Come d'incanto di Bradamante (/viewuser.php?uid=23160)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo scoiattolo ***
Capitolo 2: *** Il sortilegio ***
Capitolo 3: *** Sulla buona strada? ***
Capitolo 4: *** Quattro damigelle ***
Capitolo 5: *** L'ora della verità ***
Capitolo 6: *** Ragione e Natura ***
Capitolo 1 *** Lo scoiattolo ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ciao!
Questa fanfic è
una fic pegno che ho dovuto scrivere perché non ho finito la
mia parte della fanfic “Una giornata di relax” entro i
tempi che Kyomine mi aveva dato.
Quindi mi ha costretta a
scrivere una nuova fic, sottoposta a quattro condizioni impossibili
[1] che lei ha decretato.
Insomma, questa fic è
tutta colpa sua, prendetevela con lei. ^___^
La
versione originale in francese si trova qui: Il
y avait une fois
Infatti questa storia è
stata scritta direttamente in francese, e la versione italiana è
una traduzione.
C'era una volta uno
scoiattolo. Un comune scoiattolo europeo dalla grande e morbida coda.
Questo scoiattolo stava raccogliendo le sue provviste per l'autunno e
si era allontanato dagli alberi per andare a raccogliere delle noci
che erano rotolate in un prato: era così occupato che non si
accorse dell'arrivo di una volpe. Lo scoiattolo si sentì
perduto, perché era troppo lontano dagli alberi e cominciò
a correre, inseguito dal predatore. Già sentiva i denti della
volpe nella sua coda quando risuonò uno sparo: la volpe
giaceva al suolo, morta stecchita.
E così gli apparve
uno splendido cavaliere che montava un gigantesco cavallo nero, il
viso severo sotto al tricorno e gli stupendi capelli grigio topo:
nella sua mano un fucile ancora fumante. Lo scoiattolo si perse in
quella contemplazione: era il suo salvatore, colui al quale doveva la
vita.
Il cacciatore scese da
cavallo e prese la volpe ignorando completamente il piccolo roditore.
Veramente non l'aveva nemmeno visto! Tuttavia, lo scoiattolo credette
che l'avesse salvato intenzionalmente e quando risalì a
cavallo si mise a seguirlo.
Il roditore voleva sapere
tutto di colui al quale doveva la vita e decise di andare a vivere
nel parco che circondava il palazzo del cavaliere. Lo seguì
durante le sue giornate per osservarne la vita: lo scoiattolo sentì
dell'ammirazione per quell'essere. In breve, l'ammirazione si cambiò
in ossessione e l'ossessione in identificazione.
Ma
non c'è di che meravigliarsi: se ci possono essere uomini che
si credono Napoleone, ci può ben essere uno scoiattolo che si
crede il generale Jarjayes.
Dunque
lo scoiattolo aveva deciso di vivere vicino al suo dio, al suo
alter-ego... perciò ritornò nella foresta, per portare
via le sue cose. Sì, ci si chiede che cosa uno scoiattolo
debba traslocare in una nuova tana, ma è chiaro no: le sue
provviste di cibo. Noci, nocciole, ghiande e granaglie assortite.
Il
piccolo roditore aveva quasi terminato il suo lavoro e la notte stava
per calare. Bisognava sbrigarsi o il buio poteva sorprenderlo in un
posto molto poco sicuro come la foresta. Mentre percorreva la sua
strada, le guance piene di cibo (eh, già, gli scoiattoli non
hanno mica la borsa) si avvicinò ad una radura e tra le foglie
poté vedere qualcosa d'insolito.
Una
leggera nebbia si era alzata e delle luci l'attraversavano, come
provenienti dagli alberi e dai fiori. Ed era veramente così:
lo scoiattolo guardava stupefatto, nascosto tra i rami di un albero,
gli spiriti della foresta manifestarsi. Le luci presero delle forme
umane mentre diventavano sempre più consistenti. Una forma più
imponente delle altre era uscita da una quercia millenaria. Era il re
degli spiriti della foresta, una divinità della natura. Allo
stesso tempo da un salice uscì una forma più flessuosa
e gentile, la regina degli spiriti della foresta.
Il
piccolo roditore non credeva ai suoi occhi: allora tutte le storie
che i vecchi scoiattoli raccontano ai giovani erano vere! C'erano
veramente degli spiriti nella foresta, e governavano la natura.
Da
altre piante e fiori uscirono degli altri spiriti, e vide in
particolare quattro graziose forme femminili uscire da quattro fiori:
il colchico (una mora), la margherita dorata (una bionda),
l'impatiens (una castana) e il fiorrancio (una rossa). [2]
Gli
spiriti iniziarono a parlare.
“Oh,
per le mie radici, quanto tempo è passato dall'ultima volta!”
fece il piccolo spirito di un fungo. Gli fece eco lo spirito del
cespuglio di rovi: “Sì, era ora di sgranchirsi le
gambe!”
“Quali
gambe?”
“Sì,
è vero che siamo spiriti e non abbiamo delle vere gambe, ma è
un modo di dire, andiamo! Non essere sciocco!”
E
tutti gli spiriti fecero un gran baccano di saluti passeggiando sotto
allo sguardo sbalordito dello scoiattolo.
Una
voce grave lo scosse dalla sua visione: l'imponente spirito della
quercia si era seduto sul tronco di un albero abbattuto, come su di
un trono, e aveva ordinato il silenzio.
“Spiriti
della natura, silenzio! E' il vostro re che ve lo ordina!”
Tutti
fecero silenzio, un po' intimiditi.
“Bene,
qual è la ragione di questa riunione? Dov'è il mio
primo ministro?”
Frattanto
la bella regina si era seduta vicino al re, tutta sorridente.
Uno
spirito piccolo e carino che era uscito da un melo selvatico e che
conservava una curiosa forma rotonda, come una mela, si avvicinò,
e cominciò a dire: “Sire, questa riunione è stata
convocata automaticamente perché c'è un sovvertimento
delle regole della natura che dura ormai da troppo tempo, e bisogna
parlarne qui ed ora.”
Il
re sgranò gli occhi: “Qual è la situazione?”
Il
primo ministro melo selvatico rispose: “Il signore umano di
queste terre, chiamato il conte de Jarjayes, ha allevato la sua
ultima figlia come un uomo, poiché non aveva eredi. Non si è
accontentato di questa menzogna, ma l'ha costretta a condurre una
vita da uomo per tutta la sua vita.”
Mormorii
di disapprovazione si levarono tra gli spiriti.
“E
non soltanto questo: l'ha costretta a recitare la commedia davanti a
tutti, a fingersi uomo, ed a rinunciare al naturale desiderio
d'amore. E naturalmente, niente uomo, niente bambini... lo scopo
naturale della perpetuazione fu così impedito.”
Il
re della natura digrignava i denti per la collera e la sua sposa a
stento lo tratteneva per un braccio.
“Ma
è un affronto! E com'è che non si è intervenuti
prima?”
“Maestà,
come d'abitudine si lascia sempre una possibilità agli uomini
di ravvedersi... si aspettava che il sire di Jarjayes ritornasse alla
ragione. E in effetti, ultimamente aveva compreso, ed era pronto a
rendere sua figlia alla sua vera natura facendola sposare, ma questa
volta fu lei a rifiutare. E sì, la ragione è che lei
rifiuta la sua natura a causa di una delusione d'amore. Lei non vuole
saperne più niente dell'amore, e mente a se stessa. Rifiuta di
ascoltare la sua natura e il suo cuore. Perché lei ama, ma è
accecata.”
“Come
osa questa donna sfidare la natura!” ruggì il re della
natura.
La
regina si girò verso il suo sposo: “Amico mio,
calmatevi, suvvia... non è del tutto colpa di questa povera
giovane donna... considerate che ha dovuto soffrire nella sua
vita...”
“Questo
non ha niente a che vedere! Ci sono delle cose che non si può
ignorare... ci sono delle leggi immutabili, non si può
cambiare a proprio piacere!”
La
regina sospirò e domandò allo spirito del melo: “Avete
detto che lei ama... ebbene... chi ama?”
“Mia
regina, lei ama un plebeo... è una di quelle strane cose degli
umani, che rovesciano sempre le regole della natura... ci sono delle
persone che si credono migliori delle altre, e gli uomini creano
delle differenze dove la natura aveva fatto tutto uguale...
bisognerebbe sistemare anche questo...”
Gli
spiriti della natura annuirono tutti, mormorando come i rami degli
alberi scossi dal vento.
Le
graziose ragazze uscite dai fiori dissero in coro: “Noi
conosciamo l'uomo che lei ama, infatti è un bel ragazzo, che
spreco!”
La
regina girò la testa: “Davvero? E voi, ragazze mie,
guardate gli umani?”
Gli
spiriti dei fiori arrossirono un poco, ma non abbastanza, poiché
lo spirito dell'impatiens disse, sfrontata: “Beh, sì,
non fa mica male guardare... e insomma, se lei non lo ricambia, si
potrebbe approfittarne un po'...” concluse, facendo
l'occhiolino alle sue compagne.
La
regina sospirò, non c'era niente da fare: quando uno spirito
s'interessa ad un umano, trova sempre il modo di soddisfare la sua
voglia... naturalmente!
Il
re era irritato. Bisognava punire questi umani e fargli comprendere
che non si può sfidare la natura così.
Con
una voce grave disse: “Ho preso la mia decisione. Il sire di
Jarjayes è perdonato, ma non sua figlia. Bisogna che sia
punita per la sua condotta. Dunque io prendo questa decisione: lei
mente a se stessa e allora lei non sarà più in grado di
dire una sola cosa riguardo ai suoi sentimenti che dirà una
menzogna. Se lei vorrà dire bianco, dirà nero. E questo
finché non ritornerà alla sua vera natura.”
La
regina era stupefatta: “Ma mio caro, voi siete troppo duro,
suvvia... non è tutto completamente colpa sua, e lei ha
diritto ad una possibilità di comprendere come è stata
data a suo padre...”
Il
re si innervosì: “Volete dire, mia cara, che non siete
d'accordo con quanto io ho decretato?”
La
regina non cedette: “Ebbene, no. Se voi siete il re della
natura, io ne sono la regina. L'amore e la natura delle donne sono di
mia competenza.”
“Ebbene,
mia cara, non avete ben sorvegliato la situazione.”
“Nemmeno
voi! Basta, me ne vado... ritornerò quando questa follia sarà
terminata!”
“E
sia!”
Il
re e la regina sparirono, lasciando la corte degli spiriti a
chiacchierare di questo nuovo bisticcio fra loro. Gli spiriti dei
fiori nel frattempo litigavano. Avevano cominciato a parlare di
quell'umano così bello, e avevano tutte voglia di avvicinarsi
a lui, approfittando del fatto che era stato respinto dalla donna che
amava. Bisognava consolarlo, insomma...
Il
colchico: “Eh, beh, che credete... piace anche a me, non ve lo
lascerò...” e la margherita dorata le rispose: “Te
lo sogni! Sono io che non te lo lascio... ho visto come guarda i
fiori dorati, è chiaro che lui ama il mio colore...”
Il
fiorrancio, più pungente che mai: “E voi così
poco affascinanti credete di poterlo conquistare...”
l'impatiens le rispose: “Ha parlato la bella! Non è che
piacciono a tutti le rosse, eh!”
I
quattro spiriti femminili indifferenti agli sguardi di
disapprovazione degli altri spiriti, cominciarono a trascendere col
loro litigio, finché un piccolo spirito disse loro: “Ma
perché litigare? Potete averlo tutte quante...” Si
guardarono l'un l'altra e si sorrisero... e in pochi secondi erano
scomparse.
Lo
scoiattolo era ancora nascosto fra i rami di un albero, tutto
tremante a causa di quello che aveva appena visto e sentito. In pochi
attimi tutti gli spiriti erano scomparsi, lasciando solamente una
leggera nebbiolina nell'erba.
Lo
scoiattolo si riscosse e mise in moto il suo piccolo cervello:
bisognava fare qualche cosa, la figlia del suo amato signore era in
pericolo. O almeno, sembrava esserlo! Sì, doveva correre a
dirle che cosa stava succedendo, farle capire... senza riflettere di
più, cominciò a correre. Non si può chiedere di
più ad piccolo scoiattolo con un cervello grande come una noce
e le guance piene delle suddette.
Saltando
di ramo in ramo arrivò nel parco di palazzo Jarjayes, sfidando
tutti i pericoli sul suo cammino: la sera era già calata e
tutto era avvolto dall'oscurità. Dove poteva essere la figlia
del generale? Allora, bisognava riflettere, ricordarsi delle sue
osservazioni della vita di questi esseri umani, li aveva studiati
durante lunghe giornate: sì, al calare della notte tutti
ritornavano a palazzo, e ciascuno nella sua camera. Lo scoiattolo
guardava le finestre del palazzo. Si ricordava che la camera della
figlia del generale era al primo piano, dove aveva visto quella
strana ragazza suonare il suo pianoforte qualche volta, poiché
era stato attirato dalla musica.
Per
fortuna dei platani piantati davanti alla facciata del palazzo
stendevano i loro rami quasi a toccarne i muri: lo scoiattolo si
avvicinò al cornicione, che il ramo più vicino non
toccava... bisognava saltare... un piccolo spazio, ma grande per un
così piccolo esserino. Lo scoiattolo si concentrò,
calcolò la distanza e prese la rincorsa prima di saltare. E ci
riuscì così bene che il suo muso si spiaccicò
contro il muro. Stoicamente non si lasciò scappare nemmeno un
lamento, anche perché aveva ancora le guance piene delle sue
provviste di cibo. La testa gli girava un po', ma immediatamente
riprese la sua missione: trovare la figlia del generale e avvertirla
di questo gran pericolo.
Cominciò
a correre lungo il cornicione per avvicinarsi alla finestra del
boudoir della camera di Oscar. Ora si ricordava il suo nome, poiché
l'aveva sentito una volta pronunciare dal suo signore. Ecco, il suono
del piano... anche nel buio, quel suono lo guidava... quella là
era la camera giusta, e ora bisognava entrare.
Nel
frattempo, Oscar, tutta triste, pestava con le sue dita d'acciaio la
tastiera del pianoforte. Si sarebbe detto che un lamento piuttosto
che una musica uscisse dal povero strumento. Una delle spese fra le
più deprecabili della casa era la fornitura mensile di tasti
nuovi e la fattura del restauratore.
Che
cosa le stava succedendo? Non sapeva più capire se stessa. Ah,
sì, aveva deciso di vivere come un uomo... di essere un
uomo... ed aveva mantenuto la sua decisione... aveva sfidato suo
padre, rifiutando il matrimonio, sì, ma... in questi ultimi
mesi... erano successe tante cose... e lei aveva scoperto nel suo
cuore qualche cosa di così incredibile. Quella notte in cui
aveva creduto di morire con André, insieme ma separati da una
folla infuriata, picchiati a morte, il suo cuore aveva urlato la
verità: lei amava André.
E
ora? Non lo sapeva... non era capace di padroneggiare i sentimenti,
non sapeva come... se ne aveva diritto... come fare ad amare. Come
dirgli... se poteva mai dirgli... “ti amo”, dopo tutto il
dolore che lei gli aveva inflitto.
E
tuttavia, lei non voleva cambiare... aveva paura dell'ignoto. Se gli
avesse aperto il suo cuore, lui l'avrebbe amata così come lei
era? Una voce nel suo cuore le diceva che era André, la
persona che le era stata più vicina nella vita, quella che la
conosceva più a fondo. Lui l'aveva sempre amata così...
e allora... di che cosa aveva paura... e continuava a tormentare la
tastiera del suo piano.
Era
così presa dalla sua pena che non si accorse di un rumore
contro le finestre: lo scoiattolo bussava educatamente al vetro.
Il
piccolo roditore cercò di bussare più forte, ma lei non
lo sentiva, il suono era soffocato dal piano. Allora, non c'era
nient'altro da fare che utilizzare l'arma finale: come un gatto tirò
fuori i suoi artigli e graffiò il vetro. Il suono che si
produsse ebbe l'effetto di fermare immediatamente la musica: Oscar
aveva i brividi lungo la schiena e guardava stupefatta uno scoiattolo
tutto spalmato contro il vetro della sua finestra. Il contatto era
stato stabilito.
Come
in un sogno, Oscar si alzò e si diresse alla finestra,
lentamente. Lo scoiattolo non faceva mostra di andarsene, sembrava
veramente attenderla, proprio lei, affinché gli aprisse la
finestra. Oscar aprì la finestra e indietreggiò, per
vedere che cosa faceva il piccolo animale.
Lei
pensò la cosa più normale... che poteva aver fame,
forse era stato uno scoiattolo domestico scappato al suo padrone:
tratteneva il respiro, guardando l'animale. Il piccolo roditore entrò
nella camera, e con passo marziale, su due zampe, comportandosi come
il generale, si diresse alla scrivania. Non si sedette, naturalmente,
ma vi saltò sopra. In piedi, con le guance gonfie per le
provviste di cibo, fece un saluto militare. Oscar non poteva credere
ai suoi occhi, si sarebbe detto di vedere il generale versione
scoiattolo. Gli mancava soltanto la parrucca grigio topo.
I
gesti, la mimica, tutto le ricordava suo padre.
Si
sfregò gli occhi: no, era sveglia... e allora c'era veramente
uno scoiattolo sulla sua scrivania. Oscar si avvicinò
all'animale, che camminava avanti e indietro sulla scrivania, le
zampette incrociate dietro la schiena, esattamente come faceva suo
padre quando rifletteva. Poi lo scoiattolo si fermò, guardò
Oscar negli occhi con uno sguardo serio, alzò la zampa destra
e le fece segno di avvicinarsi.
Il roditore pensò
che il solo modo di farle capire che cosa stava succedendo fosse di
mimarlo. Mise la zampa all'orecchio, facendo segno a Oscar di fare
attenzione e di ascoltare. Veramente, non poteva dire niente, nemmeno
nella lingua degli scoiattoli, perché aveva ancora la bocca
piena e non voleva lasciare le sue provviste. Lo scoiattolo passò
all'azione: eccolo diventare il re degli spiriti della foresta
prendendo un'aria minacciosa e spaventosa. Un secondo dopo era la
regina che cercava di calmare il re, sbattendo le ciglia e sorridendo
scioccamente. Poi era i quattro spiriti dei fiori che minacciavano la
virtù di André, litigandosi, e infine la terribile
punizione, trasformandosi in Oscar che non può più dire
la verità sui suoi sentimenti, scuotendo la testa per dire no
e sì più volte: il tutto in una sarabanda talmente
confusa che Oscar rimase a bocca aperta.
Lei
si girò verso il tavolino, dove era posata la bottiglia di
brandy che le aveva fatto compagnia quella sera... e poté
constatare che dopo tutto era ancora mezza piena... non aveva ancora
bevuto la dose sufficiente per avere le allucinazioni!
Continua...
Note:
[1] Prima condizione:
“Uno scoiattolo che si crede il generale Jarjayes tenta di
avvertire Oscar di un gran pericolo”. Ormai l'avrete
riconosciuto, il mio modello è lo scoiattolo Pip del film
Disney “Come d'incanto” (Enchanted). Kyomine ha pensato a
questa folle condizione dopo aver visto per ben 2 (!) volte il
suddetto film.
[2]
Dunque, i fiori: in francese i nomi comuni di questi fiori sono un
po' differenti, ed evocativi. Putroppo non c'è una vera
corrispondenza per la “marguerite dorée” che in
italiano è il crisantemo dei campi. Crisantemo significa fiore
d'oro, ma in italiano non suona mica tanto bene. ^^ Allora ho
tradotto in italiano il nome francese: margherita dorata. Il nome
scientifico è Chrysanthemum
segetum L.
Il
colchico è un fiore autunnale, detto anche fiore del freddo,
il suo nome scientifico è Colchicum
autumnale L.
C'è una famosa poesia francese di Guillaime Apollinaire, “Les
colchiques”. Il colchico è un fiore estremamente
velenoso.
L'impatiens
è il nome scientifico della balsamina o fior di vetro: ho
usato questo per richiamare il nome francese, impatiente, che
significa, appunto, impaziente. Nome scientifico: Impatiens
Balsamina L. È
compresa
fra i rimedi dei fiori di Bach.
Fiorrancio
è il nome comune in italiano per lo soucis des champs, ossia
la Calendula: nome scientifico,
Calendula
arvensis L.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il sortilegio ***
Nel frattempo, André, che
cercava di allontanarsi dal palazzo per andare a sbronzarsi alla
taverna, fu bloccato dalla nonna: “André! Porta la
cioccolata a madamigella Oscar, io sono troppo stanca questa sera!”
Lui cercò di evitare questa
corvée, ma l'antenata fu inflessibile. Si trovava ora davanti
alla porta della camera di Oscar con il vassoio. Non avrebbe mai
voluto essere là, ma non aveva scelta e bussò alla
porta. Oscar sussultò, come svegliandosi da un sogno, e fu
sollevata, quando, dopo aver detto meccanicamente “avanti”,
sulla soglia apparve André.
“Vieni,
André, entra.”
“Ehu...
la nonna mi ha chiesto di portarti la cioccolata... si sentiva
stanca... scusami... me ne vado immediatamente.” disse, posando
il vassoio con la cioccolata sul tavolino, vicino alla bottiglia.
Notò che la bottiglia era mezza vuota.
Si raddrizzò e fu stupito di
sentire la voce di Oscar dire: “No, André, resta un
poco... volevo chiederti... sai qualcosa sugli scoiattoli?”
André fu sorpreso dalla
domanda. “Che cosa?”
“Eh,
beh, c'è questo strano scoiattolo qui.. sulla scrivania...”
André guardò sulla
scrivania e vide lo scoiattolo. “Oh, che carino! Che cosa ci fa
qui?”
Oscar
si avvicinò ad André: “È
uno strano animale... non trovi anche tu che somigli a mio padre?”
André guardò
Oscar e poi lanciò ancora un'occhiata alla bottiglia.
“Uhm...
se lo dici tu, Oscar... penso che sia ora di andare a dormire... a
riposarsi...”
Oscar fece segno di no, scuotendo la
testa. “André, ho bisogno di parlare con te.”
André sentì un brivido
lungo la schiena: l'ultima volta che lei gli aveva detto di aver
bisogno di parlargli in questa stessa camera era stata una
catastrofe. Tuttavia, non poteva dire di no...
“Siediti,
André.”
Si sedette sulla sedia e Oscar si
sedette davanti a lui. André tratteneva il respiro, tra paura
e speranza... lei aveva parlato con una voce così dolce e
tenera... Lo scoiattolo guardò la scena e comprese che i suoi
sforzi non avevano raggiunto il suo scopo! Lei non aveva capito
niente, e peggio... stava per dire qualcosa a quell'uomo! L'uomo di
cui lei era innamorata... l'aveva riconosciuto!
Lo scoiattolo si lanciò dalla
scrivania e corse verso Oscar, mentre lei cominciava a parlare:
“André... non è facile dire quello che ti devo
dire questa sera, ma... sono successe tante cose ultimamente... e
soprattutto... ho capito qualcosa di importante... non lo credevo
possibile, ma il mio cuore... io so adesso che cosa il mio cuore mi
diceva e non volevo ascoltare...”
André spalancò gli occhi
per lo stupore, mentre il suo cuore cominciava a battere
all'impazzata... lei non gli aveva mai parlato così dei suoi
sentimenti, poteva essere che...
Lo scoiattolo aveva raggiunto Oscar e
si arrampicò sulla sedia e poi sulla sua spalla... cercò
di fermarla tirandole una ciocca di capelli. “Ouch!” fece
Oscar “Lasciami, ma che ti prende?” e acchiappò lo
scoiattolo e lo posò sulla tavola. Il piccolo faceva segno che
no, lei non doveva parlare: baciare quell'uomo, saltargli al collo,
ma non dirgli niente! Altrimenti sarebbe stato il disastro!
Oscar non comprendeva gli strani gesti
del piccolo roditore, e nemmeno André: “Sembra già
affezionato a te, pare quasi geloso!” disse lui, cercando di
fare una risatina.
“Uhm...
sì, forse gli ricordo il suo vecchio padrone... è
evidente che è uno scoiattolo domestico...”
Oscar deglutì e riprese:
“André, ti devo dire una cosa importante...”
“Dimmi,
Oscar...” fece André con una voce calda.
Oscar prese tutto il suo coraggio, e
si decise a parlare: era tempo di aprire il suo cuore all'uomo che
amava.
“Ascolta,
André, bisogna che tu comprenda che non potrei mai amare un
altro uomo che non sia Fersen.”
Aveva appena pronunciato queste parole
che realizzò che cosa aveva detto, portandosi la mano alla
bocca, spalancando gli occhi. André si pietrificò per
effetto delle parole di Oscar, mentre lo scoiattolo si batteva la
fronte con la sua zampetta, in un gesto drammatico.
André si alzò e con una
voce glaciale che voleva soffocare il dolore senza riuscirvi disse a
Oscar: “Io credo che... sia ora che io me ne vada... sì...”
E senza dire una parola di più, si diresse alla porta.
Oscar si riscosse dal suo stupore per
dirgli: “André, aspetta!” ma lui fece una
riverenza e uscì.
Oscar si prese la testa fra le mani:
come era stato possibile! Non capiva... perché quelle parole
erano uscite così dalla sua bocca? Sentiva le lacrime
scorrerle lungo le guance e si alzò anche lei, per andare a
coricarsi, gettandosi sul suo letto, senza nemmeno cambiarsi i
vestiti, singhiozzando. Dopo qualche secondo, sentì qualche
cosa accarezzarle i capelli: lo scoiattolo l'aveva raggiunta nella
sua camera e la stava accarezzando sulla testa con la sua zampetta,
per consolarla. Si asciugò le lacrime con la manica della
camicia.
“Grazie,
piccolo mio... domani è un altro giorno... gli spiegherò
tutto domani.” e dopo queste parole si addormentò,
sfinita.
Lo scoiattolo scosse la testa:
bisognava seguirla e starle vicino per aiutarla a cavarsela. In fin
dei conti, lei era sua... figlia!
Il sole autunnale dardeggiava con i
suoi pallidi raggi quel mattino. Oscar si risvegliò, e la
prima cosa che lei notò fu uno scoiattolo addormentato contro
il suo petto, tutto acciambellato. Lei si era addormentata ancora
vestita e i suoi abiti erano tutti stropicciati. Lo scoiattolo si
svegliò anche lui e si sedette sul letto. Aveva le guance
vuote: prima di addormentarsi aveva trovato un posto in quella camera
per nascondervi le sue provviste... la cosa sarebbe andata per le
lunghe e bisognava avere una riserva di cibo più vicino.
Oscar si alzò per rinfrescarsi
e per cambiarsi i vestiti, mentre lo scoiattolo si girava. Lei notò
ancora una volta i gesti quasi umani dell'animale. Pensò a
quello che era successo la sera prima, e non capiva... perché
aveva detto quelle parole? Non era assolutamente quello che lei
voleva dire! Aveva bevuto troppo? Maledì quell'abitudine di
bere la sera: una volta non era così. Ma che diavolo, che cosa
era successo nella sua vita? Era ora di cambiare: era colpa sua se
André forse non voleva più saperne niente di lei... ma
se davvero era così... non sapeva che ne sarebbe stato della
sua vita. Il suo cuore si strinse: non poteva immaginare la sua vita
senza André.
Nel frattempo André si era
svegliato e aveva cominciato le sue corvées. Faceva il suo
lavoro nella scuderia come un automa, il vuoto nel cuore. Ancora una
volta l'aveva persa... lei gli aveva detto quelle parole che
suonavano come una condanna a morte. Dopo aver finito il suo compito
andò a fare colazione, poiché la nonna lo aspettava in
cucina.
Intanto Oscar era scesa ed era andata
in cucina, perché adorava fare colazione lì, con la
nonna e con André. E lei gli avrebbe parlato, spiegato, si
sarebbe scusata... e gli avrebbe detto quanto lo amava, se non era
troppo tardi. Aveva sulla sua spalla sinistra un piccolo passeggero:
lo scoiattolo si era piazzato là all'inizio, per meglio
sorvegliare la situazione, dopo che Oscar aveva finito di spazzolarsi
i capelli. La cosa la divertì e lasciò il piccolo
animale sulla sua spalla. Entrò in cucina e venne accolta da
una nonna tutta sorridente e dal profumo dei biscotti al cioccolato
che quest'ultima aveva appena sfornato.
“Oh,
buongiorno piccola mia, ti sei svegliata molto presto, oggi! Ma che
cos'hai sulla spalla?” fece la vecchia signora, avvicinandosi.
“Mioddio
un topo!” urlò la nonna, afferrando la scopa.
“Dove?”
fece Oscar, girandosi per vedere questo topo.
“Ma
sulla tua spalla! Ahhhhhhh! Chiamo aiuto!”
Oscar ridendo: “Nonna, è
ora di cambiare le lenti dei tuoi occhiali! Non c'è nessun
topo, questo qui è uno scoiattolo!”
“Che
cosa? Ma che ci fai con uno scoiattolo?”
“Diciamo
che mi ha adottata” fece Oscar, senza sapere che le sue parole
erano più vere di quello che poteva sospettare.
“Beh,
non lo farai mica sedere a tavola!”
“Non
preoccuparti, è molto pulito...”
La vecchia signora sgranò gli
occhi, ma non disse nulla perché Oscar sembrava più
serena con quel piccolo animale.
Oscar si sedette a tavola, e lo
scoiattolo passeggiò lungo il suo braccio per andare a
mangiare sulla sua mano, dove lei aveva messo un biscotto. Lo
scoiattolo pensò che non era niente male, dopo tutto, avere
una figlia umana.
Mentre Oscar beveva il suo the, André
entrò in cucina e fu sorpreso di vederla già in piedi.
Lei lo vide e gli disse: “Buongiorno
André.”
“Buongiorno,
Oscar.” rispose lui.
Il silenzio caduto fra i due giovani
fece comprendere alla nonna che era meglio lasciarli soli, perché
era evidente che avevano litigato. E lei non voleva sapere perché.
“Bene,
vado a cercare degli stracci nuovi per lavare i piatti. Fate la
vostra colazione.” e dette queste parole uscì.
Senza dire una sola
parola André si sedette a tavola e prese il suo the. Oscar lo
guardava senza sapere come affrontare l'argomento. Lo scoiattolo era
andato a scegliere un altro biscotto nel piatto.
Oscar prese un gran
respiro e disse: “André, riguardo a ieri sera...”
cominciò, ma André l'interruppe bruscamente: “Non
c'è niente da aggiungere, sei stata chiara, ho capito.”
Oscar s'irrigidì,
ma prese coraggio: “No, André, c'è un malinteso,
forse ero troppo stanca, non lo so...”
André la guardava
con stupore: lei aveva una voce così dolce, un viso così
addolorato, degli occhi... no, stava ancora facendosi delle
illusioni! Lo scoiattolo, ancora nel piatto, era stato distratto dai
biscotti, troppo buoni! E non si rese conto di che cosa stava per
succedere.
André guardò
Oscar con dolcezza e disse: “Va bene, Oscar, ti ascolto...
dimmi...”
“Ascolta,
André, bisogna che tu comprenda che non potrei mai amare un
altro uomo che non sia Fersen.”
Il rumore della sedia rovesciata
riscosse lo scoiattolo dalla sua estasi gastronomica e gli fece
realizzare la situazione: era successo ancora, lei aveva parlato,
aveva detto ancora la stessa cosa e lui non era stato capace di
evitarlo! André era in piedi, stupefatto, e Oscar era
pietrificata sulla sua sedia: lo scoiattolo guardò l'uno e
l'altra, sgomento. André serrò i pugni e fuggì.
Oscar si alzò anche lei: “No,
André, aspetta!”
E si lanciò ad inseguirlo,
correndo disperatamente. Lo scoiattolo si gettò dalla tavola e
cercò di correrle dietro. Oscar uscì dalla cucina, ma
André era scomparso. Tuttavia, Oscar immaginava dove potesse
essere andato e si diresse verso la scuderia, il cuore gonfio
d'angoscia e la mente sconvolta: com'era stato possibile, questa
volta era sicura di non essere sbronza! Davanti alla grande porta
della scuderia prese un gran respiro, prima di aprirla: la luce del
giorno entrò con lei e vide André che stava sellando il
suo cavallo.
“André
aspetta!”
Lui continuò il suo lavoro
senza dire una parola.
“André,
ti prego, aspetta, ascoltami!”
André s'immobilizzò,
come se stesse cercando di controllare le sue emozioni, poi si girò
verso di lei. La guardò in silenzio. Lo scoiattolo aveva
raggiunto Oscar e si era arrampicato su di lei andando a mettersi
sulla sua spalla.
“Ascoltami...”
disse lei mentre lo scoiattolo gli tirò ancora una ciocca, ma
lei era così presa che non se ne accorse nemmeno.
“Ascoltarti
ancora?” disse lui. “E perché? Tu hai già
detto tutto... se potevo credere che eri ubriaca ieri sera, mi sembra
che stamattina ti sia ben passata la sbronza. Non capisco per quale
motivo tormentarmi! Tu lo sai che ti amo, che non posso stare senza
di te, mai, e tuttavia tu mi ferisci, è crudele!”
Oscar fece un passo verso di lui,
tendendo le mani: “No, André, ti sbagli, io non volevo
ferirti, credimi, ti prego!”
Lui
sospirò: “È
ben difficile comprendere allora...”
Oscar aveva le lacrime
agli occhi, era tutta tremante e sembrava così sincera:
“André, io non so che cosa è successo, io conosco
i miei sentimenti ora, sono cambiati...”
Lo scoiattolo cercò
di fermarla ancora, tirandole la ciocca di capelli, ma lei lo prese
delicatamente e lo posò su di una delle selle.
Lo scoiattolo protestò, ma
niente da fare, lei continuava: “Sì, i miei sentimenti
sono cambiati, ho visto qual è la cosa più importante,
ho realizzato chi è l'uomo più caro, quello che sarà
sempre qui per me...”
André lasciò cadere le
braccia lungo i fianchi, era affascinato da Oscar, lei era così
diversa... così... così donna! La forza della speranza
che l'aveva sostenuto fino a quel momento continuava a infondergli
nel cuore il coraggio: l'avrebbe ascoltata ancora, sì, lo
sapeva che qualsiasi cosa lei avesse fatto, sarebbe stato sempre lì
per lei, fino alla fine.
“Va
bene Oscar... i tuoi sentimenti sono cambiati... allora tu accetti la
tua femminilità e già questo è meraviglioso...
ho sempre sperato che tu non rinnegassi il tuo essere donna, ma
anche... ho sempre sperato che i tuoi occhi di donna si posassero su
di me. Lo so, è folle, ma non si può dare ordini al
cuore, lo sai... Oscar, non lasciarmi in questa agonia, per
favore...”
Oscar scosse la testa:
“Oh, André, non ho mai voluto farti soffrire,
veramente... perdonami, perdonami...”
Lo scoiattolo si era già
arrampicato sulle gambe di Oscar cercando di nuovo di fermarla.
Troppo tardi: “Ascolta,
André, bisogna che tu comprenda che non potrei mai amare un
altro uomo che non sia Fersen.”
Non si sarebbe saputo
dire chi tra i due avesse la faccia più stupefatta, se Oscar o
André. Quest'ultimo si girò, finì di sellare il
cavallo e uscì senza dire una parola. Oscar era paralizzata.
“Ma...
che... cosa... che cosa mi prende! Ho appena detto tutto il contrario
di quello che volevo dire! Non è possibile! André!
André! Per favore aspetta! Aspetta! A...” ma lui era già
partito al galoppo.
Oscar cadde in ginocchio,
disperata, piangendo calde lacrime. Lo scoiattolo saltò sulla
sua spalla e con la sua morbida coda cercò di asciugare le sue
lacrime.
“Oh,
grazie piccolo mio” disse lei accarezzando la testa del piccolo
roditore “io non capisco... si direbbe che io non sia più
capace di dire la verità riguardo ai miei sentimenti... come
se ci fosse un sortilegio...”
Lo scoiattolo fece segno
di sì con la sua piccola testa. Oscar si pietrificò per
la sorpresa, poi prese lo scoiattolo nelle mani e lo mise davanti al
suo viso, guardandolo da vicino.
“Cosa?
Ho le allucinazioni? Mi è sembrato di vederti annuire.”
Lo scoiattolo mosse
ancora la sua testa per dire di sì.
“Ehhh?
Tu capisci quello che ho detto?”
Ancora una volta lo
scoiattolo annuì.
“Sto
certamente sognando.”
Lo scoiattolo fece segno
di no.
“A...
allora... se non sto sognando... è vero che non sono più
capace di dire la verità riguardo ai miei sentimenti... per un
sortilegio?”
Lo scoiattolo fece segno
di sì.
Continua...
Note:
[1]
Seconda condizione: Oscar
dovrà dire 3 volte nella fic: “Ascolta, André,
bisogna che tu comprenda che non potrei mai amare un altro uomo che
non sia Fersen.”
Se pensavate che la prima
condizione fosse difficile... ^__^
Allego una fanart che ho
realizzato proprio per questa fanfic: la colazione di Oscar e dello
scoiattolo nella cucina di palazzo Jarjayes.
Purtroppo, siccome non si
possono inserire fanarts più larghe di una certa dimensione,
ho dovuto tagliarla un po' e sacrificare parte dello sfondo, perché
semplicemente riducendola di dimensioni perdevo troppa definizione.
Grazie per le recensioni!
@
kira91: Mi hai sgamata subito! È
proprio vero, mi sono ispirata a “Sogno di una notte di mezza
estate” di Shakespeare. Sei la prima persona che se n'è
accorta, sul sito francese nessuno l'ha notato. Complimenti per la
tua conoscenza della letteratura.
@ Daydreamer: grazie!
Ammetto che questa volta ho dovuto pensare parecchio, soprattutto per
mettere insieme tutte e quattro le condizioni in modo logico!
@ Hatori: tranquilla, non
farò impazzire Oscar... vedrai... le mie storie hanno sempre
un lieto fine... la storia originale è già abbastanza
drammatica, e io ho bisogno d'immaginare qualcosa di bello. Secondo
me è per questo che esistono le fanfics. ^___^
@ Nisi: Grazie carissima!
Lo scoiattolo è veramente un grande personaggio. ^^ Dopo aver
scritto questa fic sono andata anch'io a vedere il film (avevo solo
guardato i trailers) e mi è piaciuto molto.
@
Juuhachi
Go: sono contenta che ti sia piaciuta! Spero che ti piaccia anche
questo nuovo capitolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Sulla buona strada? ***
Premessa: vi ricordo che il racconto
segue la versione francese e quindi per tutti Oscar è un
uomo...
André galoppava senza meta,
senza sapere dove stesse andando: spronò il cavallo nella
foresta e arrivò ad una radura. Smontò e si lasciò
cadere nell'erba, sfinito. Finalmente poteva piangere tutta la sua
disperazione. Gli sembrava di aver vissuto un incubo e di viverlo
tuttora.
Perché lei... lei... e tuttavia
l'amava, anche se lei gli aveva inflitto quest'ultima crudeltà.
Non sapeva che cosa pensare, non era per niente da lei... era
cambiata così tanto? Dopo aver passato una notte molto
tormentata a seguito della prima conversazione con Oscar, e dopo
tutte queste lacrime, ora si sentiva così debole, senza forza:
si addormentò nell'erba.
Per caso quella era la radura degli
spiriti. Ben presto fu circondato dagli spiriti dei fiori, usciti dal
loro nascondiglio vegetale. Il suo sonno era così pesante che
non si preoccupavano di parlare ad alta voce.
Lo spirito della margherita lo guardò
con tenerezza: “Povero tesoruccio, è veramente triste
che soffra così... bisogna davvero consolarlo...”
“Sì, hai ragione”
disse lo spirito del colchico, abbassandosi per guardare il suo viso
da vicino “e guardate come è bello, un angelo bruno...
peccato per il suo occhio, aveva degli occhi verdi come l'erba in
primavera...”
“Sì, sì... ma
allora, che fare riguardo alla nostra piccola decisione? Che cosa
faremo per averlo?” disse l'impatiens, fedele al suo nome.
“Calmati, mia cara... non
dobbiamo aggredirlo... e ci vuole un piano, no? Bisogna pensare, non
essere precipitose...” disse lo spirito del fiorrancio.
“Sì” rispose la
margherita. “Ho sentito dire che cercano delle nuove fantesche
al castello... dobbiamo semplicemente materializzarci e travestirci
da cameriere... e poi... lui sarà alla nostra portata in modo
del tutto naturale...”
I quattro spiriti dei fiori sorrisero.
“Ebbene, ragazze mie, avete
proprio pensato a tutto!” fece una voce dietro di loro. La
regina della natura veniva avanti.
“Oh, madame reine, buongiorno”
fecero in coro tutte quante, un po' imbarazzate per essere state
colte sul fatto.
La regina guardò André
addormentato e disse: “Sì, forse bisogna consolarlo,
come dite voi... ma lui ha anche diritto alla felicità, e
questa non sta a voi donargliela, lo sapete bene. Allora, è
più un vostro capriccio che un reale desiderio di aiutarlo. Ma
può darsi che questo finisca in bene in qualche modo: sapete
ragazze... la gelosia può smuovere le montagne!”
Stirò le labbra in un
sorrisetto. E in una nebbiolina che si era levata improvvisamente,
sparirono tutte.
Qualche ora più tardi André
si risvegliò. Aveva dormito un sonno nero e senza sogni:
almeno si era riposato. Decise di rientrare a palazzo: era in
licenza, ma aveva comunque un sacco di corvées da fare.
Sperava di non incontrare di nuovo Oscar.
Nel frattempo Oscar era risalita
nella sua camera e stava per sfogarsi sul suo povero piano. Lo
scoiattolo dalla sua spalla era saltato sul suddetto strumento, e si
era seduto su di una pila di spartiti. Oscar cominciò a
suonare furiosamente, ma si fermò ben presto: qualche tasto
del suo pianoforte funzionava male e ne usciva uno strano suono.
“Ah, piccolo mio” disse
allo scoiattolo “decisamente mi va tutto storto oggi. Forse è
meglio che io rientri in caserma, anche se sono in licenza. Non ho
niente da fare qui, e non so come sostenere ancora lo sguardo di
André. Non crederà mai a questa storia del sortilegio.
Non ci credo nemmeno io!”
Lo scoiattolo la guardò,
facendo una faccia molto offesa.
“Sì, sì, non
voglio dire che tu menti... ma ci sono ancora delle cose da scoprire
e io non so come... e tu puoi rispondere soltanto con un movimento
della testa alle mie domande. Ma bisognerebbe che io sapessi quali
domande farti.”
Lo scoiattolo annuì.
“Ecco, allora, tu vieni con me
in caserma: mi preparo e andiamo.” e dicendo così prese
la giacca della sua uniforme. Posato lo scoiattolo sulla sua spalla,
cominciò a scendere la scalinata e dall'alto vide la nonna
andare avanti e indietro in una grande agitazione.
“Ma che cosa succede, nonna?”
La vecchia signora si girò:
“Ah, piccola mia, sono molto occupata, perché oggi ho
assunto quattro nuove cameriere e ho molto da insegnargli.” e
sussurrò ad Oscar che si era avvicinata: “Vengono dalla
campagna e bisogna sgrezzarle...”
Oscar, che non era per nulla
interessata alla gestione della casa, cambiò discorso: “Molto
bene, io oggi ho deciso di andare in caserma, benché io sia
ancora in licenza. Ho voglia di fare un'ispezione a sorpresa. Non
penso di ritornare a casa stasera.”
La nonna domandò: “E
André? Dov'è andato? Verrà con te?”
Oscar non aveva voglia di rispondere e
tuttavia doveva. “No... è uscito e non so dove sia
andato.”
La nonna rialzò un sopracciglio
(esattamente come faceva suo nipote!) e fu immediatamente sicura che
avevano litigato, come aveva sospettato, ma decise di non dire
niente. Insomma, bisognava che quei due monelli se la sbrigassero da
soli!
“Molto bene, Oscar, se ritorna a
palazzo ha il suo lavoro qui che lo aspetta! Buona giornata piccola
mia!”
“Grazie, nonna... ah, per
favore, fai chiamare il restauratore per il mio piano, ci sono alcuni
tasti che fanno uno strano suono...”
“Bene, piccola mia.”
E mentre Oscar si allontanava la nonna
borbottò: “Ma che diamine, è la terza volta
questo mese che chiamiamo il restauratore... lei non dovrebbe
malmenare così il suo piano!”
Oscar entrò nella scuderia per
prendere il suo cavallo. “Bisogna che facciate conoscenza tu e César... il cavallo non deve avere paura di te... ma... non so qual è
il tuo nome. Bisogna che ne cerchi uno anche per te.”
Lo scoiattolo la guardò
perplesso. Un nome? Questa era davvero una di quelle strane idee
degli umani. Ah, beh, se proprio bisognava averne uno avrebbe voluto
avere quello del generale. Tuttavia sapeva bene che lei non l'avrebbe
mai chiamato con il nome di suo padre.
“Uhm...” fece lei “ho
chiamato il cavallo César... tu puoi ben avere il nome di un
altro grande condottiero militare dell'antichità... uhm... che
ne pensi di Scipion?”
Lo scoiattolo scosse molto forte la
sua testa per far segno di no!
“Allora... Léonidas?”
Lo scoiattolo scosse ancora la testa
per dire il suo no: che orrore di nome!
“Uhm... sei difficile,
piccolo... Hannibal?”
Il roditore trovava orribile anche
questo nome.
“Bene, ultima possibilità:
Alexandre!”
Questa volta lo scoiattolo annuì...
finalmente un nome un po' normale!
“César” fece Oscar
accarezzando il muso del suo cavallo “questo qui è un
nuovo amico, lo scoiattolo Alexandre.” Il cavallo passò
le sue froge umide sul povero scoiattolo: era la nascita di una
grande amicizia. Oscar rise, e montò a cavallo, tenendo lo
scoiattolo sulla sella davanti a sé.
“Tieniti forte alla criniera!”
Partirono al galoppo. Lo scoiattolo
dopo i primi momenti apprezzò molto questa passeggiata a
cavallo, era anche meglio che viaggiare sulla spalla di Oscar. Ma
c'era qualcosa che lo inquietava: le quattro nuove cameriere! Poteva
darsi che fossero la materializzazione dei quattro spiriti dei fiori?
Cominciò ad agitarsi sulla sella.
“Ehi! Che cosa ti prende,
calmati, siamo quasi arrivati!”
E
infatti, dopo qualche minuto, la caserma si profilava all'orizzonte.
Varcarono l'ingresso della caserma al passo ed entrarono nella piazza
d'armi, dove uno spettacolo piuttosto inusuale si presentò
agli occhi di Oscar. Fu come se fosse entrata nella pista di un
circo: vide i suoi soldati che stavano
provando dei numeri d'acrobazia, o di magia, o di commedia. Anche lo
scoiattolo era stupefatto, decisamente questi umani erano molto...
interessanti!
A destra, qualche soldato provava un
numero acrobatico, la piramide umana, a sinistra, Lasalle faceva il
giocoliere con numerose palle colorate. In un altro angolo, due
soldati provavano un numero di magia con le carte, e a lato gli
acrobati eseguivano un esercizio di equilibrismo sui cavalli.
François Armand era il bersaglio umano del gioco dei pugnali
lanciati da un compagno e Alain camminava sulle mani, tenendo in
equilibrio sopra alla sua testa un piatto, con una cannuccia di
paglia che teneva con la bocca.
Oscar si stropicciò gli occhi
con la mano, li chiuse un istante, ma quando li riaprì questa
visione surreale era ancora là. Nessun dubbio, era davvero
reale!
“Ma che cos'è questo
carnevale?” urlò furiosa.
I soldati si pietrificarono, la
piramide umana crollò, le palle colorate di Lasalle caddero a
terra e le carte volarono in aria. Gli acrobati caddero da cavallo e
François Armand mancò per un pelo d'essere colpito
dall'ultimo pugnale. Soltanto Alain mantenne il suo sangue freddo,
prese con una mano la cannuccia di paglia con il piatto sopra e
sempre in equilibrio salutò amabilmente il suo colonnello:
“Oh, buongiorno Colonnello, non vi aspettavamo per oggi!”
“E ci credo, vista questa
mascherata! Voglio sapere immediatamente che cosa state facendo!”
“Ebbene,
abbiamo il permesso del luogotenente D'Agout... e dopo tutto siamo in
licenza, abbiamo tutti fatto la guardia questa notte e siamo di
riposo.” e posò la cannuccia e il piatto al suolo.
Avanzò verso il suo colonnello,
sempre camminando sulle mani.
“E dunque l'impiego di questo
nostro tempo libero sta a noi deciderlo.”
Oscar era sbalordita e a stento fu in
grado di dire: “Ma... ma... perché lo fate?”
“É
semplice: stiamo organizzando uno spettacolo di beneficenza per delle
famiglie povere.”
“Quali?” Oscar non poté
trattenersi dal domandare.
“Le nostre!”
“Eh?”
“Colonnello, diciamo che non
guadagniamo abbastanza soldi, non siete d'accordo anche voi?”
Oscar non seppe che cosa rispondere a
questo. Era vero, ma non poteva farci niente. Scese da cavallo e
prese il suo piccolo compagno sulla spalla. Lo scoiattolo vedendo il
soldato avvicinarsi, anche se sulle mani, gli fece un perfetto saluto
militare.
Alain lo notò e disse: “Ma
Colonnello, non vedo che cosa avete da rimproverarci: anche voi
potreste prendere parte allo spettacolo, con questo scoiattolo! É
veramente incredibile come fa bene il saluto militare...”
“Ci manca solo questo!”
ruggì Oscar. “In piedi, per favore! Ne ho abbastanza di
vederti così!”
“Sì, Colonnello”
fece Alain rialzandosi.
“Ascoltate, voi avete tutto il
diritto di fare quello che volete nel vostro tempo libero ma... in
questo caso non indossate l'uniforme! Non è decoroso, la
caserma non è la corte dei miracoli!”
“Sì, Colonnello.”
“Capisco la vostra situazione...
e mi vergogno in quanto vostro colonnello di non poter fare niente
per aumentare la vostra paga. Ne sono desolato.” fece Oscar con
un'espressione di sincero dispiacere.
Alain ne fu toccato, decisamente
questo piccolo colonnello era del tutto differente dagli altri nobili
che giocavano ai soldati.
“Allora, possiamo continuare
questa cosa nel nostro tempo libero?”
“Sì. Ma oggi vi concedo
qualche ora dopo pranzo per riposarvi, perché anticiperemo le
esercitazioni militari di qualche giorno: il tempo è bello e
bisogna approfittarne. Partiremo ben prima del calare del sole.”
Alain fece ancora il saluto militare:
“Colonnello, dove andiamo?”
“Penso che la foresta vicino
alla mia residenza sarà perfetta.”
Lo scoiattolo drizzò le
orecchie: la foresta vicino al palazzo? Le cose si sarebbero
complicate! Un bene o un male? Non lo sapeva. Ma bisognava che Oscar
e il suo innamorato si ritrovassero per spezzare il sortilegio.
Oscar diede gli ordini per organizzare
l'esercitazione e poi si diresse verso il suo ufficio.
“Ho bisogno di riflettere un
po', mio caro Alexandre.” disse, aprendo la porta.
Lo scoiattolo si guardò
attorno: l'ufficio era privo di ogni eleganza, essenziale. C'erano
pochi mobili: la scrivania ingombra di carte, la sedia e la libreria,
il solo lusso che lei si concedeva.
Oscar posò il suo amico
scoiattolo sulla scrivania e si sedette sulla sua sedia.
“Allora, vediamo... sembra che
io non sia più in grado di dire la verità sui miei
sentimenti... ma soltanto se ciò riguarda l'amore. Perché
sono stata perfettamente in grado di esprimere ad Alain i miei
sentimenti di dispiacere e vergogna.”
Lo scoiattolo, seduto sulle carte
sparpagliate, mosse la testa per annuire.
“Un sortilegio, eh? Mi
piacerebbe sapere chi ha fatto questa cosa e perché... tu lo
sai forse? Tu hai cercato di avvertirmi, ma io non avevo capito, è
così, vero?”
Il roditore fece ancora segno di sì.
“Allora tu hai visto chi mi ha
fatto questo?”
Lo scoiattolo si alzò in piedi
e fece segno di sì con energia. Oscar sorrise... era sulla
buona strada per scoprire la verità.
“E anche per quale ragione?”
di nuovo lo scoiattolo annuì.
“Bene, chi è il mio
nemico: un uomo?” lo scoiattolo scosse la testa negativamente.
“Allora una donna...”
Ancora segno di no.
“Ma allora... chi? Se non è
un uomo né una donna, chi è? Un fantasma?”
Lo scoiattolo fece segno di sì,
no, quasi... con le sue zampette.
“Ehhh? Un'entità
soprannaturale?”
Lo scoiattolo cominciò a
saltare facendo segno di sì con la sua testa.
Oscar rimase a bocca aperta: già
credere ad un sortilegio era troppo per il suo spirito immerso nella
filosofia dei lumi, come si poteva notare dalla sua biblioteca, ma
delle entità soprannaturali! Era veramente troppo! Si passò
una mano nei capelli, sollevando la ciocca che le ricadeva sulla
fronte.
“Ah, beh... e dove si trova
questa entità? Ah, già, non puoi rispondermi così...
allora... è vicina?”
Lo scoiattolo fece segno di sì.
Poi, si mise a pensare, grattandosi la testa. Oscar lo vide guardarsi
intorno, poi vide i suoi occhi illuminarsi: il roditore si diresse
verso il calamaio e l'aprì. Poi tirò fuori uno dei suoi
artigli, lo tuffò nell'inchiostro e cominciò a
disegnare sul retro dell'ultimo rapporto. Oscar era stupefatta: lo
scoiattolo sapeva disegnare! E per niente male! Per uno scoiattolo,
naturalmente.
Sulla
carta apparve quasi perfettamente il suo palazzo, poi lo scoiattolo
immerse di nuovo il suo artiglio nell'inchiostro e disegnò il
parco, con i suoi alberi, e poi la foresta con la sua radura. Con
un'ultima goccia d'inchiostro lo scoiattolo disegnò una X come
il segno del tesoro nelle mappe dei pirati. Lo scoiattolo, tutto
fiero del suo lavoro, si spostò, per permettere ad Oscar di
prendere il foglio. Lei lo guardò: “Grazie amico mio. É
nella foresta vicino alla mia residenza, non è vero?”
Il piccolo roditore annuì.
“Molto bene” fece Oscar
ritrovando il suo spirito guerriero “che coincidenza: ci sarà
da divertirsi!” Si alzò e prese il suo piccolo amico
nella mano: “Bisogna andare a mangiare qualche cosa: la
battaglia ci attende e bisogna avere tutte le nostre forze!”
E posando Alexandre sulla sua spalla
uscì dall'ufficio per dirigersi al refettorio.
Nota: 3) Terza condizione:
Alain dovrà camminare sulle mani durante una parte della fic.
Grazie a Nisi che mi aveva suggerito
di ambientare la fic al circo... ho fatto qualcosa del genere in
effetti! ^^
@Nisi:
grazie! Non dimentico che ho un'altra fanart da finire ^__~
@Hatori: ecco la terza
condizione. Ovviamente questa è stata la più difficile
da integrare, non so quanto io sia riuscita nel mio intento... ehm...
beh, ci ho provato. ^^
@medusa71: grazie! Spero
che ti piaccia il seguito, anche se si tratta di un capitolo di
“transizione”.
@kira91: ah, allora si
tratta proprio del tuo campo! Io invece sono un'archeologa mancata...
laureata in lettere classiche, indirizzo archeologico... ormai roba
di tanto tempo fa...^^ Comunque, tornando alla fic, non ho ancora
finito con André, poveretto...
@JuuhachiGo: beh, uno
scoiattolo come Pip ci voleva proprio... e poi è così
carino. In ogni caso, a me non sarebbe mai venuto in mente di fare un
cross over di questo tipo. La colpa è tutta di Kyomine.
@Wicca87: grazie! Tu sei
sempre così gentile con i tuoi commenti, spero che ti piaccia
anche questo capitolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Quattro damigelle ***
André si era risvegliato nella
radura. Doveva essere molto tardi, a giudicare dalle proteste del suo
stomaco, del tutto indifferente alle pene d'amore. Emise un sospiro e
si rialzò, per andare a prendere il suo cavallo che brucava
tranquillamente l'erba.
“Andiamo, piccolo mio,
rientriamo...”
Qualche tempo dopo arrivò a palazzo Jarjayes e non appena varcò la soglia della cucina venne
aggredito da una nonna furiosa.
“Brutto mascalzone! È
l'ora di rientrare? Con tutto il lavoro che c'è da fare!”
E stava giusto per
ripassarlo un po' a colpi di mestolo, quando si accorse dell'aria
così triste di suo nipote. Si aggiustò gli occhiali sul
naso, per vedere meglio il suo viso: nessun dubbio, era successo
qualcosa di grave.
“André, che cos'è
successo? Non sei nel tuo stato normale...”
André si scostò dalla
sua antenata, ostentando una maschera sorridente e disse: “Ma
niente affatto, nonna, ho soltanto una gran fame! Se vuoi che io
lavori bisogna darmi qualcosa da mangiare! Il mio stomaco è
piuttosto impaziente...” e si mise a ridere.
La cosa non ingannò la vecchia
signora. Pensò che dopotutto non era un male la presenza di
quelle nuove cameriere a palazzo, benché le dessero dei
problemi con la loro inettitudine: forse con loro André
avrebbe potuto distrarsi... nel senso buono, eh, perché la
nonna teneva molto alla decenza!
“André, quelle nuove
cameriere che ho assunto oggi mi danno dei problemi” fece lei
mentre gli riempiva un piatto di stufato di manzo “sono così
lente, inette... un disastro! Temo di aver bisogno d'aiuto.”
“Delle nuove cameriere?”
fece André, sorpreso.
“Sì, il generale aveva
deciso che bisognava aumentarle... senza dubbio pensa che io sia
ormai troppo vecchia...”
André si mise a ridere: “Tu,
vecchia? Faccio fatica a crederlo, vista l'energia che dispieghi
quando sei arrabbiata!” fece lui, baciando la nonna sulla
guancia.
“Briccone, allora, mi aiuterai?”
“Ma certo, il tuo stufato è
troppo buono per rifiutare.”
Finito il pasto, la nonna andò
a vedere con André che cosa stavano facendo le quattro nuove
cameriere. Le aveva lasciate al primo piano, per la pulizia delle
camere, con l'ordine di spazzare e lavare il parquet e di spolverare
i mobili. Sperava che almeno questo fossero in grado di farlo. Il
lavaggio dei piatti era stato un disastro, per non parlare del
bucato: il servizio di bicchieri da 24 era ora da 12, e le camicie
bianche del generale erano un po' bucate qua e là perché
le avevano smacchiate con troppa foga. Una volta al primo piano si
accorsero che c'era dell'acqua che scorreva sul pavimento: sì,
decisamente avevano lavato il parquet!
Seguendo la corrente dell'acqua che
scorreva, la nonna e André arrivarono al corridoio delle
camere, e là, l'incontro: quattro graziose giovani damigelle
vestite da cameriere venivano avanti, tutte prese dal loro compito.
Un'angelica bionda, una romantica brunetta, una delicata castana e
una rossa tutto pepe. Ciascuna teneva in mano un secchio d'acqua e
versava cascate sul parquet.
La nonna non poté più
trattenersi: “Ma che cosa state facendo, scervellate!
Fermatevi!”
“Oh, madame, eppure ci
avevate chiesto di lavare il parquet.” fece una.
“Sì, ed è proprio
quello che stiamo facendo.” fece un'altra.
La nonna soffocò a stento la
sua collera. “Non così, ragazze, dovete usare gli
strofinacci... sì, passare gli strofinacci sul parquet...”
André era stupefatto: davvero
erano così inette, era possibile?
La nonna prese uno spazzolone dallo
sgabuzzino delle scope: “Si può fare questo lavoro con
questo...” e voleva fare una dimostrazione, ma André le
levò l'attrezzo di mano.
“Nonna, non è un lavoro
per te... stasera non voglio sentire i tuoi lamenti per esserti rotta
la schiena! Farò io la dimostrazione...”
La nonna lasciò lo spazzolone a
suo nipote, commossa dalla sua sollecitudine: sempre premuroso e
buono, questo piccolo.
“Bene: ragazze, questo è
mio nipote André.”
Le damigelle lo circondarono, tutte
sorridenti, per fare le presentazioni: “Io mi chiamo
Marguerite, piacere.” fece la bionda dagli occhi blu.
“Io sono Lilia.” disse la
brunetta.
“E il mio nome è
Balsamine.” sussurrò la castana, abbassando gli occhi.
La rossa sorrise scuotendo i suoi
capelli di fiamma: “Io mi chiamo Calendula.”
“Piacere.” disse André,
poi, girandosi verso la nonna: “Avanti, vai a riposarti. Mi
occuperò io di loro, farò il mio lavoro più
tardi.”
“Ma, André...”
cercò di protestare la vecchia signora.
“Penso che tu abbia bisogno di
riposo.” disse lui, con un tono che escludeva ogni obiezione.
“Va bene, piccolo mio, grazie.”
“A più tardi... oh,
nonna... e Oscar dov'è? Non l'ho ancora visto questo
pomeriggio.”
“È rientrato
in caserma questa mattina e mi ha detto che non rientrerà
stasera...”
“Ah, bene.”
disse André, cercando di ostentare un'espressione indifferente
mentre pensava: “È vero... lei non vuole più
saperne di me... è veramente tutto finito... anche la nostra
amicizia.”
Le damigelle si
scambiarono delle occhiate d'intesa... Oscar non sarebbe rientrata...
che colpo di fortuna!
“Allora,”
fece André, lasciandosi sfuggire un sospiro dalle labbra
mentre si girava verso le damigelle “dovete tenete questo
attrezzo così...” e diede loro una perfetta lezione sul
lavaggio dei pavimenti. Le cameriere erano incantate dalle qualità
di quest'uomo e gli facevano dei gran sorrisi, soprattutto
apprezzavano i movimenti delle sue braccia
muscolose, e l'inclinazione che prendeva e... gli facevano dei
gran sorrisi.
André notò i sorrisi un
po' ebeti delle damigelle, ma non sapeva che pensare. Dopo aver
asciugato il parquet, diede a ciascuna di loro un compito: spolverare
i mobili, riporre la biancheria negli armadi, lavare le finestre,
cambiare i fiori nelle camere.
Questo avrebbe dovuto essere così
facile, eppure... qualche secondo dopo aver mandato le cameriere alle
loro incombenze, mentre riponeva spazzolone e strofinacci, un grido
femminile squarciò il silenzio. Accorse e vide in una camera
la brunetta Lilia, la quale avrebbe dovuto spolverare i mobili, che aveva
fatto cadere un vaso di cristallo e si era tagliata un dito cercando
di raccogliere i cocci. Piangeva ed allora André tirò
fuori il suo fazzoletto per farle una fasciatura: lei ne approfittò
per stringersi a lui.
“Oh, grazie, André, voi
siete un uomo così gentile...” disse, sbattendo le
ciglia.
André non ebbe il tempo di
reagire che si udì un altro grido: accorse ancora e vide in
un'altra camera la castana Balsamine sepolta da una montagna di panni
che aveva mal riposto nell'armadio e che erano tutti caduti su di
lei. La liberò e poi la scosse perché non sembrava
riprendersi. Lei mormorò, posando le sue mani sulle sue spalle
virili, aggrappandosi come un'annegata.
“Oh, André, grazie,
credevo di morire soffocata...” disse, infine, guardandolo con
occhi di cerbiatta “mi avete salvata... siete così
cavalleresco...”
André si liberò, e fece
per rimettere in piedi la damigella, quando sentirono un rumore molto
forte prodotto da una scala appena caduta a terra. Il rumore veniva
dalla camera del generale, dove la rossa Calendula stava lavando le
finestre. Ed infatti André entrò nella camera giusto in
tempo per vedere la bella damigella che si teneva all'asta delle
tende, in aria e sul punto di cadere. Accorse e la damigella in
pericolo cadde nelle sue braccia come una mela matura.
“Oh, grazie, mi avete salvata...
ah, come siete forte...” sospirò lei, mentre accarezzava
il suo bicipite.
André la depose al suolo, e
disse alle cameriere: “Ho qualche cosa da fare in cucina... voi
tre per il momento non fate niente, riposatevi un po'... soprattutto
non fate niente! Io torno presto...” e si diresse verso la
cucina. Aveva decisamente bisogno di bere qualcosa... non era così
ingenuo da non rendersi conto che stava succedendo qualcosa con
quelle damigelle, ma aveva bisogno di rimettersi un po'.
Ah, sì, era appena stato
respinto per tre volte ancora dalla donna che amava e improvvisamente
tre donne giovani e carine gli facevano delle... avances...
decisamente la sua vita era strana. Si servì un bicchiere di
cognac e sospirò.
Aveva appena finito il suo cognac che
la bionda Marguerite entrò nella cucina, tutta agitata, lo
prese per un braccio e con i suoi occhi blu in lacrime gli disse:
“Oh, André, venite con me, c'è un problema nella
camera di madamigella Oscar, ehm, voglio dire, nella camera del
Colonnello...”
André la guardò
interrogativo: “E voi, come fate a sapere... ah, bah, le altre
cameriere, non è vero? Ma che c'è?”
La giovane donna tutta tremante: “Oh,
venite, dovete vedere voi stesso... c'è un orribile insetto
tra i fiori!” disse, conducendolo verso la camera.
La bionda cameriera spinse André
nella camera e chiuse la porta. André si girò e vide
che nascoste dietro la porta c'erano le altre tre ragazze.
“Allora... era una trappola...”
disse, alzando un sopracciglio.
La bionda Marguerite avanzò
verso di lui, seguita dalle altre, che vennero a circondarlo.
“Non dite così, André...
non è un trappola... soltanto un'offerta d'amore...”
“Voi scherzate, non è
vero?” rispose, cercando di mantenere la calma.
“Niente affatto...” fece
lei accarezzandogli la guancia. “E noi siamo tutte d'accordo...
sapete... nessuna di noi vuole rinunciare a voi... avete capito?”
André la guardò,
turbato, poi disse: “Io... io non posso.”
E cercò di liberarsi,
dirigendosi verso la porta. Una mano femminile lo trattenne per il
braccio.
“È inutile
fuggire... lei non vi amerà mai, non sarà mai vostra...
allora perché non prendere del piacere quando vi è
offerto? Noi sappiamo perfettamente che il vostro cuore è già
preso e noi... noi non siamo interessate ad avere quello...”
fece la bionda sussurrando dietro il suo orecchio. “Venite...
nessuno ci disturberà qui... e noi abbiamo detto che voi siete
uscito...”
Dove sarebbe andato a finire per
stordirsi e non pensare più a lei? Un brivido percorse il suo
corpo intero.
La bella bionda prese la sua mano e lo
fece girare, guardandolo con i suoi occhi blu così simili ad
altri occhi di cielo.
“Venite... questo non è
che un sogno... solo un sogno...” disse lei, baciandolo, mentre
una lacrima scendeva lungo la guancia del giovane uomo.
E André si lasciò
affondare in questa illusione.
Continua...
(la quarta condizione nel prossimo
capitolo.. eh eh eh...)
@Anonima86: Grazie! Ma ancora manca
l'ultima condizione e l'epilogo... ^__^
@Nisi, grazie ancora per avermi
ispirato l'idea che mi ha tratto d'impaccio. Ormai la fic è
quasi finita... cercherò di essere più veloce con
l'aggiornamento.
@Daydreamer: povero André, è
stato davvero maltrattato... mi sento in colpa...
@WICCA87: Certo, ecco il link Il
y avait une fois
Però un avvertimento... siccome
la fic era molto lunga non ho avuto il coraggio di chiedere di
“betarmela”, perciò le correzioni le ho fatte io,
con l'aiuto del correttore automatico e di un sito specializzato in
grammatica francese. Non so se sia il caso di prenderlo come esempio
di buon francese... ehm... anche se alcune ragazze francesi che
l'hanno letta mi hanno detto che va molto bene. Forse non ci sono
errori madornali... ^__^
@kira91: le tue previsioni si sono
rivelate esatte, eheheh... e poi sì, credo anch'io che siamo
più o meno coetanee, anche se temo di essere più
vecchia. ^^
@Juuhachi Go: la scelta del nome da
condottiero non è casuale, ma è un piccolo omaggio alla
mia amica Kyomine, che ha scritto numerose fanfictions in inglese su
Alessandro Magno (tratte dal film). Si possono leggere su
FanFiction.net qui
^__^
Poi...
sì, sgrezzare esiste davvero in italiano. Secondo il
vocabolario Treccani: sgreżżare v. tr. [der. di
grezzo, con il pref. s- (nel sign. 4)] (io sgréżżo,
ecc.). – Lavorare in modo da togliere dallo stato grezzo: s.
una lastra di marmo, un tronco d'albero.
Dunque, volevo far dire alla nonna che
le fanciulle in questione erano grezze, rozze, da civilizzare, da
dirozzare, e volevo dar l'idea di un lavoro faticoso, come, appunto,
levare il grezzo dal marmo. Svezzare non corrisponde a quello che
volevo dire io: infatti significa levare un vizio, un vezzo, oppure
iniziare lo svezzamento del bambino allattato al seno. Di ciò
ho una discreta esperienza: il giorno in cui mio figlio passò
dalle pappine ai maccheroni non fu mai abbastanza benvenuto! Si usa
anche, ma non appare sul vocabolario, per indicare scherzosamente
l'iniziazione sessuale.
Per quanto riguarda il restauratore:
volevo proprio dire restauratore. L'accordatore accorda, il
restauratore restaura. Talvolta restauratore e accordatore sono un'unica
persona, ma io volevo proprio enfatizzare il discorso: Oscar scassa
veramente il suo piano con le sue dita d'acciaio. ^__^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** L'ora della verità ***
Oscar
si guardò intorno: il posto era certamente quello che lo
scoiattolo aveva disegnato sul foglio di carta.
“Allora,
Alexandre, non mi sbaglio, eh? È
proprio qui...”
Lo
scoiattolo annuì, inquieto: veramente bisognava dire che aveva
persino un po' di paura, benché ciò non fosse degno del
nome che portava.
Oscar
diede gli ordini ai suoi soldati, per far allestire l'accampamento e
tutto ciò che era necessario. Mentre
quelli erano occupati con questo compito, Oscar decise di fare
qualche domanda al suo piccolo amico, sussurrandogli: “Alexandre,
dimmi, dove esattamente hai visto queste entità?”
Lo
scoiattolo fece segno con la sua zampetta puntandola verso una grande
quercia, poi verso un salice e anche verso altri alberi e piante.
Oscar
non capiva: “Vuoi dire che erano là?”
Lo
scoiattolo faceva segno di sì, no, quasi... ma non riusciva a
farle capire che le entità erano proprio dentro gli alberi e i
fiori. Oscar camminava nella radura e poi si avvicinò agli
alberi, mentre guardava qua e là se mai ci fosse qualcosa di
strano. Ma naturalmente non vedeva nulla. Lo scoiattolo era sempre
più inquieto. Ad un tratto udirono un rumore di stoffa
strappata: “Straaaaap!”. L'uniforme di Oscar era stata
ghermita dai rami di un cespuglio di rovi e si era appena strappata
in un posto piuttosto sconveniente!
“Non
è possibile!” urlò Oscar, irritata “Devo
per forza rientrare a palazzo per cambiare i pantaloni dell'uniforme,
non posso restare così, con l'uniforme aperta dal posteriore
al ginocchio! E anche la giacca è strappata!”
Lo
scoiattolo guardava i danni, perplesso. Oscar si avvicinò
all'accampamento e chiamò il luogotenente D'Agoût,
facendo bene attenzione che nessuno la vedesse di schiena.
“Luogotenente...
ho bisogno del mio cavallo, devo rientrare immediatamente al mio
palazzo.”
“Sì,
Colonnello.” rispose il fedele soldato, che ben presto ritornò
con la cavalcatura.
“Ehm...
giratevi, per favore... la mia uniforme è strappata.”
Il
buon luogotenente non comprendeva la ragione di tanto pudore fra
uomini, ma obbedì. Una volta montata a cavallo Oscar disse al
luogotenente: “Torno il più presto possibile, giusto il
tempo di cambiare l'uniforme.” e partì al galoppo.
Nel
frattempo, in una nebbiolina tra gli alberi, lo spirito del salice
disse allo spirito del cespuglio di rovi: “Eccellente lavoro,
piccolo mio.”
“È
piacer mio servirvi, mia regina.”
Oscar
e Alexandre raggiunsero il castello in pochi minuti, mentre stava
calando la sera: Oscar aveva fretta di cambiare la sua uniforme con
una senza presa d'aria posteriore. D'altra parte aveva un po' paura
di rincontrare André, perché non aveva ancora scoperto
tutto quello che era successo e non sapeva bene come comportarsi con
lui. E poi, dopo quello che lei gli aveva detto, si sentiva molto
colpevole per averlo fatto soffrire.
Cercando
di non essere vista scivolò nel palazzo, mentre diceva ad
Alexandre, sempre installato sulla sua spalla: “Shhtttt... non
facciamo rumore... voglio raggiungere la mia camera senza che nessuno
mi veda così...”
Salì
le scale e poi fu davanti alla porta della sua camera, sussurrando
allo scoiattolo: “Fiuuu... ci siamo riusciti...”
Oscar
aprì la porta, entrò nel boudoir e fece per entrare
nella sua camera, ma si pietrificò sulla soglia, il tempo
sospeso.
Non
aveva mai visto il suo letto così affollato.
Senza
una parola si girò, si diresse alla porta e uscì.
Chiuse la porta e vi appoggiò la schiena, gli occhi nel vuoto.
Poi una fiamma si accese nel suo sguardo, mentre una rabbia
devastatrice montava in lei, nei suoi polmoni, per uscire come un
ruggito: “Andrééééééé!!!”
Lui
non aveva perso tempo e si era rivestito, almeno i pantaloni, e anche
le damigelle in tutta fretta avevano risistemato le loro vesti.
L'uragano Oscar rientrò nel boudoir, filò verso la
camera sempre col povero scoiattolo sulla sua spalla e si piantò
sulla soglia.
André
era ora in piedi e lei si avvicinò al giovano uomo, come una
furia, e lo schiaffeggiò. “Tu... sporco bugiardo!
Come osi andare a letto con queste sgualdrine nel mio letto! Come osi
andare a letto con delle altre donne! E dicevi che mi amavi!
Commediante! Brutto bastardo!”
E
gli assestò un altro schiaffo. André non diceva niente,
impassibile. Le cameriere, terrorizzate, si erano rifugiate in un
angolo della camera.
“Vile
seduttore, libertino!”
André
non muoveva un muscolo e Oscar gli diede un altro schiaffo.
“Traditore,
depravato, non sei che un mascalzone, un giuda dell'amore! Ti amo!”
A
queste ultime parole André reagì, come risvegliandosi
da un sogno e bloccò la mano di Oscar che stava per
assestargli un altro schiaffo.
“Cosa?
Che cos'hai detto? Tu mi ami?”
“Nooooo!”
urlò Oscar “Tu sei un'infame canaglia! Ti amo,
scellerato!”
André
guardò Oscar, stupefatto, mentre lei portava l'altra mano alla
bocca, con gli occhi sbarrati. Ancora! Lei voleva dire “Ti
odio” ma sotto l'effetto del sortilegio, aveva appena detto il
contrario.
“Oscar,
io non capisco... soltanto stamattina tu mi hai respinto e ora mi
dici che mi ami! Ti prego, smettila di tormentarmi!”
Oscar
scosse la testa e si liberò. “No, no, non è
questo quello che volevo dire! Pervertito!” fece lei con le
lacrime agli occhi “Tu non sei che un infame, ti amo, ti amo,
ti amo!” mentre gli tempestava di pugni il petto.
André
la bloccò stringendole le braccia con le mani. “Oscar,
vuoi spiegarti? Mi ami o no?”
Oscar
rispose in un singhiozzo: “Perché vuoi saperlo... tu hai
già trovato un rimpiazzo... quattro, perfino...”
“Oscar,
ma tu mi avevi respinto! Che cosa devo pensare? Devo essere tuo...
senza esserlo mai? Non ho mai smesso di amarti... ma capisco che
adesso tu non riesca a crederlo...” disse André,
abbassando lo sguardo.
Lo
scoiattolo tirò una ciocca di capelli a Oscar, guardandola con
disapprovazione. Aveva la stessa espressione che il generale assumeva
quando la rimproverava. Oscar abbassò la testa a sua volta.
“André...
il fatto è che non posso più dire la verità sui
miei sentimenti se ciò riguarda l'amore.”
“Ehhh?”
fece André rialzando il suo sguardo.
“Sì...
sembra che ci sia un sortilegio o qualcosa del genere su di me.
Questo scoiattolo aveva cercato di avvertirmi, ma io non avevo
capito... e allora ti ho detto tutto il contrario di quello che
volevo dirti...”
André
restò a bocca aperta. Era veramente qualcosa di difficile da
credere e tuttavia... un lampo attraversò la sua mente: lei
l'amava!
“A...
allora tu mi ami, è così? Tu mi ami!” disse,
circondandola con le sue braccia.
“Togli
le tue sporche zampe! Non ti ho ancora perdonato!”
Lo
scoiattolo tirò ancora una ciocca dei suoi capelli per
ottenere attenzione: e con la sua zampa indicò le quattro
damigelle che erano ancora nell'angolo della camera. Le aveva
riconosciute, erano gli spiriti dei fiori: lo scoiattolo Alexandre
era saltato sul parquet e non smetteva d'indicarle con la sua zampa,
per far capire che c'entravano in qualche modo.
Oscar
si diresse con un'aria severa verso le cameriere, che tremanti si
erano strette le une contro le altre.
“E
voi, chi siete? Non vi ho mai viste a palazzo. Ma il mio amico
scoiattolo sembra conoscervi. Avete per caso un ruolo in questa
storia? Parlate!”
Spinta
dalle altre, Marguerite si fece un po' avanti.
“È
vero, noi abbiamo un ruolo in questa storia. Ma la nostra intenzione
non era di fare del male.”
“Sarebbe
a dire?” fece Oscar con un tono autoritario.
“Sarebbe
a dire che noi siamo gli spiriti dei fiori. Io sono lo spirito della
margherita dorata, le altre sono gli spiriti del colchico, del
fiorrancio e dell'impatiens. Noi viviamo nella foresta e siamo le
damigelle della regina della natura.”
Oscar
era a bocca aperta, così come André. Si voltò
verso lo scoiattolo Alexandre, il quale annuì.
“È
vero, Alexandre?” e il piccolo roditore annuì ancora.
“Continuate...
voi sapete allora chi ha lanciato questo sortilegio su di me? Siete
state voi per caso?”
La
bionda scosse la testa: “No, no, non è colpa nostra...
ma vostra... voi avete fatto adirare il re della natura, che vive
nella quercia millenaria.”
“Colpa
mia?” fece Oscar, stupefatta “E che cosa avrei fatto?”
“Ebbene”
continuò la margherita dorata guardandola negli occhi “voi
avete violato le immutabili leggi della natura, rifiutando il vostro
essere donna, rinnegando la vostra natura femminile e non vivendo
come tale. Il re della natura ha deciso di punirvi per la vostra
condotta nel modo che avete sperimentato.”
Oscar
schiumava di rabbia: “Ma... ma... ma è incredibile! Io
faccio questa vita perché mio padre mi ha cresciuta come un
ragazzo! E io sono così ora e non posso più cambiare!
Io non voglio cambiare! Detesto essere manipolata! Io sono Oscar,
sono donna e Colonnello!” urlò serrando i pugni.
Poi
sentì un grande palmo caldo posarsi sulla sua spalla: André
aveva posato la sua mano su di lei, e stranamente non le dispiaceva,
anzi, tutto il contrario.
André
disse con una voce grave: “Dove si trova questo re della
natura... ho bisogno di parlare con lui.”
La
giovane damigella bionda esitò, poi rispose abbassando la
testa: “Si trova nella grande radura della foresta... è
vicino al vostro palazzo...”
Oscar
si girò verso André: “Io so dove si trova questo
posto, lo scoiattolo me l'ha mostrato questo pomeriggio: la compagnia
ha montato l'accampamento per le esercitazioni proprio in quella
radura.”
“Allora,
andiamoci: bisogna sistemare questa questione.” disse André,
piuttosto risoluto. Oscar lo guardava mentre emozioni contrastanti
si battevano nel suo cuore: lanciò uno sguardo pieno di
gelosia assassina agli spiriti dei fiori.
“Voi
venite con noi.” E si girò per dirigersi alla porta.
“Oscar!”
la chiamò André.
“Cosa?”
domandò Oscar.
“Ehm...
forse è meglio che prima di partire tu ti cambi i tuoi
vestiti, sono un po'... strappati... nella parte posteriore...”
Oscar
si girò, rossa per la vergogna ma col coraggio di ribattere:
“... e tu vai a rimetterti la camicia, brutto scostumato!”
Qualche
tempo dopo si ritrovarono tutti davanti alla scuderia. Gli spiriti
dei fiori ripresero il loro vero aspetto in una nebbia attraversata
da luci e lo spirito della margherita dorata disse: “Vi
precediamo alla radura.”
Oscar
la guardò con diffidenza: “E voi non tenterete qualcosa
di poco simpatico, non è vero?”
“No,
Colonnello... noi non abbiamo mai avuto delle cattive intenzioni,
credeteci... avevamo soltanto voglia di consolare un bel giovane uomo
solo e triste... non è un crimine!”
Oscar
si morse il labbro, non sapendo che cosa rispondere: sapeva bene che
era colpa sua, dopo tutto.
Gli
spiriti sparirono e lei si voltò verso André, per dire
soltanto: “Andiamo.”
Continua...
noooo... non è ancora finita...
Note:
4)
quarta condizione: Oscar sorprenderà André in piena
azione a letto con una bruna, una bionda, una rossa e una castana.
Grazie
a Kyomine per gli insulti... ^__^
Voglio
dire, mi ha suggerito qualche insulto per la fic! Il mio insulto
preferito è “giuda dell'amore”.
Beh,
quando Kyo mi ha letto la quarta condizione, dopo essermi rimessa
dallo shock, le ho fatto presente che io posso scrivere lemon, ma di
certo non pornografia. E che non volevo nemmeno. Successivi
chiarimenti (necessari, direi!) mi hanno permesso di scrivere
effettivamente questa fic, altrimenti avrei perso la sfida a
tavolino... e questa cosa del pegno sarebbe andata avanti
all'infinito! Insomma, Oscar doveva sorprendere André con le
quattro donne, ma non era necessario descrivere la scena... ehm...
nei dettagli. Così ho fatto, cercando anche di non far passare
il povero André per una specie di satiro... ^__^ Vi giuro che
a me un'idea così balzana non sarebbe mai venuta in mente!
A
proposito delle quattro damigelle, in francese si capiva che erano
gli spiriti dei fiori dai loro nomi: Marguerite per la margherita
dorata, Balsamine per l'impatiens (detta anche balsamina), Lilia per
il colchico (che fa parte della famiglia delle Liliacee), Calendula
per il fiorrancio (la calendula).
Marguerite,
Balsamine e Lilia sono veri nomi francesi, mentre Calendula è
il nome di una strega personaggio di un fumetto franco-belga,
“Isabelle”.
@Hatori:
ecco qua, Oscar è arrivata, povero André... purtroppo,
come da quarta condizione, ho dovuto farlo capitolare all'assalto...
non è colpa mia!
@WICCA87:
grazie, ora manca solo l'epilogo... spero che la versione francese
sia abbastanza leggible.
@Juuhachi
go: il termine restauratore è moderno... molto probabilmente
all'epoca in caso di riparazioni ci si rivolgeva all'artigiano che
fabbricava i pianoforti. Mi sono presa una licenza!
@Nisi,
in effetti, mica tanto povero, questo André... ma è
tutta colpa della condizione che mi è stata imposta.
@Kira:
mistero svelato sulle mantidi (Bel nomignolo! Mi piace!) ma ora
bisogna affrontare le forze della natura... uhm uhm...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Ragione e Natura ***
Era già calata la notte e Oscar
e André galoppavano senza dire una parola sotto la luce della
luna piena. Ben presto arrivarono all'accampamento e scesero dai
cavalli per legarli.
Allo sguardo stupefatto di André
si presentò la stessa scena che aveva lasciato Oscar a bocca
aperta in caserma: i suoi compagni stavano provando ancora lo
spettacolo! Alain camminava sulle mani, Lasalle lanciava in aria
delle palle colorate, François era il bersaglio umano, altri
compagni eseguivano la piramide umana.
“Ma... ma...” balbettò,
girandosi verso Oscar “che cos'è, un nuovo modo di fare
le esercitazioni?”
“Non essere sciocco! Stanno facendo
le prove del loro spettacolo. Hanno il mio permesso, quando sono di
riposo. Cominciamo le esercitazioni domani.”
“Uno spettacolo?”
“Sì, uno spettacolo di
beneficenza.” fece Alain avvicinandosi, sempre camminando
sulle mani. “Vuoi partecipare anche tu, André?”
André non ebbe il tempo di
rispondere che improvvisamente una nebbia si levò tra gli
alberi per poi spandersi nella radura. Lo scoiattolo si strinse ad
Oscar, tirandole una ciocca di capelli. Tutti erano presi da stupore,
guardando le luci che fendevano quella nebbia per prendere sempre più
consistenza, fino ad assumere delle forme umane.
“Ma... che diavolo...”
fece Alain rimettendosi in piedi.
“È
la parola giusta...” ribatté un compagno.
Una forma imponente si era
materializzata uscendo da una quercia, così come delle altre
forme da altri alberi e piante. I due gruppi, di umani e di spiriti,
si fronteggiavano, in silenzio.
Lo spirito della quercia si sedette
sul tronco d'albero abbattuto che era lì vicino e fece segno
agli altri spiriti di circondarlo. Lo spirito uscito da un salice si
avvicinò, con gli spiriti dei fiori.
Oscar le aveva riconosciute: dunque
era tutto vero...
“Oscar François de
Jarjayes” tuonò il re della natura “ora sapete chi
vi ha punita e perché. Siete voi pronta a sottomettervi alle
leggi della natura? Siete voi pronta a ritornare una donna e a
comportarvi come tale?”
Oscar si fece avanti, per nulla
intimorita, seguita da André.
“Allora, siete stato voi a
giocarmi questo brutto tiro. Non capisco bene che cosa volete. Per
tutta la vita ho seguito gli ordini di mio padre. Sono diventata un
soldato, senza mai dimenticare nel mio cuore che ero una donna. Anche
quando avevo deciso di vivere per sempre come un uomo, di essere un
uomo... sapevo nel mio cuore che cosa sono. Sono una donna, ma non
sono come le altre donne e non posso cambiare, non voglio. Non
cederò, mai!” disse, stringendo i pugni, al colmo della
rabbia.
“Toh, il Colonnello è una
donna!” mormorò un soldato.
“Possiamo dire di aver visto di
tutto, ora...” fece eco un altro.
“Voi non potete continuare
questa commedia: siete una donna, bisogna che vi comportiate come
tale, non come un soldato!” ordinò il re della natura.
“E mettere corsetto e sottane,
suppongo?” rispose Oscar ancora più infuriata.
“Sì, e sposarvi come
vostro padre vi ha ordinato e fare dei bambini.”
“Non sono un giocattolo!”
urlò Oscar, come una furia.
Stava per sguainare la sua spada
quando una mano calda che lei conosceva bene si posò ancora
sulla sua spalla. Si girò per trovarsi immersa nel tenero
sguardo di André, che la oltrepassò e si fece avanti,
come per farle scudo col suo corpo.
Il re della natura gli lanciò
uno sguardo truce: “E voi, chi siete?”
“Io sono André Grandier”
rispose André, con calma “e vorrei parlarvi.”
“Come osate?” fece il re,
adirato.
La regina, che non aveva ancora
parlato, si piegò verso il suo sposo sussurrandogli
teneramente: “Egli è l'uomo che ama questa donna, mio
caro, ha il coraggio dell'amore.”
Il re si calmò immediatamente e
si rivolse ad André: “Allora, in questo caso, cercate di
farla ragionare!”
“No.” rispose André.
“No?”
“Penso che siate voi ad essere
in errore.”
“Che cosa?” urlò lo
spirito della quercia, mentre i rami degli alberi cominciarono ad
essere scossi da un vento invisibile, dalla rabbia del re della
natura.
“Posso dimostrarlo.” disse
André.
La regina della natura posò la
sua mano sul braccio del suo sposo, per calmare la sua collera e
improvvisamente tutto, i rami degli alberi, le foglie, tutto
s'immobilizzò.
“Allora, parlate.”
Oscar guardò l'uomo davanti a
lei, l'uomo che per lei stava per sfidare le entità stesse
della natura e il suo cuore mancò un battito.
“André...”
mormorò.
“Grazie, sire.
Tutte le cose in questo mondo hanno la
loro natura, che è per ciascuna cosa come un cuore vivente. Il
fuoco, per esempio, ha la sua natura ardente, e per natura brucia e
distrugge. Ma la natura distruttiva del fuoco può essere
piegata ad una funzione, che non è più distruggere, ma
ben al contrario creare: come quando il fuoco nella forgia crea la
lama di una spada fondendo il metallo. Bisogna infatti riconoscere
che natura e funzione sono due cose ben differenti.
Gli
esseri umani ad esempio, nascono tutti uguali. Tutti nudi, tutti
incapaci di vivere senza l'aiuto dei loro genitori, tutti con quella
scintilla d'intelligenza. E tuttavia, in questo mondo, benché
tutti abbiano la stessa natura, ben presto assumono funzioni diverse,
che la società, e non la natura, assegna loro.
Non si può negare anche che
benché tutti uguali, gli uomini non abbiano tutti gli stessi
diritti. Questa è un'ingiustizia che non ha nulla di naturale,
ma è ben contraria alla natura. Allora, se tutti gli uomini
sono uguali, allo stesso modo non si può negare che le donne e
gli uomini siano uguali e abbiano gli stessi diritti e che ciò
sia secondo natura. Le donne fanno ben parte del genere umano.
Non esiste una natura di donna o una
natura d'uomo, ma soltanto una natura d'essere umano.
Poi, in questa società,
abitualmente uomini e donne prendono funzioni differenti, ma ciò
non avviene per natura ma bensì per convenzione sociale.
Nulla impedisce, tuttavia, che una
donna possa assumere delle funzioni che sono per abitudine riservate
agli uomini, se ne è capace. Abbiamo numerosi esempi di donne
che hanno preso funzioni riservate agli uomini con risultati
eccellenti.
Una donna può essere un soldato
e ciò non ha niente contro la natura. Le differenze fra i
sessi sono più derivate dalle convenzioni sociali, dalle
tradizioni, che dalla natura.
Allora Oscar non deve ritornare alla
sua vera natura, lei non l'ha mai lasciata: è un essere
umano, come tutti. E sì, lei è anche una donna, un
essere umano donna, e un soldato. E lei non è meno donna per
questo.
La vostra collera dunque non ha
ragione d'essere e vi chiedo di liberarla da questo sortilegio.”
Tutti, spiriti e soldati, facevano
silenzio.
Il re della natura era stupefatto,
guardò la sua regina, che annuì, poi disse con voce
solenne: “Avete riportato la vittoria. Bisogna riconoscere che
il vostro discorso è stato efficace e ci avete convinti. Ho
una domanda soltanto: l'amate così tanto? L'amate esattamente
così com'è?”
“Sì” rispose André
girandosi un poco per vedere il viso adorato “l'ho sempre amata
così, come lei è...” e poi, rivolgendosi
direttamente a lei: “... ti ho sempre amata come sei, sì,
e tu vai bene così come sei... mia Oscar... amo tutto di
te...”
Oscar era scossa da un tremito, mentre
le lacrime le scendevano lungo le guance, e quando il suo sguardo
incrociò quello di André non poté più
trattenersi e gettò le braccia al collo dell'uomo che amava.
“Oh, André! Tu... tu...
tu sei tutto per me! Ti amo! Ti amo con tutto il cuore!”
Lo scoiattolo Alexandre saltò
giù dalla spalla di Oscar a terra, guardando tutto soddisfatto
sua “figlia” che stava per baciare il suo amore.
E quando André toccò con
le sue labbra quelle di Oscar, per scambiarsi il loro vero primo
bacio, tutti, spiriti e soldati, urlarono la loro approvazione in una
sarabanda di applausi fragorosi e fischi maliziosi.
Il re della natura si piegò
verso la sua sposa e disse: “Non c'è bisogno di chiedere
se anche lei lo ama...” mentre lanciava uno sguardo divertito
alla donna soldato che baciava appassionatamente il suo amore.
La regina sussurrò al suo
sposo: “Mio caro, sono così fiera di voi... perché
avete preso la decisione giusta... voi siete un vero re. Vi amo.”
I quattro spiriti dei fiori
sospirarono, e la margherita disse alle sue compagne: “Awww...
che bello l'amore...”
Oscar e André si guardarono
teneramente sempre l'uno fra le braccia dell'altro e si sorrisero,
felici.
Alain si fece avanti: “Per
festeggiare la felice fine della storia, i soldati della Guardia
Francese sarebbero onorati di offrirvi uno spettacolo.”
Il re della natura annuì
dicendo: “E sia.” E la notte fu piena di risate e di
gioia. Poi, quando la luna stava per tramontare, una nebbia si levò
di nuovo tra gli alberi, e tutti gli uomini caddero addormentati.
Lo
spirito del salice disse in un sussurro: “È
tempo che il sogno finisca... dormite... dormite...” prima di
scomparire.
Venne il giorno e trovò tutti i
soldati addormentati nella radura, sdraiati sull'erba fresca di
rugiada. Oscar e André erano l'uno nelle braccia dell'altro, e
lo scoiattolo acciambellato si era piazzato sui loro petti. Si
risvegliarono ai primi raggi del sole.
“Ahhh... che mal di testa...”
fece un soldato.
“Mi sento così stanco...
come se fossi stato in piedi tutta la notte...” disse un altro.
“Sì... e per di più
io ho fatto uno strano sogno...” gli rispose Alain “...
figurati, André, ho sognato che tu e il Colonnello... oh!”
fece stupefatto, guardando il Colonnello tra le braccia di André.
“Non è stato un sogno.”
disse Oscar sorridendo e posando un bacio dolcissimo sulla guancia di
André.
André le sorrise, poi
inaspettatamente fece una smorfia di dolore.
“André, che cosa succede,
amore mio?”
“Ah... il mio occhio...”
Oscar gli sollevò la ciocca che
copriva l'occhio ferito e gridò: “Oh... ma... la
cicatrice non c'è più!”
“Cosa? Ma... ma... Oscar... il
mio occhio... ci vedo! Ci vedo di nuovo!”
Oscar teneva il viso di André
fra le mani, piangendo di gioia, poi lo baciò e André
ricambiò il bacio. Gli alberi intorno alla radura furono
scossi da un vento che nessuno poté percepire e le foglie
mormorarono: “Questo è il nostro dono di nozze.”
---------------------------@----------------------------
Il restauratore era venuto per
riparare il piano di Oscar. Lavorò per un po' e poi, uscendo,
domandò alla nonna di parlare con il Colonnello.
“Non è qui” rispose
la nonna “si trova nella villa in Normandia per riposarsi.”
Infatti Oscar era partita con André
per approfittare di qualche giorno di vacanza con il suo amore.
“Allora, forse posso dire a voi:
bisogna che il Colonnello non usi più i martelletti del piano
per schiacciare noci e nocciole.
La nonna sgranò gli occhi:
“Come?”
“Il piano era pieno di noci e
nocciole.”
La
riserva nascosta delle provviste dello scoiattolo Alexandre era stata
scoperta.
~
FINE ~
Bene, è finita.
O Grande Bardo, imploro il vostro
perdono per aver utilizzato il vostro “Sogno di una notte di
mezza estate” per scrivere una semplice fanfic. Non venite ad
infestare i miei sogni!
“Tu vai bene così come
sei...” tratto dal verso “The only person who told me I
was fine just the way I am” della canzone “Negai”
dell'AMV “Wish” realizzato dalla mia amica Megumi.
Wish
Grazie per l'ispirazione alla quercia
di più di quattrocento anni che si trova vicino a casa mia.
Nessuno scoiattolo è stato
maltrattato durante la realizzazione di questa fic. ^___^
Grazie a tutti per le recensioni!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=205916
|