuso in casa da giorni. » lesse ad alta voce il titolo di un articolo dal giornale.
"Ben James, uomo di 37 anni è stato ritrovato morto in casa sua con l'allarme attivato, però non ha rilevato niente. Un altro James, suo padre Edward, è stato trovato morto allo stesso modo il mese scorso ma la polizia smentisce un'ipotesi di suicidio in entrambi i casi."
Decisero di andare a controllare l’abitazione di Ben e quando arrivarono dovettero farsi spazio tra un gruppo di persone che discutevano su chi dovesse essere il nuovo proprietario di un quadro.
« Agenti Sullivan e Cox, FBI. » si annunciò Dean mostrando il distintivo. « Possiamo fare delle domande a qualche parente di Ben James? » .
Una signora dal volto consumato dal dolore si avvicinò a lui mentre Lachelle gli fece cenno per fagli capire che andava a controllare l'interno della casa.

« Sono la sorella. Come posso aiutarvi? » disse la donna asciugandosi gli occhi, ancora umidi e inondati da lacrime trattenute a stento.
« Stiamo indagando sul caso di suo fratello. Cosa può dirmi delle sue ultime ore di vita? » le chiese lui ma la donna, desolata, gli confermò che non sapeva molto.
« Nulla più di quello che ho già detto alla polizia. E' tornato dalla palestra come tutte le sere, era al telefono con me che discutevamo del quadro che nostro padre ci ha lasciato in eredità. » cominciò. « E’ morto da poco anche lui. » aggiunse scoppiando a piangere, senza riuscire più a trattenere le lacrime.
« E poi non l'ha più sentito? » cercò di usare un tono più dolce; proprio in quel momento non poteva non comprendere ciò che stava passando, ma si era appena reso conto che la parola "quadro" stava diventando sospettabile. 
La signora scosse la testa, poi andò via senza proferire più parola. L'uomo attese che Lachelle tornasse per poi apprendere che non c'erano segnali rilevati dall'EMF, né tracce di zolfo o sacchetti per maledizioni.
Le voci tra il gruppo si alzarono, Dean si avvicinò per chiedere informazioni sospettando che il quadro avesse avuto un ruolo fondamentale in quel caso e subito tutti lo circondarono per spiegare i propri interessi per l'oggetto che si stavano avidamente contendendo. Lachelle approfittò della distrazione per scattargli delle foto e una volta ottenute tutte le informazioni necessarie per iniziare le ricerche, presero una stanza in un motel e si misero sul divano per trovare altri collegamenti tra le vittime e la storia di quel quadro.
« Credono che quel quadro porti fortuna perché più di una volta è sfuggito a qualche incendio. » sussurrò Lachelle dopo aver letto un articolo sul sito web di un giornale dell'Oklahoma, seduta accanto a lui su un divano rosso nella stanza del motel.
« Certo, come no, idioti. » le rispose lui, incredulo della stupidità della gente; si disse che anche se non fosse un cacciatore probabilmente sarebbe stato lontano da un quadro del genere, ma questa è una cosa che non avrebbe mai potuto sapere. 
Durante le ricerche la cacciatrice si addormentò sul suo petto solo dopo che Dean ebbe finito la lista di tutti i proprietari di questo famoso quadro. Il giorno dopo quando si svegliano, Lachelle cadde a terra nel tentativo di recuperare il pc senza alzarsi.
« Ti sei già tuffata nel lavoro? » la schernì con un sorriso beffardo e lei si limitò a sorridere mentre sbadigliava, ancora molto assonnata.
« Ho scoperto delle cose interessanti. » cominciò lei ma il cacciatore la anticipò.
« Anche io. Tutti i proprietari sono morti subito dopo essersi impossessati del quadro. » annunciò lui fiero.
« Solo questo? » fu lei a prenderlo in giro. « Ascolta. I corpi delle vittime sono stati tutti evirati e questo combacia perfettamente con la storia che gira sul quadro. C'era un bambino nel 1973, Josh Morgan, rappresentato nel quadro mentre piange. La madre lo minacciava sempre che se non avesse smesso di fare pipì a letto gliel'avrebbe tagliato. Un giorno, mentre va a fare compere, la sorella maggiore rimane a casa, vede il bambino fare di nuovo pipì a letto e prende letteralmente la madre in parola. » .
« Una versione perversa di Freddy Kruger". » rabbrividì portandosi istintivamente le mani sui pantaloni. 
La Winchester rise e poi riprese il racconto:
« La madre trova le forbici insanguinate e il bambino morto a terra dissanguato. E ho trovato anche l'indirizzo del cimitero dove è stato sepolto. » terminò lei con fare vittorioso.
« Ma quante ore hai dormito? » le chiese. 
Non voleva allarmarsi inutilmente ma le questione cibo e sonno non sembravano ancora essere cambiate.
Bruciato il corpo, rimasero un po' per assicurarsi che il nuovo proprietario del quadro non venisse attaccato e poi si rimisero in viaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 13 Going on 30 ***


13 Going on 30

Little Rock, Arkansas

L'aria che entrava dai finestrini, i lunghi viaggi in auto su quelle strade quasi sempre semideserte, un po' di buona musica, qualche battuta: quasi tutto era tornato alla normalità.
Appena arrivarono a Little Rock, Dean si divertì a stuzzicare Lachelle cercando di farle indovinare la città in cui si trovavano ma la cacciatrice, seppur un'ottima guidatrice in geografia non era un granché.
<< Allora? Che ne dici di questo posto? >> le chiese dando un'altra occhiata al locale luminoso e accogliente dove stavano pranzando. << A parte quelli di X-Files accanto a noi. >> disse indicandole con gli occhi un gruppo di persone sedute intorno al tavolo accanto al loro. 
Lachelle gli sorrise, rendendosi conto di quanto stesse continuando a fare per lei. Dean inarcò le sopracciglia guardando il suo piatto ancora pieno.
<< Non vuoi parlare? >> le chiese sfiorandole la mano. Ogni giorno la sua preoccupazione cresceva vedendo le occhiaie aumentare e il suo corpo farsi sempre più sottile.
<< Dopo, promesso. >> sospirò. << Adesso però godiamoci questo bel posto e rilassiamoci. >> tentò di convincerlo.
<< Come vuoi, Obi Wan >> assentì. Lachelle sorrise e si sporse in avanti sul tavolo per baciarlo, desiderando di avere davvero il potere di imporsi a stare bene.
<< Li vorresti mai i suoi poteri? >> gli chiese costringendosi a mangiare gli spaghetti che Dean aveva ordinato.
<< Non ne ho bisogno. Ottengo sempre quello che voglio. >> rispose lui stirandosi. << Ma credo che sia perché sono adorabile. >> la fece sorridere ancora.
Una cameriera bionda e formosa con uno sguardo malizioso si avvicinò per portare loro l’ordine, dividendoli bruscamente e rimanendo per alcuni secondi a fissare Dean prima che Lachelle, perdendo la pazienza, le chiese << Ti pagano per tenere d'occhio il mio fidanzato?>>
<< Un attacco di gelosia o c’è altro sotto? >> chiese l’uomo a braccia incrociate.
<< Non lo so, Dean, non riesco a controllare il mio senso di colpa. L'unica distrazione è la caccia. >> ammise mentre giocava distrattamente con la forchetta.
<< Ascolta, quando è morto papà ho fatto la stessa cosa, credevo che la caccia avesse potuto farmelo dimenticare ma non è stato così. >>. 
La Winchester gli prese le mani per farsi forza e non cominciare a piangere, parlandogli del fatto che non sentiva essere la persona forte che aveva sempre creduto, del fatto che si sentisse in colpa per aver ributtato Dean nel loro lavoro, di averlo illuso di potergli dare una vita normale, una famiglia, di renderlo felice. Lui la ascoltava e la fissava negli occhi senza battere ciglio, domandandosi come avesse potuto aspettare tanto tempo a concedersi di amare quella donna che che si preoccupava così tanto per lui. Si bagnò le labbra con la lingua e rimase un altro po’ a giocarci prima di iniziare a parlare.
<< Sai bene che non mi aspettavo di essere così fortunato. Mi basta stare insieme, vorrei solo che tornassi la mia Lachelle che ride sempre, che gioca con me. >> le disse prima che la donna scoppiasse in lacrime.
<< Supereremo tutto insieme, come sempre. >> la rassicurò lui accarezzandole il viso.
Dopo un po’ finirono di mangiare e si avviarono verso l’Impala. Dean cercava di mantenere l’atmosfera quanto più allegra possibile.

<< Stavi dormendo solo con i boxer, le braccia spalancate. Ti mancava solo un cartello con scritto “saltami addosso”. >> si udì la voce della donna uscire dal locale. << E poi neanche tu li risparmi certi discorsi, però sei fortunato perché io non me li ricordo mai. >> si stava difendendo da qualche accusa del Winchester.
Insieme a loro uscirono anche gli uomini vestiti di nero e altri ancora attirarono la loro attenzione quando arrivarono al centro della città. Sentirono campane suonare ogni ora e si avvicinarono ad una chiesa, dove erano stati celebrati ben 5 funerali, tutti ragazzi morti nella stessa scuola. I due ben presto scoprirono che le cause di questi decessi erano ancora da chiarire, così decisero di andare a controllare l'istituto in veste di membri del Dipartimento Di Prevenzione dell'Igiene Scolastica ma né EMF, né zolfo aiutò loro a trovare qualche indizio. Rimasero per un po' a parlare con gli studenti che vagavano per i corridoi. L’attenzione di Dean si posò su una coppia intenta a baciarsi dietro una scala, proprio accanto agli armadietti, che gli riportò alla mente delle parole che gli avevano sempre fatto male.
"Non sei nient'altro che un triste ragazzo solo" la voce di Amanda Heckerling lo feriva ogni volta perché in fondo aveva sempre pensato che avesse ragione, ma ora non lo era più. L'istinto prese la meglio e andò in cerca di Lachelle, che intanto stava parlando con una ragazza nel bagno delle donne.
<< Scusami un attimo. >> disse alla ragazzina, poi trascinò la Winchester con forza dietro la prima porta, spingendola con la schiena contro il muro e baciandola con ardore, quasi lasciandola senza respiro e ansimando per la fatica dopo averla presa in braccio, continuando a tenerla ferma tra lui e il muro.
<< Ti amo anche io. >> gli sussurrò Lachelle con un gran sorriso, abituata a leggere le parole celate dalle azioni dell’uomo più enigmatico del mondo.

Finite le ricerche, i due si recano in uno dei motel più vicini dove presero una stanza.
<< Una ragazza chiede di essere accompagnata in bagno e poi un ragazzo viene trovato lì, morto. >> disse la cacciatrice pensando ad alta voce, sdraiata su un letto dalle lenzuola azzurro chiaro. << Le ragazze con cui ho parlato dicono che si tratti di uno spirito vendicativo di una vittima di bullismo. >> ricordò improvvisamente. Dean era seduto sul divano, impegnato a pulire le armi che non usavano da un bel po'.
<< Quindi dobbiamo fare una ricerca sulle morti violente avvenute in quella scuola. >> suggerì lui.
<< Questa storia non ti ricorda niente? >> gli chiese la cacciatrice ma lui non sembrava aver avuto la stessa intuizione. <<L'autostoppista fantasma. Tutte le varianti su questa leggenda iniziano sempre con una donna che chiede un passaggio. Poi cambiano; alcune dicono che ad un certo punto sparisce e l'uomo al volante muore e altre affermano che la donna dimentica un indumento in macchina ma quando l'uomo lo riporta, scopre che la donna è morta anni prima. >> sintetizzò lei brevemente.
<< Quindi il fantasma si fa accompagnare in bagno e poi li uccide. >> disse arrivando alla sua stessa conclusione. << Come fai a conoscere tutte le possibili varianti? Te le raccontava Bobby come favole della buona notte? >> ironizzò senza pensarci e Lachelle scoppiò a ridere.
<< Una volta mi raccontò che Biancaneve morì perché aveva mangiato un pipistrello. >> confessò alzandosi dal letto lentamente e raggiungendolo per sedersi sulle sue gambe; sentì il bisogno di un suo abbraccio per tranquillizzarsi, il bisogno di sentirlo vicino, di sentirlo solo suo.
<< È sempre stato un genio. Ozzy Osbourne dei Black Sabbath?>> lo lodò lui. << Però lui non è morto >> rifletté spostando i capelli dalla sua fronte e circondando la sua vita con le braccia.
<< Neanche le ricordo tutte le disgrazie che le ha fatto passare. Ad un certo punto ho preferito che mi parlasse dei fantasmi. >> continuò a raccontare la cacciatrice, cercando di riportare alla mente ricordi molto lontani. << Ma mi ha dato amore quando sono scappata di casa, come neanche mio padre e mia madre hanno fatto. A modo suo, però mi è stato sempre vicino. >> gli raccontò per la prima volta qualcosa che non aveva mai detto.

I due convenirono sul ritornare a scuola e frugare nell’archivio per cercare vecchi studenti deceduti negli anni passati e misero in atto un piano da Dean escogitato ed intitolato Larry Daley e, nonostante i ripetuti << E' un'idea stupida. >> di Lachelle, un'ora dopo si ritrovarono appostati dietro i cancelli della scuola, ad aspettare che andasse via anche l'ultima auto per uscire allo scoperto. Ben presto scoprirono che non c’erano più registri cartacei, ma fortunatamente tutti i dati erano stati trascritti nel computer del preside, così scoprirono che nel 1970 una ragazza di nome Elisabeth Henderson era morta a soli 13 anni nel sangue in un bagno della scuola. I bidelli la vedevano correre sempre lì con un diario e una lametta:era un'autolesionista, vittima di bullismo.
<< Come facciamo a sapere che Mirtilla Malcontenta è la causa di queste morti? >> le chiese Dean seduto alla scrivania del preside, dove solitamente prendono posto i genitori da lui convocati. Citava spesso Harry Potter sapendo di compiacerla.
<< I 5 ragazzi morti di recente presentano tagli sul braccio e hanno avuto problemi con la condotta. >> rispose lei che invece era seduta davanti al pc, al posto che spetta al preside. << Non tutti e cinque, solo tre ma scommetto che questi bastardi davano fastidio alle ragazze. >> rettificò continuando a leggere. I ragazzini delle medie le ricordavano un brutto periodo della sua vita, come probabilmente della maggior parte delle ragazzine. Dean la guardò accigliato, stupito dalla sua reazione.
<< Non c'è scritto dove è stata sepolta? >> le chiese sbadigliando. La stanza era al buio e l'unica luce proveniva dal monitor del computer e questo conciliava il sonno.
<< 918 West Capitol Avenue, nei pressi dell'Arkansas State Library. >> lesse a fatica dall'archivio; le facevano male gli occhi per la stanchezza, peggiorata dal fatto che Dean le avesse messo degli occhiali trovati sulla scrivania e lei aveva acconsentito non dispiaciuta all'idea di interpretare la parte della preside.
<< Autoritaria e severa, davvero molto severa. >> scherzò malizioso, calcando e prolungando la parola "molto" mentre le si avvicinava per accarezzare le spalle. << Credo mi abbiano mandato qui in punizione. Io preferisco quelle corporali. >> suggerì mordendosi le labbra per resistere all'irrefrenabile voglia che cresceva in lui, aiutato anche dall'atmosfera proibita che si era creata in quella stanza. Lei si alzò senza smettere di fissarlo negli occhi, quegli stessi occhi tanto dolci che però in quel momento la stavano provocando. Quando cominciò a sfiorarla delicatamente come solo lui riusciva fare, partendo dal petto, scendendo giù per i fianchi e arrivando piano alle cosce, perse totalmente il controllo e in men che non si dica si ritrovò pelle contro pelle con l'uomo che amava. Era da tempo che non facevano l'amore, tra le diverse cose che erano successe Lachelle si sentiva di trascurare Dean, così in onore dei vecchi tempi si trovarono a farlo in una scuola alle nove di sera, dove probabilmente delle telecamere e lo spirito di una ragazza di 13 anni li osservavano, ma non se ne curarono affatto.

Il giorno dopo, bruciato il corpo di Elisabeth, aspettarono fuori scuola per essere sicuri di aver fatto un buon lavoro ma inaspettatamente sentirono delle urla provenire dal bagno. Quando arrivarono trovarono una ragazza spaventata, seduta in un angolo come se fosse stata scaraventata a terra.
<< È-è arrabbiata con me perché non vuole che legga il suo diario m-ma io non volevo ferirla. >> balbettò e in quel momento Dean collegò tutto.
<< Il diario. Uccide chi si avvicina al diario. Dov'è adesso? >> le chiese e lei indicò col dito un armadietto fuori dal bagno. Il Winchester prese velocemente l'accendino, il sale e la benzina dallo zaino, mise il diario in un cestino che trovava sotto al lavandino e appiccò il fuoco. La ragazzina impallidì ma Lachelle continuava a rassicurarla stringendola forte.
<< Come hai avuto quel diario? >> le chiese per farla distrarre mentre il calore del fuoco aumentava e lei continuava a piangere, tremando per il nervosismo e la paura.
<< L'ho trovato tra le cose di Rosy, dopo che è morta. >> disse ansimando. Si alzò e cominciò a camminare nervosa avanti e indietro. << I-io volevo un po' di conforto. >> aggiunse. Lachelle guardava il suo viso sottile e pallido, bagnato da lacrime di dispiacere che conosceva benissimo.
<<
 Non è in quel diario che troverai la forza di imparare a piacerti. >> le disse allungando un braccio per darle la mano. << So come ti senti, anche io ho avuto la tua età e ne ho passate davvero tante a scuola. >> le rivelò mentre uscivano dal bagno, seguite da Dean.
<< E' facile per te, sei così bella e hai un fidanzato bellissimo. >> disse abbassando la voce. Dean si appoggiò con le spalle al muro, aspettando che la donna finisse di rassicurare la ragazza, anche se ad un certo punto gli sembravano quasi avere la stessa età.
<< Come sai che è il mio fidanzato? >> chiese lei sorpresa; non avevano nessun anello in effetti e si chiedeva sempre le persone come facessero a capirlo.
<< Da come ti guarda. >> le rispose lei con naturalezza. << Anche io vorrei che qualcuno mi guardasse così. >> aggiunse sognante. La Winchester le sorrise, notando quanto quella ragazza somigliasse a lei da piccola.
<< Non è stato sempre così, per fortuna quando si cresce si cambia. Vorrei tanto dirti che troverai un ragazzo che ti apprezzerà ma proprio perché ci sono passata so che non è facile. I ragazzi della tua età sono tutti degli stronzi immaturi, noi ragazze cresciamo prima mentre loro impiegano tempo a smettere di essere stronzi. >> disse calcando la parola "stronzi" con disprezzo, lo stesso che avrebbe voluto usare contro i suoi compagni di classe. << A volte anche troppo. >> aggiunse pensando a Dean negli anni precedenti. << Però tu tieni duro e pensa che quando diventerai grande saprai farti apprezzare da un ragazzo più sensibile, maturo ed intelligente. >> concluse.
<< E tu l'hai trovato sensibile, maturo ed intelligente? >> chiese guardando Dean e lei le rispose a voce bassa << Beh, sensibile si, maturo così così, intelligente non lo so. >> facendola sorridere di nuovo mentre pensava a quando da piccola avrebbe voluto uscire con uno più grande per far ingelosire le sue amiche. 
<< Ti farò vivere dieci minuti da trentenne avanti a tutta la scuola, poi starà a te saper sfruttare questa cosa. >> le disse dopo una pausa.
<< Jenna Rink, 30 anni vincenti e seducenti. >> esclamò Dean senza capirci molto.
<< Che ti avevo detto a proposito dell'intelligenza? >> continuò la donna per farla sorridere di nuovo, poi la salutò e li lasciò in cortile a chiacchierare, attirando l'attenzione della sua classe. Dean comprese il piano della donna e diede un bacio alla ragazza sulla guancia, le sistemò i capelli fingendo di flirtare con lei, poi la condusse all'Impala, per accompagnarla a casa insieme a Lachelle, felice di averla aiutata per quello che poteva.
Così un altro caso era risolto e si misero nuovamente in viaggio verso uno nuovo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I've forgotten what I started fighting for ***


I´ve forgotten what I started fighting for

Columbia, Missouri. Green Place Motel

Erano le sette del mattino e Dean dormiva beatamente con la guancia destra appoggiata sul cuscino e il braccio sinistro che avvolgeva la vita di Lachelle, segno che anche la notte prima aveva pianto in preda all'ansia. Lei fu la prima a svegliarsi e ad approfittare del sonno profondo dell’altro; non lo sveglierebbe mai perché quando dormiva era l'unico momento in cui si concedeva gesti più dolci senza essere presa in giro per ore. Con il pollice gli sistemò le sopracciglia, percorse i contorni del viso, gli accarezzò la guancia e baciò ogni angolo della sua bocca, poi tornò a dormire e si risvegliò solo quando verso le nove sentì viso e maglia bagnati. Si alzò di scatto, il tempo di focalizzare Dean ancora in pigiama che sorrideva giocando con la pistola di plastica di Kevin.
<< Cretino! Stavo dormendo. >> sbottò lei furiosa, non per lo scherzo ma per il modo totalmente opposto che aveva avuto lui al suo risveglio.
<< Ah, buongiorno anche a te, sei un raggio di sole oggi. >> la salutò lui posando la pistola sul comodino ma lei mise il broncio. << E’ una vendetta per le carezze di questa mattina?>> gli chiese sbuffando, sfilandosi la maglia bagnata del pigiama. L'uomo sorrise sorpreso ma nonostante lo stupore ebbe la capacità di risponderle <>. Lei non lo guardava, camminava con atteggiamento serio prima di inciampare sulle scarpe ai piedi del letto per andare in bagno. Dean la seguì prima con lo sguardo, poi la raggiunse e le diede un bacio; lei accennò ad un sorriso ma si assicurò di ripetergli che rimaneva un cretino.
<< Era l'ultimo pigiama e adesso sono tutta bagnata. >> brontolò lei mentre infilava gli indumenti nello zaino dei vestiti sporchi che avrebbero dovuto portare in lavanderia e Dean la guardava malizioso. << Ho sempre fatto un certo effetto alle donne. >> le rispose mentre usciva dal bagno e ritornava in camera per mettersi le scarpe. La donna moriva dalla voglia di ridere ma questa volta non gli diede soddisfazione e cercò di trattenersi.
<< Da oggi scrivo tutte le cose depravate che dici e tu scrivi le mie, così vediamo chi ne dice di più. >> suggerì, visto che al momento opportuno lei non ricordava mai tutte quelle che diceva il Winchester ma l'uomo rise fragorosamente, alzando la testa al cielo. << Non producono tanta nel mondo. >> la canzonò.
Fatto un po' d'ordine in quella stanza, tornarono al lavoro su cui erano fermi da una settimana: un caso di bambini che continuavano a sparire. Era' per questo motivo che Lachelle era sempre nervosa di recente e che aveva ricominciato a piangere di notte.
<< Stiamo parlando di 15 bambini, Dean. La cosa è ripugnante. >> ribatté lei massaggiandosi le tempie, seduta a gambe incrociate sul letto. << Solo perché non riusciamo a trovare un collegamento logico non è detto che non sia di nostra competenza. >>
<< Non ho mai cacciato una cosa del genere, è sicuramente qualcosa che non conosciamo. >> rispose lui, rimuginando sul discorso della sera prima; Lachelle aveva suggerito di chiamare Sam ma lui non voleva. La cacciatrice si alzò stizzita e lo guardò adirata, con le gambe tremanti per il nervosismo.
<< Tra poco in questa città spariranno tutti i bambini e un uomo che poteva mettere fine a tutto questo non ha fatto niente perché non vuole mettere da parte l'orgoglio e chiamare suo fratello. >> disse quasi urlando.Si alzò dal letto, si avviò alla porta ed uscì, sbattendola con tanta forza da farla quasi uscire fuori dai cardini.

Quel caso la stava logorando e non era la prima volta che si ritrovava a parlare da sola ad alta voce, immaginando quanto potesse essere brutto vedere un figlio scomparire. “Insomma, io soffro per nove mesi, con la paura di perderlo, che gli possa succedere qualcosa, nasce e un maledetto figlio di puttana me lo porta via?" sbottò guardando un tavolo sotto l'insegna del bar, dove una famiglia la guardava inquietata. << Scusa Cass, so che te l'ho promesso, non dirò più parolacce ma sono nervosa. >> si scusò ricordandosi della promessa fatta all'angelo. Ormai erano lì da una settimana, fermi senza capire cosa stesse succedendo, vedendo che sempre più genitori non portavano i figli a scuola per paura di perderli, ma tutto ciò che avevano scoperto era che nel giro di alcune settimane erano scomparsi tanti bambini da scuola, dai 4 ai 6 anni ma la polizia non era ancora in grado di individuare il rapitore.
Dopo aver preso la colazione, a passo lento tornò in camera. Già da fuori si sentiva Knockin on heavens door dei Guns N'roses ad alto volume e quando entrò trovò Dean steso sul letto con le braccia piegate sotto la testa. Appoggiò le buste sul letto, abbassò il volume dello stereo sul comodino e si sedette accanto a lui porgendogli il caffè.
Il cacciatore si mise a sedere, lo bevve in un sorso e tornò a sdraiarsi, stavolta col capo sulle sue gambe. La Winchester gli accarezzò la guancia e lo vide pensieroso così decise di chiedergli che cosa non andasse con Sam, dato che non li aveva neanche visti litigare.
<< E' tutto a posto con Sammy, davvero, va tutto bene. >> le rispose dopo un sospiro.
<< Certo, si vede. >> ironizzò lei, <> incalzò sbrigativa, sapendo che ci doveva per forza essere qualcosa ma non ricevette risposta.
<< Ti manca cacciare con lui. >> sostenne la donna, cercando di capire cosa frullasse nella testa di Dean. << Hai paura andare a caccia con lui perché sai che poi dopo ti mancherà. >> concluse quasi sicura di aver avuto la giusta intuizione, cosa che il silenzio aveva confermato. Lachelle cercò di assicurargli che Sam gli voleva bene, che probabilmente prima o poi avrebbe ripreso a cacciare con lui, aveva solo bisogno di un periodo per stabilizzarsi.
<< Sei un grande guaio ma come farei senza di te? >> sussurrò l’uomo. Lei gli diede un bacio sulla guancia, rispondendogli << Ho decisamente esagerato con lo zucchero nel caffè. >> per sdrammatizzare un po'.

Dieci minuti dopo Dean si fece coraggio e telefonò Sam per chiedergli aiuto; aveva tanta paura che potesse negarglielo, non per il caso, prima o poi sarebbero riusciti a trovare la cosa che rapisce i bambini ma perché aveva voglia di vederlo. Quando lui si dimostrò disponibile e promise di raggiungerli entro il pomeriggio sospirò sollevato e si preparò qualche altra battuta sui suoi capelli lunghi. Intanto che aspettavano l'arrivo di Sam, continuarono con altre ricerche, interrogarono altre persone per cercare di capirne qualcosa in più.
<< Agente Scott, stiamo indagando sulla scomparsa di 15 bambini. Lei ne ha sentito parlare? >> chiese ad una donna seduta sulla panchina accanto ad un bambino di circa dieci anni. Lo guardò e annuì con aria stanca, gli occhi arrossati come quelli di qualcuno che piangeva da giorni.
<< Anche tu sai qualcosa? >> chiese Dean al bambino, mentre aspettava una risposta dalla donna. Rimase a fissarlo per alcuni minuti, pensando a come si sarebbe sentito lui se suo figlio fosse scomparso, poi si convinse che purtroppo e per fortuna sarebbe stata una cosa che non avrebbe mai capito. Il bambino guardò la madre arrabbiato e lei decise finalmente di rispondere.
<< Andrea doveva festeggiare il suo compleanno quando è scomparso una settimana fa. Non so dirle niente, io ero a casa e lui a scuola. Sono andata a prenderlo e non c'era. >> disse con una voce sottile. Dean cercò di non sembrare invadente, ma sperò che la donna sarebbe potuta essergli di aiuto.
<< Non si ricorda se suo figlio le aveva detto qualcosa nei giorni precedenti? >> le chiese e questa volta il bambino incrociò le braccia arrabbiato e fissò il cacciatore.
<< Andrea sapeva che il pulmino blu avesse preso anche lui, l'aveva detto ma mamma non gli ha dato ascolto. >> sbottò dando sfogo a tutto quello che aveva dentro, ma la madre lo fulminò con gli occhi, imponendogli di smetterla di raccontare storie inventate.
<< L'orso del pulmino blu esiste davvero. >> il bambino supplicò Dean di trovare il fratello. La tenacia gli ricordò sé stesso da piccolo, così ancora una volta pensò a BobbyJohn, si chiese se fosse stato come lui.
<< Andrà tutto bene, piccolo. Troveremo Andrea e tutti gli altri. >> cercò di rassicurarlo. 

Intanto Lachelle aveva avuto una folle idea ed era intenta a coinvolgere Castiel per realizzarla. 
<< Dean ha fatto tanto per me in questi mesi, voglio vederlo felice. Voglio che quei due testoni si ricordino quanto si vogliono bene. >> si giustificò lei prima ancora di svelare nulla a quello col trench, che l’aveva raggiunta in pochi secondi.
<< Ti aiuterò, come tu hai aiutato me senza esitare. >> la rassicurò Castiel prima di lanciarsi in un racconto autobiografico. << Stavo perdendo il controllo di me stesso e avevo cominciato a bere, seguendo dei pessimi esempi: ma io sono un angelo del signore, dovrei avere fiducia in me stesso. >> ma Lachelle lo interruppe.
<< Cass, ero con te se ti ricordi. >> cercò di rendere la frase più piacevole con un sorriso. << Puoi portarmi indietro nel tempo per fotografare i bei momenti tra Dean e Sam? Sai, non abbiamo tante foto e l'unico modo, ecco... Spero che quando si ritroveranno tutte queste foto avanti capiranno che il bene che si vogliono non cambierà se Sam non caccia più con noi, la loro vita è cambiata così tante volte ma il loro bene non è mai cambiato. >> aggiunse titubante, consapevole dell’irragionevolezza della cosa. Castiel si limitò a dire che avrebbero impiegato qualche giorno perché i viaggi nel tempo lo stancavano, ma non rise nè trovò assurda la cosa.
Nella camera del Green Place si mise in scena la peggiore bugia della storia: tra lui e Lachelle era impossibile capire chi fosse il peggiore a mentire.
<< Un angelo neonato ha bisogno di lei perché l'angelo che se ne occupa ha una crisi di astinenza da quando è morta la madre del poppante? >> chiese incredulo Dean mentre si grattava vicino alle labbra e guardava Cass sconvolto. Lachelle si sentiva in colpa, la testa era pesante, così come il cuore e anche lo stomaco che aveva cominciato a torcersi: niente, le bugie proprio non le sapeva dire. L'uomo aveva la fronte tesa e gli occhi leggermente socchiusi perché accigliati, l'angelo non aveva l'espressione accigliata di Dean, né quella preoccupata di Lachelle e aspettava con aria innocente.
<< Dei bambini ce ne occupiamo io e Sam. >> concluse alzandosi dal letto e abbracciandola. <> aggiunse prima di baciarla.

Quando l'ombra della capigliatura di Sam riflesse sulla porta, Dean si ricordò delle parole di Lachelle e lo accolse con un abbraccio ma il momento di tenerezza passò velocemente quando capì che Sam, incaricato di portare la cena, si era dimenticato di nuovo la torta.
<< Per una volta potresti ricordartela? Una. >> sbuffò offeso. Dopo mangiato parlarono del caso, presunsero si trattasse di un Wendigo ma non erano per niente sicuri.
<< Da quando i Wendigo fanno Vita da camper? Cos'è, escono per andare a fare rifornimenti nelle scuole? >> suggerì Dean mentre Sam iniziava a fare le sue ricerche al pc ma dopo le ore di viaggio in macchina crollò presto sfinito.

Nel frattempo Lachelle e Castiel iniziarono la loro Mission Impossible, viaggiando di anno in anno; rivivere quei momenti per Lachelle fu una strana sensazione perché guardava tutto da un'altra visuale e si accorse di alcune cose che le erano sfuggite nel momento in cui le aveva vissute. Castiel all'inizio aveva alcuni problemi con la macchina fotografica e spesso faceva degli autoscatti invece che fotografare la scena, con conseguenti giramenti di testa e sosta di un quarto d'ora per riprendersi dal flash. La quantità di abbracci tra Dean e Sam era impressionante, anche se scherzavano, in ogni momento si vedeva la fratellanza che c’era tra loro, un'unione da far invidia a chiunque.
Fecero sosta ogni tanto solo per mangiare qualcosa. Lachelle non dormì per due giorni ma Castiel non sembrava risentire della stessa stanchezza, così pensò a Dean e questo le diede la forza di continuare.

Dean e Sam se la stavano cavando alla grande, in perfetta sintonia, come se il tempo non fosse affatto passato. Dean sentiva tanto la mancanza della fidanzata; il fatto era che era totalmente autonomo fino a che non si affezionava a qualcuno, poi cominciava a diventarne dipendente, a sentire il bisogno di vivere a stretto contatto con le poche persone che restavano nella sua vita, e in questo caso gli mancava quella più importante.
Insieme andarono a parlare con uno studioso di folklore nella zona e scoprirono di un essere, nominato Babau, che aveva un aspetto per metà umano e per metà animalesco. Secondo le leggende si nutriva di bambini, viaggiava in camper o comunque medi mezzi di trasporto e viveva in luoghi chiusi e bui: questa era una delle poche leggende diffuse dagli adulti che spaventano i propri figli per tenerli lontani dalle cantine e dalle riserve.
<< Tu sei proprio sicuro di non voler tagliare i capelli? >> gli chiese il fratello maggiore sedendosi sul divano nella camera del Green Place Motel e il minore di tutta risposta si limitò a buttarli dietro per sistemarli.
<< La vuoi piantare? Piuttosto, hai notato qualcosa? >> gli chiese lui sedendosi accanto e porgendogli una birra. Da alcune noiosissime ore erano chini su quel divano trasandato a guardare i filmati di auto che passavano, presi dalle telecamere di sicurezza nei territori delle scuole dove erano scomparsi i bambini, ma in questo modo notarono il passaggio di un pulmino blu che si dirigeva sempre nello stesso tratto di strada, tra le terre al limitare del bosco, sempre allo stesso orario pomeridiano.
I due decisero di seguirlo il pomeriggio seguente, aspettando l’orario in cui l’avevano visto tutte le volte, poi Dean si alzò per andare a fare due passi. Prese il cellulare e si avviò verso il parcheggio.
<< Sei diventato sentimentale. >> lo pungolò il Winchester minore ma Dean lo guardò con sguardo indifferente.
<< Ho solo bisogno di bere qualcosa. >> si giustificò prima di uscire di fretta dalla stanza. Raggiunse l'Impala, guardando il cielo stellato e domandandosi dove Lachelle fosse; ogni parte di lui sentiva il bisogno di stare con lei. Il cellulare non prendeva da quando era partita ma non poteva fare a meno di provare a chiamarla di tanto in tanto: erano più di tre giorni che non la sentiva e, per quanto provasse a non ammetterlo, gli manca da morire.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I can't fight this feeling anymore ***


6-I can't fight this feeling anymore

Columbia, Missouri. Green Place Motel.

Dalla partenza di Castiel e Lachelle passarono quattro giorni e al loro ritorno nella camera del motel non trovarono i Winchester, ma zaini ed effetti personali erano ancora sparsi in tutta la stanza, quindi probabilmente stavano ancora lavorando al caso.
La donna decise di lasciare l’amico a sistemare le foto nella stanza e, prese le pistole dal beauty, cercò sul pc di Sam qualche indizio su dove fossero, aspettando di essere risposta a telefono.
<< Babau? >> ripetè temendo di essersi addormentata mentre Dean le spiegava la strada e gli esseri che avevano trovato, ma quando arrivò al limitare del bosco la linea cade.
Sentì perdere il controllo delle gambe di tanto in tanto e spesso si appoggiava a qualche albero per riposare gli occhi. Proprio mentre si aiutava a restare in piedi con uno di questi, scorse i tre pulmini blu di cui le aveva parlato Dean e 6 bambini legati ad un altro albero. Si guardò intorno per trovare qualcosa di tagliente con cui poi sciolse la corda che teneva fermi i bambini e li portò fuori pericolo, tornando sulla strada praticabile e raccomandando loro di non muoversi da dietro il cespuglio dove li aveva fatti nascondere. A fatica tornò di nuovo nel punto di prima e guardò il cellulare per controllare le tacchette che però non davano segnale di comparire.

Quando arrivò vicino ai pulmini vide due esseri molto alti, ricoperti di peli dal ventre robusto in giù, totalmente in contrasto con la testa di dimensioni minuscole. Litigavano in uno scontro all'ultimo sangue e Lachelle sperò vivamente che si uccidessero a vicenda, poi cominciarono ad emettere dei suoni sorprendentemente comprensibili, umani. La cacciatrice rimase col fiato sospeso e decise di entrare nell'edificio di soppiatto, allontanandosi da quegli orribili mostri. Poco dopo l'entrata, scivolosa e non facile da percorrere, sentì una mano tapparle la bocca e l'altra tirarla in una specie di corridoio, illuminato appena, abbastanza da farle distinguere con grande sollievo la figura di Dean.
<< Dean, sei tu! >> esclamò fermando il suo corpo che aveva cominciato a ribellarsi. << Questi cosi sono umani. >> disse scandalizzata, cominciando a dimenticare i nomi delle cose come faceva tutte le volte che era stanca.
<< Solo per metà. Ne abbiamo uccisi quattro dei grandi, due sono fuori sul set di Scontro tra Titani mentre altri tre più piccoli girano in cerca dei bimbi sperduti che gli abbiamo sottratto. >> le raccontò mentre la guidava in stretti corridoi completamente bui.
<< E dove li avete portati, sull'Isola che non c'è? >> ironizzò lei mentre Dean ascoltava le grida di dolore provenire dall'esterno della fabbrica. Dopo alcuni gradini inciampò ma l’uomo riuscì a prenderla per i fianchi, sotto la cintura con le pistole e la aiutò a rialzarsi senza far rumore. <Lara Croft? >> notò lui compiaciuto continuando a farle strada.
<< Vogliamo continuare a citare film o uccidiamo questi maledetti, salviamo i bambini e andiamo a dormire? >> sbottò improvvisamente; era davvero stanca, le palpebre stavano per cedere e in lontananza vide uno di quegli esseri alti dai capelli molto lunghi avvicinarsi, per poi scoprire che era solo Sam.
<< Scusa, sono stanchissima. >> cominciò lei ma udirono dei passi e si divisero. Sam tornò dai bambini per tentare di nuovo di farli uscire, sperando che i Babau fuori fossero morti come presupposto da Dean.
I due cacciatori ne sorpresero uno di spalle, mentre faceva la guardia su una finestra che affacciava ad uno spiazzo interno molto grande che sembrava essere la cucina.
<< Giusto, ma come si uccidono? >> si ricordò Lachelle solo dopo che questo era a terra senza vita mentre Dean caricava la pistola dopo un colpo. << Sono per metà umani. >> le suggerì con un occhiolino. Mentre scendevano in quello spiazzo la donna venne di nuovo sorpresa di spalle, questa volta però da una mano nemica e per correre in suo aiuto ed uccidere l'essere, Dean venne a sua volta sorpreso dall'ultimo Babau che lo bloccò con le manette ad una palo di ferro.
<< Andiamo amico, non puoi arrestarmi. >> sbottò il cacciatore mentre Lachelle veniva scaraventata in un angolo di quell'enorme area, su un mucchio di ossa e sangue. Non riusciva proprio a muoversi ma quando poggiò le mani a terra sentì della stoffa che poi si rivelò essere degli abitini minuscoli, sporchi di sangue.
<< Quanti bambini sono con Sam? >> chiese ansimando e provocandole un tonfo al cuore Dean le rispose <>. La donna non poteva vedere la propria faccia ma sicuramente era rossa per la rabbia:i bambini erano 15 quindi i 3 mancanti dovevano essere quelli che portavano quei piccoli abitini che aveva tra le mani. Senza esitare prese la pistola e sparò due colpi; aveva sempre avuto una mira perfetta ma la stanchezza poteva tutto, infatti il primo colpo finì a terra ma la seconda pallottola centrò il cuore dell'essere, che cadde a terra con un tonfo secco. Piano si rialzò e aiutò Dean a trovare qualcosa per far scattare la serratura delle manette.
<< Se non avessimo tutti quei bambini fuori ti lascerei così. >> si lasciò sfuggire con un sorriso malizioso mentre spezzava le manette con un bastoncino di alluminio trovato a terra: quel posto più che una fabbrica sembrava una discarica.

Quando arrivarono fuori, Sam li sorprese a metà strada facendoli spaventare ma il vero spavento lo presero una volta usciti dalla fabbrica.
<< E' finita, anche il Babau fuori è morto. >> annunciò fiero il minore ma Lachelle lo guardò terrorizzata << Il? Tutti e due vuoi dire. >> ma Sam scosse il capo << Non ne era rimasto uno? >> chiese mentre un altro li sorprese alle spalle. Sam e Lachelle vennero lanciati all'aria con un solo pugno e Dean rimase in piedi ma senza armi. Samuel, anche se aveva un po’ perso la mano, dopo qualche pallottola riuscì finalmente a centrare il mostro.

Dopo aver tranquillizzato alla meglio i bambini e averli accompagnati nelle loro case, sudando per farsi spiegare la strada e rischiando di finire in prigione accusati di essere responsabili pentiti del rapimento, tornarono finalmente al motel. Quando entrarono nella loro camera le pareti non erano più dipinte di rosso, ma ricoperte di foto che raffiguravano Dean e Sam nei loro momenti felici: nell'Impala mentre cantavano, mentre dormivano, sorrisi ma anche pianti, piccoli regali che si scambiavano a Natale ma soprattutto abbracci. In un angolo c’erano anche degli autoscatti alle narici di Castiel e anche se la disposizione scelta dall'angelo sembrava più quella dei serial killer che lui giustificò con un << L'ho visto fare nei film. >> il risultato fu quello sperato e i due fratelli si abbracciarono, con tanto di foto di gruppo e torta al cioccolato per festeggiare. La coppia salutò Sam e Castiel augurandosi di rivedersi al più presto, poi i due rimasero da soli.
<< Quindi presumo che sia Castiel l'unico angelo che hai visto in questi giorni. >> cominciò lui divertendosi a stuzzicarla un po'.
<< Mi sento malissimo ma non sapevo come giustificarlo. Capisco se non ti fidi più di me. >> disse velocemente mandandolo in confusione.
<< Tu, Sam e Castiel siete gli unici di cui mi fido e questa volta non ho bisogno di foto per sapere che questo non cambierà mai. >> la tranquillizzò lui mentre si alzava dalla sedia e si avvicinava per baciarla. Lei si strinse con le gambe intorno alla vita e le braccia intorno al collo mentre l’uomo la portava sul letto comodo, trascinandosi dietro sedie e vasi. La donna gli sorrise e lui riprese a baciarle il collo, poi si ricordò di aver deciso di dirle una cosa << Sai anche perché non volevo chiamare Sam? Questa volta è lui che ha una vita normale e avevo paura di portargliela via. >> disse serio, guardandola negli occhi. << So com'è brutta la sensazione quando ti strappano dalla vita che ti ricostruisci e ti portano di nuovo alle tue origini con la forza. Però lui la sua vita l'ha scelta da solo, io non l'ho spinto tra le braccia di Emma come lui ha fatto con Lisa. So che non ne abbiamo mai parlato ma... >> cercò di aprirsi con lei, il cuore gli batteva tanto, non sapeva come affrontare questi discorsi. In quei giorni aveva pensato tanto a come sarebbe stata la sua vita senza di lei.
<< Ora stai con me e non ti costringerò mai ad essere o a non essere quello quello che sei. >> si limitò a dirgli, sapendo che avrebbe capito ciò che intendeva.
Dean continuava a baciarle qualsiasi parte gli capitasse tra le labbra e a respirare l'odore della sua pelle.
<< Ma quando hai detto di essere stanca… > cominciò lui malizioso << Quanto stanca intendevi? >> le chiese sorridendo.
<>> rispose lei ridendo e sbadigliando, ma Dean cominciò a baciarla scendendo sempre più giù sul suo corpo. << Abbastanza. >> rettificò la donna che sapeva che di lì a poco si sarebbe trovata a fare l'amore con lui. << Dean, ti prego, lo sappiamo che poi finisce male. >> disse la cacciatrice cercando di resistergli ma lui continuava a scendere.
<< E invece finisce bene, molto bene. >> la corresse.
<< Quasi quasi non mi sento più stanca. >> concluse ribaltando la sua posizione e stendendosi su di lui per baciarlo, mandando a quel paese l'autocontrollo e recuperando tutti i giorni e soprattutto tutte le notti passate lontano dal suo uomo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** We're off to never-never land ***


7-We're off to never-never land

Cleveland, Ohio, Stati Uniti

Caso dopo caso anche il mese di luglio terminò ed arrivò Agosto e anche la depressione di Lachelle andò in vacanza, lasciandola finalmente dormire in pace. Dopo aver sistemato un Ruguru e viaggiato per più di sei ore, i due arrivarono in Ohio nelle calde ore del pomeriggio e decisero di fermarsi in una pasticceria per la gran fame. Lasciarono l'Impala parcheggiata sul marciapiede di fronte, in una stradina soleggiata e colorata; un paio di villette giallo-arancio mantenevano l'auto all'ombra, fiancheggiate da un negozio di articoli sportivi chiuso per ferie e un parco dove un gruppo di ragazzini giocavano a farsi il bagno con le bottiglie. L'unica cosa meno colorata era una piccola chiesetta bianca col portone marrone dove un prete parlava con una donna grassoccia dal volto pallido.
<< Povera me, ci mancavano solo sette anni di sfortuna. >> sbottò mentre lo specchietto che stava tentando di infilare nella borsa azzurra le cade a terra e si frantumava. Il parroco cercò di tranquillizzarla dandole qualche schiaffetto sulla spalla << E' solo una sciocca superstizione. >> continuò lui mentre Dean li guardava accigliato.
<< La gente crede ancora a queste cose? >> chiese incredulo, ma Lachelle moriva di fame e lo esortava ad entrare, spingendolo verso la fonte dell'odore di cioccolata che le faceva venire l'acquolina. Dean la guardò e sorrise, riconoscendo finalmente la donna di cui si era innamorato, imbranata e sempre affamata.
Dopo aver preso una fetta di torta ed essersi seduti ad uno dei tavoli bianchi vicini al condizionatore, il campanello annunciò la figura del prete di prima entrare dalla porta. Visto da vicino era meno alto e robusto, aveva il viso paffuto con un'espressione dolce e salutava tutti con un sorriso. Il proprietario del negozio insistè per regalargli una torta e lui, dopo alcuni minuti di resistenza, acconsentì, prese la torta ed uscì per tornare di nuovo nella chiesa. Dopo alcuni minuti si sentì di nuovo il campanello e la porta si aprì di nuovo; un ragazzino tutto sporco di fango intorno ai 10 anni entrò correndo.
<< E' tornato papà! >> gridò gioiosamente a gran voce ma tutti lo guardavano tristi. << Jonathan, smettila di farti del male e accetta quello che è successo una buona volta. >> le disse comprensiva la donna minuta che stava togliendo la polvere dalle mensole in vetrina. << Torna a casa da tua madre che è in pensiero per te. >> aggiunse accompagnandolo alla porta.
<< Ma questa volta è vero, lo giuro. >> si giustificò il bambino prima di uscire arrabbiato col viso rosso e triste. Lachelle guardò Dean mentre sentivano parlare la donna della triste storia della morte del padre di quel bambino; alcuni clienti curiosi si appassionano e continuano a farle domande sull'incidente ma non sembrava nulla che potesse riguardarli, così pagarono e tornano in auto, rimpiangendo molto presto il condizionatore. Lungo la strada videro di nuovo il bambino di prima, seduto sulla panchina a piangere con lo sguardo fisso nel vuoto; sembrava parlare da solo, ma notarono un'altra cosa molto strana:le case del numero 13 e 17 sembravano disabitate da anni. Il caldo forte li faceva grondare sudore, così decisero di prendere una stanza per darsi una rinfrescata e fare una bella dormita.

Il sole sulla bella città di Cleveland cominciò a tramontare, colorando il mare e i palazzi di arancione ma i suoi raggi non smettevano di infondere calore e tormentare le famiglie che, di ritorno dal mare, rimanevano bloccate nel traffico.
Mentre Dean dormiva beatamente nella stanza del Blu House Motel, Lachelle si girava e rigirava nel letto, in pensiero per quel bambino, così si alzò piano per non svegliare Dean, si infilò i pantaloncini e una canotta, caricò la pistola con le cartucce di sale per sicurezza e scese a fare un giro. Le persone che incrociava lungo la strada centrale si comportavano tutte in modo strano; chi scappava da un gatto nero, chi parlava con persone invisibili. La cacciatrice si sentì osservata, voltò lo sguardo alla sua destra e dietro un albero vide una targa familiare e poi un uomo che le sorrise. Chiuse gli occhi e quando li riaprì l'uomo non c'è più:era suo padre. Un brivido le percorse la pelle e l'aria cominciò a mancarle; sentiva il bisogno di correre e senza accorgersene dopo poco si ritrovò nei pressi della chiesetta che aveva visto la mattina. Due agenti della polizia sostavano sulla soglia del portone e parlano con un altro prete, alto e mingherlino con gli occhiali più grossi della faccia. Si avvicinò silenziosa, nascondendosi dietro al recinto di un piccolo cimitero proprio accanto alla chiesa e sentì gli uomini fare domande su una donna di nome Anne Morgan, morta poche ore dopo essere stata in quel convento. “La balena vanitosa e superstiziosa” pensò tra sé Lachelle ricordando la donna grassoccia che aveva fatto cadere lo specchio. Di corsa si diresse al negozio di dolci sperando che la donna che quella mattina aveva raccontato la storia del padre di Jonathan sapesse l'indirizzo di Anne Morgan e fortunatamente i suoi piani andarono a gonfie vele, ma dopo aver controllato e ricontrollato la casa della donna tornò in motel senza alcuna informazione utile.
<< Hai controllato se c'era del sale a terra o qualche gatto nero nell'angolo? >> ironizzò il cacciatore dopo aver ascoltato tutto quello che Lachelle gli aveva raccontato. << Sono sicuro che ti stai impressionando. Andiamo, morti che ritornano? E chi sono Paul McCartney? >> continuò sempre divertito ma Lachelle si alzò dal letto arrabbiata.
<< Ho visto mio padre poco prima di arrivare vicino alla chiesa e sono sicura che non fosse Paul McCartey. >> sbottò mentre una lacrima le bagnava la guancia destra. Dean si alzò e la guardò negli occhi, poi le si avvicinò e l'abbracciò, chiedendole scusa.
<> sdrammatizzò l’uomo udendo suoni chiaramente poco equivocabili dalla stanza accanto. Notò che solo le grida maschili aumentavano d'intensità, poi diventarono quasi come se fossero lamenti di dolore ed infine un rumore di vetri infranti rimbombò in tutto il motel. << Non credo. >> rispose la donna prima di precipitarsi alla porta accanto, seguita da Dean. Non era chiusa a chiave così entrano senza alcuna fatica. L'interno era identico alla loro stanza se non fosse per le pareti dipinte di sangue e quello che ne restava del corpo di un ragazzo senza vita sul letto ma non c'era traccia di nessun partner né di vetri infranti.
Dopo aver cercato inutilmente dei sacchetti per tutta la stanza, presero la carta d'identità dal portafoglio del ventenne Andrew Wood e segnarono l'indirizzo su un pezzo di carta trovato stesso dalla giacca del defunto.
<< Che diavolo succede? >> chiese il Winchester un po' sconvolto mentre tornavano in camera loro; mai gli era capitato caso più strano. La cacciatrice cercò nel suo diario e poi lesse ad alta voce << Una leggenda metropolitana diffusa soprattutto negli Stati Uniti parla di due giovani che si incontrano in un locale, hanno una notte di passione in un albergo o in auto e il giorno dopo quando il ragazzo si sveglia si ritrova solo e sullo specchio c'è scritto -Benvenuto nel mondo dell'AIDS- >>. Prense il biglietto su cui avevano segnato l'indirizzo e lo girò per mostrargli il testo. Dean si appoggiò sul letto massaggiandosi la testa << Beh manca la parte in cui uno uccide l'altro. >> notò ancora confuso.
<< No. Questi sono appunti presi dalle favole di Bobby e questa parte non c'è. >> disse lei sicura mentre si sedeva accanto a lui.
<< Perché quando te le racconto io non prendi appunti? >> le chiese, sorridendo all'idea di una Lachelle diciassettenne che scriveva quello che Bobby le raccontava.
<< Perché le tue favole sfociano in un altro genere a rating rosso che non è l'horror. >> lo canzonò ridendo. << Comunque dobbiamo capire cosa sta succedendo ma sono le otto e dobbiamo ancora mangiare. >> riprese mentre la fame tornava a farsi sentire; era dalla morte di BobbyJohn che non mangiava più così tanto, questo era segno che man mano stava superando la brutta notizia. Dopo aver mangiato una pizza andarono a dormire senza scoprire altro.

Il giorno dopo si svegliarono presto per andare a parlare con i genitori di Andrew, che avevano saputo della sua morte solo poche ore prima, in veste di agenti FBI Brown e McFly e scoprirono che il figlio era assolutamente un bravo ragazzo; trascorreva tutto il tempo a casa a studiare, a giocare e a scrivere, non aveva neanche mai avuto una ragazza e gli amici gli volevano bene. Speravano che questi potessero dire loro qualcosa di più, così si fecero dare l'indirizzo del club di tennis dove giocava e andarono a parlare con loro.
<< Da quando ha conosciuto Cindy, la ragazza dei suoi sogni, è cambiato. >> disse loro una bionda dall’aria stralunata. Un altro ragazzo si avvicinò << Cambiato? Non era più lui:si drogava, veniva a tennis ubriaco e trascorreva tutte le notti in motel. >> disse con tono serio.
<< Da quanto tempo abita qui? >> chiese loro la cacciatrice. La ragazza bionda sembrò disturbata da quelle parole ma le rispose. << E' arrivata un mese fa ma è scomparsa da ieri sera. >> spiegò con tono accusatorio, cominciando a tirare qualche palla con la racchetta.
<< Il DNA Luxury Nightclub, il posto dove le persone troppo ingenue credono di trovare l'amore ma trovano solo stronze che ti portano via i soldi e il cuore. >> sbottò il ragazzo rilanciando la palla alla ragazza. << In quel posto sembrano tutte perfette e poi… >> non concluse la frase, perso nei suoi pensieri. Lachelle guardò Dean e poi chiese se avevano avuto altre esperienze simili e si fece dare l’indirizzo del club, poi andarono via.

<< Allora, Peter Pan si fa sedurre da Jessica Rabbit e si dà alla droga, al sesso e all'alcol? >> chiese il Winchester prendendo il proprio posto al volante e Lachelle lo guardò perplessa. << Magnifico. Sono sirene? >> ipotizzò sistemando lo specchietto prima di mettere in moto.
<< Suppongo di si. >> gli rispose mentre lo guardava sistemarsi la cravatta davanti allo specchietto. << Lo sai che se ti specchi a mezzanotte il giorno del tuo compleanno vedi il modo in cui morirai? Mi sto facendo influenzare, scusa. >> continuò sorridendo la donna.

Erano le 10 quando stavano percorrendo un corridoio vuoto dell'ospedale per arrivare all'obitorio. Dopo cinque minuti di ricerca di indizi sul corpo della signora Morgan arrivò un dottore col camice a prendere della cartelle e li sorprese.
<< FBI, in borghese. >> si apprestò a giustificarsi Dean mentre l'uomo alto e grasso, con una barba lunga che faceva un tutt'uno con i capelli lo guardava. << Devo chiamare la polizia se non avete i distintivi. >> disse sbuffando. I due li avevano dimenticati in stanza, così Lachelle cercò di prenderlo con le buone.
<< Siamo gli agenti Turner e Swann, la prego è stata una giornata faticosa. Perché non vediamo di trovare un accordo? >> propose con tono sicuro, dice tirando dalla tasca delle banconote. Dean la guardò amareggiato.
<< Me li sono sudati onestamente. >> sussurrò sporgendosi leggermente alla sua sinistra, avvicinandosi all'orecchio senza smettere di guardare i movimenti del dottore, che li fissava ancora indeciso.
<< Giocando a carte. >> gli rispose lei, sporgendosi allo stesso modo.
<< E' difficile vincere senza barare. >> continuò Dean e lei sbuffò.
<< Va bene, mi spoglio e ti tieni i soldi. >> concluse alzando la voce ed ammiccando al medico. Il Winchester le tolse i soldi dalle mani e li portò all'uomo immediatamente.
<< Mi sta bene anche la seconda opzione. >> tentò di dissuaderlo quello col camice ma il cacciatore lo fulminò con uno sguardo minaccioso e un grugnito arrabbiato.
La cacciatrice gli chiese cosa sapesse della donna che stavano esaminando e il medico le confessò di aver sentito dire che urlava prima di morire, diceva che c'erano dei topi rabbiosi che la mordevano.
<< I Rat Dog. >> concluse l'uomo con naturalezza.
<< I Rat Dog non esistono, idiota. >> lo schernì Dean.
<< Sono una leggenda. >> cercò di riprendere il discorso Lachelle.
<< Non in questa città. >> rispose il dottore prima di andarsene.
Il cacciatore guardò la compagna aspettando di sentire cosa sapesse a riguardo, sicuro che sapesse qualcosa.
<< Una donna va in vacanza, incontra un cagnolino a cui si affeziona e lo porta con sé a casa:lo nutre, lo fa mangiare, ci gioca, sembra un cane vero. Questo almeno fino a che il giorno dopo non lo trova con gli occhi arrossati e la bava, lo porta dal veterinario e dopo alcune analisi viene a sapere che è un topo. >> gli sintetizzò mentre i due uscivano dal corridoio per tornare alla loro macchina.
<< Dovremmo controllare le fogne? >> si chiese Dean disgustato all'idea ma Lachelle sembrava non trovare altra soluzione. << E va bene, scendo io per primo, Raffaello. >> si rassegnò mentre scrutava la strada in cerca di un tombino.
<< Io non voglio essere Raffaello. A me piaceva Michelangelo. >> si ribellò lei, seguendolo e facendo attenzione e non urtare il pavimento con i gomiti.
<< Michelangelo era un idiota. >> ribatté il maggiore dei Winchester mentre la luce del sole scompariva dietro i capelli della donna, che scese fino a toccare terra e acqua che puzzavano effettivamente di fogna. Lei sorrise e lo baciò sulla guancia una volta toccato terra. << Ho sempre avuto un debole per gli idioti. Andiamo? >> concluse sbrigativa. 
Il viaggio in quel luogo sporco e oscuro non si rivelò per niente utile; nessuna traccia, nessun indizio ,nessun << bassotto col sombrero. >> come li apostrofò Dean.

Era ormai scesa la sera a Cleveland; i Winchester dopo essersi fatti una doccia, aver pranzato ed aver cercato di capire cosa stesse succedendo tra presumibili Sirene e Rat Dog, si prepararono per andare a controllare il Nightclub.
<< Forse sono tutte controllate dallo stesso essere, forse sono la stessa cosa? >> Dean ragionava ad alta voce mentre si allaccia le scarpe dopo essersi vestito in modo formale; era già pronto col completo di giacca, pantaloni e cravatta blu scuro sulla camicia bianca ma non sapeva che Lachelle aveva una sorpresa in serbo per lui.
<< Forse Wilfred è solo immaginazione di Ryan. >> continuava con entusiasmo mentre la donna lo ascoltava dal bagno. << Se questo è un altro subdolo tentativo di anticipare la seconda serie di Wilfred, sappi che ti odio. >> gli disse facendo l'ultima passata di piastra.
<< Mi riferisco al caso. Tuo padre non può essere vivo, così come quello di Jonathan e forse anche Cindy non è vera, per questo non c'era nella stanza. Quindi neanche Jennifer, Speedy Gonzales e… >> si interruppe improvvisamente quando Lachelle uscì dal bagno. Un vestitino blu cobalto, semplice e ondulato sui bordi le copriva il fisico atletico partendo dalle bretelle sottili con un umile scollatura davanti e una lievemente più lunga a V sulla schiena, con una una fascia larga sotto al seno da cui scendeva altra stoffa blu appena fino a sopra le ginocchia. I capelli lisci e luminosi, portati sulla spalla destra, giusto un filo di trucco in più a quello di tutti i giorni.
<< S-sei bellissima. >> balbettò l'uomo che ancora la guardava ammaliato e lei lo raggiunse lentamente per non cadere dalle scarpe con un tacco.
<< Andiamo a risolvere questo caso. >> esordì avviandosi alla porta ma Dean la guardava ancora fermo sul posto. << Quale caso? >> chiese ancora senza smettere di guardarla. Lei gli sorrise.
<< Ti ricordi la questione del cervello superiore e cervello inferiore? >> la sua voce era lenta e suadente mentre le si avvicinava. << In questo momento riesco a pensare solo con uno dei due. >> ammise.
<< Pensi sempre solo con uno dei due. >> tagliò corto lei, riuscendo a non farsi intrappolare.

Quando i Winchester raggiunsero il locale non molto lontano dal motel, le luci accecanti, le pareti luminose e le voci di decine di ragazzi li facevano sentire un po' a disagio; non erano più abituati a tutta quella confusione e Lachelle si sentiva mancare la terra sotto i piedi con quelle scarpe.
<< Perché ti chiamano ogni due minuti? >> chiese il fratello maggiore a Sam al telefono, seduto su un divanetto rosso di pelle dietro un muretto blu.
<< Mi adorano. E' dura essere così bello ed amato da tutti. >> gli rispose ironico il Winchester minore.
<< Pensa quanto è dura essere il fratello più bello. >> ribattè Dean mentre vide Lachelle tornare dal bagno. << Ci sentiamo, Sammy. >> disse prima di chiudere il telefono.
<< Vedi di tenere a bada la tua bellezza se non vuoi fare una brutta fine. >> lo avvertì la cacciatrice sedendosi accanto a lui. Qualcuno poi attirò la sua attenzione ed indicò l'uomo seduto vicino al bancone, che poi scoprirono essere il prete, seduto a bere un drink, con abiti normali, che parlava con una ragazza mora dietro al bancone. Le luci continuavano a cambiare colore, dando diverse tonalità anche alle persone; sul collo dell'uomo scorsero dei tatuaggi simili a quelli di un Djinn. L'essere si alzò e ed uscì dal locale dopo che Dean lo fissò per alcuni minuti, ma quando lo seguirono fuori era sparito.
<< E’ un Djin, credo che basti la loro presenza per immaginare le cose. >> disse la donna una volta entrata in macchina << Chi più di un prete sta a contatto con tutte queste persone? Il bambino ha visto il padre dopo averlo incontrato e quando io ho visto mio padre lui non era nella chiesa. Forse era vicino a me".
<< Sapevo che la gente fosse pazza ma non mi aspettavo che lo fossero anche i mostri. Tutti uccidono e basta, lui deve arricchire la scena di dettagli. >> sbuffò Dean girando in un vialetto deserto prima di arrivare al motel. Arrivarono nell'area del parcheggio, illuminato solo da due lampioni, unica fonte di luce nella notte fonda. I due ipotizzarono che probabilmente fino a che non sarebbero scomparsi non si sarebbe più fatto vivo.
<< Se Edward mani di forbice non esce dal castello, Peggy Boggs va da lui. >> concluse l’uomo mentre cercava di aprire la porta della loro stanza. Lachelle si era tolta le scarpe ed era salita sulla sua schiena, rendendogli queste piccole azioni difficili da effettuare. Malgrado le aspettative i due si addormentarono stanchi non appena si appoggiarono sul letto.

Il giorno dopo l'alba annunciò l'inizio della seconda settimana di agosto e i Winchester si intrufolarono nella chiesa di primo mattino, attraversando un vecchio corridoio ornato di quadri e candele accese. Trovarono circa sei persone legate alle sbarre di un letto nei dormitori, fortunatamente ancora in vita così tagliarono le corde ingiallite e le aiutarono a riprendersi dal sonno che lentamente li avrebbe uccisi. Il Djinn non tardò a farsi vedere ma venne colto alla sprovvista dai due cacciatori e non riuscì ad opporre molta resistenza.
<< Come le portiamo fuori senza dare nell'occhio? >> chiese la Winchester mentre Dean cercava qualcosa nell'armadio bianco proprio accanto al letto, poi tirò fuori un abito da prete usato dal Djinn e guardò la donna sorridendo vittorioso. << No, Dean, non se ne parla. >> cominciò inutilmente lei a contrastarlo ma l'uomo si era già infilato l'abito sopra i vestiti.
<< Noi ci limitiamo a fare il nostro lavoro. Non è colpa nostra se per farlo dobbiamo ricorrere a questi sotterfugi. >> sentenziò con tono filosofico, facendo cenno al gruppo di persone perplesse di uscire dalla stanza.
Una volta tornati al motel, l'ometto basso della reception guardava accigliato Dean.
<< Vuoi toglierti quel vestito? >> lo rimproverò la cacciatrice mentre si dirigevano alla loro stanza.
<< Sono il prete più bello della storia. >> si vantò lui, continuando a riderne compiaciuto. La donna si girò e lo guardò sorridendo << Anche il più presuntuoso. >> lo provocò mentre appoggiava le proprie braccia sulle sue spalle e gli cingeva il collo.
<< Non puoi dare del presuntuoso ad un prete. Ci vuole una confessione immediata. >> rispose lui con tono malizioso, prendendola in braccio e bloccandola contro la parete rossa della loro camera.
<< Poi dici che sono io ad essere trasgressiva. >> concluse la cacciatrice rassegnata mentre gli sfilava i vestiti e lo baciava con foga, sperando che un giorno sarebbe riuscita a mantenere il famoso autocontrollo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I'm gonna give you every inch of my love ***


8- I'm gonna give you every inch of my love

Kansas

Il grande giorno per Sam ed Emma si avvicinava sempre più, Dean e Lachelle decisero di raggiungerli per stare vicino a loro e magari essere di aiuto, ma tutto sembrava essere sotto il controllo di Muriel; bomboniere, pranzi, ogni tipo di preparativo era stato curato da lei con una gran classe. I due cacciatori si offrirono di aiutare Sam a sistemare la nuova casa, più che altro per avere un po' di intimità, così armati di secchielli e pennelli si diressero verso la futura nuova dimora del fratello minore. Furono accolti da un grande giardino, recintato da cancelli di ferro scuro e colmo di scatole marroni sparse, alcune aperte ed altre ancora sigillate lungo un sentiero di mattoncini grigio-blu e bianco, dello stesso colore delle mura e poco più chiari del tetto, dove all'estrema destra si innalzava il comignolo del camino. La stradina di mattoncini conduceva alla porta dove al centro una targa recitava "Winchester" in caratteri chiari e argentati, poco sopra la maniglia dello stesso colore.
<< Fa uno strano effetto, vero? >> chiese la donna a Dean e lui sorrise pensando che quella avrebbe potuto essere casa loro se le cose fossero andate diversamente.
Aprendo la porta permisero alla luce del sole di riempire il salotto, ancora da dipingere ed arredare, dove c'era solo un tavolino con dozzine di foto incorniciate dei tre insieme. Lachelle era abituata a vedere la sorella sorridere, quello che la sorprese fu vedere Sam felice con lei e Kevin.

Nonostante avessero promesso a Sam di prendere la questione del dipingere il salotto con serietà, trascorsero alcune ore a giocare con la pittura e a sporcarsi i vestiti, ascoltando i loro dischi preferiti fino a che Emma non bussò alla porta per portare loro da mangiare.
<< Sono andata a trovare una mia amica che ha perso il fratello. >> raccontò alla sorella mentre la aiutava a preparare un angolino per mangiare in cucina. << Un'incidente strano ho pensato, a dire la verità. >> aggiunse. Le faceva ancora uno strano effetto essere così a contatto con la sorella. << Si chiamava Ryan Martin ed è morto l'altro giorno. E' caduto dal motorino, era uscito per andare dalla sua ragazza, sembrava essere sopravvissuto ma quando l'hanno soccorso e portato nel bar in fondo alla strada… >> si stoppò mentre un brivido le fece accapponare la pelle. << Gli hanno tolto il casco e si è staccata la testa. >> concluse un po' riluttante. Lachelle la fissò senza rendersi conto di sorridere; sentire sua sorella parlare di queste cose era alquanto strano ma non le dispiaceva. Le chiese prontamente di segnare gli indirizzi della vittima e della fidanzata per poterci passare più tardi. 

Dopo aver pranzato i due andarono a controllare la strada e il bar ma non riuscirono a parlare con la ragazza, che sembrava essere scomparsa a bordo del veicolo la sera stessa dell'incidente, così tornati a casa indagarono su incidenti stradali e morti violente avvenuti nelle vicinanze.
<< Trovato qualcosa? >> le chiese Dean entrando in cucina con la canotta bianca e i boxer sporchi di vernice. Lachelle era seduta su uno sgabello rosso vicino al muretto di marmo e lo guardò mentre si avvicinava. 
<< Non puoi girare così. >> gli confessò guardandolo esasperata; erano più di due ore che cercava di concentrarsi ma lui se ne andava in giro in quelle condizioni e lei si distraeva costantemente. << Comunque una cosa l'ho trovata. Jason Newman, morì nel 1980 ucciso dai suoi stessi soccorritori. Ci sono molte dicerie su di lui, per esempio che la sera della sua morte fu violentato da una donna. >> riassunse selezionando le parole dal pc da farle leggere a Dean.
<< Quanti anni avevi nel 1980? >> scherzò lui ridendo e lei rispose con una smorfia.
<< Comunque, dopo essere stato violentato e derubato della propria auto, per ripararsi dal gelido inverno si era infilato la giacca al contrario, con la cerniera chiusa sulla schiena, ma il freddo incessante lo fece perdere i sensi e svenne. Fu trovato poco dopo da alcune persone che, pensando che gli si fosse ruotata la testa, gliela girarono per rimetterla a posto ma in questo modo gli spezzarono il collo. >> concluse mentre la voce di Bobby le invadeva la mente.
<< Chiunque sia ruba il veicolo dopo la morte. >> notò lui massaggiandosi le labbra con la mano sinistra, mentre continuava a leggere dal portatile appoggiato al muretto. << Avanti, storie di Bobby a riguardo? >> le chiese sicuro che ne avesse una e lei si alzò di scatto dallo sgabello, camminò scalza in punta di piedi per non tagliarsi col vetro del vaso che aveva rotto prima e prese il suo diario nello zaino, appoggiato sul divano che avrebbero dovuto poi portare in salotto.
<< La classica storia della donna che si fa accompagnare a notte fonda fuori al cimitero da un taxi, dimentica la maglia in macchina, il tassista la segue nel cimitero ma non la trova fino a che non vede una tomba con la sua foto. Ma non mi sembra ci siano grossi collegamenti. >> disse continuando a sfogliare le pagine dell'agenda.
Il Winchester si fermò qualche secondo a guardare la sua figura, seduta a terra con le gambe incrociate, i piedi nudi come al solito, pantaloncini e canotta sporchi di vernice, i capelli ricci rivolti su un lato e non riuscì a trattenere un sorriso; le sembrava non essere mai cresciuta a volte, amava la prospettiva da cui guardava il mondo e gli piaceva guardarsi con i suoi occhi, lo facevano sentire meglio, amava il fatto che riuscisse a vedere sempre i lati positivi delle cose e ad accettare quello che le accadeva.

Verso le 6 di pomeriggio tornarono dal cimitero, dopo aver bruciato le poche ossa rimaste di Jason Newman ma sulla strada di ritorno ebbero modo di assistere ad un altro episodio strano; un camion che trasportava lamine d'acciaio venne affiancato da una motocicletta, una lamina si staccò e mozzò la testa al motociclista. La cosa strana era che gli si staccò la testa ma continuò ad avere il controllo sul manubrio, il camionista lo vide e morì con un attacco di cuore, mandando il camion dritto contro una coppia che aspettava la corriera sul lato della strada.
I due cacciatori si fecero strada tra la folla di persone che in un attimo circondò la scena dell'orrore. Si fecero raccontare nei particolari quello che avevano visto a metà solo da lontano, facendo le solite domande di routine ad un gruppo di ragazzi spaventati.
<< Quello che portava il camion è John Smith, era un amico di mio padre. >> disse una ragazzina bionda, gli occhi che ancora lasciavano trasparire la sua paura. Lachelle scrisse i nomi su un blocchetto che prese dalla tasca mentre cercava di capire cosa potesse avere in comune col tipo dalla testa staccata, che a quanto pareva non c'entrava nulla con quello che avevano appena bruciato.
<< La coppia? >> continuò ad interrogarli Dean.
<< Il signore e la signora Burns abitavano vicino alla biblioteca, ma l'uomo sulla moto non l'abbiamo mai visto. >> aggiunse un altro di loro, poi l'uomo gli diede un colpetto sulla spalla e fece segno a Lachelle di seguirlo per controllare il corpo dell'uomo sulla motocicletta, ma questo non c'era più. Dean cercò di osservare il percorso della strada in cerca di qualche indizio, ma non ve n’era traccia.
<< Dobbiamo parlare con la ragazza della prima vittima. E’ l'unica ad aver assistito all'incidente del ragazzo. >> concluse la donna guardandolo.
<< Forse questo essere provoca gli incidenti e poi sparisce. >> azzardò l’uomo avviandosi all'Impala, dopo aver perso tempo inutilmente a cercare tracce di qualcosa sui corpi senza vita. << Una motocicletta coinvolta in un incidente sullo stesso tratto di strada dove non ci sono stati altri casi di morti violente, giusto? >> ricapitolò velocemente prendendo il proprio posto nell'auto.
<< Credo. Io vado da Muriel per trovare qualche collegamento, penso che quella donna conosca ogni cosa sugli abitanti dei dintorni. >> propose la Winchester mentre il suono del motore dell'Impala rimbombava nella strada, circondata da pini a destra e a sinistra che lasciavano un profumo fresco e denso.
<< Io controllo gli archivi per sicurezza, ci deve essere qualche altra morte legata a questo tratto di strada. >> programmò lui, aspettandosi un lungo e noioso lavoro che da sempre era stato compito di Sammy.

Erano quasi le otto quando Lachelle riuscì finalmente a trovare un collegamento, grazie ai pettegolezzi che Muriel le aveva raccontato sulle vittime. Lei, la cacciatrice, Emma ed una ragazza magra di 16 anni, Jenna, erano in cucina, protagoniste di una scena alquanto stramba; Lachelle con gli abiti sporchi di salsa, ai fornelli che cercava di preparare una cena con l'aiuto di Muriel, seduta a tavola accanto ad Emma, che parlava di collegamenti tra vittime. Jenna era impegnata a scrivere, aveva un atteggiamento distaccato, simile a quello di Lachelle a primo impatto; era magra e anche abbastanza alta per la sua età, gli stessi capelli ricci di Lachelle, ma bionda come Emma, lunghi fino alle spalle e i lineamenti simili ai loro: la cacciatrice non ricordava mai i gradi di parentela, sapeva solo fosse figlia di qualche loro cugina.
<< Muriel, la salsa la devo mettere prima o dopo aver usato lo scolapasta? >> chiese perplessa, guardando la pasta sul fondo della pentola; ci stava mettendo tutto l'impegno possibile ma le mancavano proprio le conoscenze basilari, cucinare era sempre stato compito di Dean tra loro. L’anziana la guardò esasperata mentre la ragazza le sorrise, incuriosita. 
<< Sei una cacciatrice, vero? >> le chiese Jenna quando furono da sole. Lei la guardò sorpresa, non sapendo cosa risponderle.
<< Come lo sai? >> si limitò a chiederle.
<< Hai delle pistole nel beauty case. >> cominciò a raccontarle ispirata, come se la ammirasse. << Pensavo di trovarci cose normali, trucchi, cose da beauty case insomma. >> si affrettò ad aggiungere guardando l’espressione della donna. << Dean ha aperto il garage con le mie forcine e ho visto i vostri tatuaggi. >>.
<< Hai finito la lettera? >> le chiese la cacciatrice cambiando discorso, guardando il foglio su cui era impegnata a scrivere da ore.
<< E’ il testo di una canzone che vorrei dedicare al mio fidanzato, la nostra cantante preferita è Avril Lavigne. >> spiegò, poi si stoppò a pensare. << E' una punk rocker, va bene, una cantante insomma. >> cercò di spiegare.
<< Non sono così vecchia, la conosco. >> borbottò Lachelle offesa, che si ricordò solo in quel momento la presenza del piano nel salotto, messo lì da poco. Si fece dare gli spartiti e cominciò a strimpellare qualcosa di quasi orecchiabile. Jenna cominciò a cantare e le due non si interruppero neanche quando arrivò Dean, che la guardò sorpreso da questa nuova abilità appena scoperta della donna che non smetteva mai di stupirlo.

L’uomo si avvicinò al piano, appoggiandosi con i gomiti per aggiornarsi su quello che avevano scoperto. 
<< Le vittime avevano tutte una cosa da nascondere: la coppia è scappata in Kansas per sposarsi perché i genitori non lo volevano e non l'hanno mai detto ai parenti, il tipo del camion aveva rubato dei soldi al proprio amico e il ragazzo aveva un'amante. Ti dice niente? >> la donna cercò di fare appello alla memoria tra i vari pettegolezzi raccontati da Muriel.
<< In effetti si. >> disse lui tirando fuori un foglio dalla tasca. << Elijah James, un ragazzo nel 1990 è morto in una casa sulla strada dove stanno avvenendo gli incidenti, schiacciato dall'auto dei propri genitori, nel garage dove si era nascosto per evitare un richiamo da loro perché era stato bocciato e non gliel'aveva detto. >> lesse scorrendo il dito sul foglietto pieghettato.
<< Benissimo, ti occupi tu delle ossa? >> chiese lei sbrigativa mentre una nanetta con due piccoli piedini scendeva le scale; una bambina di 5 anni magra e piccolina, con un visino roseo e tondo, gli occhi azzurri come quelli di Jenna, i capelli raccolti in un grande fiocco alla Muriel e un abitino dello stesso colore rosa si avvicinò sistemando vanitosamente la folta chioma bionda.
<< Rose, fai la brava, mi raccomando. >> la avvertì Jenna porgendole uno zainetto.
Dean vide la bambina dare la mano alla cacciatrice e un brutto presentimento si fece spazio tra i suoi pensieri.
< La pantera rosa dorme con noi stanotte? >> le sussurrò nell'orecchio, a metà tra lo spaventato e l’arrabbiato. 
<< Solo stanotte. >> rispose tra i denti la donna, alzando le spalle.
La bambina guardò l'uomo interessata e si accarezzò di nuovo i capelli e lui la guardò aggrottando le ciglia. 
<< Mi farò perdonare. >> azzardò lei, poi si avviò verso casa con la piccola. Questa era uno dei suoi più grandi difetti, non saper dire no a nessuna richiesta di aiuto.

Una volta a casa i due cenarono tranquilli, ogni tanto Rose sembrava provarci con il Winchester, evidentemente cotta di lui nonostante i suoi 5 anni. Dopo cena la donna provò a farla addormentare per dedicare del tempo a Dean, intento a rilassarsi nella vasca, stanco dopo una giornata piena di eventi.
<< E come avresti intenzione di farti perdonare? >> le chiese fissandola con uno sguardo malizioso mentre la donna lo aiutava a lavarsi la schiena passando dolcemente la spugna da una spalla all'altra e baciandolo di tanto in tanto, chiusi in bagno al chiaro di qualche candela profumata, ma una vocina li portò bruscamente fuori dall'atmosfera romantica che si era creata intorno a loro. Lachelle provò in ogni modo a far addormentare Rose, ma con i bambini proprio non ci sapeva fare, così esasperato il cacciatore si stese accanto alla piccola a guardare la tv, promettendo vendetta. La donna rimase a prendere una boccata d’aria in giardino, pensando alla loro vita che traballava con un piede nella normalità e l’altro nel soprannaturale, a BobbyJohn, a Dean che doveva proprio amarla tanto per scendere a tanti compromessi. Quando tornò in casa lo trovò addormentato a pancia in giù sul letto, la bimba invece ronfava sdraiata sulla schiena del cacciatore, che aveva delle mollettine rosa sulla testa. Cominciò a ridere silenziosamente, tappandosi la bocca con una mano per non farli svegliare e scattò loro una foto col cellulare come ricordo, poi si addormentò sul lettino accanto senza svegliare nessuno dei due.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** There's Something About Lachelle ***


9-There's Something About Lachelle

Kansas

Le giornate scorrevano veloci e frenetiche per i Winchester, arrivati ormai a due giorni prima del matrimonio tra Sam, che continuava con gli studi e gli esami di giurisprudenza ed Emma ,che continua a fare la mamma a tempo pieno.
Lachelle in questi ultimi giorni era stata risucchiata dalla famiglia, da una miriade di parenti che neanche conosceva.
<< La famiglia non si sceglie, ti capita e devi tenertela così. >> disse Emma alla sorella mentre percorrevano il viale soleggiato, di ritorno dal negozio di scarpe dove la sorella minore aveva deciso di comprare l’ennesimo paio per il matrimonio.
<< Sarà, ma la famiglia per me è quella con cui cresci. >> rispose pensando a Bobby, Sam, Dean e Cass.
<< Comunque non è male uscire con te. >> proseguì la donna bionda che ogni tanto si accarezzava la pancia; Lachelle spostava lo sguardo ogni volta che lo faceva, ma capiva che non lo facesse apposta, anche lei lo faceva sempre con BobbyJohn. << Non che voglia criticarti, ma potresti vestirti più elegante qualche volta. >> aggiunse, ma la sorella si limitò a sorridere.

Quando arrivarono a casa di Muriel, l’Impala era parcheggiata avanti al garage e Dean era seduto al volante, immerso nella lettura del diario del padre.
<< Posso fare qualcosa per lei?. >> scherzò Lachelle raggiungendolo e affacciandosi dal finestrino.
<< Sono qui in città per degli affari di lavoro top secret, non posso parlarne. >> rispose lui alzando lentamente lo sguardo dal diario.
<< Siete dell'FBI? >> continuò a giocare lei, guardando gli occhi verdi che la scrutavano come se non la vedesse da tempo.
<< Non dovrei dirlo ma sto indagando su un caso strano. Ci sono due uomini e una donna, apparentemente non sembrano esserci collegamenti, ma tutti e tre sono morti nelle loro rispettive case e non ci sono tracce di assassini né segni di un tentativo di suicidio. >> spiegò lui ricapitolando quello su cui stava indagando da due giorni da solo, senza l’aiuto della cacciatrice che era molto impegnata con la famiglia.
<< E perché ti incuriosisce? >> gli chiese e lui le mostrò un foglietto bianco su cui era rappresentata una figura scura, robusta, con un grosso capo con due corna rosse, dello stesso colore della coda.
<< Un toro? >> si buttò ad indovinare mettendo a fuoco la figura.
<< Ho trovato lo stesso simbolo sul petto di tutti e tre i corpi che ho controllato. >> le spiegò mentre lei ascoltava interessata.
La voce roca di Muriel rimbombò dalla finestra e la Winchester fu costretta ad allontanare lo sguardo dal foglio per guardarla.
<< La Shelliii!! >> urlò con tono spaventato. << Corri, presto. >> aggiunse e i due si precipitano di corsa nella stanza di sopra. Quando arrivarono, spaventati che le fosse successo qualcosa, la trovano nascosta dietro la tenda con un giornale impugnato come una spada.
<< C’è qualcosa che si muove dietro la televisione. >> li avvertì indicando un mobiletto verde di vetro. I due si avvicinarono e sentirono il ronzio di un’ape, intrappolata in un calzino verde a strisce nere, che si muoveva a malapena fino a che non la lasciarono uscire.
<< E’ un’ape. >> disse quasi isterica Lachelle; erano giorni che Muriel la chiamava non appena aveva un secondo libero, così si costrinse a respirare lentamente e a non dire cose troppo avventate.
<< Avevo paura che fosse un topo, vuoi lasciare una povera vecchia indifesa? >> chiese guardandola con gli occhioni verdi e lo sguardo ingenuo, forse perché le dispiaceva di averli fatti spaventare in quel modo.
La donna non disse nulla e scese di corsa le scale per scaricarsi ed uscire di nuovo in giardino.
<< Però è strano. >> constatò Dean seguendola e prendendo posto accanto a lei, che si era appoggiata al cofano dell'Impala. Lachelle cominciò a lamentarsi di Muriel ma l’uomo la fermò.
<< No, dicevo che è strano che un’ape sia entrata in un calzino di Sam e non sia soffocata per la puzza. >> scherzò facendola ridere.

Dopo aver ragionato un po’ sul caso che Dean stava seguendo, Rose li raggiunse in giardino.
<< Dean, metti la firma della moglie del marito? >> chiese sventolando un foglio bianco tutto spiegazzato e mostrandogli gli occhietti dolci. Dean la guardò avvilito; erano giorni che lo seguiva con quel foglio pieno di scarabocchi, così prese la penna rosa e glitterata che gli stava porgendo e scarabocchiò qualcosa.
<< Non ne posso più di cose rosa e luccicanti e neanche di essere intrappolato in questo remake di Tutti pazzi per Mery. >> le confessò stanco.
<< Andiamocene, cerchiamo la nostra strada. >> gli propose la donna accarezzandogli la guancia, cercando di iniziare a fare un discorso serio, ma Muriel li interruppe di nuovo.
<< La Shelli, mi porti una cipolla si o no? >> gridò ancora una volta dalla cucina. La cacciatrice gli fece cenno di seguirla e prima di entrare in casa si fermò a cercare qualcosa in un cestino azzurro ma Dean sorrise, le si avvicinò e le tolse dalle mani il sacchetto che aveva preso. << Quello è l’aglio. >> la avvertì ridendo prima di entrare.

La caccia doveva essere un modo per riprendersi ma era anche un’opportunità per pensare al loro futuro, a cosa avrebbero deciso di fare; i Winchester avevano cacciato per tutta la vita e anche se desideravano una vita normale, avrebbero trovato sempre un motivo per continuare perché salvare le persone li faceva sentire meglio, grazie a loro altre famiglie potevano continuare a godersi la serenità che loro non avevano avuto. Dopo aver cenato ed aver promesso di occuparsi di Rose ancora per una notte perché i genitori non erano ancora tornati, salirono a bordo dell'Impala e tornarono a casa di Sam, stremati. La donna mise a letto Rose facendola addormentare pettinandole i capelli, poi quando finalmente si addormentò raggiunse Dean in salotto, scendendo lentamente le scale per non fare rumore. Il cacciatore era seduto sul divano col pc sulle gambe, immerso di nuovo nella ricerca del simbolo del toro dalle corna rosse.
<< L’hai presa a pugni? >> ironizzò lui vedendola scendere così presto.
<< Perché non rimandiamo le ricerche a domani? >> gli chiese parlando a bassa voce mentre gli si avvicinava con passo felpato, spostandogli il pc dalle gambe e prendendo il suo posto. Il Winchester fece resistenza, così Lachelle prese a massaggiargli le spalle, stringendo più forte le gambe avvinghiate ai suoi fianchi. Sussurrandogli all’orecchio gli promise di aiutarlo il giorno dopo col caso a patto che fossero andati a letto molto tardi.
Lui le sorrise alzando lievemente il labbro superiore, uno di quei sorrisi che facevano cadere Lachelle ai suoi piedi, un misto di stupore e malizia, dolcezza e complicità.
<< Cosa posso fare per farmi perdonare dell’assenza di questi giorni? >> gli chiese parlando molto lentamente, a voce molto bassa, trascinando la mano dai pettorali fino alle gambe.
<< Avrei qualche idea. >> la stuzzicò l’uomo, accarezzandole le cosce, salendo per l’addome fino ad insinuarsi sotto la canotta per accarezzarle i seni, causandole un brivido lungo la schiena.
L’orologio segnava le dieci passate quando Dean, solo con i boxer addosso, portò su per le scale la donna, a cui era rimasto solo un perizoma rosso col pizzo nero, che Dean non vedeva l’ora di portare via come aveva fatto col resto. Senza fare rumore raggiunsero la camera da letto in punta di piedi, entrando senza accendere la luce e lasciandosi cadere sul letto, ma proprio mentre il Winchester sta per sfilarle lo slip con foga, ansimando dall’eccitazione, avvertirono una presenza sotto le lenzuola.
<< C'è un'intrusa. >> gli sussurrò la donna all'orecchio, bloccandosi e cercando i suoi occhi nel buio e il proprio incubo si materializzò non appena lui accese la luce: Rose, sdraiata al suo posto, accanto ad un pupazzo enorme di Hello Kitty e il solito foglio pieghettato sul cuscino di Dean.
<< Tu sei intrusa. >> disse indicandola minacciosa col ditino minuscolo. << Questa è la mia stanza, adesso Dean è il marito della moglie. >> continuò sventolando ancora il foglio.
<< Fantastico, quindi ora siamo sposati? >> sbottò l'uomo prendendo il foglio indecifrabile a cui solo in quel momento riuscì a trovare un senso, guardando Lachelle fuggire per recuperare qualcosa da mettersi, concentrandosi sull’idea che mancasse poco prima che quest'incubo finisse. 

Il mattino seguente la cacciatrice si alzò molto presto per preparare la colazione ed aiutare Dean nella ricerca, dopo aver indossato dei calzoncini e una camicia al volo. Scese in salotto e cercò il foglietto col simbolo e quello con i nomi delle vittime e dopo una breve ricerca su internet scoprì che uno di questi, Johnny Cooper, era ricercato da settimane dalla polizia, indagato per omicidio, così come la donna, Chloe Evans, responsabile dell'omicidio del padre, Thomas Evans. Tutte le vittime erano di Lawrence e anche gli assassini, ma non trovava nulla che li collegasse all'altro uomo, Gerard Meson, la cui fedina penale era pulita.
<< Quindi stiamo dando la caccia a qualcosa o qualcuno che uccide criminali? >> ricapitolò Dean verso le nove, quando si svegliò e la raggiunse in salotto.
<< L'altro uomo non ha fatto nulla o almeno non è stato mai indagato. >> gli fece notare la donna rileggendo gli appunti trascritti sul foglio.
<< Altri collegamenti? >> chiese l'uomo, prendendo il solito caffè nero e lei lo guardò alzando le spalle. << Sono di Lawrence. A proposito, è a più di 3 ore e mezza da qui, come ci sei capitato? >> gli chiese. Dean posò la tazza del caffè sul tavolino e si sedette sul divano, con le gambe divaricate e i gomiti poggiati sopra, lo sguardo fisso a terra.
<< Io avevo già giurato a me stesso che non ci sarei più tornato e invece ci sono andato con Sam, poi quei maledetti angeli, nel passato e in paradiso… >> cominciò a spiegare, con la voce flebile, appena percettibile.
<< A casa tua? >> gli chiese dolcemente Lachelle, sedendosi accanto a lui per rassicurarlo; conosceva quell'espressione, quella tristezza e voleva fare qualcosa per non farlo sentire solo nell’affrontare qualsiasi cosa stesse affrontando.
<< Non voglio che la vendano per costruirci una nuova attività. >> sussurrò, deglutendo; in bocca aveva ancora il sapore del caffè misto all'amaro del dolore che in quel momento provava, mentre riviveva i ricordi della notte in cui aveva perso la madre, il fuoco, il calore, lui che portava Sam fuori dalla casa.
<< E’ casa tua, non c'è bisogno di aggiungere altro. >> lo consolò lei, percependo dove volesse andare a parare. Lo guardò fisso negli occhi, tristi e malinconici, intenti a scavare nel passato, così gli accarezzò il viso per riportarlo alla serenità del presente.
Il cacciatore propose di continuare le ricerche e dopo qualche ora Lachelle trovò qualcosa che sembra interessarle, così lo spintonò col gomito per svegliarlo perché si era addormentato sul divano.
<< Credo si tratti di uno spirito Aatxe, o meglio noto come Etsai. >> lesse ma lui la interruppe.
<< Noto, certo. Che cosa sono? >> chiese confuso.
<< E' uno spirito malvagio della mitologia basca identificato con la dea Mari. Un mutaforma, abitante delle caverne che assume sembianze umane per confondersi tra le persone, spesso appare come toro rosso e di notte attacca criminali, ladri, bugiardi e blasfemi. >> continuò a leggere ad alta voce.
<< Indipendentemente dal tipo di mutaforma c'è un solo modo per ucciderlo:una pallottola d'argento nel cuore. >> concluse Dean. << Sul toro ci siamo e anche sui criminali ma l'ultimo uomo, Gerard Meson, non ha nessun collegamento. >> le fece notare.
<< Andiamo a parlare con i familiari e diamo un'occhiata alla casa. Vengo con te, così siamo finalmente un po’ soli. >> gli propose la cacciatrice spegnendo il pc. Lui allungò il braccio e le fece segno di passarglielo, poi lo appoggiò sul tavolino accanto al divano e la guardò.
<< Finché Hello Kitty dorme siamo soli. >> sottolineò con sguardo peccaminoso, girandosi verso di lei. Gli occhi puntarono alla scollatura della camicia poi verso i suoi occhi, alzando leggermente il sopracciglio per ammiccare deciso a comunicarle le sue intenzioni.
<< Lachelle, mamma arriva oggi. >> la voce di Rose dal piano di sopra infranse ancora una volta le barriere che si erano innalzate intorno a loro, che li aveva isolati dal mondo per qualche minuto. << Devi farmi il bagno e lavarmi i capelli. >> continuò imperterrita mentre Lachelle guardava Dean avvilita. << Lachelle, vuoi venire? >> gridò alla fine.
<< Se solo me ne dessi il tempo. >> rispose lei alzandosi controvoglia dal divano, tra uno sbuffo e l'altro.
<< E’ la peggiore che tu abbia mai detto. >> le fece notare Dean, sempre più indeciso su chi dei fosse effettivamente meno pronto ad essere genitore. << Mi lasci ancora una volta da solo? >> scherzò.
<< Niente affatto. >> disse lei prendendogli la mano e conducendolo per le scale, costringendolo ad aiutarla.
Dopo aver lavato e profumato la bambina ed allagato tutto il bagno, la portarono da Muriel dove finalmente la consegnarono alla madre, ennesima parente di cui Lachelle non ricordava niente e non avrebbe più voluto vedere nella vita. In fretta si diresse fuori per  raggiungere l’uomo in macchina, pronta per allontanarsi per un po' da quel caos soprannaturale ed immergersi con Dean in quella che per loro era la vita normale: la caccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Forever trust in who we are and nothing else matters ***


10-Forever trust in who we are and nothing else matters

Lawrence, Kansas

Dopo essersi lasciati la casa di Muriel alle spalle, l'Impala sfrecciò sull'autostrada che in tre ore li condusse a Lawrence, città natale di Dean, per dare un'occhiata alla casa e parlare con i parenti di Gerard Meson, un uomo morto qualche giorno prima. Sul suo cadavere, come su quello di altre vittime, il Winchester trovò un tatuaggio di un toro dalle corna rosse, simbolo di origini basche di uno spirito Aatxe, punitore di criminali e bugiardi. Il problema era che al contrario delle altre due vittime l'uomo non sembrava mai essere stato interessante per la polizia. La residenza dell'uomo era molto lussuosa, circondata da un immenso giardino dove due bambine piccole giocavano a prendere il the. Dopo aver parlato con i famigliari della vittima ottennero il via libera per controllare la camera da letto, dove l'uomo era stato trovato morto. 
<< Siamo agenti federali >> si fece spazio Dean, sorpassando le transenne che barricavano la porta. Un uomo corpulento e dagli occhi minacciosi li scrutò per alcuni minuti, poi si spostò per farli passare.
<< C'è già una diagnosi? >> gli chiese la donna per distrarlo mentre il cacciatore ispezionava la stanza, in cerca di qualche indizio e l'uomo le spiegò che si era trattato di un semplice infarto. La ricerca sembrò non dare risultati; la vittima sembrava non avere alcun problema con nessuno, un tipo a posto ma continuando a cercare tra i suoi effetti personali trovarono dei bonifici spediti sempre alla stessa persona:Gabriella Newman, la stessa che nominava in ogni pagina di un diario.
<< C'è scritto di averla conosciuta grazie al re del rum. Non capisco cosa significhi. >> lesse ad alta voce la cacciatrice, confusa. 
<< Rum's king, è un nightclub. >> la informò il Winchester. La donna lo scrutò accigliata. << Mi è capitato di passarci in questi giorni. >> aggiunse vago, imbarazzato. 
L
achelle avvertì una morsa allo stomaco, si chiese se fosse il caso di preoccuparsi dopo averlo trascurato un pò di recente. 
<< Sai che non mi dà fastidio però perché non me l'hai detto? Sei un po' strano ultimamente >> si limitò a fargli notare lei. 
<< Non ho fatto altro che cacciare. >> rispose senza guardarla.
<< Come vuoi. >> concluse lei, proponendo poi di andare a dare un’occhiata al locale mentre rimetteva tutto a posto. 
Un ometto basso li guardò uscire dalla stanza e si avvicinò a quello corpulento per chiedergli chi fossero.
<< Federali, dici? >> ripetè a voce bassa senza smettere di guardarli fino a che non scomparvero dietro il portone dall'enorme villa.

L'Impala era ferma su una stradina soleggiata, circondata da locali e negozi, bambini che piangevano sgridati dalla madre, ragazzi che si godevano le ultime settimane di vacanze prima dell'inizio della scuola. Lachelle era seduta al proprio posto in auto a fare una ricerca su Gabriella Newman mentre Dean chiedeva nel locale se conoscessero lei e Gerard Meson. La cacciatrice si distraeva spesso, non riuscendo a concludere nulla per pensare al dialogo di poco prima.
<< Amante. >> annunciò lui sedendosi al proprio posto e porgendo alla donna una foto dei due, recuperata da un assiduo frequentatore del locale che gli aveva raccontato tutto.
Lachelle lo guardò torva, pensando alle coincidenze della vita, ma un uomo la fece sobbalzare avvicinandosi al finestrino e accusandoli di non essere federali. Li guardava come se li stesse scrutando dentro, poi andò via senza aggiungere altro. Alcuni minuti dopo Dean avvertì un forte dolore al petto che durò solo qualche istante, poi finì, ma quando la donna gli sbottonò la camicia trovarono lo stesso simbolo del toro con le corna rosse.
<< Ma non ha senso. >> sbraitava la cacciatrice, cercando di ragionare dopo essersi assicurati che Dean stava bene. << Ho mentito anche io. >> aggiunse e ad ogni parola Dean si irrigidiva sempre di più.
<< Troveremo una spiegazione. Hai visto da quale parte è andato? >> decise di passare all’azione per evitare di continuare a parlare.
Scesero dall'Impala con l’intento di dividersi e circondare il locale, sperando di trovarlo sul retro, ma fu lui a tornare, insieme al dolore di Dean, questa volta molto più persistente. Agilmente la creatura trascinò il cacciatore sparendo dietro il retro di una bottega.
<< Non mi sono mai piaciuti i fanatici della giustizia. >> brontolò ironico il Winchester, premendo istintivamente con la mano sul cuore, che gli doleva.
<< Se non fossi uno sporco bugiardo non sarei un problema per te, non sono come gli altri mostri. >> disse la creatura, sferrando un pugno sul naso del cacciatore. << So come riconoscere i colpevoli, avverto nell'aria il peso della loro coscienza, delle loro colpe, pulisco il mondo dal male proprio come fate voi. >> aggiunse prendendolo a calci.
<< Mi dispiace, Jack Byrnes, ma noi non uccidiamo le persone, per quanto bugiardi o meschini possano essere. >> grugnì Dean, nel tentativo di rialzarsi.
<< Ti fa comodo vederla in questo modo, così puoi continuare a mentire anche a chi ami. Lo sento il peso delle bugie che stai raccontando alla tua compagna. >> continuò a spiegare minaccioso, apparentemente ignaro della presenza di Lachelle alle sue spalle. La donna lo ascoltò per poco, sentendo il terreno venirle meno sotto i piedi, ma istintivamente gli sparò, mirando al cuore per liberare il cacciatore, che dopo poco smise di ansimare. Il simbolo cominciò a cancellarsi e tutto sembrò tornare a posto:quasi tutto.
<< Perché lo hai ucciso così? >> le chiese l'uomo alzandosi da terra, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
<< Ah scusa, era una conversazione interessante. Non pensi che abbiamo qualcosa di cui parlare? >> sbottò nervosamente. Comprese la sua reazione ma non si sentiva pronto a dirle la verità.
<< Possiamo rimandare ad un altro momento questa discussione? >> le chiese con tono pacato. << Ti prego, fidati di me. >> aggiunse guardandola negli occhi.
Lei lo guardò senza dire nulla e si avviò all’Impala, rimanendo silenziosa per tutto il viaggio.

Kansas

A casa li attendeva il caos, con persone che entravano ed uscivano, regali, bambini che piangevano, scatole che sbucavano dal nulla, gradini che sbucavano dal nulla soprattutto per la cacciatrice.
<< La Shelli, quali ti sembrano più belle? >> le chiese Muriel accompagnata da Emma, mostrandole diversi tipi di bomboniere.
La cacciatrice non era proprio dell’umore per dare una mano, anche se preferiva stare in quel caos piuttosto che a casa da sola con Dean.
<< Ma che ne so, sono tutte belle. >> si limitò a rispondere senza neanche guardare. Quando la signora insistè ne puntò una a caso e si dileguò in cucina, ricordandosi di aver visto dolci vari sul tavolo. Il cacciatore era seduto in un angolo ad ingozzarsi quando lei entrò e le sorrise come nulla fosse.
<< Non potevo resistergli. >> cercò di giustificarsi quando lo rimproverò di aver mangiato tutto. << Rose mi ha lasciato. >> aggiunse divertito.
<< Quanto mi dispiace. Quindi è questo il grande segreto? >> la sua voce era quasi senza espressione e lui si avvicinò per accarezzarle il viso.
<< Riesci a fidarti di me? >> le chiese cercando di essere dolce, ricevendo in risposta un abbraccio.
<< Quindi ti ha lasciato. >> lo prese in giro lei.
<< Piantala. >>.
Lachelle era molto confusa e molto stressata, catapultata in una vita che non le piaceva proprio, ma sapendo di avere Dean al suo fianco tutte queste cose non le erano sembrate così pesanti fino a quel momento, così si convinse che quello che le nascondeva era una cosa stupida, che non le avrebbe mai fatto del male e si lasciò cullare da un suo lungo abbraccio.

Quell'attimo di pace venne interrotto da Muriel, che aveva bisogno del suo aiuto per scegliere una collana. Notò che fece l’occhiolino a Dean e si rese conto che nei giorni precedenti spesso lui la difendeva. Il tempo di girarsi e lui non c’era più.
< Devo provare un vestito per farvi capire come vi sta la collana? >> ripetè la cacciatrice alla richiesta di misurarsi l’abito della sorella. Aveva sempre odiato fare shopping, i vestiti, la moda, le scarpe, per lei le cose erano molto più semplici: le piacevano o no. Stava camminando da quelle che sembravano ore per allargare le scarpe alla sposa quando Dean fece ritorno.
<< Hai perso il bastone, Dottor House? >> la prese in giro quando la vide camminare zoppicando.
<< Sei in ritardo. >> lo ammonì Emma.
<< Un cacciatore non è mai in ritardo, né in anticipo, arriva precisamente quando intende farlo. >> le rispose guardando la cacciatrice e facendole un occhiolino, sperando che citare frasi dei suoi film preferiti come faceva a volte le avrebbe risollevato il morale, poi sparì di nuovo.
La cacciatrice rimase da sola in cucina a cercare di capire cosa fossero i fiocchetti di burro, che le avevano chiesto di mettere, ma fortunatamente arrivò Sam che le spiegò che non doveva fare dei nodi col burro ma semplicemente metterne dei pezzi sulla carne prima di metterla in forno.
<< Sono io che sono a pezzi, mi fanno male le braccia, la schiena, il collo, la testa e senza fiocchetti. >> si lamentò, andando su tutte le furie, sbraitando da sola contro il forno. 
<< Posso solo immaginare cosa combinate tu e Dean. >> le rispose sorridendo.
<< Cosa? No, non è assolutamente quello che pensi tu, anzi da quando siamo qui non abbiamo avuto un attimo per stare da soli. >> si lamentò, dimenando qualche mestolo.
<< Ah, ecco cos'è questo nervosismo. >> scherzò lei lo aggredì quasi, facendo un elenco di cose che non ne poteva più di sopportare.
Il Winchester minore la prese di peso e la portò fuori in giardino per farla sfogare.
<< Non me ne importa niente delle bomboniere, i capelli, i vestiti. Capisco che la maggior parte delle femmine sono fissate, ma francamente se dovessi sposarmi io non è che me ne starei fino all'ultimo giorno a guardare le bomboniere. Chi se ne frega, ok? >> disse senza riprendere un po’ fiato. 
<< Hai bisogno di una pausa. >> le consigliò sedendosi sulla panchina.
<< Non ce la faccio a sentire lei e le sue amiche parlare di smalti, rossetti o di Titanic, non mi va di stare con Emma la sera prima del matrimonio. >> disse, cercando di calmarsi. << Se lo facessero con le spade e una colonna sonora rock… >> cominciò a vagheggiare col pensiero.
<< Papà. >> la voce di Kevin anticipò l’arrivo del bambino, che raggiunse Sam mostrandogli un foglio. <> gli chiese sedendosi tra i due Winchester.
<< Intendi oltre a tua zia Lachelle? >> scherzò lui, ricevendo una gomitata come risposta.
<< Il dente. >> gli rispose la donna, che quanto a indovinelli aveva sempre battuto il suo migliore amico.
Kevin li ringraziò e tornò in casa, aprendo la porta che permise per qualche secondo ad una moltitudine di voci di uscire.
<< Ti chiama papà? >> gli chiese la cacciatrice sorpresa e lui sorrise, felice e fiero del bambino che considerava un po' suo figlio.
<< Con tutto quello che mi è successo da quando vi conosco ne ho passate di cose insieme a voi e non sono il genere di avventure che altre persone della nostra età si aspettano. Siamo stati ovunque, in diverse realtà, siamo andati oltre l'aspetto fisico, ci conosciamo per quello che siamo, per la nostra essenza più pura. >> Lachelle si trovò a pensare ad alta voce.
<< Che vuoi dire? >> chiese lui un po' confuso.
<< Voglio dire che io amo Dean, da bambino, da ragazzo, da vecchio, da pianta, da donna, da ombra. So che sembra non avere senso, ma voglio dire che sono innamorata del suo modo di essere, della sua persona, dei suoi stupidi vizi e dei suoi maledetti difetti. >> tornò a parlare di Dean. Sam era abituato, per anni la cacciatrice si era trovata a parlare con lui di quanto amasse Dean, e Samuel doveva consolarla ogni volta che uno dei due facesse passi indietro nella loro relazione. 
<< Non capisco cosa stai aspettando. >> scosse la testa, indicando la finestra del salotto dove la voce di Dean riempiva tutta la stanza mentre cercava di cantare per accontentare i piccoli. << Pensi che se anche per lui non fosse lo stesso a quest'ora se ne starebbe a cantare canzoni a bambini con mollette rosa sui capelli? >> le fece riflettere.
<< Non so quante volte mi ha letteralmente uccisa, morivo tutte le volte che lo vedevo con qualcuna e quando gli hai detto di stare da Lisa volevo ucciderti. >> gli confessò.
<< Io non lo sapevo. >> si difese.
<< Mi tenevo tutto dentro. Non commetterò di nuovo lo stesso errore. >> aggiunse prima di alzarsi, sorridere a Sam e dirigersi velocemente in cucina.

<< Come sta andando lì dentro? >> la cacciatrice portò un vassoio con dei panini al cioccolato appena preparati.
<< A parte il fatto che sono ufficialmente un dipendente della Disney Channel? >> ironizzò il fratello maggiore mentre prendeva il vassoio; quel gesto, forse piccolo ed insignificante, gli ricordò la madre quando gli preparava la merenda. << I nuovi telefilm fanno proprio schifo, lo sai? >> riprese tornando al presente.
<< Beh, se vuoi che ti compro una parrucca così ti vesti da Hannah Montana.>> lo prese in giro prima che lui la rincorre. Con pochi passi la raggiunse e la bloccò al muro, con le mani tese per non farla scappare. 
<< Adesso il tuo è bleah. >>
<< Non si dice schifo. >>
 << Tu hai detto schifo.>>
I bambini presero a litigare ancora una volta.
<< Basta. Nessuno ha detto niente, facciamo che è stato Dean e ai vostri genitori non diciamo niente, va bene? >> li tranquillizzò la donna. 
<< Allora chi viene punito? >> continuò petulante uno.
<< Dean. Stasera vi prometto che lo punirò come non ho mai fatto prima. >> disse sorridendogli maliziosa, poi abbassò la voce. << Ho una voglia di punirti che neanche immagini. >> gli sussurrò all’orecchio, leccandone il contorno, facendolo trasalire.
Poi si allontanò per prendere i piccoli e portarli di sopra da qualcuno che li guardasse, in modo da poter scappare quanto prima da quella casa.
L'uomo la guardava percorrere il corridoio mano nella mano con i bambini che le sorridevano; Lachelle aveva la capacità di far sentire a proprio agio le persone, sapeva quello che le faceva star bene, faceva così con lui da una vita e proprio non ce la faceva più a mantenere quel segreto senza essere consumato.

<< Lachelle. Vuoi sapere la verità? >>

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Now and then when I see her face she takes me away to that special place ***


11-Now and then when I see her face she takes me away to that special place

Wilson lake,Kansas

Dopo più di 3 ore di viaggio in auto, l'Impala si fermò su un sentiero delimitato da abeti che emanavano un odore fresco molto piacevole. La donna continuava a guardarlo senza capire, con un senso di vuoto e una strana sensazione nello stomaco.
<< Dean, mi vuoi raccontare tutto dall'inizio, con calma? >> gli chiese mentre scendevano dall’auto.
<< Mi chiamo Dean Winchester, sono nato a Lawrence, in Kansas. >> cominciò ma la donna lo interruppe bruscamente.
<< Cretino. >>.
D
opo aver camminato senza vedere cosa la circondasse, con gli occhi coperti, su un terreno discontinuo e sabbioso e ascoltando con attenzione, sentì il suono dell'acqua, un canto di uccellini e il fruscio delle foglie che si muovevano lente, spinte dal vento.
<< Tu sai quanto sia stata difficile la mia vita, quanto vedessi tutto nero prima che arrivassi tu. Quando ti ho incontrato, non lo so spiegare, ho sentito qualcosa che è diventato sempre più grande e questa cosa io la sento tutti i giorni. >> disse emozionato, lasciandola senza parole. << Un po' di comprensione e tanto affetto mi hanno davvero cambiato qualcosa perché con la tua sola presenza sei stata l'unica donna che sia riuscita a riempire, giorno dopo giorno, quel vuoto che non potevo riempire in nessun modo. Ed è con una donna così meravigliosa che vorrei trascorrere il resto della mia vita, quella di cui vorrei prendermi cura, quella che vorrei al mio fianco quando mi sveglio al mattino. >> continuò tenendola per mano, poi si interruppe per inginocchiarsi e riprendere fiato, imbarazzatissimo. << Ho pensato che se avessi mai dovuto fare qualcosa di romantico in vita mia, sarebbe dovuta essere una cosa che non avresti mai più dimenticato. >> si confidò d'un fiato, poi sospirò, l'ansia e l'emozione avevano avuto via libera mentre la mente viaggiava indietro di qualche mese, quando Muriel gli aveva detto che un giorno le parole e il coraggio di dirle quello che provava gli sarebbero venute in modo naturale.
<< Vuoi diventare mia moglie, domani? >> le chiese aprendo il contenitore che si portava dietro da settimane e che si rigirava tra le mani, impaziente di mostrarglielo. 
<< D-Domani? >> furono le uniche parole che riuscì a dire la donna, presa totalmente alla sprovvista. << Ti sposerei anche in questo momento... >> gli rispose ancora incredula, guardandosi intorno. Il cacciatore l’aveva portata al lago dove erano stati l’anno prima, appena arrivati in Kansas.
<< Ma come? >> cercò di non balbettare, l’emozione le faceva percepire un freddo inspiegabile.
<< Ha fatto tutto Muriel. >> la tranquillizzò, fermo ancora in ginocchio. << Quindi la risposta è si? >> ripeté, paralizzato dall’ansia.
<< Si, si. Sei pazzo. >> gli sussurrò tra un bacio e l'altro, tirandolo verso su mentre lacrime di gioia le rigavano il volto e una sensazione di calore le infiammava tutto il corpo:quell'uomo le aveva sconvolto la vita, esattamente come lei ha fatto con lui.

Il sole era ormai tramontato, nascosto dietro le nuvole e man mano che la luna prendeva il suo posto l'aria cominciava a rinfrescarsi. Gli uccelli volavano da un albero all'altro, liberi nel cielo per poi fermarsi su un ramo e intonare un canto melodioso da sottofondo a quel momento di serenità e calma. I Winchester erano seduti sulla costa del lago, all'inizio di un lungo ponte che conduceva all'altro lato del bosco.
<< Sei ancora sorpresa? >> le chiese l’uomo, vedendola come paralizzata.
Lei scosse la testa, sistemandosi i capelli, cercando delle parole da mettere insieme.
<< Insomma, da te mi aspettavo qualcosa come: nella mia vita ho provato diverse pistole, poi mi sono reso conto che solo una è la Colt. >> lo prese in giro lei. << Credevo non saresti mai riuscito a dire una cosa del genere. >> aggiunse.
<< Tu credi anche che basta un pensiero felice per volare. >> ribatté lui sdraiandosi a guardare le stelle. 
<< Non è vero. Serve la polvere di fata prima, pensi ad una cosa felice e poi voli. >> gli spiegò ridendo da sola. << Sai perché sono così legata a queste cose? >> gli chiese mentre lui le faceva segno di sdraiarsi accanto a lui. << Mio fratello Bradley era un ragazzo unico, sempre allegro. Diceva che se qualcosa non ti piaceva di questo mondo potevi immaginarlo diversamente, crearne uno tuo. Ci promettemmo di creare un luogo perfetto, che saremmo andati a vivere in quello più bello. >> non parlava mai di suo fratello e solo al pensiero la bocca acquisì un sapore amaro mentre avvertiva intorno a sé un vuoto deprimente. I ricordi sono come le medicine:quelle con un buon sapore ci mettono di buon umore, quelle amare ci lasciano un gusto sgradevole ma a volte ne abbiamo bisogno. C'è un solo modo per non farsi disgustare dalle singole gocce amare delle sciroppo:mandarlo giù tutto insieme. Per non farsi del male nel riportare alla mente che una persona ci ha lasciato è necessario ricordarsi che c'è stata, che con lei abbiamo vissuto esperienze meravigliose e che rimarrà per sempre con noi.

<< E ci sei riuscita? >> le chiese l'uomo, leggendo la tristezza nelle sue parole.
<< Diciamo che poi sei arrivato tu e ho capito che non è il posto che rende bella una storia, ma con chi scegli di viverla. >> disse sorridendo, stringendo la sua mano. 
<< Da piccola avevo tutto quello che potevo desiderare, avrai visto che la mia famiglia è benestante ma io non sono mai stata felice così. Non mi importa che non abbiamo niente, se ci sei tu potrei vivere anche in un motel. >> gli confidò e anche lui le strinse forte la mano.

Lachelle chiuse gli occhi, cercando di raccontargli le scene che vedeva.
Ha undici anni, è seduta a tavola e fissa il piatto con la solita pasta con la salsa preparata in cinque minuti. Emma è seduta alla sua destra e un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri, alto e slanciato alla sua sinistra: Bradley. Di sottofondo ci sono le voci di un uomo e una donna che si aggrediscono: i suoi genitori. "Sei uno stronzo" grida la donna, lanciando al marito un vaso di fiori preso dal tavolino."Vuoi stare zitta che mi fai sbagliare? Sono io che mi devo sempre occupare di tutto" sbotta lui, indaffarato alla scrivania tra fogli e penne."Hai sempre deciso tutto tu, Daniel. Hai preso il controllo della mia vita da quel maledetto giorno in cui ti ho sposato" la donna lo guarda con disprezzo, gli occhi gonfi di lacrime.
"Perché non vai a perdere tempo come al solito con i tuoi amici?" la canzona lui con cattiveria.
"Io non ti permetto di parlarmi cos" le parole del marito la feriscono, perché nonostante lui si sia sempre comportato male con lei, la donna non gli ha mai fatto mancare amore e affetto.
"Cazzo, mi lasci stare Sarah? Alle sei devo passare in fabbrica per parlare agli operai e mi stai distraendo".
"Perché mi tratti in questo modo? Che ti ho fatto?" si dispera la donna, inginocchiata a terra, avanti alla finestra ma l'uomo si alza, prende i fogli e le dà uno schiaffo prima di uscire sbattendo la porta. Quello era solo uno dei soliti litigi che cominciavano la sera, continuavano tutta la notte e si prolungavano fino a pranzo, quando Daniel andava in fabbrica, ma riprendevano la sera al suo ritorno.
"Papà non si merita una donna come te,un giorno se ne renderà conto" la conforta Bradley prima di portare le sorelle in camera loro, mentre dalla finestra vede l'auto del padre andare via.
"Brad, io non mi voglio mai sposare" gli confessa Lachelle, fuori alla porta della sua camera. Lui la scruta silenzioso mentre fuori piove e di tanto in tanto si sentono tuoni squarciare il silenzio che avvolge la villa dei Winchester."Perché allora si sono sposati? Io non voglio che mi trattino così".
"Non devi avere paura, tu sei forte e testarda. Piuttosto dovremmo preoccuparci per il tuo povero marito" la rassicura lui, abbracciando la sorella e sistemandole i capelli sempre scompigliati."Sai che direbbe Oscar Wilde ai nostri genitori?Si dovrebbe essere sempre innamorati, ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi. Non ti aspettare di trovare facilmente quello che cerchi, l’amore è una cosa bella, è una delle poche magie che riescano a fare gli uomini, ma ci vogliono gli incantesimi giusti e se si sbaglia qualcosa ci si può fare molto male. Ma non devi avere paura di amare. Amor ogni cosa vince. L'amore vince tutto, anche noi cediamo all'amore. Quando incontrerai la persona giusta lo saprai perché non avrai paura a restare sola con lui, al contrario non vorrai essere in nessun altro posto se lui non è al tuo fianco" la consola il fratello, prendendo spunto dai suoi libri preferiti.
"Va bene ma io non ho capito tutto" la ragazzina lo guarda un po' confusa e lui sorride."Chi preferisci tra Aragorn e Caspian?" le chiede."Non lo so. Caspian?" risponde sedendosi a terra, accanto alla lunga finestra di vetro colorata, rigata e appannata dalla pioggia e lui le si siede accanto.
"Un giorno troverai il tuo principe, ti porterà nelle terre che tanto sogniamo e io troverò la mia principessa. Sai una cosa? Ti sfido a chi diventerà re per primo" propone allungando la mano, stringendo la mano al fratello mentre si sentono i lamenti della madre che come al solito piange disperata. Le dà un bacio sulla guancia e raggiungere la madre per consolarla, come sempre.

Lachelle non aveva mai parlato di questo con Dean.
<< Perché allora tuo padre ha cominciato a cacciare? >> le chiese ricordando il volto di Daniel Winchester, che qualche volta cacciava col padre.
<< Perché si è reso conto solo dopo la morte di mamma di quello che aveva perso. >> rispose lei, intrecciando ancora le mani in quelle di Dean.
<< Mi sono sempre chiesto come hai fatto a scappare a 17 anni ma ora mi domando come hai fatto a resistere tutto quel tempo. >> le confessò il cacciatore, pensando a come fosse vivere in quel modo.
<< Non potevo sopportare quell'ipocrisia e neanche Bradley, così siamo andati via. Emma è andata a vivere a casa di un mio zio imprenditore, ci assicurammo che non le mancasse nulla tra i soldi di mamma e papà e quelli di zio Tom. Ho preso i miei libri e sono stata in giro neanche io so dove, fino a che una sera in un negozio ho vinto una scommessa con Bobby su una canzone. Mi conosceva perché ero la figlia pestifera di Daniel Winchester, ma solo dopo avermi portato a casa ed avermi conosciuto capì che l'aggettivo che più mi si addiceva era iperattiva" il tono era più tranquillo, meno amareggiato.
<< Che ti si addice. >> la corresse l'uomo, incuriosito dal racconto ma allo stesso tempo spinto da quell'irrefrenabile istinto di prenderla costantemente in giro. << Com'era vivere con Bobby? >>.
<< Non immagini quante volte ho chiesto di trascorrere una giornata felice con la mia famiglia, ma Babbo Natale di tutta risposta mi portava una lettera con scuse e soldi per comprarmi quello che volevo. >> iniziò cercando di ricordare l’essenziale. << Ma quello che volevo non si può comprare. Casa di Bobby era divertente. Quando non cacciava, non lo vedevi per ore e lo trovavi sul divano a guardare telenovelas. La mattina ti svegliavi e arrivavano tipi come Garth e sentivi Bobby prenderlo in giro oppure lo sentivi sbraitare, ciò vuol dire che era arrivato Rufus. Eravamo tanti in quella casa e Bobby era tutto per me, anche se all'apparenza sembrava distaccato in realtà è stato come un padre. Per questo gli voglio così bene, senza di lui mi sembrava di aver perso le poche cose belle che avevo trovato . Non c'è un altro Bobby Singer al mondo. >> concluse malinconica.
<< Non ti accadrà più niente. Qualsiasi cosa succederà saremo io e te contro il mondo. >> le promise in tono solenne, il tono di chi non ammette il contrario. << Nelle ultime settimane ho sentito il calore della famiglia anche io e so che un giorno ne avremo una nostra. Solo che a maggior ragione non posso permettere ad altri figli di puttana di distruggere altre famiglie e non so se riuscirò a gestire le due cose. >> confessò deglutendo e accarezzandole il viso.
<< In questi giorni ci siamo riusciti. >> le fece notare dandogli un po’ di incoraggiamento.

Verso le nove di sera cominciò a farsi buio ma i due erano ancora stesi sul piccolo ponticello.
<
< Dovremmo dormire separati? >> gli chiese la cacciatrice, ancora scossa da quello che era successo. << Il fatto è che ho una grande voglia di stare da sola con te. >> iniziò ad insinuarsi con la mano sotto la maglietta del Winchester, scendendo fino al pantalone. 
<< A Muriel diciamo che abbiamo dormito separati. >> sussurrò l'uomo facendo lo stesso movimento, rivolgendole un sorriso complice.
<< Separatissimi. >> lo corresse lei baciandogli il collo.

Kansas

Il giorno dopo si svegliano tardi e arrivano a casa di Muriel sfrecciando con l'Impala, giusto in tempo per prepararsi. Dopo aver preso i vestiti, che la signora aveva lasciato loro insieme ad un bigliettino con scritto -POTETE INGANNARE GLI ALTRI, MA IO SO TUTTO-, decisero almeno di vestirsi in stanze separate ma finirono di sistemarsi in auto per recuperare tempo.
<< Finalmente ce l'hai fatta. >> la rimproverò Muriel abbracciandola. << Se non fosse stato per lui, te l'avrebbero già portato via. I capelli te li sistemo dopo. >> disse sorridendole. L’uomo col trench la accompagnò all'altare, dopo averla stretta in un forte abbraccio. La Winchester non era mai stata eccessivamente romantica, eppure nel momento in cui Dean le mise la fede al dito non riuscì a non farsi prendere dall'emozione. Le sembrava di vedere il sorriso del fratello, il volto dei genitori tra la folla di invitati e si domandò se anche Dean stesse provando una sensazione simile. Avevano organizzato proprio un bellissimo doppio matrimonio e a giudicare dal sorriso sulle labbra della sorella tutto procedeva secondo i preparativi. La parte che però i due cacciatori preferirono fu il ristorante, dove non si curavano minimamente degli invitati, stando in disparte a mangiare tutto il tempo.
<< Mi prometti che non cambierà nulla? >> le chiese Castiel. I due stavano parlando di quanto fosse cambiata la loro vita in quegli anni e di quanto non volessero perdere quello che avevano.
<< Siete stati e sarete sempre la mia famiglia, anche se le cose cambieranno, questo non cambierà mai. >> lo rassicurò lei. << Qualsiasi cosa succeda, resteremo i Winchester che salvano il mondo, che fanno il culo agli stronzi. >> aggiunse seria. L’angelo annuì, sperando che le cose sarebbero davvero andate così. 
Rimasero a parlare ancora un po’ prima che Dean e Sam, annoiati, li raggiunsero sulla terrazza.

Lawrence, Kansas

A notte ormai fonda, Dean era nuovamente alla guida dell’Impala, in viaggio verso una vecchia casa a due piani, dove una scritta -Venduta- era stampata su un cartello bianco, che l'uomo stracciò. La donna lo seguì e qualcosa le disse che quella era la casa di Dean, parecchio rovinata dal tempo. Il Winchester le spiegò che in quelle settimane aveva conosciuto lo zio della cacciatrice che aveva regalato loro quella casa, su cui girava una strana leggenda che riguardava un incendio.
<< Consideralo un regalo per il matrimonio. Ha detto solo questo. >> le raccontò euforico. << Ha detto che ci sono alcuni debiti che neanche un uomo ricco potrà mai saldare e che ti deve molto. >> aggiunse.
Lachelle gli spiegò che aveva aiutato sua figlia ad uscire dalla dipendenza dalla droga quando era giovane.
<< Dovunque passi tu le cose diventano più belle. >> constatò l’uomo, emozionato mentre saliva i gradini per entrare in casa.
<< Sei con me? >> le chiese un po’ ansioso, tenendola per mano, facendo sfiorare gli anelli a cui dovevano ancora abituarsi.
<< Se rispondo Fin proprio alla fine mi prendi in giro, vero? >> gli chiese per farlo sorridere, cogliendo l'ansia che lo stava attanagliando. <<Sempre. >> concluse spingendolo in casa, dubitando che avesse colto la citazione. Un'altra avventura per i due cacciatori stava iniziando proprio in quel momento, nella casa dove tutto era cominciato. L'unione sarà sempre la loro forza, la loro arma contro il male che combattono da sempre e non smetteranno mai di ostacolare.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** She brings me love, love. I know it's all that I need ***


12-She brings me love, love. I know it's all that I need

15 anni dopo

In Kansas c'è una piccola famiglia, la cui storia è cominciata molto tempo fa e coinvolge la vita di tantissime persone:si chiamano Winchester e vivono in un umile villetta alle spalle di una collina che ricorda un po' quella del vecchio Bilbo Baggins, con tanto di vialetti, alberelli e balle di fieno, affiancata ad altre villette e poco distante dal centro della città. Il Kansas era il luogo in cui sono nati e lì hanno deciso di trascorrere il resto della loro vita, per dare un futuro ai loro figli, un'infanzia e un'adolescenza tranquilla, per garantirgli tutto quello che invece loro non hanno avuto. Di fronte a loro c'è la dimora di un'altra famiglia Winchester, dove l'avvocato Sam vive con sua moglie Emma e i loro figli Kevin, ormai un affascinante ventenne e Colin, quattordicenne amante dello sport.
La casa di Dean e Lachelle, insieme ai figli Muriel e BobbyJohn Junior, è circondata da un cancello di ferro nero rialzato su un muretto di mattoncini e l'ingresso è adornato da un grandissimo e circolare tappeto di benvenuto che i coniugi Winchester si occupano di controllare ogni giorno. Poco distante c'è una piccola aiuola a cui da piccola Muriel aggiungeva ogni giorno un nuovo fiore col padre e ancora più avanti il garage dove la Chevrolet Impala del '67 alloggia da sovrana, coccolata e curata da Dean, quando non lavora in officina. Dall'altro lato c'è un asse con un canestro da basket con cui BobbyJohn spesso si allena per le partite, poi il tavolo da giardino dove d'estate si riuniscono tutti i Winchester per il barbecue.

La loro è una delle case più belle del quartiere; i passanti ne ammirano l'originalità e anche gli operai quando quando hanno fatto dei lavori ne sono rimasti incuriositi:avrebbero giurato che nei muri ci fossero strati spessi di ferro, ma questa è una cosa che solo Dean e Lachelle possono sapere. Dopo aver salito gli scalini, dove da piccola Muriel giocava col padre, si arriva alla porta d'entrata accanto ad una grande finestra da cui si scorge il salone; il periodo dell'anno in cui questa è la stanza più bella è sicuramente il Natale, quando si riempie di luci, colori e profumi e i Winchester mangiano tutti insieme. Superato il divano e il camino, un corridoio porta alla cucina, poi al bagno in cui Colin aveva l'abitudine di rompere le bottiglie di profumo giocando a pallone con BobbyJohn e alla stanza in cui ogni tanto dorme "zio Castiel". La scala a chiocciola porta al piano superiore dove ci sono le stanze dei ragazzi, che ogni anno ridipingono insieme dando libero sfogo alla fantasia, il bagno e la camera da letto di Dean e Lachelle, in assoluto la stanza che i due preferiscono. Tra libri e dischi, è perfino più incasinata delle stanze dei ragazzi ma anche quella ha qualcosa di strano; come il bagaliaio dell'Impala, anche il comodino di Dean rimane sempre chiuso a chiave.

Ogni cosa in quella casa ha una propria storia, un ricordo significativo per loro.
Il divano è il posto dove Dean, di ritorno da lavoro quando Muriel era piccola trovava le due donne a guardare i cartoni animati, o meglio la bimba a guardare i cartoni e Lachelle a dormire, mentre la piccola le accarezzava la pancia che ospitava BobbyJohn; le gravidanze della cacciatrice non sono state affatto facili perché col tempo hanno scoperto che dopo anni di caccia alcune ferite rimediate sul lavoro le avevano creato dei problemi che l'hanno costretta a non fare molti sforzi in dolce attesa, ma nonostante tutto la donna è stata forte con Dean al proprio fianco e gli ha dato la gioia di due piccole pesti.
Accanto al divano c'è un piccolo tavolino, i cui piedi sono stati rosicchiati da un topolino che BobbyJohn aveva catturato a scuola ed imbucato a casa; la permanenza di Optimus Prime,così chiamato perché-non si sa come-aveva macchie rosse e blu per tutto il corpo, non è poi durata molto dopo che i Winchester se ne sono accorti, ma per evitare una crociata da parte della piccola peste avevano inscenato una fuga.
La finestra in fondo alle scale è coperta da una tenda di diversi colori, questo perché hanno dovuto ricucirla diverse volte senza mai avere il coraggio di buttarla. Dean una mattina, alzandosi per andare a fare colazione, è scivolato sulla pozzanghera d'acqua lasciata a terra da Muriel di proposito per farlo cadere; lei e il padre avevano litigato perché lui non voleva farla uscire con un "tipo sospetto", ma fortunatamente aggrappandosi alla tenda ha attutito la caduta e i due hanno fatto pace. Un'altra volta BobbyJohn e Castiel stavano giocando a nascondino e l'angelo, stanco di perdere, aveva cominciato a buttare tutto per aria ma l'unica cosa lesa fu di nuovo la tenda. Poi un'altra volta ancora Lachelle la stava mettendo in lavatrice mentre Dean era a farsi la doccia e tra una distrazione e una battutina maliziosa, il tessuto è finito nel cesto dei giocattoli del piccolo ,che l'ha successivamente usata per legare la sorella.

I Winchester sono una famiglia rispettabile e tranquilla anche se osservata a lungo può risultare molto strana; comprano sempre grandi quantità di sale quando vanno al supermercato, si affacciano subito alla finestra se un rumore o un grido rimbomba nel vicinato, collezionano ogni edizione del giornale locale, a volte escono con un borsone dopo aver lasciato i ragazzi dal fratello e tornano al mattino presto, sporchi di sangue. Nonostante tutto sono una famiglia felice, con un tenebroso passato alle spalle e qualche ombra nel presente, ma felice;la  domenica pranzano con gli altri Winchester, d'estate vanno al mare insieme, festeggiano i compleanni e le feste come non avevano mai fatto, si fanno scherzi, si aiutano nel momento del bisogno, ciascuno è sempre pronto ad aiutare gli altri.
<< Sta arrivando. >> annuncia elettrizzata Muriel alla madre.
Lachelle la guarda, le sembra solo il giorno prima che piangeva perché Dean le nascondeva le bambole e invece ora si prepara ad uscire con gli amici.
<< Non è che questo Christian… >> comincia lei, dopo essersi assicurata che Dean non fosse nei paraggi; sa quanto è geloso della figlia e vuole evitare di farlo preoccupare.
<< Mamma. >> replica lei arrossendo. << Mi piace stare con lui ma sono piccola per queste cose. >> dice guardandola negli occhi, gli stessi occhi verdi di Dean.
<< Ok, mi fido di te. >> si limita a dirle, consapevole che, anche se avesse voluto, non poteva proteggerla per sempre. << Anche papà. E' di chi vi sta intorno che non si fida. >> aggiunge sorridendo.
<< A volte sembra MOODY, gli manca solo mettersi a ripetere Vigilanza costante. >> scherza la ragazza. Lachelle leggeva ai piccoli sempre i suoi libri preferiti ed è riuscita ad insegnar loro qualcosa. Un vociare di ragazzi e ragazze annuncia l'arrivo degli amici di Muriel sotto al cancello. Dean è in giardino a lavare l'Impala ma quando li vede posa la spugna e prende una fiaschetta dal cofano, poi lo richiude accuratamente a chiave.
<< Aspettate un giardino. >> li saluta aprendo il cancello per far passare 3 ragazzine more accompagnate da due ragazzini, uno moro e l'altro biondo.
<< Aspettiamo fuori. >> risponde educatamente il ragazzo moro di nome Christian. Ha i capelli corti con una frangia sulla FRONTE, gli occhi chiari e un'espressione da bravo ragazzo.
<< Ho detto di aspettare in giardino. >> ripete l'uomo minaccioso e i ragazzi ubbidiscono. Dopo aver percorso il tappeto ed essere arrivati al tavolo del barbecue, si ritrovano il viso bagnato col contenuto della fiaschetta che Dean ha in mano.
<< Fa caldo, vero? >> chiede vago, ignorando le espressioni dei ragazzini . << Christus. >> riprende fingendosi disinteressato, lasciandoli ancora più perplessi.
Si allontana, verso il garage, facendo cenno con le dita al biondino di seguirlo.
<< Ascolta bello, vedi di non sfiorare mia figlia neanche per sbaglio altrimenti ti frantumo le ossa, chiaro? >> lo minaccia, pensando alla sua piccola che sta crescendo e che le vogliono portare via, la piccola che la notte non li lasciava dormire, la stessa con cui si alleava per sabotare la cena di Lachelle.
< I-io s-sono un b-bravo ragazzo. >> balbetta con le gambe tremanti Christian, sistemandosi con le mani sottili la cravatta abbinata al vestito elegante che indossa.
<< Intesi? >> incalza, come se non avesse sentito la risposta.
Muriel scende con tanta eleganza dalle scale, ha lo stesso portamento e la stessa andatura sicura del padre, i capelli scuri come quelli della madre che le arrivano fino alle spalle, gli occhi verdi come i suoi. Indossa un abito blu, della ballerine bianche come il fiocco che le adorna i capelli, del resto se porta il nome di Muriel qualcosa da lei deve pur aver ereditato. E' pronta per andare al ballo di fine anno col ragazzo che le piace e che ci aveva impiegato l'intero anno per conquistarla.
<< Non sono mai andato al ballo. Se vuoi posso accompagnarti io. >> le dice Dean, guardandola innamorato. Lei gli sorride e poi va via con gli amici.
<< Alle nove e mezza la riporto a casa. >> dice il ragazzo serio, ma Muriel è una Winchester e i genitori sanno che il ritardo scorre nelle sue vene.
<< Solito rito? >> chiede la donna raggiungendo il marito in giardino e la risposta che non arriva le conferma quello che sospettava.
<< Muriel non gioca più con me, sta diventando grande e pensa agli amici. Non mi racconta più le cose, le dice solo a te. >> sussurra amareggiato.
<< E' sempre stata la tua piccola, non ha il coraggio di venirti a raccontare se le piace un ragazzo ma ti vuole sempre bene. >> gli dice lei sorridendo. Gli dà un bacio per calmarlo.
<< Papà. >> lo chiama BobbyJohn da una finestra della casa di Sam ed Emma. << Posso rimanere a dormire da zio Sam? >> gli chiede urlando e il padre gli dà un cenno con la mano.
<< Grazie per averlo chiesto anche a me. >> gli urla Lachelle. << C'è ancora chi ti dimostra fedeltà, capitano. >> gli dice baciandolo ancora.

Dopo aver finito di lavare l'Impala Dean torna dentro, raggiunge Lachelle in cucina che cerca tra i mobili qualcosa da mangiare insieme mentre si vedono un film, ma lui la sorprende da dietro le spalle, baciandola sulla guancia e stringendola alla vita; sa che quello è uno degli abbracci che ama di più.
La cucina è la stanza più luminosa perché sulla destra, all'altro lato della porta, c'è un'enorme finestra che hanno dovuto barricare perché BobbyJohn la usava per sgattaiolare fuori, rischiando più volte di farsi male. Inoltre è anche la stanza più profumata perché la donna col tempo e con l'aiuto del marito aveva imparato a fare tanti dolci.

<< I bambini dormono. >> la avvisa Dean sbucando in cucina dal nulla.
<< Che hai dietro la schiena? I regali non li abbiamo nascosti in camera di Cass? >> gli chiede lei chiudendo il cassetto dove stava rimettendo a posto le posate.
<< Da piccolo ne avevo sempre voluto uno ma non l'ho mai detto a papà. >> risponde lui con entusiasmo sventolando due palloni azzurri con il manico. Lei lo segue fuori in giardino a piedi scalzi, ma non se ne pente anche se il freddo di gennaio glieli congela; quella freschezza le dà senso di libertà, gioventù e vitalità.
<< A chi arriva prima? >> propone Lachelle impugnando uno dei due palloni e i due partono per poi arrivare insieme al cancello, ma la donna lo spintona per farlo cadere e si proclama vincitrice.
<< Ah, davvero? Vuoi il gioco sporco? >> scherza lui mettendo le mani in una pozzanghera di fango e poi sul viso della donna, che per difendersi lascia il manico e cade dal pallone. Tra risate e soffi gelidi di vento si ritrovano sdraiati a terra, il corpo di Dean che come al solito schiaccia quello della moglie, ormai abituata a sostenere quel peso.

La casa al momento è tutta loro e la cacciatrice trascina il marito in camera da letto, ma per mostrargli la foto del loro matrimonio.
"Ricordi quando ti ho promesso di amarti per tutta la vita?" gli chiede guardandolo negli occhi.
Immagini meravigliosi invadono le loro menti. Il lago, gli alberi, l'anello, il matrimonio a sorpresa, i sorrisi, le lacrime, gli occhi luminosi, i vestiti, il ristorante, Cass che faceva concorrenza al fotografo, stare mano nella mano e ballare; ripensare a quelle cose fa emozionare entrambi ogni volta, perché mai si erano sognati di poter essere così felici, di meritare la stessa felicità degli altri.
<< Un giorno anche a Muriel e BobbyJohn accadrà lo stesso. >> gli dice lei, con tono dolce. << E spero siano fortunati come lo siamo stati noi. >> conclude mentre una lacrime le scende calda. Ogni giorno ringrazia Dio per l'opportunità che gli ha dato e non c'è giorno in cui non pianga per la fortuna che ha avuto, anche quando litiga con Dean e con i figli sa che sono la cosa più importante della sua vita.

<< Ti sei messo a fare Robin Hood? >> lo rimbecca Lachelle infuriata, respirando lentamente per calmarsi. << Io la punisco togliendole la merenda e tu gliela porti di nascosto? Perché io sono cretina, non me ne accorgo. >> continua sbattendo la porta della cucina.
<< Puniscila in un altro modo, sempre se ha fatto qualcosa da meritare una punizione. >> si difende lui buttandosi su una sedia.
<< Senti Dean, non cominciare a difenderla come sempre, so quello che faccio. Muriel vuole mangiare solo schifezze e approfitta che sto in questo stato per fare quello che vuole. >> continua imperterrita lei. << Ci rimango io tutto il giorno a casa, lo sai che non mi posso stancare, quindi mi devo adeguare per i prossimi mesi. >> continua poggiando istintivamente la mano destra sul pancione. Lui la scruta, poi sospira e si avvicina.
<< Hai ragione, scusa. >> dice dopo aver riflettuto. Le accarezza la pancia e poi le dà un bacio.

<< Finalmente soli. >> dice lei portandolo lentamente sul letto e lui le sorride malizioso.
<< Non ti sazi proprio mai. >> la provoca lui schiacciandola sul materasso e proprio come ai vecchi tempi, nei momenti meno opportuni appare Castiel.
<< Castiel, che ci fai sotto al letto? >> gli chiede il cacciatore sorpreso e lui gli fa segno di non parlare.
<< Sto giocando a nascondino con BobbyJohn e sto vincendo senza barare. >> dice a bassa voce ma poi esce allo scoperto quando gli spiegano che il ragazzo è andato da Sam.
<< Deve avere una lezione. >> annuncia con tono minaccioso.
<< Non apparire all'improvviso, non so più che scuse inventare. >> lo avverte la donna, prima che l'angelo scompaia nel solito battito di ciglia.
<< Allora, dov'eravamo rimasti? >> le chiede Dean mentre riprende a baciarle il collo e lei gli sbottona la camicia rossa.
Quel letto con gli anni è diventato sempre più comodo e stare in quella stanza sorridendo è una grande vittoria per entrambi.

<< Hei, hei, calmati, respira piano. >> la rassicura Dean, steso su un fianco sul letto mentre le stringe forte la mano.
<< Dean, ho paura. Non voglio che succeda ancora. >> dice la donna ansimando, ma lui continua a tranquillizzarla. << Va tutto bene, tesoro calmati. >> le ripete mentre le accarezza la pancia. Dean si è sempre preso cura di lei, che si sentiva in colpa per non avere delle gravidanze normali, ma lui le continuava a ripetere che non era colpa sua e che questo la rendeva una donna forte.
<< Resta vicino a me. >> gli sussurra la donna, prima di addormentarsi tra le sue braccia.

Si amano, non importa quante candele dovranno spegnere sulla torta, quale fosse il loro passato, cosa dicono i vicini, di che colore diventeranno un giorno i loro capelli, importa solo vivere insieme ed amarsi giorno per giorno, stare l'uno accanto all'altra, svegliarsi e guardarsi negli occhi, baciarsi fino a che le labbra lo permetteranno. Ma la cosa più importante è che quando arriva la sera, quando arriva il momento di andare a dormire dopo una lunga giornata stancante, proprio come da giovani continueranno a giocare, a ridere, a condividere tutto, gioie e dolori per tutta la loro vita, sulla Terra e in futuro nella loro più che meritata fetta di Paradiso anche se ormai, per loro, tutta questa differenza non esiste più.

 

 


Volevo fare una piccola dedica a delle persone importanti,che per la prima volta nella mia vita mi hanno fatto sentire un po' apprezzata.

A Concy_93_,che mi ha aiutato molto e spronato a migliorare.                        A Nerea_V,che ha commentato ogni capitolo dandomi un coraggio                                   
Io volevo fare la regista ma se non fosse stato per lei,                                 che non avevo mai avuto:è stato bello sapere che qualcuno                                            

i miei capitoli sarebbero ancora prove per i futuri copioni.                                    prende in considerazione quello che faccio.                                                                         


Alle mie migliori amiche Checca che mi ha supportato all'inizio,Mery e Grazia che hanno letto alcuni capitoli nonostante leggere non è da loro. Al professore di filosofia,che mi lasciava scrivere nelle sue ore,convinto che un giorno gli avrei fatto leggere quello in cui mi stavo impegnando,ma non so se ne avrò mai il coraggio.

 

E soprattutto a Dean Winchester,l'uomo della mia vita,l'uomo che amo profondamente,l'uomo che mi fa piangere e tremare tutta solo a pronunciarne il nome,il Peter Pan che continuerò ad aspettare:un giorno sarà alla mia finestra,magari non perderà l'ombra ma le chiavi dell'Impala,ma so che continuerò ad aspettarlo,pronta a correre in suo aiuto quando ne avrà bisogno.

Grazie di cuore.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1792374