I don't want to Die Alone.

di SeelLith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New. ***
Capitolo 2: *** 2. Juice, Girls and Sunglasses ***
Capitolo 3: *** 3. Telling the truth (Revelations) ***
Capitolo 4: *** 4. Mike ***
Capitolo 5: *** 5. I kissed you when your blood was soling the floor ***
Capitolo 6: *** 6. Our little Secret ***
Capitolo 7: *** 7. Stay for tonight. ***
Capitolo 8: *** My love for you was bulletproof but you're the one who shot me. ***
Capitolo 9: *** It's been hell not having you here. ***
Capitolo 10: *** 10. I'm sorry for the man I was and how I treated you. ***
Capitolo 11: *** 11. Epilogo. ***



Capitolo 1
*** New. ***


I DON'T WANT TO DIE ALONE

1. new

P.o.v Kellin

 

La quarta superiore è la cosa più triste del mondo. Tanti professori che non vogliono fare decentemente il loro lavoro, tanti adolescenti che non hanno ancora superato la loro fase da 'cretinaggine', tanti eventi sgradevoli ogni giorno in mensa.

Entro in classe e mi siedo nel banco più lontano dalla cattedra e più vicino alla finestra che riesco a trovare.

-Buongiorno ragazzi.- dice la professoressa di matematica entrando in classe.

-...Giorno.- rispondo assonnato, in coro con il resto dei miei compagni.

-Da oggi avrete un nuovo compagno. Si chiama Victor Fuentes. E' messicano, e resterà nella vostra classe fino alla fine dell'anno.- esclama lei dopo essersi seduta alla cattedra.

La sig.ra Johnson fa un gesto con la mano a qualcuno fuori dalla porta, e poco tempo dopo vedo entrare in classe un ragazzo.

-Lui è Victor.- esclama la Johnson, compiaciuta per il nuovo 'acquisto' della scuola.

-Vic, se non le dispiace.- dice il ragazzo, con la voce più bassa ma comprensibile che riesce ad avere.

-Va bene. Quindi lui è Vic Fuentes. Vic, mettiti nel primo banco libero che riesci a trovare.- la professoressa inizia a frugare nella borsa, in cerca degli occhiali e del libro di matematica.

L'unico banco libero è quello vicino al mio.

Vic si dirige verso il posto accanto a me, molto lentamente, cercando però di nascondersi dietro il ciuffo di capelli scuri che gli ricade sugli occhi.

Si siede, rivolgendomi un flebile 'ciao', a cui ricambio con un cenno.

Ora lo riesco a vedere meglio, mentre fissa la lavagna dove la Johnson sta scrivendo numeri e formule.

Ha i capelli marrone scuro, lunghi fino alle spalle. Ha degli occhi nocciola, profondi e tristi, come se gli fossero successe tante cose brutte e si potessero leggere lì, nelle sue iridi.

Ha anche un piercing al naso, e dei lineamenti spigolosi.

In fondo è un bel ragazzo.

Torno velocemente a concentrarmi sulla lezione, o meglio, sulla finestra e su quello che succede fuori dalla scuola. Non voglio certo che si senta già in soggezione con il suo compagno di banco che lo fissa.

 

P.o.v Vic

E' stato difficile per me lasciare la mia vecchia vita e trasferirmi qui.

Non penso di essere pronto a ricominciare tutto da capo, rifarmi degli amici, riprendere il programma di studio e tutto il resto.
La professoressa continua a spiegare ma non do attenzione alle scritte sulla lavagna, non mi va.
Certo che qua la gente è proprio strana: il mio nuovo compagno di banco mi sta fissando ed è convinto che io non me ne sia accorto.
-Ehi, non è che hai una penna da prestarmi?- Chiedo al mio vicino.
Il ragazzo mi porge una penna nera senza aprire bocca.
-Grazie..- dico gentilmente.
Finalmente ho avuto la possibilità di vederlo in faccia. Ha dei capelli neri, con un ciuffo che gli ricade sugli occhi verdi. In realtà non sono proprio verdi, è un colore strano, tendente al marrone, credo.
E' un bel ragazzo.
-Mi stai fissando.- Esclama il mio vicino di banco senza nemmeno girarsi.
-No, non è vero!- Rispondo girandomi di scatto e arrossendo un pochino.
-Si che mi stai fissando. Comunque io sono Kellin. Kellin Quinn.- Risponde girandosi con molta calma e porgendomi la mano.
Uhm, che nome strano.
Mentre sto per stringergli la mano un rumore assordante mi blocca. La campanella.
Dopo l'attimo di shock, lo vedo alzarsi e andarsene, senza avermi stretto la mano.

Rimango lì, con il braccio ancora proteso verso il banco, mentre tutti sono già usciti dall'aula.

Vedo Kellin in piedi sull'uscio della porta, che mi rivolge uno sguardo impaziente.

-Su, andiamo. Non ho tutto il giorno!- esclama avviandosi, e, a quanto pare, pretendendo che io lo segua.

Mi alzo di scatto, afferro lo zaino di corsa e mi precipito fuori dall'aula.

Kellin è già in fondo al corridoio, e devo correre per raggiungerlo.

Quando gli sono in parte quasi non riesco a sostenere il suo passo.

Usciamo dalla porta, per dirigerci nel cortile interno della scuola, non mi ero accorto che fosse già l'ora di pranzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Juice, Girls and Sunglasses ***


2. Juice, Girls and Sunglasses
 
p.o.v Vic
 
Arriviamo nella mesa. Kellin si gira verso di me per controllare se lo sto ancora seguendo. 
Mi sento a disagio a passare fra i corridoi di questa scuola. 
-Ehi, tutto a posto?- chiede mettendomi una mano sulla spalla.
Annuisco.  Si incammina verso il bancone per prendere un vassoio e io lo seguo, di nuovo.
-Non so come sia in Messico, ma qua il cibo della mensa fa schifo!- Dice ridendo per smorzare un po' la tensione. Mi faccio scappare una risata mentre sono intento a guardare la cuoca che versa nel mio piatto, e in quello di Kellin, una sbobba color mattone.
Guardo il piatto disgustato: mangiare a scuola è sempre un terrore per me. 
Ci allontaniamo dal bancone, Kellin si alza in punta di piedi e inizia a scrutare la sala con lo sguardo.
-Che stai facendo?-chiedo guardandolo confuso.
-Cerco un tavolo..- Dice non dandomi molta attenzione. 
Abbasso lo sguardo sul vassio: continuo a chiedermi chi o che cosa ci sia dentro. 
-Oh, ecco! Trovato!- Annuncia Kellin ad alta voce. 
Sposto lo sguardo su di lui che si allontana a passo veloce, velocissimo. 
Rischio due o tre volte di far cadere il vassoio addosso a qualcuno mentre cerco di raggiungere Kellin. 
-Ehi Vic! Vieni, ti devo presentare i miei amici.- Una voce mi attira. E' Kellin ed è seduto ad un tavolo con altri quattro ragazzi. 
Faccio un respiro profondo. Non sono mai stato bravo a fare nuove amicizie. 
Mi avvio con passo deciso al tavolo, stando ben attento a dove appoggio i piedi per evitare di cadere. 
-Siediti pure.- Mi dice Kellin incitandomi a velocizzare il passo. 
Arrivo e mi siedo in parte a lui, imbarazzatissimo. 
-Okay, allora, lui è Justin.- Mi dice indicandomi un ragazzo bassino, biondo e con i dilatatori alle orecchie. 
Mi tende la mano e io gliela stringo sorridendo. 
-Lui è Jack e quello in parte è Gabe!- annuncia Kellin indicando i due ragazzi. 
-Piacere, io sono Jack.- esclama un ragazzo moro con gli occhi ancora più scuri dei suoi capelli. 
-E io sono Gabe.- mi dice sorridendo un ragazzo con i capelli marroni chiari e gli occhi color marrone chiaro. 
-E per finire, lui è Jesse.- conclude Kellin mostrandomi un ragazzo con una chioma rossa. 
Mi porge la mano sorridendo e io ricambio. 
-Oh, lui si chiama Vic. E' messicano.- Kellin si ricorda del fatto che gli altri non mi conoscono, o magari ha intuito che non mi sarei presentato da solo. 
Faccio un gesto con la mano, come per salutarli. 
Fisso il piatto fumante. 
-Io non lo mangerei, se fossi in te.- Mi suggerisce Justin, il ragazzo biondo. 
Torno a fissare il piatto.
-Infatti non lo farò.- Dico spostando il vassoio in avanti. 
 
                                             ****
p.o.v Kellin
-Hey, Vic, suoni uno strumento?- chiede Justin al mio nuovo amico.
-Sì, suono la chitarra.- risponde lui evitando di guardare gli altri negli occhi.
Si vede che è in imbarazzo, ma sto cercavndo di metterlo a suo agio nella scuola, facendogli  conoscere i miei amici.
-Sai, noi abbiamo una band. Siamo gli Sleeping with sirens.- esclamo io, fiero.
-Che nome bizzarro...- dice Vic, abbassando la testa.
-NO! CI HO MESSO TRE MESI PER TROVARE QUEL NOME. E CE NE HO MESSI ALTRI DUE PER FARLO PIACERE A QUESTI IDIOTI CHE VEDI QUI.- Esclama Jack irritato alzandosi in piedi.
-Non era per offendere. Ho detto solo che è un nome insolito.- dice Vic, evidentemente scosso dalla reazione del nostro chitarrista.
Guardo malissimo Jack, fulminandolo con gli occhi. Vic è nuovo nella scuola, e lui si mette già a sclerare contro di lui?!
Jack mi guarda, dispiaciuto. -Scusami Vic, non volevo. Mi dicono sempre che sono un pò aggressivo...- dice poi abbassando lo sgurado.
-Non fa niente, scusatemi voi per aver commentato. E' un bel nome dopo tutto.- esclama Vic, guardando finalmente negl occhi gli altri ragazzi seduti al tavolo.
Ci passa vicino una ragazza. Mi accorgo che è Johanna. I miei amicic mi guardano, alzando le sopracciglia e facendomi il pollice in su.
Mi giro verso di lei, e sfoggio lo sguardo-alla-Kellin. IN pratica un misto tra sexy e cagnolino bastonato. Piace sempre alle ragazze.
-Hey, Jo. Sta sera esci con me?- chiedo, assumendo una posizione da foto modello sulla sedia di plastica della mensa.
Johanna alza gli occhi al cielo, e si mette a ridere.
-Kellin. Piantala. Ho un ragazzo. E non uscirei mai con te, nemmeno se fossi l'ultimo ragazzo sulla faccia della terra.- risponde sorridendomi e andandosene, lasciandomi con un'espressione amareggiata sul volto.
Quando mi giro verso i mei compagni vedo che riescono a stento a trattenere le risate.
-Le vai dietro da due anni, e finora ti sei beccato solo due di picche. Getta la spugna.- esclama Jesse ridendo come un ossesso.
-Idioti. Non capite che le piaccio?! Solo che non lo sa ancora.- rispondo iniziando a sorseggiare il mio succo di frutta.
-Allora sei a cavallo. In pratica ti manca solo metà del lavoro.- dice Gabe.
-Esatto, amico. Tu sai vedere il bicchiere mezzo pieno.- esclamo mettendomi gli occhiali da sole e continuando a bere succo. - a differenza di qualcun altro, che non sa cogliere i particolari delle cose.- dico poi irritato, rivolto verso Jesse.
-Da due anni? Sul serio?- chiede Vic, ridendo con gli altri.
Li fulmino tutti con lo sguardo, da sotto i miei occhiali da sole.
-Non siete capaci a fare da supporto morale, vero?!- esclamo alzandomi e andandomene, con il mio succo di frutta.
Dopo qualche secondo mi accorgo che il succo è finito, lo appallottolo e lo lancio nel bidone da una distanza di ben due metri. 
La palla di confezione di succo di frutta finisce sul pavimento poco, lontano dal cestino.
Sbatto un piede a terra, incazzandomi. Ma si può sapere chi ha soffiato deviando la traiettoria del mio tiro perfetto?!
Me ne vado, seguito dalle risate dei miei compagni-di-tavolo-che-non-sanno-fare-gli-amici.
 
-Hey! Kellin!- sento urlare da una voce dietro di me. Mi giro e vedo Vic che mi corre incontro.
-Si?- dico continuando a camminare.
-Oh! Tu cammini troppo veloce.- esclama il mio nuovo amico, scocciato.
-Che vuoi?- chiedo poi fermandomi.
-Volevo solo chiederti se un giorno posse venire a sentirvi suonare.- mi chiede lui sorridente.
-Ma anche oggi.- dico, andandomene e lasciandolo lì, di nuovo.

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Capitolo 3
*** 3. Telling the truth (Revelations) ***


3. Telling the truth (Revelations)
 

 

P.o.v Kellin

 

E' appena finita l'ultima ora, sono uscito da scuola e sto aspettando Vic seduto su una panchina.

Lo vedo uscire dalla porta a vetri.

-Hey! Vic. Per oggi vieni a casa mia, verso le cinque. Porta anche la chitarra.- gli dico alzandomi e andandogli incontro.

-Va bene. Dammi il tuo indirizzo.- dice fermandosi a guardarmi mentre lo raggiungo.

Dopo avergli dato l'indirizzo lo vedo sorpreso.

-Ti abito di fronte.- dice lui.

-Bene. Fico! Verrò a trovarti allora. I tuoi mi adoreranno.- esclamo. -Su, facciamo la strada insieme. Devo lamentarmi con qualcuno di quanto fosse noiosa la lezione di biologia.- dico, iniziando a camminare e vedendolo sorridere con la coda dell'occhio.

 

Stiamo camminando su una strada abbastanza deserta, non manca molto per arrivare a casa.

-Allora... Da quanto avete formato la band?- mi chiede Vic, rompendo il silenzio.

-Ah... Non da molto, da qualche mese, più o meno.- rispondo.

-Okay. E tu cosa suoni?- dice poi.

-Io suono il microfono!- esclamo fiero di me. Scoppia a ridere.

-Che hai?! Non è una cosa da tutti!.- dico facendo il finto offeso.

-Scusa!- dice alzando le mani in segno di resa. Le maniche della camicia si abbassano, lasciando scoperto un pezzo di polso. Sulla sua pelle spiccano delle cicatrici bianche, dritte e perfette.

Istintivamente gli afferro il braccio, fermandomi, per controllare che non fosse un'allucinazione.

Lo guardo, sbalordito.

-Vic. Non è quello che penso io, vero?!- esclamo allarmato.

-Ehm...Si...E' quello che pensi tu...- dice abbassando lo sguardo, sottraendo il suo braccio dalla mia presa e tirandosi giù la manica. Riprende a camminare, e questa volta sono io che fatico a stargli dietro.

-Non voglio farmi gli affari tuoi, ma perchè?- chiedo raggiungendolo.

-Esatto, non sono affari tuoi.- sussurra.

Corro davanti a lui, sbarrandogli la strada e obbligandolo a fermarsi.

-Vorrei aiutarti. Sai, non sono bravo a 'fare l'amico', ma questa è una cosa seria.- dico guardandolo negli occhi.

Vic esita per un po', evitando il mio sguardo, ma poi si decide ad aprirsi con me.

-Un po' di tempo fa, prima di trasferirmi, non riuscivo a integrarmi tra i miei compagni. Mi prendevano in giro, e ormai lo sfigato che veniva pestato e umiliato a scuola ero io. Anche con le ragazze, cercavano sempre un modo per rendermi ridicolo ai loro occhi. Quindi non ho mai avuto una ragazza. E poi trasferirmi qui non è stato facile. Cambiare tutto... Non è bello, anche se sarà sicuramente meglio di quando ero in Messico.- mi dice. Non me lo aspettavo proprio, sicuramente avevo notato la sua timidezza, ma non pensavo che gli fossero successe queste cose.

Istintivamente mi avvicino a lui e lo abbraccio.

Ricambia il mio abbraccio, e dopo un po' sento le sue lacrime bagnarmi la spalla.

Lo stringo più forte, sperando che capisca che gli starò vicino.

-Dai, andiamo a mangiarci qualcosa. Ho fame anche se sono le tre.-

dico per smorzare la tensione.

Ci lasciamo e lo vedo sorridere.

 

P.o.v Vic


Kellin mi guida dentro ad una tavola calda.
Entriamo ed è deserta, beh, sono le tre del pomeriggio.
Ci sediamo nel tavolo vicino alla finestra aperta.
-Tu cosa vuoi?- Mi chiede prendendo un menù.
-Nulla, non ho fame.- Dico sottovoce.
-Oh, okay.- Dice Kellin tornando a scrutare il menù.
Passano cinque minuti di silenzio, fra io che guardo fuori dalla finestra e Kellin, impegnato a scegliere cosa prendere.
Arriva una cameriera bassina e bionda.
-Ciao, che prendete?- Chiede con voce gentile.
-Io una porzione di pancake.- Dice Kellin soddisfatto della sua scelta.
-Certo! E tu?- Mi chiede.
-Oh, io nulla.- Dico tranquillo.
La cameriera annuisce e se ne va.
-Pancake? Alle tre del pomeriggio?- Chiedo sorpreso.
-Sì, che c'è? In Messico non si mangiano burritos alle tre?- chiede stupito togliendosi gli occhiali da sole e appendendoli alla scollatura della maglietta.
-No, è un falso mito.- Dico ridendo.
Inizia a ridere anche lui.
Dopo qualche minuto arrivano i tanto attesi pancake. Ce ne saranno stati almeno quindici nel piatto e Kellin ci si è fiondato sopra con una tale voracità da far paura ad un leone.
-Avevi poca fame insomma.- Dico sorridendo.
-Eh già.- dice addentando l'ultimo pancake rimasto nel piatto.
Kellin guarda l'orologio stupito.
-Ehi, che ne dici di venire direttamente da me? Dico agli altri di venire subito, tanto abitano qui nei dintorni.- Mi dice mentre usciamo dal locale.

-Okay.- Rispondo non troppo convinto.
Lo vedo allontanarsi con il cellulare in mano, mentre digita un numero.
Dopo qualche minuto lo vedo tornare.
-Okay, muoviamoci che ci stanno già aspettando!- Esclama Kellin facendomi segno di sbrigarmi.

Lo seguo cercando di stare al suo passo. E' dannatamente veloce, pur essendo bassino.

Circa cinque minuti dopo arriviamo davanti a casa sua.
Entriamo direttamente nel garage, dove Jack, Justin, Jesse e Gabe si stanno già preparando per le prove.
-Ehi, come cavolo avete fatto ad entrare!?- Chiede Kellin sorpreso.
-Ci ha fatti entrare tua madre.- Dice Jesse, quello con i capelli rossi, prendendo la sua chitarra.
Kellin sospira e va nella sua postazione. Dietro all'asta del microfono.
-Siediti pure per terra Vic.- mi dice Kellin.
Faccio per sedermi quando la voce di Justin attira la mia attenzione: -Vic, comunque, lì c'è un divanetto.- Mi consiglia ammiccando.
Seguo il suo sguardo e vedo un divanetto di pelle in un angolino, mi ci siedo.
-Con quale iniziamo?- Chiede Gabe, sedendosi sullo sgabello dietro alla batteria.

-Ehm... Partiamo con With ears to see and eyes to hear?- dice Jack incerto.
Tutti annuiscono e iniziano a suonare, mentre lui sorride, contento che gli altri abbiano accettato la sua proposta.

Le note della canzone partono.

Sono proprio bravi, devo ammetterlo. E Kellin ha una voce abbastanza femminile...Ma in senso buono. Cioè, riesce a fare degli acuti pazzeschi.

E' Bello ascoltarli. Sembra che suonino insieme da anni, non da qualche mese.

-...All I am is yours, all I am is yours, I am yours!- urla Kellin per finire la canzone.

Quando tutti smettono di suonare mi guardano, io sorrido e applaudo.

-Siete proprio bravi!- esclamo alzandomi.

-Ora tocca a te!- urla Kellin puntandomi in faccia le bacchette della batteria, appena rubate a Gabe.

-Io cosa?! Eh?! Nah...- dico risedendomi sul divanetto.

-Dai.- mi incita Justin, spuntando da dietro Jack.

-No. Non voglio. Insomma, non sono così bravo, poi solo con la voce e la chitarra... Nah.- dico serio.

-MA CANTI ANCHE!- esclama Kellin sbalordito, assumendo una posizione da ninja con ancora in mano le bacchette di Gabe.

Annuisco.

-Questo è il ragazzo delle meraviglie.- esclama sedendosi vicino a me e mettendomi un braccio intorno alla spalla, spalancando gli occhi entusiasta. -Insomma, è messicano!- urla poi, facendo una faccia alquanto bizzarra.

-Dai. Ti prego. Su. Facci sentire qualcosa. Dai.- dice Jesse inginocchiandosi davanti a me con le mani giunte.

Sospiro e mi alzo, facendomi prestare la chitarra da Jack.

Inizio a suonare Bulletproof Love.

-L'hai scritta tu?- chiede Justin sbalordito quando finisco di suonare.

-Si. La suonavo con la mia vecchia band.- rispondo restituendo la chitarra a Jack e sedendomi di nuovo sul divanetto.

-Avevi una band?!- chiede sorpreso Kellin. -Ah, comunque sei molto bravo.- aggiunge.

-Grazie! Comunque sì, ci chiamavamo i Pierce The Veil, ma poi io e mio fratello ci siamo trasferiti e abbiamo sciolto il gruppo.- dico cercando di non rimanerci troppo male al ricordo dei tempi passati.

-Wow. Mi stai sempre più simpatico.- esclama Jesse sorridendo.

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Capitolo 4
*** 4. Mike ***


4. Mike

 
P.o.v Vic.

Sorrido compiaciuto a Jesse.
Sento il cellulare squillare. Lo prendo in mano e guardo lo schermo illuminato. Mia mamma.
-Si, pronto?- Rispondo sottovoce.
-Victor Fuentes, si può sapere dive diamine sei?!- Urla mia madre dall’altra parte della cornetta, costringendomi ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
-Sto arrivando, sono davanti a casa.- Concludo la telefonata scocciato dalla sua sfuriata.
-Io devo andare.- Dico alzandomi dal divanetto e mettendomi il telefono in tasca.
-Okay, ti accompagniamo.- Dice sorridendo Kellin.
-No, non fa nulla, grazie.- Rispondo ricambiando il sorriso.
Tutti e cinque mi salutando con la mano e io faccio lo stesso.
Esco dalla porta del garage per poi entrare in casa mia.

La sveglia interrompe il mio sonno.
Mi stropiccio gli occhi e poi mi alzo. Barcollando mi dirigo in bagno, mi lavo e mi vesto.
Scendo per fare colazione e dopo aver mangiato mi dirigo a scuola.
Arrivo nel cortile e vedo subito gli Sleeping with sirens.
Vedo Kellin girarsi, salutarmi e dirigersi verso di me.
-Ehi Vic!- Esclama arrivandomi vicino.
-Ciao Kellin.- dico assonnato.

E’ il momento di andare alla mensa, dopo cinque stressanti ore di lezione.
Mi dirigo verso il mio armadietto per posare i libri, dopo aver salutato Kellin e gli altri e avergli detto di aspettarmi al tavolo.
Mi avvio verso la mensa, quando vedo tre ragazzi che si avvicinano a me.
Abbasso lo sguardo e continuo a camminare ma più velocemente di prima.
I tre mi si avvicinano sempre di più, fino a che uno dei ragazzi mi urta violentemente facendomi cadere a terra.
-Ehi sfigato, tornatene in Messico e stai attento a dove cammini!- Urla uno dei tre mentre tutti se ne vanno.
Mi rialzo senza dire nulla e ricomincio a camminare con lo sguardo basso.
Ci sono abituato, ormai. Non serve a nulla rispondere, se non ha procurarti due pugni sul naso.
Arrivo velocemente in mensa. Prendo il vassoio con sopra il cibo e inizio a cercare Kellin.
Lo vedo seduto al tavolo con Jack, Justin, Jesse, Gabe e una ragazza.
Mi avvicino velocemente. La ragazza è Johanna, la ragazza di cui Kellin è, presumibilmente, innamorato.
-Vic! Sei arrivato finalmente!- Esclama Gade, addentando un panino.
-Sì, ho perso tempo a mettere i libri nell’armadietto.- dico sedendomi. Preferisco che no sappiano quello che è successo con quei ragazzi.
-Kellin, chi è quello?- Johanna chiede a Kellin, indicandomi e facendomi sentire in imbarazzo.
-E’ Vic, un mio amico.- Risponde Kellin sorridente.
-Oh. Ciao Vic, sono Johanna!- Risponde lei energica.
-Piacere.- Rispondo tranquillo, come se non me ne importasse.
-Jo, si può sapere cosa ci fa qui? Insomma, sicura che non ti rovini la reputazione a parlare con noi?- Dice ridendo Jesse.
-Zitto Jesse!- la ragazza fulmina il mio amico. –Comunque sono qui per chiedere a Kellin di uscire.- Risponde Johanna.
A questa affermazione Kellin sputa il suo tanto amato succo di frutta addosso a Jack.
-DAVVERO!?- Urla sorpreso Kellin.
-Sì.- Dici secca lei.
Il viso di Kellin si apre in un sorriso a trentadue denti.
-Visto, te lo avevo detto!- Sussurra Kellin a Jesse, probabilmente riferendosi al fatto di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Quella ragazza non mi ispira per nulla. Non mi va proprio che esca con lei. Qualcosa in lei non mi convince, ma non posso dirgli nulla perché so che tanto non mi ascolterebbe, visto che è da molto che le va dietro.

p.o.v Kellin

L’ultima ora è passata, Vic è schizzato fuori dalla classe come un fulmine, mentre io preferisco fare le cose con calma.
Lo sto raggiungendo nel cortile della scuola, lo vedo mentre uno scimmione di quinta lo supera con una spallata. Il mio amico non gli dice nulla, non si gira nemmeno. Lascia correre, cosa che io non so fare. Mi avvicino a lui correndo.
-Hey, ma che voleva Oliver?!- gli chiedo corrugando la fronte.
-Non lo so. E sinceramente non mi interessa.- risponde tenendo lo sguardo basso.
Non mi convince, ma preferisco non continuare con l’argomento.
-Che ne dici se oggi andiamo tutti in spiaggia?- chiedo cambiando discorso.
Alza subito lo sguardo, e i suoi occhi si illuminano. Annuisce con foga.
Vedo gli altri venire verso di noi, e quando sono abbastanza vicini chiedo: -Hey, oggi andiamo tutti in spiaggia.- Più che chiedere, ordino.
-Non posso. Devo andare dal dentista.- Esclama Jesse.
-E io e Jack abbiamo promesso a mio padre che gli avremmo dato una mano con la moto. La deve ancora riparare dall’incidente.- dice Justin.
-Gabe?- chiedo, speranzoso.
Il mio amico scuote la testa: - Non posso, mio fratello gioca la sua prima partita di baseball e devo andare a vederlo. L’ho giurato sul mio peluche preferito.- risponde poco dopo.
-Oh… Allora è una cosa seria…- dico io abbassando la testa. Sento gli altri ridere. –Va bene, andremo solo io e Vic. Gli cercherò una bella ragazza e gli farò vedere la città.- dico poi, con aria altezzosa.
Ci dirigiamo a casa, e per il primo pezzo di strada ci accompagnano anche gli altri, poi ognuno prende la strada della propria abitazione, e rimaniamo solo io e Vic.
-Hey, vuoi venire da me? A mio fratello farebbe piacere conoscerti, sai anche noi avevamo una band. Magari qualche volta può venire anche lui a sentirvi. Credo che gli farebbe bene per abituarsi al nuovo ambiente.- dice Vic dopo un po’, rompendo il silenzio.
-Certo! Uh, voglio conoscere i tuoi! Sai, l’altro giorno ho raccontato a mia madre di te e del fatto che vi siete appena trasferiti dal Messico, e quindi mi ha detto di chiederti di chiedere ai tuoi se volete venire al nostro barbecue, sabato. Quindi glielo chiederò io.- dico tutto d’un fiato.
-Va bene…- risponde il mio amico, senza aver capito molto di quello che ho detto.
Sì, non avevo capito molto nemmeno io…
Arriviamo davanti a casa sua, e vedo mia madre che sistema le rose nel nostro giardino.
-MAMMA! CIAO, VADO DA VIC! TORNO DOPO!- urlo, per farmi sentire.
-VA BENE. A DOPO. TI VOGLIO BENE PICCOLINO.- urla lei di rimando. Alzo gli occhi al cielo. Non sono più il suo ‘piccolino’, per carità.
Vic mi fa entrare a casa sua.
-Permesso.- dico cortesemente entrando in casa del mio amico.
-Mamma! C’è Kellin.- grida Vic.
Poco dopo arriva la madre di Vic, una signora alta, con i capelli e gli occhi scuri e con la pelle olivastra. E’ una bella donna, e il suo sorriso mette allegria.
-Salve.- dico porgendole la mano. Lei accetta il gesto.
-Ciao Kellin! Sai, Vic mi ha parlato molto di te, ti ringrazio per averlo fatto integrare, per lui non è stato facile il trasferimento…- dice lei, ma viene subito interrotta dal figlio:- va bene, mamma. Ora puoi andare. Non gli interessa sentire la storia della mia vita.- esclama scocciato, invitandomi a seguirlo per un lungo corridoio.
-Sì che mi interessa!- esclamo quando sua madre se n’è già andata e quando il mio amico mi sta ormai trascinando per il braccio.
Arriviamo in una stanza che deve essere la camera di Vic.
Avevo notato quanto quella casa fosse grande e moderna, arredata benissimo.
-Aspetta qui, vado a chiamare mio fratello così lo conosci.- dice Vic, uscendo di nuovo dalla stanza.
Poco dopo ritorna, con un ragazzo al seguito.
-Mike, lui è Kellin. Kellin, lui è mio fratello Mike.- ci presenta Vic.
-Piacere.- dice lui.
-Piacere mio.- rispondo, battendo il suo pugno, alzato a mezz’aria.
Vic e Mike prendono le loro cose, dopo che li ho invitati a venire in spiaggia.
Mentre usciamo invito la signora Fuentes al barbecue, a cui accetta volentieri di venire.
Quando stiamo percorrendo la strada per la spiaggia chiamo gli Sleeping with sirens, chiedendogli ancora di venire in spiaggia. Sì, sono un tipo testardo, ma alla fine mi obbediscono sempre. Jesse è tornato prima dal dentista e gli altri hanno trovato una scappatoia per raggiungerci al
mare.

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Capitolo 5
*** 5. I kissed you when your blood was soling the floor ***


5. I kissed you when your blood was soling the floor

 



P.o.v Kellin

-Jo, sei bellissima stasera.- esclamo sorridente, vedendola uscire di casa e dirigersi verso di me.

-Grazie, anche tu stai bene!- mi risponde Johanna ammirando la mia giacca. Ovviamente i miei jeans, la maglietta bianca e le mie fidate spadrillas avrebbero potuto stonare un po' agli occhi di una ragazza, ma non potevo uscire troppo elegante. Non sarebbe stato nel mio stile...

-Quindi cena e poi cinema?- chiedo io, per essere sicuro che il nostro programma le vada ancora bene.

La vedo annuire felice e prendermi a braccetto.

Ci dirigiamo verso la prima pizzeria che incontriamo. Ho una fame da lupi.

Dopo un'oretta abbiamo appena finito, e lentamente arriviamo davanti al cinema.

-Un action Jo, guardiamo un action.- le dico, vedendola già ammirare un poster di quei film super ultra romantici ed esageratamente pallosi.

-No! Dai! Kell, fanno tutti schifo quei film.- mi risponde Jo, piagnucolando come una bambina piccola.

-Un horror?- le propongo, con poche speranze.

Lei annuisce entusiasta. Wow, l'ho convinta a non farmi sorbire uno di quei polpettoni smielati.
Compriamo i biglietti per una replica di un vecchio film horror.

Il film inizia, e alla prima scena che mette un po' di ansia Jo mi si appiccica come una cozza ad uno scoglio.

-Ora ho capito perchè voleva vedere un film horror.- borbotto tra me e me.

Alla fine del film Jo ha ancora le unghie piantate nel mio braccio.

-Dai, non faceva paura.- le dico. Per farla smettere di piagnucolare avevo dovuto metterle un braccio intorno alle spalle e baciarla più volte per distrarla dalle scene da lei ritenute troppo 'cruente'.

E' stata una serata d'inferno. Non stava mai zitta e non mi ha lasciato vedere il film che aspettavo di vedere da almeno un mese.

-Jo. Sei simpatica e molto bella, ma non fai per me. Non sei il mio tipo. Restiamo amici. E, ammettilo, non hai davvero mollato il tuo fidanzato per me.- le dico tutto d'un fiato dopo averla riaccompagnata a casa.

La lascio lì arrabbiata, davanti alla porta.

Me ne vado con calma, togliendomi la giacca e mettendomela su una spalla.

Credo che non la rivedrò più al nostro tavolo. Non che ci starò poi così male.

 

P.o.v Vic

 

Sono nel cortile della scuola con i miei amici e Kellin ci ha appena annunciato che con Johanna non ha funzionato.
-Che ti avevamo detto?- Dice Jesse ridendo, soddisfatto di aver affermato la sua teoria.
Kellin tira un pugno sulla spalla di Jesse, sempre ridendo.

Sono felice che fra Kellin e Johanna non sia successo nulla. Non mi sembra una ragazza con la testa sulle spalle. Non mi piace proprio.

Ma cos'è questa?

Gelosia?

Sono geloso del mio nuovo migliore amico. Mi sembra strano. Ma infondo lui è il primo che mi ha fatto sentire accettato.

Smetto di farmi problemi di questo tipo e inizio a preoccuparmi del compito in classe, che ci sarà a breve.
La campanella suona e io subito corro in classe.

 

A ricreazione rivedo quei tre ragazzi dell'altro giorno, quelli che mi avevano spintonato. Abbasso lo sguardo e mi volto dalla parte opposta.
Non è stata l'unica volta in cui mi hanno spintonato, preso a parole o altro.
-Ehi, messicano di merda, vieni qua!- Sento urlare dietro di me.
Prego che ci siano altri messicani in questa scuola.
Vado avanti più spedito.
-Ehi, fermati sfigato!- Urlano ancora.
Questa volta mi fermo, senza girarmi.
Ho paura.
Sento dei passi pesanti avvicinarsi velocemente dietro di me.
Una mano si poggia sulla mia spalla.
Non mi giro.
-Ora muoviti.- Dice spintonandomi in avanti, senza attirare troppo l'attenzione degli altri.
Arriviamo sul retro della scuola. Mi spingono contro il muro, facendomi finire a terra.
-Sai, Fuentes, i ragazzi che non rispondono a Oliver fanno una brutta fine.- Dice avvicinandosi a me con i suoi due compagni.
Chiudo gli occhi e un dolore atroce mi colpisce la pancia.
Mi colpiscono ripetutamente la faccia e la schiena.
Li sento ridere, mentre io taccio e subisco. Come sempre.
Dopo cinque minuti, ci perdono gusto e decidono di smettere.
Se ne vanno ridendo, lasciandomi a terra agonizzante.
Dopo qualche minuto riesco a riprendermi e mi alzo.
Mi prendo la testa fra le mani, mi fa malissimo. Ho un brutto sapore in bocca, sputo un fiotto di sangue.
Sospiro e mi incammino verso il bagno.

So già cosa voglio fare.

Mi chiudo a chiave nella grande stanza, assicurandomi prima che non ci sia nessuno.

Apro frettolosamente lo zaino e vado alla ricerca del mio astuccio.

Apro la taschina laterale e ne tiro fuori, con le mani tremanti, la mia lametta.

Non la usavo da tantissimo tempo, e mi andava bene così. Avevo smesso di tagliarmi traslocando, ma con il ricominciare dei pestaggi e delle prese in giro non resistevo.

Resto a guardare l'oggetto luminoso che stringo tra le dita.

Faccio un respiro profondo e lo premo sul mio polso, strisciandolo per tutta la lunghezza.

Mi fermo a fissare il sangue caldo che mi cola sulla mano e poi si infrange contro il pavimento.

Faccio una smorfia e sento una lacrima che mi solca il viso.

Sento qualcuno che prova ad aprire la porta, ma non mi alzo nemmeno tanto è chiusa a chiave.

 

P.o.v Kellin

 

-Guarda che il tuo amichetto è corso in bagno a piangere! Poverino, per qualche bottarella si dispera!- urla Oliver ridendo, quando mi vede in corridoio.

Lo guardo male e sospiro. Vic si starà sentendo malissimo. Decido di andare da lui per sostenerlo e per sfottere quel gorilla di Oliver.

Arrivo davanti alla porta del bagno e cerco di aprirla. E' chiusa a chiave. Cazzo! Ma che ci sta facendo in bagno?!

Penso subito al peggio, ricordandomi di quella volta, andando a casa mia, in cui avevo scoperto delle sue cicatrici.

-Vic! VIC! Apri, sono Kellin!- urlo, cercando di indurlo ad aprirmi.

Non mi risponde. Cazzo.

Inizio a dare spallate alla porta, finchè non si apre.

Lo vedo seduto per terra, con una pozza di sangue colata dal polso tagliato. Chiudo la porta.

Gli vado vicino, mi siedo davanti a lui e lo fisso negli occhi.

Nei suoi leggo solo paura, sconforto.

-Kellin... Non sarò mai abbastanza. Per nessuno.- dice in un sussurro, cominciando a piangere.

Lo vedo così debole, e non so che fare.

Lo abbraccio, e quando si calma gli pulisco il sangue dal polso e dalla mano.

-I polsi sono per i braccialetti, non per essere tagliati.- gli dico togliendomi un braccialetto e mettendoglielo sopra al taglio. Mi sorride, e lo faccio anche io, cercando di infondergli un po' di coraggio.

-Grazie...Ma come resisterò? Con tutto quel dolore che non vuole smettere di perseguitarmi?- chiede ricominciando a piangere.

-Devi solo perseguitarlo più di quanto lui faccia con te, poi si stancherà, vedrai.- sussurro in risposta.

Le mie parole non lo confortano più di tanto, continua a piangere.

Sento di dover fare qualcosa, e istintivamente mi avvicino di più a Vic.

Scatto in avanti e lo bacio sulla bocca, per qualche secondo, poi mi stacco, riuscendo a vedere solo che ha smesso di piangere. Mi sento soddisfatto, e felice.

-Visto, ha funzionato.- dico compiaciuto.

Apre la bocca, confuso e sorpreso dalla mia azione.

Mi alzo in piedi e gli porgo la mano.

-Andiamo.- dico.

Lui accetta la mia offerta, si lascia aiutare e si alza.

Do una pulita al sangue sul pavimento e lo seguo in corridoio.

Lo vedo sorridere, vedendomi. Insieme ce ne andiamo, recuperando gli zaini.

Non abbiamo voglia di finire la giornata scolastica quindi mando un messaggio a Justin dicendogli che ci saremmo visti alle prove nel pomeriggio.

Ci avviamo verso la tavola calda dove avevo preso i pancake qualche giorno prima e decidiamo di dimenticare tutto quello che è successo durante quella movimentata mattina, soprattutto la lezione di algebra che alla fine non avevo nemmeno ascoltato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** 6. Our little Secret ***


6. Our Little Secret.

 

P.o.v Vic

 

Sono seduto al mio banco, cercando di seguire la lezione di geografia, senza risultati. Non ho chiuso occhio tutta la notte, continuavo a pensare allo scorso pomeriggio, a quello che è successo. Lo sguardo cade su quel braccialetto nero che, ieri pomeriggio, mi ha regalato Kellin. Significa molto per me il fatto che mi abbia aiutato a tirarmi su di morale. Mi giro verso il banco di Kellin, oggi è assente e mi sento piuttosto solo, ma non è una novità. Il rumore della campanella mi riporta alla realtà. Sospiro e mi alzo goffamente dalla sedia dirigendomi verso l'uscita dell'aula. Sono sulla soglia della porta quando una voce stridula mi blocca. -Victor, potresti fermarti un secondo?- Mi chiede l'insegnante di geografia. -Certo.- Dico voltandomi. -Senti, ho saputo che abiti di fronte a Quinn. Ecco, potresti informarlo della lezione?- Dice la signorina Anderson, iniziando a preparare la sua borsa. -Oh, certo.- Dico velocemente uscendo prima che mi potesse fermare di nuovo. Esco da scuola, cercando di evitare quei bulli di ieri. Mi avvio verso casa, con passo veloce. Ho voglia di vedere Kellin. Penso che sia l'unico vero amico che abbia mai avuto. In meno di venti minuti arrivo davanti a casa mia e decido di entrare, prima di passare da Kellin. Vedo Mike stravaccato sul divano, addormentato. Gli passo davanti e lo fisso per qualche secondo, per poi mettermi a ridere. Salgo veloce in camera mia. Entrato mi fiondo sul letto e agguanto la mia chitarra. Devo smorzare un po' la tensione. Sono agitato all'idea di dover andare a casa di Kellin, di vedere i suoi, di dover parlare con sua madre di... Oh, perchè mi faccio questi problemi!? Non sono mica il suo fidanzato o robe varie! Comunque ho paura, per quello che è successo ieri: magari Kellin non è venuto a scuola per cercare di evitarmi, e ora gli piomberò in casa. "Oh complimenti Victor, sei proprio un grande idiota!" Dico fra me e me, pensando a quanto difficile sia stato per Kellin fare quello che ha fatto ieri per tirarmi su di morale. Tiro un respiro profondo e appoggio la chitarra al muro. Scendo le scale e Mike è ancora addormentato sul divano. Esco di casa e attraverso la strada. Suono il campanello e in poco tempo Kellin mi viene ad aprire. Mi stupisce che mi abbia aperto lui, non so perchè. -Oh, Vic, che ci fai qui?- Dice Kellin facendomi entrare. -La signorina Anderson mi ha detto di informarti sulla lezione di oggi.- Dico secco, come se avessi paura di annoiarlo con le mie chiacchere. Kellin annuisce e si dirige in cucina. -Come stai?- Chiedo. -Piuttosto come stai tu. Va meglio?- Chiede avvicinandosi a me. E' incredibile come si preoccupi per me. -Oh, sì, grazie.- Dico abbassando lo sguardo.

 

P.o.v Kellin

 

-Bene. Ma non devi più fare una cosa del genere. Non puoi rovinarti così. Non ha senso. Devi continuare ad essere forte, perchè sei una persona meravigliosa, e non ti devi lasciar buttare giù dal mondo. Non devi, Vic.- dico io abbassando lo sguardo sulle mattonelle del pavimento della cucina.

-Va bene...Non lo farò più...- risponde lui piano.

Mi avvicino piano a Vic, rialzando lo sguardo verso i suoi occhi nocciola.

-Kellin, ti volevo r...ingraziare p-per quello che hai fatto ieri. I-il tuo aiuto ha contato molto per me...- dice lui balbettando, evidentemente distratto dal fatto che sono a pochi centimetri da lui.

Inizio a baciargli il collo.

-K-kell...Kellin, che stai facendo?- chiede deglutendo rumorosamente.

In tutta risposta lo bacio sulle labbra, sentendolo rilassarsi.

Mi stacco da lui. Dapprima è un po' stordito, ma poi mi sorride.

-Okay.- dice semplicemente. 'Okay'. Beh, mi aspettavo insulti o cose del genere.

Pensavo che al bacio di ieri avesse reagito bene solo perchè era scosso dalla situazione.

Invece no, a quanto pare.

Gli sorrido anche io.

-Sai che mi piaci, Vic Fuentes?- dico felice.

-Credo che anche tu mi piaccia, Kellin Quinn.- risponde lui ridendo, visibilmente contento della situazione.

Il mio cuore accelera.

-Ehm...Però Vic, questo non lo devi dire a nessuno. Non voglio che gli Sleeping with sirens lo sappiano, devo dirglielo in modo meno repentino, e prima farglielo capire. Non voglio che mi giudichino male. Sono i miei migliori amici, e non voglio perderli.- dico facendomi più serio.

Lui mi guarda comprensivo.

-Sarà il nostro piccolo segreto.- dice prendendomi la mano e dandomi un leggero bacio sulla bocca.

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Capitolo 7
*** 7. Stay for tonight. ***


7. Stay for tonight
 
P.o.v Kellin
 
-Vic, sai che i miei non ci sono?- chiedo al ragazzo seduto di fianco a me sul divano.
-Sai, l'avevo intuito...- risponde lui sarcastico.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
-Sì, comunque. Ti va di stare a dormire da me? Non mi va di stare a casa da solo.- chiedo poi, temendo di averlo spaventato con quella proposta un po' spinta.
-Ehm...Okay.- dice lui alzando le spalle e sorridendomi.
Il suo sorriso mi piaceva sempre di più.
Mi squilla il telefono. Fatico a staccare gli occhi da Vic, ma comunque prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e rispondo.
-Pronto?- chiedo.
-Kell! Come va?! Allora, per le prove di oggi?- chiede la voce di Justin dall'altra parte della cornetta.
-Saltano. Non ti sei accorto che non c'ero a scuola?!- chiedo scocciato.
-Sì, ma pensavo che non avessi voglia di venire.- dice lui. Certe volte è proprio tonto, anche se in effetti aveva ragione... Non ero stato proprio male...
-E invece no. Comunque ci vediamo domani, Jus. Venite la mattina, tanto è domenica. Tu chiama gli altri.- dico al mio amico.
-Okay.- mi risponde, poi attacca.
-Kells, ma se mi trovano qui domani mattina non credi che inizieranno a sospettare qualcosa?- chiede Vic d'un tratto preoccupato.
-Non ti preoccupare, non sono così svegli. Poi se vuoi te ne puoi andare prima che arrivino.- rispondo, felice nel rivedere il sorriso di Vic.
Accesi la TV e iniziai a fare zapping per trovare qualcosa di decente da guardare.
-Vado a fare i pop corn, qui scegli tu il film.- dico a Vic alzandomi e tornando in cucina.
Dopo poco torno con una ciotola di pop corn fumanti.
-Allora, puoi scegliere tra un interessantissimo programma culinario con una nonnina alquanto rompipalle, oppure un polpettone romantico e strappalacrime, o una gara di nuoto sincronizzato.- dice Vic vedendomi tornare.
-Direi che il nuoto sincronizzato spacca.- rispondo sedendomi a gambe incrociate vicino a lui.
Ci mettiamo a guardare il nuoto sincronizzato, e cominciamo a sfottere quel povero sport.
-Oh, basta! Il polpettone romantico, per favore, non resisto più a guardare le gambe di tizie bruttine che saltano su e giù nell'acqua.- sbotto dopo un po'.
-Concordo.- dice Vic cambiando canale.
Quello che iniziamo a capire dal film è che c'è un tipo un po' asociale che fa il custode in un cimitero. Suo fratello è morto e lui vede il suo fantasma ogni sera. Poi incontra una tipa che aveva la sua stessa passione per le barche a vela e si innamorano, lei rischia di morire, lui la salva e poi si mettono insieme e partono per fare il giro del mondo in barca a vela. Ecco, è più o meno così.
Che. Storia. Avvincente.
E poi è un film con Zac Efron.
Beh, questo cambia tutto.
Diciamo che dopo aver scoperto di star guardando un film con Zac Efron io e Vic ci mettiamo a cantare canzoncine stupide alla High School Musical.
Ci risediamo e ricominciamo a guardare il film.
Vic si allunga su di me per prendere i pop corn.
Arrossisco, sperando che non mi veda.
Mentre si rimette a sedere la sua mano sfiora la mia, e tanti brividi mi percorrono la schiena.
Prendo coraggio e appoggio la testa sulla spalla di Vic.
Lui si irrigidisce un po' dalla sorpresa, ma poi si rilassa e sia appoggia a me.
Sorrido compiaciuto. Ecco, modestamente faccio questo effetto a persone, animali o vegetali che siano.
Arriva la parte romantica del film, in pratica quando si mettono insieme, lui esce dalla sua fase 'asociale-è-più-figo', e partono insieme per fare il tanto atteso giro del mondo in barca a vela che all'inizio doveva essere in solitaria (ma a quanto pare asociale-non-è-più-figo).
Guardo Vic, che si gira verso di me.
Gli sorrido. Poi gli do un bacio sulla bocca.
Ricambia e poi mi abbraccia.
Stiamo abbracciati per un bel po', lasciando perdere la fine del film.
Ci coccoliamo finchè non ci accorgiamo che è tardi, e decidiamo di andare a dormire.
-Vic, sappi che non so cucinare e che i pop corn erano la cena.- dico a Vic guidandolo su per le scale e poi fino alla mia stanza.
-L'avevo capito, non mi aspettavo che sapessi cucinare, e tanto ora mi è passata la fame.- dice lui, alludendo alle nostre esperienze sul mio divano.
-Sono troppo talentuoso per saper cucinare.- rispondo sorridendo. -Non ho due letti.- dico dopo un po'.
-Credo che non mi dispiaccia.- risponde Vic togliendosi le scarpe.
Inizio a sorridere come un ebete. Altro moto di modestia sul fatto che le persone mi amano.
Ci spogliamo, restando in boxer e poi ci infiliamo nel mio letto. 
E' abbastanza largo per starci in due.
Ci addormentiamo abbracciati l'uno all'altro.
 
Un rumore di vetro rotto mi sveglia.
Vic è vicino a me, dorme ancora.
-Vic! Cazzo Vic, svegliati!- sussurro cercando di svegliarlo. Apre piano gli occhi.
-Hey, Kells. Che c'è?- chiede con la voce impastata dal sonno.
-Mi sa che i ragazzi sono arrivati. Qualcuno ha fatto cadere un vaso o un bicchiere e ho sentito Gabe imprecare.- rispondo io fissando la porta chiusa della mia stanza.
-Vestiamoci, ci inventeremo qualcosa.- dice lui alzandosi di scatto e iniziando a raccogliere le sue cose.
Dopo esserci vestiti Vic inizia ad uscire dalla porta, lo blocco per un braccio e gli do un leggero bacio. Ci sorridiamo e scendiamo le scale.
-Ragazzi, sono solo le nove, siete riusciti ad alzarvi dal letto così presto?! Mi preoccupate.- dico sorridendo ai miei amici, stravaccati sul divano e sulle poltrone.
-Ho sonno di fatti.- risponde Jack. -h, Vic?! Che ci fai qui?- chiede notando poi Vic, vicino a me.
-Mi-Mi ha invitato Kellin alle prove.- dice balbettando un po' e abbassando lo sguardo.
-Sì, l'altra volta ci eravamo divertiti, e poi magari ci può far sentire qualche altro pezzo.- rispondo cercando di mascherare l'imbarazzo.
-Che ci facevate di sopra? Credo di non averla mai vista nemmeno io la tua camera.- chiede Justin sospettoso. In effetti lui era il mio migliore amico...Preoccupante.
-Ah, sì. Ehm... Quando Vic è arrivato...Stavo cercando degli spartiti e dei testi in camera, ma non riuscivo a trovarli tra tutto il disordine, quindi gli ho chiesto se mi poteva dare una mano così facevo più in fretta.- rispondo io. Che genio. Se la bevono sicuramente.
Le espressioni dei miei amici si rilassano, e Justin annuisce comprensivo.
-E li avete trovati?- chiede Gabe con un'espressione speranzosa ed entusiasta sul viso. Sembra tanto un idiota in questo momento. Io lo fulmino con lo sguardo, e tutti lo guardano male.
Gabe alza le mani in segno di resa.
-Non volevo.- dice poi.
Ci mettiamo tutti a ridere come idioti, e io e Vic ci sediamo sul divano insieme agli altri.
-Dai, andiamo a provare.- dico dopo un po' che scherziamo.
Ci avviamo nel mio garage.
Ci posizioniamo agli strumenti, mentre Vic si siede sul divanetto.
-If I'm James Dean.- sussurro, facendo intuire ai ragazzi la canzone da suonare.
E' una canzone che non abbiamo da molto 'If I'm James Dean, You're Audrey Hepburn'. Amo quella canzone, significa molto per me.
Iniziamo e le note riempiono la stanza semi-vuota.
Mentre canto il ritornello mi viene spontaneo guardare Vic.
 
'They say that love is forever, 
your forever is all that I need, 
please stay as long as you need, 
can't promise that things won't be broken, 
but I swear that I will never leave. 
Please stay forever with me.'
 
Qualche volta gli sorrido, o sorrido tra me e me. Sento gli occhi dei miei amici su di me, credo che non capiscano il perchè dei miei sguardi verso Vic. 
Che poi sono sguardi che potrei lanciare ad una ragazza per provarci con lei. Ecco, forse non dovrei, ma mi viene troppo naturale.
Spero comunque che non capiscano e si limito a pensare che io stia scherzando.
Conoscendomi... Lo facciamo spesso, scherzare su queste cose.
Ma non sto scherzando questa volta. Questa volte è tutto vero, troppo vero. E ho una fottutissima paura di mandare tutto a farsi fottere.
Non voglio che i miei amici lo sappiano perchè non si fiderebbero più di me. Non voglio che nessuno lo sappia. Nessuno. Forse perchè mi vergogno.
Anzi, sicuramente per quello.
Ma mi dispiace per Vic, perchè ha passato tante cose brutte e farlo soffrire è l'ultima cosa che voglio.
Dopo qualche canzone decidiamo di smettere e di riposarci.
Ci sediamo tutti sul divano, ma Gabe non ci sta quindi si mette per terra. Dopo un po' lo raggiunge anche Jesse perchè continuo a mettergli le gambe addosso per cercare di sdraiarmi.
Sì, sono ingombrante.

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Capitolo 8
*** My love for you was bulletproof but you're the one who shot me. ***


8. My love for you was bulletproof but you're the one who shot me.

 

P.o.v Vic

 

E' un po' di giorni che io e Kellin stiamo insieme, e sono stati i giorni migliori della mia vita.

Mi suona il telefono, lo prendo dalla tasca e leggo il nome sul display 'Kells'.

Sorrido e rispondo: -Hey!-

-Prondo Vic! Ti andrebbe di venire a fare un giro con me e i ragazzi? Andiamo in spiaggia, e forse dopo al cinema.- dice la voce di Kells.

-Okay!- rispondo entusiasta. -A che ora ci vediamo?- chiedo.

-Tra un po' vieni a casa mia e andiamo insieme.- risponde lui, poi mi saluta e attacca.

Mi metto il costume e una maglia a caso, aspetto cinque minuti e poi esco per andare da Kellin.

Suono il campanello e Kells esce subito, chiudendosi la porta alle spalle e avviandosi con me verso la spiaggia.

Dopo esserci allontanati un po' dal nostro quartiere ci prendiamo per mano, e rimaniamo così mentre parliamo, fino a che non arriviamo poco lontano dalla spiaggia.

Vediamo subito i ragazzi che sbraitano come dei poveri deficienti provando a fare una partita leale e decente a beach volley.

-No, tanto non ce la fate. Meglio che gettate la spugna prima di fare male a qualcuno.- dice Kells ai suoi amici quando ci avviciniamo.

-Si, ha ragione. Ascoltiamolo per una volta nella nostra vita.- dice Gabe evitando la palla che gli stava arrivando.

-Sì, andiamo a fare il bagno.- decide Jack.

Come degli stupidi ci mettiamo in costume alla velocità della luce e facciamo a gara per arrivare in acqua.

Mi distraggo subito a guardare Kellin.

Okay, senza maglietta è bellissimo anche se non ha un fisico da palestrato.

Iniziamo a schizzarci tutti, poi i ragazzi provano ad affogare Justin, che alla fine li aggredisce avendo non si sa come la meglio su di loro.

Decidiamo di fare una gara quindi Jack sale sulle spalle di Justin, io salgo su quelle di Kellin e Jesse su Gabe.

In pratica chi cade perde.

Dopo cinque strazianti minuti Justin è non si sa come l'unico rimasto in piedi con Jack sulle spalle. Vincono, dandosi arie e vantandosi, e facendo tutte le scenette da barbie stronzette che al liceo ti prendono per il culo se non hai la borsa di Gucci.

Dopo il bagno riproviamo a giocare a beach volley, finendo col lanciare la palla addosso a una tipa in bicicletta e ad una vecchietta che prendeva il sole e che ha deciso che picchiare Jesse con il suo pareo fosse divertente.

Beh, per noi lo era parecchio in effetti.

Credo che i ragazzi lo sfotteranno a vita per questa cosa, di fatti appena è tornato riportandoci la palla iniziano a fischiare e a cantare canzoncine stupide sul suo eterno amore per quella meravigliosa vecchietta dall'aria scontrosa.

-Andiamo al cinema?- chiede Gabe, provocando nei ragazzi una reazione fin troppo entusiasta.

Ci rivestiamo, e ci dirigiamo verso il cinema, che non è molto lontano dalla spiaggia.

Continuo a lanciare occhiatine a Kellin, sì, mi stava piuttosto ignorando, ma alla fine avevamo fatto un patto. Avevamo un segreto. Non avrei mandato tutto all'aria così a caso.

Compriamo i biglietti per un film d'azione che i ragazzi erano molto entusiasti di vedere, credo lo aspettassero da un po' di tempo.

Prendiamo da bere e i pop corn e andiamo nella sala.

Mi siedo vicino a Kellin, nel posto all'estremità del gruppo.

Le luci si spengono e inizia il film. I ragazzi si fanno subito prendere, quindi Kellin mi prende la mano.

Guardo le nostre dita intrecciate e non posso fare a meno di sorridere.

Ritorno a concentrarmi sul film, finchè Kells non decide di appoggiare la testa alla mia spalla.

Lo guardo con un punto interrogativo al posto della faccia. A quanto avevo capito non voleva che pensassero male.

-Sono troppo presi dal film.- spiega Kells sussurrandomi nell'orecchio.

Sorrido e lascio perdere, anche se mentre mi giro mi pare di vedere Justin e Jesse che ci guardano.

No, ho visto di sfuggita, probabilmente è tutto frutto della mia immaginazione.

Kellin mi da un bacio sulla guancia. Arrossisco violentemente, ringraziando il cielo che la stanza è buia e non mi vede.

Va bene, ma forse si sta spingendo troppo in là. Magari i ragazzi sono presi dal film, ma se ci vedono siamo fottuti.

Finisce il film, e poco prima che le luci si riaccendano, Kells lascia la mia mano e si rimette dritto.

-Bello, vero Vic?- mi chiede Kells per smorzare la tensione.

-Sì, proprio un bel film.- dico, anche se alla fine non ho capito nemmeno di cosa parla o il nome del personaggio principale.

Mentre usciamo dalla sala e poi dal cinema io commento le scene che ho capito con Kells, mentre gli altri parlottano fra loro cercando di non farsi sentire e assumendo espressioni accigliate, sorprese e preoccupate.

Che abbiano capito qualcosa?! No, non sono così svegli, e per di più erano troppo presi. E poi alla fine Kellin mi ha solo preso la mano, messo la testa sulla spalla per tutto il film e baciato sulla guancia.

Ci dirigiamo verso il parchetto che dobbiamo attraversare per tornare nel nostro quartiere.

I ragazzi si fermano di colpo, e quasi io e Kellin andiamo a sbattere contro di loro.

Rimaniamo un attimo stupiti, poi Kellin si decide a parlare: -Ehm....Andiamo?- chiede alzando un sopracciglio.

-Kellin, ci dovete dire qualcosa?- chiede Justin guardando me e Kells con un'espressione preoccupata e un po' confusa. Ecco lo sapevo, ci hanno scoperti.

-No.- dice Kellin, a quanto pare non ha capito.

Io abbasso la testa.

Justin sospira, prende coraggio e alla fine fa quella fatidica domanda, quella che avevo sperato non facesse fino all'ultimo.

-C'è qualcosa fra voi due? Fra te e Vic?- chiede.

Kellin spalanca gli occhi, e per un secondo si volta verso di me come in cerca di aiuto.

Io abbasso la testa.

Dopo la sorpresa iniziale Kells fa quello che non mi sarei mai aspettato:-Sì.- dice dopo aver preso un bel respiro. -Io e Vic stiamo insieme da un po'.- ammette.

-Che cazz...? Kell, stai scherzando?!- sbotta Jesse.

-Cazzo Kellin, ti conosciamo da tutta la vita e ce lo dici così?! Poi da te non me lo sarei aspettato, sinceramente! Fino a poco tempo fa andavi dietro a Joannah!- esclamò confuso Gabe.

-Non so che dirvi. Ho conosciuto Vic ed è cambiato tutto.- dice Kellin.

-E tu, che hai da dire?!- mi chiede arrabbiato Jesse.

-Non tirarlo in mezzo! E' una questione tra noi!- esclama Kells venendo davanti a me, come per proteggermi da Jesse e dagli sguardi dei suoi amici.

-Kellin, calmati! Jesse non ti ha fatto niente!- dice Jack mettendosi tra loro per paura che si pestassero.

-Pensavo che una cosa così importante avresti avuto il coraggio di dircela faccia a faccia, e non permettere che la scoprissimo noi solo da sospetti infondati.- disse Justin con un'espressione comunque un po' traumatizzata.

Kells mi prende per un braccio e mi trascina via.

-Dove vai Kellin?! Stimao parlando!- gli urla Gabe mentre ci allontaniamo.

Non so cosa fare, ma seguo Kellin.

Strattono il braccio facendo fermare Kellin. Siamo abbastanza lontani dagli altri, siamo quasi a casa.

-Kells, basta. Calmati.- dico prendendolo per le spalle.

-NO! I miei amici mi stanno mollando, capisci?! Li sto perdendo!- sbotta lui.

-Kellin calmati! Si risolverà tutto!- dico cercando di calmarlo.

-Oh, Vic! Piantala! Non me la perdoneranno. Sai cosa penso?! Secondo me è meglio se ci lasciamo, renditene conto, non siamo fatti apposta l'uno per l'altro. Dobbiamo ancora sistemare troppe cose nelle nostre vite. Io non...Non sono pronto.- dice lui tutto d'un fiato.

-Kellin, che cazzate stai dicendo?! Tu non lo vuoi veramente!- dico per farlo ragionare.

-Vic basta! Vattene, non ti voglio più vedere. Ti ho lasciato e basta, fattene una ragione.- urla lui togliendo le mie mani dalle sue spalle con uno strattone e andandosene incazzato.

Il mondo mi cade addosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** It's been hell not having you here. ***


9. It's been hell not having you here.

 

P.o.v Vic

Mi sveglio con la testa che gira e gli occhi gonfi per le lacrime.

Mi alzo dal letto, sbuffando. Mi vesto.

Non ho voglia di andare a scuola, ma non voglio che Kellin pensi che io sia distrutto. Non voglio che mi veda debole, non voglio dargli quella soddisfazione.

Non faccio nemmeno colazione, vado dritto a scuola, con il cappuccio alzato e la testa bassa.

Appena arrivo vedo gli Sleeping with sirens che ridono e scherzano come se non fosse successo nulla.

Non creso che sappiano che Kellin mi ha lasciato, perchè lui non è ancora arrivato e non credo che li abbia chiamati.

Justin mi vede, e ci scambiamo uno sguardo veloce, poi vedo Kellin e mi precipito in classe.

 

P.o.v Kellin

 

Vado dai miei amici. Vedo Vic poco lontano che appena mi vede entra a scuola.

-Kell, che cazzo gli hai fatto?- chiede aggrottando la fronte, Justin.

-Buongiorno anche a te, Jus.- dico io acido.

-Seriamente, Kellin. Non l'ho mai visto così. Ha gli occhi rossi, è pallido, e se n'è andato appena sei arrivato. Cosa è successo?- chiede poi Jack.

-Ci siamo lasciati.- rispondo nel modo più freddo che riesco ad assumere.

-Con 'ci siamo lasciati' intendi 'l'ho lasciato io', vero? Perchè non credo che se ti avesse lasciato lui sarebbe così distrutto.- dice Gabe.

-Sì, va bene, l'ho lasciato io. Cambia qualcosa?- chiedo stizzito andandomene.

 

Sono passati tre giorni da quando io e Vic abbiamo rotto. Oggi è la prima volta che abbiamo le prove dopo quel giorno.

Quando arrivano i ragazzi ci mettiamo subito al lavoro, ma continuo a sbagliare le parole e le note.

-Stai facendo schifo, Kell.- dice ad un certo punto Jesse smettendo di suonare.

-Lo so. Oggi non sono in forma, scusate ragazzi. Possiamo rimandare a domani?- chiedo sedendomi sul divano.

Gli altri sbuffano annoiati.

-Va bene. A domani.- dicono e poi se ne vanno.

Rimane solo Justin.

-Kell. Ti devo parlare.- esclama sedendosi vicino a me. Lo invito a continuare.

-Senti, non è da te sbagliare le canzoni, e nell'ultimo periodo non ti sei più fatto sentire. Secondo me ci stai rimanendo male per aver lasciato Vic. Si vede, Kell. Non ti sei mai comportato così.- dice Jus rigirandosi il plettro tra le dita.

-No, Jus, ti sbagli. Sono solo stressato.- rispondo fissando il pavimento.

-No, Kell. Sei tu che ti sbagli. Senti, si vedeva che ti amava. Si vedeva quando vi guardavate alle prove, si è visto al cinema. Si è visto quando è arrivato a scuola il giorno dopo che vi siete lasciati. E poi ora tu non riesci più a cantare If I'm James Dean. Non è da te, ami quella canzone. Senti, non esci più e ti comporti sempre come un bambino a cui è caduto il gelato. Non hai mai fatto così, per nessuna ragazza. Da questo riesco solo a pensare che lo ami anche tu. Kellin ammettilo.- ribatte Justin, tutto d'un fiato per non farmi parlare.

Rimango un po' in silenzio per elaborare tutto quello che ha detto.

-Allora perchè l'hai mollato?- chiede interpretando il mio silenzio.

-E' stato per colpa vostra, brutti idioti. Siete i miei migliori amici da tutta la vita e non volevo perdervi. Senti, quando ve l'ho detto non riuscivo a guardarvi negli occhi, perchè vedevo solo che vi avevo deluso. Ho provato a riparare ai danni.- sbottai io alzandomi di scatto in piedi.

-E sei stato un coglione! Ci credo che ci siamo rimasti male, sei appunto il nostro migliore amico e non l'abbiamo mai sospettato, per di più non ce l'hai mai detto. Non è una notizia facile da mandare giù. Ma col tempo ci saremmo abituati. E alla fine invece di rimediare hai soltanto peggiorato le cose. Vic è letteralmente ridotto ad uno straccio, l'hai visto? L'hai guardato in faccia?- chiede Justin arrabbiato.

Rimango un po' spiazzato dalle sue parole, ma replico subito: -Sì, l'ho visto. Mi sono sentito una merda okay? A vederlo così sto malissimo anche io. Ma gli altri... Dio, il modo in cui mi ha guardato Jesse quella sera... E' stato...Mille volte peggio.- dico abbassando il tono della voce.

-E secondo te quello non è amore? Vedere una persona e stare male perchè lei è triste?! Kell, è quello l'amore. E' quello il punto. Sei un emerito idiota. Io e gli altri ne abbiamo parlato bene in questi giorni. Jesse è quello che ci è rimasto peggio perchè ci tiene a te e ti conosce bene, e non ne aveva la minima idea. Non ci aveva mai pesato. Tu non avresti reagito male?! Comunque ha detto che ormai ti ha capito, gli è passata. A tutti noi è passata. Sei nostro amico, e ti vogliamo bene, quindi appoggiamo le tue scelte.- esclamò Justin più calmo ma con la voce comunque alta.

Rimango zitto, spaesato, a guardarmi le scarpe.

Justin se ne va, poggiandomi una mano sulla spalla.

Sospiro e mi butto sul divano, coprendomi la faccia con le mani.

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Capitolo 10
*** 10. I'm sorry for the man I was and how I treated you. ***


10. I'm sorry for the man I was and how I treated you.

 

P.o.v Vic

 

E' quasi una settimana che io e Kellin ci siamo lasciati.

Non ci parliamo più, e io non ce la faccio.

Mi manca, e quando lo vedo nei corridoi lui è felice, sorride, scherza.

A quanto pare non ci teneva a me.

Ho persino ricominciato a tagliarmi. Quando ero con lui non lo facevo, lui riusciva a rendermi felice. E invece ora vedo ancora le cicatrici solcarmi la pelle del polso, poi li copro con quel braccialetto. Quello che Kellin mi aveva regalato nel bagno della scuola.

Però siamo rimasti vicini di banco. In realtà siamo ancora in banco insieme solo perchè la professoressa non ha voluto spostarci quando Kellin gliel'ha chiesto.

Credo che sia stata la cosa che mi ha ferito di più, il fatto che volesse persino cambiare posto in classe, che non sopportasse l'idea di starmi vicino, che non volesse più avere a che fare con me né rimanere mio amico.

E' finita la lezione di biologia, e devo andare in mensa.

Non ho proprio voglia di sedermi al solito tavolo dove vado da quando io e Kellin ci siamo lasciati, da solo, a guardarlo da lontano mentre ride con i suoi amici.

Sono in corridoio e sto sistemando le cose nell'armadietto.

-Ciao Vic.- mi sento dire. Mi giro e vedo Justin che mi guarda gentilmente, ma con una certa tristezza.

-Hey.- rispondo.

-Stai bene?- chiede preoccupato, a quanto pare Kellin gli ha detto dei miei problemi con l'autolesionismo, e poi non è che la mia espressione di tutti i giorni sprizzi gioia.

Scuoto la testa nascondendo il viso dietro l'anta dell'armadietto.

-Mi dispiace. Anche Kell è giù di morale.- continua lui.

-Sì, si vede.- dico sarcastico.

-Vic, lui ti amava davvero, e ti ama ancora. Non puoi fargliene una colpa. L'ha fatto solo per noi. Lo so, la nostra è stata una reazione esagerata, ma dovresti capirci, è il nostro migliore amico da tutta la vita, ed è cambiato tutto troppo in fretta.- risponde Justin appoggiandosi all'armadietto vicino al mio.

-No, credo di essere solo una storia vecchia per lui. Forse non voleva uno come me nella sua bella vita. Sono una causa troppo persa.- dico cercando di diminuire la tristezza che traspare dai miei occhi.

-Vic, a te saranno successe cose brutte, ma anche Kellin ha il suo passato. Anche lui ha una parte di cui non parla con nessuno, un lato della sua vita che vuole nascondere.- esclama Justin.

-E sarebbe? A me sembra che la sua vita sia piena e felice. Tu non credi? Ha tanti amici, persone che gli vogliono bene, non viene preso in giro e anche se a scuola non è un asso non fa niente perchè più o meno ce la fa comunque. Canta bene e ha una band, è anche bello e le ragazze gli vanno dietro. Anzi, è il ragazzo più bello che io abbia mai visto, quindi trovami un lato negativo.- dico un po' alterato, forse sto alzando un po' la voce ma tanto non passa quasi nessuno nel corridoio, sono tutti già in mensa.

-Cazzo Vic, a quanto pare no nte l'ha detto, ma suo padre se n'è andato quando era piccolo. Ha lasciato lui e sua madre da soli con tanti debiti. Poi lei ha deciso di abbandonarsi all'alcool ed è diventata un'alcolizzata. Credo che ora la veda solo quando ha bisogno di soldi. Eppure lui fa finta che i suoi siano via per lavoro o che siano usciti per andare a trovare degli amici fuori città. Cerca di superarla, anche se non ce l'ha mai fatta. E credo che non ce la farà mai. Ha anche lui i suoi orrori e i suoi demoni da combattere, Vic.- mi dice Justin tutto d'un fiato. Anche lui è un po' alterato dalla situazione.

Cazzo. Non lo sapevo. Kellin non me ne aveva mai parlato.

Ora mi sento un grande idiota, un colossale cretino. Lui si è sempre preoccupato per me, mi ha sempre aiutato, e nel frattempo andava contro a tutto questo, da solo. Io non lo sapevo e lui non ne parlava. Ho sempre fatto finta di niente, e non mi sono mai chiesto se anche lui avesse dei segreti, delle ferite nel suo passato che ancora gli dolevano.

Ho sempre dato per scontato che la sua felicità fosse vera, invece no, era una maschera. E ora capisco tutto.

-Ci vediamo in mensa, Vic.- esclama Justin mettendomi una mano sulla spalla ed andandosene.

Sono rimasto sconvolto, a quanto pare ha pensato che fosse meglio lasciarmi un po' da solo.

Dopo un po' mi riscuoto dai miei pensieri e vado in mensa.

Prendo un vassoio, e distrattamente lancio uno sguardo verso il tavolo di Kellin. Justin ricambia il mio sguardo, ma a quanto pare nessuno degli altri si accorge di me, fortunatamente.

Mi avvio al tavolo dall'altra parte della stanza.

Senza accorgermene urto lo zaino di qualcuno.

-TU! Messicano, hai dato un calcio al mio zaino?- sbotta Oliver.

Cazzo.

Mi volto e vedo lo scimmione Oliver torreggiare su di me con un'aria infuriata.

-No, scusami, Oliver, non volevo. Non l'ho fatto apposta.- cerco di dire, ma quello che esce è solo un sussurro confuso.

-Non l'hai fatto apposta?!- a quanto pare mi ha sentito. Prende il mio vassoio e lo fa cadere.

Poi mi spinge.

Intanto intorno a noi inizia a formarsi un cerchio di persone che vogliono assistere al pestaggio.

Oliver mi tira un pugno in faccia, e il mio labbro comincia a sanguinare.

Poi mi assesta un calcio negli stinchi, che mi fa cadere a terra. Mi rialzo miracolosamente, pulendomi il sangue dal labbro spaccato con la manica della felpa.

Il suo pugno sta per colpirmi ancora una volta, ma una voce blocca il suo braccio a mezz'aria.

 

P.o.v Kellin

-OLIVER! ORA BASTA!- grido, avvicinandomi a Oliver e Vic.

-Kellin Quinn che difende i più deboli. Sei diventato l'eroe delle cause perse?- mi chiede sarcastico Oliver abbassando il braccio. Un ghigno compare sulla sua faccia squadrata.

-No. Non sono un eroe. Ma tu non puoi continuare a trattare Vic in questo modo.- rispondo serio.

Oliver si mette a ridere. -Cosa sei, il suo fidanzato?!- mi chiede evidentemente ironico.

-In effetti sì.- rispondo avvicinandomi a Vic. Lo guardo, ma lui non capisce più nulla della situazione. Senza esitare gli prendo il viso fra le mani e gli do un bacio sulla bocca.

Dopo un po' mi stacco, e guardo Oliver con aria di sfida.

Lui mi guarda malissimo, non si mette a ridere, non mi prende in giro. Credo che sia sorpreso anche lui come tutti gli altri dal mio atto di coraggio nel bel mezzo della mensa.

In effetti non so cosa ho pensato nel momento in cui ho deciso di fare questa pazzia, ma ne è valsa sicuramente la pena.

I ragazzi intorno a noi iniziano ad applaudire, sento qualche 'è così che si fa!' e qualche 'Bravo Kellin!' gridato dalla folla, ma non mi interessa. Oliver corre via. L'ho sconfitto.

Probabilmente tutti si aspettavano che facesi le mie solite sceneggiate con inchini e cose poco modeste, invece sorrido a Vic e poi me ne vado.

Lascio tutti lì sconvolti ad applaudire, lascio lì Vic, spaesato e confuso.

Mi è venuta un'idea, quindi esco dalla scuola e mi avvio correndo verso casa di Vic.

 

P.o.v Vic

 

Sono rimasto esageratamente spaesato dalla mossa di Kellin. Ho capito cosa volesse dimostrare ad Oliver, ma sicuramente non ho capito un accidenti di quello che voleva dimostrare a me.

Quel ragazzo mi confonde. Credo che non lo capirò mai.

Sento una mano trascinarmi fuori dal cerchio di persone e portarmi fuori dalla mensa.

Quando riesco ad essere abbastanza lucido per capire chi ho davanti vedo alcuni degli Sleeping with Sirens che mi fanno da scorta verso l'infermeria.

Poi vedo buio.

Apro piano gli occhi, risvegliandomi su uno dei lettini dell'infermeria della scuola con Justin, Jack e Gabe ad aspettarmi ansiosi seduti su delle sedia di plastica.

-Dov'è andato Kellin?- chiedo subito.

-Non lo sappiamo è corso via. Vedo che è la prima cosa di cui chiedi...- dice Justin sorridendo.

Sorrido anche io, alzandomi e mettendomi a sedere.

-Ehm... Volevamo scusarci. Per la nostra reazione intendo. Siamo stati esagerati, ma è stato un bel colpo da assimilare. Non volevamo farvi rompere, e credo non volesse nemmeno Kellin. Ma l'ha fatto per noi. Siamo i suoi migliori amici da tanto, e credo non volesse perderci. Ma per tutto il tempo da quando vi siete lasciati è sempre stato triste. Nelle prove non si concentrava e sbagliava tutto, e si vedeva che non era più come prima, come quando tu c'eri ancora...- mi dice Gabe fissando più il pavimento che me.

-Vi perdono. Non ce l'ho mai avuta davvero con voi, certo, ero triste, ma non vi ho scaricato la colpa addosso. In fondo è stata una decisione di Kellin, e in parte lo capisco anche.- rispondo bevendo il bicchiere d'acqua che l'infermiera aveva appena portato.

Guardo l'ora. Devo tornare a casa.

-Scusate ragazzi, ma devo tornare a casa.- dico ai ragazzi vedendo che non devono dirmi più nulla.

-Sicuro di farcela? Prima sei svenuto. Ti ha dato un brutto colpo quel cretino di Oliver.- chiede Jack preoccupato.

-Sì, non preoccuparti, ce la faccio.- rispondo sorridendo e alzandomi.

 

Mi avvio verso casa. Quando ci sono davanti lancio un'occhiata verso la casa di Kellin, sospiro e poi entro in casa mia.

Sento delle voci provenire dal salotto.

Vado a vedere.

-Ciao Vic.- dice mia madre. -Stai bene? Ti giuro che quel bullo lo stiro con la macchina se lo vedo.- continua subito preoccupandosi di alzarsi e controllarmi la faccia.

-Si, mamma, basta, non preoccuparti, sto bene.- rispondo guardando oltre le sue spalle.

Ci sono Kellin e Jesse che mi sorridono.

-Ciao Vic.- mi dice Kellin mentre mi siedo vicino a mia madre sul divano di fronte a loro.

-Hey Kells.- dico io guardandolo negli occhi.

- Vic, Kellin mi ha raccontato quello che è successo oggi a scuola. Mi ha anche detto quello che è successo tra voi. Ho sempre pensato che le ragazze non ti interessassero, e poi quando ho conosciuto Kellin, quando ho iniziato a vederlo in casa...Non so, mi è sembrato naturale che voi steste insieme. Non te l'ho mai detto perchè non volevo immischiarmi ma mi siete sempre sembrati perfetti insieme.- dice mia mamma.

-Mamma. Ehm...E' inquietante fare questi discorsi con te. Ma, Kells...Le hai detto tutto? Pensavo che anche dopo quello che è successo in mensa non volessi avere a che fare con me...- chiedo al ragazzo seduto davanti a me.

Lui mi prende la mano, sporgendosi per arrivare a me.

-No, Vic. Non ho mai voluto smettere di avere a che fare con te. Ora credo che delle scuse siano d'obbligo, quindi mi dispiace. Non avrei mai voluto farti stare male. Ma non sapevo cosa fare, ero in una situazione difficile. Spero che tu mi possa perdonare.- dice Kellin guardandomi dolcemente.

-Ti ho sempre perdonato, ho capito perchè mi avevi lasciato. Certo la cosa mi ha comunque reso triste, ma ho sempre capito la tua decisione, perchè forse anche io avrei fatto così. E' difficile scegliere quando la decisione è tra il tuo ragazzo che conosci da forse un mese e i tuoi migliori amici che conosci da tutta la vita.- rispondo ricambiando il suo sorriso.

Guardo verso mia madre, che ci guarda con una mano sul cuore e l'espressione dolce.

-Va bene, ora ho una sorpresa. Vai Jesse.- esclama Kellin indicando Jesse che sorride e afferra qualcosa nascosto dietro il divano.

E' una chitarra classica.

Kellin mi guarda e mi sorride, poi quando le note iniziano a formarsi dalla chitarra, comincia a cantare.

 

Oh, my stomach's tied in knots
I'm afraid of what I'll find if you want to talk tonight
See the problem isn't you it's me I know
I can tell, I've seen it time after time
And I'll push you away
I get so afraid
I'll only have myself to blame

And now I'm by myself
So tell me how the hell
How can I live without you now?
How can I live within myself?
How could I live without you now?
I don't want nobody else

I only have myself to blame
But do you think we can start again
How could I live without you

See my stomach's tied in knots
I'm afraid of what I'll find if you were to talk tonight
See problem isn't you it's me I know
I've seen it time after time
I'll push you away
I get so afraid
I only have myself to blame

And now I'm by myself
So tell me how the hell
How could I live without you now?
I can't even live with myself
How could I live without you now
I don't want nobody else

I only have myself to blame
But do you think we can start again
I only have myself to blame
But do you think we can start again
I only have myself to blame
But do you think…
I only have myself to blame

 

 

 

Kellin finisce di cantare, ci siamo guardati per tutto il tempo, e per la prima volta sono riuscito a leggergli le emozioni.

Lo abbraccio, poi guardo mia madre che ha ancora la mano sul cuore, ma con l'altra si sta asciugando qualche lacrima.

-Dio, Kells, sei riuscito a far commuovere mia madre.- dico scherzando. Ridiamo tutti, e Jesse porge un fazzoletto a mia madre.

-Grazie.- mugola lei soffiandosi il naso. -Comunque, Victor, è stata una cosa dolcissima quindi non stupirti se mi commuovo e se obbligo il tuo ragazzo a cantare qualcosa quando viene qui. Mi aspetto che anche tu venga, Jesse. Mi stai simpatico quindi tu e gli Sleeping with Sirens siete i benvenuti. Ah, e Vic, il tuo ragazzo è la persona più tenera del mondo quindi trattalo bene anche se è stato lui a lasciarti.- dice mia mamma sventolandosi la mano davanti al viso.

-Mamma!- dico un po' sorpreso. -Piantala e vai in cucina.- esclamo poi indicandole la porta a vetri che dal salotto conduce alla cucina.

-No, perchè dovrei? E' un momento così carino.- chiede lei guardandomi male.

-Perchè ho intenzione di baciare il mio ragazzo e non ci tengo che tu sia qui, okay?- esclamo fulminandola con lo sguardo.

-Ohhh.- esclama lei intenerita. La fulmino di nuovo. -Okay.- dice poi avviandosi in cucina.

-Jesse, vuoi qualcosa da bere?- chiedo facendogli intuire che volevo restare solo con kellin.

Kellin si mette a ridere nel vedere che Jesse scuote la testa.

-Ohhh! Certo, sto morendo di sete! Scusi, signora Fuentes, non è che ha un succo di frutta?- esclama Jesse dopo aver capito le nostre intenzioni.

Anche lui con il succo di frutta?! Certo che gli Sleeping with Sirens avevano proprio una passione.

Quando anche lui se n'è andato guardo Kellin.

-Hei. Ehm...Grazie, hai fatto una cosa meravigliosa, sia oggi in mensa che adesso. Ah, e mi dispiace per tutto. Sai, tu mi hai sempre aiutato e io non ho mai pensato che anche tu stessi combattendo contro qualcosa del tuo passato... Sì, me ne ha parlato Justin.- dico prendendo la mano di Kellin e stringendola.

-Non ti preoccupare, ora è tutto acqua passata. Mettiamoci una pietra sopra.- esclama Kellin avvicinandosi di più a me e baciandomi.

Sentiamo degli 'ohh' provenire dalla cucina. Ci stacchiamo e ci voltiamo, vedendo mia madre e Jesse con un'espressione da cuccioli e gli occhi letteralmente a forma di cuore, spiaccicati contro la porta a vetri. Quando ci vedono si staccano dalla porta, facendo finta di fare altro e di non essersi accorti di nulla.

-Mamma. Porta Jesse a vedere quanto è bello il giardino.- dico, anzi, ordino a mia madre con un'espressione esasperata sul volto.

Ecco, tutti sanno che io e Kellin stiamo insieme e non abbiamo neanche un momento di pace.

-Ora se ne sono andati davvero.- dice lui guardandomi maliziosamente e riprendendo a baciarmi.

Dopo qualche minuto si stacca da me e mi trascina fuori in giardino.

-Signora Fuentes, Vic può venire a cena da me? Voglio fargli conoscere il mio gatto.- chiede a mia madre che, stranamente, lo prende sul serio.

-Certo!- risponde sorridendo.

-Va bene, allora noi andiamo! Grazie di tutto!- dice Kellin prendendomi la mano e trascinandomi di nuovo in casa.

Sento solo il -Non c'è di che!- di mia madre in lontananza, mentre usciamo di casa e ci dirigiamo verso quella dall'altra parte della strada.

Jesse esce da casa mia, correndoci dietro.

-Kell, porta tu la chitarra in casa.- esclama porgendo la chitarra a Kellin e andandosene.

La prima volta che capisce le nostre intenzioni di stare un po' soli.

-Vic, scommetto che hai voglia di conoscere Sparkie. E' un gatto molto poco presente. Non ti prometto nulla.- dice Kellin aprendo la porta di casa. Ci mettiamo a ridere.

Butta la chitarra sul divano.

-Sparkie! Dai, gattino, vieni qui!- prova a chiamarlo. Niente.

-Beh, a quanto pare Sparkie non c'è... O è morto, in effetti è da qualche giorno che non lo vedo...- dice sorridendomi e avvicinandosi a me, con sguardo malizioso.

Mi bacia e mi porta in camera.

Chiude la porta, anche se in casa non c'è nessuno. Beh, meglio non rischiare.

Con gli Sleeping with sirens non si può mai sapere.

Mi fa sdraiare sul letto e ricomincia a baciarmi.

I baci si fanno sempre più infuocati.

Ci stacchiamo per un attimo, così permettendo a Kells di togliermi la maglietta.

Poi si sfila la sua, gli do una mano, impaziente di avere di nuovo le sue labbra sulle mie.

Prende a baciarmi il collo, mentre io inizio a slacciargli il bottone dei pantaloni.

Se li sfila velocemente, aiutandomi a togliermi i miei.

Le mani di Kellin vagano sul mio corpo, mentre le sue labbra continuano a confondermi con baci sempre più appassionati.

Infila i pollici sotto l'elastico dei miei boxer per iniziare a toglierli, ma il suono prepotente del campanello irrompe nella stanza, facendoci sobbalzare.

-Ma che cazz...?- inizia a dire Kellin, cercando di calmarsi e di rivestirsi senza troppe complicazioni.

Mi rivesto anche io, con il respiro ancora affannato.

Il campanello squilla un'altra volta.

-ARRIVO!- urla irato Kellin.

Lo sento scendere le scale con passo pesante, poi apre la porta.

 

P.o.v Kellin

 

Apro la porta e mi ritrovo davanti la faccia da schiaffi di Justin con un sorriso da ebete.

-Vaffanculo.- dico, poi gli sbatto la porta in faccia.

-Eri con Vic?- chiede.

-No, giocavo a palla con Sparkie.- dico sarcastico da dentro casa.

-Scusa. Me ne vado. Ma Sparkie esiste ancora?! Non era il tuo gatto quando avevi sette anni?- chiede poi poco prima di andarsene.

-No.- dico sperando che Vic non senta. Ah, al diavolo, tanto l'aveva capito che stavo solo cercando un pretesto per portarlo a letto.

-Ciao, Kell, a domani.- dice Justin da fuori casa.

-No idiota, ora mi dici cosa dovevi dirmi.- dico poi incazzato. Beh, si, in fondo mi interessava, tanto ormai non se ne faceva più niente.

-No, niente. Volevo salutarti. Anzi, per di più volevo impossessarmi della tua xbox.- dice.

-Ti uccido, domani, ma ti uccido.- dico tornando al piano di sopra dopo aver sentito Justin ridere.

-Non mi crede?! Eh, vedremo domani chi riderà per ultimo.- borbotto tra me e me.

-Scusami Vic, ma Justin è un idiota senza una vita.- dico poi rivolto al mio ragazzo che ormai è seduto sul letto e sfortunatamente si è rivestito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11. Epilogo. ***


11. Epilogo

 

P.o.v Kellin

 

E' passato un anno da quando io e Vic ci siamo ufficialmente ri-messi insieme, da quel giorno in cui l'ho baciato nella mensa e gli ho cantato Stomach tied in knots.

Un fottutissimo e meraviglioso anno.

-Kells...- mi dice Vic spostandosi e togliendo le sue gambe da sopra le mie. Si siede sul divano, e il suo volto diventa serio.

Inizio a preoccuparmi, quell'espressione non porta mai nulla di buono. Smetto di fissare la televisione accesa su una serie comica e rivolgo l'attenzione verso Vic.

-Si, Vic?- chiedo.

-Dobbiamo parlare. Senti, mia madre ha avuto una promozione al lavoro, e...Beh, Kells, dobbiamo trasferirci a San Diego...- risponde lui.

Mi sento scomparire.

-C-Cosa?! A San Diego? Vic...E noi? Che fine facciamo?- chiedo con la voce tremante, mentre le lacrime iniziano a pungermi gli occhi.

-Non lo so, Kells... Sai bene anche tu che non durerà se rimaniamo insieme. Saremmo troppo lontani.- risponde Vic.

-Invece ce la possiamo fare, Vic! Abbiamo superato di tutto, supereremo anche questa!- esclamo speranzoso, mentre Vic mi toglie dal viso le lacrime che ormai scendono copiose.

Il suo sguardo si addolcisce, mentre la sua mano si ferma sulla mia guancia. La stringo fra le mie mani, nella speranza che Vic cambi idea.

-Kells...Non ce la faremo questa volta...Non illudiamoci che sarà tutto come ora.- mi dice mentre qualche lacrima inizia a bagnare anche i suoi occhi.

-Cazzo Victor! Non puoi lasciarmi così senza nemmeno provare! Cos'è, hai smesso di amarmi? Beh, in quel caso lo capirei, ma non puoi dirmi che ti trasferisci e quindi non se ne fa niente!- sbotto alzandomi e lasciandogli la mano.

-Kellin...- prova a dire lui, ma lo zittisco con un gesto della mano.

-No Vic. Voglio che me lo dici, mi ami ancora?- chiedo singhiozzando.

-Sì, Kells. Ma dobbiamo lasciarci. Non voglio. Ti giuro che è stata la decisione più dura della mia vita, ma sarebbe troppo difficile vivere così distanti.- risponde lui con sguardo triste.

-E quindi per questa motivazione hai deciso tutto da solo?! Hai pensato che sarebbe stato più facile lasciarmi senza parlare con calma del trasferimento?! Non mi hai nemmeno chiesto se ero disposto a venire con te. L'avrei fatto, Victor. Ma a quanto pare non è vero che mi ami. Se no ci avresti pensato, avresti provato a trovare un modo per non lasciarmi.- urlo iniziando ad andarmene da casa sua.

Prova a fermarmi, a parlarmi, ma corro fuori senza ascoltarlo.

Vedo Justin e Jesse che si avvicinano a casa mia. Ci saremmo dovuti incontrare.

Appena mi vedono si precipitano da me, ma li caccio via in malo modo chiudendomi in casa e scivolando contro la porta mentre le lacrime continuano a bagnarmi la maglietta.


 

Spazio autrici.

Heilà EFP!

Annunciamo che questo epilogo è l'inizio di un seguito della storia.

Ci dispiaceva finire così, quindi abbiamo deciso che il seguito sarà ambientato più tardi, quando i Pierce the Veil e gli Sleeping with Sirens sono già famosi.

Kellin e Vic si incontreranno di nuovo dopo tanto tempo, per scrivere King for a Day.

Vorremmo ringraziare quelli che ci hanno seguito, recensito, e chi ha semplicemente letto.

Grazie, vi vogliamo bene, alla prossima!

SeelLith e Fraraphernelia.

* scompaiono con una mossa da ninja *

IL SEGUITO

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