Buio

di KRoad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pioggia ***
Capitolo 2: *** Silenzio ***
Capitolo 3: *** Alba ***



Capitolo 1
*** Pioggia ***


Pioggia

Pioggia

Ritmica picchiava sul tetto di legno, e piano piano scivolava nella sua anima e la puliva

Un lieve ghigno si formò sul suo volto bianco, tanto bianco da sembrare traslucido…..

Sapeva fin troppo bene che nulla poteva rendere la sua anima di nuovo immacolata, ormai era troppo tardi e l’unica cosa che gli restava da fare era proseguire. Andare avanti come aveva sempre fatto in questi lunghi anni, tanto lunghi che ormai si erano trasformati in secoli.

Percorreva le strade della Parigi che conosceva da tanto tempo che ormai era diventata parte di lui, ogni piccolo vicolo, strada, quartiere era parte di lui, da quelli più benestanti a quelli più infimi.

Questi gli amava più degli altri, ormai era inutile mentire. Mentire a se stesso….che cosa stupida. Lo aveva capito anni fa che era inutile e dannoso. Quei quartieri costituivano la parte più profonda della sua anima.

Avvolto nei suoi pensieri si lasciava trasportare dalla carrozza nelle vie buie e desolate. Ubriachi e prostitute avevano preso possesso della città, abbandonata dai gentiluomini e dalle dame fuggiti nelle loro case. Per lui erano tutti uguali. Cos’erano in fondo? Mere inutili esistenze che si spegnevano silenziose senza lasciare traccia. Lui, invece, continuava ad esistere. Esisteva, solo. Da solo.

La carrozza si arrestò. Sbirciò il vecchio palazzo dal piccolo finestrino. Il solito ghigno riapparve sul viso innaturalmente bello. Era arrivato. Scivolò silenzioso sul marciapiede, i cavalli si allontanavano nel buio. Restò fermo nella notte fredda. Non aveva fretta, il tempo non era mai stato un suo problema.

La casa non era rischiarata da nessuna luce. Sarà nella biblioteca, sempre sui suoi amati libri. L’immagine di un giovane dai morbidi capelli bruni gli balenò nella mente e un lieve sorriso increspò le sue labbra.

A passo lento iniziò a percorrere la strada verso il piccolo vicolo che costeggiava il palazzo. Quanti anni erano passati? Aveva smesso tanto tempo fa di contare il tempo. Era una cosa superflua per lui. Il tempo, come ripeteva spesso, non era un problema per lui.

Un lieve cigolio segnalò la sua intrusione e si diresse silenzioso verso la biblioteca. Le sue supposizioni erano corrette. Era nella biblioteca, come al solito. Di nuovo le sue labbra si incresparono. Sbirciò dentro e lo vide chino sul tavolo alla fioca luce di una candela. I morbidi capelli gli coprivano il viso e ricadevano lievi sulle sue spalle. Era più basso di lui ma possedeva una figura slanciata e longilinea, le mani dalle lunghe dita candide, le labbra sottili, perfette. La cosa che, però, meglio ricordava di lui, che gli era penetrata nell’anima erano gli occhi. Neri. Scuri come la notte. Non riuscivi a scorgere nulla al di là di quegli occhi, tutto era celato, tenuto nascosto e segreto nel profondo della sua anima.

“Louis….” quel dolce nome gli era salito alle labbra senza volerlo ed ora fluttuava nell’aria.

“Sapevo che saresti tornato”

Da quanto tempo non sentiva quella voce? Troppo, ma non poteva permettersi di tornare prima. Lui aveva rifiutato, aveva rifiutato ciò che lui gli offriva, aveva rifiutato ciò che lui rappresentava. Aveva rifiutato lui.

Avanzò sulla soglia e si lasciò bagnare dalla calda luce. Louis sollevò lo sguardo, gli occhi neri si puntarono su di lui. Buio che lo inghiottiva e penetrava a fondo nella sua anima.

Non si era mai abituato a quegli occhi e non voleva perderli, voleva capirli, voleva che fossero suoi.

Suoi per sempre.

 

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Capitolo 2
*** Silenzio ***


Silenzio

Silenzio. Come un pesante drappo scese tra i due.

Si appoggiò allo stipite della porta mentre placidamente lo osservava. Il suo Louis. Aveva ripreso a leggere come se lui non ci fosse. Era una delle poche persone, l'unica, che riuscisse ad ignorarlo.

Lo aveva totalmente escluso dalla sua vita, non si era mai voltato indietro per vedere se fosse ancora lì per lui. Se ne era andato e lo aveva lasciato alle spalle. Solo. Ma lui era tornato a reclamare ciò che era suo. A reclamare ciò che sarebbe stato suo per sempre.

Strinse i pugni per la rabbia finché le unghie traslucide non gli penetrarono nella carne. Nessuno lo aveva mai reso così solo.

Che cosa vuoi?” lo fissò con quegli occhi neri che come pugnali gli penetravano dentro e lo ferivano. Cosa voleva? C'era solo una risposta a quella domanda, voleva lui.

Sono venuto a vedere come stavi....sono passati tanti anni”

Una risatina roca, beffarda uscì da quelle labbra così perfette. Doveva sentire di nuovo quelle labbra contro le sue. Lui che abbandonava il suo corpo contro il suo, il suo cuore che accelerava i battiti inebriandolo con quel rumore assordante.

Che cosa vuoi veramente?” Attese una risposta anche se la conosceva benissimo. Lo aveva sempre saputo, dal primo loro incontro, cosa l'altro volesse veramente. Voleva lui. Voleva averlo con sé per il resto dei millenni. Louis era l'unico in grado di strapparlo alla dolorosa solitudine da cui era circondato.

Alzò lo sguardo dal libro e lo posò sull'altro. La figura slanciata era appoggiata incurante allo stipite della porta. Come se nulla fosse successo e loro non si fossero mai detti addio. Ciocche bionde gli incorniciavano il viso dai lineamenti regolari, la pelle esangue, liscia e perfetta. Gli occhi ipnotici di un azzurro intenso non lasciavano trasparire nessuna emozione, freddi e distaccati, celavano gelosi il loro segreto. Le labbra mortali e sottili si incresparono in un lieve sorriso mentre ricambiava il suo sguardo. L'azzurro si perdé nel buio degli occhi dell'altro.

Abbiamo già affrontato questa conversazione....e sai la mia risposta...se sei qui per questo puoi anche andartene”

Louis...” penetrò maggiormente nella stanza. Voleva avvicinarsi a lui. Voleva sentire il suo calore. Quelle labbra. Il suo cuore ed il rumore assordante del suo sangue.

Louis....non capisci”

No!....sei tu che non capisci” la sedia cadde con un tonfo a terra.

Erano in piedi. Uno di fronte all'altro. Pochi passi che però rappresentavano una distanza infinita.

Non capisci. Non vuoi capire. Non è la risposta che volevi, mi dispiace, ma è la mia decisione e non puoi costringermi. Se lo farai ti odierò per sempre, ti odierò per tutta l'eternità. E mi avrai perso veramente”

Perché era così cocciuto? Perché non capiva? Perché non vedeva la grandiosità del dono che gli aveva offerto e che gli stava offrendo di nuovo? Le unghie riaffondarono in quelle mani d'alabastro. Non poteva perdere la calma. Si avvicinò ancora di un passo. Aveva bisogno di averlo vicino, sentirlo, ma lui indietreggiò.

Non ti avvicinare....Vattene!”

A sì? Devo andare via?”

Continuò lento ad avvicinarsi, come un predatore che studia la sua vittima prima di attaccarla. Lento, sinuoso non distoglieva mai lo sguardo dall'altro, azzurro contro nero. Louis continuò ad indietreggiare finché non si accorse che non aveva più scampo: alle sue spalle c'era una parete.

Gli occhi neri si sbarrarono, un ghigno, tanto familiare ad entrambi, attraversò il viso perlaceo ed in un secondo gli fu addosso. Il suo corpo che premeva contro quello più gracile dell'altro. Inspirò il suo odore e sentì il suo sangue che scorreva furioso nelle vene. Aveva paura.

Gli accarezzo il viso. Era caldo e morbido come sempre. Vivo. Sfiorò quelle labbra perfette e morbide con un dito, sostituito poi dalle sue stesse labbra. Gli circondò la vita con le braccia e lo strinse contro il suo corpo. Voleva sentirlo piccolo e fragile contro di sé.

Riluttante abbandonò quella bocca morbida e carnosa che sembrava implorale di essere baciata e con piccoli baci, lievi come il tocco di una farfalla, scese verso la mandibola e poi il collo. Sentiva la vena pulsare contro le sue labbra. Il rumore, l'odore del sangue lo inebriava. Doveva essere suo. Schiuse leggermente le labbra lasciando che i canini sfiorassero, graffiandola, la pelle. Sentì Louis irrigidirsi contro il suo corpo e cercare di divincolarsi dal suo abbraccio. Sorrise beffardo, era troppo debole per opporgli resistenza. Misero umano, sarebbe diventato potente ed immortale come lui. Lo strinse più forte a sé mentre i canini iniziarono a lacerare la pelle.

Un'ondata di calore lo investì. I suoi vestiti stavano andando a fuoco.

Louis!” ruggì. Come aveva potuto fargli questo?

Louis” un lieve sussurro.

Fisso quegli occhi neri di solito così dolci amorevoli che lo guardavano freddi. Era la prima volta che riusciva a penetrare dietro quegli occhi, vedere cosa celavano, e l'unica cosa che scorse fu rabbia, forse pari a quella che sentiva lui, e delusione. Uscì dalla stanza più in fretta che poté cercando di spegnere le fiamme che sempre più lo stavano avviluppando.

Appoggiò la fronte contro il vetro freddo mentre lo guardava correre nella notte circondato dal fuoco.

Lacrime gli rigarono le guance.

Addio” sussurrò alla figura che si era già persa nella notte nera.

 

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Capitolo 3
*** Alba ***


Le bianche lapidi risplendevano bagnate dalla luce della luna, fredde sorgevano dal terreno a monito dei mortali. Il silenzio della morte incombeva nel piccolo cimitero di campagna. La chiesa quasi diroccata si stagliava nera sullo sfondo circondata da rami ormai secchi. Il vento frusciava tra le fronde spoglie.

Un'ombra lenta e silenziosa scivolava tra le tombe in cerca della sua. Una lieve luce, apparizione in quel paesaggio di desolazione, usciva da una cripta. Vi si insinuò dentro e iniziò a scendere i gradini di pietra, il cuore pesante gli premeva nel petto. La tenue luce delle candele combatteva una battaglia che era destinava a perdere contro il buio che avvolgeva la piccola stanza.

Immobile era steso nella sua bara. Una bara.

Il viso perfetto pallido e senza vita, i ricci neri sparpagliati, gli occhi....gli occhi non avrebbero mai più potuto dischiudergli i loro segreti. Non avrebbe più avuto accesso alla sua anima. Non lo aveva mai avuto e nulla potrà più cambiare, sarà così per l'eternità.

Il dolore divenne insopportabile, un lieve sussurro gli uscì dalla labbra

“Louis...

Lacrime rosso sangue caddero sul viso di Louis. Che senso aveva l'eternità?

Notte dopo notte solo, sempre solo per le strade di Parigi, per il mondo ed il tempo, a cercare qualcosa che ormai non faceva più parte di questa terra. Che senso aveva?

Solo adesso capiva le parole di Louis, solo adesso. Il solito ghigno gli attraverso le labbra perfette, era troppo tardi. Capiva il vero valore della vita, cosa fosse la vita per gli umani. Lui non aveva avuto scelta, nessuno gli aveva chiesto se volesse diventare un vampiro era semplicemente successo ed era stato costretto a quella vita di tenebre e solitudine. Raccolse le gocce impure di sangue dalla guancia fredda dall'amato.

“Louis”

Ora capiva. Capiva perché non gli avesse detto che era malato; lui non avrebbe mai accettato di perderlo e lo avrebbe trasformato contro la sua volontà a costo di essere odiato. Capiva perché voleva rimanere un mortale. La loro fragilità è ciò che rende i mortali preziosi, il loro essere effimeri.

Louis lo sapeva, aveva accettato la sua condizione come un dono e non come un limite. Non aveva paura della morte. La paura invece era l'unica cosa lo obbligava a nascondersi tutte le mattine. Ma adesso non era più solo...

Passò la mano tra i ricci di seta, si ricordò dell'ultima volta che aveva visto quegli occhi neri, così profondi, della rabbia che vi aveva scorto.

“Louis”

Era tornato dopo quella sera. L'unica cosa che aveva trovato ad accoglierlo era stata una casa vuota. Se ne era andato, lo aveva abbandonato. Aveva cercato per tutta la casa, era tornato notte dopo notte senza alcun risultato. Ogni volta trovava sempre il vuoto. Voleva dimenticarlo. E lui non era riuscito a trovarlo per rivedere ancora una volta quegli occhi.

“Louis, ti prego, non lasciarmi solo....aspettami”

Silenzioso e leggero si insinuò nella bara e prese Louis tra le braccia. Ormai era freddo come lui, non era più il suo Louis, caldo e dolce, ma forse lo avrebbe ritrovato. Gocce di sangue sempre più copiose macchiavano il raso bianco.

“Louis” un lieve sorriso, un lieve sorriso felice increspò quelle labbra mortali dopo secoli. Lo baciò sulle labbra. Non aveva più paura....

I primi raggi del sole si affacciavano sul mondo, dissolvevano le tenebre e ricacciavano indietro il paesaggio di morte che sorgeva con la luna, adesso quel paesaggio sarebbe stato di amore tra i vivi ed i cari defunti.

Non aveva più paura....

Il sole sempre più imponeva la sua presenza sul mondo, i raggi avanzano sempre più vicini

Baciò quelle labbra per l’ultima volta.

Non aveva più paura, Louis era con lui.

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