Helene.

di valeshady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Aprii i miei occhi alle 4 del mattino come mio solito fare. Spostai il mio sguardo dal soffitto alla finestra alla mia destra, fuori era ancora buio. Mi misi seduta sul letto, ero stordita, mi sforzavo di ricordare cosa ebbi sognato quella notte. Come sempre mi ricordavo solo piccoli frammenti, mi sembrava di vivere in una vita parallela nei miei sogni. Passarono le ore e arrivarono le 10, io ero gia vestita con un semplice vestito rosso che arrivava alle caviglie e un paio di sandali neri. Corsi a spazzolare per l’ultima volta i miei lunghi capelli neri che mi arrivavano sotto la vita. Mi specchiai per vari minuti, chiedendomi cosa mia sorella Fatima avesse in più di me, tutti mi fanno i complimenti per la pelle candida e soffice, per i lineamenti angelici, per i profondi occhi verdi, per le mie mani sempre curate… però… Fatima, ha sempre avuto qualcosa in più di me. Vorrei che non esistesse. sentii provenire da fuori la mia porta, come al solito Leyla, colei che si occupa dell’organizzazione dei domestici, mi chiama, non mi degno nemmeno di risponderle e un paio di minuti dopo esco dalla mia stanza. Scendo lentamente le scale e attraverso il lungo corridoio bianco contornato da molte colonne dorate e arrivo alla sala pranzo. Grande e imponente, come sempre, le mura sono di colore azzurro e in mezzo c’è un tavolo molto lungo di diamante coperto con una tovaglia bianca. Tutti i miei parenti erano seduti ai loro rispettivi posti, mio padre era il capotavola infatti lui è il dio più potente di tutta Asira. Alla sua destra mia sorella Fatima e il posto alla sua sinistra, ancora vuoto, è il mio. Mi vado a sedere e iniziamo a fare tutti quanti colazione. Come sempre tutti facevano i complimenti a Fatima, dai capelli al nuovo vestito, oppure per qualche arte imparata… ogni tanto qualcuno si accorgeva di me ma per poco tempo. Passò la mattina e arrivò il pomeriggio, io me ne stavo in camera a leggere la storia di Asira. Mio padre fondò questo regno per salvare tutti quanti dalle tenebre. Tutti diedero il loro contributo per costruire una città forte e in grado di proteggere tutte le persone. Mia madre, Asla, aiutò molto mio padre Sirius. Mia madre al tempo lo aiutò a costruire le grandi mura che circondano Asira, sono mura speciali con dei sigilli per allontanare le forze maligne che al tempo regnavano su tutto. In più Asla contribuì a rinchiudere in un cella speciale tutti gli individui più violenti e sanguinari e coloro che richiamavano o usavano le forze del male. Sirius invece, mio padre, costruì il palazzo reale, le scuole, molti edifici medici e insegno a tutti i valori dell’unione, dell’amicizia e dell’amore. In più aiutò tutti quanti a scacciare tutti i pensieri cattivi che offuscavano le menti delle persone. Da li a poco Asla e Sirius Iniziarono a scacciare il male al di fuori delle mura e a creare un vero e proprio impero. Scesero sulla Terra e la liberarono dalle grinfie di un potente stregone di nome Arcan, e la presero sotto custodia insieme a molti altri pianeti. Chiusi il libro, ero stanca di leggere e andai al giardino del palazzo. Era sempre ben curato, tutti i fiori erano sempre freschi come appena sbocciati, erano svariati tipi di piante e fiori. La custode del giardino è mia sorella, a le piace fare giardinaggio e imparare nuove arti per aiutare la crescita delle piante o dare più vigore ai fiori o per rendere più fertile la terra. Alzai gli occhi al cielo e ripensavo a mia madre, ella morì per togliermi una maledizione. All’età di tre anni, in una notte calma, Arcan riuscì ad entrare nella città e riuscì ad eludere le guardie. Mi rapì e mi impresse una maledizione… All’età di 21 anni io avrei dovuto uccidere mia sorella e distruggere il regno di Asira e dopo di che venir inghiottita dalle tenebre e morire tra varie sofferenze. Mia madre per togliermi la maledizione diede la sua vita. Da allora molte persone mi guardano ancora male pensando che la maledizione non sia stata scacciata e che la vita di ma madre sia stata sprecata per niente. Feci un sospiro abbassando la testa al pavimento, infondo sono cose passate e io non ne ho colpa alcuna. Asira avrebbe dovuto avere maggior difesa al tempo. Alzai lo sguardo dritto davanti a me e vidi Fatima che annaffiava i suoi fiori, mi avvicinai a lei. Lei sempre con quella sua espressione serena, come un morto, impassibile. Io iniziai a sentirmi male per l’odore troppo forte che facevano tutti i fiori e dissi a Fatima con tono cattivo: “ma come fai a stare qui?!? Non senti l’odoraccio che emanano questi fiori? In più sembrano perdere colore”, lei si fermò d’un tratto dall’annafiare i suoi fiori, mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo gelido capace di perforare una pietra, fece un sorriso a 36 denti e disse: “si hai ragione stanno perdendo il loro colore” si fermò, diresse il suo sguardo verso una rosa blù e continuò: “non trovi che siano ogni giorno più belli i petali di questi fiori?”. Lei è pazza! Pensai , non le risposi e me ne andai via. Spero che un giorno i suo maledettissimi fiori appassiscano tutti quanti, io non la sopporto più con quel suo modo di fare altezzoso. Entrai nel palazzo e vidi mio padre venirmi contro, sempre con quell’aria fiera di se, si fermò e mi disse: “Helene! Sei sempre così bella, sei stata in giardino?” io risposi con un semplice si, e lui poi mi disse: “Ah bene! Ci stò giusto andando io! Sai se per caso c’è tua sorella Fatima li?” io stufa oramai risposi: “Si c’è Fatima li che si stà prendendo cura come sempre dei fiori e delle piante” Sirius fece un sorriso enorme: “Ah brava la mia adorata figlia! Sempre a prendersi cura del giardino, abbiamo fatto bene a nominare lei come custode del giardino, se ne prende sempre cura, sono certo che vostra madre ne sarebbe stata molto fiera, le porterò un regalo!” Il mio animo si rattristì per un attimo, sempre a dare tutte le attenzioni a lei, io non ho mai nessun merito e se faccio qualcosa ricevo solo una pacca sulla spalla. Mio padre dirigendosi al giardino prese da una tasca un ciondolo con un pentacolo che aveva in mezzo incastrata una pietra viola. Quel ciondolo era destinato a me… Probabilmente mio padre se ne era dimenticato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Ero rinchiusa in camera da ore. Piangevo sul letto. Ero triste. Nessuno mai si ricorda di me, tutti pensano sempre a Fatima, io glie la farò pagare cara! Mi fermai un attimo e mi diedi uno schiaffo, i pensieri cattivi ad Asira sono vietati… Guardai l’orario ed era gia tardi. Dovevo prepararmi per la cena. Mi alzai dal letto con molta fatica e andai a cambiarmi. Indossai un corsetto nero e una gonna che arrivava alle ginocchia, contornata con del pizzo alle estremità. Mi misi degli stivaletti neri e un ciondolo con una rosa nera. Mi raccolsi i capelli in due codini e mi indirizzai al salone. A tavola sempre la stessa storia, io trascurata e Fatima sempre lodata, in più indossava quella collana che era destinata a me. Quella sera ero particolarmente muta, ero triste, ma nessuno se ne accorgeva e mai se ne sarebbero accorti. Guardai un attimo il soffitto pieno di rappresentazioni dei miei genitori che scacciano le tenebre da Asira, all’improvviso un particolare mi colpì, vidi un bambino circondato da una nebbia nera che piangeva e sopra di lui una spada che gli cadeva addosso. Il mio sguardo si fece serio, mi chiesi se in verità non eravamo noi i veri cattivi. La serata si concluse e ognuno torno alla propria dimora. Io tornai silenziosa in camera è mi buttai sul letto, continuavo a pensare a quel bambino del ritratto, non era giusto. A poco a poco mi addormentai. Il giorno seguente mi svegliai sempre alle 4, fuori era come al solito buio. Decisi di andare in giardino e in silenzio attraversai il palazzo reale. Era tutto vuoto e silenzioso, nel giardino le piante sembrava stessero dormendo e la brina che le ricopriva sembrava un incantesimo di eterna giovinezza. Camminando a un certo punto vidi per terra una fascia blu, la raccolsi, era così morbida, probabilmente era di Fatima, la stretti forte nella mia mano con un odio inimmaginabile e con un potere che non avevo mai sentito in me scacciai attorno a me un onda d’urto potente. Tutte le piante si spezzarono e i fiori appassirono. Mi guardai attorno allibita e decisi che era meglio andarmene da li. A pranzo Fatima era un po’ silenziosa, con uno sguardo che nascondeva un velo di tristezza. Persino i suoi capelli a caschetto che solitamente erano perfetti erano un po’ trasandati e anche il loro color platino era spento. Durante il pomeriggio sentendomi un po’ in colpa andai al giardino per dare una mano a Fatima, infondo è colpa mia se il giardino era rovinato e non l’ho fatto nemmeno apposta. Arrivata li vidi il giardino deserto, non c’erano piante ne fiori, solo terra. Arrivò Fatima tenendo in una mano un libro e nell’altra un secchio con dentro delle bustine di semi. Si inginocchio, fece una piccola buca, ci mise un paio di semi, chiuse dolcemente la buca ci appoggiò la mano e leggendo delle frasi dal libro fece crescere un germoglio. La raggiunsi e chiesi a bassa voce: “Ciao… Sorella Fatima… Posso aiutarti?” Lei non rispose, io mi inginocchiai accanto a lei: “Non conosco l’arte che usi per le piante ma puoi sempre insegnarmela e posso aiutarti a rimettere apposto il giardino” Lei mi guardo con gli occhi pieni di lacrime e con voce tremolante inizio a dire: “Perché Helene? Perché? So che sei stata tu a distruggere il mio giardino, l’ho sentito dal sussurro di una pianta ancora in vita…” io ne rimasi un po’ sconvolta e abbassando lo sguardo dissi: “Si, è colpa mia però non l’ho fatto apposta... ti prego permettimi di rimediare” Fatima mi guardò con aria incredula, e non rispondendomi continuò nel suo lavoro. Io indignata me ne andai via, io ci ho provato a rimediare ma lei non ha voluto accettare il mio aiuto, si arrangerà. Durante la cena Fatima aveva un’aria strana, mentre tutti le facevano i complimenti e le auguravano la buona fortuna per rimettere apposto il giardino lei disse: “Grazie davvero a tutti quanti! Tu Helene potresti anche darmi una mano, invece te ne stai tutto il tempo in camera e non concludi mai niente di buono” Tutti mi fissarono male, Sirius fece finta di non sentire. Fissai Fatima davanti a me che sorrideva, ero troppo infuriata quindi nascosi la mano destra sotto il tavolo e con i miei poteri spostai velocemente il ripieno di pollo e lo buttai addosso a Fatima. Lei cadette dalla sedia tutta sporca, in sala scese un silenzio di tomba. Sentivo un’energia potente travolgermi, guardai la mia mano e vidi un’aura nera che la circondava, simile a quella del bambino nel ritratto. Sirius si alzo furioso e aiutò Fatima a rialzarsi, con sguardo severo e una voce potente disse: “Chi è stato?” L’eco ripete quelle parole un altro paio di volte, io con uno sguardo da sfida mi alzai e con calma dissi: “sono stata io”.

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