Fuyu - ai ga kuru

di Sel Dolce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Yuki ***
Capitolo 2: *** Sukēto ***
Capitolo 3: *** Kurisamasutsuri ***



Capitolo 1
*** Yuki ***


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   Il cielo grigio e carico di nuvole ricopriva l'intera città di Misora. L'aria era gelida e tutti si affrettavano a raggiungere la propria abitazione il prima possibile. Era pieno Dicembre e le strade erano illuminate da gioiose luci natalizie di tutti i colori con le forme più simpatiche riguardanti il Natale.

Per un stradina, a poca distanza dal liceo di Misora, una ragazza dai capelli rossi camminava lentamente guardando verso le nubi grigiastre che annunciavano bufera. Il forte vento le scompigliava la frangetta mandando qualche ciocca più lunga sugli occhi facendola sorridere un po'.

Era appena finita la giornata scolastica che precedeva le vacanze natalizie, anche se il professore l'aveva caricata di compiti Doremì non si fece scoraggiare e continuò a sorridere canticchiando le canzoni di Natale più conosciute in tutto il mondo.

Le urla dei bambini che si rincorrevano per raggiungere la casa di uno di loro riempivano le strade facendo sorridere i più vecchi che guardandoli ricordavano la loro gioventù ormai così lontana.

Doremì soffiò increspando le labbra screpolate e una piccola nube si creò di fronte a lei, simile al fumo di una sigaretta. Invece di prendere la strada di casa decise di godersi quella giornata – a tutti rovinata per il cattivo tempo – raggiungendo il parco dove giocava sempre da piccola.

La lunga sciarpa rossa le copriva il collo proteggendola dal freddo pungente. La sciarpa era un regalo di Momoko dall'America, le era arrivata questa mattina e non aveva saputo resistere fino al giorno di Natale.

Soffiò svariate volte come faceva da piccola, le mani a coppa intorno alle labbra per indirizzare davani a lei lo sbuffo. I bambini guardando il cielo farsi più scuro erano scappati a casa desiderosi di ritrovarsi davanti a una bella cioccolata calda.

Qualcuno si sedé accanto a lei, ma non gli diede molto peso intenta ad osservare il primo fiocco di neve della stagione cadere sopra la sua mano nuda. Sorrise dolcemente pensando che questo era il periodo dell'anno che preferiva, quello con la neve e con la magia del Natale.

Altri piccoli fiocchi di neve iniziarono a scendere cominciando a ricoprire il terreno facendolo diventare bianco. La panchina stava diventanto veramente fredda ma a nessuno dei due sembrava interessare per quanto erano attirati dalla neve che scendeva lentamente, senza alcuna fretta.

Le guance di Doremì presero ad arrossarsi e i capelli diventavano sempre di più bagnati, peccato che Momoko non le avesse mandato anche un cappello di lana da abbinare alla sciarpa.

Quando erano iniziate le medie finalmente aveva avuto il coraggio da dare una lettera d'amore a un ragazzo che aveva sempre pensato di odiare, ma che alla fine l'aveva sempre aiutata nei momenti peggiori.

Non aveva ancora ricevuto una risposta e lei la aspettava ancora. Quella non era stata una delle sue tante cotte che aveva avuto fin da bambina. Quella era una cosa seria e, se dopo quattro anni, aspettava ancora il suo ritorno da quella stupida scuola fuori città.

La neve. La sua pelle era bianca come la neve ed era soffice come essa. Si maledì, quante volte avrebbe potuto accorgersi dei suoi veri sentimenti, quante volte avrebbe potuto cogliere nel suo sguardo quella scintilla che le faceva battere forte il cuore.

Di lui erano rimaste solo le foto e i ricordi. Ricordi di liti, di parole urlate con cattiveria, delle magie che faceva per aiutarlo, per i talismani che lui prendeva – e guarda caso gli aveva sempre creati lei – belli e brutti ricordi non la facevano dormire la notte, tenendola sveglia con una costante sensazione di disagio verso se stessa. Disagio perchè non poteva capacitarsi che era stata così sciocca e attratta dalla bellezza esteriore che da quella ineteriore.

Un fiocco le cadde sulla punta del piccolo naso all'insù scaturendo una risata dal suo compagno di panchina. Si girò intenzionata a dirgliene quattro, su quanto fosse maleducato di ridere apertamente di lei. Si fermò con la bocca mezza aperta, non poteva credere ai suoi occhi.

Una busta le scivolò sulla gonna blu a pieghe, era siggillata con un adesivo a forma di cuore. Sotto a quella ce n'era un'altra, ma a differenza della prima, l'adesivo era a forma di fiocco di neve.

« Scusami se ci ho messo così tanto tempo per risponderti, ma volevo dartela di persona » si scusò il ragazzo sorridendole, un sorriso che non aveva scordato in questi tre lunghi anni. Era diverso per molti versi, forse era anche maturato, ma lo avrebbe riconosciuto tra mille. Era lui, non c'erano dubbi.

Quante notti aveva passato a scrivere lettere senza mai mandargliele? Troppe. E ora lui era lì, a pochi centimetri da lei che le sorrideva come se non se ne fosse mai andato, come se non l'avesse mai lasciata senza una risposta.

Gli angoli degli occhi divennero umidi, non era mai stata brava a trattenere le sue emozioni. Una piccola lacrima scese lungo la guancia destra fino a cadere sul sofficie strato di neve. Ora ne era sicura, amava la neve quasi quanto amava lui.

« Non preoccuparti, va tutto bene » rispose prendendo tra le fredde dita la seconda lettera, era come in un sogno. Il più bel sogno di sempre.

La magia. Non le serviva quella, l'aveva capito adesso. Avrebbe sempre dovuto usare il coraggio, quello che a lei all'età di dieci anni mancava. Le sue amiche sarebbero state fiere di lei se solo avessero saputo, se solo stessero ancora insieme come un volta.

Aprì la busta con mani tremanti, forse dentro c'era scritto che la rifiutava o peggio. Scosse la testa, non doveva nemmeno pensare a quelle cose sennò avrebbe continuato a ignorarla e non sarebbe tornato lì a Misora solo per darle una lettera di riufiuto.

 

Harukaze,

no, meglio Doremì. Perciò ricomincio.

Doremì,

devo ammettere che la tua lettera mi ha sorpreso, non me lo sarei mai aspettato. Ti ho sempre considerato una ragazza dalla cotta facile e infondo lo eri, il capitano di calcio della nostra scuola per esempio o quell'altro ragazzo dai capelli viola dell'altra scuola.

A scuola non potevamo fare altro che urlarci contro, farci dei dispetti a vicenda ma alla fine ci aiutavamo sempre.

Quando venivo nel negozio dove lavoravi tu con le tue amiche l'unico motivo per cui venivo eri tu. A quei tempi ero ancora un ragazzino e non avevo capito i miei sentimenti, ero proprio sciocco.

Scrivo questa lettera mentre sono in treno, tornando a Misora. Non arrabbiarti perchè ti scrivo solo adesso, posso giurarti che i miei sentimenti sono sempre stati gli stessi, da quel pomeriggio sulla spiaggia prima della mia partenza.

Siamo in inverno, la tua stagione preferita. Spero che nevichi quando ti vedrò, il tuo sorriso sotto i fiocchi di neve è luminoso.

Sperando che tu mi perdoni,

Tetsuya Kotake

 

Doremì chiuse lentamente la lettera, erano poche righe non molto chiare almeno per lei ma quello che contava è che lui era tornato per lei. Che sapeva che amava l'inverno e la neve. Forse era presto per perdonarlo dopo tre anni di attesa.

Una idea le balenò in testa, lo avrebbe messo alla prova.

« Domani ti va di andare a pattinare sul ghiaccio? ».

 

Angolo me:

L'ho fatto, dovevo farlo. So che devo mandare avanti la long ma non potevo resistere, dovevo fare questa raccolta di OS.

Inizio con il dire che questo è il primo di sei capitoli (come se non si fosse capito dalla intro) e il prossimo parlerà di pattinaggio sul ghiacchio.

Ringrazio che ha letto ed è arrivato fino alla fine.

SelDolce

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Capitolo 2
*** Sukēto ***


La giornata non era certo delle migliori, il cielo era grigio proprio come il giorno precedente, ma non scendeva la neve.
Sulla pista da pattinaggio c'erano già parecchi bambini che si divertivano con gli amici o con i genitori cercando di stare in piedi, evitando scivoloni.
Doremì si appoggiò alla staccionata di legno posando le mani sulle guance calde e rosse. Era abbastanza brava a pattinare, al contrario di Tetsuya che stava sdraiato sul ghiaccio cercando di rialzarsi, ma invano.
Le sfuggì una risata, quel ragazzo tanto bravo negli sport che per anni l'aveva derisa per la sua goffaggine era in difficoltà. Sembrava una tartaruga sdraiata sul guscio.
« Non ridere! » urlò il ragazzo mettendosi a carponi cercando di gattonare fino alla staccionata. I bambini che passavano accanto a lui cercavano di dargli una mano, proponendogli di metterlo in piedi, ma l'orgoglio del ragazzo lo costrinse a rifiutare.
Tetsuya raggiunse la ragazza in poco tempo – rischiando più volte di perdere le dita a causa degli altri pattinatori – e si issò fino a rimettersi in piedi. La giacca blu era completamente bagnata, così come la sciarpa, i guanti e la parte posteriore del cappello.
« Kotake-kun, non ti facevo così goffo » rise nascosta dalla soffice sciarpa che le era stata regalata l'anno precedente da Hazuki-chan. Forse era la prima volta dopo tempo che rideva veramente al di fuori delle mura della sua adorata casa dove c'erano i suoi familiari a tenerla su con il morale.
« Dojimi sta' zitta, è da anni che non pattinavo sul ghiaccio » rispose il ragazzo abbracciandosi alla staccionata cercando in tutti i modi di non cadere facendo l'ennesima figuraccia in meno di quaranta minuti.
Dove si era trasferito lui, parecchio lontano da Misora, era la rara città giapponese dove non nevicava mai e non vi era alcuna forma di ghiaccio. Era come finito in un'oasi afosa trecentosessantacinque giorni su trecentosessantacinque. 
« E poi non mi piace » aggiunse mettendo su un tenero broncio che fece quasi sciogliere il cuore divenuto freddo di Doremì. Già, il cuore della dolce e goffa Doremì si era ghiacciato dopo la partenza del suo amato. Non era più la ragazza dalla cotta facile qual'era un tempo, aveva occhi e cuore solo per lui. 
Ma questo non assicurava che in meno di due giorni lei sarebbe caduta tra le sue braccia dopo anni di attesa, non lo avrebbe fatto nemmeno per tutte le bistecche del mondo.
« No? Eppure ci venivi sempre quando eravamo bambini » disse dubbiosa la ragazza e senza aspettare una qualsiasi risposta prese a pattinare lontana da lui per schiarirsi un po' le idee.
« Perché c'eri tu, ecco perché venivo » bisbigliò il ragazzo guardando dolcemente la ragazza che - non avendo perso tutta la sua goffaggine - era finita addosso a un povero bambino causando la caduta di entrambi.
Tetsuya, tenedosi alla staccionata, pattinò fino a raggiungere l'amica ancora sdraiata sulla spessa lastra di ghiaccio che rideva sommessamente di se stessa.
« Doremì, domani vuoi venire a casa mia a fare l'albero di Natale? » chiese lui inginocchiandosi accanto a lei, la guardava dritto negli occhi color fuoco.
« Perché dovrei? » fu la replica stizza della ragazza, la quale sedendosi mise le braccia incrociate sotto il seno.
« Perché sono solo a Misora e voglio la tua compagnia » rispose lui buttandole della neve sul viso.
« Okay, Calciatore da strapazzo ».

 
Angolo mio:
Salve.
Eccomi qua con il secondo capitolo di questa raccolta! 
Lo so: credevate che fossi morta, ma non vi libererete così di me è.è
Non ho niente da aggiungere, sta a voi giudicare.
Il prossimo capitolo sapete già di cosa parlerà - o almeno spero abbiate capito.
A presto,
Sel Dolce

 

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Capitolo 3
*** Kurisamasutsuri ***


Albero di Natale

 

 

Le canzoni natalizie riecheggiavano per tutto l'appartamento, dando aria di serenità a i due ragazzi che si accingevano a cercare tra i vari scatoloni che il ragazzo si era portata dall'altra città dove aveva passato gli ultimi quattro anni.

Doremì si lamentava del suo disordine, nemmeno il contenuto degli scatoloni avevano un criterio e l'appartamento era completamente sottosopra.

Il ragazzo nonostante la confusione regnante cercò di difendersi dicendo che un vero uomo viveva in quel modo. Il disordine rappresentava quello che era lui veramente, una mina vagante.

Molti scatoloni più tardi e quattro tazze da caffè rotte – tutta colpa della goffa Doremì – i ragazzi trovarono gli addobbi chiusi in una busta di plastica vecchia decenni.

« Questi decori hanno gli anni di mio padre! » esclamò divertita la ragazza facendo uscire tutta la polvere dalla finestra nonostante i traslochi alcune cose erano rimaste per anni nascosti in fondo allo sgabuzzino.

Tetsuya rise vedendo la compagna in un attacco di tosse dovuta alla scarsa igiene del luogo – promettendosi di spolverare quella sera stessa – e si accinse ad aprire tutte le altre finestre facendo entrare un po' di neve.

Si guardarono a lungo, poi Doremì ruppe il silenzio.

« Kotake, dov'è l'albero? » domando indicando introno a loro e solo allora il ragazzo si ricordò che gli mancava la cosa più importante.

Si batté la mano sulla fronte maledicendosi in tutte le lingue che conosceva, per poco non prese a testate lo stipite della porta per la vergogna che provava. Sapeva che quel giorno l'avrebbe passato con lei e non aveva organizzato nulla, si era fatto trovare in pigiama e con l'appartamento pieno di polvere.

« Vado e torno! » urlò prendendo la giacca e dei soldi, non avrebbe rinunciato alla tradizione dell'albero, soprattutto perchè quello sarebbe dovuto essere il primo preparato con Doremì.

La ragazza rimase con la mano sospesa in aria nel tentativo di fermarlo, ma prima che potesse pronunciare anche solo una sillaba lui era già fuori di casa.

In pigiama.

Alzò le spalle sospirando, almeno era rimasto il solito smemorato e la sua posizione nel mondo sportivo non gli aveva montato la testa.

Decise di rimboccarsi le maniche e di mettere un po' in ordine per aiutare quel senza speranze di Tetsuya.

 


Era passata mezz'ora e di Tetsuya nemmeno l'ombra. Iniziava a preoccuparsi, l'orologio attaccato sopra la porta continuava a ticchettare in modo fastidioso e la metteva in ansia.

Afferrò il cellulare decisa a chiamarlo, ma si ricordò che ancora non gli aveva chiesto il suo numero.

“Stupida” pensò buttandosi di peso sul divano giallo senape, il braccio sulla fronte e le labbra arricciate.

Non si accorse nemmeno di essere stanca quando si addormentò seduta, con una foto di se stessa e Tetsuya in grembo.

Il risveglio non fu dei migliori in quanto il proprietario dell'appartamento sbattè così forte la porta che l'orologio cadde a terra seguito da un vaso di terracotta. Doremì si alzò decisa a dirgliene quattro, ma non lo vide.

Davanti a lei c'era un albero troppo alto e troppo largo per il soggiorno, era titanico e si chiese quanto potesse essere così stupido quello che teoricamente era il suo ragazzo.

« Non basteranno le decorazioni » fu l'unico commento che trovò in quel momento, gli occhi fissi alla punta piegata verso il basso dell'albero. Sorprendente come sempre Tetsuya si mostrò con Masaru e Hazuki – tutti e tre con le braccia ricoperte di buste stracolme di decorazioni – e ammiccò.

« Non sottovalutarmi, Dojimi ».

 


Era tutto perfetto, il soggiorno era incantevole. Ci avevano messo un bel po' per decorare l'albero ma ne era valsa la pena dato il magico risultato.

Testuya aveva deciso anche di mettere delle candele su rami strategici che evitavano la combustione totale dell'arbusto, gli angioletti ciondolavano lentamente, le sfere erano posizionate in base al colore e grandezza – idea di Hazuki – e la stella era stata messa in cima, dopo aver potato un po', rendendo il tutto perfetto.

Masaru e Hazuki si erano dileguati subito dopo e ora rimanevano solo loro, imbarazzati, con dei maglioni natalizi ridicoli, seduti vicino al camino con dei panini. Stavano in silenzio, troppo timidi per iniziare una conversazione decente, ma molto orgogliosi per fare un'altra cosa.

Con una bufera di neve fuori, le tende che stavano andando a fuoco – perchè lui aveva calcolato che l'albero non bruciasse, non aveva tenuto conto delle tende – e i panini abbandonati a terra si baciarono.

Un semplice bacio a stampo.

« Be' » iniziò lui « io adoro fare l'albero di Natale » la baciò nuovamente « soprattutto quando dopo i miei sforzi vengono ripagati ».

 


 

 

 

 

 

Angolo me:

Okay, ciao a tutti!

Scusate la mia scomparsa, ma la scuola e le altre storie hanno avuto per un attimo la precedenza.

Ecco qui un'altra OS, spera che vi piaccia.

Credeteci o meno, ma con l'ispirazione che non veniva c'ho messo due settimane a scrivere questo! 

Allora, vi lascio con il link di un gruppo facebook di Hope Efp - Dove il nostro talento si libera.

A presto,

Sel

 

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