Perfect Lives

di sofias_pencil
(/viewuser.php?uid=206106)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** His Light ***
Capitolo 2: *** Her Dark ***



Capitolo 1
*** His Light ***


http://i43.tinypic.com/25yvsqb.jpg

                                                                         His Light


Ore 18.23.
Era questa l’ora che segnava la sveglia digitale della ragazza; aveva appena finito di leggere il suo ennesimo libro, e stava pensando al suo futuro, mentre i secondi digitali scorrevano velocemente davanti ai suoi occhi, strappando costantemente piccoli pezzi di vita della giovane.
Chi l’avrebbe mai detto che lei, Zoe Smith, sarebbe riuscita ad entrare al college. Ancora non poteva crederci. Lei aveva fatto domanda solamente perché gliel’avevano chiesto i suoi genitori, anche se entrambi si aspettavano del pessimo risultato della figlia. A pensarci, Zoe sorrise. Finalmente aveva potuto dimostrare al signore e alla signora Smith che si sbagliavano, anche se in un modo totalmente diverso da come sperava la ragazza. Comunque sia c’era riuscita a fare ammettere a George e Kate che avevano finalmente torto.

Quella mattina, il 24 luglio precisamente, Zoe si era alzata stranamente presto e di buon umore; e quelle due parole non andavano
“a braccetto” nella testa della ragazza solitamente. Fatto sta che decise di andare a fare una corsetta per Central Park, giusto per approfittarne dell’aria fresca di New York mattutina. Quando ritornò al suo appartamento dell’Upper East Side vide alla reception un ragazzo molto carino che chiedeva di lei al portiere.
-Sono io Zoe Smith - trillò la ragazza dietro al biondino. –Le serve qualcosa?- chiese gentilmente.
-In verità devo consegnarle questa lettera dell’Università di Stanford.
La ragazza strappò dalle mani del postino la lettera e borbottò: -Sai che novità, mi avranno sicuramente rifiutata- e soffermò il suo sguardo sul biondino.
“Occhi azzurri, sguardo quasi dolce, capelli spettinati, converse ai piedi, il classico ragazzo che sa come divertirsi”, pensò la bionda.
-Stasera hai da fare?- chiese, sperando in una negazione.
-In verità sì, è da un mese che non vedo più la mia ragazza e..
-Okay, ho capito. Meglio che ti stia lontana. Ci vediamo- affermò la bionda sicura si sé, prendendo il primo ascensore e arrivando al suo appartamento.
Appena le porte si aprirono vide sua madre in camicia da notte di seta nera e al solo pensiero del costo di quella cosa le fece venire il volta stomaco. Sua madre oltre ad avere dei gusti pessimi nel vestiario non sapeva neanche fare affari. Però la adorava solamente perché le aveva pagato gli studi nella sua amata scuola privata e anche perché tutte le estati la portava a fare un giro in Europa nelle boutique più esclusive del momento. “Armani, Prada, Chanel, Louis Vuitton, tutto il meglio per la sua piccolina”, era solita dire Kate alle sue amiche.
-Cos’è quella busta?- chiese la donna, vicina ormai alla mezza età.
-Università di Stanford – rispose con poco interesse la ragazza.
-Che aspetti ad aprirla?- domandò impaziente la donna.
-Non so neanche se vorrò studiare il prossimo anno- sbuffò la bionda.
-Sì che studierai, e ti laureerai in legge come me.
-Per poi sposarmi con un miliardario e vivere felice con i soldi di altri?- chiese retorica la figlia.
-Sei davvero cattiva tesoro- sputò la madre. –Tutti i giorni mi spacco la schiena per te, per comprarti cose costose, per comprarti vestiti alla moda, per renderti felice e tu che fai? Mi rispondi così? Sono sempre tua madre. Non ci fosse un giorno che mi ringrazi, non ci fosse un giorno che non iniziamo a litigare appena sveglie la mattina. Sei un disastro, dovresti solo vergognarti di come tratti tua madre- e la guardò dall’alto verso il basso con disprezzo.
-Mamma, tu compri la mia felicità, ti rendi conto? Io non sono felice in realtà di questa situazione. Tu e papà vi siete separati quando avevo solo 3 anni e Nathan 5. Dopodiché ti sei risposata tre volte e nessuna delle tre è andata a buon fine, e alla fine quelli che ci rimettiamo siamo solo io e Nate. Perciò non sorprenderti se io non voglio prendere le tue orme- chiuse la discussione Zoe, rifugiandosi in camera con la lettera.
-Adesso chiamo tuo padre, credo che i suoi discorsi siano più efficaci dei miei- urlò Kate, in modo da farsi sentire dalla figlia.
“ Va al diavolo” pensò la bionda, distesa sul suo letto appena fatto dalla domestica.
La suoneria del cellulare destò la ragazza dai suoi pensieri. Il nome scritto sullo schermo fece spuntare un sorriso sulle sue labbra.
-Ehi J, che si dice?
-Mi hanno presa!- urlò la sua migliore amica dall’altra parte del telefono.
-Non ci credo!
-Ti giuro che è così! Sprecare un anno sui libri devo ammettere che ha funzionato! Chi l’avrebbe mai detto? Johanna Collins ammessa all’Università di Stanford a pieni voti!
-Io non di certo- rise la bionda.
-E tu invece?
-Ho la busta sotto mano, ma so già la risposta.
-Dai voglio esserci anch’io quando la aprirai, perciò fallo ora. E’ come un cerotto, più in fretta lo togli e prima passa il dolore, giusto?
-E va bene, ma solo perché me l’hai chiesto tu.
La castana sentì pezzi di carta che si strappavano e poi un imprecazione dell’amica.
-Allooooora?- domandò curiosa.
-Porca merda mi hanno presaaa!- urlò la bionda, e iniziò a saltare sopra il suo gigante letto.
-Signorina, l’avevo appena messo in ordine- sbottò la domestica, mentre usciva dal bagno della ragazza.
-Non rompere Dorotha, ti aumento lo stipendio- borbottò la ragazza.
E la donna uscì senza parole dalla camera.
-Ma non eri tu quella che non voleva andare al college?- domandò la castana, deridendo l’amica.
-Sì, ma adesso posso finalmente provare a Kate e George che avevano torto!
-Direi una soddisfazione che aspetti da una vita- rise l’amica.
-Esatto. J ora ti lascio, a minuti deve arrivare mio padre.
-Okay, salutamelo e chiedigli se ha preso qualcosa anche per me da Parigi, sai quanto adoro quella città.
-Come sempre oltre ai suoi adorabili bambini, avrà pensato anche alla dolcissima migliore amica lecca piedi della sua adorata figlioletta scalmanata- rise la bionda.
-Non sono una lecca piedi. Ti aspetto al solito posto per lo shopping- e con disappunto chiuse la chiamata.
La bionda rise e si precipitò di sotto, giusto in tempo per vedere suo padre sbucare dall’ascensore.
-Papààààà- urlò, gettandosi addosso all’uomo di mezz’età.
-Ciao raggio di sole, ti ho mai detto che ormai ho una certa età e che tu non pesi più come un tempo?
-Sì, ma non mi importa perché noi dobbiamo assolutamente festeggiare! Mi hanno presaaaa!
-Cosa?- chiese sua madre incredula, seduta sul divano con una rivista di moda tra le mani e gli occhi increduli.
-Sono felicissimo bambina mia- ammise il padre, schioccandogli un dolce bacio sulla guancia.
-Anch’io lo sono- confermò la madre, la quale si alzò e abbracciò la ragazza – E scusa per prima.
-Te le accetto solo perché non voglio rovinarmi la giornata- rise Zoe.
E passarono la mattinata seduti tutti e tre sull’enorme divano del salotto; George raccontava del suo viaggio per lavoro a Parigi, Zoe lo ascoltava con occhi sognanti e Kate pensava a quanto fosse stata sciocca quindici anni fa nel lasciare il suo ormai ex marito. Era sempre così in quella casa, tutte le volte che l’uomo tornava da un viaggio di lavoro passava a trovare la sua bambina e la sua adorata Kate, portando ad entrambe un favoloso e costoso regalo ovviamente.
-A proposito di boutique- disse l’uomo- Mia piccola Zoe, questo è per te- e le diede una piccola bustina nera “Bulgari”.
-E questo cara è per te, un uccellino mi ha detto che ti eri fissata e come sai non ho smesso di viziarti- disse, porgendo alla donna una busta molto grande con su scritto “Praga”.
-Caro non dovevi- ammise la donna, arrossendo e abbassando lo sguardo verso la busta.
-Grazie grazie grazie! – strillò Zoe, abbracciando suo padre. –Questo braccialetto è stupendo, lo porterò sempre con me.
-Piccola, so che ti piace viaggiare come me, così ho pensato: perché non comprarle un braccialetto dove attaccare ciondoli provenienti da tutto il mondo?
-Te l’ho già detto che sei il papà migliore del mondo?- disse la bionda, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
-Grazie mille caro- disse la donna, molto più posata della ragazza. –Questa borsa rossa è proprio quella che volevo.
-Allora mi hanno informato bene- sorrise l’uomo.
Il pranzo lo passarono in famiglia, mentre la povera Dorotha sgobbava come al solito in cucina.
Ovviamente George si era ricordato anche del regalo per il figlio e per Johanna, così la figlia subito dopo pranzo decise di chiamare Nathan.
-Principessa!- esclamò il fratello dall’altra parte del telefono.
-Ehi campione! Come procede il campionato?
-Tutto bene, come al solito. Allora, arrivata la lettera?
-Sì- rispose la ragazza con tono triste.
-E com’è andata?- chiese speranzoso il maggiore.
-Non mi hanno presa- sospirò Zoe, ridendo dentro.
-Oh mi dispiace, cavolo non ..
-Stavo scherzando! Devo ammettere che non sei più furbo come una volta!- urlò felice la ragazza.
-Cavolo Zoe, sei sempre la solita! Mi hai fatto preoccupare per niente- sbuffò il castano.
-Sai come sono fatta, comunque quando ritorni? Papà ti ha portato un regalo da Parigi.
-Penso la prossima settimana, ma non ti prometto nulla. Ora ti devo lasciare, solito allenamento pre-partita. Ciao principessa.
-Ciao Nate- e attaccò, con un po’ di delusione.
Il suo “fratellone” era ormai più di un anno che mancava da casa, e non vedeva l’ora di rivederlo. Le mancava davvero tanto.
Ora non le restava che alzarsi dal letto, accalappiare il primo taxi per 5th Avenue e attendere la principessina Johanna  davanti alle scalette della metro, come d’abitudine.
-Ehilà Z- trillò la castana da dietro la bionda.
-J, ma che ti sei messa? Non vorrai mica andare ad un funerale!- esclamò Zoe, vedendo l’amica vestita tutta di nero.- Fanno 35 gradi all’ombra e tu ti vesti di nero?
-Altrimenti perché siamo a fare shopping?- domandò l’amica retorica, e scoppiarono entrambe a ridere.
-A proposito, questo viene direttamente da Parigi- disse, porgendole una busta con su scritto Chanel.
-Te l’ho già detto che adoro George Smith?- esclamò entusiasta la castana, tirando fuori dalla busta un vestitino azzurrino leggero, stretto alla vita con una gonna svolazzante fino a metà coscia.
-Almeno un miliardo di volte da quando eravamo all’asilo- rise la bionda, accogliendo l’amica tra le sue braccia. Passarono tutto il pomeriggio tra i negozi affollati della 5th Avenue, e ritornarono stremate ai propri appartamenti con venti buste diverse piene di vestiti e accessori vari.

E ora Zoe si trovava lì, sdraiata sul suo letto con i piedi sui cuscini e la testa rivolta verso la sveglia digitale.
Distolse lo sguardo per poi poggiarlo sul resto della camera.
Le mensole in cima, quelle che lei chiamava le intoccabili, erano piene delle sue vecchie bambole e dei suoi vecchi peluche , e mentre le stava percorrendo con gli occhi, il suo sguardo cadde su un orsacchiotto che stringeva tra le mani un cuore con su scritto
“Zoe + Harry = per sempre”,  e una lacrima scese dai suoi occhi oceano, bagnando il suo viso più che perfetto.
-Stronzo- sussurrò debolmente, distogliendo lo sguardo.
Si alzò di scatto dal letto e si avvicinò alla poltrona piena di buste. Iniziò a mettere le cose nel suo armadio.
Non doveva pensare assolutamente a quel ragazzo.
Non doveva pensare al male che le aveva fatto.
Non doveva pensare ai momenti passati insieme.
Non doveva pensare ai giorni bui passati a causa sua.
Non doveva pensare alla sua prima volta con lui.
Non doveva pensarci, e pure lo faceva.
Zoe Smith era masochista.
Zoe Smith era stata stupida in passato, fidandosi di lui.
Zoe Smith adesso era piena di amici, ma si sentiva sola.
Zoe Smith aveva ammesso a se stessa che non poteva vivere senza Harry Styles.
Zoe Smith aveva paura.

 

    Spazio Autrice
Buonasera! Sono qui con un'altra storia che spero vi intrighi un po'.
Per chi non mi conoscesse sono Sofia, piacere!
Passiamo al capitolo ..
Come avrete già intuito, Zoe ha avuto una storia con Harry.
Lei è una ragazza viziata ma, nonostante amici e vita mondana,
la ragazza si sente terribilmente sola.
E spero che abbiate intuito il perché..
Zoe l'ho associata a Blake Lively (Gossip Girl), e spero che vi piaccia come personaggio.
Che ne pensate di Zoe? A causa di cosa sarebbe dovuta la rottura con Harry?
Ovviamente il rapporto tra Zoe e Johanna è diverso da delle semplici amiche.
Hanno sempre bisogno dell'altra ovviamente, ma la nostra Johanna non si fa problemi ad approfittarsi di Zoe.
Che ne pensate di Johanna? E del rapporto con i genitori di Zoe?
I genitori di Zoe sono divorziati da parecchi anni, ma in fondo si amano ancora.
Zoe e Nathan hanno sofferto molto a causa della separazione, e diciamo che non sono i genitori migliori del mondo.
Che ne pensate di loro?
Zoe e Nathan hanno un rapporto davvero speciale e lo scopriremo più avanti.
In tanto, che idea vi siete fatte di Nathan (Nate)?
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Un bacio, alla prossima.

-Sofia.xxx

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Her Dark ***


http://i43.tinypic.com/25yvsqb.jpg
 

Her Dark

Ore 18.23.

Era questa l’ora che segnava la sveglia digitale del ragazzo; guardò la sua lettera di ammissione all’Università di Stanford, sbuffando. Odiava studiare, ma soprattutto odiava dare soddisfazioni ai suoi genitori, eppure era felice di andare al college. Felice di lasciare il suo appartamento per un po’, felice di lasciare la sua vita mondana. Eppure non erano solo quelli i motivi per cui si fosse spinto a studiare per quel fatidico test;  ma era LEI.
 
-Ehi Styles, fuori dai piedi. Non lo sai  che è proibito sostare davanti al mio armadietto?- ghignò la bionda.
-Scusi tanto miss Smith, non sapevo che questa scuola fosse dominata da una regina del cazzo e per giunta super sexy- ammiccò il riccio, sorridendole beffardo.
-Come mi hai chiamata?- trillò la bionda.
-Styles non ripete- rise il castano, lasciando la bionda ai suoi pensieri e dirigendosi verso l’aula di chimica.
Tutto era iniziato il terzo anno di liceo. Entrambi diversi, entrambi si conoscevano grazie alle voci di corridoio, entrambi i più popolari della scuola.
La bionda arrivò in ritardo a lezione il primo giorno di scuola, come del resto tutti gli anni.
-Signorina Smith, vuole inaugurare anche quest’anno scolastico con un ritardo?- sbuffò il professor Evans, ormai stanco della ragazza.
-Che anno sarebbe se non lo facessi? Ormai è diventata una tradizione. Chi è lei per dirmi cosa devo fare?- sbuffò a sua volta Zoe, mostrando al professore di chimica il dito medio.
Ormai quell’uomo era diventato impotente nei confronti della ragazza, quindi la ignorò invitandola a prendere posto e a non scocciare per il resto dell’ora.
La ragazza si guardò intorno, un po’ spaesata dato che quell’anno avrebbe avuto pochissime ore in comune con la sua migliore amica Johanna. Purtroppo l’unico posto libero era vicino al suo ormai acerrimo nemico, quindi sbuffando si sedette di fianco al riccio.
-Non sapevo che fossi una bad girl- rise il ragazzo, sussurrando per non disturbare quel vecchio di un Evans.
-Troppe cose non sai di me, e mai saprai- rise a sua volta la ragazza, tirando fuori dalla borsa specchietto, luci da labbra, ombretto, mascara e matita, iniziando a truccarsi.
-Vedo che le abitudini non sono cambiate signorina Smith- rise il professor Evans, ormai esasperato dalla bionda.
-Vede bene mister. Solo che lei mi sorprende, perché non mi manda a fare due chiacchiere con il preside? Vicino a Styles mi sto annoiando da morire- disse, sbadigliando.
-Perché so che è quello che vuole signorina. Magari un’altra volta- rise l’anziano, continuando a spiegare.
-E così ti annoi vicino a me?- rise il riccio.
-Da  M O R I R E- scandì le parole la bionda, fissando negli occhi il ragazzo, annegando in quegli occhi di un verde intenso che non aveva mai visto prima.

 
Harry Styles si ricordava ancora come tutto era iniziato. Ricorda ogni singolo dettaglio della ragazza, e questo lo fece sussultare. Disteso sul suo letto con i piedi sul cuscino dello schienale e un cuscino della poltrona sotto la testa fissava il soffitto dove era impressa l’ora della sveglia digitale grazie a un laser rosso.
Prese il cuscino da sotto la testa e se lo premette contro il viso, cacciando un urlo di rabbia, forse più verso se stesso che verso la ragazza.
I ricordi gli facevano male, ma soprattutto la loro storia gli faceva male.
Non era mai stato un ragazzo debole lui. Sempre spavaldo e voglioso di sfide. Eppure da quando aveva conosciuto Zoe tutto era cambiato. Lei aveva stravolto la sua vita; l’aveva migliorata in un certo senso.
Lei era la luce di cui lui aveva bisogno per illuminare la sua anima, buia ormai da troppo tempo.
Eppure lei aveva deciso di andarsene; aveva deciso di lasciarlo solo, di non proseguire più il suo cammino con lui. Il riccio doveva ammettere che era stata tutta colpa sua; se non si fosse comportato da stronzo, molto probabilmente lei sarebbe stata ancora al suo fianco e avrebbero scelto la stessa università.
Gli mancava moltissimo; avrebbe voluto ricominciare tutto da capo se fosse stato possibile.
 
-Mettimi giù!- strillò la bionda, picchiando il suo ragazzo sulle spalle, il quale l’aveva messa su una spalla come un sacco di patate.
-No, adesso smetti di leggere quelle riviste spocchiose e fai il bagno con me- rise lui, spensierato.
Lei rise a sua volta, cedendo al gioco del riccio.
Lui la buttò nell’acqua; lei riemerse subito urlando: -E’ gelata! Te la farò pagare!- disse, buttandoglisi addosso.  Lo baciò intensamente, come mai era successo prima d’ora. Lei lo amava e lui amava lei, solo che entrambi avevano paura di ammetterlo sia a se stessi che all’altro.
-Mi piace questa punizione- ammise il ragazzo, trascinandola sott’acqua e baciandola con trasporto.
E quel momento fu il momento più magico che essi avessero mai vissuto in tutta la loro vita.
Quelle vacanze tanto attese finalmente erano arrivate e non potevano credere di essere finalmente soli.
Lontani da tutti. Lontani da tutto.
Lontani dalle loro insopportabili famiglie.
Lei la luce che salvò il riccio dal buio che lo circondava da anni.
Lui il buio che servì alla bionda ad essere forte, intraprendente e determinata.
Entrambi stavano scappando da una realtà troppo grande per loro, ma purtroppo non sapevano che cosa sarebbe successo di lì a pochi anni.

 
 
-La odio- urlò di nuovo il riccio sul cuscino.
-La odio per avermi lasciato, la odio perché con sé si è portata via un pezzo di me, la odio perché senza di lei non riesco a vivere!- strillò ancora più forte in preda alla disperazione.
Una lacrima percorse il viso perfetto del ragazzo, bagnando la coperta sotto di lui.
-Signorino tutto bene?- chiese la cameriera, entrando nella stanza del ragazzo preoccupata senza bussare.
-Grace tutto bene, tranquilla- sorrise il ragazzo, tranquillizzandola.
-Potresti chiamare per favore l’ultimo numero che ho segnato in rubrica? Ho bisogno della roba.
-Ancora signorino Styles? Non aveva smesso?
-Si faccia i cazzi suoi Grace e tutto andrà bene- minacciò il riccio la signora, uccidendola con lo sguardo.
-S-subito- balbettò la donna, uscendo dalla camera del ragazzo con il suo cellulare.
Lui aveva bisogno di dimenticarla.
Lui aveva bisogno di dimenticare i suoi occhi, troppo profondi per lui, alle volte indecifrabili; aveva bisogno di dimenticare le sue labbra, carnose e provocanti; aveva bisogno di dimenticare la sua pelle, candida come la neve e morbida; aveva bisogno di dimenticare il suo profumo, ancora vivo in lui dopo un anno che non si cercavano.
Aveva semplicemente il bisogno di dimenticare.
Aveva bisogno di dimenticare il passato, ed era sicuro che ci sarebbe riuscito.
 
 
-Signorino, ha detto che vi dovete vedere al solito posto alla solita ora.
-Perfetto- sorrise il riccio- Nessuna parola con i miei- disse, puntando il dito contro la donna come una minaccia.
-Stia tranquillo signorino, sarò una tomba- promise la cameriera, posando il cellulare del ragazzo sul comodino ed uscendo dalla sua camera.


Harry Styles in realtà non voleva dimenticare.
Harry Styles voleva solamente stringerla fra le sue braccia fino a farle male.
Harry Styles avrebbe preso a pugni qualsiasi uomo, sapendo che lei stesse con un altro.
Harry Styles voleva solamente riprendersela.
Harry Styles era un codardo, non sarebbe mai riuscito ad ammettere ciò che provava per lei.
Harry Styles era orgoglioso e non voleva mostrare i suoi veri sentimenti, il suo amore verso di lei.
Ed è proprio per questo motivo che un anno fa si lasciarono:
lei ferita, spingendo via dalla sua vita quel poco di buio che le serviva per sopravvivere;
 lui cercando di non far trasparire niente, né una lacrima, né un’esitazione, permettendo alla luce di fuggire per sempre dalla sua vita.
Permettendo a se stesso di potersi uccidere con le sue stesse mani.


Spazio Autrice

Buonasera! Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
Ringrazio quella dolce anima pia che ha recensito il primo capitolo, e spero che questo sia migliore del primo! lol
Vorrei tanto che mi scriveste che cosa ne pensate e se ne valga la pena che la continui .. NON SO DAVVERO CHE COSA FARE!
Spero che facciate girare questa storia perché tengo molto al parere degli altri.
In questo piccolo capitolo abbiamo scoperto dei dettagli fondamentali nella vita di Styles.
Che cosa succederà nel prossimo capitolo?
Come avete potuto leggere entrambi i ragazzi sono stati ammessi alla stessa università ..
ne vedremo delle belle ;)
Un bacio, a presto!!

-Sofia.xxx

P.S. Questa è la mia storia che sta per terminare, se vi va di dare un'occhiata ;) 

http://i.imgur.com/OdOR1uX.png smaller> http://i.imgur.com/BuLL1CL.png

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2025476