IL BACIO DELLO SCHIAVO Dorei no Kisu

di Tyara Riddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** UN DONO PER LA PRINCIPESSA ***
Capitolo 3: *** SGUARDO INSOLENTE ***
Capitolo 4: *** UN PRINCIPE GENEROSO ***
Capitolo 5: *** NON SFIDARMI, SECCATURA! ***
Capitolo 6: *** AMORE E DISPERAZIONE ***
Capitolo 7: *** LA BELLA E LA BESTIA ***
Capitolo 8: *** FASE UNO: VITTIMA E CARNEFICE ***
Capitolo 9: *** FASE DUE: AKASUNA SI ORGANIZZA ***
Capitolo 10: *** FASE TRE: GABBIA (modificato) ***
Capitolo 11: *** FASE QUATTRO: I TRADITORI ***
Capitolo 12: *** FASE CINQUE: TI ODIO ET AMO ***
Capitolo 13: *** FASE SEI: SONO UMANE SITUAZIONI ***
Capitolo 14: *** FASE OTTO: IL DIVERSIVO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


DOREI NO KISU

IL BACIO DELLO SCHIAVO

Prologo.

Su e giù dai miei pensieri,
a passeggio come un fallito
in un panorama di rovine

… e l’ira del Signore del Deserto travolse Konoha, demolendo ogni cosa sul suo cammino.

Le donne urlavano

I bambini piangevano

Gli uomini venivano uccisi o fatti schiavi.

Nessuno dei clan riuscì ad opporsi alla furia cieca dell’esercito di Suuna che tutto annientò.

Solo un esperto conoscitore delle ombre poteva fermarlo, ma quando il mondo ebbe più bisogno di lui, scomparve.

Ora tutti i popoli sottomessi a schiavitù attendono il ritorno del liberatore.

Non perdete la speranza fratelli della Foglia, perché tra di voi nascerà il salvatore.

(dalle Cronache di Konoha, tomo I)

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Capitolo 2
*** UN DONO PER LA PRINCIPESSA ***


Capitolo I

UN DONO PER LA PRINCIPESSA

Traditi dai sentimenti manco provati
urla di chi grida senza voce.

 

 

Puzza di fetore e morte.

Nelle celle per annientare anche il più piccolo barlume di speranza non vi era nemmeno la luce. 

Ecco dove nacque Shikamaru Nara, tra i pavimenti sporchi di sangue secco e cadaveri.

Sua madre lo avvolse in una sudicia coperta di lino e poi cercò di pulirlo meglio che poteva dalla placenta, recise con i denti il cordone ombelicale e solo allora il neonato che pensava morto, pianse.

Anche in un posto come quello poteva esserci spazio per la vita? Si chiese Asuma.

Poteva una creatura sopravvivere? 

Yoshino era sempre stata una donna forte ed anche in quell’occasione si era mostrata tale. 

Kurenai si appoggiò stancamente al muro, portava ancora i segni dell’ultima violenza subita, il collo era livido ed anche tra le gambe non vi era un punto che non le facesse male. Si vergognava a farsi vedere in quello stato dall’uomo che amava … si sentiva sporca, ma non c’era spazio nemmeno per rimettere in quel angusto spazio.

L’uomo con la barba distolse l’attenzione dal bambino per accarezzarle la testa con dolcezza e lei lo guardò con occhi pieni di vergogna. Ma questo significava essere schiavi del signore della sabbia. Una condizione poco invidiabile in particolare se si trattava di donne. Quello pareva accanirsi in maniera particolare su di loro e spesso le donava come gesto magnanimo ai suoi soldati. Come se fossero merce, carne da macello data a dei puzzolenti cani.

Da quanto tempo nessuno di loro vedeva la luce del sole? Eppure il passare del tempo lo leggevano negli occhi di quei bambini, nati nel puzzo e nella desolazione di una vita senza speranza.

In una calda giornata di primavera i figli degli schiavi lavati e messi in fila davanti alla porta principale della prigione. 

Yoshino tremò, quello era il giorno in cui uno di loro veniva offerto in sacrificio per celebrare il compleanno della figlia maggiore de Signore della Sabbia … compiva 5 anni la principessina Temari.

Il padre la prese per mano e l’accompagnò nell’arena scortati dalle guardie Ambu.

C’era anche Shikamaru tra di loro … gli occhi d’ematite non si abbassarono al loro passaggio.

“Voglio questo.” Disse Temari al padre.

Si udì un urlo provenire dalle celle alle sue spalle e poi più nulla, Yoshino non aveva retto alla visione del figlio che veniva portato via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** SGUARDO INSOLENTE ***


CAPITOLO 2

Sguardo insolente

 

sei un cane al guinzaglio,
questo paradiso è un inferno:
cadi giù per terra, che è meglio.

La frusta schioccò nuovamente e questa volta con più forza delle precedenti, ma il giovane non emise un fiato.

Temari la gettò a terra con rabbia per portarsi poi davanti a lui, afferrando quel viso dai lineamenti decisi.

“Sei il solito impudente! Non impari mai, Vero?!” urlò lei.

Il ragazzo sorrise: “Bellissima, seccatura.”

La principessa arrossì per tornare a colpirlo con uno schiaffo: “Non ti sono bastate le frustate? Ne vuoi altre?”

Shikamaru non rispose.

Dodici anni che era schiavo di quella principessa tanto volitiva e forte da farsi rispettare perfino dai soldati del padre. Eppure sapeva che quella era tutta una maschera. Quante volte l’aveva sentita piangere in quel grande letto freddo?

Lo tirò con forza per i capelli, costringendolo ad alzare la testa : “Ti ho fatto una domanda.” Sibilò lei a pochi centimetri dal suo volto, tumefatto. Non ottenendo risposta lasciò la presa seccata, sapeva bene quanto potevano infastidirla quegli occhi d’ematite puntati su di lei. Uno sguardo tanto attraente da fare cadere la scelta su di lui anche quel lontano giorno.

Lo frustava perché non poteva averlo.

Lo frustava perché quell’insolente la fissava.

Lo frustava perché l’eccitava fino a farle perdere la ragione.

Non sopportava che un uomo le facesse provare tutto questo. Inevitabile però se si trattava di un tipo tanto attraente come Shikamaru. Cercava di smussare quella dannata sensazione di volerlo sopra di sé. Insopportabile era il fatto che si trattasse della feccia che suo padre aveva sottomesso … uno schiavo.

“Ti ho fatto un bel regalo.” Disse allacciando il collare di cuoio al suo collo “Ma tu sei una bestia così poco fedele che ho preso delle precauzioni.” Tirò decisa la catena.

 Al ragazzo sembrò di sputare l’anima quando quella cosa si strinse intorno alla giugulare bloccandogli il respiro per qualche secondo. Ansimando tornò a guardare la principessa, se pensava che bastava mettergli un guinzaglio si sbagliava.

“Adesso mi odi, vero?” chiese sorniona.

“Mi fai solo pena …” replicò prima che il cuoio gli smorzasse il respiro.

“Insolente … da quando mi servi? Non hai imparato proprio nulla?!”

“Non riuscirai mai a piegarmi … te lo ripeto … mai!” ansimò con voce gracchiante.

“Scommettiamo?” rise tirando per i capelli una delle giovani schiave.

Temari sapeva molto bene come farsi ubbidire e seviziare le sue compagne di sventura era uno dei modi più divertenti per farlo cedere. Shikamaru abbassò la testa mordendosi il labbro.

Hinata restò intrappolata nella presa di Temari per alcuni minuti, fino a quando non si decise a lasciarla uscire con le altre.

“Portate questa feccia nel loro antro puzzolente.” Ordinò ai due Ambu di guardia alla porta.

 “Cosa ci fai qui?” chiese acida notando qualcuno entrare.

“Lo porto a far curare. Ordini di vostro padre.” Rispose abbassando la testa e circondando con un candido braccio la vita del moro.

Era impossibile non notare, quanta grazia potesse infondere anche nel più piccolo gesto, nel tono della voce. Erano queste qualità che la rendevano diversa da tutte le altre schiave. L’avevano elevata al ruolo di concubina. Resa intoccabile perfino da lei … Ino Yamanaka aveva sedotto con la sua femminilità il padre. Come sempre Temari, la futura regina del deserto si sentiva un fagotto di stracci. Non era alta e slanciata, i suoi muscoli erano tonici per l’addestramento alla quale si era sottoposta e non aveva la vita sottile distolse lo sguardo.

Rimasta sola si gettò a piangere sul letto, ancora caldo nel punto in cui Shikamaru era stato sdraiato.

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Capitolo 4
*** UN PRINCIPE GENEROSO ***


CAPITOLO III

UN PRINCIPE GENEROSO

Il Distretto di Akasuna, meglio conosciuto come il Ghetto, si trovava nella parte più esterna della città, fuori la prima cinta di mura che lo separavano dal Distretto ricco di Suuna.

Luogo dove fame, violenza e degrado erano all’ordine del giorno e dove la speranza sembrava perdersi tra il puzzo del piscio che si levava dalle strade. Si sarebbe potuto tranquillamente scrivere all’esterno delle porte principali “lasciate ogni speranza, voi che entrate” perché era proprio quello che il Kazekage voleva.

Ovviamente gli schiavi che vivevano in quel posto si potevano considerare dei reclusi speciali, sorvegliati a vista dalle guardie Ambu all’esterno delle porte principali. Tra queste il più spietato era senza dubbio Sasuke Uchiha. Anche lui aveva vissuto la prima parte della sua vita come schiavo, ma la sua abilità innata gli aveva consentito di elevarsi al ruolo di guardia fino a raggiungere a soli sedici anni il rilevante posto di Capitano degli Ambu; aveva tradito la sua gente per ottenere il potere.

Naruto anche se non approvava il comportamento di Sasuke continuava a considerarlo come un fratello. Perché erano cresciuti insieme. Eppure pareva proprio che si divertisse ad infliggere le punizioni più crudeli proprio a lui.

Kiba entrò nella camera avvolta nella penobra. L’odore di sangue rappreso gli giunse pungente al naso e si chiedeva come poteva ancora essere vivo dopo un simile trattamento, ma lo sapeva bene che il suo amico era dannatamente coriaceo … sarebbe stato meglio morire.

“Quel bastardo … si può essere così spietati?” chiese rivolto a Sakura che stava mendicando le ferite.

“Non ha scelta.” Fu la risposta pronta della donna. Anche lei continuava a difendere l’amico d’infanzia del quale era da tempo innamorata.

“Ti ci metti pure tu?! Gli si vedono le ossa!” ringhiò lui.

“Non urlare.” Sussurrò ancora la ragazza dai capelli rosa.

“Hinata non avrebbe mai permesso …”

“Adesso la vostra cara amica sarà sicuramente la sgualdrina di uno dei due eredi al trono!” replicò secca.

Kiba tirò un pugno contro la parete, imprimendovi il segno delle dita. Come si permetteva di parlare in quel modo quando lei stessa giaceva a letto spesso e volentieri con il capitano? Se non fosse stato per Naruto le avrebbe spaccato la testa contro come una noce.

“Tu sei l’ultima persona che deve parlare. Non vivi più da tempo in questo posto dimenticato dagli Deii della foglia!”

“Perché sono stata abbastanza furba.”

“Certo. Io, Naruto e gli altri siamo degli stupidi per non esserci venduti anima e corpo al primo nobilastro  che passava.” Aggiunse sedendosi su una sedia.

“Insomma ma vi rendete conto? Si può chiamare vita questa?” chiese lei indicando la stanza.

“Io vi porterò fuori di qui. Credeteci.” Sussurrò Naruto mettendosi faticosamente in piedi.

“Smettila con questi assurdi discorsi. Nessuno è tanto folle da seguirti figlio dell’Hokage.” Lo zittì Sakura.

Già. Naruto era profondamente diverso da tutti loro e non per questioni di età, sesso o colore della pelle. Lui sognava una vita libera e chi viveva nel Ghetto non sapeva nemmeno cosa significasse quella parola. Loro erano nati schiavi e convinti di morire schiavi.

 Lui, no. Suo padre quando era vivo gli aveva insegnato che c’era un’altra vita fuori dall’afa e dal caldo sole di Suuna. Una vita libera nei boschi verdi nei pressi di Konoha e poi la montagna con incisi i volti degli Hokage. Aveva instillato in lui la voglia di visitare personalmente quei posti e di vivere da ninja della Foglia. Proprio per questo motivo era continuamente punito, perché nei suoi occhi azzurri ardeva il fuoco della speranza.

Però, non possedeva l’ascendente necessario sui suoi compagni e nemmeno l’intelligenza che serviva per  organizzare la rivolta …

Inoltre chi poteva essere tanto folle da sfidare le ire della Principessa Temari? Perché l’unico e terribile ostacolo tra loro e la riuscita di una possibile fuga era lei. L’essere senza perdono. Colei che non conosceva l’amore e spietata assassina.

Il fratello più piccolo della stirpe Sabaku, pareva, non avere interesse a prendere con la forza ciò che poteva avere utilizzando la dolcezza. Essere sua concubina voleva dire venire viziata fino all’inverosimile.  Le sue schiave erano poche e selezionate con cura da lui stesso.

 Hinata Hyuga, era stata una delle poche fortunate, ma poteva chiamarsi buona sorte, finire nel talamo del giovane e bizzoso  principe Gaara?

“Per quanto tempo pensavi ancora di ingannarmi?” le chiese lui senza alcuna particolare inflessione nella voce.

“Padrone, io …” Hinata distolse lo sguardo.

“Ti ho mai fatto mancare nulla? Ti ho trattata male?” chiese ancora.

“No … mai.”

“Allora voglio sapere perché quasi ogni notte abbandoni le mie stanze per correre nel quartiere di Akasuna.” Ora il tono della voce era lievemente alterato.

La giovane continuava a guardare i cuscini sul quale i due erano seduti, con le mani stropicciava la sua veste di seta, per paura che venisse a scoprire tutto.

“Se ve lo dico metterei nei guai quella persona.” Replicò infine trovando il coraggio.

“Si tratta di uno schiavo. Il giovane Naruto, eh?”

Hinata alzò la testa di scatto, sorpresa, ma come poteva conoscere il nome del ragazzo al quale stava insegnando a leggere?

“Come …” chiese mentre la voce le tremava.

Il principe del deserto sorrise, come se potesse comprendere perfettamente i sentimenti di quella schiava che arrossiva come una bambina ogni volta che per sbaglio si citava il nome di Uzumaki.

“Per tua sfortuna ho numerosi informatori a palazzo. Ti hanno vista uscire di notte avvolta in un velo con in mano alcune pergamene.”

“Vi prego lui non c’entra! Non fategli del male!” gridò Hinata afferrando le mani del Principe e guardandolo con occhi supplicanti.

“Ci tieni proprio tanto a quello schiavo, eh?” rispose divertito.

La concubina riportò le mani su grembo, arrossendo abbassò la testa.

“Lui è così diverso dagli altri.” Aggiunse.

“Sai ho un stalliere che devo sostituire. Pensi che al tuo amichetto interesserà l’opportunità di lavorare a palazzo?”

Hinata avrebbe davvero voluto ringraziare il padrone per la sua generosità, ma conosceva altrettanto bene Naruto.

“No. Rifiuterà e verrà punito dal capitano per questo … come ogni volta” sospirò lei.

“Nemmeno per te?” chiese guardandola di sottecchi.

“Lui non sospetta che io …”

“Metterà da parte il suo orgoglio perché sarai proprio tu a chiederglielo.” Ordinò Gaara in un tono che non ammetteva repliche.

-         Rinuncerei al mio trono per essere amato così.- sospirò prima di tornare a dormire.

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Capitolo 5
*** NON SFIDARMI, SECCATURA! ***


CAPITOLO IV

NON SFIDARMI, SECCATURA!

Tenten, meglio conosciuta come l’odalisca, era la preferita del Principe Kankuro. Diversamente da Gaara, se una cosa gli piaceva lui la prendeva semplicemente. Non voleva viziare le sue schiave, anzi dovevano rendersi conto della sua superiorità. Generalmente le torture che infliggeva a chi gli disubbidiva erano subdole, non lasciavano segni sul corpo, ma al tempo stesso sapevano essere terribili.

“I preparativi per il compleanno di mio padre come procedono?” chiese rivolto ad Ino.

“Bene Principe. Sono anche state scelte le nuove vergini da presentargli provenienti da tutti i domini.” Replicò lei inchinandosi con devozione.

Kankuro capiva perché il padre l’avesse scelta, la sua bellezza era davvero pari poche cortigiane che aveva conosciuto ed i suoi modi, così sensuali e delicati anche nel più piccolo movimento. Era quasi spontaneo per lui paragonarlo all’aspetto più marziale della sorella maggiore. Temari era un uomo, perfino Gaara sapeva essere più dolce. E tutto ciò trovava conferma nel rispetto che anche le Guardie Akazuki avevano per lei.

“Mia sorella?” chiese

“Padroncina Temari è in cortile, sta facendo vedere come si maneggia una spada alle reclute.” Rispose con tono volutamente ironico, ma il Principe non ci fece assolutamente caso. Come poteva darle torto?

Lo schiavo venne scaraventato a terra, prima che potesse reagire lei gli aveva puntato la daga alla gola.

A Shikamaru quella situazione non dispiaceva più di tanto, poteva godere della visione di quel corpo tonico, e quel morbido torace alzarsi ed abbassarsi veloce per lo sforzo. Sapeva bene di essere più forte di quel diavolo biondo, ma aveva sempre preferito fingersi sottomesso a lei. Inoltre la sua condizione non gli permetteva certo di fare come più gli pareva. Per quanto potesse essere abile era pur sempre una donna. Non gli piaceva combattere in maniera seria con le femmine, anche se con la Principessa Temari non si poteva di certo scherzare. Si rialzò osservando lo sguardo attonito delle giovani guardie.

La padrona lo tirò per il guinzaglio senza troppa forza, ma bastava per fargli ricordare che lei lo considerava il suo cane. Non poteva stare in piedi in sua presenza, era più alto di qualche centimetro e questo la infastidiva. Si accucciò ai suoi piedi. Senza però abbassare lo sguardo. Restava a guardarla con quegli occhi neri che parevano indifferenti alla condizione alla quale lei lo aveva rilegato.

“E’ tutto per oggi.” Disse asciugandosi la fronte.

Fu tutto troppo veloce ed improvviso perché qualcuno se ne potesse accorgere, Shikamaru si era alzato in piedi di scatto.

“Quando imparerete le buone maniere?” domandò ironico al Killer sopra il quale in un attimo si era seduto.

Temari rimase immobile, come sempre quello schiavo riusciva a stupirla e per quanto avesse tentato di domarlo, lui aveva sempre trovato modo di fuggire.

“Un ninja del suono …” disse tentando di avvicinarsi all’assalitore, quando nuovamente il moro si mosse fulmineo e la sollevò tra le braccia come se non  pesasse nulla. Pochi istanti prima…

… che il killer si facesse esplodere nel bel mezzo del cortile.

“Un Kamikaze, ma si può essere più scemi?” aggiunse lui.

“Mettimi giù!” ringhiò la principessa rossa in viso. Non era mai stata salvata o protetta e questo la faceva imbestialire. In particolare se era con LUI che aveva un debito di riconoscenza.

“Come vuoi …” sorrise Shikamaru lasciando con noncuranza la presa.

Temari picchiò con il sedere per terra e si rialzò, era inferocita.

“Pezzo d’animale.” Tentò di colpirlo con il frutstino, ma questa volta il ragazzo la bloccò e solo in quell’istante, si rese conto di quanto fosse forte.

“Seccatura, non sfidarmi…”

Per la prima volta la principessa Guerriero provò un moto di paura, il polso cominciava a dolerle.

“Insolente di un cane! Non hai ancora imparato a stare al tuo posto?!” disse a denti stretti senza smettere di lottare per liberarsi.

Lo schiavo senza mai perdere il contatto visivo con lei, abbandonò la presa accucciandosi ai suoi piedi e sbadigliando annoiato. Temari lo colpì in viso con un calcio facendolo spostare di qualche metro. Quegli occhi d’ematite continuavano a fissarla. Perché diamine non si era difeso questa volta e tutte le altre? Che gli passava per la testa a quella feccia insolente?

“Smettila di guardarmi! Hai capito?! Hai capito?!” gridava mentre con tutte le sue forze lo riempiva di calci allo stomaco e sulla schiena. Era inutile percuoterlo, ma non riusciva mai a fermarsi quando l’ira l’assaliva o meglio il dannato desiderio per quell’inutile essere la rendeva incapace di ogni pensiero.

 

 

 

 


Devo essere sincera Shikamaru e Temari mi stanno venendo decisamente bene… sì sono orgogliosa del lavoro che sta venendo fuori!

In realtà queste righe volevano essere un ringraziamento per coloro che mi seguono e che commentano.

1 - ashara
2 - Kaguya
3 - ketyblack
4 - LaTerrestreCrazyForVegeta
5 - LEA91
6 - Lisa Kanzaki
7 - Ramiza
8 - sweetprincess

 

Grazie per aver aggiunto questa storia tra i vostri preferiti.

Ulixes non temere l’azione ci sarà  anche perché altrimenti sarebbe tutto troooppo noioso e voglio Sasuke morto … ooops no mi spiace non è uno spoiler!! ;PPP il destino di Sasuke sarà ben più terribile!!! (chiedo scusa alle sue sostenitrici ma io non lo reggo!!!) il mio Gaara è versione Shippuuden, ma non posso dire altro.

Kaguya  che ne dici di questo capitolo? Ho mantenuto le aspettative?

ANCORA UN GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE COMMENTANO LE MIE STORIE.

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Capitolo 6
*** AMORE E DISPERAZIONE ***


CAPITOLO V

AMORE E DISPERAZIONE

Improvvisamente si era trovata davanti un uomo, così senza alcun preavviso Gaara nei suoi soli sedici anni rasentava ciò che ella aveva sempre sognato. Ok stava esagerando e doveva trovare un modo per non farglielo capire, ma cavolo le mani le sudavano ed il cuore sembrava volerle uscire dal petto.

“E’ un piacere, rivedervi.”

PUM! sapeva che sarebbe svenuta di lì a pochi attimi, perché quel dannato aveva messo insieme una voce così sensuale e da quando era tanto educato? Si trattava senza dubbio di un clone … non poteva essere lo stesso ragazzino dispotico e violento di soli tre anni prima. Il sogno svanì, quando vide comparire Hinata alle sue spalle.

“Anche per me.” Rispose con un pizzico di acidità nella voce.

Lui sorrise e come gli si illuminava quel viso dalla pelle diafana e dagli occhi che sembravano due specchi di cristallo! Dannato ma che stava tentando di fare? Infondo non era quella la sua concubina?

“Non sarete gelosa, spero.” Disse come se fosse stato in grado di leggere nella sua mente.

“Ma figuriamoci.” Replicò altezzosa. Fu comunque costretta ad ammettere che quella schiava era davvero bella, molto più di quanto lei avrebbe potuto mai essere. Però decisa a non farsi scoraggiare lo prese con finta non curanza sotto braccio e si avviarono verso i giardini interni.

“Per ora puoi andare, Hinata.” Ordinò.

Ovviamente alle orecchie della principessa Matsuri sembrò più una richiesta, ma almeno avrebbe potuto restare da sola con lui.

“Siete diventato più alto dalla mia ultima visita.” Aggiunse notando che ormai li dividevano ben sette centimetri.

“Grazie.” Rispose mentre le sue guancie si imporporavano.

La ragazza chiese ai suoi Dei di darle la forza per evitare di saltargli addosso, faceva addirittura il timido … quanto era carino!

“Adesso ditemi chi siete?” domandò con gli occhi ridotti a due fessure.

“Perché?” domandò trovandosi spiazzato da quella domanda.

“Il Principe del Deserto che conosco io è dispotico, prepotente ed arrogante. Insopportabilmente saccente.” Replicò lei incrociando le braccia e fermandosi davanti al ragazzo.

“Se vuoi lo posso diventare unicamente per te.” Sussurrò il rosso.

La Principessa non si era accorta che improvvisamente era passato a darle del tu come se nulla fosse.

“Andiamo smettetela di burlarvi di me!” sbuffò offesa.

“Suvvia sto scherzando.” Disse mentre sedeva accanto lei.

“Mi ricordo quando avete tentato di bruciarmi i capelli… eravate un bambino orribile con tendenze assassine!” aggiunse distogliendo lo sguardo.

“Vero. Però lo sai che i maschietti sono dispettosi solo con le femminuccie che gli interessano.” Replicò guardando da un’altra parte.

“Voi lo chiamate dispetto?! Io credo sia più vicino ad un tentato assassinio!” aggiunse a pochi centimetri da lui.

Le sfiorò una guancia con la mano, era calda e liscia la pelle al contatto. La vide arrossire per quel gesto.

“Allora devo proprio scusarmi.” Sussurrò unendo le sue labbra con quelle di lei.

La Principessa Matsuri scattò in piedi, non si capiva se era più imbarazzata o disgustata.

 “Questo che significa?” balbettò voltandosi dall’altra parte.

“Mi pare chiaro, no?” aggiunse sorridendo sornione, allungando le braccia sullo schienale della panca.

No, quello non era il Principe Gaara. Matsuri parve esserne davvero convinta.

Sentì una mano che le prendeva con tocco leggero una ciocca di capelli per sistemarla dietro l’orecchio. Lei tremò.

“Se vuoi possiamo mandare all’aria il nostro matrimonio.” Bisbigliò sistemando una bratellina della tunica che le era scivolata lungo la spalla.

“Principe non è che io non voglia …” sospirò appoggiando una mano sulla sua.

“Allora cosa ti turba?” chiese appoggiando il viso nell’incavo del collo mentre le mani scivolavano dolcemente su quel corpo che mai era stato violato.

 

Naruto aveva ancora rifiutato e per questo adesso si trovava a spaccare pietre nella cava sotto un sole cocente, la bella Hinata aveva fatto veramente di tutto per cercare di smussare quell’orgoglio che pareva non voler cedere. Scalzo e senza poter bere continuava a picconare la roccia insieme agli altri suoi compagni, uno sparuto gruppo: Kiba, Choji, Shino, Rock. In realtà loro erano stati puniti perché lo frequentavano, ma nessuno si era tirato indietro o pensava d’incolparlo. Peggio di come vivevano certamente non poteva andare.

“Mi dici perché alla fine la paghiamo sempre tutti?” sbuffò Inozuka appoggiandosi al piccone.

“Perché il figlio dell’Hokage qui preferisce passare il tempo tra il caldo e la polvere che tra le braccia della sua ragazza.” Aggiunse ironico Lee.

“Lei non è la mia fidanzata.”

“Semplicemente ti infastidisce il fatto che qualcuno sia arrivato prima di te!” borbottò Choji asciugandosi la fronte.

“Non dire sciocchezze e poi Hinata …”

“Fammi il piacere di tenere chiuso il becco prima …” borbotto Shino.

Una frustata colpì tutti e quattro alla schiena ed a fatica i ragazzi non cedettero sotto il peso delle pietre che trasportavano.

“La feccia non parla.” Sogghignò Sasuke.

“Un giorno dovrai ascoltare tutte le cose che ho da diriti!” replicò Naruto.

Il Capitano si voltò verso di lui, con uno schiocco la catena che il biondo aveva legata al collo cominciò a soffocarlo, quei minuti parvero eterni.

“Zitto inutile essere. Sei venuto sulla terra per soffrire nessuno te lo ha detto?” berciò nuovamente il moro.

“Basta così lo ammazzerai!” gridò una voce alle sue spalle.

Sasuke si voltò, domandandosi chi poteva essere tanto insolente da prendere le difese di uno schiavo.

“Principessa Temari …” bisbigliò inchinandosi.

La donna si avvicinò alla cava, indossava la divisa di ordinanza di un Ambu. Si avvicinò al quartetto.

Naruto era svenuto a terra.

“Shikamaru, porta questa immondizia a palazzo e lavalo.”

Lo schiavo si mosse e passando accanto al Capitano gli lanciò uno sguardo di disprezzo.

“Signora scusate se mi permetto. Ma a cosa può servire uno schiavo di Akasuna?” chiese Sasuke.

“Servono nuovi domestici per la festa di compleanno di mio padre.” Replicò balzando sul carro.

“Perdonate ancora ma questo ragazzo …”

“So benissimo di chi si tratta e proprio per questo l’ho scelto.” I suoi occhi acquamarina brillarono di una luce maligna.

Kiba e gli altri si guardarono preoccupati, sapevano bene che chi finiva sotto le grinfie della principessa guerriero non tornava più indietro. Si accasciarono al suolo ed iniziarono a singhiozzare, anche l’ultima speranza sembrava svanita.

 

------Chiedo umilmente scusa, il mio Gaara è un pochino diverso da quello di Kishimoto, perché comunque buono o cattivo si tratta sempre di un principe con delle concubine. Chiedo venia.  Tyara

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Capitolo 7
*** LA BELLA E LA BESTIA ***


CAPITOLO VI

LA BELLA E LA BESTIA

Non sarebbe mai stata di nessuno. L’amore rendeva deboli e terribilmente noiosi, quindi non faceva per lei. Preferiva sentire il gusto metallico del sangue dopo una rissa o frustare qualche stupido che le si era opposto. Le grida di dolore dei malcapitati che venivano trafitti dalla sua spada. Tutto questo era per lei più eccitante di qualche smanceria.

“Parlate così solo perché nessuno con del buon senso potrebbe mai desiderare una … donna? Come voi.” Aveva replicato Ino dopo l’ennesima discussione sulla disposizione dei posti a tavola per la festa.

“Tanto meglio. Io non ho bisogno di quell’inutile sentimento chiamato amore.” In realtà la principessa avrebbe voluto risponderle in altro modo, ma la condizione di cortigiana che la Yamanaka ormai ricopriva non le permetteva di essere troppo sboccata se non voleva passare dei guai con il padre.

“Dovrai rinunciare anche a Shikamaru per qualche tempo.” Sorrise mentre diceva quella frase.

“Come? Da quando sei tu a decidere per un MIO schiavo?” chiese incominciando ad alterarsi.  

“Ordine di vostro padre. E’ la persona più adatta per istruire Naruto nell’arte di servire a corte a cominciare da come cammina … un gorilla sarebbe più fine.” Specificò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Credo sia un grave errore.” Rispose con noncuranza anche se dentro ribolliva come un vulcano in eruzione.

“Perché mai? Conosci uno schiavo più remissivo?”

Temari la guardò sprezzante, sembrava proprio che non conoscesse Shikamaru come voleva farle credere. Se c’era qualcuno che poteva organizzare una rivolta era lui, ma era troppo pigro.

“Non mi pare consigliabile tenere vicino due soggetti simili.” Ripetè seria.

“Tutte scuse, il fatto è che voi non volete separarvi dal vostro schiavo.”  Aggiunse ancora imperterrita.

Fu allora che qualcosa in Temari scattò, anche perché la frase pronunciata a tanto leggermente era vera.

Si avventò come una furia sulla yamanaka e stesa con un pugno le si sedette sulla schiena tirando con forza i lunghi e curati capelli.

“Sgualdrina schifosa! Come osi rivolgerti in questo modo a me?! La principessa guerriera di Suuna?!” gridò al suo orecchio fin quasi ad assordarla.

Furono le acute grida di Ino a far accorrere mezza corte nella sala, ma nessuno osava intervenire, quando Temari era in quello stato era impossibile fermarla. Afferrò la testa della rivale iniziando a sbatterla con forza sul pavimento. Il bel volto era ormai tumefatto, sarebbe morta.

“Adesso basta!” gridò il Re.

Il diavolo biondo si voltò a guardarlo, poi, obbediente lasciò la presa correndo via. Sentiva solo la voce del padre che preoccupato continuava a chiamare la sua favorita.

Si gettò sul letto e per la prima volta dopo tanti anni, permise alle lacrime di rigare quel volto dai lineamenti duri.

“Padrona va tutto bene?” chiese Shikamaru che le era accucciato al fianco e fu solo quando la guardò in quei profondi occhi acquamarina, si rese conto che era come guardare una sconosciuta … terribile e bellissima.

La principessa lo abbracciò, non lo aveva mai fatto prima. Tremava come una foglia un misto tra singhiozzi e rabbia. Aveva la pelle vellutata e profumava di gelsomino. I capelli generalmente legati con quattro codini, sciolti e scarmigliati scendevano sulla morbida linea delle spalle. Lo schiavo lasciò che la sua padrona si addormentasse prima di adagiarla sul letto. Non aveva smesso un secondo di abbracciarlo. Come una bambina che disperata si aggrappasse al collo del genitore per paura di perderlo.

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Capitolo 8
*** FASE UNO: VITTIMA E CARNEFICE ***


Capitolo VII

FASE UNO: VITTIMA E CARNEFICE

Fuggire…

Era un’azione tanto faticosa …

Però quella testa calda di Naruto sembrava convinto.

Nessuno lo ascoltava.

Aveva bisogno di una voce.

Si era lasciato convincere dal biondo.

Per entrare ad Akasuna occorreva che qualcuno distraesse l’Uchiha,

gli altri ambu si potevano corrompere.

Dove trovare il denaro necessario?

 

“Tu devi essere matta.” Le disse Naruto

“ Vedrai non c’è bisogno di spargere sangue inutilmente! Il principe Gaara ci aiuterà! Lui è una persona buona.” Rispose Hinata.

Il biondo ammise di essere oltremodo seccato da tanta ammirazione per uno che si era preso con la forza la sua verginità … certo non ne era sicuro. Lei non aveva mai menzionato la cosa in quei  mesi.

“Senti …” chiese imbarazzato abbassando lo sguardo sul pavimento.

“Che cosa c’è?” si stupì di un atteggiamento tanto strano da parte di Naruto, di certo il ragazzo non era mai stato timido.

“Non sono affari che mi riguardino, però …”balbettò lui.

La ragazza si sistemò una ciocca dei lunghi capelli neri dietro l’orecchio, gesto che Uzumaki parve di una dolcezza unica. Deglutendo proseguì: “sei mai stata a letto con quello?” sbottò infine.

“Perché mi fai questa domanda?” il tono era freddo e distaccato.

“Vedi io …”

“Pensi davvero che tutte le concubine si comportino come Ino o Sakura? Oppure che il mio Principe sia come i suoi fratelli?!” gridò lei.

“Scusa . Non avrei dovuto chiederlo.” Si alzò per andarsene, ma Hinata lo spinse con tutte le sue forze contro il muro. Gemette, le ferite alla schiena non erano del tutto guarite.

“Sei proprio uno stupido! Un emerito stupido!” sussurrò lei a pochi centimetri dalle sue labbra.

Improvvisamente la porta si aprì ed Kiba balzò dentro, i due non fecero in tempo ad allontanarsi.

“Che bello questo piano di fuga. Potremo illustrarlo anche al nostro capo.” Ironizzò per celare un pizzico di gelosia.

“Non è quello che pensi. Io non potrei mai amare una concubina.” Precisò gelido Naruto uscendo dalla camera. Hinata si accasciò al suolo iniziando a piangere.

Kiba si era ritrovato senza volere nel bel mezzo di una lite tra innamorati e tutto quello che si sentì di fare è offrire alla ragazza una spalla su cui piangere. Tanto quello sembrava essere il suo destino amoroso … la sua Tenten amava quel traditore di  Neji ed era la preferita del Principe Kankuro. Che possibilità aveva lui?

Dopo Sasuke l’essere che tutti gli schiavi odiavano era proprio Neji Hyuga, un essere freddo che non aveva esitato a vendere il suo paese e sua cugina al Re del Deserto pur di mantenere i suoi privilegi. Già perché era l’unico dei ragazzi di Konoha a non dover subire l’umiliazione di una schiavitù.

“Non potremo scappare tutti ed inoltre come facciamo a far uscire le ragazze dal palazzo?” chiese Naruto.

“Se tu non avessi trattato in quel modo quella poveretta, forse, avremmo avuto un aiuto maggiore.” Lo riprese Kiba.

Il biondo fece finta di non sentirlo, desiderava solo andarsene al momento e non aveva certo tempo da dedicare ad altro.

“Io e Naruto serviremo alla festa. Per cui saremo gli ultimi a fuggire.” Precisò Shikamaru

“Come diavolo pensi di scappare dalla sala del trono? Le uniche finestre danno su uno strapiombo di 500 metri di profondità e le porte sono sorvegliate dagli Akazuki!” gli ricordò Uzumaki.

“Ti sei scordato di essere un ninja?” domandò Nara.

“Tu sei un emerito pazzo! Sono anni che non ci alleniamo!”

“Preferisci morire da schiavo o uomo libero?” chiese a bruciapelo.

Naruto non rispose, abbassò semplicemente lo sguardo sulle abrasioni procurate dalle catene ai polsi ed alle caviglie, tornò a guardarlo: “Sono con te.”

Quella sera al termine della riunione senza sapere perché, Shikamaru sentì il bisogno di fermarsi a guardare la sua padrona dormire. Era dispotica, prepotente, irruente e tanto sola. Un po’ gli dispiaceva, ma non poteva dimenticare quando così crudelmente gli aveva inciso su bicipite destro con un kunai il disegno dello shuriken e poi non soddisfatta gli aveva bruciato la pelle attorno come si fa con i buoi per marchiarli … e solo a lui. Avrebbe voluto approfittare di quel momento in cui lei era totalmente indifesa e tagliarle la gola, dormiva sempre con dei kunai sul comodino la bestia.

Ne afferrò uno ed alzò il braccio con tutta la sua rabbia lo calò verso la gola di Temari …

… si piantò sul cuscino perché qualche secondo prima nel sonno lei aveva bisbigliato qualcosa che lo aveva turbato. Lasciò quella camera con l’arma in mano mentre nella testa risuonavano quelle parole: “aiutami, Shikamaru.”

 

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Capitolo 9
*** FASE DUE: AKASUNA SI ORGANIZZA ***


CAPITOLO VIII

FASE II: Akasuna si organizza

 

Non restava che informare il resto degli schiavi del ghetto di Akasuna del piano stabilito la sera prima dallo sparuto gruppo di ragazzi, sperando di trovare man forte anche dagli adulti che da troppo tempo erano inermi nei loro buchi della vergogna.

La festa del raccolto, sarebbe stato il pretesto ideale per trovarsi tutti radunati nello stesso posto. Nessuno infatti poteva rinunciare a l’unico divertimento concesso loro grazie alla mediazione del giovane principe Gaara. In quell’occasione perfino gli Ambu erano esonerati dal servizio di sorveglianza a causa del numeroso vino che avrebbero ingerito … in quanto a Sasuke era facile capire dove avrebbe passato la notte, lontano dal quartiere povero, tra le braccia di Sakura.

Molti disprezzavano l’Haruno per quanto adesso il suo aiuto fosse quanto mai indispensabile per parlare tranquillamente del piano di fuga. Non tutti potevano andarsene e questo fu evidente a molti.

“Dovranno essere i più giovani. Konoha non può ricrescere dalle ceneri dei vecchi.” Replicò Jinraya.

“Però occorrerà che con loro vada qualche Jonin.” Precisò Hiruka.

“Quello è un termine che non ha ormai più senso.” Borbottò contrariato uno dei Sennin appoggiati al muro, lontano da fuoco.

“Orichimaru Sennin …” l’uomo con una profonda cicatrice sul naso scattò in piedi.

“Possibile che davvero non capiate che per noi non c’è più speranza? Che la tradizione dei ninja della foglia è perduta?” sibilò avvicinandosi al fuoco.

“Stai esagerando.” Replicò secca Tsunade alzando gli occhi dal cibo che stava mangiando.

“Io so da chi è partita questa balzana idea di tradire il Re del deserto! Dal figlio di Minato! Pazzo come il suo vecchio!”

 

Molti dei presenti gli rivolsero uno sguardo carico d’odio, ma come poteva parlare in quel modo di Yodaime che aveva dato la vita per difendere tutti loro? Dove era invece lui il grande Orichimaru al momento dell’attacco? Sui monti al sicuro. Un tale vigliacco come poteva dire certe cose?

“Però deve essere stato un altro a decidere la strategia.” La voce di Yoshino si udì chiara rompendo il silenzio carico di tensione creato dalle parole del Sennin.

“Cosa te lo fa credere?” chiese Tsunade.

“Naruto è il braccio, ma nessuno seguirebbe un arto che non si muove senza una mente salda. Sai bene che quel ragazzo in quanto a furbizia lascia a desiderare … il suo istinto non sbaglia, ma non si può fuggire solo basandosi sull’intuito del momento.”

“Inoltre non ha così tanto ascendente sugli altri da poterli guidare.” Aggiunse Jinraya.

“Ci sono solo tre dei figli giovani di Konoha che possono ricoprire quel compito: Neji dal pugno gentile, Sasuke il Tengu e … Shikamaru il dominatore dell’ombra.” Sospirò Tsunade.

“Stai dicendo una sciocchezza! I primi due sono dei traditori e per quanto riguarda il terzo … è il cagnolino preferito della bestia. Non andrà mai contro di lei.” Replicò Orichimaru gettando una occhiata verso Yoshino che stava disegnando qualcosa sulla sabbia.

“A mio figlio non è stato mai insegnato quel dominio.” Replicò subito lei guardando la serpe dritta negli occhi gialli.

“I Nara sono noti per apprendere le abilità solo vedendole una volta.” Rispose Choza Akimichi.

“Lui non è come Shikaku …” replicò Yoshino nascondendo il viso tra le mani. Le faceva sempre male ricordare il marito anche se erano passati diversi anni dalla sua scomparsa.

“Tu lo credi?” chiese Inochi Yamanaka.

“Cosa ne volete sapere? I vostri figli non vi sono stati strappati appena sono stati in grado di reggersi sulle gambe!” gridò lei scattando in piedi.

“Adesso sei ingiusta con noi.” Continuò l’uomo.

“Ingiusta?! Mio figlio viene massacrato da quella bestia ad ogni minima mancanza e la tua bambina?” chiese ironica conoscendo bene la risposta.

“Adesso calmati Yoshino. Non infierire oltre.” Replicò Choza mettendogli le mani sulle spalle. Sospirando la donna annuì e si risedette.

“Prima che il discorso degenerasse stavamo discutendo su chi di noi dovrà andare con i ragazzi.” Li riprese Tsunade alzando leggermente il tono di voce.

“Mi pare del tutto ovvio.” Sibilò Orichimaru voltandosi verso un uomo di circa ventiquattro anni e capelli color argento.

Kakashi si alzò in piedi: “Siete sicuri della vostra scelta?”

“Sì.” Risposero tutti.

“Allora farò del mio meglio per essere degno della vostra fiducia.” Replicò prima di sparire.

Tenten sospirò guardando fuori dalla finestra, sapeva di non avere molte possibilità di lasciare quel posto, di lasciare il principe. Si sarebbero subito accorti della sua mancanza per via della preferenza che Kankuro le aveva sempre dimostrato. Certo non era gentile come Gaara-sama, ma del resto non poteva pretenderlo visto quale era la sua condizione. I suoi pensieri volarono a Neji e sul giorno in cui aveva tradito tutti loro per salvarsi la pellaccia … come poteva ancora amare tanto un essere simile?

“Qualcosa non va?” chiese il principe sedendosi accanto a lei.

“Nulla, padrone.” Replicò sforzandosi di sorridere.

“Ten, alla festa di mio padre interverrà anche quell’Hyuga.” Le disse con un tono di voce lievemente contrariato.

“Lo avete fatto intervenire voi?” domandò ancora cercando di non far trapelare alcuna emozione nella voce.

“Ti piacerebbe andare con lui, vero?” domandò all’improvviso il ragazzo.

“Solo se questo è vostro desiderio.”

Kankuro sbuffò, gli aveva dato la classica risposta che una buona schiava poteva dare al suo padrone per non irritarlo.

“Piantala di rispondermi come se non te ne fregasse nulla! Credi che non sappia? I muri a palazzo hanno fin troppe orecchie.” Rispose appoggiandosi sui gomiti.

Tenten tornò a guardare fuori, sospirò ancora una volta: “Un tempo c’eravamo fatti una promessa, ma non credo che ad oggi la potrà onorare.”

“Perché?” chiese mettendosi a sedere per vederla meglio.

“Ho sentito che deve ricevere un premio da vostro padre insieme al capitano degli Ambu per i loro servigi.”

“Sì questo lo sapevo già.”

“Pare che chiederà la mano della principessa Temari.” Disse lei.

Kankuro scoppiò in una risata che lo fece lacrimare, la pancia gli stava facendo male dal tanto ridere. Rotolò per terra.

“E tu credi sul serio che mia sorella accetterà?” chiese quando si fu ripreso.

“Non trovo la cosa divertente. Potrebbe anche dirgli di sì.” Tenten  si era offesa.

“Dai tesoro. Temari è una bisbetica non si piegherà agli obblighi e doveri di una brava e remissiva mogliettina.”

“Crede sul serio, Altezza?”

“Ci posso scommettere un braccio.” Disse baciandole una spalla.

L’odalisca lo abbracciò: “Sentirete la mia mancanza?”

Kankuro si girò a guardarla sorpreso, era la prima che gli faceva una tale domanda.

“Bhe presumo di sì, ma non sarà una rinuncia pesante se è quello che vuoi.” Replicò quasi sorpreso delle sue stesse parole.

“Grazie.” Sussurrò lei baciandolo.

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Capitolo 10
*** FASE TRE: GABBIA (modificato) ***


CAPITOLO IX

FASE TRE:  GABBIA

 

“Hinata non puoi pretendere davvero che un bifolco come quello possa capire.” Le aveva detto Tenten quella sera.

“Naruto avrebbe dovuto solo credermi.” Replicò convinta pettinandosi i lunghi capelli neri.

“Prova a metterti nei suoi panni. Risulterebbe per qualunque uomo credere che il mio fratellino sia stato tanto scemo.” Sbottò Kankuro affacciandosi al disopra della spalla nuda dell’odalisca.

“Però …”

“Non trovargli giustificazioni. Quello in questo momento deve avere qualche altra cosa per la testa … magari un’altra.” Continuò il principe affondando il viso nel collo della cinese.

Le due schiave si guardarono terrorizzate, nessuno doveva sospettare che avessero in mente di fuggire, per cui Tenten si voltò verso il padrone rubandogli un appassionato bacio.

Hinata abbassò lo sguardo arrossendo, era stupita dalla naturalezza con la quale i due si scambiavano effusioni davanti a lei. Di sicuro Gaara non era tanto sfacciato ed irriverente e di questo non poteva che esserne contenta. Si alzò lasciandoli soli.

Si sentiva ancora una bambina confronto alle sue coetanee: Ino era la cortigiana del Re, Sakura se la spassava con l’ombroso capitano, Tenten la favorita del principe Kankuro e lei invece? Non sapeva nemmeno che sapore avesse un bacio, ma uno vero dato per amore.

“Come mai quella faccia?” chiese improvvisamente Naruto apparso da chi sa quale passaggio segreto.

“Non farlo mai più! Mi hai fatto prendere un accidente.” Rispose lei mentre cercava in qualche modo di dominare i battiti del suo cuore.

“E’ tutto il giorno che ti cerco. Volevo scusarmi con te per l’altra sera, ma vedi il fatto è che sono nervoso. Ti giuro non era mia intenzione ferirti.”

“Però lo hai fatto.” Disse  sedendosi su una delle panche dell’atrio.

“Mi spiace sul serio.”

“Allora accetterai l’aiuto del mio principe?” chiese ancora.

Lo aveva fatto senza volerlo, quello che faceva inviperire Naruto non era il fatto che fosse ancora illibata o meno. Il vero motivo che gli faceva salire la bile era che lei chiamasse quel despota rosso in quel modo. Cercò di dominarsi per evitare di tornare a discutere.

“Il tuo coso lì … sei sicura che ci aiuterà e non farà la spia al padre?” replicò acido lui.

Hinata sorrise prima di rispondere: “Gaara mira al trono e vuole salirci il più in fretta possibile e sa che una rivolta potrebbe fargli comodo … il padre sarebbe distratto da altre cose così come Kankuro e durante la loro assenza nulla gli proibisce un colpo di Stato.”

“Tradirebbe suo padre? Dai non essere sciocca.”

“Lui odia il Re. Non lo ha mai considerato un pretendete al trono. Vuole mostrargli che anche lui come i suoi fratelli potrebbe essere il futuro Kazekage.”

Naruto rabbrividì, forse, dietro quella maschera di falsa cordialità e gentilezza si nascondeva il vero Caino dei Sabaku.

“Va bene. Ti farò sapere quando terremo la prossima riunione.” Bisbigliò alzandosi, ma Hinata lo trattenne per una mano.

“Naruto devi sapere …”

Il biondo le mise un dito sulle labbra scuotendo la testa: “Non mi interessa. Credo che prima o poi lo scoprirò da solo.” Sussurrò prima di allontanarsi.

Temari nel buio continuava a fissare quell’angolo vuoto da giorni, non vedeva l’ora che quel dannato ricevimento fosse finito. Pensare che il suo cane passava tante ore accanto a quella intrigante la faceva imbestialire senza un vero motivo. Mentiva addirittura a sé stessa pur di negare il fatto che Shikamaru le mancasse molto. La sua stanza sembrava vuota senza la sua silenziosa quanto irriverente presenza.

Teneva fra le mani il collare di pelle, vuoto. Il moro non aveva più alcun segno distintivo per ricordare a tutti che apparteneva solo a lei. Arrossì ricordando di come lo aveva abbracciato quella notte, si odiava per avergli dato dimostrazione della sua fragilità. Era strano anche solo pensarlo l’unico essere di sesso maschile del quale si fidava ciecamente.

Si avviò verso la sala da pranzo, le sarebbe bastato vederlo anche solo per un secondo, si nascose dietro una colonna per osservare meglio la scena, se solo quella cretina osava sfiorarlo l’avrebbe fatta a pezzi.

“Padrona Tayuya.” Si inchinò con rispetto.

La ragazza era la cugina in secondo grado di Temari e si trovava a corte per una visita di piacere allo zio. Aveva messo gli occhi sullo schiavo fin dalla prima volta che lo aveva visto seduto accanto alla principessa e senza lei nei dintorni si era fatta coraggio.

“La tua padrona ti ha abbandonato?” domandò ironica tentando di sfiorargli con un dito il viso.

Shikamaru senza tanti complimenti le afferrò il polso con decisione: “Perdonate, ma non credo che vostra cugina gradirebbe che toccaste le cose sue.”

“Una persona non è certo un oggetto ed in questo momento non c’è.” Rispose sorridendo lei.

Shikamaru aveva gettato uno sguardo distratto alla colonna alle sue spalle ed era sicuro che qualcuno li stesse spiando. Solo quando Temari si sporse per osservarli la riconobbe. Sorrise c’era da divertirsi, adesso.

“Avete ragione, lady Tayuya.” Replicò sornione permettendo alla donna di abbracciarlo. Lui restò immobile come un buon schiavo doveva fare.

“Devo ancora capire come fa mia cugina a non trovarti interessante …” sussurrò serrando le labbra sull’orecchio.

“Perchè lei non si abbasserebbe mai a far sesso con uno schiavo.” Precisò orgoglioso e solo in quel momento si scostò velocemente per evitare il pugno che colpì in pieno la giovane che svenne.

Temari era in piedi come una splendida dea della guerra che tremava di rabbia, come osava quell’insignificante donna toccarlo? Perché quell’idiota lo aveva permesso?

“Non posso proprio lasciarti solo! Possibile che tu non sappia difenderti da queste stupide?!” gridò lei.

Era senza dubbio splendida nella sua furia, Shikamaru ne restava sempre ipnotizzato o meglio stregato dal fascino che emanava anche in quelle situazioni. Non gli importava se in quel momento lo avrebbe picchiato a sangue, era sempre unica per lui.

“Sono uno schiavo. Mio dovere è ubbidire ai padroni.” Replicò secco.

Lei si voltò a guardarlo sempre più furente: “IO sono la tua padrona! Devi ubbidienza cieca solo a ME!”

“Non credo. Almeno fino a quando sarò libero da quello stupido collare.” Replicò improvvisamente trovando il coraggio.

“Insolente!” tentò di colpirlo con il frustino che aveva alla cinta, ma il moro fu più veloce nel bloccarle le braccia dietro la schiena.

“Seccatura devi proprio imparare a trattare il tuo cane. Ti ho già detto di non sfidarmi quando sono libero di muovermi.”

“Lasciami!” ordinò lei doveva allontanarsi quanto prima, il contatto continuo con il torace di lui la faceva sentire strana.

“Solo quando vi sarete data una calmata. Ma che vi prende in questi giorni?” chiese senza allentare la presa.

“Mi hai lasciata sola.” Fu l’inaspettata risposta sfuggita alle labbra di lei.

“Cosa?” chiese quanto mai perplesso.

Temari arrossì, ma perché aveva detto una cosa simile? Come aveva potuto cedere in questo modo?

“Hai capito male. Io volevo dire …”

Shikamaru lasciò la presa, come poteva ancora essere arrabbiato dopo una risposta tanto sincera? Si aspettava la solita punizione e serrò gli occhi in attesa della frusta .

… ma lei non aveva nessuna intenzione di picchiarlo, almeno quel giorno e senza sapere il perché lo aveva baciato su quelle labbra calde. Un bacio lieve, che poi si era fatto più profondo ed intenso.

Lui non aveva opposto la minima resistenza nemmeno all’ingresso di quella lingua tra le sue labbra. Non era un bacio d’amore, ma dettato dalla profonda disperazione nel cuore della donna al pensiero di separarsi da lui. Shikamaru non poteva ricambiare quel sentimento e nessun altro tipo d’emozione con la principessa guerriero. Lei voleva rendere schiavo ciò che era l’unica cosa libera in lui: il suo cuore.

Temari si allontanò bruscamente, restò per un attimo a guardarlo senza rendersi nemmeno conto di quanto era appena accaduto. Il volto del ragazzo era inespressivo come se non fosse successo niente. Questo la faceva infuriare perché gli aveva mostrato ancora una volta la sua debolezza di quanto nonostante ogni dannata ferita che gli infliggeva lei avesse bisogno del suo cane.

“Padrona, devo andare  Naruto mi sta aspettando.” Le disse con la solita voce calma.

“Io ti odio! Perché non muori? Così, forse, riuscirò a liberare il mio cuore dalla dannata angoscia che tu gli provochi! Così, forse, potrò tornare ad essere padrona del mio corpo e del mio essere!” gridò la principessa iniziando a colpire con i pugni il torace del ragazzo senza smettere di piangere.

Lo schiavo si limitò a stringerla forte a sé per placare quei singhiozzi, non poteva farsi incastrare da lei, non in quel momento quando era stato nominato capo della rivolta ed avrebbe dovuto farle del male per andarsene.

“Perdonami, Principessa.” Sussurrò al suo orecchio.

Lei lo guardò sorpresa, mentre troppo tardi voltandosi si accorse che sulla soglia della stanza era comparso suo padre.

“Figlia ingrata! Con che coraggio osi farmi questo?!” gridò tentando di colpirla, ma Shikamaru lo bloccò.

“Cane rognoso …”

 “Non toccarla o ti uccido.” Ringhiò Shikamaru estraendo dalla cintola il kunai rubato qualche sera prima.

“Non osersti!”

“Pensi che possa davvero importarmi di morire?” replicò lui mantenendo salda la presa.

“Richiama il tuo mastino. Te lo ordino!” gridò rivolto alla figlia.

Temari appoggiò una mano sulla spalla di Shikamaru che docilmente si accucciò al suo fianco.

“Scusami padre.” Replicò lei, finalmente era tornata padrona di sé.

“Non puoi lasciarlo qui!” balbettò l’uomo.

“Andiamo vieni Shikamaru.” Ordinò lei sbattendo i tacchi per terra.

Appena si furono allontanati il Re del deserto chiamò con un gesto una delle sue guardie personali.

“Tieni d’occhio quell’insolente, Sasori.” Sussurrò a denti stretti.

“Come ordina.” Replicò prima di sparire.

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Capitolo 11
*** FASE QUATTRO: I TRADITORI ***


 

CAPITOLO X

FASE QUATTRO: I traditori

 

Sasuke si sciolse dall’abbraccio di Sakura e seduto sul letto si mise a guardare fuori dalla finestra, il silenzio del ghetto era quasi innaturale, ma in quel momento non parve darci il dovuto peso. Quanto tempo era passato dal giorno in cui aveva deciso di rinnegare il suo passato a parte lei? Quella donna che dormiva tranquillamente al suo fianco avvolta in una soffice nuvola di capelli rosa. Ne prese una ciocca in mano e si lasciò inebriare dal profumo di orchidea.

“Sasuke sei già sveglio?” chiese lei aprendo gli occhi.

“Sì. Devo tornare al lavoro, la festa è finita.” Bisbigliò chinandosi a baciarla.

“Perché non resti ancora un poco?” chiese accucciandosi più vicina, la pelle del ragazzo era fredda rispetto a quella tiepida di lei.

“Stavo pensando e se chiedessi Konoha al re del deserto come premio?” domandò all’improvviso.

Sakura si appoggiò sui gomiti con fare malizioso, lasciando che il lenzuolo scivolasse verso le natiche.

“Vuoi diventare il nuovo Hokage?” sussurrò accarezzando con un dito la spalla del moro.

“Una prospettiva interessante, ma pare che anche qualcuno di nostra conoscenza miri a quel posto.” Disse gettando un’occhiata distratta a quelle piccole ciliegie rosee.

La ragazza si mise a sedere ed iniziò a mordicchiare lievemente il collo del compagno salendo con una lentezza esasperante fino all’orecchio. Sapeva quanto questo poteva eccitare Sasuke.

“Ti seguirò ovunque vorrai mio Signore.” Bisbigliò lei prima di mordergli l’orecchio.

Il capitano stava cercando di mantenere la decisione di andarsene, per dare il cambio ad una guardia, ma quella donna sapeva dove colpire per far cedere ogni difesa. Si voltò e fece scivolare Sakura dolcemente sul letto. Si chinò su di lei per baciarle i capezzoli e per poi scendere fino alle grandi labbra. Lei inarcò la schiena quando quella lingua impertinente iniziò il suo gioco. Poi il ragazzo la penetrò con dolcezza come se temesse di farle male. Le gambe di lei si chiusero sopra quel sedere tornito. Un sensuale invito erano quelle labbra rosse alle quali strappava mille e cento baci e più il ritmo incalzava più quei baci parevano trascinarlo dentro lei. Entrambi ebbri del piacere che sapevano trarre l’uno dall’altra ogni volta. Si addormentarono avvinghiati, esausti vittime della loro passione.

Presto sarebbe stato chiamato Neji Hyuga Hokage della nuova Konoha, marito della Principessa Guerriero che solo lui era riuscito a domare. Non che gli fossero mai piaciute le donne di quel tipo ed ancor meno Temari, ma il suo ruolo era fondamentale nella riuscita della scalata al potere. Aveva venduto tutti gli amici e perfino la cugina al Principe rosso, pur di restare libero. Sarebbero stati tutti immolati come sacrificio al Dio Shukaku che quello schiavetto preferito da Temari non avesse fatto richiesta di salvarli. Avrebbe fatto mangiare a quell’orgoglioso di Nara la sabbia e nulla poteva fermarlo ormai. Da quando Konoha era stata distrutta parecchi anni prima, si erano spezzati i legami tra la casata Cadetta e quella Principale. Il simbolo inciso sulla sua fronte ormai era paragonabile ad un tatuaggio del quale ne avrebbe fatto la bandiera della sua nuova Konoha. Lui aveva potuto accrescere il suo potere lontano dalle catene. Se poi Temari non si fosse concessa a lui, poco importava, poteva sempre ripiegare su Tenten. Un tempo l’aveva amata, ma quel sentimento era stato soffocato a colpi di verza. Lei sarebbe stato un divertente passatempo.

“Mi fa piacere vedere che state bene.” Disse il Re della sabbia

“Grazie, Maestà la vostra benevolenza mi onora.” Replicò chinando il capo.

Kankuro sputò per terra disgustato da tanta falsa modestia, ricevendo uno sguardo severo dal padre.

“Mia figlia si trova nei giardini pensili. Andate pure da lei.” Disse il Re facendo cenno ad uno degli Akazuki, la sua guardia  personale, di scortare il giovane. Troppa gente di Konoha lavorava a palazzo.

La principessa stava eseguendo alcune figure di Tai-chi quando lo vide arrivare. Si bloccò ora il suo fluire del suo chakra era interrotto da quella sgradevole presenza.

“Non mi pare di averti invitato.” Rispose acida.

“Siete sempre bellissima, mia Signora.” Replicò ignorando il commento.

Tentò di baciarle la mano, ma la ragazza lo spinse a terra con un gesto deciso.

“Ti ho forse dato il permesso di toccarmi?”

“Quanto fai la difficile. Ma io conosco un modo per farmi obbedire da te.” Aggiunse schioccando le dita.

Due Akazuki si presentarono trascinando un recalcitrante Shikamaru che nonostante le ferite continuava a fare resistenza.

“Non sei capace di affrontarmi da solo?” rantolò il moro.

“Mi occorre il tuo aiuto per convincere la tua padrona a sposarmi.” Ironizzò Neji puntando al collo dello schiavo un kunai.

Per tutta risposta Shikamaru gli sputò in faccia, la sua saliva mista a sangue a causa dei colpi ricevuti prima.

Hyuga si ripulì con un gesto secco: “Impudente, bastardo!” così dicendo lo colpi all’altezza del costato con il pugnale. Il moro vomitò altro sangue.

“Sei ridicolo. Lei …”

Neji alzò il braccio armato, una seconda volta, ma la frusta di Temari si arrotolò decisa intorno al polso impedendogli di vibrare il colpo.

“Toccalo solo un’altra volta ed io ti spezzo il braccio!” gridò furente.

“Hai visto come si preoccupa per il suo cagnolino?” il tono della voce era ironico.

Shikamaru si limitò a guardarlo, ricevendo in cambio una ginocchiata al viso.

“Mi basta un semplice Sì e dico alle guardie di lasciarlo.” Sibilò sfiorando con un dito quella labbra.

Temari non fece in tempo a replicare, Neji lanciò un grido acuto, si udì uno strappo.

“Non toccarla.” Borbottò Shikamru stringendo fra i denti un lembo dei pantaloni del ragazzo.

“Bestia immoda!” replicò accarezzandosi la natica con i segni evidenti della dentatura dello schiavo.

La Principessa a stento riusciva a non ridere.

“A quanto pare non stai simpatico al mio cucciolo.”

Il moro la guardò storto, da quando era il suo cucciolo?

“Me la pagherete.” Così dicendo con un gesto ordinò agli Akazuki di seguirlo e lasciando lo schiavo a sedere sul prato.

“Tu sei tutto matto.” Sussurrò lei pulendo il viso dal sangue.

“State bene, padrona?” chiese stupito da quel comportamento insolito.

“Non guardarmi come se vedessi un mostro.” Sorrise mentre gli si sedeva accanto.

“Deve aver ricevuto un brutto colpo in testa.” Le disse ancora.

“I bravi cuccioli non dicono queste cose irriverenti.” Rise toccandogli la punta del naso con un dito facendolo cadere a sedere.

Shikamaru era sempre più convinto che quell’amazzone non era la sua Temari, ma che cosa le era successo per farla cambiare in quel modo nei suoi riguardi? Si rifiutò di credere che il miracolo fosse dovuto ad un bacio quanto insignificante che una padrona dona al suo schiavo. Insignificante? Davvero lo era stato? Perché non riusciva a scordarsi quel corpo morbido premuto contro il suo? Il giorno della rivolta era vicino e lui si stava facendo distrarre. Doveva rimanere lucido o le vite di molti sarebbero state a rischio. Si impose di pensare quel bacio come  un evento senza importanza.

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Capitolo 12
*** FASE CINQUE: TI ODIO ET AMO ***


CAPITOLO X

FASE CINQUE: TI ODIO ET AMO

 

Il Principe Gaara si presentò alla riunione e si accomodò per terra come se fosse uno di loro. Solo il suo modo di sedersi poteva far capire che apparteneva ad un ceto sociale differente da tutti gli altri per lo più sdraiati per terra oppure appoggiati sui gomiti, ma quando Shikamaru fece il suo ingresso tutti scattarono in posizioni più composte.

“Sua Altezza, siamo onorati dell’aiuto che gentilmente ha voluto offrirci.” Disse Nara piegando leggermente la testa in segno di rispetto.

Il rosso sorrise, per la prima volta si trovava davanti una persona che non cercava di compiacerlo, pareva sincero anche dal tono usato.

“Sappiate comunque che per pochi di voi la fuga avrà successo. Mio padre quello che non rende schiavo … disintegra.” Rispose calmo consapevole di essere in una situazione di svantaggio.

“Ci darete una mano o no?!” chiese stizzito Naruto che non sopportava quelle maniere affettate.

“Io posso darvi aiuto dall’interno ad una condizione.” Rispose Gaara.

“Ci avrei giurato!” gridò il biondo.

“Sarebbe?” chiese con la solita calma Shikamaru.

“Le ragazze dovranno restare.”

Naruto lo afferrò per il bavero della mantella, i loro visi erano vicini ed anche se quello del principe non mostrava particolare emozione; espressa invece chiaramente dal viso dell’altro. Mentre intorno a loro, molti avevano preso a gridare infuriati contro quella pretesa assurda. Sapevano bene che erano proprio le donne a pagare il prezzo più caro della schiavitù.

“Adesso calmatevi! Per quanto possa essere ingiusto ha ragione.” gridò Shikamaru dividendo i due. Impossibile era non notare il numero dei consensi che il moro con le sue parole riusciva ad ottenere.

“Andiamo non sarai sul serio d’accordo con lui?” chiese Kiba alzandosi in piedi dopo che il silenzio fu calato nella stanza.

“Non possono farcela e questo lo sapete bene. Il deserto di Suuna miete vittime anche tra i suoi stessi abitanti.” Rispose il moro.

“Vuoi quindi abbandonarle al loro destino?” domandò Lee.

“Non ho mai detto questo, ma vi siete guardati? Siamo tutti affamati, stanchi e privi di energia. Come potete pensare che se non possiamo farcela noi, altri possano sopravvivere?”

“Io non lascio Hinata qui!” precisò convinto Naruto.

“Sei proprio stupido. Dovresti dare retta al tuo capo.” Rispose il Principe senza scomporsi.

“Per consentirti ancora di fare i tuoi comodi con lei?” sbuffò stizzito.

“La tua quindi è solo questione di gelosia?” chiese ironico Gaara.

“Io non sono geloso.” Replicò arrossendo fino alla cima dei capelli.

“Si tratta di un ragionamento che non fa una piega. Anche la gente di Akasuna pensa che non possiamo fuggire tutti.” Replicò Kakashi entrando.

Si avvicinò al gruppo e mise una mano sulle spalle di Nara: “Allora sei pronto per comandare la tua prima missione?”

“Missione … da quanto tempo non udivo questa parola. Da quando mi hanno separato da mia madre.”

“Beh ti sei mostrato degno dei tuoi genitori comunque.”

“Grazie, Kakashi Sensei.” sussurrò mentre le guancie si coloravano di un lieve rossore.

Kakashi Hayate, un tempo capitano della Guardia Ambu che proteggeva Konoha. Ora padre putativo di quei pochi che sarebbero riusciti a sopravvivere a quel deserto per decisione del consiglio di Akasuna. Non aveva replicato quando gli era stato ordinato di andare con i ragazzi, anche se in parte temeva di non essere degno di un compito tanto importante. Se non fossero stati schiavi, molti dei ragazzi che si trovava davanti potevano aver superato l’esame di Chunnin a pieni meriti. Ma ancora le parole del Sennin Orochimaru rimbombavano nelle sue orecchie: “parole senza importanza all’attuale stato delle cose.” Davvero era così? L’eredità della foglia sarebbe morta con lui? Quei ragazzi che per anni non avevano ricevuto addestramento potevano riuscire in almeno una delle tecniche che gli avrebbero salvato la vita? Con questa ansia nel cuore, l’uomo condusse via dal gruppo Naruto e Shikamaru.

Stava cominciando ad albeggiare, quando il ruggito della leonessa bionda echeggiò nei corridoi insieme allo schioccare della sua frusta.

“Cagnaccio rognoso dove sei?! Vieni fuori o me la prendo con il primo dei tuoi compagni che trovo!” gridò Temari inferocita.

Chiunque la udiva correva a nascondersi, sapendo bene che quando la principessa era di quell’umore poteva scorticare vivo chiunque le si avvicinasse. In realtà lei stava malissimo, quella notte non aveva chiuso occhio e solitamente non accadeva che il suo animaletto stesse tanto tempo fuori. Era sempre rientrato a dormire nello angolo prima del suo risveglio. Però non ieri. Con chi diavolo aveva passato la notte? Perché era diventato tanto sfrontato? Ok, lo era sempre stato, però in quei giorni sembrava volerla sfidare.

“Mi cercavate?” chiese con fare ingenuo comparendole al fianco e facendola sussultare.

“Non osare mai più farmi un simile scherzo.” Replicò lei offesa, ormai non riusciva ad essere più cattiva con lui.

“Una tunica nuova. Il colore rosso vi dona.” Bisbigliò Shikamaru sapendo quanto quel genere di complimenti la mettevano in imbarazzo.

Si voltò a guardarlo ed il ragazzo sentì un brivido freddo lungo la schiena, quando lo fissava in quel modo non gli piaceva affatto. La donna si avvicinò mettendogli le braccia attorno al collo e si alzò sulle punte per sussurragli all’orecchio: “Trovo che sia un abito scomodo, perché non me lo togli?”

A Shikamaru per poco non venne un colpo, una fitta al suo dannato basso ventre gli ricordò improvvisamente che la sua padrona era anche una donna.  Violenta, possessiva e dispotica, ma pur sempre femmina e per giunta della razza più bastarda.

Si divincolò dall’abbraccio: “Scordatelo, tu non mi piaci proprio, Seccatura.”

“Io ti voglio … MORTO!” gridò lei iniziando a rincorrerlo per il corridoio.

“Con quel peso che ti porti dietro non mi prenderai mai!” sghignazzò lui facendole una boccaccia. Era starano come poteva passare a darle del lei al tu con tanta facilità, ma la Principessa pareva non averci fatto caso.

 “Non ci giurare!” ringhiò Temari sforzandosi di tenere il passo.

Correva davvero veloce per essere uno legato da sempre ad una catena, lei faticava a raggiungerlo e dire che si allenava tutti i giorni.

Lo schiavo scomparve dentro una delle stanze riservate a Temari, ce ne era voluto per seminarla, si sdraiò sul letto ansimando per lo sforzo. All’improvviso se la ritrovò a cavalcioni.

“Preso!” rise appoggiando tutto il suo peso sulle braccia per inchiodarlo al materasso.

Era splendida con i capelli arruffati per la corsa che gli cadevano morbidi sulle spalle dandole un aria meno marziale, quasi, sensuale. La tunica lasciava scoperte le cosce sode e ben tornite e la scollatura gli permetteva di intravedere a causa della posizione poco composta il roseo frutto del seno. Distolse lo sguardo arrossendo. Poi fece una cosa che per uno schiavo poteva considerarsi folle.

“Sicura?” chiese sornione, mentre con un gesto fulmineo ribaltò la situazione, ora era lui sopra di lei.

Temari non aveva opposto grande resistenza, le braccia bloccate ai lati della testa ed il suo seno che sfiorava il torace muscoloso di Shikamaru. Era eccitata, dannazione a lui, gli avrebbe permesso qualunque cosa in quel momento. No, non poteva cadere così in basso e per uno schiavo tra le altre cose!

“Se non mi lasci ti faccio male.” Replicò seria.

Lo schiavo si accorse subito del cambiamento di umore della padrona, anche se in quel momento aveva tutte le voglie del mondo tranne quella di abbandonare quella comoda posizione. Ecco che come al solito quella donna sapeva essere tanto sensuale, ma anche tanto volubile in situazione di svantaggio. Si accucciò ai piedi del letto cercando di calmare l’euforia che lo pervadeva.

Temari si sistemò i capelli davanti allo specchio, sapeva che la stava osservando e stranamente si sentiva a disagio. Non era il solito sguardo sfrontato, ma qualcosa molto diverso. Quegli occhi d’ematite sembravano ora due profondi abissi nel quale si sarebbe persa volentieri.

“Sei bellissima, seccatura.” Bisbigliò dal suo angolo.

Quella fu una delle rare volte in cui decise di non punirlo per quella frase. Per quanto ormai le sarebbe stato difficile picchiarlo per qualunque altra ragione. Se all’inizio usava la frusta per placare la sua insoddisfazione, dopo quel bacio qualcosa in lei era cambiato. Non aveva più bisogno della forza per ottenere obbedienza ed anche se l’atteggiamento del suo animaletto era uguale poteva capire che nell’intimo qualcosa stava mutando.

All’improvviso Neji apparve sulla soglia della camera, appoggiandosi alla colonna esibiva un foglio.

“Nessuno ti ha dato il permesso di entrare.” Disse Temari coprendosi con la mantella.

Shikamaru restò a fissarlo senza spostarsi dal suo angolo, se solo avesse osato toccare la padrona questa volta altro che morso sulle natiche ci avrebbe rimediato.

“Presto non avrò bisogno del permesso di nessuno. Dopo la festa di compleanno di tuo padre ci sposeremo, fiorellino.” Replicò sornione.

“Nemmeno se mi obbligassero.” Ringhiò lei.

“Tesoro, ma tuo padre lo ha già firmato il nostro accordo. Non puoi proprio rifiutarti.” Aggiunse vittorioso sventolandole il contratto davanti.

La bionda lo afferrò e cercando con lo sguardo qualche cavillo che le permettesse di opporsi al padre. Shikamaru restando sempre a gattoni le si appoggiò ad un fianco per attirare la sua attenzione.

“Mi spiace doverti comunicare che una delle principali regole di questa alleanza è che ti disfi del tuo cagnaccio.” Aggiunse sorridendo Neji.

“Scordatelo! Lui resta con me.” Replicò lei appoggiando una mano sulla testa del ragazzo.

“Non posso davvero permetterti di avere un amante. Cerca di capire.” Continuò imperterrito Hyuga.

Shikamaru scattò in piedi ed afferrò il polso di Neji con forza: “Finché io respiro o vivo lei non ti apparterrà mai.” disse calmo.

“Non potrai fare molto visto la tua misera condizione. Io sarò il nuovo Hokage di Shin Konoha e tu? Cosa offri al Re del Deserto per sua figlia?”

“Adesso lascialo andare, obbedisci.” Ordinò lei.

Il moro parve non averla nemmeno udita, fu solo quando lei tirò la catena ed il collare gli mozzò il respiro che lasciò la presa. La guardò offeso mentre tornava ad accucciarsi ai piedi del letto. Perché gli aveva impedito di spaccare la faccia a quel traditore arrogante?

“Ora puoi andartene.” Disse poi rivolta al futuro sposo.

“A presto, mia signora.” Le baciò la mano prima di uscire tronfio del suo successo.

La principessa si voltò verso lo schiavo: “Dai smettila di fare l’offeso. Non potevo permettere che finissi nei guai.”

Shikamaru voltò la testa verso il muro senza rispondere.

“Non fare il ragazzino! Poi se lo sposo non sarà la fine del mondo.” Sospirò lei.

“No?” chiese acidamente lui.

“Adesso ti prendi pure il lusso di essere geloso?” domandò sorpresa.

“Dimenticavo che sono il tuo animaletto. Non sono una persona con dei sentimenti, vero?” ringhiò lui fissando cocciuto la parete.

“Quanto la fai lunga.” Bisbigliò lei al suo orecchio accarezzando i capelli scuri.

Un brivido percorse la schiena del ragazzo, dannata, ma perché proprio ora doveva mettersi a fare la gattina con lui? Si scostò bruscamente, il sedere morbido di lei appoggiato alla sua schiena lo metteva a disagio. Poi all’improvviso una idea gli balenò in testa.

“ … e se dopo le vostre nozze diventassi il preferito di Ino? Infondo non sarebbe poi male … l’amante della futura Regina …” aggiunse furbo.

Sentì il corpo di Temari irrigidirsi, lo colpì con un calcio sulla colonna vertebrale costringendolo a voltarsi a supino. Lei gli si mise a cavalcioni e tentò di strozzarlo a mani nude, lo schiavo la bloccò a pochi centimetri dal collo. Era una furia, stava lottando con ogni briciola del suo essere. Non riuscendo ad avere la meglio nello scontro fisico afferrò uno dei Kunai che teneva sul comodino conficcandolo sul pavimento a pochi centimetri dall’orecchio di Shikamaru. I loro corpi premevano l’una sull’altro quando la principessa gli sussurrava: “Piuttosto che suo, ti ammazzo con le mie mani. Razza di bastardo, impudente.”

 

 

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Capitolo 13
*** FASE SEI: SONO UMANE SITUAZIONI ***


CAPITOLO VII

FASE SEI: SONO UMANE SITUAZIONI

 

Tenten singhiozzava sommessamente in un angolo della stanza, ancora sconvolta dalla crudeltà espressa da Neji nei confronti di Kiba che agonizzava sanguinante davanti a lei. Era successo tutto troppo in fretta, perché lei potesse ricordare con chiarezza gli avvenimenti. Teneva la testa del bruno sulle gambe, accarezzandolo dolcemente, mentre quel corpo martoriato dalle torture inflittegli, sussultava.

“Vado a chiamare qualcuno.” Disse lei.

Il ragazzo le strinse la mano: “No tra poco starò meglio. Non mi ha fatto niente.” tentò di sorridere per rassicurarla.

“Perché lo hai fatto?” chiese ancora non riuscendo a fermare le lacrime.

“Non potevo permettere che ti facesse del male.” Replicò alzandosi a fatica sulle sue gambe.

Kiba Inozuka, un ragazzo dal cuore gentile, si era sobbarcato ad insaputa di lei il compito di proteggerla dalle violenze di Lord Neji, già, un tempo loro amico. Ora invece un essere ambizioso e crudele. Conosceva bene la fisiologia di un corpo umano, sapeva come infliggere torture dolorose facendo restare in vita chi le subiva e provava una gioia immensa quando si trattava di uno appartenete al gruppo di quell’insolente di Nara. Lui godeva della protezione di Temari, ma tutti i suoi stupidi leccapiedi, no. Il sospetto che stesse tramando qualcosa ai suoi danni lo rendeva furioso ed il solo pensiero che la sua futura sposa potesse giacere con il suo animaletto lo rendeva folle di gelosia. Per quanto riguardava invece quella specie di verme rannicchiato ai suoi piedi, beh, picchiarlo era stato un modo come un altro per dimostrare la sua superiorità. Sentirlo gridare quando il gatto a nove code strappava la pelle mettendo il luce muscoli e sangue, godere nel schiacciare la testa di quel selvaggio figlio di Konoha, sentire le sue ossa spezzarsi sotto il peso del suo corpo. Eppure nonostante tutto era ancora in sé, avrebbe voluto strappare dalle orbite quegli occhi, ma il grido disperato di Tenten lo aveva fermato. Respirava ancora l’Inozuka quando li aveva lasciati.

“Kiba, sei davvero sicuro di farcela?” sussurrò gettando una occhiata al braccio che penzolava inerte sul fianco sinistro.

“Non preoccuparti. Mi a solo lussato la spalla e rotto qualche osso.” Scherzò mentre una fitta di dolore gli attraversava il corpo.

“Secondo te sospetta qualcosa?”

“No, solo che è un vigliacco. Come poteva volerti fare tanto male?” domandò guardandola in viso.

Tenten aveva ancora un evidente livido ad un lato della bocca, probabilmente sarebbe morta senza l’intervento dell’amico. Era sicura che se fosse stato in altre condizioni fisiche avrebbe potuto tenergli testa, ma ora che lo osservava meglio si rendeva conto di quanto dovesse aver sofferto. Poteva sentire le ossa del costato tanto era magro e tirare i sassi giù alla cava richiedeva una grande forza. Profonde ferite sulla schiena indicavano che la guardia Ambu si era divertita parecchio a frustarlo la mattina e le profonde ferite sul petto, dovute a Neji che con un kunai lo aveva torturato. Si chiedeva come potesse essere ancora vivo.

“Grazie, ma lascia che mi prenda cura di te.” Rispose facendolo sedere sul letto.

Con gesti aggraziati la ragazza, medicò quelle ferite, bendò il torace e poi lo fece sdraiare. Doveva riposare.

“Se mi vedono qui verrai sgridata.” Le disse tentando di alzarsi.

“Rimettiti sdraiato invece di dire le solite fesserie.” Dolcemente lo costrinse nuovamente a letto. Lei sarebbe rimasta a vegliarlo, una mano sfiorava i capelli scuri, mentre l’altra la teneva stretta nella sua. Kiba chiuse gli occhi, ma faticava a prendere sonno a causa del dolore.

“Ten se non dovessi farcela.” Bisbigliò improvvisamente.

“Ehi non vorrai mollare proprio ora che stai per sciogliere le catene, vero? Poi quell’impiastro di Naruto come farebbe senza di te?” rise in maniera sommessa.

“Ascoltami ti prego.”

Tenten gli mise un dito sulle labbra per obbligarlo al silenzio, se avesse continuato a parlare prima o poi sarebbe comparso il principe Kankuro.

“Non vorrai svegliare il mio signore, vero? Lui è molto meno comprensivo di me.” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra. Kiba alzò lievemente la testa per appropriarsi di quel tesoro che da tempo bramava. Tenten spalancò gli occhi sorpresa per quel bacio del tutto inaspettato e lo allontanò con dolcezza.

“Sei un birbante.”

“Ti amo.” Bisbigliò prima di chiudere gli occhi.

Fu allora che Tenten scoppiò in un pianto liberatorio, addolorata per non poter ricambiare il sentimento, triste per aver visto fino a che punto aveva condotto la follia il suo Neji. Perché nonostante questo le era impossibile non amarlo.

 

“Vigliacco! Ti ci vogliono altri due uomini per tenermi ferma!” ringhiò Temari dopo aver steso il secondo energumeno. Ansimava per lo sforzo e sapeva bene che non sarebbe riuscita a resistere ad un'altra aggressione. Era stanca e furente.

“Dove si trova il tuo cagnolino quando hai bisogno di lui? Forse sta infilando il suo osso in qualche buco.” Sghignazzò Neji bloccandola contro la parete.

“Lasciami specie di serpe! O potrai dire addio ai tuo preziosi gioielli di famiglia!” tentò di assestargli una ginocchiata nel bassoventre, ma lui la bloccò.

“Ho sempre amato le donne esuberanti.” Bisbigliò baciandola sul collo.

Temari gli assestò una testata, come si permetteva solo di sfiorarla? Dove era quell’idiota quando aveva bisogno di lui? Si liberò dalla presa facendo perdere l’equilibrio a Neji che cozzò con la testa contro il muro, approfittando del fatto che fosse mezzo intontito gli assestò un calcio tra le gambe. Il ragazzo si piegò su se stesso, lei lo colpì con un altro calcio alla bocca dello stomaco.

“Ti è piaciuto, mio signore?” ironizzò prima di allontanarsi velocemente.

“Maledetta bestia, ma conosco bene il tuo punto debole. Stai sicura che cederai a me.” Sbuffò lui alzandosi.

La principessa Temari la temuta demone del Deserto, non aveva cuore, anima o pietà per nessuno a parte lui …

Lui che le rendeva impossibile la vita

Lui che accendeva il dannato desiderio della passione

Lui il suo animaletto prediletto

Lui che …. Stava uscendo dalle stanze di Ino?!

Era rimasta bloccata nel bel mezzo del corridoio mentre i due si salutavano, non sapeva se era più arrabbiata, delusa o gelosa. Perché quella doveva avere il meglio di tutto prima di lei? Passò velocemente accanto ai due che si scambiarono una occhiata interrogativa e poi lui dietro alla padrona come sempre fedele.

“Padrona?” la chiamò, era la prima volta che lo ignorava e questo gli diede parecchio fastidio.

Senza dire nulla gli levò il collare di cuoio. Poi con un sorriso che sapeva di falso disse: “Vattene dove vuoi.”

“Adesso smettila.” Le aveva dato del tu volutamente per stuzzicarla.

“Perché devi rimanere con il sacchetto degli stracci?” chiese levandosi come se nemmeno fosse presente la divisa per entrare nella vasca.

Lui l’afferrò per un braccio, ma quando la sentì gridare rilasciò la presa facendole fare un bel tuffo.

“Che sbadato che sono!” rise inginocchiandosi sul bordo.

Temari emerse dall’acqua, i suoi occhi sprizzavano fiamme verdi: “Come osi!” così dicendo spiccò un balzo per aggrapparsi al collo del ragazzo che perse l’equilibrio finendo anche lui nella vasca.

“Ti avevo detto di andartene.” Replicò restando ben ancorata con le braccia alle sue spalle.

“Se pensi di liquidarmi senza una spiegazione ti sbagli.” Replicò tentando di non  pensare al seno di lei che premeva sulla sua schiena.

“Ti piace molto, vero?” bisbigliò la principessa abbandonando la stretta.

Shikamaru si voltò, aveva una strana espressione in viso: “Certo ci sono pure andato a letto.”

Temari lo colpì con uno schiaffo, ma il ragazzo restò fermo immobile nella sua posizione.

“Ti regalerò a lei così almeno non ti sentirai solo.” Disse appoggiandosi al bordo della vasca.

“Mi ecciti, Seccatura.” Le bisbigliò all’orecchio.

La bionda si voltò di scatto, il viso dello schiavo era a pochi centimetri da suo e dannazione il suo corpo pareva non ubbidirle.

“Stupido.” Arrossì distogliendo lo sguardo.

“No, la stupida sei tu che credi a tutto quello che dico.” Rise mentre saliva la scaletta.

“Shikamaru.”

“Sì?” rispose voltando la testa.

“Muori!” gridò facendogli la linguaccia.

 

Un grosso grazie a tutti coloro che mi seguono e che mi hanno inserito questa storia tra le loro preferenze ovvero:

1 - alfakein
2 - Amy_Rose
3 - ashara
4 - beabi
5 - Cornelia84
6 - Cyberman93
7 - Elfetta93
8 - gloria7
9 - Kaguya
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14 - LEA91
15 - lelly87
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18 - mary1993
19 - Mat Darkwind
20 - Metallika
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22 - Ramiza
23 - shikatema
24 - sweetprincess
25 - Talpina Pensierosa
26 - Targul
27 - Uriko
28 - vale_03
29 - vale_92
30 - zac

Questo è stato un capitolo di pura transizione, ma spero vi sia comunque piaciuto. Presto un capitolo dove l’azione ha la parte centrale.

RAMIZA beh c’è stato un primo approccio come promesso. Ma gli occhi selvatici di Kiba riusciranno a sostituire quelli freddi del bel Neji nel cuore della piccola Tenten?

GLORIA7 sei sicura che Temari debba mostrarsi più gelosa? Ok vediamo se riesco ad organizzare qualcosa più avanti, ma per il tipo di storia non so se possa essere fattibile.

LATERRESTRECRAZYOFVEGETA: un nick più corto no? Per quanto riguarda le ragazze … questo è un super segreto!! Continua a seguirmi e lo scoprirai…. Ti piace ancora Neji?

Grazie ancora a tutti quelli che mi seguono e che anche mi commentano! Grazie Grazie.

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Capitolo 14
*** FASE OTTO: IL DIVERSIVO ***


 

Capitolo 13

FASE OTTO: IL DIVERSIVO

 

Come previsto quella era la notte di luna nuova e tutto il paesaggio era avvolto dal manto nero delle tenebre. Non si sentiva provenire rumori da Akasuna e gli Ambu erano preoccupati; il loro Capitano si trovava a palazzo e se fosse accaduto qualcosa in sua assenza i poveri malcapitati ci avrebbero rimesso la pelle.

Alcune figure si mossero silenziose nell’ombra, rasenti le mura vicino all’ingresso principale del ghetto.

“C’è troppo silenzio, Kabuto… non son tranquillo.” Borbottò una guardia.

“Sei troppo teso. Questi non sono tanto stupidi da provare a fuggire proprio il giorno del compleanno del re.” lo tranquillizzò il vicecomandante.

Tsunade fece cenno con la testa agli altri due Sennin che si erano appostati nell’ombra proprio sotto i due Ambu. Un’improvvisa nube di sabbia si levò dalla base della recinzione e quando si dissolse agli occhi degli stupefatti guardiani apparvero Gambuta ed un grosso serpente che senza perdere tempo si avventarono sulle porte, sfondandole. Kabuto però era riuscito in qualche modo a dare l’allarme a chi si trovava in zona. Suo interesse era riuscire a sedare la rivolta prima che giungesse alle orecchie del Re. Scontri cruenti ed urla concitate si udirono fuori dalle mura spezzando il silenzio della notte.

“Sono troppo numerosi e noi arrugginiti!” boccheggiò all’improvviso Orichimaru spalla a spalla con Jinraya.

“Non ti mettere a piangere, Ori-chan! Dobbiamo permettere a Tsunade di passare o preferisci subire la sua furia?” rise l’eremita respingendo un soldato con un calcio.

“Tecnica superiore della moltiplicazione!” gridò Orichimaru.

Anche se per poco tempo la loro superiorità numerica permise al gruppo guidato da Tsunade si spargersi ai quattro angoli della città.

“Ricordate che dobbiamo solo distrarli!” disse la bionda rivolta ai tre capitani.

A palazzo nessuno si era ancora accorto di nulla ed i festeggiamenti proseguivano nel migliore dei modi.

“Avvicinatevi Sasuke Uchiha e Neji Hyuga.” Disse con voce stentorea il Re del deserto e proseguì: “vorrei premiare la vostra fedeltà. Potete chiedermi qualunque cosa.”

Il primo a parlare fu il capitano degli Ambu: “E’ già un onore servirvi, ma se fosse possibile avrei due richieste.”

“Avanti ragazzo. Sarò felice di soddisfare entrambe.” Rise l’anziano.

“La prima è di ottenere il permesso di lasciare Suuna e la seconda vorrei portare con me Sakura Haruno.”

“Ci volete lasciare? La cosa mi rattrista, ma sia come desiderate.” Concluse poi si alzò dal trono scendendo la breve scalinata che lo divideva dall’altro giovane. Lo fece alzare in piedi.

“Sua maestà voi mi onorate.” Disse Neji sorridendo mentre l’uomo gli metteva un braccio intorno alle spalle.

“Tu invece mio futuro cognato. Cosa desideri oltre al dono supremo che io ti ho concesso?” aggiunse indicando Temari.

“Shin Konoha. Vorrei essere il nuovo Hokage.” Precisò asciutto.

Naruto fece cadere il vassoio che portava e si mosse veloce per colpire quel bastardo che senza fatica tentava di portargli via il suo sogno. Fu Shikamaru a bloccarlo per un braccio.

“Non essere stupido! Manderai all’aria il nostro piano.” Bisbigliò.

“Sì, scusami.” Rispose raccogliendo quanto aveva versato per terra.

Il re scoppiò a ridere sonoramente: “Mi pare una richiesta più che onesta dopo tutto. Lasciami riflettere.”

“Grazie, mio signore.”

“Figliola mia vieni vicino a noi. Non startene in disparte.” La richiamò il sovrano.

La bionda si spostò meccanicamente, sul suo viso non si leggeva nessuna emozione, nemmeno quando Neji l’attirò verso di sé. Fu un attimo, fulmineo e non visto il moro era scattato in avanti ed afferrato per il collo Hyuga lo aveva sollevato da terra.

“Ti ho già detto di tenere le tue manacce lontano dalla padrona! Lei non gradisce le tue attenzioni.”

Neji a mezz’aria faticava a respirare, la presa dello schiavo era salda e sembrava non voler cedere.

“Riportalo all’ordine! E’ il tuo cane.” Gridò il Re terrorizzato rivolto alla figlia.

“Smettila di fare l’idiota! Lascialo andare.” Ordinò senza particolare enfasi.

Shikamaru non lo sentiva, questa volta nulla lo avrebbe fermato dall’uccidere quel presuntuoso che aveva tradito tutti pur di ottenere il ruolo di Hokage.

“Lo sta ammazzando! Fai qualcosa possibile che tu sia così inetta da non riuscire nemmeno a farti ubbidire da un idiota?!” la rimproverò il Re.

“Mi stai facendo fare una pessima figura. Lascialo.” Questa volta il tono di voce era più alto.

Shikamaru lo gettò a terra per poi tornare ad accucciarsi al fianco della principessa che lo colpì con uno schiaffo dietro la nuca.

“Aioh!” borbottò guardandola storto.

“Non lamentarti pezzo d’asino. Possibile che tu non riesca mai a controllarti?” le fu impossibile nascondere il rossore che le imporporava le guancie.

“Seccatura.” Bisbigliò con la testa appoggiata alle sue gambe.

“Che vuoi?” domandò accarezzando la testa scura.

“Sei sempre più bella.” Rise chiudendo gli occhi per godersi quella coccola fuori programma.

“Grazie.” Sussurrò al suo orecchio.

Shikamaru alzò la testa sorpreso, sorrise prima di tornare a servire gli ospiti.

 

Hinata approfittò di un momento di pausa di Naruto, lo afferrò per un braccio trascinandolo dietro un angolo al riparo da sguardi indiscreti, il viso era di un rosso accesso e si tormentava le unghie delle mani.

“Ciao, cosa c’è?” chiese sollevando il volto della concubina per guardarla negli occhi.

“Ecco io …” balbettava incapace di formulare una frase che avesse senso compiuto.

“Stai tranquilla torno a prenderti.” Le sussurrò all’orecchio.

“Naruto io …”

“Se non mi vedono subito, Shika passerà dei guai. Scusa!” la baciò velocemente sulle labbra prima scappare verso la sala.

Hinata era rimasta ferma, appoggiata al muro.

-Sono solo una stupida. Avrei voluto dirgli tante cose prima che se ne andasse ed invece sono rimasta ferma come una mummia.- scivolò lentamente a sedere ed iniziò a singhiozzare nascondendo il viso tra le mani.

Kabuto si sporse oltre la spalla di Itachi che gli impediva l’ingresso alla sala e con tutto il fiato che aveva in corpo gridò: “Capitano, ci sono problemi ad Akasuna!!!”

Ad un gesto del Re, l’ambu venne fatto entrare nella sala, raggiunta la base del trono si inchinò.

“Cominciavo ad annoiarmi, finalmente si sono mossi.” Bisbigliò Gaara.

Sasuke insieme al Re e Neji stava ascoltando con attenzione la storia nei particolari e rimase stupito quando il suo attendente parlò delle evocazioni. I patti con le bestie sacre dovevano stati essere infranti molto tempo prima. Possibile che il Sovrano del Deserto si fosse dimenticato di farlo? Ciò significava che i rotoli proibiti erano ancora in mano ai Sennin.

“Signore, è il caso di muoversi.” Propose Hyuga.

“Se quegli stolti pensano di fuggire al dominatore dello Shikaku si sbagliano di grosso. Voi dell’Akazuki presidierete questa sala. Io, Sasuke e lord Neji andremo a sistemare le cose nel ghetto.” Ordinò con voce perentoria.

“Padre a questo punto avranno raggiunto il quartiere ricco. Sarà meglio che anche io venga con voi.” Gridò Temari.

“Bene. Vai a prendere le tue armi.” Acconsentì sapendo che non poteva avere miglior combattente di lei.

La principessa corse nelle sue stanze a cambiarsi, quando iniziò a pensare che tutto quello doveva avere un preciso scopo … un diversivo? No, nessuno era tanto intelligente a parte … Scattò veloce verso la sala dove fino a poco fa si era tenuta la festa, le guardie Akazuki erano state bloccate. Un dominatore dell’ombra … nessuno poteva essere in grado di padroneggiare quella tecnica. Cercò con lo sguardo Shikamaru, ma non lo vide e fu solo quando Naruto parlò, lo individuò sulle enormi finestre.

“Siete due stupidi! Vorrei ricordarvi che alle vostre spalle c’è uno strapiombo e che nessuno può sopravvivere ad un simile salto.” Gridò.

“Meglio morire da uomini liberi che vivere in questa prigione!” rispose Uzumaki.

“Shikamaru perché?!”

“Mi ero stufato di essere gentile con te per salvarmi la pelle.” Replicò gelido alzandosi in piedi.

“Vuoi dire che mi hai mentito per tutto questo tempo?” chiese lei la voce le tremava.

“Sono un bravo attore non trovi? Sapessi che fatica sopportarti.” Era evidente che mentiva, ma da quella distanza temari non se ne poteva accorgere. Voleva farle male così in seguito non avrebbe sofferto per la loro separazione.

“Quindi le tue erano tutte bugie?” domandò ancora senza dare il minimo segno che quelle parole l’avessero ferita.

“Sei davvero tanto ingenua da pensare che un uomo con un minimo di sale in zucca possa trovarti interessante più di Ino?” aggiunse anche quando il suo cuore pareva scoppiargli in petto.

“Che stupida, vero? Ti pensavo diverso, invece sei come tutti gli altri stupidi uomini! No scusa bestie senza anima!” ringhiò furente.

“Addio, Seccatura.” Sussurrò prima di gettarsi nel vuoto seguito da Naruto.

“NOOO!” Temari cercò di raggiungerli in tempo per afferrarli, tese il braccio, ma la sua mano riuscì solo a sfiorare le dita del suo animaletto. Restò a fissare il baratro dove lo aveva visto sparire. I suoi occhi erano pieni di lacrime.

Il gruppo capitanato da Yoshino aveva sfondato le porte delle prigione e mentre distribuiva le armi a tutti quelli che erano in grado di combattere. “Dobbiamo proteggere i ragazzi.” Diceva prima di consegnare le attrezzature.

Finalmente liberi, molti iniziarono a saccheggiare i magazzini, uccidendo chiunque si parasse sul loro cammino. Anche le armerie venivano svuotate da un orda assassina di gente che per troppo tempo aveva chinato la testa e che finalmente aveva ritrovato l’orgoglio della foglia.

“Il liberatore è finalmente giunto! Dobbiamo proteggere la fuga del suo gruppo!” gridavano tutti e la voce si sparse come una macchia d’olio tanto veloce che pareva che i soldati della sabbia improvvisamente fossero in numero inferiore.

Chozu ingoiò il tonico di guerra che lo fece diventare di proporzioni enormi, che gli consentirono di eliminare qualunque ostacolo sul cammino delle sue truppe liberando anche il passaggio costituito da case e palazzi per le porte della città. Nessuno pareva in grado di fermarli.

Sasuke grazie allo sharingan riusciva ad evitare di farsi colpire in punti vitali, ma ormai i suoi uomini erano allo stremo. Sapeva che invece quelli della foglia non avrebbero ceduto. Il suo primo pensiero fu per Sakura … dove era mentre stava infuriando la battaglia nel quartiere ricco? Era al  sicuro oppure anche lei se ne sarebbe andata? Ora la cosa principale era riuscire ad impedire che raggiungessero le porte centrali.

Asuma stava combattendo con un gruppo di uomini sopra i tetti in attesa del passaggio di Akimichi che non avrebbe lasciato scampo.  Teneva orgogliosamente testa al qualunque soldato che gli si parasse di fronte e molti persero la vita nel cercare di fermarlo. Doveva riuscire a raggiungere Tsunade anche a costo della sua stessa vita, era fondamentale che Sasuke perdesse il maggior tempo possibile ad occuparsi di loro e così pure il Re che sicuramente nel quartiere ricco stava già facendo strage e solo quella donna poteva creare una evocazione di tale potenza da contrastarlo.

“Dannazione ci mancava solo Neji.” Borbottò gettando a terra la sigaretta e schiacciandola con il piede.

Byakugan. L’arma più potente del clan della foglia … pari solo al pericolo rappresentato dallo stesso shiaringan ipnotico. Vedere il flusso del chakra del nemico gli avrebbe permesso molti vantaggi. Però non aveva fatto i conti con una delle tecniche segrete del Clan yamanaka.

“Sconvolgimento spirituale!” gridò Inoichi comparendo alle spalle del giovane.

Il principe Gaara guidò un piccolo gruppo di fuggitivi verso un passaggio segreto conosciuto solo dai membri della famiglia reale. In tutto quel caos nessuno si era accorto della sua scomparsa. Proprio quando uno degli ultimi era uscito dal passaggio, la coda dello Shikaku piombò sopra le loro teste.

“Tradimento! Una serpe in seno!” gridò il Re accorgendosi che il figlio aveva protetto con la cupola di sabbia dal colpo.

“Andatevene vi copro le spalle io!” gridò Gaara  ergendo un muro di sabbia talmente alto da impedire al padre di vedere che cosa stessero facendo.

“Come osi sfidarmi ragazzino?” berciò il Re.

“Sai padre i tuoi modi decisamente non mi piacciono!” gridò colpendolo con una sferzata di vento e terra.

Lo Shikaku gridò, quando il suo medium venne colpito. Il rosso sapeva bene che risvegliando il padre il potere del demone sarebbe stato inferiore.

Tsunade accorse con la sua evocazione a protezione del giovane principe che però sembrava in grado di farcela anche senza il suo aiuto. Guardando per terra si accorse che Orichimaru e Jiraya l’avevano raggiunta.

“Usa il raisengan, ora!!!!” gridò lei indicando le enormi porte.

“Vai vecchio, ti copro io!” sussurrò Orichimaru.

Un enorme boato e quando la nuvola di fumo si dissolse le porte erano ancora intatte … “Come è possibile?”

“Semplice. Ho fermato io quel colpo.” La voce di Orichimaru si udì chiara e sibilante sopra il rumore della battaglia.

“Perché?” chiese l’eremita dei Rospi.

“Il Re del Deserto mi ha pagato profumatamente per impedirvi di lasciare Suuna. Non avevo previsto la presenza di quel principe rompiscatole. Non importa.”

“Tutta questa fatica per nulla.” Borbottò Asuma crollando al suolo.

“Dannato bastardo.” Gridarono tutti gli altri. Ormai erano allo stremo delle forze e gli Ambu e le forze speciali li avevano circondati.

Tsunade restò di sasso, uno dei suoi migliori amici l’aveva tradita e proprio quando tutto si sarebbe concluso per il meglio. Tentò comunque l’attacco, ma anche lei ormai era stanca e priva di chakra.

“Portateli dal Re, lord Neji.” Disse notando il giovane.

“Grazie dell’aiuto Orichimaru.” Replicò prendendo in consegna i capi della ribellione.

“Siete la nostra unica speranza, ragazzi.” Borbottò Jinraya prima che impietosa l’ascia del boia si abbattesse sul suo collo.

Tutti i sennin di Konoha a parte Orichimaru avevano perso la vita per proteggere i giovani che rappresentavano il loro futuro.

Da soli Kiba, Rocklee, Shino e Choji che potevano fare?

Naruto e Shikamaru erano sopravvissuti a quel volo?

Temari era dunque destinata a diventare la sposa di Neji?

Quale infausto destino si prospetta per Gaara ora privato di ogni suo diritto?

 

Proteggere il salvatore al passato è costato

Giovani privati di un capo per il deserto vagano

Dissolta è la speranza per la foglia di risorgere,

quando un Hyuga hokage diviene

il frutto dell’unione con principessa amazzone

altra distruzione porterà.

Davvero a noi non resta che piangere le spoglie del salvatore?

C’è un’altra cuccia
da cercare, forse è amore;
ma anche quello non è altro
che un guinzaglio!

 

(dalle cronache di Konoha fine tomo I)

 

 Eccovi finalmente il capitolo finale del primo tomo. Ok ammetto che sono stata parecchio cattiva.

Non temete quanto prima prometto di farne il seguito. Intanto potete consolarvi leggendo la mia One-shot : a fior di pelle.

Per quanto riguarda Naruto x Hinata in questo tomo non era previsto e mi spiace per i suoi estimatori, ma darò spazio anche a loro non temete.

Uno Shikamaru molto bastardo lo ammetto, ma continuo a trovarlo ic non mi sembra di essere uscita dal suo carattere. Attendo di sapere anche i vostri pareri.

Ringrazio tutti quelli che vorranno commentare anche questo capitolo e tutti quelli che mi seguono tra i preferiti. Comunico che per quanti non lo sapessero ho cominciato a pubblicare il seguito di Kishimoto Hight school: Ketsu no shippuuden legami di sangue.

Un grazie particolare ad Ashara … il suo aiuto mi è stato indispensabile per il capitolo conclusivo.

Grazie anche a tutti quelli che mi hanno aggiunta ai loro preferiti:

- alfakein
2 - Amy_Rose
3 - ashara
4 - beabi
5 - Cornelia84
6 - Cyberman93
7 - dyanb
8 - Elfetta93
9 - gloria7
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11 - Kaguya
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35 - ville
36 - zac

 

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