Orgoglio e Pregiudizio di Jane The Angel (/viewuser.php?uid=14100)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** capitolo sei ***
Capitolo 7: *** capitolo sette ***
Capitolo 8: *** capitolo otto ***
Capitolo 9: *** capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** capitolo undici ***
Capitolo 12: *** capitolo dodicesimo ***
Capitolo 13: *** capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** capitolo quattordici ***
Capitolo 1 *** capitolo uno ***
___________Nota
di iniziale
Questa storia
è ambientata verso la fine del 1700 ed è tratta,
come dice il titolo, da Orgoglio
e Pregiudizio, che è appena diventato il mio
libro preferito... (un elenco di personaggi all'inizio, per chi ha
letto il libro o visto il film^^)
La trama in
sè è quella del libro, ovviamente un po'
variata^^
Orgoglio e
Pregiudizio
Elizabeth Bennett:
Taylor
Jane Bennett:
Gabriella
Mary Bennett:
Kelsie
Kitty Bennett:
Martha
Lidia Bennett:
Amy (una Sharpettes)
Signor Darcy:
Chad (signor Danforth)
Signor Bingley:
Ryan (signor Evans)
Signorina Bingley:
Sharpay (signorina Evans)
Signor Wickham:
Troy (signor Bolton)
Signor Collins:
Jason (signor Cross)
Lady Catherine:
Darbus (Lady Darbus)
Colonnello:
Zeke (Colonnello Baylor)
Capitolo uno
Se la signora Bennett avesse avuto un figlio
maschio, il suo umore sarebbe stato senza dubbio migliore, e i suoi
nervi non sarebbero stati tanto tesi come lei stessa li lamentava. Se
avesse avuto un figlio maschio, infatti, alla morte del signor Bennett,
egli avrebbe potuto ereditare la loro tenuta, Longbourn, e permettere
che la famiglia continuasse a viverci. Invece, l’erede tanto
atteso non era arrivato, e Longbourn sarebbe passata a un lontano
cugino, il signor Cross, che nessuno di loro aveva mai conosciuto.
Come già detto, la signora Bennett
sosteneva con tutto l’ardore l’ingiustizia di
quella situazione, che non faceva affatto bene ai suoi nervi: cosa
avrebbero fatto le loro figliole se loro padre fosse morto prima che
loro fossero state maritate?
Infatti, pur non avendo alcun figlio, i signori
Bennett avevano ben cinque figlie.
Gabriella Bennett era la maggiore. Aveva
ventun’anni, lunghi capelli neri e occhi nocciola. Era
considerata tra le più belle ragazze del paese e il suo
carattere era assai dolce. Era inoltre sempre propensa a
evidenziare il buono nelle persone e nelle situazioni.
Taylor Bennett era nata due anni dopo Gabriella:
aveva dunque diciannove anni. Aveva ricci capelli castani e profondi
occhi neri, ed era meno disposta della sorella a considerare sempre il
meglio delle persone. Era senza dubbio la favorita del signor Bennett,
ma non si poteva dire lo stesso della madre.
Kelsie Bennett era la terza. Aveva
diciott’anni, capelli castani, ed era assai diversa da tutte
le sorelle. Era molto silenziosa, riteneva sciocchi i balli e le feste
in generale e passava il tempo a suonare il pianoforte, leggere spessi
volumi e sentenziare profonde verità.
Infine, c’erano Martha e Amy. Martha
aveva due anni in meno di Kelsie e uno più di Amy, che ne
aveva quindici. Le due erano esageramene entusiaste per la vita in
società, ed era impossibile per le due sorelle maggiori non
preoccuparsi, spesso, del loro comportamento davvero troppo spensierato.
-Oh, signor Bennett, non sia sciocco!-
esclamò la signora Bennett, seduta al tavolo col marito
–Pensi al bene delle nostre figliole,
all’importante occasione che potrebbe essere per loro!-
-Cosa, madre?- domandò Amy che era
entrata in quel momento in cucina con Gabriella, Taylor e Martha
–Cosa può essere un’importante
occasione?-
-Amy, non essere invadente!- la
rimproverò Taylor –Andiamo nell’altra
stanza, ad ascoltare Kelsie che suona…-
-Oh, non occorre, ragazze. Anzi, rimanete, e
aiutatemi a convincere vostro padre! Avete certo sentito che
Netherfield Park è stato affittato.-
-Oh, certo, Emma Lucas me ne ha parlato!-
annuì Amy –Si sa finalmente a chi è
stato affittato?-
-Al signor Evans, ho sentito al mercato.- rispose
la signora Bennett –E la miglior cosa di questa notizia
è la situazione del signor Evans: non solo è
giovane e pare molto bello, ma è anche scapolo e la sua
rendita, se le chiacchiere sono esatte, ammonta a 5000 sterline
l’anno! Eppure, il signor Bennett non vuole proprio saperne
di andare a trovarlo, sebbene sia consapevole che nessuna di voi
potrà conoscerlo se non lo farà!-
Impossibile non immaginare la reazione che ebbero
le figlie a questo: il risultato fu, ad ogni modo, che il giorno
seguente il signor Bennett si recò a Netherfield per dare il
benvenuto al signor Evans.
Il signor Bennett era, tuttavia, un uomo alquanto
taciturno, nonché poco interessato alle persone in generale.
Dunque le figlie non furono in grado di avere da lui tutte le
informazioni che avevano desiderato ricavare da quella visita: il padre
riuscì solo a dar loro la soddisfazione che sarebbe stato
presente alla festa da ballo organizzata il giorno seguente dal signor
Lucas, che viveva poco lontano da loro.
Fu dunque con estrema cura che le giovani Bennett
trascorsero il pomeriggio seguente a prepararsi per il ballo, e ci fu
un gran scambio di nastri, scarpette e gonne finché la
signora Bennett non ebbe personalmente approvato
l’abbigliamento di ognuna.
La festa iniziò piacevolmente come
sempre.
Taylor aveva appena concluso una danza col minore
dei figli dei Foster e aveva deciso di fermarsi per un giro di danze.
Il giovane Foster aveva appena invitato Amy e Taylor aveva appena
raggiunto Gabriella e Kelsie, quando gli ospiti più attesi
della serata giunsero, finalmente.
Erano in tre, e subito Sarah Lucas si
affiancò alle tre sorelle Bennett per illuminarle sulla loro
identità, poiché lei aveva già avuto
il piacere di fare la loro conoscenza.
-Chi tra loro, dunque, è il nostro
signor Evans?- domandò Taylor.
-Quello più a sinistra.- rispose Sarah,
e le Bennett studiarono immediatamente il giovane: aveva
l’aria simpatica e affabile, con bellissimi occhi azzurri,
capelli biondi e un sorriso aperto –La damigella al suo
fianco, invece…- continuò Sarah indicando con un
cenno la suddetta mentre attraversava la sala con i suoi due compagni:
simile al fratello, era anch’essa molto bella, non fosse
stato per l’aria di lieve disprezzo che nascondeva sotto il
suo sorriso -…è sua sorella, la signorina Sharpay
Evans.-
Lo sguardo di Taylor si spostò sulla
terza persona. Un bel giovane, senza dubbio. Aveva forse, un paio di
anni in più dei suoi compagni. I capelli ricci legati dietro
la nuca, e gli occhi scuri. Ciò che più
colpì Taylor fu però l’espressione,
così glaciale e sprezzante al contempo, con cui guardava
fisso davanti a sé.
-E quell’uomo dall’aria tanto
afflitta?- domandò a Sarah.
-Il signor Danforth.- rispose questa –Un
amico di Evans, è ospite.-
-Ha l’aria triste, povero cuore.-
commentò Taylor ridendo tra sé.
-Triste, è vero. In quanto al povero
però non direi… possiede metà
Derbyshire, pare.-
-Dev’essere la metà triste.-
decise Taylor.
Senza dubbio sarebbero scoppiate a ridere, non
fosse stato che i tre erano giunti appunto alla loro altezza. Fecero un
lieve inchino, e Taylor osservò il signor Danforth per
vedere se quell’espressione era perenne o se si sarebbe
lasciato andare a un sorriso.
Incrociò il suo sguardo, ma egli fece
in modo che questo contatto durasse solo un secondo e Taylor, di nuovo,
dovette trattenersi dal ridere.
Quando i tre furono giunti al fondo della sala, le
danze ripresero.
____________Nota
di Herm90
Alluraaaaaa? Che ve ne
pare come inizio? Non ero certa di pubblicarla ora, ma poi mi sono
accorta di una cosa sulle altre ficcy che sto scrivendo e... ho
ritenuto che questa potesse calmare i bollenti spiriti XD capirete cosa
intendo non preoccupatevi^^
In realtà, in
questa ho tenuto molto conto del film, rispetto al libro: il motivo
è che altrimenti l'avrei riscritto pari pari,
perchè lo adoro troppo per cambiare anche solo una virgola!
Ditemi che ne pensate
e... VVB come sempre!
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
Capitolo
due
Mentre tutti riprendevano a ballare, le tre
giovani Bennett furono raggiunte dalla madre, decisamente agitata.
-Oh cielo, ragazze, sbrigatevi, o il signor Evans
sarà occupato a conoscere le figlie di qualcun altro!-
esclamò, spingendole in direzione del suddetto signore e dei
suoi compagni, trascinandosi al contempo dietro il signor Bennett.
-Signor Evans.- salutò
quest’ultimo con un inchino –Signor Danforth,
signorina Evans…-
-Signor Bennett! È un piacere
rivederla!- esclamò allegramente il signor Evans.
-Permettetevi di presentarvi mia
moglie…-
-È un tale onore fare la vostra
conoscenza!- annunciò la donna, e sarebbe andata avanti se
il marito gliene avesse dato il tempo. Invece, andò avanti
nelle presentazioni –E le mie figliole, la signorina Kelsie,
la signorina Gabriella e la signorina Taylor. Ho altre due figlie, ma
stanno danzando.- le tre citate si inchinarono.
-Sono incantato di fare la vostra conoscenza,
signorina, e di poter osservare quanto la vostra grazia sia addirittura
superiore a quanto decantato dai vostri conoscenti che ho avuto il
piacere di incontrare.- esclamo Evans con gioia.
-Anch’io sono assai lieta di
conoscervi.- affermò la signorina Evans, ma né il
suo tono né la sua espressione confermavano le sue parole.
Il signor Danforth fu perlomeno sincero, ma il suo comportamento
risultò altrettanto antipatico, poiché non disse
nulla e limitò il suo saluto a un appena accennato inchino
al segno delle tre ragazze.
La signora Bennett immediatamente
s’ingegnò di portar via suo marito, e le ragazze
rimasero con i tre, per qualche momento immersi in uno strano silenzio.
Taylor non potè fare a meno di notare
che il signor Evans sembrava aver gran voglia di conversare e,
giacché delle sue tre nuove conoscenze, era quello che le
risultava più affabile e simpatico, decise di aiutarlo
–Cosa pensate del ballo, signor Evans? Vi diverte?-
-Oh, amo ballare oltre ogni dire, davvero!-
esclamò lui lanciandole un sorriso grato e voltandosi poi ad
osservare Gabriella con malcelato interesse.
-Mia sorella, sapete…- disse allora
Taylor sfiorando un braccio di Gabriella per indicarla al signore
-…è purtroppo ferma da tre giri di danza.
C’è scarsità di cavalieri, questa sera.-
-Oh, non sia mai! Volete concedermi
l’onore, signorina Bennett?-
Gabriella, scambiando con Taylor
un’occhiata lieta, accettò senz’altro, e
i due si unirono alle danze.
Taylor rimase ad osservarli per un po’,
dopodichè si avvide che con lei e Kelsie c’erano
ancora il signor Danforth e la signorina Evans. Sarebbe stato scortese
non rivolgere anche a loro la parola, dunque si decise a fare un
tentativo anche con loro.
-E voi non ballate, signor Danforth?-
-Mi guardo bene dal farlo, se mi è
possibile evitarlo.- rispose lui senza guardarla per più di
un istante.
Taylor scrollò le spalle e
s’ingegnò si trovare un modo per allontanarsi,
giacché trarre un qualche diletto da quella compagnia
sembrava impossibile.
-Keslie, credo che nostra madre abbia bisogno.
Perdonate, signor Danforth. Signorina Evans.- con un lieve inchino,
s’allontanò con Kelsie al seguito.
-Che fate qui?- domandò il signor Evans
avvicinandosi a loro dopo due giri di danze –Su, Danforth!
Sharpay! È così divertente questo ballo!-
-Mio fratello trova di che divertirsi in ogni
luogo.- commentò Sharpay rivolta al signor Danforth
–Ancora non ho deciso se considerarlo un pregio o un difetto.-
-In questa situazione, direi un pregio,
giacché gli ha valso la compagnia della più
carina tra le fanciulle della sala.-
Taylor, che con Sarah stava passando lì
accanto proprio in quel momento, ebbe la fortuna di sentire
quell’apprezzamento, ed ebbe cura di rallentare per sentire
se il signor Evans era dello stesso parere dell’amico.
-Oh, lo è senza dubbio!-
confermò per l’appunto il signor Evans,
dopodichè aggiunse –Anche sua sorella
però, la signorina Taylor, è molto
graziosa… perché non la invitate a ballare,
Danforth?-
-Graziosa, dite? Forse avete ragione, ma, in
realtà, non lo è davvero abbastanza da tentarmi,
nonostante devo concordare con voi che sia passabile… ma non
perdete tempo con me, Evans: tornate dalla vostra bella.-
Sarah guardò Taylor dispiaciuta,
portandosi una mano alla bocca. La diretta interessata
guardò invece con astio il signor Danforth, mentre Evans
tornava da Gabriella: chi si credeva di essere, per poter parlare di
lei a quel modo?
Passabile? Certo, lei non possedeva la
metà del Derbyshire, ma l’antipatia di
quell’uomo rendeva vana ogni sua ricchezza!
Era lei
a non voler danzare con lui!
Gliel’aveva proposto, poco prima, semplicemente per essere
cortese, ma d’ora in poi si sarebbe ben guardata da qualsiasi
riguardo verso di lui.
Per rallegrarsi un poco, comunque, le fu
sufficiente l’arrivo della fine della serata, e le
conclusioni che essa portò: per cominciare lei si era assai
divertita, e non aveva saltato più nemmeno un giro di danze,
mentre il signor Danforth non aveva ballato mai, se non un breve giro
con la signorina Evans, ed era stato con lei o solo per il resto della
serata, scambiando poche parole con gli altri invitati solo se questo
si rendeva strettamente necessario: non una bella serata, stando al
parere di Taylor. Inoltre, il signor Evans aveva manifestato abbastanza
apertamente una certa preferenza per Gabriella: l’aveva resa
oggetto di particolari attenzioni per l’intera serata, aveva
danzato con lei per i tre quarti del tempo e l’aveva portata
a chiacchierare con la sorella che, con lei, si era dimostrata assai
più amichevole che con chiunque altro nella sala.
Quando fu tempo di andar via, Martha ed Amy
raggiunsero la famiglia allegre, per dare una notizia che erano certe
avrebbe rallegrato tutti. Ebbe quest’effetto solo sulla
signora Bennett, ma non ci fecero grande caso per quanto erano eccitate.
-La prossima settimana…- annunciarono,
quasi in coro –Arrivano gli ufficiali! Di stanza in paese ci
sarà il reggimento dei Wildcats!-
______________Nota
di Herm90
Secondo chap! Che ve ne
pare? Spero di essere riuscita a mantenere un tono abbastanza
millesettecentesco...
Grazie a: DarkGiliath (XD non
so stare senza scrivere^^), Dreamgirl91
(cosa sono una pizzeria da asporto? fai le ordinazioni per le coppie?
XDD eeeeh cara cugi, aspetta e vedrai!), Tay_ (ovvio che
continuerò^^ anche io l'ho visto un sacco di volte! E sto
leggendo il libro una seconda volta^^), scricciolo91 (sono
contenta!!! Vero il film è bellissimo anche se in alcune
scene Darcy è un po' moscio^^ ma è bello
comunque!), *AquaPrincess*
(forse dovresti, non so... dipende XD comunque, se anche questa ficcy
non ti piacesse, ti consiglio di prendere comunque il libro!), Vivy93 (don't
worry^^ ascolterò la tua eloquenza alla prossima^^), Checie (eh
già XD della Austen ho letto per ora solo OeP e Ragione e
Sentimento ma vorrei gli altri... tu da cosa mi consigli di partire?), Sinfony (dopo questo
non so se lo consideri ancora caruccissimo^^ ma mi sto attenendo al
personaggio del libro non avercela con lui^^), armony_93 (XD ma
come solo la fine pure di questo? ma come fai? XD), Titty90 (se dicessi
"un lucano"? XD grazie sister tvtb! e perchè non sei su
msn??? devo chiederti una cosa!^^) e ciokina14 (grazie!
baciotti!)
VVTB a tutte, siete le
migliori!
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Capitolo 3 *** capitolo tre ***
Capitolo
tre
Una volta tornati a casa, le due maggiori delle
ragazze Bennett andarono nella stanza che dividevano e subito la minore
delle due domandò all’altra dell’uomo
con cui aveva passato la serata.
-Oh, è tanto simpatico, e molto
semplice per essere tanto ricco! Se non fosse per la sua ottima
educazione si potrebbe pensare che le voci sul suo lignaggio siano
false! E che bravo ballerino è, l’hai osservato?
Sono solo io a notare quanto è bello?-
-Oh, no, non temere!- le assicuro Taylor
–Tutte hanno notato che è bello, e tutte hanno
notato che con un solo sorriso ti sei conquistata i suoi favori!-
-E sua sorella è così buona
e cara…-
-Chi non lo è, nella tua opinione?-
rise Taylor.
-L’amico del signor Evans, per esempio:
quel Danforth. Ciò che ha detto di te è
imperdonabile!-
-Credo che sopravvivrò a questo
oltraggio, ad ogni modo.- rise l’altra –Purtroppo
non potrò essere eccessivamente sgarbata con lui, non voglio
certo mettere a rischio i tuoi piani col signor Evans…
vorrà dire…- continuò, non badando
alle proteste della sorella -…che mi limiterò a
non sottopormi eccessivamente alla sua infausta presenza, nei limiti
della cortesia.-
Non appena la signora Bennett fu informata, la
mattina seguente, di ciò che il signor Danforth aveva detto
di sua figlia, non esitò ad affermare che per Taylor doveva
essere ragione di felicità non essere il tipo di donna da
poterlo attrarre: sarebbe in questo modo stata dispensata dal parlargli
troppo frequentemente. Perciò il suo umore non ne fu
scalfito: nel suo cuore al momento non vi era spazio per altro che per
la felicità data dalla preferenza di Evans per Gabriella.
E quando non ebbe più nulla da dire in
proposito, una lettera le corse in aiuto: arrivava da Netherfield ed
era destinata a Gabriella, dalla signorina Sharpay.
Cara amica,
poiché ho
tratto davvero grande diletto dalla vostra conversazione, la scorsa
sera, e non meno mio fratello, saremmo davvero lieti se voi, e
ovviamente le vostre sorelle, voleste essere tanto cortesi da
accompagnarci domani mattina in una passeggiata a cavallo,
perché desidereremmo molto prendere familiarità
con il luogo.
Poiché mi avete detto che avete un solo cavallo il nostro
invito sarà, come spero, accettato da più di una
di voi, saremmo lieti di mettere i nostri cavalli a vostra disposizione.
Attendo al più presto una vostra risposta, così
da poter preparare i cavalli che saranno necessari.
Sinceramente vostra,
Sharpay Evans
-Oh, devi andare di certo, Gabriella!-
esclamò la signora Bennett non appena la figlia ebbe finito
di leggere -
-Ma non invita solo me… in quante devo
dire che saremo?- domandò la ragazza rivolgendo a Taylor uno
sguardo particolare –Tu verrai, non è vero?-
-In realtà non credo sia il
caso… dovrebbero incomodarsi a preparare una cavalcatura
anche per me…- cercò di obiettare lei: non aveva
molta simpatia per la signorina Evans ed era certa che,
poiché il signor Evans e Gabriella avrebbero goduto
l’uno della compagnia dell’altra, le sarebbe
toccato stare con lei per tutta la passeggiata.
-Oh, te ne prego, non farmi andare sola!- le
sussurrò Gabriella.
-Io verrò con te!- esclamò
immediatamente Amy, e Gabriella lanciò a Taylor uno sguardo
di ulteriore supplica. Così, lei cedette: non aveva cuore di
lasciarla a preoccuparsi di Amy quando avrebbe dovuto solo dedicarsi
alle attenzioni del signor Evans.
Così, soddisfatta, Gabriella
avvertì la signorina Evans che sarebbero state in tre, e che
quindi sarebbero state molto grate di accettare, se non era disturbo,
due cavalli.
-Ragazze, ragazze, uscite!- esclamò
verso le dieci della mattina seguente la signora Bennett: aveva passato
gran parte del tempo a guardare fuori dalla finestra, e aveva
finalmente avvistato qualcuno avvicinarsi a cavallo. Gabriella prese un
cestino, in cui vi erano alcune cose che avevano preparato loro stesse
(in effetti, solo Gabriella e Taylor) per il pranzo, e tutte e tre
uscirono.
-Oh, no…- mormorò Taylor
–Ma quello è il signor Danforth! Non era
menzionato nella lettera, o sbaglio?-
-No, decisamente no… mi spiace, non lo
sapevo… se solo non avessi già comunicato la tua
presenza potresti tornare dentro, ma…-
Taylor non poté rispondere,
perché i tre (i due Evans e Danforth) li avevano raggiunti,
con due cavalli in più oltre a quelli che cavalcavano loro.
-Buongiorno!- esclamò il signor Evans,
scendendo poi da cavallo e facendo la riverenza a Gabriella e un lieve
inchino alle altre due.
-Buongiorno, signor Evans.- salutarono le tre
Bennett, quasi in coro, mentre anche il signor Danforth smontava per
salutarle come si conveniva.
-Signore.- salutò Taylor mentre si
scambiavano un inchino.
-Lieto di vederla, signorina Taylor.-
-Posso immaginare.- commentò a mezza
voce lei, curandosi che la sentisse –Buongiorno, signorina
Evans!-
-Salve a voi… il vostro cavallo?-
-Mio padre lo porterà subito.- rispose
Gabriella, e a conferma di ciò il signor Bennett li
raggiunse in quel momento con il loro Ippolito. L’uomo
salutò i due signori, pose i suoi omaggi alla signorina
Evans, lasciò a Gabriella le briglie del cavallo e
andò ad aiutare Amy a salire su uno dei due destrieri
portati per loro dagli Evans, un vecchio animale dal manto bianco.
Nello stesso istante, il signor Evans
s’affrettò ad accostarsi a Gabriella per aiutarla,
così il signor Danforth ritenne che fosse d’uopo
dare il suo aiuto a Taylor, dunque le andò accanto.
-Permettetemi di aiutarvi, vi prego.- disse, e
Taylor mantenne il suo impegno di non essere scortese –Gliene
sarei assai grata.- rispose, così salì mentre il
signor Danforth teneva ferma il cavallo e le teneva la mano.
Quando tutte furono a cavallo il signor Bennett li
salutò, i signori montarono a cavallo e diedero
iniziò alla loro passeggiata.
Subito, il signor Evans
s’accostò a Gabriella con una scusa, una domanda
sul tempo o sull’orario, Taylor non era abbastanza vicina da
poter capire.
Il resto della compagnia rimase per un
po’ in silenzio, finché la signorina Evans non lo
ruppe rivolgendosi a Danforth –Sono sempre stupita nel vedere
con quanta sapienza cavalcate, signor Danforth.- disse
–Questa, tra gli uomini, è invero una
caratteristica assai rara: Ryan, ad esempio, cavalca molto bene, ma
senza alcuna eleganza, direi.-
Taylor trattenne una risata: non per il commento
espresso dalla signorina che era effettivamente fondato
poiché, in effetti, il signor Danforth cavalcava con
inusuale abilità, bensì per il tono
d’ammirazione profonda con cui Sharpay pronunciò
questo complimento e per la completa indifferenza, a malapena garbata,
con cui il signore cui era rivolto lo accolse.
-E dite, come sta la cara Jakie?-
domandò Sharpay, affatto disturbata dal poco interesse che
il signore dimostrava.
-Mia sorella sta molto bene, suppongo, esattamente
come quando me l’avete chiesto prima di uscire di casa.-
-Avete una sorella, signor Danforth?-
domandò Amy –E fratelli, anche?-
-No, signorina, solo una sorella.- rispose
Danforth.
-Allora, dev’essere ricchissima, come
voi.-
-Amy!- la rimproverò Taylor,
dopodichè si affrettò a rimediare
–Cavalca vostra sorella, signor Danforth?-
-Non molto.- rispose lui –Voi invece
cavalcate assai bene. Suonate, anche?-
-Oh, no… non molto, almeno.-
-Come, non suonate?- si stupì Sharpay.
-No, infatti.- confermò Taylor
–Mia sorella Kelsie, lei suona molto bene.-
-E nessun’altra di voi? Strano davvero.-
-E quanti anni ha vostra sorella?-
domandò Taylor a Danforth: ricordava bene il suo proposito
di ignorarlo, tuttavia era più sopportabile conversare con
lui che osservare l’aria di superiorità con cui la
signorina Evans le si rivolgeva –È già
in società, immagino.-
-Lo è, tuttavia solo da un anno. Ne ha
sedici ora.-
-Oh, come dimenticare la sera in cui ha fatto il
suo ingresso in società?- s’intromise la Evans
–Era davvero incantevole quella sera.-
Taylor osservò lo sguardo che rivolse a
Danforth, e le fu subito chiaro come quel complimento fosse rivolto
tanto a lui quanto alla sorella.
La conversazione continuò per un
po’ tra il signor Danforth e la signorina Evans, e fu a senso
unico: la giovane parlava e si complimentava per questo e quello, e lui
rispondeva con educazione ma senza mostrare effettiva compiacenza per
quelle attenzioni.
Amy detestava rimanere in silenzio, ma
parlò decisamente poco per le sue abitudini: nonostante
questo, riuscì a far risultare ogni sua frase tanto
inadeguata da far arrossire Taylor, e da farle ringraziare che il
signor Evans non fosse abbastanza vicino da sentirla.
-Oh! Taylor, fa attenzione!- esclamò
Amy all’improvviso –Una vespa sul cavallo!-
Taylor si voltò per scacciarle
l’insetto, ma non abbastanza in fretta. La vespa punse il
cavallo che, non appena sentì il dolore,
s’impennò nitrendo, e Taylor dovette
stringersi al collo dell’animale per non cadere. Questo
infastidì ulteriormente il cavallo, che partì al
galoppo, incontrollato.
Subito, il signor Danforth incitò il
suo cavallo e si lanciò all’inseguimento, seguito
dal signor Evans non appena si fu ripreso dallo stupore.
Taylor cercò di convincere il cavallo a
fermarsi, ma ottenne solo che questo s’impennasse di nuovo e
stavolta non le riuscì di mantenersi in sella. Cadde a terra
tra le grida delle sorelle e immediatamente il signor Danforth,
balzando a terra, afferrò il cavallo imbizzarrito e lo
allontanò dalla ragazza, ricavandone un calcio che lo
colpì fortunatamente solo di striscio. Legò il
cavallo scalpitante mentre le sorelle ed Evans si assicuravano che
Taylor stesse bene.
-Sto bene, non preoccuparti.- disse Taylor per
rassicurare la sorella, anche se in realtà la caviglia le
doleva molto.
-Cielo, che avete mai fatto al cavallo? E dire che
sembrava cavalcaste tanto bene…- esclamò la
signorina Evans, ancora a cavallo: nonostante la situazione, Taylor
comprese che aspettava che Danforth la aiutasse a scendere.
-La colpa è stata del calabrone.- le
fece notare il fratello, e intanto il signor Danforth
s’avvicinò a Taylor e le si chinò
accanto –State bene? Qualcosa vi fa male?- le
domandò.
-Oh, no, grazie signor Danforth.- rispose lei
–Voi, piuttosto, il cavallo vi ha colpito!-
-Nulla di grave, non temete… credete di
riuscire ad alzarvi? Volete poggiarvi a me?-
-Non credo che occorra.- intervenne la signorina
Evans scendendo da cavallo, avendo compreso che sarebbe stato inutile
attendere che Danforth la aiutasse –Non vi siete fatta male,
vero, amica mia?-
-No, infatti.- confermò Taylor
alzandosi cercando di ignorare il pulsare insistente della caviglia. Il
signor Danforth lo notò, dalla sua espressione, ma non fece
nulla: se lei non desiderava aiuto, non poteva certo imporglielo. La
osservò mentre faceva qualche passo, incerto se ammirarla
per la sua sopportazione del dolore o biasimarla per
l’eccessivo orgoglio, decisamente sconveniente in una donna.
-Taylor, non devi affaticarti…- disse
Gabriella, e si rivolse al signor Evans –Questo è
un buon posto per pranzare, non trovate? Potremmo forse fermarci un
poco…-
-Certo, ovviamente!-
s’affrettò a concordare Evans, e le donne
iniziarono a preparare. Taylor fece per aiutarle, ma Gabriella la
fermò –Oh, no, tu non devi stancarti!-
Taylor fece per protestare, ma il signor Danforth
diede man forte a Gabriella –Vostra sorella ha ragione,
sedete… se avranno bisogno, le aiuteremo io ed Evans.-
Taylor ne fu talmente sbalordita che non
poté far altro che obbedire.
Anche la signorina Evans aveva preparato un cesto,
e Taylor assaggiò ciò che aveva portato. Era
tutto molto buono: se non fosse stata tanto altezzosa, avrebbe avuto
tutte le buone qualità che una donna può avere.
Tuttavia, notò, non fu solo il signor Evans a prediligere i
patti delle signorine Bennett, ma anche il signor Danforth che, chiuso
nel suo prezioso silenzio tutto il tempo, lo ruppe per un istante per
complimentarsi per una torta di verdure e domandare chi
l’avesse preparata: rinnovò i suoi complimenti a
Taylor quando scoprì che era stata lei, e questo le fece
guadagnare un’occhiata storta dalla signorina Evans.
Si fermarono per riposare, e Taylor
andò con Amy a cogliere qualche fiore, più che
altro per non dover stare con Danforth e Sharpay mentre il fratello di
quest’ultima e Gabriella s’intrattenevano
l’un l’altra, un po’ discosti dalla
compagnia. Alla signorina Evans, d’altronde, non sarebbe
certo dispiaciuto rimanere sola con Danforth.
Era pomeriggio inoltrato quando decisero che era
ora di far ritorno, e Danforth ed Evans andarono a slegare i cavalli.
Taylor si mosse verso quello che aveva cavalcato all’andata,
ma il signor Danforth lo allontanò immediatamente da lei
–No, signorina, è ancora agitato per la puntura,
lo cavalcherò io. Voi prendete il mio Darret.- disse,
porgendole le briglie del suo cavallo nero.
-Oh, no!- s’intromise la signorina Evans
con voce grave –Danforth, glielo chiedo come favore
personale, non salite su quella bestia pericolosa!-
Danforth le fece un lieve inchino, ma dal suo
volto Taylor capì che doveva essere infastidito. Rispose
comunque con cortesia –Se è la mia generosa ospite
a chiedermelo, non vedo come potrei deluderla. A questo punto,
signorina Taylor, devo chiedervi il favore di cavalcare con voi, vi
dispiace?-
-No, certo, Dopotutto il cavallo è
vostro, e m’avete salvata.- rispose Taylor, ridendo tra
sé all’espressione della signorina Evans: certo
non era questo che si era aspettata di ottenere.
Danforth aiutò Taylor a salire, poi
montò dietro di lei e la circondò con le braccia
per tenere le briglie.
-A proposito…- disse Taylor quando
ebbero preso a muoversi a un leggero trotto, affiancati dal cavallo che
l’aveva fatta cadere all’andata –Non
credo d’avervi ringraziato per avermi salvata. Spero vorrete
perdonarmi, associando questa mancanza alla confusione per la brutta
avventura…-
-Non devo perdonarvi nulla, era mio dovere
aiutarvi.- tagliò corto Danforth. La guardò per
un istante, rendendosi conto in quell’istante che il sorriso
calmo di lei non era affatto irritante come gli era parso la prima
volta che l’aveva vista. Distolse risolutamente lo sguardo, e
domandò qualcosa al suo amico, senza realmente ascoltarne la
risposta.
_________Nota di Herm90
Oggi devo fare in fretta^^ grazie a DremGirl91
(i Wildcats compariranno presto^^), Titty90
(eeeeeeeh vedremo vedremo... Chad in questa ficcy è un
po'... particolare^^), Tay_
(grazie! Questa scena non esiste, è tutta opera mia... spero
ti piaccia comunque^^), scricciolo91
(^^ mi sono un po' discostata dal film ma spero ti piaccia comunque^^),
Sinfony (XD
io lo adoro ancora di più, un po' antipatico^^), DarkGiliath (con gli
altri mi ero abbastanza attenuta, ma con questo effettivamente mi sono
staccata un po'^^), armony_93
(XD ma no che non lo sei^^ e tua sorella è una grandeeee!), Vivy93 (XD in
effetti mi ci vedo in Taylor è per questo che uso sempre
lei^^ il reggimento dei Wildcats arriverà presto!), Checie (Oggi ho
comprato "Emma"... e concordo su Danforth/Darcy! è la sua
antipatia a renderlo affascinante!) e _AquaPrincess_ (eeeeeeeeh
non so dirti sulle coppie... cioè so dirti, ma non voglio XD
eeeeeh Chad ha acquisito il carattere di Darcy... ma sto progettando
una ficcy in cui ti stupirà ancora di più!^^)
Un grazie particolare a Titty
per il personaggio di Jakie,
la sorella di Chad... la potete trovare nelle sue ficcy di CRD!
Grazie a tutte VVTB!!!!!!!
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Capitolo 4 *** capitolo quattro ***
Capitolo
quattro
La serata in casa Bennett passò con
grande allegria. La caviglia dolente di Taylor passò
immediatamente in secondo piano non appena Amy ebbe l’ardire
di annunciare che Gabriella e il signor Evans avevano passato la
giornata chiacchierando tra loro, senza includere gli altri nelle loro
conversazioni. Per un attimo questo preoccupò non poco la
signora Bennett, ma non appena Taylor si fu curata di assicurare che i
due si erano comportati a quel modo nei limiti imposti dalla cortesia e
che, dunque, non avevano certo offeso la signorina Evans né
il signor Danforth, la madre si rallegrò tutta.
-Non che m’importi del signor Danforth.-
affermò –La signorina Evans, però, non
deve assolutamente pensar male di Gabriella: non voglio che la famiglia
del signor Evans abbia qualcosa da ridire su questo matrimonio,
e…-
-Madre, corri troppo!- esclamò
Gabriella arrossendo.
-Ma ceto che no, mia cara! Il contegno del signor
Evans non mi pare affatto lasciar dubbi!-
Taylor scosse la testa, ingiungendo alla sorella
di lasciar perdere.
In quel momento il signor Bennett entrò
in cucina, con una busta aperta e una lettera tra le mani,
l’aria pensierosa –Cara, credo che dovrete dire
alla servitù di preparare un posto in più per
pranzo, domani.- annunciò sedendosi a tavola mentre Mina, la
loro cameriera, serviva la cena.
-Avremo un ospite? Il signor Evans, forse?-
domandò ansiosa la signora Bennett, già fremente
d’eccitazione.
-Oh, no… temo che la notizia che ho da
darvi vi sarà molto meno congeniale di quella che vorreste
ricevere… vedete, mi ha scritto, e domani
arriverà in visita, il signor Cross.-
Tutte sobbalzarono a questa notizia
–Cross? Jason Cross?- domandò la signora Bennett
con acidità.
-Il temibile cugino…-
mormorò Amy a Martha, ed entrambe scoppiarono a ridere.
-Per l’appunto. Ha scritto che,
poiché ha appena ricevuto una parrocchia dalla, per usare le
sue parole, “stimatissima Lady Darbus”,
è suo desiderio dimenticare la lite che vi fu tra me e suo
padre, buonanima… crede che il modo migliore per farlo sia
darci il fastidio di una sua visita, e si tratterrà con noi
da domani, per due settimane.- spiegò il signor Bennett.
-Oh beh, a meno che non voglia rinunciare
all’eredità di Longbourn, ha poco di che
appianare!- sbottò la signora Bennett.
Nonostante questo, il giorno seguente tutta la
casa fu pulita, e per pranzo fu ordinato pesce.
Il signor Cross non si fece affatto attendere: fu
puntuale come non mai. È sempre così, dopotutto,
per le cose sgradevoli.
Il signor Bennett lo accolse alla porta e lo
guidò in salotto, dove le donne di casa lo attendevano.
Il signor Cross era un uomo davvero comune. Alto
quanto Taylor, e dunque un poco meno di Gabriella, aveva capelli scuri,
carnagione pallida e occhi vacui.
-Sono invero lietissimo che abbiate voluto usarmi
la cortesia di quest’ospitalità.- disse al signor
Bennett mentre si sedevano a tavola –Come avrete avuto la
possibilità di leggere nella mia missiva, sono assaissimo
dispiaciuto dal rapporto poco amichevole in cui la mia famiglia e la
vostra sono rimaste per tutto questo tempo… era mia
intenzione offrirmi da paciere già subito dopo la morte di
mio padre, ma mi sembrava irrispettoso alla sua memoria farlo
così presto. Tuttavia ora che godo dei favori
dell’onorevolissima Lady Darbus, ho giudicato doveroso
offrirvi un segno di pace, come voleva esserlo quella lettera, e
informarvi che è mia intenzione fare il possibile per porre
rimedio all’incresciosa situazione in cui ci
troviamo…-
-Parlate di Longbourn, immagino, signor Cross.-
s’intromise Taylor, desiderosa di interrompere quelle
elaborate elucubrazioni –Ma sappiamo tutti che non ne avete
colpa.-
-Concordo ovviamente con voi, diletta cugina.-
disse il signor Cross, e il suo tono divenne ancor più
pomposo, se possibile –Ma intendo comunque cercare, per
quanto è in mio potere, di porvi rimedio.-
-Davvero generoso.- commentò con
sarcasmo Taylor.
-Certo nessuno ve ne fa una colpa, signor Cross.-
si affrettò ad affermare Gabriella, rimproverando la sorella
con uno sguardo –Sappiamo bene che non dipende da lei, e
siamo davvero lusingate che pur non conoscendoci affatto le stia tanto
a cuore il nostro futuro.-
-Ora che vi ho conosciute, cara cugina, il dovere
che mi sono prefisso è piuttosto un diletto. E sono certo
che quando ne parlerò a Lady Darbus, lei sarà
concorde con me.-
Quella sera, il signor Cross decise di parlare dei
suoi progetti alla signora Bennett: dopo il pomeriggio e la cena, gli
pareva di aver ormai inquadrato la situazione quel tanto che bastava
per dare una spiegazione almeno a lei, che sarebbe potuta rivelarsi per
lui una preziosa alleata.
-Come ho detto a pranzo, signora…-
disse, quando ebbe l’occasione di parlare da solo a solo
–Ho avuto l’onore di essere prescelto per
presenziare la parrocchia di Lady Darbus. Ella si degna spesso di farmi
l’onore di invitarmi alla sua tenuta, con la sua cara figlia,
e due settimane innanzi mi ha fatto notare quanto sia doveroso, per un
uomo nella mia posizione, trovare al più presto una moglie.
Non ho potuto fare a meno di pregiarmi di pensare che, data la
situazione, il mio matrimonio con una delle vostre care figliole
avrebbe potuto in qualche modo ripagarvi della perdita di Longbourn
alla morte, che spero ovviamente avvenga quanto più tardi
possibile, di vostro marito.-
Questo bastò alla signora Bennett per
ricredersi completamente sul signor Cross. In un istante tutte le
antipatie che le sue maniere esageratamente fastose le avevano
provocato si trasformarono in motivi di ammirazione.
-Oh, cielo, certo sarebbe un onore per me vedere
una delle mie figlie diventare la signora Cross… dite, avete
già qualche preferenza?- domandò.
-Devo ammettere che la signorina Bennett gode
della mia ammirazione.- rivelò il signor Cross. Subito, la
signora Bennett si fece pallida –Oh, signor Cross, mi spiace
informarvi che Gabriella, crediamo, sarà presto
fidanzata…-
-Fidanzata…- mormorò Cross.
-Si, signore, abbiamo validi motivi per
sperarlo… in compenso la signorina Taylor non ha alcun
pretendente, al momento, e i suoi meriti non sono affatto inferiori a
quelli della sorella…- disse la signora Bennett,
affrettandosi a porre rimedio.
-Certo… la signorina
Taylor…- il signor Cross osservò la suddetta.
Aveva rivelato, quel pomeriggio, un certo carattere allegro e
scherzoso, ma al contempo deciso, che, ne era certo, sarebbe stato
apprezzato da Lady Darbus. E, in quanto a bellezza, aveva poco di che
invidiare a Gabriella.
Il cambio fu presto fatto, e in un istante Taylor
divenne la favorita del signor Cross.
Tutto ciò, com’è
ovvio, senza che nessuna delle giovani Bennett sospettasse nulla. Se
così non fosse stato, certo Taylor si sarebbe curata
immediatamente di porre fine a qualsiasi speranza dell’uomo:
il suo aspetto, il suo carattere e il suo contegno non erano affatto
ciò che lei cercava in un marito. La sua conversazione era
assolutamente priva di interesse, almeno quanto era piena di paroloni
ricercati. Due sole persone in famiglia potevano sopportarlo: la
signora Bennett, ben felice di sapere che sarebbe riuscita a maritare
una delle sue figlie, e Kelsie, che al contrario delle sorelle era
assolutamente incantata dall’eleganza del linguaggio del loro
ospite.
Il signor Bennett non poteva sopportarlo. La pace
domestica per lui era sacra: ben sopportava un ospite che sapesse
rimanere al suo posto nel momento opportuno, ma il signor Cross non
corrispondeva a questa descrizione. E quando non potè
più sopportare di sentir decantare le lodi di Lady Darbus e
sua figlia, né di ascoltare quanto gentile e affettuosa
fosse la famiglia Bennett ad ospitarlo, quasi costrinse le sue figlie a
recarsi in città con lui di scorta.
Taylor e Gabriella accettarono, consce di quanto
il padre poco sopportasse le intrusioni del signor Cross nei suoi
momenti di riflessione. Kelsie accettò perché la
prospettiva di una passeggiata era molto meno gravosa al pensiero che
il signor Cross sarebbe stato con loro. Martha ed Amy accettarono
perché si era saputo che il reggimento dei Wildcats era
arrivato in anticipo: erano in città dal giorno precedente.
Dunque, ognuno colla propria motivazione, uscirono
di casa.
-Non avete troppo freddo, signorina Taylor, con
quello scialle leggero?- domandò il signor Cross quando
furono a metà strada.
-No, non si preoccupi. E ad ogni modo, avrebbe
fatto meglio a farmelo notare prima, non crede? Ora mi sarebbe
impossibile tornare indietro a prenderne uno più
pesante… non che ne abbia bisogno, s’intende.- gli
fece notare Taylor.
-Certo, parlate sempre con grande saggezza, cara
cugina…- si affrettò a concordare il signor Cross.
Non appena giunsero in città, Martha ed
Amy si trasformarono in due abili cani da punta. Non una divisa rossa
sfuggiva al loro occhio attento. Ad un certo punto,
s’illuminarono tutte, e si congedarono dalle sorelle e da
Cross.
-Dobbiamo fare qualcosa di importante…
una commissione.- annunciarono quasi in coro, senza lasciare nessun
dubbio a Taylor e a Gabriella sul fatto che avessero veduto qualche
ufficiale più attraente della media.
Tuttavia le due Bennett maggiori non diedero gran
peso alla cosa: non potendo loro permettersi di lasciar solo il signor
Cross, decisero che ne avrebbero approfittato per acquistare qualche
nastro che era necessario a loro madre e fare qualche altra commissione.
Non passò molto tempo, tuttavia, che le
ritrovassero, e non sole. Taylor, Gabriella, Cross e Kelsie erano
usciti dal calzolaio e si stavano recando dal tessitore quando Amy e
Martha andarono loro incontro, insieme ad un giovane ufficiale di
aspetto particolarmente attraente: occhi color del cielo, capelli
biondi, sorriso dolce.
-Signore, vi presento mio cugino, il signor
Cross…- disse Amy, e l’ufficiale strinse la mano
al nominato –E le mie sorelle, Kelsie, Gabriella…-
un lieve inchino alle due –E Taylor.-
L’ufficiale non si inchinò a
lei, ma le prese la mano e gliela baciò garbatamente
–Incantato, signorina. Permettetemi di
presentarmi… sono il signor Bolton.-
_______________Nota
di Herm90
Ed ecco a voi: Jason e
Troy!
Grazie a: Checie (avrai capito chi interpreta il
caro Troy, suppongo^^ vero, ho iniziato Emma ed è davvero
bello!), _AquaPrincess_ (eeeeeeeeeh non so in che
senso, dipende da come la vedi^^), Scricciolo91 (non c'è molto il
signor Danforth in questo chap... ma tornerà, fidati!^^), Titty90 (per jackie dovrai aspettare un
po'... ma ecco Troy e Jason^^), Tay_ (beh dai, il carattere
è preso dal libro^^), armony_93 (XD beh dai se non sai tutto...
c'è più sorpresa!), (eeeeh Sharpay
non so se si redimerà^^), DreamGirl91Zerby (Grazie mille sono contente che
ti piaccia spero continuerai a leggerla^^) e Sinfony (beh... chi lo sa cosa frulla
nella mente del signor Danforth? io no di certo XD)
scusate per la fretta
dei ringraziamenti ma mia madre mi tiene il fucile puntato e grida
"speeeeeeeeegni" XDD
VVTB!!!
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Capitolo 5 *** capitolo cinque ***
Capitolo
cinque
Nessuna ragazza sarebbe rimasta impassibile
davanti al signor Bolton, alla sua avvenenza, al suo sorriso
contagioso, alla sua allegria e alla sua innata attitudine a piacere
alle persone sin dal primo incontro. E come poteva una ragazza
resistere se poi il signor Bolton la faceva oggetto di particolari
attenzioni? Se a questo si aggiungeva che il signor Cross era
l’unico paragone disponibile, non è strano
immaginare che Taylor fosse molto lieta delle attenzioni che il signor
Bolton le rivolse durante le commissioni.
Jason Cross non ne era disturbato. In effetti,
nemmeno si rese conto della cosa: aveva un nuovo ascoltatore per le sue
decantazioni sulle infinite qualità di Lady Darbus, e questo
lo soddisfava appieno. Certo, né Bolton né Taylor
gli prestavano alcuna attenzione, ma lui era contento di aver
l’occasione di parlare e la cosa non lo sfiorava nemmeno.
-Ebbene signor Bolton.- sorrise Taylor dopo un
paio d’ore, quando avevano ormai concluso le spese e non era
ragionevole pensare di potersi fermare con altre scuse, cosa che Amy e
Martha sembravano intenzionate a fare –Sono stata lieta di
fare la vostra conoscenza, ma si è fatto tardi e ci
attendono a casa.-
-Dista molto casa vostra?- domandò
l’altro.
-Non molto, viviamo a Longbourn, l’avete
mai sentito?-
-Dista, in verità, un’ora
almeno a piedi.- s’intromise Amy prontamente, conscia cosa il
signor Bolton avrebbe dovuto rispondere.
-Non lascerei certo che v’incamminaste
senza scorta!-
-Non dovete affatto disturbarvi,
scorterò io le signorine. Sono ospite a casa loro, per
gentile concessione dei loro beneamati genitori.- s’intromise
il signor Cross.
-Si, non occorre.- confermò Taylor, che
riteneva in realtà fuori luogo che lui dovesse prendersi un
tale disturbo per loro, che aveva appena conosciuto.
-In verità devo recarmi appunto in
quella direzione.- ribatté il signor Bolton.
Un’evidente bugia, ma la disse con un sorriso tale che
sarebbe stato impossibile rimproverargliela. E Amy non ne aveva alcuna
intenzione –Vedete?- domandò rivolta a Taylor
–Sarebbe una bella scortesia non fargli compagnia durante il
tragitto, andando noi nella stessa direzione.-
-Vostra sorella parla saggiamente: volete forse
mandarmi solo, quando potrei godere della vostra compagnia?-
confermò il signor Bolton.
Taylor e Gabriella si scambiarono uno sguardo
divertito e acconsentirono alla cosa. Il signor Cross a sua volta non
ebbe nulla da ribattere, e subito iniziò a osservare con
entusiasmo la bellezza del paesaggio dei luoghi in cui aveva la fortuna
di essere ospitato, inserendo dove poteva un accenno a Lady Darbus e
alla signorina Darbus.
A metà strada, videro due cavalli
galoppare nella loro direzione.
-Oh, è il signor Evans!-
esclamò sicura Gabriella con un gran sorriso: era riservata
di natura e Taylor era certa che nessuno dei loro accompagnatori si
potesse rendere conto di quando fosse intimamente felice di vederlo, ma
lei lo vedeva chiaramente.
Rallentarono un poco il passo, e in effetti erano
proprio il signor Evans e il signor Danforth, che avvicinarono,
fermarono i cavalli e smontarono da essi per salutarle.
-Stavamo giustappunto venendo a farvi visita.- le
informò il signor Evans dopo essersi inchinato a Taylor e
passando a Gabriella mentre Danforth rivolgeva alla prima i suoi saluti.
-Potete fare la strada con noi, se lo desiderate.-
propose immediatamente Taylor, notando che Gabriella ne sarebbe stata
lieta.
-Oh, ne saremmo felici.- accettò subito
il signor Evans con entusiasmo che non lasciava dubbio alcuno sui suoi
sentimenti, almeno per quanto ne pensava Taylor. Le parve di vedere che
anche Danforth era favorevole alla decisione dell’amico, ma
d’improvviso la sua espressione mutò e
l’uomo impallidì in volto.
Taylor seguì il suo sguardo, e
incrociò così facendo quello del signor Bolton,
la cui espressione tradiva a sua volta qualche pensiero poco piacevole.
Che i due si conoscessero? Se era così,
l’ultima volta che si erano visti non dovevano essersi
separati pacificamente, perché entrambi avevano
un’espressione grave.
Ad ogni modo il signor Evans aveva ormai accettato
di accompagnarle, e che Danforth lo volesse o meno non poteva fare a
meno di aggregarsi al gruppo senza risultare assolutamente
irrispettoso. Dunque si ricompose –Giacché abbiamo
i nostri cavalli, perché non usarli? Sarete stanche,
signorine, montateli voi.- offrì garbatamente, anche se
Taylor comprese che parlava solo per non continuare a fissare il signor
Bolton.
-Oh, potrei cavalcare io il vostro cavallo, signor
Danforth?- domandò immediatamente Amy. La sua richiesta fu
accettata e Danforth la aiutò a salire. Nessuna delle
sorelle fu così sciocca da chiedere di cavalcare il cavallo
del signor Evans: sapevano a chi andava l’onore, e infatti il
signore lo offrì subitamente a Gabriella, poi la
aiutò a salire.
Camminarono con i due uomini che conducevano i
cavalli, così Taylor potè agevolmente rimanere un
poco indietro, e subito il signor Bolton fece lo stesso: dunque
procedettero insieme, un poco discostati dagli altri.
Amy, troppo occupata a cavalcare, non se ne rese
conto. Il signor Evans e Gabriella erano ovviamente troppo impegnati
tra loro, e il signor Cross stava intrattenendo Martha, che fingeva di
ascoltarlo, e Kelsie, che pendeva dalle sue labbra mentre lui
raccontava instancabilmente della sua parrocchia e della cortesia di
Lady Darbus. Dunque, solo il signor Danforth, silenzioso come si era
sempre mostrato, si rese conto della cosa. Scoccò
un’occhiata ai due, notando che Taylor sorrideva al signor
Bolton mentre conversavano, e si voltò, obbligando
sé stesso a non curarsene affatto.
Taylor era rimasta indietro con la speranza che il
signor Bolton facesse lo stesso: questo con la precisa intenzione di
scoprire qualcosa sullo strano sguardo che lui e Danforth si erano
scambiati.
Pure, non aveva idea di come introdurre
l’argomento senza risultare inopportuna: aveva dopotutto
fatto la conoscenza del signor Bolton solo poche ore prima e non aveva
alcun motivo di essere curiosa ad eccezione della sua naturale
curiosità.
Fu fortunata, tuttavia, perché fu lui
ad introdurre l’argomento –Il signor Danforth
è ospite del signor Evans?- s’informò.
-Si, da quando sono arrivati.- confermò
Taylor –Lo conoscete?-
-Molto bene, direi. Purtroppo, potrei
aggiungere… ma ve ne parlerò in seguito. Un
po’ perché non credo sia una buona idea, potrebbe
cogliere qualcosa della conversazione e…- si interruppe,
guardò per un istante il signor Danforth, poi si rivolse a
Taylor con un sorriso –E un po’ perché
così avrò un motivo per venire a farvi visita.-
Taylor arrossì e distolse lo sguardo.
Arrivarono a Longbourn dopo poco tempo. Il signor Bolton si
allontanò, salutando tutte e Taylor con particolare cura,
mentre rivolse al signor Danforth una sola breve occhiata.
-Entrate, vero?- offrì Amy scendendo da
cavallo, aiutata dal signor Danforth.
-Siamo venuti in effetti per parlare ai vostri
genitori, perciò credo che accetteremo.- annuì il
signor Evans.
Entrarono, e le figlie compresero dallo sguardo
della madre che pur essendo lieta di vedere Evans, non lo era affatto
di ospitare il signor Danforth. Era piuttosto evidente il diverso
contegno che aveva nei confronti dei due, e Taylor ne
arrossì: non le stava simpatico il signor Danforth, ma il
comportamento di sua madre era davvero irrispettoso.
-Possiamo fermarci solo pochi minuti,
perché abbiamo altre famiglie da visitare… anche
se nessuna mi premeva più della vostra.- disse il signor
Evans –Ora che siamo qui da un po’ di tempo e che
abbiamo avuto il piacere di conoscere diverse famiglie, crediamo sia
giunta l’ora di organizzare un ballo. Dunque, ho il piacere
di invitarvi a Netherfield il prossimo venerdì.-
____________Nota
di Herm90
Capitolo dedicato alla
mia sister: scusa ancora Titty! TVTB!
Come mai il signor
Bolton e il signor Danforth si conoscono? lo scoprirete nella prossima
puntata!
Non ho tempo di
ringraziarvi una per una: ma siete tutte magnifiche e vi voglio un
mondo di bene!!!
Baciotti alla prossima!!!
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Capitolo 6 *** capitolo sei ***
Capitolo
sei
L’occasione per scoprire la storia che
la incuriosiva arrivò il giorno seguente.
Taylor, Gabriella ed Amy si recarono nuovamente in
paese. Il ballo a Netherfield rendeva necessario che tutte le sorelle
avessero nuovi nastri, poiché gli invitati sarebbero stati
pressoché gli stessi dell’ultimo ballo, e la
signora Bennett aveva proposto a Gabriella di comprarsi anche una nuova
spilla, per l’occasione.
Il signor Cross si offrì di
accompagnarle, ma il signor Bennett intervenne domandandogli compagnia
per una visita a casa Lucas. Il signor Bennett aveva compreso le
intenzioni che Cross aveva riguardo a Taylor, e la cosa non lo
soddisfaceva affatto. Aveva per Taylor e Gabriella un affetto
particolare, ed era convinto che per entrambe tale matrimonio sarebbe
stato dannoso, intellettualmente, più di quanto sarebbe
stato economicamente vantaggioso.
Dunque, le tre si recarono in paese, dove non
tardarono ad incrociare il signor Bolton, che si unì a loro
durante le commissioni e poi propose di accompagnarle a casa.
-Di nuovo vi recate in visita dalle nostre parti?
Che fortuita coincidenza.- commentò Taylor con un sorriso.
-Devo ammettere che nulla mi porta dalle vostre
parti, se non il piacere della vostra compagnia…- disse con
un lieve inchino –E il desiderio di continuare un discorso
che sono certo ricorderete.- aggiunse, così che solo Taylor
potesse sentirlo.
Gabriella notò un sorriso di Taylor, e
aveva già visto il giorno precedente le particolari
attenzioni che le riservava il giovane ufficiale, così con
una scusa attirò Amy avanti, lasciando che i due
camminassero diversi passi dietro di loro.
-Questi sono per il ballo di Netherfield.- disse
Taylor, per iniziare il discorso –Ho saputo che diversi
ufficiali sono stati invitati… voi non fate eccezione spero?-
-Oh, no. Ho ricevuto l’invito.-
-Mi fa piacere… immagino di dover
attendere il vostro racconto per comprendere se verrete.-
-No: da subito vi dico che la presenza di
Danforth, per quanto poco gradita, non mi impedirà certo di
divertirmi… né di domandarvi l’onore di
un giro di danze con voi: posso sperarci?- domandò il signor
Bolton.
Taylor arrossì un poco
–Questo dipende da voi: se soddisferete la mia
curiosità, non potrò certo negarvi un giro di
danze.-
-Allora non attenderò oltre: sono
ansioso di assicurarmi questo privilegio.- disse Bolton facendo ridere
Taylor –Dunque, occorre iniziare dal principio. Mio padre,
vedete, era un uomo piuttosto importante in società, ma
altrettanto povero. Lui e il vecchio signor Danforth… il
padre di Chad, per intenderci, erano grandi amici, poiché
erano cresciuti assieme: mia nonna era infatti la balia del vecchio
Danforth. Crebbero dunque come fratelli, e mio padre sposò
la balia di Danforth. Dunque, anche io e Chad… io e
Danforth, intendo, è ora che io smetta di chiamarlo per
nome… ad ogni modo, crescemmo insieme. Non tuttavia come
fratelli devo dire, anche se la situazione avrebbe aiutato: mia madre
morì giovane, e poco dopo mio padre ebbe la stessa sorte.-
-Condoglianze.- disse Taylor dispiaciuta.
-La ringrazio. Ad ogni modo, il vecchio signor
Danforth mi prese sotto la sua ala. Divenni quasi di famiglia, e questo
il giovane Danforth non poteva sopportarlo. Mi trattò con
gentilezza, tuttavia, per non dispiacere suo padre. Questo, sul letto
di morte, si dimostrò assai ansioso per il mio futuro. Non
poteva includermi nel suo testamento, poiché non ero legato
alla famiglia dal sangue e nemmeno ero in una condizione sociale tale
da permettere un’eccezione. Tuttavia, espresse la
volontà, davanti a me e davanti al signor Danforth, anche,
di assegnarmi, non appena si fosse liberata, una parrocchia che era nel
suo terreno: parrocchia che rendeva davvero bene e che mi avrebbe
permesso di mantenere rispettabilmente non solo me stesso, ma anche una
moglie e un figlio, perlomeno.- disse ciò rivolgendole un
sorriso al quale Taylor non potè fare a meno di sentirsi al
contempo imbarazzata e divertita.
-Il vecchio Danforth fu davvero buono con voi.-
commentò.
-Oh, si, lo fu davvero.- concordò
Bolton –Un peccato che suo figlio non sia degno di portare
questo nome… anche caratterialmente, sapete,
l’attuale signor Danforth è assai diverso da suo
padre. La generosità che dimostra a coloro che abitano nella
sua casa, e nel suo terreno, credo sia dovuta più
all’orgoglio, al desiderio di mantenere alto il nome della
famiglia, che ad un’effettiva predisposizione di carattere.
L’unico vero affetto è, forse, quello che ha per
sua sorella, la signorina Jackie… certo, anche sul di lei
carattere ci sarebbero cose poco piacevoli da dire.-
Rimasero qualche secondo in silenzio, poi Taylor,
curiosa, domandò –Dunque, avevate una
parrocchia… come siete finito nel reggimento dei Wildcats?-
-Proprio questo è ciò di cui
vi devo parlare, per raccontarvi di ciò che accadde tra me e
Danforth da raffreddare così i nostri rapporti. Vedete,
Danforth non sopportava l’affetto che suo padre aveva per me.
Sapeva che, se avesse potuto, egli mi avrebbe lasciato metà
delle sue ricchezze. La sua gelosia lo portò a negarmi anche
ciò che mi spettava di diritto.-
Taylor sbarrò gli occhi, sorpresa
–Non mi vorrete dire…- disse, faticando a non
alzare la voce tanto l’idea la indignava –Che non
ha voluto concedervi la parrocchia che suo padre vi aveva destinato?-
-Per la precisione. Il vecchio proprietario della
parrocchia morì cinque mesi dopo, ed essa fu affidata ad un
altro.-
Taylor scosse la testa stupita: certo, mai aveva
provato simpatia per il signor Danforth. Fin dal primo giorno
l’aveva cordialmente detestato, e non aveva certo avuto dubbi
sul fatto che la colpa dei dissapori col signor Bolton fosse da
attribuire a lui. Certo, non poteva immaginare che la colpa fosse di
Bolton… ma aveva pensato a qualcosa di non così
grave, che non dimostrasse così poca sanità di
principi come la situazione che le era appena stata esposta.
-Oh, cielo, è davvero stato tanto
villano?- domandò, più che altro tra
sé –E perché mai non siete ricorso a
vie legali?-
-Vedete, il vecchio signor Danforth aveva lasciato
solo una lettera per il figlio, contenente questa
volontà… non un documento vero e proprio. E dare
il via ad una battaglia legale sarebbe stato dissacrante, per la
memoria del vecchio Danforth… non mi sentirei a posto con me
stesso, rendendo pubblico ciò che vi ho detto.
L’ho raccontato a voi solo perché pare che la
vostra famiglia avrà occasione di frequentare gli amici del
signor Danforth piuttosto spesso…- disse, accennando a
Gabriella, e salendo così di un ulteriore gradino nella
stima di Taylor per aver notato il legame tra sua sorella ed Evans
–Così, mi sembrava giusto che foste consapevole
delle persone con cui avete a che fare.-
-Oh, sono lieta che me ne abbiate parlato,
davvero.- annuì Taylor convinta –Solo, mi domando
come sia possibile che il signor Evans sia tanto amico di una persona
tanto insensibile… credete che sappia di questa faccenda?-
-Ciò che sa, immagino lo abbia
conosciuto tramite Danforth, o qualche suo amico. Dunque, credo davvero
che non sappia tutto della faccenda.- annuì gravemente il
signor Bolton –Ma siamo arrivati a casa vostra, devo
lasciarvi. Vi prego solo di non parlare eccessivamente di
ciò che vi ho raccontato… non guadagnerei nulla
dal recar pubblica accusa al signor Danforth, tanto più che
mi pare che egli, già così, sia ben poco
benvoluto da queste parti.-
-La sua alterigia non l’ha aiutato ad
ottenere grandi amicizie, in effetti.- confermò Taylor
–E, a quanto pare, è una fortuna per gli abitanti
del paese… Spero di rivederla presto… al ballo di
Netherfield, al più tardi.-
-Dove apriremo le danze insieme. Ricordatelo, ci
conto. Arrivederci.- disse baciandole la mano. Taylor
arrossì un poco, e lui si inchinò a Gabriella e
ad Amy per poi girare sui tacchi ed allontanarsi.
-Di che avete conversato tutto il tempo, tu e il
signor Bolton?- domandò Gabriella non appena lei e Taylor
furono sole, quella sera, preparandosi per mettersi a dormire
–Pare che lui nutra per te una certa preferenza.-
-Così pare.- sorrise la sorella senza
potersi impedire un sorriso –Ma abbiamo parlato del signor
Danforth, in realtà.-
-Del signor Danforth? E per quale motivo?- si
accigliò Gabriella. E Taylor subito decise che a lei poteva
confidarlo: non l’avrebbe detto a nessuno.
Sentita tutta la storia, Gabriella era
scandalizzata –Oh, cielo…- esclamò
sedendosi sul letto –Ne sei certa? Io credo sia stato tutto
un equivoco… Non dico certo che il signor Bolton abbia
mentito, non lo farebbe, lo si comprende bene dal suo viso, dal suo
comportamento… ma potrebbero essere intervenuti fattori di
cui non siamo a conoscenza, qualche crudele magari ha tramato alle loro
spalle…-
-Possibile. Ora tuttavia, dobbiamo sbrigarci a
trovare una giustificazione anche per questi malvagi: non vogliamo
certo ammettere che ci sia qualcuno di riprovevole in questo mondo.- la
prese in giro Taylor –Da parte mia, trovo più
agevole pensare che sia tutta colpa del signor Danforth e del suo
odioso orgoglio. Se tu vuoi continuare a lambiccarti il cervello per
far sì che tutti appaiano buoni e generosi come nella tua
visione del mondo, accomodati pure.-
____________Nota
di Herm90
Stasera vado un po' di
fretta^^ Capitolo dedicato alle mie Disneyane, per inaugurare il Diario, e in
particolare a Belle! Vi adoro!!!
Grazie: Titty90 (ecco a te! visto che storno
Chad?), DreamGirl91 (non posso dire nulla su
ciò che hai detto... rischio di spoilerare^^),
_AquaPrincess_
(ahi ahi ahi... credo proprio di aver aumentato il tuo odio per
Danforth...), Sinfony (XD in effetti, povero Jason^^
ma... beh non dico di più^^), armony_93 (XD eeeeh spero che Chaddino
non sia caduto troppo nella tua stima...), scricciolo91 (XDD ebbene si i rapporti tra
Chad e Troy non sono dei migliori... miglioreranno? possibile... taylor
sceglierà Jason? Chissà...) e DarkGiliath (grazie^^ credo di aver
compreso l'errore che ho fatto nell'Opera... ma non è la
ficcy giusta per esportelo^^ sono contenta che questa non ti deluda
troppo, invece!)
Scusate se sono un po'
breve ma se non stacco mia madre mi lancia il phon...
VVTB!!!
|
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Capitolo 7 *** capitolo sette ***
Capitolo
sette
Il venerdì del ballo arrivò
in un lampo, per le abitanti di Longbourn.
Sarebbero andati tutti, ovviamente, anche se
Taylor era consapevole di quanto suo padre avrebbe preferito senza
dubbio restare a casa e godersi un poco di solitudine, visto quanta
poca gliene concedeva la presenza del signor Cross.
Taylor iniziò a percepire qualcosa di
vago, che l’infastidiva, nel signor Cross. Non aveva compreso
del tutto le sue intenzioni, ma qualcosa le diceva che doveva stare
attenta a ciò che potevano significare le particolari
attenzioni che l’uomo le riservava.
Non vide mai il signor Danforth in quei giorni,
anche se Evans fece un paio di visite: era felice quando scopriva che
l’amico non era con lui, in particolare alla seconda di
queste visite, quando a casa loro era ospite per un paio
d’ore anche il signor Bolton.
Non aveva idea di come comportarsi con lui, nel
momento in cui l’avesse visto. Ovviamente non poteva
accennare alla storia che Bolton le aveva raccontato: non desiderava
certo tradire la sua fiducia. Ma tuttavia, per comportarsi normalmente
nei confronti di quel delinquente di Danforth, avrebbe avuto bisogno di
una forza d’animo e di mente che non era affatto sicura di
possedere.
Taylor non dovette attendere oltre per comprendere
le intenzioni del signor Cross.
La mattina del venerdì, mentre
attendevano che il pranzo fosse pronto, lei e Gabriella erano sedute in
salotto, sul divano, e ricamavano la fodera di un cuscino cercando di
seguire il disegno che si erano imposte, ovvero un lieve uccellino di
filo azzurro.
L’uccellino di Taylor non era affatto
brutto, ma quello di Gabriella era meraviglioso, pareva lì
lì per spiccare il volo.
In quel frangente, il signor Cross si
avvicinò a loro, rimanendo in piedi.
Gabriella lo salutò, Taylor, invece,
gli rivolse un vago cenno.
-Signorina Taylor, posso avere l’onore
di vedermi concesso un ballo con voi, questa sera?- domandò
l’uomo tenendo lo sguardo fisso su di lei
–L’apertura, magari.-
Taylor rimase immobile nell’atto di
infilare l’ago nella tela. Con lentezza, in modo da
concedersi tempo per riflettere, Taylor alzò lo sguardo
verso di lui.
La sua richiesta era un problema,
perché aveva in verità deciso che il ballo di
apertura dovevano essere fatti col signor Bolton. Ma non doveva
scordare che Cross era loro ospite, dopotutto.
-Sarà un piacere.- rispose dunque.
-E per me sarà un onore, aprire le
danze con quella che è senza dubbio la più dolce
damigella della sala… spero anzi di poter sperare in altre
danze con voi, dopo la prima, ma di questo privilegio parleremo questa
sera.- concluse, e dopo un breve inchino si allontanò
impettito, evidentemente soddisfatto di sé.
Taylor si voltò lentamente verso
Gabriella, la quale la fissò con aria indecifrabile.
-Cosa credi che significhi questo comportamento
del signor Cross?- domandò, anche se in realtà
non era così ansiosa di avere una conferma dei suoi timori.
-Credo che sia un evidente forma di
corteggiamento.- rispose Gabriella sforzandosi di tenere un tono
neutrale.
-Dio me ne scampi.- borbottò Taylor
impallidendo.
Gabriella non disse nulla, guardando un
po’ la sorella e un po’ il suo lavoro di ricamo: il
suo animo era per natura predisposto a vedere bene in ogni persona, ma
in quella situazione si trovava in bilico tra le sue opinioni.
L’abitudine la costringeva a commentare che il signor Cross
era tutto sommato un brav’uomo, e che la sua rendita era
sufficiente a una vita comoda. D’altra parte provava troppo
affetto per Taylor, e non poteva dirsi completamente certa che un
matrimonio con quel loro cugino sarebbe stata per lei una buona cosa.
-Può darsi che non farà mai
la sua proposta ufficiale.- si limitò a dire alla fine.
-Oh, è quello che mi auguro con tutto
il cuore, perché sarebbe un vero dispiacere per me dover
rifiutare una proposta di matrimonio. Non per il matrimonio in
sé, ma per l’espressione colla quale nostra madre
mi guarderebbe dopo: sai bene quanto ritenga importante il nostro
matrimonio.-
-Nostra madre non vorrebbe mai che tu ti sposassi
senza provare amore.- ribatté subito Gabriella
–Nostra madre non te ne vorrà per questo.-
-Certo, hai ragione.- mormorò Taylor:
in realtà, non ne era affatto sicura.
La sera arrivò in un baleno, e tutta la
famiglia fu in carrozza alle otto in punto. Taylor indossava un leggero
abito bianco con la scollatura quadrata e la vita alta, appena sotto il
seno. Anche le sorelle, e loro madre, erano vestite in bianco,
poiché era il colore che le donne del paese usavano
indossare per le inaugurazioni, e quella di Netherfield lo era, in un
certo senso, poiché era la prima festa che veniva data dai
nuovi proprietari.
E infatti tutte le donne che incontrarono erano in
bianco, ad eccezione della signorina Evans, il cui abito era di un
chiaro color oro: la cosa non era strana, poiché era la
padrona di casa.
La suddetta, insieme al fratello, era sulla porta,
ad accogliere gli invitati. Furono raggiunti dal signor Danforth
proprio nel momento in cui giunsero i Bennett e si unì ai
saluti, dopo aver osservato l’affettuoso contegno del suo
amico verso la maggiore delle sorelle Bennett.
-Il signor Cross è ospite da noi.-
disse il signor Bennett, poiché la signorina Evans non
l’aveva ancora incontrato.
Cross si inchinò alla donna e vennero
ripetute le presentazioni di Evans e Danforth, poiché erano
avvenute con poca accuratezza al loro primo incontro –E
conoscete il signor Evans, il padrone di casa, e il suo ospite, il
signor Danforth.-
Al suono di quel nome, Jason Cross
sussultò come se qualcosa l’avesse colpito, e
subito si rivolse a Danforth –Vogliate perdonarmi, signor
Danforth, se al nostro primo incontro mi è sfuggita
l’importanza del vostro nome!- esclamò in tono di
gioia profonda –Avrei dovuto rendermi conto del
fortunatissimo caso in cui siamo incappati: non spero che il mio nome
vi dica qualcosa, ma io vi conosco bene dalle parole della vostra
beneamata zia, Lady Darbus: ella, vedete, mi ha da poco offerto la sua
parrocchia.-
Taylor non sentì la risposta del signor
Danforth se non come un vago borbottio indistinto: il suo sguardo e la
sua mente erano impegnati altrove. Precisamente, stavano studiando ogni
singolo volto presente nella sala, nella speranza di incrociare lo
sguardo celeste del signor Bolton.
-Cercate qualcuno, signorina Taylor?-
La voce di Danforth riportò il suo
pensiero al gruppo della sua famiglia e dei padroni di casa, e si
voltò verso colui che le aveva parlato: la fissava con
sguardo penetrante, che la fece arrossire –No,
signore… ammiravo lo splendore della sala, nonché
degli ospiti.- rispose con voce probabilmente poco convincente, poi
rispose a una domanda che le pose il signor Evans e che il signor
Danforth non sentì.
In realtà era troppo occupato a fissare
Taylor. Aveva notato quando quella sera l’aveva vista che
c’era qualcosa di particolare in lei. Forse nel suo volto,
nel suo sorriso… nei
suoi occhi, si trovò a pensare. Ma subito si
affrettò a scacciare questo pensiero dalla mente.
_________Nota
di Herm90
Capitolo dedicato a Titty90, che non c'è per un
po' per via della connessione :(
TVTB sister!!!
Ah, tra poco
arriverà anche la mia shot per la famosa scommessa, quindi
non temete Disneyane, non ho disertato XD
Sono un po' di fretta
passo diretta ai ringraziamenti^^: Dreamgirl91 (infatti, attenta a non fare
spoiler^^), AquaPrincess (ok, puoi dirgli tutto:
cattivo, antipatico, odioso... ma non brutto!^^), marki (grazie! la scena
sarà presente, se è quella che penso^^ ho solo un
piccolo dubbio sul cambiare o meno una cosa^^), Sinfony (sono contenta! Ehi anche tu
subisci il fascino dei cattivi?^^), armony_93 (basta elemosinare spoiler XD
mi ero preoccupata per la serietà della recensione ma hai
rimediato XD), scricciolo91 (se hai visto il film dovresti
avere un'idea di cosa succederà^^ mi raccomando non lasciare
spoiler!^^), Titty90
(soreeeee spero che
tornerai prestuuuu!!! facciamo una colletta per la tua connessione! XD)
e Zerby (così mi fai
arrossire^^ don't worry per il chap capita^^)
grazie siete sempre
grandiosi!!!
|
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Capitolo 8 *** capitolo otto ***
Capitolo
otto
I Bennett entrarono nella sala. L’intera
casa era davvero bella e accogliente, arredata secondo il tipico gusto
dell’epoca, che abitualmente sfociava
nell’esagerazione. Ma questo, nel presente luogo, non
risultava eccessivamente evidente: Taylor doveva ammettere che pur non
essendo eccessivamente simpatica la signorina Evans aveva buon gusto.
La seconda delle Bennett tuttavia
dedicò solo pochi secondi all’osservazione del
luogo, e altrettanti ne concesse a Sarah ed Emma Lucas durante i saluti
e le tipiche domande che ci si scambiava quando ci si incontrava ad un
ballo.
La sua attenzione subito tornò ai volti
ce la circondavano, e di nuovo tentò di individuare quello
del signor Bolton.
Poiché anche in quella stanza il suo
tentativo fallì miseramente, Taylor si congedò
dalle sorelle e dalle amiche per tentare in un’altra parte
della casa.
Immediatamente anche Amy, Martha ed Emma Lucas si
allontanarono da Gabriella, facendo in modo di lasciarsi indietro
Kelsie che probabilmente, con i suoi discorsi filosofici e il suo poco
amore per la vita sociale e il divertimento in generale, avrebbe
rovinato i loro tentativi di conversazione con la moltitudine di
ufficiali presenti al ballo.
Ci volle poco perché il signor Evans
notasse la sua favorita alla destra della sala, e subito si
affrettò a raggiungere il trio –Buonasera di
nuovo.- le salutò, rivolgendosi molto garbatamente a tutte e
tre ma lasciando trapelare il suo affetto per una di loro in
particolare.
Sarah Lucas aveva ormai compreso la situazione:
messa da parte ogni speranza che i suoi genitori avevano avuto nei
riguardi suoi e del signor Evans, aveva decisa che avrebbe appoggiato
l’amica che, ne era certa, meritava infinitamente le
attenzioni del gentiluomo. Così si rivolse immediatamente a
Kelsie –Che ne dite, amica, di farmi sentire le vostre ultime
composizioni? Nella stanza qui accanto ho visto un pianoforte
magnifico, se il signor Evans fosse così gentile da
permetterci di usufruirne…-
-Ma certo. Uno strumento dev’essere
suonato e le mie capacità in questo capo lasciano
grandemente a desiderare… sarei felice se lo usaste voi,
signorina Kelsie, poiché vostra sorella mi ha sovente
parlato della vostra bravura.-
Con un gran sorriso, Kelsie seguì
l’amica lasciando così soli Gabriella e il signor
Evans, che non persero tempo per iniziare la conversazione.
Taylor intanto passeggiava per le stanze,
guardandosi continuamente attorno alla ricerca del signor Bolton.
-Sorellina, dove vai?- domandò la voce
di Amy. Voltandosi, per l’appunto, Taylor si trovò
la sorella davanti, insieme a tre ufficiali
–Perché io sono qui impegnata con questi tre
giovanotti, e non credo di avere abbastanza forza per interessare tutti
e tre, non vorresti che te ne presentassi uno?- Taylor cercò
di rimproverare la sfacciataggine della sorella con uno sguardo, ma non
ottenne nulla poiché Amy scosse le spalle e tornò
a conversare animatamente coi tre, ridendo sguaiatamente alle loro
più sciocche battute.
Taylor scosse la testa e andò avanti.
Vide Martha nella sala successiva, che conversava con un giovane.
Sembrava un poco più controllata della sorella,
così Taylor decise di non preoccuparsi di lei e continuare
la sua ricerca.
In quell’istante, tuttavia, iniziarono
le danze, e la ragazza fu subitamente raggiunta dal signor Cross
–Bella cugina, gradirei ricordarvi la promessa del primo
ballo…-
Taylor sospirò, ma non aveva scuse. Se
anche avesse trovato il signor Bolton, aveva ormai promesso
l’apertura al signor Cross, e non poteva rimangiarsela.
Così si lasciò condurre tra
le coppie che prendevano posto per danzare e la musica
iniziò.
Il signor Danforth, poggiato allo stipite della
porta della stanza in cui si stavano svolgendo le danze, decise di
osservare il comportamento del suo amico Evans. Era evidente che la
signorina Bennett era la sua favorita, tra tutte le signorine del
paese, ma voleva accertarsi della profondità di questo
legame e aveva fatto voto di esaminare il comportamento di entrambi.
Tuttavia, mentre seguiva una piroetta della
signorina Bennett, il suo sguardo cadde sulla sorella minore, che
danzava poco lontano insieme a quello che a quanto aveva capito era un
lontano cugino di lei.
Il suo sguardo decise di seguire Taylor, invece di
Gabriella, e lui non se ne rammaricò. Era, aveva notato, un
soggetto interessante: il suo comportamento e il suo sguardo rivelavano
un’allegria che in un’altra persona sarebbe
risultata quasi sgradevole, e le sue parole erano spesso intrise di una
nota di ironia che lo incuriosiva. Tuttavia, nonostante questo, i suoi
occhi rivelavano spesso i suoi veri pensieri: in quel momento ad
esempio non era difficile dire cosa pensasse del signor Cross che
ballava con goffaggine imbarazzante e continuava a pestarle i piedi.
Nel complesso doveva dire che l’immagine
era piuttosto divertente, e si spostò per osservarli
più agevolmente.
-Sapete, cugina, anche se non trovo che il ballo
sia particolarmente dilettevole…- disse il signor Cross
mentre danzavano –Lo trovo comunque piuttosto utile,
poiché permette di conversare liberamente con la propria
dama e, inoltre, favorisce una certa armonia fisica e mentale
che…-
-Hai trovato il tuo signor Bolton?-
domandò Gabriella a Taylor, interrompendo il cugino, quando
si trovarono fianco a fianco durante un giro.
-No, ancora non l’ho visto.- rispose
Taylor.
-Un’armonia, dicevo, che non
è possibile acquisire in altre situazioni, e
che…- tentò il signor Cross.
-Credi che la presenza di un certo gentiluomo
l’abbia tenuto lontano?- lo interruppe Gabriella nuovamente.
-Non lo credo, no… ha detto che sarebbe
venuto…-
-E che rendono il rapporto tra i due ballerini
più personale, facendo si che…-
-Ti ha detto che sarebbe venuto, sono certa che lo
farà.- decise Gabriella proprio mentre la musica terminava.
Cross, infastidito di non aver potuto finire in
tempo il suo discorso, fece un passo risoluto verso Taylor
–Signorina Taylor, sarei lieto di rimanerle accanto tutta la
sera, col vostro permesso.- disse.
Taylor tentò di non apparire troppo
sorpresa, né troppo spaventata, da questa richiesta.
Tuttavia si affrettò a rispondere nel modo più
vago che le venisse in mente –Sarò lieta di
concedervi qualche altro ballo, signor Cross, nel corso la serata, per
quanto la mia stanchezza e la cortesia lo permettano: non vorrei certo
offendere qualcuno rifiutando un invito, sapete…-
Nel momento stesso in cui Cross affermò
che era soddisfatto di quella decisione, Taylor desiderò che
quanti più cavalieri possibile le domandassero un ballo, in
modo da poter risparmiare ai suoi piedi e alla sua reputazione di
ballerina un altro giro di danze col signor Cross.
In quello stesso momento Danforth
avvertì per la giovane un moto di compassione e, mentre ella
si allontanava verso una stanza contigua, decise di seguirla e di
domandarle un ballo, in modo che potesse essere per almeno un giro di
danze sollevata dall’incombenza dell’evidente
corteggiamento del signor Cross.
Taylor, bisognosa d’aria,
andò sul terrazzo. Avvertì le ruote di una
carrozza percorrere il viale e si affacciò mentre un uomo
scendeva dalla vettura che aveva sentito.
Un sorriso le si dipinse immediatamente sul volto
e rientrò in sala, passando accanto al signor Danforth
proprio mentre questi stava per uscire.
Danforth la vide scendere rapidamente le scale e
si accigliò. Incuriosito, decise di andare in terrazza per
soddisfare la sua curiosità. Guardò verso il
basso e subito vide Taylor uscire dal portone, scendere lo scalone
d’ingresso e raggiungere un uomo in uniforme rossa che non
faticò a riconoscere.
Strinse le mani sul parapetto e si
ritirò un poco, in modo da essere coperto
dall’ombra e da poter osservare i due senza rischiare di
essere a sua volta visto.
-Signor Bolton, temevo aveste dimenticato la
vostra promessa.- sorrise Taylor quando si furono scambiati un inchino.
-Non l’ho scordata, e proprio per questo
sono qui: devo chiedervi di rimandare le nostre danze,
poiché alcuni affari mi chiamano urgentemente a Londra. Devo
partire stasera stessa.- disse Bolton rivolgendole uno sguardo
dispiaciuto.
Taylor non tentò di nascondere la sua
delusione mentre mormorava –Oh, comprendo,
certamente… non preoccupatevi, avremo certo altre occasioni.-
-Siete comprensiva oltre ogni dire, vi
ringrazio…-
-Non dovete farlo: sono io che vi ringrazio per
esservi preso il disturbo di venire ad avvertirmi.- sorrise Taylor
–Dunque, fate buon viaggio. Addio.-
Bolton le prese la mano e gliela baciò.
Taylor arrossì, piacevolmente sorpresa da quella confidenza,
mentre anche Bolton le diceva –Addio.-
Il signor Danforth si voltò di scatto,
tornando dentro, proprio mentre Taylor rientrava e il signor Bolton
risaliva sulla carrozza.
-Dove sei stata?- domandò Kelsie non
appena Taylor fu tornata al piano superiore –Il signor Cross
ti cerca.-
-E per quale motivo?- domandò allarmata
Taylor.
-Volevo sapere se avevate un cavaliere per il
prossimo ballo.- disse Cross mentre si avvicinava alle due sorelle
–O se posso sperare che l’onore di danzare con voi
mi sia nuovamente concesso tanto presto.-
Taylor si stava appunto ingegnando per rispondere,
quando una voce familiare alle sue spalle le impedì il
fastidio.
-A dire il vero, se posso…- disse il
signor Danforth mentre Taylor, stupita, si voltava verso di lui
–Ero appunto venuto a chiedervi di concedermi il prossimo
giro di danze. Ballate con me, signorina Taylor?-
-Si.- rispose lei senza pensarci, poi si
affrettò ad aggiungere –Mi farebbe molto
piacere… volete scusarmi, signor Cross?-
Il suddetto si affrettò ad annuire,
poiché il signor Danforth era un parente stretto della sua
patronessa, e Danforth e Taylor si avviarono l’uno accanto
all’altra verso la sala in cui erano riuniti i ballerini.
Senza una parola si sistemarono nelle due file,
l’uno di fronte all’altra.
La musica iniziò e subito la fila dei
cavalieri fece un inchino. Poi toccò alle dame. Due passi
avanti, due passi indietro…
Il signor Danforth, notò Taylor,
ballava molto bene, con grazia, come quando cavalcava. Se il suo
carattere non fosse stato tanto insopportabile e se non avesse saputo
ciò che sapeva sul suo contegno verso Bolton, Taylor si
sarebbe domandata perché non fosse ancora sposato.
-Credevo che non danzaste.- commento Taylor.
-Non lo faccio spesso.-
-A cosa devo tale onore?-
-Ho fatto voto di fare una buona azione
settimanale. Mi pareva, scusate l’invadenza, che il vostro
precedente ballo col signor Cross non sia stato di vostro gradimento.-
disse Danforth.
-Mi avete osservata?- domandò lei
stupita ed irritata al contempo.
-Forse un poco.- ammise lui, e non aggiunse altro.
Dopo qualche momento, toccò di nuovo a
Taylor rompere il silenzio –Con la buona azione settimanale
di cui mi avete parlato sperate di ripulire la vostra coscienza per
qualche crudele azione passata?-
-Argomento un po’ pesante per delle
chiacchiere durante un ballo.- sbottò, infastidito, il
signor Danforth, porgendole la mano a cui lei poggiò la sua,
seguendo le altre coppie.
-Lo dite in generale, o lo credete vero solo nella
presente situazione? Avete una così grande colpa che vi
rimorde la coscienza, signor Danforth?-
Girarono attorno alla coppia alla loro destra e
quando si ritrovarono la mano di Danforth si strinse con lieve rabbia
su quella di Taylor –Non so di cosa parlate, signorina.-
-Questo è un bene. Dunque dite di non
avere alcuna colpa.- commentò lei sforzandosi di non
mostrare di sapere ciò che in effetti sapeva. La finzione le
riuscì, poiché il tono di Danforth era un tantino
meno irato quando disse -Non dico questo. So bene di avere molti
difetti e molti peccati di cui fare penitenza.-
La musica terminò e i due
s’inchinarono l’uno all’altra. Il signor
Danforth si voltò e rapidamente scomparve tra la folla,
mentre Taylor veniva nuovamente raggiunta dal signor Cross.
_________Nota
di Herm90
Fiuuuuu che lungo questo
chap^^ volevo dividerlo in due, ma poi erano troppo corti^^
Grazie: armony_93 (XD ti ho fatta attendere il
meno possibile giuro!^^), WalkingDisaster (bello il libro vero?
è il mio preferito! Comunque, alcune cose saranno molto
simili^^), Zerby (vero che mi spieghi il tuo
nickname?^^ spero che questo chap ti faccia riprendere un po' di
fiato... ma non troppo!^^), (sono onorataaaaaaa!
grazieeeeeee! E concordo sui cattivi^^) e Sinfonyscricciolo91 (con Troy no^^ ma con gli altri
si, anche se uno è un disastro e l'altro ben poco pacifico^^)
Mi sono resa conto che
probabilmente questa ficcy sarà più lunga di
quanto avevo programmato... spero che non diventi pesante in caso
ditemelo!
VVTB ragazze siete
fantastiche!!!
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Capitolo 9 *** capitolo nove ***
Capitolo
nove
La mattina seguente Taylor si svegliò
con una strana sensazione. Si sentiva come se qualcosa stesse per
accadere, ma non riusciva a capire cosa fosse.
Guardò il letto accanto al suo:
Gabriella non c’era, doveva già essere scesa a
colazione. Così, tentando di non ascoltare quelle strane
sensazioni, si alzò, si vestì e scese a colazione.
Al tavolo c’erano sedute sua madre,
Gabriella, Amy e Martha. Kelsie era seduta sul suo sgabello davanti al
pianoforte, e lavorava a un nuovo pezzo.
Taylor sedette e dopo qualche istante giunse anche
suo padre.
-Il signor Cross non è ancora sceso?-
domandò Kelsie tentando un passaggio particolarmente
difficoltoso.
-No, ma sono certa che scenderà
presto.- disse la signora Bennett con un tono strano –Taylor,
cara, sistemati quel ciuffo di capelli… abbiamo
un’ospite, ricordalo.-
Alzando gli occhi al cielo, Taylor fece per
sistemarsi la ciocca di capelli sfuggita alla semplice acconciatura, ma
la interruppe l’entrata nella stanza del signor Cross, in
quale salutò la famiglia Bennett con un tono ancor
più altisonante del solito.
Dimentica della ciocca, Taylor posò gli
occhi sul fiore che Cross teneva in mano.
-Spero di non risultare eccessivamente sfacciato,
signori Bennett, nel richiedervi un colloquio privato con la signorina
Taylor.-
Taylor sbiancò e si voltò
verso Gabriella, con uno sguardo allarmato. La sorella cercò
di tranquillizzarla con lo sguardo, ma la signora Bennett, ignorando lo
sbalordimento della figlia e del marito, aveva già
acconsentito e si era alzata, trascinando con sé Taylor.
In meno di un secondo Taylor si trovò
nel cortile, davanti alla porta, col signor Cross accanto.
Si allontanarono un poco, per quanto Taylor fosse
consapevole che anche così non avrebbero raggiunto
l’intimità che il signor Cross cercava: di certo
la madre e le sorelle si erano già precipitate alla finestra
per vedere cosa succedeva.
-Non riesco a comprendere, signore, per quale
motivo vogliate parlarmi in privato.- disse Taylor, ansiosa di mettere
in chiaro che da parte sua non c’era stata alcuna risposta
positiva al goffo e imbarazzante corteggiamento che aveva ricevuto la
sera precedente.
-Sono certo che in realtà lo sappiate
benissimo. Ma innanzitutto devo spiegarvi, signorina Taylor, il motivo
per cui sono venuto qui. Sapete certo che Longbourn, alla morte di
vostro padre, diverrà di mia proprietà.
Poiché mi sento molto in colpa per questo, ho da molto
deciso che la mia sposa doveva essere una di voi, in modo che la vostra
famiglia non debba sentirsi troppo oltraggiata nel momento in cui
entrerò in possesso della tenuta. E devo dirvi che
immediatamente voi avete attirato la mia attenzione, signorina Taylor,
con le vostre indubbie attrattive.-
-Signor Cross, io…- la protesta di
Taylor non fu affatto pronunciata con tono sicuro, poiché
veder la sua paura diventare realtà era stato più
traumatico di quanto avesse sospettato, perciò per Cross fu
facile ignorarla e continuare col suo discorso –Sono certo
che il mio corteggiamento è stato troppo evidente
perché voi non lo notaste, dunque sono certo che, essendo
voi senza dubbio estremamente sveglia, aveste già previsto
questo momento. Tengo molto a sottolineare che sono certo che il vostro
carattere, la vostra modestia e la vostra sagacia saranno infinitamente
apprezzati dalla mia benefattrice, Lady Darbus…-
-Signor Cross!- lo interruppe Taylor, la voce resa
decisa dal fastidio che le procurava rendersi conto che Cross riteneva
che lei avesse già accettato le sue profferte –Voi
parlate dimenticando un particolare molto importante.-
-Non vedo quale possa essere, mia
diletta… mi sembra che le mie profferte siano perfettamente
in linea con…-
-Lo sarebbero se lei mi avesse dato la
possibilità di parlare, prima di cominciare a discorrere
come se io avessi già accettato di concedervi la mia mano!-
-Perdonatemi, non mi ero reso conto
che…-
-Ebbene, avreste dovuto, e questo mi rende ancor
più certa, se mai ce ne fosse bisogno, della mia risposta
alla vostra proposta: mi dispiace, ma non posso che rifiutare.-
Taylor non avrebbe saputo dire se Cross fosse
disgustato, dispiaciuto, offeso o ferito, perché prima
ch’egli avesse il tempo di dire alcunché la porta
di casa si aprì e la signora Bennett, il volto rosso di
rabbia, era uscita in cortile.
-Che risposta è questa, figlia
sciagurata?- esclamò la donna con voce acuta, avvicinandosi
a grandi passi alla figlia –Non voglio sentire sciocchezze!
Signor Cross, mia figlia è confusa dall’onore che
le avete offerto, naturalmente accetta con tutto il cuore le vostre
cortesi…-
-No! Madre, no, io…- cercò
di ribattere Taylor.
-Taci, disgraziata! Che comportamenti sono questi?-
Taylor, avvertendo le lacrime bruciare
prepotentemente nei suoi occhi, si voltò e corse via, senza
badare alle proteste della madre e alle risate di Amy e Martha.
Non potevano costringerla, era ingiusto! Lei non
si sarebbe sposata, se non per amore, e ad ogni modo mai con il signor
Cross!
Continuò a correre, la vista annebbiata
dalle lacrime provocate dall’irritazione, e
all’improvviso qualcosa le fece perdere
l’equilibrio. Cadde in ginocchio, sporcandosi
l’abito.
-Signorina Taylor!- esclamò una voce
preoccupata, poco lontano da lei.
Il signor Danforth, che stava passeggiando solo in
quei dintorni, non appena la vide cadere a terra le si
affrettò incontro e la aiutò con delicatezza ad
alzarsi. Una spiacevole sensazione gli strinse il cuore vedendo la
ragazza in lacrime, e collegando la corsa e la caduta le peggiori
situazioni si profilarono nella sua mente.
-Cosa vi succede?- domandò tenendole il
braccio mentre lei, rossa in volto, nascondeva gli occhi asciugandosi
in fretta le lacrime –Siete inseguita? Qualcuno vi ha
aggredito?- domandò, rimanendo sorpreso della preoccupazione
che trapelava dalla sua stessa voce.
-Oh, no…- mormorò Taylor
arrossendo ancor di più –No, niente del genere,
signor Danforth, mi duole avervi fatto preoccupare
inutilmente…-
-Grazie al cielo… dunque non
è nulla di grave?- volle sapere Danforth, cercando di
tornare in sé: sentiva un tumulto interiore che non sapeva,
o non voleva, spiegarsi, e non potè impedirsi di pensare,
ora che era certo che Taylor non avesse corso pericoli, quanto belli
fossero i suoi occhi in quel momento, ancora brillanti delle lacrime
versate.
Proprio in quel frangente, la signora Bennett
giunse, il volto congestionato dalla collera, seguita da Amy e Martha,
entrambe in preda a un attacco di riso.
-Sciagurata! Non hai pena per i miei poveri
nervi!- gridò la signora Bennett mentre si avvicinava a
grandi falcate. Afferrò sua figlia per il polso
–Tu sposerai il signor Cross, a costo di trascinarti io
stessa in chiesa!-
Taylor si morse il labbro trattenendo le lacrime:
non poteva piangere, sua madre e le sue sorelle si stavano
già rendendo abbastanza ridicole davanti al signor Danforth
–Madre, per favore, davanti al signor Danforth…-
sussurrò cercando di non farsi sentire.
La madre tuttavia rese vane le sue delicatezze
–Oh, che il signor Danforth sappia con che figlia
sconsiderata ho a che fare!-
Taylor arrossì e abbassò lo
sguardo. Il signor Danforth fissò per un istante il volto
imbarazzato di Taylor –Credo che sia meglio che vi lasci,
così che possiate discutere a vostro agio…
omaggi, signora Bennett… signorine… signorina
Taylor…- mormorò, consapevole di aver preso in
quell’istante la decisione di cui aveva bisogno. Taylor
rispose al suo saluto, ma la madre e le sorelle erano troppo impegnate
per ricordare le più elementari regole della cortesia.
Chad Danforth si allontanò. Una volta
raggiunta una distanza che ritenne sufficiente si voltò.
Riconobbe Taylor, immobile. La madre che ancora gridava, poteva sentire
la sua voce anche a quella distanza. Le due sorelle che ridevano. Vide
il signor Bennett avvicinarsi, flemmatico.
Trasse un profondo sospiro e avvertì in
sé una strana sensazione.
Basta, si impose. Ciò che aveva visto e
sentito doveva confermare tutti i suoi dubbi: non solo su sé
stesso, ma anche sulla seconda questione che dalla sera precedente
aveva iniziato a tormentarlo.
-Oh, signor Bennett, diglielo anche tu!-
esclamò la signora Bennett non appena vide il marito
avvicinarsi a loro –Dille che deve sposare il signor Cross!
Si comporta come se avesse una dote immensa, quando come tutte le sue
sorelle si trova ad avere a malapena il corredo! Te lo dico, Taylor, se
non sposerai il signor Cross, non ti parlerò mai
più!-
-Taylor, cara…- disse il padre col
solito tono pacato –Ora dovrai prendere una difficile
decisione, pare, poiché tua madre dice che non
vorrà più parlarti se non sposerai il signor
Cross, ed io non vorrò più parlarti se lo
sposerai.-
Il cuore di Taylor s’inondò
di felicità a quelle parole: stando così le cose,
la minaccia di sua madre non aveva nulla, non poteva costringerla a una
scelta che il marito non condivideva.
-Oh, padre, grazie, grazie!- esclamò
felice.
_____________Nota
di Herm90
Rieccume! Scusate il
ritardo!
Grazie: Zerby (ho cambiato un po'
ciò che succede nel libro... spero che ti piaccia quanto a
me piace la storia del tuo nickname! XD), scricciolo91 (eeeeh pian piano... forse^^
vedrai che succede nel prossimo chap^^ puoi iniziare a preoccuparti^^),
Sinfony (dici? io non sono certa di una
delle tue affermazioni XD vero devo dire che Chad sta venendo
abbastanza affascinante XD), Titty90 (la cara fuorilegge di efp XD
bene perchè credo che sarà parecchio lunga^^), DarkGiliath (non sparirà ma
almeno taylor non deve sposarlo^^ tra un po' lo ringrazierai^^) e Walking
Disaster
(tutte insistete per Chaylor XD tanto non mi influenzerete maaaai XD)
Grazie anche a chi legge
solo!
Siete fantastiche!
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Capitolo 10 *** capitolo dieci ***
Capitolo
dieci
La mattina seguente, Taylor si svegliò
presto, con una sensazione alquanto spiacevole. Tuttavia la
attribuì all’imminente incontro col signor Cross,
che il giorno precedente, dopo il malaugurato episodio della proposta
di matrimonio, aveva a malapena visto, poiché lui aveva
avuto la buona idea di farsi vedere il meno possibile.
Si vestì con calma, chiacchierando
appena con Gabriella, e poi le due sorelle scesero a colazione.
-Buongiorno.- le salutò il signor Cross
con molta diplomazia. La signora Bennett si sforzò di
salutare entrambe le figlie con lo stesso calore, anche se tutti
avvertirono una certa freddezza nel saluto che rivolse a Taylor.
Dopo qualche istante anche Kelsie, Martha ed Amy
entrarono, e sedettero a tavola. Kelsie prese posto, arrossendo un
poco, accanto al signor Cross, che le rivolse un sorriso guadagnandosi
un’occhiata d’approvazione dalla signora Bennett e
le risatine malcelate di Martha ed Amy.
Erano a metà colazione quando un messo
di Netherfield fu introdotto dalla servitù, e raggiunse la
famiglia.
-Una lettera per la signorina Bennett, dalla
signorina Evans.- annunciò l’uomo porgendo la
lettera a Gabriella.
-Oh, la cara Sharpay Evans!- esclamò la
signora Bennett con l’eccitazione nella voce –Nella
tua risposta, Gabriella, dovrai includere un invito per tutti loro qui
a Longbourn, giacché credo sia d’uopo invitarli,
poiché la situazione col signor Evans pare stia diventando
man mano più certa… sono certa che al ballo,
l’altra sera, anche il signor Danforth, e la signorina Evans,
se ne siano resi conto.-
Gabriella aprì la lettera e la lesse
rapidamente. Il resto della famiglia fece attenzione a fingere di non
osservarla, ma in verità non una sola delle sue espressioni
durante la lettura sfuggì a uno solo dei familiari.
Al termine della lettera, Gabriella era
mortalmente pallida. Senza una parola, si alzò da tavola,
consegnò la lettera a Taylor e uscì dalla stanza
sotto lo sguardo stupito dell’intera compagnia.
Incerta, Taylor si affrettò a leggere
la lettera.
Gentile amica,
è con
rammarico che ti scrivo queste parole, poiché avrei tanto
desiderato avere il tempo di salutare di persona te e le tue sorelle.
Ma alcuni affari di mio fratello ci obbligano a partire per Londra
immantinente. Passeremo dunque un lungo periodo a Londra,
dopodichè i progetti auspicano un soggiorno a Pemberly,
ossia la tenuta del signor Danforth nel Derbyshire. Non so quanto
dureranno le due permanenze, ma sfortunatamente giudico alquanto
improbabile un nostro ritorno nei ritorni di Longbourn, tanto che
abbiamo parlato di rimettere in vendita Netherfield.
Mio fratello manda a
tutti voi i suoi saluti, e lo stesso il signor Danforth, che
è desideroso di rivedere sua sorella Jakie. Lo siamo tutti,
devo ammetter: Jakie Danforth è una fanciulla tanto graziosa
e cara che spero, e non senza un valido fondamento, di potervela un
giorno presentare come mia cognata, nonché signora Evans.
Giudico che non sia
necessario legarti ad una promessa per spingerti a mantenere con me una
fitta e amichevole corrispondenza, dunque aspetto una tua risposta con
grande ansia!
Con affetto
Sharpay Evans
Nello stesso momento in cui Taylor si alzava per
raggiungere la sorella, comprendendo che doveva essere distrutta, una
carrozza partì da Netherfield Park.
Il signor Danforth, seduto davanti alla signorina
Evans e accanto all’amico Ryan, si voltò verso il
finestrino dell’abitacolo, osservando le dolci colline di
campagna che già gli erano divenute familiari. Sapeva
esattamente che, proseguendo sempre dritto, avrebbe raggiunto Longbourn
in meno di un’ora.
Questa riflessione lo fece immediatamente tornare
in sé. Quel particolare non avrebbe dovuto avere per lui
alcun interesse, non in quel momento. Era indubbio che non aveva avuto
il piacere di fare conoscenze interessanti, da quando era
lì, con la sola eccezione di due delle abitanti di
Longbourn. Era tuttavia anche palese che, nonostante rispettasse le due
ragazze conosciute lì, non aveva intenzione di continuare a
nutrire alcun interesse per loro al di fuori di ciò che
imponeva la cortesia: le avrebbe ricevute se si fossero trovate per
caso nei pressi di Pemberly, cosa per altro assai improbabile, ma non
avrebbe incoraggiato una loro visita in alcun modo. Ne andava,
dopotutto, della felicità del suo amico.
Inoltre qualcosa, quel sesto senso che sempre era
stato per lui fedele consigliere, gli suggeriva che anche per lui
sarebbe stato meglio allontanarsi da quella famiglia, e da quei luoghi.
Sharpay Evans sedeva di fronte a Danforth con un
sincero sorriso sul bel volto. La campagna aveva già
iniziato ad annoiarla, ed era lieta di poter tornare alle sue
conoscenze cittadine.
C’era anche, ad accrescere la sua
felicità, il fatto di non doversi separare troppo presto dal
signor Danforth. Inizialmente aveva sperato molto nel periodo che lui
avrebbe trascorso a Netherfield: era certa che tra tutte quelle
campagnole avrebbe faticato molto meno ad ottenere la sua attenzione,
rispetto a quando si trovavano in città, in un salotto pieno
di gentildonne affascinanti, se non quanto lei, almeno quasi. Ma si era
dovuta ricredere quando aveva notato che Danforth era rimasto, non
certo affascinato, ma quantomeno incuriosito, da quella stravagante
Taylor Bennett. Dunque, era felice di poter passare un periodo a Londra
con lui e il fratello, e poi un altro periodo a Pemberly, dove la sua
amicizia con la cara Jakie sarebbe stata senz’altro
determinante per far comprendere al signor Danforth che era davvero
arrivato il momento di chiederla in moglie.
-Gabriella, mi dispiace così tanto!-
esclamò Taylor entrando nella stanza con la lettera stretta
in mano, e vedendo la sorella seduta sul letto con sguardo davvero poco
lieto.
-Di cosa? Non temere, non c’è
nulla in questo che possa ferirmi più del
normale… è giusto che sia così, lui
evidentemente non prova per me ciò che pensavo…
dunque è giusto che se ne vada senza che io mi intristisca
per lui, ti pare?- ribattè Gabriella con tono ben poco
convincente.
-Suvvia, Gabriella, non dire così! Lui
era affascinato da te, eccome! Piuttosto, sua sorella, la cara
signorina Evans, sostenuta certo da quel Danforth, deve aver agito per
convincerlo a partire, ne sono certa!- asserì Taylor con
rabbia.
-Oh, ma no, che dici? La cara Sharpay non farebbe
mai del male ad altri, e Danforth, sebbene non sia nelle nostre
particolari simpatie, non sono disposta a pensare che farebbe qualcosa
di così tremendo!-
-Ah, no?- domandò Taylor sollevando le
sopraciglia –E la storia del signor Bolton, allora? Non
è la prima volta che Danforth si macchia di questo genere di
colpe, mi pare.-
Gabriella non sapeva cosa rispondere, era
evidente, ma la voce di sua madre le tolse quest’incombenza.
-Oh, cielo! Gabriella, Taylor, scendete
immediatamente! Oh, non sono mai stata tanto felice in vita mia!-
Le due sorelle si guardarono stupite, e uscirono
dalla stanza.
_____________Nota
di Herm90
Ora non picchiatemi^^
era necessario farli partire!
Grazie: armony_93 (mi dispiace che sia un brutto
periodo! se hai bisogno di parlare...), sinfony (esatto, come puoi vedere era
proprio su Ryan e Gabriella che non ero sicura della tua
affermazione^^), Heiling fur
immer (tra
i preferiti??? grazie, che onore!), zerby (sto cercando di rendere Chad
un po' meno "freddo" di com'è Darcy nel libro, anche se lo
adoro, perchè mi serve per una scena... dopo^^), scricciolo91 (ed ecco perchè devi
preoccuparti^^) e Titty90 (sisteeeeer bentornata! Eeeeh
ti pare che le cose sono così semplici? XD).
Grazie mille anche a chi
legge e basta!
VVTB!
|
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Capitolo 11 *** capitolo undici ***
Capitolo
undici
-Figliole, venite, fate in fretta!-
esclamò con voce infinitamente felice la signora Bennett
–La mia prima figliola maritata, non posso crederci!-
Gabriella e Taylor si guardarono l’un
l’altra a occhi sbarrati.
-La signora Cross, come suona bene!-
Taylor sentì l’aria mancarle
all’improvviso. Possibile? Che suo padre avesse ceduto, che
fosse ora costretta a sposare quel noioso cugino? No, non poteva
sopportarlo!
-Madre…- iniziò, pronta a
ribellarsi.
-Il tuo rifiuto è stato provvidenziale,
Taylor!- esclamò colma di gioia la signora Bennett
–Gli ha fatto trovare il suo vero, tenero amore! Mai ho
veduto una coppia così ben assortita!-
In quell’istante il signor Bennett e il
signor Cross entrarono nella stanza e subito Kelsie scattò
in piedi, rossa in volto.
Taylor sbiancò nuovamente: dopo un
attimo di tranquillità in cui aveva compreso di non essere
lei a dover sposare Cross, ecco che si presentava un’altra
preoccupazione!
Gabriella non perse tempo e subito si
congraturò con la sorella e con il cugino. Taylor non fu
altrettanto solerte, cosa che non sfuggì alla madre.
-Ebbene, ti sei pentita? Un po’ tardi,
oserei affermare… ora fa le congraturazioni dovute a tua
sorella.- le sussurrò la signora Bennett.
Taylor inspirò profondamente e si
sforzò di suonare sincera augurando alla sorella tutta la
felicità possibile. Eppure non poteva fare a meno di farsi
delle domande. Quanto poteva essere sincero l’affetto del
signor Cross, se con tale celerità mutava di sentimenti?
Solo la mattina precedente aveva domandato la sua mano, e sua sorella,
dopo solo un giorno, non avrebbe dovuto accettare quel matrimonio! Cosa
sarebbe successo se il giorno successivo egli si fosse invaghito
d’un'altra?
Uno sguardo a Kelsie, tuttavia, la convinse a
cambiare idea, o quantomeno a concedere alla coppia un periodo di
osservazione prima di formarsi un’opinione sul loro futuro.
Kelsie infatti arrossiva ogni volta che Cross le si avvicinava, o si
voltava verso di lei. E il signor Cross, nonostante avesse dimostrato
di non possedere un’elevata profondità di
sentimenti passando con tanta rapidità da Taylor a Kelsie,
ora che aveva avuto una risposta positiva alle sue profferte pareva
intenzionato a mettere tutto sé stesso e tutta la sua
loquacità nel mantenere l’impegno preso.
-Ma la lettera, Gabriella?- domandò
d’improvviso la signora Bennett tranciando a metà
una conversazione –Cosa diceva la lettera? Quando hai
invitato a pranzo i nostri cari vicini?-
Immediatamente Gabriella abbassò lo
sguardo, arrossendo, e Taylor decise di prendere in mano la situazione
–In realtà, non credo che li avremo come
ospiti… sono a Londra ora.-
La notizia provocò il dovuto scontento
e le dovute proteste, in particolare nel momento in cui la signora
Bennett apprese quanto questa novità avrebbe sconvolto tutti
i suoi piani. Il signor Evans se n’era andato, probabilmente
non sarebbe più tornato. Persino il matrimonio di Kelsie non
riuscì a rallegrarla completamente.
Fortunatamente Taylor e Gabriella non avevano
fatto parola a riguardo alle supposizioni avanzate dalla cara Sharpay
riguardo a Jakie Danforth e a un suo possibile matrimonio col signor
Evans: se un tale affronto le fosse stato reso noto, probabilmente non
avrebbe avuto pace fino a che Gabriella non fosse riuscita a fare un
matrimonio più vantaggioso di quello in cui avevano tutti
sperato fino a quel momento.
Nei giorni successivi, la notizia della partenza
degli Evans e del loro ospite si diffuse al pari di un’altra
novità, che per qualche ora preoccupò altrettanto
Taylor.
Si diffuse infatti una notizia sul conto del
signor Danforth del quale solo lei e Gabriella, oltre al diretto
interessato e al signor Bolton, avrebbero dovuto conoscere: tre giorni
dopo la partenza dei signori di Netherfield tutto il paese mormorava
che il signor Danforth, anni addietro aveva avuto un contegno
vergognoso nei confronti del signor Bolton, privandolo di una
proprietà che il defunto Danforth gli aveva assegnato in
punto di morte.
Taylor rimase in ansia per alcune ore, quando
questa notizia giunse alle sue orecchie, e non appena
incontrò il signor Bolton ebbe cura di far in modo di
restare sola con lui.
-Posso assicurarvi che non una parola su questa
triste faccenda è uscita dalle mie labbra, signor Bolton.-
assicurò con apprensione –Non so come questa voce
si sia diffusa, ma vi giuro che ho tenuto fede alla vostra
volontà di non far espandere cotale notizia, per rispetto al
defunto Danforth…-
Per un secondo, Bolton parve sorpreso, ma subito
si riscosse –Oh, certo… in realtà,
signorina Taylor, temo che la colpa sia mia… vede, tre
giorni fa la signora Ferret mi ha detto che era in ansia per il futuro
della maggiore delle sue figlie. Perdonate se vi estendo questa
confidenza… ha detto che era tanto disperata che persino un
uomo col carattere del signor Danforth l’avrebbe resa felice,
avanzando una profferta alla signorina Ferret… ho temuto che
avesse delle basi per fare queste supposizioni, magari un vago
interesse dimostrato dal signor Danforth, così ho deciso di
mettere la signora Ferret a parte di questo segreto… il
giorno seguente ho capito quanto inutile fosse stato il mio gesto,
poiché Danforth è partito con Evans, e al
contempo ho capito quanto poco ci si possa fidare delle promesse di
discrezione della signora Ferret: tutto il paese sapeva ciò
che era accaduto.-
Taylor fu lietissima che questa situazione non
rischiasse di compromettere il loro rapporto.
Sapeva che il signor Bolton non le si sarebbe mai
presentato come pretendente: non aveva un guadagno fisso che gli
permettesse di mantenere agiatamente una moglie e dei figli e, essendo
di bell’aspetto e di buon carattere, era ovvio che prevedeva
di risolvere le sue questioni finanziarie facendo un buon matrimonio,
dunque Taylor, per quanto potessero stare bene assieme, non era la
donna adatta alle sue esigenze. Inoltre, se anche lui fosse stato
ricco, non era certa che lei avrebbe accettato le sue profferte: lo
trovava bello e simpatico, dolce e premuroso, eppure non avrebbe potuto
dire di essere di fronte all’uomo giusto per lei.
Purtuttavia, non desiderava affatto che la loro amicizia venisse rotta
per via di una questione tanto incomoda.
Così, l’unica cosa che rimase
a preoccupare Taylor fu la felicità della sorella. Gabriella
infatti, pur non lamentandosi della situazione, ne era afflitta.
Il signor Evans era argomento di discussione in
ogni salotto, compreso in quello della loro casa. La signora Bennett
non si rendeva conto di quanto dolore provocasse alla figlia nel
nominare quell’uomo: ella vedeva il matrimonio come una
sistemazione per le sue figlie, senza troppo considerare che tra
Gabriella ed Evans sembrava essere nata una sorta di intesa che, almeno
da parte di Gabriella, era sincera e profonda.
Taylor decise così di proporre quella
che le pareva la soluzione migliore: allontanare Gabriella da Longbourn
finché l’argomento Evans non fosse stato
sostituito da un altro.
-Zia Margaret ti domanda di andare in visita da
lei da mesi.- ricordò a Gabriella mentre una sera, due
settimane dopo la partenza di Evans, cucivano sedute in salotto
–Mi sembra il momento opportuno per farle visita.-
Gabriella parve voler accettare, ma
d’improvviso si fece pallida –La zia vive a
Londra…- commentò, il pensiero di certo rivolto a
Evans.
-Ebbene, è proprio per questo che
dovresti andarvi.- insistette Taylor, lanciando alla sorella
un’occhiata significativa.
Non ci volle più di una settimana per
preparare il tutto: la signora Bennett era infatti convinta che Londra
fosse il luogo più adatto per sua figlia, per dimenticare
l’umiliazione provocatale da Evans.
Al termine della suddetta settimana si tenne il
matrimonio di Kelsie col signor Cross: e due giorni dopo, mentre
Gabriella partiva per Londra, il signor Cross e la nuova Mrs. Cross
salutarono la famiglia di lei per poi partire a loro volta, diretti
verso quella che sarebbe stata da quel momento la loro casa.
_____________Nota
di Herm90
Capitolo di
transizione^^ scusate ma ho poco tempo stasera...
grazie a tutte!!!
VVTB!!!
|
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Capitolo 12 *** capitolo dodicesimo ***
Capitolo
dodici
Per tre settimane, ogni tre giorni Gabriella
scrisse a Taylor lunghe lettere in cui le raccontava di Londra, degli
zii e, soprattutto, del fatto che non pensava mai al signor Evans.
Taylor, personalmente, dubitava che fosse possibile che Gabriella non
pensasse mai ad Evans, come continuava a scriverle, perché
altrimenti le sue lettere non sarebbero state ricolme del nome
dell’uomo. Purtuttavia tenne per lei queste considerazioni, e
non disse molto a sua madre e alle sue sorelle sul contenuto delle
lettere.
Ad ogni modo, quando, il mese successivo alla
partenza di Gabriella, una lettera giunse a Longbourn, Taylor
immaginò che fosse della sorella e, in un certo senso, aveva
ragione: la lettera era scritta da sua sorella, anche se non da
Gabriella.
“Cara Taylor,”
scriveva Kelsie
“Ormai
è un mese che abbiamo celebrato il matrimonio e la vita
matrimoniale non potrebbe essere più lieta di
così, per me e per mio marito.
Poiché ora
siamo sistemati a dovere, riteniamo sia giunto il momento adatto per
invitarti a farci visita: tutti mi mancate assaissimo, ma tra tutte le
mie sorelle sei tu quella di cui più avverto
l’assenza. Per questo motivo, sarei lietissima di ricevere
una tua visita: sono certa che quella che sono lieta di poter chiamare
casa mia sarà di tuo gradimento, e gradirei tantissimo
ricevere una tua lettera e leggervi l’annuncio di una tua
prossima venuta.
Con affetto, tua
Kelsie,,
Oltre a constatare che la sorella sembrava essere
stata contagiata dall’ampollosità del linguaggio
del marito, Taylor notò anche che in effetti Kelsie pareva
felice. Tuttavia, voleva constatarlo personalmente: non riusciva a
capacitarsi di come una donna potesse essere felice con accanto un uomo
come Cross.
E questo inoltre le dava la possibilità
di sottrarsi alle continue lamentele della madre.
Certo, la signora Bennett aveva ora una figliola
sposata. Tuttavia, non era affatto paragonabile al matrimonio che aveva
sperato di veder celebrato: dunque, adesso che non rischiava di ferire
Gabriella con le sue lamentele, non perdeva l’occasione di
esporle a Taylor.
Così, a poco più di un mese
dalla partenza della sorella, Taylor partì. Avrebbe usato la
carrozza di famiglia fino a metà strada, poi sarebbe stata
mandata la carrozza del signor Cross che l’avrebbe portata a
destinazione.
Quando arrivò, Kelsie le corse incontro
sul vialetto.
Doveva essere felice davvero, si disse Taylor,
perché non l’aveva mai vista così bella
prima di allora. Il suo volto esprimeva sincera felicità, i
suoi occhi soddisfazione. Evidentemente, ciò che non andava
bene per lei non era necessariamente sbagliato anche per Kelsie.
-Ah, Taylor, che bello vederti!-
esclamò Kelsie abbracciandola mentre anche Cross andava a
salutare la cognata.
-Anche io sono felicissima di essere qui!-
concordò Taylor –Oh, signor Cross, buongiorno.-
salutò mentre l’uomo le faceva un pomposo inchino
–Signorina Taylor.-
La prima giornata trascorse nel disfare le valigie
e nel visitare il grande prato attorno alla casa. C’era anche
un boschetto che, disse Cross, divideva la sua “modestissima
dimora” da “Rosings, la magnifica villa di Lady
Darbus”, ma né Kelsie né Cross erano
particolarmente avvezzi alle passeggiate, dunque Taylor decise che
avrebbe visitato quella parte del parco un altro giorno.
Il secondo giorno giunse una lettera da Rosings in
cui Lady Darbus e sua figlia Miley davano il benvenuto a Taylor.
-Oh, la signorina Miley, vedrete, vi
piacerà tantissimo!- esclamò Cross –Mai
conosciuta una signorina tanto aggraziata.-
-Quanti anni ha?- domandò Taylor.
-Ha un anno in più di voi. Non
è purtroppo in società: la sua salute
è tanto cagionevole che non le permette di passare un lungo
periodo in città. Ma è già promessa,
fin dalla nascita, a suo cugino, il signor Danforth.-
-Promessa a Danforth?- domandò Taylor
con uno strano senso di disagio.
-Già.- annuì Cross.
L’invito a Rosings arrivò
quando Taylor era ospite dai Cross da una settimana.
Lady Darbus li invitava cortesemente a unirsi a
lei la sera, per la cena, e incluse nell’invito anche Taylor.
-Non temete per il vostro abbigliamento, cugina.-
la tranquillizzò Cross senza che lei, tra l’altro,
avesse mai mostrato alcuna preoccupazione –Lady Darbus
apprezza la semplice eleganza… indossate semplicemente
l’abito più bello che avete portato, e
andrà bene.-
Taylor obbedì e indossò un
abito azzurro chiaro bordato di pizzo bianco.
La carrozza li portò a Rosings, anche
se avrebbero potuto tranquillamente andarci a piedi.
Furono introdotti alla presenza di sua signoria da
un impettito cameriere dai capelli grigi che li precedette nel salotto
e li annunciò, nonostante fossero presenti solo le due
signore che li avevano invitati.
Quando finalmente fu permesso loro di entrare, si
portarono davanti a Lady Darbus, che si guardò bene
dall’alzarsi per riceverli, e Taylor decise di imitare la
sorella in un profondo e reverenziale inchino prima ancora di poter
studiare le loro ospiti.
-Signorina Taylor, è un piacere fare la
vostra conoscenza.- disse Lady Darbus quando si furono inchinati: era
una donna di circa cinquant’anni, dall’aria
austera, la voce severa e i capelli scuri striati di grigio
–Le presento mia figlia, la signorina Miley.-
Taylor si inchinò anche alla giovane,
che era del tutto differente dalla madre. Si poteva dire che fosse
bella, nonostante fosse evidente la sua timidezza, e aveva capelli
chiari e occhi scuri. Non alzò lo sguardo facendo la
riverenza a Taylor.
-Oh, ed ecco mio nipote.- aggiunse Lady Darbus.
Taylor si voltò con una strana
sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco.
Non appena il suo sguardo si spostò
verso la porta, incontrò lo sguardo del signor Danforth.
_______________Nota
di Herm90
eccomi finalmente con un
altro chap^^ (e chi ti aspettava? NdT - Cattiviiiii! NdA)
Grazie: Zerby (intendi che
Kelsie-Mary sposasse il cugino? stanno troppo bene vero?^^), Sinfony (eh i
misteri dell'amore^^ ero tentata di rendere Jason più
interessante ma... naaaa^^), armony_93
(eccoti accontentata, il caro Danforth è tornato^^) e scricciolo91 (eeeeeh
può darsi che se ne accorga... e può darsi di
no^^)
Grazie anche a chi legge
senza commentare.
Bacioni a tutti VVTB!!!
|
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Capitolo 13 *** capitolo tredici ***
Capitolo
tredici
-Signorina Taylor.- salutò
immediatamente Danforth, facendole un lieve inchino.
Taylor si affrettò a rispondere con una
profonda riverenza –Buonasera, signor Danforth.-
-Conoscete mio nipote, signorina?-
domandò Lady Darbus in tono imperioso, alzandosi in piedi e
scrutando i due.
Taylor fece per rispondere ma, stranamente, il
signor Danforth fu più rapido –Ho avuto il piacere
di conoscere la signorina durante il mio soggiorno a Netherfield. Sono
lieto di rivederla in buona salute.-
Qualcosa, nello sguardo dell’uomo,
costrinse Taylor ad abbassare lo sguardo mentre gli rispondeva
–Lo stesso posso affermare io, signore.-
In quel momento un altro uomo entrò
nella sala: doveva avere l’età di Chad,
l’aspetto pacioso, i capelli corti e mossi, gli occhi teneri
anche se un po’ inespressivi.
-Vi presento, signorina Taylor e signori Cross, il
mio amico, il Colonnello Baylor.- disse il signor Danforth. I nominati
si inchinarono l’uno all’altro e poi Lady Darbus
fece servire la cena.
Si recarono tutti in sala da pranzo, dove la
padrona di casa si mise immediatamente a capotavola, dettando
istruzioni per la disposizione dei posti a sedere.
-Miley, vieni cara, siedi accanto a me, qui a
sinistra… Danforth, caro, qui, di fronte a Miley,
naturalmente… accanto a mia figlia, Colonnello, starete
davanti alla nostra ospite, vi aggrada signorina Taylor? E infine, i
signori Cross, l’uno di fronte all’altra
ovviamente… bene…-
Taylor si affrettò a seguire le
istruzioni della padrona di casa. Nella fretta di obbedire, si rese
conto solamente all’ultimo istante che così
facendo si era seduta accanto al signor Danforth.
Sedettero, e le prime portate furono servite
immantinente.
-Spero, signorina Taylor, che la vostra famiglia
sia in buona salute.-
-Così è, grazie.-
annuì Taylor, e decise di indagare immediatamente sulla
questione che più le stava a cuore –Mia sorella
Jane è a Londra, vi è capitato di incontrarla?-
-No, non ho avuto tale fortuna.- scosse la testa
Danforth. Stava per aggiungere qualcos’altro, ma Lady Darbus
fece in modo che l’attenzione di Taylor si concentrasse su di
lei –Vostra sorella mi dice che siete in cinque, cinque
sorelle.-
-Si, infatti, Lady Darbus.- confermò
Taylor –Kelsie è la centrale, e io la
secondogenita.-
-E quando entreranno in società le
vostre sorelle minori?-
-Lo sono già.- rispose Taylor.
Lady Darbus sgranò gli occhi
–In società? Già è strano
che la signora Cross abbia ricevuto il permesso di sposarsi prima che
le maggiori fossero maritate… ma le vostre altre sorelle
devono essere molto giovani davvero!-
-La più piccola ha quasi sedici anni.
Ma sarebbe crudele se non si potessero divertire solamente
perché noi maggiori tardiamo a trovar marito, mi sembra. Non
siamo tutte fortunate come Kelsie.- affermò Taylor celando
il suo sarcasmo. Non ci riuscì con tutti, però:
il signor Danforth si voltò verso di lei e dal suo sguardo
Taylor comprese che aveva capito ciò a cui si riferiva. Ne
fu preoccupata per un istante, ma Danforth le sorrise, evento assai
raro, e lei sorrise di rimando.
-Siete piuttosto sicura di voi stessa, signorina
Taylor.- commentò Lady Darbus con aria di
superiorità, poi si voltò a dire qualcosa al
Colonnello Baylor.
Dopo cena si trasferirono nel salotto e Lady
Darbus sedette con Kelsie. Le due iniziarono subito a conversare tra
loro e Taylor si voltò per cercare Miley. Ma la ragazza
prese un libro e si sedette in una poltrona isolata, dunque Taylor si
risolse ad andare alla finestra ed osservare il panorama.
Gli uomini le raggiunsero poco dopo, ma Taylor
rimase alla finestra.
-Vi piace il parco di Rosings?- domandò
la voce del signor Danforth, proveniente da un punto alle spalle di
Taylor, poco lontano da lei.
-Credo sia tra i più belli che io abbia
mai visto.- ammise Taylor –Cosa vi porta a Rosings, signor
Danforth?-
Il signor Danforth fece un passo verso di lei,
accostandosi anche lui alla finestra –Avevo bisogno di una
visita a delle persone care.-
Uno strano peso s’instaurò
nel cuore di Taylor, ma non vi badò –Vostra cugina
sembra una ragazza molto dolce e sensibile.-
-Lo è, suppongo.- confermò
Danforth lanciando a Miley una breve occhiata –Dimenticavo la
vostra abilità nell’inquadrare i caratteri delle
persone.-
-Se vi fermerete da vostra zia abbastanza a lungo,
forse sarò in grado finalmente di inquadrare anche il
vostro.-
-Vedrò di facilitarvi
quest’impresa, per quanto è in mio potere.- decise
il signor Danforth guardandola negli occhi come non aveva mai fatto,
nel periodo trascorso a Netherfield –Credo passeremo diverso
tempo insieme, poiché i signori Cross sono molto spesso
ospiti di mia zia. Intendete venire con loro anche nelle successive
visite a Rosings, spero?-
-Non vedo motivi per cui dovrei fare il
contrario.- annuì Taylor, un po’ stupita di
quell’interessamento –E lo stesso voi, se vostra
zia volesse ricambiare la visita… o se voleste farlo voi,
solo o col vostro amico.-
-Temo, signorina, che vi prenderò in
parola. Ancora non ho avuto la possibilità di venire a porre
i miei omaggi a vostro cugino e a vostra sorella nella loro dimora, da
quando si sono sposati. Potrei, in una di queste visite, mostrarvi i
dintorni, se lo desiderate.-
-Mi piacerebbe. Adoro camminare.- annuì
Taylor. Stranamente, trovava piacevole l’idea di passare un
po’ di tempo col signor Danforth. Probabilmente
perché la compagnia del cugino e della sorella, per quanto
confortante, iniziava a rivelarsi alquanto noiosa.
-Danforth? Vostra zia richiede la vostra
presenza.- avvertì la voce del Colonnello Baylor, che si era
frattanto avvicinato ai due.
-Certo. Perdonatemi.- disse a Taylor, rivolgendole
un inchino che lei ricambiò.
Per quella sera, non si parlarono più
se non in compagnia di altri, ma a Kelsie non sfuggirono i frequenti
sguardi che Danforth lanciava alla sorella, e si promise che avrebbe
tenuto d’occhio la situazione.
_____________Nota
di Herm90
E Zeke fece la sua
comparsa! Chap dedicato ad armony, so che tieni a questa ficcy^^
Grazie: Zerby (l'arrivo di Chad/Darcy
è sempre fantastico, per definizione^^), armony_93 (ed ecco finalmente
l'aggiornamento^^), Sinfony (wow, a te come assassina non
avevo pensato... valuterò^^), Dreamgirl91 (salve cugi! Brava, vedi di
ricominciare a recensire, sennò ti picchio^^), Titty90 (il pentagonoooooooooooo che
bello^^ siamo in vena di ricordi in questo periodo eh?^^) e scricciolo91 (beh, a Taylor non importa
molto^^ per ora? Chi lo sa!^^)
Scusate per i
ringraziamenti frettolosi ma vado di fretta^^
VVTB a tutti!!!
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Capitolo 14 *** capitolo quattordici ***
Capitolo
quattordici
Il signor Danforth non tardò a
mantenere la promessa. La famiglia di Rosings si recò
infatti in visita all’abitazione dei Cross il giorno seguente
e, nonostante Taylor non avesse prestato troppa fede alle parole di
Danforth, egli era con loro.
-Oh, cielo, Lady Darbus è qui!-
esclamò il signor Cross, allarmato, quando vide la carrozza
fermarsi al confine del cortile.
-Caro, passa ogni giorno.- gli fece pigramente
notare Kelsie, continuando senza scomporsi a rammendare una camicia.
-Oh, no, stavolta viene in visita, sono scesi
dalla carrozza tutti e tre!- Cross era in preda ad un panico che non
tardò a contagiare la moglie. Kelsie balzò in
piedi e si affrettò ad ordinare alla cameriera tè
e biscotti, dopodichè si diede un gran daffare per ordinare
tutto ciò che poteva risultare minimamente disordinato
mentre il signor Cross uscì di casa per accogliere gli
ospiti e, magari, trattenerli in giardino qualche istante in
più.
Taylor s’affrettò ad aiutare
la sorella e, mentre nascondeva in una cesta i calzini da rammendare ed
estraeva invece un lavoro di cucito, lo sguardo vagò per un
istante fuori dalla finestra e si posò sul gruppo che si era
formato quasi davanti alla porta.
Erano in quattro: Lady Darbus, la signorina Miley,
il colonnello Baylor e il signor Danforth.
Si scostò immediatamente dalla finestra
e, non appena ebbero terminato di mettere a posto la sala, lei e Kelsie
si sedettero prendendo rispettivamente un libro e il lavoro di cucito.
Ebbero pochi minuti per fingere di essersi
dedicate tutto il mattino a quell’attività, poi
Cross fece accomodare in casa gli ospiti e le due si alzarono,
fingendosi sorprese.
-Oh, Lady Darbus, non aspettavamo
l’onore della vostra visita!- esclamò Kelsie
poggiando il lavoro sul tavolino e inchinandosi –Sono lieta
che abbiate avuto il tempo di onorarci della vostra presenza.-
Taylor s’inchinò,
domandandosi se dovesse temere di diventare anche lei tanto ampollosa,
nel trascorrere il tempo con il signor Cross.
-Mio nipote e mia figlia, vedete, si rammaricavano
di non aver ancora avuto l’occasione di porvi i dovuti
omaggi, da quando siete diventata padrona di questa casa.-
-Un luogo davvero incantevole, rispetto
all’ultima volta in cui ci sono stato. Dovete aver apportato
molte migliorie.- commentò con un inchino il signor Danforth.
-Oh, io e mio marito abbiamo fatto quanto ci era
possibile, anche se rendere ancora migliore l’incantevole
dimora favoritaci da vostra zia era pressoché impossibile.-
affermò Kelsie mentre la sorella guardava Danforth
stupefatta: era forse un complimento, quello che aveva fatto a Kelsie?
E com’era possibile che un uomo abituato al lusso
com’era lui ritenesse davvero quella modesta abitazione
“incantevole”?
-Avete già avuto
l’opportunità di visitare il boschetto, signorina
Taylor?- domandò Lady Darbus quando furono tutti seduti,
sorseggiando thè e assaggiando i biscotti che la cuoca aveva
ricavato in fretta e furia.
-Oh, purtroppo non ancora. Ma amo camminare, e non
dubito di riuscirvi, durante la mia permanenza, nonostante
né mia sorella né il signor Cross siano dei
grandi camminatori.-
-Un vero peccato… tuttavia, senza
dubbio non vorrete girovagare per il bosco da sola, spero!-
esclamò Lady Darbus.
-Potrei trovarmi costretta a farlo, non
sopporterei di ripartire senza aver visitato l’incantevole
paesaggio della vostra tenuta.-
-Come vi ho già proposto ieri sera,
signorina Taylor, se vi fa piacere potrei accompagnarvi io nella vostra
visita. Conosco questi luoghi da molto tempo e non potrei certo
permettermi di lasciarvi sola.- intervenne Danforth. Taylor lo
guardò per un istante, per decidere se il suo era una
semplice manifestazione di cortesia o se davvero sentiva il desiderio
di accompagnarla –Non mi dispiace camminare da sola, ma la
vostra compagnia sarà ben gradita, se sarà vostro
desiderio venire con me.-
Il signor Danforth, come la sera precedente, le
rivolse un sorriso che la lasciò interdetta
–Accompagnarvi sarà un onore e un piacere. Anche
questo pomeriggio, se non avete diversi impegni.-
-Non ne ho affatto, signore. Sarò lieta
di poter visitare così presto il boschetto.-
accettò Taylor.
Lady Darbus guardò prima
l’uno e poi l’altra, stranita che il nipote si
mostrasse così solerte ad una passeggiata con una ragazza
che quasi non conosceva –Se volete accompagnarli, colonnello,
io e Miley possiamo fare a meno di voi, questo pomeriggio.-
-Lo farei volentieri, non fosse che questo
pomeriggio ho promesso una visita a una famiglia di amici che vive
nelle vicinanze… spero che la signorina Taylor
vorrà perdonarmi questa mancanza.-
-Mi sforzerò di farlo.-
scherzò la ragazza.
La visita durò poco. Lady Darbus
commentò ogni singolo cambiamento apportato alla casa
dall’ultima sua venuta e fece qualche domanda a Taylor sulla
sua famiglia. Il colonnello Baylor confermò il carattere
gradevole mostrato la sera precedente, accettando di buon grado ogni
idea e ogni iniziativa proposta. Danforth fu un poco meno silenzioso di
quello a cui Taylor era abituata e spesso i suoi occhi incontrarono
quelli di Taylor. Miley, dopo aver rifiutato la seconda tazza di
thè, non disse alcunché. Taylor provò
ad immaginarsi la vita che avrebbero avuto lei e Danforth, una volta
sposati: l’una più silenziosa
dell’altro, con caratteri tanto diversi, senza contare
l’impossibilità, data la debole costituzione di
lei tanto sottolineata dalla madre, di partecipare alla vita sociale.
Per quanto tempo avrebbero sopportato una forzata felicità
coniugale?
Il pomeriggio, Danforth raggiunse casa Cross da
solo e fu fatto accomodare. Tuttavia, lui e Taylor uscirono quasi
subito, entrambi lieti di allontanarsi dal signor Cross.
Senza scambiarsi una parola dopo i dovuti saluti
si insinuarono nel boschetto, e dopo un poco si ritrovarono a
percorrere un sentiero poco agevole.
Taylor fece per incamminarsi, ma Danforth, sempre
senza una parola, le offrì il braccio. Lei
accettò, pur arrossendo un poco, e portò
risolutamente lo sguardo alla vegetazione straordinariamente pacifica
del luogo.
-Preferite forse un sentiero meno accidentato?- le
domandò l’uomo, facendola sobbalzare per
l’improvvisa rottura del silenzio.
-Oh, no, se non vi
dispiace…c’è una tale pace
qui…-
-Non vi credevo un’amante della pace.
Pensavo amaste le feste e la musica.-
-Se era una critica, fingerò di non
averla colta, signor Danforth.- replicò Taylor allegramente
–Avete ragione nel dire che mi divertono i balli. Tuttavia,
apprezzo molto le gite nella natura, in mezzo a questa quiete.-
-Non voleva essere una critica.- rise Danforth
–Avete il potere di cambiare ogni mia frase, rendendola
ciò che desiderate.-
-Con voi è fin troppo facile farlo,
signore. Le vostre frasi sono spesso ambigue, a metà tra una
critica e una semplice constatazione.- disse Taylor
–Tuttavia, per oggi non criticherò oltre il vostro
carattere, poiché vi sono grata per avermi accompagnata.-
-Ne sono… soprattutto perché
temo di non essere in grado di difendervi dalle vostre critiche.-
Camminarono per un lungo tratto, alternando
silenzio a leggeri scambi di battute. All’improvviso, nella
mente di Taylor si fece presente uno scrupolo.
-Giudicate che mi comporti troppo liberamente con
voi, parlandovi sinceramente? La nostra conoscenza non è
abbastanza approfondita, forse.-
-Vi comportate troppo liberamente, è
vero. Ma non sono certo che la cosa mi dispiaccia.-
Taylor sorrise –Bene. Quando
l’avrete capito, rendetemene partecipe, così
adatterò il mio comportamento. Per il momento, tempo,
continuerò ad agire come ho fatto fin’ora, se
siete d’accordo.-
-Mi trovate d’accordissimo.-
annuì Danforth, di buon umore, mentre la accompagnava alla
porta di casa Cross.
Si salutarono, augurandosi di rivedersi presto, e
Taylor rientrò in casa. Per un attimo pensò che,
dopotutto, il signor Danforth poteva rivelarsi una persona piacevole.
Purtuttavia, non poteva scordare ciò che aveva fatto al
signor Bolton.
____________Nota
di Herm90
L'avevo detto che ero
tornata xD tremaaaaaaaaaate xD
Questa è una
delle ficcy che continuerò... alcune delle altre vecchie
tipo "Cioccolato" mi sa che le cancellerò, almeno per il
momento...
Grazie (in ritardissimo)
a Sinfony (non ricordo perchè
sei un'assassina perfetta, ma la cosa mi turba xD), scricciolo91 (passano taaaaaaanto tempo
insieme^^ ma non so se la cosa ti piacerà^^), Zerby (spero che la adori ancora
anche se vi ho fatto aspettare un sacchissimo mi disp tanto!) e armony_93 (tesorrrrrrrro! Chap dedicato a
te, visto che sei tu che mi hai fatto tornare la voglia di scrivere
questa fic!) che mi hanno recensito nello scorso capitolo!
Vi
adoro tutti!!!!!!!!!!!
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