Orgoglio e Pregiudizio

di Jane The Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** capitolo sei ***
Capitolo 7: *** capitolo sette ***
Capitolo 8: *** capitolo otto ***
Capitolo 9: *** capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** capitolo undici ***
Capitolo 12: *** capitolo dodicesimo ***
Capitolo 13: *** capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** capitolo quattordici ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


___________Nota di iniziale
Questa storia è ambientata verso la fine del 1700 ed è tratta, come dice il titolo, da Orgoglio e Pregiudizio, che è appena diventato il mio libro preferito... (un elenco di personaggi all'inizio, per chi ha letto il libro o visto il film^^)
La trama in sè è quella del libro, ovviamente un po' variata^^

Orgoglio e Pregiudizio

Elizabeth Bennett: Taylor
Jane Bennett: Gabriella
Mary Bennett: Kelsie
Kitty Bennett: Martha
Lidia Bennett: Amy (una Sharpettes)
Signor Darcy: Chad (signor Danforth)
Signor Bingley: Ryan (signor Evans)
Signorina Bingley: Sharpay (signorina Evans)
Signor Wickham: Troy (signor Bolton)
Signor Collins: Jason (signor Cross)
Lady Catherine: Darbus (Lady Darbus)
Colonnello: Zeke (Colonnello Baylor)


Capitolo uno

   Se la signora Bennett avesse avuto un figlio maschio, il suo umore sarebbe stato senza dubbio migliore, e i suoi nervi non sarebbero stati tanto tesi come lei stessa li lamentava. Se avesse avuto un figlio maschio, infatti, alla morte del signor Bennett, egli avrebbe potuto ereditare la loro tenuta, Longbourn, e permettere che la famiglia continuasse a viverci. Invece, l’erede tanto atteso non era arrivato, e Longbourn sarebbe passata a un lontano cugino, il signor Cross, che nessuno di loro aveva mai conosciuto.
   Come già detto, la signora Bennett sosteneva con tutto l’ardore l’ingiustizia di quella situazione, che non faceva affatto bene ai suoi nervi: cosa avrebbero fatto le loro figliole se loro padre fosse morto prima che loro fossero state maritate?
   Infatti, pur non avendo alcun figlio, i signori Bennett avevano ben cinque figlie.
   Gabriella Bennett era la maggiore. Aveva ventun’anni, lunghi capelli neri e occhi nocciola. Era considerata tra le più belle ragazze del paese e il suo carattere era assai dolce. Era  inoltre sempre propensa a evidenziare il buono nelle persone e nelle situazioni.
   Taylor Bennett era nata due anni dopo Gabriella: aveva dunque diciannove anni. Aveva ricci capelli castani e profondi occhi neri, ed era meno disposta della sorella a considerare sempre il meglio delle persone. Era senza dubbio la favorita del signor Bennett, ma non si poteva dire lo stesso della madre.
   Kelsie Bennett era la terza. Aveva diciott’anni, capelli castani, ed era assai diversa da tutte le sorelle. Era molto silenziosa, riteneva sciocchi i balli e le feste in generale e passava il tempo a suonare il pianoforte, leggere spessi volumi e sentenziare profonde verità.
   Infine, c’erano Martha e Amy. Martha aveva due anni in meno di Kelsie e uno più di Amy, che ne aveva quindici. Le due erano esageramene entusiaste per la vita in società, ed era impossibile per le due sorelle maggiori non preoccuparsi, spesso, del loro comportamento davvero troppo spensierato.
   -Oh, signor Bennett, non sia sciocco!- esclamò la signora Bennett, seduta al tavolo col marito –Pensi al bene delle nostre figliole, all’importante occasione che potrebbe essere per loro!-
   -Cosa, madre?- domandò Amy che era entrata in quel momento in cucina con Gabriella, Taylor e Martha –Cosa può essere un’importante occasione?-
   -Amy, non essere invadente!- la rimproverò Taylor –Andiamo nell’altra stanza, ad ascoltare Kelsie che suona…-
   -Oh, non occorre, ragazze. Anzi, rimanete, e aiutatemi a convincere vostro padre! Avete certo sentito che Netherfield Park è stato affittato.-
   -Oh, certo, Emma Lucas me ne ha parlato!- annuì Amy –Si sa finalmente a chi è stato affittato?-
   -Al signor Evans, ho sentito al mercato.- rispose la signora Bennett –E la miglior cosa di questa notizia è la situazione del signor Evans: non solo è giovane e pare molto bello, ma è anche scapolo e la sua rendita, se le chiacchiere sono esatte, ammonta a 5000 sterline l’anno! Eppure, il signor Bennett non vuole proprio saperne di andare a trovarlo, sebbene sia consapevole che nessuna di voi potrà conoscerlo se non lo farà!-
   Impossibile non immaginare la reazione che ebbero le figlie a questo: il risultato fu, ad ogni modo, che il giorno seguente il signor Bennett si recò a Netherfield per dare il benvenuto al signor Evans.
   Il signor Bennett era, tuttavia, un uomo alquanto taciturno, nonché poco interessato alle persone in generale. Dunque le figlie non furono in grado di avere da lui tutte le informazioni che avevano desiderato ricavare da quella visita: il padre riuscì solo a dar loro la soddisfazione che sarebbe stato presente alla festa da ballo organizzata il giorno seguente dal signor Lucas, che viveva poco lontano da loro.
   Fu dunque con estrema cura che le giovani Bennett trascorsero il pomeriggio seguente a prepararsi per il ballo, e ci fu un gran scambio di nastri, scarpette e gonne finché la signora Bennett non ebbe personalmente approvato l’abbigliamento di ognuna.
   La festa iniziò piacevolmente come sempre.
   Taylor aveva appena concluso una danza col minore dei figli dei Foster e aveva deciso di fermarsi per un giro di danze. Il giovane Foster aveva appena invitato Amy e Taylor aveva appena raggiunto Gabriella e Kelsie, quando gli ospiti più attesi della serata giunsero, finalmente.
   Erano in tre, e subito Sarah Lucas si affiancò alle tre sorelle Bennett per illuminarle sulla loro identità, poiché lei aveva già avuto il piacere di fare la loro conoscenza.
   -Chi tra loro, dunque, è il nostro signor Evans?- domandò Taylor.
   -Quello più a sinistra.- rispose Sarah, e le Bennett studiarono immediatamente il giovane: aveva l’aria simpatica e affabile, con bellissimi occhi azzurri, capelli biondi e un sorriso aperto –La damigella al suo fianco, invece…- continuò Sarah indicando con un cenno la suddetta mentre attraversava la sala con i suoi due compagni: simile al fratello, era anch’essa molto bella, non fosse stato per l’aria di lieve disprezzo che nascondeva sotto il suo sorriso -…è sua sorella, la signorina Sharpay Evans.-
   Lo sguardo di Taylor si spostò sulla terza persona. Un bel giovane, senza dubbio. Aveva forse, un paio di anni in più dei suoi compagni. I capelli ricci legati dietro la nuca, e gli occhi scuri. Ciò che più colpì Taylor fu però l’espressione, così glaciale e sprezzante al contempo, con cui guardava fisso davanti a sé.
   -E quell’uomo dall’aria tanto afflitta?- domandò a Sarah.
   -Il signor Danforth.- rispose questa –Un amico di Evans, è ospite.-
   -Ha l’aria triste, povero cuore.- commentò Taylor ridendo tra sé.
   -Triste, è vero. In quanto al povero però non direi… possiede metà Derbyshire, pare.-
   -Dev’essere la metà triste.- decise Taylor.
   Senza dubbio sarebbero scoppiate a ridere, non fosse stato che i tre erano giunti appunto alla loro altezza. Fecero un lieve inchino, e Taylor osservò il signor Danforth per vedere se quell’espressione era perenne o se si sarebbe lasciato andare a un sorriso.
   Incrociò il suo sguardo, ma egli fece in modo che questo contatto durasse solo un secondo e Taylor, di nuovo, dovette trattenersi dal ridere.
   Quando i tre furono giunti al fondo della sala, le danze ripresero.

____________Nota di Herm90
Alluraaaaaa? Che ve ne pare come inizio? Non ero certa di pubblicarla ora, ma poi mi sono accorta di una cosa sulle altre ficcy che sto scrivendo e... ho ritenuto che questa potesse calmare i bollenti spiriti XD capirete cosa intendo non preoccupatevi^^
In realtà, in questa ho tenuto molto conto del film, rispetto al libro: il motivo è che altrimenti l'avrei riscritto pari pari, perchè lo adoro troppo per cambiare anche solo una virgola!
Ditemi che ne pensate e... VVB come sempre!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo due

   Mentre tutti riprendevano a ballare, le tre giovani Bennett furono raggiunte dalla madre, decisamente agitata.
   -Oh cielo, ragazze, sbrigatevi, o il signor Evans sarà occupato a conoscere le figlie di qualcun altro!- esclamò, spingendole in direzione del suddetto signore e dei suoi compagni, trascinandosi al contempo dietro il signor Bennett.
   -Signor Evans.- salutò quest’ultimo con un inchino –Signor Danforth, signorina Evans…-
   -Signor Bennett! È un piacere rivederla!-  esclamò allegramente il signor Evans.
   -Permettetevi di presentarvi mia moglie…-
   -È un tale onore fare la vostra conoscenza!- annunciò la donna, e sarebbe andata avanti se il marito gliene avesse dato il tempo. Invece, andò avanti nelle presentazioni –E le mie figliole, la signorina Kelsie, la signorina Gabriella e la signorina Taylor. Ho altre due figlie, ma stanno danzando.- le tre citate si inchinarono.
   -Sono incantato di fare la vostra conoscenza, signorina, e di poter osservare quanto la vostra grazia sia addirittura superiore a quanto decantato dai vostri conoscenti che ho avuto il piacere di incontrare.- esclamo Evans con gioia.
   -Anch’io sono assai lieta di conoscervi.- affermò la signorina Evans, ma né il suo tono né la sua espressione confermavano le sue parole. Il signor Danforth fu perlomeno sincero, ma il suo comportamento risultò altrettanto antipatico, poiché non disse nulla e limitò il suo saluto a un appena accennato inchino al segno delle tre ragazze.
   La signora Bennett immediatamente s’ingegnò di portar via suo marito, e le ragazze rimasero con i tre, per qualche momento immersi in uno strano silenzio.
   Taylor non potè fare a meno di notare che il signor Evans sembrava aver gran voglia di conversare e, giacché delle sue tre nuove conoscenze, era quello che le risultava più affabile e simpatico, decise di aiutarlo –Cosa pensate del ballo, signor Evans? Vi diverte?-
   -Oh, amo ballare oltre ogni dire, davvero!- esclamò lui lanciandole un sorriso grato e voltandosi poi ad osservare Gabriella con malcelato interesse.
   -Mia sorella, sapete…- disse allora Taylor sfiorando un braccio di Gabriella per indicarla al signore -…è purtroppo ferma da tre giri di danza. C’è scarsità di cavalieri, questa sera.-
   -Oh, non sia mai! Volete concedermi l’onore, signorina Bennett?-
   Gabriella, scambiando con Taylor un’occhiata lieta, accettò senz’altro, e i due si unirono alle danze.
   Taylor rimase ad osservarli per un po’, dopodichè si avvide che con lei e Kelsie c’erano ancora il signor Danforth e la signorina Evans. Sarebbe stato scortese non rivolgere anche a loro la parola, dunque si decise a fare un tentativo anche con loro.
   -E voi non ballate, signor Danforth?-
   -Mi guardo bene dal farlo, se mi è possibile evitarlo.- rispose lui senza guardarla per più di un istante.
   Taylor scrollò le spalle e s’ingegnò si trovare un modo per allontanarsi, giacché trarre un qualche diletto da quella compagnia sembrava impossibile.
   -Keslie, credo che nostra madre abbia bisogno. Perdonate, signor Danforth. Signorina Evans.- con un lieve inchino, s’allontanò con Kelsie al seguito.
   -Che fate qui?- domandò il signor Evans avvicinandosi a loro dopo due giri di danze –Su, Danforth! Sharpay! È così divertente questo ballo!-
   -Mio fratello trova di che divertirsi in ogni luogo.- commentò Sharpay rivolta al signor Danforth –Ancora non ho deciso se considerarlo un pregio o un difetto.-
   -In questa situazione, direi un pregio, giacché gli ha valso la compagnia della più carina tra le fanciulle della sala.-
   Taylor, che con Sarah stava passando lì accanto proprio in quel momento, ebbe la fortuna di sentire quell’apprezzamento, ed ebbe cura di rallentare per sentire se il signor Evans era dello stesso parere dell’amico.
   -Oh, lo è senza dubbio!- confermò per l’appunto il signor Evans, dopodichè aggiunse –Anche sua sorella però, la signorina Taylor, è molto graziosa… perché non la invitate a ballare, Danforth?-
   -Graziosa, dite? Forse avete ragione, ma, in realtà, non lo è davvero abbastanza da tentarmi, nonostante devo concordare con voi che sia passabile… ma non perdete tempo con me, Evans: tornate dalla vostra bella.-
   Sarah guardò Taylor dispiaciuta, portandosi una mano alla bocca. La diretta interessata guardò invece con astio il signor Danforth, mentre Evans tornava da Gabriella: chi si credeva di essere, per poter parlare di lei a quel modo?
   Passabile? Certo, lei non possedeva la metà del Derbyshire, ma l’antipatia di quell’uomo rendeva vana ogni sua ricchezza!
   Era lei a non voler danzare con lui! Gliel’aveva proposto, poco prima, semplicemente per essere cortese, ma d’ora in poi si sarebbe ben guardata da qualsiasi riguardo verso di lui.
   Per rallegrarsi un poco, comunque, le fu sufficiente l’arrivo della fine della serata, e le conclusioni che essa portò: per cominciare lei si era assai divertita, e non aveva saltato più nemmeno un giro di danze, mentre il signor Danforth non aveva ballato mai, se non un breve giro con la signorina Evans, ed era stato con lei o solo per il resto della serata, scambiando poche parole con gli altri invitati solo se questo si rendeva strettamente necessario: non una bella serata, stando al parere di Taylor. Inoltre, il signor Evans aveva manifestato abbastanza apertamente una certa preferenza per Gabriella: l’aveva resa oggetto di particolari attenzioni per l’intera serata, aveva danzato con lei per i tre quarti del tempo e l’aveva portata a chiacchierare con la sorella che, con lei, si era dimostrata assai più amichevole che con chiunque altro nella sala.
   Quando fu tempo di andar via, Martha ed Amy raggiunsero la famiglia allegre, per dare una notizia che erano certe avrebbe rallegrato tutti. Ebbe quest’effetto solo sulla signora Bennett, ma non ci fecero grande caso per quanto erano eccitate.
   -La prossima settimana…- annunciarono, quasi in coro –Arrivano gli ufficiali! Di stanza in paese ci sarà il reggimento dei Wildcats!-

______________Nota di Herm90
Secondo chap! Che ve ne pare? Spero di essere riuscita a mantenere un tono abbastanza millesettecentesco...
Grazie a: DarkGiliath (XD non so stare senza scrivere^^), Dreamgirl91 (cosa sono una pizzeria da asporto? fai le ordinazioni per le coppie? XDD eeeeh cara cugi, aspetta e vedrai!), Tay_ (ovvio che continuerò^^ anche io l'ho visto un sacco di volte! E sto leggendo il libro una seconda volta^^), scricciolo91 (sono contenta!!! Vero il film è bellissimo anche se in alcune scene Darcy è un po' moscio^^ ma è bello comunque!), *AquaPrincess* (forse dovresti, non so... dipende XD comunque, se anche questa ficcy non ti piacesse, ti consiglio di prendere comunque il libro!), Vivy93 (don't worry^^ ascolterò la tua eloquenza alla prossima^^), Checie (eh già XD della Austen ho letto per ora solo OeP e Ragione e Sentimento ma vorrei gli altri... tu da cosa mi consigli di partire?), Sinfony (dopo questo non so se lo consideri ancora caruccissimo^^ ma mi sto attenendo al personaggio del libro non avercela con lui^^), armony_93 (XD ma come solo la fine pure di questo? ma come fai? XD), Titty90 (se dicessi "un lucano"? XD grazie sister tvtb! e perchè non sei su msn??? devo chiederti una cosa!^^) e ciokina14 (grazie! baciotti!)
VVTB a tutte, siete le migliori!

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


Capitolo tre

   Una volta tornati a casa, le due maggiori delle ragazze Bennett andarono nella stanza che dividevano e subito la minore delle due domandò all’altra dell’uomo con cui aveva passato la serata.
   -Oh, è tanto simpatico, e molto semplice per essere tanto ricco! Se non fosse per la sua ottima educazione si potrebbe pensare che le voci sul suo lignaggio siano false! E che bravo ballerino è, l’hai osservato? Sono solo io a notare quanto è bello?-
   -Oh, no, non temere!- le assicuro Taylor –Tutte hanno notato che è bello, e tutte hanno notato che con un solo sorriso ti sei conquistata i suoi favori!-
   -E sua sorella è così buona e cara…-
   -Chi non lo è, nella tua opinione?- rise Taylor.
   -L’amico del signor Evans, per esempio: quel Danforth. Ciò che ha detto di te è imperdonabile!-
   -Credo che sopravvivrò a questo oltraggio, ad ogni modo.- rise l’altra –Purtroppo non potrò essere eccessivamente sgarbata con lui, non voglio certo mettere a rischio i tuoi piani col signor Evans… vorrà dire…- continuò, non badando alle proteste della sorella -…che mi limiterò a non sottopormi eccessivamente alla sua infausta presenza, nei limiti della cortesia.-
   Non appena la signora Bennett fu informata, la mattina seguente, di ciò che il signor Danforth aveva detto di sua figlia, non esitò ad affermare che per Taylor doveva essere ragione di felicità non essere il tipo di donna da poterlo attrarre: sarebbe in questo modo stata dispensata dal parlargli troppo frequentemente. Perciò il suo umore non ne fu scalfito: nel suo cuore al momento non vi era spazio per altro che per la felicità data dalla preferenza di Evans per Gabriella.
   E quando non ebbe più nulla da dire in proposito, una lettera le corse in aiuto: arrivava da Netherfield ed era destinata a Gabriella, dalla signorina Sharpay.

Cara amica,
poiché ho tratto davvero grande diletto dalla vostra conversazione, la scorsa sera, e non meno mio fratello, saremmo davvero lieti se voi, e ovviamente le vostre sorelle, voleste essere tanto cortesi da accompagnarci domani mattina in una passeggiata a cavallo, perché desidereremmo molto prendere familiarità con il luogo.
   Poiché mi avete detto che avete un solo cavallo il nostro invito sarà, come spero, accettato da più di una di voi, saremmo lieti di mettere i nostri cavalli a vostra disposizione.
   Attendo al più presto una vostra risposta, così da poter preparare i cavalli che saranno necessari.
   Sinceramente vostra,
Sharpay Evans

   -Oh, devi andare di certo, Gabriella!- esclamò la signora Bennett non appena la figlia ebbe finito di leggere -    -Ma non invita solo me… in quante devo dire che saremo?- domandò la ragazza rivolgendo a Taylor uno sguardo particolare –Tu verrai, non è vero?-
   -In realtà non credo sia il caso… dovrebbero incomodarsi a preparare una cavalcatura anche per me…- cercò di obiettare lei: non aveva molta simpatia per la signorina Evans ed era certa che, poiché il signor Evans e Gabriella avrebbero goduto l’uno della compagnia dell’altra, le sarebbe toccato stare con lei per tutta la passeggiata.
   -Oh, te ne prego, non farmi andare sola!- le sussurrò Gabriella.
   -Io verrò con te!- esclamò immediatamente Amy, e Gabriella lanciò a Taylor uno sguardo di ulteriore supplica. Così, lei cedette: non aveva cuore di lasciarla a preoccuparsi di Amy quando avrebbe dovuto solo dedicarsi alle attenzioni del signor Evans.
   Così, soddisfatta, Gabriella avvertì la signorina Evans che sarebbero state in tre, e che quindi sarebbero state molto grate di accettare, se non era disturbo, due cavalli.
   -Ragazze, ragazze, uscite!- esclamò verso le dieci della mattina seguente la signora Bennett: aveva passato gran parte del tempo a guardare fuori dalla finestra, e aveva finalmente avvistato qualcuno avvicinarsi a cavallo. Gabriella prese un cestino, in cui vi erano alcune cose che avevano preparato loro stesse (in effetti, solo Gabriella e Taylor) per il pranzo, e tutte e tre uscirono.
   -Oh, no…- mormorò Taylor –Ma quello è il signor Danforth! Non era menzionato nella lettera, o sbaglio?-
   -No, decisamente no… mi spiace, non lo sapevo… se solo non avessi già comunicato la tua presenza potresti tornare dentro, ma…-
   Taylor non poté rispondere, perché i tre (i due Evans e Danforth) li avevano raggiunti, con due cavalli in più oltre a quelli che cavalcavano loro.
   -Buongiorno!- esclamò il signor Evans, scendendo poi da cavallo e facendo la riverenza a Gabriella e un lieve inchino alle altre due.
   -Buongiorno, signor Evans.- salutarono le tre Bennett, quasi in coro, mentre anche il signor Danforth smontava per salutarle come si conveniva.
   -Signore.- salutò Taylor mentre si scambiavano un inchino.
   -Lieto di vederla, signorina Taylor.-
   -Posso immaginare.- commentò a mezza voce lei, curandosi che la sentisse –Buongiorno, signorina Evans!-
   -Salve a voi… il vostro cavallo?-
   -Mio padre lo porterà subito.- rispose Gabriella, e a conferma di ciò il signor Bennett li raggiunse in quel momento con il loro Ippolito. L’uomo salutò i due signori, pose i suoi omaggi alla signorina Evans, lasciò a Gabriella le briglie del cavallo e andò ad aiutare Amy a salire su uno dei due destrieri portati per loro dagli Evans, un vecchio animale dal manto bianco.
   Nello stesso istante, il signor Evans s’affrettò ad accostarsi a Gabriella per aiutarla, così il signor Danforth ritenne che fosse d’uopo dare il suo aiuto a Taylor, dunque le andò accanto.
   -Permettetemi di aiutarvi, vi prego.- disse, e Taylor mantenne il suo impegno di non essere scortese –Gliene sarei assai grata.- rispose, così salì mentre il signor Danforth teneva ferma il cavallo e le teneva la mano.
   Quando tutte furono a cavallo il signor Bennett li salutò, i signori montarono a cavallo e diedero iniziò alla loro passeggiata.
   Subito, il signor Evans s’accostò a Gabriella con una scusa, una domanda sul tempo o sull’orario, Taylor non era abbastanza vicina da poter capire.
   Il resto della compagnia rimase per un po’ in silenzio, finché la signorina Evans non lo ruppe rivolgendosi a Danforth –Sono sempre stupita nel vedere con quanta sapienza cavalcate, signor Danforth.- disse –Questa, tra gli uomini, è invero una caratteristica assai rara: Ryan, ad esempio, cavalca molto bene, ma senza alcuna eleganza, direi.-
   Taylor trattenne una risata: non per il commento espresso dalla signorina che era effettivamente fondato poiché, in effetti, il signor Danforth cavalcava con inusuale abilità, bensì per il tono d’ammirazione profonda con cui Sharpay pronunciò questo complimento e per la completa indifferenza, a malapena garbata, con cui il signore cui era rivolto lo accolse.
   -E dite, come sta la cara Jakie?- domandò Sharpay, affatto disturbata dal poco interesse che il signore dimostrava.
   -Mia sorella sta molto bene, suppongo, esattamente come quando me l’avete chiesto prima di uscire di casa.-
   -Avete una sorella, signor Danforth?- domandò Amy –E fratelli, anche?-
   -No, signorina, solo una sorella.- rispose Danforth.
   -Allora, dev’essere ricchissima, come voi.-
   -Amy!- la rimproverò Taylor, dopodichè si affrettò a rimediare –Cavalca vostra sorella, signor Danforth?-
   -Non molto.- rispose lui –Voi invece cavalcate assai bene. Suonate, anche?-
   -Oh, no… non molto, almeno.-
   -Come, non suonate?- si stupì Sharpay.
   -No, infatti.- confermò Taylor –Mia sorella Kelsie, lei suona molto bene.-
   -E nessun’altra di voi? Strano davvero.-
   -E quanti anni ha vostra sorella?- domandò Taylor a Danforth: ricordava bene il suo proposito di ignorarlo, tuttavia era più sopportabile conversare con lui che osservare l’aria di superiorità con cui la signorina Evans le si rivolgeva –È già in società, immagino.-
   -Lo è, tuttavia solo da un anno. Ne ha sedici ora.-
   -Oh, come dimenticare la sera in cui ha fatto il suo ingresso in società?- s’intromise la Evans –Era davvero incantevole quella sera.-
   Taylor osservò lo sguardo che rivolse a Danforth, e le fu subito chiaro come quel complimento fosse rivolto tanto a lui quanto alla sorella.
   La conversazione continuò per un po’ tra il signor Danforth e la signorina Evans, e fu a senso unico: la giovane parlava e si complimentava per questo e quello, e lui rispondeva con educazione ma senza mostrare effettiva compiacenza per quelle attenzioni.
   Amy detestava rimanere in silenzio, ma parlò decisamente poco per le sue abitudini: nonostante questo, riuscì a far risultare ogni sua frase tanto inadeguata da far arrossire Taylor, e da farle ringraziare che il signor Evans non fosse abbastanza vicino da sentirla.
   -Oh! Taylor, fa attenzione!- esclamò Amy all’improvviso –Una vespa sul cavallo!-
   Taylor si voltò per scacciarle l’insetto, ma non abbastanza in fretta. La vespa punse il cavallo che, non appena sentì il dolore, s’impennò  nitrendo, e Taylor dovette stringersi al collo dell’animale per non cadere. Questo infastidì ulteriormente il cavallo, che partì al galoppo, incontrollato.
   Subito, il signor Danforth incitò il suo cavallo e si lanciò all’inseguimento, seguito dal signor Evans non appena si fu ripreso dallo stupore.
   Taylor cercò di convincere il cavallo a fermarsi, ma ottenne solo che questo s’impennasse di nuovo e stavolta non le riuscì di mantenersi in sella. Cadde a terra tra le grida delle sorelle e immediatamente il signor Danforth, balzando a terra, afferrò il cavallo imbizzarrito e lo allontanò dalla ragazza, ricavandone un calcio che lo colpì fortunatamente solo di striscio. Legò il cavallo scalpitante mentre le sorelle ed Evans si assicuravano che Taylor stesse bene.
   -Sto bene, non preoccuparti.- disse Taylor per rassicurare la sorella, anche se in realtà la caviglia le doleva molto.
   -Cielo, che avete mai fatto al cavallo? E dire che sembrava cavalcaste tanto bene…- esclamò la signorina Evans, ancora a cavallo: nonostante la situazione, Taylor comprese che aspettava che Danforth la aiutasse a scendere.
   -La colpa è stata del calabrone.- le fece notare il fratello, e intanto il signor Danforth s’avvicinò a Taylor e le si chinò accanto –State bene? Qualcosa vi fa male?- le domandò.
   -Oh, no, grazie signor Danforth.- rispose lei –Voi, piuttosto, il cavallo vi ha colpito!-
   -Nulla di grave, non temete… credete di riuscire ad alzarvi? Volete poggiarvi a me?-
   -Non credo che occorra.- intervenne la signorina Evans scendendo da cavallo, avendo compreso che sarebbe stato inutile attendere che Danforth la aiutasse –Non vi siete fatta male, vero, amica mia?-
   -No, infatti.- confermò Taylor alzandosi cercando di ignorare il pulsare insistente della caviglia. Il signor Danforth lo notò, dalla sua espressione, ma non fece nulla: se lei non desiderava aiuto, non poteva certo imporglielo. La osservò mentre faceva qualche passo, incerto se ammirarla per la sua sopportazione del dolore o biasimarla per l’eccessivo orgoglio, decisamente sconveniente in una donna.
   -Taylor, non devi affaticarti…- disse Gabriella, e si rivolse al signor Evans –Questo è un buon posto per pranzare, non trovate? Potremmo forse fermarci un poco…-
   -Certo, ovviamente!- s’affrettò a concordare Evans, e le donne iniziarono a preparare. Taylor fece per aiutarle, ma Gabriella la fermò –Oh, no, tu non devi stancarti!-
   Taylor fece per protestare, ma il signor Danforth diede man forte a Gabriella –Vostra sorella ha ragione, sedete… se avranno bisogno, le aiuteremo io ed Evans.-
   Taylor ne fu talmente sbalordita che non poté far altro che obbedire.
   Anche la signorina Evans aveva preparato un cesto, e Taylor assaggiò ciò che aveva portato. Era tutto molto buono: se non fosse stata tanto altezzosa, avrebbe avuto tutte le buone qualità che una donna può avere. Tuttavia, notò, non fu solo il signor Evans a prediligere i patti delle signorine Bennett, ma anche il signor Danforth che, chiuso nel suo prezioso silenzio tutto il tempo, lo ruppe per un istante per complimentarsi per una torta di verdure e domandare chi l’avesse preparata: rinnovò i suoi complimenti a Taylor quando scoprì che era stata lei, e questo le fece guadagnare un’occhiata storta dalla signorina Evans.
   Si fermarono per riposare, e Taylor andò con Amy a cogliere qualche fiore, più che altro per non dover stare con Danforth e Sharpay mentre il fratello di quest’ultima e Gabriella s’intrattenevano l’un l’altra, un po’ discosti dalla compagnia. Alla signorina Evans, d’altronde, non sarebbe certo dispiaciuto rimanere sola con Danforth.
   Era pomeriggio inoltrato quando decisero che era ora di far ritorno, e Danforth ed Evans andarono a slegare i cavalli. Taylor si mosse verso quello che aveva cavalcato all’andata, ma il signor Danforth lo allontanò immediatamente da lei –No, signorina, è ancora agitato per la puntura, lo cavalcherò io. Voi prendete il mio Darret.- disse, porgendole le briglie del suo cavallo nero.
   -Oh, no!- s’intromise la signorina Evans con voce grave –Danforth, glielo chiedo come favore personale, non salite su quella bestia pericolosa!-
   Danforth le fece un lieve inchino, ma dal suo volto Taylor capì che doveva essere infastidito. Rispose comunque con cortesia –Se è la mia generosa ospite a chiedermelo, non vedo come potrei deluderla. A questo punto, signorina Taylor, devo chiedervi il favore di cavalcare con voi, vi dispiace?-
   -No, certo, Dopotutto il cavallo è vostro, e m’avete salvata.- rispose Taylor, ridendo tra sé all’espressione della signorina Evans: certo non era questo che si era aspettata di ottenere.
   Danforth aiutò Taylor a salire, poi montò dietro di lei e la circondò con le braccia per tenere le briglie.
   -A proposito…- disse Taylor quando ebbero preso a muoversi a un leggero trotto, affiancati dal cavallo che l’aveva fatta cadere all’andata –Non credo d’avervi ringraziato per avermi salvata. Spero vorrete perdonarmi, associando questa mancanza alla confusione per la brutta avventura…-
   -Non devo perdonarvi nulla, era mio dovere aiutarvi.- tagliò corto Danforth. La guardò per un istante, rendendosi conto in quell’istante che il sorriso calmo di lei non era affatto irritante come gli era parso la prima volta che l’aveva vista. Distolse risolutamente lo sguardo, e domandò qualcosa al suo amico, senza realmente ascoltarne la risposta.

_________Nota di Herm90
Oggi devo fare in fretta^^ grazie a DremGirl91 (i Wildcats compariranno presto^^), Titty90 (eeeeeeeh vedremo vedremo... Chad in questa ficcy è un po'... particolare^^), Tay_ (grazie! Questa scena non esiste, è tutta opera mia... spero ti piaccia comunque^^), scricciolo91 (^^ mi sono un po' discostata dal film ma spero ti piaccia comunque^^), Sinfony (XD io lo adoro ancora di più, un po' antipatico^^), DarkGiliath (con gli altri mi ero abbastanza attenuta, ma con questo effettivamente mi sono staccata un po'^^), armony_93 (XD ma no che non lo sei^^ e tua sorella è una grandeeee!), Vivy93 (XD in effetti mi ci vedo in Taylor è per questo che uso sempre lei^^ il reggimento dei Wildcats arriverà presto!), Checie (Oggi ho comprato "Emma"... e concordo su Danforth/Darcy! è la sua antipatia a renderlo affascinante!) e _AquaPrincess_ (eeeeeeeeh non so dirti sulle coppie... cioè so dirti, ma non voglio XD eeeeeh Chad ha acquisito il carattere di Darcy... ma sto progettando una ficcy in cui ti stupirà ancora di più!^^)
Un grazie particolare a Titty per il personaggio di Jakie, la sorella di Chad... la potete trovare nelle sue ficcy di CRD!
Grazie a tutte VVTB!!!!!!!

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


Capitolo quattro

   La serata in casa Bennett passò con grande allegria. La caviglia dolente di Taylor passò immediatamente in secondo piano non appena Amy ebbe l’ardire di annunciare che Gabriella e il signor Evans avevano passato la giornata chiacchierando tra loro, senza includere gli altri nelle loro conversazioni. Per un attimo questo preoccupò non poco la signora Bennett, ma non appena Taylor si fu curata di assicurare che i due si erano comportati a quel modo nei limiti imposti dalla cortesia e che, dunque, non avevano certo offeso la signorina Evans né il signor Danforth, la madre si rallegrò tutta.
   -Non che m’importi del signor Danforth.- affermò –La signorina Evans, però, non deve assolutamente pensar male di Gabriella: non voglio che la famiglia del signor Evans abbia qualcosa da ridire su questo matrimonio, e…-
   -Madre, corri troppo!- esclamò Gabriella arrossendo.
   -Ma ceto che no, mia cara! Il contegno del signor Evans non mi pare affatto lasciar dubbi!-
   Taylor scosse la testa, ingiungendo alla sorella di lasciar perdere.
   In quel momento il signor Bennett entrò in cucina, con una busta aperta e una lettera tra le mani, l’aria pensierosa –Cara, credo che dovrete dire alla servitù di preparare un posto in più per pranzo, domani.- annunciò sedendosi a tavola mentre Mina, la loro cameriera, serviva la cena.
   -Avremo un ospite? Il signor Evans, forse?- domandò ansiosa la signora Bennett, già fremente d’eccitazione.
   -Oh, no… temo che la notizia che ho da darvi vi sarà molto meno congeniale di quella che vorreste ricevere… vedete, mi ha scritto, e domani arriverà in visita, il signor Cross.-
   Tutte sobbalzarono a questa notizia –Cross? Jason Cross?- domandò la signora Bennett con acidità.
   -Il temibile cugino…- mormorò Amy a Martha, ed entrambe scoppiarono a ridere.
   -Per l’appunto. Ha scritto che, poiché ha appena ricevuto una parrocchia dalla, per usare le sue parole, “stimatissima Lady Darbus”, è suo desiderio dimenticare la lite che vi fu tra me e suo padre, buonanima… crede che il modo migliore per farlo sia darci il fastidio di una sua visita, e si tratterrà con noi da domani, per due settimane.- spiegò il signor Bennett.
   -Oh beh, a meno che non voglia rinunciare all’eredità di Longbourn, ha poco di che appianare!- sbottò la signora Bennett.
   Nonostante questo, il giorno seguente tutta la casa fu pulita, e per pranzo fu ordinato pesce.
   Il signor Cross non si fece affatto attendere: fu puntuale come non mai. È sempre così, dopotutto, per le cose sgradevoli.
   Il signor Bennett lo accolse alla porta e lo guidò in salotto, dove le donne di casa lo attendevano.
   Il signor Cross era un uomo davvero comune. Alto quanto Taylor, e dunque un poco meno di Gabriella, aveva capelli scuri, carnagione pallida e occhi vacui.
   -Sono invero lietissimo che abbiate voluto usarmi la cortesia di quest’ospitalità.- disse al signor Bennett mentre si sedevano a tavola –Come avrete avuto la possibilità di leggere nella mia missiva, sono assaissimo dispiaciuto dal rapporto poco amichevole in cui la mia famiglia e la vostra sono rimaste per tutto questo tempo… era mia intenzione offrirmi da paciere già subito dopo la morte di mio padre, ma mi sembrava irrispettoso alla sua memoria farlo così presto. Tuttavia ora che godo dei favori dell’onorevolissima Lady Darbus, ho giudicato doveroso offrirvi un segno di pace, come voleva esserlo quella lettera, e informarvi che è mia intenzione fare il possibile per porre rimedio all’incresciosa situazione in cui ci troviamo…-
   -Parlate di Longbourn, immagino, signor Cross.- s’intromise Taylor, desiderosa di interrompere quelle elaborate elucubrazioni –Ma sappiamo tutti che non ne avete colpa.-
   -Concordo ovviamente con voi, diletta cugina.- disse il signor Cross, e il suo tono divenne ancor più pomposo, se possibile –Ma intendo comunque cercare, per quanto è in mio potere, di porvi rimedio.-
   -Davvero generoso.- commentò con sarcasmo Taylor.
   -Certo nessuno ve ne fa una colpa, signor Cross.- si affrettò ad affermare Gabriella, rimproverando la sorella con uno sguardo –Sappiamo bene che non dipende da lei, e siamo davvero lusingate che pur non conoscendoci affatto le stia tanto a cuore il nostro futuro.-
   -Ora che vi ho conosciute, cara cugina, il dovere che mi sono prefisso è piuttosto un diletto. E sono certo che quando ne parlerò a Lady Darbus, lei sarà concorde con me.-
   Quella sera, il signor Cross decise di parlare dei suoi progetti alla signora Bennett: dopo il pomeriggio e la cena, gli pareva di aver ormai inquadrato la situazione quel tanto che bastava per dare una spiegazione almeno a lei, che sarebbe potuta rivelarsi per lui una preziosa alleata.
   -Come ho detto a pranzo, signora…- disse, quando ebbe l’occasione di parlare da solo a solo –Ho avuto l’onore di essere prescelto per presenziare la parrocchia di Lady Darbus. Ella si degna spesso di farmi l’onore di invitarmi alla sua tenuta, con la sua cara figlia, e due settimane innanzi mi ha fatto notare quanto sia doveroso, per un uomo nella mia posizione, trovare al più presto una moglie. Non ho potuto fare a meno di pregiarmi di pensare che, data la situazione, il mio matrimonio con una delle vostre care figliole avrebbe potuto in qualche modo ripagarvi della perdita di Longbourn alla morte, che spero ovviamente avvenga quanto più tardi possibile, di vostro marito.-
   Questo bastò alla signora Bennett per ricredersi completamente sul signor Cross. In un istante tutte le antipatie che le sue maniere esageratamente fastose le avevano provocato si trasformarono in motivi di ammirazione.
   -Oh, cielo, certo sarebbe un onore per me vedere una delle mie figlie diventare la signora Cross… dite, avete già qualche preferenza?- domandò.
   -Devo ammettere che la signorina Bennett gode della mia ammirazione.- rivelò il signor Cross. Subito, la signora Bennett si fece pallida –Oh, signor Cross, mi spiace informarvi che Gabriella, crediamo, sarà presto fidanzata…-
   -Fidanzata…- mormorò Cross.
   -Si, signore, abbiamo validi motivi per sperarlo… in compenso la signorina Taylor non ha alcun pretendente, al momento, e i suoi meriti non sono affatto inferiori a quelli della sorella…- disse la signora Bennett, affrettandosi a porre rimedio.
   -Certo… la signorina Taylor…- il signor Cross osservò la suddetta. Aveva rivelato, quel pomeriggio, un certo carattere allegro e scherzoso, ma al contempo deciso, che, ne era certo, sarebbe stato apprezzato da Lady Darbus. E, in quanto a bellezza, aveva poco di che invidiare a Gabriella.
   Il cambio fu presto fatto, e in un istante Taylor divenne la favorita del signor Cross.
   Tutto ciò, com’è ovvio, senza che nessuna delle giovani Bennett sospettasse nulla. Se così non fosse stato, certo Taylor si sarebbe curata immediatamente di porre fine a qualsiasi speranza dell’uomo: il suo aspetto, il suo carattere e il suo contegno non erano affatto ciò che lei cercava in un marito. La sua conversazione era assolutamente priva di interesse, almeno quanto era piena di paroloni ricercati. Due sole persone in famiglia potevano sopportarlo: la signora Bennett, ben felice di sapere che sarebbe riuscita a maritare una delle sue figlie, e Kelsie, che al contrario delle sorelle era assolutamente incantata dall’eleganza del linguaggio del loro ospite.
   Il signor Bennett non poteva sopportarlo. La pace domestica per lui era sacra: ben sopportava un ospite che sapesse rimanere al suo posto nel momento opportuno, ma il signor Cross non corrispondeva a questa descrizione. E quando non potè più sopportare di sentir decantare le lodi di Lady Darbus e sua figlia, né di ascoltare quanto gentile e affettuosa fosse la famiglia Bennett ad ospitarlo, quasi costrinse le sue figlie a recarsi in città con lui di scorta.
   Taylor e Gabriella accettarono, consce di quanto il padre poco sopportasse le intrusioni del signor Cross nei suoi momenti di riflessione. Kelsie accettò perché la prospettiva di una passeggiata era molto meno gravosa al pensiero che il signor Cross sarebbe stato con loro. Martha ed Amy accettarono perché si era saputo che il reggimento dei Wildcats era arrivato in anticipo: erano in città dal giorno precedente.
   Dunque, ognuno colla propria motivazione, uscirono di casa.
   -Non avete troppo freddo, signorina Taylor, con quello scialle leggero?- domandò il signor Cross quando furono a metà strada.
   -No, non si preoccupi. E ad ogni modo, avrebbe fatto meglio a farmelo notare prima, non crede? Ora mi sarebbe impossibile tornare indietro a prenderne uno più pesante… non che ne abbia bisogno, s’intende.- gli fece notare Taylor.
   -Certo, parlate sempre con grande saggezza, cara cugina…- si affrettò a concordare il signor Cross.
   Non appena giunsero in città, Martha ed Amy si trasformarono in due abili cani da punta. Non una divisa rossa sfuggiva al loro occhio attento. Ad un certo punto, s’illuminarono tutte, e si congedarono dalle sorelle e da Cross.
   -Dobbiamo fare qualcosa di importante… una commissione.- annunciarono quasi in coro, senza lasciare nessun dubbio a Taylor e a Gabriella sul fatto che avessero veduto qualche ufficiale più attraente della media.
   Tuttavia le due Bennett maggiori non diedero gran peso alla cosa: non potendo loro permettersi di lasciar solo il signor Cross, decisero che ne avrebbero approfittato per acquistare qualche nastro che era necessario a loro madre e fare qualche altra commissione.
   Non passò molto tempo, tuttavia, che le ritrovassero, e non sole. Taylor, Gabriella, Cross e Kelsie erano usciti dal calzolaio e si stavano recando dal tessitore quando Amy e Martha andarono loro incontro, insieme ad un giovane ufficiale di aspetto particolarmente attraente: occhi color del cielo, capelli biondi, sorriso dolce.
   -Signore, vi presento mio cugino, il signor Cross…- disse Amy, e l’ufficiale strinse la mano al nominato –E le mie sorelle, Kelsie, Gabriella…- un lieve inchino alle due –E Taylor.-
   L’ufficiale non si inchinò a lei, ma le prese la mano e gliela baciò garbatamente –Incantato, signorina. Permettetemi di presentarmi… sono il signor Bolton.-
 
_______________Nota di Herm90
Ed ecco a voi: Jason e Troy!
Grazie a: Checie (avrai capito chi interpreta il caro Troy, suppongo^^ vero, ho iniziato Emma ed è davvero bello!), _AquaPrincess_ (eeeeeeeeeh non so in che senso, dipende da come la vedi^^), Scricciolo91 (non c'è molto il signor Danforth in questo chap... ma tornerà, fidati!^^), Titty90 (per jackie dovrai aspettare un po'... ma ecco Troy e Jason^^), Tay_ (beh dai, il carattere è preso dal libro^^), armony_93 (XD beh dai se non sai tutto... c'è più sorpresa!), (eeeeh Sharpay non so se si redimerà^^), DreamGirl91Zerby (Grazie mille sono contente che ti piaccia spero continuerai a leggerla^^) e Sinfony (beh... chi lo sa cosa frulla nella mente del signor Danforth? io no di certo XD)
scusate per la fretta dei ringraziamenti ma mia madre mi tiene il fucile puntato e grida "speeeeeeeeegni" XDD
VVTB!!!

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Capitolo 5
*** capitolo cinque ***


Capitolo cinque

   Nessuna ragazza sarebbe rimasta impassibile davanti al signor Bolton, alla sua avvenenza, al suo sorriso contagioso, alla sua allegria e alla sua innata attitudine a piacere alle persone sin dal primo incontro. E come poteva una ragazza resistere se poi il signor Bolton la faceva oggetto di particolari attenzioni? Se a questo si aggiungeva che il signor Cross era l’unico paragone disponibile, non è strano immaginare che Taylor fosse molto lieta delle attenzioni che il signor Bolton le rivolse durante le commissioni.
   Jason Cross non ne era disturbato. In effetti, nemmeno si rese conto della cosa: aveva un nuovo ascoltatore per le sue decantazioni sulle infinite qualità di Lady Darbus, e questo lo soddisfava appieno. Certo, né Bolton né Taylor gli prestavano alcuna attenzione, ma lui era contento di aver l’occasione di parlare e la cosa non lo sfiorava nemmeno.
   -Ebbene signor Bolton.- sorrise Taylor dopo un paio d’ore, quando avevano ormai concluso le spese e non era ragionevole pensare di potersi fermare con altre scuse, cosa che Amy e Martha sembravano intenzionate a fare –Sono stata lieta di fare la vostra conoscenza, ma si è fatto tardi e ci attendono a casa.-
   -Dista molto casa vostra?- domandò l’altro.
   -Non molto, viviamo a Longbourn, l’avete mai sentito?-
   -Dista, in verità, un’ora almeno a piedi.- s’intromise Amy prontamente, conscia cosa il signor Bolton avrebbe dovuto rispondere.
   -Non lascerei certo che v’incamminaste senza scorta!-
   -Non dovete affatto disturbarvi, scorterò io le signorine. Sono ospite a casa loro, per gentile concessione dei loro beneamati genitori.- s’intromise il signor Cross.
   -Si, non occorre.- confermò Taylor, che riteneva in realtà fuori luogo che lui dovesse prendersi un tale disturbo per loro, che aveva appena conosciuto.
   -In verità devo recarmi appunto in quella direzione.- ribatté il signor Bolton. Un’evidente bugia, ma la disse con un sorriso tale che sarebbe stato impossibile rimproverargliela. E Amy non ne aveva alcuna intenzione –Vedete?- domandò rivolta a Taylor –Sarebbe una bella scortesia non fargli compagnia durante il tragitto, andando noi nella stessa direzione.-
   -Vostra sorella parla saggiamente: volete forse mandarmi solo, quando potrei godere della vostra compagnia?- confermò il signor Bolton.
   Taylor e Gabriella si scambiarono uno sguardo divertito e acconsentirono alla cosa. Il signor Cross a sua volta non ebbe nulla da ribattere, e subito iniziò a osservare con entusiasmo la bellezza del paesaggio dei luoghi in cui aveva la fortuna di essere ospitato, inserendo dove poteva un accenno a Lady Darbus e alla signorina Darbus.
   A metà strada, videro due cavalli galoppare nella loro direzione.
   -Oh, è il signor Evans!- esclamò sicura Gabriella con un gran sorriso: era riservata di natura e Taylor era certa che nessuno dei loro accompagnatori si potesse rendere conto di quando fosse intimamente felice di vederlo, ma lei lo vedeva chiaramente.
   Rallentarono un poco il passo, e in effetti erano proprio il signor Evans e il signor Danforth, che avvicinarono, fermarono i cavalli e smontarono da essi per salutarle.
   -Stavamo giustappunto venendo a farvi visita.- le informò il signor Evans dopo essersi inchinato a Taylor e passando a Gabriella mentre Danforth rivolgeva alla prima i suoi saluti.
   -Potete fare la strada con noi, se lo desiderate.- propose immediatamente Taylor, notando che Gabriella ne sarebbe stata lieta.
   -Oh, ne saremmo felici.- accettò subito il signor Evans con entusiasmo che non lasciava dubbio alcuno sui suoi sentimenti, almeno per quanto ne pensava Taylor. Le parve di vedere che anche Danforth era favorevole alla decisione dell’amico, ma d’improvviso la sua espressione mutò e l’uomo impallidì in volto.
   Taylor seguì il suo sguardo, e incrociò così facendo quello del signor Bolton, la cui espressione tradiva a sua volta qualche pensiero poco piacevole.
   Che i due si conoscessero? Se era così, l’ultima volta che si erano visti non dovevano essersi separati pacificamente, perché entrambi avevano un’espressione grave.
   Ad ogni modo il signor Evans aveva ormai accettato di accompagnarle, e che Danforth lo volesse o meno non poteva fare a meno di aggregarsi al gruppo senza risultare assolutamente irrispettoso. Dunque si ricompose –Giacché abbiamo i nostri cavalli, perché non usarli? Sarete stanche, signorine, montateli voi.- offrì garbatamente, anche se Taylor comprese che parlava solo per non continuare a fissare il signor Bolton.
   -Oh, potrei cavalcare io il vostro cavallo, signor Danforth?- domandò immediatamente Amy. La sua richiesta fu accettata e Danforth la aiutò a salire. Nessuna delle sorelle fu così sciocca da chiedere di cavalcare il cavallo del signor Evans: sapevano a chi andava l’onore, e infatti il signore lo offrì subitamente a Gabriella, poi la aiutò a salire.
   Camminarono con i due uomini che conducevano i cavalli, così Taylor potè agevolmente rimanere un poco indietro, e subito il signor Bolton fece lo stesso: dunque procedettero insieme, un poco discostati dagli altri.
   Amy, troppo occupata a cavalcare, non se ne rese conto. Il signor Evans e Gabriella erano ovviamente troppo impegnati tra loro, e il signor Cross stava intrattenendo Martha, che fingeva di ascoltarlo, e Kelsie, che pendeva dalle sue labbra mentre lui raccontava instancabilmente della sua parrocchia e della cortesia di Lady Darbus. Dunque, solo il signor Danforth, silenzioso come si era sempre mostrato, si rese conto della cosa. Scoccò un’occhiata ai due, notando che Taylor sorrideva al signor Bolton mentre conversavano, e si voltò, obbligando sé stesso a non curarsene affatto.
   Taylor era rimasta indietro con la speranza che il signor Bolton facesse lo stesso: questo con la precisa intenzione di scoprire qualcosa sullo strano sguardo che lui e Danforth si erano scambiati.
   Pure, non aveva idea di come introdurre l’argomento senza risultare inopportuna: aveva dopotutto fatto la conoscenza del signor Bolton solo poche ore prima e non aveva alcun motivo di essere curiosa ad eccezione della sua naturale curiosità.
   Fu fortunata, tuttavia, perché fu lui ad introdurre l’argomento –Il signor Danforth è ospite del signor Evans?- s’informò.
   -Si, da quando sono arrivati.- confermò Taylor –Lo conoscete?-
   -Molto bene, direi. Purtroppo, potrei aggiungere… ma ve ne parlerò in seguito. Un po’ perché non credo sia una buona idea, potrebbe cogliere qualcosa della conversazione e…- si interruppe, guardò per un istante il signor Danforth, poi si rivolse a Taylor con un sorriso –E un po’ perché così avrò un motivo per venire a farvi visita.-
   Taylor arrossì e distolse lo sguardo. Arrivarono a Longbourn dopo poco tempo. Il signor Bolton si allontanò, salutando tutte e Taylor con particolare cura, mentre rivolse al signor Danforth una sola breve occhiata.
   -Entrate, vero?- offrì Amy scendendo da cavallo, aiutata dal signor Danforth.
   -Siamo venuti in effetti per parlare ai vostri genitori, perciò credo che accetteremo.- annuì il signor Evans.
   Entrarono, e le figlie compresero dallo sguardo della madre che pur essendo lieta di vedere Evans, non lo era affatto di ospitare il signor Danforth. Era piuttosto evidente il diverso contegno che aveva nei confronti dei due, e Taylor ne arrossì: non le stava simpatico il signor Danforth, ma il comportamento di sua madre era davvero irrispettoso.
   -Possiamo fermarci solo pochi minuti, perché abbiamo altre famiglie da visitare… anche se nessuna mi premeva più della vostra.- disse il signor Evans –Ora che siamo qui da un po’ di tempo e che abbiamo avuto il piacere di conoscere diverse famiglie, crediamo sia giunta l’ora di organizzare un ballo. Dunque, ho il piacere di invitarvi a Netherfield il prossimo venerdì.-
 
____________Nota di Herm90
Capitolo dedicato alla mia sister: scusa ancora Titty! TVTB!
Come mai il signor Bolton e il signor Danforth si conoscono? lo scoprirete nella prossima puntata!
Non ho tempo di ringraziarvi una per una: ma siete tutte magnifiche e vi voglio un mondo di bene!!!
Baciotti alla prossima!!!

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Capitolo 6
*** capitolo sei ***


Capitolo sei

   L’occasione per scoprire la storia che la incuriosiva arrivò il giorno seguente.
   Taylor, Gabriella ed Amy si recarono nuovamente in paese. Il ballo a Netherfield rendeva necessario che tutte le sorelle avessero nuovi nastri, poiché gli invitati sarebbero stati pressoché gli stessi dell’ultimo ballo, e la signora Bennett aveva proposto a Gabriella di comprarsi anche una nuova spilla, per l’occasione.
   Il signor Cross si offrì di accompagnarle, ma il signor Bennett intervenne domandandogli compagnia per una visita a casa Lucas. Il signor Bennett aveva compreso le intenzioni che Cross aveva riguardo a Taylor, e la cosa non lo soddisfaceva affatto. Aveva per Taylor e Gabriella un affetto particolare, ed era convinto che per entrambe tale matrimonio sarebbe stato dannoso, intellettualmente, più di quanto sarebbe stato economicamente vantaggioso.
   Dunque, le tre si recarono in paese, dove non tardarono ad incrociare il signor Bolton, che si unì a loro durante le commissioni e poi propose di accompagnarle a casa.
   -Di nuovo vi recate in visita dalle nostre parti? Che fortuita coincidenza.- commentò Taylor con un sorriso.
   -Devo ammettere che nulla mi porta dalle vostre parti, se non il piacere della vostra compagnia…- disse con un lieve inchino –E il desiderio di continuare un discorso che sono certo ricorderete.- aggiunse, così che solo Taylor potesse sentirlo.
   Gabriella notò un sorriso di Taylor, e aveva già visto il giorno precedente le particolari attenzioni che le riservava il giovane ufficiale, così con una scusa attirò Amy avanti, lasciando che i due camminassero diversi passi dietro di loro.
   -Questi sono per il ballo di Netherfield.- disse Taylor, per iniziare il discorso –Ho saputo che diversi ufficiali sono stati invitati… voi non fate eccezione spero?-
   -Oh, no. Ho ricevuto l’invito.-
   -Mi fa piacere… immagino di dover attendere il vostro racconto per comprendere se verrete.-
   -No: da subito vi dico che la presenza di Danforth, per quanto poco gradita, non mi impedirà certo di divertirmi… né di domandarvi l’onore di un giro di danze con voi: posso sperarci?- domandò il signor Bolton.
   Taylor arrossì un poco –Questo dipende da voi: se soddisferete la mia curiosità, non potrò certo negarvi un giro di danze.-
   -Allora non attenderò oltre: sono ansioso di assicurarmi questo privilegio.- disse Bolton facendo ridere Taylor –Dunque, occorre iniziare dal principio. Mio padre, vedete, era un uomo piuttosto importante in società, ma altrettanto povero. Lui e il vecchio signor Danforth… il padre di Chad, per intenderci, erano grandi amici, poiché erano cresciuti assieme: mia nonna era infatti la balia del vecchio Danforth. Crebbero dunque come fratelli, e mio padre sposò la balia di Danforth. Dunque, anche io e Chad… io e Danforth, intendo, è ora che io smetta di chiamarlo per nome… ad ogni modo, crescemmo insieme. Non tuttavia come fratelli devo dire, anche se la situazione avrebbe aiutato: mia madre morì giovane, e poco dopo mio padre ebbe la stessa sorte.-
   -Condoglianze.- disse Taylor dispiaciuta.
   -La ringrazio. Ad ogni modo, il vecchio signor Danforth mi prese sotto la sua ala. Divenni quasi di famiglia, e questo il giovane Danforth non poteva sopportarlo. Mi trattò con gentilezza, tuttavia, per non dispiacere suo padre. Questo, sul letto di morte, si dimostrò assai ansioso per il mio futuro. Non poteva includermi nel suo testamento, poiché non ero legato alla famiglia dal sangue e nemmeno ero in una condizione sociale tale da permettere un’eccezione. Tuttavia, espresse la volontà, davanti a me e davanti al signor Danforth, anche, di assegnarmi, non appena si fosse liberata, una parrocchia che era nel suo terreno: parrocchia che rendeva davvero bene e che mi avrebbe permesso di mantenere rispettabilmente non solo me stesso, ma anche una moglie e un figlio, perlomeno.- disse ciò rivolgendole un sorriso al quale Taylor non potè fare a meno di sentirsi al contempo imbarazzata e divertita.
   -Il vecchio Danforth fu davvero buono con voi.- commentò.
   -Oh, si, lo fu davvero.- concordò Bolton –Un peccato che suo figlio non sia degno di portare questo nome… anche caratterialmente, sapete, l’attuale signor Danforth è assai diverso da suo padre. La generosità che dimostra a coloro che abitano nella sua casa, e nel suo terreno, credo sia dovuta più all’orgoglio, al desiderio di mantenere alto il nome della famiglia, che ad un’effettiva predisposizione di carattere. L’unico vero affetto è, forse, quello che ha per sua sorella, la signorina Jackie… certo, anche sul di lei carattere ci sarebbero cose poco piacevoli da dire.-
   Rimasero qualche secondo in silenzio, poi Taylor, curiosa, domandò –Dunque, avevate una parrocchia… come siete finito nel reggimento dei Wildcats?-
   -Proprio questo è ciò di cui vi devo parlare, per raccontarvi di ciò che accadde tra me e Danforth da raffreddare così i nostri rapporti. Vedete, Danforth non sopportava l’affetto che suo padre aveva per me. Sapeva che, se avesse potuto, egli mi avrebbe lasciato metà delle sue ricchezze. La sua gelosia lo portò a negarmi anche ciò che mi spettava di diritto.-
   Taylor sbarrò gli occhi, sorpresa –Non mi vorrete dire…- disse, faticando a non alzare la voce tanto l’idea la indignava –Che non ha voluto concedervi la parrocchia che suo padre vi aveva destinato?-
   -Per la precisione. Il vecchio proprietario della parrocchia morì cinque mesi dopo, ed essa fu affidata ad un altro.-
   Taylor scosse la testa stupita: certo, mai aveva provato simpatia per il signor Danforth. Fin dal primo giorno l’aveva cordialmente detestato, e non aveva certo avuto dubbi sul fatto che la colpa dei dissapori col signor Bolton fosse da attribuire a lui. Certo, non poteva immaginare che la colpa fosse di Bolton… ma aveva pensato a qualcosa di non così grave, che non dimostrasse così poca sanità di principi come la situazione che le era appena stata esposta.
   -Oh, cielo, è davvero stato tanto villano?- domandò, più che altro tra sé –E perché mai non siete ricorso a vie legali?-
   -Vedete, il vecchio signor Danforth aveva lasciato solo una lettera per il figlio, contenente questa volontà… non un documento vero e proprio. E dare il via ad una battaglia legale sarebbe stato dissacrante, per la memoria del vecchio Danforth… non mi sentirei a posto con me stesso, rendendo pubblico ciò che vi ho detto. L’ho raccontato a voi solo perché pare che la vostra famiglia avrà occasione di frequentare gli amici del signor Danforth piuttosto spesso…- disse, accennando a Gabriella, e salendo così di un ulteriore gradino nella stima di Taylor per aver notato il legame tra sua sorella ed Evans –Così, mi sembrava giusto che foste consapevole delle persone con cui avete a che fare.-
   -Oh, sono lieta che me ne abbiate parlato, davvero.- annuì Taylor convinta –Solo, mi domando come sia possibile che il signor Evans sia tanto amico di una persona tanto insensibile… credete che sappia di questa faccenda?-
   -Ciò che sa, immagino lo abbia conosciuto tramite Danforth, o qualche suo amico. Dunque, credo davvero che non sappia tutto della faccenda.- annuì gravemente il signor Bolton –Ma siamo arrivati a casa vostra, devo lasciarvi. Vi prego solo di non parlare eccessivamente di ciò che vi ho raccontato… non guadagnerei nulla dal recar pubblica accusa al signor Danforth, tanto più che mi pare che egli, già così, sia ben poco benvoluto da queste parti.-
   -La sua alterigia non l’ha aiutato ad ottenere grandi amicizie, in effetti.- confermò Taylor –E, a quanto pare, è una fortuna per gli abitanti del paese… Spero di rivederla presto… al ballo di Netherfield, al più tardi.-
   -Dove apriremo le danze insieme. Ricordatelo, ci conto. Arrivederci.- disse baciandole la mano. Taylor arrossì un poco, e lui si inchinò a Gabriella e ad Amy per poi girare sui tacchi ed allontanarsi.
   -Di che avete conversato tutto il tempo, tu e il signor Bolton?- domandò Gabriella non appena lei e Taylor furono sole, quella sera, preparandosi per mettersi a dormire –Pare che lui nutra per te una certa preferenza.-
   -Così pare.- sorrise la sorella senza potersi impedire un sorriso –Ma abbiamo parlato del signor Danforth, in realtà.-
   -Del signor Danforth? E per quale motivo?- si accigliò Gabriella. E Taylor subito decise che a lei poteva confidarlo: non l’avrebbe detto a nessuno.
   Sentita tutta la storia, Gabriella era scandalizzata –Oh, cielo…- esclamò sedendosi sul letto –Ne sei certa? Io credo sia stato tutto un equivoco… Non dico certo che il signor Bolton abbia mentito, non lo farebbe, lo si comprende bene dal suo viso, dal suo comportamento… ma potrebbero essere intervenuti fattori di cui non siamo a conoscenza, qualche crudele magari ha tramato alle loro spalle…-
   -Possibile. Ora tuttavia, dobbiamo sbrigarci a trovare una giustificazione anche per questi malvagi: non vogliamo certo ammettere che ci sia qualcuno di riprovevole in questo mondo.- la prese in giro Taylor –Da parte mia, trovo più agevole pensare che sia tutta colpa del signor Danforth e del suo odioso orgoglio. Se tu vuoi continuare a lambiccarti il cervello per far sì che tutti appaiano buoni e generosi come nella tua visione del mondo, accomodati pure.-

____________Nota di Herm90
Stasera vado un po' di fretta^^ Capitolo dedicato alle mie Disneyane, per inaugurare il Diario, e in particolare a Belle! Vi adoro!!!
Grazie: Titty90 (ecco a te! visto che storno Chad?), DreamGirl91 (non posso dire nulla su ciò che hai detto... rischio di spoilerare^^), _AquaPrincess_ (ahi ahi ahi... credo proprio di aver aumentato il tuo odio per Danforth...), Sinfony (XD in effetti, povero Jason^^ ma... beh non dico di più^^), armony_93 (XD eeeeh spero che Chaddino non sia caduto troppo nella tua stima...), scricciolo91 (XDD ebbene si i rapporti tra Chad e Troy non sono dei migliori... miglioreranno? possibile... taylor sceglierà Jason? Chissà...) e DarkGiliath (grazie^^ credo di aver compreso l'errore che ho fatto nell'Opera... ma non è la ficcy giusta per esportelo^^ sono contenta che questa non ti deluda troppo, invece!)
Scusate se sono un po' breve ma se non stacco mia madre mi lancia il phon...
VVTB!!!

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Capitolo 7
*** capitolo sette ***


Capitolo sette

   Il venerdì del ballo arrivò in un lampo, per le abitanti di Longbourn.
   Sarebbero andati tutti, ovviamente, anche se Taylor era consapevole di quanto suo padre avrebbe preferito senza dubbio restare a casa e godersi un poco di solitudine, visto quanta poca gliene concedeva la presenza del signor Cross.
   Taylor iniziò a percepire qualcosa di vago, che l’infastidiva, nel signor Cross. Non aveva compreso del tutto le sue intenzioni, ma qualcosa le diceva che doveva stare attenta a ciò che potevano significare le particolari attenzioni che l’uomo le riservava.
   Non vide mai il signor Danforth in quei giorni, anche se Evans fece un paio di visite: era felice quando scopriva che l’amico non era con lui, in particolare alla seconda di queste visite, quando a casa loro era ospite per un paio d’ore anche il signor Bolton.
   Non aveva idea di come comportarsi con lui, nel momento in cui l’avesse visto. Ovviamente non poteva accennare alla storia che Bolton le aveva raccontato: non desiderava certo tradire la sua fiducia. Ma tuttavia, per comportarsi normalmente nei confronti di quel delinquente di Danforth, avrebbe avuto bisogno di una forza d’animo e di mente che non era affatto sicura di possedere.
   Taylor non dovette attendere oltre per comprendere le intenzioni del signor Cross.
   La mattina del venerdì, mentre attendevano che il pranzo fosse pronto, lei e Gabriella erano sedute in salotto, sul divano, e ricamavano la fodera di un cuscino cercando di seguire il disegno che si erano imposte, ovvero un lieve uccellino di filo azzurro.
   L’uccellino di Taylor non era affatto brutto, ma quello di Gabriella era meraviglioso, pareva lì lì per spiccare il volo.
   In quel frangente, il signor Cross si avvicinò a loro, rimanendo in piedi.
   Gabriella lo salutò, Taylor, invece, gli rivolse un vago cenno.
   -Signorina Taylor, posso avere l’onore di vedermi concesso un ballo con voi, questa sera?- domandò l’uomo tenendo lo sguardo fisso su di lei –L’apertura, magari.-
   Taylor rimase immobile nell’atto di infilare l’ago nella tela. Con lentezza, in modo da concedersi tempo per riflettere, Taylor alzò lo sguardo verso di lui.
   La sua richiesta era un problema, perché aveva in verità deciso che il ballo di apertura dovevano essere fatti col signor Bolton. Ma non doveva scordare che Cross era loro ospite, dopotutto.
   -Sarà un piacere.- rispose dunque.
   -E per me sarà un onore, aprire le danze con quella che è senza dubbio la più dolce damigella della sala… spero anzi di poter sperare in altre danze con voi, dopo la prima, ma di questo privilegio parleremo questa sera.- concluse, e dopo un breve inchino si allontanò impettito, evidentemente soddisfatto di sé.
   Taylor si voltò lentamente verso Gabriella, la quale la fissò con aria indecifrabile.
   -Cosa credi che significhi questo comportamento del signor Cross?- domandò, anche se in realtà non era così ansiosa di avere una conferma dei suoi timori.
   -Credo che sia un evidente forma di corteggiamento.- rispose Gabriella sforzandosi di tenere un tono neutrale.
   -Dio me ne scampi.- borbottò Taylor impallidendo.
   Gabriella non disse nulla, guardando un po’ la sorella e un po’ il suo lavoro di ricamo: il suo animo era per natura predisposto a vedere bene in ogni persona, ma in quella situazione si trovava in bilico tra le sue opinioni. L’abitudine la costringeva a commentare che il signor Cross era tutto sommato un brav’uomo, e che la sua rendita era sufficiente a una vita comoda. D’altra parte provava troppo affetto per Taylor, e non poteva dirsi completamente certa che un matrimonio con quel loro cugino sarebbe stata per lei una buona cosa.
   -Può darsi che non farà mai la sua proposta ufficiale.- si limitò a dire alla fine.
   -Oh, è quello che mi auguro con tutto il cuore, perché sarebbe un vero dispiacere per me dover rifiutare una proposta di matrimonio. Non per il matrimonio in sé, ma per l’espressione colla quale nostra madre mi guarderebbe dopo: sai bene quanto ritenga importante il nostro matrimonio.-
   -Nostra madre non vorrebbe mai che tu ti sposassi senza provare amore.- ribatté subito Gabriella –Nostra madre non te ne vorrà per questo.-
   -Certo, hai ragione.- mormorò Taylor: in realtà, non ne era affatto sicura.
   La sera arrivò in un baleno, e tutta la famiglia fu in carrozza alle otto in punto. Taylor indossava un leggero abito bianco con la scollatura quadrata e la vita alta, appena sotto il seno. Anche le sorelle, e loro madre, erano vestite in bianco, poiché era il colore che le donne del paese usavano indossare per le inaugurazioni, e quella di Netherfield lo era, in un certo senso, poiché era la prima festa che veniva data dai nuovi proprietari.
   E infatti tutte le donne che incontrarono erano in bianco, ad eccezione della signorina Evans, il cui abito era di un chiaro color oro: la cosa non era strana, poiché era la padrona di casa.
   La suddetta, insieme al fratello, era sulla porta, ad accogliere gli invitati. Furono raggiunti dal signor Danforth proprio nel momento in cui giunsero i Bennett e si unì ai saluti, dopo aver osservato l’affettuoso contegno del suo amico verso la maggiore delle sorelle Bennett.
   -Il signor Cross è ospite da noi.- disse il signor Bennett, poiché la signorina Evans non l’aveva ancora incontrato.
   Cross si inchinò alla donna e vennero ripetute le presentazioni di Evans e Danforth, poiché erano avvenute con poca accuratezza al loro primo incontro –E conoscete il signor Evans, il padrone di casa, e il suo ospite, il signor Danforth.-
   Al suono di quel nome, Jason Cross sussultò come se qualcosa l’avesse colpito, e subito si rivolse a Danforth –Vogliate perdonarmi, signor Danforth, se al nostro primo incontro mi è sfuggita l’importanza del vostro nome!- esclamò in tono di gioia profonda –Avrei dovuto rendermi conto del fortunatissimo caso in cui siamo incappati: non spero che il mio nome vi dica qualcosa, ma io vi conosco bene dalle parole della vostra beneamata zia, Lady Darbus: ella, vedete, mi ha da poco offerto la sua parrocchia.-
   Taylor non sentì la risposta del signor Danforth se non come un vago borbottio indistinto: il suo sguardo e la sua mente erano impegnati altrove. Precisamente, stavano studiando ogni singolo volto presente nella sala, nella speranza di incrociare lo sguardo celeste del signor Bolton.
   -Cercate qualcuno, signorina Taylor?-
   La voce di Danforth riportò il suo pensiero al gruppo della sua famiglia e dei padroni di casa, e si voltò verso colui che le aveva parlato: la fissava con sguardo penetrante, che la fece arrossire –No, signore… ammiravo lo splendore della sala, nonché degli ospiti.- rispose con voce probabilmente poco convincente, poi rispose a una domanda che le pose il signor Evans e che il signor Danforth non sentì.
   In realtà era troppo occupato a fissare Taylor. Aveva notato quando quella sera l’aveva vista che c’era qualcosa di particolare in lei. Forse nel suo volto, nel suo sorriso… nei suoi occhi, si trovò a pensare. Ma subito si affrettò a scacciare questo pensiero dalla mente.

_________Nota di Herm90
Capitolo dedicato a Titty90, che non c'è per un po' per via della connessione :(  TVTB sister!!!
Ah, tra poco arriverà anche la mia shot per la famosa scommessa, quindi non temete Disneyane, non ho disertato XD
Sono un po' di fretta passo diretta ai ringraziamenti^^: Dreamgirl91 (infatti, attenta a non fare spoiler^^), AquaPrincess (ok, puoi dirgli tutto: cattivo, antipatico, odioso... ma non brutto!^^), marki (grazie! la scena sarà presente, se è quella che penso^^ ho solo un piccolo dubbio sul cambiare o meno una cosa^^), Sinfony (sono contenta! Ehi anche tu subisci il fascino dei cattivi?^^), armony_93 (basta elemosinare spoiler XD mi ero preoccupata per la serietà della recensione ma hai rimediato XD), scricciolo91 (se hai visto il film dovresti avere un'idea di cosa succederà^^ mi raccomando non lasciare spoiler!^^),
Titty90 (soreeeee spero che tornerai prestuuuu!!! facciamo una colletta per la tua connessione! XD) e Zerby (così mi fai arrossire^^ don't worry per il chap capita^^)
grazie siete sempre grandiosi!!!

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Capitolo 8
*** capitolo otto ***


Capitolo otto

   I Bennett entrarono nella sala. L’intera casa era davvero bella e accogliente, arredata secondo il tipico gusto dell’epoca, che abitualmente sfociava nell’esagerazione. Ma questo, nel presente luogo, non risultava eccessivamente evidente: Taylor doveva ammettere che pur non essendo eccessivamente simpatica la signorina Evans aveva buon gusto.
   La seconda delle Bennett tuttavia dedicò solo pochi secondi all’osservazione del luogo, e altrettanti ne concesse a Sarah ed Emma Lucas durante i saluti e le tipiche domande che ci si scambiava quando ci si incontrava ad un ballo.
   La sua attenzione subito tornò ai volti ce la circondavano, e di nuovo tentò di individuare quello del signor Bolton.
   Poiché anche in quella stanza il suo tentativo fallì miseramente, Taylor si congedò dalle sorelle e dalle amiche per tentare in un’altra parte della casa.
   Immediatamente anche Amy, Martha ed Emma Lucas si allontanarono da Gabriella, facendo in modo di lasciarsi indietro Kelsie che probabilmente, con i suoi discorsi filosofici e il suo poco amore per la vita sociale e il divertimento in generale, avrebbe rovinato i loro tentativi di conversazione con la moltitudine di ufficiali presenti al ballo.
   Ci volle poco perché il signor Evans notasse la sua favorita alla destra della sala, e subito si affrettò a raggiungere il trio –Buonasera di nuovo.- le salutò, rivolgendosi molto garbatamente a tutte e tre ma lasciando trapelare il suo affetto per una di loro in particolare.
   Sarah Lucas aveva ormai compreso la situazione: messa da parte ogni speranza che i suoi genitori avevano avuto nei riguardi suoi e del signor Evans, aveva decisa che avrebbe appoggiato l’amica che, ne era certa, meritava infinitamente le attenzioni del gentiluomo. Così si rivolse immediatamente a Kelsie –Che ne dite, amica, di farmi sentire le vostre ultime composizioni? Nella stanza qui accanto ho visto un pianoforte magnifico, se il signor Evans fosse così gentile da permetterci di usufruirne…-
   -Ma certo. Uno strumento dev’essere suonato e le mie capacità in questo capo lasciano grandemente a desiderare… sarei felice se lo usaste voi, signorina Kelsie, poiché vostra sorella mi ha sovente parlato della vostra bravura.-
   Con un gran sorriso, Kelsie seguì l’amica lasciando così soli Gabriella e il signor Evans, che non persero tempo per iniziare la conversazione.
   Taylor intanto passeggiava per le stanze, guardandosi continuamente attorno alla ricerca del signor Bolton.
   -Sorellina, dove vai?- domandò la voce di Amy. Voltandosi, per l’appunto, Taylor si trovò la sorella davanti, insieme a tre ufficiali –Perché io sono qui impegnata con questi tre giovanotti, e non credo di avere abbastanza forza per interessare tutti e tre, non vorresti che te ne presentassi uno?- Taylor cercò di rimproverare la sfacciataggine della sorella con uno sguardo, ma non ottenne nulla poiché Amy scosse le spalle e tornò a conversare animatamente coi tre, ridendo sguaiatamente alle loro più sciocche battute.
   Taylor scosse la testa e andò avanti. Vide Martha nella sala successiva, che conversava con un giovane. Sembrava un poco più controllata della sorella, così Taylor decise di non preoccuparsi di lei e continuare la sua ricerca.
   In quell’istante, tuttavia, iniziarono le danze, e la ragazza fu subitamente raggiunta dal signor Cross –Bella cugina, gradirei ricordarvi la promessa del primo ballo…-
   Taylor sospirò, ma non aveva scuse. Se anche avesse trovato il signor Bolton, aveva ormai promesso l’apertura al signor Cross, e non poteva rimangiarsela.
   Così si lasciò condurre tra le coppie che prendevano posto per danzare e la musica iniziò.
   Il signor Danforth, poggiato allo stipite della porta della stanza in cui si stavano svolgendo le danze, decise di osservare il comportamento del suo amico Evans. Era evidente che la signorina Bennett era la sua favorita, tra tutte le signorine del paese, ma voleva accertarsi della profondità di questo legame e aveva fatto voto di esaminare il comportamento di entrambi.
   Tuttavia, mentre seguiva una piroetta della signorina Bennett, il suo sguardo cadde sulla sorella minore, che danzava poco lontano insieme a quello che a quanto aveva capito era un lontano cugino di lei.
   Il suo sguardo decise di seguire Taylor, invece di Gabriella, e lui non se ne rammaricò. Era, aveva notato, un soggetto interessante: il suo comportamento e il suo sguardo rivelavano un’allegria che in un’altra persona sarebbe risultata quasi sgradevole, e le sue parole erano spesso intrise di una nota di ironia che lo incuriosiva. Tuttavia, nonostante questo, i suoi occhi rivelavano spesso i suoi veri pensieri: in quel momento ad esempio non era difficile dire cosa pensasse del signor Cross che ballava con goffaggine imbarazzante e continuava a pestarle i piedi.
   Nel complesso doveva dire che l’immagine era piuttosto divertente, e si spostò per osservarli più agevolmente.
   -Sapete, cugina, anche se non trovo che il ballo sia particolarmente dilettevole…- disse il signor Cross mentre danzavano –Lo trovo comunque piuttosto utile, poiché permette di conversare liberamente con la propria dama e, inoltre, favorisce una certa armonia fisica e mentale che…-
   -Hai trovato il tuo signor Bolton?- domandò Gabriella a Taylor, interrompendo il cugino, quando si trovarono fianco a fianco durante un giro.
   -No, ancora non l’ho visto.- rispose Taylor.
   -Un’armonia, dicevo, che non è possibile acquisire in altre situazioni, e che…- tentò il signor Cross.
   -Credi che la presenza di un certo gentiluomo l’abbia tenuto lontano?- lo interruppe Gabriella nuovamente.
   -Non lo credo, no… ha detto che sarebbe venuto…-
   -E che rendono il rapporto tra i due ballerini più personale, facendo si che…-
   -Ti ha detto che sarebbe venuto, sono certa che lo farà.- decise Gabriella proprio mentre la musica terminava.
   Cross, infastidito di non aver potuto finire in tempo il suo discorso, fece un passo risoluto verso Taylor –Signorina Taylor, sarei lieto di rimanerle accanto tutta la sera, col vostro permesso.- disse.
   Taylor tentò di non apparire troppo sorpresa, né troppo spaventata, da questa richiesta. Tuttavia si affrettò a rispondere nel modo più vago che le venisse in mente –Sarò lieta di concedervi qualche altro ballo, signor Cross, nel corso la serata, per quanto la mia stanchezza e la cortesia lo permettano: non vorrei certo offendere qualcuno rifiutando un invito, sapete…-
   Nel momento stesso in cui Cross affermò che era soddisfatto di quella decisione, Taylor desiderò che quanti più cavalieri possibile le domandassero un ballo, in modo da poter risparmiare ai suoi piedi e alla sua reputazione di ballerina un altro giro di danze col signor Cross.
   In quello stesso momento Danforth avvertì per la giovane un moto di compassione e, mentre ella si allontanava verso una stanza contigua, decise di seguirla e di domandarle un ballo, in modo che potesse essere per almeno un giro di danze sollevata dall’incombenza dell’evidente corteggiamento del signor Cross.
   Taylor, bisognosa d’aria, andò sul terrazzo. Avvertì le ruote di una carrozza percorrere il viale e si affacciò mentre un uomo scendeva dalla vettura che aveva sentito.
   Un sorriso le si dipinse immediatamente sul volto e rientrò in sala, passando accanto al signor Danforth proprio mentre questi stava per uscire.
   Danforth la vide scendere rapidamente le scale e si accigliò. Incuriosito, decise di andare in terrazza per soddisfare la sua curiosità. Guardò verso il basso e subito vide Taylor uscire dal portone, scendere lo scalone d’ingresso e raggiungere un uomo in uniforme rossa che non faticò a riconoscere.
   Strinse le mani sul parapetto e si ritirò un poco, in modo da essere coperto dall’ombra e da poter osservare i due senza rischiare di essere a sua volta visto.
   -Signor Bolton, temevo aveste dimenticato la vostra promessa.- sorrise Taylor quando si furono scambiati un inchino.
   -Non l’ho scordata, e proprio per questo sono qui: devo chiedervi di rimandare le nostre danze, poiché alcuni affari mi chiamano urgentemente a Londra. Devo partire stasera stessa.- disse Bolton rivolgendole uno sguardo dispiaciuto.
   Taylor non tentò di nascondere la sua delusione mentre mormorava –Oh, comprendo, certamente… non preoccupatevi, avremo certo altre occasioni.-
   -Siete comprensiva oltre ogni dire, vi ringrazio…-
   -Non dovete farlo: sono io che vi ringrazio per esservi preso il disturbo di venire ad avvertirmi.- sorrise Taylor –Dunque, fate buon viaggio. Addio.-
   Bolton le prese la mano e gliela baciò. Taylor arrossì, piacevolmente sorpresa da quella confidenza, mentre anche Bolton le diceva –Addio.-
   Il signor Danforth si voltò di scatto, tornando dentro, proprio mentre Taylor rientrava e il signor Bolton risaliva sulla carrozza.
   -Dove sei stata?- domandò Kelsie non appena Taylor fu tornata al piano superiore –Il signor Cross ti cerca.-
   -E per quale motivo?- domandò allarmata Taylor.
   -Volevo sapere se avevate un cavaliere per il prossimo ballo.- disse Cross mentre si avvicinava alle due sorelle –O se posso sperare che l’onore di danzare con voi mi sia nuovamente concesso tanto presto.-
   Taylor si stava appunto ingegnando per rispondere, quando una voce familiare alle sue spalle le impedì il fastidio.
   -A dire il vero, se posso…- disse il signor Danforth mentre Taylor, stupita, si voltava verso di lui –Ero appunto venuto a chiedervi di concedermi il prossimo giro di danze. Ballate con me, signorina Taylor?-
   -Si.- rispose lei senza pensarci, poi si affrettò ad aggiungere –Mi farebbe molto piacere… volete scusarmi, signor Cross?-
   Il suddetto si affrettò ad annuire, poiché il signor Danforth era un parente stretto della sua patronessa, e Danforth e Taylor si avviarono l’uno accanto all’altra verso la sala in cui erano riuniti i ballerini.
   Senza una parola si sistemarono nelle due file, l’uno di fronte all’altra.
   La musica iniziò e subito la fila dei cavalieri fece un inchino. Poi toccò alle dame. Due passi avanti, due passi indietro…
   Il signor Danforth, notò Taylor, ballava molto bene, con grazia, come quando cavalcava. Se il suo carattere non fosse stato tanto insopportabile e se non avesse saputo ciò che sapeva sul suo contegno verso Bolton, Taylor si sarebbe domandata perché non fosse ancora sposato.
   -Credevo che non danzaste.- commento Taylor.
   -Non lo faccio spesso.-
   -A cosa devo tale onore?-
   -Ho fatto voto di fare una buona azione settimanale. Mi pareva, scusate l’invadenza, che il vostro precedente ballo col signor Cross non sia stato di vostro gradimento.- disse Danforth.
   -Mi avete osservata?- domandò lei stupita ed irritata al contempo.
   -Forse un poco.- ammise lui, e non aggiunse altro.
   Dopo qualche momento, toccò di nuovo a Taylor rompere il silenzio –Con la buona azione settimanale di cui mi avete parlato sperate di ripulire la vostra coscienza per qualche crudele azione passata?-
   -Argomento un po’ pesante per delle chiacchiere durante un ballo.- sbottò, infastidito, il signor Danforth, porgendole la mano a cui lei poggiò la sua, seguendo le altre coppie.
   -Lo dite in generale, o lo credete vero solo nella presente situazione? Avete una così grande colpa che vi rimorde la coscienza, signor Danforth?-
   Girarono attorno alla coppia alla loro destra e quando si ritrovarono la mano di Danforth si strinse con lieve rabbia su quella di Taylor –Non so di cosa parlate, signorina.-
   -Questo è un bene. Dunque dite di non avere alcuna colpa.- commentò lei sforzandosi di non mostrare di sapere ciò che in effetti sapeva. La finzione le riuscì, poiché il tono di Danforth era un tantino meno irato quando disse -Non dico questo. So bene di avere molti difetti e molti peccati di cui fare penitenza.-
   La musica terminò e i due s’inchinarono l’uno all’altra. Il signor Danforth si voltò e rapidamente scomparve tra la folla, mentre Taylor veniva nuovamente raggiunta dal signor Cross.

_________Nota di Herm90
Fiuuuuu che lungo questo chap^^ volevo dividerlo in due, ma poi erano troppo corti^^
Grazie: armony_93 (XD ti ho fatta attendere il meno possibile giuro!^^), WalkingDisaster (bello il libro vero? è il mio preferito! Comunque, alcune cose saranno molto simili^^), Zerby (vero che mi spieghi il tuo nickname?^^ spero che questo chap ti faccia riprendere un po' di fiato... ma non troppo!^^), (sono onorataaaaaaa! grazieeeeeee! E concordo sui cattivi^^) e Sinfonyscricciolo91 (con Troy no^^ ma con gli altri si, anche se uno è un disastro e l'altro ben poco pacifico^^)
Mi sono resa conto che probabilmente questa ficcy sarà più lunga di quanto avevo programmato... spero che non diventi pesante in caso ditemelo!
VVTB ragazze siete fantastiche!!!

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Capitolo 9
*** capitolo nove ***


Capitolo nove

   La mattina seguente Taylor si svegliò con una strana sensazione. Si sentiva come se qualcosa stesse per accadere, ma non riusciva a capire cosa fosse.
   Guardò il letto accanto al suo: Gabriella non c’era, doveva già essere scesa a colazione. Così, tentando di non ascoltare quelle strane sensazioni, si alzò, si vestì e scese a colazione.
   Al tavolo c’erano sedute sua madre, Gabriella, Amy e Martha. Kelsie era seduta sul suo sgabello davanti al pianoforte, e lavorava a un nuovo pezzo.
   Taylor sedette e dopo qualche istante giunse anche suo padre.
   -Il signor Cross non è ancora sceso?- domandò Kelsie tentando un passaggio particolarmente difficoltoso.
   -No, ma sono certa che scenderà presto.- disse la signora Bennett con un tono strano –Taylor, cara, sistemati quel ciuffo di capelli… abbiamo un’ospite, ricordalo.-
   Alzando gli occhi al cielo, Taylor fece per sistemarsi la ciocca di capelli sfuggita alla semplice acconciatura, ma la interruppe l’entrata nella stanza del signor Cross, in quale salutò la famiglia Bennett con un tono ancor più altisonante del solito.
   Dimentica della ciocca, Taylor posò gli occhi sul fiore che Cross teneva in mano.
   -Spero di non risultare eccessivamente sfacciato, signori Bennett, nel richiedervi un colloquio privato con la signorina Taylor.-
   Taylor sbiancò e si voltò verso Gabriella, con uno sguardo allarmato. La sorella cercò di tranquillizzarla con lo sguardo, ma la signora Bennett, ignorando lo sbalordimento della figlia e del marito, aveva già acconsentito e si era alzata, trascinando con sé Taylor.
   In meno di un secondo Taylor si trovò nel cortile, davanti alla porta, col signor Cross accanto.
   Si allontanarono un poco, per quanto Taylor fosse consapevole che anche così non avrebbero raggiunto l’intimità che il signor Cross cercava: di certo la madre e le sorelle si erano già precipitate alla finestra per vedere cosa succedeva.
   -Non riesco a comprendere, signore, per quale motivo vogliate parlarmi in privato.- disse Taylor, ansiosa di mettere in chiaro che da parte sua non c’era stata alcuna risposta positiva al goffo e imbarazzante corteggiamento che aveva ricevuto la sera precedente.
   -Sono certo che in realtà lo sappiate benissimo. Ma innanzitutto devo spiegarvi, signorina Taylor, il motivo per cui sono venuto qui. Sapete certo che Longbourn, alla morte di vostro padre, diverrà di mia proprietà. Poiché mi sento molto in colpa per questo, ho da molto deciso che la mia sposa doveva essere una di voi, in modo che la vostra famiglia non debba sentirsi troppo oltraggiata nel momento in cui entrerò in possesso della tenuta. E devo dirvi che immediatamente voi avete attirato la mia attenzione, signorina Taylor, con le vostre indubbie attrattive.-
   -Signor Cross, io…- la protesta di Taylor non fu affatto pronunciata con tono sicuro, poiché veder la sua paura diventare realtà era stato più traumatico di quanto avesse sospettato, perciò per Cross fu facile ignorarla e continuare col suo discorso –Sono certo che il mio corteggiamento è stato troppo evidente perché voi non lo notaste, dunque sono certo che, essendo voi senza dubbio estremamente sveglia, aveste già previsto questo momento. Tengo molto a sottolineare che sono certo che il vostro carattere, la vostra modestia e la vostra sagacia saranno infinitamente apprezzati dalla mia benefattrice, Lady Darbus…-
   -Signor Cross!- lo interruppe Taylor, la voce resa decisa dal fastidio che le procurava rendersi conto che Cross riteneva che lei avesse già accettato le sue profferte –Voi parlate dimenticando un particolare molto importante.-
   -Non vedo quale possa essere, mia diletta… mi sembra che le mie profferte siano perfettamente in linea con…-
   -Lo sarebbero se lei mi avesse dato la possibilità di parlare, prima di cominciare a discorrere come se io avessi già accettato di concedervi la mia mano!-
   -Perdonatemi, non mi ero reso conto che…-
   -Ebbene, avreste dovuto, e questo mi rende ancor più certa, se mai ce ne fosse bisogno, della mia risposta alla vostra proposta: mi dispiace, ma non posso che rifiutare.-
   Taylor non avrebbe saputo dire se Cross fosse disgustato, dispiaciuto, offeso o ferito, perché prima ch’egli avesse il tempo di dire alcunché la porta di casa si aprì e la signora Bennett, il volto rosso di rabbia, era uscita in cortile.
   -Che risposta è questa, figlia sciagurata?- esclamò la donna con voce acuta, avvicinandosi a grandi passi alla figlia –Non voglio sentire sciocchezze! Signor Cross, mia figlia è confusa dall’onore che le avete offerto, naturalmente accetta con tutto il cuore le vostre cortesi…-
   -No! Madre, no, io…- cercò di ribattere Taylor.
   -Taci, disgraziata! Che comportamenti sono questi?-
   Taylor, avvertendo le lacrime bruciare prepotentemente nei suoi occhi, si voltò e corse via, senza badare alle proteste della madre e alle risate di Amy e Martha.
   Non potevano costringerla, era ingiusto! Lei non si sarebbe sposata, se non per amore, e ad ogni modo mai con il signor Cross!
   Continuò a correre, la vista annebbiata dalle lacrime provocate dall’irritazione, e all’improvviso qualcosa le fece perdere l’equilibrio. Cadde in ginocchio, sporcandosi l’abito.
   -Signorina Taylor!- esclamò una voce preoccupata, poco lontano da lei.
   Il signor Danforth, che stava passeggiando solo in quei dintorni, non appena la vide cadere a terra le si affrettò incontro e la aiutò con delicatezza ad alzarsi. Una spiacevole sensazione gli strinse il cuore vedendo la ragazza in lacrime, e collegando la corsa e la caduta le peggiori situazioni si profilarono nella sua mente.
   -Cosa vi succede?- domandò tenendole il braccio mentre lei, rossa in volto, nascondeva gli occhi asciugandosi in fretta le lacrime –Siete inseguita? Qualcuno vi ha aggredito?- domandò, rimanendo sorpreso della preoccupazione che trapelava dalla sua stessa voce.
   -Oh, no…- mormorò Taylor arrossendo ancor di più –No, niente del genere, signor Danforth, mi duole avervi fatto preoccupare inutilmente…-
   -Grazie al cielo… dunque non è nulla di grave?- volle sapere Danforth, cercando di tornare in sé: sentiva un tumulto interiore che non sapeva, o non voleva, spiegarsi, e non potè impedirsi di pensare, ora che era certo che Taylor non avesse corso pericoli, quanto belli fossero i suoi occhi in quel momento, ancora brillanti delle lacrime versate.
   Proprio in quel frangente, la signora Bennett giunse, il volto congestionato dalla collera, seguita da Amy e Martha, entrambe in preda a un attacco di riso.
   -Sciagurata! Non hai pena per i miei poveri nervi!- gridò la signora Bennett mentre si avvicinava a grandi falcate. Afferrò sua figlia per il polso –Tu sposerai il signor Cross, a costo di trascinarti io stessa in chiesa!-
   Taylor si morse il labbro trattenendo le lacrime: non poteva piangere, sua madre e le sue sorelle si stavano già rendendo abbastanza ridicole davanti al signor Danforth –Madre, per favore, davanti al signor Danforth…- sussurrò cercando di non farsi sentire.
   La madre tuttavia rese vane le sue delicatezze –Oh, che il signor Danforth sappia con che figlia sconsiderata ho a che fare!-
   Taylor arrossì e abbassò lo sguardo. Il signor Danforth fissò per un istante il volto imbarazzato di Taylor –Credo che sia meglio che vi lasci, così che possiate discutere a vostro agio… omaggi, signora Bennett… signorine… signorina Taylor…- mormorò, consapevole di aver preso in quell’istante la decisione di cui aveva bisogno. Taylor rispose al suo saluto, ma la madre e le sorelle erano troppo impegnate per ricordare le più elementari regole della cortesia.
   Chad Danforth si allontanò. Una volta raggiunta una distanza che ritenne sufficiente si voltò. Riconobbe Taylor, immobile. La madre che ancora gridava, poteva sentire la sua voce anche a quella distanza. Le due sorelle che ridevano. Vide il signor Bennett avvicinarsi, flemmatico.
   Trasse un profondo sospiro e avvertì in sé una strana sensazione.
   Basta, si impose. Ciò che aveva visto e sentito doveva confermare tutti i suoi dubbi: non solo su sé stesso, ma anche sulla seconda questione che dalla sera precedente aveva iniziato a tormentarlo.
   -Oh, signor Bennett, diglielo anche tu!- esclamò la signora Bennett non appena vide il marito avvicinarsi a loro –Dille che deve sposare il signor Cross! Si comporta come se avesse una dote immensa, quando come tutte le sue sorelle si trova ad avere a malapena il corredo! Te lo dico, Taylor, se non sposerai il signor Cross, non ti parlerò mai più!-
   -Taylor, cara…- disse il padre col solito tono pacato –Ora dovrai prendere una difficile decisione, pare, poiché tua madre dice che non vorrà più parlarti se non sposerai il signor Cross, ed io non vorrò più parlarti se lo sposerai.-
   Il cuore di Taylor s’inondò di felicità a quelle parole: stando così le cose, la minaccia di sua madre non aveva nulla, non poteva costringerla a una scelta che il marito non condivideva.
   -Oh, padre, grazie, grazie!- esclamò felice.

_____________Nota di Herm90
Rieccume! Scusate il ritardo!
Grazie: Zerby (ho cambiato un po' ciò che succede nel libro... spero che ti piaccia quanto a me piace la storia del tuo nickname! XD), scricciolo91 (eeeeh pian piano... forse^^ vedrai che succede nel prossimo chap^^ puoi iniziare a preoccuparti^^), Sinfony (dici? io non sono certa di una delle tue affermazioni XD vero devo dire che Chad sta venendo abbastanza affascinante XD), Titty90 (la cara fuorilegge di efp XD bene perchè credo che sarà parecchio lunga^^), DarkGiliath (non sparirà ma almeno taylor non deve sposarlo^^ tra un po' lo ringrazierai^^) e Walking Disaster (tutte insistete per Chaylor XD tanto non mi influenzerete maaaai XD)
Grazie anche a chi legge solo!
Siete fantastiche!

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Capitolo 10
*** capitolo dieci ***


Capitolo dieci

   La mattina seguente, Taylor si svegliò presto, con una sensazione alquanto spiacevole. Tuttavia la attribuì all’imminente incontro col signor Cross, che il giorno precedente, dopo il malaugurato episodio della proposta di matrimonio, aveva a malapena visto, poiché lui aveva avuto la buona idea di farsi vedere il meno possibile.
   Si vestì con calma, chiacchierando appena con Gabriella, e poi le due sorelle scesero a colazione.
   -Buongiorno.- le salutò il signor Cross con molta diplomazia. La signora Bennett si sforzò di salutare entrambe le figlie con lo stesso calore, anche se tutti avvertirono una certa freddezza nel saluto che rivolse a Taylor.
   Dopo qualche istante anche Kelsie, Martha ed Amy entrarono, e sedettero a tavola. Kelsie prese posto, arrossendo un poco, accanto al signor Cross, che le rivolse un sorriso guadagnandosi un’occhiata d’approvazione dalla signora Bennett e le risatine malcelate di Martha ed Amy.
   Erano a metà colazione quando un messo di Netherfield fu introdotto dalla servitù, e raggiunse la famiglia.
   -Una lettera per la signorina Bennett, dalla signorina Evans.- annunciò l’uomo porgendo la lettera a Gabriella.
   -Oh, la cara Sharpay Evans!- esclamò la signora Bennett con l’eccitazione nella voce –Nella tua risposta, Gabriella, dovrai includere un invito per tutti loro qui a Longbourn, giacché credo sia d’uopo invitarli, poiché la situazione col signor Evans pare stia diventando man mano più certa… sono certa che al ballo, l’altra sera, anche il signor Danforth, e la signorina Evans, se ne siano resi conto.-
   Gabriella aprì la lettera e la lesse rapidamente. Il resto della famiglia fece attenzione a fingere di non osservarla, ma in verità non una sola delle sue espressioni durante la lettura sfuggì a uno solo dei familiari.
   Al termine della lettera, Gabriella era mortalmente pallida. Senza una parola, si alzò da tavola, consegnò la lettera a Taylor e uscì dalla stanza sotto lo sguardo stupito dell’intera compagnia.
   Incerta, Taylor si affrettò a leggere la lettera.

Gentile amica,
è con rammarico che ti scrivo queste parole, poiché avrei tanto desiderato avere il tempo di salutare di persona te e le tue sorelle. Ma alcuni affari di mio fratello ci obbligano a partire per Londra immantinente. Passeremo dunque un lungo periodo a Londra, dopodichè i progetti auspicano un soggiorno a Pemberly, ossia la tenuta del signor Danforth nel Derbyshire. Non so quanto dureranno le due permanenze, ma sfortunatamente giudico alquanto improbabile un nostro ritorno nei ritorni di Longbourn, tanto che abbiamo parlato di rimettere in vendita Netherfield.
Mio fratello manda a tutti voi i suoi saluti, e lo stesso il signor Danforth, che è desideroso di rivedere sua sorella Jakie. Lo siamo tutti, devo ammetter: Jakie Danforth è una fanciulla tanto graziosa e cara che spero, e non senza un valido fondamento, di potervela un giorno presentare come mia cognata, nonché signora Evans.
Giudico che non sia necessario legarti ad una promessa per spingerti a mantenere con me una fitta e amichevole corrispondenza, dunque aspetto una tua risposta con grande ansia!
Con affetto
Sharpay Evans

   Nello stesso momento in cui Taylor si alzava per raggiungere la sorella, comprendendo che doveva essere distrutta, una carrozza partì da Netherfield Park.
   Il signor Danforth, seduto davanti alla signorina Evans e accanto all’amico Ryan, si voltò verso il finestrino dell’abitacolo, osservando le dolci colline di campagna che già gli erano divenute familiari. Sapeva esattamente che, proseguendo sempre dritto, avrebbe raggiunto Longbourn in meno di un’ora.
   Questa riflessione lo fece immediatamente tornare in sé. Quel particolare non avrebbe dovuto avere per lui alcun interesse, non in quel momento. Era indubbio che non aveva avuto il piacere di fare conoscenze interessanti, da quando era lì, con la sola eccezione di due delle abitanti di Longbourn. Era tuttavia anche palese che, nonostante rispettasse le due ragazze conosciute lì, non aveva intenzione di continuare a nutrire alcun interesse per loro al di fuori di ciò che imponeva la cortesia: le avrebbe ricevute se si fossero trovate per caso nei pressi di Pemberly, cosa per altro assai improbabile, ma non avrebbe incoraggiato una loro visita in alcun modo. Ne andava, dopotutto, della felicità del suo amico.
   Inoltre qualcosa, quel sesto senso che sempre era stato per lui fedele consigliere, gli suggeriva che anche per lui sarebbe stato meglio allontanarsi da quella famiglia, e da quei luoghi.
   Sharpay Evans sedeva di fronte a Danforth con un sincero sorriso sul bel volto. La campagna aveva già iniziato ad annoiarla, ed era lieta di poter tornare alle sue conoscenze cittadine.
   C’era anche, ad accrescere la sua felicità, il fatto di non doversi separare troppo presto dal signor Danforth. Inizialmente aveva sperato molto nel periodo che lui avrebbe trascorso a Netherfield: era certa che tra tutte quelle campagnole avrebbe faticato molto meno ad ottenere la sua attenzione, rispetto a quando si trovavano in città, in un salotto pieno di gentildonne affascinanti, se non quanto lei, almeno quasi. Ma si era dovuta ricredere quando aveva notato che Danforth era rimasto, non certo affascinato, ma quantomeno incuriosito, da quella stravagante Taylor Bennett. Dunque, era felice di poter passare un periodo a Londra con lui e il fratello, e poi un altro periodo a Pemberly, dove la sua amicizia con la cara Jakie sarebbe stata senz’altro determinante per far comprendere al signor Danforth che era davvero arrivato il momento di chiederla in moglie.
   -Gabriella, mi dispiace così tanto!- esclamò Taylor entrando nella stanza con la lettera stretta in mano, e vedendo la sorella seduta sul letto con sguardo davvero poco lieto.
   -Di cosa? Non temere, non c’è nulla in questo che possa ferirmi più del normale… è giusto che sia così, lui evidentemente non prova per me ciò che pensavo… dunque è giusto che se ne vada senza che io mi intristisca per lui, ti pare?- ribattè Gabriella con tono ben poco convincente.
   -Suvvia, Gabriella, non dire così! Lui era affascinato da te, eccome! Piuttosto, sua sorella, la cara signorina Evans, sostenuta certo da quel Danforth, deve aver agito per convincerlo a partire, ne sono certa!- asserì Taylor con rabbia.
   -Oh, ma no, che dici? La cara Sharpay non farebbe mai del male ad altri, e Danforth, sebbene non sia nelle nostre particolari simpatie, non sono disposta a pensare che farebbe qualcosa di così tremendo!-
   -Ah, no?- domandò Taylor sollevando le sopraciglia –E la storia del signor Bolton, allora? Non è la prima volta che Danforth si macchia di questo genere di colpe, mi pare.-
   Gabriella non sapeva cosa rispondere, era evidente, ma la voce di sua madre le tolse quest’incombenza.
   -Oh, cielo! Gabriella, Taylor, scendete immediatamente! Oh, non sono mai stata tanto felice in vita mia!-
   Le due sorelle si guardarono stupite, e uscirono dalla stanza.

_____________Nota di Herm90
Ora non picchiatemi^^ era necessario farli partire!
Grazie: armony_93 (mi dispiace che sia un brutto periodo! se hai bisogno di parlare...), sinfony (esatto, come puoi vedere era proprio su Ryan e Gabriella che non ero sicura della tua affermazione^^), Heiling fur immer (tra i preferiti??? grazie, che onore!), zerby (sto cercando di rendere Chad un po' meno "freddo" di com'è Darcy nel libro, anche se lo adoro, perchè mi serve per una scena... dopo^^), scricciolo91 (ed ecco perchè devi preoccuparti^^) e Titty90 (sisteeeeer bentornata! Eeeeh ti pare che le cose sono così semplici? XD).
Grazie mille anche a chi legge e basta!
VVTB!

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Capitolo 11
*** capitolo undici ***


Capitolo undici

   -Figliole, venite, fate in fretta!- esclamò con voce infinitamente felice la signora Bennett –La mia prima figliola maritata, non posso crederci!-
   Gabriella e Taylor si guardarono l’un l’altra a occhi sbarrati.
   -La signora Cross, come suona bene!-
   Taylor sentì l’aria mancarle all’improvviso. Possibile? Che suo padre avesse ceduto, che fosse ora costretta a sposare quel noioso cugino? No, non poteva sopportarlo!
   -Madre…- iniziò, pronta a ribellarsi.
   -Il tuo rifiuto è stato provvidenziale, Taylor!- esclamò colma di gioia la signora Bennett –Gli ha fatto trovare il suo vero, tenero amore! Mai ho veduto una coppia così ben assortita!-
   In quell’istante il signor Bennett e il signor Cross entrarono nella stanza e subito Kelsie scattò in piedi, rossa in volto.
   Taylor sbiancò nuovamente: dopo un attimo di tranquillità in cui aveva compreso di non essere lei a dover sposare Cross, ecco che si presentava un’altra preoccupazione!
   Gabriella non perse tempo e subito si congraturò con la sorella e con il cugino. Taylor non fu altrettanto solerte, cosa che non sfuggì alla madre.
   -Ebbene, ti sei pentita? Un po’ tardi, oserei affermare… ora fa le congraturazioni dovute a tua sorella.- le sussurrò la signora Bennett.
   Taylor inspirò profondamente e si sforzò di suonare sincera augurando alla sorella tutta la felicità possibile. Eppure non poteva fare a meno di farsi delle domande. Quanto poteva essere sincero l’affetto del signor Cross, se con tale celerità mutava di sentimenti? Solo la mattina precedente aveva domandato la sua mano, e sua sorella, dopo solo un giorno, non avrebbe dovuto accettare quel matrimonio! Cosa sarebbe successo se il giorno successivo egli si fosse invaghito d’un'altra?
   Uno sguardo a Kelsie, tuttavia, la convinse a cambiare idea, o quantomeno a concedere alla coppia un periodo di osservazione prima di formarsi un’opinione sul loro futuro. Kelsie infatti arrossiva ogni volta che Cross le si avvicinava, o si voltava verso di lei. E il signor Cross, nonostante avesse dimostrato di non possedere un’elevata profondità di sentimenti passando con tanta rapidità da Taylor a Kelsie, ora che aveva avuto una risposta positiva alle sue profferte pareva intenzionato a mettere tutto sé stesso e tutta la sua loquacità nel mantenere l’impegno preso.
   -Ma la lettera, Gabriella?- domandò d’improvviso la signora Bennett tranciando a metà una conversazione –Cosa diceva la lettera? Quando hai invitato a pranzo i nostri cari vicini?-
   Immediatamente Gabriella abbassò lo sguardo, arrossendo, e Taylor decise di prendere in mano la situazione –In realtà, non credo che li avremo come ospiti… sono a Londra ora.-
   La notizia provocò il dovuto scontento e le dovute proteste, in particolare nel momento in cui la signora Bennett apprese quanto questa novità avrebbe sconvolto tutti i suoi piani. Il signor Evans se n’era andato, probabilmente non sarebbe più tornato. Persino il matrimonio di Kelsie non riuscì a rallegrarla completamente.
   Fortunatamente Taylor e Gabriella non avevano fatto parola a riguardo alle supposizioni avanzate dalla cara Sharpay riguardo a Jakie Danforth e a un suo possibile matrimonio col signor Evans: se un tale affronto le fosse stato reso noto, probabilmente non avrebbe avuto pace fino a che Gabriella non fosse riuscita a fare un matrimonio più vantaggioso di quello in cui avevano tutti sperato fino a quel momento.
   Nei giorni successivi, la notizia della partenza degli Evans e del loro ospite si diffuse al pari di un’altra novità, che per qualche ora preoccupò altrettanto Taylor.
   Si diffuse infatti una notizia sul conto del signor Danforth del quale solo lei e Gabriella, oltre al diretto interessato e al signor Bolton, avrebbero dovuto conoscere: tre giorni dopo la partenza dei signori di Netherfield tutto il paese mormorava che il signor Danforth, anni addietro aveva avuto un contegno vergognoso nei confronti del signor Bolton, privandolo di una proprietà che il defunto Danforth gli aveva assegnato in punto di morte.
   Taylor rimase in ansia per alcune ore, quando questa notizia giunse alle sue orecchie, e non appena incontrò il signor Bolton ebbe cura di far in modo di restare sola con lui.
   -Posso assicurarvi che non una parola su questa triste faccenda è uscita dalle mie labbra, signor Bolton.- assicurò con apprensione –Non so come questa voce si sia diffusa, ma vi giuro che ho tenuto fede alla vostra volontà di non far espandere cotale notizia, per rispetto al defunto Danforth…-
   Per un secondo, Bolton parve sorpreso, ma subito si riscosse –Oh, certo… in realtà, signorina Taylor, temo che la colpa sia mia… vede, tre giorni fa la signora Ferret mi ha detto che era in ansia per il futuro della maggiore delle sue figlie. Perdonate se vi estendo questa confidenza… ha detto che era tanto disperata che persino un uomo col carattere del signor Danforth l’avrebbe resa felice, avanzando una profferta alla signorina Ferret… ho temuto che avesse delle basi per fare queste supposizioni, magari un vago interesse dimostrato dal signor Danforth, così ho deciso di mettere la signora Ferret a parte di questo segreto… il giorno seguente ho capito quanto inutile fosse stato il mio gesto, poiché Danforth è partito con Evans, e al contempo ho capito quanto poco ci si possa fidare delle promesse di discrezione della signora Ferret: tutto il paese sapeva ciò che era accaduto.-
   Taylor fu lietissima che questa situazione non rischiasse di compromettere il loro rapporto.
   Sapeva che il signor Bolton non le si sarebbe mai presentato come pretendente: non aveva un guadagno fisso che gli permettesse di mantenere agiatamente una moglie e dei figli e, essendo di bell’aspetto e di buon carattere, era ovvio che prevedeva di risolvere le sue questioni finanziarie facendo un buon matrimonio, dunque Taylor, per quanto potessero stare bene assieme, non era la donna adatta alle sue esigenze. Inoltre, se anche lui fosse stato ricco, non era certa che lei avrebbe accettato le sue profferte: lo trovava bello e simpatico, dolce e premuroso, eppure non avrebbe potuto dire di essere di fronte all’uomo giusto per lei. Purtuttavia, non desiderava affatto che la loro amicizia venisse rotta per via di una questione tanto incomoda.
   Così, l’unica cosa che rimase a preoccupare Taylor fu la felicità della sorella. Gabriella infatti, pur non lamentandosi della situazione, ne era afflitta.
   Il signor Evans era argomento di discussione in ogni salotto, compreso in quello della loro casa. La signora Bennett non si rendeva conto di quanto dolore provocasse alla figlia nel nominare quell’uomo: ella vedeva il matrimonio come una sistemazione per le sue figlie, senza troppo considerare che tra Gabriella ed Evans sembrava essere nata una sorta di intesa che, almeno da parte di Gabriella, era sincera e profonda.
   Taylor decise così di proporre quella che le pareva la soluzione migliore: allontanare Gabriella da Longbourn finché l’argomento Evans non fosse stato sostituito da un altro.
   -Zia Margaret ti domanda di andare in visita da lei da mesi.- ricordò a Gabriella mentre una sera, due settimane dopo la partenza di Evans, cucivano sedute in salotto –Mi sembra il momento opportuno per farle visita.-
   Gabriella parve voler accettare, ma d’improvviso si fece pallida –La zia vive a Londra…- commentò, il pensiero di certo rivolto a Evans.
   -Ebbene, è proprio per questo che dovresti andarvi.- insistette Taylor, lanciando alla sorella un’occhiata significativa.
   Non ci volle più di una settimana per preparare il tutto: la signora Bennett era infatti convinta che Londra fosse il luogo più adatto per sua figlia, per dimenticare l’umiliazione provocatale da Evans.
   Al termine della suddetta settimana si tenne il matrimonio di Kelsie col signor Cross: e due giorni dopo, mentre Gabriella partiva per Londra, il signor Cross e la nuova Mrs. Cross salutarono la famiglia di lei per poi partire a loro volta, diretti verso quella che sarebbe stata da quel momento la loro casa.

_____________Nota di Herm90
Capitolo di transizione^^ scusate ma ho poco tempo stasera...
grazie a tutte!!!
VVTB!!!

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Capitolo 12
*** capitolo dodicesimo ***


Capitolo dodici

   Per tre settimane, ogni tre giorni Gabriella scrisse a Taylor lunghe lettere in cui le raccontava di Londra, degli zii e, soprattutto, del fatto che non pensava mai al signor Evans. Taylor, personalmente, dubitava che fosse possibile che Gabriella non pensasse mai ad Evans, come continuava a scriverle, perché altrimenti le sue lettere non sarebbero state ricolme del nome dell’uomo. Purtuttavia tenne per lei queste considerazioni, e non disse molto a sua madre e alle sue sorelle sul contenuto delle lettere.
   Ad ogni modo, quando, il mese successivo alla partenza di Gabriella, una lettera giunse a Longbourn, Taylor immaginò che fosse della sorella e, in un certo senso, aveva ragione: la lettera era scritta da sua sorella, anche se non da Gabriella.
Cara Taylor,” scriveva Kelsie

Ormai è un mese che abbiamo celebrato il matrimonio e la vita matrimoniale non potrebbe essere più lieta di così, per me e per mio marito.
Poiché ora siamo sistemati a dovere, riteniamo sia giunto il momento adatto per invitarti a farci visita: tutti mi mancate assaissimo, ma tra tutte le mie sorelle sei tu quella di cui più avverto l’assenza. Per questo motivo, sarei lietissima di ricevere una tua visita: sono certa che quella che sono lieta di poter chiamare casa mia sarà di tuo gradimento, e gradirei tantissimo ricevere una tua lettera e leggervi l’annuncio di una tua prossima venuta.
Con affetto, tua
Kelsie,,

   Oltre a constatare che la sorella sembrava essere stata contagiata dall’ampollosità del linguaggio del marito, Taylor notò anche che in effetti Kelsie pareva felice. Tuttavia, voleva constatarlo personalmente: non riusciva a capacitarsi di come una donna potesse essere felice con accanto un uomo come Cross.
   E questo inoltre le dava la possibilità di sottrarsi alle continue lamentele della madre.
   Certo, la signora Bennett aveva ora una figliola sposata. Tuttavia, non era affatto paragonabile al matrimonio che aveva sperato di veder celebrato: dunque, adesso che non rischiava di ferire Gabriella con le sue lamentele, non perdeva l’occasione di esporle a Taylor.
   Così, a poco più di un mese dalla partenza della sorella, Taylor partì. Avrebbe usato la carrozza di famiglia fino a metà strada, poi sarebbe stata mandata la carrozza del signor Cross che l’avrebbe portata a destinazione.
   Quando arrivò, Kelsie le corse incontro sul vialetto.
   Doveva essere felice davvero, si disse Taylor, perché non l’aveva mai vista così bella prima di allora. Il suo volto esprimeva sincera felicità, i suoi occhi soddisfazione. Evidentemente, ciò che non andava bene per lei non era necessariamente sbagliato anche per Kelsie.
   -Ah, Taylor, che bello vederti!- esclamò Kelsie abbracciandola mentre anche Cross andava a salutare la cognata.
   -Anche io sono felicissima di essere qui!- concordò Taylor –Oh, signor Cross, buongiorno.- salutò mentre l’uomo le faceva un pomposo inchino –Signorina Taylor.-
   La prima giornata trascorse nel disfare le valigie e nel visitare il grande prato attorno alla casa. C’era anche un boschetto che, disse Cross, divideva la sua “modestissima dimora” da “Rosings, la magnifica villa di Lady Darbus”, ma né Kelsie né Cross erano particolarmente avvezzi alle passeggiate, dunque Taylor decise che avrebbe visitato quella parte del parco un altro giorno.
   Il secondo giorno giunse una lettera da Rosings in cui Lady Darbus e sua figlia Miley davano il benvenuto a Taylor.
   -Oh, la signorina Miley, vedrete, vi piacerà tantissimo!- esclamò Cross –Mai conosciuta una signorina tanto aggraziata.-
   -Quanti anni ha?- domandò Taylor.
   -Ha un anno in più di voi. Non è purtroppo in società: la sua salute è tanto cagionevole che non le permette di passare un lungo periodo in città. Ma è già promessa, fin dalla nascita, a suo cugino, il signor Danforth.-
   -Promessa a Danforth?- domandò Taylor con uno strano senso di disagio.
   -Già.- annuì Cross.
   L’invito a Rosings arrivò quando Taylor era ospite dai Cross da una settimana.
   Lady Darbus li invitava cortesemente a unirsi a lei la sera, per la cena, e incluse nell’invito anche Taylor.
   -Non temete per il vostro abbigliamento, cugina.- la tranquillizzò Cross senza che lei, tra l’altro, avesse mai mostrato alcuna preoccupazione –Lady Darbus apprezza la semplice eleganza… indossate semplicemente l’abito più bello che avete portato, e andrà bene.-
   Taylor obbedì e indossò un abito azzurro chiaro bordato di pizzo bianco.
   La carrozza li portò a Rosings, anche se avrebbero potuto tranquillamente andarci a piedi.
   Furono introdotti alla presenza di sua signoria da un impettito cameriere dai capelli grigi che li precedette nel salotto e li annunciò, nonostante fossero presenti solo le due signore che li avevano invitati.
   Quando finalmente fu permesso loro di entrare, si portarono davanti a Lady Darbus, che si guardò bene dall’alzarsi per riceverli, e Taylor decise di imitare la sorella in un profondo e reverenziale inchino prima ancora di poter studiare le loro ospiti.
   -Signorina Taylor, è un piacere fare la vostra conoscenza.- disse Lady Darbus quando si furono inchinati: era una donna di circa cinquant’anni, dall’aria austera, la voce severa e i capelli scuri striati di grigio –Le presento mia figlia, la signorina Miley.-
   Taylor si inchinò anche alla giovane, che era del tutto differente dalla madre. Si poteva dire che fosse bella, nonostante fosse evidente la sua timidezza, e aveva capelli chiari e occhi scuri. Non alzò lo sguardo facendo la riverenza a Taylor.
   -Oh, ed ecco mio nipote.- aggiunse Lady Darbus.
   Taylor si voltò con una strana sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco.
   Non appena il suo sguardo si spostò verso la porta, incontrò lo sguardo del signor Danforth.

_______________Nota di Herm90
eccomi finalmente con un altro chap^^ (e chi ti aspettava? NdT - Cattiviiiii! NdA)
Grazie: Zerby (intendi che Kelsie-Mary sposasse il cugino? stanno troppo bene vero?^^), Sinfony (eh i misteri dell'amore^^ ero tentata di rendere Jason più interessante ma... naaaa^^), armony_93 (eccoti accontentata, il caro Danforth è tornato^^) e scricciolo91 (eeeeeh può darsi che se ne accorga... e può darsi di no^^)
Grazie anche a chi legge senza commentare.
Bacioni a tutti VVTB!!!

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Capitolo 13
*** capitolo tredici ***


Capitolo tredici

   -Signorina Taylor.- salutò immediatamente Danforth, facendole un lieve inchino.
   Taylor si affrettò a rispondere con una profonda riverenza –Buonasera, signor Danforth.-
   -Conoscete mio nipote, signorina?- domandò Lady Darbus in tono imperioso, alzandosi in piedi e scrutando i due.
   Taylor fece per rispondere ma, stranamente, il signor Danforth fu più rapido –Ho avuto il piacere di conoscere la signorina durante il mio soggiorno a Netherfield. Sono lieto di rivederla in buona salute.-
   Qualcosa, nello sguardo dell’uomo, costrinse Taylor ad abbassare lo sguardo mentre gli rispondeva –Lo stesso posso affermare io, signore.-
   In quel momento un altro uomo entrò nella sala: doveva avere l’età di Chad, l’aspetto pacioso, i capelli corti e mossi, gli occhi teneri anche se un po’ inespressivi.
   -Vi presento, signorina Taylor e signori Cross, il mio amico, il Colonnello Baylor.- disse il signor Danforth. I nominati si inchinarono l’uno all’altro e poi Lady Darbus fece servire la cena.
   Si recarono tutti in sala da pranzo, dove la padrona di casa si mise immediatamente a capotavola, dettando istruzioni per la disposizione dei posti a sedere.
   -Miley, vieni cara, siedi accanto a me, qui a sinistra… Danforth, caro, qui, di fronte a Miley, naturalmente… accanto a mia figlia, Colonnello, starete davanti alla nostra ospite, vi aggrada signorina Taylor? E infine, i signori Cross, l’uno di fronte all’altra ovviamente… bene…-
   Taylor si affrettò a seguire le istruzioni della padrona di casa. Nella fretta di obbedire, si rese conto solamente all’ultimo istante che così facendo si era seduta accanto al signor Danforth.
   Sedettero, e le prime portate furono servite immantinente.
   -Spero, signorina Taylor, che la vostra famiglia sia in buona salute.-
   -Così è, grazie.- annuì Taylor, e decise di indagare immediatamente sulla questione che più le stava a cuore –Mia sorella Jane è a Londra, vi è capitato di incontrarla?-
   -No, non ho avuto tale fortuna.- scosse la testa Danforth. Stava per aggiungere qualcos’altro, ma Lady Darbus fece in modo che l’attenzione di Taylor si concentrasse su di lei –Vostra sorella mi dice che siete in cinque, cinque sorelle.-
   -Si, infatti, Lady Darbus.- confermò Taylor –Kelsie è la centrale, e io la secondogenita.-
   -E quando entreranno in società le vostre sorelle minori?-
   -Lo sono già.- rispose Taylor.
   Lady Darbus sgranò gli occhi –In società? Già è strano che la signora Cross abbia ricevuto il permesso di sposarsi prima che le maggiori fossero maritate… ma le vostre altre sorelle devono essere molto giovani davvero!-
   -La più piccola ha quasi sedici anni. Ma sarebbe crudele se non si potessero divertire solamente perché noi maggiori tardiamo a trovar marito, mi sembra. Non siamo tutte fortunate come Kelsie.- affermò Taylor celando il suo sarcasmo. Non ci riuscì con tutti, però: il signor Danforth si voltò verso di lei e dal suo sguardo Taylor comprese che aveva capito ciò a cui si riferiva. Ne fu preoccupata per un istante, ma Danforth le sorrise, evento assai raro, e lei sorrise di rimando.
   -Siete piuttosto sicura di voi stessa, signorina Taylor.- commentò Lady Darbus con aria di superiorità, poi si voltò a dire qualcosa al Colonnello Baylor.
   Dopo cena si trasferirono nel salotto e Lady Darbus sedette con Kelsie. Le due iniziarono subito a conversare tra loro e Taylor si voltò per cercare Miley. Ma la ragazza prese un libro e si sedette in una poltrona isolata, dunque Taylor si risolse ad andare alla finestra ed osservare il panorama.
   Gli uomini le raggiunsero poco dopo, ma Taylor rimase alla finestra.
   -Vi piace il parco di Rosings?- domandò la voce del signor Danforth, proveniente da un punto alle spalle di Taylor, poco lontano da lei.
   -Credo sia tra i più belli che io abbia mai visto.- ammise Taylor –Cosa vi porta a Rosings, signor Danforth?-
   Il signor Danforth fece un passo verso di lei, accostandosi anche lui alla finestra –Avevo bisogno di una visita a delle persone care.-
   Uno strano peso s’instaurò nel cuore di Taylor, ma non vi badò –Vostra cugina sembra una ragazza molto dolce e sensibile.-
   -Lo è, suppongo.- confermò Danforth lanciando a Miley una breve occhiata –Dimenticavo la vostra abilità nell’inquadrare i caratteri delle persone.-
   -Se vi fermerete da vostra zia abbastanza a lungo, forse sarò in grado finalmente di inquadrare anche il vostro.-
   -Vedrò di facilitarvi quest’impresa, per quanto è in mio potere.- decise il signor Danforth guardandola negli occhi come non aveva mai fatto, nel periodo trascorso a Netherfield –Credo passeremo diverso tempo insieme, poiché i signori Cross sono molto spesso ospiti di mia zia. Intendete venire con loro anche nelle successive visite a Rosings, spero?-
   -Non vedo motivi per cui dovrei fare il contrario.- annuì Taylor, un po’ stupita di quell’interessamento –E lo stesso voi, se vostra zia volesse ricambiare la visita… o se voleste farlo voi, solo o col vostro amico.-
   -Temo, signorina, che vi prenderò in parola. Ancora non ho avuto la possibilità di venire a porre i miei omaggi a vostro cugino e a vostra sorella nella loro dimora, da quando si sono sposati. Potrei, in una di queste visite, mostrarvi i dintorni, se lo desiderate.-
   -Mi piacerebbe. Adoro camminare.- annuì Taylor. Stranamente, trovava piacevole l’idea di passare un po’ di tempo col signor Danforth. Probabilmente perché la compagnia del cugino e della sorella, per quanto confortante, iniziava a rivelarsi alquanto noiosa.
   -Danforth? Vostra zia richiede la vostra presenza.- avvertì la voce del Colonnello Baylor, che si era frattanto avvicinato ai due.
   -Certo. Perdonatemi.- disse a Taylor, rivolgendole un inchino che lei ricambiò.
   Per quella sera, non si parlarono più se non in compagnia di altri, ma a Kelsie non sfuggirono i frequenti sguardi che Danforth lanciava alla sorella, e si promise che avrebbe tenuto d’occhio la situazione.

_____________Nota di Herm90
E Zeke fece la sua comparsa! Chap dedicato ad armony, so che tieni a questa ficcy^^
Grazie: Zerby (l'arrivo di Chad/Darcy è sempre fantastico, per definizione^^), armony_93 (ed ecco finalmente l'aggiornamento^^), Sinfony (wow, a te come assassina non avevo pensato... valuterò^^), Dreamgirl91 (salve cugi! Brava, vedi di ricominciare a recensire, sennò ti picchio^^), Titty90 (il pentagonoooooooooooo che bello^^ siamo in vena di ricordi in questo periodo eh?^^) e scricciolo91 (beh, a Taylor non importa molto^^ per ora? Chi lo sa!^^)
Scusate per i ringraziamenti frettolosi ma vado di fretta^^
VVTB a tutti!!!

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Capitolo 14
*** capitolo quattordici ***


Capitolo quattordici
   
   Il signor Danforth non tardò a mantenere la promessa. La famiglia di Rosings si recò infatti in visita all’abitazione dei Cross il giorno seguente e, nonostante Taylor non avesse prestato troppa fede alle parole di Danforth, egli era con loro.
   -Oh, cielo, Lady Darbus è qui!- esclamò il signor Cross, allarmato, quando vide la carrozza fermarsi al confine del cortile.
   -Caro, passa ogni giorno.- gli fece pigramente notare Kelsie, continuando senza scomporsi a rammendare una camicia.
   -Oh, no, stavolta viene in visita, sono scesi dalla carrozza tutti e tre!- Cross era in preda ad un panico che non tardò a contagiare la moglie. Kelsie balzò in piedi e si affrettò ad ordinare alla cameriera tè e biscotti, dopodichè si diede un gran daffare per ordinare tutto ciò che poteva risultare minimamente disordinato mentre il signor Cross uscì di casa per accogliere gli ospiti e, magari, trattenerli in giardino qualche istante in più.
   Taylor s’affrettò ad aiutare la sorella e, mentre nascondeva in una cesta i calzini da rammendare ed estraeva invece un lavoro di cucito, lo sguardo vagò per un istante fuori dalla finestra e si posò sul gruppo che si era formato quasi davanti alla porta.
   Erano in quattro: Lady Darbus, la signorina Miley, il colonnello Baylor e il signor Danforth.
   Si scostò immediatamente dalla finestra e, non appena ebbero terminato di mettere a posto la sala, lei e Kelsie si sedettero prendendo rispettivamente un libro e il lavoro di cucito.
   Ebbero pochi minuti per fingere di essersi dedicate tutto il mattino a quell’attività, poi Cross fece accomodare in casa gli ospiti e le due si alzarono, fingendosi sorprese.
   -Oh, Lady Darbus, non aspettavamo l’onore della vostra visita!- esclamò Kelsie poggiando il lavoro sul tavolino e inchinandosi –Sono lieta che abbiate avuto il tempo di onorarci della vostra presenza.-
   Taylor s’inchinò, domandandosi se dovesse temere di diventare anche lei tanto ampollosa, nel trascorrere il tempo con il signor Cross.
   -Mio nipote e mia figlia, vedete, si rammaricavano di non aver ancora avuto l’occasione di porvi i dovuti omaggi, da quando siete diventata padrona di questa casa.-
   -Un luogo davvero incantevole, rispetto all’ultima volta in cui ci sono stato. Dovete aver apportato molte migliorie.- commentò con un inchino il signor Danforth.
   -Oh, io e mio marito abbiamo fatto quanto ci era possibile, anche se rendere ancora migliore l’incantevole dimora favoritaci da vostra zia era pressoché impossibile.- affermò Kelsie mentre la sorella guardava Danforth stupefatta: era forse un complimento, quello che aveva fatto a Kelsie? E com’era possibile che un uomo abituato al lusso com’era lui ritenesse davvero quella modesta abitazione “incantevole”?
   -Avete già avuto l’opportunità di visitare il boschetto, signorina Taylor?- domandò Lady Darbus quando furono tutti seduti, sorseggiando thè e assaggiando i biscotti che la cuoca aveva ricavato in fretta e furia.
   -Oh, purtroppo non ancora. Ma amo camminare, e non dubito di riuscirvi, durante la mia permanenza, nonostante né mia sorella né il signor Cross siano dei grandi camminatori.-
   -Un vero peccato… tuttavia, senza dubbio non vorrete girovagare per il bosco da sola, spero!- esclamò Lady Darbus.
   -Potrei trovarmi costretta a farlo, non sopporterei di ripartire senza aver visitato l’incantevole paesaggio della vostra tenuta.-
   -Come vi ho già proposto ieri sera, signorina Taylor, se vi fa piacere potrei accompagnarvi io nella vostra visita. Conosco questi luoghi da molto tempo e non potrei certo permettermi di lasciarvi sola.- intervenne Danforth. Taylor lo guardò per un istante, per decidere se il suo era una semplice manifestazione di cortesia o se davvero sentiva il desiderio di accompagnarla –Non mi dispiace camminare da sola, ma la vostra compagnia sarà ben gradita, se sarà vostro desiderio venire con me.-
   Il signor Danforth, come la sera precedente, le rivolse un sorriso che la lasciò interdetta –Accompagnarvi sarà un onore e un piacere. Anche questo pomeriggio, se non avete diversi impegni.-
   -Non ne ho affatto, signore. Sarò lieta di poter visitare così presto il boschetto.- accettò Taylor.
   Lady Darbus guardò prima l’uno e poi l’altra, stranita che il nipote si mostrasse così solerte ad una passeggiata con una ragazza che quasi non conosceva –Se volete accompagnarli, colonnello, io e Miley possiamo fare a meno di voi, questo pomeriggio.-
   -Lo farei volentieri, non fosse che questo pomeriggio ho promesso una visita a una famiglia di amici che vive nelle vicinanze… spero che la signorina Taylor vorrà perdonarmi questa mancanza.-
   -Mi sforzerò di farlo.- scherzò la ragazza.
   La visita durò poco. Lady Darbus commentò ogni singolo cambiamento apportato alla casa dall’ultima sua venuta e fece qualche domanda a Taylor sulla sua famiglia. Il colonnello Baylor confermò il carattere gradevole mostrato la sera precedente, accettando di buon grado ogni idea e ogni iniziativa proposta. Danforth fu un poco meno silenzioso di quello a cui Taylor era abituata e spesso i suoi occhi incontrarono quelli di Taylor. Miley, dopo aver rifiutato la seconda tazza di thè, non disse alcunché. Taylor provò ad immaginarsi la vita che avrebbero avuto lei e Danforth, una volta sposati: l’una più silenziosa dell’altro, con caratteri tanto diversi, senza contare l’impossibilità, data la debole costituzione di lei tanto sottolineata dalla madre, di partecipare alla vita sociale. Per quanto tempo avrebbero sopportato una forzata felicità coniugale?
   Il pomeriggio, Danforth raggiunse casa Cross da solo e fu fatto accomodare. Tuttavia, lui e Taylor uscirono quasi subito, entrambi lieti di allontanarsi dal signor Cross.
   Senza scambiarsi una parola dopo i dovuti saluti si insinuarono nel boschetto, e dopo un poco si ritrovarono a percorrere un sentiero poco agevole.
   Taylor fece per incamminarsi, ma Danforth, sempre senza una parola, le offrì il braccio. Lei accettò, pur arrossendo un poco, e portò risolutamente lo sguardo alla vegetazione straordinariamente pacifica del luogo.
   -Preferite forse un sentiero meno accidentato?- le domandò l’uomo, facendola sobbalzare per l’improvvisa rottura del silenzio.
   -Oh, no, se non vi dispiace…c’è una tale pace qui…-
   -Non vi credevo un’amante della pace. Pensavo amaste le feste e la musica.-
   -Se era una critica, fingerò di non averla colta, signor Danforth.- replicò Taylor allegramente –Avete ragione nel dire che mi divertono i balli. Tuttavia, apprezzo molto le gite nella natura, in mezzo a questa quiete.-
   -Non voleva essere una critica.- rise Danforth –Avete il potere di cambiare ogni mia frase, rendendola ciò che desiderate.-
   -Con voi è fin troppo facile farlo, signore. Le vostre frasi sono spesso ambigue, a metà tra una critica e una semplice constatazione.- disse Taylor –Tuttavia, per oggi non criticherò oltre il vostro carattere, poiché vi sono grata per avermi accompagnata.-
   -Ne sono… soprattutto perché temo di non essere in grado di difendervi dalle vostre critiche.-
   Camminarono per un lungo tratto, alternando silenzio a leggeri scambi di battute. All’improvviso, nella mente di Taylor si fece presente uno scrupolo.
   -Giudicate che mi comporti troppo liberamente con voi, parlandovi sinceramente? La nostra conoscenza non è abbastanza approfondita, forse.-
   -Vi comportate troppo liberamente, è vero. Ma non sono certo che la cosa mi dispiaccia.-
   Taylor sorrise –Bene. Quando l’avrete capito, rendetemene partecipe, così adatterò il mio comportamento. Per il momento, tempo, continuerò ad agire come ho fatto fin’ora, se siete d’accordo.-
   -Mi trovate d’accordissimo.- annuì Danforth, di buon umore, mentre la accompagnava alla porta di casa Cross.
   Si salutarono, augurandosi di rivedersi presto, e Taylor rientrò in casa. Per un attimo pensò che, dopotutto, il signor Danforth poteva rivelarsi una persona piacevole. Purtuttavia, non poteva scordare ciò che aveva fatto al signor Bolton.


____________Nota di Herm90
L'avevo detto che ero tornata xD tremaaaaaaaaaate xD
Questa è una delle ficcy che continuerò... alcune delle altre vecchie tipo "Cioccolato" mi sa che le cancellerò, almeno per il momento...
Grazie (in ritardissimo) a Sinfony (non ricordo perchè sei un'assassina perfetta, ma la cosa mi turba xD), scricciolo91 (passano taaaaaaanto tempo insieme^^ ma non so se la cosa ti piacerà^^), Zerby (spero che la adori ancora anche se vi ho fatto aspettare un sacchissimo mi disp tanto!) e armony_93 (tesorrrrrrrro! Chap dedicato a te, visto che sei tu che mi hai fatto tornare la voglia di scrivere questa fic!) che mi hanno recensito nello scorso capitolo!
Vi adoro tutti!!!!!!!!!!!

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