IL BACIO DELLO SCHIAVO Dorei no Kisu di Tyara Riddle (/viewuser.php?uid=28737)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** UN DONO PER LA PRINCIPESSA ***
Capitolo 3: *** SGUARDO INSOLENTE ***
Capitolo 4: *** UN PRINCIPE GENEROSO ***
Capitolo 5: *** NON SFIDARMI, SECCATURA! ***
Capitolo 6: *** AMORE E DISPERAZIONE ***
Capitolo 7: *** LA BELLA E LA BESTIA ***
Capitolo 8: *** FASE UNO: VITTIMA E CARNEFICE ***
Capitolo 9: *** FASE DUE: AKASUNA SI ORGANIZZA ***
Capitolo 10: *** FASE TRE: GABBIA (modificato) ***
Capitolo 11: *** FASE QUATTRO: I TRADITORI ***
Capitolo 12: *** FASE CINQUE: TI ODIO ET AMO ***
Capitolo 13: *** FASE SEI: SONO UMANE SITUAZIONI ***
Capitolo 14: *** FASE OTTO: IL DIVERSIVO ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
DOREI NO KISU
IL BACIO DELLO
SCHIAVO
Prologo.
Su
e giù dai miei pensieri,
a passeggio come un fallito
in un panorama di rovine
…
e l’ira del Signore
del Deserto travolse Konoha, demolendo ogni cosa sul suo cammino.
Le
donne urlavano
I
bambini piangevano
Gli
uomini venivano
uccisi o fatti schiavi.
Nessuno
dei clan riuscì
ad opporsi alla furia cieca dell’esercito di Suuna che tutto
annientò.
Solo
un esperto
conoscitore delle ombre poteva fermarlo, ma quando il mondo ebbe
più bisogno di
lui, scomparve.
Ora
tutti i popoli
sottomessi a schiavitù attendono il ritorno del liberatore.
Non
perdete la speranza
fratelli della Foglia, perché tra di voi nascerà
il salvatore.
(dalle Cronache
di Konoha, tomo I)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** UN DONO PER LA PRINCIPESSA ***
Capitolo I
UN DONO PER LA
PRINCIPESSA
Traditi
dai sentimenti manco provati
urla di chi grida senza voce.
Puzza
di fetore e morte.
Nelle
celle per annientare
anche il più piccolo barlume di speranza non vi era nemmeno
la luce.
Ecco
dove
nacque Shikamaru Nara, tra i pavimenti sporchi di sangue secco e
cadaveri.
Sua
madre lo avvolse in una
sudicia coperta di lino e poi cercò di pulirlo meglio che
poteva dalla
placenta, recise con i denti il cordone ombelicale e solo allora il
neonato che
pensava morto, pianse.
Anche
in un posto come
quello poteva esserci spazio per la vita? Si chiese Asuma.
Poteva una creatura
sopravvivere?
Yoshino
era sempre stata una donna forte ed anche in quell’occasione
si era mostrata tale.
Kurenai
si appoggiò stancamente al muro, portava ancora i
segni dell’ultima violenza subita, il collo era livido ed
anche tra le gambe
non vi era un punto che non le facesse male. Si vergognava a farsi
vedere in
quello stato dall’uomo che amava … si sentiva
sporca, ma non c’era spazio
nemmeno per rimettere in quel angusto spazio.
L’uomo
con la barba distolse
l’attenzione dal bambino per accarezzarle la testa con
dolcezza e lei lo guardò
con occhi pieni di vergogna. Ma questo significava essere schiavi del
signore
della sabbia. Una condizione poco invidiabile in particolare se si
trattava di
donne. Quello pareva accanirsi in maniera particolare su di loro e
spesso le
donava come gesto magnanimo ai suoi soldati. Come se fossero merce,
carne da
macello data a dei puzzolenti cani.
Da
quanto tempo nessuno di
loro vedeva la luce del sole? Eppure il passare del tempo lo leggevano
negli
occhi di quei bambini, nati nel puzzo e nella desolazione di una vita
senza
speranza.
In
una calda giornata di
primavera i figli degli schiavi lavati e messi in fila davanti alla
porta
principale della prigione.
Yoshino
tremò, quello era il giorno in cui uno di
loro veniva offerto in sacrificio per celebrare il compleanno della
figlia
maggiore de Signore della Sabbia … compiva 5 anni la
principessina Temari.
Il
padre la prese per mano e
l’accompagnò nell’arena scortati dalle
guardie Ambu.
C’era
anche Shikamaru tra di
loro … gli occhi d’ematite non si abbassarono al
loro passaggio.
“Voglio
questo.” Disse Temari
al padre.
Si
udì un urlo provenire
dalle celle alle sue spalle e poi più nulla, Yoshino non
aveva retto alla
visione del figlio che veniva portato via.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** SGUARDO INSOLENTE ***
CAPITOLO
2
Sguardo
insolente
sei
un
cane al guinzaglio,
questo paradiso è un inferno:
cadi giù per terra, che è meglio.
La frusta
schioccò nuovamente e questa volta con più forza
delle precedenti, ma il giovane non emise un fiato.
Temari la
gettò a terra con rabbia per portarsi poi davanti a
lui, afferrando quel viso dai lineamenti decisi.
“Sei
il solito impudente! Non impari mai, Vero?!” urlò
lei.
Il ragazzo
sorrise: “Bellissima, seccatura.”
La principessa
arrossì per tornare a colpirlo con uno
schiaffo: “Non ti sono bastate le frustate? Ne vuoi
altre?”
Shikamaru non
rispose.
Dodici anni che
era schiavo di quella principessa tanto
volitiva e forte da farsi rispettare perfino dai soldati del padre.
Eppure sapeva
che quella era tutta una maschera. Quante volte l’aveva
sentita piangere in
quel grande letto freddo?
Lo
tirò con forza per i capelli, costringendolo ad alzare la
testa : “Ti ho fatto una domanda.”
Sibilò lei a pochi centimetri dal suo volto,
tumefatto. Non ottenendo risposta lasciò la presa seccata,
sapeva bene quanto
potevano infastidirla quegli occhi d’ematite puntati su di
lei. Uno sguardo
tanto attraente da fare cadere la scelta su di lui anche quel lontano
giorno.
Lo frustava
perché non poteva averlo.
Lo frustava
perché quell’insolente la fissava.
Lo frustava
perché l’eccitava fino a farle perdere la
ragione.
Non sopportava
che un uomo le facesse provare tutto questo.
Inevitabile però se si trattava di un tipo tanto attraente
come Shikamaru.
Cercava di smussare quella dannata sensazione di volerlo sopra di
sé. Insopportabile
era il fatto che si trattasse della feccia che suo padre aveva
sottomesso … uno
schiavo.
“Ti ho
fatto un bel regalo.” Disse allacciando il collare di
cuoio al suo collo “Ma tu sei una bestia così poco
fedele che ho preso delle
precauzioni.” Tirò decisa la catena.
Al
ragazzo sembrò di
sputare l’anima quando quella cosa si strinse intorno alla
giugulare
bloccandogli il respiro per qualche secondo. Ansimando tornò
a guardare la
principessa, se pensava che bastava mettergli un guinzaglio si
sbagliava.
“Adesso
mi odi, vero?” chiese sorniona.
“Mi
fai solo pena …” replicò prima che il
cuoio gli smorzasse
il respiro.
“Insolente
… da quando mi servi? Non hai imparato proprio
nulla?!”
“Non
riuscirai mai a piegarmi … te lo ripeto …
mai!” ansimò
con voce gracchiante.
“Scommettiamo?”
rise tirando per i capelli una delle giovani
schiave.
Temari sapeva
molto bene come farsi ubbidire e seviziare le
sue compagne di sventura era uno dei modi più divertenti per
farlo cedere. Shikamaru
abbassò la testa mordendosi il labbro.
Hinata
restò intrappolata nella presa di Temari per alcuni
minuti, fino a quando non si decise a lasciarla uscire con le altre.
“Portate
questa feccia nel loro antro puzzolente.” Ordinò
ai
due Ambu di guardia alla porta.
“Cosa
ci fai qui?”
chiese acida notando qualcuno entrare.
“Lo
porto a far curare. Ordini di vostro padre.” Rispose
abbassando
la testa e circondando con un candido braccio la vita del moro.
Era impossibile
non notare, quanta grazia potesse infondere
anche nel più piccolo gesto, nel tono della voce. Erano
queste qualità che la
rendevano diversa da tutte le altre schiave. L’avevano
elevata al ruolo di
concubina. Resa intoccabile perfino da lei … Ino Yamanaka
aveva sedotto con la
sua femminilità il padre. Come sempre Temari, la futura
regina del deserto si
sentiva un fagotto di stracci. Non era alta e slanciata, i suoi muscoli
erano
tonici per l’addestramento alla quale si era sottoposta e non
aveva la vita
sottile distolse lo sguardo.
Rimasta
sola si gettò a piangere sul letto, ancora
caldo nel punto in cui Shikamaru era stato sdraiato.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** UN PRINCIPE GENEROSO ***
CAPITOLO III
UN PRINCIPE
GENEROSO
Il Distretto di
Akasuna, meglio conosciuto come il Ghetto, si
trovava nella parte più esterna della città,
fuori la prima cinta di mura che
lo separavano dal Distretto ricco di Suuna.
Luogo dove fame,
violenza e degrado erano all’ordine del
giorno e dove la speranza sembrava perdersi tra il puzzo del piscio che
si
levava dalle strade. Si sarebbe potuto tranquillamente scrivere
all’esterno
delle porte principali “lasciate ogni speranza, voi che
entrate” perché era
proprio quello che il Kazekage voleva.
Ovviamente gli
schiavi che vivevano in quel posto si potevano
considerare dei reclusi speciali, sorvegliati a vista dalle guardie
Ambu all’esterno
delle porte principali. Tra queste il più spietato era senza
dubbio Sasuke
Uchiha. Anche lui aveva vissuto la prima parte della sua vita come
schiavo, ma
la sua abilità innata gli aveva consentito di elevarsi al
ruolo di guardia fino
a raggiungere a soli sedici anni il rilevante posto di Capitano degli
Ambu;
aveva tradito la sua gente per ottenere il potere.
Naruto anche se
non approvava il comportamento di Sasuke
continuava a considerarlo come un fratello. Perché erano
cresciuti insieme.
Eppure pareva proprio che si divertisse ad infliggere le punizioni
più crudeli
proprio a lui.
Kiba
entrò nella camera avvolta nella penobra. L’odore
di
sangue rappreso gli giunse pungente al naso e si chiedeva come poteva
ancora
essere vivo dopo un simile trattamento, ma lo sapeva bene che il suo
amico era
dannatamente coriaceo … sarebbe stato meglio morire.
“Quel
bastardo … si può essere così
spietati?” chiese rivolto
a Sakura che stava mendicando le ferite.
“Non
ha scelta.” Fu la risposta pronta della donna. Anche lei
continuava a difendere l’amico d’infanzia del quale
era da tempo innamorata.
“Ti ci
metti pure tu?! Gli si vedono le ossa!” ringhiò
lui.
“Non
urlare.” Sussurrò ancora la ragazza dai capelli
rosa.
“Hinata
non avrebbe mai permesso …”
“Adesso
la vostra cara amica sarà sicuramente la sgualdrina
di uno dei due eredi al trono!” replicò secca.
Kiba
tirò un pugno contro la parete, imprimendovi il segno
delle dita. Come si permetteva di parlare in quel modo quando lei
stessa giaceva
a letto spesso e volentieri con il capitano? Se non fosse stato per
Naruto le
avrebbe spaccato la testa contro come una noce.
“Tu
sei l’ultima persona che deve parlare. Non vivi
più da
tempo in questo posto dimenticato dagli Deii della foglia!”
“Perché
sono stata abbastanza furba.”
“Certo.
Io, Naruto e gli altri siamo degli stupidi per non
esserci venduti anima e corpo al primo nobilastro
che passava.” Aggiunse sedendosi su una
sedia.
“Insomma
ma vi rendete conto? Si può chiamare vita questa?”
chiese lei indicando la stanza.
“Io vi
porterò fuori di qui. Credeteci.”
Sussurrò Naruto
mettendosi faticosamente in piedi.
“Smettila
con questi assurdi discorsi. Nessuno è tanto folle
da seguirti figlio dell’Hokage.” Lo
zittì Sakura.
Già.
Naruto era profondamente diverso da tutti loro e non per
questioni di età, sesso o colore della pelle. Lui sognava
una vita libera e chi
viveva nel Ghetto non sapeva nemmeno cosa significasse quella parola.
Loro
erano nati schiavi e convinti di morire schiavi.
Lui,
no. Suo padre
quando era vivo gli aveva insegnato che c’era
un’altra vita fuori dall’afa e
dal caldo sole di Suuna. Una vita libera nei boschi verdi nei pressi di
Konoha
e poi la montagna con incisi i volti degli Hokage. Aveva instillato in
lui la
voglia di visitare personalmente quei posti e di vivere da ninja della
Foglia.
Proprio per questo motivo era continuamente punito, perché
nei suoi occhi
azzurri ardeva il fuoco della speranza.
Però,
non possedeva l’ascendente necessario sui suoi compagni
e nemmeno l’intelligenza che serviva per organizzare
la rivolta …
Inoltre chi
poteva essere tanto folle da sfidare le ire della
Principessa Temari? Perché l’unico e terribile
ostacolo tra loro e la riuscita
di una possibile fuga era lei. L’essere senza perdono. Colei
che non conosceva
l’amore e spietata assassina.
Il fratello
più piccolo della stirpe Sabaku, pareva, non
avere interesse a prendere con la forza ciò che poteva avere
utilizzando la
dolcezza. Essere sua concubina voleva dire venire viziata fino
all’inverosimile. Le
sue schiave erano poche e selezionate con
cura da lui stesso.
Hinata
Hyuga, era
stata una delle poche fortunate, ma poteva chiamarsi buona sorte,
finire nel
talamo del giovane e bizzoso principe
Gaara?
“Per
quanto tempo pensavi ancora di ingannarmi?” le chiese
lui senza alcuna particolare inflessione nella voce.
“Padrone,
io …” Hinata distolse lo sguardo.
“Ti ho
mai fatto mancare nulla? Ti ho trattata male?” chiese
ancora.
“No
… mai.”
“Allora
voglio sapere perché quasi ogni notte abbandoni le
mie stanze per correre nel quartiere di Akasuna.” Ora il tono
della voce era
lievemente alterato.
La giovane
continuava a guardare i cuscini sul quale i due
erano seduti, con le mani stropicciava la sua veste di seta, per paura
che
venisse a scoprire tutto.
“Se ve
lo dico metterei nei guai quella persona.” Replicò
infine
trovando il coraggio.
“Si
tratta di uno schiavo. Il giovane Naruto, eh?”
Hinata
alzò la testa di scatto, sorpresa, ma come poteva
conoscere il nome del ragazzo al quale stava insegnando a leggere?
“Come
…” chiese mentre la voce le tremava.
Il principe del
deserto sorrise, come se potesse comprendere
perfettamente i sentimenti di quella schiava che arrossiva come una
bambina
ogni volta che per sbaglio si citava il nome di Uzumaki.
“Per
tua sfortuna ho numerosi informatori a palazzo. Ti hanno
vista uscire di notte avvolta in un velo con in mano alcune
pergamene.”
“Vi
prego lui non c’entra! Non fategli del male!”
gridò
Hinata afferrando le mani del Principe e guardandolo con occhi
supplicanti.
“Ci
tieni proprio tanto a quello schiavo, eh?” rispose
divertito.
La concubina
riportò le mani su grembo, arrossendo abbassò la
testa.
“Lui
è così diverso dagli altri.” Aggiunse.
“Sai
ho un stalliere che devo sostituire. Pensi che al tuo
amichetto interesserà l’opportunità di
lavorare a palazzo?”
Hinata avrebbe
davvero voluto ringraziare il padrone per la
sua generosità, ma conosceva altrettanto bene Naruto.
“No.
Rifiuterà e verrà punito dal capitano per questo
… come
ogni volta” sospirò lei.
“Nemmeno
per te?” chiese guardandola di sottecchi.
“Lui
non sospetta che io …”
“Metterà
da parte il suo orgoglio perché sarai proprio tu a
chiederglielo.” Ordinò Gaara in un tono che non
ammetteva repliche.
-
Rinuncerei
al mio trono per essere amato così.- sospirò
prima di tornare a dormire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** NON SFIDARMI, SECCATURA! ***
CAPITOLO IV
NON SFIDARMI,
SECCATURA!
Tenten, meglio
conosciuta come l’odalisca, era la preferita
del Principe Kankuro. Diversamente da Gaara, se una cosa gli piaceva
lui la
prendeva semplicemente. Non voleva viziare le sue schiave, anzi
dovevano
rendersi conto della sua superiorità. Generalmente le
torture che infliggeva a
chi gli disubbidiva erano subdole, non lasciavano segni sul corpo, ma
al tempo
stesso sapevano essere terribili.
“I
preparativi per il compleanno di mio padre come
procedono?” chiese rivolto ad Ino.
“Bene
Principe. Sono anche state scelte le nuove vergini da
presentargli provenienti da tutti i domini.”
Replicò lei inchinandosi con
devozione.
Kankuro capiva
perché il padre l’avesse scelta, la sua
bellezza era davvero pari poche cortigiane che aveva conosciuto ed i
suoi modi,
così sensuali e delicati anche nel più piccolo
movimento. Era quasi spontaneo
per lui paragonarlo all’aspetto più marziale della
sorella maggiore. Temari era
un uomo, perfino Gaara sapeva essere più dolce. E tutto
ciò trovava conferma
nel rispetto che anche le Guardie Akazuki avevano per lei.
“Mia
sorella?” chiese
“Padroncina
Temari è in cortile, sta facendo vedere come si
maneggia una spada alle reclute.” Rispose con tono
volutamente ironico, ma il Principe
non ci fece assolutamente caso. Come poteva darle torto?
Lo schiavo venne
scaraventato a terra, prima che potesse
reagire lei gli aveva puntato la daga alla gola.
A Shikamaru
quella situazione non dispiaceva più di tanto,
poteva godere della visione di quel corpo tonico, e quel morbido torace
alzarsi
ed abbassarsi veloce per lo sforzo. Sapeva bene di essere
più forte di quel
diavolo biondo, ma aveva sempre preferito fingersi sottomesso a lei.
Inoltre la
sua condizione non gli permetteva certo di fare come più gli
pareva. Per quanto
potesse essere abile era pur sempre una donna. Non gli piaceva
combattere in
maniera seria con le femmine, anche se con la Principessa Temari non si
poteva
di certo scherzare. Si rialzò osservando lo sguardo attonito
delle giovani
guardie.
La padrona lo
tirò per il guinzaglio senza troppa forza, ma
bastava per fargli ricordare che lei lo considerava il suo cane. Non
poteva
stare in piedi in sua presenza, era più alto di qualche
centimetro e questo la
infastidiva. Si accucciò ai suoi piedi. Senza
però abbassare lo sguardo. Restava
a guardarla con quegli occhi neri che parevano indifferenti alla
condizione
alla quale lei lo aveva rilegato.
“E’
tutto per oggi.” Disse asciugandosi la fronte.
Fu tutto troppo
veloce ed improvviso perché qualcuno se ne
potesse accorgere, Shikamaru si era alzato in piedi di scatto.
“Quando
imparerete le buone maniere?” domandò ironico al
Killer sopra il quale in un attimo si era seduto.
Temari rimase
immobile, come sempre quello schiavo riusciva a
stupirla e per quanto avesse tentato di domarlo, lui aveva sempre
trovato modo
di fuggire.
“Un
ninja del suono …” disse tentando di avvicinarsi
all’assalitore,
quando nuovamente il moro si mosse fulmineo e la sollevò tra
le braccia come se
non pesasse nulla.
Pochi istanti prima…
… che
il killer si facesse esplodere nel bel mezzo del
cortile.
“Un
Kamikaze, ma si può essere più scemi?”
aggiunse lui.
“Mettimi
giù!” ringhiò la principessa rossa in
viso. Non era
mai stata salvata o protetta e questo la faceva imbestialire. In
particolare se
era con LUI che aveva un debito di riconoscenza.
“Come
vuoi …” sorrise Shikamaru lasciando con noncuranza
la
presa.
Temari
picchiò con il sedere per terra e si rialzò, era
inferocita.
“Pezzo
d’animale.” Tentò di colpirlo con il
frutstino, ma
questa volta il ragazzo la bloccò e solo in
quell’istante, si rese conto di
quanto fosse forte.
“Seccatura,
non sfidarmi…”
Per la prima
volta la principessa Guerriero provò un moto di
paura, il polso cominciava a dolerle.
“Insolente
di un cane! Non hai ancora imparato a stare al tuo
posto?!” disse a denti stretti senza smettere di lottare per
liberarsi.
Lo schiavo senza
mai perdere il contatto visivo con lei,
abbandonò la presa accucciandosi ai suoi piedi e
sbadigliando annoiato. Temari
lo colpì in viso con un calcio facendolo spostare di qualche
metro. Quegli
occhi d’ematite continuavano a fissarla. Perché
diamine non si era difeso
questa volta e tutte le altre? Che gli passava per la testa a quella
feccia
insolente?
“Smettila
di guardarmi! Hai capito?! Hai capito?!” gridava
mentre con tutte le sue forze lo riempiva di calci allo stomaco e sulla
schiena. Era inutile percuoterlo, ma non riusciva mai a fermarsi quando
l’ira l’assaliva
o meglio il dannato desiderio per quell’inutile essere la
rendeva incapace di
ogni pensiero.
Devo
essere sincera
Shikamaru e Temari mi stanno venendo decisamente bene…
sì sono orgogliosa del
lavoro che sta venendo fuori!
In
realtà queste righe
volevano essere un ringraziamento per coloro che mi seguono e che
commentano.
1
- ashara
2 - Kaguya
3 - ketyblack
4 - LaTerrestreCrazyForVegeta
5 - LEA91
6 - Lisa
Kanzaki
7 - Ramiza
8 - sweetprincess
Grazie per aver
aggiunto questa storia tra i vostri
preferiti.
Ulixes non temere
l’azione ci sarà anche
perché altrimenti sarebbe tutto troooppo
noioso e voglio Sasuke morto … ooops no mi spiace non
è uno spoiler!! ;PPP il
destino di Sasuke sarà ben più terribile!!!
(chiedo scusa alle sue sostenitrici
ma io non lo reggo!!!) il mio Gaara è versione Shippuuden,
ma non posso dire
altro.
Kaguya
che ne dici di questo
capitolo? Ho mantenuto le aspettative?
ANCORA UN GRAZIE
A TUTTI QUELLI CHE COMMENTANO LE MIE STORIE.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** AMORE E DISPERAZIONE ***
CAPITOLO V
AMORE E
DISPERAZIONE
Improvvisamente
si era trovata davanti un uomo, così senza
alcun preavviso Gaara nei suoi soli sedici anni rasentava
ciò che ella aveva
sempre sognato. Ok stava esagerando e doveva trovare un modo per non
farglielo
capire, ma cavolo le mani le sudavano ed il cuore sembrava volerle
uscire dal
petto.
“E’
un piacere, rivedervi.”
PUM! sapeva che
sarebbe svenuta di lì a pochi attimi, perché
quel dannato aveva messo insieme una voce così sensuale e da
quando era tanto
educato? Si trattava senza dubbio di un clone … non poteva
essere lo stesso
ragazzino dispotico e violento di soli tre anni prima. Il sogno
svanì, quando
vide comparire Hinata alle sue spalle.
“Anche
per me.” Rispose con un pizzico di acidità nella
voce.
Lui sorrise e
come gli si illuminava quel viso dalla pelle
diafana e dagli occhi che sembravano due specchi di cristallo! Dannato
ma che
stava tentando di fare? Infondo non era quella la sua concubina?
“Non
sarete gelosa, spero.” Disse come se fosse stato in
grado di leggere nella sua mente.
“Ma
figuriamoci.” Replicò altezzosa. Fu comunque
costretta ad
ammettere che quella schiava era davvero bella, molto più di
quanto lei avrebbe
potuto mai essere. Però decisa a non farsi scoraggiare lo
prese con finta non
curanza sotto braccio e si avviarono verso i giardini interni.
“Per
ora puoi andare, Hinata.” Ordinò.
Ovviamente alle
orecchie della principessa Matsuri sembrò più
una richiesta, ma almeno avrebbe potuto restare da sola con lui.
“Siete
diventato più alto dalla mia ultima visita.”
Aggiunse notando
che ormai li dividevano ben sette centimetri.
“Grazie.”
Rispose mentre le sue guancie si imporporavano.
La ragazza
chiese ai suoi Dei di darle la forza per evitare
di saltargli addosso, faceva addirittura il timido … quanto
era carino!
“Adesso
ditemi chi siete?” domandò con gli occhi ridotti a
due fessure.
“Perché?”
domandò trovandosi spiazzato da quella domanda.
“Il
Principe del Deserto che conosco io è dispotico,
prepotente ed arrogante. Insopportabilmente saccente.”
Replicò lei incrociando
le braccia e fermandosi davanti al ragazzo.
“Se
vuoi lo posso diventare unicamente per te.”
Sussurrò il
rosso.
La Principessa
non si era accorta che improvvisamente era
passato a darle del tu come se nulla fosse.
“Andiamo
smettetela di burlarvi di me!” sbuffò offesa.
“Suvvia
sto scherzando.” Disse mentre sedeva accanto lei.
“Mi
ricordo quando avete tentato di bruciarmi i capelli…
eravate un bambino orribile con tendenze assassine!” aggiunse
distogliendo lo
sguardo.
“Vero.
Però lo sai che i maschietti sono dispettosi solo con
le femminuccie che gli interessano.” Replicò
guardando da un’altra parte.
“Voi
lo chiamate dispetto?! Io credo sia più vicino ad un
tentato assassinio!” aggiunse a pochi centimetri da lui.
Le
sfiorò una guancia con la mano, era calda e liscia la
pelle al contatto. La vide arrossire per quel gesto.
“Allora
devo proprio scusarmi.” Sussurrò unendo le sue
labbra
con quelle di lei.
La Principessa
Matsuri scattò in piedi, non si capiva se era
più imbarazzata o disgustata.
“Questo
che
significa?” balbettò voltandosi
dall’altra parte.
“Mi
pare chiaro, no?” aggiunse sorridendo sornione,
allungando le braccia sullo schienale della panca.
No, quello non
era il Principe Gaara. Matsuri parve esserne
davvero convinta.
Sentì
una mano che le prendeva con tocco leggero una ciocca
di capelli per sistemarla dietro l’orecchio. Lei
tremò.
“Se
vuoi possiamo mandare all’aria il nostro
matrimonio.”
Bisbigliò sistemando una bratellina della tunica che le era
scivolata lungo la
spalla.
“Principe
non è che io non voglia …”
sospirò appoggiando una
mano sulla sua.
“Allora
cosa ti turba?” chiese appoggiando il viso
nell’incavo del collo mentre le mani scivolavano dolcemente
su quel corpo che
mai era stato violato.
Naruto aveva
ancora rifiutato e per questo adesso si trovava
a spaccare pietre nella cava sotto un sole cocente, la bella Hinata
aveva fatto
veramente di tutto per cercare di smussare quell’orgoglio che
pareva non voler
cedere. Scalzo e senza poter bere continuava a picconare la roccia
insieme agli
altri suoi compagni, uno sparuto gruppo: Kiba, Choji, Shino, Rock. In
realtà
loro erano stati puniti perché lo frequentavano, ma nessuno
si era tirato
indietro o pensava d’incolparlo. Peggio di come vivevano
certamente non poteva
andare.
“Mi
dici perché alla fine la paghiamo sempre tutti?”
sbuffò
Inozuka appoggiandosi al piccone.
“Perché
il figlio dell’Hokage qui preferisce passare il tempo
tra il caldo e la polvere che tra le braccia della sua
ragazza.” Aggiunse
ironico Lee.
“Lei
non è la mia fidanzata.”
“Semplicemente
ti infastidisce il fatto che qualcuno sia
arrivato prima di te!” borbottò Choji asciugandosi
la fronte.
“Non
dire sciocchezze e poi Hinata …”
“Fammi
il piacere di tenere chiuso il becco prima …”
borbotto
Shino.
Una frustata
colpì tutti e quattro alla schiena ed a fatica i
ragazzi non cedettero sotto il peso delle pietre che trasportavano.
“La
feccia non parla.” Sogghignò Sasuke.
“Un
giorno dovrai ascoltare tutte le cose che ho da diriti!”
replicò Naruto.
Il Capitano si
voltò verso di lui, con uno schiocco la catena
che il biondo aveva legata al collo cominciò a soffocarlo,
quei minuti parvero
eterni.
“Zitto
inutile essere. Sei venuto sulla terra per soffrire
nessuno te lo ha detto?” berciò nuovamente il moro.
“Basta
così lo ammazzerai!” gridò una voce
alle sue spalle.
Sasuke si
voltò, domandandosi chi poteva essere tanto
insolente da prendere le difese di uno schiavo.
“Principessa
Temari …” bisbigliò inchinandosi.
La donna si
avvicinò alla cava, indossava la divisa di
ordinanza di un Ambu. Si avvicinò al quartetto.
Naruto era
svenuto a terra.
“Shikamaru,
porta questa immondizia a palazzo e lavalo.”
Lo schiavo si
mosse e passando accanto al Capitano gli lanciò
uno sguardo di disprezzo.
“Signora
scusate se mi permetto. Ma a cosa può servire uno
schiavo di Akasuna?” chiese Sasuke.
“Servono
nuovi domestici per la festa di compleanno di mio
padre.” Replicò balzando sul carro.
“Perdonate
ancora ma questo ragazzo …”
“So
benissimo di chi si tratta e proprio per questo l’ho
scelto.” I suoi occhi acquamarina brillarono di una luce
maligna.
Kiba e gli altri
si guardarono preoccupati, sapevano bene che
chi finiva sotto le grinfie della principessa guerriero non tornava
più
indietro. Si accasciarono al suolo ed iniziarono a singhiozzare, anche
l’ultima
speranza sembrava svanita.
------Chiedo
umilmente scusa, il
mio Gaara è un pochino diverso da quello di Kishimoto,
perché comunque buono o
cattivo si tratta sempre di un principe con delle concubine. Chiedo
venia. Tyara
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** LA BELLA E LA BESTIA ***
CAPITOLO VI
LA BELLA E LA
BESTIA
Non sarebbe mai
stata di nessuno. L’amore rendeva deboli e
terribilmente noiosi, quindi non faceva per lei. Preferiva sentire il
gusto
metallico del sangue dopo una rissa o frustare qualche stupido che le
si era
opposto. Le grida di dolore dei malcapitati che venivano trafitti dalla
sua
spada. Tutto questo era per lei più eccitante di qualche
smanceria.
“Parlate
così solo perché nessuno con del buon senso
potrebbe
mai desiderare una … donna? Come voi.” Aveva
replicato Ino dopo l’ennesima
discussione sulla disposizione dei posti a tavola per la festa.
“Tanto
meglio. Io non ho bisogno di quell’inutile sentimento
chiamato amore.” In realtà la principessa avrebbe
voluto risponderle in altro
modo, ma la condizione di cortigiana che la Yamanaka ormai ricopriva
non le
permetteva di essere troppo sboccata se non voleva passare dei guai con
il
padre.
“Dovrai
rinunciare anche a Shikamaru per qualche tempo.” Sorrise
mentre diceva quella frase.
“Come?
Da quando sei tu a decidere per un MIO schiavo?”
chiese incominciando ad alterarsi.
“Ordine
di vostro padre. E’ la persona più adatta per
istruire Naruto nell’arte di servire a corte a cominciare da
come cammina … un
gorilla sarebbe più fine.” Specificò
sistemandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
“Credo
sia un grave errore.” Rispose con noncuranza anche se
dentro ribolliva come un vulcano in eruzione.
“Perché
mai? Conosci uno schiavo più remissivo?”
Temari la
guardò sprezzante, sembrava proprio che non
conoscesse Shikamaru come voleva farle credere. Se c’era
qualcuno che poteva
organizzare una rivolta era lui, ma era troppo pigro.
“Non
mi pare consigliabile tenere vicino due soggetti simili.”
Ripetè seria.
“Tutte
scuse, il fatto è che voi non volete separarvi dal
vostro schiavo.” Aggiunse
ancora
imperterrita.
Fu allora che
qualcosa in Temari scattò, anche perché la
frase pronunciata a tanto leggermente era vera.
Si
avventò come una furia sulla yamanaka e stesa con un pugno
le si sedette sulla schiena tirando con forza i lunghi e curati capelli.
“Sgualdrina
schifosa! Come osi rivolgerti in questo modo a
me?! La principessa guerriera di Suuna?!” gridò al
suo orecchio fin quasi ad
assordarla.
Furono le acute
grida di Ino a far accorrere mezza corte
nella sala, ma nessuno osava intervenire, quando Temari era in quello
stato era
impossibile fermarla. Afferrò la testa della rivale
iniziando a sbatterla con
forza sul pavimento. Il bel volto era ormai tumefatto, sarebbe morta.
“Adesso
basta!” gridò il Re.
Il diavolo
biondo si voltò a guardarlo, poi, obbediente
lasciò la presa correndo via. Sentiva solo la voce del padre
che preoccupato
continuava a chiamare la sua favorita.
Si
gettò sul letto e per la prima volta dopo tanti anni,
permise alle lacrime di rigare quel volto dai lineamenti duri.
“Padrona
va tutto bene?” chiese Shikamaru che le era
accucciato al fianco e fu solo quando la guardò in quei
profondi occhi acquamarina,
si rese conto che era come guardare una sconosciuta … terribile e
bellissima.
La principessa
lo abbracciò, non lo aveva mai fatto prima.
Tremava come una foglia un misto tra singhiozzi e rabbia. Aveva la
pelle
vellutata e profumava di gelsomino. I capelli generalmente legati con
quattro
codini, sciolti e scarmigliati scendevano sulla morbida linea delle
spalle. Lo
schiavo lasciò che la sua padrona si addormentasse prima di
adagiarla sul
letto. Non aveva smesso un secondo di abbracciarlo. Come una bambina
che
disperata si aggrappasse al collo del genitore per paura di perderlo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** FASE UNO: VITTIMA E CARNEFICE ***
Capitolo VII
FASE UNO:
VITTIMA E CARNEFICE
Fuggire…
Era
un’azione tanto faticosa …
Però
quella
testa calda di Naruto sembrava convinto.
Nessuno lo
ascoltava.
Aveva
bisogno di una voce.
Si era
lasciato convincere dal biondo.
Per entrare
ad Akasuna occorreva che qualcuno distraesse l’Uchiha,
gli altri
ambu si potevano corrompere.
Dove trovare
il denaro necessario?
“Tu
devi
essere matta.” Le disse Naruto
“
Vedrai non
c’è bisogno di spargere sangue inutilmente! Il
principe Gaara ci aiuterà! Lui è
una persona buona.” Rispose Hinata.
Il biondo
ammise di essere oltremodo seccato da tanta ammirazione per uno che si
era
preso con la forza la sua verginità … certo non
ne era sicuro. Lei non aveva
mai menzionato la cosa in quei mesi.
“Senti
…”
chiese imbarazzato abbassando lo sguardo sul pavimento.
“Che
cosa c’è?”
si stupì di un atteggiamento tanto strano da parte di
Naruto, di certo il
ragazzo non era mai stato timido.
“Non
sono
affari che mi riguardino, però
…”balbettò lui.
La ragazza
si sistemò una ciocca dei lunghi capelli neri dietro
l’orecchio, gesto che
Uzumaki parve di una dolcezza unica. Deglutendo proseguì:
“sei mai stata a
letto con quello?” sbottò infine.
“Perché
mi
fai questa domanda?” il tono era freddo e distaccato.
“Vedi
io …”
“Pensi
davvero che tutte le concubine si comportino come Ino o Sakura? Oppure
che il
mio Principe sia come i suoi fratelli?!” gridò lei.
“Scusa
. Non
avrei dovuto chiederlo.” Si alzò per andarsene, ma
Hinata lo spinse con tutte
le sue forze contro il muro. Gemette, le ferite alla schiena non erano
del
tutto guarite.
“Sei
proprio
uno stupido! Un emerito stupido!” sussurrò lei a
pochi centimetri dalle sue
labbra.
Improvvisamente
la porta si aprì ed Kiba balzò dentro, i due non
fecero in tempo ad
allontanarsi.
“Che
bello
questo piano di fuga. Potremo illustrarlo anche al nostro
capo.” Ironizzò per
celare un pizzico di gelosia.
“Non
è
quello che pensi. Io non potrei mai amare una concubina.”
Precisò gelido Naruto
uscendo dalla camera. Hinata si accasciò al suolo iniziando
a piangere.
Kiba si era
ritrovato senza volere nel bel mezzo di una lite tra innamorati e tutto
quello
che si sentì di fare è offrire alla ragazza una
spalla su cui piangere. Tanto quello
sembrava essere il suo destino amoroso … la sua Tenten amava
quel traditore di Neji
ed era la preferita del Principe Kankuro.
Che possibilità aveva lui?
Dopo Sasuke
l’essere che tutti gli schiavi odiavano era proprio Neji
Hyuga, un essere
freddo che non aveva esitato a vendere il suo paese e sua cugina al Re
del
Deserto pur di mantenere i suoi privilegi. Già
perché era l’unico dei ragazzi
di Konoha a non dover subire l’umiliazione di una
schiavitù.
“Non
potremo
scappare tutti ed inoltre come facciamo a far uscire le ragazze dal
palazzo?”
chiese Naruto.
“Se tu
non
avessi trattato in quel modo quella poveretta, forse, avremmo avuto un
aiuto
maggiore.” Lo riprese Kiba.
Il biondo
fece finta di non sentirlo, desiderava solo andarsene al momento e non
aveva
certo tempo da dedicare ad altro.
“Io e
Naruto
serviremo alla festa. Per cui saremo gli ultimi a fuggire.”
Precisò Shikamaru
“Come
diavolo pensi di scappare dalla sala del trono? Le uniche finestre
danno su uno
strapiombo di 500 metri di profondità e le porte sono
sorvegliate dagli
Akazuki!” gli ricordò Uzumaki.
“Ti
sei
scordato di essere un ninja?” domandò Nara.
“Tu
sei un
emerito pazzo! Sono anni che non ci alleniamo!”
“Preferisci
morire da schiavo o uomo libero?” chiese a bruciapelo.
Naruto non
rispose, abbassò semplicemente lo sguardo sulle abrasioni
procurate dalle
catene ai polsi ed alle caviglie, tornò a guardarlo:
“Sono con te.”
Quella sera
al termine della riunione senza sapere perché, Shikamaru
sentì il bisogno di
fermarsi a guardare la sua padrona dormire. Era dispotica, prepotente,
irruente
e tanto sola. Un po’ gli dispiaceva, ma non poteva
dimenticare quando così
crudelmente gli aveva inciso su bicipite destro con un kunai il disegno
dello
shuriken e poi non soddisfatta gli aveva bruciato la pelle attorno come
si fa
con i buoi per marchiarli … e solo a lui. Avrebbe voluto
approfittare di quel
momento in cui lei era totalmente indifesa e tagliarle la gola, dormiva
sempre
con dei kunai sul comodino la bestia.
Ne
afferrò
uno ed alzò il braccio con tutta la sua rabbia lo
calò verso la gola di Temari …
… si
piantò
sul cuscino perché qualche secondo prima nel sonno lei aveva
bisbigliato
qualcosa che lo aveva turbato. Lasciò quella camera con
l’arma in mano mentre
nella testa risuonavano quelle parole: “aiutami,
Shikamaru.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** FASE DUE: AKASUNA SI ORGANIZZA ***
CAPITOLO VIII
FASE II: Akasuna
si organizza
Non restava che
informare il resto degli schiavi del ghetto
di Akasuna del piano stabilito la sera prima dallo sparuto gruppo di
ragazzi,
sperando di trovare man forte anche dagli adulti che da troppo tempo
erano
inermi nei loro buchi della vergogna.
La festa del
raccolto, sarebbe stato il pretesto ideale per
trovarsi tutti radunati nello stesso posto. Nessuno infatti poteva
rinunciare a
l’unico divertimento concesso loro grazie alla mediazione del
giovane principe
Gaara. In quell’occasione perfino gli Ambu erano esonerati
dal servizio di
sorveglianza a causa del numeroso vino che avrebbero ingerito
… in quanto a
Sasuke era facile capire dove avrebbe passato la notte, lontano dal
quartiere
povero, tra le braccia di Sakura.
Molti
disprezzavano l’Haruno per quanto adesso il suo aiuto
fosse quanto mai indispensabile per parlare tranquillamente del piano
di fuga.
Non tutti potevano andarsene e questo fu evidente a molti.
“Dovranno
essere i più giovani. Konoha non può ricrescere
dalle ceneri dei vecchi.” Replicò Jinraya.
“Però
occorrerà che con loro vada qualche Jonin.”
Precisò Hiruka.
“Quello
è un termine che non ha ormai più
senso.” Borbottò contrariato
uno dei Sennin appoggiati al muro, lontano da fuoco.
“Orichimaru
Sennin …” l’uomo con una profonda
cicatrice sul
naso scattò in piedi.
“Possibile
che davvero non capiate che per noi non c’è
più
speranza? Che la tradizione dei ninja della foglia è
perduta?” sibilò
avvicinandosi al fuoco.
“Stai
esagerando.” Replicò secca Tsunade alzando gli
occhi
dal cibo che stava mangiando.
“Io so
da chi è partita questa balzana idea di tradire il Re
del deserto! Dal figlio di Minato! Pazzo come il suo vecchio!”
Molti dei
presenti gli rivolsero uno sguardo carico d’odio,
ma come poteva parlare in quel modo di Yodaime che aveva dato la vita
per
difendere tutti loro? Dove era invece lui il grande Orichimaru al
momento dell’attacco?
Sui monti al sicuro. Un tale vigliacco come poteva dire certe cose?
“Però
deve essere stato un altro a decidere la strategia.” La
voce di Yoshino si udì chiara rompendo il silenzio carico di
tensione creato
dalle parole del Sennin.
“Cosa
te lo fa credere?” chiese Tsunade.
“Naruto
è il braccio, ma nessuno seguirebbe un arto che non
si muove senza una mente salda. Sai bene che quel ragazzo in quanto a
furbizia
lascia a desiderare … il suo istinto non sbaglia, ma non si
può fuggire solo
basandosi sull’intuito del momento.”
“Inoltre
non ha così tanto ascendente sugli altri da poterli
guidare.” Aggiunse Jinraya.
“Ci
sono solo tre dei figli giovani di Konoha che possono
ricoprire quel compito: Neji dal pugno gentile, Sasuke il Tengu e
… Shikamaru
il dominatore dell’ombra.” Sospirò
Tsunade.
“Stai
dicendo una sciocchezza! I primi due sono dei traditori
e per quanto riguarda il terzo … è il cagnolino
preferito della bestia. Non andrà
mai contro di lei.” Replicò Orichimaru gettando
una occhiata verso Yoshino che
stava disegnando qualcosa sulla sabbia.
“A mio
figlio non è stato mai insegnato quel dominio.”
Replicò
subito lei guardando la serpe dritta negli occhi gialli.
“I
Nara sono noti per apprendere le abilità solo vedendole
una volta.” Rispose Choza Akimichi.
“Lui
non è come Shikaku …”
replicò Yoshino nascondendo il
viso tra le mani. Le faceva sempre male ricordare il marito anche se
erano
passati diversi anni dalla sua scomparsa.
“Tu lo
credi?” chiese Inochi Yamanaka.
“Cosa
ne volete sapere? I vostri figli non vi sono stati
strappati appena sono stati in grado di reggersi sulle
gambe!” gridò lei
scattando in piedi.
“Adesso
sei ingiusta con noi.” Continuò l’uomo.
“Ingiusta?!
Mio figlio viene massacrato da quella bestia ad
ogni minima mancanza e la tua bambina?” chiese ironica
conoscendo bene la
risposta.
“Adesso
calmati Yoshino. Non infierire oltre.” Replicò
Choza
mettendogli le mani sulle spalle. Sospirando la donna annuì
e si risedette.
“Prima
che il discorso degenerasse stavamo discutendo su chi
di noi dovrà andare con i ragazzi.” Li riprese
Tsunade alzando leggermente il
tono di voce.
“Mi
pare del tutto ovvio.” Sibilò Orichimaru
voltandosi verso
un uomo di circa ventiquattro anni e capelli color argento.
Kakashi si
alzò in piedi: “Siete sicuri della vostra
scelta?”
“Sì.”
Risposero tutti.
“Allora
farò del mio meglio per essere degno della vostra
fiducia.” Replicò prima di sparire.
Tenten
sospirò guardando fuori dalla finestra, sapeva di non
avere molte possibilità di lasciare quel posto, di lasciare
il principe. Si
sarebbero subito accorti della sua mancanza per via della preferenza
che
Kankuro le aveva sempre dimostrato. Certo non era gentile come
Gaara-sama, ma
del resto non poteva pretenderlo visto quale era la sua condizione. I
suoi
pensieri volarono a Neji e sul giorno in cui aveva tradito tutti loro
per
salvarsi la pellaccia … come poteva ancora amare tanto un
essere simile?
“Qualcosa
non va?” chiese il principe sedendosi accanto a
lei.
“Nulla,
padrone.” Replicò sforzandosi di sorridere.
“Ten,
alla festa di mio padre interverrà anche
quell’Hyuga.” Le
disse con un tono di voce lievemente contrariato.
“Lo
avete fatto intervenire voi?” domandò ancora
cercando di
non far trapelare alcuna emozione nella voce.
“Ti
piacerebbe andare con lui, vero?” domandò
all’improvviso
il ragazzo.
“Solo
se questo è vostro desiderio.”
Kankuro
sbuffò, gli aveva dato la classica risposta che una
buona schiava poteva dare al suo padrone per non irritarlo.
“Piantala
di rispondermi come se non te ne fregasse nulla!
Credi che non sappia? I muri a palazzo hanno fin troppe
orecchie.” Rispose appoggiandosi
sui gomiti.
Tenten
tornò a guardare fuori, sospirò ancora una volta:
“Un
tempo c’eravamo fatti una promessa, ma non credo che ad oggi
la potrà onorare.”
“Perché?”
chiese mettendosi a sedere per vederla meglio.
“Ho
sentito che deve ricevere un premio da vostro padre
insieme al capitano degli Ambu per i loro servigi.”
“Sì
questo lo sapevo già.”
“Pare
che chiederà la mano della principessa Temari.”
Disse lei.
Kankuro
scoppiò in una risata che lo fece lacrimare, la
pancia gli stava facendo male dal tanto ridere. Rotolò per
terra.
“E tu
credi sul serio che mia sorella accetterà?” chiese
quando si fu ripreso.
“Non
trovo la cosa divertente. Potrebbe anche dirgli di
sì.” Tenten si
era offesa.
“Dai
tesoro. Temari è una bisbetica non si piegherà
agli
obblighi e doveri di una brava e remissiva mogliettina.”
“Crede
sul serio, Altezza?”
“Ci
posso scommettere un braccio.” Disse baciandole una
spalla.
L’odalisca
lo abbracciò: “Sentirete la mia
mancanza?”
Kankuro si
girò a guardarla sorpreso, era la prima che gli
faceva una tale domanda.
“Bhe
presumo di sì, ma non sarà una rinuncia pesante
se è
quello che vuoi.” Replicò quasi sorpreso delle sue
stesse parole.
“Grazie.”
Sussurrò lei baciandolo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** FASE TRE: GABBIA (modificato) ***
CAPITOLO IX
FASE TRE: GABBIA
“Hinata
non puoi pretendere davvero che un bifolco come
quello possa capire.” Le aveva detto Tenten quella sera.
“Naruto
avrebbe dovuto solo credermi.” Replicò convinta
pettinandosi i lunghi capelli neri.
“Prova
a metterti nei suoi panni. Risulterebbe per qualunque
uomo credere che il mio fratellino sia stato tanto scemo.”
Sbottò Kankuro
affacciandosi al disopra della spalla nuda dell’odalisca.
“Però
…”
“Non
trovargli giustificazioni. Quello in questo momento deve
avere qualche altra cosa per la testa … magari
un’altra.” Continuò il principe
affondando il viso nel collo della cinese.
Le due schiave
si guardarono terrorizzate, nessuno doveva
sospettare che avessero in mente di fuggire, per cui Tenten si
voltò verso il
padrone rubandogli un appassionato bacio.
Hinata
abbassò lo sguardo arrossendo, era stupita dalla
naturalezza con la quale i due si scambiavano effusioni davanti a lei.
Di
sicuro Gaara non era tanto sfacciato ed irriverente e di questo non
poteva che
esserne contenta. Si alzò lasciandoli soli.
Si sentiva
ancora una bambina confronto alle sue coetanee:
Ino era la cortigiana del Re, Sakura se la spassava con
l’ombroso capitano,
Tenten la favorita del principe Kankuro e lei invece? Non sapeva
nemmeno che
sapore avesse un bacio, ma uno vero dato per amore.
“Come
mai quella faccia?” chiese improvvisamente Naruto
apparso da chi sa quale passaggio segreto.
“Non
farlo mai più! Mi hai fatto prendere un
accidente.”
Rispose lei mentre cercava in qualche modo di dominare i battiti del
suo cuore.
“E’
tutto il giorno che ti cerco. Volevo scusarmi con te per
l’altra sera, ma vedi il fatto è che sono nervoso.
Ti giuro non era mia
intenzione ferirti.”
“Però
lo hai fatto.” Disse
sedendosi su una delle panche dell’atrio.
“Mi
spiace sul serio.”
“Allora
accetterai l’aiuto del mio principe?” chiese ancora.
Lo aveva fatto
senza volerlo, quello che faceva inviperire Naruto
non era il fatto che fosse ancora illibata o meno. Il vero motivo che
gli
faceva salire la bile era che lei chiamasse quel despota rosso in quel
modo.
Cercò di dominarsi per evitare di tornare a discutere.
“Il
tuo coso lì … sei sicura che ci
aiuterà e non farà la
spia al padre?” replicò acido lui.
Hinata sorrise
prima di rispondere: “Gaara mira al trono e
vuole salirci il più in fretta possibile e sa che una
rivolta potrebbe fargli
comodo … il padre sarebbe distratto da altre cose
così come Kankuro e durante
la loro assenza nulla gli proibisce un colpo di Stato.”
“Tradirebbe
suo padre? Dai non essere sciocca.”
“Lui
odia il Re. Non lo ha mai considerato un pretendete al
trono. Vuole mostrargli che anche lui come i suoi fratelli potrebbe
essere il
futuro Kazekage.”
Naruto
rabbrividì, forse, dietro quella maschera di falsa
cordialità e gentilezza si nascondeva il vero Caino dei
Sabaku.
“Va
bene. Ti farò sapere quando terremo la prossima
riunione.” Bisbigliò alzandosi, ma Hinata lo
trattenne per una mano.
“Naruto
devi sapere …”
Il biondo le
mise un dito sulle labbra scuotendo la testa:
“Non mi interessa. Credo che prima o poi lo
scoprirò da solo.” Sussurrò prima
di allontanarsi.
Temari nel buio
continuava a fissare quell’angolo vuoto da
giorni, non vedeva l’ora che quel dannato ricevimento fosse
finito. Pensare che
il suo cane passava tante ore accanto a quella intrigante la faceva
imbestialire senza un vero motivo. Mentiva addirittura a sé
stessa pur di
negare il fatto che Shikamaru le mancasse molto. La sua stanza sembrava
vuota
senza la sua silenziosa quanto irriverente presenza.
Teneva fra le
mani il collare di pelle, vuoto. Il moro non
aveva più alcun segno distintivo per ricordare a tutti che
apparteneva solo a
lei. Arrossì ricordando di come lo aveva abbracciato quella
notte, si odiava
per avergli dato dimostrazione della sua fragilità. Era
strano anche solo
pensarlo l’unico essere di sesso maschile del quale si fidava
ciecamente.
Si
avviò verso la sala da pranzo, le sarebbe bastato vederlo
anche solo per un secondo, si nascose dietro una colonna per osservare
meglio
la scena, se solo quella cretina osava sfiorarlo l’avrebbe
fatta a pezzi.
“Padrona
Tayuya.” Si inchinò con rispetto.
La ragazza era
la cugina in secondo grado di Temari e si
trovava a corte per una visita di piacere allo zio. Aveva messo gli
occhi sullo
schiavo fin dalla prima volta che lo aveva visto seduto accanto alla
principessa e senza lei nei dintorni si era fatta coraggio.
“La
tua padrona ti ha abbandonato?” domandò ironica
tentando di
sfiorargli con un dito il viso.
Shikamaru senza
tanti complimenti le afferrò il polso con
decisione: “Perdonate, ma non credo che vostra cugina
gradirebbe che toccaste
le cose sue.”
“Una
persona non è certo un oggetto ed in questo momento non
c’è.” Rispose sorridendo lei.
Shikamaru aveva
gettato uno sguardo distratto alla colonna
alle sue spalle ed era sicuro che qualcuno li stesse spiando. Solo
quando
Temari si sporse per osservarli la riconobbe. Sorrise c’era
da divertirsi,
adesso.
“Avete
ragione, lady Tayuya.” Replicò sornione
permettendo
alla donna di abbracciarlo. Lui restò immobile come un buon
schiavo doveva
fare.
“Devo
ancora capire come fa mia cugina a non trovarti
interessante …” sussurrò serrando le
labbra sull’orecchio.
“Perchè
lei non si abbasserebbe mai a far sesso con uno
schiavo.” Precisò orgoglioso e solo in quel
momento si scostò velocemente per
evitare il pugno che colpì in pieno la giovane che svenne.
Temari era in
piedi come una splendida dea della guerra che
tremava di rabbia, come osava quell’insignificante donna
toccarlo? Perché
quell’idiota lo aveva permesso?
“Non
posso proprio lasciarti solo! Possibile che tu non
sappia difenderti da queste stupide?!” gridò lei.
Era senza dubbio
splendida nella sua furia, Shikamaru ne
restava sempre ipnotizzato o meglio stregato dal fascino che emanava
anche in
quelle situazioni. Non gli importava se in quel momento lo avrebbe
picchiato a
sangue, era sempre unica per lui.
“Sono
uno schiavo. Mio dovere è ubbidire ai padroni.”
Replicò
secco.
Lei si
voltò a guardarlo sempre più furente:
“IO sono la tua
padrona! Devi ubbidienza cieca solo a ME!”
“Non
credo. Almeno fino a quando sarò libero da quello
stupido collare.” Replicò improvvisamente trovando
il coraggio.
“Insolente!”
tentò di colpirlo con il frustino che aveva alla
cinta, ma il moro fu più veloce nel bloccarle le braccia
dietro la schiena.
“Seccatura
devi proprio imparare a trattare il tuo cane. Ti
ho già detto di non sfidarmi quando sono libero di
muovermi.”
“Lasciami!”
ordinò lei doveva allontanarsi quanto prima, il
contatto continuo con il torace di lui la faceva sentire strana.
“Solo
quando vi sarete data una calmata. Ma che vi prende in
questi giorni?” chiese senza allentare la presa.
“Mi
hai lasciata sola.” Fu l’inaspettata risposta
sfuggita alle
labbra di lei.
“Cosa?”
chiese quanto mai perplesso.
Temari
arrossì, ma perché aveva detto una cosa simile?
Come
aveva potuto cedere in questo modo?
“Hai
capito male. Io volevo dire …”
Shikamaru
lasciò la presa, come poteva ancora essere
arrabbiato dopo una risposta tanto sincera? Si aspettava la solita
punizione e
serrò gli occhi in attesa della frusta .
… ma
lei non aveva nessuna intenzione di picchiarlo, almeno
quel giorno e senza sapere il perché lo aveva baciato su
quelle labbra calde.
Un bacio lieve, che poi si era fatto più profondo ed intenso.
Lui non aveva
opposto la minima resistenza nemmeno
all’ingresso di quella lingua tra le sue labbra. Non era un
bacio d’amore, ma
dettato dalla profonda disperazione nel cuore della donna al pensiero
di separarsi
da lui. Shikamaru non poteva ricambiare quel sentimento e nessun altro
tipo
d’emozione con la principessa guerriero. Lei voleva rendere
schiavo ciò che era
l’unica cosa libera in lui: il suo cuore.
Temari si
allontanò bruscamente, restò per un attimo a
guardarlo senza rendersi nemmeno conto di quanto era appena accaduto.
Il volto
del ragazzo era inespressivo come se non fosse successo niente. Questo
la
faceva infuriare perché gli aveva mostrato ancora una volta
la sua debolezza di
quanto nonostante ogni dannata ferita che gli infliggeva lei avesse
bisogno del
suo cane.
“Padrona,
devo andare
Naruto mi sta aspettando.” Le disse con la
solita voce calma.
“Io ti
odio! Perché non muori? Così, forse,
riuscirò a
liberare il mio cuore dalla dannata angoscia che tu gli provochi!
Così, forse,
potrò tornare ad essere padrona del mio corpo e del mio
essere!” gridò la
principessa iniziando a colpire con i pugni il torace del ragazzo senza
smettere
di piangere.
Lo schiavo si
limitò a stringerla forte a sé per placare quei
singhiozzi, non poteva farsi incastrare da lei, non in quel momento
quando era
stato nominato capo della rivolta ed avrebbe dovuto farle del male per
andarsene.
“Perdonami,
Principessa.” Sussurrò al suo orecchio.
Lei lo
guardò sorpresa, mentre troppo tardi voltandosi si
accorse che sulla soglia della stanza era comparso suo padre.
“Figlia
ingrata! Con che coraggio osi farmi questo?!”
gridò
tentando di colpirla, ma Shikamaru lo bloccò.
“Cane
rognoso …”
“Non
toccarla o ti
uccido.” Ringhiò Shikamaru estraendo dalla cintola
il kunai rubato qualche sera
prima.
“Non
osersti!”
“Pensi
che possa davvero importarmi di morire?” replicò
lui
mantenendo salda la presa.
“Richiama
il tuo mastino. Te lo ordino!” gridò rivolto alla
figlia.
Temari
appoggiò una mano sulla spalla di Shikamaru che docilmente
si accucciò al suo fianco.
“Scusami
padre.” Replicò lei, finalmente era tornata
padrona
di sé.
“Non
puoi lasciarlo qui!” balbettò l’uomo.
“Andiamo
vieni Shikamaru.” Ordinò lei sbattendo i tacchi
per
terra.
Appena si furono
allontanati il Re del deserto chiamò con un
gesto una delle sue guardie personali.
“Tieni
d’occhio quell’insolente, Sasori.”
Sussurrò a denti
stretti.
“Come
ordina.” Replicò prima di sparire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** FASE QUATTRO: I TRADITORI ***
CAPITOLO X
FASE QUATTRO: I
traditori
Sasuke si
sciolse dall’abbraccio di Sakura e seduto sul letto
si mise a guardare fuori dalla finestra, il silenzio del ghetto era
quasi
innaturale, ma in quel momento non parve darci il dovuto peso. Quanto
tempo era
passato dal giorno in cui aveva deciso di rinnegare il suo passato a
parte lei?
Quella donna che dormiva tranquillamente al suo fianco avvolta in una
soffice
nuvola di capelli rosa. Ne prese una ciocca in mano e si
lasciò inebriare dal
profumo di orchidea.
“Sasuke
sei già sveglio?” chiese lei aprendo gli occhi.
“Sì.
Devo tornare al lavoro, la festa è finita.”
Bisbigliò
chinandosi a baciarla.
“Perché
non resti ancora un poco?” chiese accucciandosi
più
vicina, la pelle del ragazzo era fredda rispetto a quella tiepida di
lei.
“Stavo
pensando e se chiedessi Konoha al re del deserto come
premio?” domandò all’improvviso.
Sakura si
appoggiò sui gomiti con fare malizioso, lasciando
che il lenzuolo scivolasse verso le natiche.
“Vuoi
diventare il nuovo Hokage?” sussurrò accarezzando
con
un dito la spalla del moro.
“Una
prospettiva interessante, ma pare che anche qualcuno di
nostra conoscenza miri a quel posto.” Disse gettando
un’occhiata distratta a
quelle piccole ciliegie rosee.
La ragazza si
mise a sedere ed iniziò a mordicchiare
lievemente il collo del compagno salendo con una lentezza esasperante
fino
all’orecchio. Sapeva quanto questo poteva eccitare Sasuke.
“Ti
seguirò ovunque vorrai mio Signore.”
Bisbigliò lei prima
di mordergli l’orecchio.
Il capitano
stava cercando di mantenere la decisione di
andarsene, per dare il cambio ad una guardia, ma quella donna sapeva
dove
colpire per far cedere ogni difesa. Si voltò e fece
scivolare Sakura dolcemente
sul letto. Si chinò su di lei per baciarle i capezzoli e per
poi scendere fino
alle grandi labbra. Lei inarcò la schiena quando quella
lingua impertinente
iniziò il suo gioco. Poi il ragazzo la penetrò
con dolcezza come se temesse di
farle male. Le gambe di lei si chiusero sopra quel sedere tornito. Un
sensuale
invito erano quelle labbra rosse alle quali strappava mille e cento
baci e più
il ritmo incalzava più quei baci parevano trascinarlo dentro
lei. Entrambi
ebbri del piacere che sapevano trarre l’uno
dall’altra ogni volta. Si
addormentarono avvinghiati, esausti vittime della loro passione.
Presto sarebbe
stato chiamato Neji Hyuga Hokage della nuova
Konoha, marito della Principessa Guerriero che solo lui era riuscito a
domare.
Non che gli fossero mai piaciute le donne di quel tipo ed ancor meno
Temari, ma
il suo ruolo era fondamentale nella riuscita della scalata al potere.
Aveva
venduto tutti gli amici e perfino la cugina al Principe rosso, pur di
restare
libero. Sarebbero stati tutti immolati come sacrificio al Dio Shukaku
che
quello schiavetto preferito da Temari non avesse fatto richiesta di
salvarli.
Avrebbe fatto mangiare a quell’orgoglioso di Nara la sabbia e
nulla poteva
fermarlo ormai. Da quando Konoha era stata distrutta parecchi anni
prima, si
erano spezzati i legami tra la casata Cadetta e quella Principale. Il
simbolo
inciso sulla sua fronte ormai era paragonabile ad un tatuaggio del
quale ne
avrebbe fatto la bandiera della sua nuova Konoha. Lui aveva potuto
accrescere
il suo potere lontano dalle catene. Se poi Temari non si fosse concessa
a lui,
poco importava, poteva sempre ripiegare su Tenten. Un tempo
l’aveva amata, ma
quel sentimento era stato soffocato a colpi di verza. Lei sarebbe stato
un
divertente passatempo.
“Mi fa
piacere vedere che state bene.” Disse il Re della
sabbia
“Grazie,
Maestà la vostra benevolenza mi onora.”
Replicò
chinando il capo.
Kankuro
sputò per terra disgustato da tanta falsa modestia,
ricevendo uno sguardo severo dal padre.
“Mia
figlia si trova nei giardini pensili. Andate pure da
lei.” Disse il Re facendo cenno ad uno degli Akazuki, la sua
guardia personale,
di scortare il giovane. Troppa
gente di Konoha lavorava a palazzo.
La principessa
stava eseguendo alcune figure di Tai-chi
quando lo vide arrivare. Si bloccò ora il suo fluire del suo
chakra era
interrotto da quella sgradevole presenza.
“Non
mi pare di averti invitato.” Rispose acida.
“Siete
sempre bellissima, mia Signora.” Replicò ignorando
il
commento.
Tentò
di baciarle la mano, ma la ragazza lo spinse a terra
con un gesto deciso.
“Ti ho
forse dato il permesso di toccarmi?”
“Quanto
fai la difficile. Ma io conosco un modo per farmi
obbedire da te.” Aggiunse schioccando le dita.
Due Akazuki si
presentarono trascinando un recalcitrante
Shikamaru che nonostante le ferite continuava a fare resistenza.
“Non
sei capace di affrontarmi da solo?” rantolò il
moro.
“Mi
occorre il tuo aiuto per convincere la tua padrona a
sposarmi.” Ironizzò Neji puntando al collo dello
schiavo un kunai.
Per tutta
risposta Shikamaru gli sputò in faccia, la sua
saliva mista a sangue a causa dei colpi ricevuti prima.
Hyuga si
ripulì con un gesto secco: “Impudente,
bastardo!”
così dicendo lo colpi all’altezza del costato con
il pugnale. Il moro vomitò
altro sangue.
“Sei
ridicolo. Lei …”
Neji
alzò il braccio armato, una seconda volta, ma la frusta
di Temari si arrotolò decisa intorno al polso impedendogli
di vibrare il colpo.
“Toccalo
solo un’altra volta ed io ti spezzo il braccio!”
gridò furente.
“Hai
visto come si preoccupa per il suo cagnolino?” il tono
della voce era ironico.
Shikamaru si
limitò a guardarlo, ricevendo in cambio una
ginocchiata al viso.
“Mi
basta un semplice Sì e dico alle guardie di
lasciarlo.”
Sibilò sfiorando con un dito quella labbra.
Temari non fece
in tempo a replicare, Neji lanciò un grido
acuto, si udì uno strappo.
“Non
toccarla.” Borbottò Shikamru stringendo fra i
denti un
lembo dei pantaloni del ragazzo.
“Bestia
immoda!” replicò accarezzandosi la natica con i
segni
evidenti della dentatura dello schiavo.
La Principessa a
stento riusciva a non ridere.
“A
quanto pare non stai simpatico al mio cucciolo.”
Il moro la
guardò storto, da quando era il suo cucciolo?
“Me la
pagherete.” Così dicendo con un gesto
ordinò agli
Akazuki di seguirlo e lasciando lo schiavo a sedere sul prato.
“Tu
sei tutto matto.” Sussurrò lei pulendo il viso dal
sangue.
“State
bene, padrona?” chiese stupito da quel comportamento
insolito.
“Non
guardarmi come se vedessi un mostro.” Sorrise mentre gli
si sedeva accanto.
“Deve
aver ricevuto un brutto colpo in testa.” Le disse
ancora.
“I
bravi cuccioli non dicono queste cose irriverenti.” Rise
toccandogli
la punta del naso con un dito facendolo cadere a sedere.
Shikamaru era
sempre più convinto che quell’amazzone non era
la sua Temari, ma che cosa le era successo per farla cambiare in quel
modo nei
suoi riguardi? Si rifiutò di credere che il miracolo fosse
dovuto ad un bacio
quanto insignificante che una padrona dona al suo schiavo.
Insignificante?
Davvero lo era stato? Perché non riusciva a scordarsi quel
corpo morbido
premuto contro il suo? Il giorno della rivolta era vicino e lui si
stava
facendo distrarre. Doveva rimanere lucido o le vite di molti sarebbero
state a
rischio. Si impose di pensare quel bacio come un
evento senza importanza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** FASE CINQUE: TI ODIO ET AMO ***
CAPITOLO X
FASE CINQUE: TI
ODIO ET AMO
Il Principe
Gaara si presentò alla riunione e si accomodò per
terra come se fosse uno di loro. Solo il suo modo di sedersi poteva far
capire
che apparteneva ad un ceto sociale differente da tutti gli altri per lo
più
sdraiati per terra oppure appoggiati sui gomiti, ma quando Shikamaru
fece il
suo ingresso tutti scattarono in posizioni più composte.
“Sua
Altezza, siamo onorati dell’aiuto che gentilmente ha
voluto offrirci.” Disse Nara piegando leggermente la testa in
segno di
rispetto.
Il rosso
sorrise, per la prima volta si trovava davanti una
persona che non cercava di compiacerlo, pareva sincero anche dal tono
usato.
“Sappiate
comunque che per pochi di voi la fuga avrà
successo. Mio padre quello che non rende schiavo …
disintegra.” Rispose calmo
consapevole di essere in una situazione di svantaggio.
“Ci
darete una mano o no?!” chiese stizzito Naruto che non
sopportava quelle maniere affettate.
“Io
posso darvi aiuto dall’interno ad una condizione.”
Rispose Gaara.
“Ci
avrei giurato!” gridò il biondo.
“Sarebbe?”
chiese con la solita calma Shikamaru.
“Le
ragazze dovranno restare.”
Naruto lo
afferrò per il bavero della mantella, i loro visi erano
vicini ed anche se quello del principe non mostrava particolare
emozione;
espressa invece chiaramente dal viso dell’altro. Mentre
intorno a loro, molti
avevano preso a gridare infuriati contro quella pretesa assurda.
Sapevano bene
che erano proprio le donne a pagare il prezzo più caro della
schiavitù.
“Adesso
calmatevi! Per quanto possa essere ingiusto ha
ragione.” gridò Shikamaru dividendo i due.
Impossibile era non notare il numero
dei consensi che il moro con le sue parole riusciva ad ottenere.
“Andiamo
non sarai sul serio d’accordo con lui?” chiese Kiba
alzandosi in piedi dopo che il silenzio fu calato nella stanza.
“Non
possono farcela e questo lo sapete bene. Il deserto di
Suuna miete vittime anche tra i suoi stessi abitanti.”
Rispose il moro.
“Vuoi
quindi abbandonarle al loro destino?” domandò Lee.
“Non
ho mai detto questo, ma vi siete guardati? Siamo tutti
affamati, stanchi e privi di energia. Come potete pensare che se non
possiamo
farcela noi, altri possano sopravvivere?”
“Io
non lascio Hinata qui!” precisò convinto Naruto.
“Sei
proprio stupido. Dovresti dare retta al tuo capo.”
Rispose il Principe senza scomporsi.
“Per
consentirti ancora di fare i tuoi comodi con lei?”
sbuffò stizzito.
“La
tua quindi è solo questione di gelosia?” chiese
ironico
Gaara.
“Io
non sono geloso.” Replicò arrossendo fino alla
cima dei
capelli.
“Si
tratta di un ragionamento che non fa una piega. Anche la
gente di Akasuna pensa che non possiamo fuggire tutti.”
Replicò Kakashi
entrando.
Si
avvicinò al gruppo e mise una mano sulle spalle di Nara:
“Allora sei pronto per comandare la tua prima
missione?”
“Missione
… da quanto tempo non udivo questa parola. Da
quando mi hanno separato da mia madre.”
“Beh
ti sei mostrato degno dei tuoi genitori comunque.”
“Grazie,
Kakashi Sensei.” sussurrò mentre le guancie si
coloravano di un lieve rossore.
Kakashi Hayate,
un tempo capitano della Guardia Ambu che
proteggeva Konoha. Ora padre putativo di quei pochi che sarebbero
riusciti a
sopravvivere a quel deserto per decisione del consiglio di Akasuna. Non
aveva
replicato quando gli era stato ordinato di andare con i ragazzi, anche
se in
parte temeva di non essere degno di un compito tanto importante. Se non
fossero
stati schiavi, molti dei ragazzi che si trovava davanti potevano aver
superato
l’esame di Chunnin a pieni meriti. Ma ancora le parole del
Sennin Orochimaru
rimbombavano nelle sue orecchie: “parole senza importanza
all’attuale stato
delle cose.” Davvero era così?
L’eredità della foglia sarebbe morta con lui?
Quei ragazzi che per anni non avevano ricevuto addestramento potevano
riuscire
in almeno una delle tecniche che gli avrebbero salvato la vita? Con
questa
ansia nel cuore, l’uomo condusse via dal gruppo Naruto e
Shikamaru.
Stava
cominciando ad albeggiare, quando il ruggito della leonessa
bionda echeggiò nei corridoi insieme allo schioccare della
sua frusta.
“Cagnaccio
rognoso dove sei?! Vieni fuori o me la prendo con
il primo dei tuoi compagni che trovo!” gridò
Temari inferocita.
Chiunque la
udiva correva a nascondersi, sapendo bene che
quando la principessa era di quell’umore poteva scorticare
vivo chiunque le si
avvicinasse. In realtà lei stava malissimo, quella notte non
aveva chiuso
occhio e solitamente non accadeva che il suo animaletto stesse tanto
tempo
fuori. Era sempre rientrato a dormire nello angolo prima del suo
risveglio.
Però non ieri. Con chi diavolo aveva passato la notte?
Perché era diventato
tanto sfrontato? Ok, lo era sempre stato, però in quei
giorni sembrava volerla
sfidare.
“Mi
cercavate?” chiese con fare ingenuo comparendole al
fianco e facendola sussultare.
“Non
osare mai più farmi un simile scherzo.”
Replicò lei
offesa, ormai non riusciva ad essere più cattiva con lui.
“Una
tunica nuova. Il colore rosso vi dona.” Bisbigliò
Shikamaru sapendo quanto quel genere di complimenti la mettevano in
imbarazzo.
Si
voltò a guardarlo ed il ragazzo sentì un brivido
freddo
lungo la schiena, quando lo fissava in quel modo non gli piaceva
affatto. La
donna si avvicinò mettendogli le braccia attorno al collo e
si alzò sulle punte
per sussurragli all’orecchio: “Trovo che sia un
abito scomodo, perché non me lo
togli?”
A Shikamaru per
poco non venne un colpo, una fitta al suo
dannato basso ventre gli ricordò improvvisamente che la sua
padrona era anche
una donna. Violenta,
possessiva e
dispotica, ma pur sempre femmina e per giunta della razza
più bastarda.
Si
divincolò dall’abbraccio: “Scordatelo,
tu non mi piaci
proprio, Seccatura.”
“Io ti
voglio … MORTO!” gridò lei iniziando a
rincorrerlo per
il corridoio.
“Con
quel peso che ti porti dietro non mi prenderai mai!”
sghignazzò lui facendole una boccaccia. Era starano come
poteva passare a darle
del lei al tu con tanta facilità, ma la Principessa pareva
non averci fatto
caso.
“Non
ci giurare!”
ringhiò Temari sforzandosi di tenere il passo.
Correva davvero
veloce per essere uno legato da sempre ad una
catena, lei faticava a raggiungerlo e dire che si allenava tutti i
giorni.
Lo schiavo
scomparve dentro una delle stanze riservate a
Temari, ce ne era voluto per seminarla, si sdraiò sul letto
ansimando per lo
sforzo. All’improvviso se la ritrovò a cavalcioni.
“Preso!”
rise appoggiando tutto il suo peso sulle braccia per
inchiodarlo al materasso.
Era splendida
con i capelli arruffati per la corsa che gli
cadevano morbidi sulle spalle dandole un aria meno marziale, quasi,
sensuale. La
tunica lasciava scoperte le cosce sode e ben tornite e la scollatura
gli
permetteva di intravedere a causa della posizione poco composta il
roseo frutto
del seno. Distolse lo sguardo arrossendo. Poi fece una cosa che per uno
schiavo
poteva considerarsi folle.
“Sicura?”
chiese sornione, mentre con un gesto fulmineo
ribaltò la situazione, ora era lui sopra di lei.
Temari non aveva
opposto grande resistenza, le braccia
bloccate ai lati della testa ed il suo seno che sfiorava il torace
muscoloso di
Shikamaru. Era eccitata, dannazione a lui, gli avrebbe permesso
qualunque cosa
in quel momento. No, non poteva cadere così in basso e per
uno schiavo tra le
altre cose!
“Se
non mi lasci ti faccio male.” Replicò seria.
Lo schiavo si
accorse subito del cambiamento di umore della
padrona, anche se in quel momento aveva tutte le voglie del mondo
tranne quella
di abbandonare quella comoda posizione. Ecco che come al solito quella
donna
sapeva essere tanto sensuale, ma anche tanto volubile in situazione di
svantaggio. Si accucciò ai piedi del letto cercando di
calmare l’euforia che lo
pervadeva.
Temari si
sistemò i capelli davanti allo specchio, sapeva che
la stava osservando e stranamente si sentiva a disagio. Non era il
solito
sguardo sfrontato, ma qualcosa molto diverso. Quegli occhi
d’ematite sembravano
ora due profondi abissi nel quale si sarebbe persa volentieri.
“Sei
bellissima, seccatura.” Bisbigliò dal suo angolo.
Quella fu una
delle rare volte in cui decise di non punirlo
per quella frase. Per quanto ormai le sarebbe stato difficile
picchiarlo per
qualunque altra ragione. Se all’inizio usava la frusta per
placare la sua
insoddisfazione, dopo quel bacio qualcosa in lei era cambiato. Non
aveva più
bisogno della forza per ottenere obbedienza ed anche se
l’atteggiamento del suo
animaletto era uguale poteva capire che nell’intimo qualcosa
stava mutando.
All’improvviso
Neji apparve sulla soglia della camera,
appoggiandosi alla colonna esibiva un foglio.
“Nessuno
ti ha dato il permesso di entrare.” Disse Temari
coprendosi con la mantella.
Shikamaru
restò a fissarlo senza spostarsi dal suo angolo, se
solo avesse osato toccare la padrona questa volta altro che morso sulle
natiche
ci avrebbe rimediato.
“Presto
non avrò bisogno del permesso di nessuno. Dopo la
festa di compleanno di tuo padre ci sposeremo, fiorellino.”
Replicò sornione.
“Nemmeno
se mi obbligassero.” Ringhiò lei.
“Tesoro,
ma tuo padre lo ha già firmato il nostro accordo. Non
puoi proprio rifiutarti.” Aggiunse vittorioso sventolandole
il contratto
davanti.
La bionda lo
afferrò e cercando con lo sguardo qualche
cavillo che le permettesse di opporsi al padre. Shikamaru restando
sempre a
gattoni le si appoggiò ad un fianco per attirare la sua
attenzione.
“Mi
spiace doverti comunicare che una delle principali regole
di questa alleanza è che ti disfi del tuo
cagnaccio.” Aggiunse sorridendo Neji.
“Scordatelo!
Lui resta con me.” Replicò lei appoggiando una
mano sulla testa del ragazzo.
“Non
posso davvero permetterti di avere un amante. Cerca di
capire.” Continuò imperterrito Hyuga.
Shikamaru
scattò in piedi ed afferrò il polso di Neji con
forza: “Finché io respiro o vivo lei non ti
apparterrà mai.” disse calmo.
“Non
potrai fare molto visto la tua misera condizione. Io sarò
il nuovo Hokage di Shin Konoha e tu? Cosa offri al Re del Deserto per
sua
figlia?”
“Adesso
lascialo andare, obbedisci.” Ordinò lei.
Il moro parve
non averla nemmeno udita, fu solo quando lei
tirò la catena ed il collare gli mozzò il respiro
che lasciò la presa. La guardò
offeso mentre tornava ad accucciarsi ai piedi del letto.
Perché gli aveva
impedito di spaccare la faccia a quel traditore arrogante?
“Ora
puoi andartene.” Disse poi rivolta al futuro sposo.
“A
presto, mia signora.” Le baciò la mano prima di
uscire
tronfio del suo successo.
La principessa
si voltò verso lo schiavo: “Dai smettila di
fare l’offeso. Non potevo permettere che finissi nei
guai.”
Shikamaru
voltò la testa verso il muro senza rispondere.
“Non
fare il ragazzino! Poi se lo sposo non sarà la fine del
mondo.” Sospirò lei.
“No?”
chiese acidamente lui.
“Adesso
ti prendi pure il lusso di essere geloso?” domandò
sorpresa.
“Dimenticavo
che sono il tuo animaletto. Non sono una persona
con dei sentimenti, vero?” ringhiò lui fissando
cocciuto la parete.
“Quanto
la fai lunga.” Bisbigliò lei al suo orecchio
accarezzando
i capelli scuri.
Un brivido
percorse la schiena del ragazzo, dannata, ma perché
proprio ora doveva mettersi a fare la gattina con lui? Si
scostò bruscamente,
il sedere morbido di lei appoggiato alla sua schiena lo metteva a
disagio. Poi
all’improvviso una idea gli balenò in testa.
“
… e se dopo le vostre nozze diventassi il preferito di Ino?
Infondo non sarebbe poi male … l’amante della
futura Regina …” aggiunse furbo.
Sentì
il corpo di Temari irrigidirsi, lo colpì con un calcio
sulla colonna vertebrale costringendolo a voltarsi a supino. Lei gli si
mise a
cavalcioni e tentò di strozzarlo a mani nude, lo schiavo la
bloccò a pochi
centimetri dal collo. Era una furia, stava lottando con ogni briciola
del suo
essere. Non riuscendo ad avere la meglio nello scontro fisico
afferrò uno dei
Kunai che teneva sul comodino conficcandolo sul pavimento a pochi
centimetri
dall’orecchio di Shikamaru. I loro corpi premevano
l’una sull’altro quando la
principessa gli sussurrava: “Piuttosto che suo, ti ammazzo
con le mie mani.
Razza di bastardo, impudente.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** FASE SEI: SONO UMANE SITUAZIONI ***
CAPITOLO VII
FASE SEI: SONO
UMANE SITUAZIONI
Tenten
singhiozzava sommessamente in un angolo della stanza,
ancora sconvolta dalla crudeltà espressa da Neji nei
confronti di Kiba che
agonizzava sanguinante davanti a lei. Era successo tutto troppo in
fretta, perché
lei potesse ricordare con chiarezza gli avvenimenti. Teneva la testa
del bruno
sulle gambe, accarezzandolo dolcemente, mentre quel corpo martoriato
dalle
torture inflittegli, sussultava.
“Vado
a chiamare qualcuno.” Disse lei.
Il ragazzo le
strinse la mano: “No tra poco starò meglio. Non
mi ha fatto niente.” tentò di sorridere per
rassicurarla.
“Perché
lo hai fatto?” chiese ancora non riuscendo a fermare
le lacrime.
“Non
potevo permettere che ti facesse del male.”
Replicò alzandosi
a fatica sulle sue gambe.
Kiba Inozuka, un
ragazzo dal cuore gentile, si era sobbarcato
ad insaputa di lei il compito di proteggerla dalle violenze di Lord
Neji, già,
un tempo loro amico. Ora invece un essere ambizioso e crudele.
Conosceva bene
la fisiologia di un corpo umano, sapeva come infliggere torture
dolorose facendo
restare in vita chi le subiva e provava una gioia immensa quando si
trattava di
uno appartenete al gruppo di quell’insolente di Nara. Lui
godeva della
protezione di Temari, ma tutti i suoi stupidi leccapiedi, no. Il
sospetto che
stesse tramando qualcosa ai suoi danni lo rendeva furioso ed il solo
pensiero che
la sua futura sposa potesse giacere con il suo animaletto lo rendeva
folle di
gelosia. Per quanto riguardava invece quella specie di verme
rannicchiato ai
suoi piedi, beh, picchiarlo era stato un modo come un altro per
dimostrare la
sua superiorità. Sentirlo gridare quando il gatto a nove
code strappava la
pelle mettendo il luce muscoli e sangue, godere nel schiacciare la
testa di quel
selvaggio figlio di Konoha, sentire le sue ossa spezzarsi sotto il peso
del suo
corpo. Eppure nonostante tutto era ancora in sé, avrebbe
voluto strappare dalle
orbite quegli occhi, ma il grido disperato di Tenten lo aveva fermato.
Respirava ancora l’Inozuka quando li aveva lasciati.
“Kiba,
sei davvero sicuro di farcela?” sussurrò gettando
una
occhiata al braccio che penzolava inerte sul fianco sinistro.
“Non
preoccuparti. Mi a solo lussato la spalla e rotto
qualche osso.” Scherzò mentre una fitta di dolore
gli attraversava il corpo.
“Secondo
te sospetta qualcosa?”
“No,
solo che è un vigliacco. Come poteva volerti fare tanto
male?” domandò guardandola in viso.
Tenten aveva
ancora un evidente livido ad un lato della
bocca, probabilmente sarebbe morta senza l’intervento
dell’amico. Era sicura
che se fosse stato in altre condizioni fisiche avrebbe potuto tenergli
testa,
ma ora che lo osservava meglio si rendeva conto di quanto dovesse aver
sofferto. Poteva sentire le ossa del costato tanto era magro e tirare i
sassi
giù alla cava richiedeva una grande forza. Profonde ferite
sulla schiena
indicavano che la guardia Ambu si era divertita parecchio a frustarlo
la
mattina e le profonde ferite sul petto, dovute a Neji che con un kunai
lo aveva
torturato. Si chiedeva come potesse essere ancora vivo.
“Grazie,
ma lascia che mi prenda cura di te.” Rispose facendolo
sedere sul letto.
Con gesti
aggraziati la ragazza, medicò quelle ferite,
bendò
il torace e poi lo fece sdraiare. Doveva riposare.
“Se mi
vedono qui verrai sgridata.” Le disse tentando di
alzarsi.
“Rimettiti
sdraiato invece di dire le solite fesserie.” Dolcemente
lo costrinse nuovamente a letto. Lei sarebbe rimasta a vegliarlo, una
mano
sfiorava i capelli scuri, mentre l’altra la teneva stretta
nella sua. Kiba
chiuse gli occhi, ma faticava a prendere sonno a causa del dolore.
“Ten
se non dovessi farcela.” Bisbigliò improvvisamente.
“Ehi
non vorrai mollare proprio ora che stai per sciogliere
le catene, vero? Poi quell’impiastro di Naruto come farebbe
senza di te?” rise
in maniera sommessa.
“Ascoltami
ti prego.”
Tenten gli mise
un dito sulle labbra per obbligarlo al
silenzio, se avesse continuato a parlare prima o poi sarebbe comparso
il
principe Kankuro.
“Non
vorrai svegliare il mio signore, vero? Lui è molto meno
comprensivo di me.” sussurrò a pochi centimetri
dalle sue labbra. Kiba alzò
lievemente la testa per appropriarsi di quel tesoro che da tempo
bramava.
Tenten spalancò gli occhi sorpresa per quel bacio del tutto
inaspettato e lo
allontanò con dolcezza.
“Sei
un birbante.”
“Ti
amo.” Bisbigliò prima di chiudere gli occhi.
Fu allora che
Tenten scoppiò in un pianto liberatorio,
addolorata per non poter ricambiare il sentimento, triste per aver
visto fino a
che punto aveva condotto la follia il suo Neji. Perché
nonostante questo le era
impossibile non amarlo.
“Vigliacco!
Ti ci vogliono altri due uomini per tenermi
ferma!” ringhiò Temari dopo aver steso il secondo
energumeno. Ansimava per lo
sforzo e sapeva bene che non sarebbe riuscita a resistere ad un'altra
aggressione.
Era stanca e furente.
“Dove
si trova il tuo cagnolino quando hai bisogno di lui?
Forse sta infilando il suo osso in qualche buco.”
Sghignazzò Neji bloccandola
contro la parete.
“Lasciami
specie di serpe! O potrai dire addio ai tuo
preziosi gioielli di famiglia!” tentò di
assestargli una ginocchiata nel
bassoventre, ma lui la bloccò.
“Ho
sempre amato le donne esuberanti.” Bisbigliò
baciandola
sul collo.
Temari gli
assestò una testata, come si permetteva solo di
sfiorarla? Dove era quell’idiota quando aveva bisogno di lui?
Si liberò dalla
presa facendo perdere l’equilibrio a Neji che
cozzò con la testa contro il muro,
approfittando del fatto che fosse mezzo intontito gli
assestò un calcio tra le
gambe. Il ragazzo si piegò su se stesso, lei lo
colpì con un altro calcio alla
bocca dello stomaco.
“Ti
è piaciuto, mio signore?” ironizzò
prima di allontanarsi
velocemente.
“Maledetta
bestia, ma conosco bene il tuo punto debole. Stai
sicura che cederai a me.” Sbuffò lui alzandosi.
La principessa
Temari la temuta demone del Deserto, non aveva
cuore, anima o pietà per nessuno a parte lui …
Lui che le
rendeva impossibile la vita
Lui che
accendeva il dannato desiderio della passione
Lui il suo
animaletto prediletto
Lui che
…. Stava uscendo dalle stanze di Ino?!
Era rimasta
bloccata nel bel mezzo del corridoio mentre i due
si salutavano, non sapeva se era più arrabbiata, delusa o
gelosa. Perché quella
doveva avere il meglio di tutto prima di lei? Passò
velocemente accanto ai due
che si scambiarono una occhiata interrogativa e poi lui dietro alla
padrona
come sempre fedele.
“Padrona?”
la chiamò, era la prima volta che lo ignorava e
questo gli diede parecchio fastidio.
Senza dire nulla
gli levò il collare di cuoio. Poi con un
sorriso che sapeva di falso disse: “Vattene dove
vuoi.”
“Adesso
smettila.” Le aveva dato del tu volutamente per stuzzicarla.
“Perché
devi rimanere con il sacchetto degli stracci?” chiese
levandosi come se nemmeno fosse presente la divisa per entrare nella
vasca.
Lui
l’afferrò per un braccio, ma quando la
sentì gridare
rilasciò la presa facendole fare un bel tuffo.
“Che
sbadato che sono!” rise inginocchiandosi sul bordo.
Temari emerse
dall’acqua, i suoi occhi sprizzavano fiamme
verdi: “Come osi!” così dicendo
spiccò un balzo per aggrapparsi al collo del
ragazzo che perse l’equilibrio finendo anche lui nella vasca.
“Ti
avevo detto di andartene.” Replicò restando ben
ancorata
con le braccia alle sue spalle.
“Se
pensi di liquidarmi senza una spiegazione ti sbagli.”
Replicò
tentando di non pensare
al seno di lei
che premeva sulla sua schiena.
“Ti
piace molto, vero?” bisbigliò la principessa
abbandonando
la stretta.
Shikamaru si
voltò, aveva una strana espressione in viso:
“Certo
ci sono pure andato a letto.”
Temari lo
colpì con uno schiaffo, ma il ragazzo restò fermo
immobile nella sua posizione.
“Ti
regalerò a lei così almeno non ti sentirai
solo.” Disse appoggiandosi
al bordo della vasca.
“Mi
ecciti, Seccatura.” Le bisbigliò
all’orecchio.
La bionda si
voltò di scatto, il viso dello schiavo era a
pochi centimetri da suo e dannazione il suo corpo pareva non ubbidirle.
“Stupido.”
Arrossì distogliendo lo sguardo.
“No,
la stupida sei tu che credi a tutto quello che dico.” Rise
mentre saliva la scaletta.
“Shikamaru.”
“Sì?”
rispose voltando la testa.
“Muori!”
gridò facendogli la linguaccia.
Un
grosso grazie a tutti
coloro che mi seguono e che mi hanno inserito questa storia tra le loro
preferenze ovvero:
1
- alfakein
2 - Amy_Rose
3 - ashara
4 - beabi
5 - Cornelia84
6 - Cyberman93
7 - Elfetta93
8 - gloria7
9 - Kaguya
10 - ketyblack
11 - koraline2008
12 - LalyBlackangel
13 - LaTerrestreCrazyForVegeta
14 - LEA91
15 - lelly87
16 - let
17 - Lisa
Kanzaki
18 - mary1993
19 - Mat
Darkwind
20 - Metallika
21 - mhcm
22 - Ramiza
23 - shikatema
24 - sweetprincess
25 - Talpina
Pensierosa
26 - Targul
27 - Uriko
28 - vale_03
29 - vale_92
30 - zac
Questo
è stato un capitolo
di pura transizione, ma spero vi sia comunque piaciuto. Presto un
capitolo dove
l’azione ha la parte centrale.
RAMIZA
beh c’è stato un
primo approccio come promesso. Ma gli occhi selvatici di Kiba
riusciranno a
sostituire quelli freddi del bel Neji nel cuore della piccola Tenten?
GLORIA7
sei sicura che
Temari debba mostrarsi più gelosa? Ok vediamo se riesco ad
organizzare qualcosa
più avanti, ma per il tipo di storia non so se possa essere
fattibile.
LATERRESTRECRAZYOFVEGETA:
un
nick più corto no? Per quanto riguarda le ragazze
… questo è un super segreto!!
Continua a seguirmi e lo scoprirai…. Ti piace ancora Neji?
Grazie
ancora a tutti quelli
che mi seguono e che anche mi commentano! Grazie Grazie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** FASE OTTO: IL DIVERSIVO ***
Capitolo
13
FASE
OTTO: IL DIVERSIVO
Come previsto
quella era la notte di luna nuova e tutto il paesaggio era avvolto dal
manto
nero delle tenebre. Non si sentiva provenire rumori da Akasuna e gli
Ambu erano
preoccupati; il loro Capitano si trovava a palazzo e se fosse accaduto
qualcosa
in sua assenza i poveri malcapitati ci avrebbero rimesso la pelle.
Alcune figure si
mossero silenziose nell’ombra, rasenti le mura vicino
all’ingresso principale
del ghetto.
“C’è
troppo
silenzio, Kabuto… non son tranquillo.”
Borbottò una guardia.
“Sei
troppo teso.
Questi non sono tanto stupidi da provare a fuggire proprio il giorno
del
compleanno del re.” lo tranquillizzò il
vicecomandante.
Tsunade fece
cenno
con la testa agli altri due Sennin che si erano appostati
nell’ombra proprio
sotto i due Ambu. Un’improvvisa nube di sabbia si
levò dalla base della
recinzione e quando si dissolse agli occhi degli stupefatti guardiani
apparvero
Gambuta ed un grosso serpente che senza perdere tempo si avventarono
sulle
porte, sfondandole. Kabuto però era riuscito in qualche modo
a dare l’allarme a
chi si trovava in zona. Suo interesse era riuscire a sedare la rivolta
prima
che giungesse alle orecchie del Re. Scontri cruenti ed urla concitate
si
udirono fuori dalle mura spezzando il silenzio della notte.
“Sono
troppo
numerosi e noi arrugginiti!” boccheggiò
all’improvviso Orichimaru spalla a
spalla con Jinraya.
“Non
ti mettere a
piangere, Ori-chan! Dobbiamo permettere a Tsunade di passare o
preferisci
subire la sua furia?” rise l’eremita respingendo un
soldato con un calcio.
“Tecnica
superiore
della moltiplicazione!” gridò Orichimaru.
Anche se per
poco
tempo la loro superiorità numerica permise al gruppo guidato
da Tsunade si
spargersi ai quattro angoli della città.
“Ricordate
che
dobbiamo solo distrarli!” disse la bionda rivolta ai tre
capitani.
A palazzo
nessuno
si era ancora accorto di nulla ed i festeggiamenti proseguivano nel
migliore
dei modi.
“Avvicinatevi
Sasuke Uchiha e Neji Hyuga.” Disse con voce stentorea il Re
del deserto e
proseguì: “vorrei premiare la vostra
fedeltà. Potete chiedermi qualunque cosa.”
Il primo a
parlare
fu il capitano degli Ambu: “E’ già un
onore servirvi, ma se fosse possibile
avrei due richieste.”
“Avanti
ragazzo.
Sarò felice di soddisfare entrambe.” Rise
l’anziano.
“La
prima è di ottenere
il permesso di lasciare Suuna e la seconda vorrei portare con me Sakura
Haruno.”
“Ci
volete
lasciare? La cosa mi rattrista, ma sia come desiderate.”
Concluse poi si alzò
dal trono scendendo la breve scalinata che lo divideva
dall’altro giovane. Lo
fece alzare in piedi.
“Sua
maestà voi mi
onorate.” Disse Neji sorridendo mentre l’uomo gli
metteva un braccio intorno
alle spalle.
“Tu
invece mio
futuro cognato. Cosa desideri oltre al dono supremo che io ti ho
concesso?”
aggiunse indicando Temari.
“Shin
Konoha.
Vorrei essere il nuovo Hokage.” Precisò asciutto.
Naruto fece
cadere
il vassoio che portava e si mosse veloce per colpire quel bastardo che
senza
fatica tentava di portargli via il suo sogno. Fu Shikamaru a bloccarlo
per un
braccio.
“Non
essere stupido!
Manderai all’aria il nostro piano.”
Bisbigliò.
“Sì,
scusami.”
Rispose raccogliendo quanto aveva versato per terra.
Il re
scoppiò a
ridere sonoramente: “Mi pare una richiesta più che
onesta dopo tutto. Lasciami
riflettere.”
“Grazie,
mio
signore.”
“Figliola
mia vieni
vicino a noi. Non startene in disparte.” La
richiamò il sovrano.
La bionda si
spostò
meccanicamente, sul suo viso non si leggeva nessuna emozione, nemmeno
quando
Neji l’attirò verso di sé. Fu un
attimo, fulmineo e non visto il moro era
scattato in avanti ed afferrato per il collo Hyuga lo aveva sollevato
da terra.
“Ti ho
già detto di
tenere le tue manacce lontano dalla padrona! Lei non gradisce le tue
attenzioni.”
Neji a
mezz’aria
faticava a respirare, la presa dello schiavo era salda e sembrava non
voler
cedere.
“Riportalo
all’ordine! E’ il tuo cane.”
Gridò il Re terrorizzato rivolto alla figlia.
“Smettila
di fare
l’idiota! Lascialo andare.” Ordinò senza
particolare enfasi.
Shikamaru non lo
sentiva, questa volta nulla lo avrebbe fermato dall’uccidere
quel presuntuoso
che aveva tradito tutti pur di ottenere il ruolo di Hokage.
“Lo
sta ammazzando!
Fai qualcosa possibile che tu sia così inetta da non
riuscire nemmeno a farti
ubbidire da un idiota?!” la rimproverò il Re.
“Mi
stai facendo
fare una pessima figura. Lascialo.” Questa volta il tono di
voce era più alto.
Shikamaru lo
gettò
a terra per poi tornare ad accucciarsi al fianco della principessa che
lo colpì
con uno schiaffo dietro la nuca.
“Aioh!”
borbottò
guardandola storto.
“Non
lamentarti pezzo
d’asino. Possibile che tu non riesca mai a
controllarti?” le fu impossibile
nascondere il rossore che le imporporava le guancie.
“Seccatura.”
Bisbigliò con la testa appoggiata alle sue gambe.
“Che
vuoi?” domandò
accarezzando la testa scura.
“Sei
sempre più
bella.” Rise chiudendo gli occhi per godersi quella coccola
fuori programma.
“Grazie.”
Sussurrò
al suo orecchio.
Shikamaru
alzò la
testa sorpreso, sorrise prima di tornare a servire gli ospiti.
Hinata
approfittò
di un momento di pausa di Naruto, lo afferrò per un braccio
trascinandolo
dietro un angolo al riparo da sguardi indiscreti, il viso era di un
rosso
accesso e si tormentava le unghie delle mani.
“Ciao,
cosa c’è?”
chiese sollevando il volto della concubina per guardarla negli occhi.
“Ecco
io …” balbettava
incapace di formulare una frase che avesse senso compiuto.
“Stai
tranquilla
torno a prenderti.” Le sussurrò
all’orecchio.
“Naruto
io …”
“Se
non mi vedono
subito, Shika passerà dei guai. Scusa!” la
baciò velocemente sulle labbra prima
scappare verso la sala.
Hinata era
rimasta
ferma, appoggiata al muro.
-Sono solo una
stupida. Avrei voluto dirgli tante cose prima che se ne andasse ed
invece sono
rimasta ferma come una mummia.- scivolò lentamente a sedere
ed iniziò a
singhiozzare nascondendo il viso tra le mani.
Kabuto si sporse
oltre la spalla di Itachi che gli impediva l’ingresso alla
sala e con tutto il
fiato che aveva in corpo gridò: “Capitano, ci sono
problemi ad Akasuna!!!”
Ad un gesto del
Re,
l’ambu venne fatto entrare nella sala, raggiunta la base del
trono si inchinò.
“Cominciavo
ad
annoiarmi, finalmente si sono mossi.” Bisbigliò
Gaara.
Sasuke insieme
al
Re e Neji stava ascoltando con attenzione la storia nei particolari e
rimase
stupito quando il suo attendente parlò delle evocazioni. I
patti con le bestie
sacre dovevano stati essere infranti molto tempo prima. Possibile che
il
Sovrano del Deserto si fosse dimenticato di farlo? Ciò
significava che i rotoli
proibiti erano ancora in mano ai Sennin.
“Signore,
è il caso
di muoversi.” Propose Hyuga.
“Se
quegli stolti
pensano di fuggire al dominatore dello Shikaku si sbagliano di grosso.
Voi dell’Akazuki
presidierete questa sala. Io, Sasuke e lord Neji andremo a sistemare le
cose
nel ghetto.” Ordinò con voce perentoria.
“Padre
a questo
punto avranno raggiunto il quartiere ricco. Sarà meglio che
anche io venga con
voi.” Gridò Temari.
“Bene.
Vai a
prendere le tue armi.” Acconsentì sapendo che non
poteva avere miglior
combattente di lei.
La principessa
corse nelle sue stanze a cambiarsi, quando iniziò a pensare
che tutto quello
doveva avere un preciso scopo … un diversivo? No, nessuno
era tanto
intelligente a parte … Scattò veloce verso la
sala dove fino a poco fa si era
tenuta la festa, le guardie Akazuki erano state bloccate. Un dominatore
dell’ombra
… nessuno poteva essere in grado di padroneggiare quella
tecnica. Cercò con lo
sguardo Shikamaru, ma non lo vide e fu solo quando Naruto
parlò, lo individuò sulle
enormi finestre.
“Siete
due stupidi!
Vorrei ricordarvi che alle vostre spalle c’è uno
strapiombo e che nessuno può
sopravvivere ad un simile salto.” Gridò.
“Meglio
morire da
uomini liberi che vivere in questa prigione!” rispose Uzumaki.
“Shikamaru
perché?!”
“Mi
ero stufato di
essere gentile con te per salvarmi la pelle.”
Replicò gelido alzandosi in
piedi.
“Vuoi
dire che mi
hai mentito per tutto questo tempo?” chiese lei la voce le
tremava.
“Sono
un bravo
attore non trovi? Sapessi che fatica sopportarti.” Era
evidente che mentiva, ma
da quella distanza temari non se ne poteva accorgere. Voleva farle male
così in
seguito non avrebbe sofferto per la loro separazione.
“Quindi
le tue
erano tutte bugie?” domandò ancora senza dare il
minimo segno che quelle parole
l’avessero ferita.
“Sei
davvero tanto
ingenua da pensare che un uomo con un minimo di sale in zucca possa
trovarti
interessante più di Ino?” aggiunse anche quando il
suo cuore pareva scoppiargli
in petto.
“Che
stupida, vero?
Ti pensavo diverso, invece sei come tutti gli altri stupidi uomini! No
scusa
bestie senza anima!” ringhiò furente.
“Addio,
Seccatura.”
Sussurrò prima di gettarsi nel vuoto seguito da Naruto.
“NOOO!”
Temari
cercò di raggiungerli in tempo per afferrarli, tese il
braccio, ma la sua mano
riuscì solo a sfiorare le dita del suo animaletto.
Restò a fissare il baratro dove
lo aveva visto sparire. I suoi occhi erano pieni di lacrime.
Il gruppo
capitanato da Yoshino aveva sfondato le porte delle prigione e mentre
distribuiva le armi a tutti quelli che erano in grado di combattere.
“Dobbiamo
proteggere i ragazzi.” Diceva prima di consegnare le
attrezzature.
Finalmente
liberi,
molti iniziarono a saccheggiare i magazzini, uccidendo chiunque si
parasse sul
loro cammino. Anche le armerie venivano svuotate da un orda assassina
di gente
che per troppo tempo aveva chinato la testa e che finalmente aveva
ritrovato l’orgoglio
della foglia.
“Il
liberatore è
finalmente giunto! Dobbiamo proteggere la fuga del suo
gruppo!” gridavano tutti
e la voce si sparse come una macchia d’olio tanto veloce che
pareva che i
soldati della sabbia improvvisamente fossero in numero inferiore.
Chozu
ingoiò il
tonico di guerra che lo fece diventare di proporzioni enormi, che gli
consentirono di eliminare qualunque ostacolo sul cammino delle sue
truppe
liberando anche il passaggio costituito da case e palazzi per le porte
della
città. Nessuno pareva in grado di fermarli.
Sasuke grazie
allo
sharingan riusciva ad evitare di farsi colpire in punti vitali, ma
ormai i suoi
uomini erano allo stremo. Sapeva che invece quelli della foglia non
avrebbero
ceduto. Il suo primo pensiero fu per Sakura … dove era
mentre stava infuriando
la battaglia nel quartiere ricco? Era al
sicuro oppure anche lei se ne sarebbe andata? Ora la cosa
principale era
riuscire ad impedire che raggiungessero le porte centrali.
Asuma stava
combattendo con un gruppo di uomini sopra i tetti in attesa del
passaggio di
Akimichi che non avrebbe lasciato scampo.
Teneva orgogliosamente testa al qualunque soldato che gli
si parasse di
fronte e molti persero la vita nel cercare di fermarlo. Doveva riuscire
a
raggiungere Tsunade anche a costo della sua stessa vita, era
fondamentale che
Sasuke perdesse il maggior tempo possibile ad occuparsi di loro e
così pure il
Re che sicuramente nel quartiere ricco stava già facendo
strage e solo quella
donna poteva creare una evocazione di tale potenza da contrastarlo.
“Dannazione
ci
mancava solo Neji.” Borbottò gettando a terra la
sigaretta e schiacciandola con
il piede.
Byakugan.
L’arma
più potente del clan della foglia … pari solo al
pericolo rappresentato dallo
stesso shiaringan ipnotico. Vedere il flusso del chakra del nemico gli
avrebbe
permesso molti vantaggi. Però non aveva fatto i conti con
una delle tecniche
segrete del Clan yamanaka.
“Sconvolgimento
spirituale!” gridò Inoichi comparendo alle spalle
del giovane.
Il principe
Gaara
guidò un piccolo gruppo di fuggitivi verso un passaggio
segreto conosciuto solo
dai membri della famiglia reale. In tutto quel caos nessuno si era
accorto
della sua scomparsa. Proprio quando uno degli ultimi era uscito dal
passaggio,
la coda dello Shikaku piombò sopra le loro teste.
“Tradimento!
Una serpe
in seno!” gridò il Re accorgendosi che il figlio
aveva protetto con la cupola
di sabbia dal colpo.
“Andatevene
vi
copro le spalle io!” gridò Gaara
ergendo
un muro di sabbia talmente alto da impedire al padre di vedere che cosa
stessero facendo.
“Come
osi sfidarmi
ragazzino?” berciò il Re.
“Sai
padre i tuoi
modi decisamente non mi piacciono!” gridò
colpendolo con una sferzata di vento
e terra.
Lo Shikaku
gridò, quando il suo medium venne colpito. Il
rosso sapeva bene che risvegliando il padre il potere del demone
sarebbe stato
inferiore.
Tsunade accorse
con la sua evocazione a protezione del
giovane principe che però sembrava in grado di farcela anche
senza il suo
aiuto. Guardando per terra si accorse che Orichimaru e Jiraya
l’avevano
raggiunta.
“Usa
il raisengan, ora!!!!” gridò lei indicando le
enormi
porte.
“Vai
vecchio, ti copro io!” sussurrò Orichimaru.
Un enorme boato
e quando la nuvola di fumo si dissolse le
porte erano ancora intatte … “Come è
possibile?”
“Semplice.
Ho fermato io quel colpo.” La voce di
Orichimaru si udì chiara e sibilante sopra il rumore della
battaglia.
“Perché?”
chiese l’eremita dei Rospi.
“Il Re
del Deserto mi ha pagato profumatamente per
impedirvi di lasciare Suuna. Non avevo previsto la presenza di quel
principe
rompiscatole. Non importa.”
“Tutta
questa fatica per nulla.” Borbottò Asuma crollando
al suolo.
“Dannato
bastardo.” Gridarono tutti gli altri. Ormai
erano allo stremo delle forze e gli Ambu e le forze speciali li avevano
circondati.
Tsunade
restò di sasso, uno dei suoi migliori amici
l’aveva
tradita e proprio quando tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Tentò
comunque l’attacco, ma anche lei ormai era stanca e priva di
chakra.
“Portateli
dal Re, lord Neji.” Disse notando il giovane.
“Grazie
dell’aiuto Orichimaru.” Replicò
prendendo in
consegna i capi della ribellione.
“Siete
la nostra unica speranza, ragazzi.” Borbottò
Jinraya
prima che impietosa l’ascia del boia si abbattesse sul suo
collo.
Tutti i sennin
di Konoha a parte Orichimaru avevano perso
la vita per proteggere i giovani che rappresentavano il loro futuro.
Da soli Kiba,
Rocklee, Shino e Choji che potevano fare?
Naruto e
Shikamaru erano sopravvissuti a quel volo?
Temari era
dunque destinata a diventare la sposa di Neji?
Quale infausto
destino si prospetta per Gaara ora privato
di ogni suo diritto?
Proteggere
il
salvatore al passato è costato
Giovani
privati di
un capo per il deserto vagano
Dissolta
è la
speranza per la foglia di risorgere,
quando
un Hyuga
hokage diviene
il
frutto dell’unione
con principessa amazzone
altra
distruzione
porterà.
Davvero
a noi non
resta che piangere le spoglie del salvatore?
C’è
un’altra
cuccia
da cercare, forse è amore;
ma anche quello non è altro
che un guinzaglio!
(dalle
cronache di Konoha fine tomo I)
Eccovi
finalmente
il capitolo finale del primo tomo. Ok ammetto che sono stata parecchio
cattiva.
Non temete
quanto prima prometto di farne il seguito.
Intanto potete consolarvi leggendo la mia One-shot : a
fior di pelle.
Per quanto
riguarda Naruto x Hinata in questo tomo non
era previsto e mi spiace per i suoi estimatori, ma darò
spazio anche a loro non
temete.
Uno Shikamaru
molto bastardo lo ammetto, ma continuo a
trovarlo ic non mi sembra di essere uscita dal suo carattere. Attendo
di sapere
anche i vostri pareri.
Ringrazio tutti
quelli che vorranno commentare anche
questo capitolo e tutti quelli che mi seguono tra i preferiti. Comunico
che per
quanti non lo sapessero ho cominciato a pubblicare il seguito di
Kishimoto
Hight school: Ketsu no
shippuuden legami di sangue.
Un grazie
particolare ad Ashara … il suo aiuto mi è stato
indispensabile per il capitolo conclusivo.
Grazie anche a
tutti quelli che mi hanno aggiunta ai loro
preferiti:
-
alfakein
2 - Amy_Rose
3 - ashara
4 - beabi
5 - Cornelia84
6 - Cyberman93
7 - dyanb
8 - Elfetta93
9 - gloria7
10 - HinaNaru
11 - Kaguya
12 - Karin1987
13 - ketyblack
14 - koraline2008
15 - LalyBlackangel
16 - LaTerrestreCrazyForVegeta
17 - LEA91
18 - lelly87
19 - let
20 - lilithkyubi
21 - Lisa
Kanzaki
22 - Mao
chan
23 - mary1993
24 - Mat
Darkwind
25 - mhcm
26 - Ramiza
27 - shikatema
28 - sweetprincess
29 - Talpina
Pensierosa
30 - Targul
31 - Tsuki
no Hana
32 - Uriko
33 - vale_03
34 - vale_92
35 - ville
36 - zac
LEGGETE SHURIKEN'S CREED il seguito di questa storia
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=206331
|