The vampire angel

di Blue Eich
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Metamorphosis ***
Capitolo 2: *** Revival ***



Capitolo 1
*** Metamorphosis ***


Final
 
M e t a m o r p h o s i s

 

Vera era seduta su una panchina del parco, con le gambe accavallate. Il suo sguardo saettò sull’orologio e le scappò uno sbuffo: Lucinda era in ritardo di tre quarti d’ora. Era pronta a scommettere che fosse ancora a casa, a sistemare il trucco con meticolosità davanti allo specchio. La festa alla quale dovevano andare insieme di sicuro era già cominciata. Non avendo abbastanza credito sul cellulare per chiamarla, le mandò un messaggio con scritto di raggiungerla direttamente lì. Dopo aver stiracchiato le braccia si alzò e iniziò a dirigersi verso l’uscita.

Si udiva il rassicurante scrosciare dell’acqua della fontana; dei pesciolini argentei guizzavano fuori di tanto in tanto, imperlando il bordo marmoreo di schizzi. Il vento d’estate accarezzava l’erbetta umida, mentre una famiglia di grilli dava anonimo sfoggio delle proprie doti canore, creando un sottofondo regolare e vibrante. In quell’atmosfera c’era un’unica pecca: il cielo. Il chiarore della luna veniva sfocato da una scia di nubi nere, annidate in tutto il firmamento. Nemmeno i lampioni rendevano l’area abbastanza illuminata, anzi, la loro fioca luce metteva malinconia e proiettava sul terreno le ombre allungate dei pini.

Mancavano pochi metri al cancello, quando un odore sospetto costrinse Vera ad arrestarsi. Un odore di marcio, metallico. Poi, per caso, notò un pezzo di stoffa fucsia impigliato nelle ramificazioni di un cespuglio. Avvicinandosi lo riconobbe e sgranò gli occhi: era il foulard preferito di Lucinda. Non usciva mai senza averlo al collo e un’innocua macchia di gelato o un po’ di pioggia sembravano chissà quali catastrofi. Allora perché si trovava lì, incustodito e squarciato? D’istinto lo afferrò e guardò ingenuamente oltre.

Subito gridò, inorridita. La sua migliore amica giaceva inerme in una pozza di sangue. Due profonde incisioni sul collo venivano per metà coperte dalla cascata di boccoli blu, resi scuri dal fluido fuoriuscito. La pelle pareva cerea e, anche senza controllare, Vera era certa che il suo cuore avesse smesso di battere. Era arrivata tardi.

Cadde in ginocchio, impotente, mentre lacrime disperate le inondavano la faccia. Pensava a come avrebbe reagito Gary, il suo fidanzato… Insieme formavano la coppia perfetta, la più invidiata del liceo. Oppure Olga, sua madre, sempre gentile e sorridente con tutti… Aveva già perso il marito, quali altre ragioni avrebbe avuto per continuare a vivere senza nemmeno la figlia?

Qualcuno sorrise sadico nel buio. «Oh, povera piccola: è rimasta sconvolta, forse?»

Vera sussultò. Stava per toccare anche a lei, l’assassino era ancora lì.

Quel qualcuno si leccò sinuosamente le labbra. «Non temere, viso d’angelo. Adesso metterò fine a ogni tua sofferenza, sentirai solo una leggera pressione…»

«Chi sei?» sussurrò lei, ancora inginocchiata al cospetto del cadavere. Cercava di mantenersi coraggiosa, mentre invece era scossa da tremolii e singhiozzi.

«Un gentiluomo.» Lo sentì avvicinarsi, furtivo come una pantera. «Il mio nome è Drew Ross e sono un vampiro.» Con charme, si sistemò la ciocca che gli ricadeva sulla fronte.

Vera, ancora terrorizzata, si girò. L’individuo che le si era appena presentato aveva i capelli di un elegante verde giada tirati a lucido e i lineamenti giovani. Non dimostrava più di vent’anni e ciò la sorprese, anche se sapeva che non esiste un’età standard per diventare killer. Per un attimo le passò in mente l’immagine del suo fratellino sorridente che fingeva di sparare con la pistola di plastica e sentì il forte desiderio di essere a casa, sotto le coperte e al sicuro. Quegli occhi screziati di rosso luminescente la fissavano, immutabili. Per un attimo si lasciò stregare, perché non aveva mai visto nessuno di così avvenente.

Però indietreggiò quando lui sorrise, mostrando i canini affilati. Pareva fintamente sorpreso. «Non hai paura?»

In realtà, Vera era così sotto shock da non riuscire a compiere azioni. Ogni battito cardiaco era una forte martellata nel petto. L’istinto le diceva di allontanarsi, ma le gambe erano inchiodate a terra. Avrebbe voluto urlare a perdifiato, chiamare soccorsi, peccato che la sua voce di norma chiara e squillante fosse intrappolata in gola.

Drew la squadrò con attenzione. Sarebbe stato uno scempio uccidere cotanta innocenza e poi aveva già consumato il proprio pasto giornaliero. «Buone notizie, viso d’angelo: mi stai simpatica» annunciò, per poi chinarsi. La tirò in posizione eretta per le spalle e non sciolse la presa, impedendole di divincolarsi. «Quindi ho deciso di donarti l’eternità

«L-Lasciami andare!»

«No, ormai ho deciso.» Scosse la testa. «Su, non fare quel faccino.» Le accarezzò delicatamente i capelli color nocciola con le dita affusolate, provocandole un brivido. «Vedrai, mi sarai grata» le alitò all’orecchio, col suo respiro fresco e fine come il velluto.

Fu allora che per la prima volta Vera respirò il suo pungente profumo di rosa. «T-Ti prego… Lasciami…» mugugnò, coi suoi occhioni languidi, lucidi come zaffiri. Un mare in tempesta da cui traboccarono gocce salate, piccole quanto perline. Drew gliene scacciò via due con gli indici.

Socchiuse le palpebre e mormorò con voce carezzevole: «Ancora qualche attimo, sarò rapido… Ferma…»

Immobilizzata per i polsi, Vera vide il suo volto avvicinarsi. Quelle labbra gelide le sfiorarono il centro della fronte. Sentì le proprie guance in fiamme, come vittima di un’improvvisa febbre. Socchiuse involontariamente la bocca e serrò gli occhi, mentre le veniva scoccata una scia di baci fino alla punta del naso. Ormai incantata dal suo tocco, aveva smesso di opporre resistenza. Ovunque passasse lasciava uno stampo di freschezza. Avrebbe desiderato che continuasse in eterno, si era del tutto dimenticata di trovarsi in pericolo.

Drew proseguì dalla guancia sinistra fin sul mento, più veloce. Quando giunse a lato del collo lei era completamente rilassata, come se le avessero fatto l’anestesia; lo confermavano i suoi muscoli distesi e l’espressione d’estasi. Le regalò un ultimo bacetto con tanto di schiocco. Dopodiché sguainò i denti, affondandoglieli nella carne.

 

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L’ombra di una sedia a dondolo, che cigolava lentamente, si distorceva sul muro. Quel suono calmo riempiva il silenzio, assieme al bubbolare monotono e profondo di un gufo, nascosto nell’incavo di uno dei pini fuori dalla casa.

I ricordi di Vera erano offuscati, vaghi. Sapeva solo di aver avvertito un dolore lancinante e di aver urlato per soffocarlo finché i polmoni non le avevano fatto male. Teneva gli occhi socchiusi perché le palpebre erano troppo pesanti per sollevarle e nel suo ridotto campo visivo riconosceva solo macchie indistinte, di colori scuri. Dove adesso c’erano due fori, il collo le bruciava terribilmente. Si sentiva come se la sua anima fosse prigioniera dentro una bambola: un incubo. A ginocchia unite e capo chino, era in braccio a qualcuno. Schiacciata contro un petto d’acciaio che, da freddo, col passare dei minuti iniziava a sembrarle tiepido e confortevole.

«Tra qualche ora la trasformazione sarà completa, viso d’angelo» le sussurrò all’orecchio Drew, continuando a vezzeggiarle pazientemente il capo.

 

zubat

 

Angolo Autrice
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Hola!
La saga di Twilight ha una buona influenza su di me. E anche la canzone River Flows In You, che mi sta facendo da sottofondo.
Mi scuso con i fan di Lucinda. Io non ho nulla contro di lei, ma mi serviva qualcuno da sacrificare, altrimenti Drew avrebbe morso – ucciso – Vera.
Comunque: vi chiederete, come mai Vera non ha sentito le grida disperate di Lucinda? Semplice, perché Lucinda è arrivata prima di Vera e Drew ha avuto tutto il tempo di farsi una salutare bevuta. E Vera ha usato l'altro ingresso del parco, ce n'è due.
Spiegato ciò, spero che recensirete. Mi farebbe tanto piacere. Ci ho messo l'anima per scrivere questo capitolo.
Beh, al prossimo capitolo (cioè l'ultimo)!
Bye!
-H.H.-
 

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Capitolo 2
*** Revival ***


Final
 
R e v i v a l 

 

Drew borbottò un verso d’approvazione per l’aspetto della sua nuova compagna. Accarezzò la chioma che le ricadeva sulle spalle, dalla radice alle punte. Era morbida e liscia come il foulard di seta della bella ragazza che, spinto dalla fame e dal sadismo, aveva ucciso nel parco.

Gli occhi di Vera si spalancarono; erano vacui e avevano assunto una profonda colorazione rossa. Tutta un’altra cosa rispetto al celeste di prima, sprizzante di vivacità. Si alzò e mosse i primi passi, un po’ impacciata per via dell’intorpidimento. Si fece scorrere un dito sul braccio, capacitandosi di quanto la sua pelle fosse chiara. «Cosa… Cosa mi hai fatto?»

«Ora sei come me, viso d’angelo» le annunciò Drew, compiaciuto.

Un luccichio di sgomento balenò nel suo sguardo, riflesso grazie alla luce lunare che entrava dalla finestra. La gola le bruciava in modo fastidioso, soffocante, come se a tagliarle il respiro fosse un fendente di spada. Dovette stringere convulsamente i nuovi denti, appuntiti e pericolosi. Deglutì, prima di decidersi a parlare ancora. «Ho sete, dammi dell’acqua, ti prego…»

L’espressione di Drew s’indurì, mentre diceva: «Non è acqua che vuole il tuo corpo.» Poi andò verso il tavolo in stile barocco al centro della camera e impugnò il bicchiere sul bordo, contenente una sostanza scarlatta. «Tieni.»

Convinta si trattasse di succo di frutta, Vera lo prese e bevve, avvertendo subito il tremendo bruciore alleviarsi. Un’onda di calore si espanse nel suo stomaco, dandole ancor più sollievo e propagandosi poi dappertutto. Si leccò fugacemente le labbra, invasa dalla soddisfazione e dal cupido desiderio di berne ancora, ancora e ancora, finché la sua pancia non fosse scoppiata. Era come un nettare divino, una droga, l’unica cosa al momento che la facesse stare bene.

«Buono?» le domandò Drew, con un’ironia che lei non colse.

Infatti annuì, per poi inclinare leggermente la testa per la curiosità. «Cos’è?»

«Sangue umano

Per lo shock mollò la presa sul bicchiere, che s’infranse con un chiassoso tintinnio sul parquet. Il suo corpo, d’un tratto, era scosso da tremori convulsi. Aveva paura di se stessa. «S-Sono un mostro…» mormorò, inginocchiandosi poco distante dal disastro di cocci infranti.

Due braccia l’avvolsero da dietro. «Sì, un mostriciattolo davvero carino» le disse Drew, sfacciato, dandole un morso indolore sul lobo dell’orecchio.

Fu percorsa da un altro brivido. Avrebbe voluto insultarlo, liberarsi. Invece c’era qualcosa che glielo impediva. Soffocò un debole singhiozzo: nulla aveva più senso. Era diventata una cannibale, desiderando di bere il sangue della sua stessa razza. Si era macchiata di un crimine orrido, che non riusciva a perdonarsi.

«Tu mi hai tolto tutto» sibilò, a capo chino, per poi alzarlo repentinamente e fissare Drew con occhi traboccanti d’astio, pizzicati dalle lacrime. «La mia famiglia, la mia vita, la mia anima… Persino la mia migliore amica!»

La rabbia era tale che cercò di sferrargli un pugno, tuttavia già debole e molle in partenza. Lui si scostò di lato per evitarlo, agile. «Ma ti ho donato l’immortalità, che compensa tutte quelle perdite.»

«Io non la volevo!» ribatté Vera in un ringhio. Era agitata, ma non sentiva il solito martellio originario dal petto ronzarle fin nelle orecchie. Posò una mano al centro: non sentiva alcuna palpitazione, niente di niente, un niente terrificante. «Il mio cuore non batte più…»

«Ah, già. Ti ci abituerai.»

Ti ci abituerai. Ripeté quella frase nel pensiero un paio di volte, giusto per assimilarla in tutta la sua irritante disinvoltura, come se gli avesse appena raccontato di aver comprato un paio di scarpe un po’ strette. Ti ci abituerai. Sul serio, dopo averle distrutto completamente la vita, non aveva nient’altro di meglio da dire in proposito? Come poteva essere così egoista? «Ti odio!» gridò, pestando un piede a terra ed emettendo un verso isterico, che le fece dare un involontario sfoggio della dentatura da assassina.

Drew rise di gusto e scosse la testa. «Puoi dirlo, ma non potrai mai veramente odiarmi. Hai acquisito un attaccamento incondizionato a me, quando ti ho morsa per ridonarti una nuova vita.»

Vera lasciò cedere le braccia a penzoloni lungo i fianchi, afflosciate a mo’ di fiore in procinto di appassire. Sorrise mestamente. «Quindi è per questo che vorrei farti provare il mio stesso dolore, ma anche stringerti forte a me?»

«Oh, mi complimento per la perspicacia, milady

 

Più tardi, Vera si buttò sulla sedia a dondolo. «Sono stanca, voglio dormire. Tu non ce l’hai un letto?» chiese, dando un’occhiata in giro.

La tenda di lino ondeggiava leggiadra ai comandi del vento e sul tavolo di prima c’era solo un vaso di rose fresche, ovviamente di un vivido rosso. A dare all’ambiente un tocco di eleganza in più ci pensavano un armadio laccato a due ante e uno scrittoio intarsiato nell’angolo.

Invece di risponderle subito, Drew fece un verso di superiorità e si scostò la frangia dalla fronte, come aveva fatto non appena si era presentato. «Sciocca, i vampiri non hanno bisogno di dormire.»

Vera sbarrò gli occhi dallo stupore. «Eh?! Allora come passate il tempo?»

Scese il silenzio.

«Bella domanda.»

«Mi aspettavo una risposta più esauriente» si lamentò, imbronciandosi, un po’ delusa. «Allora… Che facciamo?»

Drew aggrottò la fronte. «Come mai tutta questa collaborazione, adesso?»

«Non mi sembra di avere scelta…» la sentì bofonchiare, con una timida scrollata di spalle.

«Okay, andiamo a fare un giro.» Le sorrise con sicurezza e intrecciò le dita alle sue. A Vera sembrarono bollenti, rispetto al giorno prima.

«Ma sono le…» Diede una controllata all’orologio, ancora allacciato al polso. «Tre e mezza di notte!» obiettò.

«Ssh.» Lui le posò l’indice sulla bocca, alzandole il mento. Se il suo cuore avesse potuto ancora palpitare sarebbe impazzito e le sue gote avrebbero arso fino a scottare. «Benvenuta nel mio mondo, vampiretta angelo.» Drew le stampò un bacio veloce a fior di labbra, prima di guidarla con un balzo fuori dalla finestra: due ombre, contornate dal risplendere dalla luna color avorio di mezza estate. Due corpi senz’anima legati da un filo invisibile.

 

zubat


 

Angolo Autrice
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Hello!
Abbiamo già concluso questa mini-long, soprannominata da me TVA. Sono soddisfatta: la seconda fic a più di un capitolo che concludo.
Questo capitolo è meno pauroso, passionale o tutti gli aggettivi che volete, lo so. Ma a me piace e l'importante è questo, no?
Che ne dite del finale? Ammetto di aver avuto difficoltà nelle descrizioni, essendo le scene meno movimentate e sanguinarie.
Ringrazio infinitamente chi ha recensito! E ovviamente chi recensirà. 
Alla prossima!
-H.H.-
 

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