Tutta questione di karma

di Hina93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


d

Tutta questione di karma…

Capitolo 1


Erano tanti gli aggettivi che potevano descrivere Ino Yamanaka.
Lei era: bella, seducente, spiritosa, acida, solare, amichevole, violenta, pettegola e perché no leggermente, ma solo leggermente, paranoica.
Nella vita aveva avuto tutto: una famiglia che l’amava, buoni amici, un lavoro che adorava, una bella vita.
Sarebbe stato da ipocriti lamentarsi, perciò lei non lo faceva, mai… O quasi mai.
Di certo, il tutto: quindi la sua carriera, la sua bellezza, i suoi modi di fare a volte femminili e a volte no, non erano contornati dalla presenza di un uomo.
Non che non li avesse avuti, sia chiaro.
Ino Yamanaka aveva avuto talmente tanti fidanzati che, non si ricordava nemmeno il nome di tutti. Gli unici due che avevano il grandissimo onore di essere menzionati erano: Shikamaru e Sai.
Il primo era stato suo fidanzato storico mentre erano alle superiori, ma poi, tutto era finito quando erano andati al college e, nella vita del Nara era entrata Temari No Sabaku.
Ino non aveva rancori, per carità, ma ancora pensava, dopo tutti quegli anni, dopo che aveva fatto da testimone di nozze al giovane Nara ed erano rimasti migliori amici, che quella snobbona glielo aveva fregato.
 Ebbene, sperando di incontrare l’anima gemella come aveva fatto Julia Roberts nel film “Il matrimonio del mio migliore amico”, la serata era finita con lei che consolava, o meglio cercava di fare entrare nella testa di Hinata, l’idea che Naruto non era il ragazzo giusto per lei.
Karma.
Insomma, mentre Shikamaru se la spassava con la No Sabaku, lei aveva trovato in Sai l’amante perfetto.
Lei e la sua amica Sakura, santa donna, avevano sempre sognato un principe azzurro dai capelli e gli occhi neri: il classico tenebroso.
Sakura si era accaparrato il noto Sasuke Uchiha, bello e dannato, che aveva ceduto al fascino della rosa, o meglio: si era rassegnato alla spietata corta che l’Haruno gli faceva dalla prima elementare. Si erano sposati anche loro, dopo tre anni di fidanzamento, e lei aveva di nuovo fatto da testimone alla migliore amica, sperando che sulla testa della rosa cadesse una bomba.
Ovviamente non portava nessun tipo di rancore.
Anche qui, sperò di incontrare l’anima gemella, ma la serata prese una piega diversa ripetto a quella prevista. Si ritrovò a letto con uno schizzato chiamato Hidan che, aveva soddisfatto i suoi bollori sessuali per più di un mese.
Sai era forse più tenebroso di Sasuke, non capiva le persone anche se si sforzava.
Una qualità che di lui apprezzava, oltre al fisico e alla bravura, era la sincerità. Sai era il classico ragazzo che non aveva peli sulla lingua e forse, aveva provato anche uno strano calore nei suoi confronti. Una cosa che poteva anche definirsi: sentimento.  Soprattutto, e questo lo riconosceva, era bravissimo a letto, cosa che rendeva molto felice Ino.
Ma si sa, Sai era un artista: e gli artisti cercano sempre qualcosa in più rispetto ai comuni mortali, perciò, in un giorno di pioggia lui le disse che sarebbe partito per l’Europa.
Baci, pianti, abbracci e chi si è visto si è visto.
Karma.
Dopo Sai c’erano stati flirt più o meno gradevoli, di una notte o almeno una settimana, ma non di più.
Ma dopo aver passato così tante tempeste d’amore, era arrivata a una conclusione: se mai fosse finita a cercare l’anima gemella in rete, cosa ormai sempre più probabile, nel descrivere la sua attuale personalità avrebbe dovuto barrare la casella “Schizzata e Paranoica”. Era meglio procurarsi una transenna per tenere a distanza gli scapoli di New York.
Intanto riceveva inviti a nozze dei suoi cari amici: Neji e Tenten, Kakashi e Kurenai, Gaara e Matsuti, Shino e Hanabi, Deidara e Sasori, Choji e Ayame, Karin e Suigetsu. Insomma i suoi amici, l’amore lo aveva trovato, lei ancora no.
Lei, la grande e bellissima Yamanaka, laureata a Harvard, ancora doveva trovare l’anima gemella, sposarsi e avere bambini. Alla faccia che doveva essere la prima.
Non che fosse l’unica, per carità: rimanevano ancora parecchi amici che dovevano sposarsi o fidanzarsi ma, la preziosa e orgogliosa Yamanaka aveva sempre voluto essere la prima, e ora era diventata l’ultima del carroccio insieme a Hinata, Naruto e Rock Lee.
Non che la compagnia le dispiacesse: Hinata era una dei privilegiati che aveva la sua simpatia, ma, Naruto e Rock Lee, e soprattutto quest’ultimo, erano, leggermente, e solo leggermente sfigati e lei, lei la preziosa Ino Yamanaka non poteva restare insieme a loro.
Ma, il grande colpo basso lo ricevette quando un giorno, Hinata la chiamò tutta estasiata dicendo che Killer Bee e Hana Inuzuka si sarebbero sposati presto.
Quello sì fece venire una sporadica e insensata depressione a Ino.
Un rapper da strapazzo, stupido, bonaccione e addirittura non tanto intelligente aveva trovata in una veterinaria l’anima gemella e per di più, la poverina, voleva sposarlo.
Questo era il karma.
Fottuto karma allora.
Il tutto lo pensava, mentre si osservava allo specchio, vestita con un vestito rosso fuoco, corto e scollato.
Ai piedi aveva optato per un paio di sandali vertiginosi neri e, la sua famosa coda alta ondeggiava sensualmente.
Pronta. Si era certamente pronta per un altro fottuto matrimonio, che non era il suo, mentre sedeva al tavolo dei single disperati.
Sospirò prese la pochette e le chiavi della macchina, pronta a dirigersi a casa Hyuga.

Ino sgranò gli occhi quando vide Hinata uscire da casa sua.
Dire che la sua amica aveva superato il suo limite di timidezza era poco.
Un tubino nero fasciava perfettamente le forme prosperose della Hyuga, il tutto incorniciato dai bellissimi boccoli corvini che Hinata si era fatta.
Tacchi vertiginosi la facevano molto alta, almeno più di quella che era, slanciando quello che per Ino era un corpo da pornostar in una bambolina timida e aggraziata.
Appena salì in macchina, Ino le sorrise e di rimando lo fece anche Hinata.
“Se non fossi una donna, o almeno se non mi piacessero gli uomini, ti sarei già saltato addosso Hinata!”.
La Hyuga abbassò il capo, arrossendo come un pomodoro maturo.
“M-me  lo ha regalo Hanabi..”
“Tua sorella a buon gusto!” disse Ino sorridendo.
Accese la macchina, mise la prima e partì, più piano del solito, verso la chiesa in cui Killer Bee e Hana si sarebbero sposati.
Per buona metà del tragitto rimasero in silenzio. Ino preferì quel religioso silenzio rispetto alle battute deprimenti che di li a poco lei e Hinata si sarebbero fatte per il loro stato di single perenni.
Ino si accorse che, più si avvicinava alla chiesa più andava piano con la macchina e sperò, per un solo istante, che la macchina si guastasse o che ci fosse traffico che non le avrebbe permesso di andare al matrimonio.
Ma niente di questo avvenne.
Fottuto karma, di nuovo.
“Se oggi Naruto non si accorge di te, giuro, e giuro, che ti trovo uno scapolo super sexy!” sbottò improvvisamente Ino.
“Non potrei mai.. I-io l-lo...” fece timidamente Hinata.
“Lo so, lo so ma lui è stupido! Dovresti guardarti intorno!” fece stizzita la Yamanaka.
Hinata sorrise timidamente, alzando le spalle.
“E tu?” fece la corvina.
“Io cosa?”
“Quando incominci a guardarti intorno?” fece seria Hinata.
Ino fece una smorfia, rallentando al semaforo, ma non rispose.
La bionda vide in lontananza la chiesa, già affollata e sbuffò.
“Ma dobbiamo proprio andarci?” disse, girando la testa verso Hinata che, fissava spaventata la folla.
“Abbiamo scelta?” disse la corvina poco convinta.
Fottuto karma.

Angolo dell’autore

Salve miei cari, allora che dirvi? Ieri sera ho visto un film molto, molto carino “Il mio finto fidanzato” e mi è venuta in mente questa fic. Dirvi che mi sono divertita a scrivere questo primo capitolo e poco!
Si sarò una fic, non so quanto lunga, tanto meno so se riuscirò a mandarla avanti visto che l’ispirazione a volte viene e a volte no, ma mi impegnerò! Giurin giurello! (A meno che il fottuto karma di Ino non voglia giocarmi brutti scherzi!)
Vi informò che la coppia principale sarà KibaIno contornata da un NaruHina e altri accenni di coppie. Per quanto riguarda il raiting per ora lo metto arancione, ma conto di cambiarlo in rosso perché voglio evolvere la mia fic con scene un po’ osè, persino yaoi, cosa che sarà un esperimento perché non ne ho mai scritte.
Giusto, stavo dimenticando di dirvi che per qualsiasi cosa, errori grammaticali o di sintassi, poca originalità insomma qualsiasi cosa vorrei che me lo diciate! Credo che le critiche siano costruttive!
Quindi grazie mille…
Grazie a chi legge! Fate sapere..
Un bacione…
Hina93



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


ppp Capitolo 2

Se il freno a mano fosse stata una persona, Ino era sicura che gli avrebbe spezzato il collo. Stizzita come non mai, dopo che aveva parcheggiato la sua macchina davanti a un piccolo supermercato, fissò la scritta gialla fosforescente che diceva “Si vendono alcolici di ogni tipo”.
Non sarebbe stato male alzarsi dalla macchina, andare a prendere una bottiglia di gin e, berla in solitudine nella sua macchina, cercando di “annacquare” i dispiaceri.
Sentendosi patetica, perché lei, Ino Yamanaka dispiaceri non ne aveva, uscì dalla macchina seguita da un’ Hinata traballante sui suoi tacchi a spillo.
Guardò meglio l’amica, studiandola nei minimi particolari.
Hinata era sempre stata bella, sempre, sin da quando era bambina: non bella quanto lei, ovviamente. Se lei era una dea, Hinata sarebbe potuta essere una semidea ovviamente, Ino lo pensava senza portarle nessun tipo di rancore.
Più diventava grande, più il suo corpo maturava; più matura, più le spuntavano due cocomeri al posto del seno, due cose mastodontiche, che per essere sinceri, in confronto alle sue arance di cui poteva vantarsi, erano assolutamente ingombrati.
E Hinata doveva vergognarsi di avere quella taglia di seno, assolutamente, doveva ricevere una multa oppure essere incolpata per crimini contro l’umanità, a causa dei suoi movimenti spastici che potevano portare a un terremoto di magnitudo dieci.
Ebbene, le sue arance però erano perfette e se non poteva vantarsene con Hinata, perché anche lei aveva una dignità, poteva farlo davanti alla tavola da surf chiamata Sakura Haruno.
Karma.
E più cresceva e più si dedicava a Naruto: il suo più grande scopo nella vita era quello di dedicarsiall’Uzumaki.
A volte Ino si chiedeva come facesse, come potesse sopportare di non essere nemmeno ripagata per quella dedizione tanto cieca. Perché Naruto, da leader del mondo degli stupidi, non si accorgeva di lei: non si accorgeva che lei era quella giusta, che lo amava con tanta dedizione, che pendeva dalle sue labbra, che rideva alle sue battute stupide anche se, persino l’angelo della morte, sentendole, si sarebbe ucciso.
Una dedizione talmente cieca e fedele che, faceva capire a tutti quanto profondo e sincero fosse il suo amore.
Ma almeno, e ciò era da apprezzare in quella testa vuota, è che non la illudeva. Hinata sapeva che l’Uzumaki la considerava una grande amica, un’amica a cui voleva molto bene e a lei, questo le bastava. Francamente però, secondo Ino, Hinata se lo faceva bastare.
Lei, Ino Yamanaka, non si era mai accontenta nella vita e non capiva Hinata per questo.
Accontentarsi? Un corno! Solo i falliti si accontentano!
Ma siccome non era ipocrita, anzi forse era più che sincera con se stessa, a volte, ma raramente, Ino invidiava Naruto.  Lo invidiava perché lui aveva qualcuno che lo amasse, che morisse d’amore per lui. Ma lo stupido, non se ne rendeva nemmeno conto e questo, si questo faceva saltare i nervi a Ino.
Karma.
Fottuto Karma anche per la Hyuga, pensò.
Con ostentata gentilezza, prese il braccio di Hinata sorridendole sadica, ricevendo un’occhiata intimidita dall’amica che le strinse il braccio.
“Che esplosione!” disse una voce dietro di loro.
Hinata si girò subito, regalando un caldo sorriso a Deidara mentre Ino, truce si chiese perché quella brutta copia di se stessa fosse invitato al matrimonio del parente lontano, ma molto lontano, di Eminem.
Perché doveva essere loro amico? Perché? Che cosa aveva fatto di male nella vita?
Karma.
Era stato il karma a farla andare a trovare Hinata, una maledetta sera del ventiquattro gennaio di circa otto anni fa. Era stato il karma a far aprire la porta della casa di Hinata, da un biondo che, assomigliava terribilmente a lei, tanto da farla sussultare come mai aveva fatto nella sua vita.
Era stato il karma a farle conoscere un gay, ma che più di così non si poteva, che aveva incantato Hinata, più di lei in tantissimi anni di amicizia.
Era stato quel bastardo karma.
Era stato quel fottuto karma a farli diventare “amici” anche se vivevano in un pacifico rapporto di puro odio.
Odio. Puro. Odio.
“Hinata sei una bomba! Una bomba! Un’esplosione! Sei arte!” disse Deidara togliendola dal braccio di Ino.
Continuò a guardare quella scena patetica.
Il gay e la pornostar timidona, che parlano di shopping: di certo, se ci fosse stato un regista da quattro soldi, Ino pensò: avrebbe avuto già la trama per una squallida commedia da guardare la domenica sera.
Ma quando era troppo: era troppo.
“Ma la lasci stare?!” sbottò Ino prendendo Hinata per il polso.
“Gelosa? Gelosa perché Hinata è una bomba?”
“Io? Io gelosa? Senti un po’, artista da quattro soldi, IO sono Ino Yamanaka!”
“Ma lasciamo stare! Tesoro cos’è pensavi che quest’avvenimento fosse un circo? Ma come ti sei vestita?”
Deidara si mise a fissare il suo vestito rosso, bellissimo secondo Ino ma soprattutto, che le stava un incanto, scuotendo la testa.
Ino ridusse gli occhi a due fessure e strinse i pugni.
“Il mio vestito è favoloso! E se non ti piace il rosso, taglia i capelli al tuo compagno!”
Sasori sentendosi interpellato alzò lo sguardo, poi si mise accanto a Hinata dandole rassicuranti colpi sulla schiena, mentre la Hyuga fissava sconsolata l’ennesimo litigio dei due amici.
“I capelli del mio compagno sono bellissimi! Sono di un rosso artistico!” disse avvicinandosi minaccioso il biondo.
“Brutta copia di me stessa, taci!” disse Ino girandosi di botto.
Karma.
E se non c’era lo zampino del karma, cosa poco probabile a quel punto, Ino pensò seriamente che aveva bisogno di un bel bagno ristoratore in una fonte miracolosa: girandosi di scatto, andò a sbattere contro qualcosa o qualcuno.
“Ma guarda dove vai!” disse acida lei, fissando quella cosa che le era andata a sbattere.
Si ritrovò a fissare due occhi marroni che la guardavano scettici e dei capelli spettinati del medesimo colore degli occhi. Sulle guancie, la cosa, o meglio il tipo aveva un velo di barba scura che non stonava sul viso da uomo che, all’incirca poteva avere l’età di Ino.
Abbassò lo sguardo guardando lo smoking sgualcito che aderiva perfettamente al corpo slanciato e atletico del ragazzo e la cravatta, rosso pallido, annodata male.
Storse il naso appena vide che il giovane portava un paio di Converse, bucate e mal ridotte di colore nero.
“Tu mi sei venuta contro, in fin dei conti..” osservò il ragazzo.
“Io non vado mai contro a nessuno… forse sei tu un pervertito!” disse acida Ino, girandosi.
“Persino lo yogurt bianco, impallidirebbe davanti a te, oca”disse il ragazzo, ghignando.
Ino si girò di scatto, fissando irata il ragazzo.
“Come mi hai chiamata?”
Il ragazzo la guardò con sufficienza poi, la superò.
“Oca” ripeté.
“Come?” disse con una voce stridula Ino.
“Oca, ti ho chiamata oca!” ripeté di nuovo lui.
“Cane bavoso! Sei solo un cane bavoso!” disse Ino.
Il ragazzo si girò, sorridendogli in modo furbo e Ino, notò che i canini del giovane erano più lunghi del normale.
Di certo, doveva ammettere che il ragazzo non era affatto male, anzi, aveva un sorriso che la maggior parte delle persone, esclusa lei, poteva invidiare.
“Perdente…”.
“Mediocre! Brutto figlio di…” disse Ino alzando il pugno e avvicinandosi minacciosa.
“Senti, ieri ho fatto tardi, e nemmeno vorrei essere qui. Aggiungendo che sono in ritardo e, ho preso una multa per eccesso di velocità ti chiederei di smarcarti dai cogli… Ah si, siccome tu sei una persona fine, dai testicoli, grazie!”.
La liquidò, accennando un saluto caloroso a Hinata che arrossì vistosamente.
Ino fissò il ragazzo mentre, con passo spedito attraversava la strada. Con grazia la Yamanaka alzò il dito medio, sperando che il camion che stava per passare lo investisse.
Peccato, che il suddetto camion dei surgelati, che lei  acquistava quotidianamente, si fermò alle strisce pedonali per far passare l’avvenente ragazzo.
Fottuto, fottutissimo karma.
Inoltre la nota azienda dei surgelati aveva appena perso una cliente fedelissima.
Karma anche per loro, pensò la stizzita Ino.
“Wow” disse Deidara, mentre insieme a Sasori e Hinata, fissava il ragazzo.
“Wow, che culo!” disse ancora Deidara, ricevendo una gomitata da Sasori ma, che approvava insieme a un’intimidita Hinata che annuiva impercettibilmente.
“Taci!”
“Ti ha zittita! Ti prego sposalo!” urlò Deidara.
Ino lo fissò come se fosse stato una feccia e, prendendo la punta della coda alta, fissò le punte bionde.
“E-e stato molto maleducato, Ino..” disse Hinata, sfiorandole il braccio.
Ino le sorrise gentile e alzò le spalle.
Era ferita, ferita nel profondo: nessuno doveva chiamarla così, tanto meno uno sconosciuto.
Ma lei non era abituata a piangersi addosso, faceva sempre finta di niente quando veniva offesa o, era arrabbiata.
Perciò sorrise, cose che le veniva sempre bene: già si sentiva meglio.
Prese l’amica sotto braccio e, si avviò, seguita dalla coppia di uomini felici, mentre malediceva Deidara e la sua voce starnazzate.
Karma.

Angolino del autrice

Bene questo capitolo non è un gran che lo so! Non mi ha entusiasmata molto e nemmeno divertita come il primo, ma pazienza! Posso dire solo che mi serve come passaggio per il prossimo! Qui ho fatto entrare due personaggi, anzi per meglio dire, ne ho fatto interagire uno solo che è Deidara.
Deidara sarà molto importante per entrambe le ragazze. Vorrei che si sentisse, almeno in modo molto leggero, quale amicizia c’è tra i tre (anche se quello che pensa Ino non è questo, almeno da parte sua!)
Anche lui mi servirà per il terzo capitolo, insieme a Sasori che per adesso, insieme a Hinata, ha fatto da contorno.
Insomma Ino a incontrato un ragazzo, che tanto immaginate già chi è: un incontro non molto civile! Ma non so, mi immagino un incontro così per la nostra cara Ino che, non sa chi sia il ragazzo e tanto meno che ne avrà a che fare per moooolto tempo.
Bene come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, e ringrazio le tre splendide donne che hanno recensito la mia storia: infinite grazie per i vostri commenti. Grazie, mi date forza! Grazie.
Ovviamente ringrazio chi ha messo la mia storia tra le seguite, preferiti e ricordate: anche voi siete splendidi. Grazie, grazie, grazie infinite!
E infine un ringraziamento anche per chi legge!

Ps: Ah giusto! Stavo per dimenticarmi! Il mio computer per un po’ sarà in riparazione! Perciò il terzo capitolo ritarderà! Ma non temete: aggiornerò il prima possibile.
Con affetto
Hina93

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


fff

Capitolo 3

Anche se sembrava un marines sadico, cosa che sicuramente non si addiceva alla figura aggraziata di Ino Yamanaka, tenendo saldo il braccio di Hinata, si piantò seduta su una panchina della chiesa scelta dai due sposi.
Fissò tutti dall’alto in basso, sapendo di essere molto più in alto di loro sia per intelligenza sia per stile e, sorrise a Hinata rassicurante.
“Che strega!” aggiunse Deidara, commento poco desiderato alle orecchie della bionda.
Con estrema grazia, decise di pestare il piede al biondo, salutando calorosamente Ayame e Choji che si erano avvicinati.
Karma.
“Choji alla fine sei riuscito a venire!” disse, sorridendo.
Il ragazzo sorrise e annuì, prendendo la vita della sua moglie, imbarazzato.
Choji era sempre stato suo grande amico, forse il suo migliore amico per eccellenza. Ino gli voleva bene, veramente. Forse era una delle poche persone cui riusciva a dirlo e mostrarlo.
Perché per lei, mostrare i suoi sentimenti era sempre stato difficile.
Con Shikamaru, Choji, Sai, Hinata e Sakura era diverso: con loro era facile, con il resto del mondo no.
La maggior parte delle volte schizzava o si aizzava contro qualcuno. Per di più, come diceva Deidara, lei era la scimmia urlatrice per eccellenza.
Rabbrividì pensando che aveva dato ragione al biondo.
Karma.
Di certo Choji, anche se possedeva un viso veramente affascinante, non era da considerarsi un modello Dolce e Gabbana. Il suo aspetto fisico lo aveva reso impacciato e timido, ma, allo stesso tempo era estremamente forte e agguerrito.
Tra gli alti e i bassi, Choji era una persona mite e pensante, del tutto diversa da lei, ma infondo, tra lei, Shikamaru e Choji, il grandissimo gruppo, era lei quella petulante e aggressiva; doveva ammettere però che ogni volta si spaventava quando sentiva dire a qualcuno “Sei un ciccione”: la prima volta che al caro e buon Akimichi era stato detto, il giovanotto baldanzoso si era preso una denuncia per aggressione, alla faccia del pacioccone e calmo ragazzo.
Karma al povero ragazzo che quel giorno le prese, pensò Ino.
Ino sapeva che alle superiori lui aveva una grandissima cotta per lei, ma, da buon amico che era: non aveva fatto niente per dividere lei e Shikamaru (per quello ci aveva pensato la No Sabaku, senza rancore ovviamente).
Karma.
Le era stato vicino sempre, senza volere nulla in cambio e questo era apprezzato dalla Yamanaka.
E siccome lei, era sincera con se stessa: sapeva di non avere un carattere del tutto carino e invidiabile, a volte si spaventata lei stessa di sé (ma questo, no questo non lo avrebbe saputo nessuno): Choji, nonostante, tutto c’era sempre stato.
Anche quando alle tre di notte lo chiamava per comprarle il Tampax, che ogni volta dimenticava di comprare: Choji era lì. Il poverino si alzava a notte fonda per trovarle un supermercato aperto per comprarle quei maledetti tamponi: nemmeno fosse stata incinta.
Insomma la loro era solidissima amicizia.
Poi, un bel giorno era entrato nella sua vita Ayame, cuoca provetta e donna dalle grandi qualità oltre a essere molto graziosa. Tutto era cambiato. Nel meglio, pensò Ino.
Ayame era perfetta per lui e, modestamente era stata lei a farli conoscere.
Dalle vesti di Cupido, Ino si era sempre trovata bene, per ciò, lei, si lei graziosissima Venere, era riuscita a farli innamorare.
Le cose erano andate per il verso, anzi erano perfette.
Ayame la invitava a cena, o a volte si autoinvitava perché lei, Ino Yamanaka era sempre gradita come ospite, ovviamente. In compenso, era ingrassata cinque chili perché ogni giorno era a casa dei due fidanzatini e si sentiva bene. Tutto perfetto, o quasi.
Perché se un poeta italiano aveva scritto una poesia “La quiete dopo la tempesta”, bellissima, ebbene, secondo un parere discreto di Ino: il suddetto poeta aveva fatto un madornale errore, perché dopo la tempesta non esiste la quiete, ma un uragano al massimo.
Karma.
Le cose cambiarono quando Choji le disse che si sarebbe sposato, dopo tre anni di fidanzamento e lei, per l’ennesima volta della sua vita si era ritrovata a fare da testimone accanto al Nara dei suoi stivali.
Karma. Fotuttissimo Karma.
Per l’ennesima volta era stata invitata all’ennesimo matrimonio che non era il suo, fresca fresca dalla rottura con Sai.
La perfezione. Ecco la perfezione, oltre a essere lei, esisteva in quel preciso giorno.
Si era ritrovata a sorridere come un ebete per tutta la serata, mentre dentro di se sentivo come il bisogno di spaccare tutto e tagliare minuziosamente, il vestito di Ayame color panna. Ovviamente: nessun rancore.
Karma.
Così da quel fatidico giorno, lei non si era più autoinvitata nel nido d’amore della famiglia Akimichi: si sentiva a disagio e, aveva come la netta impressione che la sua depressione offuscasse la casa e le menti dei due giovani. Perciò decise di punte in bianco di trovare scuse su scuse, per non andare a mangiare a casa loro: ma siccome era sincera con se stessa forse, ma pensò forse, invidiava quella vita che a parer suo non avrebbe potuto mai avere. E così perse i suoi chili di troppo, ritrovandosi a mangiare cene surgelate pregiatissime.
Ma nonostante tutto era felice per lui, sinceramente.
“Sei venuta insieme a Hinata?” chiese il castano, sorridendo alla Hyuga.
“Sì, e insieme a questo sfigato che abbiamo incontrato prima…”
Deidara, per tutta risposta: le diede un pizzicotto talmente forte che fece ridere nervosamente la bionda.
Karma.
I due sposi si fissarono un po’ stupiti e poi occuparono posto accanto a Shikamaru e Temari, dopo averli salutati.
“Sei un troglodita! Ecco cosa sei!” disse tra i denti Ino, cercando di non farsi sentire da Hinata e Sasori, riferendosi a Deidara.
“Oggi mi divertirò come un pazzoide!” ghignò il biondo, fissandola.
“Cos’è ieri lo psichiatra era chiuso e non ti ha somministrato le medicine?” aggiunse Ino.
“Io guarderei lì se fossi in te!” disse, puntando un dito verso qualcuno.
Ino si girò, e sgranò gli occhi, mentre una vena incominciò a pulsare sulla tempia della ragazza.
Karma.
Quel sottospecie di essere, più simile a un verme che non, con cui poco prima aveva avuto un battibecco era lì, in bella mostra di sé, mentre parlava insieme a Killer Bee, che indossava uno smoking nero e un orrendo cappello rapper (Dio salvi la regina!), con le mani nelle tasche.
Il ragazzo sentendosi osservato, si mise a fissare Ino, mentre un ghigno divertito si faceva strada lungo il suo viso. Ino doveva dire che quel ragazzo non era niente male, ma non era il suo tipo, questo era poco ma sicuro.
Per risposta, fece una smorfia di disgusto, e distolse lo sguardo, mentre sentiva che le gote diventano rosse come il suo vestito. Possibile che doveva essere un invitato? Possibile che vederlo lì la metteva in agitazione?
Doveva calmarsi.
Sì ma come poteva calmarsi poiché quello che, prima l’aveva umiliata era lì? Lì, a pochi metri di distanza che sogghignava come un ebete? Perché non riusciva a fissarlo, anzi a fulminarlo come di consueto? Perché il suo sguardo le faceva quell’effetto?
Karma.
Quel dannato ragazzo era il figlio del Karma.
Improvvisamente si avvicinò una donna estremamente mascolina, dai capelli ribelli, assomigliante al ragazzo che, diede un forte scappellotto sulla testa del moretto.
“Dove sei stato, sciagurato?!” urlò la donna, mettendo le mani sui fianchi.
Il ragazzo fissò, quella che era la madre, e sorrise premendosi la mano sulla testa.
“Lo so, sono in ritardo..”
“In ritardo? In ritardo? Kiba Inuzuka, sangue del mio sangue marcio, sei un incompetente!”
“Dovevo…”
“Dovevi fare cosa eh? Fissare la biondona vestita di rosso? Quando smetterai di ragionare con il tuo pene Kiba?” urlò ancora la donna, ignara che tutti stavano osservando il battibecco.
Ino sentendosi interpellata assunse un’aria innocente: ovvio che lei veniva fissata, era a dir poco splendida.
“Vado subito da Hana, eh mamma?” fece sorridendo furbo e dando, un bacio sulla guancia della madre.
“Vai! Vai!” disse la madre, mentre prendeva posto.
Il ragazzo, che a quanto pare si chiamava Kiba, percorse a grandi falcate la chiesa, e, ghignò verso la direzione di Ino.
La Yamanaka lo fulminò, con scarso successo.
“Qualunque essere divino vi sia sopra di noi, ha ascoltato le mie preghiere!” sentì il commento di Deidara mentre salutò qualcuno.
“Fottiti”
“Ogni giorno il mio maritino mi fotte, sì”.
Ino ridacchiò mentre Hinata, che aveva sentito il commento, assunse almeno cinquanta sfumature di rosso.
Sasori si girò verso Deidara, facendo una smorfia di disappunto.
Oh quanto amava la madre di quel ragazzo! Era la giusta punizione per averla fatta innervosire! E quindi, poteva gridare a gran voce: w il Karma di quell’Inuzuka!
Ino continuò a guardare fiera davanti a sé, soddisfatta, distogliendo lo sguardo dal damerino, sorridendo furbamente osservando le coppie che piano piano stavano arrivando.
Ino Yamanaka non solo era estremamente intelligente, seconda al solo Einstein al parer suo, ma era estremamente fantasiosa. Aveva deciso, in un lugubre giorno di pioggia, che ogni coppia creata dai loro amici dovesse un nome, un nome che lei con estrema cura aveva ideato.
Sulla destra c’era una delle sue coppie preferite, quella della “Pupa e il secchione”.
Di certo nemmeno lei sapeva cosa ci aveva visto nel Nara ma il suo fidanzato storico, o meglio ex fidanzato storico, si era sposato con una bomba sexy prosperosa e, maschiaccio, come Temari No Sabaku.
Non seppe perché, osservando la famiglia Nara sentì uno strano tuffo al cuore. Ma, come sempre faceva, sorrise, distogliendo lo sguardo da quella coppia che le faceva sentire i crampi allo stomaco e fissò gli “Activia Destiny”.
Quella che, per Ino, era il migliore nome che una boy band poteva mettersi era composto dall’altezzoso Neji Hyuga e Tenten.
Ino si era sempre chiesta in che modo Neji e Hinata fossero imparentati: quale gene aveva fatto imparentare i due Hyuga? Eppure era così.
Non che Hinata non avesse il carattere Hyuga, e come se lo aveva, ma non quanto il lugubre Neji. Lo Hyuga era il re delle statue, preciso, orgoglioso, maturo e pure fissato con il destino. Insomma, la noia in persona.
A maggior ragione, uno come Neji con così tante caratteristiche ordinarie, si era potuto maritare con una donna che si faceva dosi ad endovena di caffeina tutti i giorni come Tenten.
Karmino, karmetto.
Sorridendo furbamente e salutando i due con calore, guardò con depressione i “Kafkiani”.
Shino e Hanabi: uno scherzo della natura aveva potuto far incrociare due essere, due esemplari più unici che rari. Entrambi erano: silenziosi, esaltati, permalosi e depressi. Una bomba di vitalità insomma.
E il silenzioso e permaloso Shino, zitto zitto, si era fatto entrambe le Hyuga, cosa che faceva morire di vergogna Hinata, e si era sposata la secondogenita dell’austero Hiashi Hyuga.
Con un cenno della testa salutò entrambi.
Poi c’erano gli “Hebi Team”: Karin e Suigetsu.
Di loro Ino, non poteva e non voleva pensare, per lei erano essere effimeri, come se una parte irrazionale del mondo fosse caduta sulla terra e fatto spuntare loro. Alla sola idea di vedere quei due esseri davanti a lei, le faceva venire voglia di gridare a qualunque governo esistente sulla Terra, di buttare una bomba atomica alla rossa, nonché cugina dell’intelligentissimo Naruto Uzumaki.
Geni. Odio per i geni Uzumaki.
Poi c’erano gli splendidi coniugi Uchiha: “Emo gang”.
 Ma di loro si sapeva già quello che pensava.
Karma.
Fissò disgustata lo smoking di Rock Lee, di un colore verde pastello. Il ragazzo dall’acconciatura a scodella era uno scempio per la moda, anzi il suicidio della moda.
Li salutò con un pollice alzato, sedendosi accanto a Neji, che anche lui nella sua vita passata aveva sicuramente fatto qualcosa di male per essere il migliore amico del sopracciglione.
Karma al giovane Hyuga, allora, pensò Ino.
Ah! La coppia seduta comodomente in disparte era particolare adorata da Ino: “La Bella e la Bestia”. Ci aveva passato più di un’ora per assegnargli un nome apprezzabile, e il suo buon gusto tanto affinato, aveva partorito tale scoperta.
Genio. Che genio!
La bestia, niente poco di meno che l’altezzoso e silenzio Gaara, cognato adorabile del Nara e frutto di guadagno di molti psicologi, si era maritato da poco con il grazioso bocciolo di rosa Matsuri.
Loro si che le piacevano, particolarmente! E questo Ino lo pensava, senza portare nessun tipo di rancore.
Fissò gli altri invitati, tra cui: Kakashi, Kurenai, Pain, Konan, Tsunade, Jiraya, Kabuto, Kankuro che le fece l’occhiolino e lei rispose con enfasi e, altri sconosciuti di cui non conosceva il nome (e non teneva di conoscerli) vestiti in modo leggermente elegante. Tutti erano felici di essere lì, di gioire per la felicità dei due sposi, tranne lei.
Lei non ci riusciva. Punto. E non ne sapeva il perché.
Però una cosa la sapeva, eccome se la sapeva: avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, magari a casa sua stesa sul divano con una bottiglia di vodka tra le mani e il suo gatto, Clotilde sulle gambe.
Perfetto.
Improvvisamente, però, agli occhi attenti di Ino non sfuggì il sorriso e lo sguardo che Darui mandò a Hinata. Si aspettò che Hinata rispondesse con un cenno intimidito del capo e non, con un sorriso seppur timido, ma splendido…
Karma ci cova?
“Che pezzo d’uomo!” dissero all’unisono Deidara e Ino, per poi dopo fulminarsi.
“Perché non amoreggi con quel Dio?” sbottò Ino, dopo la sua sfida di sguardi con Deidara.
“Perché Hinata non apre le gambe a tutti, come te porcella..” ghignò Deidara.
Karma.
“Potrei dire delle cose su di te, a Sasori che chiederebbe il divorzio..” fece maliziosa Ino.
Uno a uno, per ora.
“Vuoi osare?” disse sprezzante il biondo.
“Oso, eccome oso!” lo sfidò Ino.
Sasori che fino a prima era stato in disparte fissò i due con durezza.
“Silenzio entrambi. State mettendo a disagio me e Hinata..”.
“Ma sempai..” fece Deidara.
“Taci!”
“Ascolta il tuo sempai..” lo canzonò Ino.
“Zitta!” disse tra i denti il rosso, mettendosi accanto ad un’Hinata imbarazzata.
Karma.
Tra Deidara e Ino calò il silenzio, mentre continuava una sfida di sguardi che non aveva vincitori mentre Sasori e Hinata parlavano intensamente sulla perfezione e l’arte, uno degli argomenti preferiti del rosso.
Ino fece una smorfia: per Sasori, la Hyuga era la perfezione sia nel corpo che nello spirito.
Ovviamente era una constatazione innocente.
“Ciao ragazzi! Hinata… sei tu?!”.
Quella voce, appartenente all’essere con un QI più alto del normale, comparve dal nulla.
“Naruto..” fecero all’unisono lei, Deidara e Sasori.
Hinata arrossì vistosamente e annuì.
“Cavolo sei splendida non ti avevo vista!” si complimentò l’Uzumaki guardando il corpo della Hyuga.
Ino sorrise furba: finalmente se ne era accorto. Persino il suo padrino Jiraya, ogni volta che vedeva Hinata, cercava di sedurla (cosa che sarebbe successa anche quel giorno).
“Non trovi Shion che sia splendida Hinata, oggi?”.
Quella. Era. La. Goccia. Che. Fece. Traboccare. Il. Vaso.
Karmakarmakarmakkarmakarmakarmakarmakarma.
Se non fosse per Hinata, lo avrebbe pestato a sangue, finché non fosse rimasta una poltiglia informe sul pavimento. Una poltiglia talmente melmosa che nemmeno una paletta avrebbe potuto raccoglierla.
Stupido Uzumaki!
Ino fissò la giovane bionda che si affiancò a Naruto che annuiva e si complimentava con una pietrificata Hinata. La Yamanaka non capiva cosa ci trovava in quella sgualdrina l’Uzumaki. Perché era così deficiente? Possibile mai?
Guardò Hinata in viso: non stava piangendo per puro stoicismo ma, istintivamente, le prese la mano che si stava torturando e gliela strinse forte.
“Naruto prendi posto, eh?” lo esortò Ino, liquidandolo con un occhiataccia.
Naruto deglutì rumorosamente e, prendendo la sua bionda per il braccio si mise accanto all’Emo gang.
“Hinata..” disse Deidara che, stupito aveva visto la scena.
“Sto bene, sto bene..” fece la Hyuga abbassando lo sguardo.
“Vuoi uscire?” chiese ancora il biondo, sporgendosi verso la corvina.
“Ma non l’hai sentita?! Sta bene!” sbottò Ino, spingendolo lontano da lei.
Deidara la fissò furioso ma, la bionda gli scosse la testa e il ragazzo capì.
Hinata non aveva bisogno di quello, almeno non in quel momento.
Doveva essere lasciata sola, ad assorbire l’ennesimo colpo che l’Uzumaki le aveva inflitto. La Hyuga era fatta così, aveva bisogno di stare sola e poi, se avesse avuto voglia avrebbe parlato. Hinata era forte, molto più forte di lei, e Ino lo sapeva.
Nemmeno Hinata avrebbe voluto essere in quel posto, come lei. In due la vodka si scolava meglio, pensò Ino.
Tutti si alzarono in piedi, mentre l’organo intonava una canzone che, all’orecchio di Ino parve una sciagura.
Era l’inizio: l’inizio dell’apocalisse.

Ino aveva fatto parecchie scoperte durante la serata al ristorante, e si era divertita non poco in compagnia di Kankuro. Quel ragazzo ogni volta che lo incontrava le faceva porre una domanda: perché non si frequentava con lui?
D’altronde non gli mancava niente: era un bel ragazzo, simpatico, ben piazzato. Poteva vantarsi di essere finita con lui più di una volta, e di avere avuto momenti strabilianti: ma non era scattata. Non era scattata quella cosa che a Ino importava più di tutti, la fiamma. Inoltre, Ino Yamanaka era stanca di inseguire gli artisti ne aveva già troppi come amici e non voleva ancora soffrire per colpa di qualcuno.
E Kankuro, marionettista di fama mondiale, era un artista in toto.
Karma.
Salutando Kankuro con un grandissimo bacio sulla guancia, si diresse accanto a Hinata, alle prese a bere un bicchiere di champagne con disgusto.
Ino Yamanaka, lussuosa e adorabile donna, avrebbe voluto morire in una vasca di champagne e precisamente di una marca molto pregiata, Krug Clos du Mesnil  e avrebbe ringraziato qualsiasi essere divino per quella grande opportunità.
Hinata non apprezzava tale prelibatezza perciò, voleva avvicinarsi per darle conforto, calore e incitarla a bere.
Se Hana e Killer Bee non avevano nessun tipo di gusto nel vestirsi e nell’addobbare la chiesa, almeno aveva avuto la decenza di cenare in uno degli hotel più lussuosi della città.
Il matrimonio era stato un fiasco, e se avessero dato un bazooka alla Yamanaka avrebbe potuto uccidere tutti. Uccidendo insieme, dopo che si erano baciati appassionatamente, per suo piacere personale, Naruto e quel maledetto Inuzuka.
Karma.
Non solo quel damerino, che da quel giorno si sarebbe chiamato: cagnaccio aveva portato all’altare la sorella, che aveva dovuto fare un genocidio di massa per avere in famiglia due esemplari di maschi tanto stupidi, e, inoltre, l’aveva derisa con tutti i suoi amici per l’incidente di cui lei era del tutto innocente.
Il caro cagnaccio, inoltre, stava gironzolando in quel preciso istante per la sala, seguito da Naruto, con un bicchiere di champagne con cui avrebbe potuto affogarsi e, lei, da esperto medico, avrebbe badato a fargli una tracheotomia splendida…
Karma.
Inoltre, la promessa di matrimonio romantica ed esemplare di Hana Inuzuka, vestita con un abito più che adorabile, era stata ridicolizzata da quella reppata dal suo futuro sposo. Il ragazzo, con complici i suoi amici più Naruto, da demente che era, aveva creato una canzoncina che l’aveva fatta rabbrividire, per esaltare il suo amore verso la ragazza.
Quello era troppo.
Se quello era l’amore: Ino ne poteva fare a meno.
“Come fai a berlo?” chiese Hinata puntando l’ennesimo bicchiere stracolmo di champagne.
“Hinata questa e l’ambra degli dei!” disse euforica.
Convinta di quella che faceva, incitò Hinata e bere il liquore.
E se lei, non avesse avuto un karma che almeno un po’ le desse tregua, e non avesse la sua solita enfasi che doveva dar sfogo al suo ego, non avrebbe accidentalmente messo la sua mano su quella che, a dirla tutta era un gluteo.
Deglutì rumorosamente, e muovendo la testa come se fosse stata una bambola assassina, fissò il viso della persona toccata.
Orrore. Karma. Orrore.
Il cagnaccio no. L’Inuzuka NO.
“Tu devi avere qualche problema..” sbottò lui.
“Sei tu il maniaco che mi segue!” disse Ino togliendo la mano con disgusto.
“Io non ti tocco!” osservò Kiba.
Ino roteò gli occhi, fissando Hinata che a stento riusciva a trattenere il sorriso.
“Non conosci la fisica? Non sai che un corpo con maggiore attrazione” e si segnò, con fare superiore “attrae un corpo di minor attrazione?”.
Kiba alzò gli occhi al cielo, sorridendo furbo.
“La mia chiappa attraeva la tua mano dunque..”
“No, e la tua chiappa che è finita sulla mia mano!” esordì Ino avvicinandosi.
“Ovviamente, yogurt!” disse liquidandola, fissandola con superiorità.
“IO MI CHIAMO INO! NON YOGURT!” urlò furiosa verso Kiba che, le ripose con un amorevole dito medio.
Karma.
Tutta la sala la guardava, e rideva della scena.
Ino pestò i piedi e puntò il dito contro Naruto.
“Taci deficiente! Tu dovresti ridere solo di te stesso! Sei talmente stupido e ignorante, così, così deficiente e più stupido di una capra da non accorgerti che…”.
Si trattenne appena sentì la leggera presa di Hinata sul braccio.
Karma.
Si scostò da Hinata e la lasciò sola, con Naruto che le chiedeva spiegazioni, intimidita dalla reazione del biondo che le stringeva le spalle con un braccio.
Fissò tutti dall’alto in basso e si sentì male quando Shikamaru la fissò annoiato.
Karma.

Karma.
Quel giorno era il giorno più schifoso della sua vita, pensò Ino mentre bevve in un sorso il suo champagne.
Fissò il bicchiere vuoto e ringhiò.
Karma.
“Sei lo zimbello della serata, sembra..” sentì.
Si girò e fissò l’Inuzuka, sua spina nel fianco, scettica e disgustata si girò.
Lo sentì accanto a sé, mentre prendeva l’occorrente per farsi un drum.
“Chissà per colpa di chi..”
“Tua, sei tu che hai urlato come una pazza isterica..”
“Io ho urlato, perché tu mi hai provocata!”
“Mamma mia quanto sei noiosa!” sbottò Kiba.
Ino lo fulminò e si avvicinò, furiosa. Si ritrovò a pochi passi da lui, mentre sentiva il suo odore mascolino entrarle nelle narici prepotentemente.
Karma.
“Vai via di qui, mi togli la luce..”
Questo era troppo.
Troppo!!
“Basta guardarti per vedere che sei un fallito! Non sai nemmeno annodarti una cravatta come si deve! Porti un paio di Converse nere credendoti figo! Quando invece sei ridicolo! Fai il belloccio, quello che sa tutto, il simpatico: quando non sa nemmeno tenerti una ragazza. Al massimo pagherai qualche prostituta per farti qualche servizietto e l’ultima donna che hai avuto è durata meno di due mesi! Magari sei pure un poveraccio, con un lavoro mediocre, come quello del poliziotto e te ne vanti. Ancora scommetterai sulle parti di football e sarai pieno di debiti! Sicuramente avrai un cane pidocchioso che tratti come un figlio. E ti credi simpatico?”
Ino sospirò sollevata e sorrise.
“Tu nemmeno mi conosci e mi giudichi?” disse Kiba, fissandolo serio.
“Ti sei sentito giudicato? Non era mia intenzione!” disse Ino, fingendo innocenza.
A Ino non piacque per niente il sorriso furbo che si dipinse sul volto del giovane.
“Se vuoi giocare, hai sbagliato persona ragazzina viziata..” disse leccando la cartina, fissandola.
Ino deglutì una seconda volta, per quel giorno: a un occhio malizioso quel gesto sarebbe sembrato di secondo fine, ma non agli occhi della Yamanaka. Assolutamente no.
Lei non era Deidara. Lei non era quel maniaco sessuale.
Karma
“Toccato il tuo tasto debole?” disse acida lei, mettendosi le mani sui fianchi.
Poi, si mise a ridere fissandolo spavalda: aveva vinto! Vinto!
“Sei vuoi giocare a questo gioco ti accontento. Sei acida, spavalda, ragazzina viziata e altezzosa. Guardi tutti dall’alto in basso credendoti superiore, come se sulla terra tu fossi il dio. Beh mia cara, sei talmente cieca da non vedere di là del tuo naso, mentre perdi i tuoi amici per il tuo carattere a dir poco adorabile! Non hai un fidanzato e non farai sesso da due anni, e sicuramente incolpi una forza superiore che ti sta maledicendo. Patetico. In verità sei una fifona, una stupida e non capisci nemmeno l’amore. Sono sicuro che ti consideri un essere selvaggio, uno spirito libero che non vuole essere chiuso in gabbia dai pregiudizi degli altri, ma, la gabbia te la sei già costruita: non importa se tu ti voglia liberarti, se tu corra, perché t’imbatterai sempre su te stessa. Inoltre si, sono poliziotto, ho una vita mediocre, sono pieno di debiti e non ho un soldo da sbattere con l’altro, e ho anche un cane che è molto migliore di te, biondina, e posso dire a gran voce che in confronto: mi sento fortunato.” .
Sorridendo debolmente, finì il suo drum e se lo porto in bocca, continuando a fissarla.
Ino era rimasto per tutto il tempo con gli occhi sgranati. Nessuno, mai nessuno si era permesso di rivolgerle così a parola. Nessuno!!
Karma. Karma. Karma.
Lei non era così! Assolutamente! Lei era migliore! Non era così! Punto!
Alzò la mano: quel damerino si sarebbe preso uno schiaffo dalla campionessa Ino Yamanaka. Come minimo!
Ancor prima che potesse avvicinarsi, il moro le prese il polso e, Ino, si ritrovò a pochi centimetri dal viso di lui.
Karma.
Deglutì ancora rumorosamente.
Karma.
“Mollali o ti denuncio per molestie sessuali..” disse fra i denti la bionda.
“Non ti conviene perché non ti ho mai toccata, a mio avviso.”
“Stronzo” sbottò lei, divincolandosi.
“Ti si addice molto di più questo linguaggio. E ora fai un bel sorriso alla tua amica che ti ha trovata, eh? Non fare quella brutta faccia o sembrerà che qualcuno ti abbia detto la verità e tu ci sia rimasta molto male..”.
La lasciò e la liquidò, per la terza volta.
Ino strinse i pugni lungo i fianchi e, altezzosa, muovendo in modo sexy la sua coda alta si allontanò dal ragazzo.
Era ferita, si sentiva ferita come non mai. Quelle parole le avevano fatto male. Ma come sempre faceva nella vita, lasciò che i brutti pensieri uscissero dalla sua mente e sorrise.
Karma.

Angolo dell’autrice

Dopo tante perizie eccomi qua! Ho aggiornato! Yeee! Scusate il ritardo! Veramente! Scusatemi tanto! Allora questo capitolo è molto più lungo degli altri e personalmente, non so veramente cosa dire in più! Solo che Naruto e un deficiente e che vorrei essere al posto di Ino! Ahahahahahah .
Tra i nostri bricconcelli, e scattata pura antipatia, non si nota vero? Ma non vi preoccupate! Bene ora devo scappare per cui la finisco qui, oppure mi trucidate lentamente (Karmaaa!).
Un bacio a tutti: grazie a chi legge, chi segue la storia, chi ha inserito la mia storia tra le varie opzioni disponibili in questo bellissimo sito.
Grazie infinite anche a Dark girl94 che ha recensito! <3
Fatemi sapere cosa ne pensate, qualsiasi commento è grandito! Un bacio… Hina93

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Capitolo 4

Non ho mai cercato la felicità. Chi la vuole?...



“Hai visto un fantasma?” chiese Deidara, fissando Ino con un ghigno divertito.
L’adorabile e irritato Ino Yamanaka, si mise seduta sulla sedia ringhiando qualcosa d’incomprensibile verso il biondo.
“Sei irritata?” ripeté Deidara, furbo.
Hinata mise una mano sul braccio dell’amico, intimandolo a smettere ma, il biondo e giovane ragazzo continuò a ripetere quell’insulsa domanda alla giovane, e apprezzabile Ino.
E siccome, lei, si lei fervida donna con mente superiore e ricercatrice, era sicura che Hinata fosse la figlia venuta male del Karma: venuta al mondo solo per proteggerla dal male di suo padre e Deidara, si quella donna nel corpo di un uomo, il figlio prediletto del Karma. Unico figlio prediletto.
L’odio represso di Ino verso quella creatura infamia era semplicemente scandaloso.
Dopo che, la lenta ninna nanna stava facendo traboccare e suicidare i nervi saldi di Ino, la giovane bionda si alzò di scatto dalla sedia, come se qualcuno le avesse dato la scossa, e sbatté i pugni sul tavolo provocando quello che, era conosciuto come uragano Yamanaka.
Hinata sobbalzò sulla sedia, tenendo il braccio di Sasori che si era avvicinato per pararle, secondo Ino, di una nuova teoria sulla perfezione.
Filosofi: vincitori degli oscar per i viaggi mentali.
“Io non sono irritata!”sibilò a denti stretti.
Si mise subito seduta, fissando la sala che la guardava scettica.
Karma.
Che cosa avevano da guardare tutti? Sorrise provocante e spostò la sua coda in modo sensuale, sperando che il rossore che si sentiva salire sulle guancie non si notasse.
Karma.
La Hyuga,  la guardava preoccupata, e sentì la risata di Deidara che faceva scoppiare i suoi timpani con una facilità estrema.
In quel momento, lei, si lei fantastica ragazza dal cuore d’oro, avrebbe voluto sterminare (nel vero senso della parola) qualsiasi essere presente in quella sala, salvando qualche rara persona che, modestamente, si poteva contare sulle dita laccate di smalto.
Il tutto sarebbe iniziato dalla persona che aveva fatto scattare il suo personalissimo apocalisse: quel famigerato Kiba.
Il bello che, dato che il karma era la sua spina nel fianco, quel moro dall’aspetto affascinante era davanti a lei, in bella mostra di sé, in piedi mentre parlava con un amica di Hana, e la fissava con un sorrisino che di buono non aveva nulla.
Perciò lei, si lei che le sfide erano il suo forte, si mise a fissare con gli occhi celati da una furia incontenibile quell’essere che più che uomo, doveva essere un verme con i piedi.
Il ragazzo alzò un sopracciglio allo sguardo di Ino e rise, ma, continuò a fissarla parlando tranquillamente con la ragazza.
Ino decise di stringere i pugni, mentre una vena le pulsava all’altezza del collo perché quello, si quell’australopiteco, osava rispondere alla sua sfida.
Karma.
Non si accorse nemmeno che, il giovane e baldanzoso giovanotto, conosciuto da tutti come Deidara, osservava la scena divertito, mentre la sua mente diabolica stava escogitando un piano.
“Sento odore di ferormoni!” urlò prendendo Sasori sotto braccio.
“Ah si? Sai cosa sono?” fece Ino, senza distaccare lo sguardo omicida da Kiba sorseggiando il vino nel calice di cristallo davanti a lei.
“Ovviamente! Sentili! Sentili come gridano! Come riesco ad arrivare fino al mio fiuto tanto sviluppato!”
“Tutti sanno che sei un cane, un cane pulcioso aggiungerei, dirtelo di persona ti fa onore..” osservò la Yamanaka sorridendo furba.
Deidara ebbe un tic nervoso cui nessuno avrebbe dato peso: tranne Sasori, che fissò il compagno con fare incerto e preoccupato.
“Sasori caro per te che cos’è il piacere?” disse Deidara appoggiando il mento sul braccio del rosso.
Sasori e Hinata sussultarono alla domanda e Ino, rischiò di affogarsi con il vino che stava bevendo, sentendo ridere di gusto l’Inuzuka.
Karma.
“Ti sei fottuto il cervello a posto di Sasori, oggi?” chiese Ino confusa.
“No miss zitella, acida e gattara, sto parlando sul serio!” disse il biondo, riducendo gli occhi a due fessure.
Karma.
Nessuno poteva darle della zitella. O dell’acida. O della gattara. Nessuno.
Karma.
Si limitò ad alzare il suo elegante dito medio davanti al viso diabolico di Deidara. E, ricevette la stessa risposta con altrettanta grazia.
Sasori fissò il compagno e poi tutti i presenti nel tavolo e, schiarendosi la voce parlò.
“Il piacere è perfezione, nel momento in cui trovi la perfezione, quella che nasce nell’imperfezione completa. Le opere d’arte sono piacere, soprattutto quelle che sono sbagliate, quelle che quando le guardi ti rendi conto che qualcosa non va. La sonata in re di Schubert è perfezione, è puro piacere. Il piacere è il diritto di trovare la perfezione”.
Ino fissò Sasori con fare annoiato, e scettico. Di seghe mentali quel ragazzo se ne doveva fare ogni giorno. Assolutamente. Ma la sua risposta era scontata.
Hinata sorrise dolce e annuì, poi timidamente parlò anche lei.
“Il piacere è l’amore. L’amore che provi per qualcuno. Il piacere è proteggere quella persona a costo di tutto, a costo di soffrire ogni giorno, a costo di rimane male per le piccole cose. Il piacere è questo, per me…”.
La pornostar romantica e mancata aveva parlato. Scontata anche la sua risposta.
“Sentiamo cosa ha da dire Deidara, visto che oggi si è svegliato filosofo e non artista da due soldi…” disse Ino ghignando, continuando la sua sfida con Kiba.
“Per me il piacere è pura esplosione. L’arte è esplosione di piacere! Ma devo dire che anche il sesso con mio marito è puro piacere, la lussuria è il piacere per eccellenza. Se c’è una cosa che però mi affascina è il piacere che può dare uno sguardo, sono convinto che dia un piacere immenso, magari sotto sotto pensiamo: Perché non scoparmi il moretto davanti a me, potrebbe rompere la mia verginità ripristinata!” rispose.
Karma. Fottiti! Fottiti!
Ino vide ghignare Kiba che, a quanto parere aveva sentito tutto (cafone, karma.). Per tutta risposta la provocò leccandosi le labbra con fare sensuale. Vide la lingua del moro soffermarsi sul labbro superiore per poi scendere lentamente lungo il fianco. Ino notò i canini intravedersi durante quel lungo e agogniate percorso.
L’atmosfera che si stava creando dopo quel gesto era simile a quella arida del deserto.
Karma.
Il tutto era fatto davanti ai presenti che ancora non si erano accorti di quella provocazione alquanto allettante.
Karma
Karma. Con la lingua il ragazzo ci sapeva fare. Karma.
A tale gesto, che seguì con disinteressata attenzione, Ino Yamanaka, lei, lei che maliziosa non era, si mise a immaginarsi e cose poco caste, che la imbarazzarono non poco, per cui decise di distogliere lo sguardo, perdendo miseramente una sfida da lei lanciata.
KARMA.
Sentì solo due risate divertite provenienti dal tavolo di fronte e dal suo. Caso strano, la splendida Ino non aveva bisogno di immaginare chi fossero i protagonisti di tale e odiato suono.
Scattò dalla sedia, scontrando il piatto con il petto che fieramente mostrava, anche se accanto a Hinata le sue arance rimanevano misero arance, e fulminò Deidara.
“A te Ino, cosa da piacere?” fece Deidara furbo.
Ino mise una mano sotto il mento, assumendo un’aria pensosa.
I suoi occhi si andarono a posare su quelli marroni di Kiba che la fissavano divertiti, poi lui, salutò la ragazza e se ne andò con aria spavalda in un'altra direzione.
Karma. Lui non doveva divertirsi, doveva perdere, pensò Ino.
Karma.
“Oh ti rispondo subito caro mio amico” disse interrompendo i suoi pensieri “Secondo me deve essere puro piacere vedere la tua testa esplodere mentre il tuo corpo viene investito da un tir in corsa. Il tutto, e a quel punto potrei anche raggiungere il Nirvana, e vedere quei splendidi volativi chiamati come corvi, che ti mangiano e vomitano le tue budella. Si, questo sarebbe IL piacere!” esordì.
Calò il silenzio nel tavolo.
Karma. Era passata da pazza serial killer.
Karma.
Come ultimo vide Deidara ridere sotto i baffi, dopo che Hinata la rimproverava per le parole dette.
Karma.
Calò un gelido e tetro silenzio. Da horror, secondo Ino.
“Chi ha potuto farti arrabbiare in questo modo?” chiese timidamente, rompendo il ghiaccio, il giovane che era seduto nel tavolo con loro.
Ino si girò meccanicamente, fissando quello strano ragazzo dalla doppia personalità chiamato Zetsu, che era stato gentilmente invitato al loro tavolo.
Ino, che oltre a essere un medico promettente, poteva vantare di avere un sesto senso canino, aveva il sospetto che la pianta messa elegantemente sul tavolo potesse essere fumata dal giovane e baldanzoso schizzato accanto a lei. A volte diceva cose stupide, altre volte sensate, quasi come se soffrisse di doppia personalità.
Zetsu è stupido. La domanda appena fatta è stupida. Zetsu fa domande stupide. Sillogismo perfetto, secondo Ino.
Sicuramente nella sua vita precedente aveva dovuto scontare pene infernali, magari era una pianta carnivora mangia uomini. Insomma il karma aveva avuto un gran senso dell’umorismo, quella volta.
Ino per questo sorrise e scosse la testa.
“No tranquillo, perché dovrei?”
L’espressione che si dipinse sul volto del giovane fu molto dispiaciuta. Sicuramente pensava che Ino sarebbe stata una compagnia apprezzabile per fumarsi qualcosa.
Poi, il tavolo sobbalzò di nuovo, e non perché l’uragano Yamanaka si era calmato (cosa molto rara) ma perché, una seconda calamità che poteva vantarsi di essere devastante, si era svegliata.
Perché la tettonica a placche provoca i terremoti, e ne era appena successo uno.
Ino fissò la corvina, nota come Hinata Hyuga, diventare deliziosamente rossa mentre cercava di nascondere qualcosa agli occhi indiscreti del cinquantenne porco, detto Jiraya, che stava sbavando mentre fissava il suo seno prosperoso.
“Hinata, finalmente! Sei una… una… una bomba!”.
Karma.
Hinata arrossì, e si alzò per stringere la mano all’autore di porno.
Ino trovò la scena alquanto esilarante: l’autore di porno e la pornostar mancata che stringevano amicizia e, magari stabilivano un contratto di lavoro che avrebbe fruttato milioni di dollari.
E siccome, si lei inguaribile curiosa, aveva letto recentemente il nuovo libro del famigerato Jiraya, davanti al caminetto con il suo gatto appollaiato sulle gambe. Caso strano, ma sicuramente era una casualità, una delle protagoniste del nuovo libro era una simpatica moretta timida, prosperosa, amorevole, gentile e dolce, che se la faceva (e che fare, pensò Ino) con un signore che aveva tutta l’aria di essere l’autore del libro.
Casualità. Pura casualità.
“S-salve J-Jiraya c-come s-sta?” chiese la Hyuga.
“Bene, ora meglio... Hehe!” fece sorridendo, mentre fissava estasiato il corpo della Hyuga.
Hinata, imbarazzata, si mise a guardare Ino che, fissava la scena tra il: divertito, schifato ed entusiasta.
“Posso offrirti qualcosa, dai vieni!” la intimò l’uomo toccando la schiena della Hyuga appena sopra il gluteo.
Hinata deglutì e sorrise imbarazzata.
“Non toccare Hinata! Porcello!” urlò la voce inconfondibile di Naruto mentre, a grandi passi percorreva la stanza.
Il QI si stava alzando di botto.
La serata era molto più interessante di quello che pensava, disse fra sé Ino, mentre guardava complice Deidara. Sorridendo maliziosa si mise comodamente sulla sedia.
“Non rompere Naruto!” sbottò l’uomo, fissando truce il biondo.
“Maiale! Ti ho detto mille volte che Hinata non si tocca!” disse prendendo la corvina per la vita che, come se fosse una bambola se la portò al petto tenendola stretta.
Ino fissò l’ora nel cellulare, pensando che, tra pochi minuti Hinata sarebbe svenuta, ma fortunatamente lei, si lei: prevenuta donna e buona amica, aveva una bustina di zucchero a portata di mano.
“E’ maggiorenne!” disse Jiraya, tirando il braccio di una Hinata sotto shock.
“Ma lei è mia!” sbottò Naruto tirandola ancora.
Ok, pensò Ino: mancano solo 10 secondi allo svenimento a partire da ora. 10…9…8…
“Tua? Diglielo che non sei sua Hinata!” sbottò Jiraya.
Hinata non rispose, rimanendo a fissare Naruto sognante mentre il suo cervello incominciava a farsi tantissimi filmini mentali (ecco perché era grande amica di Sasori, pensò Ino).
“Tua? Cosa intendi dire Naruto?” sbottò Neji prendendo sua cugina per il braccio, staccandola dai due balordi.
Ed ecco a voi, rifletté Ino, il salvatore delle cugine in difficoltà, il noioso e guata feste: Neji Hyuga!
Karma. Non poteva rimanere seduta con le coppiette a bere vino in santa pace?
“Intendevo dire mia, nel senso mia amica! Ecco… Io…” disse Naruto grattandosi la testa imbarazzato.
Karmetto, karmino: cosa sta succedendo al biondino?
“Spiegati meglio…” sibilò fra i denti Neji, tenendo salda sua cugina che, alle parole di Naruto era ritornata sulla terra.
“Io volevo solo proteggerla da questo maniaco!” si giustificò Naruto.
“Maniaco? Maniaco? Io provo piacere nel sedurre donne così affascinanti! Hinata è bellissima sta sera, volevo essere galante!” disse Jiraya, fissando truce il figlioccio.
“Taci! Tutti sanno che hai un debole per le belle donne! E per Hinata!” sbottò Naruto, incrociando le braccia muscolose al petto.
“E allora? Solo uno stupido non si potrebbe accorgere di Hinata! Ma dato che tu sei stupido, ma talmente stupido da arrivare secondo a una gara di stupidità, non ti accorgi di lei!”
“Io mi sono accorto di lei! Cosa credi? E’ la mia più cara amica, una delle donne della mia vita! Una delle mie migliori amiche! Cosa credi?” disse Naruto.
Karma, pensò Ino.
Alle orecchie attente di Ino, poté sentire qualcosa andare in frantumi…
“Si, si, si. Pivello!” disse Jiraya, guardando con malizia il corpo di Hinata.
Neji fece una smorfia di disgusto e si mise davanti a Hinata evitando che il maniaco la spogliasse sul posto e lo guardò.
“A lei gli dico che deve stare lontano da mia cugina e dalle sue doti! Mia cugina è una donna che si merita di più che un semplice vecchio maniaco che le guarda il seno!”.
“E che doti!” disse il vecchio per poi sparire dalla circolazione, avvicinandosi a Mei Terumi e Tsunade con aria bonaria.
Poi il giovane rampollo Hyuga fissò Naruto.
“Beh tu, tu mi fai semplicemente schifo!”.
“Io volevo proteggere Hinata! E’ mia amica!” sbottò Naruto.
Ino alzò lo sguardo verso Hinata e vide un’espressione di pura delusione nei suoi occhi.
Ora era furiosa. FURIOSA.
Perché? Perché doveva essere sempre in giro quel dannato karma?
“Senti Naruto, grazie ma ora vai eh?!?!” riuscì a dire Ino.
Naruto sbuffò e si girò sconsolato, alzando le braccia al cielo, e si sedette accanto a una Shion alquanto alticcia.
Neji e Hinata rimasero a parlare per molto, per un tempo che era interminabile.
Ino incominciò a spazientirsi, tamburellò il tavolo con fare furioso. Fissò Hinata: non aveva voglia di parlare, voleva solo mettersi seduta e ridere, almeno per un po’, prima di arrivare a casa e piangere quelle lacrime che non riusciva a versare: perché Neji non la capiva?
Perché? Perché Neji doveva mettere il dito nella piaga? Hinata era adulta, non una bambina!
Qui, l’eroina Ino Yamanaka doveva risolvere la situazione. Enjoy! Come on!
“Neji caro, mi accompagni al buffet?”
Senza ricevere risposta, Ino prese Neji per il braccio e lo trascinò al tavolo in cui era posto ogni ben di dio.
Ino rimase in silenzio, tenendo leggermente il braccio di un Neji teso che, continuamente guardava verso la direzione di Tenten con fare preoccupato.
“Ti ricordi quando ci siamo messi insieme?” chiese Ino.
“Eravamo alle medie”
“Già ed eravamo dei bambini..”.
Neji deglutì e diede uno sguardo a Ino che, prese un bicchiere dal tavolo del buffet.
“Senti Neji sarò breve: Hinata non è una bambina”
“E’ mia cugina ho il diritto di proteggerla!” fece Neji irritato.
“Cosa? Hinata è forte, possibile che non te ne accorga? Lasciala vivere come vuole!”
“Io sono già stato troppo indulgente con lei! Ho lasciato che s’innamorasse di Naruto, ho lasciato che prendesse casa da sola il primo anno di università, ho lasciato che diventasse amica con un gay piromane e ninfomane, non farmi la predica..”
“A Hinata sta bene così, e se veramente le vuoi bene falla respirare. Magari voleva andare a bere qualcosa con Jiraya, magari vorrebbe fare tante cose ma tutti non le diamo spazio, non la lasciamo respirare. E adesso basta, vai da Tenten o si insospettisce…” fece allusiva.
Neji sbuffò e si avviò verso il suo tavolo con fare elegante.
Karma.
Aveva fame.
Ino si girò verso il tavolo, prese del sushi e ne assaporò il gusto.
“Sei una stronza, ma a volte sembri quasi una brava amica…”
Ino strinse il bicchiere fortemente e digrignò i denti. Quella voce era odiosa.
Karma.
“Si chiama stalking il tuo…”
“A dir la verità dovevo fare il pieno…” disse Kiba mostrando un bicchiere colmo di alcool.
“Il pieno? Patetico, sei un adolescente?”  fece Ino, sorridendo sorniona.
Bevve un sorso di champagne lasciando che il sapore amarognolo inebriasse le sue papille gustative.
Sì, quello era il piacere.
“Sei è un modo carino per dire che vuoi portarmi a letto, lo accetto, potremmo divertirci. Tu non sei niente male e nemmeno io, il tuo amico può averci visto giusto…” fece furbo lui.
Ino si girò furiosa e fissò il ghigno selvatico dipinto sul viso dell’Inuzuka.
“Fottiti…” disse, avvicinandosi al moro.
Alzò il suo famosissimo pugno destro che avrebbe sfornato in pochi secondi un dolore allucinante al castano.
E lei, sì le che violenta non era (tranne che in alcuni e rari casi) era stata sfiorata dall’idea di dargli un cazzotto sull’addome. Giusto per lasciargli un suo ricordo. E sicuramente, era convinta, anzi: più che convinta che la sua mente fosse nettamente superiore a quella del ragazzo, quindi il suo gesto non era affatto prevedibile dal coso.
Karma.
Sentì la mano di lui tenerle fortemente il polso che, con un piccolissimo gesto avrebbe potuto romperlo e il fiato caldo e corto di lui sul viso.
E anche questo…  era piacere.
Karma.
Come sentire la sua mano che teneva saldo il suo polso, senza violenza e con una facilità incredibile.
Puro piacere.
Karma.
“Odio la violenza”
“Ci hai preso gusto a starmi così vicino? Ma non ti biasimo la tua reputazione vicino a me può cambiare di stato..” provò a dire Ino, cercando di togliere la mano di lui dal polso.
“Sono bello, potrebbe essere piacevole per te starmi vicino. Inoltre la mia reputazione è assolutamente divina, grazie per esserne preoccupata.”
“Preferirei stare con un animale che con una sottospecie di uomo come te! Non c’è di che, sfigato..” disse Ino, appoggiando il bicchiere di liquore sul tavolo, mentre cercava di allontanarsi da lui.
Aveva caldo.
Karma.
“Sottospecie di uomo? Tu non hai idea di chi io sia biondina, e guardandoti non hai nemmeno mai visto un vero uomo come me... ”
“Non ci tengo nemmeno, preferirei morire che vedere che sei uomo, cosa che mi crea molti dubbi…” osservò Ino, acida.
No, invece era un uomo, un gran bell’esemplare di maschio, pensò.
Karma.
Poi, Ino Yamanaka si lei che timida non era, anzi era fin troppo estroversa, s’irrigidì sentendo le labbra di lui premute sull’orecchio.
Brividi. Karma. Brividi. Karma.
“Sei già pazza di me…”
Era rossa. Karma. Era pietrificata. Karma. Karma. Karma.
“Tranquillo, conosco psichiatri bravissimi che possono diagnosticare il mio problema, bestia” disse meccanicamente lei.
Lo sentì sorridere debolmente poi, come tutto era successo finì. Lui si distaccò e la liquidò.
Karma
Ino pestò i piedi come una bambina e sorrise, cercando di sembrare meno imbarazzata possibile.
Karma.
Incrociò ancora gli occhi con Shikamaru e le sorrise serena. Come risposta ricevette una smorfia.
Karma.
Con fare militare si diresse verso il tavolo in cui Deidara tormentava di domande un Hinata fin troppo triste. Sorrise ai presenti muovendo con fare sensuale il suo corpo da modella e la sua coda raffinata: era splendida! Splendida!
Lei è la raffinatezza in persona, lei era Ino Yamanaka.
“Hinata ti prego, dimmi se stai bene?” chiese Deidara preoccupato alla giovane Hyuga.
Hinata non rispose ma si limitò a sorridere tristemente, facendo un cenno con la testa.
Karma. Pensò Ino: che domanda le faceva?
“Perché le fai domande così stupide? Puoi lasciarla in pace una buona volta?” sbottò Ino, sedendosi elegantemente.
Ricevette due occhiate: una da Deidara e una dalla Hyuga.
Il primo la fulminò.
La seconda le regalò un sorriso di puro affetto.
Karma.

Hinata aveva bisogno di aria, sentiva il bisogno tremendo di uscire dalla sala del ristorante: si sentiva soffocare dentro quelle quattro mura, abbellite di bianco e rosso.
Si alzò, sentendo gli occhi di Deidara e Ino puntanti addosso. Cercò di sorridere, cercando di essere il più naturale possibile e, prendendo il calice colmo di champagne che, non riusciva a bere, e si diresse verso il  giardino del hotel in cui Killer Bee e Hana stavano festeggiando.
Appena uscì, fece un lungo respiro e chiuse gli occhi. Avrebbe voluto urlare, se fosse stata più coraggiosa, l’avrebbe fatto veramente. Se non fosse stata lei, lo avrebbe fatto incurante di tutto.
Ma lei non era così, lei era solo una ragazza timida e stupida: lo aveva sempre saputo.
Stupida. Stupida. Stupida.
Aveva deciso di vestirsi in quel modo così assurdo, così lontano da quello che era la sua personalità, solo per farsi vedere da lui.
Hinata Hyuga, si proprio lei, elemosina questi piccoli attimi per potersi beare di quegli occhi tanti azzurri e amati. Ma quello non bastava, non era mai bastato per farsi notare da l’unica persona che non capiva i suoi sentimenti.
Voleva i suoi occhi puntanti addosso.
Voleva che lui trattenesse il fiato quando l’avesse vista.
Voleva ballare con lui.
E perché no: voleva fare l’amore con lui.
Ma tutto era stato inutile, inutile perché lui non si sarebbe mai accorto di lei. Inutile perché i suoi occhi ancora guardavano Sakura sognanti, nonostante lei fosse sposata. Inutile perché accanto a lui c’era la sua vecchia fiamma Shion.
Hinata sapeva che Naruto non provava niente per lei, non ci aveva mai sperato o forse, ora, non ci sperava veramente più.
Aprì gli occhi di scatto e cominciò a camminare, dirigendosi silenziosa verso la piscina illuminata.
Naruto era il suo sole, lei girava intorno a lui: non era altro che un piccolo pianeta inutile e invisibile nella sua vita. A Hinata questo bastava, bastava essere nella vita di Naruto anche come ultima degli ultimi. A Hinata bastava che lui la guardasse, le sorridesse come a una grande amica. Ma ogni giorno, questo diventava sempre più difficile.
Perché non capiva? Perché non riusciva a vedere nei suoi comportamenti, qualcosa di più che semplice timidezza? Perché? Perché?
Lei lo aveva sempre guardato, sempre ammirato, e sì, amato dal primo giorno che i suoi occhi si erano posati su di lui. Eccome se l’ho, amava.
Amava quei capelli gialli come il grano maturato al sole. Quegli occhi azzurri come il cielo estivo, come il più grande oceano nel quale perdersi. Quel suo carattere solare, allegro, la sua gentilezza, il suo spirito, la sua bontà, i suoi difetti. Hinata amava tutto di Naruto. Tutto.
I suoi occhi non erano quelli che Naruto voleva su di lui, non erano quelli di Sakura, e poi, pensò tristemente, lui non sapeva nemmeno che i suoi occhi erano fissi sulla sua figura.
La Hyuga ne era consapevole: ma le bastava, se lo facevo bastare.
Si faceva bastare quella sporadica illusione che lui, alla fine, l’avrebbe vista come qualcosa di più che una confidente. Come un’amica. Come a una sorella.
E non le importava se la usava, anche se sapeva che Naruto mai lo aveva fatto. Perché le sarebbe andato bene comunque.
Magari, avrebbe voluto essere usata. Sarebbe stato bello essere un giocattolo nelle sue mani. Avrebbe voluto che lui la prendesse, la usasse, che la gettasse come se fosse stata rotta e vecchia, ma che tornasse da lei. Sempre.
E le ferite? O ne aveva tante, con il tempo era diventata d’acciaio. Ma non le importava. Perché ogni ferita non l’avrebbe mai fatta soffrire come lui, che aveva sofferto nella sua infanzia, che ancora gli oscurava il volto bronzeo. I suoi sorrisi, ogni volta, riuscivano a curarla. Sempre. Ma lei non era mai stata capace. Non era mai stata capace di curarlo dal suo dolore, mai.
Le faceva sentire bene quando lo vedeva, davanti alla porta di casa sua, o in un ufficio, o un suo messaggio, con gli occhi carichi del suo animo, con il suo profumo che già le inebriava la mente.
Perché il suo profumo è diverso da tutti.
Si accorse di essere arrivata alla piscina. Sorrise e, si sedette per terra. Si tolse le scarpe e, immerse i piedi nell’acqua fresca sentendosi ringiovanire.
Porse il bicchiere alle labbra e bevve un sorso del liquido ambrato e, fece una smorfia.
Con lui si sentiva un dio indomabile che l’Uzumaki stesso aveva forgiato.
Era una follia, lo sapeva persino lei.
Era pura pazzia la sua. Chi stabilisce il confine della ragione? Chi?
Quel giorno, mentre lo fissava in silenzio, si era accorta di una cosa: non le bastava più l’amore che riceveva da lui. Non era più abbastanza. Era talmente egoista da non volerlo più. Chi non ha bisogno d’amore?
Aveva sempre vissuto nell’illusione. Sempre.
Voleva vivere quell’illusione perché sperava che un giorno, si accorgessi che era lei quella giusto. Che l’avrebbe amato coma mai nessuno avrebbe potuto fare.
Masochista? Forse, si lo era.
Innamorata? Tanto.
Buoni amici? Lo erano.
“E così stupido da non accorgersi, vero?” disse qualcuno.
Hinata si girò e arrossì di botto.
Tra lei e Darui, grande amico di Killer Bee e del fratello del secondo, c’era sempre stata ambiguità: entrambi amavano qualcuno che non ricambiava e, quando si vedevano succedeva sempre che passassero la serata a leccarsi reciprocamente le ferite.
Si erano conosciuti per caso, al lavoro, scoprendo poi di avere amici in comune e con il tempo erano diventati amici anche loro, soprattutto buoni confidenti nei momenti meno felici della loro vita.
Forse riusciva a comprendere Darui perché anche lui era nella sua stessa situazione. Forse perchè tra due animali feriti come loro, ci si comprende sempre, pensò tristemente.
“Ogni giorno è sempre più difficile…” disse Hinata, guardando il suo riflesso nell’acqua.
Sentì Darui sedersi accanto a lei, mentre teneva una sigaretta tra le dita smilze.
Secondo Ino, Darui era “un figo da paura”, mentre per Deidara sarebbe potuta essere la scopata più epica della sua vita, al solo pensiero dei suoi amici: sorrise.
Ino non era felice in quel particolare momento della sua vita, Hinata lo sapeva, anche se non ne voleva parlare. Ma invidia l’amica per la sua forza, la sua tenacia nonostante il brutto momento che stava passando, nonostante le sue innumerevoli delusioni d’amore.  La Yamanaka non si abbatteva mai, mai: e questo la rendeva unica ai suoi occhi. Riusciva a prendere la propria vita tra le mani e sfidarla con grande prodezza. L’aveva sempre imitata con scarso successo se non, nel suo lavoro.
Deidara era semplicemente Deidara: il suo migliore amico. Quello che la sosteneva sempre, che le consigliava le cose più stupide, quello che le rispondeva anche alle tre di notte se aveva un problema, quello che le avrebbe dato anche il cuore se ne avesse avuto bisogno.
Darui era quello che si poteva definire un uomo bello. La pelle scura, i capelli grigi, anche se era giovane, non stonava sulla sua figura alta e muscolosa. Hinata amava di lui il suo carattere gentile, mite, riservato, educato: era un uomo meraviglioso. Semplicemente.
“Chi la dura la vince sempre, Hinata?” chiese l’uomo.
Hinata sorrise e, alzò le spalle.
“A quanto pare sì, ma non nel mio caso…”.
Darui rise, e a Hinata piaceva sentirlo ridere, anche se, non era la risata cristallina e travolgente di Naruto.
“E allora siamo sulla stessa barca!” disse allegro.
Hinata cercò di ridere ma non ci riuscì.
Lasciò che il silenzio calasse su di loro, mentre entrambi ascoltavano i propri respiri.
“Sai qual è il nostro problema Hinata? Che abbiamo bisogno d’amore, ma le uniche persone che amiamo, il tuo Naruto e Mei, non ci amano abbastanza. E noi soffriamo, soffriamo sempre. Non ci sembra di chiedere tanto, dopotutto. Ma, sono venuto alla conclusione: non voglio che la mia vita si rovini per questo, posso ricevere tanto amore. Sempre. Anche se non è quello che vorrei: mi basta essere amato dagli altri”.
“Ma così non rischi di rinunciare?”
“No, non rinuncio, guardo avanti semplicemente.”
Hinata fissò il profilo di Darui: era d’accordo con lui.
Improvvisamente lui si alzò, sorridendole e, si accese un'altra sigaretta.
“Io vado Hinata…” disse, alzando una mano in segno di saluto.
Hinata rimase ferma dov’era, guardando i suoi piedi bagnati.
Darui le aveva detto una cosa importante: era stanca di stare ferma, non voleva più rimanere ad aspettare qualcosa. Ora le era più chiaro. Era stanca di essere spettatrice della vita degli altri, ora voleva provare qualcosa di diverso. Voleva correre.
“Darui aspetta..” fece la Hyuga improvvisamente.
L’uomo si fermò e si girò verso di lei, guardandola interrogativo.
Hinata arrossì notevolmente e si alzò in piedi.
“Lo vuoi?” chiese la corvina.
“Cosa?”
“Il mio amore?”
Vide sussultare l’uomo che, in un attimo sorrise debolmente e annuì.
“E tu, vuoi il mio?”
Hinata arrossì vistosamente e trattenne il fiato. Si mosse, senza nemmeno pensarci e si ritrovò davanti all’uomo che non le staccava gli occhi di dosso. Gli prese una mano e annuì convinta, guardandolo negli occhi.
Il ragazzo strinse la sua mano e sorrise rassicurante.
“Vieni con me..”
Hinata quello bastava, ora, e anche a Darui.

Angolo dell’autrice

Scusate per l’estremo ritardo ma questo capitolo è stato mooolto travagliato! Travagliato perché scrivevo e cancellavo, scrivevo e cancellavo. Ammetto che non mi soddisfa molto quello che ho scritto perciò userò una scusa che sentirete spesso: questo capitolo è di passaggio per il prossimo. Sul serio. Il prossimo capitolo sarà molto più, definiamolo hot perciò cambierò il raiting! Non vedremo scene tra i due beniamini Kiba e Ino in cui sto cercando di mettere un po’ di sano pepe, anche se le scene non mancheranno in cui i due saranno al limite di scoppiare… Tutto grazie a una grande amico chiamato alcool… Vabbè non anticipiamo nulla! Prima di tutto ci sarà una scena yaoi, che non ho mai scritto e cercherò di dilettarmi anche attraverso la lettura di altre fic e uno etero tra… Beh dai l’abbiamo capito fra chi! J Colpoooo di scenaaa!
Vabbè che stupida, se anticipo tutto che piacere è? Comunque ritornando a noi: nel prossimo capitolo continuerò la citazione di Oscar Wilde che s’intona perfettamente… Muaaah ma allora sono alla pari di Naruto! Vabbè ho capito: termino qui... U.U
Ringrazio le tre donne che hanno recensito, grazie infinite… Siete ormai nel mio altarino personale..
Infine ringrazio anche chi legge e chi ha inserito la storia tra preferite, seguite e ricordate… Grazie a ognuno di voi… Veramente!
Ah quasi dimenticavo: dato che lunedì inizia l’università la fic ritarderà un po’ nell’essere aggiornata! Ma non vi preoccupate perché sarò sempre quiiiii! Un bacione, Hina93.

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